TOVIVA PROJECT : TORRE DE ESCALETES Università degli studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Architettura Relatore Prof. Giorgio Verdiani Correlatori Prof. Pablo Navarro Rodrìguez Prof. Michelangelo Pivetta Candidato: Diletta Bettini
*This project was made in the frame of the R & D project entitled “SURVEILLANCE AND DEFENSE TOWERS OF THE VALENCIAN COAST. Metadata generation and 3D models for interpretation and effective enhancement” reference HAR2013-41859-P, whose principal investigator is Pablo Rodríguez-Navarro. The project is funded by the National Program for Fostering Excellence in Scientific and Technical Research, National Sub-Program for Knowledge Generation, Ministry of Economy and Competitiveness (Government of Spain)
A.A 015_016
00_ INTRODUZIONE
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PARTE I 01_ TOVIVA PROJECT
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02_ QUADRO STORICO
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03_ TORRI COSTIERE NEL MEDITERRANEO
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04_ LE TORRI OGGI
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Toviva Project Finalità Fortmed
Scenario del Mediterraneo tra il 1400 e 1500 Carlo V e le vicende spagnole I fratelli Barbarossa Filippo II e Antonelli Il declino dell’impero turco e l’amministrazione delle torri Dal ‘600 ai giorni nostri Casi analoghi nel Mediterraneo: le torri siciliane Evoluzione del sistema difensivo valenciano Evoluzione delle tipologie La vita nelle torri Il sistema dei segnali Gradi di conservazione Rapporti con il contesto Introduzione ai casi studio
PARTE II 05_ TORRE DE ESCALETES
INDICE
Torre de Escaletes Ubicazione Santa Pola Sinus Illicitanus Il destino della torre dopo il XVI secono
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06_ CARATTERISTICHE DELLA TORRE
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07_ RILIEVO
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Descrizione formale Descrizione costruttiva Individuazione dei materiali Funzionamento La fotogrammetria Dati e misure
08_ RESTAURO
Basi del restauro Contesto Individuazione ed analisi dei degradi e dissesti Interventi Caso simile: Restauro del castello di Matrera, Spagna
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PARTE III 09_ PROGETTO Il progetto Il padiglione Riferimenti di progetto
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10_ BIGLIOGRAFIA Bibliografia Sitografia Software utilizzati
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11_ TAVOLE Tavole ridotte Modello di studio
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00 __INTRODUZIONE
Il Litorale Valenciano è stato, tradizionalmente, uno spazio ambivalente a causa della sua estesa apertura sul Mediterraneo. Se da un lato permetteva la pesca, i contatti commerciali, dando così vita ed attività agli abitanti del luogo ed era una via di comunicazione grazie alla quale si espandeva anche la cultura; allo stesso tempo era la porta aperta alla morte, schiavitù e furti rappresentando la frontiera più pericolosa del Regno. È per questo che il controllo e la difesa costiera sono stati per secoli al centro delle preoccupazioni dei governanti dell‘antico Regno di Valencia. La configurazione geografica del paese, allargata ed aperta sul mare, la presenza di città e villaggi molto popolati, la disponibilità di spazi agricoli che rappresentavano gran parte della ricchezza del paese ed il passato storico con una convivenza non molto pacifica fra differenti etnie e culture, erano fattori che facevano delle terre valenciane uno degli scenari privilegiati dei conflitti mediterranei fra Islam e i regni cristiani. Il mare quindi è sempre stato un pericolo per i valenciani, uno spazio mai dominato del tutto ed un varco aperto per le principali città del regno. Con il passare degli anni si è sviluppata una strategia per il controllo che prevedeva un sistema di elementi addizionali come fortificazioni, torri in punti strategici del litorale e postazioni di guardia nelle città marine che si integrava con l’esercizio di una pressione sulla popolazione araba, con una serie di misure, come la cattura di ostaggi ed una progressiva limitazione della libertà di spostamenti di questi gruppi di popolazione. È certo che il sistema difensivo del 1500 basato su torri di vigilanza non fu una creazione ex-novo, le fondazioni del sistema si possono incontrare già nell’epoca medioevale ed in epoca romana. Anche se la connessione fra i vari sistemi difensivi di torri avviene a partire dal XVI secolo. Il Regno di Valencia non fu un caso isolato nel Mediterraneo in 12
quanto il XVI secolo fu teatro di conflitti fra cristiani ed islamici ed allo stesso tempo di attacchi dei pirati ottomani, che portò le popolazioni ad una chiusura sia socio-culturale che geo-militare. Da singole postazioni d’avvistamento, le torri costiere diventarono punto centrale e strategico di un vero e proprio sistema difensivo organizzato. Il sistema delle torri, tramite fuochi, fumi, suoni di corni e campane, faceva in modo che si propagasse il segnale, da torre a torre, prima di qualunque vela nemica. Una volta terminato questo particolare periodo storico e sconfitta la presenza dei corsari nel “Mare Nostrum”, le torri costiere hanno perso la loro funzione difensiva, rimanendo così testimoni di storie lontane e al contempo affascinanti. L’intervento riguarda un’opera di conoscenza storica e scientifica della torre costiera de Escaletes, della sua struttura fisica e materiale, attraverso l’analisi dello stato di conservazione e, successivamente, l’individuazione delle possibili strategie di recupero e salvaguardia. Il riattivare la sua presenza nella conoscenza collettiva comporta nuovi processi di appropriazione del manufatto, anche attraverso l’introduzione di elementi multimediali capaci di ricollocare le torri in un circuito attivo di conoscenza e di uso.
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PARTE I 01 __TOVIVA PROJECT
TOVIVA PROJECT TOrre de VIgia y defensa del litoral VAlenciano. TOVIVA Project è un progetto promosso dall’Istituto Universitario de Restauración del Patrimonio dell’Universitat Politècnica de València che si occupa dello studio delle fortificazioni nell’Età Moderna nella costa Ovest del Mediterraneo. Il finanziamento arriva dal Plan Estatal de Investigaciòn Cientìfica y Técnica y de Innovaciòn 2013-2016, dal Programa Estatal de Fomento de la Investigaciòn Cientifìca y Técnica de Excelencia, dal Subprograma Estatal de Generaciòn de Conocimiento e dal MINESCO. È un progetto multidisciplinare che coinvolge diverse figure professionali di più nazionalità a vari livelli di partecipazione, guidate dal Professore Pablo Rodriguez Navarro, a cui ha preso parte, tra gli altri, anche il Professore Giorgio Verdiani. Toviva si interessa dello sviluppo dell’architettura militare del litorale levantino valenciano durante il XVI secolo sotto il regno di Filippo II, concentrandosi soprattutto sul sistema di torri per la vigilanza costiera. Ci troviamo in uno scenario storico e geopolitico in cui è fondamentale abilitare una rete continua di torri per difendere il litorale dai frequenti attacchi dei pirati ed il re decide di affidare il progetto all’ingegnere italiano Giovanni Battista Antonelli. Oggi queste torri rimangono un importante patrimonio architettonico che però ha perso una delle sue caratteristiche principali: l’unità. Da far parte di un unico progetto difensivo, ora si trovano abbandonate sia a livello fisico, sia come sforzo investigativo per la loro valorizzazione.
(1) Di fianco: Torri costiere incluse nel progetto Toviva.
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FINALITÀ
mentare ulteriormente l’attrattiva turistica sfruttando il patrimonio storico dato dalle torri costiere. Un’adeguata gestione dell’ uso turistico-ricreativo di questi collegamenti può consentire uno sviluppo delle attività culturali del luogo.
La finalità del progetto, basato sul binomio interpretazione funzionalità storica/adozione nuove tecnologie si riassume in una serie di obiettivi destinati a valorizzare e favorire la fruizione e l’interpretazione delle torri di vigilanza.
Si sono succedute diverse fasi di lavoro: - Ricerca preliminare: online, bibliografica, lettura del contesto e della cartografia. - Valutazione storica: interpretare il sistema difensivo nel suo contesto storico e in base alle tecnologie militari del tempo. - Scelta degli strumenti operativi più adeguati. - Elaborazione dei dati raccolti. - Divulgazione su diverse piattaforme.
1 INDIVIDUARE le potenzialità di integrazione e sviluppo di questa unità culturale persa, stabilendo sinergie fra i principali organismi culturali coinvolti ed i luoghi dove sono posizionate le varie torri. Questa operazione permetterà di comprendere in modo più completo e corretto il valore delle torri e di trovare la presenza di un legame storico-artistico comune fra loro ed altre realtà ambientali nel Mediterraneo. 2 DIFFUSIONE: si punta ad unire l’investigazione scientifica con la divulgazione attraverso modelli digitali disponibili online.
Anche il rilievo si è svolto in diverse fasi: - Campagna fotografica. - Rilievo con scanner laser 3D dell’intorno, degli esterni e degli spazi interni accessibili. - Supporto topografico tramite stazioni totali e gps. - Nuvole di punti 3D. - Mappatura della texture. - Fotogrammetria terrestre ed aerea tramite droni.
3 CENTRO CULTURALE: l’obbiettivo è arrivare a conoscere attraverso le torri le realtà passate, non solo con modelli virtuali ma anche, dove possibile, attraverso gli stessi spazi restaurati e rivisitati. 4 INSTAURARE un nuovo sistema di interpretazione, operativo nelle piattaforme informatiche attraverso il quale interpretare una nuova “unità culturale” completa con ognuno dei poli che la formano. 5 VERSATILITA’: I risultati potranno essere consultati a livello Europeo da utenti che variano da visitatori e studiosi. 6 SVILUPPO: Le opportunità di sviluppare il progetto risiedono nella collaborazione economica tra le potenzialità culturali della zona. La costa della Comunità Valenciana, può incre-
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I dati sono stati elaborati con diverse modalità: - Modelli 3D ricavati dalla fotogrammetria e dalle scansioni. - Rettificazione in 2D. - Analisi formale e costruttiva.
La ricostruzione di un modello 3D delle torri costituisce il nucleo centrale del progetto. Il lavoro svolto e gli elaborati crea19
ti, che andranno a costituire una base propedeutica, saranno oggetto di diffusione mirata non solo agli addetti del settore ma soprattutto ai visitatori, che avranno così la possibilità di esplorare personalmente ed a pieno le bellezze del patrimonio delle torri costiere. La diffusione avverrà tramite codici QR, applicazioni per dispositivi mobili, e tramite schermi touch multimediali. I dati raccolti ed elaborati sono rintracciabili sul sito www.toviva.blogs.upv.es , dove troviamo informazioni riguardanti lo sviluppo del progetto, i membri partecipanti e le attività in programma. Inoltre è possibile risalire alla scheda di ogni torre, con le informazioni e gli elaborati effettuati.
(3) Torre Moraira.
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AEREOFOTOGRAMMETRIA
FORTMED
Set di immagini bidimensionali che permettono di ottenere il rilievo tridimensionale della torre con l’utilizzo di Photoscan.
Come fase preliminare il nostro lavoro ha previsto anche la partecipazione al convegno Fortmed 2015 tenutosi a Valencia dal 15 al 17 ottobre , organizzato nell’ambito del Toviva Project e incentrato sullo studio delle fortificazioni dell’età moderna sulle coste occidentali del Mediterraneo. L’iniziativa ha affrontato, più nello specifico, le seguenti tematiche: ricerca storica, concetti teorici, ricerca sul patrimonio costruito, caratterizzazione dei geomateriali, digital heritage, cultura e gestione dei beni culturali. È in programma una seconda edizione che si terrà a Firenze a novembre 2016.
RILIEVO SCANNER LASER 3D Il sistema laser scanner permette di rilevare indirettamente le geometrie di edifici, territori, aree, esattamente così come si vedono.
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ANALISI FONTI INDIRETTE
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ORGANIZATION AND COMMITEES _FORTMED 2015 Organizing Commitee Pablo Rodríguez-Navarro. (Chair). Universitat Politècnica de València. Spain M. Teresa Gil Piqueras. Universitat Politècnica de València. Spain Francisco Juan Vidal. Universitat Politècnica de València. Spain Arturo Zaragozá Catalán. Generalitat Valenciana. Castellón. Spain Santiago Varela Botella. Generalitat Valenciana. Alicante. Spain Stefania Iurili. Università di Ferrara. Italy Santiago Lillo Giner. Universitat Politècnica de València. Spain José Luis Menéndez Fueyo. Fundación MARQ. Alicante. Spain Alba Soler Estrela. Universitat Jaume I. Castellón. Spain Giorgio Verdiani. Università degli Studi di Firenze. Italy Santiago Yudici Oliver. Instituto Cartográfico Valenciano. Spain
Disegni a mano eseguiti con differenti tecniche, informazioni cartografiche, riferimenti legali, mappa della costa.
(6) La costa del Regno di Valencia e l’isola di Ibiza delle Pitiusas in una rappresentazione del XVII secolo.
