Architecture Portfolio Daniela Gorini
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Università IUAV di Venezia corso di laurea triennale in Scienze dell’Architettura (L-17) Daniela Gorini matricola 276061
Note Legali Autorizzo il trattamento dei miei dati personali in base all’art. 13 del D.Lgs. 196/2003 2
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Daniela Gorini portfolio di laurea
selected works 2012/2015
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introduzione L’idea alla base di questo lavoro è il ruolo che ogni corso ha svolto. Ogni esperienza ha avuto un grande valore formativo, sia stato esso a livello teorico piuttosto che pratico. L’aspetto fondamentale che lega ogni parte insieme, è l’estrema importanza della collaborazione tra i corsi che hanno contribuito a formare la mente e i corsi che hanno rappresentato l’esito di tale formazione, esito che nel corso del triennio si è evoluto portando risultati di volta in volta differenti. L’uno senza l’altro perderebbero di valore. Quando ho cominciato a mettere insieme i vari frammenti che componevano la mia esperienza accademica, ho pensato molto a quale sarebbe stato il sistema migliore per presentarli. Sono poi giunta alla conclusione che la maniera più corretta sarebbe stata quella di ripercorrerli in ordine cronologico, proprio perchè ogni frammento è stato a suo modo importante per la mia crescita formativa. Non ci sarà dunque una precisa classificazione o suddivisione, i progetti verranno presentati in successione, uno dopo l’altro, in quanto prodotto di un percorso unico, un continuum di temi e pensieri che hanno dato forma al mio modo di vedere l’architettura.
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p. 08-11
About me
p. 12-19
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Palazzo Grassi p. 52-65
05
Padiglione russo p. 108-115
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Unexpected
p. 20-31
02
Atelier d’artista p. 66-87
06
Housingbythelake p. 116-143
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Barriera Trento
p. 32-43
03
An industrial tale p. 88-101
07
10K p. 144-177
p. 44-51
04
ViaggioaMarsiglia p. 102-107
08
Salk Institute
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In_fra_strutture
p. 178-197
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Habitat futuribile
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Daniela Gorini informazioni personali Nata a:
gorini.daniela.87@gmail.com
Alessandria 29/11/1987
Nazionalità:
+39 335 1367503
Italian
Vive a:
LinkedIn: Daniela Gorini
Alessandria
istruzione Diploma di maturità
Istituto Europeo di Design
Università IUAV di Venezia
2001 - 2006 Maturità scientifica voto 70/100
2007 - 2010 “Diploma di Interior Design” voto 100/100
2012 - 2015 media ponderata degli esami 28,6/30
esperienze lavorative BiLoft design studio
F&F design studio
3ndy studio
Torino Luglio/Settembre 2009 Tirocinio
Torino Novembre/Decembre 2011 Interior Designer
Vigonovo (Venezia) Agosto/Settembre 2014 Tirocinio
conoscenze linguistiche
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Italiano
inglese
madrelingua
livello B2 (Trinity college certificate)
international workshop Estudio Barozzi/Veiga
Sebastian Irarrazaval arquitectos
Estudio Barozzi/Veiga
International Design Worshop 2013 arch. Fabrizio Barozzi
International Design Worshop 2014 arch. Sebastian Irarrazaval
International Design Worshop 2014 arch. Alberto Veiga
MGP - arquiectura y urbanismo International Design Worshop 2015 arch. Felipe Gonzàlez-Pacheco
conoscenze informatiche
Microsoft
Mac OS
Photoshop
Illustrator
Indesign
Autocad
Rhinoceros
3d Studio
Cinema 4d
Archicad
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Percorso Universitario timeline scienze dell’architettura
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a.a. 2012/2013
a.a. 2013/2014
a.a. 2014/2015
Lingua inglese (attestato B2)
Rappresentazione e rilievo dell’architettura (G. D’Acunto)
Workshop autunnale * (Estudio Barozzi Veiga)
Laboratorio integrato 2 (F. Pittaluga - M. De Poli)
Restauro (E. Danzi)
Viaggio studio a Marsiglia * (M. Bonaiti)
Laboratorio integrato 3 (M. Vanore - S. Nocera)
Fisica tecnica e tecnica del controllo ambientale (L. Schibuola)
Progettazione urbanistica (S. Munarin)
Valutazione estimativa del progetto (A. Faggiani)
Workshop 2015 (F. G. Pacheco)
Trasporti urbani e metropolitani* (S. Nocera)
Storia dell’architettura contemporanea (M. Bonaiti)
Analisi matematica e geometria (R. Manfrin) Laboratorio integrato 1 (A. Dal Fabbro - V. Tatano - A. De Masi) Disegno digitale * (M. Galluzzo) Meccanica strutturale (A. Saetta) Storia dell’architettura (M. T. Sambin) Storia della città e del territorio (M. Scimemi) Workshop 2013 (Estudio Barozzi Veiga)
Architettura del paesaggio (M. De Poli) Workshop 2014 (S. Irarrazaval) Tirocinio (3ndy studio)
* Esami a libera scelta - tipologia D
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01. PALAZZO GRASSI Venezia Elementi geometrici della rappresentazione arch. Alessandro De Masi
a.a.
2013
2014
2015
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il disegno rappresenta lo strumento indispensabile per la comunicazione delle idee e la configurazione dello spazio architettonico... La conoscenza dei metodi e dei sistemi di rappresentazione dello spazio è di primaria importanza nello studio, nell’analisi e nella progettazione dell’architettura. La varietà dei sistemi di rappresentazione trova una ragione d’essere nella storicizzazione del loro nascere e del loro sviluppo. Il corso prevedeva l’insegnamento dei principi fondativi delle proiezioni parallele e centrali nel loro sviluppo storico ed applicati alla rappresentazione di opere di architettura moderna. Il programma mi ha fornito gli strumenti per conoscere ed utilizzare i metodi di rappresentazione più opportuni ai fini di un’adeguata descrizione delle forme architettoniche e dello spazio in generale. Come primo approccio alla tecnica, il corso si è articolato attraverso il disegno a vista e il disegno tecnico per lo studio di un edificio. Il tema d’anno prevedeva il disegno di un edificio storico di Venezia. Palazzo Grassi è un edificio civile veneziano affacciato sul Canal Grande che sorge su un lotto trapezoidale e la particolare forma del luogo di costruzione ha consentito all’edificio di dotarsi di un’ampia facciata sul canale. Le piante, i prospetti e le sezioni sono state restituite attraverso basilari tecniche di rilievo geometrico con un disegno a mano in scala 1:25. Si tratta di un disegno tecnico che si confronta costantemente con la realtà dello spazio esistente e che utilizza metodi di rappresentazione in proiezioni ortogonali, prospettiche e assonometriche.
fotografie di produzione personale
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IN QUESTA PAGINA prospetto principale e profili verticale ed orizzontale NELLA PAGINA ACCANTO prospetto laterale e profili verticale ed orizzontale
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IN QUESTA PAGINA porzione di pianta e dettaglio della finestra NELLA PAGINA ACCANTO spaccato assonometrico
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spaccato assonometrico
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02. ATELIER D’ARTISTA Porto Marghera, Venezia Laboratorio integrato 1 arch. Armando Dal Fabbro arch. Valeria Tatano
a.a.
2013
2014
2015
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“ Che cosa deve fare l’architetto moderno? deve costruire delle case nelle quali tutti quei mobili che non si possono muovere scompaiono delle pareti”. Adolf Loos
La prima esperienza progettuale del triennio ha permesso di affrontare diversi temi, come il rapporto con le preesistenze di rovine industriali, gli spazi dell’abitare come spazi minimi, temporanei ed efficenti. L’intervento architettonico tratta l’elaborazione di alcuni prototipi abitativi residenziali in ambiti urbani lagunari, come il caso del sistema su palafitte della laguna veneziana, rifugi, residenze temporanee, case atelier, ovvero piccoli alloggi in legno, costruiti su palafitte. Le costruzioni si posizionano al di sopra di un carroponte dismesso, nelle aree non più utilizzate della prima zona industriale di Venezia - Marghera. L’ aggregazione in orizzontale degli alloggi, come configurazione tipologica di edificio in linea, va a costituire nuovi ambiti urbani.
