FOTOPOESIE di MASSIMILIANO TUVERI

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FOTOPOESIE di MASSIMILIANO TUVERI

© Full Frame – All in your head


Groviglio di anime, accatastate, questo rumore silente che, come passo grave, segna solchi in una terra che il tuo nome urla. Mangiatrice. Grida di rosso scuro.

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Come un graffio, nascosto nelle lacrime di certi sguardi asciugati da chissĂ quale tormenta. E non basta annusare anime per vivere. Ma prima o poi torna il sole.

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Fantasmi di porcellana, bianchi, attraversano carni tremolanti, la notte ti cala addosso, trafigge anime e sguardi e vite. Senza respiro, con eleganza passa.

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Ăˆ LA MUSICA A FAR GIRARE Piego il cielo in valigia, il mare non c'entra, è la musica a far girare le giostre. Giuro. Con le unghie traccio sorrisi nel lato di cuore che la gente nasconde e nasconde. Aria sottratta appena, tiro un sasso, tre passi e mangio il tuo fantasma.

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ANIME IN FERRO Odio l'eterna giovent첫 di alcuni manichini, anime in ferro con gli occhi cupi ed un sorriso amaro, arrugginiti, loro, da mille lacrime, foggia di grigie persone che, con la vita sgualcita, si specchiano in vetrine dense con su scritto, a dita, perdono.

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COME GIOSTRA Pelle che ringhia, tegumento dai sapori di ambrosia, o di mieli diversi, il tuo e il mio volare ciechi in viso ma con avide bocche a mordere. A girare come giostra. Primordiale. Elementare essere. Mani contrapposte che ricordano il desiderio del tuo non ardire contro la carne. Conflagrazione.

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MALEDUCATO Maleducato gradirei le tue gambe, come fiori, facce intrecciate all’anima con gli occhi nudi e la pelle intrisa di veleni. E dolci. E amari. Traccio scie di rosso nel cielo. Dondolando.

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LECCAMI Come uno specchio dentro il quale compari, ombra, cerchi, nascosta nel ricordo della carne quel sapore di miele. Liquido. Leccami. Lame a colori tagliano vite in bianco e nero, urla.

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POLMONI ROSA Ombre di pioggia muovono i miei colori, volteggiano nella testa, trasparenti, filtrano luce dai miei occhi, a gocce, annegano. E respirano. E respirano ancora, aria consumata da polmoni rosa. Sull'altalena dei miei sensi girandole infinite. Soffia.

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IL CIRCO Appare così, a metà strada tra le luci dell'alba e le pieghe nere della notte. La notizia vola in un lampo e la folla impaziente già lucida gli occhi. È il circo dei sogni, dei desideri, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l'umana fantasia dipinge anime altrimenti bianche. Vivo di trapezisti e domatori, io saltimbanco dei pensieri.

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SOTTOPELLE Ăˆ sottopelle che camminano i brividi, affiorano da un inferno sottostante e tagliando l'anima esondano un coagulo di mondi, il mio, il tuo e infiniti, come bocche rosse. Mordono.

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PECCATORE Nelle pieghe dei tuoi desideri, io, peccatore, il gioco addomestica le ombre, le parole e i pensieri e i nonpensieri. Dai seni alle labbra, appena piena di rosso germogli, e, di rugiada, bagni la terra.

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E POI DIVENTA NOTTE Nello sfiorarmi, accanto, ti racconto dei colori che mi scorrono addosso. Bastardo. Della voglia che nutre il mio respiro. Ho sogni fin dentro gli occhi, gi첫, in fondo, se riesci a guardarci. Odori premuti forte, e poi diventa notte

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QUEL GIORNO Mi fermerò ad annusare le rose, quel giorno, e sarà come ingoiare aria per la prima volta, quel giorno io le rose le annuserò per sempre. Forse. Oppure le maledirò per una vita. Quel giorno.

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FANTASMI Non c'è volto che non sia sul punto di cancellarsi, fantasmi, per natura e per dolore, figli di un sonno senza paure, con le rughe di un viso sporco di lacrime e sospiri e fottute maledizioni. Respira a fondo. Respira. Fino in fondo. Catene di raso blu trasportate da una vita come una preghiera. In eterno.

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NELL'ARIA Io ci sarò. Ci sarò nell'aria. Tutta. Nelle tempeste. Quindi stai zitta e cercami. Ci si parla. Ci si tocca. Ci si graffia. Nel silenzio.

