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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 5 - maggio 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani

VERSO IL CONVEGNO DIOCESANO DEI GIOVANI SABATO 16 MAGGIO A NOVAFELTRIA

GIOVANI CAPACI DI STUPORE E... DI STUPIRE “N

on è più come una volta”. Frase sconsolata di adulti che paragonano la gioventù di oggi con quella dei loro tempi. Già Giovanni Locke, celebre filosofo inglese del XVI secolo, scriveva: “Io stesso in questi ultimi tempi sono stato richiesto di consiglio da parte di molti genitori, i quali confessano di non sapere più in che modo educare i figli”. Perfino Socrate ci ha lasciato questa testimonianza: “La gioventù, oggi, ama il lusso. Ha cattive maniere, non ha rispetto per gli anziani, chiacchiera invece di lavorare. I giovani rispondono ai genitori e irritano i loro insegnanti”. Chissà come reagirebbe Socrate alla vista di certi reality trasmessi dalle nostre tv. “Non è più come una volta”. Menomale, dico io! Ma non voglio cadere nella retorica: i giovani sono il nostro futuro, sono la nostra speranza, ecc. I giovani, invece, sono una ricchezza per l’oggi. In qualche modo, dobbiamo metterci alla loro scuola ed osservare attentamente la profezia di cui sono portatori. Il nuovo che avanza mette in apprensione, è normale, ma l’attenzione e l’ascolto sono la forma previa all’educazione. C’è chi immagina i giovani in viaggio su una grande nave da crociera. Gli adulti stanno “tranquilli” a vederli nel salone delle feste; “tranquilli” purché restino dentro fra luci sfavillanti, coppe di champagne e bella gente. Importante non salgano nella cabina di comando. Nel salone delle feste non corrono rischi, sono al sicuro e la nave va…

Il mondo dei giovani è anzitutto da conoscere. Significative le “foto” scattate dall’Istituto di Ricerca “Giuseppe Toniolo” dell’Università Cattolica di Milano: “La Condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2014 (edizioni ‘il Mulino’)”. Il primo dato: i giovani si ritrovano a fare il loro ingresso nella vita adulta “in condizioni di particolare incertezze e disorientamento” e, sempre più spesso, spettatori passivi. È importante assumere il loro sguardo per capire le sfide che li aspettano e per dotarli di strumenti adeguati per vincerle. Nessun altro può farlo al loro posto, ma nessun giovane può riuscirci se abbandonato a se stesso. Le “foto” colgono diversi aspetti: dalla formazione al lavoro, dalla fiducia sociale alla partecipazione e, infine, alla domanda di felicità. Nell’ambito della fede alcuni ci sorprendono per la radicalità, altri per l’apertura al mistero. Ne abbiamo prova nella nostra diocesi: da aprile a giugno stiamo assistendo alla professione religiosa di ben sei giovani. Dietro di loro ci sono comunità, gruppi, educatori e tutto un humus che consente una tale germinazione e che non sempre sappiamo vedere ed apprezzare. Si tratta di spazi di meditazione e condivisione e di tempi di ascolto; spazi e tempi che vanno garantiti con continuità. A questo ci aiuta l’UfContinua a pag. 2


MONTEFELTRO ficio di Pastorale Giovanile con le sue proposte e con il servizio di coordinamento. Dunque, ascoltare i giovani: che cosa dicono di sé e di noi? Cosa pensano delle nostre comunità e della loro esperienza di fede? Ho partecipato ad incontri per la preparazione alla “Giornata diocesana dei giovani” che si terrà sabato 16 maggio a Novafeltria. Ho notato come si va rafforzando quella rete di cuori che avrà la sua piena visibilità in quel giorno. E sarà un dono per l’intera comunità. Garantito. Un segno forte in quella Giornata sarà l’innesto di un gruppo di giovani che hanno fatto scelte vocazionali o che ad esse si stanno preparando con i giovani convegnisti. Una “incursione” promettente e significativa. Occorre andare oltre certi cliché e pregiudizi. I giovani, al di là dell’immagine a volte scomposta o spregiudicata che offrono di sé, hanno cuore e intelligenza capaci di sogno, di entusiasmo, di dono di sé. Su questo presupposto la possibilità per la nostra dedizione educativa. Ci soccorrono lo stile e il programma pedagogico di San Giovanni Bosco: senza fede nei giovani sarà vano ogni proposito educativo. Nell’estate di qualche anno fa supplivo un collega in una chiesa sui Lidi ferraresi. Dopo una affollatissima Messa vespertina sono sceso sulla riva del mare per una passeggiata. Ho tolto gli occhiali e li ho appoggiati su una barca ormeggiata. S’era fatto buio, recitavo il rosario. Rincasando mi sono accorto di averli dimen-

MONTEFELTRO PerIodICo dellA dIoCeSI dI SAn MArIno -MonTeFelTro NUOVA SERIE Anno LXI - N. 5 - maggio 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956 Iscritta al R.O.C. n. 22192 del 19.4.2012

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Associato alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici

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DALLA PRIMA

ticati. Ho rinviato al mattino seguente il recupero. La spiaggia alle cinque era già piena di giovani. Alcuni sdraiati coi vestiti della sera, altri un po’ sbronzi; altri erano seduti in piccoli capannelli, mentre qualcuno strimpellava la chitarra nella generale indifferenza. Evidentemente erano appena tornati dalle discoteche. Dentro di me montavano pensieri amari e negativi sulla gioventù. Improvvisamente una ragazza che passeggiava sul bagnasciuga s’è messa a

gridare: “Guardate! Guardate!”. Con i calzoni rimboccati fino al ginocchio era entrata nell’acqua. S’era fatto un grande silenzio e tanti altri l’hanno seguita. Che cosa accadeva? Lo spettacolo di ogni mattino: il disco solare appariva all’orizzonte come uscisse dal mare, creando sulle onde riflessi incantevoli. Sono stato smentito: i giovani sono capaci di stupore. Ed ho pensato: “Siamo salvi!”. @ Andrea Turazzi Vescovo di San Marino-Montefeltro

IL TERREMOTO CHE HA FATTO TREMARE MEZZA ASIA (6,6 MILIONI LE PERSONE COLPITE, STIMA L’ONU) HA PROVOCATO VITTIME ANCHE IN INDIA, BANGLADESH E TIBET

IL DRAMMA DEL NEPAL DEVE ESSERE CONDIVISO IN ITALIA ANNUNCIATA LA COLLETTA NAZIONALE DELLA CEI DOMENICA 17 MAGGIO IN TUTTE LE CHIESE Le vittime del terremoto che ha sconvolto il Nepal continuano ad aumentare. Quelle accertate sono oltre 7.000, i feriti provenienti da ogni parte del Paese sarebbero almeno 12mila. È uno scenario di distruzione e morte quello che si presenta a Kathmandu. Il Papa “ha appreso con profonda tristezza del terremoto e della conseguente perdita di molte centinaia di vite in Nepal, così come nei Paesi vicini”. È quanto si legge nel telegramma inviato a nome del Papa dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a Monsignor Paul Simick, vescovo del Vicariato Apostolico del Nepal. Il Papa “esprime la sua solidarietà verso tutte le persone colpite da questa sciagura e assicura ai familiari delle vittime la sua vicinanza nella preghiera”. Francesco “affida le anime degli scomparsi all’amore misericordioso dell’Onnipotente e rivolge incoraggiamenti alle autorità civili e alle forze di emergenza mentre continuano i loro sforzi nel soccorso – si legge ancora nel testo – e l’assistenza a quanti sono stati colpiti da questa tragedia”. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha prontamente deciso lo stanziamento dai fondi 8xmille di 3 milioni di euro, destinandoli alla prima emergenza attraverso monsignor Salvatore Pennacchio, Nunzio Apostolico in India e Nepal. L’Unicef lancia l’allarme: sarebbero almeno 940mila i minori a rischio nella regione distrutta dal sisma che hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente. L’Unicef sta mobilitando staff e aiuti di emergenza per supplire alle necessità più immediate della popolazione. L’emergenza, spiegano dall’Unicef, rende “i bambini particolarmente vulnerabili”, per la mancanza di acqua potabile, i problemi medico-sanitari e per il fatto che molti di questi bambini possono essersi trovati separati dalle famiglie. Oltre agli aiuti già sul posto, l’organizzazione ha predisposto l’arrivo nel paese di 120 tonnellate di aiuti umanitari che comprendono materiale medico ed ospedaliero, tende, coperte.

MAGGIO IL MESE DI MARIA Ricordiamo a tutti i fedeli della Diocesi l’incontro di preghiera con Maria nel mese di maggio, soprattutto in quelle Parrocchie in cui, per vari motivi, il Parroco o un sacerdote non guideranno la funzione. La Madonna sarà ancora più contenta se sarà anche il solo nostro cuore a desiderare di esserLe acconto, con ancora maggiore frequenza, in questo mese, con la recita del Santo Rosario.


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UFFICIO LITURGICO

L’ANNO LITURGICO: TEMPO ORDINARIO di don Raymond Nkindji Samuangala* Se “l’Anno liturgico è il dispiegarsi dei diversi aspetti dell’unico mistero pasquale” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1171), si può affermare allora che nel cosiddetto Tempo Ordinario noi celebriamo principalmente “Cristo nel quotidiano e nei suoi santi”. Il Tempo Ordinario fa una lettura globale del mistero di Cristo, a partire dal suo nucleo fondamentale originario: la domenica. Come abbiamo già detto, nella domenica, infatti, si perpetua l’attuazione del mistero pasquale della morte, risurrezione e ascensione del Signore e venuta dello Spirito Santo, culmine e sintesi di tutto il cammino di invocazioni, di accoglienza del dono di salvezza e di attesa del suo pieno e definitivo compimento nella domenica senza tramonto. Il fatto di leggere il Vangelo in modo quasi continuativo durante il Tempo Ordinario rappresenta la proclamazione di Cristo Signore risorto, contemplato, episodio dopo episodio, nella sua vita stori-

ca tra gli uomini. Nella quotidiana contemplazione delle parole e dei gesti di Gesù possiamo cogliere l’atteggiamento di fondo che guida la vita di Cristo, e cioè la sua disponibilità a compiere la volontà del Padre sino all’offerta di tutto se stesso. Celebrare Cristo nel Tempo Ordinario significa prendere sul serio l’essere discepoli, ascoltare e seguire il Maestro nel vissuto quotidiano non per mettere fra parentesi la vita ordinaria ma per sottolinearla come momento salvifico. È il vivere profondamente la “fede al quotidiano”, non una fede sporadica, di “grandi occasioni”. La stessa lettura semicontinua di altri libri dell’Antico e del Nuovo Testamento ci offre la possibilità di misurare la nostra sequela/imitazione di Gesù con le grandi attese del popolo di Dio e con la perseverante fedeltà delle primitive comunità cristiane. Il Tempo Ordinario è quindi un tempo di continuo raffronto e di innesto fra il

mistero di Cristo e la vita dei cristiani. La maggior presenza nel Calendario delle feste della Madre del Signore, dei martiri e dei santi in questo periodo dell’anno liturgico è da considerarsi nella prospettiva di un approfondimento del mistero di Cristo in noi. I santi, infatti, e in particolar modo i martiri, partecipano della pienezza del mistero pasquale del Signore, e la loro santità esiste in funzione di questa partecipazione. I santi sono tali nella misura in cui si identificano con Cristo, nella misura in cui vivono in pienezza di comunione con il Cristo della Pasqua. È in questo contesto che Maria e tutti i santi vengono proposti come modelli di vita cristiana e validi intercessori del popolo di Dio (cfr. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, nn. 103-104). * Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti

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VITA DELLA CHIESA

PAPA FRANCESCO: “vivere la Pasqua con umiltà e coraggio” «PACE CHIEDIAMO PER QUESTO MONDO SOTTOMESSO AI TRAFFICANTI DI ARMI CHE GUADAGNANO CON IL SANGUE DEGLI UOMINI E DELLE DONNE».

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otte di veglia fu questa per i discepoli e le discepole di Gesù. Notte di dolore e di paura. Gli uomini rimasero chiusi nel cenacolo. Le donne, invece, all’alba del giorno dopo il sabato, andarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù. Il loro cuore era pieno di commozione e si domandavano: “Come faremo ad entrare?, chi ci rotolerà la pietra del sepolcro?...”. Ma ecco il primo segno dell’Evento: la grande pietra era già stata ribaltata e la tomba era aperta! … Le donne furono le prime a vedere questo grande segno: la tomba vuota; e furono le prime ad entrarvi…“Entrate nel sepolcro”. Ci fa bene, in questa notte di veglia, fermarci a riflettere sull’esperienza delle discepole di Gesù, che interpella anche noi. Per questo, in effetti, siamo qui: per entrare, entrare nel Mistero che Dio ha compiuto con la sua veglia d’amore. Con questo annuncio ci ha raggiunti il Santo Padre la notte di Pasqua. Parole che hanno la forza della Buona Novella provando in chi le ascolta il desiderio di entrare nel Mistero perché la Pasqua di Cristo non rimanga un fatto storico o intellettuale che non riguarda la nostra vita oggi. Con forza e determinazione, Francesco ha esortato a vivere la Pasqua con un atteggiamento umile e coraggioso, guardando alle discepole che mosse da un grande amore per il maestro, si sono incamminate presto verso il sepolcro e furono le prime annunciatrici della Resurrezione! Nella sua veglia d’amore, Dio ha mosso il cuore delle donne che con il loro slancio femminile e passionale, uscirono dalla paura per incontrare l’Amore. Solo così, ricordava il Papa, si va oltre le proprie sicurezze, oltre l’indifferenza e la pigrizia per metterci alla ricerca della verità, la bellezza e l’amore e si scende dal piedistallo del proprio orgoglio per incontrare Dio e il fratello. La domenica di Pasqua nel messaggio Urbi et Orbi Papa Francesco ricorda i tanti focolai di conflitto e chiede di non cedere «all’orgoglio che alimenta violenza e guerre». «Pace chiediamo per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne».

Il Papa ha passato in rassegna quasi tutte le realtà oggi martoriate da conflitti o persecuzioni, affidando ai fedeli la missione di essere promotori e operatori di pace, perché testimoni della vittoria di Cristo sulla morte, sulla propria morte: «Con la sua morte e risurrezione – spiega – Gesù indica a tutti la via della vita e della felicità: questa via è l’umiltà, che comporta l’umiliazione. Questa è la strada che conduce alla gloria. Solo chi si umilia può andare verso le “cose di lassù”, verso Dio. L’orgoglioso guarda “dall’alto in basso”, l’umile guarda “dal basso in alto”». «Per entrare nel mistero – ricorda il Pontefice, rievocando il gesto di Pietro e Giovanni che si sono dovuti piegare per entrare nel sepolcro vuoto – bisogna “chinarsi”, abbassarsi. Solo chi si abbassa comprende la glorificazione di Gesù e può seguirlo sulla sua strada. Il mondo propone di imporsi a tutti i costi, di competere, di farsi valere… Ma i cristiani, per la grazia di Cristo morto e risorto, sono i germogli di un’altra umanità, nella quale cerchiamo di vivere al servizio gli uni degli altri, di non essere arroganti ma disponibili e rispettosi». «Questa non è debolezza – spiega Francesco – ma vera forza! Chi porta dentro di sé la forza di Dio, il suo amore e la sua giustizia, non ha bisogno di usare violenza, ma parla e agisce con la forza della verità, della bellezza e dell’amore». «Pace e libertà» ha chiesto ancora Francesco «per tanti uomini e donne soggetti a nuove e vecchie forme di schiavitù da parte di persone e organizzazioni criminali. Per le vittime dei trafficanti di droga, tante volte alleati con i poteri che dovrebbero difendere la pace e l’armonia nella famiglia umana. Infine l’annuncio «consolante» di Gesù – «Non temete, sono risorto e sarò sempre con voi!» – rivolto «agli emarginati, ai carcerati, ai poveri e ai migranti che tanto spesso sono rifiutati, maltrattati e scartati; ai malati e ai sofferenti; ai bambini, specialmente a quelli che subiscono violenza; a quanti oggi sono nel lutto; a tutti gli uomini e le donne di buona volontà». Monache Agostiniane - Pennabilli


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LA TERZA

“ L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA” Un fatto al mese di Suor Maria Gloria Riva *

LA MADONNA DELL’UVA

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el periodo pasquale i simboli dell’uva e della vite sono al centro dell’interesse della liturgia e della Parola. Il grappolo d’uva è un soggetto iconografico insolito, ma estremamente biblico. Il grappolo d’uva fu il segno che i primi esploratori portarono al popolo entrando nella Terra Promessa. Così l’uva nella Bibbia (e poi nell’arte) è diventata progressivamente segno del Messia e di coloro che lo riconoscono e lo seguono.

La Vergine Maria è la vite feconda per eccellenza, la Sposa che ha introdotto il Re dei Re nelle stanze del mondo. Questo è il tema sviluppato dal raro soggetto iconografico della Madonna dell’uva. La bellissima e antica preghiera mariana Sub tuum praesidium, narra della Vergine Madre come protezione e rifugio e se il popolo sa di poter trovare riparo sotto il manto della Madonna è perché Cristo, per primo nella sua infanzia, trovò rifugio in lei. Così del resto ce la presenta Pierre Mignard, celebre ritrattista della famiglia reale e della corte di Luigi XIV, in una tela conservata presso il museo del Louvre a Parigi, dal titolo: La Madonna dell’Uva. Il dipinto presenta un Cristo bambino che, mentre ci guarda, si nasconde sotto il velo della Madre. Un gesto carico di significato: quello immediato e spontaneo di ogni bambino, ma anche quello di quel Bambino, il Messia, che guardando verso di noi, suo popolo, già intuisce il rifiuto e la passione a cui andrà incontro offrendo il suo sangue. Il grappolo d’uva, dunque, tenuto tra le mani e del Figlio e della Madre rappresenta già simbolicamente quel corpo che sarà spremuto sotto il torchio della croce. Rafforza questa simbologia la postura dei piedi del Bambino, già incrociati

come lo saranno sul legno della croce, stretti dal chiodo. Lo dicono poi, anche, i colori dell’abito di Maria. Se nelle annunciazioni la Vergine veste rosa e azzurro e, sotto la cro-

linfa vitale che dalla vite passa nelle membra dei suoi fino a raggiungere l’ultimo chicco. Quel vino che nella mensa eucaristica diventa il sangue del Redentore è frutto, come narra un antico testo cristiano, la Didaché, di tanti acini raccolti per ogni dove e spremuti nel torchio della prova. Un vino, un sangue dell’uva, come si dice in ebraico, che racconta l’unità della Chiesa sigillata in un patto di alleanza fondato sulla carità di Cristo. Dietro la Madre si vede una finestra il cui panorama è semi-oscurato da una tenda. Spesso dal XVI secolo in poi la tenda in opere religiose veniva a significare la vita dell’uomo, un rimando a un testo biblico che definisce il corpo come una tenda d’argilla che grava sull’anima.

Pierre Mignard, Madonna dell’Uva Parigi, Museo del Louvre

ce, blu notte e porpora viola, qui il rosso dell’abito e il blu del manto segnano il passaggio della presa di coscienza, da parte di Maria, del destino del Figlio e la sua progressiva accettazione ad essere associata a tale sorte. Il Fiat di Maria detto fin da subito, libero e totale, deve pur tuttavia maturare dentro la consapevolezza del disegno di Dio e gli eventi della storia che lo orientano e lo precisano. Quel grappolo tuttavia, possiede un altro significato, lo stesso indicato da Gesù ai suoi, nell’ora della passione: «Io sono la vite e voi i tralci, chi rimane in me porta molto frutto». Quel grappolo, dunque, siamo noi, legati indissolubilmente, per la fedeltà dei tralci, alla vite che è Cristo, mediante la

Qui la tenda, in effetti, cela un panorama piuttosto cupo, presago di tempesta, la stessa che si abbatterà sul quel Figlio. Per questo la Madre è colta in questo gesto protettivo. Una Madre seduta su un trono, quasi una Madre in cattedra che in-segna ai figli del suo Figlio come affrontare le tempeste della vita. Accanto alla cattedra, infatti, si vede un canestro di frutti, tra cui un altro grappolo d’uva accanto a due mele, simbolo di quel peccato originale che Cristo con la sua Incarnazione passione morte e risurrezione ha definitivamente cancellato.

