contiene I.R.
PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 3 - marzo 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani
IL MESSAGGIO DEL VESCOVO ANDREA ALLA DIOCESI
VEDERE, GIUDICARE, AGIRE In cammino verso la Pasqua da credenti
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entre il nostro periodico arriva a destinazione siamo a Quaresima inoltrata; già si intravedono le prime luci della Pasqua. Come stiamo vivendo il cammino? In compagnia di chi? Quali scoperte segnano i nostri passi? Da quali incontri siamo stati sorpresi? Non è buona cosa “goderci” la Quaresima, i suoi temi, le sue suggestioni, senza degnarci di uno sguardo alla realtà circostante, alla qualità delle relazioni, alle vicende del nostro paese e del mondo. Stiamo vivendo ore drammatiche. Il rumore delle armi si sente ormai da casa nostra. Assistiamo stupefatti a scene di prepotenza e di arroganza. Le fonti d’informazione ci fanno assistere, stando in poltrona, a fughe rocambolesche e a sbarchi impossibili. E qui vicino a noi, tra le nostre famiglie e nelle nostre scuole, perdura una situazione di crisi: crisi di valori, di educazione, di relazioni, di economia.
fino a che punto viene praticata? C’è tra noi chi ha responsabilità, chi sa scrivere, chi ha strumenti per fare cultura e far circolare idee, chi sa pregare… In ogni caso è vietato stare alla finestra a guardare! Non possiamo non assumerci responsabilità. Allora i “pellegrini” verso la Pasqua che cosa possono fare? Anzitutto possono tenere viva la speranza: cavando fuori da sé risorse spirituali e condividendole, testimoniando l’esperienza di un amore ostinato, raccontando l’incontro con il Risorto. Tradotto: vale la pena continuare a spendersi e a donarsi senza riserve. Mi propongo di offrire qualche suggerimento per stare da credenti di fronte al nostro tempo con le sue complessità e contraddizioni.
Non fraintendiamo: interiorità non è ripiegamento su se stessi e spiritualità non è evasione. Ma c’è anche un giudizio da formulare sulla realtà. Paolo lo ricordava in modo perentorio ai Corinti: «L’uomo spirituale giudica ogni cosa» (1Cor 2,14). E ancora: «O non sapete che i santi giudicheranno il mondo?” (1Cor 2,14).
Comincio così: la fede è anzitutto un riconoscere Dio all’opera in me e attorno a me. Questa consapevolezza ci porta a crescere sempre di più nella personale percezione che “io mi ricevo da un Altro”. Nell’esperienza di fede il ricevere viene prima del fare e il fare è risposta e riflesso grato di ciò che viene ricevuto. Da qui alcune conseguenze: le circostanze sono “sacre”. Tutte! Quelle
Vedere, giudicare, agire: è una metodologia ben collaudata. Ma
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AI NOSTRI CARI LETTORI I PIÙ FERVIDI AUGURI DI
Buona Pasqua
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DALLA PRIMA PAGINA
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più dolorose e problematiche, come quelle più banali e ordinarie, perché è attraverso di esse che il Signore scrive la sua storia in noi e con noi. Non esiste nessuna circostanza che sia un ostacolo alla fede! Tutto questo esige però una responsabilità: essere attenti alle circostanze e viverle con l’atteggiamento dell’imparare, del saper leggere (vedere) la Presenza che l’abita, del saper accogliere l’invito che viene da quella Presenza e, quindi, dell’obbedire. Dio non permette che accada qualcosa se non per la nostra maturità, perché impariamo a fare dei passi e ad assumerci delle responsabilità. In questo Dio si rivela come Uno che ha “fede in noi”, ci cerca, ci dà credito, si fida. La fede poi ha in sé la dimensione della fraternità. Si crede, ma insieme! L’atto di fede è personale, ma è pure comunitario. Questa dimensione fa del “noi” della fede, la casa della fede personale. La fraternità è essenziale nell’esperienza di fede anzitutto perché “viviamo della fede di altri”, grazie alla loro testimonianza e al loro dono. La presenza dei fratelli aiuta a restare “attenti” per cogliere l’opera di Dio e non chiudersi nel rischio del soggettivismo e dell’individualismo di fronte alla realtà. Nei rapporti fraterni e reciproci ognuno è chiamato a donare e a condividere la sua fede. Anche l’altro deve poter vivere “della mia fede” e partecipare “della mia vita”. La fede donata cresce in chi la dona e, nello stesso tempo, in chi la riceve.
MONTEFELTRO PERIODICO DELLA DIOCESI DI SAN MARINO -MONTEFELTRO NUOVA SERIE Anno LXI - N. 3 - marzo 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956 Iscritta al R.O.C. n. 22192 del 19.4.2012
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rare la fede: è la libertà di Dio che incontra la nostra libertà e ci chiama. L’importanza di questa esperienza è verificabile dal fatto che ogni “sì” ci rimette continuamente nella logica del dono. E così gli occhi si aprono e si impara a guardare tutto dal punto di vista di Dio e quello sguardo ci porta a valorizzare e a prendere più sul serio ciò che accade, anziché disinteressarci. Nel cuore si familiarizza con questa domanda: “Signore, dove ci vuoi portare?”. A volte, quel “sì”, di fronte al buio, ai fallimenti, alla distruzione si fa “grido”, lo stesso di Gesù sulla croce. Così la nostra fede diventa sempre di più la fede “di” Gesù, e non solo una fede “in” Gesù. Mentre il contenuto della fede è permanente e stabile, l’atto della fede si esprime come un “sì” sempre nuovo. Questo perché sempre nuove sono le circostanze. In molte circostanze il Signore “sorprende” e va oltre i nostri pensieri e i nostri progetti. L’imprevedibile fa crescere e matu-
Con una fede così “si compiono opere ed opere” (TERESA D’AVILA, Il Castello, VII mansioni). Dal vedere al giudicare e dal giudicare all’agire. @ Andrea Turazzi Vescovo di San Marino-Montefeltro
SETTIMANA SANTA 2015 MARZO Domenica 29 Ore 11.00 “Domenica delle Palme” con Partenza da San Filippo
APRILE Giovedì 2 Ore 09.30 Ore Ore Ore Ore
10.00 21.00 22.00 24.00
Venerdì 3 Ore 08.00 Ore 18.30
Incontro con i Sacerdoti nel Salone della Parrocchia di Pennabilli “Messa crismale” “Messa nella Cena del Signore” Adorazione
Ore 19.00 Ore 20.00 Ore 21.00
Ufficio delle Letture e Lodi Cena frugale (in Parrocchia o in Seminario?) Disponibilità per Confessioni Liturgia del Venerdì Santo Processione dei Giudei
Sabato 4 Ore 08.00 Ore 22.30
Ufficio delle Letture e Lodi Veglia nella notte di Pasqua
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UFFICIO LITURGICO
