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DIARI DALLA BOVISA
Ora gli studenti hanno uno spazio esterno al Politecnico dove esporre i loro progetti e non è uno spazio qualsiasi ma un’area di Triennale Bovisa. Nasce infatti da una collaborazione tra Studentipolitecnico.it e Triennale Bovisa Bistrot: Tri_vision. Gli studenti possono inviare i loro progetti all’indirizzo: info@studentipolitecnico.it I migliori saranno esposti dal martedì al venerdì al Bistrot di Triennale Bovisa in occasione del momento aperitivo 2x1 dalle 17 alle 20.
DIARI DALLA BOVISA MAGGIO 2007
www.studentipolitecnico.it/tri_vision
STORIA DI UNA MATRICOLA
E’ ARRIVATO QUELLO DEL GAS!
Scusi posso entrare? No grazie! Inchiesta sui nuovi criteri per l’accesso alla LS. Report dall’ultimo Consiglio di Facoltà
PERIODICO UNIVERSITARIO STUDENTESCO POLITECNICO DI MILANO BOVISA ANNO 1 NUMERO UNO
EDITORIALE
(continua dalla prima pagina)
Ogni eroe ha bisogno di un esordio.... ecco cosa mi ha lasciato in mutande
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i piacerebbe moltissimo poter iniziare queste mie brevi riflessioni sulla mia nascita come studente del Poli con un “C’era una volta”, ma il tono del mio primo anno non è di certo dei più fiabeschi. L’inizio, si sa, è traumatico per tutti; tante persone nuove, ritmi profondamente diversi, lezioni molto più succose e carichi di studio nettamente maggiori, rispetto alla tranquilla vita da studentello del tecnico, quindi potete intuire un po’ lo scoramento che provo quando mi ritrovo davanti al foglio della prova con una baraonda di concetti che giocano a “il gatto e il topo” nel mio cervellino, vuoi perché il tempo non basta mai, vuoi perché da un giorno all’altro c’è sempre qualche prova da fare. Non sono di certo il primo che ha di questi pensieri e problemi e non sarò di certo l’ultimo baldo giovane che varca per la prima volta (test escluso) l’ingresso del campus nel suo primo, assolatissimo, giorno di università. Nella fattispecie il mio era il campus La Masa, in Bovisa, al corso di studi in ingegneria aerospaziale. Ero così gasato da quel mondo nuovo che mi si apriva davanti, da quel grandissimo cortile con la sua H disegnata nello spiazzo più grande, dove già fantasticavo di veder poggiarsi delicatamente un magnifico elicottero, con il grande capannone vetrato in fondo. Mi sentivo già grande. In un colpo di coda della mia immaginazione ero arrivato a credere che il Poli avesse organizzato un minimo di benvenuto ai suoi nuovi elementi, ma è bastata una passeggiata fino in segreteria per fare quattro domande che, incontrando un vecchio compagno delle superiori ho scoperto di aver già perso due ore di lezione causa errore sulla data di inizio del corso sul Poliself! “Che illuso!” direste voi che già siete passati da questa fase: forse avete ragione, ma quel giorno ero in un’altra dimensione e sto facendo tutt’ora fatica a trovare quella in cui il Poli si trova. Aspettative a parte, una cosa buona in quest’anno scarso l’ho trovata, ed è un gruppo di compagni e amici con cui posso discutere di università e di altro, con cui posso ridere e scherzare, con i quali mi posso confrontare e dai quali posso imparare. A loro va un grazie immenso, come la pazienza che hanno con me! Smancerie a parte, vi starete chiedendo perché vi stia raccontando tutto questo, visto che la maggior parte di voi queste cose le sa benissimo. Semplice, vorrei lasciare un’impronta da qualche parte del mio passaggio, del mio anno da matricola, per rompere il ghiaccio in una vita di campus finora inesistente, per invitare le altre matricole a non essere solo casa e Poli, per far riflettere su qualche iniziativa, per coinvolgere i nuovi arrivati e metterli a loro agio. In breve, altro non è che un piccolo lascito della mia presenza...il primo e, spero, non l’ultimo. Stefano Mazzù stefano.mazzu@fastwebnet.it
