Progetto identita’ copia

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PROGETTO IDENTITA’

IERI ERO …OGGI SONO

«Rispetto significa desiderare che l’altro cresca e si sviluppi per quello che è» E. Fromm

SCUOLA INFANZIA «P.MARTINOLI» TROMELLO A CURA DI DANIELA MAZZÀ ANNO SCOLASTICO 2015/2016


Sviluppare l’identità significa ,soprattutto ,imparare a stare bene e sentirsi sicuri per affrontare nuove esperienze a scuola e nella società.

Vuole dire anche imparare a conoscersi in diverse forme di identità: quella di figlio/a, alunno/a, maschio/femmina, abitante di un territorio e quindi membro di una società… Avere una propria identità significa scoprire gli altri e i loro bisogni, essere disponibile al dialogo e all’interazione, capire la necessità di gestire i contrasti attraverso il rispetto degli altri, ma in primo luogo di se stessi e anche il riconoscimento e condivisione di diritti e doveri.

Ecco il percorso fatto quest’anno dai bambini


IO E IL MIO CORPO Eleonora scopre la sua storia dall’ombelico… IL PROGETTO VIENE INTRODOTTO ATTRAVERSO LA LETTURA , DISCUSSIONE, RIELABORAZIONE DELLA STORIA:

«CIAO OMBELICO!» (Janna Carioli) A COSA SERVE L’OMBELICO? RISPOSTE: « Quando ero nella pancia mangiavo dal tubetto del mio ombelico…» «Quando ero nella pancia c’era un tubicino che quando mamma mangiava portava il cibo anche a me…» «L’ombelico serviva a farmi respirare quando ero nella pancia di mamma» «L’ombelico serve per aprire la pancia quando serve…»


AI BAMBINI E’ STATO ASSEGNATO UN COMPITO A CASA: Farsi raccontare dalla mamma come si comportavano quando erano ancora nella sua pancia.

Ecco i loro racconti…

«Io nella pancia di mamma giocavo e facevo le capriole» «Io invece, ero piccolo piccolo, se qualcuno toccava la pancia di mamma tiravo i calci e facevo le capriole…io ero felice» « Io mangiavo, dormivo e poi mangiavo ancora quello che mi dava la mamma da un lungo tubicino» «Io non ricordo cosa facevo nella pancia di mamma ma di sicuro dormivo tanto per crescere e diventare forte»

«Quando ero in pancia la mamma mangiava tanta pasta e ,adesso che sono nato, la pasta piace tanto anche a me» « Io giocavo tanto e nuotavo perché nella pancia c’era l’acqua… di sicuro ero felice»


Dopo aver fatto varie e fantasiose ipotesi su come stavamo prima di nascere ‌decidiamo di simulare la gravidanza riproducendo a nostro modo la placenta, il liquido amniotico e i movimenti del feto ‌fedelmente riprodotto e plastificato per non farlo bagnare. Chiuso il sacchetto i bambini hanno coccolato il nascituro . Il loro compito era portarlo a casa e prendersene cura fino alla nascita‌!!!


ESPERIENZA PSICOMOTORIA:

Il corpo diventa la via attraverso cui vengono sollecitate e impartite le informazioni che i bambini sono stimolati a sentire ,elaborare e trasformare in esperienze e vissuti. I movimenti raccontano emozioni, blocchi e inibizioni. I bambini vengono invitati a sedersi per terra, ascoltare la musica di sottofondo ed esprimere attraverso il corpo i movimenti che loro facevano mentre erano nella pancia di mamma. Esperienza emozionante per chi osserva la scena!!


Quando siamo nati mamma e papĂ hanno scelto per noi un nome che serve a identificarci.

Senza un nome nessuno può riconoscerci: abbiamo fatto varie ipotesi sul significato del nostro nome e alla fine abbiamo fatto un confronto con il vero significato trovato sul web. Ecco le nostre pergamene ottenute dopo aver scritto il nome al pc e anticato il foglio con il caffè.