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02 __QUADRO STORICO
SCENARIO DEL MEDITERRANEO TRA IL 1400 E 1500 La situazione politica europea nel ‘400 è caratterizzata da uno scenario frammentato di grandi potenze affermate, quali il Regno di Francia, e di stati minori ancora non unificati, come nel caso dei regni di Aragona e di Castiglia. Il 25 luglio 1453 si affacciano sulla scena politica del Mediterraneo gli ottomani guidati dal sultano Maometto II, musulmano fanatico, che conquistano Costantinopoli, la “seconda Roma”, segnando la fine dell’impero bizantino. “Fuerunt Itali rerum domini, unc Turcorum inchoatur imperium” (Gli italici furono i padroni dell’universo, ma ora ha inizio l’imperio dei turchi) scrive il cardinale di Siena Enea Silvio Piccolomini. Oltre ad interessi di tipo espansionistico, il nascente impero ottomano si prefigge l’obiettivo di sottomettere e conseguentemente eliminare il cristianesimo, come meta finale di questa guerra santa la “ prima Roma”. La conquista turca di Costantinopoli, convertita all’Islam e scelta come nuova capitale, spalanca alla flotta ottomana l’accesso alle rotte occidentali, ed ha come diretta conseguenza la lunga e sanguinosa attività dei pirati barbareschi, che vedevano nel nascente Impero Ottomano un punto di riferimento ed un valido sostegno. 26
(8) Quadro storico dei territori spagnoli dal X al XV secolo.
(9) Quadro del Mediterraneo nel XVI secolo suddiviso tra cristianesimo e Islam.
Sebbene l’ascesa ottomana risalga alla metà del ‘400, la presenza musulmana è già molto forte nell’Europa meridionale da vari secoli, e nella stessa Spagna i sovrani cattolici riescono a reclamare i territori in mano agli Arabi soltanto nel corso del XV secolo durante la cosiddetta Reconquista. La cacciata dei califfi dal sud della Spagna accentua l’astio tra cristiani e islamici e questo fatto, unito all’ingresso dell’Impero ottomano sulla scena politica del Mediterraneo, incrementa il fenomeno della pirateria. I pirati barbareschi, infatti, di religione musulmana ed eredi diretti dei moreschi andalusi non a caso stringono patti di alleanza con il sultano di Costantinopoli, sentendosi legittimati a portare avanti una controffensiva verso coloro che li avevano privati delle loro terre. Queste nuove alleanze che si vengono a creare sulla costa nordafricana fomentano l’esistente guerra di corsa, disputata dai corsari contro i mercanti europei ed autorizzata dai governi musulmani, che dal 1200 permetteva la cattura delle navi mercantili del nemico generando così una guerra sul mare che mira a colpire le ricchezze derivanti dal commercio marittimo. Sfruttando questa sorta di autorizzazione del governo, i pirati barbareschi divengono allora corsari iniziando a colpire e saccheggiare le navi e i villaggi cristiani. Sono gli anni dei corsari più famosi e temuti, quali i due fratelli Barbarossa, Urug e Khairad-Din, Cacciadiavoli, Dragut, Murat, Luccialì, Sinan Pascià. In questo contesto i regnanti europei a partire dal XVI secolo hanno la necessità di difendesi dalle galee e le fuste turche e barbaresche adottando misure quali le fortificazioni costiere.
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CARLO V E LE VICENDE SPAGNOLE
(10) Dipinto raffigurante Isabella di Castiglia e di Ferdinando d’Aragona.
(11) Il disegno del 1602 raffigura la costa spagnola e nordafricana con in evidenza le città fortificate ed i porti principali da contrapporre agli attacchi corsari.
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Nel XV secolo la Spagna è suddivisa in diverse corone cristiane, fra cui il regno di Castiglia, del Portogallo e di Aragona. Quest’ultima corona a sua volta è costituita dalla Catalogna, Aragona e Valenza. La corona di Aragona dal 1300 comprendeva inoltre la Sardegna e la Sicilia. Parallelamente alla riconquista dei territori in mano agli arabi, si assiste nel 1469, grazie al matrimonio segreto di Ferdinando e di Isabella (Los Reyes Católicos), all’unificazione dei regni di Aragona e di Castiglia. Il nuovo impero spagnolo è però composto da un’unione sconnessa di territori diversi, ognuno con le proprie leggi ed istituzioni. Questa corporazione di provincie semi-autonome è governata dai vicerè, inviati dal monarca per avere un controllo sul vasto territorio da parte della casa regnante. In seguito a minacciosi attacchi turchi, come quello del 1480 ad Otranto, vengono fatti i primi studi per la difesa delle coste dell’ Europa meridionale. Parallelamente la reconquista spagnola vede il glorioso ingresso il 6 gennaio 1492 dei re cattolici Ferdinando ed Isabella nella città di Granada, strappata al dominio dei mori dopo circa otto secoli. Il piano di conquista spagnolo si espande anche sulle città della costa africana, puntando però a conquistare solo i punti chiave, lasciando l’interno ai mori e permettendo ai barbareschi di stabilire delle basi lungo la costa, dipendenti dall’ Impero Ottomano di Solimano il Magnifico, dove i mori cacciati dalle città spagnole hanno trovato un punto di appoggio per scatenare una guerra sul mare e sfogare l’odio verso i cristiani. Dopo la morte di Isabella nel 1504 il diritto di successione al trono di Castiglia passa alla figlia Giovanna la Pazza, che a sua 29
I Barbareschi non si limitano ad attaccare navi in alto mare ma anche città e villaggi sulle coste iberiche ed italiane, cercando di cogliere di sorpresa i borghi per poi depredarli.
volta trasmette il titolo al figlio Carlo V. Quest’ultimo riceve in eredità sia la Spagna che i domini degli Asburgo in quanto figlio di Filippo il Bello diventando quindi in breve tempo il sovrano più potente dell’epoca, eletto nel 1519 imperatore del Sacro Romano Impero. In Spagna, vista la crescente minaccia corsara, Carlo V incentiva l’armamento e la formazione di una lega volta a contrastare i pirati musulmani che infestano le coste occidentali dell’Europa e rendono pericolosa la navigazione del Mediterraneo.
FILIPPO II E ANTONELLI
I FRATELLI BARBAROSSA È il 1529 quando i due fratelli barbarossa Orudge e Khair ed Din riconquistano il punto cruciale per il controllo di Algeri: Penon d’Argel. Pongono così le condizioni per uno stato algerino sotto protettorato turco, base ideale degli attacchi corsari alle rotte del Mediterraneo centrale che sono fondamentali per gli interessi spagnoli. La Spagna sposta così il fronte della difesa sulle coste dell’Italia meridionale, avamposto importante per fermare l’ avanzare delle forze turche verso la penisola iberica. Nel 1534 Barbarossa conquista Tunisi assicurandosi il controllo del canale fra la Sicilia e l’Africa e la minaccia corsara diventa sempre più pressante. Carlo V riesce a riprendersi Tunisi con una spedizione nel 1535, mentre il tentativo di riconquistare Algeri fallisce. Tale sconfitta va a costituire il lasciapassare per il dilagare dell’attività corsara e gli ottomani conquistano il dominio del Mediterraneo. Nello stesso tempo il re francese Francesco I, benché cattolico, decide di allearsi con il sultano turco Solimano il Magnifico andando contro l’impero di Carlo V e favorendo le incursioni dei corsari. 30
(12) Dipinto raffigurante una italianizzazione del turco Barbaros Hayreddin.
Nel 1556 Carlo V decide di abdicare lasciando al figlio Filippo II il Regno di Spagna, i territori italiani, i Paesi Bassi e i possedimenti del nuovo mondo. La corona del Sacro Romano Impero viene ereditata da Ferdinando, fratello minore di Carlo, che si stabilisce a Vienna. Insieme alla crescita inarrestabile dell’impero ottomano e all’alleanza formatasi tra Solimano e Francesco I di Francia, la situazione della Spagna e della costa spagnola dell’Africa settentrionale inizia ad essere sempre più precaria; in corrispondenza dell’ascesa al trono di Filippo II e di una serie di sconfitte che mettono in evidenza l’inefficacia della rete difensiva si comincia a progettare i sistemi di protezione con un approccio più sistematico. Carlo V muore l’anno 1558, lasciando al figlio un testamento politico e spirituale: “Stermina l’eresia prima che metta radici e sovverta lo Stato e l’ordine sociale”. Gli anni 60 del Cinquecento corrispondono al periodo di massima aggressività dei pirati turchi che, oltre ad essersi ripresi l’isola di Djerba in Tunisia e godere dell’ eredità dei Barbarossa, si dedicano al saccheggio e rapimento degli abitanti delle località costiere. Tra le incursioni più violente si ricorda a questo proposito l’attacco alla città di Valencia nel 1562 durante il quale vengono fatti prigionieri centinaia di civili, rendendo chiara la inefficienza della difesa costiera valenciana. L’anno successivo l’ingegnere Giovanni Battista Antonelli intraprende la sua attività in Spagna ed ipotizza un nuovo sistema basato su una strategia precisa per il litorale del regno 31
di Valencia ormai preda di un clima di terrore, integrando e riadattando le torri preesistenti e costruendone altre ex novo, tutte visibili tra loro così da poter segnalare in modo tempestivo l’arrivo delle navi nemiche. La sua concezione di rete difensiva si fonda su un’idea innovativa di territorio visto come grande città da fortificare ed “hacer frontera” al nemico, quindi come una rete globale di avamposti disposti come fossero baluardi di una cinta muraria in maniera tale da creare una rete impenetrabile di avvistamento e difesa.
(13) Esemplificazione del concetto della fortificazione globale espresso negli scritti di Antonelli: esiste una correlazione stretta tra territorio e città, per cui la penisola iberica può essere considerata come un grande insediamento fortificato. In questo paragone i luoghi fortificati sono come i baluardi, i porti come le porte di ingresso, le torri come garitte, il mare Mediterraneo come il fosso e gli avampostiafricani sono i rivellini dell’ipotetica città.
“Et perchè no in tutti i siti si ponno far Città et castelli, et restando essi dishabitati possono i nemici entrarvi con legni et far danno al paese, imperò sarà buon rimedio fare in tutti i luoghi torre che discuoprino dall’una all’altra tutto il lito del mare, et dove stando sintinelle di giorno et di notte discuoprino i legni che vanno solcando la marina et con fuochi e fumi o con tiri diino aviso a paesani perchè si possino diffendere”.
Antonelli propone dunque la chiusura del litorale, costruendo una virtuale muraglia tramite i luoghi costieri, che vada a chiudere il regno così come le mura proteggono una città. Le località sono considerate porte o baluardi, le torri assumono il ruolo di vigilanza al pari delle garitte. «cerrar la costa como una muralla, haziendo cuenta que los lugares della sean baluartes, los puertos sean las puertas, y las torres las garitas o atalayas»
Le eccessive spese non permettono di sviluppare il gran numero di interventi previsti, ma negli anni successivi vengono riadattate vecchie torri e costruite nuove, visibili tra loro così da poter segnalare in modo tempestivo l’arrivo di navi nemiche. 32
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IL DECLINO DELL’IMPERO TURCO E L’AMMINISTRAZIONE DELLE TORRI Le vittorie dei mori fomentano il malcontento dei “moriscos” di Granada, forzatamente convertiti al cristianesimo e rimasti prima di allora 30 anni relativamente tranquilli. “Malta è un nido di vipere da estirpare” dice Dragut a Solimano. Essendo rimasti i cavalieri di Malta gli unici a fronteggiare l’insidia turco-barbaresca, nell’anno 1565 affrontano una flotta turca per una guerra di 115 giorni che li vede vincitori sui mori , portando nuova fiducia in Europa, dopo anni di terrore verso l’Islam e grida di “Mamma li turchi” quando si scorgevano all’orizzonte navi barbaresche. È l’ anno 1566 quando viene eletto papa Pio V, l’anima più rigida della restaurazione cattolica, e muore Solimano il Magnifico. Filippo II incoraggiato da questi due eventi simultanei intensifica le persecuzioni dei moriscos imponendo la loro espulsione dalla Spagna, ottenuta dopo la resa di Galera e tentativi di rivolta. Nel 1571 Pio V convince Filippo II a costituire la Lega Santa, un patto di alleanza che prevedeva scopi offensivi e difensivi contro i corsari barbareschi e i loro sostenitori. Il 16 settembre dello stesso anno la flotta ottomana guidata da Alì Pascià viene distrutta da quella cristiana nella baia di Lepanto, determinando la più grande vittoria che la Cristianità avesse mai conseguito contro l’Islam negli ultimi trecento anni. Per l’impero ottomano inizia un lento e continuo declino.
(14) Dipinto di Antonio Brugada (XIX secolo) raffigurante la battaglia di Lepanto.