brevi, e parla, parla, parla a lungo…mi confida quasi l’intero Per esempio: uno studente d’ingegneria rimane un soggetalbum di famiglia, e chiama sua sorella che è appena arrivata to comunque a rischio, e per evitare di abbandonarmi in un da una regione contadina di una Cina che non saprei nepmondo parallelo, fingo di non essere uno studente d’ingegnepure se esista, e non afferra una fregola d’italiano. Ma perché ria, oltretutto con scarsa dedizione alla causa, e mi convinco di l’avrà fatto? Mi chiedo…poi un inchino, e un altro ancora, tanto in tanto di sapere cosa significhi lavorare, raccontandolo. intendo che non hanno capito nulla, in fin dei conti sono Il mio guaio in definitiva sta nell’immaginazione. Nel vedere un mezzo becchino, non lascio scampo, i numeri sono le cose attraverso, che magari neppure sono, però costruisco numeri, e soldi da pagare…piuttosto mi crederanno una lo stesso una dimensione degna di loro, involontariamente, a sottospecie d’autorità giudiziaria con il tesserino appeso e un volte con uno sbuffo, perché entrare nelle case all’improvviso, computer in mano, e mi pregano quindi d’entrare. Trovo un giorno piuttosto che un altro, è un po’ frugare nell’intimità quel che cerco e vado oltre. La bolletta arriverà malgrado umana. Nemmeno ti pettini se non aspetti visite, no? l’inconcludente mediazione culturale! Sono trascorse due settimane dentro e fuori un ciclo di vite E due settimane se ne sono andate che tante altre storie d’alti e bassi, spesso tirate in una media desolante di vuoti da avrei per te, caro mio, ma oltre, adesso, il mio fegato già proseppellire, o solo nascosti, oltre mura di cinta da misurare col vato dal vino e dalla birra ne risentirebbe fatalmente. Dodici naso all’insù. giorni dalle 8 alle 20. Mai il tempo, la voglia, di un giornale. Tanto che anche i rari padri che giocavano sull’erba con i loro Fuori dal mondo, in un altro mondo. Così l’ultimo giorno piccoli, interrotti solo dalla previsione di una bolletta salata in decido di rimettermi al passo delle notizie più recenti, almearrivo, ad un certo punto mi parevano mandati in scena da no il governo, dai che ci sarà ancora! E c’era... E con lui Maquelli della ‘Mulino bianco’ apposta per me (Ho sempre mestella malgrado le piaghe da decubito sul sedere. La prima ditato d’avanzar qualcosa dal conto che hanno aperto con me pagina se la gode dapprima Lucacorderodimontezemolo quand’ero un ancora bambi!). che guarda all’orizzonte con lo sguardo sognante. Vede il Com’è possibile dimenticare la cucina di un uomo sulla sesmorto di fame che finalmente spende! E credetegli, sorride santina che pare abbia ispirato figure mitiche come Obelix, che e sta in coda alla cassa! Poi…ecco che esce a saltelli da un gioca con le dita tra le bretelle, mentre con un mesto sorriso sibuco di luce, ha una tìvì al plasma e tanti frugoletti che gli mile a quello di chi si ritrova solitario dopo una lunga splendida girano intorno, si appendono alla giacca. Sono impazienti festa, mescola il ragù sul fuoco e dice:”E’ troppa carne, ma mi che non stanno più nella pelle dall’emozione! Tremila euro creda, lo faccio solo per me”? La solitudine per qualche istante per la tìvì è stato un vero affare per tutti. Meno che per il lascia uno spazio al cibo, vero… negoziante, non se li gode mica tanto dovendo già pensare O quella donna che sente il tocco di campanello, io non sento all’altro in fila con la lavatrice. E via, via, uno in coda all’altro a lei, di certo sarà la solita vecchia sorda che tenta di convincermi costruire il sistema paese! che sono un poco di buono, perché ‘quello del gas’ è passato la Mai nessuno che tiri la giacca a LCDM per ricordargli che mattina precedente, e mentre io insisto, al campanello, si sporrappresenta quelli che dovrebbero pagare il morto