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PROGETTO REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO REGIONALE
Mente Glocale
Il Valore umano
Il centro è ovunque
Alta conoscenza, ricerca, arte, creatività e territorio
Artigianalità, ingegno e memoria
L’era Post Covid e la nuova vita dei borghi antichi
Editoriale Alla Fonte di UnicaMontagna Sgorga corposa e fluente. È una fonte, come se ne trovano ancora solo nelle aree montane. All’inizio ha cominciato a zampillare, timida. Poi è divenuta un flusso, costante e crescente. Bevendo alla Fonte di UnicaMontagna si acquisiscono principi benefici. Rigenerante, corroborante, coadiuva il benessere ed il più efficace funzionamento del corpo e dello spirito di tutte quelle entità che animano il territorio come altrettanti indispensabili organi vitali di un essere vivente: la comunità socio-economica delle aree montane e pedemontane. L’abbiamo vissuta così, come tanti rivoli di sorgente ansiosi di confluire in una dinamica più importante e ricca di senso. Siamo divenuti un partenariato ed insieme abbiamo forgiato una cosa nuova, la Fonte o, come l’abbiamo definita nel progetto che la Regione Marche ha sostenuto, UnicaMontagna - l’hub della competitiva multifiliera. Nel frattempo, in questi ultimi mesi del 2020, il paesaggio intorno alla Fonte è nuovamente mutato. Ulteriori e più impellenti bisogni si sono affacciati, la necessità di “dissetarsi” è divenuta ancora più pressante. E la Fonte ha iniziato a pompare di
più, con tre nuove “cannelle” pronte a donare nuovo e prezioso sostentamento al territorio. Oggi, infatti, UnicaMontagna perviene alla chiusura della sua prima fase progettuale, lasciando in dote nuovi percorsi, ancora più corposi, in quanto crescono le aziende impegnate, si strutturano inediti partenariati, si declinano gli intenti, gli stimoli iniziali e le iniziative prototipali in progetti che investono tematiche centrali nella visione di uno sviluppo sostenibile e compatibile con la nostra identità e le nostre misure: riciclo, economia circolare, attrattività del territorio e benessere della persona. L’Università di Camerino, mentore e saggio “capocantiere” della Fonte, la propulsione innovatrice ed aggregante di Imagina, il pensiero laterale di Ruvido Teatro, il genio e la professionalità di Officine Mattòli, la capacità di animazione di Arci e quella digitale di Nobody, la disponibilità concreta di spazi da parte di Maylea, la scia luminosa di eccellenze locali con Belisario, dalla Fonte sono confluite in un bacino, un grande lago pronto ad accogliere tutti coloro che credono nella visione di un futuro-presente luminoso per le aree montane e pedemontane, “centro” ideale di neo-Risorgimento e nuovo Rinascimento.
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Mente Glocale Alta conoscenza, ricerca, arte, creatività e territorio. La visione inconfondibile e plurale di UnicaMontagna, progetto che ha accompagnato nel futuro una comunità intramontabile. Immaginate che i monti non dividano. Figuratevi che i sentieri non siano viottoli disegnati, tracciati come invalicabili linee di confine attorno a centri isolati. Pensate alla maestosità d’alture e cime intente ad abbracciare la vita secolare ed operosa delle proprie valli, come alla rocciosa benevolenza di madri che vegliano teneramente sui figli. In questa metafora dal sapore vagamente virgiliano, s’indovina la radice di una solidarietà profonda, capace di assicurare a innumerevoli borghi italiani un’e-
sistenza apparentemente non esposta al rischio di scomparsa. Eppure, tempeste storiche, ecosistemiche, geologiche, sismiche e demografiche hanno, nel corso del tempo, colpito simili territori svelandone tutta la fragilità. In questo scenario, le aree interne del Maceratese sono esempi di strenua resistenza alle emergenze. La recente e tuttora percepibile crisi post Covid e, prima ancora, lo spopolamento e la desertificazione economica in seguito agli eventi sismici del 2016, provano l’inossidabile attitudine
montanara a non arrendersi mai. Tuttavia, per vincere la sfida della sopravvivenza, il carattere è condizione necessaria, non sufficiente. Occorre saper pensare un nuovo modello di sviluppo sinergico adatto ad in-camminarsi verso un tempo fitto di repentini cambiamenti, affrontandoli con le numerose risorse a disposizione e con una straordinaria abilità di tradurre nella modernità le qualità incantevoli apprezzate in ogni parte del globo. A questo scopo è nata UnicaMontagna, primo hub della com-
petitività multifiera che coniuga innovazione, tradizione e cultura al fine di supportare il sistema dell’impresa del luogo con servizi innovativi, contenuti di marketing culturale e turistico, nuovi modelli organizzativi, competenze scientifiche all’avanguardia.
