Bambini "modello"

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GIOVEDÌ 3 GENNAIO 2013

Bambini "modello"

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FANS DEL VINILE

Stamattina, navigando in internet, come faccio sempre, in cerca di notizie, idee, creativita', ecc., mi sono imbattuta in questo pensiero che subito mi ha colpito:

Valentina Loche, Educatrice ha scritto: "Martina è nata tranquilla in una famiglia tranquilla. Una di quelle meravigliose bambine o bambini col temperamento sereno, pacato, riflessivo. I genitori sono orgogliosi e fieri di lei ed ogni occasione è buona per dirgli “che brava Martina”. Quando Martina entra alla scuola dell’infanzia e più avanti alla scuola elementare, le insegnanti la prendono ad esempio esaltandone la bravura ed elogiandola continuamente davanti a tutti. Zii, parenti, amici, amici degli amici non fanno altro che ricordare a Martina quanto sia brava. Altri genitori quando sono con i propri figli a passeggio ed incontrano Martina si fermano, guardano il proprio figlio ed esclamano: perché non prendi esempio da Martina, guarda che brava. Nessuno sembra cogliere quell’ansia che pian piano a Martina sale. La stessa che moltissimi dei bambini che vanno meglio a scuola hanno. Non è l’ansia di chi è stato bravo, non è l’ansia di chi è bravo, è l’ansia di chi pian piano sta inter iorizzando che dovrà sempre essere bravo perché quello è ciò che lo identifica e che lo rende “Martina”. Tanto che il giorno che Martina, giusto per provare, è meno brava del solito arriviamo tutti a dirgli “come mai Martina, non sembri neanche tu?!?”. Martina deve essere perfetta o non è Martina. Il rischio è quello di non comprendere che Martina ha voglia di essere imperfetta come tutti. Che vorrebbe essere, qualche volta, meno brava… giusto per tirare il fiato. Il rischio per Martina è quello di entrare in saturazione psichica per cui ad un certo punto scoppia. O rifiutando la scuola e tutte le regole che sembravano calzate apposta su di lei o con comportamenti di chiusura verso la vita o il mondo (quanti bambini “perfetti” avete conosciuto che poi sono scoppiati alle scuole superiori o all’università e che vi ricordano Martina?). Come accorgersi se col proprio figlio/a si sta esagerando fino al punto di fargli venire la “sindrome da Martina”? Nella scuola primaria chiedetevi con quanta serenità sta vivendo la scuola il vostro bambino bravo. Se è bravissimo a scuola ma pieno di ansie, di aspettative da risultato, di paure da fallimento… qualche riflessione vale la pena farla. Riflessione non dramma o tragedia…."(Lorenzo Braina, educatore) Mi ci sono subito ritrovata. A differenza della povera Martina, su citata, io non ero lodata da nessuno, iniziai la scuola elementare e scoprii che mi piaceva studiare. Cosi' diventai un modello per i miei compagni di scuola e la cosa all'inizio non mi dispiaceva, non sapevo che sarebbe stata un'arma a doppio taglio. Infatti, i primi che si "approfittarono" della mia condizione, furono proprio i miei genitori, che sfruttando la mia bravura e direi anche la mia ingenuita', mi investirono di responsabilita', facendomi crescere prima del tempo. Una volta assunto quel ruolo, non potevo piu' tirarmi indietro, a scuola dovevo essere sempre preparata e in famiglia dovevo tappare i buchi lasciati dai miei genitori. Ne sono uscita solo a trenta anni, dopo una non vita, una vita vissuta dietro ad una finestra a guardare la normalita' del mondo, capace di sbagliare, di non essere sempre preparato, di non essere sempre educato. Ne sono uscita grazie ad una persona e a cio' che rappresentava, alla forza che mi ha dato di credere veramente in me stessa e di mandare tutti a quel paese. Naturalmente, ho dovuto fare un gesto eclatante per uscire da quella apatia e iniziare a vivere e ricordo molto volentieri che l'unica che mi comprese al volo, che fu contenta di questo cambiamento, fu mia nonna paterna. Io non me lo sarei mai aspettato perche' lei era una di quelle che mi portava in giro quasi "esibendomi", ma in realta' poi ho capito che

PREMIO LIEBSTER AWARD

MERCOLEDI' DELL'ARTE


voleva solo spronarmi a venirne fuori. Questa e' la mia esperienza, leggiamo adesso le vostre:

Claudia Manfredini ha scritto: la conosco la Martina!! ora ha 14 anni, fa il liceo, e non deve deludere nessuno... ha la media del 10, è capitana della squadra di pallavolo, dorme poco la notte perchè deve studiare... non esce perchè deve studiare... crede di selezionare i compagni, perchè lei è la più brava e merita il meglio... è sola Martina, perchè essendo lei il meglio, di meglio non trova.Ti descrivo anche i genitori della Martina, brevemente: il padre è succube dell'intelligenza della figlia che coltiva come un fiore raro... La madre, venuta a conoscenza della dislessia di mio figlio, mi chiese preoccupata : come fai? io morirei.... Non so chi dei tre mi fa più pena, oggi. O schifo, domani Psicologa Marilena Bonifacio ha scritto: Ci sono numerosi esperimenti su come le aspettative influiscono fortemente sul comportamento delle persone, con il risultato inequivocabile che esiste il potere di far sì che gli altri diventino ciò che ci si aspetta da loro. Se il piccolo sta crescendo, diventa sempre più grande e il suo carattere si fa sentire. Non esita a dire ciò che ama e ciò che non sopporta, afferma le sue ragioni, fa dei programmi. Spesso vi contraddice, replica alle vostre ingiunzioni, mette in discussione regole che fino a quel momento erano date per scontate. E voi vi scontrate con lui, vi chiedete cosa stia succedendo, cosa sia cambiato da quando vi sembrava che il pensiero del piccolo fosse esattamente in linea con il vostro. Fermatevi un attimo a pensare e vi renderete conto che il vostro bambino sta cominciando ad affermare se stesso. Sì, perché non è detto che condivida in toto i vostri modelli di vita, può volerne sperimentare altri. Allora sta a voi fare una riflessione importante: quanto di ciò che gli proponete ogni giorno cerca di assolvere alle vostre aspettative senza tener conto delle sue reali inclinazioni? Ad esempio, mandate vostro figlio a nuoto, così che diventi forte e armonioso, a calcio, così che possa giocare a qualcosa che lo diverte, a chitarra, perché saper suonare uno strumento è bello, a ripetizioni, perché a scuola bisogna essere perfetti. Avete riflettuto su quanto carico da gestire tutto questo comporta? E vi stupite se finge i mal di pancia per non andare a nuoto o la sera fa i capricci per finire i compiti scolastici? Lo state facendo proprio solo per lui o state un po’ cercando di costruire il figlio perfetto? Una riflessione....saluti a tutti... Paolo Pugni ha scritto: permettergli di sbagliare, non sovraccaricare di aspettative.... Paola Rusich ha scritto: A me è successa la stessa cosa con mio figlio minore nel periodo della scuola materna. Con la differenza che tutti continuavano a dirgli che era vivace e birichino e lui, dopo un po' si era calato nella parte del bambino vivace e continuava a comportarsi come tale. Finché. ascoltando uno psicologo, ho scoperto che a quell'età i bambini devono costruirsi un'immagine del proprio sè, che è basata per gran parte su quello che gli altri dicono e pensano di loro. Allora ho vietato a nonni, amici e parenti di definirlo bambino vivace e devo dire che la cosa sta funzionando. Quest'anno ha cominciato la scuola primaria senza nessun problema di comportamento. Maria Cristina Novello ha scritto: Io ero come Martina e sono scoppiata alle scuole superiori... Poi sono andata all'università in un'altra città e ho ripreso a credere in me stessa. Ma è stato un momento durissimo. Per questo cerco sempre di "stemperare" con mia figlia.. Ma non è facile, anche lei finora è sempre stata molto brava a scuola e trovo che a volte, nonostante, i miei sforzi di farle capire che a me va bene così, che ci sono gli alti ma anche i bassi , sia già eccessivamente dura con se stessa.. Kikki E le Altre ha scritto: io cerco di usare il "trucco" di "giudicare" gli avvenimenti e non i bimbi. Tipo "hai fatto una cosa carina" o "è una pessima idea". Non il "sei bravo" o "sei cattivo". Se non mi sono spiegata.. riprovo con parole mie... Valentina Ferri ha scritto: il contrasto tra bambino reale e bambino immaginato pesa sempre di più sui più piccoli! NoiNonni ha scritto: È quello che noi abbiamo chiamato "ansia da prestazione" e di cui ci siamo occupati in un articolo messo online non molto tempo fa (http://www.noinonni.it/1_filo-diretto/nonni-e-genitori/ansia-da-prestazione-no-grazie/). È vero, è proprio così: difficile per un bambino "bravo" sottrarsi