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LUSSURIA Tempesta che sbatte sui muri della mia memoria e non smette di segnarmi. Dentro. Maledetta. Restano i rossi dei miei peccati e i morsi della lingua su una pelle che sa di mare. Lussuria. Chiudi gli occhi.

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SEGUI LE LUCI Adoro affondare le mani nel buio, dentro, cerco tracce di sogni per rubare aria alle nuvole. E gocciolanti le tolgo al mattino. Chiudi gli occhi e segui le luci.

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SOGNO Il silenzio attraversa la pelle resa morbida dai desideri, pensieri che nascono alla luce della luna e l'alba tenta di distruggere, parole affilate, mai dette, che sanno di miele, mentre una lacrima scioglie un sogno io apro gli occhi. E bramo.

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BOCCIOLI Ho parole che non regalerei ad anima viva. Rosse e di velluto. Vibranti. Ma come i boccioli. E mentre addosso la tempesta si raccoglie con un dito, Io respiro. Aria calda usata. In questo delirio rosso.

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SEGNI DI LUCE La notte con le sue unghie lascia segni di luce nel buio, ed io, occhi aperti per volare, guardo. In silenzio. Ed ella libera un sospiro.

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TEMPESTE Furiose tempeste increspano i miei desideri, bufere interiori urlano e dipingono di arcobaleni vaniglia. Ti guardo. Piove nei miei occhi. SmetterĂ . Forse.

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INVIDIA Fiamma che arde, danza, folle. Da dentro. Non sono io, urli. Bugiarda con te stessa, anche. Brucia, accendendo la notte di nero. Il cuore scioglie l’evidente colore che maschera le belle parole e poi scivola addosso come una congiura, tra le dita. Goccia a goccia.

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SPECCHI Come acqua morbida, questo affogare nel riflesso, imprigiona, rinchiude. Urla. Piacere trasparente sotto dita che cercano la fuga. O un attimo di immortalitĂ . O di vita sopportabile. O di fame. Cercami, fino a ieri, nelle ombre chiare. O specchiati e guardami negli occhi.

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QUIETE Ăˆ quel frastuono che mi fa la pioggia dentro che mi fa godere la quiete. Quando mi scivola la tua aria nei polmoni e le infinite ombre di un fiume di pensieri disegnano nuvole verdi. Allora, io mi fermo e viaggio.

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LA LUNA Le nuvole con mille pieghe gridano per averla, insolenti, la luna è solo mia. Il lamento degli occhi mi scorre sulla faccia. Ed io. Prepotente. Siedo in paradiso. Mia.

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NUVOLE VIOLA Mi nutro di nuvole viola dalle sensazioni morbide, come i pensieri, confezionati, loro, con la stessa materia di cui sono fatte le ali di una farfalla. Polvere di sogni che si specchiano all'infinito negli occhi di chi sa guardare. Tempeste di sguardi. Volo.

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AVARIZIA LĂŹ tra le disperate pianure dell'anima un fiore nero aspetta le lacrime di un sole troppo avaro. Ed io, talmente felice che la tristezza mi viene a galla. Piango. Sorridi tu in bianco e nero, per tutti i secoli che avrai. PerchĂŠ al primo rosso piangi. Giuro.

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CONFINI Un posto tra i raggi del sole, chiuso in una segreta stanza, senza pareti, ma dai confini neri, profondi. Segnati con gli occhi di chissĂ chi, dove il vento scompiglia le lacrime della gente. Ed io, invidio il sale che ti si cristallizza sul viso.

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VERMIGLIO Vento che graffia i respiri, lascia segni rosso vermiglio nell'anima, tagli senza tempo e io troppo stanco per fuggire. Adoro urlare con gli occhi le parole che uso per descriverti, io, peccatore di te.

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MANI Le mani frugano nell'aria cercando i colori del paradiso, o dell'inferno. Mentre un respiro usato, tra le membra, tessuto da chissĂ quale dio scende dentro. Profondo. Che ustiona.

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GOLA Il frutto del peccato, bocca aperta, sorride a quel mio insulso desiderio, brama, piange per quel mio sogno. Arrossisce. Il frutto del peccato, nasce nell'aria che ingoio Muore ad ogni battito di ciglia. Arancione come l'ingordigia. Profondo come pensiero immorale

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FERRO E AGRUMI C’è spazio solo per degli occhi che sanno guardare, tra i fuochi che incendiano il cielo. Profumo di voglia, di sabato mattina. Pioveva, le nuvole grattavano la terra sollevandola come una sottana. Odori di ferro e agrumi. Io respiro un lieve pensiero. E ballo.

