Baldini

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la Repubblica

SPORT

LUNEDÌ 18 LUGLIO 2011

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Intervista esclusiva al nuovo direttore generale giallorosso. Tra Shakespeare, Sofri, il passato (“Chiedo scusa a Oriali”) e il futuro: “Ultima chance per me, sarà un viaggio pericoloso”

New Roma

DAL NOSTRO INVIATO EMANUELA AUDISIO

LONDRA ono i suoi ultimi giorni di quiete. Cammina per Chelsea con l’aria di chi rimpiangerà questo clima grigio e fermo. «A Londra sto bene, c’è discrezione, buona qualità di vita». Franco Baldini torna in Italia come direttore generale della Roma. Se n’era andato nel 2005, alla vigila dello scandalo dello calcio, dopo aver vinto nella capitale uno scudetto come ds, con Capello allenatore, nel 2001. E dopo aver pubblicamente denunciato il sistema di Moggi, definito «un uomo senza qualità». Fuga, anzi trasferimento di lavoro in Spagna e in Inghilterra. Poi la chiamata degli americani. Rientra dall’esilio? «Sono andato via perché dopo quello che ho detto su Moggi non aveva più senso restare in Italia, né c’erano più le condizioni di lavoro. Troppi conflitti d’interesse, troppo impicci, tra sistemi di credito, persone, istituzioni. Si ama e si smette di amare. Io quel calcio non l’amavo più, non ci riuscivo. Per un po’ sono andato in Sudafrica a vendere caffè. Però ora devo fare ammenda». Su qualcuno? «Su Gabriele Oriali, che è rimasto coinvolto e ha patteggiato, come dirigente dell’Inter, nello scandalo dei passaporti falsi sul dossier Recoba. Ha detto la verità, nel senso che mi chiese un consiglio, io gli dissi che sapevo che c’era una persona, che però non conoscevo, che si occupava di vedere se le carte erano in regola. Poi questa persona non si è rivelata a posto. Oriali non lo sapeva, nemmeno io. Lui ha molto sofferto per la macchia e mi dispiace». In sei anni poco è cambiato, lo sport è retto sempre dagli stessi uomini. «Ma io devo pensare che il clima è diverso. Devo fare come gli inglesi: non si chiedono come sia il tempo, escono e basta. Danno per certe la pioggia, le nuvole, un’ombrosità permanente, però non rinunciano a fare le cose. Ho vissuto e lavorato in Spagna e in Inghilterra, dove il calcio è una cosa seria, ma diverte. Dove allo stadio si festeggia, non ci si sfoga, né ci si abbrutisce. E mi chiedo, chissà forse è possibile anche in Italia. Questa è l’ultima possibilità che ho di non restare indifferente». E quindi? «Niente polizia negli stadi, niente tessera del tifoso, nessuna tribuna lontana. Non voglio vedere agenti in assetto di guerra,

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Franco Baldini

2001

Gli americani

Ho sperato a lungo che non mi prendessero, ho detto loro che era uno sbaglio. Ma si fidano tanto...

SCUDETTO CON CAPELLO Franco Baldini, 51 anni, ex calciatore, direttore sportivo della Roma scudetto nel 2001 con Capello in panchina. Lascia la Roma nel 2005 e, ancora con Capello, vince anche la Liga nel 2006 col Real Madrid. Segue il tecnico friulano in Inghilterra come general manager della Football Association. Da ottobre sarà dg della Roma, mantenendo fino agli Europei 2012 l’impegno con la nazionale inglese (ma gratuitamente).

Progetto Baldini “Le mie regole per un calcio pulito” ma steward, perché è chiaro che una certa coreografia, caschi e manganelli, suggerisce che il conflitto è una certezza più che un’eventualità. La forma conta come il contenuto. Voglio uno stadio con parcheggi, servizi, buoni mezzi di trasporto pubblici, non carovane da Far West. Voglio che le famiglie non si debbano preparare settimane prima alla partita, ma abbiano la possibilità di andare allo stadio sane e salve in tempi rapidi. E godere e gioire del gioco, non spaventarsi per il pericolo». Addio Olimpico? «Sì. Ci vorrà tempo, inizieremo un percorso, sono già stati fatti progetti. Ma basta con il calcio discusso inutilmente per tutta la settimana e vissuto da bestie nei 90 minuti che contano. Roma città rappresenta un grande no-

me nel mondo, così come la sua squadra, ma bisogna sprovincializzarsi». Nuova filosofia? «No, per carità. Non porto rivoluzioni, solo buonsenso e pragmatismo. All’estero queste cose si sono già fatte, perché da noi no? Io aspiro alla normalità, non al-

