IT’S UP TO YOU Il successo si fa in due: tu e DASH! Seguici, mostra le tue creazioni
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Il tuo dipende solo da te! e facci vedere quanto talento hai!
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DASH SIETE VOI!!
Le vostre aspirazioni, le vostre capacità , le vostre intuizioni. Il talento di un nuovo magazine per un pubblico di talenti. I migliori raccontano moda, modi, arte, bellezza, icone e design. Fotografi, designers, make up artists, hair stylists, celebrities e tutti quelli che contribuiscono alla bellezza e all’armonia. Creatività e Innovazione Made in Italy!
Il talento colpisce un obiettivo che nessun altro può colpire; Il genio colpisce un obiettivo che nessun altro può vedere. Arthur Schopenhauer
Fashion Director / Giuseppe Dicecca giuseppe.dicecca@dashmagazine.it Copy Director / Alessandro Turci alessandro.turci@dashmagazine.it Photo Editor / Emanuele Savoia emanuele.savoia@dashmagazine.it Graphic Director / Adriana Collura adriana.collura@dashmagazine.it Redactor / Katia Gregori specialkred@gmail.com Press / Studio Terenzi info@terenzis.com Redazione e Collaboratori / Alessandro Vigoni, Sabrina Mellace, Elena Monti, Angelina Canale, Paolo Delvecchio, Simona Corvaia.
Cover Photo : Bolero pelle : Silvio Betterelli - gonna tulle : Porselli - abito di rete :Leitmotiv
N06/summary Collaborating Editorial Style Rising Star Photographer: Angelo Lanza Emerging Photographer: Adriano Russo Photo: Max Salvaggio Photo: Jean Paturel Photo: Emanuele Savoia Photo: Kalia Genova Photo Art: Paolo Delvecchio Photo Art: Varius Artist Art: Ben Grasso Design: Pio&Tito Loso Icon: Amanda Lear Credits
8 9 10 14 26 38 50 58 70 80 86 100 108 114 120
Cover Photo : Gonna plissè con sottogonna: Alysi - Cintura: Nanni
P8/collaborating Giuseppe Dicecca La passione per la moda e l’interpretazione delle tendenze sono l’anello che congiunge la mia passione per lo stile e per l’arte a quella per la ricerca e per il set, da costanti collaborazioni con diversi artisti dell’obiettivo lascio nascere nuovi stimoli e nuovi spunti estetici.
Alessandro Turci La mia nuova passione è scrivere. Se poi si unisce arte e moda diventa una ragione di vita! Art director e designer moda, collaboro con curatori e gallerie d’arte. Chissà se... come avvocato mi sarei divertito allo stesso modo!
Emanuele Savoia Esteta per eccellenza e conoscitore di stili attraverso l’obiettivo. Colmo la mia vita con la passione per il lusso, l’editoria di moda e un vero e proprio amore per l’immagine e le sue varie interpretazioni.
Adriana Collura Creatività e prestampa: due sfide dalle regole, forse contrapposte, ma che mi entusiasmano da sempre. Il segreto sta nel non smettere di giocare, anche se, chi mi conosce lo sa, sul lavoro sono una perfezionista e… mi assicuro che ogni pixel splenda!
P9/editorial
D
ash è il tuo cool hunter, Dash è il tuo trend setter, Dash è la tua vetrina. Dash è la tua nuova occasione, Dash è il tuo successo, Dash è il tuo agente, Dash è tutto questo! Non volevamo il solito magazine di moda, piuttosto un contenitore di talenti, di nuovi geni incompresi o di quelli ancora nell’ombra. Dash vi offre un’incredibile opportunità per mostrare i vostri lavori per dire la vostra opinione. Interagite con noi in uno scambio continuo di informazioni! Seguiteci in un percorso creativo comune che ci renda la vita migliore! Noi ancora crediamo, nonostante i tempi, che la bellezza, l’armonia, la fantasia non siano solo emozioni ma possano concretamente costruire un nuovo mondo. Vi suggeriremo gli spunti per una discussione su arte, moda, design, personaggi, celebrities, il meglio dell’esistente e della ricerca internazionale. Voi potrete commentare, criticare, proporre tutto ciò che può essere pertinente e creativo. La redazione sceglierà i lavori più rilevanti e diventerete voi stessi i protagonisti dei redazionali e degli articoli del prossimo numero. Nascerà così un vero trampolino di lancio per la vostra carriera, un confronto con artisti e professionisti affermati per esporre la vostra personale visione. La nostra professionalità e quella dei nostri collaboratori vi aprirà le porte dei trends moda, delle soluzioni più cool del design internazionale, degli artisti di cui si parla. Sarà uno scambio continuo ed appassionante che stimolerà la vostra sensibilità dandovi quella visibilità che stavate cercando, senza limiti, senza costi, in tutta libertà!
“welcome Dash!”
Dash è lo spazio giusto per dare alla tua creatività il futuro che merita! La Redazione
P10/style
La moda col
pallino del MICROCHIP Tempi moderni: il fascino delle nuove tecnologie come soluzione estetica
A
ssolutamente indiscutibile. Moda e società sono da sempre una cosa sola. Così la ricerca tecnologica che cambia il nostro quotidiano esercita su tutti noi quella che un tempo era la “malia dell’alchimista”. Il sortilegio empirico è diventato formula concedendoci con una espressione logica e matematica una comprensione immediata. Inevitabile dunque che la spinta propulsiva del progresso suggestioni con visioni futuristiche ciò che resta spontanea espressione dell’estetica funzionale: la moda. Accade già a monte della filiera. Sempre di più i produttori di materie prime, tessutai in testa, investono cifre considerevoli nella ricerca di prodotti con nuove performance. Nascono tessuti antibatterici ed anti stress, isotermici, fluorescenti, termosensibili. Finissaggi al titanio, al carbonio che rendono il tessuto al tatto “speciale”. Come non restare coinvolti in questo nuovo modo di pensare e di immaginare il nostro esistente? La Sony pare stia per immettere a breve sul mercato un’idea che rivoluzionerà i televisori di nuova generazione. Saranno di materiale elastico, sottilissimi e leggeri, da arrotolare come una busta di plastica!! Potremmo immaginarci domattina senza pc? O ancora senza iPhone? La sola idea ci riempie di angoscia! Che lo vogliamo o no negli ultimi vent’anni un enorme avanzamen-
to tecnologico ha stravolto non solo il nostro quotidiano, ma ha mutato definitivamente il rapporto con l’ambiente. Anche i creativi della moda si confrontano con un mondo velocizzato nei consumi e nelle esigenze. L’incipit “stare al passo coi tempi” si è rivelato una corsa ad ostacoli. Il modernismo Bauhaus, l’idea affascinante dell’industrializzazione come processo di creazione artistica è ora un doveroso passaggio per chi come noi si confronta col mondo del fashion e le sue dinamiche.