Questo dunque insegna la Vergine Madre: affidarsi alla custodia di quel Bimbo e della sua Vergine Madre, come il grappolo che insieme tengono fra le mani, aiuta a superare le tempeste della vita e a raggiungere la salvezza finale. Aiuta soprattutto a portare nel mondo un frutto duraturo di grazia e di comunione. * Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia


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ORDINI RELIGIOSI DIOCESANI

SORELLE POVERE DI SANTA CHIARA In questo numero presentiamo l’Ordine religioso delle Sorelle Povere di “Santa Chiara” che hanno in Diocesi due Monasteri: a San Marino (dieci sorelle) e a Sant’Agata Feltria (16 sorelle). È ad Assisi che l’Ordine è nato, nel convento di San Damiano dove i cuori credenti e innamorati di Francesco e Chiara si appassionarono al Crocifisso povero. Era l’inizio del secolo XIII e da ormai 800 anni continua la loro avventura, quella di riscoprire ogni giorno la gioia e la bellezza di vivere insieme il Vangelo del Signore Gesù. Il nome Sorelle Povere esprime il carisma che è stato donato loro e che custodiscono come tesoro prezioso: vivere in fraternità, senza alcun possesso.

RISCOPRIRE OGNI GIORNO LA GIOIA E LA BELLEZZA DI VIVERE IL VANGELO “Il Figlio di Dio si è fatto nostra via (cfr. Gv 14,6); e questa, con la parola e con l’esempio (cfr. 1Tm 4,12), ci indicò e insegnò il beato padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di lui”. (Santa Chiara di Assisi, Testamento, 5: FF 2824) La nostra vita di sorelle povere prende forma dall’incontro di Chiara d’Assisi con il volto del Cristo povero e crocifisso attraverso la mediazione di Francesco, divenuto “pazzo nel mondo” per Suo amore. Chiara, come Francesco e i suoi primi compagni, riconosce nel Crocifisso l’estrema rivelazione dell’Amore con cui il Padre ama ogni uomo: è Lui il Vangelo che ci indica la Via della vita. Nella scoperta gioiosa e riconoscente di questo Amore, la vita di Francesco e Chiara si fa risposta, restituzione, rendimento di grazie: una vita eucaristica, a immagine del Figlio. La misura e il fondamento della nostra forma di vita, quindi è vivere la medesima povertà del Povero, l’obbedienza e consegna del Figlio che depone la sua volontà nella volontà del Padre, l’Amore estremo del Figlio che tutto si dona, nell’unica appartenenza al Padre e ai fratelli. Ed è una vita che si consuma nel “piccolo chiostro” di ogni fraternità, spazio privilegiato che ci apre alla relazione amante con Dio e i fratelli, custodita nel silenzio della preghiera e della vita donata. Vivendo “corporalmente rinchiuse”, l’esperienza del Cristo povero e crocifisso fa di noi delle pellegrine, come un piccolo gregge contento di Dio solo, in cammino ogni giorno, per divenire Vangelo, memoria di Lui in mezzo ai fratelli e alle sorelle del mondo. Siamo perciò sorelle povere, in una vita di altissima povertà e santa unità. Ed è il Signore stesso che ci fa sorelle e povere dove la povertà altissima (quella del Figlio di Dio) rende possibile la santa unità ed è da essa custodita. Si è sorelle perché ci si riconosce povere, sorelle lì dove abbiamo bisogno di Lui e di chi ci è accanto. La fraternità non nasce dal mettere insieme i doni di ciascuno, ma dalla piccolezza e dalla povertà di ognuna, una creaturalità che si è consegnata a Dio, che si è lasciata salvare e che diventa quindi luogo della condivisione della misericordia, del cammino gioioso di chi tutto ha ricevuto. La santa unità è la forma quotidiana del Vangelo: cioè il Vangelo è compreso e realizzato come sorelle, vivendo la ricerca continua della comunione che il Signore suscita e alimenta, con un unico cuore e un’unica anima… come amava ripetere Chiara che si definiva: “Una cum sororibus suis” (Chiara di Assisi, RegSCh 1,4: FF 2750). La nostra diocesi accoglie due fraternità di sorelle povere di Santa Chiara: in Sant’Agata Feltria e in San Marino.

Le origini del monastero di Sant’Agata Feltria sono molto antiche. Secondo la tradizione, è stato fondato nel 1218 da Sant’Agnese, sorella di Santa Chiara, a Sant’Antimo, località sulla strada che conduce in Toscana, distante 10 km da Sant’Agata. Quindi a soli sei anni di distanza da quello di San Damiano. Dopo circa un secolo le sorelle furono costrette ad abbandonare il monastero sia per ragioni climatiche che di sicurezza e si unirono alla comunità di San Vincenzo, presso Rocca Pratiffi.

Le Sorelle povere del Monastero di Sant’Agata Feltria

Questo monastero era sorto verso la metà del XIII secolo, con tutta probabilità fondato dallo stesso monastero di Sant’Antimo che stava già preparando il proprio trasferimento. Nel 1257 Papa Alessandro IV dà la regola di Santa Chiara ai due monasteri ponendoli anche sotto la giurisdizione del Provinciale dei Minori di Bologna. Nel 1297 alle sorelle di Sant’Antimo è consegnata la Regola di Urbano IV. Per oltre due secoli le sorelle abitarono il convento di San Vincenzo poi, verso la fine del XV secolo (o al principio del XVI), si trasferirono in Sant’Agata Feltria. Nel 1561, una frana travolse tutto il borgo di Sant’Agata e il monastero fu distrutto. Le sorelle furono accolte nel fabbricato, che occupano tuttora, presso la chiesa di Santa Maria Maddalena appartenente ai marchesi Fregoso, signori di Sant’Agata. Nel 1500 le sorelle tennero un educandato, al quale era adibita una parte del monastero adiacente alla chiesa, che rimase aperto sin verso la fine del 1800. Nel 1810 il monastero subì la soppressione napoleonica (Decreto 25 aprile 1810) e le sorelle, private di ogni cosa, fu-


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ORDINI RELIGIOSI DIOCESANI

cera (Gesù bambini, ceri pasquali), la produzione di immaginette e ricordini. Il Monastero di Santa Chiara in San Marino fu fondato il 28 aprile 1609 quando giunsero due sorelle clarisse provenienti dal monastero di Castel Durante, l’odierna Urbania, già attese da dodici giovani che avevano manifestato l’intenzione di far parte della nascente comunità, voluto dalle autorità governative e dal popolo sammarinese “acciò maggiormente da ogni sorta di religione con le sante orazioni, digiuni et sacrifitii si pregasse sempre il Signore per il mantenimento di detta Repubblica, pace et unione del Popolo et Cittadini, acciò vivendo da veri et cattolici Cristiani potessero sperare di godere il Cielo dopo la morte”1 . Non avendo subìto né le soppressioni napoleoniche né quelle del Regno d’Italia le sorelle sono state presenti ininterrottamente fino ad oggi. Quasi dalla fondazione esisteva, all’interno del Monastero, l’educandato. Nei secoli la provenienza sociale delle ragazze che venivano accolte cambiò molto: se fino a quasi tutto l’800 si trattava di giovani provenienti dalle famiglie e aristocratiche di San Marino, nella seconda metà dell’800 provenivano da famiglie di proprietari terrieri o contadine; negli ultimi trent’anni di attività, furono accolte bambine e giovani provenienti da famiglie povere o in condizioni disagiate alle quali si assicuravano gratuitamente il vestiario, il cibo, l’educazione e l’istruzione. Questo impegno educativo ha portato a dire le Istituzioni e i Cittadini della Repubblica che se le donne di San Marino hanno imparato a leggere e a scrivere ciò lo si deve all’opera delle Monache del Santa Chiara. L’educandato venne chiuso nel giugno 1956 quando la Comunità fece la scelta della vita integralmente contemplativa fino ad arrivare, nel 1982, a professare la Regola di Santa Chiara. Fino a tutto l’800 le sorelle erano nella gran maggioranza sammarinesi e questo ha fatto sì che il Santa Chiara fosse partecipe della vita politica e sociale del Paese. Le fonti storiche ricordano che anche all’epoca dell’occupazione del territorio sammarinese da parte del Card. Alberoni, che aveva come obiettivo l’annessione del territorio allo Stato della Chiesa, le Madri e le sorelle tutte presero una decisa posizione a favore del mantenimento della libertà e dell’autonomia della Repubblica. Oggi la fraternità è costituita da dieci sorelle, alcune di età molto avanzata ma anche con qualche giovane, e continua ad essere una comunità contemplativa, cioè un gruppo di persone, donne, convocate dallo Spirito del Signore che, rese sorelle, vivono insieme nella preghiera, nella lode, nel ringraziamento, intercedendo per tutti; sorelle che vivono una vita semplice tutta tesa alla ricerca dell’unificazione interiore: cioè sorelle che tendono ad essere uno con se stesse, con gli altri, con Dio. 1

Le Sorelle povere del Monastero di Sant’Agata Feltria

rono costrette a tornare alle proprie famiglie. Ma una sorella prese in affitto il braccio più antico del fabbricato per custodire il Coro e la Chiesa, salvando così, per circa cinque anni, il possesso della parte più importante del monastero. Nel 1814, le sorelle Clarisse tornarono al loro monastero, in numero sensibilmente ridotto, ma al risorgere delle sorti del paese corrispose la ripresa della vita claustrale. Lungo il XIX secolo le sorelle proseguirono a vivere la nostra vita tra vicende alterne, evitando la chiusura con la legge del 1866, con la quale furono incamerati tutti i beni religiosi, e superando periodi in cui la fraternità si era notevolmente ridotta di numero. All’aprirsi del XX secolo la comunità conobbe una nuova fioritura vocazionale. Nel corso degli anni ’70 le sorelle della comunità chiesero ed ottennero l’aiuto di una sorella che guidasse la comunità dalla vicina fraternità di Clarisse di San Marino: M. M. Luigia Albertini. Grazie alla sua presenza e lungimiranza, all’inizio degli anni ’80, le sorelle si rivolsero al monastero di Albano Laziale per chiedere la presenza di alcune sorelle che portassero un nuovo slancio evangelico nella comunità che da quasi 25 anni non accoglieva più alcuna giovane. Dal 1983 la comunità ha progressivamente cambiato volto con l’ingresso di diverse giovani, provenienti da tutt’Italia. Oggi la comunità è costituita da 16 sorelle di cui 1 novizia. In questi anni la fraternità si è aperta all’accoglienza (presso la foresteria del monastero) di gruppi e singoli che chiedono che venga loro spezzata la Parola e di condividere la preghiera liturgica. Particolare importanza ha il lavoro: sono attivi i laboratori per la realizzazione di icone (sia dipinte che incollate), la lavorazione del cuoio, la confezione di bomboniere per ogni evento del cammino cristiano, la produzione di oggetti in legno (presepi, piccoli manufatti in legno), il laboratorio della

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ARCHIVIO DEL MONASTERO SANTA CHIARA, Cronaca ovvero Relazione del principio, origine, fondamento, eretione e presente stato del Monastero, et Convento delle RR. Suore di Santa Chiara della Repubblica di San Marino (d’ora in poi C.F.), p. 3.

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CRONACA

L’INSEDIAMENTO DEGLI ECCELLENTISSIMI CAPITANI REGGENTI

ANDREA BELLUZZI e ROBERTO VENTURINI Mercoledì 1º aprile si è svolta a Palazzo Pubblico la cerimonia di Insediamento dei Capitani Reggenti Andrea Belluzzi e Roberto Venturini. Entrambi salgono per la prima volta alla suprema magistratura. Era stato il Segretario di Stato per gli Affari Interni, Gian Carlo Venturini, a dare l’annuncio, come di consueto, dal balcone centrale del Palazzo Pubblico con la seguente formula: Per

ordine della Ecc.ma Reggenza pro tempore annuncio al popolo della libera Terra di San Marino, che il Consiglio Grande e Generale, nella seduta odierna, invocata l’assistenza del nostro glorioso Patrono, per la salute e la libertà della nostra antica Repubblica, ha eletto Capitani Reggenti per il semestre 1° aprile 2015 - 1° ottobre 2015 i Signori Andrea Belluzzi e Roberto Venturini.

OMELIA DEL VESCOVO MONS. ANDREA TURAZZI nella celebrazione di insediamento BASILICA DEL SANTO MARINO - 1 APRILE 2015 Eccellenze, di fidarsi, è come Signore, Signori, frasmettere di respirare. telli e sorelle, Abbiamo questa Gesù ha dichiarato legge scritta dentro: è il suo ardente desidegià nel riflesso sponrio di fare Pasqua. taneo, naturale, con Nel parallelo di Luca cui il neonato stringe il desiderio viene eforte il dito che gli spresso con una foroffriamo. Eppure nesma particolare: «Desuno può garantirci siderio desideravi» che sia sempre così. (Lc 22,15). E di rinE allora c’è chi calzo gli apostoli, non ci pensa. C’è chi amici intimi: «Dove trova modo di distrarvuoi che ti prepariasi. C’è chi confida mo?» (Mt 26,17). nella fortuna. C’è Quanta attenzione per persino chi si affida il Maestro, quanta preall’oroscopo! Cerimonia d’insediamento: discorso del Nunzio apostolico mura, quanta solleciI cristiani sanno tudine. Ad un desideche occorre fidarsi rio, subito una disponibilità… Normalmente nei rapporti funziona nonostante tutto e – aggiungo – affidarsi. Affidarsi a chi? così, quando le relazioni sono autentiche e nella verità. Ci si fida. Sanno bene che nemmeno la prossima mattina è garantita e Ci può essere – e c’è – l’imprevisto, l’incidente. Nel caso di che è stato scritto: «Nessuno conosce il giorno e l’ora». E tuttaGesù e del gruppo degli apostoli c’è Giuda! Egli tradisce la fidu- via i cristiani non vivono nella paura: certi di non essere atomi cia. Tra gli intimi è uno dei più intimi: attinge la mano nel piatto smarriti nell’universo, certi di non essere cose da nulla. Sanno di stesso di Gesù. Con lui siamo al primo atto della tragedia. «Colui essere figli. che mangia il pane con me alza il suo calcagno contro di me» Questo è il fondamento dell’antropologia cristiana. Così Gesù (Sal 41,10 citato in Gv 13,18). Per spiegare meglio lo sconcerto sta sulla scena di quell’ultima cena, quando sopraggiunge la sera provato da Gesù ricorro ad un fatto di cronaca che, in questi gior- (cfr. Mt 26,20). Gli eventi precipitano, ma lui li signoreggia. Si ni, ci ha lasciato attoniti. La tragedia del volo Germanwings ha affida al padre. prodotto qualcosa di simile all’incrinatura sul pavimento o nel È lui che ha insegnato la preghiera del Padre Nostro, preghieterreno sul quale camminiamo e che siamo abituati a considerare ra dell’abbandono fiducioso: sia fatta la tua volontà. Certezza di solido e stabile. Fuori di metafora, quel terreno è la fiducia col- un Dio buono che conosce tutti, per nome, uno ad uno. lettiva che, fin da bambini, siamo chiamati ad avere nel prossimo. Gesù, gli apostoli, Giuda… E non solo in chi ci vuole bene. Ogni gesto, dal più elementare Signore, dacci il coraggio di fidarci dell’altro, nonostante tutto; che compiamo ogni mattina, è possibile solo dentro questa fidu- di correre il rischio di vivere in pienezza. cia nell’altro. Sì, la nostra vita è fondata su una citata e profonda Signore, veglia su ciascuno di noi perché non tradiamo la fifiducia: che tutti, benché diversi o magari divisi e avversari, si ducia riposta in noi. tenda ad un bene comune. Come ci ricorda con la sua testimonianza il santo fondatore di Non possiamo smettere di fidarci. questa antica e nobile Repubblica: l’autorità è servizio e il buon È proprio del nostro DNA il mettere la vita nelle mani del esempio il suo primo corollario. prossimo e, a nostra volta, di essere custodi della loro. Smettere Santo Marino prega per noi!


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FNP-CISL PENSIONATI


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ORDINAZIONI IN DIOCESI

La Diocesi di San Marino-Montefeltro ha un nuovo diacono Domenica 12 aprile in cattedrale il Vescovo Mons. Andrea Turazzi ha conferito il Sacramento dell’Ordine del Diaconato a Pier Luigi Bondioni. Alla solenne celebrazione liturgica erano presenti numerosi sacerdoti, religiosi e religiose della Diocesi con tantissimi fedeli e amici del neo Diacono, oltre ai familiari e parenti provenienti da Brescia. Pier Luigi è nato il 23 maggio del 1976 nella città lombarda dove ha iniziato gli studi in Seminario all’età di 14 anni concludendoli a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana con gli studi in Storia Ecclesiastica. È stato accolto in Diocesi nel dicembre del 2012 presso la Parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice in Dogana (RSM) abitando provvisoriamente per sei mesi a Casa San Michele. Da qui si è trasferito a vivere in Parrocchia, a Dogana. Svolge servizio pastorale nella Parrocchia di Novafeltria e presso l’Ospedale Sacra Famiglia.

L’Omelia del Vescovo At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31 Abbiamo iniziato con una preghiera sublime che interpreta una molteplicità di sentimenti. Una preghiera che abbiamo innalzato “al Dio di eterna misericordia” accompagnata dai nostri canti (oggi è la Domenica della Divina Misericordia). “Signore, ravviva la fede”, perché diventiamo consapevoli di come tu sei all’opera nella nostra vita. “Accresci la grazia”, cioè l’esperienza della tua prossimità in ogni circostanza della nostra esistenza, avvolgendola di sacralità. “Donaci di comprendere”: – l’inestimabile ricchezza del Battesimo, perché non resti confinato nel ricordo dell’infanzia e le sue acque gorgoglino costantemente le Parole che il Padre ha pronunciato su di noi: “Tu sei mio figlio, l’amato, sorgente della mia gioia (oggi è la Domenica in Albis); – lo Spirito che ci rigenera, effuso nei nostri cuori dal Signore Risorto, lo stesso Spirito che aleggiava sulle acque primordiali, che ha reso divino l’uomo fatto di creta; – il Signore che ci ha redenti con un atto d’amore costato il suo sangue, sangue che ci fa popolo regale, profetico e sacerdotale, assemblea santa! Ma questa sera non possiamo non cantare anche la grazia e la gioia dell’ordinazione diaconale di un fratello: Pier Luigi. Ma chi è il diacono? Propriamente uno al quale il Signore fa il dono di diventare come lui, servo. È una grazia essere servo? Preciso. Non un servo stipendiato; non un servo a ore o a cottimo. Il ministero non viene conferito in vista di una carriera (qui non è ammessa altra carriera che la scalata alla santità!), né in vista di vantaggi particolari e – fuori di metafora – non per autorealizzazione (anche se il diacono sperimenta quanto è bello servire il Signore e come allarghi il cuore dedicarsi agli altri più che a sé). Il diaconato non è un contratto a tempo: “Prima mi sbrigo e prima sono libero; poi mi dedico a me stes-

so e ai miei hobby”. Non è una professione da svolgere, magari nel migliore dei modi, nel posto che mi piace di più (Caro Pier Luigi ricorda il testo della Imitazione di Cristo, oggetto delle nostre meditazioni: “Immaginatio locorum, multos fefellit”!). Ma allora, che cosa è il diaconato? Perché è una fortuna? Il diaconato è una dimensione nuova che configura il candidato a Gesù Cristo servo mediante il sacramento dell’Ordine, con tutte le grazie proprie, e che rimane come segno indelebile in chi lo riceve con l’imposizione delle mani del Vescovo. “Tutto ciò che fu visibile del nostro Redentore è passato nei segni sacramentali”. Il nostro Redentore fu essenzialmente servo, servo della nostra Redenzione. E tu, Pier Luigi, diventi a tua volta servo della Redenzione, metti a disposizione le tue membra perché siano a servizio della Redenzione. Il Signore viene in mezzo a noi. È qui! Dice nuovamente “Shalom”. Alita su questa assemblea e su di te. Dice: «Come il Padre ha mandato me, io mando voi». Caro Pier Luigi, il Signore manda te! Come il Padre ha mandato lui! L’ha mandato umano, piccolo, inerme, servo. Quante volte Gesù ci ha lasciato intravedere la sua coscienza di essere servo, citando i Carmi di Isaia che tratteggiano l’identikit del servo di Jahvè, servo sofferente. Parola chiave dei Carmi è la preposizione “per”: “per voi” e “per tutti”. L’esistenza del diacono è una pro-esistenza. Indicazioni precise per il tuo diaconato vengono dalle letture di oggi. La prima lettura (il celebre “quadretto” degli Atti degli Apostoli) ti ricorda che esprimerai il tuo servizio in una logica di comunione, dentro una comunità precisa (incardinazione), con le sue ricchezze e le sue povertà. Questo testo ti aiuterà nell’approfondire ancora di più la spiritualità di comunione. Troverai in questa Chiesa di San Marino-Montefeltro fraternità, amicizia e aiuto spirituale, culturale ed economico. La seconda lettura ti infonde coraggio, ti immette nel servizio con una mentalità vincente: “La nostra fede vince il mondo”. Sostiamo un attimo nella meditazione del testo evangelico.