al "dovere" di essere bravo sempre... Paola Marella ha scritto: non ci si libera mai del tutto... Fabiola Viti ha scritto: No non mi sono Mai liberata: la "brava" figlia, la"brava" moglie, la "brava" mamma, la brava "nonna".....ho passato il mezzo secolo e non ho mai trovato me stessa.... Rassegnata ormai a non trovarmi più ...... Simona Mercati ha scritto: A me capita da quando sono mamma...e sono dovuta arrivare all'esaurimento per uscirne fuori... Elisabetta Loi ha scritto: Mi fa tristezza che spesso siano gli insegnati ad elogiare questi primi della classe.. io per prima venivo portata nelle altre classi a far leggere i miei compiti ai meno bravi.. mio figlio non fa altro che ricordarmi quanto sia bravo, colori bene etc.. il suo compagno xxx che è il PRIMO DELLA CLASSE, senza sminuire questo bambino.. ma mio figlio ha stabilito anche un senso di insicurezza su cui io devo lavorare ogni santo giorno ribandendogli che l'importante è che uno si impegni nella vita, che per me lui è bravissimo e che non è da meno del suo compagno xxx!!! Katia Rossi ha scritto: Condivido il pensiero di Elisabetta...ogni giorno è "un confronto" con i "più bravi di te"!Ma come aitare al meglio i meno bravi?bisogna far notare le cose positive che fanno i ns figli e allora come non strafare? Dott Adelaide Donzello Pedagogista ha scritto: Sono spesso le troppe o le poche aspettative dei genitori a creare inutili ansie nei bambini. Se i genitori hanno scarsa fiducia nei loro figli, i bambini penseranno di valer poco e ciò potrebbe avere ripercussioni sulla loro autostima e la stessa motivazione potrebbe risentirne. Aspettative eccessive invece, possono produrre una autostima esagerata nei bambini o arrecare ansia..un bambino potrebbe aver paura di fallire e dispiacere i genitori.Ci vuole una giusta misura in tutte le cose. Celotto Ciro Senior ha scritto: Possiamo fare molto per l’autostima nei bambini. Capacità come il pensiero critico, la consapevolezza e l’indipendenza sono sviluppabili sin da quando sono piccoli e possiamo fare davvero tanto per aiutarli a crescere con una sana autostima. Spesso si confonde questo con l’instillare la convinzione di essere i migliori, di essere infallibili, che il successo sarà a portata di mano. Queste non solo sono illusioni, ma non hanno nulla a che vedere con l’autostima. Se vogliamo accrescere l’autostima nei bambini dobbiamo insegnare loro il contrario di quello che generalmente mostriamo. Noi valiamo a prescindere da qualsiasi risultato sportivo, sociale o scolastico. Questa è la prima verità che loro devono sapere. Il nostro valore non ha nulla a che vedere con il giudizio degli altri, anche se sono professori, esperti o premi Nobel. La loro stima non deve essere legata ai comportamenti che ci piacciono, all’ubbidire ai più grandi, al rispettare regole imposte. Se vogliamo accrescere l’autostima nei bambini dobbiamo insegnargli a ragionare, a fare domande scomode, a non accettare qualcosa solo perché noi o chiunque altro lo dice. L’autostima è la nostra capacità di giudicare il nostro valore. Il primo passo è aiutare i nostri bambini a saper valutare, da soli, senza aiuto di nessuno. Non dobbiamo costringere i nostri bambini a scrivere, vestirsi, comportarsi nello stesso modo solo perché è “così che si fa” o per non sembrare ridicoli o sfigati. Dobbiamo insegnare ai nostri bambini a non badare a cosa penseranno gli altri delle loro scelte. Ogni volta che insegniamo ai nostri bambini a non agire per timore della disapprovazione degli altri, feriamo la loro capacità di costruirsi una sana autostima. Se vogliamo sviluppare una sana autostima nei bambini dobbiamo spiegargli che sono liberi di fare scelte, di compiere azioni, ma che sono responsabili delle conseguenze di queste loro scelte e azioni. Dobbiamo mostrare loro che sono ciò che scelgono di essere, che hanno un potenziale infinito e non devono adeguarsi agli altri rinnegando la loro unicità. I bambini dovrebbero imparare sin da piccoli che sono liberi di scegliere, che sono persone uniche degne di valore, che sono responsabili della loro felicità, della loro vita. Anche se hanno bisogno del nostro aiuto per crescere, non sono inferiori a noi e non dovremmo mai farglielo neanche pensare. L’autostima nei bambini, non c’è dubbio, dipende dall’autostima che avremo noi che li guideremo fino al momento in cui sapranno spiccare il volo.

