Daniela Ciaparrone|Scuola di Scenografia Accademia di Belle Arti di Urbino

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ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO

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Daniela Ciaparrone

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ANNO 2011-2012 ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO

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“Amleto” di William Shakespeare

Progetto di Daniela Ciaparrone ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO SCUOLA DI SCENOGRAFIA marzo-maggio

A.A. 2011/2012

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Relazione progetto “Amleto” Un cantiere immaginato, un palazzo ferroso e complesso, una trama intrecciata e tortuosa, un dramma shakespeariano: Amleto. Castello di Elsinore, Danimarca, A meno di due mesi dalla morte del marito, la regina Gertrude accetta di sposare Claudio, fratello del defunto sposo. Queste sono le informazioni che, più di tutte, hanno generato l’idea della scenografia progettata. Amleto è una delle opere drammaturgiche più conosciute al mondo, tradotta in quasi tutte le lingue esistenti. La famosa opera shakespeariana ci riporta tra le mura di un castello ove si intrecciano avvenimenti caratterizzati da gelosie e malignità. Dopo le molteplici letture del testo e la visione di svariate interpretazioni cinematografiche e tatrali, è iniziata la raccolta di aggettivi, o più semplicemente “parole” che le scene lette o viste, suscitavano. Ecco che compaiono allora i termini : follia, morte, nero, pietra, decadenza, tradimento, infamia, costruzione ecc. ecc. In conclusione, rivedendo tutto il lavoro di comprensione ed interpretazione personale, ho cercato di accomunare tutte queste parole associandole ad un unico materiale che racchiudesse in se lo spirito del dramma. Il materiale che, a mio avvisio, potesse trasportare lo spettatore in un ambiente rigido, degradato moralmente e allo stesso tempo in continua evoluzione (costruzione) è il FERRO. Quest’ultimo si presenta come un materiale facilmente lavorabile e maneggiabile, quindi si predispone a modifiche e cambiamenti. Cosa avrà in comune però con l’opera di W. Shakespeare? Il ferro, è la materia che costituisce in parte (o anche totalmente) i ponteggi utilizzati nei catieri di costruzioni architettoniche. Questa è una delle spiegazioni più

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efficienti all’associazione dell’Amleto con il materiale scelto. La decisione, è dunque caduta sulla rappresentazione di un cantiere che preannuncia la costruzione di un edificio, anzichè sull’edificio stesso. Infatti ho deciso di allontanarmi nettamente dalla messa in scena del palazzo in pietra, della corte o di qualsiasi elemento che ricordasse il reale luogo in cui si svolgono le vicende. Ecco che la corte danese, si trasforma in un cantiere contenente undici ponteggi in ferro verniciato di giallo, due rampe di scale (anch’esse realizzate in tubolare) e vari ponti (tra cui uno a sbalzo) con il piano di calpestio realizzato in reticolato mettallico, che permettessere il passaggio degli attori. L’atmosfera che lo spettatore percepirà, sarà quella di un luogo in via di edificazione, brulicante di persone che, con le loro infamie e i loro piani, si intrecciano in una danza folle ed impura, ostacolata dalla difficoltà di deambulazione all’interno delle gabbie ferrose. Pavimentazione e fondale sono stati pensati anch’essi in lastre di ferro, mentre sul proscenio sono state posizionate due pareti mobili realizzate con un telaio in tubolare e rete metallica. Allo stesso modo, anche l’abside verrà delimitato da un’unica, grande, parete in rete metallica che precluderà la vista del suo interno o diventerà estremamente trasparente, mediante un sapiente utilizzo delle luci di scena. Sul fondo della scena, ho invece posizionato transenne di sbarramento, in modo da creare un corridoio di passaggio per gli attori, che entreranno in scena, appunto, attraverso di esso. Infine ho inserito neon a luce fredda che verranno posizionati all’apice dei ponteggi in modo da illuminare la scena a seconda delle necessità (es. prima scena: apparizione del fantasma del re, buio totale).