di fame, ge dal terrazzo, gracile al vento, sistemando il fazzoletto sulla lo sfigato d’un pellegrino che persiste testardo a non togliersi testa per coprire un’assenza che non è semplice calvizie, con le mai la fame, o qualche sfizio…il famoso anello mancante, poche forze scovate nell’agitazione. “Mi scusi”, dice, “Sto male, altro che cuneo fiscale. ero a letto. Potrebbe saltare il cancello? Sa, vivo sola e non ce la E nel fondo, Bagnasco, subito in serie a LCDM, confesfaccio a scendere. Mi scusi tanto, tanto…”. Si figuri…E salto in sa autorevolmente come da un po’ di tempo sogni poco, tutta fretta quel ferro scrostato per togliermi alla svelta il pensienon visioni, più che altro suda per via degl’incubi; è come ro del fazzoletto. Intanto il sole di questo maggio pianto e non se mezza Italia volesse metter sù famiglia senza invitarlo alla previsto continua a picchiare come prima, su tutti, e due civici festa e con il solo pretesto che lui non imbrocca la lista degli in là tiro d’abbasso uno spettinato grigio e bolso che mi chiede invitati. Non c’entra proprio secondo loro… di non rompergli le palle chiudendomi gentilmente la porta in Mi sento più esausto di prima, comincerò l’aggiornamento faccia, ché lui è di turno la notte e alle undici del mattino ancora l’indomani. Sorvolo sulla seconda pagina dove arrivano i dorme. Che lo lasci in pace, diamine! Giusto… nostri con Prodi in testa, ma in mezzo, o ancora in testa. E di civico in civico, conto fino a dieci e non ci credo, perché Finisce fuori dalle file laterali, si son fermati quelli in prima lila strada è già finita e i palazzi alti abbastanza sono lontani, s’afnea e non hanno avvisato. Nel parapiglia tutti vociano, l’uno facciano sull’altra via. Sull’uscio padri o figli che nonostante un finisce addosso all’altro compagno che ha frenato bruscasorriso di pace butteranno i vestiti sporchi di calce e pittura solo mente... Alla fine s’è persa la testa... a sera, altre volte, madri o figlie che scordando i minimi conE sai che ti dico vecchio mio? Ci vorrebbe un giro per tutti, a venevoli, indicano che ”E’ di là!”, con un dito o un cenno del chiedere: “E’permesso? Leggo i contatori del metano” . capo. E tu, ‘del gas’, passi incrociando una famiglia intera che aspetta nervosa con la speranza che si faccia a tempo a buttar mr.chips@lycos.it giù qualcosa. Rumeni, albanesi, marocchini, ma soprattutto italiani, tanto per fugare qualche dubbio, an- DIARI DALLA BOVISA nidati come pidocchi in stanze ricavate a nido Anno I d’ape. Sono tanti, forse troppi in quel posto, Numero UNO Hanno collaborato a famiglie intere per le quali è quasi l’una. Alla Maggio 2007 questo numero: fine un profumo di stufato, di ragù, bolle anMarco Astolfi Tiratura: 1000 copie che nel peggiore dei casi. Il fritto!…e chissà DIREZIONE Giovanni Bono se saranno cinesi. Venti? Trenta? Quelli di ieri Mauro Casellato Mauro Casellato nel casapannone, nemmeno si sono girati a Valerio Scupola Francesco Cuccaro guardare chi osasse suonare la campana, chi- GRAFICA Alessandro De Giorgi ni, non gli sarà concesso, ho pensato. S’avvici- Lorenzo Spinazzi Stefano Mazzù na una bimba dagli occhi a mandola e tanto Vincenzo Spallina
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REDAZIONE
Quante volte abbiamo sentito porre, sia in una scena di un film che anche nella normale vita quotidiana la domanda scusi posso entrare? Succede che anche il Politecnico, nell’ambito del miglioramento della qualità del proprio ateneo, ha deciso di adeguarsi: dal prossimo anno sarà in vigore, tra i criteri di ammissione alla laurea magistrale, anche un parametro, funzione di media e tempo necessario per arrivare alla laurea triennale, che determinerà l’adeguatezza della preparazione di uno studente.
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E’ arrivato quello del gas!