L’ANNO LITURGICO: iIL TRIDUO PASQUALE di don Raymond Nkindji Samuangala* Gli ultimi tre giorni della Grande Settimana o Settimana Santa costituiscono il Triduo Pasquale e rappresentano il “Centro di tutto l’anno liturgico” (cfr. l’Annuncio del giorno della Pasqua). Il Triduo Pasquale inizia con la Messa vespertina di Giovedì santo. Ma partiamo dal Venerdì santo. In questo giorno si comprendono meglio le parole di Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). È il giorno dell’Amore tradito, rinnegato, deriso, disprezzato, umiliato, straziato, ferito e torturato. Ma è anche il giorno dell’Amore che dice: “vi amo da morire!”. Il Venerdì santo fu in un primo tempo consacrato alla passione di Cristo con la sola celebrazione della parola. Dopo questa liturgia della parola, fatta eccezione per la chiesa papale del Laterano, fu data facoltà di comunicare con le sacre specie consacrate il Giovedì santo. Tra questa comunione e la liturgia della passione venne celebrata la venerazione della Croce, rito importato da Gerusalemme. In tutti i casi il Venerdì santo e il Sabato santo rimangono dei giorni cosiddetti aliturgici, cioè senza la celebrazione eucaristica. Oggi il Venerdì santo è caratterizzato principalmente dalla celebrazione della Passione durante la quale i fedeli ascoltano il racconto della Passione, pregano per tutte le necessità della Chiesa e del mondo, adorano la Santa Croce e possono comunicarsi con le sacre specie consacrate il giorno prima. L’elemento dominante di tutta la celebrazione è la Croce. Ora facciamo un passo indietro. L’Amore sacrificato sulla croce deve continuare a offrirsi per dare la vita al mondo. Inoltre, esso viene dato quale nutrimento che il Signore lascia ai suoi per trasformare la loro vita affinché diventi a sua volta vita donata a/e per gli altri in un servizio generoso e costante. Il Signore racchiude tutto questo in un rito che lascia ai suoi durante quell’ultima cena del Giovedì santo. In tal modo il Giovedì santo celebra l’anniversario dell’istituzione dell’eucaristia. Essendo quest’ultima però il sacrificio della Nuova Alleanza consumatosi sulla croce, la sua istituzione e commemorazione comporta anche quella del sacerdozio ministeriale. L’altro elemento caratteristico di questa celebrazione è il precetto della carità-servizio espresso dal gesto della Lavanda dei piedi. Il Sabato santo è il giorno della Sposa che piange lo Sposo che non c’è più. Es-
so rimane innanzi tutto un giorno di silenzio e di raccoglimento dedicato alla meditazione di Cristo nel sepolcro. Se nei primi secoli l’ultima “rinuncia” e l’ultimo esorcismo praticati dal vescovo sui catecumeni che ricevevano il battesimo nella Veglia pasquale erano celebrati il mattino del Sabato santo, oggi questo giorno rimane caratterizzato dalla preghiera silenziosa comunitaria e personale, nella meditazione sulla Passione, Morte e Sepoltura del Signore. È come se la terra, sbigottita di fronte a tanta crudeltà ma anche e soprattutto di fronte ad un Amore così sconfinato, più grande di ogni nostra capacità
umana di amare, tacesse e meditasse. È come un giorno sospeso, ma che respira però l’aria di fervida attesa, piena di pace e carica di speranza. La domenica di Pasqua inizia con la Veglia pasquale del Sabato. La notte del dolore e della tristezza si apre alla luce della risurrezione del Figlio di Dio, vincitore della morte. È l’esplosione della vita e della luce. La Grande Veglia si apre con la liturgia del fuoco nuovo che accende il
cero pasquale al quale tutti ci “illuminiamo”. L’annuncio solenne dell’Exultet riassume meglio i contenuti di questa notte e della Pasqua del Signore. Esso proclama la vittoria della luce sulle tenebre, simbolizzata appunto dal cero pasquale alla luce del quale si svolgono tutti i riti: proclamazione e ascolto della Parola di Dio in cui viene rievocata la storia della salvezza dalla creazione fino alla risurrezione ed esaltazione di Cristo; la prima Pasqua mediante il battesimo o la rinnovazione degli impegni battesimali con la Professione di fede; l’eucaristia, sacrificio-convito della Nuova Alleanza, in cui Cristo, agnello pasquale immolatosi e fattosi cibo, distrugge la morte e ci dona la sua vita. Non si veglia perché Cristo è risorto di notte o per aspettare la risurrezione, ma per dimostrare che viviamo in attesa, nella vigilanza e nella speranza, della venuta del Signore finché si compia il nuovo e definitivo passaggio con lui. Il significato della Veglia consiste nell’esplicitare il nostro passaggio dalla morte del peccato alla vita in Cristo. La Messa della domenica, detta di risurrezione o di Pasqua, costituisce il prolungamento dell’eucaristia notturna. Il Triduo pasquale non significa dunque tre giorni di preparazione alla Pasqua, ma equivale alla Pasqua celebrata in tre giorni, la Pasqua nella sua totalità, quale passaggio dalla passione e morte alla sepoltura, fino alla risurrezione. Non èla somma di tre giorni né di tre celebrazioni distinte, ma un unico mistero celebrato in tre momenti, nello spazio di tre giorni. * Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti
iempie di amarezza che, mentre a poche centinaia di chilometri a 21 persone è tagliata la testa solo perché sono cristiani, dalle nostre parti c’è chi si preoccupa di prendere una scala per sporcare la Vergine“. Con queste parole il Dott. Alfredo Mantovano commenta quanto avvenuto lo scorso 7 febbraio, in concomitanza della conferenza sulla famiglia tenutasi in una parrocchia della periferia di Lecce. All’esterno della chiesa di San Giovanni Battista, la statua della Madonna era “sanguinante”. Non è stato necessario urlare al miracolo poiché, che si trattasse di vernice di colore rosso era piuttosto evidente. Accanto a questo sfregio sono stati scritti con una bomboletta spray alcuni slogan. Il primo di questi ha preso di mira Alfredo Mantovano: “Mantovano talebano” è quanto è stato scritto. Oltre allo slogan contro Mantovano, ne sono apparsi altri due. Uno recita “Dio è trans”, l’altro si scaglia contro i sacerdoti: “Preti pedofili”. Abbiamo conosciuto il Dott. Alfredo Mantovano lo scorso settembre in occasione della conferenza “Famiglia e vita” a San Marino; a lui vanno tutta la nostra vicinanza e il ringraziamento per il servizio prezioso che offre alla Chiesa e a tutti noi, in riferimento ai temi riguardati la famiglia e la vita. (C.P.)
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LA PAROLA DELLA CHIESA
VITA DELLA CHIESA
Il magistero di papa Francesco DIGIUNARE SOPRATTUTTO DALL’INDIFFERENZA «CI FARÀ BENE, A TUTTI, MA SPECIALMENTE A NOI SACERDOTI, ALL’INIZIO DI QUESTA QUARESIMA, CHIEDERE IL DONO DELLE LACRIME, COSÌ DA RENDERE LA NOSTRA PREGHIERA E IL NOSTRO CAMMINO DI CONVERSIONE SEMPRE PIÙ AUTENTICI E SENZA IPOCRISIA». All’inizio della Quaresima, durante la Messa delle Ce- Chi è di Cristo appartiene ad un solo corpo e in Lui non si neri, il Papa ci ha invitati a chiedere un dono piuttosto in- è indifferenti l’uno all’altro. “Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorasolito e ci ha rivolto una domanda: «Ci farà bene a tutti, all’inizio di questa Quaresima, to, tutte le membra gioiscono con lui” (1 Cor 12,26)… Cari fratelli e sorelle, quanto desidero che i luoghi in chiedere il dono delle lacrime, così da rendere la nostra preghiera e il nostro cammino di conversione sempre più cui si manifesta la Chiesa, le nostre parrocchie e le nostre autentici e senza ipocrisia. Ci farà bene farci la domanda: comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’in“Io piango? Il Papa piandifferenza! Per superare l’inge? I cardinali piangono? differenza e le nostre pretese I vescovi piangono? I condi onnipotenza, vorrei chiesacrati piangono? I sacerdere a tutti di vivere questo doti piangono? Il pianto è tempo di Quaresima come un nelle nostre preghiere?». percorso di formazione del Non finisce di sorprencuore». derci. Il Papa dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, che nella gioia indica la cifra dell’esistenza cristiana: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù… Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia?».
Un cuore che si lascia toccare da Dio, ci sta dicendo il Papa, che non è indurito e chiuso al suo amore, sarà aperto anche ai fratelli. Fin dove lasciarsi toccare da Dio?