0
5
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A FIANCO planivolumetrico e prospetto dell’aggregazione SOPRA inquadramento generale
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pianta dell’attacco a terra
pianta del primo piano
LEGENDA area comune 1 deposito 2 accesso al vano scala 3 ingresso 4 atelier 5 bagno 6 camera oscura 7
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sezione C-C’
sezione B-B’
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2
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pianta del secondo piano
pianta del tetto terrazza
LEGENDA angolo cottura 1 soggiorno 2 bagno principale 3 camera da letto 4 mezzanino 5 terrazza 6
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prospetto Nord-Est
prospetto Sud-Est
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IN QUESTA PAGINA sezione cielo terra NELLA PAGINA ACCANTO esploso assonometrico
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I modelli abitativi utilizzano un sistema costruttivo a x-lam, un sistema a secco composto da strati sovrapposti e incrociati di pannelli in legno lamellare. La struttura perimetrale doveva avere misure date e ben precise: un modulo base di 3.75 x 3.75 x 3.75 m di 15 m di lunghezza, che poteva espandersi di 1/3 di modulo per eventuali variazioni spaziali. L’edificio è composto da tre livelli: l’ampio spazio dedicato all’atelier al primo livello (con servizi e spazi per depositi), gli spazi privati (quali cucina, servizi e soggiorno/cucina) al secondo livello e infine un’ampia terrazza all’ultimo livello.
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LEGENDA copertura piana praticabile 1 doppia griglia metallica per la raccolta e scolo dell’acqua pavimentazione_listoni in legno teak trattati (20 mm) supporto per pavimentazione galleggiante (piedini) impermeabilizzante_membrana bituminosa (4 mm) isolante in pendenza (>1%)_ pannello OSB isolante ad alta densità _fibra di legno (60 mm) barriera al vapore (3 mm) solaio in X-lam a 5 strati (200 mm) supporto per cartongesso_ profili in legno controsoffitto interno in cartongesso (12.5 mm)
1
chiusura esterna verticale_trasparente 2 architrave in legno lamellare sistema oscurante scorrevole in legno davanzale in acciaio inossidabile con EPS (26/30 mm) infisso esterno verticale in legno con vetro camera
2 4
3
chiusura esterna verticale_opaca 3 rivestimento esterno in abete_listoni (19 mm) isolante termico a cappotto_lana di roccia (70 mm) tamponamento esterno_ pannello OSB(20 mm) tealio in legno lamellare (280x80 mm) coibentazione termo acustica_lana di vetro (50 mm) tamponamento interno_ pannello OSB (20 mm) pannelli in cartongesso con telaio in legno (12.5 mm) solaio interpiano 4 pavimentazione interna_tavolato lisciato in opera (25 mm) materassino anticalpestio (5 mm) tavolati incrociati in legno (50 mm) trave in legno lamellare (200x200 mm) intercapedine isolante_lana di roccia (50 mm) supporto per cartongesso_profili in legno controsoffitto interno in cartongesso (12.5 mm) solaio piano primo 5 pavimentazione interna_tavolato lisciato in opera (25 mm) materassino anticalpestio (5 mm) tavolati incrociati in legno (50 mm) trave in legno lamellare (200x200 mm) intercapedine isolante_lana di roccia (50 mm) supporto cartongesso_profili in acciaio zincato rivestimento esterno_cartongesso da esterno (12.5 mm)
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struttura di attacco a terra 6 platea di fondazione esistente_cemento (30 mm) doppia rete elettrosaldata in acciaio inox (8 mm) staffa a bicchiere in acciaio setto portante in legno lamellare (280 mm) aquapanel outdoor_lastra in cemento rinforzato (22.5 mm)
0 6
0,2
IN QUESTA PAGINA sezione strutturale NELLA PAGINA ACCANTO piante della disposizione dei solai
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0,5
attacco a terra
primo piano
secondo piano
copertura
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03 AN INDUSTRIAL TALE Porto Marghera, Venezia W. A. Ve 2013 Estudio Barozzi Veiga arch. Fabrizio Barozzi
a.a.
2013
2014
2015
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LEGENDA educational 1 students residence 2 offices and facilities 3 workshops 4 learning center 5 hotel and residences 6 artist’s atelier 7 auditorium 8 library 9 ateliers and residences 10 exhibition pavilion 11 market 12 station 13 art exhibition space 14
Estudio Barozzi/Veiga Il workshop aveva lo scopo di pensare all’urbano, di pensare a come dar forma ad un frammento di città in un contesto industriale. Il progetto deriva dall’idea di svelare una nuova possibile citè industrielle contemporanea, una città post industriale fatta di spazi di relazione, di trasformazioni dell’esistente e di nuovi manufatti, con il comune scopo di conservare ed enfatizzare il carattere industriale del luogo. Abbiamo lavorato in un contesto stratificato in maniera consapevole ma libera, modificando, ampliando, densificando o replicando le preesistenze. Il punto di partenza è Porto Marghera e la sua vocazione storica come centro di produzione. Oggi Porto Marghera testimonia l’abbandono e si trova in un periodo di transizione, in bilico tra il degrado e l’inizio di piccole nuove diffusioni. Questo contesto consente quindi di immaginare diversi scenari futuri, e lo scenario urbano progettato durante il workshop cresce sul bordo del Canale industriale Nord ed in esso le preesistenze cercano di fondersi con i nuovi oggetti architettonici creando una vera e propria stratificazione consapevole. Il progetto ha lo scopo di trasformare queste grandi e silenzione presenze in nuovi centri della vita collettiva dando vita ad una sorta di città-costellazione.
fotografie di produzione personale
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Il masterplan si organizza attorno ad un grande spazio vuoto centrale, un parco, in cui la densificazione è concentrata sul suo perimetro, attraverso l’inserimento di una serie di funzioni diverse e complementari. Sono state indentificate 14 aree di lavoro, sulle quali ogni gruppo ha progettato un oggetto architettonico che doveva, in qualche modo, dialogare perfettamente con tutti gli altri. L’hotel è stato pensato come un edificio-torre, che diventasse quasi un nuovo landmark nella nuova città industriale. L’edificio è sorto su un lotto privo di preesistenze ma è riuscito in ogni caso a dialogare perfettamente con gli edifici adiacenti e con il contesto. Il programma funzionale prevedeva l’inserimento di camere d’albergo e residenze, a quest’ultime sono state dedicate due delle tre ali dell’edificio.
IN QUESTA PAGINA fotomontaggio SOPRA inquadramenti generali
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pianta piano terra
pianta piano primo
pianta piano tipo
0
5
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modello _ vista d’insieme
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IN QUESTA PAGINA assonometria NELLA PAGINA A FIANCO modello - scala 1:1500
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modello _ vista d’insieme
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04 VIAGGIO A MARSIGLIA Roquebrune - Marsiglia Viaggio studio 2013 arch. Maria Bonaiti
a.a.
2013
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“A un uomo in vacanza non serve molto più di un letto, servizi, un tetto e la vista del sole che risplende sul mare” Le Corbusier
Il viaggio studio a Marsiglia ha avuto come tema principale il lavoro di Le Corbusier. È stato un momento di riflessione, di comprensione e di immersione in alcuni dei principali luoghi di progetto di questo grande maestro, da Le petite cabanon all’ Unité d’habitation. Le Corbusier conosce la magia di questo luogo pranzando a L’Etoile de Mer, una piccolissima trattoria con terrazza sul mare, e convince il suo amico Rebutado a lasciargli in uso una piccola parte della casa. Il rifugio per le vacanze, nella sua rusticità intenzionale,suggerisce l’immagine di una capanna primitiva. È composto da due costruzioni vicine, una in tronchi come abitazione e una in tavole come studio, situate a ridosso di una collina con vista mare. Il tetto è in linea con il livello superiore del terreno e la larghezza coincide con la larghezza della terrazza. Per l’abitazione elabora uno spazio di dimensioni 3,66 x 3,66 x 2,26 m, divisibile in 4 rettangoli uguali che limitano le diverse stanze, lasciando libero il centro. All’interno dell’abitazione solo oggetti incorporati alla costruzione come la libreria e il tavolo, i due letti, il lavello e il servizio. Alcuni elementi dell’arredo hanno una duplice funzione: il letto nasconde dei cassetti e uno sgabello girato serve da scala per il soffitto che funge da ripostiglio; il lavandino serve a separare gli ambienti. L’atelier: m 1,50 x 5, un tavolo e due casse da whisky come sedie.