EDITORIALE
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di MAURO CASELLATO
aro Diario, che tu ci creda o meno, lavorare stanca, davvero; e non solo. Se non ti muovi con le dovute cautele rischi pure di lasciarti prendere dalla realtà e rimanerci secco, perché sono pochi gli euro che ti passano in busta e con quelli puoi distruggere molti dei desideri che ti si sono accumulati nel frattempo nel cervello, e i desideri frustrati si chiamano anche col nome piuttosto sgradevole di invidia e... e se ti racconto che negl’ultimi tempi ho lavorato non è certo per stupirti, per lasciarti incredulo di fronte alla mia finalmente trovata remissione alla fatica! Quei soldi mi servono quasi come fossero aria, perciò sono salito in sella ad una bicicletta nera arrugginita dalle botte, con i freni di mio nonno ad asticelle di metallo incernierate, e di gambe ho preso a girare per centri di piccole città che crescono. Un ‘Tetris’ incalcecolorata,fetalmente rappreso attorno ad una chiesa, un municipio ristrutturato di fresco, una farmacia, qualche baretto magari costruito pure di recente, ma con l’odore del vino, del tabacco fumato sulla panca di legno all’ingresso, e del vecchio dentro con un gomito sul banco, chiedendo se molto gentilmente potevo leggere un cacchio di sporco contatore del metano, che non di rado sta incastrato dove la fantasia nemmeno immagina. Se l’è decisamente scordato fintantoché bussa uno come me, col mio cartellino di riconoscimento: “Salve! Sono quello del SEGNI SUL MURO gas..”, e quello del gas è lo stesso che fa arrabbiare anche i cani più mansueti, così, di solito, eravamo in due a cercare per cortili frugando tra le siepi, in due a correre uno avanti all’altro e non certo per giocare a guardie e ladri, ma uno solo ringhiando con l’avido pensiero puntato sulle mie chiappe. Tu mi conosci, e sai quanto tema l’alienazione che solitamente si prende sgobbando come fosse una malattia, anche se, lo ammetto, oramai non è nel lavoro il luogo più scontato dove si acquistano certe pessime abitudini.
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L’odissea inizia prima del viaggio? “Le smanie per la villeggiatura” di Francesco, quasi pronto per partire in Erasmus in Norvegia
C
aro Erasmo, non puoi sapere quanti salti mortali io abbia fatto per trovare il tuo indirizzo di casa. Ho scomodato mezza Europa per capire dove ti fossi cacciato e alla fine ho scoperto che non sei molto lontano da me, in Svizzera, a Basilea. Il motivo per cui ti scrivo questa lettera è perché voglio parlare con te del progetto Erasmus. Questo nome viene usato per indicare un progetto che da venti anni precisi è approvato in tutte le università europee con lo scopo di proporre scambi culturali tra noi laureandi nelle varie sedi. Anche io, quest’anno, ho aderito a questo progetto: la destinazione è stabilita tra cinque opzioni da me scelte e avviene soprattutto in base alla propria media. Il motivo principale della mia scelta è quello di voler cambiare un po’ aria, fare nuove esperienze e soprattutto conoscere nuove persone. La motivazione ufficiale per i miei genitori è invece il desiderio di imparare l’inglese, visto che ormai non si può vivere senza. All’inizio tutto alla di Marco Astolfi grande. Il mio entusiasmo, però, si è subito trasformato in sconforto quando nella lista delle università con cui poter fare lo scambio non era presente alcuna sede con il mio stesso corso di laurea. Ingegneria energetica non è presente in nessuna università europea perché, a quanto pare, solo in Italia è una professione emergente. Che faccio allora? Cosa seleziono? Inizialmente provo a mandare mail a destra e a manca con la speranza che mi arrivi qualche suggerimento utile. Per fortuna mi rispondono tutti e con un buon tempismo, ma tutti con la stessa
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identica risposta: seleziona le università in cui vi è Ingegneria Meccanica e poi sul sito di ogni singola università trova i vari esami da poter sostenere lì. Se devo essere sincero ci ho provato un po’ a seguire il loro suggerimento, ma poi ho mollato tutto e mi sono affidato al mio istinto e come prima opzione ho selezionato le sedi in cui sapevo di poter trovare la maggior parte dei corsi in inglese. La sede Norvegese di Trondheim era la mia prima opzione per cui non puoi immaginare quanto sia contento di esser stato selezionato per andare proprio lì. Non appena l’ho saputo ho iniziato a cercare notizie sulla città di destinazione e ho iniziato a vagare un po’ con la fantasia: chissà cosa farò, quanta gente conoscerò, gli usi, i costumi, i paesaggi che scoprirò….non vedevo l’ora di partire!! Mi sono recato ottimista e sorridente nell’ufficio Erasmus per confermare la mia scelta, ma ne sono uscito con le lacrime agli occhi (più o meno, dai). Il lavoro che mi si prospettava era davvero massacrante. Non so se da te esiste una brutta parola chiamata burocrazia. Non puoi immaginare quante volte ho vagabondato tra gli edifici del mio istituto per cercare di