MONTEFELTRO Gesù appare ai discepoli barricati nel Cenacolo per la paura dei Giudei e, ancor più, prigionieri della loro viltà e dei rimorsi per la notte del tradimento. Gesù viene delicatamente, a porte chiuse, sensibile e attento alla crisi e ai dubbi dei suoi amici. E il gruppo riparte. È una comunità creata di nuovo col soffio dello Spirito. Il gesto di Gesù ripropone, infatti, l’atto creativo. La comunità “nuova” che ha lo Spirito di Gesù pone da subito segni che la caratterizzano. Il primo: ospita l’incredulità di uno del gruppo, l’incredulità di uno dei migliori, Tommaso, l’apostolo che propose di seguire il maestro che si era incamminato per Betania per incontrare Lazzaro; e lo fece con queste parole: «Andiamo anche noi a morire con lui» (Gv 11,16). È l’apostolo che dopo la cena osa chiedere a Gesù: «Non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?» (Gv 14,5), dando l’opportunità a Gesù di affermare: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Tommaso è l’ospite del Cenacolo che entra ed esce con libertà. Però Tommaso non crede. Il gruppo, da parte sua, non lo esclude e non lo emargina. E Tommaso rimane. La comunità cristiana è sempre luogo della fede. Quando la fede di un fratello è debole o addirittura spenta, attorno a lui si mobilita: “Resta – dice – non te ne andare. Altri ti porteranno”. La comunità rifondata da Gesù è una comunità accogliente! Il diacono – si dice – è ministro della soglia. Ricorda: l’accoglienza è la prima e fondamentale forma di missione. Otto giorni dopo, Gesù è di nuovo nel Cenacolo. Entra e non si ferma coi dieci che credono, ma va verso Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano». Il Vangelo non ci dice se Tommaso ha toccato le mani e il costato trafitto di Gesù. A Tommaso è bastato sentirsi incoraggiato e non giudicato; è bastato vedere negli occhi colui che si è concesso ai suoi dubbi prima che alle sue mani. E a noi, insieme a Tommaso, viene da esclamare: “Sei proprio tu, Gesù. Inconfondibile nel tuo modo di proporti e nel tuo stile. Non ci sbagliamo su di te!”. Così Tommaso passa dall’incredulità all’estasi: «Mio Signore e mio Dio!». E noi con lui!

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ORDINAZIONI IN DIOCESI

La professione temporanea di Suor Francesca Serreli DELL’ORDINE DELLE AGOSTINIANE L’Omelia del Vescovo SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE DI PENNABILLI - 11 APRILE 2015 At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31 È per cantare il “per sempre” dell’amore del Signore che ci troviamo insieme qui, questa sera, avvolti ancora dal fulgore della Pasqua. E per quale altro motivo Francesca celebra insieme a noi la sua professione religiosa, se non per l’attrazione fatale di un “per sempre” sussurrato nel suo cuore da chi promette di esserle sposo? Uno sposo come nessun altro! Un progetto chimerico quello di Francesca di sposare il Signore? Ma è il Signore, veramente risorto e vivo, palpitante e disponibile, che ha preso l’iniziativa! Un progetto ambizioso? Francesca conta sulla fedeltà dello sposo che l’ha sedotta e che non tradisce. Un progetto di fuga dalla realtà? Al contrario, Francesca vuole andare in profondità dove affondano le radici dell’umano: verità, bellezza, bontà. Un progetto da navigatrice solitaria? No, Francesca non si avventura sola. Si incammina sostenuta da sapienti guide, in compagnia di una vera e nuova famiglia, incoraggiata da tutta una Chiesa (la nostra!) che, a sua volta, riprende fiato e si mette in gioco per la forza di quel “per sempre” testimoniato da Francesca. È significativo che celebriamo la professione religiosa ai Primi Vespri della Domenica di Tommaso (Domenica in Albis, oggi – ci piace sottolineare – e della Divina Misericordia). Un incontro – quello con Tommaso – che aspettiamo ogni volta con meraviglia e curiosità, che ritorna nella sequenza dei Vangeli festivi nella Seconda Domenica di Pasqua. Tommaso è incredulo: c’è bisogno della mano forte di Gesù, perché il suo dito penetri nella profonda fessura sul petto squarciato. A Tommaso è chiesto di sperimentarne la realtà, il calore, l’umidità e di vincere il naturale ribrezzo per una piaga aperta, sia pure la più santa. Ma non sono in sofferenza anche gli altri dieci apostoli? Gli eventi succedutisi nella tremenda settimana della Passione hanno scioccato i discepoli, al punto da prendere la risoluzione di chiudersi a doppia mandata nel Cenacolo. Per paura, non per devozione! Comprensibile paura: avevano riposto fiducia in Gesù. Eccolo, il loro maestro, ucciso come il peggiore degli impostori. Non avevano motivi sufficienti per dubitare? Sulla tomba i loro cuori avevano già scritto la parola “fine”. Ma poi arriveranno ad arrendersi al Risorto. Ciò che li schioda dai loro dubbi non sono tanto le prove; le prove non bastano mai. Ciò che fa superare il dubbio è l’esperienza dell’incontro con Gesù. L’incontro, più che “verificarlo”, lo “vivi”. Ti coinvolge. L’incontro appartiene all’esperienza: sono coinvolti pensieri, sentimenti, sguardi, passi concreti, parole, silenzi… Quando Gesù – otto giorni dopo – invita Tommaso a non essere incredulo, non pretende l’assenza completa del travaglio. Gli chiede solo di lasciarsi andare, di sciogliere gli ormeggi, di “abbandonarsi”. A volte – permettete la confidenza – sussurro a me stesso: allorché ho creduto, mi è forse mancato qualcosa? Nulla! E voi, che ne dite? Mi rivolgo a voi giovani presenti, a voi che avete di fronte le grandi scelte della vita: che cosa vi trattiene dal pronunciare il vostro “sì” al Signore che dolcemente vi invita? Il restare senza amore? “Senza amore non si può vivere”. Avete ragione, ma qui c’è l’Amore stesso che si concede, con la promessa di una comunità dove si speriContinua a pag. 12


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menta d’essere «un cuor solo ed un’anima sola, dove nessuno considera suo quello che gli appartiene, ma tutto è comune» (cfr. At 4,32). Chi è con Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che vince il mondo: la nostra fede. A Francesca viene consegnato il velo, segno di consacrazione e di esclusiva appartenenza al Signore; il Signore non ammette altri pretendenti. Il significato del velo è evidente. Santa Gertrude si preparava a riceverlo con queste parole: “O mio diletto, fammi riposare all’ombra della tua carità… lì riceverò dalle tue mani il velo della purezza…”. Sublime vocazione. La consacrata nella verginità vuole essere tutta di Cristo, si sottrae allo sguardo di altri possibili pretendenti e amanti. Vive nel chiostro – sulla rupe – per essere sempre sotto lo sguardo del suo sposo e piacere a lui solo. Il velo è una specie di clausura nella clausura. Non ha nulla di opprimente. È molto amato dalle nostre sorelle e devotamente portato. Lo baciano quando l’indossano e quando lo tolgono. Il velo è anche il segno del pudore che la protegge per il suo sposo: «Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo… Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa, fontana sigillata» (Cant. 4,1.12): ammirazione e commosso stupore dello sposo davanti alla promessa sposa tutta raccolta e rivestita di umile e delicato riserbo. Alla sensibilità del nostro tempo non è facile comprendere questa consuetudine monastica. Il velo appare piuttosto come segno della sottomissione. Ma la monaca vive in modo sublime un mistero nuziale e materno sul piano soprannaturale. Il velo indica la generosità e l’intensità con cui fa dono di se stessa a Dio per tutti, rimanendo nascosta – sì – per essere di tutti. È come se il Cielo si curvasse su di lei per avvolgerla nell’intimità del cuore di Cristo. A somiglianza della Vergine e Madre di Dio vive le parole dell’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra» (Lc 1,35). Il velo è testimonianza (martirio), perché segno di una vita interamente donata, ma anche segno regale perché la Vergine è sposa del Re, da lui coronata, avvolta nel suo manto. Nella tradizione Maria è sempre raffigurata col velo, spesso un velo che scende lungo tutta la sua persona e avvolge il Figlio e tutti noi suoi figli. Suor Francesca portaci nella tua preghiera.

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RNS IN FESTA

14 MARZO 2015 UNA FESTOSA FRATERNIT À

RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO Il giorno 14 marzo 2015 il Rinnovamento nello Spirito ha ricordato l’anniversario dell’approvazione ecclesiastica del proprio statuto, avvenuta il 14 marzo 2003. Veniva così riconosciuto il carisma pentecostale del nostro movimento che entra a far parte in tal modo, a pieno titolo, dei movimenti della Chiesa come autentica via di santità. La festa si è svolta nella chiesa parrocchiale di Villagrande dove i vari gruppi della diocesi presenti nelle parrocchie di Macerata Feltria, San Sisto di Carpegna e Novafeltria, si sono trovati per la preghiera carismatica di lode, benedizione e rendimento di grazie in un clima di festosa fraternità. Ad aumentare la nostra gioia è giunto il nostro amato vescovo Andrea per condividere con noi la preghiera e a far memoria, attraverso un filmato trasmessoci dalla segreteria nazionale e il contributo delle nostre esperienze personali, del percorso fatto dal R.n.S. nazionale nel 2014 e le meraviglie compiute dal Signore. Con particolare commozione abbiamo rivissuto l’ultima convocazione nazionale allo stadio olimpico di Roma dello scorso giugno in occasione della quale per la prima vol-

ta il Papa, uscendo dal Vaticano, ci ha onorato della sua presenza confermando con le sue parole come il Rinnovamento Carismatico sia una corrente suscitata dallo Spirito Santo nato nella chiesa e per la chiesa. Non ha mancato inoltre di incitarci tutti a partecipare alla missione ecclesiale della nuova evangelizzazione. La bella giornata di grazia si è conclusa stretti attorno all’altare per la celebrazione della Santa Messa presieduta dal vescovo, durante la quale ci ha esortato a gareggiare nello stimarci a vicenda, a fissare i nostri occhi a Gesù innalzato sulla croce, innalzato e ricevuto nell’Eucaristia ed anche noi allora saremo innalzati con Lui nella forza dello Spirito Santo. “Guardate al Signore e sarete raggianti”. E veramente raggianti siamo tornati alle nostre case, non senza un ultimo caloroso commiato del vescovo che stringendo la mano a ciascuno dei presenti manifestava l’affetto di un pastore che non si cura solo di un gregge, ma di ciascuna delle pecore, una ad una. Ci siamo lasciati pieni di gioia in attesa della prossima convocazione nazionale a luglio prossimo, alla quale siete tutti invitati. È un potente momento di grazia e di prodigi del Signore. Ci ritroveremo ancora il prossimo 14 marzo a proclamare la gloria di Dio! don Ivan e Tonino


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INCONTRI

16 MAGGIO A NOVAFELTRIA IV GMG DIOCESANA

NELLA NOSTRA DIOCESI RISUONANO LE PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO NEL MESSAGGIO PER LA XXX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

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nche quest’anno i giovani della diocesi di San Marino-Montefeltro si ritroveranno il 16 maggio per celebrare la giornata mondiale della gioventù anche definita GMG. Il tema proposto dal Santo Padre è «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). «La parola beati, ossia felici – esordisce il Pontefice –, compare nove volte in questa che è la prima grande predica di Gesù (cfr. Mt 5,1-12). È come un ritornello che ci ricorda la chiamata del Signore a percorrere insieme a Lui una strada che, nonostante tutte le sfide, è la via della vera felicità». Dio «ha deposto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna un desiderio irreprimibile di felicità, di pienezza», ed è in Cristo che «si trova il pieno compimento dei vostri sogni di bontà e felicità». Lui solo «può soddisfare le vostre attese tante volte deluse dalle false promesse mondane». Ma il cuore, inteso come essere umano nella sua totalità, a volte si «inquina». La questione, avverte il Papa, «tocca soprattutto il campo delle nostre relazioni». «Ognuno di noi», il monito di Francesco, «deve imparare a discernere ciò che può ‘inquinare’ il suo cuore, formarsi una coscienza retta e sensibile». Se è necessaria «una sana attenzione per la custodia del creato», tanto più «dobbiamo custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni».

Una «ecologia umana che ci aiuterà a respirare l’aria pura che proviene dalle cose belle, dall’amore vero, dalla santità». I giovani, parola del Papa, hanno «il desiderio profondo di un amore vero, bello e grande». «Non permettete che questo valore prezioso sia falsato, distrutto o deturpato» come avviene con «la strumentalizzazione del prossimo per i propri fini egoistici, talvolta come puro oggetto di piacere. Il cuore rimane ferito e triste in seguito a queste esperienze negative. Vi prego: non abbiate paura di un amore vero». Dal Pontefice anche l’invito «a ribellarvi contro la diffusa tendenza a banalizzare l’amore, soprattutto quando si cerca di ridurlo solamente all’aspetto sessuale, svincolandolo così dalle sue essenziali caratteristiche di bellezza, comunione, fedeltà e responsabilità [...]. Vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente». Anche noi giovani della diocesi vogliamo liberare il nostro cuore per far spazio al Signore che ci viene incontro. La GMG diocesana sarà l’occasione per incontrarci e pregare assieme preparandoci al grande evento del 2016: la giornata mondiale della gioventù a Cracovia!!! Marco Angeloni (Segreteria di pastorale giovanile)


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CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO

MARCIA-VEGLIA MISSIONARIA CONDIZIONATA DAL MALTEMPO SONO STATI COMUNQUE NUMEROSI I PRESENTI CHE HANNO ANIMATO LA SERATA SVOLTASI ALL’INTERNO Venerdì 27 marzo, nel Santuario del Cuore Immacolato di Maria di Valdragone (San Marino), si è tenuta la tradizionale marcia-veglia missionaria organizzata dal Centro Missionario Diocesano in collaborazione con la Caritas diocesana. Purtroppo, il brutto tempo non ci ha permesso di percorrere insieme il percorso stabilito e la veglia si è svolta direttamente all’interno del Santuario. È stato comunque un intenso momento di preghiera conclusosi con la testimonianza di uno dei missionari della nostra diocesi, Padre Marcellino Forcellini, da tantissimi anni missionario in Congo. La sua testimonianza ci ha aiutato a ricordare come, con la preghiera e le opere caritatevoli, possiamo essere vicini a coloro che soffrono, in particolare ai tanti missionari che vivono in zone pericolose del mondo dove guerra, fame e sofferenza mettono in ginocchio tantissime persone. Il centro missionario ha deciso di donare le offerte raccolte durante la quaresima missionaria e quelle raccolte durante la veglia, proprio a Padre Marcellino per i progetti nella sua missione. Solo durante la veglia sono stati raccolti € 618,50. Alla veglia avrebbe dovuto partecipare anche Padre Silvio Turazzi, fratello del nostro Vescovo. Non essendo presente con noi fisicamente, lo è stato sicuramente con il cuore e la preghiera; a dimostrarlo, ci ha inviato un messaggio di saluto che riportiamo di seguito:

Sono un paralitico incontrato da Gesù. Nel Vangelo l’incontro di Gesù con loro è un evento di liberazione e di gioia. Così lo è stato per me. In lui ho visto il regno di Dio. Pure nella fatica di vivere ho visto la bellezza della sua opera, non solo la “pagina” del mondo che mi ricorda, ma la pace che nasce dal rapporto con il Centro della vita: Dio stesso. Dai rapporti sempre rinnovati con i fratelli e le sorelle che ho il dono di incontrare. Soprattutto l’amore pulito, l’amore nella gratuità, nella benevolenza, l’amore che sa perdonare e ricominciare permettono alla sua luce di creare vita bella. Sì, il regno di Dio si manifesta come dono della sua vita che nasce in noi, chiamati a donare, a vivere “aperti” fino ad essere liberi per amare. “Tutta la grandezza dell’uomo è dentro di noi – scrive Zundel – perché soltanto l’uomo può prendere l’iniziativa del dono al quale è chiamato”. Anche la fatica è dono perché apre al di più. Non posso dimenticare la gioia e la forza che ho visto nascere dal Vangelo, nell’incontro con il Signore e Fratello Gesù. Ho avuto il dono di vivere in Congo (ex Zaire) come migrante del Vangelo. Ho visto ammalati aprirsi alla fiducia, detenuti che ritrovavano la libertà del cuore e la speranza di un futuro nuovo, gente dei quartieri che pure nella povertà trovavano la forza e il coraggio di amare visitando i più bisognosi all’ospedale. Poi abbiamo visto nascere la “Società Civile organizzata” per il bene comune, la pace e la giustizia. La presa di coscienza di oggi è frutto soprattutto del loro impegno. Un germe di vita tra tanti episodi di violenza, insicurezza, privazioni e mancanza dei bisogni più elementari. La spinta veniva dalla certezza nella dignità dell’uomo vista alla luce di Dio. Ho ringraziato il Signore per avermi portato nel grembo della Chiesa, nonostante i limiti miei e dei suoi membri. Vedo in essa un segno della sua presenza. Essa porta e dona la Parola di Dio, l’azione di Cristo stesso nei sacramenti.

Sono membro di una Comunità, una famiglia allargata dove la fraternità diventa segno nello sguardo di Dio su tutti i suoi figli e le sue figlie. Ricordo la Comunità nel Centro per handicappati a Goma, le comunità ecclesiali di base e i gruppi nati da carismi particolari; il dono della consolazione tra gli ammalati di colera, rifugiati soprattutto; la preghiera con cui affidavamo a Dio quanti terminavano la loro tappa terrena. “Oggi sarai con me in paradiso”, era la nostra preghiera. Ho visto il Male… non c’è altro nome per dire l’origine di tanta sofferenza, che brucia e oscura la dignità dell’uomo, della persona umana, uomo-donna. L’impotenza trova risposta solo nell’attesa fiduciosa, e nella resistenza articolata e quotidiana fino al martirio, perché oltre la miseria umana sono possibili la fiducia e l’abbandono nelle mani di Dio. “L’uccisione delle sorelle in Burundi (2014) – ha detto una Saveriana – è stato un appuntamento di fede: abbiamo ridetto tra le lacrime il nostro si personale e come famiglia missionaria che ha ricevuto il dono e la chiamata di annunciare al mondo l’amore del Padre”. Ho conosciuto le sorelle Olga, Lucia, Bernadetta, donne vere e semplici, votate ad un amore senza confini. Ho nel cuore i tanti martiri del Kivu, della Comunità di Goma in particolare… uomini, donne, popolo di Dio. Nell’ultimo pellegrinaggio (2014) abbiamo percorso le strade e i luoghi dei massacri, i campi degli sfollati… Una “discesa agli inferi” – ha detto don Tarcisio di Bologna – alla luce del Vescovo Martire Munzihrwa, segno umile di coraggio e di verità, vero baobab del Kivu. Dopo tanti percorsi ed esperienze vedo con chiarezza quanto Dio ci abbia amato nel donarci il fascio di luce che si è manifestato in Gesù di Nazareth, fratello di ogni uomo e donna, vera risposta alle aspirazioni del cuore umano. La missione continua. È l’opera di Dio che scorre nel segno silenzioso, a volte calpestato, nella croce. Dio ama sempre e tutti! La misericordia che riversa e si manifesta nella nostra povertà è il segno più bello e più vicino a noi del suo dolore. La missione continua perché possiamo amare sempre e in ogni situazione. Me lo ricordano tante persone e in particolare i fratelli missionari che vengono dalle periferie nel mondo per essere curati e accompagnati nella Casa Madre di Parma, da dove sono partiti. Lo vedo qui, nella frazione di Vicomero, tra la gente del paese e nella piccola fraternità aperta alla condivisione con giovani studenti africani. È bella anche l’esperienza dell’intima povertà, quando la sofferenza o il nostro limite ci spingono a tenerci mano nella mano e soprattutto a guardare in Alto, oltre noi stessi, e a scoprire che la fine di una tappa ci apre al “sempre” nelle braccia di chi ci ha chiamati a entrare nella vita: DioAmore. Sono paraplegico. Sono contento di dire grazie ai missionari e alle missionarie a nome di tutti i meno abili, gli ammalati, ragazzi e ragazze che nelle loro scuole hanno potuto studiare, di tanti poveri aiutati nel nome di Gesù, e soprattutto del dono del Vangelo. Sono le mani e il cuore aperto all’onda di amore di Dio per l’umanità. Mons. Guido Conforti, oggi Santo, è l’immagine del missionario a me più vicina. Vicomero (PR), 26-03-2015 Padre Silvio Turazzi sx