Fino alle lacrime. Fin dove essere aperti ai fratelli? Ce lo ha detto nella Messa coi nuovi Cardinali di domenica Proprio lui ci chiede di 15 febbraio, commentando il verificare l’autenticità del nostro cammino di conversione sulla base delle lacrime Vangelo della guarigione del lebbroso da parte di Gesù: che versiamo nella preghiera. «La carità non può essere neutra, asettica, indifferente,
Sono le lacrime del pentimento, del dolore per il proprio peccato, ma anche le lacrime della partecipazione al dolore degli altri. Proprio questa è la direzione indicata nel Messaggio per la Quaresima, in cui ci ha raccomandato di “digiunare” soprattutto dall’indifferenza. «Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza. Si tratta di un disagio che, come cristiani, dobbiamo affrontare…
tiepida o imparziale! La carità contagia, appassiona, rischia e coinvolge! La carità è creativa nel trovare il linguaggio giusto per comunicare con tutti coloro che vengono ritenuti inguaribili e quindi intoccabili. Trovare il linguaggio giusto… Il contatto è il vero linguaggio comunicativo, lo stesso linguaggio affettivo che ha trasmessoal lebbroso la guarigione. Quante guarigioni possiamo compiere e trasmettere imparando questo linguaggio del contatto!». Monache Agostiniane, Pennabilli
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LA TERZA
“ L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA” Un fatto al mese di Suor Maria Gloria Riva *
L’ASCOLTO E LA VISIONE DI MARIA NELL’ANNUNCIO DELL’ANGELO La quaresima inizia con i grandi temi serva! E le grandi cose sono qui narrate postura dell’angelo lo testimonia: Cristo delle alleanze bibliche dove domina il codalla pagina aperta, forse sul passo di entra come sposo nella stanza nuziale, mandamento: shemà Israel! Ascolta IsraeIs 7,14, della Scrittura Santa: la vergine avanza come prode che percorre la via. partorirà. Di Colui che ella porta in seno le. Anche a noi come all’antico orante bi(cfr. Sal 19,6). blico è chiesto un ascolto della Lo slancio dell’angelo, tutto Parola, fedele e assoluto. Nei frontale con il ginocchio che salmi l’immagine dell’hassid, avanza verso lo spettatore, cioè del pio Israelita, è quella contrasta con lo sguardo tenedel servo attento alla voce del ro e riverente rivolto alla Versuo padrone in attesa di comgine Madre. prenderne i progetti e di eseAnche il già citato Lotto, guirli con la massima cura. proprio nell’annunciazione ogUn’immagine non di paura, gi collocata nella Pinacoteca ma di amore reverenziale che di Jesi, dipinge un angelo Garimanda all’ascolto e alla vibriele rivolto verso la Vergine, sione. che, nella postura del corpo, Così Maria appare sulla sceconserva la frontalità rispetto na della storia della Salvezza ai guardanti. Anche l’angelo come una degli anawim, i podel Lotto pare bucare la tela veri di Adonaj, che – fra gli con quel ginocchio che avanza hassid – erano i più amati da verso di noi invitandoci all’aDio. Entra in scena come Verdorazione. Dio è qui! Il Verbo gine dell’ascolto, pronta alsi è fatto carne. Il volto l’obbedienza della Parola di dell’angelo lottesco tradisce la Dio tanto da essere piena di sorpresa, quasi lo sbigottimengrazia e da avere il Signore to per un siffatto Mistero! con sé: «Ave, piena di grazia, L’eterno è entrato nel tempo, il Signore è con te!». il Dio del Cielo risiede nelle Lorenzo Lotto, Annunciazione, 1526, Pinacoteca civica, Jesi (An) Ma l’ascolto di Maria proviscere di una donna! Non meduce qualcosa di nuovo, di inuno sorpresa è la Vergine che il sitato, di impensabile: la Parola ascoltata Lotto realizza come una fiamma scarlatta parla ogni iota dell’antico libro. E ove si diventa visibile! Il Verbo si è fatto carne piena di amore che si innalza verso quel parla di Lui, dell’Emmanuele, si parla ane, nel grembo della Vergine, si realizza Cielo che, ora, abita in lei. che di lei. Questo autore italiano, attivo tra tutta l’attesa del Primo Testamento: Aprite Se il candore verginale di Maria è citaCinquecento e Seicento, lo sottolinea riporte i vostri frontali, alzatevi porte antito nel velo bianco che le copre direttaleggendo l’evento casalingo dell’annunche ed entri il Re della gloria (Sal 24,7). mente il capo, il Cielo di cui è ricoperta è ciazione alla luce di una grande teofania In questa tela, di un anonimo maestro simboleggiato nel manto azzurro che cade trinitaria collocata entro le mura del temtoscano del Cinquecento, tutto lo annuna terra come una tenda. Quel Cielo si pio. cia: il re della gloria respira per la prima frappone tra la Vergine e la Parola, ben Il Re di gloria che vi entra è il tre volvolta nella storia dentro al grembo di una visibile sul leggio. Come vuole un’antica te Santo cantato da Isaia, Signore del cievergine. tradizione iconografica i libri sono due. Il lo e della terra: lo suggerisce l’eterno PaIl vero centro della tela, infatti, è il primo più grande, aperto, è l’Antico Tedre che, circondato dalle nubi e non dagli grembo di Maria, tutto converge lì: lo stamento che spesso – come già detto – angeli come spesso accade, sorregge il sguardo e la mano di Dio Padre, il volo mostra la pagina con il passo di Isaia che mondo. Il gesto creatore di Dio dice che dello Spirito Santo, l’inclinazione del caannuncia il parto di una vergine, il seconsiamo alle porte di una nuova creazione, po di Maria, l’inclinazione del leggio e do, invece, è piccolo e chiuso. Il tomo del dove la ruah-adonai, lo Spirito del Signodel libro aperto, lo sguardo dell’angelo. Primo Testamento è aperto perché rivela re, alita sul grembo della nuova Eva. Maria spalanca le braccia dando il suo la Parola che ha profetizzato la salvezza e L’angelo tiene fra le mani un giglio con incondizionato assenso all’opera divina. che si è adempiuta; il tomo del Nuovo tre fiori: questa Eva è la tutta pura, la tutQuesta vergine modesta, che nella cintura Testamento, quello piccolo, è chiuso perta santa, la gloriosa preparata fin dalalta e nella curva lieve della veste già deché sigilla tutta la Rivelazione, la quale l’eternità per essere Dimora di Colui che nuncia la sua futura maternità, ricorda la ha da compiersi proprio nella vita di Manon ha tetto. La Presenza che prende forMadonna di Jesi del Lotto e contrasta, ria e del Figlio suo Gesù. ma mortale nel grembo di Maria cattura proprio per il suo riserbo, con la solennità Qui siamo all’inizio di quel compimentutta l’attenzione del divino messaggero che la circonda. Grandi cose ha fatto to che annuncia la visione della Parola: che fissando lì lo sguardo, stupito, adora. Continua a pag. 6 l’Onnipotente nell’umiltà di questa sua Sì, è l’ora: entri il Re della gloria! La
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APPUNTAMENTI
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IL 20 MARZO A PENNABILLI
LA FESTA DEL VENERDÌ BELLO “Lacrimò evidentemente “da l’occhio destro “le quali lacrime “più volte forno “asciutte e ritornavano” (20 marzo 1489)
Le funzioni religiose nel Santuario della B.V. delle Grazie Ore 11,15, S. Messa concelebrata da S.E. Mons. Andrea Turazzi, Vescovo diocesano e da S.E. Mons. Paolo Rabitti, Vescovo emerito della Diocesi concelebrata dai sacerdoti della Diocesi e accompagnata dalla Corale di Pennabilli. Ore 18,00, S. Messa per la comunità parrocchiale. Anonimo toscano, L’Annunciazione
Venite e vedete è il monito fondamentale del Nuovo Testamento. Così Maria vede: nell’angelo vede la Salvezza preannunciata dai Padri, la vede nella contemplazione, ma di lì a nove mesi la vedrà nella Carne. Ciò che noi abbiamo udito ora lo abbiamo contemplato e toccato ed ora lo annunciamo a voi. Le parole della Lettera di Giovanni descrivono sinteticamente il percorso della vita di Maria che è pure il percorso della Vergine chiesa, cioè di ognuno di noi. Il Lotto realizza questi due pannelli per un Trittico commissionato dai Minori Conventuali di San Floriano a Jesi. La tradizione francescana è all’origine della tradizionale preghiera mariana dell’Angelus Domini. La diffusione, e addirittura la compilazione, di tale preghiera viene ascritta al Beato francescano Benedetto Sinigardi, meglio noto come Benedetto da Arezzo. Non è certo un caso che questa preghiera che saluta l’origine della nostra salvezza sorga dentro una tradizione che ha voluto onorare l’incarnazione fino a “vederla”. Vederla nell’abito: i francescani hanno l’abito a forma di croce; vederla nell’umiltà del Presepe: Francesco volle rivedere il presepe a Greccio nella vita reale degli uomini e delle donne del suo tempo; vederla nella carne: Francesco fu insignito delle stigmate. Pregare quotidianamente l’Angelus ogni giorno è un modo semplice e profondo per onorare il Cristo nella sua Vergine Madre ed è un modo efficace per chiedere a Dio di saper tradurre, come Maria, l’ascolto in visione. La parola che la Chiesa ci dispensa ogni giorno possa farsi carne in noi, cosicché anche le antiche porte dei nostri limiti possano aprirsi al Re della Gloria. * Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia
L’immagine della Madonna delle Grazie in Pennabilli, si trova nell’antica chiesa di San Cristoforo, detta anche di Sant’Agostino, risalente all’XI secolo, retta dagli eremitani agostiniani dal 1374 al 1810 da cui ne prese il nome. L’affresco della Vergine risale al XV secolo, dipinto su muro e faceva parte, in origine, di un contesto pittorico più ampio che è stato ridotto alle attuali dimensioni nel 1528 circa, 40 anni dopo il miracolo delle lacrime. La venerata immagine è protagonista nella storia di molti eventi miracolosi: venerdì 20 marzo 1489 (ricordato annualmente come Festa del Venerdì bello) lacrimò più volte dall’occhio destro, evento che fu visto da numeroso popolo presente nel Santuario. Le cronache tramandano che “alcuni astanti, meravigliati e increduli vollero asciugare le lacrime con pezzuole, ma queste continuarono ad uscire scorrendo per la gota, lasciando una traccia sul nitido volto”. Le cronache, poi, narrano che il 23 febbraio 1517 un forte esercito della famiglia dei Medici di Firenze che si era accampato sotto le rocche pennesi deciso ad espugnarle si dette alla fuga all’apparire sulla cima del roccione della Vergine Maria. La popolazione, donne, bambini e i vecchi, infatti, erano in preghiera davanti all’altare della Madonna ad implorare aiuto. Ma pochi anni dopo, il 23 febbraio 1522 le medesime truppe ancor più numerose e meglio armate, al comando di Giovanni dalle Bande Nere, si accamparono nuovamente sotto le mura tentando la capitolazione della città e della rocca. Il Duca di Urbino constatata la situazione di forte minoranza consigliò la popolazione ad abbandonare la città così tutti i cittadini fuggirono nella notte all’infuori di 14 valorosi soldati. Scesa la notte mentre i nemici si aggiravano intorno alle mura cercando di penetrare nel castello, nuovamente nel cielo tra un fortissimo bagliore, riapparve l’immagine della Vergine con il figlio in braccio tra un esercito di angeli. La città fu nuovamente salva. Da quei tempi il paese e la popolazione annoverano un fervente culto di venerazione per questa immagine. Svariate altre sono le testimonianze degli abitanti di Pennabilli su guarigioni e miracoli per intercessione della Vergine delle Grazie.
Il 29 gennaio 2009, la Penitenzieria Apostolica su facoltà concessa dal Sommo Pontefice ha riconosciuto al Santuario della B. V. delle Grazie lo Spirituale Vincolo di Affinità con la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore in Roma, con ciò concedendo (al santuario feretrano) l’indulgenza plenaria alla stessa maniera di cui ne gode la Basilica papale, cioè: a. nel giorno della festa della Basilica Liberiana (5 agosto) b. nel giorno di festa dello stesso Santuario c. nelle solennità liturgiche della Beata Vergine d. una volta all'anno, in un giorno liberamente scelto da ciascun fedele e. ogni volta che un gruppo si rechi in pellegrinaggio al Santuario “Queste indulgenze – è scritto nel documento dato a Roma il 29 gennaio 2009 a firma dell’Arciprete della Basilica Card. Bernard Francis Law – volentieri vengono concesse alle solite condizioni, alla CHIESA SANTUARIO DEDICATA ALLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE in Pennabilli, Diocesi di San Marino-Montefeltro. Questa Chiesa è iscritta nei registri della Basilica, insieme con il documento della Penitenzieria Apostolica, con il quale sono state concesse le indulgenze. Il presente documento viene inviato, affinché i fedeli e i pellegrini lo possano conoscere, a conferma e ad incremento della loro pietà”.
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OTTO PER MILLE
E HI I O C N RS C A O RO HI C N AR CC COE P RO L R R PA E P EI
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QUARESIMA MISSIONARIA
VENERDÌ 27 MARZO, ORE 20,45, A VALDRAGONE (RSM)
MARCIA MISSIONARIA DIOCESANA con padre SILVIO TURAZZI missionario saveriano La presenza di un grande Missionario Saveriano Padre Silvio Turazzi, ci onora con la sua testimonianza di vita in questa marcia-veglia di preghiera. Camminerà con noi il 27 marzo, e avremo il piacere di ascoltare questo uomo di Dio, fratello del nostro amato Vescovo Andrea. Intanto conosciamo meglio chi è padre Silvio. La prima parte della vita di Padre Silvio Turazzi trascorre come quella di tanti bambini e adolescenti nella sua Stellata di Bondeno, in provincia di Ferrara. Un’infanzia bella con due genitori amatissimi e cinque fratelli, uno dei quali, Andrea, è il vescovo di San Marino-Montefeltro. «Eravamo molto uniti, ci volevamo bene». La seconda coincide con un terribile incidente in cui, a 29 anni, perde l’uso delle gambe ed è costretto su una carrozzina. Ma questo non impedirà a padre Silvio Turazzi, missionario saveriano, oggi 76 anni, di portare a compimento il suo progetto di vita percorrendo strade impervie, in senso letterale e no, con il suo nuovo mezzo di locomozione. Il piccolo Silvio entra in seminario a 12 anni. Gli studi di Teologia e poi l’ordinazione a sacerdote, a 26 anni. Dopo due anni di parrocchia entra nell’Istituto missionario dei saveriani, a Parma, con l’idea di vivere la sua vita sacerdotale in maniera itinerante e non stanziale, «un modo di guardare il mondo con gli occhi di Dio; camminare con lui per sanare, unire, riconciliare». È in partenza per il Giappone quando, il 1° maggio ’69, un incidente d’auto gli spezza la spina dorsale, «l’incontro duro con la sofferenza». Nove mesi di ospedale. «In quei giorni il Signore mi ha ripetuto “Sono qui”. Mi
Padre Silvio nella sua comunità di Vicomero (foto Fabio Boni)
aiutava a rimettermi a zero, a cogliere meglio l’essenziale». Senza spazio per la commiserazione, «cambiava la modalità, non l’orientamento della mia vita». Nel ’71 è a Roma fra i baraccati dell’Acquedotto Felice, con i quali condivide la battaglia per la casa. Ottenute le case e i servizi, padre Silvio dichiara concluso il suo lavoro e chiede di andare in missione in Africa. Il 3 dicembre ’75 parte per la Repubblica democratica del Congo, allora Zaire. A Goma, capoluogo del Nord Kivu, vive e lavora in un centro per disabili. «Quando gli abitanti mi hanno visto dire Messa in carrozzina hanno detto: “Allora è uno come noi”». Realizza un piccolo villaggio della solidarietà, Muungano. «Una casa comunitaria di quartiere. Ci occupavamo di sociale, salute, alfabetizzazione. Abbiamo creato laboratori di artigianato, falegnameria, cucina, cucito. Ci è sembrato che la popolazione apprezzasse il timbro personale della nostra presenza, il desiderio di migliorare il luogo in cui vivevamo, l’aver lasciato la nostra terra per vivere in spirito di fraternità». Pensava di finire lì la sua vita, padre Silvio, ma nel ’92 una grave malattia lo costringe a tornare in Italia e, dopo un
altro tentativo di ritorno in Congo, a rientrare definitivamente, alla fine del ’93. Nel ’95, un’altra dura prova. In viaggio verso Loreto con le amiche di sempre, un’auto si abbatte sulla loro macchina. Paola muore. Di nuovo l’attribuzione di un senso al dolore. «Il dolore non è un incidente, è un fatto legato alla vita, che si apre attraverso di esso. È una realtà che rappresenta un invito a tenersi per mano, l’attesa di qualcosa di più che avverrà oltre la dimensione spazio-temporale che stiamo vivendo. Il paradiso è l’ultima risposta». A Vicomero inizia la terza fase, con la costituzione di una famiglia allargata. Un piccolo agglomerato con tre case: in una lui, Edda, sette ragazzi e due donne di diversa nazionalità; nelle altre, due famiglie. Un giardino con l’orto e una piccola cappella in legno. «Essere un gruppo disperso nel popolo era il progetto di vita che Edda e io avevamo fatto ancora giovani. Una consacrazione diversa rispetto a quella tradizionale, una presenza religiosa meno strutturata, più elastica e discreta. Una piccola comunità che prega e affronta insieme la quotidianità, con tutti i problemi che questo comporta». Oggi, la consapevolezza di essere alla fine del suo percorso. «Sento di passare a un’esperienza più forte del mio limite, di scoperta del nulla di sé. Un passo verso l’infinito». Quel giorno, ne siamo sicuri, Silvio si alzerà dalla carrozzina, inforcherà la sua bicicletta e pedalerà fino a perdersi nell’orizzonte. Marina Piccone (Da «Credere. La gioia della fede», n. 42, 19 ottobre 2014)
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LA CHIESA IN LUTTO