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PASSEGGIO E rimane il circondare quel vuoto con una voce, un ombra che ti accarezza con unghie affilate. Lacrime verdi che oggi provo a conservare, serve. CosĂŹ dicono. Quindi passeggio. In un cucire distratto, apparentemente, parti di me, per poi piangermi addosso ogni volta che vado. Passeggio.

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CARAMELLE Io sono coerente con il mio cuore, batte, lui. E ora eccomi qui, imprigionato dalle mie stesse voglie, caramelle come un pube che profuma di fiori e la fantasia che mi gestisce gli occhi. Quando fa buio e quando anche no. Quando respiro. Oppure no.

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ACCIDIA L'ultima luce, alzati, guardala, è una pietanza servita ai miei occhi da chissà quale dio, colora spazi nell'anima lasciandone altri senza tempo. Dannati. Lecca ferite profonde. Lei. Ma per ognuna di esse, mille sanguinano. E senti solo il rumore del cuore. Maledettamente. Insinuarsi dentro te.

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VIVO Un sudore freddo medioevale, un tremore, sono piÚ rosso delle lacrime, poco lontano dall'essere morto. Ma tutto si può sopportare. Io vivo. Tra foreste di mani, vivo. E fa male.

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A SOGNARE Ho imparato a sognare di occhi e odori, trapezista tra i pensieri. Ho imparato, io, a sognare, di giorno, per vivere nelle pieghe della notte. E vivendo ho imparato, ho imparato a sognare di tempeste sulla pelle, di anime combattenti e universi di sapori, ho sognato di mari e di cieli e di cieli e di cieli, ho imparato a sognare, sognare di guardare. Anzi ho imparato a guardare. A guardare quando migri dai miei occhi, ho imparato a seguirti fino al buio, quando scappi, scompari, sparisci, ho imparato a toccarti, da lontano. Ti vedo. Ho imparato.

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SILENZIO Nebbia nelle pupille, fitta, rossa che fa rumore, urla la gente persa fra sogni irreali e vento e pioggia e pudore, straniti da una luna nascosta a tanti ma facile come una prostituta. Da bere a sorsi, calda. Abito sulla lingua di me stesso e sulla tua, non so nulla ma sono certo che quando batte il cuore, passa un paradiso. Silenzio. E di nuovo silenzio.

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SUPERBIA Parole profonde, nere come la gola di un demone della lussuria, mai nata, abortita dai rumori che nella mia testa danzano e tra le gambe della vita muoiono, uccisi dall'ipocrisia della gente che guarda ma non vede, assassinati da persone con un cuore solo. Egoista. Limitato da catene di seta. Io, giuro, farò brandelli delle vostre vesti.

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LUNA TOPAZIO Scendo da una luna di topazio e sorrido, in lacrime. Accarezzo nuvole, battute dal vento mosso da palpebre sciocche, che sbattono ogni volta che un sole qualsiasi si alza con la barba sfatta. Ma che odore ha la terra quando piove? Rondini d'autunno piangono. E io faccio cerchi coi sassi.

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PARADISI Paradisi da scalare senza farsi cadere. E accade. Anime sedute sulla pelle, a contare le cellule di un epidermide lucida a sale, che cristallizza col rosso. Lei. Mi battono i brividi. Sali senza scale negli occhi e ti riposi un po'. Per sempre.

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CAREZZA MANCINA La vita ti accarezza con la mancina, ti guarda negli occhi e ruba i colori che ci abitano. Un occhio vede i bianchi e l'altro i neri, mentre, per alcuni, pochi, il terzo guarda i rossi. Non sono i sogni a mancare ma i cassetti per tenerli, e io quindi, io, apro la bocca e prendo fiato. Io. Come un pazzo.

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LA NEBBIA. La nebbia della notte ti cala dentro, porta in regalo quell'aria bagnata che fatichi a respirare, che scende gi첫 come olio nella gola riempiendo i polmoni come preghiere in chiesa. Cerco un barlume rosso crocifisso nei tuoi occhi e intanto voglio pregare di dormire e svegliarmi salato. Tanto.