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SPECIALE SINODO

Veerso il Convegno di Firenze

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I CONVEGNI ECCLESIALI

/D PRGHUQLWj FL FRQVHJQD XQ PRQGR VHJQDWR GDOO¡LQGLYLGXDOLVPR GDOOR VPDUUL mento delle coscienze, da esasperate rivendicazioni di nuovi diritti. Conosciamo nuove forme di povertà , diseguaglianze, solitudini e abbandoni. La crisi non è VROR HFRQRPLFD Qp VROR PRUDOH PD DQWURSRORJLFD ULJXDUGD FKH FRVD O¡XRPR pensa di se stesso e come vede se stesso di fronte al mondo. Il discorso non si DSUH RJJL SHU OD SULPD YROWD q DQWLFR TXDQWR O¡XRPR PD OD VLWXD]LRQH FL LQWHU pella in modo nuovo, con urgenza drammatica e con sfide inedite. Qual è il SXQWR FULWLFR GHOO¡DWWXDOH VLWXD]LRQH" Apriamo un qualsiasi giornale, quello che abbiamo comprato questa mattina DOO¡HGLFROD GL IURQWH D FDVD OHJJLDPR GL HVVHUL XPDQL LQ IXJD GDL ORUR LQIHUQL H LQJRLDWL GDO PDUH GL IURQWH DOO¡LQGLIIHUHQ]D JHQHUDOH GL LQFKLHVWH VXL PHFFDQLVPL della finanza che condizionano intere masse di lavoratori ed innumerevoli faPLJOLH GL JUXSSL YLROHQWL GL DVVRFLD]LRQL D GHOLQTXHUH H PDILH &L VRQR SXUH L contraccolpi che le moderne conquiste provocano: invadenza dei media, manipolazioni genetiche, ecc. &L VL FKLHGH FKL F¡q GLHWUR WXWWR TXHVWR" &KL WLHQH OH UHGLQL GHOOD SROLWLFD GHOOD cultura, della convivenza? Ha senso la nostra piccola e fragile esistenza? Ha YDORUH DQFKH O¡LQGLYLGXR FKH QRQ SURGXFH H QRQ LQFLGH VXO 3,/" 4XDOL VRQR OH FDUDWWHULVWLFKH GHO YHUR XPDQHVLPR" &¡q XQ XPDQHVLPR SHUHQQH"

Il prrimo si svolse a Roma neel 19776 sul tema Evangelizzazione e promozione umana. Poi segu uirono: 19885 Loreto (AN) Riconciliazione cristiana e comunitĂ degli uomini; 19995 Pallerrmo Il

,1 48(67$ 6&+('$ /$ 6(&21'$ Lo scopo del nostro lavoro non è di riscrivere un trattato di antropologia, ma di osservare quanto accade attorno a noi, di dare un giudizio che orienti il nostro LPSHJQR 6LDPR LQYLWDWL GDO 9DQJHOR DG RVVHUYDUH L VHJQL GHL WHPSL &¡q LO SRVLWLYR H F¡q LO QHJDWLYR LQ RJQL FDVR XQ¡RFFDVLRQH SHU WUDUUH SURILWWR /D SULPD FRVD GL FXL F¡q ELVRJQR q WURYDUH R ULWURYDUH LO VHQVR GHOOD SURSULD YLWD /¡XRPR FRQFUHWR sente questa esigenza anche se le necessità quotidiane, il frastuono che ha attorQR O¡LQFDO]DUH GHJOL DYYYYHQLPHQWL SRVVRQR DWWHQXDUH OD ULFHUFD R GHWHUPLQDUQH LO rinvio. Nella vita personale e nella vita della comunità accadono fatti inattesi, dolorosi, inquietanti, che mettono in discussione il comune modo di pensare e reclamano una risposta precisa: qual è il senso della mia vita? Questi messaggi critici risvegliano le domande fondamentali. Non sono pochi quelli che ammettono: Sono con le spalle al muro: ciò che mi dava sicurezza viene meno, le persone su cui contavo mi voltano le spalle, i valori che mi hanno sempre sostenuto e guidaWR VHPEUDQR QRQ GLUPL SL QXOODª /¡DQQXQFLR GHO 9DQJHOR VL GLVWHQGH VX TXH sto scenario. La scheda aiuta ad interrogarsi sul senso della vita umana, sulla sua GLJQLWj H LO VXR HVVHUH ´ILOLDOH¾ 1HOOD VFKHGD WURYHUHPR GHOOH GRPDQGH SHU IDFLOL tare la riflessione. Alcune domande sono personali, altre comunitarie.

Vangelo della caritĂ per una nuova societĂ in Italia; 2006 Verrona Testimoni di GesĂš risorto, speranza del mondo. Il tema di ogni Convegn on o ha inccro-

ciiato di volta volta in vo olta quelllo deegl glli Orientam menti pastoraali fornitti daalla CEI peer il decennio entrro cui il Convegno stesso si colllocava: Evangelizzazione e sacramenti per il primo decennio (anni 70), qu uind di Comunione e comunitĂ (anni 800)), Evangelizzazione e testimonianza della caritĂ (anni 900)), Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2000-2010) ed Educare alla vita buona del Vangelo peer il de-

cennio in corso.

IL LOGO Una cu upolla fatta di due frrecce e che ind dicano llaa crroce d dii Crristo e che, con la loro curvaturra, ricorrdaano llaa forma deella cu upolla di Santa Marria deel Fiiore. Sotto, ciinque frrecce e di varri colloUL ULY LYROWH WH YHUVR O¡HVWHUQR 8QD &KLHVD che abbrracciia Crristo, rap pprresentato daalla crroce e, allo stesso tem mpo, po, una &KLHVD FKH HVFH YHUVR O¡HVWHUQR Ancche la scellta deei collori non è casuale: i prred dominaanti sono il rosso, che è LO FRORUH GL )LUHQ]H H O¡RUR GHOOD ULVXU rezione: ma le frrecce haan nno tutttii i colori del del caalendaario lliiturrgiico, a rap pprresentarre la paartecipaz tecipaziione on deel popollo di Dio neel tempo e neello sspa paaziio.


MONTEFELTRO LO SCENARIO DELL¡ANNUNCIO DEL VANGELO (Dalla Traccia Firenze 2015)

Ăˆ sig sig gniifficati icatiivo il i richiiamo del Papa DOOD´UHVSRQVDELLOOLWj grravee d dii tutte le comu uniitĂ ad aveerre una sem mprre vvig ig gile capacitĂ dii stud diare i segn ni d dei ei temSLÂľ H GL FRQVH guenza, i seegn gni del possib bile umanessimo e del possib bile anttii umanessimo. Un n uo om mo senza senso?? IIn n questa fasee dii g grrandi cambiiamentii culltu uralli assistiaamo al conffrrontarrsi ee,, a volte, al con confo onn derrsi, dii molte SURVSHWWLYH VXOO¡X mano. N Nel el modo dii viveree,, p prrima ancorra cche he sul piiano teorrico, si s diifffond de laa convinzio onee che non si possa nep ppu pu ure diire cosa si signifiichi essere uo omo e do onn nna. Nessun n ccrritterio cond diviso o sembra ressistere e tutto ssii ULGXFH DOOOO¡DUELWULR e alle ccon ontiingenze. genze Glii evvent entti e le reelazion ni riscchiano dii diive veenttare frram ammentti is isolatii di d una essiste isteenza che sta accanto a quella altruii peerr caso, perr necessitĂ o per convenieenza, nza senza riico co onosceere il seenso nso che accccomuna, nĂŠ laa belbel OH]]D GHOO¡HVVHUH insieme.

II

SPECIALE SINODO

Un uomo senza senso? PER PART TIRE La sera, talvolta, quando le mille voci e la molteplicitĂ delle occupazioni si placano, faccio espeULHQ]D GHOOD VROLWXGLQH H GHO VLOHQ]LR 0L VXFFHGH GL SURYDUH XQ VHQVR GL VPDUULPHQWR Ă‹ XQ¡RF casione privilegiata per ricercare autenticitĂ e coerenza nella mia vita. Penso allora alla giornata DSSHQD WUDVFRUVD FKH FRVD O¡KD ULHPSLWD TXDOL VRQR VWDWH OH JLRLH H OH DQVLH" 0L DFFRUJR FKH OH ore della mia giornata assomiggliano alle perle scucite di una collana il cui filo si è rotto. Fatico a trovare unitĂ e coerenza. Mi sento in balia degli eventi. /¡HVSHULHQ]D GL TXHVWD GLYLVLRQH H GLVSHUVLRQH q WUD TXHOOH FKH PL LQTXLHWDQR SL SURIRQGDPHQ te. Ogni bambino che cresce fa domande a non ffinir inire. Per qualche tempo oggni risposta lo appaJD PD IDFHQGRVL DGXOWR FRQWLQXD D SRUUH OH VXH GRPDQGH 9LHQH DG LPEDWWHUVL FRVu QHOO¡LQWHUUR gativo sempre piĂš grande di ogni risposta: chi sono io? Qual è il senso di questa vita? Valgo come singolo o solo in ragione del tutto? PER IL CONFRONTO Dallla Gaudium et Spes, 110 ÂŤAlcuni sono persuasi che il futuro regno dell'uomo sulla terra appaggherĂ tutti i desideri del suo cuore. Non manca chi, disperando di dare uno scopo alla vita, loda l'audacia di quanti, stimando l'esistenza umana vuota in se stessa di significato, si sforzano di darne una spiegazione comSOHWD PHGLDQWH OD ORUR VROD LVSLUD]LRQH ÂŤ 1XPHURVL TXHOOL FKH VL SRQJRQR R VHQWRQR FRQ QXR va acutezza gli interrogativi piĂš fondamentali: cos'è l'uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? Cosa valgono quelle conquiste pagate a cosĂŹ caro prezzo? Che cosa apporta l'uomo alla societĂ e cosa può attendersi da essa? Ecco: la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dĂ sempre all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla sua altissima vocazione; nĂŠ è dato in terra un altro Nome agli uomini, mediante il quale possono essere salvatiÂť. 'DOOH &RQIHVV VVLRQL GL 6DQW¡$ $JRVWLQR ÂŤEppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perchĂŠ ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa ffiinchĂŠ non riposa in teÂť. Benedettto XV VII ai Giovani, Pennabillli 19 ggiu iuugno 2011 ÂŤVi invito a prendere coscienza di questa sana e positiva inquietudine, a non aver paura di porvi le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Non fermatevi alle risposte parziali, immediate, certamente piĂš facili al momento e piĂš comode, ma che non vi portano alla vera gioia di vivere, quella che nasce da chi costruisce non sulla sabbia, ma sulla solida roccia. ImpaUDWH DOORUD D ULIIOOHWWHUH VFRSULUHWH FKH LO YRVWUR FXRUH q XQD ILQHVWUD DSHUWD VXOO¡LQILQLWRÂŞ PER RIFLETTERE Sei un ricercatore sincero e coraggioso? Ti dai momenti e spazi per la riflessione sul senso della tua vita, del tuo amare, del tuo lavorare? Quale incontro nella tua vita ti ha aiutato a scoprire meglio il tuo volto? Riusciamo come comunitĂ a rimanere vigili e liberi nei conffronti dei condizionamenti FXOWXUDOL H VRFLDOL FKH WHQGRQR D VRIIRFDUH O¡LQWHULRUH ULFHUFD" La nostra comunitĂ si dĂ occasioni per elaborare criteri di giudizio sulle grandi questioQL FKH ULJXDUGDQR O¡´XPDQRÂľ"


MONTEFELTRO

III

SPECIALE SINODO

/¡XRPR VROR XQ SURGRWWR"

LO SCENARIO DELL¡ANNUNCIO DEL VANGELO

PER PARTIRE Questa la mia esperienza: insegno in una Quarta superiore. Non mi è facile far comprendere agli alunni che non sempre il progresso tecnico va di pari passo col rispetto della diggnità della persona umana, a volte ridotta a prodotto. Mi sono appuntato qualche osservazione. Spero li aiuti a capire. /¡+()$ +XPDQ )HUWLOLVDWLRQ DQG (PEU\RORJ\ $XWKRULW\ KD SUHVHQWDWR DO PLQL stero della sanità britannico una complessa procedura di fecondazione in vitro che FRPSRUWD OD ULPR]LRQH GHO QXFOHR GL XQ HPEULRQH ULVXOWDWR GDOO¡LQFRQWUR GL GXH JDPH ti, padre e madre) e il suo trasferimento in un ovocita di una terza persona, con mitoFRQGUL VDQL 'DWR FKH QHL PLWRFRQGUL F¡q GHO '1$ LO EDPELQR FKH QH ULVXOWD DYUj OH FDUDWWHULVWLFKH JHQHWLFKH GL WUH SHUVRQH XQ SDGUH H GXH ´PDGUL¾ igglio, sono alcuni dei nomi del progetto 2. Ingegneria genetica, eutanasia, diritto al ffig GLDEROLFR GL ULGXUUH O¡XRPR GD GRQR H LPPDJLQH GL 'LR D SURGRWWR WUD O¡DOWUR QRQ solo manipolabile a piacere, ma anche eliminabile arbitrariamente. Aborti selettivi, distruzione di embrioni umani, manipolazioni genetiche, eutanasia ULEDWWH]]DWD FRPH ´GROFH PRUWH¾ WXWWL DWWDFFKL DOOD GLJQLWj XPDQD LQ QRPH GHO PLWR GHOO¡HIILFLHQ]D H GHOOD SHUIH]LRQH PER IL CONFRONTO Benedettto XV VII aaii Gi Giovani, Pennabillli 199 ggiu iuugno 2011 Š/¡HVSHULHQ]D XPDQD q XQD UHDOWj FKH FL DFFRPXQD WXWWL PD DG HVVD VL SRVVRQR GDUH diversi livelli di siggnifficato. Il rischio è sempre quello di rimanere imprigionati nel PRQGR GHOOH FRVH GHOO¡LPPHGLDWR GHO UHODWLYR GHOO¡XWLOH SHUGHQGR OD VHQVLELOLWj SHU ciò che si riferisce alla nostra dimensione spirituale. Non si tratta affatto di disprezzaUH O¡XVR GHOOD UDJLRQH R GL ULJHWWDUH LO SURJUHVVR VFLHQWLILFR WXWW¡DOWUR 6L WUDWWD SLXWWRVWR di capire che ciascuno di noi non è fatto solo di una dimensione orizzontale. I dati scientif iffic i i e gli strumenti tecnologici non possono sostituirsi agli orizzonti di sig ignif iffic i ato e di libertà , alla ricchezza delle relazioni di amicizia e di amore. Papa F Fran rancesco ai Medici Cattoliici 155 novembre 2014 Il pensiero dominante propone a volte una falsa compassione, quella che ritiene sia XQ DLXWR DOOD GRQQD IDYRULUH O¡DERUWR XQ DWWR GL GLJQLWj SURFXUDUH O¡HXWDQDVLD XQD FRQ TXLVWD VFLHQWLILFD ´SURGXUUH¾ XQ ILJOLR FRQVLGHUDWR FRPH XQ GLULWWR LQYHFH GL DFFRJOLHU OR FRPH XQ GRQR  1RQ VL JLRFD FRQ OD YLWD XPDQD  /D YLWD XPDQD q VHPSUH sacra, valida, inviolabile e sempre di qualità . E come tale, va amata, difesa e curata.

PER RIFLETTERE Nel rapporto con le persone in difficoltà (anziani, ammalati, ecc.) riusciamo ad intravederne la dignità ? E come possiamo aiutarle a custodirla? Come aiutarsi a vicenda a non rimanere disorientati di fronte alle sfide id che il nostro tempo ci presenta? Abbiamo qualche esperienza da condividere riguardante la fedeltà al Vangelo della vita, quando esige scelte coraggiose e controcorrente? Il rischio di selezione eugenetica non appartiene solo al passato (vedi gli orrori del nazismo) ma è ogggi drammaticamente attuale. Lo dimostra la cultura dello scarto piÚ volte denunciata da papa Francesco. Siamo in grado di orme di cultura dello scarto? cogliere e denunciare le diverse ffor

(Dalla Traccia Firenze 2015)

Un n uo om mo solo p prrod dottto? Perrdendo i lleg eg gami che ci costiitu uisco iscono ssii riscchia di di rimanerre cen nttratii su se stessi mentrre vie vieene a manFDUH O¡DOWUR O¡DOWUR FRQ FXL ci inco onttriamo e ci sco onWULDPR O¡DOWUR FRQ OH VXH essig genze a vol vo ollte te ir irritantii. La diiff fffic icolt ltà a rico onosceere LO YROWR GHOO¡DOWUR FDXVD LO diissolversi del nostrro stesso voltto. o. Il vangelo cii in i viita seem mprre D FR RUUHUH LO ULVFKLR GHOO¡LQ FRQWUR FRQ LO YROWR GHOO¡DO trro, ccol ol suo do olo ore e le sue richiieste, con la sua giioia conttag giosa. Se perrdi diiamo la caapacit pacittà di corrrere questo riscchiio, d diiffiicillmente com omprrend diaamo che cosa sig sig gni nifiichii essere uman ni.


MONTEFELTRO LO SCENARIO DELL¡ANNUNCIO DEL VANGELO

IV

SPECIALE SINODO

Riconoscersi figli PER PART TIRE Non era stato facile attraversare il lembo di foresta dove le mura costruite con blocchi di lava del vulcano Niragongo racchiudevano le prigioni. Padre Silvio aveva ottenuto il permesso di entrarvi. Aveva sentito di lontano il lamento straziante dei carcerati. Non poteva immaginare le loro condizioni di vita. Erano stipati in tetri stanzoni: corpi provati da estenuanti digiuni, occhi spalancati e inquietanti. Molti di loro avevano i ceppi ai piedi, altri erano incatenati. Odore nauVHDQWH H DULD LUUHVSLUDELOHÂŤ Padre Silvio ritornava spesso alla prigione. Aveva ottenuto di sciogliere dalle catene un detenuto in fin di vita. Era adagiato sul proprio sterco. Per liberarlo fu necessaria la fiamma ossidrica. /¡DQHOOR GL IHUUR FKH JOL VHUUDYD L SROVL HUD FRVu VWUHWWR FKH OD FDUQH VHPEUDYD LQJOREDUOR 5LSXOu delicatamente il carcerato, poi ci fu la medicazione. Dopo qualche ora spirò. A quale religione apparteneva? Non si è mai saputo. Ăˆ morto sussurrando: ÂŤMuoio da figlio di DioÂť.

(Dalla Traccia Firenze 2015)

La vita, i con n le l sue fattiche e contrraddiizion ni, llas ascia trrasparrirre il d des essiderrio dii rrelaz elazzione e di comu uniione. Se ULFRQRVFLDPR O¡LQ trrecccio dii leegam gam mi che ci costiitu uiscce, e i ffrrammentti isolatttii si rrico i ompo ico ong gono in n una un nit ittà deelle lle diiffferenze. La ree glazione no on si aagg JLXQJH GDOO¡HVWHU no: noi siamo d dii fatto relazzione. Lo siamo p prrima ancora d dii scceglie eglieerlo, lo perrchÊ no on veeni niiamo d daa no oii stessi ma ci ricevviamo da alttrri. U Una na vera relazzio one ssii in intesse a partirre dal riconosceersi g geenene ratii, cioè cioè ffigli fiiglii. Al A cuorre del seenso nso GHOO¡XPDQR ULYHOD to iin n GesÚ Crris isto no on sta il nostrro essere fi figl glli? N No on comp prenderremmo nu ulla dii GesÚ fuori dal ra rapporto cche he egli ha con con il Pa Padrree.

PER IL CONFRONTO Benedetto XV VII, Udienza generale, 14 ddiiccembre 2011 ÂŤIn GesĂš, vero Dio e vero uomo, l'attenzione verso l'altro, specialmente se bisognoso e soffferente, il commuoversi davanti al dolore di una famiglia amica, Lo portano a rivolgersi al Padre, in quella relazione fondamentale che guida tutta la sua vita. Ma anche viceversa: la comunione con il Padre, il dialogo costante con Lui, spinge GesĂš ad essere attento in modo unico alle situazioni concrete dell'uomo per portarvi la consolazione e l'amore di Dio. La relazione con l'uomo ci guida verso la relazione con Dio, e quella con Dio ci guida guida di nuovo al prossimo. Cari fratelli e sorelle, la nostra preghiera apre la porta a Dio, che ci insegna ad uscire costantemente da noi stessi per essere capaci di farci vicini agli altri, specialmente nei momenti di prova, per portare loro consolazione, speranza e luceÂť. 'D XQ¡R ¡RPHOLD GL GRQ $QGUHD 7XUD]]L RWWREUH ÂŤNella preghiera del Padre nostro viene annunciato, con chiarezza e semplicitĂ , il fondamento di una antropologia fililiale. Non tutti sono padri o madri, fratelli o sorelle, ma tutti siamo figgli: se siamo al mondo, se esistiamo, è perchĂŠ qualcun altro ci ha generati. Questa esperienza è cosĂŹ semplice e ovvia che spesso non diventa occasione di riflessione. Eppure, proprio in questa esperienza fondamentale, si innesta il mistero della nostra relazione con Dio: la filiazione diviQD 'D TXHVWR FRQVHJXH FKH O¡DQWURSRORJLD ILOLDOH q XQ¡DQWURSRORJLD GHOOD FRPXQH DSSDUWHQHQ]D appartenenza che dona vita; appartenenza che fa crescere e conduce alla felicitĂ ; appartenenza FKH ID GL PROWL XQ XQLFR SRSROR XQ¡XQLFD IDPLJOLD La riconsegna al Padre va purificata da equivoci e da sentimenti di paura, di ansia, retagggio di esperienze non felici nel rapporto padre-figlio. Ăˆ bene ricordare che le parole con le quali tentiamo di esprimere il mistero di Dio sono analogiche; la Scrittura stessa parla di Dio come Padre, ma, in alcuni passi, di Dio come Madre e SposoÂť. PER RIFLETTERE 6RQR ILJOLR H IUDWHOOR FRPH YLYR O¡DSSDUWHQHQ]D" /D VHQWR XQD OLPLWD]LRQH R XQD ULF chezza? 6H UDSSUHVHQWR OD PLD YLWD FRPH OD ´WRUWDÂľ GL XQ LVWRJUDPPD LQ TXDQWL H TXDOL VSLFFKL VL divide? Come potrei umanizzare la mia vita rivedendo la mia gestione del tempo, mettendolo a disposizione degli altri? Nella nostra comunitĂ quali momenti potremmo proporre o migliorare per favorire la crescita di relazioni fraterne? Quali iniziative ci hanno ffaatto vivere con proffitto la comune appartenenza?