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DAL ‘600 AI GIORNI NOSTRI
CASI ANALOGHI NEL MEDITERRANEO: LE TORRI SICILIANE
Il Regno di Spagna governato dagli Asburgo fu il più glorioso ed importante di tutta la storia di questo paese. Nel 1500 non ci fu impero più florido, sia dal punto di vista militare e sia da quello commerciale. La grande vittoria di Lepanto non fu però sfruttata dai cristiani, che decisero di accordarsi con i Turchi per una pacifica spartizione del Mediterraneo, permettendo ai barbareschi del Nord-Africa di continuare l’esercizio della guerra di corsa e del commercio schiavista, che ebbe fine solo nel 1815 con il congresso di Vienna. All’inizio del XVII secolo la Spagna perde molti territori fra cui il Portogallo, la Catalogna e Napoli, che una volta liberati si alleano con la Francia contro l’esercito ispanico. Nonostante i continui conflitti, a causa del cambiamento della condizione militare, demografica e politica, a partire dal 1600 non furono più costruite torri e vennero adottati altri sistemi di difesa. Agli albori dell’illuminismo, con il trono di Filippo V dei Borboni, avviene una rinascita delle città del Regno attraverso riforme e rimodernamenti. Un secolo dopo, negli anni della dominazione di Napoleone Bonaparte, la Spagna viene strozzata dalla morsa della conquista francese ed il 3 maggio 1808 scatta la Guerra di Indipendenza spagnola e parte delle torri costiere spagnole vennero distrutte durante i conflitti. Ma la più grande causa di distruzione delle torri è riconducibile al loro abbandono, vandalismo e aberrante crescita urbanistica della costa degli ultimi decenni.
Percorrendo la costa valenciana e quella siciliana si notano delle assonanze: la notevole estensione costiera che comprende varie tipologie di territorio, da piano a roccioso e ricco di insenature; la presenza di centri abitati nei pressi delle torri, che in alcuni casi sono state inglobate nel costruito urbano; l’analogia del contesto storico legato alla costruzione delle torri costiere. In Sicilia le prime torri costiere risalgono al periodo della monarchia aragonese contro le incursioni della flotta angioina, compreso tra il 1313 ed il 1345. A partire dal 1360 invece la minaccia provenne da sud e nelo specifico dal nord Africa maghrebino, ad opera soprattutto di pirati e corsari berberi.
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(15) Distribuzione del sistema difensivo costiero siciliano nel 1578, in evidenza il rafforzamento progettato dallo Spannocchi.
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La prima testimonianza di un sistema organico di difesa del territorio costiero costituito dalle torri risale al 1405, quando il Re Martino il Giovane fece restaurare le torri esistenti, circa quaranta, e ne costruì di nuove. Nel XVI secolo con la nascita dell’Impero turco e della sua potenza navale si aggrava la minaccia maghrebina e diventa necessario investire notevoli risorse per la difesa dell’isola. Dal 1547 la Deputazione del Regno di Sicilia diviene l’organismo amministrativo delegato alla gestione delle torri. Fino al trentennio del 1600 sotto il controllo dell’ architetto fiorentino Camillo Camilliani il sistema difensivo costiero siciliano vede la nascita di nuovi elementi, fra cui la torre del Passo del Lauro e del Piraino. Il Camilliani, al quale è riconducibile un vero e proprio archetipo progettuale di fortezza, ricevette l’incarico da parte del Parlamento siciliano in data 1° luglio 1583, e fu accompagnato nella ricognizione preliminare dal capitano Giovan Battista Fresco, della Deputazione del Regno. Dopo la conquista di Algeri nel 1830, cessa la minaccia dei corsari o di invasioni via mare. Alcune torri saranno usate durante la Seconda guerra mondiale come postazioni dalla contraerea tedesca. Il destino delle torri siciliane si associa a quello spagnolo: il sistema cessò definitivamente la sua funzione di avvistamento e difesa, numerose torri vennero adibite ai più disparati usi, quali persino ricovero di attrezzi e bestiame o anche ad abitazione. Oggi alcune sono abbandonate all’incivile incuria, altre invece spiccano quali fascinose sedi museali od espositive.
(16) La torre delle Ciàvole a Gliaca di Piraino, Sicilia
03 __TORRI COSTIERE NEL MEDITERRANEO
EVOLUZIONE DEL SISTEMA DIFENSIVO DEL REGNO DI VALENCIA La presenza di osservazioni fortificate per la difesa della costa risale al 125-50 a.c, ma solo a partire dal XVI secolo, sotto l’impero di Carlo V, queste piccole postazioni di avvistamento iniziano a fare parte di un vero e proprio sistema difensivo organizzato. Nell’epoca Medievale le torri avevano il solo scopo di avvistare le navi nemiche e trasmettere l’allarme ai centri abitati dell’interno, ma si tratta di un sistema locale, organizzato autonomamente dagli abitanti della zona per la difesa delle loro città. I primi studi per la difesa delle coste dell’Europa meridionale vennero svolti nel 1480. La costruzione delle torri era necessaria per la difesa dalle continue scorrerie dei corsari e la minacciosa alleanza di Solimano il magnifico e Francesco I di Francia. Nel 1554 fu promulgata dal capitano generale del regno di Valencia, Don Bernardino de Càrdenas, e da Pacheco, duca di Maqueda, la prima ordinanza che riconosceva una rete di torri con una sovrastruttura ordinata. Il XVI secolo vede l’affermarsi di nuove tecniche di progetto della modellistica della città-fortezza e dei perimetri bastionati. Appare una nuova figura professionale: lo specialista nella progettazione ed esecuzione delle fortificazioni, una figura non più artistica ma tecnica, riconosciuto con il titolo di “ingegnere di guerra” o “ architetto di guerra”. Nasce una tecnologia ordinata secondo la quale le parti componenti di un complesso difensivo vengono organizzate in un sistema coerente di relazioni reciproche. Il processo di evoluzione degli apparati difensivi è il risultato del contributo di idee, spesso contrapposte, degli architetti e dei militari. La molteplicità degli apporti progettuali, la durata dei tempi di costruzione delle opere, le modifiche apportate in corso di esecuzione, sono i motivi della difficoltà di attribuzione e del carattere anonimo di molte opere militari che 42
(17) Pagina precedente. Dinamiche del Mediterraneo nel XVI secolo.
vanno a far parte di uno “stile internazionale”. Fu l’ingegnere militare Giovanni Battista Antonelli ad ipotizzare per la prima volta un sistema difensivo omogeneo per tutto il territorio e la costa spagnola. Nel suo rapporto conta già 46 torri esistenti all’epoca, che non erano adatte né per morfologia, né per numero, a respingere gli attacchi nemici. Il suo progetto prevedeva l’ammodernamento delle torri esistenti e la costruzione di nuove. Dati gli elevati costi di attuazione, il progetto venne realizzato soltanto in parte. Fra le nuove costruzioni del sistema difensivo di Antonelli è compresa la torre de Escaletes. Ancora negli anni ’70 del 1500 il sistema difensivo costiero era soggetto a modifiche e migliorie, le più importanti furono ad opera di Vespasiano Gonzaga e Giovanni de Acuna. Alla fine del 1500 il sistema difensivo della costa valenciana era praticamente terminato. Il sistema venne utilizzato fino alla fine del 1700, quando le torri vennero gradualmente abbandonate; ognuna ha seguito poi destini diversi, dalla scomparsa al riutilizzo per i più svariati scopi. La fine dell’uso delle torri combacia con la fine della pirateria, ovvero quando Napoleone riuscì a scacciare i pirati barbareschi da Algeri.
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SISTEMA DELLE TORRI PRIMA DEL 1563
SISTEMA PROGETTATO DA ANTONELLI
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EVOLUZIONE DELLE TIPOLOGIE
TORRI COSTRUITE DOPO IL 1563
(21) Evoluzione delle tipologie di torre.
Le prime tipologie di torri che appaiono lungo la costa spagnola tra il 1400 e il 1500 sono a base quadrata o circolare, poiché gli attacchi erano principalmente portati avanti con lancia e scudo, non c’era bisogno di strutture particolarmente resistenti e lo scopo quasi esclusivo era di avere punti di osservazione molto elevati per tenere sotto controllo la zona circostante. Intorno al 1520 inizia ad apparire artiglieria più pesante, le altezze delle torri vengono ridotte e le pareti rinforzate mediante scarpa, mentre si devono creare spazi necessari per l’utilizzo delle armi. In questo periodo, che si conclude nel 1560, nascono le torri troncoconiche, più resistenti poiché prive di angoli acuti, i punti più critici in caso di attacco con artiglieria. Inoltre la forma circolare era considerata la migliore per la difesa poichè più resistente e senza angoli ciechi per l’osservazione della zona circostante. Tra il 1560 e il 1600 si costruiscono prevalentemente torri di tipologia troncoconica. Solo in questo periodo vengono costruite anche torri poligonali, prevalentemente a pianta esagonale, ma anche pentagonale, rimanendo però elementi isolati. Per quanto riguarda gli interventi di ammodernamento delle torri esistenti, Antonelli prevedeva l’aggiunta di una ghirlanda superiore aggettante, in modo da ampliarne la sommità e permettere le manovre dell’artiglieria ed inoltre costituiva una protezione del piede della torre e l’inserimento di bocche da fuoco. In base alla loro morfologia, le tipologie di torri presenti possono essere divise in quattro gruppi.
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Torri prismatiche
Torri troncoconiche
Possono avere pianta sia quadrata che rettangolare ed essere rinforzate o meno da scarpa. Questa forma viene utilizzata spesso in torri di dimensioni importanti, o in torri riempite di terra fino a circa un terzo della loro altezza. Alcune hanno torrette angolari per proteggere gli angoli e garantire una difesa migliore.
Hanno pianta circolare e sono spesso coronate da mensole e caditoie. Bisogna distinguere tra quelle con un diametro e una resistenza maggiore, adatte anche a contrastare attacchi nemici, da quelle con dimensioni e resistenza minore, con funzione di sola vedetta. In ordine di disposizione:
In ordine di disposizione:
Faro di Atalayola Torre la Sal Torrenostra
Torre della Illeta Torre di Piles Torre di Escaletes
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Torri cilindriche
Torri poligonali
Hanno pianta circolare e anch’esse possono avere o meno scarpa, fino ad un terzo dell’altezza.
Possono avere pianta pentagonale o esagonale, per risolvere il problema dei punti ciechi, non difendibili. Sono state costruite esclusivamente fra il 1560 e il 1600.
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Torre di Xaraco
Torre di San Jorge
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LA VITA NELLE TORRI
Torre circolare Torre poligonale Torre troncoconica Torre esagonale Torre ricostruita non fedelmente Torre scomparsa o rovine
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L’ubicazione lungo la costa, spesso su alture o in prossimità di scogliere, rende evidente come il principale ruolo delle torri costiere sia l’organizzazione difensiva e l’avvistamento in mare, e non direttamente l’attacco armato. Le torri costiere dovevano garantire un’informazione continua sugli avvistamenti, sia ai centri abitati vicini sia alle torri confinanti, in modo da permettere fughe tempestive o arroccamenti. Dovevano esse abitate e presidiate senza sosta tutti i giorni dell’anno. I torrieri svolgevano turni in cui montavano di guardia e in caso di pericolo mandavano segnali. Il personale di guardia era composto da due o tre soldati a piedi che si occupavano della vigilanza e dell’invio di segnali e da guardie a cavallo che si spostavano per avvertire i centri più vicini. In alcuni casi era prevista anche una figura di responsabilità per il coordinamento delle attività di controllo e un artigliere in caso di presenza di armi da fuoco.
(26) Tipologie di torri presenti sulla costa valenciana.
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IL SISTEMA DEI SEGNALI Il sistema di torri del litorale valenciano è chiaramente di tipo passivo e preventivo: realizzato principalmente per l’avvistamento in mare e l’organizzazione difensiva. I suoi elementi principali sono costruiti in luoghi strategici e su alture da cui è possibile godere di ampia visuale in modo da garantire la sorveglianza alle cale, ai luoghi adatti allo sbarco, alle zone prossime ai villaggi e agli spazi abitati, alle fonti d’acqua ed alle foci fluviali. Uno dei caratteri fondamentali di questo sistema difensivo è la visibilità tra le torri. Lungo le coste da noi studiate notiamo che la distanza varia in base alla morfologia del territorio e al campo visivo. Esse erano poste mediamente alla distanza di una lega in terreni normali, che si riduceva a mezza in caso di territorio montagnoso o di difficile percorrenza, mentre poteva arrivare anche a due se di natura pianeggiante. Ogni torre era in vista delle due limitrofe, in modo da poter comunicare, sia durante il giorno (con segnali di fumo) che di notte (con l’accensione di fuochi). Il numero di fuochi corrispondeva a quello delle navi in arrivo e la fumata, nei limiti del possibile, era rivolta nella direzione da cui queste provenivano. Entrambi i tipi di segnalazione erano preceduti da un suono di campana o corno. Quando un vascello sospetto si avvicinava il guardiano della torre sparava un colpo di avviso per chiedere all’imbarcazione di accostarsi e farsi riconoscere; se essa si allontanava velocemente era segno delle sue cattive intenzioni e si inviavano subito segnali alle torri con le quali vi era collegamento visivo. Il segnale arrivato alle torri limitrofe veniva trasmesso alla guarnigione più vicina o al porto più importante dal quale salpava una nave per attaccare quella pirata. In contemporanea dalle torri partivano messaggeri a cavallo per avvisare 52
(28) Pagina a fianco: vista dall’interno di una torre di vigilanza.
