nothing owed - Poesie e scritti di varia natura

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Poesie e scritti di varia natura


Daniele Garbarino

nothing owed

Poesie e scritti di varia natura


Contenuti 5

Introduzione

7 • 55

Poesie

57 • 76

Varia natura

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Introduzione


Daniele Garbarino legge raramente le introduzioni, guarda i film prima di cercare le recensioni e va spesso a dormire tardi. Questa raccolta prende luce da parole sparse in un taccuino, da pensieri notturni, conoscenze e dialoghi e sguardi improbabili. Da fantasia, ricordi, panchine scomode e fotografie. Dalla musica, dal colore del cielo alle 6:53 del mattino, dall'amore. Dalle paure. Da nothing owed, che nasce e muore nel 2009. Resuscita nell'aprile 2011. Continua ad arrancare, oggi. www.nothingowed.blogspot.com

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Poesie


• madre tu sei il verbo la parola di dio sei tutti i tuoi discorsi voragini paure ed i miei vuoti sei parte lesa e giustizia cerchi il fuoco e resti polvere oggi, vorresti ma non so aprire le mie mani non voglio aprire le mie mani. non hai mai insegnato niente non ho fatto mai domande avrei voluto scegliere meglio il mio ventre 7


• appendice ancora nel cuore io sento parole nascoste di te parlami di te raccontami avvolgimi fammi sentire di te ora ascolto il suono della vita che mi hai lasciato 8


• cenere vedo le rondini in stormo ballano sui campi e conto le nuvole dalla finestra restando a letto il mattino presto sono gli ultimi fiori d'estate quelli ti somigliano conto i passi tra me e la tua porta di casa le parole del mio libro preferito, tutte le tue canzoni e la pioggia che batte sulle mura di questa casa ti vedo attraverso il fumo dell'ultima boccata con la cenere che cade nel vento e volando, brucia. 9


• Hirundo Rustica il cielo spaccato, riflesso a macchie nel terreno torniamo a sfumare come torna la montagna sulle pianure ma noi siamo mani nelle mani e occhi negli occhi mentre tutti ricominceranno ad andare a sud

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• ospedale come leggi nei film numerose sigarette dopo dopo io aspetto, fuori guardo le finestre chi entra chi esce supero a destra gli sguardi bassi io aspetto studio secondi non penso ci vorrebbe, qualcosa 9.5 Richter e sommergere tutto

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• mezzo miglio ora smettila smettila di torturarti quei capelli sparsi, brilla brilla con me oggi è sempre come i tuoi occhi quando mi guardi l'estremo perfetto disordine che lasci in me

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• le Amazzoni vorrei avere tre taglie in piÚ per sentire meno i colpi che mi stai dando sul volto dentro, profondo alimenti questa voragine e precipito sotto di te, nella mia caduta con le tue urla le tue mani tremanti sei la gravità ed io il corpo in discesa. e non parli ora e non sono piÚ niente per te, ma ancora corro a nascondermi.

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• bassa (de)pressione sfuma il colore dagli occhi macchie d'inchiostro lungo il corpo, e che mi capiti di tutto che io torni a dormire come ieri come sempre ma, sono io? o è solo un'altra estate che muore? torna la nebbia.

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• conforto sulla tua testa crolla il mondo asma polvere soffocare, e tutti parleranno nuova inquisizione ed i tuoi soldi buttati non come la sua auto nuova non come suo figlio che invece. il condannato cammina solo

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• quinto cerchio giustificare il tuo volto sbiadito non farà smettere proprio niente. paludi scure colme di te e soprattutto, me.

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• occupazione retribuita lui ti osserva e vorresti stringergli la mano e vorresti stronzate del genere ma ci sono 28 gradi 28 cazzo di gradi pensi e non parli, poi smetti di pensare. sempre il tempo a fotterci

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• la terza stagione ti trascini sul bordo della strada e con gli occhi mi domandi perchÊ quelle grida fossero sempre cosÏ lontane. e come il vento in autunno, forte urlo nel tuo cuore ma mai abbastanza a fondo

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• acido lattico lentamente, la tua pelle aderisce al suolo umido ti guarda e ti respira fagli sentire come ti muovi fagli vedere fagli conoscere come tocchi il cielo. alba, e acido lattico.