fotografie di produzione personale
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L’unité d’habitation si erge nella periferia di Marsiglia. Si presenta come un grande edificio in linea, unico frammento rimasto di un piano urbanistico più grande. Ogni appartamento dispone di un soggiorno a doppia altezza con terrazza e una porzione passante di altezza inferiore, che si sviluppa fino ai balconi più piccoli sul lato opposto. L’accesso è garantito da corridoi che corrono lungo l’asse longitudinale e si affacciano sul piano inferiore di alcune unità abitative e su quello superiore di altre. Gli elementi di ogni cellula sono standardizzati, mentre le loro combinazioni variano. Le unità prodotte in serie sono infilate nel telaio strutturale dell’edificio. Il risultato estetico non è ripetitivo né ridondante; l’unità è mantenuta attraverso un’attenzione calibrata alle proporzioni, al ritmo e alla scala umana. I colossali pilotis definiscono uno spazio comune sotto l’edificio e creano una zona d’ombra. Il cemento grezzo a vista che mostra le impronte dei casseri viene paragonato alla pietra come materiale naturale. Il tetto a terrazza è reso riconoscibile da una serie di elementi scultorei: la palestra, l’asilo infantile e la particolare forma a ciminiera del volume tecnico per l’aerazione, una versione svuotata dei pilotis sottostanti. Questa terrazza , con la sua piscina e le sue strane forme scultoree in cemento, è messa in risonanza con i dirupi lontani e le isole rocciose “tagliate” dal parapetto. Il disegno complessivo è regolato dal Modulor.
fotografie di produzione personale
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Il viaggio si è rivelato essere anche un’occasione per visitare l’esposizione: Le Corbusier et la question du brutalisme. La mostra riunisce oltre 260 opere del maestro per raccontare la sua attività nel ventennio compreso tra il 1945 e 1965, periodo nel quale l’attività dell’architetto si dedica alla sintesi tra linguaggi espressivi diversi e l’architettura si contamina di tutte le altre arti. Esposte opere originali, tra disegni, schizzi, sculture, dipinti e modelli, provenienti per la maggior parte dai fondi della Fondazione Le Corbusier, e presentate in ordine tematico. La mostra è concepita in due sezioni, una prima dedicata alle origini del Brutalismo, attraverso un percorso di studi e sperimentazioni che portarono al progetto della Cité Radieuse; una seconda relativa ai temi del libro “Verso una architettura”, pubblicato da Le Corbusier nel 1923, che comprende disegni e i modelli in gesso o in legno di edifici famosi, come l’Unité d’Habitation, la Casa Errazuris, il Palazzo dell’Assemblea di Chandigarh, affiancati da sculture, dipinti, fogli di carta da parati di ispirazione cubista. La mostra è ospitata in una location che rappresenta uno dei luoghi della biografia di Le Corbusier: l’hangar J1, nel cuore del porto di Marsiglia, dal quale il maestro si imbarcò in più occasioni, verso l’Algeria o verso la Grecia o verso altre mete lontane. Il progetto di allestimento sfrutta sia il carattere industriale e sia l’aspetto brutalista.
fotografie di produzione personale
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05 PADIGLIONE RUSSO Biennale di Venezia Rappresentazione e rilievo dell’architettura arch. Giuseppe D’Acunto
a.a.
2013
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il rilievo è l’analisi critica di un edificio alla scoperta di come gli architetti usano proporzioni e citazioni... L’idea di un Esposizione internazionale artistica della città di Venezia viene concepita durante estemporanei convegni di un manipolo di artisti e cultori d’arte e nasce dalle esigenze di realizzare tre differenti obiettivi: aggiornare il gusto degli artisti veneziani, reinserire la città all’interno dei dibattiti culturali internazionali in corso e rilanciare le attività turistiche e commerciali. La prima delle Biennale si inaugura nel 1895 presso i giardini di Castello, parzialmente recintati e predisposti ristrutturando alcuni edifici esistenti, ben presto seguito dalla costruzione dei padiglioni stranieri. Sull’onda dei successi riscossi dalle prime edizioni della Biennale, inizia nel 1907 la promozione dei padiglioni stranieri. Il successo internazionale delle prime esposizioni comporta la necessità di ampliare gli spazi dedicati alle singole rappresentanze straniere. Inizia così la costruzione di una serie di padiglioni. Il primo progetto del Padiglione Russo è di Daniele Donghi presentato nel 1909. Il suo schizzo è stato concepito con l’utilizzo di forme semplici, perché, come dice Donghi, più consone a questo Padiglione. Il progetto di Donghi però viene accantonato in favore di quello di Šcusev, inaugurato il 29 aprile del 1914 alla presenza della granduchessa di Russia (Vladimir di Russia), anima di questa iniziativa.
fotografie di produzione personale
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la Biennale di Venezia, ASAC, fototeca
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1930
1914
Šcusev allinea tre ambienti (vestibolo, sala centrale, saletta) che compongono la pianta del Padiglione, innalza l’edificio su un basamento bugnato e pone sul fronte posteriore una terrazza continua. Sul fronte anteriore addossa una scalinata che conduce al vestibolo, attraverso una fastosa edicola di ingresso; il salone principale è privo di aperture verso l’esterno. L’involucro esterno è ripartito da semicolonne emergenti dalle pareti, coronato da una cornice binata e, infine, da una teoria di archetti in stile tardo bizantino. Colloca una copertura a quattro falde che si distacca dal filo di gronda accogliendo i lucernari; infine la saletta laterale è sormontata da una balconata ed è conclusa da pilastri angolari. Il padiglione viene chiuso allo scoppio della guerra del 1914, per essere riaperto nel 1920, richiuso nel 1932 e riaperto nel 1945.
la Biennale di Venezia, ASAC, fototeca
evoluzione dei prospetti
foto di Oleg Velikoretsky
2014
1968
Tali eventi comportano delle variazioni al prospetto principale, come l’eliminazione di una parte del bugnato al livello terra ed alcune modifiche forometriche. Sono stati colti molteplici aspetti riconducibili ad un rapporto tra il padiglione di Schusev e l’Architettura Russa tra ‘600 e ‘700, identificabili rispettivamente come periodi barocco e neoclassico; come gli elementi decorativi e strutturali. Il ritrovato senso patriottico ed il desiderio di riportare in auge le origini russe sono le ragioni di tali scelte architettoniche. Il padiglione presenta una singolare somiglianza con la stazione di Kazan’: motivo a piramide-lucernario ed il motivo a «torta nuziale».
foto di produzione personale
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dati fotocamera
calcolo distanza di presa
Canon 5D Mark II focale: 24-105 mm tempo: 1/60 secondo diaframma: f/4,7 ISO 1000
Lx : lx = D : fccd Lx: (n째 pixel x dettaglio)/1000 lx: dimensione pixel sensore a partire dal lato x D: distanza di presa fccd: lunghezza minima focale D = (Lx x fccd)/lx = (28,08 x 24)/36 = 18,72 m
prese fotografiche
eidotipo con i punti di presa
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il rilievo come analisi della genesi geometrica e degli spazi architettonici... Alla facciata principale del Padiglione della Russia, oggetto di raddrizzamento, è stato applicato il metodo analitico con l’utilizzo del software RDF. Questo processo consiste nel costruire una rete di punti da applicare sul fotopiano da raddrizzare. Si è proceduto con la costruzione di un sitema cartesiano X, Y. Sullo stesso piano si sono rilevati 10 punti di riferimento con un rilievo di misurazione (rilievo longimetrico). Sul disegno di un eidotipo, sono stati segnati i punti e le quote. L’origine del sistema cartesiano, per la parte centrale della facciata, corrisponde al basamento della prima semicolonna adiacente all’edicola d’ingresso (ad un’ altezza di 3,12 m dal piano di calpestio) i punti sono stati poi numerati. La stessa operazione è stata eseguita al lato destro della facciata e all’edicola, in quanto entrambi si trovano su piani diversi rispetto alla parte centrale del prospetto. La fotocamera digitale su cavalletto è stata posta ad una distanza di 18,72 m rispetto al piano della facciata e ad un’altezza di 1,85 m dal piano di calpestio. La distanza di presa è stata calcolata secondo una proporzione che tiene anche conto della dimensione dell’immagine e della scala alla quale si vuole ottenere il disegno. A conclusione di tutti questi procedimenti è stato possibile ottenere il fotopiano raddrizzato, alla scala desiderata. Le piante sono state invece rilevate mediante il metodo di rilievo diretto per trilaterazione.
prima del fotoraddrizzamento
dopo il fotoraddrizzamento
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fotoraddrizzamento
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IN QUESTA PAGINA eidotipi NELLA PAGINA ACCANTO restituzione del rilievo - metodo di Monge
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IN QUESTA PAGINA eidotipi NELLA PAGINA ACCANTO restituzione del rilievo - metodo di Monge
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06 HOUSING BY THE LAKE Sirmione, Brescia Laboratorio integrato 2 arch. Franca Pittaluga arch. Michela De Poli
a.a.
