EXATR - Riqualificazione di uno spazio indeciso

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Marco De Lorenzi

ex-atr Riqualificazione di uno spazio indeciso



A chi nella vita non riuscirĂ mai ad accontentarsi della meta da raggiungere. Prendersi una pausa non ti ci farĂ arrivare



Marco De Lorenzi

EX-ATR Riqualificazione di uno spazio indeciso

Laureando

Marco De Lorenzi

Relatori

Giovanni Avosani Laura Gabrielli

Tesi di Laurea

Corso di Laurea Magistrale di Architettura Università degli Studi di Ferrara Facoltà di Architettura “Biagio Rossetti”


INDICE _ Contenuti Abstract La città di Forlì 1 | Inquadramento storico 1 | Inquadramento territoriale Assi, quartieri e polarità del Centro 1 | Il centro storico ed i suoi elementi principali 2 | Polarità Il rione Regnoli 1 | La mancanza di una polarità 2 | Un potenziale non espresso 3 | Murali Street Art Festival 4 | L’Arena Forlivese


Strategia urbana: i quattro poli 1 | La ricerca di una casa per la creatività forlivese 2 | Spazi Indecisi L’ex-deposito ATR: il quarto polo 1 | L’architettura dell’ex-deposito ATR 2 | Storia del deposito delle corriere 3 | Analisi SWOT EX-ATR, il progetto di riqualificazione 1 | Obiettivi progettuali 2 | Interventi 3 | Programma 4 | Rispetto della preesistenza 5 | Soluzioni bioclimatiche 6 | Scelte tecnologiche


INDICE _ Appendice

Fonti 1 | Bibliografia 2 | Sitografia Elaborati di progetto Ringraziamenti

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ABSTRACT

Al centro della Romagna, terra di grande ricchezza storica, culturale e turistica, la città di Forlì si presenta come un caso particolare, trovandosi in una crisi identitaria che da decenni le fa mancare una mancanza di visione verso il futuro a cui vuole aspirare. In questo contesto, negli ultimi anni un insieme di iniziative partite dal basso, quasi in sordina, la stanno poco a poco trasformando in un polo dalle molteplici attrazioni. Resta però la mancanza di una prospettiva d’insieme. L’intenzione di questo progetto è quindi quella di definire una strategia generale per il futuro della città a partire dal suo centro storico, completando un anello di spazi pubblici - già ben definiti e caratterizzati da una loro peculiarità funzionale che aspetta di essere chiuso. Cultura, istruzione e buon cibo. Questi gli ambiti in cui la città si sta già esprimendo

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virtuosamente, ma un potenziale resta inespresso: quello creativo ed artistico, che si perde in piccole realtĂ sconnesse tra loro. Il progetto EX-ATR recupera quindi un ex-deposito di corriere per creare un nuovo centro per le arti e la creativitĂ in tutte le sue forme, donando alla cittĂ uno spazio pubblico ormai dimenticato.

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LA CITTÀ DI FORLÌ 1 | Inquadramento storico

La fondazione di Forlì risale all’epoca romana, quale luogo di scambio mercantile su un preesistente centro gallico sorto nei pressi della confluenza dei fiumi Montone e Rabbi. I primi nuclei insediativi della cosiddetta Forum Livii (probabilmente da G. Livio Salinatore, console dal 188 a. C.) sorsero, come quasi tutti i più importanti centri urbani emiliano-romagnoli, lungo l’asse della via Emilia. Nel tessuto urbano atttuale è però andata perduta la trama dell’antico castrum romano. Fino al Duecento la città continuò ad ampliarsi e con essa la sua cinta muraria, di cui ora resta solo la testimonianza di Porta Schiavonia e di alcune arcate nei suoi pressi.

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La ForlĂŹ medievale con le sue torri, perse a partire dal 1283 quando iniziarono a venir livellate o atterrate.

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L’espansione urbana continua fino al XV secolo. Da questo momento l’assetto urbano non subisce particolari modificazioni e lo si può osservare ancora oggi. In primo luogo si nota la divisione nei quattro rioni, definiti dai quattro principali assi viari del centro storico che collegano l’antica piazza grande (ora Piazza Saffi) alle quattro porte della città: Cotogni,San Pietro, Ravaldino e la già citata Schiavonia. I tre principali edifici religiosi (il Duomo,San Mercuriale e la Trinità),sorsero proprio nel cuore della città insieme a grandi complessi conventuali (tra cui l’attuale polo museale del San Domenico) che influenzarono cospicuamente lo sviluppo dell’edificato, diviso dalle mura cittadine da un’ampia fascia di orti urbani. Nel corso del Sei e Settecento avvenne la ricostruzione dei principali edifici religiosi e di molti palazzi nobiliari della città La vera svolta nella storia urbanistica della città di Forlì si ebbe però con l’occupazione da parte delle truppe napoleoniche alla fine del Settecento e la prima soppres-

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Mappa del Coronelli, 1694 o 1696. Il tessuto urbano è già delineato per come lo conosciamo oggi.

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sione degli ordini religiosi. Questo portò allo svuotamento e cambio di funzione dei conventi, che all’epoca costituivano delle vere e proprie piccole città all’interno del tessuto urbano: alcuni vennero demoliti, altri riassorbiti dall’edificato circostante. La piccola-medio borghesia, le cui istanze erano state represse fino a quel momento dallo Stato della Chiesa, riuscì in questo contesto a proporre un modello abitativo differente, legato ad un gusto Neoclassico e laico, che sopravvisse anche alla successiva Restaurazione Pontificia e al ripristino degli ordini, e quindi dei conventi. Il Neoclassicismo, seppur in forme provinciali quindi, sopravvisse e trovò espressione in alcune realizzazioni di strutture pubbliche, come i giardini, il Foro Annonario e le barriere daziarie. Il più rappresentativo di questi interventi rimane la ricostruzione dalle fondamenta del Duomo (completato nel 1841) in stile apertamente neoclassico, che si sostituisce alla primitiva chiesa romanico gotica.

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Rappresentazione del Foro Annonario, ora sede del Mercato Coperto recentemente restaurato.

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Il passaggio dal governo pontificio a quello unitario avviene in concomitanza all’apertura della linea ferroviaria Bologna-Ancona. La nuova soppressione degli ordini religiosi liberò nuovamente molti edifici del Centro Storico in cui si insediarono scuole e funzioni amministrative. Il nuovo secolo portò a una forte ripresa dell’attività edilizia: la fascia degli orti venne intaccata dalla lottizzazione privata nella zona a Nord di Corso della Repubblica, e dall’altra parte vi fu la costruzione dell’ospedale Morgagni. L’arrivo del Fascismo lascia poi a Forlì un segno molto pesante, che testimonia la volontà di fare di essa la “città del Duce”. Agli architetti del regime venne infatto lasciata libertà nel progettare nuovi edifici corrispondenti al gusto del momento in tutto il tessuto storico e non solo: il Palazzo delle Poste e quello degli Uffici Statali ( entrambi in piazza Saffi), viale Benito Mussolini (ora Viale della Libertà), che sfocia nel monumentale Piazzale della Vittoria e

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Il Duomo di ForlĂŹ

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dove sorge l’Istituto tecnico statale, divenuto baluardo dell’architettura razionalista. Il concludersi della seconda guerra mondiale genera danni irreparabili al patrimonio artistico ed edilizio forlivese. Gli anni della ricostruzione e i decenni successivi di pieno boom economico sono segnati dall’affermarsi della speculazione edilizia anche nel centro storico, testimoniata da edifici residenziali e non solo tradizionalmente in linea con l’edilizia delle periferie degli anni Sessanta.

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Vista di Piazzale della Vittoria verso Corso della Repubblica (ex Corso Vittorio Emanuele II), dove si può notare viale Benito Mussolini (ora viale della Libertà ) sulla destra e i Giardini della Resistenza sulla sinistra.

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2 | Inquadramento territoriale

La maggior parte dei centri urbani della pianura Padana è accomunata dall’essere collocata lungo l’asse della via Emilia, a distanza regolare e in prossimità di uno sbocco vallivo coincidente con uno degli elementi di viabilità transappenninica. Ciò avviene anche per Forlì, situata in una posizione strategica per gli scambi commerciali e per i trasporti, tanto che si può definirla “una città nel mezzo”, ed in particolare nel mezzo della Romagna, della quale a lungo è stata la città più popolosa, prima di essere superata da Ravenna e Rimini. Per questo è nota anche con il sopranno-

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Mappa del Coronelli, 1696, che rappresenta il territorio Romagnolo ed i collegamenti con ForlĂŹ

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me dialettale di “Zitadòn”, il “Cittadone”, Nella storia è stata anche chiamata con il nome di Livia. Dal nome del suo primo vescovo San Mercuriale invece, è anche chiamata la città mercuriale, così come può essere definito mercuriale ciò che a Forlì si riferisce. La “città nel mezzo” si trova metà strada tra Rimini e Bologna, collegata a Ravenna e a Cervia tramite due strade consolari di epoca romana (Ravegnana e Cervese), e a 10 km dall’inizio del Passo del Muraglione, che arriva a Firenze. A livello comunale, lo sviluppo della città ha coinvolto principalmente tre direttive: quella a sud verso Predappio (viale dell’Appennino), quella ad est verso Cesena (via Emilia) e quella a nord verso Ravenna (via Ravegnana). Da una vista zenitale della città si può notare anche come il fiume Montone sia sempre stato un limite fisico della città, impedendo l’espansione delle mura cittadine a occidente, verso Faenza. Un’altra barriera all’espansione dell’edificato, questa volta a nord, la si trova nella linea

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F. Tassinari: Espansione del tessuto urbano.

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ferroviaria: l’edificato oltre questa linea è infatti più rado e si conforma in un’unica frazione, Coriano, situata a 2 km dal centro storico e adiacente al vasto distretto industriale che da essa prende il nome. Nel 2015 è stata completata la tangenziale, arteria di rapido collegamento tra il casello autostradale dell’A14, la via Emilia per Faenza, la suddetta zona industriale di Coriano e gli Appennini. Questa nuova infrastruttura ha contribuito ad alleggerireil traffico veicolare su molti assi cittadini, con riduzioni anhe del 50-55% in alcuni punti.

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ASSI, QUARTIERI E POLARITÀ DEL CENTRO 1 | Il centro storico ed i suoi elementi principali

Il Centro Storico di Forlì è definito a livello amministrativo dai viali che formano la circonvallazione della città, sul perimetro delle antiche mura, sulle quali erano situati i quattro accessi alla città. Dalle quattro Porte (Cotogni, San Pietro, Ravaldino e Schiavonia) dipartono i principali Corsi della città, che dividendo il tessuto storico in quattro rioni, convergono nella piazza centrale. Piazza Saffi

Piazza Saffi, con un perimetro di 128 x 87 metri, risulta essere la 36° più grande d’Italia. Le imponenti dimensioni rendono questo spazio di difficile utilizzo pubblico durante l’arco della giornata; l’unico arredo urbano presente è composto da dieci panchine disposte attorno alla Statua di Aurelio Saffi. La conformazione assiale del Centro Storico contribuisce a fare della Piazza un grande spazio pubblico di passaggio più che

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Piazza Aurelio Saffi.