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• il salone del mobile mentre mi credevo troppo dimenticavo come uno stupido e rovinavo cose. è un po' un casino spero ti piaccia quella canzone ma scusami, anche io sbaglio scusa se non pensavo quando stavi nel fastidio di quelle parole, avrei preferito salutarti come la prima ed unica volta di noi con la pioggia e tanti mobili nuovi ed inutili.

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• cecità come l'alba ad ogni ora, ma per come ti muovevi per come parlavi, tu parlavi solo di te. apparizioni sporadiche in controluce solo dopo ho compreso non ti sarebbe interessato fossi rimasto cieco.

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• primi dubbi supplementari il terreno liscio le braccia la luce che non basta e le ombre coprono tutto coprono me abbattono cancellano sento il respiro il mio il tuo, nello stesso ritmo balla la paura e ride nell'ansia dell'istante, ma in fondo camminiamo restiamo giÚ ma camminiamo. grazie per avermi aspettato.

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• perdere peso la voce roca parla su un arpeggio di pensieri di colori parla un po' di te e di domande, e di cieli. certe canzoni cosÏ troppo brevi e con nomi troppo lunghi che tu tremi, dentro. invece un po' sono io che li invidio, anzi li invidio e basta ma in fondo anche piangere fa perdere peso, mi dico

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• asfalto si sta sull'asfalto di sabato pomeriggio e canticchio canzoni francesi, mentre ci sediamo affondo nel fumo e nei trentacinque gradi di quel mare nero che lei non sopporta proprio.

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• le tue scarpe nel Danubio non aveva il vento nei capelli come l'ultima volta, lei sapeva di fingere ma si obbligava, continuare a qualunque costo anche a costo di sĂŠ stessa bruciandosi ancora la gola e rimanendo a guardare il vuoto, si accascia e non capisce non vuole immagino sia per via della madre, ma lui l'amava ancora e la riaccompagnò a casa.

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• il compleanno mi domandavo se stessi comoda seduta com'eri io leggevo le tue parole ed avevi la luce tra le mani, parole semplici qualcosa di piccolo grandi come le lacrime in discesa sul mio viso. mi asciugo su di te, questo è il regalo migliore e non si piange sempre per tristezza

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• divoratrice nulla ti ferma mentre continui perpetua a divorare cenere, salti da un respiro all'altro cresce la temperatura e il fumo denso dalla tua bocca sulle tue labbra tra i tuoi capelli ma non c'è tempo, e in effetti non ne hai mai avuto (almeno) per me.

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• if not me rintanati lÏ sotto un cumulo di macerie detriti rotoliamo sui corpi ardenti un colpo in testa e collasso mi dimentico di tutto, periodi secondi poi mi tiro su mi reggo la grancassa vibra, tuona ma torno mi arrampico su ma ci sono dentro. non cedo davanti, succede tutto e spingo scalcio e urlo la bocca spalancata un microfono e quelle parole il sale sul viso e la pioggia nei capelli. lei ha piccole mani graziose e la voce degli uragani, mi scrive dentro

"se non da me stesso da chi dovrei dipendere?"28


• sottovoce ti vedo tra la gente corro, abbraccio i tuoi occhi coi miei poi ancora divisi da braccia sudore inchiostri e la pelle degli altri. ti stringo a me in una mano hai un bicchiere di vino di terza categoria, ridi parli i tuoi capelli gli ultimi tre giorni mentre sottovoce ti dico che sei bellissima contro i difetti che non hai, tu barcolli ed io ti amo. è bello dirti per la prima volta ci vediamo domani. 29


• complicato ho cercato di scriverti una poesia ma quando penso a te sei sempre troppe cose troppe parole pensieri quando penso a te non ho proprio nulla. è complicato descrivere le cose meravigliose.