2013
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dall’antropico al naturale... un complesso residenziale sul lago per 350 abitanti... Progettare un complesso residenziale in grado di soddisfare le esigenze di un elevato numero di abitanti, in un contesto naturale come il lago, implica, al di là di questioni prettamente funzionali, una particolare attenzione alle relazioni e agli equilibri del luogo stesso; di questo parco che nel corso del tempo ha dato origine ad un ambito di protezione nei confronti del lago. Dal concept urbano al dettaglio costruttivo di un solaio, questo è stato il percorso affrontato, e anche un’esperienza compiuta nelle possibili e diverse classi concettuali, per lo più richiamabili tramite gli opposti, quali ad esempio: unità ed insieme, costruito e natura, iterazione e flessibilità o, ancora, la rigidità della regola versus la flessibilità dell’adattamento, la libertà formale versus il condizionamento costruttivo. L’obiettivo è stato dunque il raggiungimento di una soluzione architettonica capace di vivere di opposti e di intrecciare relazioni. L’architetto non “inventa dal nulla”, anche là dove la mano dell’uomo non è presente in maniera invasiva: una laguna indistinta, mobile nei suoi riflessi lattei, larga nell’orizzonte lontano, è infatti anch’essa contesto. Questo diventa dunque imprescindibile e chiede pertanto di essere compreso e considerato, in modo speculativo e nel contempo imparziale.
fotografie di produzione personale
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“L’opera architettonica non è soltanto l’oggetto, ma anche quello che lo circonda e i vuoti, gli spazi” Oscar Niemeyer
Il progetto nasce dalla volontà di ridisegnare un nuovo parco urbano nel quale si inserisce il complesso residenziale che crea un nuovo bordo tra il parco e il lago. Crescendo in altezza dalla parte più naturale a nord verso la parte antropizzata a sud costituisce il legame tra uomo e natura. Questo nuovo bordo non è da considerarsi come un limite, esso infatti risulta permeabile e crea un dialogo con l’ambiente circostante. Obiettivo prioritario è garantire ai residenti un rapporto equilibrato tra la proiezione visiva verso il paesaggio e l’intimità. Questo equilibrio è consentito in primo luogo dal sistema di terrapieni, che crea in qualche modo privacy ma, allo stesso tempo, la disposizione degli appartamenti è tale da garantire un doppio affaccio; una completa apertura verso il paesaggio del lago da una parte e alla vista del parco urbano dall’altra.
dati di progetto numero abitanti insediati _ 350 numero abitanti per ogni tipologia 1/2 persone (45 mq) 2 persone (75 mq) 4 persone (98 mq) 5 persone (125 mq) totale mq realizzati _ 15.250 mq totale mc realizzati _ 41.000 mc
NELLA PAGINA ACCANTO masterplan di progetto - scala 1:2000
70
71
0
72
5
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attacco a terra
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appartamento Appartamentosuperiore superiore
appartamento inferiore Appartamento inferiore
1
Vano scala
2
6
Ingresso mq. 10
Camera da letto mq. 18
7
Loggia
3
Soggiorno mq. 23
4
Cucina mq. 6
5
Bagno mq. 7
7
Loggia
schema solai
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LEGENDA vano scala 1 ingresso (10 mq) 2 soggiorno (23 mq) 3 cucina (6 mq) 4 bagno (7 mq) 5 camera (18 mq) 6 loggia 7
modulo base
IN QUESTA PAGINA vista interna dal soggiorno NELLA PAGINA ACCANTO pianta e sezione dell’appartamento tipo - scala 1:100
75
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variazione nel modulo mezzo modulo variante per 1 persona (45 mq)
modulo e 1/2 variante per 4 persone (98 mq)
modulo doppio variante per 6 persone (135 mq)
IN QUESTA PAGINA piante delle tipologie di appartamenti NELLA PAGINA ACCANTO modello del modulo base - scala 1:50
Scala 1:100 0
2m
4m
N
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sistema di aggregazione
0
5
10
IN QUESTA PAGINA pianta di un piano tipo NELLA PAGINA ACCANTO modello - scala 1:500
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IN QUESTA PAGINA vista dal lago NELLA PAGINA ACCANTO modello - scala 1:500
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parcheggio auto parcheggio moto/bici parcheggio disabili dati progettuali area parcheggio 4.666 mq aerazione necessaria 186 mq aerazione fornita 195 mq l’areazione naturale è consentita da alcune griglie nascoste da panchine rialzate e dalla presenza di fori nei quali passano degli alberi 0
5
10
IN QUESTA PAGINA pianta del parcheggio al piano interrato SOTTO sezione generale - scala 1:500
+ 19.60 + 16.60 + 13.60 + 10.60 + 7.60
+ 3.50 + 0.00
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3
4
5
6
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IN QUESTA PAGINA sezione cielo terra - scala 1:50 NELLA PAGINA ACCANTO porzione di prospetto - scala 1:50
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dettagli costruttivi
LEGENDA 1 copertura piana non praticabile ghiaia drenante (100 mm) membrana impermeabilizzante (2 mm) isolante termico_ fibra di legno (100 mm) barriera al vapore (1 mm) massetto in pendenza in calcestruzzo alleggerito solaio a travetti prefabbricati a traliccio con fondello in laterizio (250 mm) intonaco civile a base di gesso (20 mm) 2 solaio interpiano pavimentazione_parquet in doghe di rovere (16 mm) materassino anticalpestio in polietilene espanso (2 mm) massetto in calcestruzzo con alloggiamento per tubi radianti (40 mm) isolante termico (30 mm) massetto alleggerito per alloggiamento di impianti solaio a travetti prefabbricati a traliccio con fondello in laterizio (250 mm) intonaco civile a base di gesso (20 mm) 3 chiusura esterna verticale trasparente infisso esterno in legno essenza rovere vetro camera con gas argon (4+20+4 mm) 4 parapetto parapetto in vetro laminato supporto per parapetto in acciaio inox 5 chiusura esterna verticale opaca (cantina) rivestimento esterno_lastre in gres porcellanato (15 mm) isolamento termico a cappotto (100 mm) blocchi forati di tamponamentoin laterizio (390x200x250 mm) isolante termico interno (50 mm) intonaco civile a base di gesso (10 mm) 6 pavimentazione esterna paviementazione esterna_listoni in legno ti tipo teak massetto (30 mm) vespaio drenante in ghiaia 7 chiusura esterna verticale opaca (controterra) intonaco di malta (10 mm) parete di contenimento in laterizio (80 mm) membrana impermeabilizzante vespaio drenante in ghiaia 8 solaio controterra pavimentazione carrabile (60 mm) massetto alleggerito (40 mm) soletta in cemento armato (200 mm) massetto di livellamento (50 mm)
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vista dal parco
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07. 10K Porto Marghera, Venezia W. A. Ve 2014 Sebastian Irarrazaval Arquitectos arch. Sebastian Irarrazaval
a.a.