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ALL’INTERNO La ballata degli attimi Giovanni Bono
La prima regola del marketing Alessandro De Giorgi
Storia di una matricola Stefano Mazzù
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parlarci con la signora Burocrazia. Avevo bisogno di trovare i vari esami nella sede norvegese compatibili con quelli che avrei dovuto fare nella mia università d’origine. Allora mi sono messo a navigare in rete (oggi ci sono degli affari che ti permettono di trovare informazioni su tutto standotene tranquillamente a casa..navigare su internet si dice!).. stavo dicendo, ho iniziato a navigare nel sito dell’università straniera per cercare gli esami. “E questo non va bene,e questo non è in inglese,e questo ha solo una parte...” Ad un certo punto qualcuno mi avrà sentito urlare: ”e vai, questo si che va bene”; quindi andavo dai miei rispettivi professori che facevano da tramite per parlare con la signora Burocrazia perché lei non vuole vedere nessuno: vuole solo veder soffrire le persone! E ci stava riuscendo benissimo: pensare che anche i professori all’inizio fanno così, si comportano come lei. Non vogliono sentire storie: i miei esami non sono compatibili! Poi però subentra un po’ di buonsenso e ti danno il loro permesso, naturalmente con i soliti “se” e “ma” del caso: “quando torni deve darmi una dimostrazione di quello che ha imparato, magari le faccio un esame”. E lì, pur di partire, noi studenti siamo disposti ad accettare qualsiasi compromesso. Infatti quando torno da questa esperienza mi sa che mi toccherà recuperare un bel po’ di esamini, nonostante li abbia presumibilmente sostenuti in Norvegia. Dopo una serie di viaggi fatti per tutta Milano, alla ricerca di professori introvabili e di sedi sperdute nella città, sono riuscito a farmi convalidare ben tre esami.Li ho organizzati alla perfezione. Due ore al giorno di lezione e poi feste tutte le sere (e questo che resti tra me e te!) Ma sai la cosa più infame che abbia potuto fare la signora Burocrazia? Te la spiego subito: praticamente dovrò posticipare la mia partenza di qualche settimana perché, con il nuovo sistema universitario del 3+2 vi è un intervallo di tempo tra i 3 anni di laurea di primo livello e i 2 anni di laurea specialistica in cui io non risulto iscritto in nessuna università e questo periodo capita proprio in concomitanza con l’inizio dei corsi nella sede norvegese. In pratica andrei la con il titolo di turista!! Ma il fatto davvero assurdo è che nel regolamento di facoltà viene citato un esempio con i requisiti e le modalità per effettuare questa domanda e questo esempio sembra descrivere esattamente la mia condizione attuale: peccato però che non metta in luce i vari problemi che poi potrebbero esserci e che a me sono capitati. Tutti! Non so come andrà a finire, ma stanne certo che non mi arrenderò facilmente! Ma i problemi non finiscono qui. Hai mai sentito parlare del TOEFL?. Se la gente al sol sentire questo dolce suono cambia umore come Harry Potter al nome di Voldemort, allora vorrà dire che quello è uno che prima di laurearsi dovrà sudare le famose sette camicie per evitarlo. Purtroppo questo caro signor Toefl solo nella nostra università ci da qualche problemino per partire: ho parlato con persone che sono andate in Norvegia, nella mia stessa università di destinazione e non conoscono questo tizio. Comunque sappi che chi non è amico del signor Toefl non può partire per l’ Erasmus. Io per fortuna l’ho conosciuto un po’ di tempo fa e non ho avuto molti problemi con lui. E se oggi posso dire di poter partire lo devo molto alle ragazze dello Studesk, un ufficio del Poli dedicato proprio al progetto Erasmus, il quale, dopo aver superato tutte le questioni burocratiche sopra descritte , prende in mano tutta la faccenda e cerca di non farti soffrire più di tanto. A me è toccata la parte più critica della situazione: a volte veramente ho avuto voglia di mollare tutto. Ma ci tengo a precisarti questa cosa perché in altre zone d’Italia so che questi servizi non sono a disposizione per gli studenti e quindi la possibilità di partire sta tutta nelle mani del diretto interessato. Come vedi questa è la situazione di uno studente che