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di sosta, ed i pedoni la attraversano per giungere da una funzione ad un’altra del Centro. Sede del mercato ambulante per due mattine a settimana, la piazza vede lo svolgersi di alcuni eventi durante l’arco dell’anno, ma senza un calendario abbastanza fitto da dare l’idea di un centro in movimento ed evoluzione. In queste occasionil’estensione della Piazza si dimostra molto funzionale; è però nel quotidiano, nella giornata qualsiasi, che questo spazio urbano fatica ad attrarre i cittadini a fermarvisi. I Corsi

I lunghi Corsi che partono dalla piazza hanno condizionato lo sviluppo del Centro, che a livello funzionale si è sviluppato assialmente, e non radialmente, attorno alla Piazza. La maggior parte delle attività commerciali, delle funzioni e degli edifici pubblici del Centro Storico infatti, sorgono lungo queste arterie principali. Tale assetto si è dimostrato limitante so-

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La piazza gremita durante uno degli eventi estivi dei MercoledĂŹ del Cuore.


prattutto dal punto di vista della pedonalità del Centro Storico: le funzioni infatti non sono concentrate in una zona compatta servita da strade secondarie e vicoli, ma diffuse lungo i corsi a coprire l’intera superficie del tessuto storico di 1,65kmq (1,3 x 1,8 km). I pedoni quindi tendono a camminare sempre lungo gli assi principali dove sono concentrate le funzioni e non sono portati ad utilizzare le vie secondarie di collegamento a questi, caricate dal traffico automobilistico e dalla sosta su strada. Inoltre i corsi principali sono Zona a Traffico Limitato solamente nella parte più prossima a Piazza Saffi, e risultano le strade più caricate dal traffico automobilistico, con flussi che arrivano a toccare i 700 veicoli all’ora nelle ore di punta. Da non trascurare il fatto che tutti e quattro i Corsi principali sono di accesso carrabile al Centro Storico, pertanto gli importanti volumi di traffico in entrata saranno costretti ad uscire da strade di larghezza molto inferiore, intaccando la qualità urbana

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F. Tassinari: il centro storico forlvese con ile porte d’accesso ed i corsi principali. 1. Piazza Saffi | 2. C.so Garibaldi | 3. C.so Mazzini | 4. C.so Diaz | 5. C.so della Repubblica.

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di tutto il tessuto secondario. Per questo motivo un pedone che deve trasferirsi da un Corso ad un altro perpendicolare non è incentivato a usufruire delle vie secondarie, radiali alla Piazza, ma camminerà sui marciapiedi del Corso in cui si trova, attraverserà Piazza Saffi e imboccherà il successivo. In questo modo i tempi di cammino all’interno dell’ Centro Storico si dilatano, e l’impostazione schematica e assiale della percorrenza non permette di immergersi all’interno del tessuto perdendo la cognizione dello spazio come invece accade spesso in Centri Storici di altre città, come Cesena, Ferrara, Mantova, in cui il fascino di passeggiare nel tessuto storico deriva soprattutto dalla romantica dimensione dei vicoli e delle arterie secondarie, e in cui può capitare di ripassare dallo stesso punto senza rendersene conto. I rioni

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I quattro assi delineano poi i quattro rioni del centro: tra C.so Garibaldi e C.so Mazzini il rione San Biagio; tra C.so Mazzini e


Vista di C.so della Repubblica dall’angolo di piazza Saffi. Si può notare facilmente come non sia uno spazio a misura di pedone.

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C.so della Repubblica, il rione Regnoli; tra C.so della Repubblica e C.so Diaz il rione Ravaldino ed tra C.so Diaz e C.so Garibaldi il rione Schiavonia.

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Vista di C.so Mazzini verso la circonvallazione. Anche qui si vede come non sia un asse a prioritĂ pedonale.

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2 | Polarità

É peculiare come visitando il centro storico, emerga subito una vocazione differente di questi quattro settori, quasi sempre connotata dalla presenza di uno spazio od un edificio dominante sia a livello urbanistico che funzionale, che si connota come una vera e propria polarità urbana. Schiavonia e i Musei del San Domenico

Visitando il rione Schiavonia per esempio, l’elemento che non si può non notare sono i Musei del San Domenico, che sorgono in un antico convento domenicano di recente restaurazione. Il complesso organizza mostre che spaziano dalla storia, come la recente sul mito di Ulisse, all’arte pittorica o scultorea, sia antica che moderna ed attira visitatori da tutta Italia e anche dall’estero, registrando una media di oltre 100.000 visitatori per ogni esibizione che cura.

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L’entrata dei Musei del San Domenico.

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Dopo aver acquisito la parte superiore della cosiddetta Barcaccia del parcheggio di Piazza Guido da Montefeltro, ad esso antistante, ed averla convertita in un grande spazio pubblico utilizzato soprattutto dagli studenti universitari nelle ore serali e durante gli eventi annuali che abbracciano l’intero centro, come la Settimana del Buon Vivere ed il Murali Street Art Festival - momenti in cui questo grande spazio ospita installazioni artistiche ed opere di micro-architettura - si attende la realizzazione del progetto dei Giardini dei Musei, che andrà a convertire la restante superficie della piazza-parcheggio dallo stile brutalista costruita negli anni Ottanta, andando a completare quest’opera pubblica con l’aggiunta di un nuovo spazio verde per i cittadini. San Biagio e Piazza Cavour

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Spostandosi nel rione San Biagio, l’elemento sicuramente più importante è Piazza Cavour, detta anche Piazza delle Erbe dal mercato storico che vi si teneva settimanalmente.


Vista aerea dei Musei del San Domenico e di piazza Guido da Montefeltro.

UrbanPromo: progetto per i “Giardini dei Musei�

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Negli anni di ripresa dalla crisi finanziaria del 2008, in questa piazza, adiacente ai Giardini Orselli - l’area verde più centrale della città - sono sorte sempre più attività di ristorazione e locali, a fianco di quelle storiche già presenti. Nel 2018 poi, è stato completato il restauro dello storico Foro Annonario, con la funzione di mercato coperto, aperto anche nelle ore notturne. La piazza si configura quindi come un’importante polo per la socialità e la convivialità forlivese e risulta al momento la vera piazza centrale della città per i flussi che registra. Unico limite al suo completamento urbano e sociale è la presenza di un parcheggio nell’area adibita al mercato bi-settimanale, che ne limita la fruizione da parte dei cittadini. La tesi del Tassinari, riprogettando i parcheggi e la mobilità del centro storico forlivese, ripensa questa piazza donandola nuovamente ai forlivesi, come sancito dal progetto discusso in Consiglio Comunale nel 2015, quando l’allora vicesindaco Veronica Zanetti dichiarava la volontà del


Il momento del Mercato delle Erbe in Piazza Cavour


Comune di pedonalizzare una piazza “per recuperarla alla sua funzione naturale di socialità e incontro”, citando in particolare piazza delle Erbe. Ravaldino e il nuovo Teaching Hub

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Passando al rione Ravaldino invece, una parte consistente della sua superficie è occupata dal Teaching Hub dell’Università di Bologna, che con il piano multi-campus ha indotto la realizzazione di questa importante opera di architettura contemporanea, unica nel suo genere nel panorama forlivese, per riunire buona parte delle facoltà universitarie presenti nel territorio mercuriale, da Economia a Criminologia, da Ingegneria Meccanica alla Scuola Superiore di Lingue per Interpreti e Traduttori (SSLIMIT), considerata una delle più prestigiose in Italia. Questo campus, che comprende spazi di studio ed aule, nonchè gli uffici direzionali UniBo di Forlì e la Biblioteca Universitaria Ruffilli e implementerà anche dei dormitori per gli studenti nella sua ultima fase che ancora dev’essere realizzata, tutti immersi nell’ampio spazio verde


Il nuovo Teaching Hub di UniBo.

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dell’ex-ospedale, è un organismo architettonico ed urbanistico di indubbia qualità, ed ha permesso alla città di dare un’offerta interessante e accattivante agli studenti. Le facoltà presenti attingono infatti ad un bacino di utenza vastissimo, grazie alla forte vocazione internazionale di alcune di queste, basti pensare alla SSLIMIT o a Scienze Politiche Internazionali, che richiamano giovani da tutta Europa. La diversità delle culture che si vedono in centro storico da quando, nel 2015, il Teaching Hub è stato inaugurato, sono un potenziale enorme da cui attingere per poter donare una vena di novità ed evoluzione ad un centro storico che ancora non riesce a scrollarsi di dosso la cappa di immobilismo che lo pervade agli occhi sia dei forlivesi che di chi arriva da altrove. Nel rione Ravaldino sono inoltre da notare i Giardini della Rocca, ovvero il parco che cinge le mura e della Rocca di Ravaldino e della sua piazza d’armi, che purtroppo ancora ospitano il carcere di Forlì, in attesa di essere spostato nel nuovo complesso

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Teaching Hub: la hall interna.

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penitenziario nella frazione di Quattro, ad ovest dell’agglomerato urbano. In attesa di questo cambio d’uso la Rocca, famosa la figura di Caterina Sforza, resta inaccessibile al pubblico se non nel parco che la circonda. Regnoli: una situazione differente

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Dopo quanto visto per i precedenti rioni, dove si trovano importanti realtà culturali (San Domenico), socio-conviviali (Piazza Cavour) e didattiche (Teaching Hub), che richiamano un’utenza di scala provinciale o addirittura nazionale, un passante che arrivi nel rione Regnoli si troverebbe davanti ad una situazione ben diversa.


I Giardini della Rocca di Ravaldino.

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IL RIONE REGNOLI 1 | La mancanza di una polarità

Il rione Regnoli è il primo che un visitatore che giungesse in treno a Forlì incontrerebbe facendo una passeggiata per raggiungere piazza Saffi o qualunque degli altri settori del centro storico. sono infatti sufficienti poco più di 5 minuti per raggiungerlo a piedi passando da viale Alessandro Manzoni e circa 15 minuti è il tempo per arrivare davanti alla basilica di San Mercuriale nella piazza centrale. Compreso tra i Corsi della Repubblica e Mazzini, presenta più d’una differenza a livello urbano rispetto agli altri tre del centro storico di Forlì. Se infatti, come si è detto, ognuno degli altri ha un edificio od uno spazio pubblico che attragga individui da ben oltre i propri confini di quartiere, qui questo elemento caratteristico viene principalmente a mancare.

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San Biagio

Regnoli Schiavonia

15’

Ravaldino

Edificio di interesse pubblico

Spazio pubblico

Verde Pubblico

Piazza Saffi - Stazione FS Percorso piĂš breve

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Il parco Annalena Tonelli

A mantenere una relazione di somiglianza con gli altri rioni è solo la presenza anche qui di uno spazio di verde pubblico frequentato dalla cittadinanza: il parco Annalena Tonelli. Al suo interno si trova un cocktail bar che al momento rappresenta l’unica vera attrazione del rione per il resto della cittadinanza, che vi si ritrova nelle ore serali in tutto l’arco dell’anno, approfittando della bella atmosfera del parco. A parte quest’area verde quindi, non esiste un’attrazione di stampo urbano che attragga persone dal resto della città e oltre.