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Sebastian Irarrazaval The world’s longest continuous building La rovina di Porto Marghera può essere vista sia come segno del fallimento economico che come l’annuncio di un nuovo inizio. L’esperimento di questo Workshop si colloca in quest’ultimo scenario ottimistico. Come parte di un piano incrementale per rinnovare la zona, abbiamo sfidato noi stessi nella progettazione di un edificio lungo 10 km. Perchè questa proposta? In primo luogo perchè i grandi problemi richiedono proposte ambiziose e secondo, affrontando un tema così complesso ci si possono porre molte domande interessanti. Per esempio: dovremmo progettarlo come un elemento infrastrutturale o piuttosto come una porzione di paesaggio? In che misura tale edificio ciclopico può funzionare come un ingombro che scatena un ulteriore sviluppo di Porto Marghera? Anche in termini di utilizzo ci possiamo porre altrettante sfide: come possiamo inserire molti contenuti in modo tale che esso proponga un’intensa vita urbana e una nuova vita produttiva? Ad esempio, possiamo oggi pensare ad un edificio che ospiti sia abitazioni che usi industriali? fotografie di produzione personale
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Il masterplan di progetto nasce dalla sovrapposizione di due sistemi: quello definito dalla conformazione urbanistica di Porto Marghera a cui viene sovrapposto il circuito di 10 km rappresentato dalla linea dei vaporetti della città di Venezia in forma astratta. L’idea è quella di ricostruire il percorso prendendo come riferimento le due arterie principali della città (se non gli unici che possono essere definiti canali a Venezia): il Canal Grande e il Canale della Giudecca.
fotografie di produzione personale
La struttura dell’ex Sava Alumix è stata condizione di sviluppo dell’edificio. Si tratta di un fabbricato di cui oggi è rimasto solo lo scheletro definito da un porticato di pilastri in calcestruzzo a cui ne sono sovrapposti altri in acciaio. Questo doppio sistema strutturale diviene nel progetto occasione per definire due differenti spazi che corrispondono a differenti funzioni: al piano inferiore l’industria, e sopra la residenza. I due sistemi dialogano tra loro attraverso un sistema di percorsi, passerelle e ponti che danno vita al flusso di circolazione per le merci, e di distribuzione per gli spazi pubblici, i laboratori e le singole residenze. L’adattamento della struttura al progetto ha un chiaro obbiettivo: riproporre in facciata lo skyline astratto delle Alpi.
NELLA PAGINA ACCANTO poster - concept di progetto
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masterplan
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tipologie di produzione
sistema di percorsi
sistema di funzioni
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esploso assonometrico
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residenze - tipologia A
residenze - tipologia B
residenze - tipologia C
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sezione prospettica
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08. SALK INSTITUTE La Jolla, San Diego (CA) Storia dell’architettura contemporanea arch. Maria Bonaiti
a.a.
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“L’architettura è il gioco sapiente dei volumi assemblati sotto la luce” Le Corbusier
Il Salk Institute for Biological Studies è un progetto del 1959 di Louis Kahn per il suo committente Jonas Salk (scopritore del vaccino contro la Poliomelite), situato su un promontorio a San Diego con la vista sull’oceano. Il committente stilò delle direttive, ma lasciò praticamente carta bianca a Kahn, che di pari passo alla costruzione, continuò la conversazione con Salk; i due trovarono una perfetta sintonia sui metodi e sulla forma dell’edificio. Questo contribuì alla nascita di una stupenda costruzione, adatta allo scopo e voluta fortemente da entrambi. Il progetto è composto all’origine da tre parti: un’area residenziale, una meeting house e i laboratori (furono realizzati solamente quest’ultimi). I due blocchi dei laboratori dovevano essere inizialmente divisi da un giardino, ma poi si adottò la soluzione di una corte, una stanza a cielo aperto, grazie alla collaborazione con l’architetto messicano Luis Barragán. L’impianto dell’edificio è molto chiaro, le funzioni vengono separate: da una parte le torri dei laboratori (spazi serviti) e dall’altra le torri delle scale (spazi servienti). Le mura separano lo spazio, proteggono un vuoto, che è il vero e proprio protagonista di questo progetto. Gli studi sono a 45° per permettere di ricevere luce e avere un affaccio sull’Oceano.
fotografie di produzione personale
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Tutto il Salk è in cemento armato gettato in opera, l’unico rivestimento è costituito dagli elementi in Teak dei laboratori. Kahn ammira Le Corbusier e lo studia, in particolare i suoi progetti degli anni ’30, quando inizia ad usare il materiale sporco, naturale. Anche in questo progetto il materiale viene mostrato per quello che è, e le casseformi in legno sembrano essere un chiaro riferimento a quelle dell’unitè d’habitation di Marsiglia con una maggiore attenzione al dettaglio. Una forte attenzione viene data anche alla scelta del materiale, il calcestruzzo deve confrontarsi con il travertino, quindi Kahn studia per molto tempo la sua composizione per raggiungere quella perfetta caratteristica cromatica data dall’aggiunta della pozzolana. Un tema centrale è il rapporto tra materiale, la luce e lo spazio. La luce è il materiale più prezioso, con il quale l’architetto può lavorare. Una delle ragioni per qui Kahn ha voluto creare uno scarto tra la quota della corte e il livello dei laboratori è per creare dei pozzi di luci. L’antico è evocato prepotentemente nel progetto, un antico che aveva apprezzato nel secondo viaggio in Europa a partire negli anni ’50. Dare ritmo a quella corte centrale attorno alla quale si raccolgono gli ambienti di Salk era il modo per il maestro per confrontarsi con gli elementi essenziali della costruzione e rievocare gli elementi originali dell’architettura: il colonnato antico.
fotografie di produzione personale
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09. UNEXPECTED Santiago de Compostela Workshop autunnali 2014 Estudio Barozzi/Veiga arch. Alberto Veiga
a.a.
2013
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dare vita ad un luogo è più che completare, in modo semplice, un vuoto all’interno della trama urbana... Dare vita ad un luogo presuppone interpretare, scoprire e creare una nuova realtà, che, partendo dall’esistente, offra un futuro, che possa essere significativo e radicale per il luogo. L’obiettivo del workshop è stato quello di riflettere e scoprire queste nuove realtà, attraverso un progetto situato nel centro storico di Santiago di Compostela, in un contesto fortemente caratterizzato e che ha preso forma nel corso del tempo. Un contesto sensibile, a metà strada fra passato, presente e futuro e quindi la sfida è stata quella di trovare un’architettura radicata nel suo contesto ma allo stesso tempo con un significato proprio. Un’architettura, che alla fine deve essere capace di modificare o cambiare le cose, trasformandole e rivelando scenari insoliti ed inaspettati. L’area di progetto si trova su una delle tre colline che circondano la città storica. Un’area caratterizzata da un corso d’acqua che ha reso possibile la sua odierna configurazione come parco. Un’area verde che completa il limite diffuso della città e che agisce come area di relazione fra le distinte parti di città. Situata in uno degli estremi del parco vicino al Convento de Belvís, l’area di progetto si innalza al di sopra dell’insieme della città murata, e permette di stabilire un dialogo fra le rovine esistenti, la monumentalità architettonica del monastero e il complesso della città storica.
fotografie di Alberto Veiga
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Il programma funzionale prevedeva la progettazione di un piccolo edificio che possa ospitare un atelier e una zona espositiva, in cui giovani artisti lavorino ed espongano le proprie opere. Si tratta di un edificiolabortatorio, al quale si aggiunge un’area espositiva con accesso al pubblico. Prendendo coscienza della realtà di Santiago de Compostela si è cercato di stabilire un rapporto con le componenti ritenute rappresentative del contesto. Le variazioni di scala, la conformazione del terreno, le viste che aprono a nuovi ed inaspettati panorami, contribuiscono a creare l’atmosfera che avvolge questo luogo. Cercando di gestire con semplicità la complessività volumetrica del progetto, si è cercato di dare vita al luogo completando il vuoto della trama urbana, esplorando le potenzialità degli spazi attraverso la diversa percezione di luci, ombre e colori.
IN QUESTA PAGINA schema dell’evoluzione del progetto
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fotomontaggio
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pianta primo livello
pianta secondo livello
0
5
IN QUESTA PAGINA piante, prospetto e sezioni di progetto
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vista interna di un atelier
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10. BARRIERA TRENTO Padova Progetto di estauro arch. Edoardo Danzi
a.a.