La scomparsa di ANTONIO LANFRANCHI ARCIVESCOVO DI MODENA GI À PASTORE DI CESENA-SARSINA L’arcivescovo di Modena-Nonantola, il “nostro” vescovo Antonio Lanfranchi, è morto martedì scorso alle 13,30. I funerali sono stati celebrati a Modena giovedì 19 febbraio alle 15, presieduti dal card. Caffarra. Mons. Lanfranchi che prima di essere nominato arcivescovo di Modena era stato pastore di Cesena-Sarsina è stato ricordato nel capoluogo romagnolo con una Messa in suffragio celebrata domenica 22 febbraio. Un ricordo di Francesco Zanotti Tumulti di pensieri e di ricordi affollano la mente e gonfiano il cuore. La notizia della morte del vescovo Antonio (noi continueremo a chiamarlo così) anche se per certi versi attesa, martedì scorso è giunta come una lama che trafigge le viscere. È quel dolore acuto che prende, schiaccia, lascia immobili e paralizzati. Uno ha la percezione di perdere qualcosa di sé, un pezzo della sua vita, del suo percorso di cristiano, di figlio, di fratello anche. Il vescovo Antonio come un padre. Per lui abbiamo pregato tantissimo in questi ultimi mesi. Lo abbiamo raccomandato al Signore a cui tanto ci ha avvicinato con la sua guida sicura, con la sua gioiosa e ferma appartenenza alla Chiesa con la quale ci ha contagiato nei suoi intensi anni a Cesena-Sarsina. E un padre che se ne va lascia sempre un vuoto che appare incolmabile. Anche la telefonata di papa Francesco, in un certo senso, ci aveva messo sull’avviso: qualcosa che nessuno osava neppure abbozzare si sarebbe potuto verificare. E ora si è verificato. Quanti l’hanno conosciuto e apprezzato lo piangono. A Piacenza, a Cesena, a Modena e all’Azione cattolica: sono davvero numerosi quelli che ha incontrato sulla sua strada. Il vescovo Antonio per tutti aveva un sorriso e un pensiero. Per tutti un saluto, anche quando il troppo lavoro prima e la malattia poi gli hanno impedito di rispondere alle email, agli sms, alle telefonate di vicinanza e solidarietà. Fra le migliaia, tre immagini nitidissime si staccano dall’album delle memorie dello stretto rapporto che ho vissuto con monsignor Lanfranchi. La prima risale a un tardo pomeriggio. Ero in redazione quel lunedì 18 gennaio 2010. Mi chiamò e mi chiese se potevo passare da lui, in episcopio. Era buio quando
preghiera. Questo è certo. Ci siamo sentiti sempre in comunione di intenti e di vita, anche se ormai lontani fisicamente. Il vescovo Antonio non dimenticava Cesena e la sua diocesi, né i paesi né le città né la gente. Fino all’ultimo incontro. Il 5 dicembre scorso andai a trovarlo a Modena. Da oltre un mese avevamo fissato quell’appuntamento. Venni a casa molto contento per come lo avevo trovato. In forma, contento e sereno, non mi diede l’impressione di una persona ammalata. Insieme, come vecchi amici che si trovano dopo tanto tempo, facemmo il riassunto delle puntate precedenti. ci andai con tantissima trepidazione. Non sapevo cosa poteva essere accaduto, ma se il vescovo mi cercava, la questione doveva essere importante, visto che non mi chiamava quasi mai. Mi aprì una grande busta e mi lesse il contenuto della lettera: era la sua nomina ad arcivescovo-metropolita a Modena. Rimasi senza parole. Ero felicissimo per lui, ma tristissimo per me. Rimasi in sua compagnia tantissimo tempo. Mi chiese di non dire nulla a nessuno. Così feci per nove lunghissimi giorni, fino a mercoledì 27 gennaio 2010, giorno dell’annuncio deciso insieme per favorire l’uscita del «Corriere Cesenate». Ora lo posso scrivere. Prima di lasciarlo, quella sera, ci abbracciammo a lungo. Piansi. Così come piansi quando lo salutai nella sua nuova e stupenda casa a Modena, nel giorno del suo ingresso, il 14 marzo 2010. Una meravigliosa foto ritrae quel momento intensissimo. In questi ormai cinque anni di ministero in Emilia ci siamo sentiti e incontrati numerose volte. Non ci siamo mai persi di vista. Ci siamo sempre ricordati nella
Ci aggiornammo sui nostri progetti e i nostri programmi, lui da vescovo, io da direttore del giornale diocesano, come lui mi aveva nominato. Poi la frase che uno non si aspetta. “Sai, Francesco – mi disse il vescovo Antonio mentre mi raccontava del suo incontro con i giovani che gli avevano posto cinque domande tutte sulla sua malattia –. È una fortuna poter conoscere il tempo. Non capita mica a tutti!”. Quella frase mi gelò, ma mi fece capire. Dopo un’ora e quaranta in sua compagnia (il vescovo mi dedicò tutto quel tempo in mezzo ad altri appuntamenti con sacerdoti diocesani) lasciai l’episcopio sapendo che non lo avrei più rivisto. Piansi molto anche quel giorno, come piango ora mentre butto giù di getto queste sconclusionate note. Allora non mi rimane altro che annotare quello che ho scritto subito su Twitter: è morto il vescovo Antonio. Un padre. Una preghiera. Francesco Zanotti Presidente nazionale Fisc Direttore «Corriere cesenate»
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PRIMO PIANO
Pier Luigi Bondioni prossimo al Diaconato si presenta “NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI E VI HO COSTITUITI PERCHÉ ANDIATE E PORTIATE FRUTTO” (Gv 15,16) Il prossimo 12 aprile, Domenica in Albis della Divina Misericordia, riceverò il Sacramento dell’Ordine del diaconato nella nostra Cattedrale di Pennabilli. Se volgo indietro lo sguardo alla storia della mia vocazione, sento particolarmente vere per me le parole del Salmo 139: «Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo ricamato nelle profondità della terra; ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi». Non c’è infatti, per me, né un luogo né un tempo preciso in cui posso fissare la nascita della mia chiamata al ministero ordinato, ma un cammino, fatto di tappe semplici e quotidiane attraverso le quali il Signore ha “ricamato” nella mia vita il suo progetto d’amore, ha fatto sì che il suo desiderio per me pian piano diventasse anche il mio. Davvero «fin dal grembo di mia madre» Egli ha preparato per me il terreno adatto affinché il seme da lui seminato germogliasse e crescesse. Classe 1976 sono nato e cresciuto a Brescia dove ho iniziato gli studi in Seminario all’età di 14 anni concludendoli a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana con gli studi in Storia Ecclesiastica. Prima del seminario vivevo una vita normale, ma sentivo che mancava qualcosa. Quella normalità non mi soddisfaceva. Ho cominciato ad interrogarmi e a chiedermi cosa voleva il Signore da me. Attraverso esperienze diocesane ho conosciuto il seminario e ho maturato la mia scelta di entrare nel seminario minore. Lì è partito un cammino fatto di esperienze e di incontri, ma ciò che mi ha riempito di più è il rapporto con Gesù. Terminati gli studi a Roma, dopo un periodo di esperienza lavorativa, ho ripreso il mio discernimento vocazionale. Dal 2007 al 2012 ho esercitato il ministero della consolazione nell’ambito della Pastorale della Salute in un grande ospedale della mia città di origine, facendo parte della prima Cappellania ospedaliera. La pastorale della salute è “la presenza e l’azione della Chiesa per recare la luce e la grazia del Signore a coloro che soffrono e a quanti ne prendono cura”. In questo servizio ho imparato molto, soprattutto che il ministero della consolazione è fondamentale per riproporre, nel mondo della salute e della malattia, i valori della vita e della persona, alla luce della Creazione e della Redenzione. Prendersi cura dei malati è annunciare la Buona Novella del Regno, è aiutare l’uomo sofferente ad entrare, con la fede, nella dinamica della salvezza messianica col vivere in se stesso la morte e la risurrezione del Signore. Terminata questa esperienza, nel dicembre 2012, ho iniziato il cammino nella nostra Diocesi presso la Parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice in Dogana (RSM) abitando provvisoriamente a Casa San Michele. Qui sono rimasto sei mesi per poi trasferirmi definitivamente a vivere in Parrocchia, a Dogana. Questa esperienza rimarrà sempre nel mio cuore. Durante il periodo vissuto a San Marino ho imparato a conoscere il territorio della nostra Diocesi, la sua bellissima storia, le sue tradizioni e devozioni, la realtà pastorale dell’Azione Cattolica e dello Scoutismo. Ho incontrato