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• influenza non la ascoltai però mi divertii lo stesso, correre tra le auto ferme in coda bussare ai campanelli e scappare e correre ridere insieme, ridere ancora. come quando sotto le coperte guardavamo il tuo film preferito, come quella volta in cui mi ammalai di sabato

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• shoegazing cammino guardandomi le scarpe ma loro non ci pensano non sanno dei sassi lanciati dei fuochi nelle vie continuano a non sapere e recitano bene. qui non ci metteremo in riga, comunque vada.

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• Atomi Nonostante i sogni tu resti, unità base di un sistema devoto al tracollo.

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• bus stop se ne vanno dietro mezzi sorrisi l'imbarazzo le parole appiattite in fondo alla gola cercando un gesto un cenno assenso, dissenso ma chiusure ermetiche in veritĂ veli sul nulla. ma è cosĂŹ difficile dire grazie?

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• carta da pacchi oggi ho comprato il francobollo per la lettera che ti sto scrivendo da giorni. poi cancello tutto straccio brucio. mi fermo. scrivo il tuo nome su carta da pacchi, mi chiedo se ti piacerà il modo in cui ho scritto ti amo.

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• la casa degli specchi lasciami andare mentre mi tieni qui galleggiare piÚ sotto che sopra, il tempo per respirare l'hai inghiottito nel nostro intero tragitto dicevi, promettevi conoscere strada e svolte e vie ma poi cosa poi i tuoi dubbi tu corrodimi l'anima e non mento corrodimi dentro quando i tuoi occhi si abbassavano sulle vetrine a leggere di te articolo migliore dell'ambizione incanalata in persone, file intere regali da discount saldi di fine stagione, richieste e richiesta. 36


in fondo solo l'ultimo ad entrarti dentro. la casa degli specchi stanze in denuncia silenziosa di quei colori che piacevano tanto a te

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• Al Pacino ieri notte ci siamo distrutti le urla il mucchio cadere rialzarsi. barricate di solo rumore e le mani di Al Pacino. è tardi ho fame, apro il frigo ma è vuoto è finito tutto. è finito tutto e anche male

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• dormo sul divano danno un film francese un po' brutto. mi fischiano le orecchie e dirti che ti amo non è facile come credevo, ma lo sai

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• polmoni vorrei dei polmoni piÚ grandi per avere piÚ parole da dirti. mi guardi le mani, le labbra rosse d'un fiato di te

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• ballando non capendo che voci seguire, seppur certe urla inaspettate e certe svolte ad occhi chiusi. tra tutte queste persone perchÊ dovrei ballare proprio con te?

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• sale ti amerò dello stesso amore che unisce il sale al mare.

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• partenze si, è come l'ultima volta. quel giorno incubi mani fredde concentrazione lenta giudicati e sotto accusa cerca di non pensarci inspiro. espiro. ti sento ancora la polvere, disintegrata sotto le tue scarpe quel sole calava in salita. ma farà caldo e tu sorriderai ma muoio dentro sempre una volta di più

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• mancanze se capirai se riuscirai a seguirmi guarda ho le mani che tremano lettere firmate male lasciate sotto una porta ti abbracciavo lavavi di lacrime le scale finestre e polvere ore notturne parole frasi pensieri tu ma oggi spinge tutto spinge tutto via gallerie al neon monocorsia e vetrate scure senza piÚ il tuo sorriso nel riflesso del mio sguardo 44


• praga vedendo solo il suo viso stupito prima di voltarmi ed andarmene via inghiottito dalle gallerie metropolitane nelle viscere di praga.