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vuole affrontare una nuova esperienza culturale e mondana in una località estera. Spero che la mia descrizione sia stata buona per far si che tu abbia un’idea generale della situazione! Non mi resta che ringraziarti per avermi voluto come tuo referente per questo progetto e poiché penso che tra noi possa nascere una bella amicizia e sappi che nella mia casa c’è sempre un posto letto per te (avanza anche qualche altro posto nel caso tu faccia conquiste qui a Milano…)! Franscu (franscu@gmail.com)
Volete collaborare anche voi con la redazione? Studenti, prof, ricercatori, scriveteci e commentate a:
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SCUSI POSSO ENTRARE? NO, GRAZIE! (continua dalla prima pagina) Il principio, giustissimo, è quello di introdurre maggiore interesse e incentivare gli studenti a fare di più, a dare di più. Il principio appunto! Di fatto si attribuisce ad ogni studente un numero rappresentativo della propria carriera universitaria “S”, e in base a questo si decide se ammetterlo oppure no alla Laurea Magistrale, in virtù della SNA (soglia di automatica non ammissione) e SA (soglia di automatica ammissione). Lo studente quindi sarà ritenuto adeguato solo se questo parametro è maggiore di un determinato valore (la facoltà di Ing. Industriale ha stabilito per i suoi studenti S=SA=SNA=21). Da rappresentante degli studenti, assieme al mio gruppo studentesco (TERNA SINISTRORSA) siamo stati gli unici, tra professori e studenti (esatto, anche i rappresentanti degli studenti non sono tutti gli stessi) ad opporci e a votare contro questa regola. Ci siamo opposti non tanto perché escludiamo a priori che al Politecnico di Milano si faccia una selezione. Ci siamo opposti perché riteniamo che queste regole hanno il solo vantaggio di semplificare il lavoro delle commissione adibite a valutare ogni singolo caso senza considerare quindi la storia di ogni studente/individuo che viene esaminato. Crediamo che ci saranno dei problemi per gli studenti lavoratori. Siamo preoccupati per la figura del laureato triennale: come si comporteranno le aziende nei confronti dei laureati triennali nel momento in cui gli stessi saranno coloro i quali non ce l’hanno fatta ad essere ammessi alla Laurea Magistrale? Siamo preoccupati per tutti i singolari problemi che ogni singola persona può avere, e che non c’entrano nulla con le capacità di frequentare la Laurea Magistrale e di essere poi degli studenti altrettanto meritevoli come quelli che verranno automaticamente ammessi. Finora la nostra facoltà si è limitata a dire che su segnalazione della commissione sarà possibile fare un’istanza al preside il quale deciderà per alcuni casi difficili da giudicare solo in base alla SNA. Dopotutto, molti studenti la cui media ora sarebbe considerata a rischio esclusione, hanno affrontato la Specialistica in maniera egregia, vuoi per una migliore organizzazione delle prove di verifica nella LM, vuoi per altri motivi. Non siamo convinti che è così che si persegue il reale miglioramento della qualità di un Ateneo. Non si può ridurre sempre tutto ad un algoritmo, non è così che si ottiene la comunità studentesca politecnica che noi studenti vorremmo, dove la gente viene all’Università contenta di passare una giornata a seguire lezioni e a scambiarsi opinioni su tutto, divertirsi, di vivere i giorni all’interno del Campus, anziché
non vedere l’ora di andare via da questo posto. Perché in fondo l’università non è concepita come una fabbrica in cui si producono strumenti che un giorno fabbricheranno a loro volta altri strumenti. L’università è un luogo di formazione, un bacino di conoscenza. È l’ultimo step necessario a diventare individui, cittadini e futura classe dirigente del nostro ormai grande paese, l’Europa. Noi studenti siamo quelli che poi un giorno avremo la grossa responsabilità di realizzare qualcosa di più grande di quello che finora è stato fatto. Ecco perché ci siamo opposti a questa regola. Perché a nostro avviso non è una regola lungimirante. Non lo è fino a quando il Politecnico non deciderà finalmente cosa essere. Fino ad ora è un’università pubblica, e tutti dovrebbero avere il diritto di poter essere almeno esaminati prima di essere giudicati idonei, oppure no. Per ora possiamo solo consigliare a voi lettori e studenti, come cerchiamo di farlo ogni giorno anche a noi stessi, di studiare di più, di aggiornarvi, di essere preparati e responsabili della propria formazione, di interessarvi alla vita studentesca, aiutando chi crede che qualcosa di migliore sia possibile. Tutto quello che di buono farete per voi e per gli altri non può che essere un modo per evitare di temere di essere esclusi perché il vostro numero non è adeguato! Cosicché quando chiederete a qualcuno di poter entrare, qualunque sia il portiere, non potranno che dirvi “certo, si accomodi pure”!!!