tante persone, divenute poi amiche, che mi hanno aiutato a non farmi sentire il peso della lontananza dai miei affetti familiari, a cui ancora oggi rivolgo il mio grazie e il mio ricordo al Signore. Nel giugno 2014 mi sono trasferito in seminario a Pennabilli iniziando il mio nuovo incarico pastorale presso l’Ospedale civile “Sacra Famiglia” di Novafeltria e qualche mese dopo, in ottobre, è iniziata anche la mia presenza in Parrocchia. Il nostro vescovo Andrea mi ha anche chiesto la disponibilità a far parte del CDV (Centro Diocesano Vocazioni). Nei vari anni di cammino vocazionale, nei vari incarichi e servizi pastorali della mia vita, che ho condiviso con voi, molte volte mi sono state fatte domande circa la vocazione a cui, in questo momento particolare della mia vita, mi sento di rispondere. La domanda più frequente, sembra scontata: cosa è la Vocazione? Dio chiama ogni persona che viene nel mondo: Egli ha un piano, un progetto d’amore su ciascuno di noi. In Cristo Gesù ognuno è chiamato alla santità, cioè a vivere in comunione con Dio e ad aprirsi ai fratelli, attraverso un percorso personale e creativo. C’è una sola vocazione, che è comune a tutti. È la vocazione alla santità, a cui ciascuno risponde con il proprio percorso: vocazione alla santità nella vita familiare o nella vita sacerdotale e religiosa, vocazione alla santità nel mondo del lavoro, in casa, a scuola, nel seminario... La vocazione al ministero ordinato è la chiamata a seguire Gesù Buon Pastore e il ministro ordinato svolge un triplice compito nella Chiesa: in unione con il proprio Vescovo e con i sacerdoti è inviato ad annunciare la Parola del Signore, a celebrare i Sacramenti perché tutti “abbiano vita in abbondanza”, e a guidare i fedeli come popolo di Dio, per la costruzione del Regno nel mondo. Chi riceve il diaconato (parola che deriva dal greco “diaconìa” che significa ministero/ministro o servizio/servo) riceve infatti il sacramento dell’Ordine che lo immette tra i membri del clero, ha una propria veste liturgica, sull’altare ha un posto suo, ha il compito di proclamare il Vangelo e di tenere l’omelia, ha l’obbligo di celebrare la liturgia delle ore a nome dell’intera Chiesa, può celebrare la liturgia del battesimo, benedire le nozze, accompagnare alla sepoltura i defunti. Egli è un Ministro di Cristo a tutti gli effetti. La chiamata a consacrarsi non avviene secondo modalità standard o nel caso in cui la vocazione si avverte attraverso manifestazioni straordinarie, di per sé molto rare. Normalmente non si “sente” nulla, ma si ha la coscienza che la vocazione a consacrarsi si è insinuata nelle pieghe del cuore e chiede di essere presa in considerazione. La chiamata viene da un Dio rispettoso dell’uomo, un Dio che non forza le porte ma parla al cuore attraverso il suo Figlio Gesù. Se Gesù ti chiama a seguirlo per la strada del sacerdozio, avverti allora che il tuo cuore ha bisogno di qualcosa di più. Poco a poco nasce in te il desiderio di consacrare a Lui tutta la vita per fare di tutto il mondo la tua famiglia; poi questo deside-
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Verso il Convegno di Firenze In Gesù Cristo il nuovo umanesimo È Il tItolo del V ConVeGno eCClesIale della ChIesa ItalIana Che sI terrÀ a FIrenze dal 9 al 15 noVembre 2015. I deleGatI della nostra dIoCesI andranno, sentendo dI portare la preGhIera, la rIFlessIone ed Il ContrIbuto delle nostre ComunItÀ.
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a Chiesa italiana promette di essere “una Chiesa in uscita” – come chiede insistentemente papa Francesco – e vuole esserlo anche la nostra Chiesa diocesana. Dalla fine del 2014 alla fine del 2015 vivrà un anno di grandi eventi su questa linea. Il primo è il Sinodo dei Vescovi che, come sappiamo, si occupa delle sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione (5-9 ottobre 2015). Anche noi stiamo partecipando da casa col nostro contributo di riflessione e di preghiera. Riteniamo questa opportunità una grazia e un’occasione per riconsiderare la nostra pastorale famigliare. L’altro evento di cui ci occupiamo specificamente in questa scheda è il V Convegno ecclesiale della Chiesa italiana che si terrà a Firenze dal 9 al 15 novembre 2015 con questo titolo suggestivo: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. La scelta del titolo è stata laboriosa, ma come ha spiegato don Massimo Naro, teologo siciliano e membro del Comitato preparatorio dello stesso Convegno, «questo titolo è stato voluto, non senza perplessità e discussioni, dai vescovi italiani e – come giustamente è stato sottolineato da alcuni commentatori – sembra rimanere più interno alla prospettiva prevalentemente culturale e antropologica di Benedetto XVI che non a quella nuova, più spiccatamente pastorale, di papa Francesco. D’altronde, davvero esso era stato scelto prima dell’elezione del nuovo pontefice e, perciò, intercettava tutta una serie di preoccupazioni, anch’esse in fondo “pastorali”, connesse alle metamorfosi antropologiche e culturali che nel corso della tarda modernità si sono rese sempre più evidenti un po’ ovunque nel mondo, soprattutto in Occidente…» (relazione tenuta all’assemblea dei soci C.A.L., Roma, 21.5.2014). Brevemente proponiamo alcuni appunti per introdurre le schede che verranno pubblicate nel nostro mensile diocesano “Montefeltro” e che accompagneranno il cammino. 1. I passi finora compiuti
Il primo passo è costituito dal testo dell’Invito al Convegno presentato al pubblico da Mons. Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente del Comitato del Convegno con queste parole: «Invito sta a dire che si vuole raggiungere tutti attraverso una ben precisa modalità di coinvolgimento… Un invito vuol essere anche un modo per condividere la bellezza dell’essere insieme, in un clima di semplicità, di accoglienza e di partecipazione…». Questi i principali contenuti dell’Invito, vero e proprio documento per la preparazione remota: – un cordiale appello a muoverci subito e insieme per tornare a confrontarci con franchezza; – un cammino lungo la scia conciliare; – in consonanza con gli Orientamenti pastorali del decennio (anni 2010-2020), con attenzione alle antropologie pervase dalla nega-
zione di Dio e dalla volontà di potenza che ci consegnano un mondo provato dall’individualismo, da nuove povertà, da uno sfruttamento cieco del creato… – nella consapevolezza della natura plurale dell’odierna società, la proposta alla libertà dell’uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo; – ripensare lo stile peculiare con cui interpretare e vivere il nuovo umanesimo nell’epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione. È sul campo, quindi nella realtà delle nostre parrocchie e dei nostri gruppi che vanno colte e interpretate le attese del popolo cristiano, come pure la situazione culturale e religiosa della nostra società. Per questo motivo il Convegno non potrà essere un simposio di Teologia, anche se avrà bisogno di una elaborazione teologica adeguata; non potrà risolversi in una narrazione di esperienze, sebbene senza il racconto delle esperienze risulti impossibile condividere un messaggio rincuorante. 2. I passi necessari di avvicinamento a Firenze 2015 Lo scorso anno è stato dedicato alla raccolta delle esperienze di “nuovo umanesimo”. A noi non fu possibile inviare contributi, ma godiamo di tutti quelli raccolti nelle diocesi italiane. Dall’ascolto di queste è scaturita una “Traccia di preparazione”, stesa su 4 capitoli: “Il di più dello sguardo cristiano”; “Lo scenario dell’annuncio del Vangelo”; “Le ragioni della nostra speranza”; “La persona al centro dell’agire ecclesiale” con l’indicazione delle cinque vie verso l’umanità nuova: “uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare”. Parole misteriose, un po’ ermetiche, scritte così di seguito senza altra spiegazione, ma si illumineranno via via anche con l’aiuto delle schede che offriamo ai lettori e alle nostre comunità. Costituiranno un grande aiuto per rilanciare l’impegno pastorale delle nostre comunità ecclesiali. Le schede sono scritte per consentire capillarità e profondità al cammino. 3. Dal Convegno in poi La diocesi di San Marino-Montefeltro ha già indicato i nomi dei delegati che saranno a Firenze. Andranno, sentendo di portare la preghiera, la riflessione ed il contributo delle nostre comunità. Prima della loro partenza contiamo di organizzare in ogni vicariato un’assemblea per raccogliere esperienze, istanze e proposte di “nuovo umanesimo” e, perché no, scrivere una sorta di “Libro bianco” col materiale raccolta. Il bello verrà col “dopo Convegno”, quando i delegati ci riporteranno il frutto dei lavori e inizierà la fase della ricezione indispensabile per nutrire i progetti pastorali. @ Andrea Turazzi
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lo sGuardo amoreVole – lo sguardo amorevole è quello che ha fatto scaturire le esperienze e le proposte arrivate da tutta Italia, e che riflettono la realtà di una Chiesa in cammino («in uscita», come chiede il papa). Il contributo delle diocesi è ora il punto di avvio di una nuova fase di partecipazione. Continuiamo dunque il cammino nella stessa direzione.