Il cocktail bar di sera, immerso tra la vegetazione del parco Annalena Tonelli

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2 | Un potenziale inespresso

Il fatto che il rione Regnoli non presenti realtà pubbliche con una propria connotazione funzionale, che attraggono persone dalla città e oltre, non significa che in questo quartiere del centro storico di Forlì non esistano elementi di grande potenziale per il prosperare della città. É anzi in questo quartiere che si registrano forse alcune delle esperienze più interessanti dal punto di vista sociale ed artistico del centro mercuriale. Regnoli41

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In via Giorgio Regnoli, la stessa che da il nome al rione e che da piazza Saffi lo attraversa come una spina dorsale, dopo anni di abbandono e peggioramento delle relazioni sociali, al punto che nonostante il trovarsi in una delle vie principali del centro storico, nessuno conosceva o salutava nemmeno i propri dirimpettai, si è creata un’associazione culturale, Regnoli41, che


Una facciata di via G. Regnoli

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grazie a numerose iniziative sociali dal basso è riuscita a far riconnettere le persone che vivono qui, creando un forte senso di comunità ed appartenenza, anche tra culture ed etnie di diverse origini - è quello in oggetto un rione storico, ma a forte connotazione multietnica - riuscendo a rigenerare l’intera via, che prima era vista come una zona malfamata della città. Nella loro descrizione, lo staff di questa associazione scrive: “L’associazione di promozione culturale Regnoli41 nasce a dicembre 2011 a Forlì dall’obiettivo comune di un gruppo di cittadini “volontari e volenterosi” di riqualificare Via G.Regnoli, una delle principali strade del centro storico fino ad allora dimenticata e lasciata al degrado urbano. Da allora l’associazione opera per rendere il quartiere un ambiente attivo e solidale, organizzando eventi artistici e culturali. Principio cardine é da sempre promuovere progetti di interesse per l’intera cittadinanza nell’ambito delle arti, dell’artigianato artistico e del buon vivere per rendere lo

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Via G. Regnoli durante la cena di quartiere che ormai si tiene annualmente.

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spazio urbano un polo culturale, d’incontro e d’animazione.” Una forte connotazione creativa

Questa via, dove ormai si contano svariati piccoli locali, è piena a giorno d’oggi di botteghe d’arte, d’artigianato, librerie e grazie al lavoro di Regnoli41, presenta una cosa unica nel suo genere nel panorama forlivese: una galleria a cielo aperto con opere pittoriche, artistiche e fotografiche di artisti locali. Regnoli41 ospita inoltre concorsi fotografici per immortalare la bellezza generatasi in questo quartiere, i cui vincitori vengono poi esposti nella galleria a cielo aperto, che si espande di anno in anno. La rinnovata comunità organizza annualmente anche iniziative come cene comuni e invita musicisti a suonare per strada. É quindi palese la presenza in questo rione di una forte ispirazione creativa e sociale, che trova in via G. Regnoli uno sbocco visivo, ma che non riesce tuttora ad uscire dai confini della strada stessa e dei

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Una delle opere della galleria a cielo aperto.

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suoi abitanti, rimanendo così sconosciuta alla grande maggioranza dei forlivesi e di eventuali fruitori esterni. I murales

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Questa creatività e voglia di uscire dai propri confini e farsi notare si nota anche in un’altro importante elemento che salta all’occhio camminando per i vicoli del quartiere: i murales di street art che di anno in anno aumentano, coprendo sempre più facciate del quartiere soprattutto tra le vie Maceri e F. Nullo.


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3 | Murali Street Art Festival

MURALI è un progetto che accompagna la Street Art a Forlì promuovendo festival, occasioni di incontro e partecipazione per i cittadini e, in generale, promozione della cultura artistica della strada. Il progetto nasce con l’organizzazione del Festival di Street Art del 2018 che racchiude interventi artistici urbani su vari livelli e che punta a connotare la città di Forlì come un contesto attento all’arte murale, capace di valorizzare questa forma artistica, spesso indefinita ma dall’alto valore comunicativo, coniugando i valori della cittadinanza attiva con la dimensione artistica dell’espressività, attraverso vari linguaggi. Il festival MURALI è promosso dal Comune di Forlì in collaborazione con la Cooperativa Sociale “Paolo Babini” che gestisce il Centro di Aggregazione Giovanile “Officina52”, che si avvale della collaborazione dell’Associazione Culturale “Romagna


L’opera di Andrea Ravo Mattoni in via Maceri sul tema del Risorgimento italiano per l’edizione del 2019 del festival.

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in Fiore”. Dalla collaborazione tra queste realtà emerge un festival che vuole riqualificare alcuni muri degradati della città e offrire spazi per la libera espressione degli artisti ricongiungendosi a temi legati alla cittadinanza attiva. Per il Festival del 2018 è stato identificato l’omaggio alla Costituzione della Repubblica italiana che compie 70 anni e che racchiude in sé principi universali, che vengono celebrati da artisti di livello nazionale ed internazionale su alcuni dei muri della città; muri che in questi anni sono stati oggetto di degrado ed abbandono. La carica ispiratrice di principi come uguaglianza, libertà e partecipazione connota interventi aperti alla città che si basano sul coinvolgimento dei cittadini, nel connotare il festival non solo come un’occasione di riqualificazione ma, principalmente, come momento collettivo per la città in cui prendersi cura dei propri spazi comuni. Oltre alla partecipazione di artisti affermati, il Festival prevede anche momenti aperti alla città come l’avviso “BARCACCIA UNDERGROUND” che chiama a raccolta

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Distribuzione dei murales del centro storico. Il rione regnoli ne ospita di gran lunga la maggior parte.

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artisti emergenti per decorare uno degli spazi più discussi in città come il parcheggio sotterraneo adiacente ai Musei San Domenico. Eventi, incontri e approfondimenti nell’arco del festival fanno da corollario ad un vero e proprio festival cittadino, che vuole lasciare il segno non solo attraverso l’arte sui muri ma anche offrendo esperienze di partecipazione e dialogo. Questo festival, nato appunto nel 2018 e in procinto di inaugurare la sua terza edizione quindi, cerca di dare un’espressione alla creatività e alla necessità di un maggior senso di comunità presente in città e nel rione Regnoli trova terreno fertile: è qui infatti che si conta il maggior numero di opere di arte di strada, ben 11.

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Distribuzione dei murales del centro storico. Il rione regnoli ne ospita di gran lunga la maggior parte.

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4 | L’Arena Forlivese

Un altro elemento da notare nel rione Regnoli è la presenza dell’Arena Forlivese, un luogo storico che tutti i forlivesi, a parte l’ultima generazione, ricordano volentieri. Un passato memorabile...

Vincolata dalla Soprintendenza delle Belle Arti di Forlì, Cesena e Ravenna e circondata da un lussureggiante giardino, l’Arena è uno spazio privato che versa oggi in condizioni di totale abbandono al giorno d’oggi. Non è però sempre stato così: costruita negli anni Dieci del Novecento da Leonida Vallicelli, importante uomo d’affari e mecenate forlivese, proprietario già della sala cinematografica Apollo in centro, come luogo di ritrovo ed intrattenimento all’aperto per la cittadinanza, è sempre stata un luogo dove i forlivesi si trovavano per assistere a spettacoli, proiezioni cinematografiche ed incontri sportivi.

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L’entrata del giardino da via G. Regnoli. Sul fondo si scorge l’Arena Forlivese

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Il complesso dell’Arena Forlivese è costituito da cinque tribune a gradoni disposte ad ellisse intorno ad una superficie che storicamente veniva usata per svariate attività, dal pattinaggio agli incontri di pugilato, su cui affaccia anche l’imponente palco dove d’estate venivano proiettate film o messe in scena opere di teatro. L’entrata si trova su via G. Regnoli, dove attraversando un cancello sorretto da due colonne di cemento, si percorre un breve vialetto per raggiungere gli spalti. Prima di questa è situata la vecchia biglietteria, mentre ai lati del vialetto, separati da delle siepi, si notano due larghi prati verdi, adombrati dalle chiome degli alberi decennali e che erano stati pensati dal Vallicelli come sale d’attesa per il pubblico, che restava qui al riparo dai caldi raggi estivi grazie all’ombra della vegetazione. ... ed un presente trascurato

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Passata la proprietà dell’Arena Forlivese, circa vent’anni fa, alle nipoti dell’ormai defunto Leonida Vallicelli, la sua vocazione pubblica si è andata a perdere per la


Una foto storica dell’Arena Forlivese con il palco.

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mancanza di volontà di queste di portare avanti il programma di spettacoli e per l’avversione ad affidarne la gestione all’amministrazione comunale o ad enti terzi. Da allora le condizioni dell’Arena sono andate peggiorando perchè nulla è stato fatto nemmeno per tenere curato il giardino privato, un vero e proprio piccolo polmone della città. Il continuo di un percorso pubblico

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La vicinanza di via G. Regnoli, luogo di espressione della creatività del quartiere che aspetta solo di farsi notare dal resto della città, la sua vocazione storicamente pubblica e la presenza di un bellissimo spazio verde, ne fanno un luogo adatto a ritornare alla dimensione pubblica, continuando un percorso che partendo da piazza Saffi attraversa via Giorgio Regnoli e le regalerebbe un luogo dove poter tenere le esibizioni artistiche.


Vista aerea dell’Arena Forlivese e delle numerose alberature del giardino che la ospita.

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STRATEGIA URBANA: I QUATTRO POLI 1 | La ricerca di una casa per la creatività forlivese Dalle considerazioni fatte finora, la città di Forlì, nonostante la presenza di importanti realtà attrattive in un centro storico di buona qualità architettonica, capaci di attrarre sia i forlivesi che persone dal resto d’Italia e d’Europa, sembra che stia trovando una sua identità nell’espressione artistica di stampo sociale e comunitario, come si nota dalle esperienze di via G. Regnoli e del festival MURALI. La funzionalità assiale di questo centro storico, che risulta dispersiva e lo lascia poco fruibile, richiede una riprogettazione della distribuzione funzionale delle attività del centro storico, nonchè della sua viabilità ed accessibilità alla mobilità pedonale, ciclabile e pubblica. Una risposta a quest’ultimo punto viene data dal Tassinari nella sua dissertazione di laurea dal titolo “Strategia urbana per la

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F. Tassinari, “Strategia urbana per la riduzione del traffico automobilistico e la riqualificazione dello spazio pubblico del Centro Storico di Forlì “

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riduzione del traffico automobilistico e la riqualificazione dello spazio pubblico del Centro Storico di Forlì”. Inoltre, la conformazione delle attività del centro storico trova espressione nelle tre realtà già affermate trattate in precedenza: - Piazza Cavour: uno spazio che richiama persone da tutta la città per il grande numero di locali e ristoranti è si conforma come il polo sociale e conviviale di spicco della città; - I Musei del San Domenico: espressione di un bisogno di cultura da parte della città mercuriale, che con le sue mostre richiama turisti da tutto il territorio nazionale; - Il nuovo Teaching Hub dell’Università di Bologna, che con facoltà dal forte stampo internazionale come la SSLIMIT e Scienze Politiche Internazionali, richiama studenti da tutta Europa, desiderosi di studiare in una città viva ed attrattiva. A queste tre importanti polarità, rispettivamente situate nei rioni San Biagio, Schia-

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CONVIVIALITA’

CREATIVITA’ CULTURA

ISTRUZIONE

La nuova visione del centro storico di Forlì.