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i villaggi vicini del pericolo imminente. In assenza di pericolo imminente, invece, il segnale di “seguro” veniva alzato sulle torri per permettere alla popolazione locale di dedicarsi alle quotidiane attività produttive e di pesca. Il litorale valenciano risultava diviso in otto frazioni e a capo dell’organizzazione militare di ognuna di queste vi erano un visitador e un requeridor. Il visitador doveva ispezionare due volte al mese le torri e i punti di vigilanza della sua frazione, mentre il requeridor doveva effettuare le ispezioni ben quattro volte e sempre a sorpresa. In ogni torre o atalaya, dovevano esserci minimo tre soldati tra atalladors e guardie: nelle più grandi si arrivava anche a cinque. La maggior parte delle torri comunicava quotidianamente con quelle immediatamente a sud o a nord tramite gli atalladors che a metà strada tra le due torri si incontravano per scambiarsi il segnale di seguro. L’eventuale assenza di uno dei due poteva significare un attacco nemico. Talvolta a coordinare le attività di controllo vi era un alcaide e, in caso di dotazione di armi da fuoco, un artigliere. Tutti questi incarichi potevano essere ricoperti solo da cristiani onesti, corretti e non convertiti alla fede musulmana. L’arma ritenuta più adatta era il mortaretto o il cannone pedrero che aveva diversi vantaggi, tra i quali la limitata dimensione, la possibilità di gestione anche da parte di un numero esiguo di guardie e l’efficacia del tiro a distanza di proiettili grandi con l’utilizzo di poca polvere. Gli archibugi, le spingarde, le columbrine servivano invece da deterrente mentre da una torre si chiedevano rinforzi alle altre torri. Contemporaneamente gli atajadores si spostavano da una torre all’altra o verso i centri abitati per diffondere la notizia del pericolo imminente. (29) Collage di immagini che rappresenta un ipotetico scenario del XVI secolo.
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(30) Schema del funzionamento difensivo delle torri.
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(31) Mediterraneo italiano, Salento.
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04 __LE TORRI OGGI
GRADI DI CONSERVAZIONE
INTRODUZIONE AI CASI STUDIO
Ad oggi le torri si trovano in diversi stati di conservazione:
Noi ci siamo occupati di 4 torri:
- Torri scomparse di cui si hanno testimonianze soltanto da documentazioni storiche. - Rovine. - Cattivo stato di conservazione, dovuto all’abbandono della torre - Torri in buono stato. - Torri restaurate, che hanno cambiato o meno destinazione d’uso.
- Torrenostra, per la quale è stato fatto uno studio del contesto urbano e del restauro effettuato. - Torre la Sal, di cui è stato fatto uno studio storico, un’analisi dello stato attuale e una proposta di restauro e recupero. - Faro di Santa Pola, già torre Atalayola, di cui è stato fatto uno studio tipologico e una proposta di progetto volta alla valorizzazione del luogo.
RAPPORTI CON IL CONTESTO Attualmente le torri si possono trovare: - Isolate ed abbandonate, senza alcun utilizzo. - Inglobate nel tessuto urbano a più livelli, operazione che ha portato alla perdita delle caratteristiche originali o alla loro forte alterazione morfologica. - Riconvertite, in casi estremi come abitazioni, depositi ,fari. - Restaurate ed aperte al pubblico come testimonianze storiche e culturali.
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- Torre di Escaletes, fino ad ora in stato di abbandono, per la quale la proposta di restauro consiste nel fermare il deterioramento avanzato ricostituendo il volume iniziale e nel rivisitare la sua storia ed il suo ruolo passato attraverso un padiglione moderno.
(32) Torre Vigia en Carbioneras restaurata.
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(33) Torre de Piles nel contesto moderno dopo il recente restauro.
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PARTE II 05 __TORRE DE ESCALETES
UBICAZIONE
TORRE DE ESCALETES La torre presa in esame fa parte del progetto di Giovanni Battista Antonelli e fu completata intorno all’anno 1577, insieme ad altri elementi facenti parte del disegno di difesa, quali la torre di Piles e le torri di Marenyet (Cullera), tutti con caratteristiche simili tra di loro, come la forma troncoconica ed il coronamento con mensole e la caditoia. L’ingegnere nel suo sistema difensivo studiato nel 1563, aveva previsto una torre nella zona di Escaletes ad Est del porto di Santa Pola, dopo che gli attacchi dei corsari sulla costa avevano reso chiaro che la difesa del luogo era piuttosto debole ed insufficiente. Egli stesso diceva “…alla torre de Escaletes si farà lo stesso e si porrà un cannone per guardare e prendere i corsari nelle cale…”. Si ipotizza che Antonelli abbia proposto un modello troncoconico con murature di grande spessore e ghirlanda sommitale aggettante perché in tal modo la piazza superiore risultava più ampia ed allo stesso tempo era possibile difendere il piede della torre con il lancio di materiale contundente. Infatti nel caso il nemico fosse riuscito a raggiungere la base della torre era ancora ritenuta utile la pratica antica del tiro ficcante.
(34) Pagina precedente. Foto della torre de Escalets, Santa Pola. (35) Foto della torre de Escaletes, Santa Pola.
La torre è situata nel comune di Santa Pola, provincia di Alicante. Attraversando la zona urbana della località, fino ad arrivare alla zona costiera più urbanizzata, incontriamo la torre Escaletes ad un’altura di circa 100 metri al di sopra del livello del mare, nell’estremo settentrionale del golfo, immersa in un paesaggio atropizzato con presenza di vegetazione autoctona. La visibilità della torre, rispetto all’area che controlla è parziale: sul lato Nord verso l’entroterra e quindi opposto al mare, a causa dei dislivelli di terreno che la circondano e sul lato Ovest, a causa di un’urbanistica fin troppo sviluppata nelle vicinanze della torre. La torre è orientata per la visuale ad Est e a Sud, verso il mare. Infatti sul fronte Sud-Est è possibile controllare l’Isola di Tabarca e a Sud-Ovest la popolazione di Santa Pola, in modo da servire da punto di chiusura strategico dell’area della Vega Baja. La sua funzione infatti è principalmente di guardia ed avvistamento e nel sistema difensivo di Antonelli doveva comunicare direttamente con il forte di Santa Pola e la torre Talaiola. La torre è situata su un terreno non urbanizzabile e fra essa e le costruzioni che la circondano è prevista una zona verde protetta caratterizzata dalla macchia mediterranea. L’accesso alla torre dalla spiaggia è tramite una scalinata scavata nella scogliera, che da il nome alla torre “les Escaletes”. La torre fu dichiarata il 12 febbraio 1996 Bene di Interesse Culturale Spagnolo (BIC).
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SANTA POLA
(36) Santa Pola ed i punti di interesse della zona.
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(37) 1_ 3
(38) 2_
(39) 3_ 2
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1_ Le saline: l’attuale zona delle saline era in antichità una laguna chiamata “albufera de Elche” che abbracciava quasi tutta la pianura di Elche. Fra il XIX e XX secolo è stata fatta la bonifica e la realizzazione delle saline. Ad oggi l’estrazione del sale è un’attività molto importante per la zona e costituisce l’ecosistema attuale del Parco Naturale. Immersa in questo paesaggio troviamo la torre di vigilanza costiera de Tamarit. (foto 37) 2_ Il castello di Santa Pola: costruito nel 1558 per ordine di Bernardino de Cardenas, duca di Maqueda e Señor de Elche con lo scopo di proteggere gli abitanti di Santa Pola dalla minaccia barbaresca. Comunicava ad Ovest con la Torre de Tamarrit e ad Est con la Torre de Escaletes. (foto 38) 3_ Torre de Escaletes: si tratta di una torre di vigilanza a pianta circolare progettata da Giovanni Battista Antonelli su incarico di Filippo II per completare il sistema difensivo fortificato nel 1563. È caratterizzata da un corpo troncoconico sormontato da una corona dotata di becatelli e parapetto semplice. (foto 39)
(40) 1
Santa Pola è un comune spagnolo situato nella comunità autonoma Valenciana che conta circa 33.372 abitanti. Piccolo centro balneare, tranquillo, e meta soprattutto di pensionati britannici e tedeschi. Le principali attrattive di Santa Pola sono le testimonianze storiche come i dipinti murali del paleolitico, i resti romani ed i baluardi del XVI secolo e le attuali risorse come il porto, le saline e le bellissime spiagge. L’interesse turistico e culturale della zona è incrementato dai seguenti punti di interesse:
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4_ Faro de Atalayola: la torre risale al XV secolo ed è stata inclusa 69
da Antonelli nella revisione della rete difensiva del 1563. Nel 1858 è stata convertita in faro. (foto 40) Altro punto di grande attrattiva del luogo è l’isola di Tabarca, raggiungibile tramite un battello che parte dal porto di Santa Pola. Tabarca, conosciuta anche come “isla plana“ perché di conformazione pianeggiante, è un’isola di fronte alla cittadina di Santa Pola. La lunghezza massima è di circa 1800 metri e la larghezza di circa 450 metri. La popolazione attuale è di 68 abitanti ed è concentrata nella parte ovest dell’isola, dove sono presenti la chiesa e le mura, mentre nel lato est troviamo una torre e campi coltivati. I Greci la denominarono Planesia e i Romani Planaria; nel 1700 prese invece il nome di Illa Plana o Illa de Sant Pau poiché si riteneva fosse l’isola in cui sbarcò San Paolo. Il reale battesimo in Nueva Tabarca avverrà solo nel 1770, dovuto allo sbarco, durante il regno di Carlo III di Spagna, di 69 famiglie genovesi che pervenivano dall’ isola di Tabarka in Tunisia e furono trasferite dal monarca ad Alicante. Nel XVI secolo, durante gli attacchi barbareschi, era una base pericolosa in quanto esposta ad un agevole approdo e quindi potenzialmente pericolosa per un’eventuale occupazione di coloro che avevano lo scopo di attaccare la costa alicantina. Era quindi un punto critico per la difesa costiera.
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(41) Vista aerea della costa di Santa Pola e l’isola di Tabarca.
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(42) Isola di Tabarca.
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Il comune di Santa Pola copre un’area di 52,8 kmq, gran parte della quale considerata area protetta. Il nucleo della popolazione si sviluppa intorno al porto ed al castello. Il vero motore dell’espansione urbanistica fu il grande impulso turistico negli anni ’60, determinato dall’espansione del porto negli anni cinquanta. Infatti le prime costruzioni furono fatte lungo la spiaggia, inizialmente caratterizzate da uno o due piani, ma seguite ben presto da grandi strutture di otto e dieci piani, invadendo definitivamente quello che un tempo era un paesaggio selvaggio di macchia mediterranea. Possiamo notare subito lo scenario disastroso nei pressi della torre de Escaletes, nel quale la crescente urbanizzazione della costa mediterranea dei giorni nostri, dovuta soprattutto al turismo, ha determinato un’occupazione del suolo che altera la peculiarità degli elementi preesistenti. Ai piedi della torre in un’estesa frangia di terreno gli edifici turistici invadono il territorio ed alterano il panorama dell’edificio storico stesso, che viene privato di meravigliose viste panoramiche di cui prima poteva godere. Questa incuranza è dovuta anche al fatto che la torre costiera de Escaletes, pur essendo un bene culturale tutelato, non è riconosciuta per il suo valore storico effettivo e non è al momento considerata luogo di interesse culturale e turistico.
1945 - 1946 Americano serie A
Dal sito http://fototeca.cnig.es/ abbiamo ricostruito la crescita urbanistica nella zona intorno alla torre dagli anni ‘40 ad oggi.
1973 - 1986 Interministerial
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1956 - 1957 Americano serie B (44)
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1980 - 1986 Nacional (46)
1989 - 1991 Costas (47)
(49) Panoramica della torre de Escaletes. 2014 Vuelo PNOA (48)
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(50) Pagina successiva. Scatto della torre de Escaletes inserita nel contesto urbanizzato.
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SINUS ILLICITANUS
tica a pianta rettangolare ‘con alambor’, nel quale identifichiamo La torre de Pinet, il Tamarit e l’Atalayola (attuale faro di Santa Pola). Le tre costruzioni si trovano nel medesimo ambito geografico, formando parte di un sistema di vigilanza che controlla tutto il golfo di Santa Pola e zone limitrofe, ma è possibile incontrare questo modello costruttivo anche in altri punti della Comunità Valenciana e lungo le coste del Mediterraneo. Le tre costruzioni presentano una struttura simile che va dai 9x11 metri della torre Pinet ai 7x10 metri della torre Tamarrit. La seconda tipologia si identifica con il modello di torre a pianta circolare e morfologia troncoconica, generalmente coronata da mensole e piombatoia. Questo modello è il più numeroso fra le torri localizzate e quello rimasto in miglior stato conservativo fino ai nostri tempi. Nella zona presa in esame l’unico esemplare è la torre Escaletes. Quest’ultima riscontra strutture analoghe alla sua in altre torri sul fronte costiero alicantino, come la torre de Horadada, Illeta (El Campello) e la torre del Oro (Moraira).