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LIQUIDO Vivo un inferno appesa socchiuso, rappreso sulla mia pelle, come tatuato, nel quale distingui la calma da ogni urlo che ho guardato. Liquido, io, sulla carne, per aderirti. Non basta una mano per scrivere i peccati che sogno. Ogni notte. Condannato ad aborrire monotonie di pensiero, continuo a volare. Io.

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IRA Urlare le cose da dire, come rimedio se il cuore batte senza rumore. Con un respiro al vento. Grazie a quelle lacrime che ancora oggi cerco di arginare, con i denti. Trovo i colori del giorno negli occhi della gente che incontro, vivendo in bianco e nero. Spesso. Poi arrivi. Forse.

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IL CIELO Rimane ben poco tra le mani in queste acque unte, linee difficili da leggere, la vita che scivola sotto le dita, maledetta, in un attimo che dura secoli. Insopportabile. Parole lasciate al caso, come orfani in una culla. Se tutti guardassero il cielo imparerebbero.

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NEL TUO MARE Posso avere il tuo mare? Oppure dovrei dispensare litri e litri e litri di pensieri nelle anse buie dei miei polmoni e respirare. Forse. Ăˆ nello scivolare delle mani sulla carne che si crea un destino, quindi salgo raccontandomi piĂš di quanto voglio, per una manciata di zucchero. Nel tuo mare.

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LA TERRA DEI GIGANTI L’evidente impronta di chi è pesante dentro misura le quattro dimensioni del mio cielo. Sogno di volare liquefatto come un battito di cuore, io, reduce da un orgasmo che tu non potrai mai avere, forse. Scongiurando appena una musica fatta con le dita che mi riporta a terra. E non voglio. Mentre piango ancora un mondo fatto di giganti dentro.

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A tutti i grandi che sono stati bambini ma non se lo ricordano pi첫 "Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda. E lui si dice: "Il mio fiore e la in qualche luogo." Ma se la pecora mangia il fiore, e come se per lui tutto a un tratto, tutte le stelle si spegnessero! E non e importante questo!.............."

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SEGUI LA VIA Prego ogni attimo di luce per la possessione di quell'aria, e tu lo sai. Bruciano le parole, si tirano come corde e il rosso affonda sulla mia pelle. Segui la via. Il mio brusio è un urlo padrone di battiti d'ali. Seguilo. E portami nella bocca.

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I PRIMI FIORI Sulla pelle sbocciano i primi fiori. Rossi. Ammirazione che taglia la saliva tra le labbra. Ăˆ fatale il profumo a colori. La mia anima, seduta su una nuvola , in silenzio conta i sassi da lanciare. E fa rumore.

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SCALZO Contengo il cielo in un quadro e lo voglio, nell'angolo di sogno che di solito taccio, contemplo ma non racconto, a volte, neanche a me stesso. Mi nutro, ingordo, di sospiri e scalzo cammino, giusto un passo dentro i tuoi occhi. Per vivere.

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"Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l'esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire cosi se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: "É un cappello". E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.........." E tu? Tutto quello che vedi nella foto, ti sembra per caso un cappello?

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NEL PALMO DELLA MANO C’è tutto un mondo nel palmo della mano che descrive i piccoli pezzetti del cuore. Il tuo. O anche il mio. O anche quello di chi ci crede. Quindi. Ti resta solo di vivere una linea in tutto questo parlare la più profonda. La più nera.

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DANZA ROTONDA Piacere forte, bagnato tra le dita, dipinto a fuoco in un istante di nudità, nei tuoi occhi. Profondo. È come chiedere alle nuvole se pioverà, si risponde sempre con un respiro che dura come l’immortalità. Ballo una danza rotonda, e tu, fai finta di non vedere i trapezisti.

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COERENTE Io sono coerente con me stesso, oggi non ho pianto come volevo e quindi eccomi a vagabondare nel tuo mondo, Ăˆ il rosso che mi percuote l'anima, dentro. Avide loro, le cornee ti cercano e bramose ti prendono. Per un secondo sei me. Urla.

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INFERNO O PARADISO? Una passeggiata con ogni pensiero cancella l'amaro nella gola, in fondo, che si rifugia, dunque, nei tuoi abiti, fatti di piombo, che aumentano la tua gravitĂ , in ogni senso. Sempre. Avanzi a graffi nell'inferno e tu, li, questo mio nome lo avrai nella bocca fino alla fine del paradiso.