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DALLE MISSIONI

SUOR LORELLA, MISSIONARIA DIOCESANA SI RACCONTA ERA L’ESTATE DEL 1982, QUANDO PARTECIPAI AL MIO PRIMO CAMPO DI LAVORO MISSIONARIO, IN VAL MARECCHIA, E DA ALLORA DIVENTÒ UN APPUNTAMENTO FISSO INSIEME A TUTTE LE ATTIVITÀ DEL CMD, GUIDATO ALLORA DA DON MARINO GATTI

Arusha, 22 aprile 2015 Cari amici, sorelle e fratelli nella fede, da oltre trent’anni sono partita, ma la propria Diocesi e Parrocchia, come la propria famiglia rimangono nel cuore, e in qualche modo ho sempre cercato di mantenere i contatti. Da circa due mesi sono stata “mandata-inviata” missionaria in Tanzania. La mia vocazione religiosa e missionaria ha le sue radici proprio nella nostra terra e nelle attività organizzate dalla Diocesi. Infatti era l’estate del 1982, quando partecipai al mio primo “Campo di Lavoro” Missionario, in Val Marecchia, e da allora diventò un appuntamento fisso insieme a tutte le attività del CMD, guidato allora da Don Marino Gatti. Proprio dopo quella prima esperienza ebbi l’opportunità di andare per la prima volta in Africa, in Etiopia, nelle missioni dei Padri Cappuccini, a loro andava il ricavato del Campo di Lavoro. Fu anche l’inizio di una riflessione più seria sulla mia fede e sulla mia vita, e il Signore scelse proprio l’Etiopia, per farmi capire in modo più chiaro la sua voce e il suo invito a seguirlo. Così nel 1986, sono entrata nella Congregazione Religiosa delle Suore Francescane Missionarie di Cristo, dove ho emesso i voti nel 1988. In questi anni ho svolto vari servizi, sempre con gioia e con la certezza di essere sulla strada giusta, ma nel cuore ho sempre custodito il sogno della missione “ad gentes”, per la quale ho sempre continuato a lavorare anche dall’Italia. Come spesso amo dire il nostro Dio è il Dio delle sorprese, e ora che non mi aspettavo più di essere inviata in missione, mi è stato chiesto di partire, non vi dico la gioia e ancora una volta la conferma che quello che il Signore ci promette lo porta a compimento, magari non secondo i nostri tempi e i nostri programmi, ma sicuramente per il meglio di ciascuno di noi. La missione in Tanzania è stata aperta nel 2003, con una comunità nel Villaggio di Guandumehhi (Diocesi di Mbulu) e nel 2008 si è aperta una comunità nella città di Arusha, da dove vi scrivo. Fin dai primi anni la nostra missione è stata ed è sostenuta anche dal CMD di San Marino-Montefeltro, che in questi anni ha organizzato due campi di lavoro estivi a Guandumehhi nel 2008 e nel 2013, e dopo la prima esperienza si è impegnato a sostenere le spese annuali del medico che lavora nel dispensario di Guandumehhi, pari a 10.000 €, per dieci anni. In entrambe le comunità svolgiamo la nostra attività di evangelizzazione lavorando in parrocchia, nella catechesi, nell’animazione liturgica, nell’animazione giovanile e vocazionale sia nelle parrocchie e diocesi che nelle scuole. Insegniamo religione nelle scuole, visitiamo le famiglie nelle loro case con particolare attenzione ai più poveri. A Guandumehhi, fin dall’inizio della missione, abbiamo un dispensario, con la presenza di un medico, due infermieri, un’ostetrica, un tecnico di laboratorio. La struttura offre un buon ser-

vizio sanitario alla popolazione, ed è stato anche un incentivo per lo sviluppo del piccolo villaggio. Anche la comunità di Arusha è legata alla nostra terra, infatti la casa è stata costruita grazie all’aiuto di otto associazioni sammarinesi, con a capo “Carità senza Confini”, che per tre anni hanno devoluto il contributo previsto dallo Stato per i progetti di solidarietà internazionale insieme a quello di altre realtà sammarinesi, alla nostra missione. La casa verrà inaugurata il 6 giugno p.v. e alla presenza di un gruppo di San Marino e del Direttore del Centro Missionario, Don Rousbell Parrado.

La missione è in piena espansione, abbiamo già le prime tre sorelle tanzaniane e il prossimo 30 maggio altre quattro giovani diventeranno suore. Stiamo studiando le realtà dove operiamo per capire come allargare il nostro campo di lavoro e di evangelizzazione, per dare uno sbocco alle giovani sorelle figlie di questa terra, cercando di rispondere all’appello del Papa, guardando le periferie del mondo. Questa espansione ci chiede anche un grosso sforzo economico per la formazione delle giovani suore, delle aspiranti che vivono con noi e per le varie attività che svolgiamo. L’impegno a mantenere il medico, da parte del CMD, per noi è stato un segno concreto della Provvidenza, che ci ha permesso di mandare avanti la struttura con meno preoccupazioni. Ancora una volta il mio grazie a tutti e ciascuno, per quanto avete fatto e continuerete a fare per le missioni. Io sono qui anche a nome vostro, perché si parte perché mandati-inviati, certo dalla mia Congregazione ma anche dalla mia Diocesi di origine. Per chi volesse mantenere i contatti con me, questa è la mia mail lorella@taufiorito.info. A tutti un caro saluto e la mia preghiera, conto sulla vostra. Pace e Bene! Suor lorella Chiaruzzi (Francescana Missionaria di Cristo)


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ATTUALITÀ

LA SPERANZA OLTRE LA CRISI La lunga crisi economica che stiamo vivendo ha progressivamente aggravato la situazione dei giovani peggiorando le opportunità di trovare un’occupazione, di stabilizzare il percorso lavorativo, di realizzare le condizioni per conquistare l’autonomia dalla famiglia di origine e di formare un proprio nucleo familiare. La disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli record: l’Italia è tra i Paesi europei con il più basso tasso di occupazione giovanile e la più elevata quota di Neet, di under trenta che non studiano e non lavorano. Questa situazione, oltre ad aumentare per i giovani il rischio di rimanere intrappolati in una condizione di inattività, ge-

nera nella maggioranza di loro una visione del proprio futuro pieno di rischi e incognite, con una progressiva revisione al ribasso di tutti i progetti di vita. Ciò non penalizza solo i giovani, ma anche il loro ruolo positivo all’interno della società, dell’economia e della crescita generale del Paese. Questo il quadro che emerge dal Rapporto Giovani 2014, uno studio dell’Istituto Toniolo basato su un ampio campione di giovani in Italia. L’indagine rileva che da un lato, nonostante il contesto problematico, i giovani non sono rassegnati e cercano di reagire come possono mettendo in campo strategie per fronteggiare la crisi, dall’altro che nei giovani si sta radi-

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Saluto di S.E. Mons. Andrea Turazzi, Vescovo della Diocesi San Marino-Montefeltro "' %( "' Prof. Alessandro Rosina (Docente di Demografia e Statistica sociale e direttore L.S.A., Università Cattolica del Sacro Cuore)

Marco Tura (Segretario Generale Confederazione Democratica Lavoratori Sammarinesi)

Dr. Luca Tonelli (Centro studi Politiche del Lavoro e Società locale della Provincia di Rimini)

% & "' * #" &$ % "* Progetto Policoro ACLI Rimini-Montefeltro '' '#

Promosso dall’Associazione Amici dell’Università Cattolica - con il sostegno della Diocesi San Marino Montefeltro In collaborazione con l’Ufficio Diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro - Azione Cattolica Comunità Pastorale Salesiana San Marino - Acli Rimini-Montefeltro

Nel dibattito pubblico è sempre presente il tema generazionale, ma poco si fa poi in concreto per dare vere risposte. Proprio perché mancano adeguati strumenti di conoscenza e interpretazione della realtà, il rischio e quello di alimentare luoghi comuni e fornire letture parziali che costituiscono un alibi alle carenze dell’azione pubblica. Per colmare tale lacuna l’Istituto Toniolo,

con la collaborazione dell’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, ha messo in campo nel 2012 un osservatorio che si propone come uno dei principali punti di riferimento in Italia su analisi, riflessioni, politiche utili a conoscere e migliorare la condizione dei giovani ())) % $$#%'# #( " ').

cando la consapevolezza di trovarsi nel contesto di un sistema-paese che ancora non ha dimostrato di credere nelle loro potenzialità. Papa Francesco sul tema della mancanza di lavoro, in particolare di quello giovanile, in numerose occasioni ha richiamato tutti a responsabilità e coraggio: «Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci rende simili a Dio… E qui penso alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale… Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai Responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione… E poi vorrei rivolgermi in particolare a voi ragazzi e ragazze a voi giovani: impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte». Una proposta che accoglie lo spirito di questo appello è l’incontro del 22 maggio a Novafeltria sul tema giovani e lavoro, promosso dall’Istituto Toniolo e dall’Associazione Amici dell’Università Cattolica diocesana. La serata si aprirà con l’intervento del Prof. Rosina dell’Università Cattolica che presenterà il quadro della situazione giovani e lavoro in Italia quale emerge dal Rapporto Giovani: delineerà la situazione occupazionale giovanile sottolineando accanto alle criticità gli aspetti di speranza e le opportunità per i giovani oggi. A seguire si contestualizzerà il tema dell’occupazione giovanile al nostro territorio attraverso il contributo di qualificati relatori locali. Nel terzo momento verranno presentate alcune esperienze e opportunità concrete per i giovani. Infine la parola passerà ai presenti, che potranno porre le loro domande e osservazioni ai relatori presenti. Gian luigi Giorgetti Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro


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OTTO PER MILLE

ALLE PARROCCHIE RISORSE L’8xmille per il Vangelo PER IL BENE COMUNE delle opere PERCHÉ VALE LA PENA PARTECIPARE Papa Francesco in più occasioni ha ricordato che l’annuncio del Vangelo deve avere necessariamente risvolti sociali. Questo, più che un invito, rappresenta per i cattolici un impegno contro le nuove solitudini umane e la moderna tentazione all’individualismo. Non ci si salva da soli. Insieme, laici e sacerdoti, sono chiamati a testimoniare con la propria vita i valori del Vangelo. Ma anche a reperire, corresponsabilmente, le risorse necessarie affinché la Chiesa possa continuare la sua missione di annuncio con la Parola e le opere verso chi è nel bisogno: famiglie, emarginati, disoccupati, malati, afflitti. Una possibilità in più in tal senso la offre l’8xmille destinato alla Chiesa cattolica, che aiuterà la tua parrocchia perché ritornerà sul territorio in modo capillare trasformandosi in migliaia di progetti a favore dei più fragili. Quindi far partecipare la propria parrocchia al bando nazionale ifeelCUD può ritenersi, una preziosa opportunità dalla triplice valenza. Da una parte favorisce la promozione della firma per l’8xmille che concorre a far funzionare, tra l’altro, Caritas, centri di ascolto e d’accoglienza. Dall’altra permette ai contribuenti possessori solo del CU* (ex CUD) di esercitare un diritto di democrazia partecipata che spesso non sanno di avere. Infine, attraverso ifeelCUD, le parrocchie possono vincere un contributo per la realizzazione di un’opera a beneficio della propria comunità locale. MARIA GRAZIA BAMBINO

Destinando l’8xmille alla Chiesa cattolica aiuterai la tua parrocchia è lo slogan del concorso ifeelCUD promosso dal Servizio Promozione della C.E.I. È rivolto a tutte le parrocchie chiamate a ideare un progetto di utilità sociale che migliori la vita della propria comunità. Parteciperanno alla vincita di un contributo economico per la sua realizzazione. Basterà iscrivere la parrocchia, in accordo con il proprio parroco, su www.ifeelcud.it dal 1° marzo al 30 maggio. In palio 8 premi, da 1.000 a 15.000 euro, ai quali si aggiunge il premio del pubblico per il miglior video realizzato (1.000 euro).

I PROGETTI VINCITORI DELLA SCORSA EDIZIONE In molte parrocchie si fa il possibile per non essere solo degli “osservatori” della crisi economica che sta attraversando il nostro Paese. Nonostante le comunità siano inserite in contesti con enormi problematiche sociali, cercano di annunciare il Vangelo con la Parola e attraverso tante opere socialmente utili, capaci di contrastare l’abbandono scolastico, gravi solitudini umane, disoccupazione, povertà. Con le risorse economiche si sostiene la Chiesa per servire tutti. DI SEGUITO LE PARROCCHIE VINCITRICI DEL 2014 (particolari su www.ifeelcud.it). La parrocchia S. Leone con Uno spazio per tutti (Gragnano) ha offerto non solo uno spazio collettivo dove possono stare insieme adulti, anziani, adolescenti, preadolescenti e fanciulli, ma soprattutto un luogo educativo dove i piccoli possano, attraverso lo sport e non solo, sperimentare il rispetto delle regole, della socializzazione, e del bene comune. Maria SS. del Soccorso con Diamo una mano alla scuola? È pronto il soccorso (Palmi) ha risposto alle richieste delle famiglie del territorio con un servizio di doposcuola per i bambini delle primarie e secondarie. È stato istituito presso i locali della Casa canonica della parrocchia, per dare sostegno agli alunni che hanno difficoltà nello studiare, nell’interagire e socializzare con altri ragazzi. S. Luca con Il cerchio della vita (Latina), si è rivolto ai minori del territorio che vivono una serie di problematiche sociali ed evolutive legate alla sfera emotiva-affettiva e a quella scolastica. Il progetto prevedeva l’ampliamento del doposcuola gratuito per i ragazzi delle scuole superiori che, a causa del disagio familiare, non possono permettersi ripetizioni private. Maria SS.ma delle Grazie al Purgatorio e il progetto M’arricreo (Casoria), attraverso un laboratorio di recupero di materiali di scarto, ha cercato di contrastare la povertà con iniziative capaci di trasformare lo spreco in risorsa, facendo leva sulle capacità creative individuali e di gruppo. San Giovanni Battista de la Salle (Roma) ha proposto un centro organizzato di raccolta e smistamento di informazioni relative alle offerte e domande di lavoro selezionate da quotidiani, rete, siti di comune e provincia. Il tutto accompagnato anche dal supporto di un sito web che funziona come un social network.

COME FUNZIONA IL CONCORSO IFEELCUD 2015 Per concorrere le parrocchie sono chiamate a: creare un gruppo in accordo con il parroco iscriversi online su www.ifeelcud.it dal 1° marzo al 30 maggio 2015 ideare un progetto di utilità sociale per la propria comunità organizzare una raccolta in busta chiusa delle schede 8xmille allegate ai modelli

CU* (ex CUD) delle persone esonerate dalla presentazione dei redditi, e consegnarle a un CAF realizzare anche un eventuale video che mostri le idee proposte nel progetto Vincono i contributi le 8 parrocchie che hanno presentato i progetti considerati più meritevoli secondo i criteri di valutazione pubblicati sul sito

www.ifeelcud.it. Le 8 parrocchie saranno poi ordinate in base al numero di schede CU raccolte. Il filmato, non obbligatorio, permette di vincere il premio del video più votato. La proclamazione dei vincitori avverrà sul sito dal 30 giugno 2015. Il progetto dovrà essere realizzato entro il 31 gennaio 2016.

Tutte le info su www.ifeelcud.it *I TITOLARI DEL SOLO MODELLO CU (CERTIFICAZIONE UNICA, EX CUD), IN ITALIA OLTRE 10 MILIONI, SONO COLORO CHE POSSIEDONO ESCLUSIVAMENTE REDDITI DI PENSIONE, DI LAVORO DIPENDENTE O ASSIMILATI, E SONO ESONERATI DALLA PRESENTAZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI. TUTTAVIA POSSONO DESTINARE L’8XMILLE ATTRAVERSO L’APPOSITA SCHEDA ALLEGATA AL MODELLO CU. IN ALTERNATIVA, SI PUÒ UTILIZZARE LA SCHEDA ALLEGATA ALLE ISTRUZIONI DEL MODELLO UNICO, FASCICOLO 1 (SCARICABILE DA WWW.IFEELCUD.IT).


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TRA FEDE E ATTUALITÀ

ABORTO UN TEMA SCOMODO E TRASCURATO Perché non si parla praticamente mai di aborto? Si tratta di un tema ritenuto poco interessante oppure è politicamente scorretto? Alcuni ragazzi dell’Associazione scout sammarinese (AGECS) provano a dare una risposta. Come funziona, in breve, l’esperienza scout L’Associazione Guide Esploratori Cattolici Sammarinesi (AGECS) è composta, a livello territoriale, da tre Gruppi: Borgo Maggiore (San Marino I), Città-Murata (San Marino II) e Dogana-Falciano (San Marino III). Essa propone un percorso educativo basato sulla metodologia scout e su una precisa proposta di fede cristiana cattolica (ferma restando la libertà del soggetto e della famiglia di aderire ad altre ipotesi religiose, ma accettando che la proposta cattolica venga fatta nella sua integrità), per la cui presentazione e partecipazione si chiede la collaborazione dei genitori, oltre ad un impegno serio e continuativo dei ragazzi/e in età compresa tra gli 8 e i 22 anni. In base alla fascia d’età di appartenenza, il percorso scoutistico viene suddiviso in: Branco di lupetti (da 8 a 11 anni), reparto di esploratori e Guide (da 11 a 16 anni), noviziato (16-17 anni) e Clan/Fuoco (da 17 a 22 anni). Le attività vengono svolte secondo lo stile scout ed i princìpi della vita all’aria aperta e dell’essenzialità. In particolare, ai giovani ed alle giovani compresi tra i 16 e i 20/21 anni si propone di favorire, attraverso l’autoeducazione, la crescita di ciascuno, nella disponibilità al servizio del prossimo, nello sforzo di maturare delle scelte per la vita.