UN ESEMPIO PER TUTTA ITALIA «Il modello di sviluppo che state sviluppando dovrebbe essere preso da esempio da tutta Italia!», è stato il commento di Gioacchino Bonsignore, caporedattore del TG 5, che ha condotto la giornata al “Lanciano Forum”, il quale ha sottolineato: «Di territori tenuti così bene, non ce ne sono moltissimi. Serve lavoro e studio affinché restino in gioco!».
Angelo Serri - progettista di marketing territoriale e socio di Imagina sas
UNICAM: L’IMPRESA PLURICENTENARIA DELLA SCIENZA «Eravamo consci di saper produrre eccellenze, ma ciò che mancava era la narrazione e la propensione a pensare e lavorare insieme. Questo è il grande valore aggiunto del percorso sviluppato con UnicaMontagna!». Un punto di vista di chiarezza adamantina, quello di Claudio Pettinari che invita a non disgiungere le buone prassi sul territorio da una visione d’insieme per “fare sistema”. Il Magnifico Rettore ha indicato le direttrici di un’Università che si adatta rapidamente ai cambiamenti ed è capace di produrre scienza da centinaia di anni. Tre gli ambiti d’azione principali per un dialogo tra ricerca, imprese e operatori: percorsi di scienze enogastronomiche; ambiente, sostenibilità e gestione delle risorse naturali; tecnologie per la valorizzazione e la narrazione dei beni culturali.
ANGELO SERRI (Imagina): «UnicaMontagna è riuscita a non far cadere i nostri valori nell’oblio» «UnicaMontagna lascia in dote al territorio un brand ombrello che racchiude valori saldi come la genuinità, lo spirito mutualistico, una storia solida. Prima del sisma, avevamo progettato di non far cadere questi valori nell’oblio. Ora il laboratorio UnicaMontagna è ben avviato e continuerà ad operare, dando origine ad una nuova generazione di progetti». Sono le parole di Angelo Serri, ingegnoso progettista di marketing territoriale e socio di Imagina sas, agenzia che tra le sue intuizioni e quelle del socio Alberto Monachesi vanta uno dei principali eventi italiani dedicati alle eccellenze enogastronomiche e territoriali (Tipicità) ed è azienda capofila di questa straordinaria piattaforma collaborativa tra tradizione, innovazione e cultura.
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Gino Zampieri - presidente A.C. & E. Consulting
Un momento dell’evento del 12 giugno 2020
Claudio Pettinari - rettore Unicam e Massimiliano Sport Bianchini - presidente ARCI Marche
L’EVENTO DEL 12 GIUGNO
Simona Teoldi dirigente della Regione Marche
I partner privati e pubblici di questa originale e poliedrica progettualità - atta a valorizzare il genius loci, promuovere contaminazioni ed integrazioni tra saperi e offrire opportunità e servizi alle qualità locali - hanno partecipato all’incontro dello scorso 12 giugno: un evento al “Lanciano Forum” di Castelraimondo, seguito in remoto da una foltissima platea di oltre 2.000 internauti che hanno assistito a un vero e proprio laboratorio di confronto e creatività applicata, condotto dal caporedattore del TG5 Gioacchino Bonsignore, e i cui attori hanno tratteggiato l’affresco di terre feconde d’ogni bellezza, conoscenza e cultura, abbozzando traiettorie utili a immortalare quelle virtù, consentendogli di vivere in ogni attualità, scavalcando epoche e preconcetti.