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vonia e Ravaldino, non corrisponde la realtà urbana del rione Regnoli, strategico nella sua posizione di collegamento tra la stazione e il centro, e dalla forte e visibile vocazione alla creatività, che però ancora non ha trovato una sua materializzazione architettonica od urbanistica in grado di accogliere un bacino d’utenza che vada oltre gli assi viari che lo delimitano. La visione di un nuovo centro storico

Con questo progetto si cerca quindi di trovare e progettare questo polo creativo, delineando anche per il quarto dei rioni storici la sua vocazione d’uso capace di attrarre la cittadinanza e non solo. Per farlo si sfrutta il riassetto della mobilità e viabilità proposto dal Tassinari, che permette la visione di un anello di polarità funzionali che attraversi e si colleghi agli assi dei corsi e che espanda in maniera radiale la fruibilità del centro storico di Forlì. Con questa premessa inizia la ricerca dello spazio adatta ad accogliere il quarto polo.

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2 | Spazi indecisi Se si smette di guardare il paesaggio come oggetto di attività umana, subito si scopre una quantità di spazi indecisi, privi di funzione sui quali è difficile posare un nome. Quest’insieme non appartiene né al territorio dell’ombra, né a quello della luce. Si situa ai margini. [Gilles Clément]

“Sono spazi indecisi i luoghi abbandonati, disabitati o dismessi, deantropizzati. Nonostante la loro attuale condizione di abbandono, raccontano storie, riflesso di un trascorso vitale; ove si intrecciano le vicende economiche, politiche, culturali che ne hanno determinato il decadimento e le micro storie delle persone che in quei luoghi hanno vissuto, lavorato. Questo intreccio ci pone interrogativi sul passato e sul presente di questi luoghi, ma soprattutto sul nostro presente e futuro.

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Spazio indeciso

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Gli spazi indecisi sono luoghi sia fisici sia della mente, che subiscono un progressivo disconoscimento del loro valore sociale, storico, ambientale e culturale. Dimenticati dall’uomo e dalla società per incuranza, in-cultura o perchè in attesa di un utilizzo migliore, si avviano inevitabilmente al progressivo deterioramento fisico dello spazio e all’oblio urbano. Rappresentano l’inconscio, la parte che si trova sotto alla città viva, della (non sempre) razionale urbanizzazione. Per estensione sono indecisi tutti i luoghi, le aree, gli spazi su cui manca una visione e un progetto. Questi frammenti di paesaggio sono elementi peculiari da valorizzare come sistema.” [Spazi Indecisi, Biografia]

Cos’è Spazi Indecisi

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Quelle qui riportate sono le parole con cui durante la mia ricerca per questo progetto, venivo a conoscenza dell’associazione


Il logo di Spazi Indecisi.

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culturale Spazi Indecisi, e che subito mi facevano pensare al rione Regnoli. Come i suoi stessi membri raccontano, Spazi Indecisi nasce dall’urgenza di reagire all’implacabile consumo di territorio per valorizzare gli spazi in abbandono, innescando processi di rigenerazione urbana leggera attraverso interventi che spaziano e ibridano i diversi linguaggi contemporanei. Questi dispositivi culturali trasformano i luoghi in abbandono in un campo di indagine e di ricerca per artisti, fotografi, architetti, urbanisti, paesaggisti e cittadini, mettendo in relazione passato, presente e futuro e producendo una riflessione contemporanea che le arti (nella loro accezione piÚ ampia) possono generare. Pur avendo una direzione, Spazi Indecisi ricerca il mutamento, coglie le opportunità che genera e si generano sul territorio, in un percorso aperto a menti e braccia che vogliono contribuire alla riappropriazione simbolica degli spazi comuni.

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Totally Lost, una delle mostre suille architetture abbandonate dei regimi totalitari, organizzata da Spazi Indecisi.

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Cosa fa Spazi Indecisi

Gli obiettivi di Spazi Indecisi sono: 1 | Scoprire il territorio con l’ottica di esplorare per costruire paesaggio Attivazione di una mappatura degli spazi indecisi per creare una memoria di questi luoghi in abbandono che rischiano di sparire senza che nessuno se ne accorga. Una mappatura open-source condivisa che raccoglie fotografie, racconti, storie, video, o semplici segnalazioni di luoghi abbandonati. La ricerca è aperta a tutti e sarà sempre attiva, in quanto gli spazi indecisi cambiano al passare del tempo e dei tempi. 2 | Intervenire sugli spazi indecisi: agire e attivare nel paesaggio Negli spazi censiti nascono interventi di valorizzazione, installazioni urbane con l’obiettivo di sviluppare una consapevolezza estetica sulla presenza di luoghi dimenticati. Case abbandonate, rotonde incolte, edifici fatiscenti e luoghi che testimoniano una presenza passata attraverso un’assen-

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Itinerari del progetto In Loco: il museo diffuso dell’abbandono.

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za presente, diventano sede di operazioni artistiche e ironiche che stimolano una riflessione più profonda sugli spazi indecisi favorendo nuova e diversa relazione con essi. In Loco, il museo diffuso dell’ abbandono

Tra i vari progetti di Spazi Indecisi, è stato fondamentale per il progetto di questa tesi il lavoro svolto per In Loco: il museo diffuso dell’abbandono. Realizzato da Spazi Indecisi ed in continuo aggiornamento, propone svariati itinerari in tutto il territorio romagnolo alla scoperta delle architetture in stato di abbandono e che aspettano di trovare una nuova funzione. Tra i vari itinerari vi è Lavori in (Tras)Corso, un omaggio ad alcuni tra i più significativi luoghi di lavoro del Novecento forlivese, fatti rivivere attraverso le testimonianze di ex operai e dipendenti.

La giusta scelta

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Dovendo intervenire sul tessuto del centro storico, trovare un’area libera o un edificio


Lavori in (Tras)Corso

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demolibile sarebbe stata una strada non percorribile, considerate le dimensioni del programma da inserire. L’idea di recuperare uno spazio già in stato di abbandono e in attesa di una nuova destinazione d’uso invece, non solo figura come l’unica possibile, ma anche come la cosa giusta da fare. Questa scelta permette anche di abbracciare uno dei progetti a cui il Comune di Forlì ha aderito, chiamato SOS4Life (Save Our Soil For Life), che si pone l’obiettivo di contrastare e di monitorare a scala comunale il consumo e l’impermeabilizzazione dei suoli e la conseguente perdita di servizi ecosistemici a causa dell’espansione urbana.

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3 | EX-ATR: il quarto polo Come si è già detto nella trattazione, a mancare nel rione Regnoli per il completamento della strategia urbana dei quattro poli del centro storico sono sia un edificio che uno spazio pubblici, che possano costituire l’hub creativo per la città. Dalla ricerca svolta da Spazi Indecisi per il progetto In Loco per un museo diffuso dell’abbandono e nella fattispecie dall’itinerario Lavori in (Tras)corso che attraversa le strade del centro mercuriale e la sua prima periferia storica, emerge che due sono i luoghi abbandonati in attesa di rigenerazione che compaiono nell’area del rione Regnoli: uno è l’Arena Forlivese, a conferma della necessità di farla ritornare un luogo della cittadinanza; l’altro è l’ex-deposito delle corriere della storica azienda SITA, poi divenuta ATR, che si prefigura come una grande occasione per il raggiungimento degli obiettivi posti da questo progetto.

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Mappa dell’itinerario “Lavori in (Tras)Corso”, parte del progetto In Loco: il museo diffuso dell’abbandono

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L’EX-DEPOSITO ATR: IL QUARTO POLO 1 | L’architettura dell’ex-deposito ATR EX-ATR, questo il nome affibbiatole da Spazi Indecisi, è un edificio costruito nel 1935 su progetto del geometra forlivese Alberto Flamigni. Lo stile è quello del ventennio fascista, riconoscibile in tanti altri edifici che si possono vedere in città, fenomeno dovuto alla volontà di Mussolini di trasformare Forlì - praticamente sua città natale visto che nacque a Predappio, un comune sugli appennini forlivesi - in una sorta di nuova capitale d’Italia. La facciata

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La facciata visibile dalle vie che lo costeggiano (via Ugo Bassi e piazzetta Savonarola), risulta vincolata dalla Soprintendenza della Belle Arti e probabilmente per questo motivo conserva il suo pregio architettonico in maniera pressochè intatta, se non per gli infissi che necessitano un certo livello di restauro. Tale facciata è costruita in


Foto dell’entrata del deposito vista dallo slargo di piazzetta Savonarola.

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mattoni faccia a vista, interrotti da elementi architettonici quali gli zoccoli di attacco a terra, le fasce marcapiano, le sommità delle velette che circondano il perimetro delle coperture, le banchine e gli estradossi che delineano le aperture per gli infissi, che sono invece tutti in travertino bianco. Gli interni

All’interno invece si incontra una struttura costituita da due file di spessi pilastri in cemento armato che sorreggono un sistema di travi reticolari, sempre in cemento armato, sulle quali è ricavata la luminosa copertura industriale a shed, che permette due vantaggi: un’estesa pianta completamente libera - fatta eccezione per alcune partizioni posteriori al progetto del Flamigni e facilmente individuabili come superfetazioni incongrue - e l’abbondante illuminazione diffusa in tutto il fabbricato durante l’arco della giornata, in quanto le aperture degli shed sono rivolte a nord. Il sistema di travatura è certamente la prima cosa che salta all’occhio una volta entrati nell’ex-deposito. La scelta di realizzar-

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L’interno del deposito.

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lo in cemento armato, inusuale per la luce da coprire e per la pesantezza di questo materiale, si deve alla scarsezza nel campo delle costruzioni nel periodo precedente alla seconda guerra mondiale, di acciaio, che veniva in genere utilizzato nell’industria bellica. Ciò fa di questa copertura un esemplare architettonico di una certa rarità, motivo per cui anche questa è stata posta sotto vincolo dalla Soprintendenza delle Belle Arti. Oltre agli ampi spazi aperti delle officine, al piano terra si trova, nella parte affacciata a nord su piazzetta Savonarola, dietro la pilastrata interna, una zona che ospitava gli uffici e gli spazi di servizio del deposito. Inoltre, ai lati dell’entrata carrabile, si può accedere ad un vano scala che conduce al primo piano che si affaccia sullo slargo di piazzetta Savonarola e sulla circonvallazione Qui si trovavano gli alloggi del custode, dai quali si può accedere anche alla parte calpestabile di copertura. Sul lato sud il deposito presenta un tamponamento a blocchi di cemento dove

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Vista di piazzetta Savonarola dal primo piano.