Hussein Chalayan
Hussein Chalayan
Alice Etro - Fashion Show 2009
Tuttavia il ragionamento del creativo e le sue intuizioni riescono a destreggiarsi tra esigenze tecnicoproduttive da un lato e visione personale dall’altro. Lo stilista di moda si confronta tra abito e habitat, tra tecnologia e natura. Accadde così che il grande e rimpianto Alexander Mc Queen coinvolgesse durante un suo show un robot che spruzzava colore sull’abito di una modella on stage di per sè creando una performance nella performance. Il messaggio era chiaro, la meccanizzazione nel percorso creativo. L’elemento estraneo all’artista si sostituisce all’umano che ne diventa oggetto. Affascinante. Oppure il cipriota Hussein Chalayan visionario e precursore dell’interscambio moda-design, abito-oggetto. Sue sono le lungimiranti creazioni di tavolo-gonna, gioco seduttivo, provocazione intellettuale. Ancora sua la ricerca dell’uso delle fibre ottiche nell’abito. La luce intesa come illuminazione suggestiva, esalta le forme avveniristiche di mise da space odissey. Viene da dire cappello-lampada vedendo la forma sferica del copricapo che ci rimanda alle lampade di Giò Ponti. Alice Etro continua in modo personale questa ricerca utilizzando fasci di led luminosi
P13/style
Hussein Chalayan
ad inserto negli abiti avorio. Non più lo stupore per un ricamo od un volant, ma il glamour dell’ironia e della leggerezza. Quando si dice eleganza che abbaglia!! In senso opposto l’estetica della scandinava Irene Haggkvist adopera materiali naturali come il legno delle conifere del grande nord. Bustini-top ed inserti di legno negli abiti di linea semplice ed elegante. Entrambe ci porgono una nuova prospettiva che prosegue l’indagine dei precedenti maestri creatori con la spontaneità e la genuinità della loro giovinez-za. E se era comune il detto “tutto ormai è già stato fatto” sul finire di ogni epoca, ora è chiaro che nuove aperture della mente conseguono a nuovi mezzi della tecnica. Creatività e tecnologia percorrono ormai un cammino così comune dal confondersi e compe-netrarsi. E non può che essere così da quando Coco Chanel sostituì i rigidi bustier col jersey dando una nuova idea per una moda pratica e confortevole... al passo coi tempi. Nacque una donna consapevole e dinamica pronta per un nuovo e moderno stile di vita. Alessandro Turci
Irene Häggkvist - Fashion Show 2009
P14/rising star
photographer Angelo Lanza
Fashion by Riccardo Rubino
Touch me in the MORNING L
’appuntamento è in uno studio di post produzione. Angelo Lanza mi accoglie in modo gentile, con una grazia fuori dal tempo. Davanti ad un caffè iniziamo quella che più che un’intervista sarà una disquisizione d’arte e di vita. D: Cosa è la fotografia per te? R: Se tu fai il percorso che ho fatto io la fotografia ti viene addosso, non la cerchi, perché è quello che ti piace e ti emoziona. Io ho studiato medicina, avrei potuto essere un buon medico, credo. Devo ringraziare la sorte se ho fatto il fotografo. Quando dissi a mia madre che lasciavo
l’università per la fotografia mi prese per pazzo, ma nonna Cornelia invece disse: “Bè, però, delle buone fotografie possono migliorare la qualità della vita”. D: Quanto è importante secondo te il background culturale ed emotivo per un fotografo? R: Il background culturale credo sia fondamentale: se tu conosci il mondo dell’arte e della fotografia e li hai nel tuo bagaglio è più facile, quando realizzi una foto, sapere dove andare a pescare. Il background emotivo, in tutti quelli che conosco che fanno fotografia,
LEI Gonna Costume National Coprispalle Sofia Bjarno Guanti K allistè Auricolari Swarovski 2MenStyle LUI Completo Giuliano Fujiwara Camicia Dirk Bikkembergs Papillon CorSineL abeDoli Anelli Ugo Cacciatori
LUI Total look: Costume National S pilla da balia: Ugo Cacciatori LEI Abito: Iceberg Coprispalle : Gaia Bonacina Orecchini : Ugo Cacciatori Guanti : Furla Decolletè : Bruno Bordese
è un disastro! Va bene così! Io ho sempre detto che “la fotografia mi ha salvato il culo” nei miei momenti di difficile equilibrio. L’equilibrio è strano … in certi momenti mi appartiene, in altri per niente! A detta degli altri però, quando ho una macchina fotografica in mano divento un altro: diverso, con le idee chiare. Puoi avere le idee confuse fino al momento prima, e poi tutto d’un tratto le idee diventano chiare, devono diventarlo: parti da cose che sai e hai nella testa e da lì ti muovi. Anche perché questo lavoro è fatto di molti problemi tecnici che vanno risolti continuamente, ed è un errore da non fare assolutamente quello di dichiarare l’incapacità di affrontarli.
D: Come sei arrivato a lavorare per grandi brand e testate internazionali? R: Questo veramente non lo so … Un giorno di 12 anni fa avevo conosciuto Benjamin Arnaud, allora modello in un mio servizio e ora fashion editor … e 10 anni dopo ci siamo ritrovati e abbiamo iniziato una collaborazione insieme che dura tutt’ora. Credo che le cose nascano così… la casualità, il rincontrare persone che come te si innamorano dell’arte. I fotografi molto affermati trovo siano dei grandi politici, gente che ha fatto di se stesso un brand e vende il suo nome a tutti i costi. Io non sono in grado di fare questo, e come me altri fotografi, quindi preferiamo avvalerci di un’agenzia (Mandala C.P. per Lanza). Quello che non ho mai approvato sono i fotografi che fanno le star, credo che questa sia la stupidità delle stupidità.