L’inchiesta di Noviziato Noi facciamo parte del Noviziato “Hakuna Matata” del Gruppo San Marino I ed abbiamo deciso, avendone la possibilità, di svolgere un’inchiesta. l’inchiesta è una ricerca ad argomento libero ed a scopo informativo che il noviziato svolge anche più volte in un anno: solitamente i novizi la svolgono senza l’aiuto dei Capi ed ha la funzione di consentire un’informazione più approfondita su argomenti non sempre conosciuti da tutti, anche prendendosi tempo per ragionarci sopra e raccogliere opinioni altrui. In seguito viene pubblicato e condiviso il risultato. La tematica che abbiamo deciso di approfondire nella prima parte dell’anno è l’aborto, connesso all’utilizzo degli anticoncezionali, in quanto riteniamo sia un argomento molto attuale e che coinvolge ed interessa molti nostri coetanei, ma non solo. Questo lavoro ci ha portato, in una prima fase, ad intervistare alcuni specialisti del settore ed elaborare dei que-

stionari sull’argomento scelto, per poterci rendere conto del livello di “cultura” generale che le persone intorno a noi hanno riguardo al tema dell’aborto. Abbiamo inserito varie domande che spaziavano dai rischi che un aborto può portare al corpo della madre alla pericolosità di rimedi anticoncezionali abortivi, fino ad effettuare un approfondimento sulle norme giuridiche vigenti in Repubblica e nella vicina Italia, che purtroppo non sono spesso rispettate dai cittadini e forse non abbastanza attuali ed aggiornate. Nell’elaborazione di tali questionari abbiamo cercato di ampliare il più possibile la fascia di età delle persone a cui rivolgerci, in modo da avere dei dati più precisi, consegnandoli ai nostri familiari, compagni di classe e sconosciuti. I dati ottenuti dalla compilazione dei questionari e dal loro esame ci portano a conclusioni abbastanza precise eppure allarmanti: ci mostrano infatti che la consapevolezza dei rischi e la conoscenza delle leggi (soprattutto quelle sammarinesi) riguardanti l’aborto non sono elevate quanto ci si aspetterebbe. Inoltre, abbiamo chiesto agli esaminati che cosa fosse, secondo loro, la pillola del giorno dopo e quella anticoncezionale e la maggior parte ha risposto in maniera superficiale, qualcuno invece ha confuso tra loro i tipi di pillola o non conosceva la risposta esatta. Alla luce di quanto emerso, noi ragazzi pensiamo che chi ci circonda dovrebbe senz’altro informarsi di più al fine di poter meglio valutare, e quindi possibilmente evitare, i possibili rischi collegati all’aborto oltre a riflettere attentamente prima di compiere un gesto tale. In una seconda fase, che si è svolta durante le scorse vacanze invernali (dal 2 al 4 gennaio), abbiamo organizzato una route, ovvero un’esperienza di cammino durante la quale – nei momenti di sosta dalla fatica e dalla contemplazione delle meraviglie che ci circondavano – abbiamo continuato ad approfondire il tema scelto. Siamo partiti da Borgo Maggiore per arrivare nel pomeriggio tardo a Pietracuta, dove abbiamo trascorso la notte, ed il giorno successivo a Sogliano sul Rubicone: durante il lungo cammino siamo riusciti a vedere paesaggi mozzafiato, ma la parte più interessante si è svolta quando siamo arrivati a destinazione. Infatti, giunti stremati a Sogliano, siamo stati accolti dalle suore di clausura del Carmelo di Santa Maria della Vita,


MONTEFELTRO che ci hanno ospitato nella loro foresteria. Il giorno seguente abbiamo visto, su consiglio delle suore, un film intitolato Octoberbaby, pellicola che non è mai stata doppiata in italiano (perché politicamente scorretta?) ed è stato tratto da una storia vera: quella di una ragazza che scopre di essere stata adottata, dopo che la sua madre naturale aveva tentato di abortirla senza successo, e che decide di partire per un lungo viaggio che le permetterà di mettere in discussione le certezze della sua vita. Un film davvero molto commovente e che fa pensare tanto. Infine, le suore ci hanno permesso di incontrare alcuni membri del Movimento per la vita di Bologna, con cui ci siamo confrontati soprattutto sulle nostre esperienze personali e i risultati della nostra indagine: è tristemente emerso che molte ragazze abortiscono perché costrette, per mancanza di denaro o pensando soltanto alla propria futura carriera. A conclusione di quest’esperienza, noi ragazzi del Noviziato siamo giunti alla conclusione che la disinformazione ed il pregiudizio possono provocare, specialmente in questo ambito, scelte spesso frettolose e poco meditate, che possono avere anche conseguenze gravissime. Per questo motivo, ci sentiamo di salutarvi con due provocazioni: – alle ISTITUZIonI PUBBlICHe: la normativa sammarinese in materia – rinvenibile sul Codice Penale – risulta in numerosi passaggi antiquata ed inadatta al contesto sociale attuale; sarebbe inoltre opportuno organizzare campagne di sensibilizzazione per la popolazione, che è risultata spesso impreparata su questo tema ed inconsapevole dei rischi; – ai rAGAZZI: l’adozione di precauzioni, l’assunzione di pillole (di ogni tipo) e le “fughe” in Italia per abortire sono diventati ormai cosa normale e di routine, ma considerate sempre che l’aborto può avere conseguenze devastanti sul fisico di una donna e che, prima di prendere una decisione tale, è bene ricordarsi che c’è in gioco la vita di un bambino che ha tanti diritti quanti ne hanno i suoi genitori.

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TRA FEDE E ATTUALITÀ

BAUMAN HA VINTO, NOI SCONFITTI MA...

Divorzio breve & dintorni La “modernità liquida” avanza progressivamente e in nome dell’individualismo rottama la relazione, la convivenza, il matrimonio e la famiglia. Forse per i cristiani è giunto il momento di rivendicare per sé il patrimonio civile del matrimonio. In fondo non sarebbe che una pagina, moderna, della resistenza dell’ethos cristiano. Che nessuna legge dell’uomo può schiacciare e spazzare via. Il divorzio breve sancisce in Italia la vittoria della “società liquida”, in cui anche l’amore è liquido come lo è la relazione, come lo sono la convivenza e il matrimonio. È la vittoria di Zygmunt Bauman, il sociologo polacco di origini ebraiche, padre della “modernità liquida”. È la sconfitta (meglio riconoscerla subito) di quanti, noi compresi, ci siamo consapevolmente attardati a considerare il valore della nostra antropologia come universalmente riconosciuto e condiviso. Non avevamo capito che la profezia di Bauman non si proiettava su un futuro lontano, ma era lì a portata di anni e di giorni. Ora anche l’Italia ha il “suo” divorzio breve, celebrato come una vittoria della laicità, del riformismo e della modernità. O se non altro, come un semplice mettersi al passo dei tempi e di quell’Europa maestra nello sbriciolare le relazioni, nell’assecondare ogni forma di individualismo in nome dei “nuovi” diritti (percepiti e divenuti tali sotto la spinta del desiderio). Ci soffermiamo un istante sulle parole profetiche di Bauman: “La relazione tra due persone segue il modello dello shopping e non chiede altro che le capacità di un consumatore medio, moderatamente esperto. Al pari di altri prodotti di consumo, è fatta per essere consumata sul posto (non richiede addestramento ulteriore o una preparazione prolungata) ed essere usata una sola volta. Innanzitutto, la sua essenza è quella di potersene disfare senza problemi. Se ritenute scadenti o non di piena soddisfazione le merci possono essere sostituite con altri prodotti che si spera più soddisfacenti […] ma anche se mantengono le promesse, nessuno si aspetta da esse che durino a lungo; dopo tutto, automobili, computer o telefoni cellulari in perfetto stato e ancora funzionanti vengono gettati via senza troppo rammarico nel momento stesso in cui le loro versioni nuove e aggiornate giungono nei negozi e divengono l’ultimo grido. Perché mai le relazioni dovrebbero fare eccezione alla regola?”. Ecco la domanda alla quale tentare di dare una risposta. Ma a chi spetta questa risposta? Non ci si venga a dire che spetta solo ai credenti. Piuttosto, ci piacerebbe ascoltare la risposta di tutti i promotori, parlamentari e non, della legge sul divorzio breve. Chiediamo troppo? Un legislatore deve solo adeguarsi con le leggi alle conseguenze sociali delle scelte individuali, o dovrebbe scavare nelle motivazioni che causano quelle conseguenze? Forse chiediamo troppo a chi insegue la modernità come è stata raccontata dai soliti autori delle fiction tv, da alcuni cattivi maestri in servizio permanente effettivo e da una presunta intellighenzia (di sinistra o destra non ha alcuna importanza) che ha deciso di coniugare le più alte dosi di liberismo con il massimo dell’individualismo deresponsabilizzante. Ed ecco il risultato: una legge che consente, anche in barba agli eventuali figli, di sciogliere il vincolo matrimoniale (civile s’intende) in sei mesi. Perché i tempi moderni richiedono velocità decisionale, secondo il mantra politico del momento. Velocità in politica e velocità nella vita di ogni giorno. Arrivati a questo punto, in attesa di un’altra pagina della contrattualistica come gli annunciati “accordi prematrimoniali”, non sarebbe meglio per la società civile (e politica) gettare via la maschera e rinunciare definitivamente all’istituto del matrimonio? E di conseguenza rivisitare in profondità il cosiddetto diritto di famiglia, partendo proprio dal trionfo dell’individualismo? Ovviamente siamo certi che non accadrà, perché è più comodo conservare il simulacro del matrimonio e depotenziarlo progressivamente con le leggi e con la cattiva narrazione. Sino a renderlo impalpabile. In questo contesto giuridico e sociale friabile, cresce la responsabilità dei credenti nei confronti del matrimonio. Cosa impedisce che il matrimonio (anche nella sua dimensione civile) diventi un patrimonio precipuo dei credenti? Siamo sinceri, non è già così nei fatti? Sappiamo bene che una visione del genere può apparire rivoluzionaria, ma non è stato forse il cristianesimo a incardinare i valori del matrimonio e della famiglia nel mondo moderno? Poiché la cultura della post-modernità li ha rottamati, non sarà nostro il compito di conservarne il seme? In fondo non sarebbe che una pagina, moderna, della resistenza dell’ethos cristiano. Che nessuna legge dell’uomo può schiacciare e spazzare via. In un futuro neppure tanto remoto, forse si chiederà, a proposito dei cristiani: da cosa li riconoscerete? Anche dal fatto che hanno scelto il matrimonio e hanno accettato il rischio di mettere al mondo i figli. Pensateci, gente, pensateci.


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TRA FEDE E CULTURA

ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE DI RIMINI Inaugurazione di un’Aula dedicata ad Agostino Gasperoni UNA TESTIMONIANZA Ho pensato molto in questi giorni, sapendo di essere invitata qui a raccontare chi era don Agostino, a cosa dire, perché la mia esperienza con lui è stata, grazie a Dio, molto lunga ed anche molto vicina. Infatti l’ho conosciuto circa a 8 anni quando è diventato parroco della mia piccola Parrocchia e da allora abbiamo condiviso tanto, fino al giorno della sua traversata “all’altra riva”, come diceva lui quando parlava della morte. Così ho pensato a come rendervi partecipi di questa esperienza e cercando una frase, una Parola che potesse in qualche modo raccontarci, mi è venuto in mente il prologo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo in noi”. San Giovanni ci riassume nel prologo la storia della salvezza, la storia di un Dio che era straordinariamente innamorato dell’uomo da “prendere dimora” proprio qui su questa terra. Questa affermazione diventa realtà, diventa vera per ciascuno di noi nel momento in cui siamo in grado di riconoscere il Verbo, la Parola, nostro Signore in un volto, in uno sguardo, in un sorriso, in una voce… Se questo passaggio, se questa traduzione non avviene, la nostra fede resta quella in un Dio lontano, che ha percorso tanti anni fa le strade di questo mondo, ma oggi non è parte della nostra vita. Bè, per me, Agostino è stato questo volto, questo sguardo, questa voce che mi ha permesso di credere in Gesù ancora vivo e presente in mezzo a noi. È stato lui che mi ha fatto il dono della fede, che mi ha aperto gli occhi, che mi ha permesso di scoprire cosa significa la parola incarnazione. La nostra è stata una storia di riconoscimento. Ricordo chiaramente quando al termine di alcune conversazioni profonde mi diceva adesso Lara ringraziamo Gesù per averci donato l’uno all’altra. E questo riconoscimento è passato attraverso molteplici ambiti ed esperienze che insieme abbiamo trascorso. Il primo ambito è quello della relazione personale con lui. Agostino è stato un compagno di viaggio in tutte le fasi della vita, da bambina inizialmente, ma poi, in seguito durante il difficile momento dell’adolescenza quando diventa indispensabile avere qualcuno che ti apre i grandi orizzonti della vita, che te la ricolmi di ideali e di valori, che ti aiuta a cre-

dere in te stessa, che ti fa sentire grande! Lui era lì, la sua casa sempre aperta. Inoltre quando ho scoperto l’amore, con la sua delicatezza mi ha aiutato a non farne una esperienza, ma a scoprirlo come il senso e la vocazione della vita. Era lì quando dovevo decidere del mio futuro, quando sono diventata moglie e mamma… Un altro ambito che mi ha permesso di conoscerlo bene è stato quello parrocchiale, dove emergeva con forza l’importanza di costruire una comunità intorno a Gesù, attraverso i sacramenti e la catechesi dei bambini, ma soprattutto degli adulti, perché credeva fortemente che sono proprio gli adulti, i genitori, gli educatori che devono fare il salto della fede. Saranno poi loro a trasmetterla ai bambini.

Ci diceva spesso che noi eravamo le pietre vive nella nostra piccola chiesa. l’eucarestia domenicale era un momento di festa e di incontro. Un’eucarestia da vivere, non in fretta e furia, per assolvere un obbligo, ma momento di nutrimento attraverso la Parola, con Gesù presente nel pane e nel vino e l’incontro con i fratelli. In questo contesto è stato un grande maestro (tutte le mattine preparava l’omelia e la scriveva parola per parola nella sua agenda per sbriciolare la parola per renderla comprensibile a tutti). Il sacramento della riconciliazione altro luogo dell’intimità con il Padre misericordioso. Diceva che non era un caso che fosse parroco nella parrocchia di Santa Maria Maddalena. Sappiamo bene che il sacerdote che confessa rappresenta Gesù, ma quante volte lo abbiamo sperimen-

tato? Agostino ha permesso di vivere questa esperienza, forse perché spesso si celebrava dentro casa, mano nella mano, concludendosi con un abbraccio affettuoso, come il babbo della parabola quando il figlio tornava da lui. Era visibile a tutta la comunità che era un uomo di preghiera, aveva una relazione intima con il Signore e cercava di farla vivere anche ad altri. Il suo rapporto particolare con il tempo non lo aiutava a seguire il breviario per questo era possibile trovarlo alle 10 di sera dire le lodi e tutto il resto, ma nonostante l’ora ogni parola era pregata e veniva considerata. Ho scoperto, grazie a lui, la bellezza della preghiera della Chiesa universale. Poi, naturalmente, la scuola. Sono diventata una delle sue studentesse, proprio qui all’Istituto di Scienze Religiose, dove proprio lui mi aveva guidato ad iscrivermi. Non ho trovato un Agostino diverso da quello che conoscevo, la sua passione per la Parola di Dio, già ce l’avevo chiara. Ma quello che mi ricordo è stato il fatto che attraverso la sua voce i grandi precursori del cristianesimo, i primi teologi della storia, come Paolo e Giovanni, diventavano presenze, mi sembrava che fossero così vicini e che la loro fede potesse essere quasi contagiosa. Un altro aspetto che allora mi stupì, era il fatto che lui era lo stesso con tutti, coerente fino in fondo. In questo senso… gli esami non erano solo occasione di verifica della preparazione, ma anche modo per chiarire agli studenti ciò che non avevano capito bene. Era un uomo coerente e amante della verità, non ha mai accettato compromessi solo per essere accettato e ben visto, ecco perché come tutti i grandi maestri è stato anche molto criticato, a volte anche con grandi sofferenze. Ancora a scuola mi ha permesso di capire che lo studio della Bibbia non è per gli specialisti delle lingue antiche, ma è veramente per tutti, naturalmente tutti quelli che vogliono avvicinarsi ad essa seriamente, non in modo superficiale. Infine l’ultimo ambito era la grande passione di Agostino, insieme alla scuola, e cioè la famiglia. Innumerevoli le coppie di sposi, fidanzati e famiglie intere che nel suo accompagnamento hanno riscoperto il senso del loro amore, hanno preso consapevolezza


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TRA FEDE E CULTURA

8 MARZO AL MUSEO DI ARTE SACRA DI SAN LEO

DEDICAZIONE DI UNA SALA A DON LINO TOSI L’otto marzo scorso, secondo anniversario della morte di don Lino, abbiamo voluto ricordarlo con una cerimonia, svoltasi a San Leo, che ha visto la dedicazione di una Sala del Museo di Arte Sacra, a cui don Lino ha donato la collezione di paramenti antichi, alcuni avuti in eredità, molti dei quali da lui salvati dalla distruzione o dalla vendita in qualche mercato antiquario per abbellire, nella migliore delle ipotesi, qualche sontuosa dimora. La cerimonia semplice, ma toccante, come sarebbe piaciuta a lui, si è svolta subito dopo la liturgia domenicale a San Leo, dove don Lino aveva svolto il suo ministero per circa un quinquennio, con la mansione di Delegato vescovile, prima della sua nomina a rettore della Basilica in quel di San Marino. Presieduta da Mons. Andrea Turazzi – Vescovo di San Marino-Montefeltro – dal Sindaco Mauro Guerra con la partecipazione del Segretario di Stato alla Cultura di San Marino Giuseppe Morganti erano presenti i parenti stretti di don Lino, Piero, suo fratello di comunità, un pullman di pistoiesi venuti apposta per l’occasione, moltissimi leontini e molti amici, che sempre lo ricordano, sia di territorio e ambito diocesano che non. Il Vescovo ha parlato dell’importanza e del “valore” nella Chiesa dello strumento liturgico, oltre che della liturgia che è lode e al tempo stesso simbolo intrinseco di essa ed elemento capace di attestare la ricerca prima e la partecipazione poi, nella resa di grazie che il fedele desidera fare a Dio e che è parte consequenziale e irrinunciabile della fede. Il Sindaco Guerra ha illustrato la storia e la più recente cronaca di San Leo, bandiera arancione del FAI, che tanto opera per la sostenibilità sociale e turistica e per la vita dell’antico e splendido borgo feretrano.

Su invito del Sindaco, cercando di essere breve nella speranza di non annoiare, dopo le interessanti e complete parole di entrambi i precedenti relatori, ho avuto il piacere e l’onore di “raccontare” ai presenti il desiderio e l’amore che la base della scelta operata da don Lino per la donazione, alla “sua” San Leo, di quanto gli apparteneva, come strumento liturgico, simboleggia la devozione e la dedizione che ogni sposo deve avere per la sua sposa, nello specifico, la Chiesa leontina. Nella sala oggetto della dedicazione si trovano vetrine con esposti alcuni degli antichi parati, che l’amministrazione museale si impegna a esporre a rotazione, affinché tutti i visitatori possano godere oltre che della loro straordinaria bellezza, molti di essi sono antichi tessuti fatti a telaio manuale, ricamati da mani mosse da sentimenti che sono allo stesso tempo grandi e umili con fili di seta, d’oro, d’argento che coniugati insieme sanno dare una visione stupefacente di cosa l’uomo sappia e possa creare quando a muovere

la sua mente e le sue mani sono il desiderio di rendere gloria al suo Creatore per lodarlo e ringraziarlo riconoscente dei doni avuti con gratuità e generosità e abbondanza. Non un simbolo apotropaico ma la testimonianza che gli stessi parati danno per chi li ha originariamente donati, realizzati, e conservati fino ad oggi affinché fossero testimoni ed esempio tangibile e reale della fede e della conversione che l’ha originata. Desideriamo concludere queste poche righe, fatte di dovere di cronaca, con una modesta ma sincera riflessione: don Lino, ha voluto continuare a essere “presente” nella Chiesa, che ha amato e ha insegnato agli altri ad amare, soprattutto con la vita, anche dopo la conclusione della sua avventura terrena non solo come fedele e sacerdote ma anche come liturgista che era il compito che tanto ha desiderato di saper e poter svolgere e a cui tanto ha dato e non solo in paramenti sacri. (P.P.)

del matrimonio cristiano. Il suo impegno nella nostra diocesi ha dato inizio ad un piccolo e fragile tentativo di pastorale famigliare, ma soprattutto ha permesso a molti di scoprire la missione che accompagna gli sposi, che non si esaurisce nel dono reciproco tra le pareti di casa, ma nell’apertura al mondo intero. Uno dei suoi ritornelli era l’invito assiduo ad “essere famiglia di famiglie”. Perché la famiglia è il luogo privilegiato do-

ve si manifesta la tenerezza di un Dio che è “Amore”. È lì in particolare che Gesù prende dimora (per tornare al prologo di Gv), in una casa, un papà, una mamma e i tanti figli generati biologicamente e non. Ricordo la forte insistenza nei gruppi famiglia, a farci capire che i figli degli altri sono nostri figli e la bellezza nello scoprire questa paternità e maternità universale, dove nessuno resta orfano.

Voglio concludere con un augurio a tutti gli studenti che passeranno sui banchi dell’aula biblica che si intitolerà ad Agostino. L’augurio che possano venire plasmati dalla Parola di Dio, per poterla non solo conoscere ed annunciare, ma possano incarnarla nella loro vita perché chiunque li incontri possa riconoscere il Signore che ancora oggi cammina sulle nostre strade. lara Pierini


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VITA DI SANTI

L’inchiesta Diocesana ha come scopo la raccolta di tutte le prove che riguardano la vita, le virtù eroiche, la fama di santità del Servo di Dio, Padre Domenico Spadafora. Dal 1677 è venerato nella chiesa di Santa Maria in Reclauso a Monte Cerignone. Papa Benedetto XV il 12 gennaio 1912 ha confermato il culto.