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Bozzetti scenografici

Bozzetti disposizione ponteggi

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Prospetto e sezione laterale

Prospetto nell’aula-teatro

Sezione nell’aula-teatro

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Pianta

Pianta nell’aula-teatro

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Foto modellino

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Amleto

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ANNO 2012-2013 ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO

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“La vita è sogno” ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO

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di Pedro Calderçn de La Barca 16


“La vita è sogno” di Pedro Calderón de La Barca

Progetto di Daniela Ciaparrone

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SCUOLA DI SCENOGRAFIA novembre-gennaio

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Relazione progetto “La vita è sogno” Per la scenografia dell’opera “La vita è sogno” di Pedro Calderón de La Barca, si è fin dal principio pensato di porre in evidenza “l’alienazione” del protagonista: il principe Sigismondo. Dapprima,l’idea era di sottolineare il contrasto trà la povertà sociale e mentale di Sigismondo e l’eccesso della corte, in cui verrà poi trasportato incoscientemente. Quindi, di creare un percorso verso il ritorno all’ordine, testimoniato da una mappa posta sul fondale che collegasse appunto, la torre, in cui il povero Principe è rinchiuso e la corte, in cui vive il Re. L’idea di base, sottoposta ai molteplici problemi di messa in scena, ossia problemi di comprensione e praticabilità, è stata articolata senza però perder di vista il punto focale: l’alienazione di un uomo. L’isolamento e l’esclusione dalla società, da parte del Re nei confronti del figlio, è senza dubbio il perno di tutta la storia e delle sue molteplici vicende, accompagnate da credenze e costrizioni. Infatti, il testo è intriso di riferimenti scientifici, espressi soprattutto dalla figura del Re Basilio, che vedeva negli astri la verità assoluta. Essi gli avevano suggerito che il figlio (Sgismondo) sarebbe stato un uomo dall’animo cattivo, per impedire ciò, aveva ben pensato di rinchiuderlo in una torre, impedendogli ogni tipo di contatto con il mondo esterno. Per queste motivazioni, la scena è stata pensata immersa in un infinito numerato. Per la collocazione di Sigismondo, personaggio che, come detto precedentemente, non conosceva altro che l’interno della sua cara torre ed i volti delle guardie che lo accudivano, si è pensato ad un isolotto sospeso che esprime l’estrema condizione di solitudine e di esclusione dalla società in

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cui vive quotidianamente il Principe “cattivo”. L’opera, inizia con l’arrivo alla torre di Rosaura, a cavallo di un ippogrifo. Quest’ultimo, essendo un animale mitologico, chiarisce immediatamente l’aspetto surreale della scena e del testo stesso. Mantenedo l’assurdità della situazione, si è quindi progettato qualcosa di altrettanto fantastico. Per cui, eliminando la figura animalesca, si è cercato di sostituirla con un elemento scenico che trasmetta leggerezza e surrealtà al contempo. La conclusione delle ricerche è sfociata nella progettazione di una nuvola sospesa, non praticabile, sulla quale entra in scena Rosaura, sostenuta da un’adeguata imbracatura. All’isolotto, posto sulla sinistra, e la nuvola, posta sul latto opposto, vi si accede mediante due rampe di scale posizionate centralmente rispetto la scena, che si presentano come un elemento scenico in stile steampunk. Questi due elementi, sono pensati in chiave scientifica, includendo nella loro struttura, due compassi (attrezzo molto diffuso tra gli scienziati, usato appunto da Galileo) che ricalca e sottopone la surrealtà di questi elementi sospesi ad un rigore progettuale. Nel momento in cui, sotto effetto di droghe, il principe Sigismondo viene trasportato dalla torre alla corte, si attua un cambio scena in cui si pone in evidenza il passaggio da un luogo chiuso e “povero” ad un luogo più popolato e lussuoso, come può esserlo una corte. Il cambio scena è stato pensato in chiave settecentesca, infatti, sarà caratterizzato da elementi architettonici propri di quell’epoca storica.La finzione dello spazio infinito, dentro il quale era recluso Sigismondo, si trasformerà in una stanza che suggerisce

un’architettura più pensata che reale. Vediamo infatti quattro pareti poste in quattro punti del palcoscenico in modo da lasciar intravedere, centralmente e lateralmente, l’infinito numerato. Queste quattro pareti, appaiono come un bassorilievo prietrificato in cui i particolari architettonici sono solo lievemente accennati. Infine, la pavimentazione l’ho realizzata interamente nera, per dare ulteriormente il senso di infinito, illimitato.