La società

Aria nuova, giovani legalità, stadio sicuro, codice etico, niente alibi né polemiche o ricorsi contro gli arbitri

l’eccezionalità. Vorrei un sistema dove la legalità è rispettata, e dove l’osservanza delle regole non sia giudicata una diversità. Conosco i giocatori, sono bestie che fiutano, molto sensibili a chi è estraneo a loro, per fidarsi hanno bisogno di sentire che tu fai parte dello stesso ambiente. Non amano i guru». Quindi? «Quindi a Trigoria la Primavera si allenerà accanto e allo stesso orario della prima squadra, per far capire che il salto a titolare non impossibile. Abbiamo una squadra giovane, giocarci per i ragazzi non deve significare sfatare un tabù, ma vedere premiato un impegno. Il calcio va svecchiato anche in questo, i nostri acquisti sono sotto i 22 anni, fare entrare aria nuova non è male, invece di affidarsi all’usato. La Roma non in-

PRIMO GOL STAGIONALE Francesco Totti, 34 anni, ha segnato la prima rete della Roma americana ieri nel test in ritiro con la Val Pusteria: 10-0 il finale

tende ricorrere per chiedere riduzioni di squalifiche, anzi sarà la prima a mettere fuori squadra i giocatori che si macchieranno di brutti falli e di comportamenti scorretti, anche non visti. Basta cercare scuse». Un codice etico? «Voglio fare le cose, non annunciarle, né parlarne. So che Roma è caotica, disordinata, selvaggia, che mi faranno pagare tutto, e a lungo ho sperato che gli americani non mi prendessero. Ho dipinto me stesso e l’Italia come esseri inconciliabili, ho detto loro come e perché si sbagliavano a scegliermi, anche se con loro c’è stato subito feeling, mi ha sorpreso la fiducia nella mia autorevolezza, e quindi mi sono detto che avevo tre possibilità: andare via, starci dentro in maniera conformista, accettare e provare a cam-

biare. Per questo appena ho incontrato Luis Enrique gli ho chiesto come intendeva comportarsi con gli arbitri». Risposta? «Fare come non ci fossero, non nominarli mai». E lei si è fidato? «Ho insistito, non è che dici co-

Il capitano

Totti può giocare altri 4 o 5 anni se pensa solo al pallone, si libera della sua pigrizia e di chi usa il suo nome


Europei di scherma

Golf

Azzurre oro nella sciabola, Baldini & C. oro nel fioretto

Clarke trionfa al British Open. Molinari giù

SHEFFIELD - Doppio oro a squadre per gli azzurri agli Europei di scherma, a Sheffield. Irene Vecchi (foto), Ilaria Bianco, Gioia Marzocca e Paola Guarneri battono 45-43 l’Ucraina nella finale di sciabola; Andrea Baldini, Andrea Cassarà, Giorgio Avola e Valerio Aspromonte battono la Francia 45-28 nel fioretto.

SANDWICH — Il nordirlandese Darren Clarke (foto) si è aggiudicato il British Open, davanti agli americani Phil Mickelson e Dustin Johnson, secondi a tre colpi dal vincitore (275 contro 278). Male gli italiani. Dopo l’eliminazione al taglio di Francesco Molinari e Matteo Manassero, Edorardo Molinari ha chiuso 66°. ■ 41

Scudetto 2006

La squadra

Oggi il consiglio Figc lascia il titolo all’Inter ma è giallo Champions

Metodo Luis Enrique con l’i-Pad in campo per spiegare gli schemi BRUNICO — Una squadra di collaboratori per provare a rivoluzionare il calcio anche in Italia. Luis Enrique per costruire la sua Roma ha volu-