L’ANTICHITÀ DEL SAPER FARE CONIUGATA CON LA SAPIENZA SCIENTIFICA
Gioacchino Bonsignore - giornalista e caporedattore del TG 5
Claudio Pettinari, magnifico Rettore di Unicam, Università che di UnicaMontagna è partner scientifico, ha parlato dell’ambiziosa avventura come di una «visione maturata poco prima del terremoto di qualche anno fa. I montanari - ha proseguito Pettinari - sono persone operose e di poche parole. Numeri uno nel loro mestiere, ma refrattari a metterlo in vetrina, ad esporlo e
comunicarlo. C’è una ritrosia a vendersi. Eppure queste valli non sono soltanto celebri per le delizie della gastronomia di qualità. Sin dal 1300, la forza idraulica generata dalle acque del fiume favorì la produzione di carta poi venduta alla corte di Firenze o allo Stato Pontificio. Dalle piante si sono ricavate sostanze per tingere i tessuti e, dal diciannovesimo secolo sono stati sperimentati grani di proverbiale bontà. L’antichità del saper fare si coniuga con una sapienza scientifica della quale è depositaria una storica istituzione universitaria pluricentenaria, da sempre immancabile supporto all’evoluzione economica, tecnologica e sociale dell’area. Analogamente è impossibile dimenticare la specificità storica dei nostri borghi e lo splendore delle arti scultoree e pittoriche custodite in questo territorio. Tra magnifici paesaggi, infatti, si cela il 67% dell’intero patrimonio artistico marchigiano. Manifattura, arte, turismo, scienza sono autentici tesori che, grazie a una narrazione moderna appoggiata ai contenuti creativi delle imprese culturali insediate nella zona, possono essere rappresentati come un unicum e assurgere a modello socioculturale riconoscibile e duraturo nel tempo, grazie anche ad una nuova classe di giovani manager del turismo, dell’enogastronomia, del marketing da attrarre incentivando i servizi primari, al fine di scoraggiare lo spopolamento».
PROGETTO DI TERRITORI APERTI La “vision” su un “progetto di territori aperti” che veda le specificità comunitarie non alla maniera di isole, ma in comunicazione solidale e funzionale tra loro, trova concorde anche Simona Teoldi, dirigente del Servizio Cultura della Regione Marche. La dirigente regionale si è opportunamente soffermata su due parole chiave: conoscenza e ricerca. «Entrambe - ha sostenuto - sono un imperativo categorico! Se vogliono essere un reale motore economico, turismo e cultura devono riuscire ad adattarsi a un contesto in repentina evoluzione, per poter reggere a improvvise perturbazioni come quelle generate dal Covid e dal sisma. Per questo occorre un approccio in cui la componente tecnologica e digitale consenta agli operatori di una comunità di trovarsi pronti, in caso di future fratture di sistema, e avere una capacità di reazione all’avanguardia e non affidata all’improvvisazione. Siamo in un’epoca in costante trasformazione e anche settori che immaginiamo possano essere gestiti tradizionalmente per sopravvivere, dovranno contare su un sempre maggiore grado di specializzazione».
Un momento del collegamento con Damiano Giacomelli
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Il Valore umano
SCALCARÌA: L’ARTE DI SAPER METTERE BENE IN TAVOLA
Artigianalità, ingegno e memoria sono fattori decisivi per il rilancio socio-economico. E per una produzione attenta alla centralità delle persone Charles Friedrich, uno dei primi maestri del made to measure, ricavava capi pregiati su questa dichiarazione di poetica: «l’abito nasce da quello che le mie mani sanno osservare di un’anima». Nello scampolo d’una vita cucì storia ed esperienza e fece della manualità un evoluto traguardo della coscienza. L’aneddoto potrebbe valere anche per l’attualità. Sono moltissimi gli artigiani che trasfigurano il genius loci e una sapienza ultracentenaria negli ingegnosi e incantevoli risultati di un lavoro non distinto da un’identità. La fatica e la bellezza di trasformare la realtà nell’intuizione che la immortala e la rende unica.
Il termine teatro deriva dal greco ed indica un luogo, un mondo, una fessura dentro cui si guarda. La capacità di immergersi nella commedia dell’esistenza attraverso una coinvolgente pièce che ha unito la sapienza della messa in scena e l’impresa. La breve opera ha visto protagonisti gli attori della compagnia Ruvido Teatro di Matelica, interpreti di Scalcarìa: l’arte di saper mettere bene in tavola. Uno sfolgorio di vivande e maestranze marchigiane ha farcito una drammaturgia gustosa e abile a dosare risate, sapida ironia e marketing.