LUI Total look: Gianfranco Ferrè Cintura: Giuliano Fujiwara Occhiali : Future LEI Abito: Gianfranco Ferrè Guanti : K allistè Bracciali : Jenì by Martina F. Cintura: Stylist Own Occhiali : Super
Non mi preoccupo inoltre di esprimere la mia opinione su come al giorno d’oggi vengano “uccisi” in Italia i fotografi italiani. Credo che nel nostro paese ci sia troppa ricerca di internazionalità e ci si dimentichi della nostra italianità. È un grosso errore da parte di editori e addetti al settore portare avanti uno stile che non ci appartiene, si sa bene di chi e di cosa stiamo parlando anche senza fare nomi. Ma poi, perché bisogna assolutamente esprimere questo concetto di internazionalità e modernità? e cosa è poi la modernità? D: Come riesci a coniugare questo tuo bisogno di arte pura con il lato commerciale del tuo lavoro? R: Questa è la vera guerra, in cui raggiungi dei compromessi di cui
non sei sempre felice. I lavori commerciali sono gli unici che mi fanno un po’ paura perché ci sono troppe persone dietro a giudicare. L’unica cosa è riuscire a riservarmi uno spazio per 2 scatti come voglio io alla fine del servizio. Fatalmente quei 2 scatti sono quelli che vincono! Con alcuni clienti, come Roy Rogers’, sono arrivato finalmente a sentirmi dire “fai quello che vuoi!”, ma dopo quattro campagne realizzate come desideravano loro. D: Che differenza c’ è tra una foto d’arte e una di moda? R: Può non esserci la differenza. La foto di moda prevede creatività, quindi non dovrebbe essere lontana dal mondo dell’arte. Poi però non è esattamente così, proprio per i compromessi di cui parlavamo prima.
Impermeabile : Iceberg Pantaloni : Salvatore Ferragamo Guanti : Alpo Cintura: Salvatore Ferragamo Collane : Ugo Cacciatori Total look: Salvatore Ferragamo Guanto: Alpo Occhiali : Porsche Design Collana: Tarina Tarantino x Kidrobots Anello: Ugo Cacciatori Sneakers : Adidas Y’3
LUI Completo: John Varvatos Polo: Raf Simons for Fred Perry Cintura: Giuliano Fujiwara Guanto: Alpo Collana: Tarina Tarantino x Kidrobots LEI Abito: C’n’C’ Collane : Tarina Tarantino x Kidrobots Tronchetto: L atitude Femme Guanto: Alpo
D: Qual’ è il tuo lavoro preferito tra quelli fino ad ora realizzati? R: Sono due. Il primo è un editoriale per BMM con Eva Riccobono realizzato in una location meravigliosa che è la cupola della Galleria Vittorio Emanuele a Milano… magico! Il secondo un editoriale per un magazine svedese, ispirato al sesso, scattato nei vecchi bagni pubblici di Piazza Oberdan, sempre a Milano, ora chiusi… continua a piacermi dopo anni. D: Qual’ è il tuo lavoro preferito tra quelli di altri fotografi? Sono tantissimi! I lavori di Irving Penn soprattutto, la sua leggerezza, la sua freschezza. Lui ha praticamente inventato i fondi bianchi in fotografia. La tripletta di foto di Truman Capote, meravigliosa! Jean Loup Sieff, il maestro del bianco e nero e del grand’angolo, stupendo! Guy Bordain, geniale! Come non citare anche Mappletorphe, Herbert Ritts, L’elenco non è cosi breve. Loro sono dei capi scuola, hanno inventato delle cose, hanno dato origine ad una stirpe fotografica. D: Qual’ è il lavoro che sogni di realizzare? R: Quello che ancora non so! E non mi importa di saperlo! D: L’arte è sovversione. credi che l’esperienza acquisita sia di limite o di aiuto per una visione altrettanto sovversiva? R: La domanda è molto interessante. Credo che a volte sia un limite. Dati i tanti anni di esperienza e sperimentazione ogni tanto finisci per dare per scontato e smettere di fare ricerca. Ma per fortuna a volte vai in crisi, e ricominci a farlo! D: Hanno detto che con una digitale anche un bambino puo’ fare una foto d’arte, cosa ne pensi? R: Non sono d’accordo. Se un bambino fa una foto d’arte è un caso. L’arte non è una cosa casuale, è invece il riassunto di tutte le emozioni che tu vivi, e l’opera d’arte è la liberazione di tutte queste emozioni, è un’esigenza. La digitale è solo uno strumento, non ha infangato l’arte, è solo più veloce in un momento in cui la velocità è fondamentale. Al giorno d’oggi nessuno ti permette più di essere meditativo sul lavoro, lo devi essere prima, poi arrivare lì e dire “eccomi, sono vostro! “ D: Quale post-it lasceresti sul tavolo ad un fotografo emergente? R: Ne lascerei 2: Scatta fotografie e non pensarle! Mi spiego: non c’è un sistema per imparare a fare il fotografo, impari a farlo facendo il fotografo. E poi dal punto di vista tecnico: Mettiti fermo su te stesso, con una macchina fotografica, gira intorno a te e scatta a trecentosessanta gradi. Quando riuscirai a fare il giro completo con tutte le foto con la giusta esposizione tu avrai imparato a fare la fotografia! Katia Gregori
Photographer: www.angelolanza.com Photographer Assistant: Yadier C astro Piedra Stylist Assistants: A ndrea Pappalettera, Dino L azzarin Hair Stylist: Dora Roberti@Mks-Milano Hair Stylist Aassistant: M arco Minunno Make-up Paolo De Vita for SHU-Uemura@Mks-Milano Thanks to: Ioannis Sarafidis; Giuliano Fujiwara Staff Models: Gordon Bothe@Ilovemodels / Cecilia@Elite Digital: Pao&Pao, Milano
Completo: Roberto Reyes Camicia: Gianfranco Ferrè Papillon : CorSineL abeDoli
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photographer by Adriano Russo Fashion by Giuseppe Dicecca
Expressions of mutations A
driano Russo arriva trafelato, con gli occhiali da sole e un gelato in mano, sotto un sole violento. Si capisce subito che ha molta energia e, tolti gli occhiali, si scopre anche la luce viva e scaltra dei suoi occhi. Ci accomodiamo a casa sua, quella che ancora per poco lo sarà. “Ho comprato casa! Tra la casa, lo studio nuovo che stiamo sistemando e i clienti da seguire non ho un attimo libero!” Il tempo di sederci e il suo computer “suona” per una mail ricevuta. Niente buone notizie: un’agenzia che avvisa che la modella scelta per il servizio di La Perla è “saltata”. “Ho appena fatto un casting, ma non sono contento. Tutte le modelle più interessanti sono a Parigi.” Così, con un bicchiere d’acqua per rinfrescarci corpo e idee, iniziamo l’intervista.