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• ossa siamo l'inizio di una fine ma non finiremo. buttarsi a polmoni pieni le braccia alzate, onde su un mare d'oceano controcorrente. cavi e microfoni rotti sentiamo il sudore bruciare negli occhi stringiamo idee da mezzo minuto siamo la rabbia a pugni chiusi. ammassati insieme, grida e cuori per stanze troppo strette e velocità velocità ancora di piÚ col sangue sulle ginocchia le labbra spaccate e la pelle strappata siamo le schiene curve siamo la vita che brucia. 46


stringendoci pestandoci i piedi ridendo ossa sopra ossa rovineremo insieme su noi stessi, voci fuori campo del blackout. siamo questo, e non cambieremo mai. noi siamo la tempesta.

[dedicato a tutto ciò in cui oggi credo, per tutte le persone che hanno imparato cosa significa hardcore, sentendone addosso i lividi, per gli abbracci di amicizie nate sotto un palco, per i compagni che credono ancora nella musica come unione, mezzo, sfogo, vita]

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• Onde Il trucco sbavato dopo l'estate dell'amore. Il sale sul tuo viso ed i tramonti riflessi nei tuoi occhi. Sei piÚ bella di sempre.

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• stupidi quattordicenni smettetela di leggere Bukowski il telefono suona e ancora scuse ancora anche stavolta. cerco incidenti per dar le colpe agli altri colpe, non ne hai mai avute. dico che non mi interessa ma mi dici sempre di non mentirti in fondo non ho mai imparato a farlo. la strada, gonfia, siamo in mille per te una settimana di ritardi in tutto. arrivo un bicchiere vuoto la sala è vuota solo un uomo al tavolo n.5 guardo il bicchiere 49


la sala l'uomo, mi rattristo e mi siedo e mi bevo e penso che non dovrò scusarmi domani.

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• ceramica doc le intere settimane senza parlare riprovarci all'improvviso come il fischio del vento nelle vecchie serrature ma io parlo una lingua diversa tu ascolti le parole sbagliate. prendi i piatti e li lasci cadere ragnatele di ceramica doc esplodono ai tuoi piedi e tu indossi le mie vecchie scarpe. sono le quattro del mattino la signora del piano di sotto non sarà felice di noi non sarà felice per noi.

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• specchietto retrovisore mentre scivoli via veloce sotto la luce dei lampioni d'inverno la nebbia e l'acqua al collo nebbia e alta marea lo stradone scuro immenso grigio schiaccia il respiro come la sciarpa nera che copre il tuo viso. tutto il tuo viso. preferirei essermi svegliato male stamattina fa freddo, piÚ di ieri.

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• Potrem(mo) "potrem(mo) guardarci negli occhi e tenerci per mano al calare del sole sul cavalcavia dell'autostrada potrem(mo) conoscerci e amarci sorriderci odiarci lasciarci scriverci innamorarci guardarci ballarci toccarci cantarci baciarci scoparci rubarci dimenticarci. 53


dimenticando i nostri nomi dopo esserci presentati restar per ore seduti all'ombra degli alberi sulla collina cercando di graffiare le nuvole con le unghie contando i capelli che il vento ci muove scambiarci i vestiti ridendo l'uno dell'altra giurando di non guardare mentendo mentre ci stiamo spogliando raccontare storie episodi di vita descriverci mostri immaginandoci eroi chiederci abbracciati in quale giorno della settimana siamo nati e invece no! e invece no! e invece no! 54


e invece no! e invece no! e invece no! e invece no! E INVECE NO!

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Varia natura


• il suicidio degli insetti contro le auto in corsa le masse di quelli aspiranti alla morte se ne trovano a numeri dei più grandi massacri molti ancora verranno molti già trapassati così si convincono continuamente chi più veloce chi lentamente siamo noi tutti un po' colpevoli noi, che continuiamo a tacere sapere delle stragi e dire di non vedere quale dottrina essi seguano quale, l'idea che scelgano l'arma della disperazione guida per gli smarriti tanto fredda da sembrar calore si continuerà a non capire di queste morti in fondo 57


cosĂŹ vicine ad ora tarda fermarsi per guardare quando piangendo il naufragio avran giĂ deciso d'andare.