La performance di Ruvido Teatro
L’esperienza di Crafted Society Cappelli, borse, calzature marchigiane indossano magnificamente questa unicità. Un caleidoscopio di creatività oggi non più nascosta, grazie anche all’intraprendenza di Martin Johnston, fondatore di Crafted Society, limpida oasi fisica nel centro di Amsterdam, e virtuale, nello shop online, dove scorre la storia della migliore manifattura marchigiana. All’evento di Lanciano, Martin ha raccontato la nascita di un’iniziativa messa a punto per narrare l’umanità che vive dietro le creazioni artigianali. Con l’aiuto dell’amico Enrico Pesallaccia, che con la sua piattaforma si occupa di far dialogare la piccola impresa con i mercati internazionali, Johnston ha deciso di mettere in prima linea - nelle immagini del sito e nelle informazioni contenute nelle etichette sui prodotti - i luoghi delle botteghe artigiane, i nomi degli autori di autentici capolavori manuali, i riferimenti alle modalità di lavorazione e alle materie prime utilizzate. «Spesso - ha spiegato l’acuto imprenditore - esistono dei confidentiality agreement imposti dai marchi del lusso e miranti a tenere segrete le informazioni sui produttori, sul loro lavoro, su cosa realizzano e per chi. Nessuno conosce da dove provenga il prodotto di lusso. Abbiamo tentato di ridefinire il concetto alla base di questo comparto, superando l’impersonalità del brand e mostrando il volto di chi esprime, con l’elevato pregio del proprio mestiere, il reale valore del luxury. L’uma-
nità di un prodotto è il vero capitale! Per questo ci siamo posti il problema di dare trasparenza e longevità al mondo artigiano e manifatturiero, per trasmetterlo alle generazioni future. Un recente articolo del New York Times ha riconosciuto Crafted Society annoverandolo tra i pochi marchi che conferiscono la giusta visibilità agli artigiani, spiccando in etica e responsabilità sociale e donando al consumo il bene raro della consapevolezza». It’s in our hand. Our word, our lives, our luxury. È nelle nostre mani. La nostra vita, il nostro mondo, il nostro lusso. Nel claim della nuova campagna affidata ad un’agenzia californiana, i protagonisti sono ancora una volta le persone che s’ingegnano e mettono in opera le proprie idee da una fantasia creatrice che genera meravigliosi manufatti. Alcuni di essi hanno anche il nome di chi li ha elaborati. Capita così d’imbattersi nella borsa Luisa o nella scarpa Matteo. Per la piccola produzione e per il tessuto economico e sociale, il peso determinante del fattore umano è uno dei temi che hanno animato la discussione di UnicaMontagna: Creative Network Jams, con Gino Zampieri (Presidente AC&E) che sottolinea come la vitalità dell’ingegno italiano sia la più competitiva al mondo, perché «riesce a trovare soluzioni flessibili di design che non sono richiedibili a tecnici o manager di altre culture».
NOBODY: LE MIGLIORI GAMBE DIGITALI DI UN TERRITORIO Per diventare qualcuno rivolgiti a Nobody! Non è uno scherzo, ma il nome di una innovativa start-up nata dalla volontà congiunta di giovani ricercatori di Unicam e di professionisti del settore dell’ICT per fornire le soluzioni adeguate per la
costruzione della piattaforma multimediale dell’HUB e dei suoi servizi on-line. Opera sia per l’informatizzazione e l’organizzazione aziendali, sia per progetti di reti di computer su ambienti misti e geograficamente distribuiti. Proprio grazie alla sua infrastruttura digitale, UnicaMontagna è riuscita ad arrivare dappertutto.
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Da UnicaMontagna, una nuova generazione di progetti Le persone e il loro saper fare sono anche gli ingredienti di base dell’intero progetto diffusamente ripercorso al “Lanciano Forum”. In particolare, l’architetto Vittorio
Salmoni (Studio Archisal e membro Istao) ha spiegato come proprio il «capitale relazionale e reputazionale abbiano messo in campo la possibilità di inaugurare, dal laboratorio
di UnicaMontagna, una nuova generazione di progetti, diversificando le competenze. “In particolare - ha affermato Salmoni - mi riferisco a due piattaforme creative di innovazione. Una di esse si chiama Ricrea che tramite il design destina ad un nuovo impiego materiali esausti che avevano un vissuto e che saranno prestati, dalla creatività e dall’attenzione alla sostenibilità ambientale, ad un nuovo utilizzo e immessi sul mercato. L’altro si chiama Lo Gusti ed è una rete di valorizzazione del territorio e delle sue attrattività, dai beni storico-artistici-paesaggistici, al tratto distintivo del saper vivere che contrassegna le Marche. Uno degli scopi dell’iniziativa è avviare a una nuova mobilitazione delle comunità locali anche tramite il recupero dell’iconografia familiare, ovvero d’immagini che risveglino la memoria e il ricordo ponendo l’accento sulla generosa umanità che abita queste terre».