D: Qual’ è stato il tuo primo servizio fotografico realizzato? R: I primi lavori li ho fatti come reporter a Berlino, per un paio di quotidiani tedeschi. Sono arrivato li dopo la caduta del muro e ho realizzato un progetto intitolato “Le Città in Movimento”, foto di paesaggi che rappresentavano il cambiamento e quella strana situazione in bilico tra passato e presente. A Milano invece il primo servizio veramente importante l’ho realizzato tre anni fa per l’Uomo Vogue, un redazionale tra surfisti durante un meeting alle Mauritius. Diciamo che è stata anche una questione di fortuna: avrei dovuto fare dei ritratti per la stessa testata ma per un loro imprevisto mi sono ritrovato a partire per quel set.
Corpetto di tulle arricchito da piume : L a Perla Abito: Avaro Figlio Stivali stringati di pelle : Stephen Venezia Diamanti bianci e neri : Grimoldi Milano
Abito: Luisa Beccaria Collana e pendente : Grimoldi Milano
Abito di maglia: Antonio Berardi Abito di seta damascata: Luisa Beccaria Leggings di pizzo: L a Perla Guanti con pietre : Miss Sixty
Cappellino: realizzato con calze Gallo Stola visone : Chicca Lualdi BeeQueen Abito: Sivio Betterelli Anello con maxi diamante nero: Grimoldi Milano Leggings di pizzo: L a Perla
Abito con inserti di pelle : Ermanno Scervino Abito: Silvio Betterelli Leggings di pizzo: L a Perla
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Bolero pelle : Silvio Betterelli Gonna tulle : Porselli Abito di rete : Leitmotiv
Cappellino: realizzato con calze Philippe Matignon Gonna: Brioni Blusa: Mila SchÜn Leggings di pizzo: L a Perla Scarpe con plateau : L’autre Chose Anello gatto con smeraldi : Grimoldi Milano
D: È stato difficile farsi conoscere inizialmente? R: Ritengo che sia difficile farsi ancora conoscere. Mi spiego meglio … all’inizio non è difficile, accetti qualsiasi cosa. Quando hai raggiunto un certo livello è invece complicato riuscire a restare allo stesso livello o a scalare fino ad arrivare a quei lavori dove la concorrenza è molta e l’aria è più viziata. Fortunatamente sono una persona a cui le pubbliche relazioni vengono con facilità e naturalezza. Ora ho un’agenzia (Victorias), da meno di un anno, però prima facevo da solo.
D: Secondo te cosa è più importante per un fotografo emergete: l’ idea o la tecnica? R: Stare in un certo giro, conoscere certi tipi di persone aiuta molto. Credo che parte della colpa di questo sia dovuta al potere incredibile raggiun-to dagli stylist. Anche su questo servizio per Dash, nonostante la mia profonda amicizia con Giuseppe (Dicecca ndr), ho dovuto un po’ lottare. Lo styling era così perfetto che serviva un tipo di foto meno statica, meno “di legno” per riuscire ad essere davvero incisiva ed emozionante.
D: Su cosa stai lavorando ora? R: Sono appena tornato da un casting per La Perla. Lavorare nella moda è un gran bel lavoro e fare il fotografo è esattamente quello che mi sono scelto. Penso che sia fantastico, non tutti possono scegliersi il lavoro.
D: L’avvento dei social networks, la facilità di scattare in digitale e ritoccare in post produzione, pensi possano ampliare le possibilità di lavoro o pensi portino ad inaridire il mercato dal punto di vista artistico? R: Non è facile rispondere a questa domanda. Sicuramente le innovazioni tecnologiche hanno ampliato le possibilità di lavoro. Prima, con la pellicola, il lavoro del fotografo era più elitario, c’era maggior dispendio economico ed era fondamentale la figura dello stampatore. Con l’avvento del digitale si sono un po’ frantumate le classi sociali. Dal punto di vista artistico non so… Sicuramente la qualità si può avere anche con la digitale, e con un costante studio sul ritocco, sulla grana per esempio, si possono avere effetti molto simili all’analogica. Ovviamente internet ha permesso di venire a contatto in breve tempo con i lavoro di altri fotografi e quindi di poterli studiare e prendere spunto dalla loro tecnica. Questo se vuoi ha un po’ appiattito e massificato l’immagine. Credo che la verità sia nel mezzo, ma non farei mai a meno dell’innovazione, mi ha facilitato all’inizio e mi aiuta anche ora. Ma soprattutto io sono una persona che vuole vivere a pieno il suo tempo.