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• dipendenze i bambini giocano con maschere a gas nei prati di nuova concezione. i messia passati, vendutisi, proclamavano tempi migliori. il sultano smise anni fa di regalare gioia al popolo. stronzate idiota, solo stronzate. non puoi vivere così, non possiamo vivere così. i nuovi totem vengono innalzati a gloria dell'incertezza, le generazioni future non sapranno perché adoreranno il loro eroe migliore. profeti in scatola adatti ad ogni personale necessità, di ogni misura e colorazione, sciolgono le pastiglie dell'amata eroina nelle menti delle genti in adorazione. il funereo corteo sventolava stendardi di potere e di niente, le cerimonie sacrificali si svolgono in 14 pollici di grandezza. gli ultimi romantici pregano un dio in cui mai hanno creduto, regalatogli dal baratro in cui cadono.

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• random powerviolence the fog inside me like a cement wall eat my embraces in this prison in this cold, tight cell i hit the floor silent open mouth "why" i write scratchin' my face i'm burning

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• random powerviolence II another night without sleep i'm drowning in shit the doubts, the questions the gray rain in me the lost good intentions all i tried to be but in the end it's nothing like ever but in truth i say i'm nothing like ever

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• svuotare ma che cazzo ci fai tu lì/ certe parole non fanno per te/ perché mi dici che non capisci/ io non capisco il perché di quel tempo perso/ certo sei ostinata/ si è il mondo ad essere in ritardo/ si sono gli altri a non saper distinguere il rosso dal nero/ l'anno prossimo ti regalerò uno specchio/ tu svuota l'armadietto del bagno/ io mi vomito sulle scarpe quel che restava di te

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• bagagli me ne stavo lÏ a guardarti partire/ solo un'ora ancora, solo un'ora ancora/ le tue valige cosÏ pesanti affondano nel suolo/ sono piene di me e tu lo sai/ tu lo sai e l'hai sempre saputo ma sei brava a fingere/ inciampo nelle parole che ho da dirti ma/ sta piovendo su di me e tu sei un fiume/ mi argini/ preferendo essere travolti piuttosto che sfiorati/ mi accarezzi il viso e non mi guardi/ cosa significano i tuoi occhi ora?

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• design cosa avresti detto ora?/ pesavi le parole mordendoti le labbra/ quei tuoi denti perfetti ancora nella mia pelle/ ti sei seduta mi hai detto/ ti prego lasciami un po' qui/ TI PREGO LASCIAMI UN PO' QUI/ ti raggiungo dopo/ io inciampo cado/ vedo libri uguali pagine vuote armadi letti cucine/ gente si ammassa intorno/ e tu rimani lÏ/ come oggetti di design/

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• capelli in disordine ma in fondo che ne sai, in fondo tu che ne sai potrebbe essere oggi come potrebbe non essere mai. mi continui a chiedere domandare esasperare di domande a cui non so rispondere, l'ora la sveglia la cena e tu che parli tu che urli mi sento svenire come l'ansia di un corridoio d'ospedale, come l'odore che c'è in ospedale. dimentico cose ne ricordo di inutili in unione tra me e contro di me, con le ossa rattrappite da giorni mi frani addosso e non ho il tempo di ricominciare a respirare come un'onda contro il mare come l'onda contro l'uomo. mi cerco e mi cerco di spiegare fraintendi e non capisco se volontariamente poi ridi e cristo, ridi, mentre mi giro dall'altra parte non sentendomi chiamare, capelli in disordine, vestiti sformati occhiaie grige mi chiedo perchĂŠ ti chiedo come cosa, poi mi sveglio e la faccia e lo specchio scheggiato e tu ed io, ma ero giĂ solo da ore. bicchieri scuri e macchie sul pavimento, non avrei dovuto mangiare pesante.