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non si incontrano infissi ma solo si aprono due portali dell’ampiezza dell’intera campata, per permettere agli operatori di parcheggiare le corriere nell’ampio piazzale esterno. Tale scelta economica fu fatta da un lato perchè questo fronte non risulta visibile dalla strada, dall’altro probabilmente perchè si ritenne che fosse meglio non far entrare il caldo sole estivo all’interno degli spazi di lavoro. Il piazzale esterno

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Come già detto, uscendo dala facciata sud delle officine ci si trova in un’ampia area aperta asfaltata, dove venivano parcheggiate le corriere che la sera rientravano dal servizio. Qui si nota subito il vecchio autolavaggio: una volta a botte sorretta da otto pilastri, con ancora presenti gli spazzoloni rotanti, dietro al quale si possono vedere gli spalti e il giardino dell’Forlivese. Guardando sul lato est si contano svariati corpi incongrui ormai fatiscenti, costruiti lungo il muro di cinta che continuano fino al deposito situato nell’estremo sud-est. Sul lato ovest, a separare il piazzale da via


Uno dei portali carrabili visto dal piazzale esterno.

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Ugo Bassi, c’è una palazzina dove si trovavano gli uffici direzionali di ATR. Rigenerazione (già) in corso

A conferma della predisposizione di questi spazi a soddisfare le esigenze di progetto, in seguito ad un intervista allo staff di Spazi Indecisi è emerso che l’associazione sta già cercando di rigenerare questo spazio. Dopo aver ottenuto infatti una concessione per la gestione e riqualificazione dell’area, Spazi Indecisi e Città di Ebla - associazione teatrale ben conosciuta nel territorio forlivese per il suo festival annuale Ipercorpo - hanno scelto di usare la palazzina di via Ugo Bassi come loro sede, ristrutturandola e ricavandovi anche un piccolo coworking al primo piano. Insieme a questo, le due associazioni organizzano un calendario annuale di esibizioni e mostre temporanee all’interno del deposito, che al momento resta limitato a causa della difficoltà di ottenere i permessi di sicurezza, vista la scarsa agibilità del fabbricato.

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PRODUCED BY AN AUTODESK STUDENT VERSION

Ex-deposito ATR, pianta piano terra allo stato di fatto.

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Secondo il progetto di Spazi Indecisi: “Il deposito delle corriere A.T.R (ex Sita) è un patrimonio di archeologia industriale del ‘900 nel centro storico di Forlì. Fin dalle suo origini il deposito connette persone e idee con il territorio, EXATR nasce per portare queste origini nel futuro. EXATR è il progetto di rigenerazione urbana per trasformare il deposito in un hub culturale che sperimenta il rapporto fra arti, mestieri ed impresa. Un’officina di idee, uno spazio per le arti, un laboratorio che sperimenta il ruolo delle creatività e dell’arte nella rigenerazione di aree ai margini.”

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2 | Storia del deposito delle corriere

(da exatr.it)

1935

Per promuovere i collegamenti con il territorio e su espressa richiesta dell’allora Capo del Governo, la Società Italiana Trasporti Automobilistici (S.I.T.A.), che apparteneva al gruppo FIAT, consolida nel 1935 la sua permanenza in città con la costruzione di una grande autorimessa. L’edificio di natura industriale viene affidato al geom. Alberto Flamigni, e realizzato in cotto con basamento in travertino. Situato appena oltre il perimetro che circonda il centro storico della città di Forlì, con il suo vasto spazio coperto di oltre 1600 m² ed un cortile interno della stessa ampiezza, fin dalle sue origini il deposito ha messo in moto persone e creato opportunità di scambio.

1942

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Il 2 agosto 1942, il deposito fu teatro di un’azione di sabotaggio da parte dei Gap forlivesi, per impedire la deportazione in


Pianta del piano terrasecondo il progetto originale del geometra Alberto Flamigni, 1935. Dall’Archivio Storico Comunale di ForlÏ (ASCFO)

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Germania dei prigionieri politici ed ebrei: verso le ore 21:30, circa 10 persone armate si presentarono alla rimessa della SITA e, dopo aver immobilizzato il custode e tagliato i fili del telegrafo, danneggiarono una decina di automezzi con colpi di martello, rendendoli inservibili.

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1988

La Società Consortile ATR trasferisce progressivamente la sede operativa nel nuovo deposito in via Pandolfa, decretando la fine dell’operatività del vecchio complesso.

2010

Due associazioni culturali con sede locale, ma con attività e contatti che in quegli anni si stanno internazionalizzando, si interessano agli spazi dell’ex deposito per farli divenire la sede delle loro attività, ma anche per aprire un orizzonte di più largo respiro. Si tratta di Città di Ebla (arti performative e teatro contemporaneo) e Spazi Indecisi (rigenerazione urbana e innovazione sociale), due collettivi artistici impegnati su discipline complementari ma in qualche


Il deposito prima della dismissione, foto di Francesco Satanassi

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modo convergenti: ripensamento di spazi e forme in ottica contemporanea. 2011-2014

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ATR concede a Città di Ebla e Spazi Indecisi di utilizzare in maniera temporanea gli spazi dell’ex deposito e della palazzina uffici, per il festival Ipercorpo, per la mostra Totally Lost e Cicli Indecisi. Anno dopo anno vengono mostrate le potenzialità di questo spazi, chiuso e inutilizzato da dieci anni, rinnovando costantemente l’interesse della proprietà e della città.


Un evento organizzato da Spazi Indecisi nel piazzale del deposito.

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3 | Analisi SWOT Quanto scritto finora da l’impressione che l’ex-deposito sia la scelta giusta per il progetto finora discusso, ma essendo questo un progetto di tesi e volendo seguire un processo metodologico il più rigoroso possibile, si vuole cercare di minimizzare i possibili problemi che si incontrerebbero nella progettazione e massimizzare le positività già presenti o potenziali. Per farlo, viene svolta un’analisi SWOT (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats), in modo da avere un quadro più chiaro e completo della situazione prima di avviare le considerazioni e le scelte progettuali. Strengths

Visti gli obiettivi della strategia urbana, i punti di forza del’ex-officina sono molteplici. Sicuramente giova enormemente il fatto

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L’ex-deposito visto da nord, sulla sinistra si vede la circonvallazione, in basso piazzetta Savonarola

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che le due associazioni culturali abbiano già avviato il loro progetto per la rigenerazione urbana di questo edificio. Dal punto di vista urbanistico si trova in una posizione strategica, in quanto è situato sul percorso più breve che collega, a piedi o in bici, la stazione ferroviaria a piazza Saffi. É poi facilmente raggiungibile in auto e con i mezzi pubblici proprio perchè affaccia direttamente sulla circonvallazione, e per quanto riguarda i parcheggi, proprio antistante ad esso rispetto a viale Matteotti, si trova uno dei maggiori parcheggi scambiatori della città: quello su viale Manzoni, all’interno dell’area dell’ex-fabbrica Orsi-Mangelli. In aggiunta, l’edificio fa parte di numerosi itinerari: dal già citato Lavori in (Tras)Corso, al progetto ATRIUM (Architecture of Totalitarian Regimes of the XX century In Europe’s Urban Memory) ed anche il Museo a cielo aperto della città del ‘900, che riunisce gli edifici che conservano la memoria delle architetture del ventennio fascista. Per quanto riguarda l’aspetto dell’architet-

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Piazza SafďŹ -Stazione FS, percorso piĂš breve

Circonvallazione

Corso principale

P

Strength: posizione strategica

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tura del deposito, un elemento importante è il pregio della facciata, che risulta ben conservata, grazie probabilmente anche al vincolo postovi dalla Soprintendenza. Insieme a questa va considerata la rarità e l‘estetica evocativa del sistema di travatura reticolare in cemento armato della copertura, nonchè l’ampiezza della pianta libera del piano terra e la presenza di un’area esterna dall’estensione simile a quella dell’interno. Passando al punto di vista legato all’ambiente, risulta molto utile la tipologia di copertura a shed, che garantisce un’illuminazione diffusa e distribuita in maniera costante in tutto l’edificio, permettendo di non dover ricorrere a dispositivi illuminanti durante le ore diurne. Weaknesses

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Andando ad analizzare i punti deboli, la prima cosa che salta all’occhio guardando la pianta dell’area è che a livello di accessibilità, il piazzale esterno risulta completamente chiuso rispetto alla strada dalla presenza della palazzina su via Ugo Bassi, un


Strength: facciata di pregio architettonico.

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fabbricato privo di caratterizzazione estetica, che resta anonimo passandovi davanti. Sempre nel piazzale, ma anche all’interno del deposito, sono presenti partizioni e corpi incongrui in pessimo stato di conservazione, che costituiscono superfetazioni non in linea con il progetto originale del Flamigni. Il tamponamento della facciata che divide queste due aree, oltre ad essere una barriera materiale e visiva al dialogo tra interno ed esterno, risulta privo di caratterizzazione e non è in linea con il resto del linguaggio dell’opera, questa considerazione è confermata da due fattori: la mancanza del vincolo della Soprintendenza per questa parte dell’organismo architettonico, e il suggerimento del POC di andare a costruire a ridosso di questa chiusura verticale eventuali nuove volumetrie. Considerando la questione ambientale infine, essendo un edificio della prima metà del secolo scorso, vi è una totale mancanza di coibentazione per il periodo freddo, mentre la facciata sud, più esposta al calo-

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Weakness: superfetazioni incongrue presenti nel piazzale esterno, in chiaro stato di degrado.

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re estivo, risulta anche essere quella con la minore massa, garantendo ben poca inerzia termica contro i raggi solari. Gli infissi sono ancora quelli del progetto originale e necessitano di un intervento di restauro nelle parti dei telai e di sostituzione degli elementi trasparenti. Un altro elemento considerato di debolezza per l’ambiente è la totale impermeabilità del suolo di tutta l’area, che in caso di eventi di precipitazioni straordinarie come si sono registrate più volte nell’ultimo decennio, può rivelarsi un rischio per l’area. Opportunities

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Si passa ora a considerare le opportunità di questo lotto, che a livello urbanistono sono sicuramente riscontrabili nell’adiacenza dell’Arena Forlivese e del suo giardino, i quali possono potenzialmente mettere in diretto contatto l’area con via Giorgio Regnoli, che si trova a circa cento metri da ll’ex-deposito. Un altro elemento da considerare è la disponibilità, dichiarata dal POC, di ridurre la sezione carrabile di piazzetta Savonarola per ricavare un’a-


Opportunity: il piazzale confina direttamente con l’Arena Forlivese, che se integrata al progetto lo metterebbe in collegamento diretto con via G. Regnoli

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rea pedonale davanti all’entrata nord del deposito. Dal punto di vista architettonico, da non sottovalutare è il fatto già citato della mancanza di vincoli sulla facciata sud delle officine, che lascia la possibilità di ripensarla come filtro del rapporto tra interno ed esterno. Se si guarda poi allarea comprensiva anche dell’Arena Forlivese, la centralità della volta dell’autolavaggio è da tenere in considerazione. Nel piazzale è anche presente un sistema di cisterne ipogee per la raccolta delle acque piovane che al momento scaricano nel sistema fognario, ma che in futuro potrebbero essere sfruttate per l’irrigazione del giardino dell’acqua forlivese, in un’ottica di economia circolare. Threats

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Per concludere trattiamo le possibili minacce per il progetto di quest’area che individuiamo, per la sfera urbanistica, nello slargo carrabile su cui affaccia il deposito in piazzetta Savonarola. Un’altra minaccia legata al progetto di questa architettura


Opportunity: la facciata sud del deposito al momento costituisce sicuramente una barriera, ma non essendo vincolata può diventare il filtro che definisca il rapporto tra l’interno e l’esterno dell’area delle officine.