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▼ ▼ 2013 (1) ▼ ▼ gennaio (1) Bambini "modello"


Veronica Cappai ha scritto: ..io sono "Martina"..ma anche se ho "urlato"non mi hanno sentita. Se sono qui è grazie al "caso",grazie"a delle persone" che quel giorno hanno percepito qualcosa di "diverso" e sono arrivate in tempo,grazie al Karma o destino che durante si voglia..Ma ci sono ancora troppi giorni in cui mi chiedo:veramente è "grazie"?oppure posso dire "a causa"?Ho 35 anni e sono ancora Martina. Giovanna Fornasier · ha scritto: Io lo definisco "il peso delle aspettative". E' terribile. L'ho vissuto, come primogenita. Ho 62 anni e non mi sono ancora liberata dalla responsabilità di non deludere, di rispondere sempre alle aspettative. Troppo tardi ho capito questo meccanismo e ho anche capito che mi sono comportata così anche con mio figlio. Di buono c'è che lui ha capito prima di me e ha deciso fino a che punto arrivare e da che punto fare come sentiva lui e non come si aspettavano gli altri. Si è salvato... e meno male !!!! E' altrettanto sbagliato l'opposto, deresponsabilizzare, non instillare il minimo senso del dovere; creare degli individui senza regole ha, come risultato, persone insicure, che per mascherare la loro insicurezza saranno ribelli, egoisti, prepotenti e altro. Come sempre, il giusto sta nel mezzo. Il difficile è individuare dove sta il mezzo...... Daniela Capaldo ha scritto: anche io sono una vittima del "modello perfetto" ne sono uscita a 30 anni grazie alla forza di oppormi datami da una persona e da cio' che rappresentava. Stamattina la maestra di mio figlio mi dice: Marco e' bravissimo, ma ha tanta paura di sbagliare. Da stasera ho deciso di avviare, tramite racconti, una politica a favore dello sbaglio, cerchero' di fargli capire che sbagliando si impara e la bellezza di aver la possibilita' di sbagliare, spero di riuscirci, spero di non avergli trasmesso quel gene caratteriale, o almeno cerchero' di correggerlo Concetta Iuliano ha scritto: mi sono servite molto queste parole...io ho la mia prima figlia ke era bravissima a scuola elementare tanto ke x la sua maestra in quarta elementare era un genio e secondo lei poteva fare il "SALTO" alla prima media....ritirandosi e facendo un esame ......con non poki dubbi glielo feci fare....è stata eccellente x tutte le scuole medie....una prof ke ha avuto solo in terza media sapendo del salto di classe e ritenendo ke era sbagliato la prende di mira perkè doveva dimostrare a tutti (prof e alunni) ke non era x niente una cosa positiva e cosi' gli mette i bastoni tra le ruote.....tanto ke tutti i prof volevano mettere 10 all'esame e lei s'impunto' x il 9 e cosi' fu....usci con 9....lei molto delusa da questa situazione, è rimasta si la prima della classe allo scientifico ke sta ancora facendo, ma con voti piu' bassi 7 e 8....io mamma sono felice lo stesso, ma mio marito mette sempre in evidenza il fatto ke lei "era" un genio e adesso e una "comune alunna" niente eccellenza....quando gli porta il 7 o l'8 e dice ke è il voto piu' alto della classe neanke gli basta a mio marito....io gia' prima di leggere questo articolo non "torturavo" mia figlia con questi discorsi...il fatto è ke mio marito non la pensa come me.....non vorrei ke x la sua "stupidaggine" mia figlia soffrisse la "SINDROME DI MARTINA"..... Arriccia Spiccia ha scritto: Mio figlio maggiore ha avuto la stessa "sindrome"....Colpa mia. Figlio primogenito, perfetto, biondo-occhi azzurri, desiderato, intelligentissimo, primo in tutto.... E io madre orgogliosa e apprensiva.... Ci sono voluti anni x capire che mio figlio ha diritto a una sua identità, a un suo modo di essere, alla sua libertà. In 5 elementare, in ocasione di una gita in cui si allontanava da me -udite udite- x ben 12 ore 12, lui mi chiede serafico di smettere di essere "una mamma ossessiva, oppressiva compulsiva". restata di sasso. Ho fatto un lungo lavoro su di me.... Adesso mio figlio fa la 3 liceo....Intelligentissimo ancora, bellissimo sempre ma.... VIVO. Con i suoi errori e il suo carattere. Io resto una madre ansiosa e ansiogena ma sono migliorata molto...Adesso lui dorme fuori, da amici, si gestisce il tempo, fa le sue scelte, ha le sue ragazzine.... Io ho imparato ad esserci ma non troppo e non sempre.....

Pubblicato da Daniela Capaldo a 11:34

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