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• dettagli ho bisogno di aprire le mie vene devo bere lasciarmi andare in questo fiume che mi scorre contro farmi portare via, ora! sento premere in petto l'inutile bisogno di dettagli definiti ma ora voglio solo nebbia e caos dentro e fuori me dentro e fuori i miei occhi, solite parole le stesse identiche parole ogni cazzo di volta mi vorrei vedere morto lungo un marciapiede assiderato nel pieno di questo inverno senza fine ti guardo e grido nocche rotte lividi schiene piegate passi lenti mentre tengo il conto alla rovescia della mia caduta rovina distruzione particella per particella NO! vortice stridio rumore apro la mente immersa sott'acqua e mi lascio annegare. respiro.

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• esondazioni cerco di muovermi a tempo ma non riesco la musica è strana pesante, il ritmo che vola la testa che scoppia. come nei film inquadratura bassa sulle gambe guarda come si muove guarda quei passi, come nei film inquadratura sugli occhi i miei occhi gonfi lucidi una o due lacrime che scendono ho lo sguardo offuscato doppio cerco di mettere a fuoco lo schermo del telefono ma sono una due tre quattro esondazioni, ma è la pioggia in primavera a far appassire il cuore. leggo forse leggo ancora e mi dici no mi dici non va mi dici non lo so io sento lo stomaco cadere sotto i piedi sto camminando e non posso fermarmi e ci passo sopra, ingoio saliva che non ho bocca asciutta e movimenti lenti mi guardo allo specchio vorrei ci fosse un altro, vorrei non fossi io. non capisco ancora non sento bene mi chiamano e non rispondo cerco te cerco di raggiungerti con le mie gambe ho mangiato la strada, con le mie gambe sto sentendo la sabbia arrivarmi al ginocchio nuoto respiro a fatica pastiglie d'ossigeno per sprofondare fino ai capelli. non lasciarmi qui. fermati aspettami parliamo eppure ti

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vedo lontana ti vorrei vicina e continua a fare più caldo il sole mi brucia le spalle mentre aspetto ci provo, almeno ci provo per la troppa paura di non farlo. paura di perderti prima di averti trovata. quando il ritmo non cambia quando tu eri il mio ritmo mentre cambi frequenza io giro la manopola come un pazzo la verità in fm la mia paura immensa in am. mi guardo mi domando se è vero. sparami ora se deve esser così ma sarai un colpo bellissimo sei un colpo bellissimo, chiedo pietà mi inginocchio l'acqua sul capo e la pioggia nel cuore in primavera. credimi. 'lady hear me tonight'.

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• Un'attesa Passava i minuti contandoli attraverso le boccate di nicotina ed ascoltando scorrere l'acqua della fontana. Aveva paura. Credeva di dover aspettare in eterno. Sentiva il peso delle gocce cadere al suolo, attraverso le crepe nella vecchia pietra, come su di se, a scavargli il cranio. Si era guardato intorno più d'una volta, ed intorno non c'era niente. Mura incolore, volti senza espressione. All'inizio aveva sperato, davvero, di vederla. Fermarsi in mezzo alla strada bloccando le decine di auto, cristallizzando l'acqua, addormentando il mondo intero, ogni piccola anima sopra e sotto la terra, per poterla stringere. Raccontarle del suo viso. Parlarle dei suoi occhi. Lo sperò, con tutto sé stesso, ma lei non venne e tutto, con la velocità produttiva della morte sulla vita, continuò a correre, senza meta, lasciandolo seduto a guardare le foglie cadute intorno a lui. 69