MAYLEA, HUB FISICO DI UNICAMONTAGNA Maylea, società di Fabriano, è l’hub fisico di UnicaMontagna, protagonista attivo di un progetto realizzato in sinergia con il Comune di Castelraimondo per il recupero e la rifunzionalizzazione di un immobile adibito a magazzino industriale divenuto il “Lanciano Forum”. In tale struttura moderna e polifunzionale il 21 giugno 2019 è stato ospitato l’evento di lancio di questo straordinario laboratorio creativo presso il quale, recentemente, ha avuto luogo il Creative Network Jams, condotto da Gioacchino Bonsignore.
Massimo Cupillari
Un sistema efficiente di ripartenza e tenuta del territorio Per Andrea Spaterna (Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e Prorettore Unicam): «UnicaMontagna ha rappresentato un sistema efficiente di ripartenza e tenuta del territorio, in uno scenario complesso, e ha avuto un ruolo per tutta la comunità. Con il combinato disposto della rete materiale della filiera produttiva e a quella immateriale delle tecnologie, si è attivata la sinergia tra imprese ad alto valore aggiunto che supportano quelle d’eccellenza e più tradizionali, fornendo consulenza e sostegno sotto il profilo commerciale. Se, in questo contesto, ci soffermiamo sulle prospettive di sviluppo di un Parco Nazionale, dobbiamo guardare ad un paradigma di turismo sostenibile, equo, rispettoso delle specificità, in grado di supportare commerci artigianali, culturali e creativi e di stimolare la crescita delle imprese verdi. Si tratta di un modo di essere impresa alternativo a un turismo di massa meccanizzato e basato sul mordi e fuggi. Ci rivolgiamo a chi predilige una fruizione soffice, rispettosa dell’ambiente e desiderosa di conoscenza». Decisivo è, ancora una volta, il fattore umano.
Angelo Serri, Claudio Pettinari, l’architetto Vittorio Salmoni (Studio Archisal e membro Istao) e Andrea Spaterna (presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e Prorettore Unicam)
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TIPICITÀ E IL SAPORE DELLE MARCHE Il gruppo di chef dell’Accademia di Tipicità ha deliziato gli spettatori dell’evento condotto da Gioacchino Bonsignore con un meraviglioso cooking show a cura di Luca Facchini e Alessandro Campetella, autori di raffinati capolavori del gusto, capaci di esaltare le tipicità dell’area montana, tra le quali: tortelli ripieni di pecorino marchigiano dei Sibillini, crema di patate di Colfiorito, polpettine di ciauscolo lasciate rigorosamente al naturale. Temperatura del cibo, cottura, combinazione di gusti, componenti nutraceutiche, sono le variabili indagate da due straordinari rappresentanti di una squadra vincente capace di farsi ambasciatrice del sapore marchigiano nel mondo.
L’Accademia di Tipicità con la conduziome di Luca Facchini
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BIANCHINI (ARCI MARCHE): «I NOSTRI TERRITORI HANNO ENERGIE PER RIPARTIRE»
ANTONIO CENTOCANTI (CANTINE BELISARIO): «PROMUOVIAMO IL GUSTO SUBLIME DELLA NOSTRA TERRA» Una degustazione di Verdicchio “a banda larga” per assaporare una bontà rara, figlia di antichi principi di coltivazione di peculiari caratteristiche territoriali
(la valle scientificamente classificata come “sinclinale camerte” è strettamente racchiusa tra la catena appenninica e quella preappenninica caratterizzata dal promontorio del San Vicino) e di una secolare tradizione colturale. L’attività condotta da Antonio Centocanti, presidente della Cantine Belisario, con la collaborazione da remoto di Pierpaolo Rastelli, ha messo in luce le innumerevoli virtù del bianco di
Matelica, vino di straordinaria longevità, tanto da meritare l’appellativo di “rosso vestito di bianco”. «Noi siamo un’azienda cooperativa - ha affermato Centocanti - e la nostra missione è distribuire il valore alla base e vinificare le preziose uve. Occorre far conoscere e promuovere il prodotto del territorio e il gusto sublime di questa terra».