D: Come mai hai scelto la fotografia? R: Credo di esserci arrivato naturalmente. Nella mia famiglia tutti da bambini abbiamo seguito scuole d’arte. Io ho poi continuato con il liceo artistico e lo step successivo sarebbe stato quello di fare l’artista. Probabilmente avrei dovuto essere più sognatore, invece ho anche una vena molto pratica. Quindi ho deciso di andare a Firenze a studiare cinema, ma sentivo che anche il critico cinematografico non era il mio futuro. Così, a differenza di molti ragazzi che aspettano di finire l’università facendosi mantenere, ho scelto di lasciare tutto e andare a Berlino. La fotografia era già una passione da quando mi avevano regalato la prima Nikon a diciassette anni, ma non era ancora cosi ben definita. A Berlino ho iniziato veramente a lavorare come fotografo, nell’ambito dell’arte contemporanea, e ho avuto le mie prime pubblicazioni. Sono poi tornato in Italia a fare una scuola di fotografia pubblicitaria. Quando ho deciso che il fotografo di moda sarebbe stata la mia professione mi sono trasferito a Milano. Se vuoi fare seriamente questo lavoro, in Italia, Milano è il posto dove devi essere, e a me piace, non è male come città. Anche se Parigi ha un’altra energia …
Katia Gregori
D: Quindi qual’ è la realtà che trovi più interessante e stimolante adesso per il panorama della fotografia di moda? mi sembra di capire la Francia… R: La Francia sicuramente. Loro riescono ad essere più internazionali di noi, sono più bravi nell’essere eccessivi, nel creare quell’effetto intorno... Per esempio le case di moda: quelle italiane sono le più conosciute al mondo e vendono ovunque, ma se parli di Dior, Vionnet, Givenchy, si pensa subito ad un immaginario più lussuoso e prestigioso. Per assurdo ora i designer di queste case sono tutti italiani. D: Hai quindi intenzione di andartene dall’Italia? R: Fortunatamente appena arrivato a Milano, facendo l’assistente, ho avuto la possibilità di viaggiare tantissimo. Quando poi sono diventato io stesso fotografo ho lavorato soprattutto in Italia. In un futuro vedo la possibilità di vivere a metà tra Milano e Parigi, ma per ora mi va bene qui, anche perché ho appena comprato casa. D: Cosa pensi piaccia della tua produzione? R: Credo piaccia il mio creare un’immagine non scontata. Cerco sempre di organizzare la produzione seguendo una storia, in modo se vuoi più cinematografico. Mi piace partire da uno spunto, da una riflessione precedente per avere il lancio, per poi lasciarmi stupire durante il lavoro stesso e concedere la possibilità all’errore. La fotografia, al contrario della parte teorica, della storia quindi, diventa molto più spontanea, fresca, meno perfetta. Oltre ai redazionali, realizzo anche molti lavori commerciali. In questo caso penso piaccia il mio modo di riuscire a far risaltare il prodotto creando un’immagine finale meno casalinga, più moderna e internazionale.
Photographer: www.adrianorusso.com Creative Director: Sabrina Mellace @ GD Styling Assistant Stylist: A ngelina C anale @ GD Styling Assistant Stylist: Elena Monti @ GD Styling Assistant Photographer: A ndrea Piras Make-up: Luciano Chiarello Hair stylist: Stefano Gatti @ Victoria’s
P38/photo
Abito : Haute Sandali di satin : Giuseppe Z anotti Design In testa: calza Mila Schรถn
Fluidity by
Max Salvaggio
Fashion by Giuseppe Dicecca
Abito di paillettes ricoperte di tulle : Antonio Berardi Giacca di pelle : Twin -S et by Simona Barbieri
Abito di paillettes ricoperte di tulle : Antonio Berardi
Abito di seta con spalline gioiello : Mila S chรถn
Abito: Gaetano Navarra Sandali : Giuseppe Z anotti Design
Top con dettagli gioiello: Gabriele Colangelo Pantaloni di pelle : Valentino Sandali : Giuseppe Z anotti design
Giacca: Frankie Morello Cintura: Brioni Abito plissè : C’N’C Costume National
Giacca monopetto: Christian Dior Abito chiffon : C’N’C Costume National Leggings : Alysi Sandali :Brioni
Gonna plissè con sottogonna: Alysi Cintura: Nanni
Fashion by: Giuseppe Dicecca Creative Director : Sabrina Mellace @ GD Styling Assistant Stylist: Angelina Canale e Elena Monti @ GD Styling Make - up and Hair stylist: Andrea Sheehan @ Victoria’s
P50/photo
Camicia con scollo all’americana: Mauro Gasperi Leggings e parigine : Calzedonia Sandali plateau di pelle : Maison Martin Margiela.
Step into the future by
Jean Paturel
Fashion by Italoforeva
Abito con orli a vivo e scollo a camicia: Twenty8twelve Camicia smanicata doppiopetto: Cividini Camicia con collo a scialle: Gianni Serra
Abito con pettorina plissettata: John Richmond - Top di seta con revers : Maison Martin Margiela - Bikini spalmato: Kristina T.
P88/photo
Giacca due bottoni in gabardine : Naf Naf Chemisier oversize a mezza manica: Frankie Morello Cardigan in filo: Gotha Sottogonna a cerchi vintage : Oscar Camicia con lavorazione a fazzoletto: Hugo Boss.
Camicia con colletto sciallato e maniche a pipistrello: Gianni S erra Gilet sagomato in piquet: High Matellina arricciata a balze : Cielo Lien.
Cappello in panno
a falda larga e caban doppio petto :
Maison Martin Margiela Stola con lavorazione origami : Massimo Rebecchi.