LA TRACCIA DI PREPARAZIONE AL CONVEGNO ECCLESIALE DI FIRENZE Uno strumento per prepararsi insieme all’appuntamento della Chiesa italiana di novembre COSA È LA “TRACCIA” Come è stato spiegato nel precedente inserto, la Traccia rappresenta la sintesi di numerosi contributi (oltre 200) inviati alla Segreteria del Convegno (nei mesi scorsi) sotto forma di esperienze della Chiesa italiana (diocesi e realtà laicali, culturali e pastorali), ispirate dal tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. La ricchezza di queste risposte ha mostrato una Chiesa sorprendentemente viva e vivace, tanto più se si pensa che il tema potrebbe apparire “astratto” e lontano dalle reali esigenze pastorali. Sono emersi veri e propri “laboratori dell’umanesimo cristiano” che indicano e annunciano come sia possibile e bello incarnare nel nostro tempo il messaggio proposto da Gesù Cristo e dal Vangelo (il testo della Traccia ed il materiale completo sono consultabili sui siti internet: http://www.diocesi-sanmarino-montefeltro.it/v-convegno-ecclesiale-nazionale e www.firenze2015.it). COME DOVREBBE ESSERE UTILIZZATA La Traccia non è un documento che fornisce “ricette” e schemi pastorali già pronti per l’applicazione; piuttosto, essa è un contributo per mettere in movimento verso Firenze tutta la Chiesa italiana (anche la comunità di San Marino-Montefeltro!). Il suo utilizzo potrà aiutare tutti (dunque non solo i delegati diocesani al convegno) a chiedersi – ad esempio – cosa significa essere pienamente “umani” oggi, in un tempo caratterizzato dalla cultura che riduce le persone a “cose”, dalla tecnica senza limiti, dall’economia che ha perso l’aggancio con la realtà, da mutamenti sociali e demografici profondi, da una comunicazione spesso falsata ed ingannevole … Ancora, essa ci aiuterà a comprendere come contribuire nella costruzione di una società più giusta, solidale e pacifica. La prospettiva in cui muoversi è culturale e insieme missionaria: alla luce del di più dell’esperienza cristiana, è possibile portare un contributo che andrà a beneficio di tutti, e non solo dei credenti, perchè la proposta della fede nello spazio pubblico lo rende più ricco, e non rappresenta certo una minaccia. Questo contributo, al di là delle buone intenzioni e dell’impegno me-
ritorio del singolo, ha un maggior significato ed una indubbia efficacia solo se offerto come comunità cristiana, come Chiesa di San Marino-Montefeltro. La Traccia andrà dunque approfondita e discussa nei consigli pastorali parrocchiali della nostra Diocesi, nelle associazioni e nei movimenti, nelle comunità religiose, nelle realtà culturali e sociali, con una particolare attenzione alla concretezza delle esperienze; allo stesso modo, potrà essere anche oggetto di riflessioni personali e nell’ambito familiare. In ogni numero del Montefeltro verrà presentato in sintesi un capitolo della Traccia e verranno proposte alcune domande per la riflessione personale e comunitaria. Le riflessioni che emergeranno potranno essere inviate alla segreteria diocesana (insinodo@diocesi-sanmarino-montefeltro.it). PRIMO CAPITOLO: Dalle Chiese locali il di più dello sguardo cristiano La prima parte della Traccia sintetizza il ricco materiale pervenuto al Comitato preparatorio dalle diocesi. In esso emerge un’estrema acutezza nella lettura dei bisogni da parte di chi si trova in prima linea, e quindi ha maturato una capacità di risposta creativa e propositiva, alimentata dall’ascolto della Parola di Dio. Da queste testimonianze emergono quattro forme “incarnate” di umanesimo, punto di partenza della nostra riflessione: un umanesimo in ascolto, concreto, plurale, ricco di interiorità e trascendenza. Anzitutto, un umanesimo in ascolto. I tanti contributi non hanno proposto una semplice “fotografia” della realtà italiana (sicuramente caratterizzata anche da ombre e difficoltà): ricorre continuamente la capacità di vedere anche la bellezza di ciò che c’è e la speranza – nonostante le forze talvolta ridotte – di ciò che può venire, il “di più” di umanità che si sprigiona dalla fede e dalla religione. Alcune domande per riflettere… … sulla nostra esperienza personale e familiare • Quali segni di ricchezza (ad esempio di gioia, generosità, condivisione, speranza, …) ricevo dalle persone che mi sono vicine e da quelle che incontro ogni giorno?
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• Riesco a vedere nella vita della mia famiglia la presenza “provvidenziale” di Dio? … sulla nostra comunità parrocchiale, sul nostro gruppo, associazione e comunità religiosa • La nostra comunità è realmente attenta ai segnali di bisogno, alle necessità materiali/psicologiche di alcuni dei nostri fratelli (ad esempio legate al lavoro, alla malattia, alle sofferenze familiari, …)? Oppure ci si accontenta delle “cose belle” realizzate fino ad ora? • Riusciamo a riconoscere e a dar lode al Signore per i doni che la nostra comunità riceve attraverso le testimonianze di fede, le conversioni, l’offerta generosa di sé da parte di alcuni/tanti fratelli? • Sappiamo educarci a scoprirle? riusciamo a trovare il modo di comunicarcele e condividerle? In secondo luogo, un umanesimo concreto. L’uomo di oggi oscilla tra la pretesa di essere autosufficiente e la constatazione del proprio limite: di fronte alla mancanza di una “bussola” per orientarsi, le comunità cristiane possono essere (e spesso lo sono realmente) un valido punto di riferimento. I vari contributi diocesani si sono impegnati a trovare una sintesi tra la verità del Vangelo e la concretezza della vita delle persone. – molte esperienze si sforzano di riconoscere i bisogni meno manifesti delle persone; – cercano di offrire risposte non “ossessionate” dall’efficienza; – guardano oltre al gruppo ristretto e tentano di mobilitare nuove risorse e compagni di strada; – prevedono lungo il cammino una verifica delle azioni intraprese. Nel “nuovo umanesimo cristiano” non devono esistere due livelli (teorico e pratico), poiché deve prevalere il tentativo di “imparare facendo”. Alcune domande per riflettere… … sulla nostra esperienza personale e familiare • Sono capace di donare gesti concreti di amore (ascolto, attenzione, disponibilità, …) ai familiari, ai colleghi di lavoro, alle persone della mia comunità? • Quanto incide la fede cristiana nel motivare e realizzare questi miei gesti di prossimità? • Sentiamo di dover vigilare sulle proposte educative e formative che coinvolgono i nostri figli (in ambito scolastico, nel tempo libero, …).
