STORIA NOIOSA
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L’AVVENTURA VISIVA DEGENERATIVA —
Fotografie di posizioni sociali in uso Dedicato a tutti coloro che con me condividono ogni problema che ci appartiene. Š Davide Andreis & Co. Composizione iniziata 9 Maggio 2015
— introduzione —
Guarda va un video immobile. Solo una tratta di 30 px nera su fondo bianco lampeggia. Freneticamente lampeggia. Silenzioso, disturbante, invadente rumore di vuoto. Parole lo invadevano. Non riusciva nemmeno a tenere gli o ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| c |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| c |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| h ||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||| i ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| a ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||||| p ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| e ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| r ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||| t |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| i ||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| 3 —
— introduzione —
È riflessione forse. Forse scuse. Ha dormito poco questa settimana. Si sta consumando per se stesso. Sta cercando di costruire conoscenza e di costruire cose. Cose perché non riesce ad essere felice qui ed ora. Forse è solo egoismo, è mancanza di pazienza. Nella sua vita è stato sempre importante avere tutto e subito. Molte volte si è chiesto se fosse viziato, la sua risposta fu e sarà sempre negativa. Era una voglia di non rispondere a se stesso. Era più facile negare l’evidenza che accettare la realtà. Sicuramente lo è sempre stato per lui. Riflettesse su se stesso forse direbbe semplicemente che è pigro. Ultimamente è la sua scusa per ogni cosa, per ogni problema, per ogni riposta, sua e di altri. Per lui l’avventura è solo una maschera. La indossa per non aver a che fare con se stesso. Gli è sempre stato utile nascondere disturbi. Riflettesse su ciò che ha nascosto direbbe che è andata bene. Non ammetterebbe nemmeno a se stesso che tutta la muffa che non ha voluto è solo nascosta ai suoi occhi. Più espansa che mai.
Si sta consumando per niente.
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DISEGNI — capitolo uno —
A lezione alle superiori scarabocchiava. Un po’ tutti lo facevano. Aveva un compagno talentoso in questo. Ora fa il fumettista, o almeno da ciò che ricorda ci stava provando. La prova. Alla scuola non c’era futuro segnato. Nessuno si sentiva parte di un gruppo. L’identità era una nebbia che avvolgeva tutto ma non corrispondeva a nessuno. Era un tema così importante, quella nebbia, che difficilmente ne veniva discusso. Tutti erano prodotti, montati, testati, etichettati e spediti. Nessuno lo ammetteva, ma ognuno di loro voleva significare un ideale. Ognuno era una bandiera che muoveva secondo onde e lasciava un niente a far riflettere. Leggerezza, qualunquismo. Ovvie scontate critiche si muovevano nei nuovi pensatori.
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— capitolo uno —
— a chi assomigli? —
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— capitolo uno —
Parer suo era che le scuole medie si avviava una selezione, una scrematura, uno smistamento di intelligenze. Dai licei ai centri di formazione professionale venivano indirizzati i ragazzi che si vedevano costretti ad una scelta non loro. Obbligati dalla decisione di genitori, ed insegnanti di consiglio, erano costretti da un minimo di tre ad un massimo di sei anni a frequentare. La scuola che non scelse non era certo un liceo. Si creava una cupola al riparo dal mondo, al riparo dal confronto. All’interno vi si trovavano persone più intelligenti di ciò che erano veramente. In questa cupola lui ci sguazzava. Per lui l’intelligenza era importante. Qualsiasi fosse il primo respiro del mattino, ognuno di quei ragazzi si discriminava. Quella nube che li avvolgeva era respirata, filtrata e rimessa in circolo per se stessi. Ognuno di loro vi ci sguazzava. La discriminazione era importante. Il razzismo era ancora insito nelle menti di alcuni genitori, che, se pur nelle più buone intenzioni, lo trasmettevano ai figli. Erano gli albori del secolo che proseguivano in ideali. Vi si schierava però all’opposto, quell’aspirazione all’uguaglianza costretta, che con se portava rispetto e terre libere. Le idee erano tanto contrastanti quanto sfocate. La coscienza del collettivo impediva scelte drastiche e decisioni estreme politiche davvero consapevoli. Taluni erano però liberi. Non aveva mai capito come ma anche lui lo era. Il suo era rimandare una decisione di appartenenza. Era però convinto che altri nel loro equilibrio ci fos— 8
— capitolo uno —
sero volontariamente. Non ha ancora chiara la definizione di equilibrio. Non ha ancora chiara la posizione in cui si trovava.
Il tempo gli era dettato, era definito dai programmi tv. Tornati da scuola il loro starsene apatici davanti ad una scatola era l’unica alternativa presa in considerazione. Nonostante questo alcuni si dilettavano in sport che a lui non prendevano. La sua era invidia.
9 —
— capitolo uno —
Quelli erano i bigliettini. Scarabocchi di desideri, talvolta vicini. Profumi, pensieri. Quelli erano gli anni dei sentimenti grossolani, quasi granulosi al tatto. Erano sentimenti da spolverare con coscienza che nessuno di loro aveva. Erano comunque avventure importanti. Erano le stesse avventure con le quali lui si mascherava. Per alcuni il momento di quegli scarabocchi non era mai iniziato, forse, per molti altri già finito. Per alcuni degli ultimi già la sessualità sembrava non avere più segreti. Già si aveva la fortuna di poter raccogliere consigli di guru di settore, già lui la avela la possibilità che, a causa delle sue maschere e delle sue mura orgogliose, non sfruttava. Non sfruttava mai consigli e regole e ne pagherà le conseguenze, già lo sapeva.
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— capitolo uno —
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— capitolo uno —
Per lui principalmente era il tempo delle certezze. Nel suo modo di vedere, le cose erano grandi, le cose a cui lui dava importanza erano enormi. Era portato a credere, nel suo mondo di cose grandi, che il tutto fosse così come lui lo conosceva. Lui era forse la più grande delle cose. Sbagliava, indubbiamente sbagliava. Ma ne era certo. La sua percezione dell’Essere poteva essere, inconsciamente, quantistica; tutto era a seconda di come lui lo percepiva.
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— capitolo uno —
Per lui principalmente era il tempo dei dubbi. Negli anni di quelle scuole i dubbi crescevano,. Le certezze venivano meno, la consapevolezza certamente però mancava. Compassione. Per lui che se ne rendeva conto, per altri che non se ne renderanno conto mai e per altri che non ne avranno bisogno mai. È sempre stato solo, e anche per questo era felice di essere come altri in quella cupola. Non cambiava niente di giorno in giorno, ma ognuno di loro cambiava il mondo. Le storie che non raccontavano erano piene di passione, intrighi, fantasie e avventure. Le storie gli appartenevano e ciò li rendeva consci di non cambiare nulla. Non facevano cose per come erano nati, ma ogni cosa che facevano lì faceva nascere. Di nuovo. Che generazione di storyteller fantastica. Ne raccoglieranno i frutti.
Perchè era il tempo delle mele. Erano passati anni dal quell’inizio degli ‘80. Quel cult aveva segnato ragazzine e madri di allora. Paradossi di sentimenti che nemmeno i pomeriggi delle istruzioni all’uso di relazioni interpersonali della grande maestra televisione sapeva spiegare.
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— capitolo uno —
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FI SC HIARE — capitolo due
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— fischiare —
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— fischiare —
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— fischiare —
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— fischiare —
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— fischiare —
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