• Koyaanisqatsi Ho un nodo allo stomaco non è perché sto male ma non lo so è lì non sale non scende. Parlo ascolto penso ragiono mi muovo valuto gente i volti le fotografie il bianco e nero o a colori? Polaroid non l'ho mai avuta cioè ce l'ho ma è rotta e non l'ho mai usata i vecchi cimeli sono i soprammobili delle nostre case un po' come certi parenti diventati quadri viventi poco più reali delle immagini nella televisione che li assorbe giorno per giorno mentre aspettano più o meno consciamente di andar via via autostrada notte pioggia certa musica soffusa che rischi di addormentarti ma poi rimani sveglio e non dormi tutta notte. Fai una sosta. Hai dormito? Ci vediamo domani. Riparti cambi senso di marcia tutto cambia senso di marcia Koyaanisqatsi veloce veloce come le inquadrature di te lungo il cemento del porto sotto le stelle in foto sfocate sottoesposte sovraesposte esposte di fronte al giudizio di nessuno opere contemporanee della 70


grandiosa maestosità artistica nel più totale nulla della vita dell'uomo. Rispondi. Ti prego rispondi. Ti prego. Risali tutto scorre filosofia greca le luci che scappano tu da chi da cosa da dove scappi? Le voci le facce i corpi i movimenti il colore di quegli occhi cristo che colore avevano quegli occhi fermarla forse ma no in fondo no nella vita devi rischiare ma che sia per cose serie e la scuola il lavoro la dottrina di cui hai già letto ho già sentito abbiamo già intuito mentre copio me stesso. Tic nervosi. Gambe instabili. Ho ancora lividi di te riflessi nell'acqua rimasta sui vetri di questa scatola.

71


• Bus stop Il pullman delle 19:20 è semivuoto e non è ancora uscito dalla città. Alla quarta fermata sale una signora bionda sulla cinquantina. È con un'amica, ha un grande sorriso e l'aria est europea. Da giovane deve essere stata bellissima. Avessi trent'anni di più glielo direi, quant'è bella. Bellissima. Parla con l'amica in polacco, almeno mi pare sia polacco, per quelle poche volte che l'ho ascoltato. Occhiali rossi stile '80 sui lunghi capelli raccolti in una coda. Hanno il colore dell'oro e dell'argento. Camicetta, jeans, mocassini. Ha una borsa di tela. A pois. Quelle persone che vedi e danno il buon umore, con cui parleresti, che sai ti ascolterebbero per quanto noioso tu possa essere. Vorrei conoscerla e sentire le tante storie che avrà accumulato in mezza vita, vorrei abbracciarla e dirle che le voglio bene. Vorrei essere più grande e sposarla. Vorrei essere più piccolo ed essere suo nipote. Vorrei fosse mia madre. Si alza e saluta l'amica. 72


Scende. Io torno a guardare fuori il cielo coperto di nuvole ed il pullman riparte.

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• moth è l'aria della sera ad essere fredda. giornata senza sole ed il primo acquazzone primaverile è durato otto minuti. otto. sempre tanta scena per niente. io ho freddo mi tremano le spalle mi fanno male le ginocchia, esco con pantaloncini e cappuccio e burial. nuvole di fumo, tabacco rimasto in tasca troppo tempo. respiro male con l'addome tirato ma vedo la seconda lucciola dell'anno, otto centimetri sopra l'erba alta.

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• serratura c'è sempre meno luce nella stanza mentre tramonti dietro un francobollo. mi domandavo spesso come riuscissi ad essere te, dicevi quelle cose e credevo tu mi scambiassi per qualcuno di migliore. lo stomaco sottosopra ed un nodo in gola, ho perso il sole ed i pensieri con scritto il tuo nome ma è ora chiudere le finestre o l'inverno entrerĂ senza bussare.

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• La gente alta C'è una soffitta ed in mezzo alla soffitta, in terra, c'è una sfera di metallo opaco. Quando era nuova, bella lucida e pulita, ti ci potevi specchiare e vedertici deformato, sulla sfera. Una faccia, una mano grande come una stanza. Da bambino mi domandavo perché quando si rompesse uno specchio tutti sarebbero dovuti cadere in preda ad anni di sfortune, ma poi prendevo le mie biglie, belle lucide, e pulite, da specchiartici sopra, e le buttavo giù dal balcone, sapendo che tanto loro non si sarebbero rotte.

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