Model: Nastya Kozyrod Stylist: Italo Foreva Make -Up and Hair : Luc Francaise Digatl Work: GD2 Assistant Photographer : Marie Biondi
P58/photo
Abito: A-L ab Milano Cintura corsetto: Maison Martin Margiela Micro cintura: Mirco Giovannini Collana di ceramica: Wunderkind
Green Satisfaction by
Emanuele Savoia
Fashion by Giuseppe Dicecca
Soprabito: Milly Pantalone : John Richmond Orecchini : Savini @ Amon Milano Bracciale : Gianantonio Allievi Sandalo: Ernesto Esposito
Camicia: Anne Valerie Ash Abito: Frankie Morello Orechini e anello: Daniela De Marchi
Soprabito: Normaluisa
Giacca: Mila Schon Pantaloni : Etro Occhiali : Christian Dior @ A.N.G.E.L.O Foulard stampato: Emilio Pucci Anello diamanti bianchi e neri : Grimoldi Milano
Foulard di seta: Yves Saint L aurent private collection Papillon : Alexis Mabille Smanicato: Christopher K ane Sandali : L’autre Chose Anello diamanti : Grimoldi Milano Occhiali : Essence
Camicia: Anne Valerie Ash Orecchini e anello: Daniela De Marchi
Abito: Alberta Ferretti Foulard di seta: Emilio Pucci Vintage Guanti : Chanel Couture Anello: Grimoldi Milano
Abito: Matthew Cunnington Gonna: Simone Marulli Cintura: Neri Collana e tracolla: Etro
Model: Alina Z aharia @ Elite Milano Creative Director : Sabrina Mellace @ GD Styling Styling assistants: Angelina Canale and Elena Monti @ GD Styling Make - up and Hair : Elisa Rampi Digital retouch : Pao & pao Milano Photo assistant: Alessandro Vigoni S pecial thanks : Paolo Delvecchio Location : Fondazione Minoprio
Photographer : www.emanuelesavoia.com Bustier in satin : L a Perla Gonna: Dilek Hanif Couture Cintura: Neri Collana di perle nere : Grimoldi Milano
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Body Di Jersey Stretch : Paolo Errico Collana Di Resina: Christian Dorigatti
Full colors by
Kalia Genova
Fashion by Giuliana Ogliari
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Camicia popelin e pantaloni di seta: Lucio Vannotti Scarpe con plateau : Asos London Calzettoni : Calzedonia
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Abito con zip asimmetriche : Roberto Fragata - Manicotti : Paolo Errico
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Cappello: Y’3 - Abito: Circle
Soprabito: Clara Cerretelli Leggings e scarpe : Roberto Fragata
Abito stretch : Paolo Errico Giacca con maniche a palloncino: Comme Des Garcon Leggings : Diesel DĂŠcolletĂŠ : Melissa By Alexandre Herchovitch
Make - up: Bonnie Caria Hair Stylist: Kilian Marin Both @ Greenapple Agency Milan Post Production : Alesandro Vigoni @ Themis Location : Building Road Savona 127 Milan
P80/photo art
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Wall shadow by Paolo Delvecchio
P84/photo art
Paolo Delvecchio Romano di nascita, ma milanese di adozione, ha fatto della fotografia la sua area di competenza fin dalla prima giovinezza. Trasferito a Milano per fare di questa passione il suo lavoro, ha iniziato come assistente presso lo studio fotografico di Franco B erra. Da allora ha esplorato molteplici aree della fotografia, da collaborazioni a N ew York con il fotografo di Time Life Enrico Fiorelli, a fotografo di scena con la regia di S ergio Rubini. L a sua attività si è articolata e variegata nel tempo, passando per la produzione di cataloghi, pagine pubblicitarie, foto di moda, ritratti e foto di reportage, sempre con la costante voglia e curiosità di esplorare nuovi contesti. In questi ultimi anni ha abbandonato la fotografia a livello professionale per dedicarsi alla produzione di servizi pubblicitari, riuscendo contemporaneamente a dedicare spazio alla ricerca personale.
P86/photo art
P111/art
Style Politik by Varius Artists
Emory Douglas New Museum in NYC 27 luglio 2009
Emory Douglas,
poster from The Black Panther, August 21, 1971, offset lithograph, Collection of Alden and Mary Kimbrough, Los Angeles, Š Emory Douglas, digital imaging by
Echelon
P90/photo art
Emory Douglas New Museum in NYC 27 luglio 2009
P91/photo art
Napoli dal 28 maggio al 15 giugno 2010 Shepard Fairey Peace and Revolution
P94/photo art
Napoli - dal 28 maggio al 15 giugno 2010 - Shepard Fairey - Peace and Revolution
Napoli dal 28 maggio al 15 giugno 2010 Shepard Fairey Peace and Revolution
Napoli dal 28 maggio al 15 giugno 2010 Shepard Fairey Peace and Revolution
Napoli 28 maggio al 15 giugno 2010 Shepard Fairey Peace and Revolution
dal
P88/photo art
P99/photo art
Hussein Chalayan : Copricapo
sportivo per donne mussulmane.
S pring Summer 1998
P100/art
L’assenza di
gravità crea surreali dimensioni New territory: “L’idea è il punto di partenza e nient’altro. Non appena elaborata, si trasforma in pensiero.” Pablo Picasso
L
a franchezza con cui si pone all’incontro Ben è già di per sè un’anticipazione di ciò che lo spettatore coglierà nella sua opera. Immediata e schietta. Lucida metafora di esistenze parallele. E nella sua mise degageé di giovane italo-americano, un po’ tra il new age ed il nerd, cela una preparazione profonda che lo ha reso una delle più promettenti espressioni dell’arte internazionale. Mi ascolta commentare un suo quadro con indulgenza e curiosità: “Are you an artist too?”.... “NO, I am just a designer!”. Battute che racchiudono una diatriba antica e che ora suonano ironiche. Apre il suo bel sorriso e ascolta. Definisce il suo percorso artistico una ricerca sull’assenza di gravità affascinato dagli oggetti sospesi in una dimensione nuova e surreale. Ci porta tra le nebbie milanesi squarci incantati e limpidi dei cieli americani, le casette di legno verniciate di fresco i campi vergini del meadwest. Un’atmosfera di sogno sospesa come in una bolla, trasparente e pura. E da queste descrizioni incontaminate la meraviglia esplode
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con quella che definisco “positive destroy”, uno sconvolgimento di vortice pulsante e rigenerante. Una ricerca di composizione e scomposizione che magicamente muta le prospettive e il senso di gravità. Strutture semplici fluttuano decostruite, attendono sospese che il pubblico ne determini il percorso. Ora esplodono dall’interno in un moto liberatorio, ribelle critica al perbenismo americano, ai visi sorridenti delle pubblicità, all’ordine borghese. Una forza invisibile insofferente alle costrizioni smembra dall’interno il cardine simbolo della società costituita, la casa. Svuotata dei suoi elementi, archetipo di stabilità resta sospesa in attesa di una ridefinizione. La scomposizione è positiva e concettuale. Tutt’intorno il paesaggio è sereno, muto, irreale. Non dà suoni, nè riflessi di immagini. Assente la figura umana. Ma al contempo la rilettura di pulsione come contrazione ovvero ricomposizione, ci pone di fronte al suo opposto. Ora gli elementi sembrano cadere dall’alto per riordinarsi in una struttura. Dall’insieme di queste codifiche nasce il movimento come pulsione che anima le immagini incantate di Ben Grasso. I tasselli di questo linguaggio, sdoganati da intenti di maniera, compongono come in un puzzle una personale visione estetica. www.jerome-zodo.com
Alessandro Turci
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Quando lo stile
italiano diventa fratello del mondo un riuscito esempio di imprenditoria giovanile... le belle forme alla portata di tutti!