I bambini piÚ piccoli anno costruito un libricino sulla loro storia scoprendo il significato del loro nome e le fasi della loro crescita attraverso un’intervista scritta fatta ai loro genitori.


Abbiamo scoperto che gli altri ci riconoscono non solo perchĂŠ abbiamo un nome ma per come siamo fatti. Esperienza ludica davanti allo specchio: Scoperta dei contorni e caratteristiche del viso e realizzazione di un autoritratto.

Lettura commento della storia di Rodari: ÂŤ Il naso che scappaÂť.


I bambini sono invitati a un confronto aperto di osservazione dell’altro: «Mi piace /non mi piace essere femmina perché…»

« Mi piace /non mi piace essere maschio perché». I bambini si esprimono e l’insegnante trascrive gli interventi.

Mi piace essere maschio perché ho solo amici maschi…

Mi piace essere maschio perché così posso giocare a calcio… Mi piace essere maschio perché da grande non devo fare le pulizie(qualcuno replica « Non esserne così sicuro!!» Mi piace essere femmina perché posso mettere le gonne…ballare Mi piace essere femmina perché da grande posso sposarmi, fare i bambini e diventare mamma… Non mi piace essere femmina perché da grande devo fare le pulizie mentre gli uomini possono anche non farle… Mi piace essere femmina perché noi femmine siamo più intelligenti!!


Attraverso il confronto delle foto che li ritraggono appena nati e durante il percorso di crescita i bambini si rendono conto dei loro cambiamenti… Ci misuriamo e pesiamo prima con mezzi non convenzionali (liberamente scelti dai bambini) ,poi con l’aiuto di un metro e una bilancia… E cominciamo a costruire la nostra carta d’identità… La carta d’identità definisce l’unicità di una persona e quindi la sua diversità da ogni altra.


L’identità si costruisce saldamente solo quando si è sicuri di appartenere a qualcuno e che qualcuno ci appartiene; quando abbiamo radici solide nella terra della nostra famiglia e abbiamo saldezza di valori e affetti. I bambini devono sentirsi parte di una famiglia, di una casa, della comunità ,per sentirsi sicuri e potersi proiettare nel futuro. Dopo aver osservato, analizzato e riprodotto «L’albero della vita» di Klimt, i bambini scoprono le loro radici attraverso la ricostruzione dell’albero genealogico… L’esperienza familiare di ciascuno viene così condivisa con i compagni .


I bambini scoprono le loro radici , cogliendo la propria identitĂ personale in connessione con i ruoli ricoperti da ciascuno nella famiglia di appartenenza.

Ecco alcuni ritratti di famiglia‌


Appartenere ad una famiglia significa anche stare in una casa…,come le famiglie ,le case non sono tutte uguali…non hanno la stessa forma e lo stesso colore e sono dislocate in vari posti che hanno come noi un nome: le vie. Per i bambini la casa rappresenta il loro «mondo interiore», la loro stabilità emotiva, il modo in cui si rapportano con i genitori e il modo in cui vivono il senso di appartenenza a un gruppo, ma è anche un luogo fisico fatto di regole e relazioni umane e sociali.

DOVE ABITI? : « A CASA MIA!»

« La mia casa è bella perché ci abito io…» «La mia casa mi piace perché è vicina al parco» «A me piace stare a casa mia perché vivo con mamma e papà…»


L ‘identità assume un’importanza fondamentale quando racchiude in sé le relazioni ,l’identità non solo personale ma anche il riconoscimento delle molte «identità» che si intrecciano in ambito sociale.

Molte case fanno un paese…tante famiglie una società fatta di regole da seguire e rispettare. I bambini apprendono il senso di appartenenza ad un luogo (Tromello) racchiuso in un ambiente più ampio (La Lombardia) che si allarga al nostro paese Italia. Ne comprendono regole, tradizioni e diversità linguistiche e culturali.


