San Simeone e Cleofa
Emmaus Qoubeibeh, 25 settembre 2014
Cari Fratelli. Il nostro essere qui, ci è offerto dal ricordo dei SS. Simeone e Cleofa, due dei discepoli di Gesù. Di solito, quando parliamo dei discepoli, abbiamo in mente tutte quelle persone che da diversi angoli della terra vengono lì dove Gesù è presente, dove annuncia il Regno di Dio e dove opera i miracoli, dove dimostra, per così dire, le meraviglie della sua presenza. Tutti abbiamo in mente i vari episodi in questo senso, la chiamata dei dodici, i discorsi sulla montagna, i miracoli ecc. La gente accorre per incontrare Gesù, per ascoltarlo, per essere guarita, per toccare almeno il suo vestito. Il testo del Vangelo appena ascoltato ci presenta un episodio un po’ diverso. I due discepoli non corrono verso Gesù, ma, al contrario, sono diretti in senso opposto. Infatti, Gesù morto e risorto sembra lasciato là dove apparentemente ha concluso la sua attività e, purtroppo, là dove sembrava aver deluso le aspettative di coloro che lo avevano seguito, loro sono diretti a Emmaus. Eppure, Gesù risorto si affianca a loro, è pronto ad andare con chi si allontana dal Cenacolo, dalla comunione dei fratelli, dalla Chiesa. Gesù invece è presente, com’è sempre stato, ma in modo diverso. La sua presenza non è più limitata a un luogo. Essa supera anche i tempi e gli spazi. Ciò che rimane fondamentale è che ciascuno, se vuole sentire la sua presenza, deve incontrare Gesù. Dove e come può avvenire questo incontro? “ Noi speravamo che lui fosse il liberatore di Israele”. Resurrezione significava per i due, e molti altri, il trionfo militare della nazione, la vittoria dei giusti oppressi, l’ordine nuovo di giustizia e libertà terrene. Gesù, però, non s’incontra nel contesto di una guerra santa e vittoriosa. La resurrezione non è un trionfo della classe sociale che istaura un nuovo ordine di giustizia esterna del mondo. “Alcune donne… recatesi al mattino nel sepolcro non l’hanno trovato”, ma hanno sentito che egli è vivo. Gesù non s’incontra nel sepolcro. La risurrezione di Gesù non può essere interpretata come un ritorno al passato. Sono cristiani, possono incontrare Gesù, coloro che ammettono che il suo sepolcro non è stato il suo luogo definitivo. Il luogo della sua presenza, d’ora in poi, è la vita nuova nella speranza che riempie i credenti trasformati e che trasformano la sofferenza della terra con la loro vita. Per 1
questo motivo, non si può incontrare Gesù nel sepolcro, ma solo accogliendo la sua Parola nella vita di ogni giorno. “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a lui”. Tutta la Scrittura è condensata nella via della croce di Gesù. In essa la vita umana riceve il suo senso profondo: nella sofferenza assunta dal Figlio di Dio è nascosta la resurrezione che può raggiungere ogni uomo. Indubbiamente, la vicinanza di Gesù e i suoi discorsi sono stati piacevoli e graditi dai due viandanti, ma erano sufficienti per dissipare tutti i loro dubbi e timori? I loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Hanno ascoltato troppe ragioni e sembra che nulla possa convincerli. Però, quando si mettono a tavola, quando dividono il pane con il forestiero e il forestiero restituisce il pane con la sua benedizione, i loro occhi si aprono. Gesù risuscitato è presente nello spezzare il pane. E’ nascosto, non si lascia trattenere, ma fa comprendere il senso della sua sofferenza della resurrezione che è la vita nuova. Non fuggono più, non sono nemmeno capaci di rimanere dove erano fuggiti. Hanno compreso la verità della resurrezione e che il loro posto è nell’edificazione della nuova comunità dei discepoli di Gesù, nella testimonianza e nella comunicazione di quello che hanno compreso. La strada verso Emmaus è la nostra vicenda di uomini “un cammino” verso la verità. Il Cristo risorto incontrato, ascoltato e accolto, cambia il cuore la mente e la vita di ogni uomo. Il comportamento degli Apostoli davanti al sinedrio fa vedere come questo cambiamento avviene. La forza a loro che donata sconfigge le paure e fa sì che niente possa resistere davanti ad essa. La celebrazione del prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia ha come tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. La problematica della famiglia è strettamente collegata a quella del matrimonio e quindi i lavori sinodali, giustamente, dovranno affrontare gli argomenti che riguardano questa realtà. Il matrimonio come realtà sociale e personale. Come patto di amore tra due persone, il matrimonio civile o religioso, la procreazione e l’educazione dei figli, le difficoltà causate da situazioni anomale, i divorziati risposati e la possibilità di potersi accostare ai sacramenti ecc. Argomenti che devono affrontare diverse realtà, terrene e spirituali. Tuttavia, sarà difficile dare una risposta valida se tutti gli sforzi non saranno basati sulla novità di vita comunicataci da Gesù, presente accanto a ogni uomo. Preghiamo il Signore risorto perché a tutti dia la grazia di incontrarlo, riconoscerlo, perché si aprano i nostri occhi e possiamo essere riempiti della sua forza che da senso 2
alla nostra esistenza di credenti, di consacrati, testimoni del suo amore. P. Dobromir JASZTAL OFM Vicario Custodiale
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