2013
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“Che le mura non siano un mero relitto del passato ma piuttosto ciò che ha determinato il futuro assetto della città, fissandone la forma urbis” Associazione Comitato Mura di Padova
Le mura cinquecentesche di Padova si sono conservate quasi interamente nel loro perimetro (undici chilometri), ma il loro stato di conservazione ha subito le ingiurie del tempo e un progressivo abbandono. Il corso aveva lo scopo di farci avvicinare ad un progetto di restauro, attraverso l’analisi morfologica, stratigrafica e del degrado di una porzione delle mura di Padova ed un successivo progetto di intervento sul manto murario attraverso le fasi di pulitura/rimozione, consolidamento/ integrazione e protezione. Inoltre il progetto di restauro doveva essere integrato da un intervento più di tipo paesaggistico, per rivalorizzare l’area verde attorno alle mura e riconsegnarla all’uso quotidiano della popolazione. Nell’area Nord-Ovest, barriera Trento, si trovano i resti dell’unico cavaliere in muratura realizzato a Padova, in parte nascosti dalla vegetazione. Il cavaliere era una postazione di artiglieria elevata sopra il terrapieno delle cortine e situata al centro tra il torrione dell’Impossibile e il bastione Moro II, a protezione degli stessi e delle zone più deboli delle cortine difensive. In occasione dell’apertura della breccia, in corrispondenza di Via Beato Pellegrino, nel 1911 è stato demolito il cavaliere e il terrapieno, per fare posto alle case operaie. La sua posizione originaria è quindi possibile individuarla solo attraverso la planimetria disegnata da Giovanni Valle.
fotografie di produzione personale
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Il tema progettuale propone lo studio di un nuovo rapporto internoesterno delle mura in corrispondenza dei resti del cavaliere e del lotto libero all’esterno. L’idea per il recupero dell’area del cavaliere nasce dalla volontà di restituire alla città degli spazi aperti, riutilizzando e valorizzando le caratteristiche urbane e paesaggistiche esistenti e riscoprendo la memoria storica del luogo. Il progetto arricchirà una zona trascurata della città creando un dialogo tra storia e paesaggio. In particolar modo la volontà è quella di raccontare quella che è stata la stratificazione temporale del sito attraverso un percorso storico che renda il visitatore conscio e partecipe della storia del luogo.
IN QUESTA PAGINA inquadramento e fotopiano dell’area di progetto IN ALTO A SINISTRA concept di progetto
121
1509-1512
tracciato ipotetico delle mura carraresi
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1513-1526
torrione dell’impossibile
evoluzione del tratto murario
1527-1607
Moro I, Moro II e Cavaliere
1911
apertura della breccia e barriera daziaria
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1784
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2015
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percorsi segnati dai tiri dell’artiglieria
valorizzazione del cavaliere e del terrapieno mancante
connessione degli spazi aperti, dentro e fuori le mura
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LEGENDA ripristino dell’immagine del terrapieno 1 disegno sul suolo del cavaliere 2 lame che mettono in evidenza la breccia 3 percorso segnato dalla linea difensiva del tiro di fianco 4
4
3
1
2
0 5
25
IN QUESTA PAGINA planimetria generale SOTTO sezione A-A’ - scala 1:200
127
schema funzioni zona cavaliere
limite esterno (bordo in pietra d’istria)
area interna (riempimento in ciottoli di fiume)
schema funzioni lastre di corten simulazione (terrapieno mancante)
segno (breccia)
collegamento (disegno tiri d’artiglieria)
materiali utilizzati nel progetto lamiere in acciaio corten sp. 10 mm pietra d’istria sp. 30 mm listoni in legno di larice sp. 18 mm lciottoli di fiume sp. 60 mm
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NELLA PAGINA ACCANTO planimetria generale - scala 1:500 SOTTO sezione B-B’ - scala 1:200
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NELLA PAGINA ACCANTO vista dei resti del cavaliere SOTTO sezione C-C’ - scala 1:200
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NELLA PAGINA ACCANTO vista dei resti del cavaliere SOTTO prospetto Sud - scala 1:200
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NELLA PAGINA ACCANTO vista del lotto esterno alle mura SOTTO prospetto Nord - scala 1:200
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analisi morfologica
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legenda dell’analisi stratigrafica
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analisi stratigrafica schema sintetico delle fasi storiche - costruttive
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fenomeni fenomeni di di degrado degrado con con apporto apporto di di materiale materiale
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analisi del degrado fenomeni di degrado con perdita di materiale
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pulitura e rimozione
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soluzioni progettuali consolidamento ed integrazione
protezione
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11. IN_FRA_STRUTTURE Labaro, Roma Laboratorio integrato 3 arch. Margherita Vanore ing. Silvio Nocera
a.a.
2013
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“La forma della città contiene la città storica... Il sistema infrastrutturale diviene protagonista all’interno della forma della città...” Rem Koolhaas
La natura del luogo ha fin da subito manifestato una necessità di costruire nuove relazioni, attraverso le sue peculiarità date dal notevole salto di quota, l’ inserimento delle infrastrutture, la stratigrafia del territorio e l’ esclusione di questo nuovo insediamento rispetto al cuore della vicina città di Roma, definita appunto “città interrotta”. Gli elementi infrastrutturali, quali il GRA e il Viadotto del Giubileo, disegnano l’area in tutte le sue parti, andando a creare un sistema articolato su più livelli, adibiti e sfruttati in modi diversi, tutti aperti a possibili connessioni, sono configurazioni che influenzano il paesaggio e, come anche le ombre stesse, generano altre forme. Queste infrastrutture sono diventate autonome, si staccano dal suolo e definiscono nuove geometrie. E’ qui che si inserisce la nostra idea progettuale: una ricomposizione insediativa fondata sulle caratteristiche della geografia e del paesaggio come palinsesto portante di un rinnovato sistema urbano con la riappropriazione del fiume Tevere, attraverso un procedimento inclusivo. Dal fulcro del parco cittadino di Labaro, dove si insedierà la nuova cellula scolastica come nuovo nucleo comunitario, matrice del progetto complessivo, si genera il sistema urbano delle residenze, della piazza sul Tevere e della stazione, attraverso connessioni che seguono l’andamento del territorio.
fotografie di produzione personale
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dalla scuola alla città Se l’edificio scolastico si racchiude in sé, o meglio, raccoglie in sè l’identità cittadina, diventando il polo attrattore, il sistema residenziale continua la colonizzazione di quegli elementi volumetrici esistenti, che salendo si sgretolano in unità abitative immerse nella vegetazione, per poi aprire la propria vista al fiume Tevere, che trovandosi al di là dell’imponente infrastruttura del Viadotto, viene spesso dimenticato e nascosto alla vita quotidiana. Questa visione si concretizza grazie al sistema che collega direttamente la parte alta con la Linea Ferroviaria, attraverso un volume di nuovo impianto che si introduce nel preesistente. La stazione diventa “l’edificio di passaggio” che permette di vivere quegli spazi solo immaginabili e appena percepibili dalla zona residenziale, facendoli diventare veri e propri spazi sociali. Attraversando i portali dati dai reperti industriali si accede al parco lineare lungo il Tevere, attrezzato sotto al viadotto con la suddivisione di stanze tematiche che cercano di mettere in continua relazione lo spazio artificiale, creato quasi di risulta dalla costruzione dell’infrastruttura, con quello della natura fluviale. Data la zona di esondazione, non si vuole chiedere al fiume di stare fermo, ma si presuppone una permeabilità dello stesso recuperando la sua forza creatrice, la stessa che penetrando all’interno disegna nuovi spazi, come quelli ad esempio dello skatepark.
rapporto con il viadotto
spazi aperti e spazi continui
visuali ed orientamenti
0 10
50
IN QUESTA PAGINA concept di progetto NELLA PAGINA ACCANTO masterplan di progetto
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Labaro introversa Le grandi infrastrutture a servizio della cittĂ capitale avvolgono il quartiere di Labaro e lo escludono
congestione Nel tratto in uscita da Labato, sulla Flaminia, in direzione GRA; in quanto il 78% degli abitanti predilige il mezzo di trasporto pubblico
Labaro estroversa Riassetto della viabilitĂ urbana del quartiere attraverso un nuovo indirizzamento in uscita sul Viadotto del Giubileo del 2000 guadagno di tempo 10 min (240,930 h/anno) guadagno economico dei veicoli 2.897.160 â‚Ź
150
il complesso sistema di trasporti
IN QUESTA PAGINA grafo plurimodale dei trasporti SOTTO sezione territoriale
151
planimetria
pianta e sezione A-A’
vista
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nuovo raccordo con il viadotto del Giubileo
0 10
50
IN QUESTA PAGINA planimetria di progetto
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attacco a terra
scala 1:500
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modello _ vista d’insieme
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scuola come matrice del progetto La nuova scuola primaria di Labaro si configura come un nuovo isolato urbano che racchiude al suo interno il parco di Labaro e si rapporta con il contesto e con la morfologia del luogo grazie alla sua complessità volumetrica. Da essa si sviluppano delle fasce territoriali che dialogano con essa e creano un rapporto visivo con il contesto. È caratterizzata da una solida struttura in grado di contenere il terreno e racchiudere al suo interno una corte unitaria, uno spazio protetto dall’esterno e dalle infrastrutture. Si sviluppa su tre livelli disposti a quote diverse e che seguono la naturale conformazione del terreno. La scuola presenta due linguaggi diversi tra l’interno ed l’esterno della corte; all’interno il prospetto è configurato da un sistema di facciata continua scandito da un sistema vetrato intervallato da lamelle fisse in alluminio. Questa struttura risulta essere permeabile e consente di condurre la luce all’interno del sistema distributivo della scuola. All’esterno, invece, il prospetto si presenta più ermetico. Un solido basamento di calcestruzzo al piano terra tagliato da finestre cielo terra che risultano essere come fessure sulla solida struttura del basamento, e un sistema di brisesoleil di legno orientabili al piano superiore che filtrano la luce. Questo volume è inoltre caratterizzato da un cannocchiale che si estende a sbalzo verso Sud Est e consente la vista del tevere e del ponte diga di Castel Giubileo. Il volume della palestra chiude la corte della scuola a Nord e si configura come un volume autonomo più alto del resto della scuola. Il volume di copertura della palestra è staccato e sospeso da una struttura puntuale sui lati lunghi. Lo stacco permette di illuminare lo spazio interno e di relazionarlo con la corte interna privata della scuola e con il passaggio pubblico retrostante.