F
ratelli, nascono a Venezia, Pio nel 1973 e Tito nel 1971. A Venezia si laureano in architettura nel 1998. Dal 1996 iniziano a collaborare in società, lavorano nel campo dell’architettura rea-lizzando numerosi progetti sul territorio nazionale ed internazionale e partecipando a vari concorsi. Collaborano, inoltre, sia nel campo dell’arredamento che del design, lavorando con le ditte più qua lificate (Alessi, Artemide, Foscarini, Leucos, Vistosi, Studio Italia Design, per l’illuminazione e Rossi di Albizzate, Colombo design, Frighetto, Cattelan Italia, Fly Line, Doimo per l’arredo). Hanno collaborato alla progettazione di stand, esposizioni, negozi, uf fici e magazzini per diverse ditte, curandone l’immagine e la grafica.
Ultimi riconoscimenti: - 2009 Good Design Award - 2007 Secondo premio al concorso internazionale di architettura “Ampliamento del PalaSojourner di Rieti” - 2005 Primo premio al concorso nazionale di architettura per la riqualificazione di Musile di Piave - 2005 Primo premio al concorso di architettura per la riqualificazione del centro di Caposile - 2005 Primo premio al concorso Young & design - 2000 Primo premio al 14° concorso nazionale Tercas architettura Camilla Rinaldi
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Slalom Tria: S erie componibile,
composta da divani lineari, angoli
aperti, angoli chiusi, pouf terminali
3e 4 direzioni. PossibilitĂ di creare
e grandi pouf di raccordo a
soluzioni cromatiche creando contrasto tra sedile e schienale con i rivestimenti diversificati.
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BabĂ : Divano dalla forma particolare, Framefoam. Struttura portante in multistrato e tubolare metallico.
sagomato in
Imbottiture sagomate a quote differenziate con materassina in Dacron Dupont. Il rivestimento sfoderabile lavabile bi - elastico.
Surf : S eduta relax poliedrica, offre diverse possibilitĂ di utilizzo : da chaise longue a lettino, da poltroncina a seduta multipla per 2 persone. Avvolgente e sensuale si adatta morbidamente al nostro corpo rilassandoci in una dimensione di libertĂ e naturalezza.
Blow: L a luce ti segue dentro
una bolla di puro cristallo, come un gioco di un bambino la luce gioca con te.
Per magia è attirata,
la dirigo come voglio senza toccarla, mobile come l’occhio
di un camaleonte.
Luce magnetica
che segue carezze muovendosi attraverso forze sospese, etere,
opposte.
Leggi misteriose con cui L ampada in vetro soffiato con base in metallo cromato.
giocare.
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Siface
si spinge oltre i confini canonici della lampada
da parete/soffitto.
Nasce dall’idea di non pensare a
singoli punti luce isolati ma ad intere superfici luminose estendibili all’infinito senza soluzione di continuità. Questa possibilità è data dalla particolare aggregabilità a posizioni multiple garantita dalla conformazione delle facce che compongono la lampada.
L a lampada è stata pensata per installazione singola o per composizioni multiple. Ogni lampada è dotata di un kit di cavi per il collegamento di più moduli in caso di composizioni. Struttura in metallo verniciato bianco, diffusore in vetro soffiato bianco opalino, finitura lucida.
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Il processo creativo è un
momento intimo che mostra la PROPRIA ANIMA È
sorridente e di buon umore quando ci riceve su Skype. Il sorriso è luminoso e lo sguardo è acceso. La Signora è in gran forma!
D: Questa intervista in un momento così impegnativo durante un grande successo a teatro attualmente sta lavorando a Parigi nella piece “Scandale au mynistere”... le piace il teatro? R: Il teatro è stata la mia ultima esaltante scoperta. Questo enorme successo di pubblico e di critica mi coglie di sorpresa. Ritrovarmi in una veste nuova di attrice brillante e per giunta osannata da un pubblico così esigente come quello francese... un po’ snob come tutti sappiamo. Un’avventura iniziata a Parigi già da febbraio 2009 e che proseguirà
da ottobre in tournè. La gratificazione del contatto con gli spettatori seduti in sala, sentirne il calore, le risate e gli applausi a scena aperta è un piacere che avevo scordato. Mi piace molto questa linea diretta che già avevo avuto nei miei concerti e che non ritrovavo nei programmi televisivi. D: Anche se in tv aveva un ottimo successo... R: Purtroppo ultimamente mi relegavano a ruoli marginali come opinionista o guest star in programmi condotti da altri, oppure facevano proposte per fiction tv di scarso interesse, mi sentivo messa da parte, per nulla gratificata!