Uno dei punti chiave di questo sistema difensivo sul quale ci concentriamo è il controllo e la difesa di un grande golfo che i romani chiamarono Sinus Illicitanus, esteso dal capo di Santa Pola fino alla bocca del fiume Segura, nel XVI e XVII secolo considerato uno dei punti più colpiti da attacchi di tipo improvviso e virulento. Porta di accesso alle Valli del Vinalopo collegata direttamente ad uno dei porti di maggiore attività commerciale dell’epoca medioevale, questo golfo, delimitato da un’ampia barriera sabbiosa, sarà obbiettivo principale dei pirati spinti da brame di bottini e sequestri. Fra le torri che perimetrano il Sinus Ilicitanus incontriamo due tipologie basiche. La prima riguarda il modello di torre prisma-
IL DESTINO DELLA TORRE DOPO IL XVI SECONO Si registrano descrizioni in varie pubblicazioni dopo la costruzione della torre che dicono:
“La Torre de las Escaletas. Se halla en lo alto del monte que sigue desde la Atalayola hacia Sta Pola; está del mar un tiro largo de fusil, y es de tipo circular. Dista del castillo de Sta. Pola de hora a pie, y algo mas si se va a caballo, por el rodeo que se da. Este tránsito es todo de playa abierta de peña.”
(51) Carta storica raffigurante il golfo Sinus Illicitanus.
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Una volta finito il pericolo dei pirati barbareschi, la torre continua con il suo ruolo di difesa controllando l’estremo Nord della baia di Santa Pola, divenuto fronte della minaccia francese. 81
Nell’anno 1643 per ordine del consiglio di Elche, viene fornita di armi e guarnizioni. Nel XVIII secolo ci furono una serie di riforme introdotte dal Marchese di Mirasole nel 1723, nelle quali le indagini storiche effettuate dal Corpo degli Ingegneri rimasero solo memorie con carattere referenziale dove si segnalava la distribuzione delle torri e le difese costiere. In una descrizione della torre effettuata dallo studioso Pedro Nabas nel 1787, si dice che “consiste in 3 soldati che settimanalmente si alternano rimanendo solo uno di guardia…”. La paga stabilita era di 34 libras e 10 sueldos, durante i primi quattro mesi dell’anno. In seguito, il 28 marzo 1870, Joaquin Aguado, Capitano Tenente del corpo degli Ingegneri indica che la torre comprende “due corpi di abitazione e la batteria, al primo si sale con una corda e da questo al piano superiore attraverso una scala in muratura”. In questi anni la torre è stata venduta al corpo dei Carabinieri per 34 reales. “Non esiste più la porta di accesso in legno, che è foderata ora con lamiere di ferro e quasi deteriorata del tutto.” Già qua è segnalato che la torre risulta abbastanza deteriorata e che il suo recupero potrebbe essere utile per vigilare la baia di Santa Pola.
(52) Pagina successiva. Foto della torre de Escaletes.
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06 __CARATTERISTICHE DELLA TORRE 85
Al di sopra della porta è presente una targa commemorativa su pietre calcaree compatte di colore scuro (foto 56), che riguarda la visita del Vicerè di Valencia Vespasiano Gonzaga nel 1577 e riporta scritto:
DESCRIZIONE FORMALE Si tratta di una torre di vigilanza a pianta circolare, caratterizzata da un’unica altezza e sormontata da una corona dotata di parapetto semplice, che originariamente circondava tutta la parte superiore della torre. Il modello è troncoconico rastremato con ghirlanda sommitale in aggetto. L’angolo formato dalle pareti con la verticale alla linea di terra è di circa 10°. L’accesso alla torre, al momento chiuso, è orientato a NordEst (lato opposto al mare), posizionato ad un’altezza di circa 5,70 metri. Di forma rettangolare misura 50 centimetri sul lato corto e 100 centimetri sul lato lungo. È costruito in conci di pietra di provenienza locale lavorati con scalpello e composti con la stessa malta di calce del resto della struttura. Superata la porta di ingresso appena menzionata, entriamo nell’unico vano chiuso della torre, caratterizzato da copertura a cupola. Sul lato destro troviamo un’apertura che porta ad una scala a chiocciola collegata alla terrazza ad oggi visibile anche esternamente a causa del crollo di una parte del parapetto. (foto 53) La parte superiore presenta mensole a sbalzo (beccatelli) che sostengono il parapetto della terrazza e servivano a proteggere la base della torre, queste sono costituite da grandi conci di pietra disposti in orizzontale ed appoggiati ad un cordolo dello stesso materiale. Sul lato Sud, maggiormente esposto all’arrivo del nemico in caso di approdo, troviamo tre beccatelli di dimensioni maggiori utilizzati per ottimizzare la difesa. (foto 54) Il parapetto ha un’altezza ridotta di 72 cm e delimita il piano orizzontale della terrazza, dove si disponevano le artiglierie. Esso presenta un’apertura sul lato Sud-Est, orientato verso Tabarca, per il posizionamento dell’angolo di tiro del cannone. (foto 55) 86
“ (Vespasiano Gonza)GA COLOMA PRINCIPE DE SABIONEDA DUQUE DE TRAYETO MARQUES DE HOSTIANO, CONDE DE FUNDI Y DE RO(drigo) AÑO... “ (55)
Il testo è incompleto, probabilmente andato perso nel XIX secolo quando ci furono le opere di rivestimento ad opera del Comune che hanno portato anche alla muratur dell’ingresso. Dopo quell’intervento il comune di Santa Pola non si occupò più della sua ricomposizione. Fortunatamente la ricostruzione del testo completo è possibile farla grazie all’esistenza di un’iscrizione uguale nella Torre de Piles (Oliva, Valencia): “ REYNANDO EL SOR. VENCEDOR DN FELIPE 2º, SIENDO SU LUGARTENIENTE Y CAPITÁN GENERAL EN ESTE REYNO DE VALENCIA, NUESTRO VESPASIANO GONZAGA COLONNA, PRÍNCIPE DE SABIONEDA, DUQUE DE TRAYETO, MARQUÉS DE HOSTIANO, CONDE FUNDI Y DE RODRIGO AÑO DE MDLXXVII ”
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A circa 12 metri a Nord-Est dalla torre troviamo anche una cisterna di pianta rettangolare e probabilmente con volta a botte (ormai crollata). È costruita in muratura di pietra calcarea locale di dimensione irregolare e malta di calce di tonalità biancastra, analoga a quella descritta per la torre. (foto 57) Questo modello di torre troncoconica è antecedente e semplificativo del modello di torre che verrà subito dopo, per mano di una collaborazione fra Antonelli e Gonzaga, a pianta esagonale.
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DESCRIZIONE COSTRUTTIVA
(59) Carta geologica in scala 1:50.000 “Mapa Geologico de Espana, Elche, 893, 28-35, in scala:1:50.000” (Istituto Geologico Y Minero de Espana). La crosta calcarea (“caliche”) è la litologia colorata nella carta con il colore marron, siglata con Qc.
La torre è costruita su terreno roccioso irregolare, caratterizzante il promontorio locale, ed è composta da calcareniti locali rilegate fra loro da malta di calce e sabbia di tonalità grigiastra, parzialmente conservata e in alcuni punti visibilmente alterata da tentativi di restauro protettivo, visibile nella parte bassa della facciata ed intorno all’apertura di accesso alla torre, che ha previsto l’applicazione di un rivestimento diverso da quello originale. Nei pressi della torre, a soli 600 metri, troviamo una cava tutt’ora attiva riconducibile all’estrazione del materiale lapideo originario. Il tronco della torre è formato da muratura a sacco irregolare disposta in corsi orizzontali, con conci di pietra esterni che vanno dagli 80 ai 30 centimetri di larghezza e dai 50 ai 20 centimetri di altezza. La muratura a sacco si formava gettando, entro casseforme, pietrame calcareo di media pezzatura, avanzi e residui delle lavorazioni e malta. Il tutto in parti uguali in volume, avendo cura che le pietre non venissero a contatto ma fossero bene avvolte dal conglomerato. Le pietre più adatte per eseguire una muratura di pezzi informi con malta sono i calcari e varietà di tufi. Si ipotizza che la torre al momento della costruzione fosse stata intonacata. INDIVIDUAZIONE DEI METERIALI
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Studio geologico dell’area di Santa Pola Gli affioramenti di rocce intorno alla torre sono di natura carbonatica, costituiti prevalentemente da carbonato di calcio 88
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(e in subordine eventualmente anche di magnesio). Sotto il profilo strettamente geologico, in accordo con la “Mapa Geologico de Espana, Elche, in scala: 1:50.000”, queste rocce sono definite come “caliche” (in inglese “calcrete”) del Quaternario. Il termine “calcrete”, attraverso una definizione generale, riguarda i depositi carbonatici che si formano come aggregati microcristallini disseminati, o come concrezioni pisolitiche o nodulari, o come “croste” da laminate a massive. Nel caso specifico, in prossimità della Torre de Escaletes affiorano rocce carbonatiche massive (“croste”), assai dure, in parte laminate. Queste rocce carbonatiche massive appartengono alla complessa composizione delle unità della Zona esterna della Cordillera Betica spagnola. Più precisamente, sono affioramenti del Neogene-Quaternario, principalmente di bacini post-orogenici, esattamente internamente al Bacino di “Bajo Segura”. Internamente a tale bacino sedimentario, nel settore di Cabo de Santa Pola, sopra i materiali messiniani si appoggiano arenarie e calcareniti bioclastiche del Pliocene inferiore. Nelle vette più alte di questa montagna, affiorano altri depositi carbonatici variegati che ricoprono entrambi i livelli del Miocene e del Pliocene. Riferendoci ad un territorio più vasto dello stesso bacino sedimentario, si tratta di depositi di fanghi rossi e paleosuoli, coronati dalle “croste” calcaree riferibili al Pleistocene. Nell’area d’interesse, poco sopra la città di Santa Pola, vicino la Torre di Escaletes, le rocce corrispondono al tetto della formazione denominata.
(60) Situazione geomorfologica idealizzata del “Arrecife de Santa Pola” al momento del Messinese (da Esteban, 1977, modificata).
In base alla classificazione commerciale, che distingue i prodotti in quattro categorie (marmo, granito, travertino e pietra) secondo la norma UNI 8458, i materiali costituenti la torre de Escaletes fanno parte del gruppo della Pietra, roccia da costruzione e/o da decorazione, di norma non lucidabile. 90
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(61) Foto della torre de Escaletes, con particolare attenzione al materiale che costituisce tutto l’edificio: pietre calcaree “caliche” locali.
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Si tratta di rocce di composizione mineralogica, tenere e/o poco compatte. Le pietre costituenti l’intera struttura troncoconica della torre , compreso il cordolo e i beccatelli, sono appartenenti al gruppo delle rocce sedimentarie, ossia calcareniti, arenarie a cemento calcareo. Le rocce sedimentarie sono rocce formatesi nel corso di millenni e derivate dalla deposizione di prodotti dell’alterazione meccanica, fisica e chimica di rocce preesistenti causata dagli agenti atmosferici, dai movimenti marini e dagli organismi viventi. Il pietrame misto costituente tutta la struttura troncoconica è costituito da pietre calcaree “caliche” di origine locale, massive in affioramento, caratterizzate dalla presenza di macroporosità (principalmente tra 5 e 30 mm), ma resistenti sotto il profilo fisico-meccanico. Le bugne di grandi dimensioni che circondano l’ingresso sono una tipologia di pietra calcarea “calica” analoga a quella sovracitata, ma di colore più scuro. I beccatelli sono composti dalla stessa tipologia di pietra calcarea “calica” locale che costituisce il corpo della torre. L’incisione è costituita da roccia calcarea compatta, supponibilmente marnosa, di origini sconosciute, caratterizzata da processi di esfoliazione parallelamente alla superficie esterna. Data la presenza di lastre con incisioni identiche in altre torri spagnole del XVI secolo, si suppone che siano state create e in seguito trasportate da altri territori spagnoli.
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FUNZIONAMENTO
Si suppone che in origine la torre fosse intonacata e una parte dell’intonaco presente sulle facciate sia quello originale. La malta ipotizzata originaria è composta dal legante calce ed è ottenuta fondendo le pietre calcaree del luogo ed aggiungengo in seguito acqua ed inerti, quali sabbia e ghiaia, rintracciabili in loco.