Ma cos’è un diritto secondo te? Una mattina arrivo a scuola e dopo l’ennesimo diverbio tra due bambini esordisco con questa frase: « Non si può costringere un altro a fare una cosa se a lui non va…è un suo diritto!!» E visto che non ottengo il risultato voluto mi rivolgo ai bambini chiedendo loro: « Che cos’è un diritto secondo voi?» Ecco le loro risposte: « Un diritto è una cosa che non è storta» « Un diritto è una cosa che si deve fare per forza» «Un diritto è una cosa che puoi fare perché è un tuo diritto» « Un diritto è quando fai una cosa giusta …

Dopo aver ascoltato i bambini decido di vedere con loro una video storia sui diritti dell’infanzia dal titolo : « Alice nel paese dei diritti» di Mario Lodi. In seguito leggeremo alcune parti tratte dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. http://m.youtube.com/watch?v=0ju73ok5Ynw


Il riconoscimento delle regole come strumento necessario per stabilire un buon rapporto con gli altri contribuisce a costruire nei bambini il concetto di «rispetto» verso se stessi e l’altro visto come «diverso da noi, se pure uguale in quanto persona che ha i nostri stessi «diritti».

I bambini più grandi decidono di dare un loro personale contributo creando un decalogo di nuovi diritti:

Il diritto di dormire Il diritto di avere un animale

Il diritto di avere un mondo pulito Il diritto di costruire e inventare nuovi oggetti Il diritto di avere più prati verdi Il diritto di avere un amico Il diritto di disegnare


IL LAPBOOK DELLA MIA STORIA… Un lapbook è un’aggregazione dinamica e creativa di contenuti . Può avere varie dimensioni e forme secondo l’uso e la necessità. Al suo interno sono raccolte in diversi template, le informazioni essenziali e specifiche in base all’argomento scelto. L’obiettivo finale è quello di realizzare una mappa tridimensionale e interattiva di ciò che si è appreso, mediante un lavoro concreto e personalizzato. Siamo partiti da una semplice forma geometrica «esagono» per costruire un fiore che racconta il percorso intrapreso dai bambini per costruire la loro «identità». A lavoro finito ogni bambino ha raccontato se stesso sfogliando il proprio lapbook in un video.

https://youtu.be/41Ve9N32wdQ


A conclusione del progetto incontriamo il primo cittadino di Tromello, il sindaco Maurizio per testimoniare la nostra buona volontà di diventare dei cittadini rispettosi e responsabili e per farci autenticare la nostra carta d’identità . Abbiamo anche visitato l’ufficio anagrafe e ognuno di noi ha avuto modo di leggere il proprio nome trascritto nel registro delle nascite.


Laboratorio sulla Media Education La ME è il processo di insegnamento apprendimento incentrato sui mezzi di comunicazione, che si propone di potenziare nei bambini le abilità di accedere ai mezzi di comunicazione. I giornali, la televisione, internet e la pubblicità propongono ai bambini idee e immagini che danno forma alla loro visione della realtà, forniscono loro una grande quantità di risorse simboliche che utilizzano per definire la loro identità. Per questo è necessario fargli comprendere che una comunicazione mediale non è mai la realtà.  Lo scopo è sviluppare sia una comprensione critica della comunicazione mediale sia una partecipazione attiva attraverso la loro diretta interpretazione e giudizio consapevole.  I bambini utilizzano la telecamera per girare un cortometraggio /intervista su un tema importante : l’amicizia. 

https://youtu.be/05TOwhKZgIs


PROGETTO DI EDUCAZIONE STRADALE

Il percorso sull’identità e il rispetto si conclude con una simpatica mattinata in compagnia degli agenti di Polizia Municipale. Finalità del progetto far divenire i bambini degli utenti della strada prudenti e responsabili attraverso l’esplicazione delle regole di circolazione e il rispetto degli altri.


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