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Vincenzo Spallina vincenzo.spallina@mail.polimi.it
open source 3 QUESTA E’ SOLO UN’OPINIONE
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La ballata degli attimi A
giovanni bono lanevecadesuicedri@hotmail.com
rriva un certo momento della tua vita in cui hai paura di inseguire i bambini e rotolarti con loro nell’erba per non sporcarti i pantaloni e il giubbotto. Arriva un momento in cui cominci a guardarti intorno prima di avvicinarti al vassoio delle tartine durante una festa. Ci sarà sicuramente un momento in cui ti vergognerai di dire la tua opinione sulla gonna della ragazza che hai appena conosciuto. Ci penserai prima di chiedere un favore a un uomo di colore, perché penserai che di diverso da te non può avere solo il colore della pelle. E sicuramente prima o poi non vedrai l’ora di abbandonare un ritrovo tra amici, o detesterai il pensiero di tornare a casa per il Natale. Penserai a quanto sarà difficile salire quelle scale senza stancarsi, e quanto sarà difficile addormentarsi prima dell’una di notte. Ci penserai, prima di raccontare ancora quella barzelletta, e non la racconterai al tuo parroco. Non vorrai più uscire nel week-end. E nella tua squadra la coppia d’attacco titolare sarà formata da due ragazzi che non supereranno insieme i tuoi anni di vita. Non metterai più la testa sotto il cuscino al suono della sveglia. Non sarai più meteoropatico. Sarai solo apatico. Forse psicopatico. Non ti piacerà più andare al cinema perché il bigliettaio che ti faceva entrare gratis è morto, e perché non avrai più voglia di “bocche in prestito per urlare quello che hai dentro”. Non guarderai più il telegiornale, e non farai più foto. Non regalerai più fiori di loto a tua moglie. Sarai invidioso dei figli e di tutta la loro vita, ancora così piena di illusioni. Non ti stupirai più dei tramonti. Non inseguirai più gli uccelli sul lungomare. Se lo farai sarai preso in giro, e non lo farai, quindi. Non penserai più a farti il bagno in una notte di aprile. Non ci metterai più tre ore a scegliere i due gusti per il gelato. Ti diranno che cioccolato e limone non è un accoppiamento corretto, e lo convertirai in fragola e pistacchio. Non ti piacerà più fare a gara con il tuo migliore amico sulle capitali del mondo. Non ti preoccuperai di fare raccolta differenziata. Non cercherai più di imparare altre lingue. Non sarai più capace di abbracciare un altro essere umano, né di sorridere con il cuore. Non crederai più nella Champions League, né nella risurrezione dei morti, né nella vita del mondo che verrà. Forse vivrai di sogni. O forse morirai di sogni. Forse morirai e basta. Credo proprio che morirai e basta…il minimo, visto come hai vissuto.
Questa è solo un’opinione, il titolo non mente. E in questa sezione ognuno di voi potrà argomentare liberamente su qualsiasi tema dello scibile umano o rispondere agli articoli altrui: potrà esprimere la propria opinione insomma! Non abbiate paura di dire la vostra, di venir corretti o di scoprire di esservi sbagliati… in fondo la vostra (come anche la loro) è solo un’opinione!