FULVIO BIANCHI ROMA bete esce di scena, entrano gli avvocati (della Juve) mentre l’Inter, secondo alcune fonti, rischierebbe addirittura l’esclusione dalla Champions. Stamattina il consiglio federale della Figc sancirà che quello scudetto avvelenatissimo deve restare dov’è, sulle maglie nerazzurre. Per il semplice motivo, come spiegherà Giancarlo Abete nella sua dettagliatissima relazione politica, che i 25 consiglieri federali sono “incompetenti”, non essendo giudici, sull’eventuale revoca del titolo che nel 2006 fu assegnato dai saggi di Guido Rossi all’Inter con una decisione praticamente automatica. Ma secondo il procuratore Stefano Palazzi la “fedina” del club nerazzurro non è più immacolata come allora: nelle 72 pagine della sua durissima relazione, il pm della Figc ha tirato in ballo Giacinto Facchetti (che proprio oggi avrebbe compiuto 69 anni, i nerazzurri sono andati in campo ieri a Pinzolo con la sua maglia n. 3) e Massimo Moratti con accuse di slealtà e illecito sportivo. Accuse, peraltro, prescritte (ma secondo alcuni consiglieri, Lotito in testa, il procuratore ha sbagliato a non deferire). La Figc, consultati i suoi legali, si tira fuori da qualsiasi decisione “politica”. La Juve è pronta a ricorrere subito all’Alta corte di giustizia presso il Coni, e poi al Tar. Alcuni deputati, di fede juventina, parlano di «scudetto per usucapione», che Moratti non si sogna di restituire. Secondo alcune fonti inoltre La Juve ricorrerà potrebbe aprirsi un nuovo fronL’Uefa non iscrive i te: l’art. 2-04 comma g dello staclub coinvolti in tuto Champions spiega che scandali. Abete e il «non possono essere iscritte “disagio” Auricchio squadre che siano o siano state coinvolte in aggiustamenti di gare nazionali o internazionali». In teoria. Ma attenzione: la norma è stata sì inserita dall’Uefa dopo Calciopoli (italiana e portoghese) ma è del 2007, e non si applicherebbe in via retroattiva. Abete, oggi, presenterà, se non una censura nei confronti del club nerazzurro, una forte relazione politica sull’intera vicenda-Calciopoli, sin da quando cioè furono scelti i due designatori, decisione che l’attuale n. 1 del calcio non condivise mai. Un sottile suggerimento da parte di Abete sarà poco gradito a Moratti («la prescrizione è rinunciabile, ma allo stesso tempo è un diritto»); poi il “disagio” per le indagini di Auricchio e l’assicurazione che «nel formale rigetto dell’esposto della Juve» non vi è alcun «atteggiamento pilatesco» da parte della Figc ma solo «il rispetto delle norme vigenti». All’Alta Corte del Coni intanto si è rivolto il Brescia, parte civile al processo di Napoli. Nell’esposto, 42 pagine, l’avvocato Bruno Catalanotti chiede l’annullamento del provvedimento di Palazzi che aveva tirato in ballo Nello Governato come consulente del club lombardo. Secondo Catalanotti, Palazzi non poteva indagare su fatti prescritti. La Fiorentina sta per denunciare l’ex tenente colonnello Attilio Auricchio che indagò mentre propone un tavolo per la pace (hanno aderito Milan, Parma, Napoli e Udinese, la Figc apprezza, Genoa, Palermo e Roma non ne vogliono sapere). Ma la pace, come si è visto, è ancora molto lontana.

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to accanto uno staff di ben dieci uomini: 5 italiani e 4 spagnoli, più un ragazzo adibito alla ripresa video degli allenamenti, dalla prima corsa, fino allo stretching. I dettagli sono il punto forte di questo allenatore cresciuto all’ombra di Guardiola. Vietati i lanci lunghi, l’imperativo è “Tenere la palla e passarla rasoterra”. Ma Luis è figlio dei suoi tempi e se resta antico il metodo di bagnare in continuazione il terreno per far viaggiare più velocemente il pallone, la rivoluzione calcistica made in Spagna passa per l’i-Pad che il tecnico tiene sempre con sé anche in campo. L’ausilio tecnologico compare tra un esercizio e l’altro, per spiegare schemi e posizioni da tenere. Così se il mental coach Llorente è un’assoluta novità, computer e immagini sono un supporto ritenuto fondamentale. Il motivatore, come è stato ribattezzato, si occupa di esercizi psico-fisici, attraverso i quali muoversi in sincrono, compattando prima nei movimenti, poi nei pensieri, il gruppo. Un esperimento coadiuvato dalle riprese degli allenamenti fatte vedere alla squadra prima di ogni seduta di lavoro. Totti e De Rossi, innervositi da questioni contingenti (preoccupazioni sulla competitività della squadra uno, dilemmi contrattuali, l’altro) sono però conquistati dai metodi del nuovo tecnico e da uno staff tanto giovane da avere come preparatore atletico Rafael Cabanellas, di appena 24 anni. Ieri prima partitellla: 10-0 alla Val Pusteria. (f.f.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

sì e a fine partita aggiungi “in attesa di vedere la moviola”? Lui mi ha rassicurato. Normalità significa questo: non dare sempre colpa agli altri, non cercare giustificazioni, non crearsi alibi». Lei lavora da tempo con Capello, allenatore esperto e concreto. Ma ha scelto Enrique che è una scommessa. «Cercavo qualcuno estraneo al calcio italiano. Incontaminato. Mi è piaciuta la sua sfrontatezza, di gioco e di carattere. E’ molto motivato, cerca il gol. Ci siamo ritrovati anche a parlare di libri: ‘Il cammino di Santiago’ di Paulo Coelho. Non è tra i miei scrittori preferiti, ma io senza leggere, soprattutto nei viaggi, non so stare». Anche con il tecnico portoghese Villas Boas ha parlato di letteratura? «Siamo andati a cena, non so chi ha accennato alla frase ‘To be or no to be: that is the question».