BEATO DOMENICO, PREGA PER NOI LA SUA MISSIONE DI QUASI 30 ANNI NELLA DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO PORTAVA ABBONDANTI FRUTTI COME L’AUMENTO DI DEVOZIONE, SVILUPPO SPIRITUALE DEI FEDELI E NUMEROSE VOCAZIONI SACERDOTALI E RELIGIOSE, DI CUI OGGI COMINCIAMO A SENTIRE LA MANCANZA. I Santi sono colonne di fuoco, luci ai bordi della strada che indicano un sentiero sicuro – il sentiero del vero sviluppo delle società, dei popoli, del futuro edificato sulla legge suprema, la legge dell’amore. I Santi e i Beati dimostrano come costruire oggi la vita sul Vangelo, come seguire Cristo Crocifisso e Risorto, come imparare nella Sua scuola di amore. La canonizzazione dovrebbe contribuire ad animare la fede, la speranza e l’amore, irradiare con la santità di Domenico Spadafora i fedeli di oggi. Il popolo di Dio, i discepoli di Cristo, i cristiani, partecipando alla vita di Dio sono una primavera infinita per i sempre nuovi millenni. Così i Santi camminano attraverso la storia, così anche continua la nuova evangelizzazione. La santità è la parola del loro magistero, ma ancora di più la testimonianza della loro vita che costituisce la rivelazione di Dio agli uomini ed è una costante novità, è la Buona Novella. Come evangelizzatore, il beato Domenico Spadafora era consapevole che la Chiesa e Cristo, Cristo e la Chiesa, come lo aveva espresso san Tommaso d’Aquino, è una mistica persona. Aveva la consapevolezza di essere unito con la Testa che è Cristo, viveva della Sua sapienza e del Suo amore. Nei difficili tempi odierni può servire da modello per i fedeli della diocesi di San Marino-Montefeltro, e anche per tutta la Chiesa universale. Nei momenti difficili per la Chiesa Cristo nomina nel seno della Chiesa uomini e donne che ardono con il fuoco della santità e con il proprio esempio stimolano gli altri a condurre la vita cristiana, il che determina un continuo sviluppo del Corpo Mistico; essi furono e sono la fonte ed il principio del rinnovamento nella Chiesa. Domenico Spadafora era uno di loro. Contribuì a mantenere l’unità dell’Ordine; grazie al suo lavoro pastorale sorgevano le confraternite del rosario. La sua missione di quasi 30 anni nella diocesi di San Marino-Montefeltro portava abbondanti frutti come l’aumento di devozione, sviluppo spirituale dei fedeli e numerose vocazioni sacerdotali e religiose, di cui oggi cominciamo a sentire la mancanza.

Da un lettore riceviamo e pubblichiamo

COME SI FA UN SANTO? Il 25 gennaio 1983, Sua Santità Giovanni Paolo II promulgò il Codice di Diritto Canonico (CIC) che entrò in vigore il successivo 27 novembre 1983, abrogando così il precedente Codice del 1917. Nel nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983, infatti, soltanto il canone 1403 § 1 e 2 tratta direttamente delle Cause di Beatificazione e Canonizzazione. “DIVINUS PERFECTIONIS MAGISTER” Il Sommo Pontefice ha anche promulgato la Costituzione Apostolica (DPM) entrata in vigore lo stesso 25 gennaio 1983, abrogando quindi tutte le previe legislazioni nelle Cause dei Santi. Per motivi di chiarezza, sarà utile illustrare brevemente la nuova procedura per le istruzioni di tutte le Cause, prevista dalla nuova legislazione che descrive tre fasi di una Causa di Beatificazione e Canonizzazione: 1. una Causa di Canonizzazione inizia con l’istruzione di una inchiesta Diocesana, la quale consiste in una serie di inchieste iniziate dal Vescovo competente che vuole istruire una Causa di Canonizzazione. L’inchiesta Diocesana ha come scopo la raccolta di tutte le prove che riguardano la vita, le virtù eroiche o il martirio, la fama di santità o di martirio di un Servo(a) di Dio, nonché, se è il caso, il culto “ab immemorabili tempore”, oppure “Positio super casu excepto” e le prove di possibili miracoli (ma separatamente da quella sul martirio o sulle virtù eroiche). 2. Dopo che tutte le prove raccolte durante l’Inchiesta Diocesana sono state inviate alla Congregazione delle Cause dei Santi, la Causa entra nella sua seconda fase, e cioè quella del suo studio. 3. Poi segue la terza fase, la discussione oppure il giudizio circa il merito della Causa. Queste norme sono, per quanto possibile, ordinate sistematicamente così che colui che per legge ha il diritto di istruire una Causa possa sapere esattamente quello che deve essere eseguito sotto la sua responsabilità. don Cristoforo M. Bialowas (Postulatore romano)

Vorrei esprimere un pensiero che negli ultimi tempi mi tormenta e non mi abbandona: le centinaia di morti sgozzati, giustiziati come bestie perché cristiani in tutto il mondo. Ragazze rapite, torturate e poi uccise perché cristiane. Ma noi cristiani, che facciamo? Sempre più spesso passano, nei telegiornali delle Tv e sui quotidiani le notizie di omicidi che ormai hanno assunto un carattere di continuità tale da essere trattate come fatti di ordinaria amministrazione. Però se qualcuno si azzarda ad abbandonare un cagnolino in autostrada, che è una cosa anche questa sbagliata e deplorevole, apriti cielo: si parla allora di inciviltà, di assassinio, di punizioni corporali, di richiesta di inasprimento delle pene… Infine, noi poveri cattolici, accogliamo tutti, rispettiamo tutti, offriamo cibo e aiuto a tutti, ma ci guardiamo bene dal lasciare i crocifissi appesi nelle aule scolastiche e non solo, o a celebrare Sante Messe nelle scuole, tutto questo perché altrimenti rischiamo di offendere altre religioni… Il nostro silenzio-assenso grida VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA. (M.C.)


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VITA DI SANTI

D

omenico Spadafora nacque a Randazzo nel 1450, dalla nobilissima e antichissima famiglia Spadafora, oriunda di Costantinopoli, così chiamata perché aveva la dignità di portare la spada sguainata davanti all’Imperatore.

sero perciò al Maestro Generale per ottenere dei padri che iniziassero l’opera sì vantaggiosa alle anime per la gloria della Vergine, a cui l’Ordine professa speciale devozione. La loro richiesta fu accolta, e per la nuova fondazione fu scelto Domenico. Nel 1491 sorsero così la chiesa e il convento di cui egli fu guida sapiente fino alla morte.

Domenico, disprezzata ogni umana grandezza, deciso ad onorare e servire il Signore dei Signori entrò nell’Ordine Domenicano, nel fiorentissimo Convento di Santa Zita a Palermo, fondato da Pietro Geremia.

Nella fervente comunità fiorirono le leggi e lo spirito dell’Ordine, con immensa edificazione dei popoli circostanti. Da tutto il Montefeltro si ricorreva a Domenico come a un santo, e come tale fu venerato dopo la morte, avvenuta il 21 dicembre 1521.

Inviato allo Studio di Padova per compiervi gli studi, se mirabili furono i suoi progressi nella scienza, più mirabili furono quelli nell’acquisto delle solide virtù. Conseguito il dottorato e tornato in Patria, la sua santità e il suo sapere non poterono restare nascosti e il Maestro Generale lo chiamò accanto a sé come suo Socio. Frattanto gli abitanti di Monte Cerignone, nello Stato di Urbino, avendo in grande venerazione in una cappelletta una miracolosa immagine della

Sepolto nella chiesa conventuale, il suo corpo, nel 1545, è stato trovato incorrotto. Dal 1677 è venerato nella chiesa di Santa Maria in Reclauso a Monte Cerignone. Madonna, e desiderando innalzarle una chiesa con religiosi che la ufficiassero e si dedicassero alla cura spirituale delle popolazioni circostanti, pensarono ai Domenicani. Si rivol-

Papa Benedetto XV il 12 gennaio 1912 ha confermato il culto. Se ne fa memoria oggi anniversario della traslazione delle reliquie avvenuta nel 1677.

BILANCIO 2014

CARITAS DIOCESANA

Di seguito pubblichiamo nuovamente il Bilancio Caritas 2014 in quanto nella precedente stesura erano state inserite tre voci in entrata: • Propaganda della Fede; • San Pietro Apostolo; • Infanzia missionaria che nulla hanno a che vedere con il Bilancio Caritas. Ci scusiamo con i lettori.

ENTRATE • • • • • •

Saldo al 31 dicembre 2013 Contributo dalla Diocesi 8x1000 Caritas Offerte liberali Interessi a credito Raccolta Quaresima missionaria Colletta “Adotta un cristiano di Mosul”

USCITE € 4.102,68 € 162.039,16 € 15.505,66 € 573,64 € 5.000,00 € 11.115,67

Totale entrate

€ 198.336,81

Entrate Uscite Sbil. Entrate-uscite al 31/12/2014

€ 198.336,81 € 188.760,23 € 9.576,58

Contributi per Sostegno alla vita CdA Pennabilli Contributi a Caritas parrocchiali e vicariali Contributi per viaggi e pernottamenti Spese bancarie e interessi passivi Spese magazzino Spese di gestione Caritas diocesana Progetti presentati in Diocesi Formazione e Convegni Regionali e Naz.li Arredi, macchine ufficio (vari CdA Diocesani mezzo e carburante) Contributi per spese sanitarie Spese Casa Prima Accoglienza Orti sociali Voucher Raccolta Quaresima missionaria Colletta “Adotta un cristiano di Mosul”

9.576,58

• • • • • •

-€

9.576,58

Totale uscite

Annotazione Sono stati finanziati con il microcircuito 19 progetti per un totale di € 20.240,00 Diff. tra i due saldi Differenza saldi/sbilancio Cassa Totale controllo

• • • • • • • • • •

€ € € € € € € € €

19.900,00 6.809,80 49.100,00 2.150,00 441,47 32.943,91 5.237,55 13.766,41 3.839,92

€ 2.649,75 € 2.457,60 € 25.440,32 € 1.899,83 € 6.008,00 € 5.000,00 € 11.115,67 € 188.760,23


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LA CHIESA NELL’EXPO

NUTRIRE IL PAESE L’IMPEGNO DELLA CHIESA ITALIANA L’azione ecclesiale contro la fame, in Italia, si esplica anche attraverso e nell’ambito delle 1.148 iniziative anticrisi avviate nelle diocesi. Il dato è stato fornito durante la presentazione, in sala stampa vaticana, del Padiglione della Santa Sede. Il cardinale Ravasi: “Non si tratta solo di un padiglione accanto ad altri, ma di una presenza d’eccezione”. Monsignor Pompili: “La partecipazione della Cei esprime un impegno che va oltre il tempo della prossima Esposizione”. “Oggi in Italia oltre 4 milioni di persone (di cui il 70% cittadini italiani) sono sotto la soglia della povertà alimentare e il numero degli indigenti alimentari è in continuo aumento. Queste persone vengono sostenute nei loro bisogni primari da quasi 15mila strutture caritative territoriali che attraverso i pacchi alimentari, le mense o altre forme d’intervento più innovative offrono aiuto a chi ne ha bisogno”. Monsignor domenico Pompili, sottosegretario della Cei, è partito da questo dato – in sala stampa vaticana, nella conferenza di presentazione del Padiglione della Santa Sede a Expo 2015 – per illustrare “quello che le Chiese che sono in Italia già fanno per garantire alimentazione a chi ne è privo”. “La partecipazione della Cei ad Expo 2015 accanto alla Santa Sede e alla diocesi ambrosiana – ha sottolineato – esprime un impegno che va oltre il tempo della prossima Esposizione universale di Milano”. Il Padiglione della Santa Sede all’Expo è promosso, realizzato e gestito in collaborazione dal Pontificio Consiglio della cultura (espressione della Santa Sede), dalla Confe-

renza episcopale italiana, dalla diocesi di Milano, con il contributo del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. L’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù sono i partner scientifici. la “rete” della Chiesa italiana. La Caritas di Savona – ha reso noto Pompili facendo alcuni esempi “sul campo” – propone corsi di cucina e gestione della spesa, quella di Caltagirone organizza giornate di sensibilizzazione e raccolta di generi alimentari davanti ai supermarket, come pure altre esperienze in varie diocesi relative all’avvio di orti solidali. La Caritas di Vercelli s’impegna a recuperare i pasti in disavanzo dalle strutture Asl per distribuirli poi agli ospiti dei dormitori. Ad Avezzano, attraverso il progetto “Lo spreco utile”, i prodotti prossimi alla scadenza della catena Coop vengono devoluti alle famiglie più svantaggiate o utilizzati nella mensa socio-assistenziale locale. Nella diocesi di Rieti, ogni giorno si raccolgono i prodotti avanzati da pizzerie e panifici del centro cittadino per distribuirle ai poveri. Ad Arezzo vengono organizzate raccolte di prodotti alimentari in scadenza presso alcune catene di supermercati, a Catanzaro la Caritas paga l’affitto per il capannone utilizzato dalla Fondazione Banco Alimentare per conservare e distribuire il cibo raccolto. le risposte dei Centri di ascolto. Le richieste, da parte di italiani e stranieri ai Centri di ascolto Caritas, si riferiscono soprattutto a beni e servizi materiali, e “da sole rappresentano il 73%

NELL’ANNO DEDICATO ALLA VITA CONSACRATA

Nella clamide rossa Agostino Venanzio Reali, il cappuccino, biblista, insegnante, poeta e pittore nato a Sogliano nel 1931 e morto a Bologna nel 1994. Al museo di San Francesco di San Marino vengono presentate una serie di ventiquattro dipinti dal titolo Creazione e quattordici immagini della Via Crucis, eseguite per la Parrocchia di Sant’Anna in Menà di Castagnaro; alle immagini è accompagnata una scelta di liriche che più si avvicinano alla forma esplicita della preghiera. A Montetiffi gli è stato dedicato un Museo che raccoglie molti dipinti, disegni e terracotte. L’insieme mostra quanto eclettico fosse il suo stile e come richiami di volta in volta autori quali Chagall, Rouault, Matisse o anche l’arte popolare in cui il sentimento religioso per autenticità può essere pari a quello dei momenti più alti dell’arte. Per questa sua caratteristica il curatore, Francesco Acquabona, lo ha presentato, sotto certi aspetti, anticipatore del citazionismo degli anni Settanta e Ottanta. Traduttore ed esegeta biblico sapeva quanto nell’interpretazione giochino la distanza culturale e l’individualità dell’interprete, e così nell’approccio all’arte tale consapevolezza gli ha permesso di trovare comunque e di rendere visibile la propria inconfondibile individualità. Dalle opere, pur limitate a solo due serie, e dalla presentazione emerge comunque l’immagine complessiva di un uomo e di un poeta che Anna Maria Tamburini, prima promotrice della mostra, ha evidenziato nella dinamica unitaria e creativa della sua persona. Il suo costante riferimento al testo sacro e il suo sguardo tipicamente francescano, ha sottolineato, hanno lasciato anche nella sua opera letteraria una prova che ancora appassiona pubblico e studiosi. Reali fu dunque un consacrato poliedrico che ha tenuto unito l’aspetto intellettuale a quello di sacerdote e che volle essere anche cappellano ospedaliero lasciando in chi lo ha conosciuto la convincente testimonianza della propria scelta di vita. Una figura di consacrato quanto mai adatta ad essere presentata nell’ambito delle celebrazioni dell’anno dedicato alla vita consacrata, e che il Vescovo Andrea Turazzi e i religiosi della diocesi di San Marino-Montefeltro proporranno, anche in una replica della mostra, a Pennabilli dal 9 maggio nei locali del Seminario Vescovile. C. D.

del totale”: percentuale, quella relativa al 2014, “in crescita” rispetto al 2013, in cui già il 50% degli interventi era rivolto a questo genere di bisogno. “Circa due terzi degli interventi inerenti beni e servizi primari avevano riguardato l’ambito alimentare”, ha reso noto il portavoce della Cei. Considerato, inoltre, il ritardato avvio del Programma europeo relativo alla fornitura di beni essenziali agli indigenti (Feamd), Caritas italiana – grazie al sostegno della Cei che ad essa destina una parte significativa dei fondi dell’8x1000 – ha attivato nel 2013 un canale di finanziamento ulteriore relativo al rimborso di spese per l’acquisto di beni alimentari in favore di persone e famiglie. Rispetto a quest’ultimo filone, sono arrivate a Caritas italiana solo tra giugno e dicembre 2013 più di 150 richieste di rimborso (pari al 70% delle Caritas diocesane) per circa 6 milioni di euro. 1.148 iniziative “anticrisi” nelle diocesi. “In Italia l’azione ecclesiale contro la fame si esplica anche attraverso e nell’ambito delle 1.148 iniziative anticrisi avviate nelle diocesi”, ha ricordato il sottosegretario della Cei. Dal 2010 ad oggi le iniziative diocesane risultano pressoché raddoppiate (+99,0%): “Poiché alcuni costi sono difficilmente comprimibili – le bollette, l’affitto, le rate di un debito o di un mutuo – per far quadrare le spese si taglia laddove, pur con sofferenza, si può tagliare: istruzione, salute e, appunto, cibo”. Il Padiglione della Santa Sede all’expo “è in dirittura d’arrivo”. Ad assicurarlo, rispondendo alle domande dei giornalisti, è stato il cardinale Gianfranco ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e commissario generale della Santa Sede per Expo 2015, intervistato in anteprima dal Sir quasi due mesi fa. “Il significato della presenza della Santa Sede all’Expo – ha detto il cardinale rifedendosi al tema, ‘Non di solo pane’ – vuole essere anche simbolico: non si tratta soltanto di un padiglione accanto ad altri padiglioni di altri Stati, ma di una presenza d’eccezione: non per la grandezza del padiglione – lo spazio interno è di circa 300 metri quadri – ma perché la Santa Sede non promuove alcuna iniziativa o prodotto di tipo commerciale”. Quanto ai costi, il card. Ravasi ha reso noto che ammontano in totale a 3 milioni di euro. “Un grande spettacolo”, la sera del 18 maggio, una festa speciale per il Corpus Domini a giugno e la celebrazione della Giornata del creato per le vie della città, a settembre: queste, in sintesi, le iniziative organizzate per Expo dalla Chiesa ambrosiana. Ad illustrarle è stato monsignor luca Bressan, vicario per la cultura dell’arcidiocesi di Milano. L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù - ha annunciato la presidente, Mariella enoc – è presente con un portale dedicato al rapporto tra cibo, gusto, salute e malattia e una serie di convegni per raccontare “Il pasto che educa e che cura, dalla parte dei bambini”. Con “ExpoLab”, l’Università Cattolica del Sacro Cuore promuove progetti scientifici e iniziative culturali sulle tematiche di Expo: circa 200 i docenti coinvolti. M. Michela nicolais (SIR)


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DALLA FISC

DOPO IL CONVEGNO FISC

L’Aquila non è sola nella ricostruzione materiale e sociale Gratitudine per i suggerimenti del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, e di monsignor Domenico Pompili, su una diversa responsabilità sul fronte della narrazione. Agli aquilani che hanno avuto la gioia di accogliere i tanti amici della bella e vivace famiglia Fisc rimane la gioia di una presenza confortante e rassicurante. Si è concluso sabato scorso il Convegno nazionale della Federazione italiana dei settimanali cattolici svoltosi quest’anno all’Aquila sul tema: “L’Italia da riprogettare e preservare nella nostra storia”. Numeri importanti (110 giornalisti dei giornali diocesani e 70 giornalisti abruzzesi) hanno caratterizzato l’appuntamento, interventi di qualità che hanno lasciato il segno e partecipazione piena della realtà ecclesiale abruzzese. Infatti il Convegno ha visto l’adesione della Conferenza episcopale abruzzese-molisana e la collaborazione della sezione abruzzese dell’Ucsi. Anche l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo è stato partner dell’iniziativa. Spenti i riflettori sull’importante meeting aquilano ora bisogna far sì che l’esperienza fatta non rimanga racchiusa nei tre giorni di convegno ma possa continuare ad essere per tutti occasione di crescita e riflessione. Sia per chi è tornato nella propria città e nella propria redazione ma anche per chi vive in Abruzzo e si trova a raccontare ancora quotidianamente il terremoto può essere importante, tra i tanti offerti, raccogliere due suggerimenti. Il primo quello sottolineato dal presidente dell’OdG nazionale: il terremoto – ha detto Enzo Iacopino – è stato raccontato a corrente alternata, mentre ha bisogno di attenzione continua. E il racconto del terremoto come di qualsiasi altra notizia ha bisogno di onestà intellettuale e libertà. Giornalisti al soldo di qualche padrone, infatti, non potranno mai essere degni del servizio che sono chiamati a fare. Il secondo suggerimento è quello lanciato da monsignor Domenico Pompili che, con acuta sensibilità, ha rilevato e sottolineato lo iato creatosi nel racconto del sisma da parte dei media. All’indomani del terremoto, nel 2009, si è riusciti a far emergere la forza e la dignità di un popolo ferito dal sisma. Ora emergono solo la polemica e la lagnanza procurando, così, un

cattivo servizio a una comunità che vive la fatica del ripartire, del ricominciare. E agli aquilani che hanno avuto la gioia di accogliere i tanti amici della bella e vivace famiglia Fisc rimane la gioia di una presenza confortante e rassicurante. Proprio nella III domenica di Pasqua si è potuto contemplare Gesù, il Risorto che, dopo il supremo sacrificio della Croce – oggi ancor più evidenziato dall’ostensione straordinaria della Sindone – mangia il pesce arrostito con i suoi amici e discepoli impauriti donando loro una gioia vera e profonda. Ecco, per gli aquilani che hanno visto la presenza di tanti professionisti dell’informazione delle redazioni dei giornali diocesani ciò che rimane è un tesoro prezioso di cui essere grati: la gioia di una presenza. Una presenza – quella dei giornalisti dei settimanali cattolici – che sa di solidarietà concreta, di condivisione piena, di memoria viva di un evento drammatico come il sisma abruzzese che, se condiviso, perde la sua forza demotivante in favore di quella speranza che il calore di

un’amicizia come quella della Fisc, può ravvivare negli animi di chi quotidianamente è chiamato a ricostruire se stesso e la propria città. E, ricordando la canzone Domani realizzata da vari artisti in favore dell’Aquila e citata nel suo intervento da mons. Pompili, dopo il convegno Fisc gli aquilani possono dire, con voce ancora più forte, che davvero non sono soli dopo che hanno potuto “vedere e toccare” la presenza di tanti fratelli. Che la ricostruzione, allora, continui con rinnovata forza. Continui nel recupero dei simboli identitari aquilani come la basilica di San Bernardino da Siena che riaprirà il prossimo 2 maggio e che è stata visitata in anteprima dai convegnisti. Continui anche quella sociale, ancor più complessa e delicata di quella immobiliare per offrire a tutti la testimonianza che, comunione e unità profonda di intenti e di volere, sono la strada, la più efficace, per andare oltre le tante crisi a cui va incontro il nostro Paese. Claudio Tracanna (direttore “Vola” - L’Aquila)