I sistemi di difesa della torre de Escaletes:
Tiro ficcante Incontriamo piombatoie, già usate nel medioevo, determinate da beccatelli di dimensioni visibilmente maggiori rispetto agli altri sul lato Sud, corrispondente al lato di terreno scosceso in direzione della spiaggia e quindi da dove avveniva l’arrivo dei nemici in caso di approdo.
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Sono presenti altre due tipologie di malta aggiunte in interventi posteriori. Una tipologia, di colore giallastro, è presente sulla facciata Nord-Est nei pressi dell’apertura e dell’incisione e direttamente utilizzata per murare l’ingresso della torre. Un altro tipo, di colore grigio, si trova sulla terrazza in corrispondenza del cordolo mancante. In seguito alla perdita della funzione di vigilanza e difesa dai corsari, la torre è stata utilizzata dal corpo dei Carabinieri nel XIX secolo per altre finalità e sono stati fatti interventi di aggiunta o rifinitura adesso andati persi.
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Il cannone L’interruzione del parapetto, insieme ad una rientranza del pavimento della terrazza sul lato Sud-Est verso il mare, indicano la presenza passata di un cannone. L’artiglieria del cinquecento comprendeva le armi da fuoco non portatili, si divideva in reale e non reale a seconda che il calibro del proiettile fosse rispettivamente maggiore o minore di 8 libbre, e determinava con questo aspetto anche la progettazione stessa dell’architettura difensiva. Antonelli dedica al tema i tre libri delle Epitomi del trattato dell’artiglieria, dove tratta della loro fabbricazione, manutenzione ed armatura. Tre risultavano essere i principali componenti per il funzionamento del cannone: lo zolfo per accendere la fiamma, il carbone per mantenere la combustione ed il salnitro, il più importante, che deteneva la forza dirompente e “spinge così vigorosamente ogni balla”. Il raggio d’azione di difesa del cannone è amplificato dall’altezza della torre rispetto al livello del mare e dal terreno inclinato sottostante la torre.
Ingresso sopraelevato La porta posizionata a circa 570 centimetri da terra garantiva alla torre una maggiore possibilità di chiusura in caso di attacco diretto. L’accesso era possibile solo attraverso una scala retrattile in legno.
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07 __RILIEVO
La fotogrammetria digitale (3D da immagini), utilizzata nel nostro caso, è una tecnica che si basa su sensori passivi, ossia non avviene il contatto con il manufatto, ed ha conosciuto negli ultimi anni un importante sviluppo tecnologico garantendo un rapporto tempo/costo/profitto molto vantaggioso. Si parte da un set di immagini bidimensionali e si fa riferimento ad algoritmi Sfm (Structure from Motion) completati da altri di stereo matching. Il risultato è la realizzazione rapida di rilievi tridimensionali utilizzando software lowcost ed Open Source, mantenendo accuratezza e qualità sia per quanto riguarda il manufatto, sia il rilievo territoriale. Il modello di drone che è stato utilizzato in questa campagna di rilievo TOVIVA è il DRONEQUAD. Il software per la restituzione delle elaborazioni di fotogrammetria digitale impiegato per l’elaborazione del modello è Agisoft Photoscan; permette la creazione e l’esportazione di Dense Point Cloud, Mesh triangolari e texture.
LA FOTOGRAMMETRIA La fotogrammetria è una tecnica di rilievo in cui i dati di campagna vengono ricavati tramite immagini fotografiche, correggendo la visione prospettica dell’oggetto e ottenendone dimensioni e misure. Ci sono due tipi di fotogrammetria: quella monoscopica, che permette di ricavare una proiezione ortogonale bidimensionale tramite il raddrizzamento fotografico; quella stereoscopica, tramite la quale si ricava il modello tridimensionale dell’oggetto facendo fotografie da più punti di vista. Nel caso della Torre de Escaletes è stato fatto un rilevamento fotogrammetrico digitale aereo che ha fornito un modello tridimensionale completo. I fotogrammi sono stati scattati da una telecamera posizionata su un drone che, sorvolando tutta la torre, ci ha permesso di ottenere una restituzione totale. La documentazione prodotta con strumenti di rilievo 3D rappresenta ad oggi la migliore modalità in termini di costo e tempo di restituzione di modelli metricamente corretti e fotograficamente realistici. L’utilizzo di droni è sempre più diffuso nel settore della fotogrammetria, appassionando sempre più studiosi e professionisti con l’utilizzo di veri e propri aeromobili che permettono di riprendere immagini complete di prospetti, comprendendo anche la copertura, e poter creare rapidamente modelli 3D usando come texture le immagini riprese tramite software come Photoscan. In base alla situazione dell’oggetto da rilevare, si scelgono strumenti e tecniche diverse, che dipendono da molti fattori come le caratteristiche dell’oggetto da rilevare, l’accuratezza richiesta, il materiale ed il budget del progetto. Il primo passo è dunque individuare la metodologia più adatta di lavoro. 100
(69) Pagina precedente. Modello del drone utilizzato per il rilievo aereo.
(70) (71) (72) Modello 3D della Torre de Escaletes ottenuto tramite Agisoft Photoscan.
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DATI E MISURE Una volta ottenuto il modello 3D su Photoscan, sono state prese le viste ortografiche della pianta e dei prospetti e riportate su Autocad per la restituzione dell’elemento 2D e delle misure. Una volta elaborati i dati vengono messi in piattaforme virtuali ed utilizzati per una divulgazione di conoscenza ed informazione. Sono stati elaborati quattro prospetti (definiti dai punti cardinali), due piante (l’interno e la copertura) ed una sezione. La parte interna è stata ipotizzata facendo riferimento ai progetti di Antonelli delle torri di Marenyet e di Piles che riportano la stessa struttura e tecnica costruttiva. Per quanto riguarda la scala interna che sale lungo la parete è stato possibile rilevare saldi punti di riferimento grazie alla porzione muraria caduta che l’ha resa visibile. Avendo a disposizione le misure del rilievo della torre è stato fatto il paragone con le misure utilizzate nel XVI secolo da Antonelli per il progetto di Escaletes: le misure di Castiglia.
1 vara = 3 pies (piedi) = 4 palmas (palmi)= 83,6 cm 1 pie (piede) = 12 pulgadas (pollici) = 27,86 cm 1 palmo = 20,9 cm 1 pollice = 0,232 cm Il diametro della torre sulla linea di terra è di 9,8 metri, ossia 35 piedi. Questo modulo, dato dalla circonferenza inscritta in un quadrato, è riscontrabile anche in altezza per la struttura tronco conica, non considerando il parapetto.
(73) Modulo di una circonferenza inscritta in un quadrato 9,8m x 9,8m.
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(74) (75) Restituzione bidimensionale della terrazza e di un prospetto della Torre de Escaletes tramite Autodesk Autocad.
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08 __RESTAURO 105
Il progetto di restauro della torre de Escaletes tiene conto delle sue origini e del suo trascorso storico, con il fine di restituire dignità e valore ad un edificio abbandonato e non preso in considerazione ormai da troppo tempo. BASI DEL RESTAURO Le prime linee guida univoche per definire le modalità di restauro nascono nel XX secolo, quando, presa coscienza dell’importanza del mantenimento e della tutela degli edifici tramandati dalla storia, vengono organizzati congressi internazionali e stese le prime carte del restauro. La prima fu quella di Atene nel 1931 in cui si invita gli stati a prendersi cura del proprio patrimonio architettonico. Ad oggi alla base del restauro architettonico moderno vi è la Carta di Venezia del 1964 , che si basa sui seguenti principi: Art 3. La conservazione ed il restauro dei monumenti mirano a salvaguardare tanto l’ opera d’arte che la testimonianza storica. Art 5 La conservazione ed il restauro dei monumenti ( … ) non deve alterare la distribuzione e l’ aspetto dell’ edificio. Art 6 La conservazione di un monumento implica quella delle sue condizioni ambientali. ( … ) Art. 7 Il monumento non può essere separato dalla storia della quale è testimone, né dall’ambiente in cui si trova. Lo spostamento di una parte o di tutto il monumento non può quindi essere accettato se non quando la sua salvaguardia lo esiga o quando ciò sia significato da cause di eccezionale interesse nazionale o internazionale. Art. 9 Il restauro è un processo che deve mantenere un carattere eccezionale. Il suo scopo è di conservare e di rivelare i valori formali e storici del monumento e si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche. Il restauro deve fermarsi dove ha inizio l’ipotesi: sul piano della ricostruzione congetturale qualsiasi lavoro di completamento, 106
(76) Pagina precedente. Presenza di dregadi sulla parete della torre de Escaletes.
riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e tecniche, deve distinguersi dalla progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca. Il restauro sarà sempre preceduto e accompagnato da uno studio storico e archeologico del monumento. Art. 12 Gli elementi destinati a sostituire le parti mancanti devono integrarsi armoniosamente nell’insieme, distinguendosi tuttavia dalle parti originali, affinché il restauro non falsifichi il monumento, e risultino rispettate, sia l’istanza estetica che quella storica. Art. 16 I lavori di conservazione, di restauro e di scavo saranno sempre accompagnati da una rigorosa documentazione, con relazioni analitiche e critiche, illustrate da disegni e fotografie. Tutte le fasi di lavoro di liberazione, come gli elementi tecnici e formali identificati nel corso dei lavori, vi saranno inclusi. Tale documentazione sarà depositata in pubblici archivi e verrà messa a disposizione degli studiosi. La sua pubblicazione è vivamente raccomandabile. La Carta del Restauro del 1972 definisce “restauro qualsiasi intervento volto a mantenere in efficienza, a facilitare la lettura e a trasmettere integralmente al futuro le opere e gli oggetti [ … ]“ Il restauro della torre de Escaletes si ispira ai criteri della conservazione volta a dare solidità strutturale e superficiale alle parti ed elementi che la costituiscono. Sono presi in considerazione interventi di integrazione motivati da esigenze di continuità volumetrica, ricostruendo le parti mancanti con tecnica chiaramente differenziabile ad occhio nudo. Soprattutto per quanto riguarda la terrazza , sono state adottate ipotesi di ripristino di parti mancanti o crollate attraverso una documentazione storica che ci fornisce i disegni originali di Antonelli e grazie al diretto riferimento strutturale con le torri di Marenyet e di Piles, costruite nei soliti anni con i medesimi principi dallo stesso ingegnere. 107
CONTESTO CLIMATICO
INDIVIDUAZIONE ED ANALISI DEI DEGRADI E DISSESTI
La zona è caratterizzata da un clima steppico caldo semi-arido. Le temperature vanno dai 6° ai 30°.
Da una prima osservazione si evince come l’attuale struttura della torre versi in condizioni di degrado, in quanto essa si presenta abbandonata da un ampio lasso di tempo, aggredita dagli agenti atmosferici e vittima di incuranze e deturpazioni da parte dell’uomo. Tra le principali condizioni che ad una prima analisi sembrano causare il maggior numero di danni all’edificio, ci sono sicuramente:
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La probabilità di precipitazioni varia attraverso gli anni. Intorno al mese di Ottobre la percentuale di probabilità di pioggia è del 27%. Nel periodo estivo si riduce al 7%.
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L’umidità relativa varia tipicamente dal 39 % (stato ottimale) al 88 % (molto umido) nel corso dell’anno , raramente scende sotto il 23 % (secco) o raggiunge livelli alti come il 98 % (molto umido).
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Durante il corso dell’anno la velocità del vento varia da 0 m/s (brezza calma) to 7 m/s (brezza moderata). Il vento più frequente è proveniente da Est (20% delle volte) e da Ovest (17% delle volte). Più raro è quello proveniente da Sud Est (2%). (80) E’ attribuibile al vento la causa della formazione delle due tipologie di patine (una di colore arancione e una grigio scuro) presenti solo sulla parete Est. (81)
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- L’acqua come causa principale dei processi di degrado che si presentano sulle superfici murarie apportando forme di disgregazione che si manifestano in vario modo (l’acqua nelle sue diverse manifestazioni meteorologiche, variate dall’incidenza del vento, bagna le superfici e penetra nelle murature sfruttando la presenza di discontinuità insorte con il progressivo degrado degli strati superficiali). - L’incidenza del vento che provenendo principalmente dal mare trasporta con se sali marini che vengono depositati sulla parete di roccia calcarea della torre. Annessi alla presenza di acqua generano infiltrazioni e generazioni di patine e/o pellicole. - La mancanza di manutenzione, confermata dal fatto che la torre sia attualmente abbandonata ed in attesa di un adeguato restauro e ripristino di parti mancanti che provocano infiltrazioni e un aumento dei degradi. - La collocazione in un’area che da un lato permette una visibilità su tutto il litorale ma allo stesso tempo rende la torre maggiormente esposta agli agenti esterni. Complessivamente le problematiche patologiche della torre costiera de Escaletes riguardano: - La muratura esterna, che presenta in molti punti distacco 109
dell’intonaco, erosioni e lacune. - La terrazza che, a causa delle mancanze e perdite di parti, rende la torre più vulnerabile agli agenti atmosferici ed infiltrazioni. - Il degrado antropico presente su tutta la parte bassa dell’edificio dove troviamo scritte e graffiti. - L’intervento di restauro effettuato, probabilmente nel XIX secolo, con materiali inadatti e visibilmente diversi da quelli originali. In questa struttura e nelle patologie che colpiscono le facciate vediamo come il degrado produce in diversi materiali un aumento della porosità che causa una maggiore capacità di assorbimento dell’acqua rendendo il materiale stesso più fragile.