Io ho proseguito con “Whether ‘tis nobler in the mind to suffer” e lui l’ha completata con “The slings and arrows of outrageous fortune”». Puri shakesperiani. «Diciamo che l’avevo appena letto in originale. E comunque ho subito sentito una simpatia, ma Villas Boas costava troppo». La Roma in Lega sui diritti tv si è allineata con Juve, Milan, Inter. «Io sono per la vendita collettiva dei diritti tv. Dove avviene, come in Germania, al vertice c’è ricambio. Invece in Spagna la lotta si riduce a due: se non è Real è Barcellona. Il dramma del nostro calcio è che pur guadagnando e non essendo uno sport minore, si è impoverito. Non ha saputo gestire la sua ricchezza, e ora con la crisi è sempre più in crisi. E’ in ritardo anche sulle soluzioni». Per la verità anche sulle polemiche.

«Ho conosciuto Facchetti, una buona e grandissima persona. Ma la morte non abbuona certi comportamenti. Credo che dal paradiso può evitare di guardare lo squallore qui sotto». Per 18 anni la Roma è appartenuta a una famiglia, ora va un gruppo che parla di brand.

L’allenatore

Cercavo un estraneo all’Italia, uno incontaminato. Mi è piaciuta la sfrontatezza E anche le sue letture

«E’ un gruppo che ha spessore, ha studiato ad Harvard, vuole investire, non arraffare. Roma e la Roma sono un marchio importante, c’è bisogno di trovare un respiro internazionale, una nuova dimensione per il marketing. In questo settore all’estero fanno ricavi, perché da noi no?». Il Manchester City ha appena firmato un nuovo contratto di sponsorizzazione per lo stadio:170 milioni di euro per 15 anni di esclusiva. Gli arabi investono in tutto il mondo, ma non Italia. «Perché dovrebbero? Burocrazia enorme, poca certezza di legalità, confusione enorme su quello che si può e non si può fare, noi non diamo mai risposte, solo incertezze». Non siete in troppi alla Roma: tra nuovi e vecchi? Lei, Fenucci, Sabatini e poi Conti e Mazzoleni, visto che Pradé se n’è appena andato? «Andranno ripensate mansioni e qualifiche. Come anche nel settore medico . Ripeto: non cerco stravaganze, ma normalità. La Roma deve prendere possesso di sé. Gli americani hanno un progetto sensato, non a breve termine, hanno affetto per le loro radici, anche se non parlano italiano, DiBenedetto prenderà casa a Roma. Non sarà tutto facile, né tutto presto». Totti a 35 anni è un totem? «Totti ha davanti ancora 4-5 anni di carriera. Se saprà guardare solo al calcio e non farsi carico di altro. Ma deve liberarsi della sua pigrizia e di chi usa il suo nome, anche a sua insaputa. Deve smettere di lasciare fare, più leggero sarà, più lontano andrà con il pallone». Lei ha un doppio incarico: con la nazionale inglese e con la Roma. «Lo so che sembra assurdo, ma io con la Roma non ho ancora firmato niente. E appena partirà il contratto, il mio ruolo di direttore sportivo nella Fa diverrà solo una consulenza gratuita fino alla fine di Euro 2012. Tutto è chiaro e amichevole». Deve in questi ultimi anni qualcosa a qualcuno? «Forse ad Adriano Sofri, che ho conosciuto nel carcere a Pisa, dove ero stato invitato dall’università. Mi è servito per riflettere, per capire i miei limiti, ma anche ad essere meno indulgente con me stesso. Si può lavorare sui propri difetti, non credere che tutto sia inevitabile. Non c’è nulla di non dignitoso nella sconfitta, ma c’è nel non accettarla. Me lo sento, il viaggio a Roma sarà pericoloso. Mio padre me lo dice sempre: dove girano le pedate tu ci metti sempre il sedere». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Gli interisti con la maglia di Facchetti. Sopra la Juve 2006


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