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APPUNTAMENTI

LETTERA DEL SINDACO DI PENNABILLI AL VESCOVO Prot. n. 2015

Pennabilli li 1 marzo 2015 A Sua Eccellenza Mons. Andrea Turazzi Vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro Sede Vescovile Pennabilli

Eccellenza, ho ricevuto con grande piacere la Sua prima lettera pastorale e l’ho letta subito tutta d’un fiato. Dalla lettura, facilitata dalla Sua scrittura serena e accattivante, ne ho ricavato un senso di pace e tranquillità, la rassicurante percezione di un Pastore che si rivolge benignamente al Suo popolo esortandolo a cogliere il centro del messaggio evangelico e cristiano costituito dell’amore reciproco e della carità per tutti. Di tutto questo ha sicuramente bisogno la nostra società ed anche la popolazione dei nostri monti, troppo spesso dimenticata e negletta dai poteri forti. E ne ha sicuramente bisogno anche chi, come me, vuole essere al servizio della cittadinanza. Per questo importante invito alla riflessione e al raccoglimento, La ringrazio a nome mio e di tutta la collettività che rappresento. Devo poi confessarLe di aver gradito molto i Suoi frequenti riferimenti al nostro paesaggio, ai nostri borghi, nonché di aver scelto a commento delle Sue parole le bellissime immagini della Deposizione di Bascio, che sottolinea l’attenzione e l’affetto per l’arte suggestiva – minore ma non meno importante – tipica delle nostre vallate montane. Restando in attesa di poter commentare a voce al più presto con Lei la Sua lettera pastorale, Le confermo i sensi della mia stima e porgo cordialissimi saluti. Il Sindaco lorenzo Valenti

APPUNTAMENTO AL CINEMA “SE DIO VUOLE”: IL CAMBIAMENTO PER LA VITA Se Dio vuole è una commedia italiana, uscita nelle sale il 9 aprile 2015, diretta da Edoardo Falcone, che attraverso una grande leggerezza e simpatia riesce a comunicarci un tema estremamente profondo, ovvero il tema della religione. La famiglia protagonista di questa storia potrebbe essere una qualsiasi famiglia italiana che vede come capofamiglia un padre, in questo caso Tommaso (Marco Giallini), un rinomato cardiochirurgo che crede nei progressi della scienza ma non in Dio. La moglie di Tommaso, Carla (Laura Morante), è una casalinga e madre di due figli, Bianca (Ilaria Spada), giovane poco intraprendente sposata con Gianni (Edoardo Pesce), e Andrea (Enrico Oetiker), da cui parte tutta la storia. Andrea è un universitario che studia Medicina, proprio per poter seguire le orme del padre, eppure questa professione non sembra soddisfarlo, tanto che comincia a frequentare gli incontri con Don Pietro (Alessandro Gassman), grande comunicatore verso i giovani, i quali si sentono fortemente aiutati da lui. Andrea comunica allora la grande notizia che stravolgerà la vita dell’intera famiglia, la quale riteneva che il giovane fosse gay: entrerà in seminario per poter diventare sacerdote. L’intera famiglia accetta la decisione di Andrea, fatta eccezione per Tommaso, il quale ritiene che possa essere impossibile fare un lavoro simile poiché si basa su “Qualcosa” di inesistente e pensa che sia proprio stato Don Pietro a fare il lavaggio del cervello a suo figlio. Il padre allora ritiene che sia il caso di scoprire chi sia questo prete e darà quindi inizio a infinite sorprese e

APPUNTAMENTO AL CINEMA peripezie, che non finiranno mai di divertire lo spettatore ma anche di farlo riflettere. Proprio questo è lo scopo del film, non solo fare “commedia” per far divertire il pubblico (impresa sicuramente ben riuscita), ma piuttosto far riflettere, attraverso dei piccoli segni, su quanto Dio sia vicino a noi nei piccoli gesti di quotidianità, quei piccoli gesti che spesso riteniamo scontati, o su cui non ci soffermiamo. Tommaso è un uomo molto preso dal suo lavoro, esattamente come qualsiasi uomo d’oggi che ha al suo seguito una famiglia, eppure, non si interessa più di ciò che lo circonda, e proprio per questo anche i rapporti con le persone che lo circonda sono superficiali: non si interessa dei reali sentimenti dei figli e non cerca di riconquistare la fiducia persa della moglie, alla quale non dona più la giusta attenzione, a causa di questa vita frenetica. Don Pietro mette in pausa questa vita frenetica giusto per un attimo, ma quell’attimo è sufficiente per fargli comprendere tutto ciò che fino a quel momento si era perso. Questo film, a mio parere, ci insegna che il cristianesimo non è un insieme di regole da seguire che se non vengono rispettate comportano una pena, bensì un incontro, un incontro con Qualcuno che ti cambia la vita, ma facendo sì che in realtà essa resti sempre la stessa, perché sei tu a cambiare. L’incontro con Don Pietro è, prima per Andrea e poi per Tommaso, un incontro con la religione, perché il prete non vuole convincere nessuno a convertirsi, ma fa sì che sia tu a volerlo, facendoci accorgere della presenza di Dio in ogni nostra azione quotidiana. Se Dio vuole rappresenta secondo me un risvolto per coloro che ritengono che il cinema italiano sia un insieme di scene di poco conto, dalla commedia scontata, proprio perché ci dimostra che con tanta leggerezza si possono toccare tanti argomenti profondi in grado di smuovere l’animo dello spettatore. Melissa Nanni


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DALLE ISTITUZIONI

NOTIZIE FLASH DA SAN MARINO Approvata la Risoluzione conclusiva della Consulta dei Cittadini sammarinesi residenti all’estero Il 10 aprile, presso una sala del Grand Hotel San Marino, si sono aperti i lavori della XXXVIII Consulta dei Cittadini Sammarinesi residenti all’estero; lavori che sono proseguiti anche nella giornata di sabato. La prima mattinata del sabato era riservata ai soli Presidenti; alle ore 10.30 si sono aperti ufficialmente i lavori con il discorso del Presidente Otello Pedini e il saluto del Presidente Onorario, nonché Segretario di Stato agli Affari Esteri, Pasquale Valentini. Presente anche il Segretario di Stato agli Affari Interni, Gian Carlo Venturini, in merito alle problematiche già sollevate dalla Consulta inerenti agli ambiti di competenza della Segreteria di Stato. Nel pomeriggio la platea ha preso in esame la proposta di modifica della Legge n. 76 del 30 novembre 1979 “Costituzione di associazioni sammarinesi all’estero” e ha affrontato la questione dei Soggiorni Culturali, che quest’anno giungono alla 35ª edizione. Nella mattinata di domenica 12 aprile si è svolto il programmato incontro con i Segretari dei partiti politici per discutere la mancata attivazione di un tavolo di confronto tra Governo, Forze politiche e Consulta sulle problematiche più volte sollevate dalla stessa Consulta, in particolare sul voto estero. Il pomeriggio, invece, è stato interamente dedicato al Museo dell’Emigrante. Con il Segretario di Stato alla Cultura, Giuseppe Morganti, e la Responsabile dell’Istituto Culturale, Patrizia Di Luca, si è discusso delle attività dell’ultimo semestre e dei progetti futuri del Museo. In serata, al termine dei lavori, la Consulta ha approvato la Risoluzione Conclusiva. Borse di studio Su richiesta pervenuta dall’Ambasciata d’Italia, la Segreteria di Stato agli Affari Esteri interviene sull’emissione di borse di studio concesse dal Governo italiano a studenti stranieri e italiani residenti in territorio, ricordando che il termine ultimo per la presentazione delle domande è fissato al 13 maggio p.v. Il bando di selezione, consultabile sul sito del Ministero degli Affari Esteri nella sezione http://www.esteri.it/mae/it/ministero/servizi/ stranieri/opportunita/borsestudio_stranieri.html offre informazioni sui requisiti di accesso, le modalità, i limiti e i termini per l’erogazione dei contributi. Si precisa che la selezione sarà effettuata direttamente dal Ministero degli Affari Esteri.

Concerto in onore degli Ecc.mi Capitani Reggenti Sabato 11 aprile, alle ore 21, al Teatro Titano, si è tenuto il tradizionale Concerto della Banda Militare in onore degli Ecc.mi Capitani Reggenti, Andrea Belluzzi e Roberto Venturini. La Banda Militare, diretta dal Tenente M° Stefano Gatta, ha eseguito una serie di brani tratti dal repertorio classico-operistico di alcuni fra i più grandi compositori italiani e stranieri. La prima parte è stata interamente dedicata ai compositori italiani: dalla sinfonia tratta dalla Norma, l’opera forse più celebre del compositore Vincenzo Bellini, alla musica originale storica con il brano “Officine: Pulegge-Magli e Canti” di Andrea Marchesini, il primo M° della Banda Musicale della Polizia di Stato. Nella seconda parte sono stati eseguiti brani di Schubert, Sinfonia n. 8 Incompiuta, del compositore australiano Grainger, Molly on the shore, musica per fiati di tradizione anglosassone, e dell’inglese Ketelbey, Au jardin d’une Pagode Chinoise, con melodie tipiche che evocano l’Oriente nel periodo della Belle Epoque. A conclusione della serata è stato eseguito l’Inno Nazionale Sammarinese nella versione rinnovata del M° Marco Capicchioni e proposta per la prima volta in forma strumentata per Banda dal M° Stefano Gatta. Il segretario Valentini: vicinanza va all’amica Repubblica Italiana La Segreteria di Stato per gli Affari Esteri, dinnanzi alla drammatica progressione di tragedie che si stanno verificando nel Mediterraneo e che stanno assumendo caratteri di vera e propria emergenza internazionale, esprime sgomento e cordoglio e si associa all’unanime solidarietà internazionale. Un sentimento di particolare vicinanza va all’amica Repubblica Italiana, che da tempo si sta alacremente prodigando per offrire accoglienza e speranze di vita concrete al numero crescente di profughi. “Dinnanzi a queste stragi di innocenti che scappano da territori e paesi martoriati privi di futuro e in cerca di speranza, occorre con fatti concreti offrire risposte corali, che mobilitino definitivamente la comunità internazionale su un problema che sta diventando sempre più insostenibile”. Con queste parole il Segretario di Stato per gli Affari Esteri ha espresso la forte preoccupazione del Governo sammarinese e assicurato un preciso impegno istituzionale, affinché anche da San Marino possa giungere un segno di solidarietà concreta in favore dei tanti profughi, in particolare donne e bambini, tuttora in condizioni di disagio fisico e morale e alla ricerca di una speranza di vita.

L’Italia, in questa sfida, non può essere lasciata sola; ogni paese coinvolto da questo triste fenomeno ha l’obbligo di sostenerla, condividendo insieme le soluzioni più idonee per superare un’emergenza di così ampia portata. San Marino deve interrogarsi sulla dimensione e sulla modalità del proprio intervento dinnanzi al numero esponenziale di migranti che fuggono da realtà degradanti e da conflitti in corso e sulle azioni che possono essere adottate per ripristinare condizioni di convivenza accettabili nei Paesi di provenienza, nell’assunto che si tratta di dover individuare un equilibrio che va ben oltre la dimensione prettamente europea e che investe l’intera Comunità internazionale. Ad ogni Stato membro è richiesto uno sforzo teso ad approntare programmi e forme di cooperazione internazionale, che possano sostenere il ripristino di forme di convivenza pacifica e di condizioni di vita sostenibili, proprio laddove ora dominano la cultura del terrore, i disordini e le discriminazioni. Il Segretario di Stato Valentini ha altresì affermato che porterà al tavolo della seduta congressuale di domani i fatti di questi giorni, per valutare gli indirizzi concreti da adottare. A tal riguardo proporrà l’opportunità di coinvolgere la rete di associazioni umanitarie presenti in Repubblica, in primis la Croce Rossa Sammarinese nell’intento di coordinare un’azione a sostegno dei tanti profughi e delle terre ospitanti.

Comunicato congiunto San Marino-Sovrano Ordine di Malta

Il Segretario di Stato per il Territorio e l’Ambiente, con delega alla Protezione Civile, Antonella Mularoni, e il Grande Ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta, Dominique de La Rochefoucauld-Montbel, hanno firmato il 22 aprile scorso, nel palazzo Magistrale a Roma, un Memorandum d’Intesa in materia di protezione civile.Il Memorandum, che conferma le eccellenti relazioni esistenti fra le due entità statuali sin dal 1935, riguarda, in particolare, le attività di formazione, prevenzione, intervento e ripriContinua a pag. 28


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stino delle normali condizioni di vita a seguito di necessità derivanti da catastrofi naturali o particolari situazioni climatiche e atmosferiche che dovessero compromettere la sicurezza dei cittadini sammarinesi. Dette attività saranno concordate nel dettaglio tra il Dipartimento Territorio e Ambiente – Servizio Protezione Civile della Repubblica di San Marino e il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta (CISOM), che conta oltre 4.500 volontari su tutto il territorio italiano. I responsabili delle due strutture, Dott. Fabio Berardi e Dott. Mauro Casinghini, si sono già incontrati per valutare le modalità migliori di attuazione dell’accordo stesso. Il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta esprime l’operatività dell’Ordine di Malta in Italia nell’ambito degli interventi di Protezione Civile. I suoi volontari sono sempre in prima linea nel fronteggiare le emergenze post calamità, come i terremoti dell’Aquila e dell’Emilia, così come quelle umanitarie: dal 2008 garantisce soccorso a bordo delle unità navali della Guardia Costiera e della Guardia di

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DALLE ISTITUZIONI

Finanza nel Canale di Sicilia. Alla cerimonia hanno preso parte anche l’Ambasciatore di San Marino e il Ministro Plenipotenziario presso il Sovrano Ordine di Malta, Giuliano Bianchi di Castelbianco e Roberto Saccarello.

Inaugurato il padiglione di San Marino all’Expo Milano 2015 Con la cerimonia che ha avuto luogo questa mattina 1 maggio alle 12.00 presso l’Open Air Theater, Expo Milano 2015 ha ufficialmente inaugurato e aperto i battenti al pubblico dei visitatori. Iniziata con il discorso di Giuseppe Sala, Commissario Unico delegato del Governo per Expo Milano 2015, la cerimonia è proseguita con gli interventi di Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano, di Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia e di Ferdinand Nagy, Presidente del Bureau International des Expositions (BIE). In diretta dalla Città del Vaticano è intervenuto Papa Francesco. La cerimonia è terminata con il discorso del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi e con la sua dichiarazione ufficia-

TERZO SETTORE A SAN MARINO UNA RIFLESSIONE DEL PRESIDENTE DELLA CONSULTA ASSOCIAZIONI E COOPERATIVE CULTURALI Da anni si sono sviluppate diverse proposte legislative inerenti il terzo settore nella Repubblica di San Marino per dare una normativa che distingua questa grande realtà da quella del mondo delle attività prettamente economiche. Le proposte in questo momento presentate in Consiglio Grande e Generale in prima lettura che riguardano il volontariato, le associazioni no profit, le fondazioni, testimoniano l’interesse per la tematica ed offrono spunti interessanti. Proprio partendo da questo aspetto di positività è necessario proprio focalizzare come San Marino vuole riconoscere, promuovere e sostenere il mondo del no profit (terzo settore). Se si valuta che il fatto di mettersi insieme per raggiungere un fine utile per la società intera (nei diversi settori) sia importante per San Marino, allora occorrono trovare le giuste modalità, anche a livello legislativo, di riconoscere e sostenere il terzo settore, e vedere come poter equilibrare la necessità di favorire tutto questo importante realtà con il necessario di un controllo (non burocratizzare oltre il buon senso). Per questo la strada di un coinvolgimento nella stesura di normative in materia di chi opera è fondamentale, così come quella di chi nella vicina Italia opera con una specifica legislazione (potendone così rilevare pregi e difetti), sicuramente tenendo conto della peculiarità sammarinese. La prima proposta è quella di poter avviare un tavolo di lavoro e confronto, dandoci i tempi necessari per affrontare tutti gli aspetti, e sono tanti (semplificando e armonizzando le eventuali leggi che si pensa di portare in aula per l’approvazione). Un congruo tempo potrebbe essere 90 giorni di lavoro ed entro il semestre della Reggenza appena iniziato portare in aula la legge per per l’iter di approvazione. In questo tavolo di lavoro e confronto avere una rappresentanza, in maniera paritaria, dei rappresentanti del mondo del no profit sammarinese e del mondo politico (maggioranza ed opposizione). Per un aiuto nel lavoro è fondamentale un quadro preciso della situazione sammarinese attraverso un censimento del terzo settore sammarinese, sulla base semplificata di quello realizzato dall’ISTAT in Italia. Un incontro di lavoro con rappresentati del terzo settore italiano (ho già avuto la disponibilità del direttore del Volontarimini), fondamentale per approfondire ed aprire gli orizzonti di come il no profit in Italia (ma anche in Europa) oltre ad aumentare la partecipazione alla vita pubblica di una nazione è anche l’unico settore dove è in crescita la possibilità di occupazione e quello fondamentale per il mantenimento di un welfare state per tutti e sempre più di qualità (la gestione servizi di utilità pubblica). Queste sono le mie prime riflessioni di carattere generale, poi farà avere anche quelle che si addentreranno nello specifico delle ipotesi legislative. Matteo Tamagnini (presidente.consulta@pa.sm)

le di apertura dell’Expo. Intervenuto alla cerimonia per San Marino, il Segretario di Stato per il Turismo Teodoro Lonferninl era accompagnato da una delegazione istituzionale composta dall’Ambasciatore di San Marino in Italia Daniela Rotondaro, dal Console di San Marino a Milano Sergio Dompè e dal Direttore dell’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici Emanuele Valli. Il Segretario, in rappresentanza della Repubblica di San Marino, dopo la cerimonia si è recato al pranzo ristretto – solo una trentina i Ministri invitati – offerto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che si è svolto presso Palazzo Italia. Nel pomeriggio alle 15.00 Lonfernini ha poi inaugurato il padiglione con il consueto taglio del nastro seguito da un brindisi. “La giornata odierna segna il conseguimento del primo importante obiettivo, quello di esserci e di inaugurare” ha affermato il Segretario Lonfernini. “Molti altri sono quelli da conquistare nei prossimi mesi di presenza all’Esposizione Universale e nel post expo. Il grande lavoro che con oggi inizia non si esaurirà infatti nei sei mesi di manifestazione, sarà anche quello che si genererà dopo per rilanciare il nostro paese e la sua economia e per dare continuità all’importante investimento fatto, per tutti i prossimi 5 anni”. “Abbiamo inaugurato oggi il più bel padiglione del cluster del Bio-Mediterraneo, il più elegante e il più tecnologico grazie alle tecnologie 4K messe a disposizione dal Global Sponsor HD Forum Italia” ha dichiarato Mauro Maiani Commissario Generale di San Marino per Expo 2015. “Abbiamo sfruttato al meglio lo spazio a nostra disposizione allestendo al primo piano anche una VIP lounge presso la quale le aziende partner e sponsor potranno fare matching e organizzare incontri riservati”.

Commissariato generale di San Marino per l’Esposizione universale di Milano 2015 Istituito con Legge 21 dicembre 2012 n. 150, il Commissariato Generale del Governo Sammarinese per l’Esposizione Universale di Milano 2015 ha lo scopo di organizzare e gestire la partecipazione della Repubblica di San Marino a EXPO Milano 2015 (www.sanmarinoexpo.com).


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