(82) Torre de Escaletes, lato Nord.
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Le facciate Osservando il corpo troncoconico della torre notiamo che la distribuzione delle patologie di degrado è simile su tutta la superficie delle facciate. La parte bassa è caratterizzata da degrado antropico, dovuto ad azioni di vandalismo, soprattutto sul lato Nord orientato sulla strada. Nei lati Nord, Est, Ovest della torre, nella parte bassa confinante con il suolo, riscontriamo presenza di vegetazione, per di più erbacce aride della macchia mediterranea, molte delle quali hanno posizionato le loro radici all’interno della muratura della torre. Su tutta la superficie della torre notiamo che il velo di intonaco che un tempo rendeva uniforme la facciata si è distaccato, lasciando la maggior parte delle pietre a vista. La fascia alta del tronco di cono vede un incremento del degrado dovuto al distacco dell’intonaco protettivo che è degenerato alla presenza di lacune nei giunti di malta. Fra le pietre della muratura infatti vi sono spazi vuoti, molto pericolosi per l’avanzamento precoce di un ulteriore degrado dovuto ad infiltrazioni. Ciò accade soprattutto sui lati esposti verso il mare, mentre il lato Nord appare meno esposto e quindi maggiormente conservato. Al contrario il lato Sud, totalmente esposto verso il mare, è caratterizzato da lacune con mancanza di giunti di malta anche su parte della fascia bassa. Il lato ad est della torre è coperto da patine e pellicole, la cui causa va ricercata nell’incidenza del vento principalmente proveniente da Est. Un altro tipo di degrado antropico è dato dalla presenza di una malta di tonalità giallastra postuma alla realizzazione nel XVI secolo della torre, la stessa con cui è stata murata l’apertura. Infatti questo materiale è presente intorno all’ingresso 112
ed intorno all’incisione sul lato Nord-Est. I beccatelli, caratterizzati da una pietra calcarea sono colpiti da erosione. Sul lato Nord-Ovest, in prossimità della porzione muraria crollata, adiacente alla scala, è avvenuto il crollo anche di cinque beccatelli.
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La terrazza Sulla maggior parte delle pietre costituenti il piano orizzontale della terrazza sono presenti patine biologiche, soprattutto sul cordolo. La formazione di funghi neri e licheni è dovuta al deposito degli agenti esterni e dell’acqua che, al contrario di quanto avviene sulle pareti oblique, non viene subito allontanata. Questa continua e diretta esposizione, considerato anche lo stato di disuso, ha favorito il proliferarsi della presenza di vegetazione su tutta la superficie. La terrazza, posizionata più in alto e quindi più esposta ad infiltrazioni ed agenti atmosferici, è la parte della torre con più mancanze, a partire dal cordolo e beccatelli. Materiale di calce analogo a quello sul prospetto Nord-Est, aggiunto in un intervento successivo probabilmente al momento dell’occupazione della torre da parte dei carabinieri nel XIX secolo, lo ritroviamo anche sulla terrazza, sopra le parti di cordolo dove è crollato il parapetto.
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“Vigilate su un vecchio edificio con attenzione premurosa; proteggetelo meglio che potete e ad ogni costo, da ogni accenno di deterioramento. Contate quelle pietre come contereste le gemme di una corona; mettetegli attorno dei sorveglianti come se si trattasse delle porte di una città assediata; dove la struttura muraria mostra delle smagliature, tenetela compatta usando il ferro; e dove essa cede puntellatela con travi, e non preoccupatevi per la bruttezza di interventi di sostegno: meglio avere una stampella che restare senza una gamba. E tutto questo, fatelo amorevolmente, con reverenza te continuità, e più di una generazione potrà ancora nascere e morire all’ombra di quell’edificio. Alla fine anch’esso dovrà vivere il suo giorno estremo; ma lasciamo che quel giorno venga apertamente e senza inganni, e non consentiamo che alcun sostituto falso e disonorevole privi degli uffici funebri della memoria.” “Le sette lampade dell’architettura” di John Ruskin, 1849
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INTERVENTI Gli interventi di restauro devono sottostare alla normativa che indica come e in quale modo intervenire sul manufatto. La torre de Escaletes è dichiarata bene culturale (BIC), ossia bene di interresse artistico, storico, paleontologico, archeologico, etnografico, scientifico o tecnico. E’ inclusa nella Dichiarazione Generica del Decreto del 22 aprile 1949. La normativa di protezione alla quale fare riferimento prima dell’intervento comprende i seguenti riferimenti giuridici: - Legge 16/2005 del 30 dicembre dell’ Urbaistica valenciana - Decreto 67/2006 del 19 maggio del Governo Valenciano - Decreto 67/2006 ROGTU - Legge 4/1998 dell’11 giugno della Generalità Valenciana del Patrimonio Culturale Valenciano Il metodo scelto per procedere è quello del minimo intervento, indirizzato ad integrazioni e rimozioni contenute. Sono stati stabiliti i seguenti criteri di intervento: - Conservazione dell’autenticità - Intervento minimo - Reversibilità - Compatibilità - Durata Il primo passo è la fase di analisi e documentazione. L’obiettivo è un intervento circoscritto a risolvere le varie problematiche rilevate durante la fase di analisi del manufatto scaturita da riferimenti culturali che hanno indirizzato le scelte metodologiche. Il progetto è il risultato di ponderate riflessioni supportate da ricerche e documentazioni puntuali e dettaglia118
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(87) http://www.cult.gva.es
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te, per cui il risultato finale deriva da un bagaglio di conoscenze storiche. A. Per quanto riguarda i degradi le operazioni preliminari comprendono l’analisi in laboratorio dei materiali, per individuarne le caratteristiche e scegliere gli interventi più adatti. Le puliture non devono andare oltre la rimozione dello sporco e dei depositi superficiali incoerenti o di macchie e concrezioni derivanti da forme di degrado, facendo particolare attenzione al mantenimento delle patine. Le formazioni biologiche inattive e fortemente ancorate alla pietra saranno mantenute. B. La parte nuova sarà costituita dalla medesima pietra calcarea locale, trovabile facilmente nella cava attiva nei pressi della torre (a circa 600 metri), ma verrà progettata con un’impostazione moderna. Sarà caratterizzata da una struttura del cordolo regolare, con spigoli a 90 gradi e composta da conci di pietra di larghezza di 87 centimetri e altezza di 62 centimetri e intonaco di spessore di 2 centimetri; la struttura della muratura mancante sul lato Nord-Ovest sarà costituita da conci di pietra regolari e da un intonaco con spessore di 2 centimetri. In questo modo la parte aggiunta sarà caratterizzata da una superficie liscia di malta di calce, costituita da sabbia ed inerti della pietra locale, che rende esplicito il distacco dal vecchio al nuovo. Inoltre la parte aggiunta sarà arretrata di 10 centimetri da quella originale. È stato deciso di non effettuare interventi di anastilòsi sui beccatelli ritrovati nei pressi della torre in seguito a precedenti crolli, per ragioni di rischio di impoverimento delle capacità strutturali delle parti rimaste a terra e pertanto soggette a maggiore degrado nel tempo. (foto48) Le operazioni di ripristino dovranno essere pianificate puntualmente, cercando di ponderare sia l’aspetto tecnico che 120
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quello conservativo e saranno caratterizzate dai seguenti piani di azione: - Accurata asportazione di materiale incoerente (polveri e detriti) ed eventuali materiali d’alterazione (croste nere,pellicole, efflorescenze saline etc ). - Regolarizzazione dei bordi della lacuna ed asportazione (con mazzetta e scalpello) delle parti disancorate o fortemente degradate, al fine di produrre una superficie scaba per il successivo ancoraggio di materiali aggiuntivi. - Per la ricostruzione dei beccatelli verrà preparata preventivamente una sagoma in metallo che dovrà riprodurre in negativo il profilo del pezzo da ripristinare. - Per la messa in posa dei nuovi beccatelli si procederà con il posizionamento di un’armatura per l’ancoraggio. - L’integrazione sarà eseguita con un impasto a base di calce idraulica che verrà additivata con pigmenti minerali per avvicinarsi alle sembianze del materiale originario. - Per la ricostruzione del parapetto verranno utilizzati per il sostegno pezzi aventi le misure ricavate dal rilievo della struttura originaria e intonacati da malta costituita da inerti delle pietre del posto. Il ripristino di parti mancanti contribuisce a dare durevolezza al manufatto. C. Su tutto il resto della struttura, specialmente ove presenti lacune, negli interstizi fra i conci è prevista la stilatura profonda e superficiale dei giunti, con lo scopo di raggiungere livelli sufficienti a garantire la continuità fra le parti, quindi la sicurezza strutturale puntuale e complessiva oltre che l’assenza di cavità potenzialmente causa di infiltrazioni e nuove formazioni di vegetazione. Si effettua l’applicazione dell’impasto in strati separati e successivi secondo la profondità della lacuna da riempire. Per le parti più arretrate verrà utilizzata 121
una malta a base di calce idraulica naturale NHL2 a basso contenuto di sali. La stuccatura si eseguirà utilizzando piccole spatole a foglia o cazzuolini applicando grassello di calce. Verrà utilizzata pietra locale macinata per la carica dell’impasto. A presa avvenuta la superficie interessata sarà lavata con spugna inumidita di acqua deionizzata. Le porzioni di conci di pietra che rischiano il distacco saranno sottoposte ad azione di preconsolidamento.
(90) Intervento di ripristino 1:200, prospetto Ovest e prospetto Sud.
D. Le due tipologie di malta non originali dell’edificio di Antonelli saranno rimosse. L’apertura sarà ripristinata restituendo agibilità alla torre. Sarà possibile accedere al suo interno attraverso una scala a pioli che verrà fornita dall’ente che si occuperà della torre in caso di richiesta e visita prenotata da parte dell’utente, altrimenti per il resto del tempo l’ingresso sarà chiuso da una porta di legno costruita su misura e il più possibile simile all’originale. E. Per quanto riguarda la cisterna situata nei pressi della torre, non è prevista una ricostruzione totale in quanto mancano dati esatti della sua originale struttura. Verrà però ripulita e messa in sicurezza da ulteriori degradi.
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UN CASO SIMILE: RESTAURO DEL CASTELLO DI MATRERA, SPAGNA CRITICA O APPROVAZIONE? COMPROMESSO. Il restauro riguarda la Torre de Matrera, l’unico vestigio rimasto in piedi del Castello di Matrera, fortificazione mussulmana del IX secolo posizionata sopra il Cerro de Pajarete, a Villamartin (Càdiz). Essa è stata dichiarata BIC dalla Junta de Andalùcia nel 1985, ed è immersa in una tenuta privata di Juan Garcìa Doblas, il quale ha intrapreso e finanziato l’opera di restauro che tra ricerche, progetti e esecuzione è durata 5 anni dal 2011 al 2016. Il risultato è stato subito contestato dall’associazione “Hispania Nostra” che afferma che l’aspetto storico e paesaggistico del contesto è stato rovinato , puntualizzando che è stato svolto tutto in regola con i permessi: “il consolidamento e il restauro sono veramente terribili. Non vi sono parole per descrivere ciò che hanno portato a termine. Basta
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guardare le foto. Gli stranieri ci hanno scritto dicendo che non comprendono perché continuino questi follie, anche se sarebbe meglio definirli massacri della nostra eredità culturale.” I media a livello mondiale, fra cui il New York Times, il Daily Mail, The Guardian, il Mirror, la CNN, ed Il Corriere della Sera, hanno parlato del disastroso restauro ed anche sui social la notizia ha avuto subito diffusione così che ognuno potesse dire ciò che pensava a riguardo. L‘interesse ed il parere delle persone comuni riguardo la qualità degli interventi e la tutela dei beni culturali è immediato e ‘legato a un clik’. Il progetto è stato approvato dalla Junta de Andalucìa e fa riferimento alla legge 13/2007 del Patrimonio Historico andaluz. L’articolo 20 indica che in materia di conservazione, sono proibiti gli interventi di ricostruzione mimetica e che i materiali utilizzati devono essere compatibili con quelli del bene. In accordo alla legge quindi “sarebbe illegale un inganno”. Una volta diffuso l’intervento, nel web è diventato virale e dagli Stati Uniti alla Russia la connotazione è rimasta la stessa: disastro. La polemica mondiale relativa alla Torre de Matrera, come per il caso di Ecce Homo de Borja, è servita come richiamo turistico e pubblicitario, soprattutto per quanto riguarda la privatizzazione del patrimonio spagnolo. CONTRO
“Il cosiddetto restauro è la peggiore delle distruzioni.” John Ruskin - Impatto a livello paesaggistico è stato totalmente mutato. - L’ intervento è irreversibile.