LA PRIMA REGOLA DEL MARKETING
L
a prima regola non scritta del marketing suona più o meno così: quando non puoi migliorare un prodotto cerca almeno di confezionarlo bene! E’ quello che sta facendo ultimamente la Regione Calabria: non so se avete notato l’ultima “campagna pubblicitaria” che campeggia da tempo sui grandi quotidiani nazionali come sui vari Metro. Io si. E sono rimasto piuttosto basito la prima volta: sfogliavo tranquillo il mio giornale quando mi ritrovo con uno spazio di due pagine interamente adibito alla foto di allegri ragazzi e ragazze in jeans e maglietta bianca. Pensavo si trattasse di pubblicità di moda. Guardo meglio e leggo: Malavitosi? Si siamo calabresi...Lo stupore era dipinto sul mio volto: me la rimiro meglio per assicurarmi di aver letto giusto e mi chiedo da quale mente creativa sia nata quest’emerita cagata. In basso a sinistra c’è la firma dell’assassino: Oliviero Toscani, uno dei più famosi e pagati fotografi italiani. In basso a destra invece c’è la ciliegina: “Gli ultimi saranno i primi”. Poi scopro le altre variazioni sul tema: oltre a malavitosi c’è anche inaffidabili, ultimi della classe, incivili, peggiori e chi più ne ha più ne metta! (sono riusciti pure a infilarci un errore ortografico, su 5 parole: per chiarire ancora di più il concetto forse). Ora, io non sono calabrese, ma non posso non indignarmi di fronte a questa nuova modalità di gestione dei fondi europei per lo sviluppo destinati proprio alla Calabria. Siamo alle solite infatti: qualche assessorino ha avuto la geniale idea di buttare via denaro per rinfrescare agli occhi della Nazione la faccia della regione. E certo, è più facile chiamare il bel Toscani e il suo laboratorio creativo(!) e farsi chiamare malavitosi piuttosto che investire lo stesso budget nella legalità o, ad esempio, nei fondi anti-racket; è più comodo scrivere in alto a destra di essere i peggiori, tanto poi in basso a sinistra ci scriviamo che gli ultimi saranno i primi! E’ più semplice definirsi gli ultimi della classe quando poi i cervelli calabresi devono migrare in tutta Italia per studiare e trovare lavoro.
E più figo fare la super-conferenza stampa di presentazione al pubblico e stare lì a vomitare una valanga di ovvietà cercando le figure retoriche e la filosofia nascosta dietro a un messaggio pubblicitario quanto mai scadente e banale, piuttosto che lavorare con umiltà, in silenzio, cercando veramente di migliorare quello che non va, senza combattere stupide e costose battaglie contro i mulini a vento per sanare i pregiudizi della gente. E sì, perché tutta questa mobilitazione è stata ideata senza alcun fine “commerciale” : non punta a invogliare turisti, né imprenditori né chicchessia. Anzi, cito testualmente, “[...] l’immagine punta a emozionare, per superare i pregiudizi e i luoghi comuni contro i calabresi.” Ma che i luoghi comuni se li tengano gli ignoranti! E alla fine il risultato supera ogni aspettativa, in negativo: perché il messaggio finisce per mettere in luce la coda di paglia della Regione Calabria, che si offende e mette su il broncio davanti ai pregiudizi degli altri, e sente l’impellenza di reagire con uno sberleffo orgoglioso piuttosto che con una saggia opera di impegno a migliorare. Già, perché il tutto suona come “ Malavitosi? Si, problemi..?”. E se anche andassimo alla disperata ricerca di ironia in quella frase, poi l’evangelica affermazione “gli ultimi saranno i primi” spazza via ogni speranza di trovarne! Come dire che siamo davvero i peggiori, malavitosi e ultimi della classe, ma confidiamo nella speranza di un testa-coda che ci porti ai vertici di questa fantasmagorica classifica. Il tutto alla faccia di chi ha perso la vita per garantire un futuro di legalità ai propri figli, alla faccia di chi si impegna davvero, perché quando parti con una tale zavorra devi correre il triplo degli altri, alla faccia di tutte quelle persone oneste che avrebbero sicuramente trovato un modo migliore per impiegare quel denaro. Ancora una volta, se il tuo regalo fa schifo cerca almeno di comprare un bel fiocco: la Regione Calabria non è riuscita neanche in questo. Alessandro De Giorgi
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