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Bozzetti scenografici

Primi bozzetti atto I

Bozzetto scala atto I

Progettazione scala

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Progettazione compasso scientifico

Particolare scala

Rotazione parete atto II

Bozzetto posizione pareti atto II-III

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Pianta posizione pareti atto II-III

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Bozzetti pareti cambio scena

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Prove colore pareti cambio scena

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Piante e prospetti

Pianta

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Prospetto cambio scena

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Foto modellino

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“L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi” di Copi

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“L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi” di Copi

Progetto di Daniela Ciaparrone ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO SCUOLA DI SCENOGRAFIA marzo-aprile

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Relazione progetto “L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi” Leggendo ripetutamente il testo, mi è sorto immediatamente un dubbio su uno dei personaggi: Irina. Si parla sempre di lei, viene accudita dalle altre donne come fosse in fasce ma in realtà è una figura che ha cambiato sesso ed ha una vita sessuale molto attiva. Tutto ciò porta dunque a un disorientamento, quindi mi domando, qual è la vera età di Irina? Di conseguenza ho deciso di giocare sul significato del termine “carrozzina”. Nel gergo comune, con questo termine si definiscono due oggetti completamente differenti: la carrozzina per neonati e quella utilizzata da anziani o da portatori di handicap. Mi piaceva l’idea di mettere in scena questi due oggetti, definibili con lo stesso sostantivo ma che indicano due età opposte e contrastanti, posti in primo piano, in continuo movimento su binari; così da riportare il mio dubbio sull’età di Irina anche negli spettatori che si troveranno davanti una donna estremamente infantile. Accantonata quest’idea, ho prestato attenzione alla rappresentazione del vagone ferroviario (luogo in cui si svolge l’intera opera) in cui articolare la scena. In tutto il testo, i riferimenti alla descrizione dell’ambiente circostante sono minimi, si riesce solo a ritagliare la presenza di tendine bianche. Ho pensato quindi ad un’atmosfera fintamente lussuosa, d’altro canto nel testo si parla di insegnanti di piano, ufficiali ecc. ecc.; tutti temrini che possono ricondurre ad un contesto classico ed elegante. Per questi motivi ho scelto di realizzare l’esploso assonometrico di un vagone ferroviario antico e ferroso, la cui pedana praticabile è realizzata con pavimentazione in parquet e moquette rossa, così come il resto degli interni, in cui prevale il legno ed il velluto

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rosso. A rompere lo sfarzo, vi sono le tende bianche precedentemente citate, che ho realizzato in tela grezza bruciata in vari punti e infine, la parete ove sono posti i sedili, si presenta ricoperta da un decadente intonaco. Questa parete, posta su binari, fa il suo ingresso in palcoscenico con il cambio scena, delimitando uno spazio che ci riporta in un salottino pronto ad ospitare tutti i personaggi. Quest’ultimi, entreranno in scena attraverso un taglio centrale in una rete metallica incorniciata dalla porta. Tutti gli elementi scenici presenti (pezzi dell’esploso assonometrico, porta bagagli, valigie ecc .ecc. ) si presentano sospeti mediante dei tiri e si prestano quindi a spostamenti e cambi di posizione a seconda delle esigenze. Secondo questa dinamica, nella scena in cui Irina viene lavata, una vasca da bagno cala dalla graticcia, posta perpendicolarmente rispetto al piano calpestbile, cosicchè, la donna appare crocifissa mentre subisce, senza esprimersi, i gesti delle altre donne (madre, insegnante di piano). La vasca da bagno, l’ho realizzata con un letto in rete metallica, in modo che l’acqua inserita dal retro, passando per il fondo, si mescolasse con polveri colorate che, sciogliendosi, creano un fiume variopinto “sputato” dall’oggetto e filtrato appunto dalla rete stessa. Questo fiume, dovrà esser poi accolto da una grondaia posta al proscenio, per poi sfociare in una piccola cisterna di raccolta. Giocando sempre con i termini, leggendo nel testo la parola “carrozza”, ho immaginato una vera e propria carrozza trainata da cavalli. Con questo appunto, si spiega la presenza di un sedile ribaltabile (anch’esso foderato in velluto rosso) posto a capo del vagone, su cui prenderà posto l’ufficiale incaricato di trasportare le donne. La postazione che occuperà l’uomo, lo farà