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rapporto con la morfologia del terreno
inclusione del parco di Labaro
attraversamenti
159
0 2
IN QUESTA PAGINA pianta piano terra prospetto Sud- Ovest sezione A-A’ LEGENDA segreteria 1 atrio d’ingresso 2 servizi igienici 3 presidenza 4 aula insegnanti 5 aula informatica 6 infermeria 7 locali tecnici 8
8 7
1 2
3 4 5
6
160
10
0 2
10
IN QUESTA PAGINA pianta piano primo 7
prospetto Sud- Est
7
sezione B-B’ LEGENDA aule 1 servizi igienici 2 laboratorio polivalente 3 mediateca 4 mensa 5 palestra 6 spogliatoi 7 magazzino 8
6
8
5
6
1
1
2 7 8 1
1 2
1 2 1
3
4
3
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0 2
IN QUESTA PAGINA pianta piano secondo prospetto Nord-Est sezione C-C’ LEGENDA aula interciclo 1 aule 2 servizi igienici 3 palestra 4
4
2
2
2 3
2
1
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10
modello della scuola
163
LEGENDA 1
+ 7,48 +7.84
2
copertura piana non praticabile 1 ghiaia drenante (40 mm) membrana di bitume polimero (4 mm) isolante termico_polistirene espanso (40 mm) doppio strato di isolante di polistirene in pendenza (60 mm) barriera al vapore_fogli dipolietilene (5 mm) soletta in calcestruzzo armato (300 mm) supporto cartongesso_profili in acciaio zincato controsoffitto interno in cartongesso (12,5 mm) solaio interpiano 2 pavimentazione in linoleum (5 mm) massetto di integrazione impiantistica in cls (80 mm) pannelli sagomati di polistirene per tubi radianti (30 mm) isolante anticalpestio (10 mm) strato portante in calcestruzzo armato (300 mm) supporto cartongesso_profili in acciaio zincato controsoffitto interno in cartongesso (12,5 mm)
3
4
+ 4,28 +4.28
chiusura esterna verticale trasparente 3 struttura_montanti e traversi in alluminio a bassa emissivitĂ vetrocamera esterna a tripla lastra (20 mm) intercapedine di gas Argon (15 mm) vetrocamera interna a tripla lastra (11 mm) sistema di oscuramento 4 lame in legno orientabili su pannelli di acciaio e strutturadi acciaio solaio controterra 5 pavimentazione in linoleum (5 mm) massetto di integrazione impiantistica in cls (80 mm) pannelli sagomati di polistirene per tubi radianti (30 mm) barriera al vapore isolante termico_pannelli di siferite (60 mm) manto di sicurezza_membrana bituminosa (4 mm) massetto armato (300 mm) magrone vespaio
6
chiusura esterna verticale opaca 6 rivestimento_cls fibrorinforzato per esterni (13 mm) isolante a cappotto (100 mm) blocchi forati di tamponamentoin laterizio (390x200x250 mm) intonaco interno (15 mm)
5
+ 0,00 +0.00
7
164
fondazioni 7 plinto in calcestruzzo armato guaina impermeabilizzante magrone
dettagli costruttivi
LEGENDA 1 copertura piana non praticabile ghiaia drenante (40 mm) membrana di bitume polimero (4 mm) isolante termico_polistirene espanso (40 mm) doppio strato di isolante di polistirene in pendenza (60 mm) barriera al vapore_fogli dipolietilene (5 mm) soletta in calcestruzzo armato (300 mm) supporto cartongesso_profili in acciaio zincato controsoffitto interno in cartongesso (12,5 mm) 2 chiusura esterna verticale opaca rivestimento_ listoni in legno di larice verticali (50 mm) parete in calcestruzzo armato (450 mm) sottostruttura verticale con isolamento interposto (140 mm) barriera al vapore sottostruttura orizzontale (50 mm) isolamento acustco_ lastre in Herakustic (35 mm)
1
2
3 chiusura esterna verticale trasparente struttura_montanti e traversi in alluminio a bassa emissività vetrocamera esterna a tripla lastra (20 mm) intercapedine di gas Argon (15 mm) vetrocamera interna a tripla lastra (11 mm) 4 solaio controterra betoncino flottante con strato finale (95 mm) fogli di polietilene (10 mm) isolamento con polistirolo estruso (80 mm) isolamento contro l’umidità (80 mm) soletta in calcestruzzo armato (450 mm) magrone di sottofondo (50 mm)
3
5 fondazioni plinto in calcestruzzo armato guaina impermeabilizzante magrone
4
+053,50 .3+
5
IN QUESTA PAGINA sezione strutturale della palestra - scala 1:50 NELLA PAGINA ACCANTO sezione strutturale della scuola - scala 1:50
165
166
vista della corte interna
167
Il carattere ed il posizionamento delle residenze di progetto vuole dare un forte legame con il contesto e una continuità rispetto al tessuto urbano esistente. Le residenze prendono posizione seguendo la morfologia e la topografia del territorio per non ostacolare la veduta del Ponte diga. Esse sono scavate nel terreno e si sviluppano su due livelli, una parte interrata nella quale si trovano garage, cantina, palestra, lavanderia e altri servizi ed un livello superiore nel quale si sviluppa l’intera unità abitativa caratterizzata da un’essenzialità formale che non penalizza però il comfort domestico. Si tratta di case a patio che dialogano con uno spazio aperto interno e con un affaccio sulla visuale del paesaggio circostante, dal fiume Tevere alla diga di Castel Giubileo. La scelta di conformazione della pianta, a forma di “L”, è data dalla volontà di separazione della zona giorno rispetto alla zona notte tramite un filtro composto da una fascia attrezzata di servizi. Gli spazi della zona giorno sono caratterizzati da ampie pareti vetrate rivolte verso uno spazio verde a patio, dove, nelle tipologie di dimensioni maggiori, c’è la presenza di una piscina. Al fine di voler far predominare questo senso di riservatezza per la zona notte è stato dedicato il lato affacciato al Tevere. L’accesso pedonale viene garantito da una serie di percorsi che conducono a delle zone di distribuzione le quali assumono un forte carattere dato dalla proiezione dello sguardo verso la vista sul paesaggio circostante.
168
E Z D I S E R
Le residenze si distendono lungo la sequenza territoriale successiva alla scuola, matrice d’origine del masterplan. Questa fascia territoriale è spezzata da un percorso urbano che collega la zona posta al di sopra del salto di quota di circa 30 mt, presente nell’area, con la parte bassa che si estende fino al Tevere.