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BOCCA CHIUSA Come di un alba a colori, o di un tramonto, di quelli che consumano occhi resi ciechi dall'implodere dei giorni su se stessi. Uguali. Come se una mano, calda o anche fredda ti frugasse nella pancia rimestando ansie vissute senza cuore. In silenzio. Ăˆ in lacrime. Come uno sguardo a chi ami o a chi odi (tanto è uguale) dove sei attento a non togliere la maschera a nessuno, anzi, ne tiri su una anche tu. Ho la bocca chiusa dalle mie stesse parole sporche, mentre la lingua, puttana, scivola sulla pelle rubando secondi ai sogni. Fotopoesie di Massimiliano Tuveri

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PRENDILA Ăˆ quel sapore che sa di metallo, come di una frustata che riposa tra le corde vocali e che lenta si arrampica sulla lingua. Riecheggia negli occhi un profondo che spaventa, nero, Se cerchi il profumo della vita non ti accorgi che è giĂ finita. Tu prendila senza aspettare.

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INVERNI SULLA FACCIA Quel sogno tutto racchiuso fra colori mai disegnati, sui gialli, quei cammini, fatti di silenzi con cui riempi i polmoni, e continuamente inverni a sbatterti in faccia, sulla pelle mi manca un attimo d'estate e tutto questo vociare che mi fa piangere.

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TRAMONTI SULL'ANIMA ".............Quando negli Stati Uniti è mezzogiorno tutto il mondo sa che il sole tramonta sulla Francia. Basterebbe poter andare in Francia in un minuto per assistere al tramonto. Sfortunatamente la Francia e troppo lontana. Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo e potevi guardare il crepuscolo tutte le volte che lo volevi… "Un giorno hovisto il sole tramontare quarantatré volte!" E hai aggiunto: "Sai.. quando si e molto tristi si amano i tramonti…" "Il giorno delle quarantatré volte, chiesi, eri tanto triste?" Ma il piccolo principe non rispose........." Io un giorno ho visto tramontare il sole 50 volte e tu, l'hai mai spostata la seggiola?

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TUTTI I SECOLI DELLA VITA Guardami, attaccato a nastro sugli occhi ogni sguardo mi toglie un po' di bianco dalle labbra. Silenzioso. Il tempo gratta sulla porta delle tue ansie, moltiplica. E ferma l’attimo mentre compari nelle mie pupille, un baratro, finché l’aria mi trapassa come fantasma. Ed io ti posseggo. Da dentro. Per tutti i secoli della tua vita.

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SOSPESA Ăˆ notevole e resta la luce sulla tua pelle, che la luna marca a fuoco come a circondarti le membra, segnarle di mio. Resta appena il dolore di uno sguardo, mentre, silenziosa osservi la tua ombra danzare per quei desideri che non ti sei mai raccontata. Sospesa tra flutti vaniglia.

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CIELO DI CARTA È il mio respiro a scandire i tempi con cui cadono, da questo cielo di carta, le stelle. L’aria calda sostiene aquiloni di sospiri, mentre un urlo che non nascerà mai ti riempie le viscere. Grida. E ridi. Come un circo senza pagliacci.

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LA MELA Gocce di un rumore che sgualcisce i timpani come le albe fanno coi prati, ammiccanti e gialli, quasi sincopati quegli occhi dopo il peccato. Arrestati nel costato, quei respiri abissali conservati a ritroso dal tempo, armeggiano sulle lingue ad ogni parola che minaccia il paradiso. Si, minaccia il paradiso e la mela tra le gambe.

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ROSSO BAGNATO Prego nel tremore di un emozione che uccide, mentre stride la gola, urlo di una lingua che brucia su quell'epidermide colore rosso bagnato. Tua, un liquido denso pervade. Scivola, mentre il mio ballare è un placido muoversi, lascio impronte di un corpo solo, sopra, percepito.

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DESOLAZIONE Nella desolazione che vedo intorno è strana questa sensazione che ho sulle labbra e non so bene dove leccare per vivere. Particelle come di piombo sulla mia bocca e il vederti che mi stupra gli occhi. Verde. Eternamente. Come il rosso di un qualsiasi tramonto.

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ROSA-ROSAE Ricordo una lama di saliva sulle labbra, languida che non so più respirare ne raccontare di farlo. O, nel caso, come. E perché. Una nudità che preme con le mani, dall'interno, ingoiando senza ritegno gli sguardi rossi di un diavolo, affinché, ti porga, nel profondo, una rosa. O forse tante.