Arci Marche e soprattutto Arci Macerata che da sempre agisce con senso di comunità ed appartenenza al territorio in cui opera, si sono attivati per comprendere ed analizzare le esigenze, i fabbisogni e le prospettive per il futuro delle imprese delle aree interne, avviando un’attività di indagine e di ricerca che ha riguardato oltre ottanta aziende. «Lo studio - ha spiegato il presidente marchigiano dell’associazione, Massimiliano Sport Bianchini - ha evidenziato criticità e potenzialità degli attori economici del settore agricolo, dell’artigianato artistico e della ricettività. Dopo un periodo di sofferenza legato alle condizioni emergenziali causate dal sisma e dal Covid-19, questi territori dimostrano di avere le competenze e le energie, specialmente giovanili, per ripartire. Non esiste ripresa credibile per questa Regione che non coinvolga anche le aree interne».
Gioacchino Bonsignore e Antonio Centocanti (presidente della Cantine Belisario)
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FOCUS
Il centro è ovunque L’era Post Covid e la nuova vita dei borghi antichi Viva la provincia! A giudicare da un’inattesa Rainassance dei borghi montani, in grande evidenza sulla stampa nazionale ed internazionale ed egualmente “svettanti” dalle colonne di Repubblica e dalle pagine di The Telegraph, l’invocazione sembra essere tornata universalmente in auge. La causa è nelle riflessioni di Stefano Boeri, architetto di fama mondiale. Il padre del “Bosco verticale” non lesina suggerimenti interessanti, finalizzati a fronteggiare tempestivamente gli esiti di una realtà post-pandemica dalla quale non s’indovinano vie d’uscita plausibili che non corrispondano ad un cambio d’epoca e non azzardino l’ingresso in un futuro ancora tutto da inventare. Ed è sul terreno di quell’avvenire, che l’archistar lombarda s’avventura ad ipotizzare collaborazioni con sociologi, antropologi e politici locali al fine di approfittare della crisi contemporanea per riprogettare la maniera in cui le persone vivono gli spazi urbani. In particolare, il professore immagina i borghi come alternativa alle periferie urbane per ripensare i cicli di vita post Covid. Anche alla luce del suo lavoro nei paesi del terremoto, nel 2016, Boeri si dice favorevole ad un “nuovo modo di abitare”. «Servirebbe una campagna per facilitare una dispersione, e anche una ritrazione dell’urbano!» Ha scritto l’architetto, aggiungendo: «L’Italia è piena di borghi abbandonati da salvare, in alternativa alle città a bassa intensità sostanzialmente attraversate da conflitti insanabili e da enormi barriere di ingiustizia sociale e con una vita privatizzata, egoista e individualista!». Insomma, la costellazione dei borghi nelle aree interne potrebbe disegnare una nuova opportunità di sviluppo. Con l’emergenza sanitaria cresce l’abitudine al telelavoro, che è oggi potenzialmente fortissima e, con la quale, è possibile lavorare da casa per via di potenti infrastrutture digitali, diluendo la presenza in ufficio assieme alla propria presenza organizzata nei ritmi della frenesia cittadina. Cambia il rapporto tra residenzialità e spazio di lavoro. La qualità del tempo, non necessariamente passato in un’area periferica cittadina, consente un’esistenza a misura d’uomo, un maggiore radi-
UNICAMONTAGNA MAGAZINE #03 camento nell’identità dei luoghi, una più densa attenzione alle relazioni sociali, una maggiore consapevolezza politica che permette di essere un attore partecipe di una socialità responsabile aldilà di ogni abusata retorica della partecipazione. Boeri sottolinea la necessità di «un patto, un’alleanza, un contratto di reciprocità sul modello francese tra città e sistema di borghi» per cui chi progetta di spostare la vita e investire sul futuro anche dei propri figli in un luogo diverso dalla città, ha la garanzia di essere all’interno di un circuito di economia circolare sull’agricoltura, la forestazione, il lavoro artigianale e il lavoro. Il disegno, su larga scala, diventa quello di “un grande sistema ecologico” incentrato sui corridoi ecologici, con aree protette, parchi naturali, boschi curati, nel quale si possono inglobare città più verdi. «È un’idea non solo morfologica o ecologica – ha affermato Boeri - ma anche di un modello economico diverso. Alcuni sollevano la non trascurabile criticità di borghi ricchi di patrimonio (naturalistico, agricolo, culturale), ma poveri di servizi. Si tratta, senza dubbio, di una contraddizione da risolvere conservando l’opportunità di rifiutare la meccanizzazione della vita e di aspirare ad abitare finalmente, nei paraggi di un’umanità più piena».
Stefano Boeri - architetto, urbanista