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è costituita dai vincoli posti dalla Soprintendenza delle Belle Arti, che potrebbero limitare la libertà delle scelte architettoniche. Questo però accade ogni qualvolta ci si approccia a progettare sul costruito, e non va considerato in maniera negativa, ma semplicemente fattuale. Quello che può costituire di più un problema per quest’area e la sua rigenerazione è il fatto che le officine, con la loro pianta libera e non coibentata, risultano essere un grande volume che richiederebbe un grosso consumo energetico per essere operativo, se non opportunamente isolato. Questo isolamento però deve tenere anche in considerazione i vincoli della Soprintendenza ed essere pensato in una maniera che possa essere approvata dall’ente. Andando a riussumere in maniera schematica quanto detto in questo capitolo, si riportano i risultati dell’analisi SWOT svolta sull’ex-deposito delle corriere SITA nell’elenco alla pagina seguente.

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Threats: piazzetta Savonarola è al momento un grande slargo per le auto che minaccia la fruibilitĂ dell’ex-deposito, una volta riaperto.

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S

W

Urbanistica

Urbanistica

- Posizione strategica, per pedoni e ciclisti, a metà strada tra stazione e piazza Saffi; - Adiacenza circonvallazione (per bus e auto); - Adiacenza parcheggio viale Manzoni; - Edificio compreso in più itinerari legati all’architettura - Processo di rigenerazione urbana già avviato da Spazi Indecisi e Città di Ebla

Architettura

- Facciata iconica e di pregio architettonico (vincolata) - Copertura industriale a travi reticolari in c.a., rara nel suo genere - Ampia pianta libera - Ampia area esterna

Ambiente

- Illuminazione ben distribuita e diffusa grazie al sistema di copertura

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- Presenza della palazzina di via Ugo Bassi che fa da “tappo” al piazzale

Architettura

- Superfetazioni interne ed esterne, incongrue al resto dell’organismo - Tamponamento sud totalmente privo di caratterizzazione - La facciata sud non permette dialogo con il piazzale esterno

Ambiente

- Mancanza di coibentazione - Infissi con necessità di restauro - Piazzale esterno totalmente impermeabile


O

T

Urbanistica

Urbanistica

- Adiacenza Arena Forlivese - Prossimità via G. Regnoli - Possibilità di ridurre la sezione carrabile di piazzetta Savonarola (da indicazioni POC)

Architettura

- La facciata sud non è vincolata e il POC consiglia di costruire a ridosso di questa eventuali volumetrie demolite - Posizione centrale, se si considera l’Arena Forlivese, del vecchio autolavaggio.

- Grande slargo carrabile in piazzetta Savonarola

Architettura

- Vincoli Soprintendenza su facciata e copertura a shed

Ambientale

- Grande volume, dispendioso da riscaldare - Facciata vincolata e copertura possono costituire un problema per un eventuale sistema di coibentazione

Ambiente

- Sistema di cisterne sotterranee di raccolta acqua piovana del piazzale, collegato al sitema fognario

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La maggioranza di punti di forza e opportunità, soprattutto in ambito urbanistico, rispetto alle debolezze e alle minacce permette di concludere che la scelta dell’ex-deposito, già in processo di rigenerazione grazie alle associazioni concessionarie, è un’ottima strada nella realizzazione della nuova visione del centro storico di Forlì. Nel capitolo seguente viene quindi trattato il processo decisionale e descritto il progetto di EX-ATR: riqualificazione di uno spazio indeciso.

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EX-ATR, IL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE 1 | Obiettivi progettuali Per l’aspetto dell’ecosostenibilità, con il progetto si vuole andare a bonificare parte dell’estesa superficie asfaltata e recuperando il giardino dell’Arena Forlivese, ritornare uno spazio verde alla cittadinanza, in più il raggiungimento di un consumo ridotto di energia per gestire l’edificio è un imperativo per la fattibilità di questo intervento. Si va inoltre a progettare lo spazio pubblico pensando in primo luogo alla mobilità pedonale e ciclabile, pensando una circolazione il più possibile priva di barriere. Il programma funzionale volto alla creatività crea spazi di lavoro per designer, artisti ed artigiani. In più sfrutta la presenza dell’arena per riportare l’intrattenimento all’aperto in centro e superfici dedicate ad ulteriori opere di street art. Per quanto riguarda i principi guida del progetto architettonico infine, si cerca il

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piÚ possibile di far sparire le partizioni, sfocando il rapporto tra interno ed esterno. Si rispetta la preesistenza andando a costruire volumi indipendenti al suo interno e si scelgono tecnologie che garantiscano una completa reversibilità dell’intervento.

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2 | Interventi Prima di tutto vengono demolite tutte le superfetazioni incongrue, insieme alla palazzina per uffici, che fa da tappo al piazzale esterno. La forma ellittica dell’arena viene scelta come concept compositivo per il programma, che si articola in volumi ellittici all’interno del deposito, ciascuno con una funzione diversa. Sfruttando le indicazioni del POC, viene poi creata un’area woonerf di più di 2500 mq in via UgoBassi e nell’area antistante l’entrata carrabile del deposito. Questo, insieme agli spazi di circolazione interni alle ex-officine, al piazzale esterno ed ai giardini dell’arena costituiscono il nuovo spazio pubblico per i forlivesi, che ora possono godere di quasi 3000 mq in piu di superficie verde pubblica. Parlando del progetto dell’architettura

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delle officine, viene demolito il tamponamento sud che separa interno ed esterno e progettata una nuova facciata continua trasparente. Questa è intersecata da uno dei nuovi volumi funzionali con pianta ellittica. Ho fatto questa scelta per inserire un bar al centro del piazzale, che facesse da attrattore all’utenza esterna ma anche da servizio agli artisti e artigiani per cui questo progetto è pensato.

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Esploso assonometrico dell’intervento.

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3 | Programma Il programma per la creatività si declina andando a creare all’esterno uno spazio collettivo gradonato, l’agorà, mentre all’interno viene inserito un creative lab per freelance e designer e 4 atelier per artisti o artigiani, che condividano le attrezzature di un fablab come utensili e macchine a controllo numerico. Per sostenere la vocazione pubblica del progetto, nell’ellisse centrale oltra alla funzione del bar già citata si inserisce anche una mensa, il refettorio della quale, nelle ore tra i pasti, è adibita a spazio studio. Infine nell’ellisse più piccolo si trovano i servizi. Con questa disposizione, si creano due ampi corridoi di circolazione all’interno del volume preesistente, pensati come spazi di esposizioni di eventuali opere prodotte nei laboratori. All’interno degli ellissi funzionali, gli spazi sono definiti da partizioni

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Pianta del piano terra

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mobili e elementi di arredo che vanno a creare stanze senza che però ci siano barriere o porte. Al primo piano infine trova posto l’ufficio dello staff di ex-atr, concessionario dell’area, che può godere di una gradonata esterna per il relax ricavata nella porzione di solaio di copertura più bassa rispetto agli shed.

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Vista di uno dei corridoi interni.

Pianta del piano primo con la copertura industriale.

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4 | Rispetto della preesistenza Nei prospetti nord e sud dell’edificio, vengono inseriti degli ampi portali scorrevoli a libretto, nell’ottica di far “sparire” le facciate trasparenti non solo visivamente, ma anche fisicamente, quando la stagione lo permette. Nella nuova facciata sud si sceglie inoltre di riprendere gli elementi orizzontali della facciata vincolata, riproponendoli con i nuovi materiali dell’intervento, acciaio e policarbonato, in un gesto di rispetto e di continuità della preesistenza. Nelle sezioni si può vedere come i nuovi volumi si vadano ad inserire autonomamente all’interno del vecchio edificio, senza andare a toccare le parti, a parte per il creative lab, unica eccezione sotto questo punto di vista, come si può notare in basso a sinistra.

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Render del nuovo ingresso pubblico da via Ugo Bassi

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Prospetto Nord

Prospetto sud

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Sezione NE-SO

Sezione E-O

Sezione N-S

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5 | Soluzioni bioclimatiche Nelle decisioni progettuali per l’abbattimento del consumo energetico, si è cercato il più possibile di sfruttare l’ambiente esterno per la climatizzazione. Anche per questo tutte le nuove chiusure verticale sono trasparenti o traslucide, in modo da permettere il guadagno solare in inverno. In estate invece l’edificio sfrutta le aperture in copertura per far uscire l’aria calda interna e la scelta di inserire i grandi portali scorrevoli sulla facciata sud ed all’entrata nord è per garantire una buona ventilazione naturale. Inserire i nuovi organismi architettonici all’interno della preesistenza vuole dar loro protezione dal sole diretto, ma anche diminuire le dispersioni invernali, stando queste all’interno del fabbricato esistente, che resta chiuso ma non riscaldato, e funge quindi da filtro climatico sia in estate che in inverno. L’ultima scelta da fare in questo progetto

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rimaneva sulla porzione di facciata del bar che fuoriesce nel piazzale, che d’estate rischiava di diventare troppo caldo e richiedere un grosso consumo di energia per essere rinfrescato. A questo si è ovviato pensando ad una maglia di sottili cavi metallici che permettano a della vite americana di crescervi sopra, adombrando i pannelli in policarbonato alveolare d’estate ma non d’inverno, quando la pianta perde le foglie. L’inclinazione favorevole degli shed infine, permette di sfruttare ancora una volta il sole prevedendo un sistema di pannelli fotovoltaici che diminuisca ulteriormente la domanda energetica da fonti esterne dell’edificio: questi contribuiscono al funzionamento di macchine per la ventilazione meccanica controllata che dalla copertura di ciascun nuovo volume, garantiscono la corretta climatizzazione e ricambio d’aria durante tutto l’anno.

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5 | Scelte tecnologiche Per effettuare un intervento reversibile e isolare i nuovi volumi dal suolo invece, ho scelto un pavimento flottante, nella fattispecie il pavimento Uniflair della Schneider Electryc, inserendo dei pannelli di xps di 15 cm di spessore al di sotto di esso, così facendo ovvio anche alle necessità impiantistiche dei servizi sanitari e dei sistemi elettrici. Le chiusure verticali di questi ellissi funzionali sono costituite da due pannelli in policarbonato alveolare sabic lexan thermoclick da 50mm ciascuno, inframmezzati da un’intercapedine d’aria sempre di 50mm. Questo pacchetto viene chiuso alla base e sotto la copertura da due lamiere d’acciaio a C e sorretto da un profilo pressopiegato a C. La chiusura orizzontale superiore, sorretta da una maglia di pilastri tubolari in acciaio a sezione circolare del diametro di 120mm, è formata da una struttura primaria di profili HEA 120 su cui vengono posizionati dei

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pannelli sandwich Isopan, modello Isofire roof mono dello spessore di 150mm con lamiera microforata all’intradosso, per soddisfare le esigenze prestazionali sia di isolamento termico che di assorbimento acustico. Sotto a questi corre la struttura secondaria di profili in acciaio a sostegno della finitura del controsoffitto in lamiera microforata, che copre gli impianti elettrici e di aerazione in copertura. La nuova facciata continua, forse l’elemento architettonico più importante di questo progetto, è composta di pannelli in policarbonato compatto, che permettono di ottenere una trasparenza pressochè identica ad una lastra di vetro col vantaggio di una minore trasmittanza e un peso molto più ridotto. La sua struttura è composta da pilastri IPE120, collegati a quelli preesistenti da un profilo UPN100 fissato a questi imbullonandolo a delle barre filettate immerse in resina epossidica apposita per fissaggi strutturali. Gli IPE120 sorreggono degli scatolari d’ac-

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ciaio 250x100mm su cui sono montate le clip che tengono il policarbonato. Questa soluzione permette, con un unico gesto, anche di sorreggere la struttura dei portali scorrevoli Questi non scaricano il peso alla base, dove si trova la guida che con il profilo pressopiegato che la sostiene, interrompe le pavimentazioni interna ed esterna. Tornando ai pilastri IPE, questi corrono anche oltre la chiusura in copertura, isolata da un pannello tipo alucore da 10cm, per andare a ricreare la veletta presente nella facciata in mattoni, ma con i nuovi materiali dell’intervento.