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Così ho voluto cambiar aria ed accettare una sfida importante riuscendo in un esame difficile. D: Tutte le sere a teatro quindi? R: Mi diverto un sacco e con me tutta la compagnia! Spesso recito a braccio, invento battute, sopratutto su fatti e personaggi d’attualità, l’ultima ad esempio è stata sul vulcano islandese.... il pubblico apprezza molto e io interrompo la monotonia di una ripetitività che mi annoierebbe. D: Lei impersona una madre trasgressiva, ha mai pensato a che tipo di
madre sarebbe? R: Assolutamente normale, quasi pragmatica!! Riesco a separare bene il mio personaggio pubblico dal privato ed in questo caso lascerei senza esitare i miei impegni artistici, ciglia finte e follie per dedicarmi totalmente a mio figlio. D: Un’ Amanda inaspettata... R: Ho persino scritto un libro da poco uscito qui in Francia “Io non sono quella che credete” proprio per chiarire l’equivoco. Esiste una bella differenza tra personaggio pubblico e privato. Amo la mia casa, i miei gatti, la libertà di sentirmi bene struccata ed in ciabatte... in fondo è
un lusso che mi voglio godere alla mia età sapendo essere diversi tipi di donna che apprezza il relax ma è piena di interessi, di amici, di voglia di vivere. Non capisco le donne che si lasciano andare magari dopo una delusione amorosa! Ma poi nel 2010!! Il mondo è pieno di cose da fare e di ragazzi che sanno apprezzare una donna matura...la vita non finisce mica a 60anni!! D: Forse una consapevolezza maggiore ha portato ad una rinascita? R: Certamente... non sono mai stata una nostalgica, ho sempre guardato avanti. Ora si riparla di me, da Vogue Paris che mi ha dedicato un ampio servizio come attrice, a Boy George e alle Scissors Sisters che
hanno reinterpretato un mio successo discografico anni ‘80, a Dolce e Gabbana che mi hanno cercata per la nuova campagna pubblicitaria! D: Ahhh, anche un ritorno alla moda italiana! R: Ho sempre amato la moda italiana. Anche ora che vivo più in Francia sono una fan di un famoso stilista italiano Riccardo Tisci che adoro! Usciamo spesso insieme e sono sempre in prima fila alle sue sfilate per Givenchy. D: E nel suo futuro ci sarà ancora teatro? R: Senz’altro, è una passione che durerà ancora per molto tempo viste
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auctor/auctor adipiscing, male/ suada cubilia, vulpe/putate augue
anche le numerose proposte!! D: Dalì le disse di non volerla pittrice per preservarla dalla sofferenza, se fosse stato realmente così, lei avrebbe rinunciato alla pittura per una vita felice? R: Assolutamente no. Tutta la vita creativa implica sofferenza. L’artista è una persona difficile, sensibile, molto vulnerabile. Io vedo la pittura come una terapia che mi aiuta e mi dà conforto. D: Dalì si definiva un grande voyeur... il suo senso della vista le pare altrettanto sviluppato? R: Ah ah ah... non parliamo di voyerismo vero? Bene, battute a parte, la vista è veramente per me il senso più importante, non potrei mai vivere senza la mia pittura, il cinema i panorami e tutte le cose infinitamente belle da osservare... no, non potrei. D: Dalì la definiva un perfetto archetipo... lei si è mai sentita davvero il simbolo di un periodo o di un’ ispirazione? R: In un certo senso sì. A Dalì piacevo per la mia bellezza melanconica che lui amava riferire all’angelo pensoso di Durer. Molte agenzie gli proponevano nuove modelle per sostituirmi, ma assolutamente rifiutava di incontrarne altre dicendo che per lui ero perfetta... e questa opinione così sicura mi influenzava. D: Lei ha incontrato donne che sacrificavano l’amor proprio ed il senso di gelosia per il proprio amato (Angie Bowie, Gala) lei avrebbe fatto altrettanto?
R: Mai!! Sono e resto possessiva dell’uomo che amo. Mollo subito se capisco di essere stata tradita, proprio come la mia ultima relazione purtroppo. Ho sempre ammirato la classe ed il distacco di quelle donne eccezionali, ma io proprio non ci riesco... D: Il momento artistico è per lei di grande verità o di grande finzione? R: Assolutamente di grande verità. Il processo creativo è un momento intimo, un po’ come denudarsi mostrando la propria anima. Come sedersi dall’analista e parlare di sè. D: Identità e verità...nelle sue opere la libertà che prova è espressione di un’ identità finalmente libera? R: L’artista è schizofrenico. Vive spesso una dualità complessa. Io non potrei mai rinunciare ed essere solo un tipo di persona. Mi presento libera e sincera verso il mio pubblico in uno scambio che mi appaga. Poi sono l’altra Amanda in privato. Altrettanto libera. D: Qual’ è stata la più importante verità da lei appresa? R: Senz’altro rimanere con i piedi ben saldi per terra. Con una vita così incredibile sarebbe stato facile esaltarsi e credersi quella che non ero o peggio quella che gli altri pensavano. Ho visto parecchi artisti, persone dello spettacolo, del cinema, del’arte perdere il controllo, il contatto con la vita reale. Per me è la cosa peggiore che ti possa capitare. D: Nei suoi dipinti angeli lottatori e cavalli, purezza e bestialità, asessualità
e lussuria: è un contrasto dell’animo umano o una provocazione surrealista? R: Entrambe le cose. Mi piace descrivere realtà diverse, spesso contrastanti. Sì, anche provocatoriamente.. alla surrealista. D: Quanto si sente legata ancora al surrealismo? Ne vede una contemporaneità nell’attuale panorama artistico? R: No, non mi sento così riferita a quel movimento. Il surrealismo aveva un senso in quel preciso periodo storico, unico ed irripetibile dove personaggi straordinari come Dalì, Ernst, Magritte ecc...componevano visioni uniche, geniali. D: Provocazione e ambiguità erano alcune delle caratteristiche dei surrealisti, sembra coincidere con il suo modo di vivere... R: Sì certo, ho fatto largo uso della provocazione nella mia vita specialmente artistica. Ricordo che altri come me negli anni ‘70 e ‘80 provocavano, Bowie, Warhol, in Italia Renato Zero, Loredana Bertè... li ho conosciuti ed apprezzati e tutti dovevano lottare per esprimersi contro un perbenismo borghese ed ottuso, proprio come i surrealisti. D: In “Follow me” descrive il racconto di una donna che vende la propria anima al diavolo, per cosa lo farebbe? R: Non esiste cosa al modo per cui vendersi...nemmeno al diavolo!! D: Cosa cambierebbe senza esitare del suo passato? R: Beh cancellerei tante brutte canzoni!!
D: E del suo presente? R: I momenti di sconforto a volte quasi di offesa. Penso ad esempio ad un mio progetto nato a Londra dove vidi a teatro “Il laureato”. Mi venne in mente di proporlo in Italia ma non fecero altro che rubarmi l’idea e proporlo poi ad un’altra attrice qualche tempo più tardi. Fu assai sconfortante! D: Dalì considerava il mondo dello spettacolo desolatamente prosaico, secondo lei? R: Non posso dargli torto! Sopratutto ora e anche in Italia purtroppo, diciamo che la qualità è assai scadente. D: Nell’ultimo incontro con Dalì le diede come testimone il suo talismano di legno, lo considera un’eredità simbolica? R: Si dice anche in Italia “toccare legno” vero? Lui mi sapeva molto superstiziosa e non fece altro che un cortese gesto scaramantico. D: Lui credeva nella magia e lei nella superstizione, cosa chiederebbe al suo talismano? R: Magari di incontrare Woody Allen e che mi proponesse una parte in un suo film o forse Ozbetek che peraltro mi conosce bene... l’ultima volta che mi ha vista mi ha detto: “Amanda ma perchè non facciamo un film insieme?”..ma certe cose un regista non le deve chiedere, semmai proporre!! Ah ah ahaha... Alessandro Turci
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