E
N
residenze a patio che giocano con i dislivelli del suolo
rapporto con la morfologia del terreno
rapporto con gli spazi esterni
E I
S
T
O
R
A
N
T
rapporto con la morfologia del terreno
R
rapporto con i patii
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0 2
IN QUESTA PAGINA pianta piano interrato sezione A-A’/B-B’
6
5 1
3 2 4 2 4 1
3
6 5
1
3 2 4 2 1
3
170
4
4
4
sezione E-E’ LEGENDA garage 1 palestra 2 lavanderia 3 ripostiglio 4 piscina 5 vano tecnico 6
10
0 2
10
IN QUESTA PAGINA pianta piano terra residenze prospetto Sud-Est
7 4
3
sezione C-C’/D-D’ LEGENDA ingresso 1 soggiorno 2 cucina 3 patio 4 zona servizi 5 camera da letto 6 piscina 7
2 5 6 3 4
1 2
1
6
5 6 6 7 4
2 3 4
6
6
1 2
6
5
3
1
5 6 6
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stazione ferroviaria come riqualificazione urbana L’ edificio della stazione nasce dal recupero di un volume industriale preesistente interessante da riqualificare per la posizione strategica di connessione rispetto a gli altri interventi nell’ area. Il nuovo inserimento di un “foglio” di copertura, accompagnato da una struttura reticolare che attraversa il volume della stazione, va a definire un netto rapporto di intromissione nella struttura di partenza. La volontà di far vedere nella sua totalità la copertura voltata esistente all’esterno, dalla quota più alta dell’ area di progetto, rende la copertura già esistente il landmark fondamentale che segna la stazione. Essa viene accompagnata dal nuovo inserimento di copertura che dall’alto risulta scansionato in trama modulare dalle travi estradossate. Le travi reticolari sono disposte secondo la trama dei reperti presenti in loco che la stessa copertura va a proteggere. Gli stessi reperti risultano dei portali disposti orizzontalmente tra loro e vanno a disegnare il quarto prospetto della stazione in quanto invitano l’ entrata alla stessa da un percorso proveniente dalla zona ricreativa sotto il viadotto. Per questo ambito di riqualificazione urbana e ambientale si è inteso costituire uno spazio che rispondesse ad un insieme di sollecitazioni di vario genere. Da un lato, progettare le diverse stanze create dal disegno del viadotto, offrendo alla popolazione locale la possibilità di usufruire di spazi adibiti a diverse attività, quali ad esempio il teatro e lo skate park. Dall’altro lato, creare un elemento lineare che contribuisca a definire un collegamento tra la zona alta e la zona bassa di progetto trasformando l’area del viadotto in percorso pedonale attrezzato integrato con il verde.
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rapporto con la struttura esistente
inserimento sotto al viadotto
avvicinamneto al Tevere
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0 2
IN QUESTA PAGINA pianta piano terra prospetto Nord sezione C-C’ LEGENDA bar 1 blocco servizi 2 linea ferroviaria 3 parcheggio 4 reperti 5
1
3
2
4 5
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10
0 2
10
IN QUESTA PAGINA pianta piano primo prospetto Ovest sezione D-D’ LEGENDA bar 1 sala lettura /emeroteca 2 linea ferroviaria 3 parcheggio 4 percorso aereo 5 reperti 6
1
3
2
4 5
6
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copertura voltata preesistente tagli di luce nella copertura
fenditure generate dall’attravesamento di elementi orizzontali inserimento di una struttura reticolare
nuova chiusura orizzontale
corpo centrale funzionale
elemento per la gestione dei flussi verticali
muratura perimetrale
reperti industriali come quarto prospetto
IN QUESTA PAGINA esploso assonometrico della struttura della stazione NELLA PAGINA ACCANTO modello dell’insieme - scala 1:500
176
modello
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178
12. HABITAT FUTURIBILE Sandrigo, Vicenza Progettazione Urbanistica arch. Stefano Munarin
a.a.
2013
2014
2015
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Piano Casa L.R. 32/13 inteventi su edifici residenziali 95% quantità intevento medio 160 mc fonte Regione Veneto 2009/2014
Il caso del “Piano Casa” come strumento urbanistico, che permette varie possibilità di ampliamento degli edifici, sta diventando motivo di preoccupazione per il notevole consumo di territorio che genera.Il caso studio preso in considerazione è l’area di Sandrigo, piccolo comune in provincia di Vicenza. Un territorio agricolo dove il consumo di suolo e di risorse è maggiore rispetto ad altri ambiti già urbanizzati. A seguito di un’analisi territoriale sulle tipologie di insediamento, dal singolo edificio alle relazioni che esso ha con il lotto e con il contesto circostante, sono state identificate tre tipologie insediative: Tessuto residenziale isolato Il sistema insediativo è caratterizzato dalla presenza di case isolate poste sul territorio in modo dispersivo. Tessuto residenziale lineare Il sistema insediativo è caratterizzato da una densità non uniforme dello spazio costruito, che definisce un fronte sulla strada articolato da una sequenza di spazi costruiti e aperti. Tessuto residenziale continuo Il sistema insediativo è caratterizzato da una densità quasi costante ed uniforme dello spazio costruito, un continuum edificato che definisce un fronte costante sulla strada. Per ciascuna tipologia di tessuto è stato progettato un modello abitativo. Gli scenari ottenuti costituiscono nuovi modi di abitare il territorio agricolo.
fotografie di produzione personale
181
182
classificazione dei tessuti urbani
tessuto residenziale isolato
tessuto residenziale lineare
tessuto residenziale continuo
NELLA PAGINA ACCANTO rappresentazione assonometrica a layer del territorio di Sandrigo
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tessuto isolato - espansione 200 m
tessuto lineare - espansione 200 m
tessuto continuo - espansione 200 m
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espansione incontrollata da piano casa
scenario di massima espansione sul territorio di Sandrigo
NELLA PAGINA ACCANTO planimetrie - scala 1:5000
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classificazione dei materiali urbani in base alla tipologia edilizia
casa singola su lotto minimo (lotto <100 mq)
casa singola su lotto medio (lotto 400-600 mq)
casa singola su lotto grande (lotto >600 mq)
casa plurifamiliare
casa con annesso agricolo
casa capannone
classificazione dei materiali urbani in base alla prospettiva di espansione
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CASA FINITA
CASA MUTEVOLE
CASA CONVERTIBILE
rapporto minimo tra edificio e lotto che non permette una crescita all’interno del lotto stesso
rapporto tra edificio e lotto sufficiente da consentire una possibile crescita all’interno della proprietà
possibile riutilizzo di una parte dell’edificio
strategie per unâ&#x20AC;&#x2122;espansione controllata
strategie per materiali urbani
strategie per tessuto urbano
tessuto isolato aspetti positivi: contesto aperto/privacy
casa finita costruire sopra
aspetti negativi: consumo risorse/dispersione prospettiva: ambiente raccolto
casa mutevole costruire unito/vicino
+
tessuto lineare aspetti positivi: rapporto campagna/ collegamenti diretti aspetti negativi: invasione/ramificazione prospettiva: permeabilitĂ
casa convertibile costruire allâ&#x20AC;&#x2122;interno
tessuto continuo aspetti positivi: vicinanza ai servizi aspetti negativi: dilatazione complessitĂ / privacy ridotta prospettiva: secondo fronte
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tessuto isolato
tessuto lineare
tessuto continuo
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scenari di progetto
IN QUESTA PAGINA planimetrie scenari scala 1:5000 NELLA PAGINA ACCANTO assonometrie scenari
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tessuto residenziale isolato dimensioni modulo abitativo 8x8 m dimensioni modulo servizi 4x8 m ritmo moduli variabile sviluppo su unico livello conformazione di un sistema a corte permeabilitĂ verso la campagna
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casa esistente nuova casa spazio garage spazio lavoro spazio aperto spazio di relazione
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tessuto residenziale lineare dimensioni modulo abitativo 8x8 m dimensioni modulo servizi 4x8 m ritmo moduli variabile sviluppo max 2 livelli lunghezza max 50 m conformazione in continuitĂ allâ&#x20AC;&#x2122;esistente permeabilitĂ verso la campagna
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casa esistente nuova casa spazio garage spazio lavoro spazio aperto spazio di relazione
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tessuto residenziale continuo dimensioni modulo abitativo 8x8 m dimensioni modulo servizi 4x8 m ritmo moduli variabile sviluppo max 2 livelli lunghezza max 50 m max 10 m da abitazione esistente sistema su secondo fronte (su confine o in continuitĂ lungo il fondo del lotto)
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casa esistente nuova casa spazio garage spazio lavoro spazio aperto spazio di relazione
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NELLA PAGINA ACCANTO modelli - scala 1:500
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Architecture portfolio UniversitĂ IUAV di Venezia
grazie
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