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APPENDICE



FONTI _ Bibliografia

Guida raccontata di Forlì di G. Missirini; editrice La Mandragola, edizione 1986. Life between buildings: using public space, di J. Gehl; Island Press, 2011. L’Immagine della città, di K. Lynch; Marsilio Editore, 2006. Junkspace, di R. Koolhaas; Quodlibet, 2006. S, M, L, XL, di R. Koolhaas & B. Mau; Monacelli Press, 2002. Utopie. Eterotopie, di M. Foucault, a cura di A. Moscati; Cronopio, 2006. Design for the real world: human ecology and social change, di V. Papanek; Thames & Hudson, edizione 2019. Senza architettura. Le ragioni di una crisi, di P. Ciorra; Editori Laterza, 2012. Tschumi: Parc De La Villette, di B. Tschumi, J. Derrida & A. Vidler; Artifice Press, 2014. UNStudio: UNFold, di B. van Berkel & C. Bos; NAi Publishers, 2002. Forlì centro, fare centro: progetto per implementare la residenzialità in centro storico, di E. Sabbatani; tesi di laurea a.a. ‘17-’18. Strategia urbana per la riduzione del traffico automobilistico e la riqualificazione dello spazio pubblico del Centro Storico di Forlì, di F. Tassinari; tesi di laurea a.a. ‘16-’17.

A


Coworking, lo spazio di lavoro nello scenario del cambiamento: una proposta per Reggio Emilia, di G. Nisi; tesi di laurea a.a. ‘16-’17. Push : la creatività di domani : coworking e residenze temporanee nella città di Bolzano, di L. Zenorini; tesi di laurea a.a. ‘17’18. Documentazione storica su deposito SITA di Forlì, Archivio Storico Comunale di Forlì Documentazione storica su Arena Forlivese, Archivio Storico Comunale di Forlì

B


FONTI _ Sitografia

Piano Strutturale Comunale (PSC), Comune di Forlì, Forlì.

http://www.comune.forli.fc.it/adeguamentoprgvigente/default.asp?menu=PIANO%20STRUTTURALE%20COMUNALE

Piano Operativo Comunale (POC), Comune di Forlì, Forlì.

http://www.comune.forli.fc.it/adeguamentoprgvigente/default.asp?menu=PIANO%20OPERATIVO%20COMUNALE

Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE), Comune di Forlì, Forlì.

http://www.comune.forli.fc.it/adeguamentoprgvigente/default.asp?menu=REGOLAMENTO%20URBANISTICO%20EDILIZIO

Classifica Piazze più Grandi d’Italia

https://www.travel365.it/classifica-piazze-piu-grandi-italia.htm

“Da parcheggio a “Giardino dei Musei” (e il progetto SOS4Life)” https://urbanpromo.it/2017/progetti/comune-di-forli/

“Centro storico, il vicesindaco: Piazza delle Erbe pedonale e piazza Saffi da ‘rimpicciolire’”

http://www.forlitoday.it/cronaca/proposta-piazza-erbe-cavour-pedonale-forli. html

Regnoli41 associazione culturale

https://www.facebook.com/pg/Regnoli41

Street Art Forlì - Murali

https://www.facebook.com/pg/muralifestival.it/

Spazi Indecisi spaziindecisi.it

S.O.S.4LIFE, progetto europeo a cui aderisce il Comune di Forlì

http://www.comune.forli.fc.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=837&idCat=1254&ID=229293

C


ATRIUM (Architecture of Totalitarian Regimes of the XX century In Europe’s Urban Memory)

http://www.atriumroute.eu/

Progetto ATRIUM: Le Architetture dei Regimi Totalitari del XX secolo nella Gestione Urbana http://atrium.comune.forli.fc.it/

“Monumenti, Musei, Spazi urbani che narrano le storie del Novecento”, organizzato da Comune di Forlì e ATRIUM a Palazzo Romagnoli in data 1 dicembre 2018

http://www.cultura.comune.forli.fc.it/servizi/notizie/notizie_fase02. aspx?ID=5495

EXATR exatr.it

ExAtr-Lab: festa di chiusura per “L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro”, ForlìToday.it

http://www.forlitoday.it/eventi/exatr-lab-festa-di-chiusura-per-l-ora-in-cui-nonsapevamo-niente-l-uno-dell-altro.html

EXATR: un deposito che rigenera spazi, arti e mestieri.

https://bando2017.culturability.org/partecipanti/exatr-un-deposito-che-rigenera-spazi-arti-e-mestieri/

Italy’s abandoned buildings are becoming tourist attractions thanks to this art project

https://www.lonelyplanet.com/articles/italys-abandoned-buildings-tourist-attractions

Museo diffuso dell’abbandono, sette itinerari culturali e 68 posti da scoprire

https://www.ilrestodelcarlino.it/forl%C3%AC/cronaca/museo-diffuso-abbandono-1.4944953

Deposito ATR: la casa delle corriere diventa uno spazio contemporaneo? http://www.spaziindecisi.it/space/deposito-atr/

D


ELABORATI DI PROGETTO

E


F


EX-A

Riqualificazione di u

Laureando _ Marco De Lorenzi | Relatori _ Giovanni Avosani _ Laura Gabrielli | Correlatore _ Giulia Sansovini | a. a. ‘19-’20


ATR

uno spazio indeciso


Musei San Domenico Apertura: Dicembre 2015

Bacino utenza: Nazionale Flussi: 100.000+ visitatori medi per esposizione L’ex-convento domenicano San Domenico, dopo un’importante opera di restauro, è il polo museale più importante della città ed attira visitatori da tutta Italia con mostre che spaziano dalla scultura alla fotografia all’arte pittorica fino alla storia. Dopo la loro riapertura è ora in corso un progetto di riqualificazione della piazza ad esso antistante per convertirla da parcheggio a cielo aperto, nei “Giardini dei Musei”, restituendo alla cittadinanza un’importante spazio pubblico della città.

Piazza Cavour e Mercato Coperto Completamento restauro: 2018

Bacino utenza: Provinciale

Bacino utenza: Inte

Negli anni di ripresa dalla crisi finanziaria del 2008, in questa piazza sono sorte sempre più attività di ristorazione e locali, a fianco di quelle storiche già presenti. Nel 2018 è stato anche completato il restauro dello storico Foro Annonario, con la funzione di mercato coperto, aperto anche nelle ore notturne. La piazza si configura quindi come un’importante polo per la socialità e la convivialità forlivese e risulta al momento la vera piazza centrale della città per i flussi che registra.

Nel rione Ravaldino, una pa Teaching Hub di UniBo, ch importante opera di archit panorama forlivese. Quest aule, nonchè gli uffici dire spazio verde dell’ex-osped co di indubbia qualità, ed sante e accattivante agli st orientmenteo internaziona

centro storico Laureando _ Marco De Lorenzi | Relatori _ Giovanni Avosani _ Laura Gabrielli | Correlatore _ Giulia Sansovini | a. a. ‘19-’20


spazi indecisi

Teaching Hub UniBo Apertura:2014

ernazionale

arte consistente della superficie è occupata dal he con il piano multi-campus ha realizzato questa tettura contemporanea, unica nel suo genere nel to campus, che com- prende spazi di studio ed ezionali UniBo di Forlì, tutti immersi nell’ampio dale, è un organismo architettonico ed urbanistiha permesso alla città di dare un’offerta interestudenti. Facoltà come la SSLIMIT e SID, di forte ale, richiamano giovani da tutta Europa.

Spazi indecisi “Lavori in (Tras)corso” Itinerario di In Loco, il museo diffuso dell’abbandono

Piazza Saffi - Stazione FS Percorso più breve Edificio di interesse pubblico

San Biagio Stazione FS

Spazio pubblico

Giardini Orselli Verde Pubblico

Piazza Aurelio Saffi

Giardini dei Musei 15’ 5’

Parco Annalena Tonelli

Regnoli Schiavonia

Giardini della Resistenza

Ravaldino

Giardini della Rocca

Parco Urbano Franco Agosto

polarita’


Murales 1 Sêma Lao | saffi

1

11

4

0

10

1

2 11 3

6 4

7

8

5

Arena Forlivese

Ex-deposito ATR Percorso ciclabile Galleria a cielo aperto Botteghe d’arte/artigianato Murali dello Street Art Festival

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9

MILLO | PARI DIGNITà


2

pigeon19 | The mazapeguls

5

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zed1

hyuro

4

3

open air street lab

8

ravo | Allegoria del progresso

hope

rione regnoli

open air street lab

10

8

basik

11


stato di fatto

Superfetazioni

S

W

O

t

Urbanistica

Urbanistica

Urbanistica

Urbanistica

- Posizione strategica, per pedoni e ciclisti, a metà strada tra stazione e piazza Saffi; - Adiacenza circonvallazione (per bus e auto); - Adiacenza parcheggio viale Manzoni; - Edificio compreso in più itinerari legati all’architettura - Processo di rigenerazione urbana già avviato da Spazi Indecisi e Città di Ebla

Architettura

- Facciata iconica e di pregio architettonico (vincolata) - Copertura industriale a travi reticolari in c.a., rara nel suo genere - Ampia pianta libera - Ampia area esterna

- Presenza della palazzina di via Ugo Bassi che fa da “tappo” al piazzale

Architettura

- Superfetazioni interne ed esterne, incongrue al resto dell’organismo - Tamponamento sud totalmente privo di caratterizzazione - La facciata sud non permette dialogo con il piazzale esterno

Ambiente

- Mancanza di coibentazione - Infissi con necessità di restauro - Piazzale esterno totalmente impermeabile

- Adiacenza Arena Forlivese - Prossimità via G. Regnoli - Possibilità di ridurre la sezione carrabile di piazzetta Savonarola (da indicazioni POC)

Architettura

- La facciata sud non è vincolata e il POC consiglia di costruire a ridosso di questa eventuali volumetrie demolite - Posizione centrale, se si considera l’Arena Forlivese, del vecchio autolavaggio.