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DIPINGERE Io che ti bramo tra queste urla bianche, silenziose, nel peccato che spinge la mia bocca a respirarti giacere con le carni e volare nei tuoi occhi folle pervaso dalla luna fino a dipingerti un inferno attorno O un paradiso.

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NINNANANNA Nella testa scorre lenta, come un immagine girata a scatti che a notte tarda pone rimedio, forse, con una voce o con una mano. Ăˆ questo circondare, riempire, coprire corpi che non è mai abbastanza e sbattendo[li] tento di pregare anime con un soldo d'argento in fronte, in una ninnananna che non vorrei mai.

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35 SETTEMBRE E mi ricordo di un 35 di settembre stampato sulla pelle, la violenza di quell'aria e la lacrima acidula. Hai preferito morire e disperdere i resti. Alla bufera. Mentre mille porte di vetro rinchiudono i miei desideri senza pozzo.

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A PIEDI SCALZI. Straniante questo tempo liquido, dove un piego di labbra ti soffoca il riempirai dei polmoni e sparge un seme su una pezza di terra polverosa. A piedi scalzi. Ti aggiri negli spettacoli delle mie ombre, spostando luci e sipari. Sul palco. E il tremore prosegue.

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VANITÀ I vanitosi non sentono altro che le lodi. "Mi ammiri molto, veramente?" domando al piccolo principe. "Che cosa vuol dire ammirare?" "Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l’uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente di tutto il pianeta". "Ma tu sei solo sul tuo pianeta!" "Fammi questo piacere. Ammirami lo stesso!" "Ti ammiro", disse il piccolo principe, alzando un poco le spalle, "ma tu che te ne fai?" E il piccolo principe se ne andò. Decisamente i grandi sono ben bizzarri, diceva con semplicità a se stesso, durante il suo viaggio. E secondo te, cosa vuol dire veramente ammirare?

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UMOR VITREO Ombre gettate negli occhi di un sognatore, Estranee, tra onde color latte rappreso di un umor vitreo che ha visto tutto quello che c'era ed una movenza lenta di chi balla. Chiuso dentro. E una rosa attorcigliata perdonante.

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ARIA SPORCA Tremano le vene intrise di aria sporca, residui dell'abbattere di muri fatti d'acqua e sale. Alzo la voce, con me stesso, e una parola mi scola tra denti fintanto che ne soffoco il battere. Dicono sia peccato.

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LA NEBBIA DISSIMULA L’aria, come una spina sulla faccia, sbianca, impallidisce, probabilmente in viso. E restano gli occhi ad imbrattare ciò che la nebbia dissimula, Io, abito le parti oscure dell'ingrata. Dietro verdi fuori fuoco. Un anima che grida, è come un graffio rimarginato, cicatrizza e scompare. Forse.

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DECENZA Ti aspetto dietro l’angolo della decenza, dove si da un nome anche ad un ombra, raschiandosi da dosso i cieli. Ansimo, cosparso da questa sabbia di bisogni, avaro, ho un pensiero che si fa spazio, quindi, apri le gambe come un fiore.

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DUE ESISTENZE E poi il tuo respiro si è fermato nella mano, tra la linea della vita e quella dove il sangue scorre. Cammino come se avessi due esistenze e un sano odio nelle cornee. Corpo salato, piÚ o meno. Sospinto a forza da polmoni in affitto.

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VESTE BLU Ho parlato senza voce, tenendoti le mani con la lingua e la fame rossa dentro gli occhi, ho ingoiato la tua aria, affinchĂŠ i polmoni non gridassero, inadeguati, assoluti, una veste blu per la mia memoria. Quegli attimi. Lunghi secoli.

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GIRO DI DANZA Chiudo gli occhi come in un giro di danza e nella mia bocca, rosso, ti tengo per la lingua, maledetta. Tu. Invoco un verbo che s’infiltri fra le dita, dentro, come il vento, mentre il tormento mi percorre il braccio sinistro e corre, Il sinistro e corre, nudo, senz'aria.

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DUE DITA DI VOCE Bocca che brucia, arde, infiamma, dalla mia lingua dentro. Petali di rosa. Sopra. Ed esaudendo, accosto due dita di voce nel tuo corpo. Attendo. Ti aspetto dietro l’angolo della pelle e guardo, lontano, dove un pensiero che ho di te si fa bianco, mi apre le labbra e dispensa i suoi regali. E cosÏ ogni giorno.