apparire come un vero e proprio cocchiere a capo della sua vettura. La pavimentazione che ricoprirà il palcoscenico, l’ho realizzata in granito, mentre il fondale e le quinte alla tedesca, in velluto nero, così da non avere alcun riferimento riguardo la fine dello spazio cirsostante, che appare immerso nel buio e quindi, illimitato. Infine, per riportare lo spettatore nella fredda atmosfera siberiana (condizione in cui si svolge l’intero testo) ho scelto di porre dei neon a luce fredda all’interno della carrozza, ponendoli in contrapposizione con il calore e l’accoglienza trasmessa dal parquet ed il velluto rosso.

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Ricerca immagini interno vagone ferroviario

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Prospetto vagone ferroviario

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Bozzetti scenografici

Bozzetto vagone e ruote

Progettazione interno vagone

Bozzetto elementi scenici mobili

Bozzetto pedana praticabile

progettazione parete mobile

Bozzetto finestra vagone ferroviario

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Bozzetti vagone ferroviario

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Bozzetti elementi scenici sospesi | esploso assonometrico

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Immagini e bozzetti elementi scenici

1- Vasca da bagno in stile antico in cerami 1

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ca bianca e accessori in metallo. Letto in rete metallica per permettere la fuoriuscita delle polveri colorate.

2- Carrozzina antica in tessuto rosa e decorazioni in pizzo. Lettino in vimini e lenzuola bianche. 3- Carrozzina per disabili .

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Pianta e prospetto

Pianta

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Prospetto

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Foto modellino

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“Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO

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“Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini

Progetto di Daniela Ciaparrone ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO SCUOLA DI SCENOGRAFIA novembre-febbraio

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Relazione progetto “Il Barbiere di Siviglia” Opera buffa per antonomasia nell’immaginario comune, l’opera di Rossini è talmente popolare da essere tra le opere più rappresentate nel mondo. Il Barbiere di Siviglia è composto da fattori indipendenti e funzionanti anche senza l’apporto di una rappresentazione scenica: il libretto è considerato letteralmente perfetto e la musica è coinvolgente e comprensibile. Testo teatrale euforico e movimentato che vive di equivoci, sorprese, travestimenti, eleganti melodie e ritmi trascinanti che rendono visibile e attuale la vena comica e la genialità di Gioachino Rossini. La storia si svolge a Siviglia durante l’ Ottocento. Tutto ruota attorno ai tentativi di conquista da parte del conte d’Almaviva nei confronti di Rosina, tentativi che inaughererà intonando una serenata (“Ecco, ridente in cielo”) sotto il palazzo di Bartolo (tutore di Rosina). Alla mancata apparizione dell’amata, il conte decide di nascondersi in attesa di un momento migliore ed è in questo momento che sopraggiunge Figaro, chiave di tutta l’opera. Partendo dal presupposto che l’opera inizia immersa nel buio della notte, in una Siviglia dormiente e sognante, ho scelto di rappresentarla in chiave onirica riportando in scena il buio e il soave sonno dei personaggi “disturbato” dal canto del conte che intona la serenata posizionato su di un praticabile. Ho quindi posto dei letti sospesi che attraverso le proprie caratteristiche stilistiche riconducono alla personalità del personaggio che li occupa. La parete laterale della prima scena rappresenterà lo spartito del clarinetto dell’overture, poichè a mio parere, la musica rossiniana è la vera protagonista dell’opera in cui poi si itrodurranno gli attori. Attraverso un gioco di soffitti mobili la scena acquisirà dinamismo a seconda degli avvenimenti rappresentati:

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un soffitto calerà all’altezza del proscenio e si apriranno dieci finestrini contenenti teste di manichini rotanti. Figaro, barbiere tuttofare, l’ho posto in un letto a forma di cassa, vista la sua capacità di ricevere danaro in cambio di prestazioni, infatti si metterà da subito a disposizione del conte informandolo che Rosina è solo la pupilla di Bartolo, non la figlia e che lui non è interessato al suo amore, bensì alla sua dote. Così Figaro, ricevendo ricomprense, aiuterà il conte ad avvicinare la ragazza. Si passerà quindi attraverso varie dinamiche all’interno del palazzo di Bartolo. Se l’esterno l’ho rappresentato in chiave onirica, lo stesso sarà per l’interno, che però apparirà uno spazio ordinato e fintamente lussuoso. Per il secondo atto in cui si svolgono vicende intrecciate e colme di sorprese e di apparizioni (entreranno persino delle forze dell’ordine) ho scelto di far scendere dalla graticcia una serie di colonne di diversa altezza disposte a griglia , in modo da dare profondità ad una scena che altrimenti apparirebbe piatta e schematica. Mi piaceva l’idea di rendere un ordine maniacale , che in realtà camuffa solo la rozza figura di Bartolo e le sue poco decorose intenzioni. Anche in questa scena predomina il nero, il buio, l’unico contrasto è invece dato dal fondale bianco su cui verranno proiettate le ombre delle colonne scheletriche con struttura a vista. A seconda degli avvenimenti, seguendo il libretto e i dialoghi, entreranno in scena vari elementi scenici che daranno forza e comprensione alla rappresentazione, come per esempio la sedia del barbiere, un pianoforte per Rosina e Basilio ecc. Tali elementi scenderanno dalle colonne, nei momenti opportuni, attraverso meccanismi.

Altri elementi invece, come per esempio un armadio o una tromba tibetana con un fonendoscopio collegato, mediante il quale Bartolo origlierà e spierà la fanciulla, scenderanno dalla graticcia o entretanno in scena su binari. E’ con questo movimento di elementi scenici che ho deciso di rappresentare tutto il secondo atto fino ad arrivare alla conclusione gioiosa dell’opera che vedrà il trionfo dell’amore fra il conte d’Almaviva e la bella Rosina.

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Bozzetti scenografici

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1- Letto a castello per Berta e Ambrogio (servitore di Bartolo) 2- Letto di Figaro (factotum della città) : assume la forma di lettore di cassa in relazione al fatto che riceve denaro in cambio di ogni sua prestazione. Infatti aiuterà il conte D’Almaviva ricevendo alte ricompense. 3- Letto di Rosina (pupilla di Bartolo) : letto candido ed elegante che ospita la bella fanciulla segregata in casa da Bartolo, che ambisce alle sue doti. Letto che ho coperto con del tulle per simboleggiare la sua condizione di clausura.

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4- Letto di Don Basilio: il suo letto appare ordinato ed ecclesiastico in relazione al suo ruolo. 5- Letto di Bartolo (tutore di Rosina): prende la forma di un letto antico in stato di disfacimento vista la sua personalità rozza in contrapposizione con la sua carica nobiliare. 6- Proposta alternativa per il letto di Figaro.

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Piante e prospetti

Pianta atto I

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Pianta atto II

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Prospetto atto I

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Prospetto atto II

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Progettazione costumi di scena per il “Barbiere di Siviglia”

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BOZZETTI Bartolo

Basilio-Berta

Conte D’Almaviva

Rosina

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I costume Rosina | prove colore

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II costume Rosina | prove colore (matrimonio-lezione di piano)

Lezione di piano

Matrimonio

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Costume Bartolo | prove colore

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Costume Ambrogio | prove colore

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Costume Berta | prove colore

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I costume Conte D’Almaviva | prove colore

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| Scuola di Scenografia | Daniela Ciaparrone | A.A. 2011/2014

74


II costume Conte D’Almaviva | prove colore (lezione di piano)

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75


III costume Conte D’Almaviva | prove colore (matrimonio)

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO

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76


Costume Don Basilio | prove colore

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77


Costume Fiorello|musicanti | prove colore

Fiorello

Musicanti ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO

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78


I costume Figaro | prove colore

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79


II costume Figaro | prove colore (scena barba)

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80


Costume Ufficiale | prove colore

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Daniela Ciaparrone

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