Il Cimitero della Memoria
Il Cimitero della Memoria
a cura di Angel Moya Garcia con Cecilia Bertoni
La mostra, che è visitabile anche a sé stante, è nata come terza tappa della performance Riflessi in Bianco e Nero, con la regia di Cecilia Bertoni, ed è stata inaugurata in occasione della prima della performance, il 29 e 30 maggio 2010, nell’ambito della manifestazione Maggio Dello Scompiglio. Allestimento Cipriano Menchini e Paolo Carrara Crediti fotografici Cecilia Bertoni e Daniela Pellegrini Ideazione grafica Angel Moya Garcia Si ringraziano Tutti i collaboratori del Progetto Dello Scompiglio che hanno nelle forme più varie contribuito alla realizzazione della mostra e gli artisti Clara Conci, Silvia Giambrone, Davide Orlandi Dorimino, Pablo Rubio, Chiara Scarfò, Gian Maria Tosatti, Barbara Uccelli, Enrico Vezzi e Claudia Zicari.
Associazione Culturale Dello Scompiglio
via di Vorno 67 - 55012 Vorno, Capannori (LU) info.ac@delloscompiglio.org - www.delloscompiglio.org
Soci fondatori
Cecilia Bertoni (direttrice artistica) Marialucia Carones Michela Giovannelli
Il Cimitero della Memoria
a cura di Angel Moya Garcia con Cecilia Bertoni
“prima di arrivare a destinazione non guardarti mai indietro” Memoria: facoltà della mente di conservare e richiamare alla coscienza nozioni ed esperienze del passato. Idea o immagine di cose, fatti o persone che si conserva nella mente. Ciò che fa rivivere nell’animo il passato; documento, testimonianza, ricordo. Sinonimi: ricordo, reminescenza, evocazione, ricordanza, rimembranza. Documento, traccia, testimonianza, segno, vestigio. Contrario: oblio, dimenticanza.
La Vigna Abbandonata
Cecilia Bertoni Una collina uniformemente coperta di rovi. Qualche chioma di albero riesce a sbucare e a divincolarsi verso il cielo. Una primavera una chioma di ciliegio folta, rotonda e fiorita di bianco mi attrae particolarmente e decido di pulirci intorno, di darle più luce. Scoprire l’albero fino ai suoi piedi, lasciarlo respirare. Sotto i rovi appare una vigna abbandonata. Non è antica, la struttura è di paletti di cemento, allineati in un ritmo serrato. Come un cimitero di guerra, o di quelli dopo un’epidemia, costruito in fretta, dove ogni loculo è uguale all’altro e senza nome. Penso che vorrei accentuare ancora di più questa parvenza di cimitero. Un paio d’anni dopo, mentre ideavo la performance Riflessi in Bianco e Nero, che si addentra nel tema della perdita e della memoria, è stato naturale che una delle tappe del percorso in discesa diventasse il Cimitero della Memoria: nel ritmo serrato e neutro si potrebbero inserire dei loculi individualizzati che creino un ritmo compositivo contrastante. Il cimitero è un luogo dove impariamo a sopportare la perdita, dove vogliamo fissare il ricordo di qualcuno o qualcosa che non c’è
più. E’ un luogo che ci consola fino a quando ci rendiamo conto che ciò che abbiamo voluto fissare non c’è più. Solo una traccia. Oppure semplicemente ce ne dimentichiamo. Angel Moya Garcia ed io abbiamo selezionato alcuni artisti che a modo loro prendessero spunto dal titolo. L’interpretazione del tema è stata completamente lasciata ai singoli artisti. Normalmente i cimiteri sono piuttosto omogenei, o addirittura per classi (ad esempio i cimiteri monumentali, i cimiteri dei soldati). Io invece ho desiderato dimensioni e interpretazioni molto soggettive. Si piange o si celebra la morte? La memoria è solida o mutevole? Enfatizzando una parola o l’altra, o tutto il concetto. Abbiamo passeggiato per tutte le tappe della performance, ho raccontato e disegnato l’idea generale della performance. La morte di chi, di che cosa, di quale avvenimento? La morte è una fine, ma forse un inizio. Sotto la folta e rotonda chioma del ciliegio, ora c’è un’opera.
Nella performance il pubblico è invitato a muoversi fra le opere, a toccarle, esplorarle, usarle. Allo stesso tempo i performer creano azioni, non concatenate fra loro come fossero uno strato fantomatico di memorie e pensieri che si sono impigliati nell’aria del luogo, o a qualche strato del terreno. I suoni di Carl Beukman aggiungono ulteriori presenze non palpabili, ma altrettanto concrete. Oltre che a essere parte della performance, il Cimitero della Memoria è un’opera a se stante e permanente. O quasi. Come un cimitero, quando un loculo si libera (un’opera deperisce), viene occupato da una nuova persona. Un artista lascia una nuova traccia. In questo modo un’opera deperita nel vento e nella neve, ha lasciato il posto a una nuova opera. Insieme ai Portali, nel Cimitero della Memoria ci sono le uniche opere esterne a carattere permanente della Tenuta Dello Scompiglio. Come un permanente pensiero alla memoria che cambia costantemente e forse svanisce.