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PIOGGIA CHE BAGNA Parole che arrivano, graffiano e si fanno umide, come il destino, la mia voglia profonda di pioggia che bagna, Bagna. E bagna. Nella follia che gira l’inferno. Forte.

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ADDOSSO COME NUVOLE Ti cammino, liscia, a passi distesi, tanto, fra rovine di lune passate, nel vento che taglia parole fin sotto le cornee. A morsicarmi le labbra, fra colpi di carne, sopra o sotto ma addosso come nuvole, ora, come riflessa dagli occhi, scompari.

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RESPIRANTE E si fonde nell'occhio il ricordo delle lenzuola sistemate ai piedi dell'anima, che affranca, lussuria tatuata sul ventre tu respirante di me allunghi le gambe nel fondo di un verbo che non sia gridare. E quindi sciogli in un fiume umori di te.

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ALL'ALBA Questo andirivieni di parole in cerca di sinapsi si fa liquido, in attesa, entrante come il deglutire, un insieme di non-silenzi che scende, piano, come avesse i polpastrelli, con unghie a cui appendere un epidermide oppure pelle arsa dal sale cristallizzato di un umore. Rimasto dopo la notte.

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NEL PROFONDO Cerco senza trovarlo, nell'aria, un briciolo di peccato, ho bisogno di tremare, di permettere al tuo respiro di leccarmi, mentre scende nei polmoni. Nel profondo. Ossigeno che non scorre, denso e tutto intorno è perdersi, dolcemente, come al mercato di domenica.

Fotopoesie di Massimiliano Tuveri

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UN SOSPIRO TRA I DENTI Certi rumori hanno il suono del silenzio, come un fiore che apre le gambe, tremante, sui petali, adagio, mescolando nettare al nettare. Sale dalle mie labbra questo ti prometto, vivo divorando a piccoli morsi le mie parole, maledicendomi, mentre, la notte come il giorno, Tu, cammini nel mio bosco con un sospiro tra i denti.

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SEDUTO SUI POLMONI. Trovo sensato che uno sguardo affilato come una lingua, possa sedersi sui polmoni, costringerli a segnarne i passi, I suoi, e fra un respiro ed un altro, accompagnato dal frugare di una mano, ti immergi come una cosa segreta in queste lacrime che puliscono

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ALL'ALBERO MAESTRO E provi a far navigare le parole nei tuoi umori, in un mare di discorsi da ricominciare o mai cominciati o finiti prima di cominciare, mi faccio lussuria che si sbatte nel ventre di chi mi ascolta e prego, all'altare di chi non sa guardare. Onda dopo onda, tenuto all'albero maestro per non volare

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INSAPORIRE PETALI Cammini tra quei fiori traballanti, sotto quintali di sole, con la lingua ad insaporire petali che le labbra dischiude. Acqua ed aria nei polmoni. Miei e miei ancora. Vieni, e da qui ti porterò a danzare, ripiegata nei miei occhi, fra parole lacere e sensazioni di gola.

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ROSSO Respirare nel ricordo di un’apnea fiutando la direzione dei respiri, accennando passi e compromessi di colore ROSSO[come tempesta], per riuscire a dormire, per riuscire a sognare, ti raggomitoli sulla mia mano nuda, in mostra, riversata sulle dita e la pelle in cerca di uno sguardo arretrato.

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ACCENDERE STELLE Il quinto pianeta era molto strano. Vi era appena il posto per sistemare un lampione e l’uomo che l’accendeva. Il piccolo principe non riusciva a spiegarsi a che potessero servire, spersi nel cielo, su di un pianeta senza case, senza abitanti, un lampione e il lampionaio. Eppure si disse: "Forse quest’uomo è veramente assurdo. Però è meno assurdo del re, del vanitoso, dell’uomo d’affari e dell’ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Quando accende il suo lampione, è come se facesse nascere una stella in più, o un fiore. Quando le spegne addormenta il fiore o la stella. È una bellissima occupazione, ed è veramente utile, perché è bella". Tu invece? Tu hai mai acceso un lampione come fosse una stella?

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SBOCCIARE Sbocciato dove ogni liquido è sfinito, traboccante anidride carbonica, pazzo, io, quando armeggio fra le cosce rosa sporco e trasformo gli sguardi in vertigini, mi scoppia di piangere felice, nascosto dalla vista asmatica di chi non sa urlare, strano, e bagni di saliva la mia vita.

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Š Full Frame – All in your head


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