Ambiente

- Sistema di cisterne sotterranee di raccolta acqua piovana del piazzale, collegato al sitema fognario

Ambiente

- Illuminazione ben distribuita e diffusa grazie al sistema di copertura Laureando _ Marco De Lorenzi | Relatori _ Giovanni Avosani _ Laura Gabrielli | Correlatore _ Giulia Sansovini | a. a. ‘19-’20

- Grande slargo carrabile in piazzetta Savonarola

Architettura

- Vincoli Soprintendenza su facciata e copertura a shed

Ambientale

- Grande volume, dispendioso da riscaldare - Facciata vincolata e copertura possono costituire un problema per un eventuale sistema di coibentazione


obiettivi progettuali Recupero di suolo permeabile

Spazi di condivisione

Centro storico più verde

Il centro storico di Forlì è uno dei meno verdi tra i capoluoghi di provincia dell’Emilia-Romagna. É necessario quindi aumentare la dotazione di aree verdi pubbliche in centro storico.

Consumo minimo d’energia

Il fatto di intervenire sul costruito e quindi non poter raggiungere gli standard di efficienza energetica di un edificio nuovo non deve esimere dal mettere in campo ogni soluzione progettuale possibile per ridurre i consumi al massimo.

Creazione di un nuovo spazio pubblico per la creatività e l’incontro anche per il rione Regnoli, che al momento ne risulta sprovvisto.

movimento

ambiente

In linea col progetto SOS4Life, parte della superficie asfaltata del piazzale, di piazzetta Savonarola e di via Ugo Bassi viene bonificata per creare nuove aree verdi ed ottenere un consumo di suolo negativo.

Riapertura dell’Arena Forlivese, luogo storico dell’intrattenimento della città.

Rione della street art

Per espandere l’identità creativa del rione Regnoli ed espandere la presenza di murales, una parte dell’area viene lasciata al libero sfogo degli artisti durante le nuove edizioni del festival “MURALI”.

Libertà dei flussi

Rapporto interno-esterno

architettura

creatività

Intrattenimento en plein air

Mettendo in pratica gli obiettivi del progetto del Tassinari, le scelte urbanistiche devono favorire e dare priorità alla mobilità lenta.

Il nuovo hub creativo di Forlì è pensato per essere il più inclusivo possibile, per questo anche la distribuzione e la circolazione devono dare un senso di mancanza di barriere e libertà di movimento.

Programma: hub della creatività

L’identità urbana del rione Regnoli si sta votando sempre più all’arte e all’artigianato. Questo progetto deve farsi vettore e polo di questa identità offrendo spazi di lavoro per creativi.

Priorità alla mobilità lenta

L’interno delle Officine e l’esterno del Piazzale sono due aree di uno spazio unico, che non dovrebbe avere soluzione di continuità. Pertanto la partizione che li separa deve poter “sparire” all’occorrenza.

Costruire sul nel costruito

Il grande volume delle Officine ExATR è un insieme importante da preservare alla vista. Per questo gli spazi creati col progetto devono essere volumi interni, che garantiscano questo fine.

Reversibilità dell’intervento

Il progetto è pensato per porsi in linea con gli obiettivi delle due associazioni concessionarie, ma la concessione avrà termine tra 6 anni. Ogni intervento architettonico deve pertanto essere reversibile senza lasciare traccia sulla preesistenza.


interventi demolizioni: 560 mq

hub creativo: 2.106 mq

Verde pubblico: +2.975 mq

WOONERF: 2.590 mq

spazio pubblico: 7.117 mq

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esploso assonometrico Terrazza in copertura

pannelli fotovoltaici

struttura a secco

facciata effimera edificio contenitore

circolazione libera

hub culturale

Consumo di suolo negativo

murales

woonerf

Spettacoli en plain air

verde pubblico


piano terra 1:300

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piano Primo 1:300


prospetti e sezioni

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COS_1

COS_1

CVE_2 CVE_1 CVE_2

COI_1

sezione tecnologica Laureando _ Marco De Lorenzi | Relatori _ Giovanni Avosani _ Laura Gabrielli | Correlatore _ Giulia Sansovini | a. a. ‘19-’20


controllo climatico

PVE_1

20째

10-12째

CVE_3

COS_1

COS_2

S

N

CVE_2

25째

28째


CHIUSURE E PARTIZIONI Scala 1:

18 20

1

Finitura controsoffitto: Lamiera zincata microforata grigia

19 Pilastro IPE120

2

Struttura controsoffitto: Profilato d’acciaio 50x30x3mm

20 Profilo in acciaio scatolare 250

3

Struttura copertura: Trave HEA120

21 Clip per fissaggio pannelli fac

4

Copertura: Pannello sandwich Isopan Isofire Roof Mono sp. 150mm Calcestruzzo alleggerito per creare pendenza scolo acque piovane

5 24

25

26

23 Profilo in acciaio scatolare 80x 24 Struttura portale scorrevole a AL603SF

6

Finitura estradosso copertura: lamiera zincata

7

Sistema di supporto pavimento flottante Uniflair di Schneider Electryc

8

Pannello pavimento flottante Uniflair

26 Struttura preesistente: pilastro

9

Isolamento XPS 150mm

27 Guida anta scorrevole

25 Anta scorrevole sp. 60mm

10 Pavimentazione industriale preesistente

28 Profilo in acciaio pressopiega

11 Facciata preesistente in mattoni faccia a vista

29 Pannello pavimento flottante

12 Finitura preesistente: Intonaco verniciato

30 Sistema di supporto pavimen inclinazione regolabile

13 Isolamento: Lana di roccia

19

22 Piastra di fissaggio del travers

31 Isolante XPS

14 Finitura: Pannello in gessofibra

32 Canale di gronda

15 Zoccolo preesistente in travertino

33 Barra filettata

16 Pannello in policarbonato alveolare a 9 pareti Sabic LEXAN Thermoclear sp. 50mm

34 Profilo UPN100

17 Intercapedine d’aria

35 Pannello Alucore sp. 100mm 18 Pannello per facciate in policarbonato alveolare doppia camera 36 Profilo in acciaio scatolare 100 Sabic LEXAN Thermoclick 16mm

310

150 12

120

70

108

50 50 50

25

Scala 1:10

11 1

1 16

12 1

17 1

13 1

16 1

1 14

1 15

CVE_1

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COI_1

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dettagli Scala 1:5 costruttivi Laureando _ Marco De Lorenzi | Relatori _ Giovanni Avosani _ Laura Gabrielli | Correlatore _ Giulia Sansovini | a. a. ‘19-’20

30

CVE_2


:10

150 270

50

0x100x10mm

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cciata

1

2

3

120

36

4

so scatolare al pilastro IPE 1

x40x6mm

2

3

4

5

libretto Schneider Torsysteme

6 40 150 310

o in calcestruzzo armato

50

120

COS_2

ato 120x80x10mm Uniair, linea per esterni

7

nto ottante esterno con

8

9

10

PVE_1

600 30 30 150

215

COI_1

0x40x6mm

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1 18

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18 1

20 1

23 1

23 1

1 21

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PVE_1

COI_1

CVE_3

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RINGRAZIAMENTI Questa tesi, non lo ho mai nascosto, è stato uno sforzo titanico per me. Di gran lunga la sfida più dura che abbia affrontato finora sotto tanti punti di vista: l’impegno, la voglia, la dedizione a qualcosa in cui ormai non credevo più, la soddisfazione personale e l’aspettativa di chi ha sempre preteso tanto da me, perchè sapeva che potevo farlo. Ho sempre pensato che ogni cosa fosse alla mia portata, senza bisogno dell’aiuto degli altri, che al massimo potevano essere una bella compagnia di percorso. Ecco se c’è una lezione che ho imparato duramente in questo lungo periodo, è che mi sbagliavo. Se non fosse stato per alcuni incontri fortunati e la decisione finalmente, di chiedere aiuto esterno, sarei ancora davanti allo schermo a fissare una pianta vuota, che mi svuotava. É per questo che il mio primo ringraziamento, e ce ne sono tanti da fare, va di sicuro Giulia, Leo e Davide. Il loro aiuto, per quanto loro continuano a descrivere come modesto, è stata la scintilla per far accendere il fuoco di questo progetto e riscoprire il piacere ed il divertimento di progettare, un’azione che ero arrivato a ripudiare. Dopo di loro, pilastri di questa tesi, la mia gratitudine va indubbiamente a Sofia, la mia luce in mezzo alle tenebre. Il suo arrivo è stato il salvagente mentre affogavo in mare, un treno che non potevo perdere, o avrei perso lei, e forse me stesso per la strada. Un altro sentitissimo grazie alla Prof. Gabrielli, un sostegno morale inestimabile. Vorrei che ogni professore mostrasse


la stessa voglia di insegnare e la stessa attenzione e rispetto per i suoi studenti, l’istruzione sarebbe infinitamente migliore. Grazie anche al Prof. Avosani. Lo ammetto, è stata dura, ma è riuscito a portare anche uno studente testardo come me a chiudere i suoi studi, con la soddisfazione che deriva dall’aver raggiunto una vetta prima considerata impossibile. Arrivato a questo punto, è quasi scontato il ringraziamento verso la mia famiglia. Grazie madre e padre, ognuno a modo suo, continuate ad essere dei modelli da seguire e ad insegnarmi come si affrontano le sfide i drammi, ma anche le gioie, della vita. Siete le persone che mi rendono più orgoglioso ogni giorno; se i miei figli avranno metà della considerazione che ho io per voi, sarò stato un genitore eccelso. Grazie Lu, che anche se ci sentiamo poco, tu sei sempre lì per me, come in questi ringraziamenti, tra noi due bastano poche parole. Grazie a nonna Ta’, il mio confetto d’amore, instancabile sostenitrice, immancabile brontolona. Grazie soprattutto a nonna Orelma, è da lei che imparo ogni giorno la tenacia e ricordo a me stesso di ciò che una persona che si rimbocchi le maniche possa raggiungere. Questa laurea, lo abbiamo sempre saputo entrambi, è più tua che mia.


Grazie anche a nonno Diano ed Enzo, che per quanto li ho persi ormai, seppur in modi diversi, mi insegnano che dagli errori si impara. Più sono grandi, maggiore è la conoscenza che posso ottenere. Grazie a Lupo e Bubi, i miei fratelli acquisiti. Non ci sono parole per descrivere il bene che vi voglio e nei momenti difficili ancora vi cerco per uscirne. Grazie ai CAMPER e a Marchino, da sempre al mio fianco in ogni nuova evoluzione. Mi fate capire che l’affetto e l’amicizia vanno oltre qualsiasi confine, soprattutto mentale. Grazie ai Renegades e a tutte le amicizie strette a Ferrara, mi avete insegnato che non importa in che parte del pianeta sei, il mondo è piccolo e le persone importanti si possono sempre sentire vicine. Mi mancate come una parte amputata del corpo. Grazie a Stefano, Fra, Andre, Matte e Dave, i Manzi con cui non voglio mai smettere di raggiungere nuovi pascoli inesplorati. Per chi di voi capirà, siete dei wenones culia’os. Grazie, ancora, a Manfro, Ruggero e al resto del Gruppo Fatture, mi avete insegnato quanto l’unione faccia veramente la forza, contro ogni pronosostico. Grazie, infine e sopra ogni cosa, per tutto il pesce. Marco De Lorenzi






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