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“Bisogna che a seguito dell’operazione effettuata l’edificio restaurato abbia per l’avvenire una durata più lunga di quella già avuta in passato.” Viollet le Duc I punti di incontro del restauro di Escaletes con quello di Matrera sono i seguenti: - Lo stato di abbandono e inaccessibilità, per questo è necessario intervenire per impedire ulteriori degradi. - Restituire l’unità volumetrica del monumento, senza creare falsi ed ignorare gli effetti del corso del tempo. - Valorizzazione delle parti autentiche ed originali dell’ edificio. - Uso di materiali compatibili con gli elementi storici esistenti. Utilizzo della stessa pietra calcarea come struttura (ricavata dalla cava nei presi della torre), con applicazione di una malta di calce di protezione. La rifinitura è realizzata da una malta di calce simile a quella originale, applicata su una base di malta bastarda e su rete in fibra di vetro. - Le aggiunte sono arretrate di 15 cm rispetto alla struttura originaria per differenziare la stratigrafia storica. - Il restauro recupera l’altezza originale e il suo volume.
(93-94) CARLOS QUEVEDO ROJAS, Restoration of Matrera Castle. Villamartín, Cádiz, Spain.
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PARTE III 09 __PROGETTO
Quando mi chiedono in che cosa credo, rispondo che io credo nell’architettura. L’architettura è la madre delle arti. Mi piace credere che l’architettura collega il presente con il passato e il tangibile con l’intangibile. Richard Meier
IL PROGETTO Lo scopo del progetto è la restituzione della memoria ad un elemento ormai dimenticato, abbandonato al tempo che passa. Tutto nell’intorno della torre è vita, progresso, sviluppo: un turismo che cresce, specialmente negli ultimi anni ed un’urbanistica che si espande anche oltre il limite dei suoi spazi. Questo baluardo del XVI secolo, un tempo vedetta e punto strategico di avvistamento per la protezione del litorale e nello specifico degli abitanti di Santa Pola, è diventato ormai un edificio fantasma. Il progetto comprende l’ampliamento e la costruzione del percorso pedociclabile, al momento una strada sterrata utilizzata tutto l’anno dai ciclisti del posto, così da intensificare il passaggio, proponendo un percorso che collega il centro di Santa Pola, alla torre de Escaletes fino al faro de Atalayola in coerenza con il fatto che storicamente questi tre poli comunicavano e si scambiavano segnali per la protezione della costa. Sarà quindi possibile rivivere una parte di storia attraverso un percorso panoramico, capire e soprattutto vedere con i propri occhi perché Antonelli scelse la postazione di Escaletes, che strategicamente riesce a vedere a sinistra il faro Atalayola, a destra il porto di Santa Pola e di fronte l’isola di Tabarka. La torre de Escaletes, circondata dalla secca macchia mediterranea, è solo un punto di passaggio. La costruzione di un padiglione nei pressi della pista pedociclabile è un invito ai ciclisti, ai turisti e ai passeggiatori a fermarsi, a conoscere ed a godersi la vista di questa torre sul mare. Un percorso pedonale alternativo è la scalinata che è stata scavata nella scogliera che collega direttamente la torre al mare, passando dalle strade e dagli edifici turistici sviluppati negli anni ’70 lungo la costa. Nel progetto verrà mantenuto il percorso e ripristinata una nuova struttura lignea continua per il corrimano. 130
La scala nella scogliera L’attuale scalinata con gradini in pietra scavati nella scogliera e corrimano in legno si presenta in stato di degrado. Il corrimano ligneo verrà sostituito con una struttura continua in legno di altezza di 100 centimetri, gli scalini scavati nella pietra saranno mantenuti e aggiunti nei punti in cui mancano in modo da avere un percorso continuo. Quest’ultimi si dovranno perdere e confondere nel disordine della macchia mediterranea e mantenere la loro naturale irregolarità. La strada pedociclabile L’idea è la costruzione di una pista pedociclabile in legno sopraelevata di qualche centimetro dal terreno roccioso irregolare, che collega la torre de Escaletes al faro di Atalayola.
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IL PADIGLIONE
(95) Planimetria, in rosso il percorso pedociclabile previsto dal progetto, in giallo il collegamento già esistente con Santa Pola.
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Il progetto del padiglione è volto ad avere un basso impatto ambientale, essendo condizionato dal paesaggio composto dalla macchia mediterranea e dalla scogliera che di per se sono un patrimonio da conservare. Da un punto di vista strutturale e materico è semplice ed essenziale. Si tratta di una struttura modulare composta da due lastre orizzontali in cemento armato separate da pilastri con base quadrata. Il cemento sarà costituito da sabbia ed inerti prelevati dalla stessa cava a cui si fa riferimento per i materiali della torre. Il padiglione lascia spazio all’esistente e crea un punto di sosta dove viene presentata attraverso un grande mosaico la storia dell’edificio che caratterizza il luogo: la torre de Escaletes. La volontà è di creare uno spazio aperto, sempre accessibile e in stretto contatto con la torre e le sue origini. Arrivando dal percorso ciclabile non è subito visibile, inizia a prendere presenza nel contesto solo dopo che è già stata vista la torre. Una sorta di scatola, un tempio moderno, con una soglia sospesa su un terreno arido, irregolare e selvaggio. Il punto di accesso è suggerito da una scala esterna al corpo dell’edificio, così come non appartiene alla torre la scala di accesso. Però è possibile scegliere di accedere al padiglione in qualsiasi altro punto visto che rimane una struttura modulare aperta. Non sono progettati percorsi che collegano il padiglione alla pista ciclopedonale e alla torre, si creeranno spontaneamente in seguito ad usura. La parte più importante del padiglione è data dalla parete circolare che richiama la porzione interna della torre. È l’unica parte del padiglione caratterizzata da un materiale diverso: rivestimento in lastre in pietra locale calcarea. Solo entrando e visitando la struttura, si scorge l’apertura a Nord-Est di que133
sto elemento centrale, un invito ad entrare in un racconto, affrontato tramite un murales mediterraneo, che ci illustra le origini della torre de Escaletes. Al di sopra di questo elemento la copertura si interrompe facendo entrare luce diretta. Come se l’architettura si mutasse in scultura per variare armoniosamente di effetto con il variare della luce. Infine vi è uno spazio scavato nella lastra di cemento, di misura di un quarto del modulo (un quadrato di 2,45 metri) adibito a focolare. Un punto di sosta, luogo dell’immaginazione, dove raccontarsi e lasciarsi trasportare in mondi lontani.
Il modulo Il padiglione riporta in pianta le misure ripetute del modulo che caratterizza la torre sia in pianta che in alzato: un quadrato che circoscrive una circonferenza di diametro 9,80 metri. In altezza il padiglione riporta le misure del modulo dimezzate.
(96) A sinistra il modulo utilizzato in pianta e a destra quello utilizzato in alzato. (97) A fianco il modulo ripetuto nel propsetto della torre e del padiglione.
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Come riferimento per il murales all’interno del corpo circolare del padiglione è stato preso in considerazione l’artista Gastón Castelló Bravo. Pittore e scultore alicantino della prima metà del XX secolo. Un artista mediterraneo per eccellenza e legato al luogo del progetto, del quale ha raccontato tramite le sue opere la storia passata e gli avvenimenti della guerra nel 1900. In particolare è stato scelto il mosaico realizzato per il comune di Alicante (immagine di riferimento nella pagine seguente).
(99) CASTELLÓ BRAVO, Gastón. (98) Assonometria del padiglione.
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(100) Pagina successiva. Mosaico a parete nel comune di Alicante. Opera di CASTELLÓ BRAVO, Gastón.
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Mies Van de Rohe, il padiglione a Barcellona, 1929
RIFERIMENTI DI PROGETTO
Partenone, 447 a.c
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Mies Van de Rohe, Farnsworth, 1945/1951
Philip Johnson, Glass House, 1949
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Mies van der Rohe, Collages & Disegni, 1969
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(105)
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Mies van der Rohe, Collages & Disegni, 1969
(107) Alberto Campo Baeza, Entre Catedrales Cadiz, 2009.
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DIDASCALIE IMMAGINI
(1) Elaborato personale (2) ATZENI A., NALDINI V., A.A. 2014/2015, Guardando il tempo da una torre sul mare, Facoltà degli studi di Firenze, Tesi di laurea in Architettura (3) https://www.google.com (4) (5) ATZENI A., NALDINI V., A.A. 2014/2015, Guardando il tempo da una torre sul mare, Facoltà degli studi di Firenze, Tesi di laurea in Architettura (6) BERTACCHI S., 2012, Modelli compositivi per la difesa “alla moderna” / L’esperienza di Giovanni Battista Antonelli, Tesi di Dottorato di Ricerca D.P.R. 11/7/1980 - Ciclo XXV - Dicembre 2012, Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Architettura: Disegno, Storia, Progetto (7) https://www.google.com (8) Elaborato personale (8) (9) ATZENI A., NALDINI V., A.A. 2014/2015, Guardando il tempo da una torre sul mare, Facoltà degli studi di Firenze, Tesi di laurea in Architettura (10) https://www.google.com (11) BERTACCHI S., 2012, Modelli compositivi per la difesa “alla moderna” / L’esperienza di Giovanni Battista Antonelli, Tesi di Dottorato di Ricerca D.P.R. 11/7/1980 - Ciclo XXV - Di156
cembre 2012, Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Architettura: Disegno, Storia, Progetto (12) https://www.google.com (13) BERTACCHI S., 2012, Modelli compositivi per la difesa “alla moderna” / L’esperienza di Giovanni Battista Antonelli, Tesi di Dottorato di Ricerca D.P.R. 11/7/1980 - Ciclo XXV - Dicembre 2012, Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Architettura: Disegno, Storia, Progetto (14) https://www.google.com (15) Elaborato personale (16) https://www.google.com (17) (26) Elaborato personale (27) ATZENI A., NALDINI V., A.A. 2014/2015, Guardando il tempo da una torre sul mare, Facoltà degli studi di Firenze, Tesi di laurea in Architettura (28) https://www.google.com (29) Elaborato personale (30) ATZENI A., NALDINI V., A.A. 2014/2015, Guardando il tempo da una torre sul mare, Facoltà degli studi di Firenze, Tesi di laurea in Architettura (31) https://www.google.com (32) https://www.google.com 157
(33) https://www.google.com
(73) (74) Screenshot da Autodesk Autocad
(34) (35) Foto scattata da me
(75) Elaborato personale
(36) Elaborato personale
(76) Foto fatta da me
(37)-(39) https://www.google.com
(77)- (81) https://weatherspark.com/averages/32020/Alicante-Benidorm-Costa-Blanca-Valenciana-Spain
(40) Foto di Pablo Navarro Rodriguez (41) Screenshot da Google Earth
(82) (83) Foto fatta da me
(42) Foto scattata da me
(84) Ripresa aerea della torre de Escaletes effettuata con il drone. Foto scattata da Pablo RodrĂŹguez Navarro.
(43)- (48) http://fototeca.cnig.es/
(85) Foto fatta da me
(49) (50) Foto scattata da me
(86) https://www.google.com
(51) https://www.google.com
(87) Screenshot da http://www.gva.es/
(52)- (57) Foto scattata da me
(88) https://www.google.com
(59) Istituto Geologico y Minero de Espana
(89) Foto fatta da me
(60) https://www.google.com
(90) Elaborato personale
(61)-(65) Foto scattata da me
(91) (92) https://www.google.com
(66)-(68) Elaborato personale
(93) (94) https://www.divisare.com
(69) Http://www.dronetools.es/dronequad/
(95)-(98) Elaborato personale
(70)-(72) Screenshot da Agisoft Photoscan
(99)-(107) https://www.google.com
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SOFTWARE UTILIZZATI
- Adobe InDesign CS5.5 - Adobe Photoshop CS6 - Adobe Premiere Pro CS5.5 - Agisoft PhotoScan Professional Edition - Autodesk AUTOCAD 2012 - Rhinoceros 5.0
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11 __TAVOLE
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Un primo ringraziamento è rivolto al Professore Giorgio Verdiani che mi ha permesso di partecipare a questo progetto internazionale spagnolo e che mi ha seguita in questo lavoro con dedizione e passione. Un secondo ringraziamento, ma non meno importante, va al Professore Pablo Navarro Rodrìguez che ci ha inclusi nell’iniziativa TOVIVA e guidati in queste bellissime terre valenciane. Un grande ringraziamento al Professore Michelangelo Pivetta che con la sua disponibilità e i suoi stimoli ha reso possibile la creazione del progetto. Alla mia famiglia che mi ha sempre appoggiata e incoraggiata nel seguire le mie passioni e nel raggiungere i miei obiettivi. A tutte le persone che hanno creduto e credono in me.
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Diletta Bettini dilettabettiniarch@gmail.com 185