SPECIALE MONTEFELTRO ogni persona) è depositario di talenti e valori che è possibile riconoscere solo attraverso uno “sguardo d’insieme”. Ecco allora che dalle diocesi giungono esperienze di pastorale integrata, proposte unitarie a vari livelli (associativi, di età, di ambiti di vita, …), senza alcun dualismo tra “dimensione veritativa” e “prassi caritativa”. Alcune domande per riflettere… … sulla nostra esperienza personale e familiare • Cosa può fare la mia famiglia (ognuno secondo le proprie attitudini e capacità) per rendere più bella la vita della comunità in cui vivo (caseggiato, parrocchia, paese, …)? • Sono convinto di poter cambiare il mondo intorno a me attraverso comportamenti “controcorrente”? … ad esempio, attraverso lo stile di vita, i piccoli gesti di solidarietà, la scelta di parole di speranza, la rinuncia ad esprimere giudizi superficiali o malevoli, l’espressione di opinioni e riflessioni sui social network (facebook, twitter)… … sulla nostra comunità parrocchiale, sul nostro gruppo, associazione e comunità religiosa • Possiamo dire che le componenti della nostra parrocchia (e le persone della nostra comunità) “gareggiano nello stimarsi a vicenda”? • Quale segno di collaborazione ci risulta più difficile? Quale verrebbe colto anche all’esterno come più urgente e “profetico”? • Nelle nostre attività ed iniziative, coltiviamo uno spirito di diocesanità? Sentiamo il desiderio di “fare comunione” con l’intera comunità di San Marino-Montefeltro? Infine, un umanesimo di interiorità e trascendenza. Il “fare” del cristiano rimanda sempre alla presenza di Dio, al Suo accompagnamento nell’ispirare e benedire i nostri gesti di amore. Numerosi sono stati i contributi che hanno raccontato il desiderio di sostenere la domanda di spiritualità e di trascendente che viene dalle persone (attraverso proposte ordinarie di lectio, liturgie eucaristiche, esperienze di accompagnamento spirituale, …). Alcune domande per riflettere…
… sulla nostra comunità parrocchiale, sul nostro gruppo, associazione e comunità religiosa • Come possiamo “organizzare” i gesti concreti di amore di cui hanno bisogno tante persone della nostra comunità? • Quali situazioni di bisogno ci sembrano più urgenti? • Ci rendiamo conto della responsabilità educativa (alla fede, al rispetto del prossimo, …) a cui è chiamata la nostra comunità o il nostro gruppo?
… sulla nostra esperienza personale e familiare • La presenza di Dio nella mia giornata è limitata ad un segno di croce frettoloso e distratto? Oppure mi capita di “dialogare” con il Signore in più occasioni, per “commentare” con Lui ed affidarGli ciò che accade nella mia vita? • Riesco a proporre ai miei familiari qualche momento di preghiera insieme, qualche occasione per mettere Dio “al centro” della nostra casa?
In terzo luogo, un umanesimo plurale e integrale. L’umanesimo cristiano non è un monolito, ma una “convivialità delle differenze” (secondo una famosa e felice espressione di Mons. Tonino Bello). Da questo punto di vista, la famiglia rappresenta l’esempio forse più eloquente ed efficace: proprio l’immagine della famiglia, infatti, ci aiuta a capire che non si tratta di proporre un’umanità “in frantumi”, ma credere che ogni frammento (dunque
… sulla nostra comunità parrocchiale, sul nostro gruppo, associazione e comunità religiosa • Cosa può fare la nostra comunità per suscitare nelle persone una maggiore confidenza/familiarità con Dio? • Crediamo che la dimensione religiosa della vita sia un tema che riguarda solo i credenti, oppure riteniamo che debba essere proposto (con rispetto, ma anche con forte convinzione) all’intera società civile?
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SPECIALE MONTEFELTRO
CONVEGNO DI FIRENZE E NUOVO UMANESIMO di Don Gabriele Mangiarotti La recente ricerca dell’Eurispes a proposito della condizione italiana fa emergere una situazione per certi aspetti interessante riguardo ai temi cari alla riflessione cattolica. Sappiamo che a novembre di quest’anno tutta la Chiesa italiana sarà chiamata a convegno per riflettere sull’esperienza del «nuovo umanesimo». Da qui a quel momento tutti siamo chiamati a interrogarci sulle nostre esperienze e sulle prospettive della vita di fede, facendo emergere i punti significativi e qualificanti, le problematiche più urgenti, le piste per un autentico cammino di verità e di conversione. Riflettendo anch’io sull’Instrumentum laboris proposto a tutta la Chiesa, ho concentrato la mia attenzione su questi aspetti, innanzitutto ricordando che la traccia proposta, che tiene conto del lavoro già inviato dalle Diocesi, nel suo primo capitolo cerca di fare emergere quegli spunti di novità e di bellezza spesso cancellati o dimenticati dai mass-media. Parto da una considerazione. In questi giorni è stata pubblicata la ricerca dell’Eurispes a proposito della condizione italiana, una specie di radiografia dell’esistente che vorrebbe fare emergere lo stato della situazione economica, sociale, culturale e religiosa del nostro popolo. Mi ha colpito questa nota, che alcuni commentatori hanno esteso confrontando i dati attuali con quelli del passato. Emerge una situazione per certi aspetti interessante riguardo ai temi cari alla riflessione cattolica. I dati sembrano rilevare, al di là di una evidente scollatura tra l’insegnamento della Chiesa e la mentalità dominante, una trasformazione, che possiamo identificare con un avvicinamento alle posizioni cristiane, non in senso assoluto, ma identificando un cambiamento in atto. Ecco i dati: «Mentre la Chiesa cattolica diventa comunque un riferimento per moltissime persone in più rispetto al passato, anche grazie a Francesco, contemporaneamente si assiste, come dicevamo, ad un cambiamento sui temi etici. Se si paragonano i dati di oggi al Rapporto del 2013 e al Rapporto del 2014, infatti, aumenta il numero di italiani contrari ai matrimoni gay, passando dal 50,7% del 2014 al 59,2% del 2015; aumenta il numero di italiani contrari alle adozioni gay, dal 71,2% del 2014 al 72,2% del 2015; cala drasticamente – Matteo Renzi è avvertito! – anche l’approvazione della tutela giuridica delle coppie di fatto, passando dal 77,2% del 2013, al 78,6% del 2014 fino al 64,4% del 2015. Il popolo delle “Sentinelle in Piedi” è dunque riuscito a far alzare il resto d’Italia? Ecco spiegato l’odio e gli sputi ricevuti dalle tolleranti sentinelle Lgbt. Per quanto riguarda la fecondazione assistita, anche qui cala drasticamente l’approvazione, passando dal 79,4% del 2013, al 75,9% del 2014 fino al 47,2% del 2015 (per la eterologa). Allo stesso modo diminuiscono i consensi verso la pillola abortiva, passando dal 63,9% del 2013, al 63,5% del 2014 fino al 58,1% del 2015. Stesso discorso per l’eutanasia, calano i consensi passando dal 64,6% del 2013, al 58,9% del 2014 fino al 55,2% del 2015; così come per l’approvazione del testamento biologico: dal 77,3% del 2013, al 71,7% del 2014 fino al 67,5% del 2015. Un piccolo incremento di favorevoli invece verso il suicidio assistito, passato dal 36,2% del 2013, al 28,6% del 2014, al 33,5% del 2015; così come per i favorevoli al divorzio breve, dall’84% del 2014 all’86,6% del 2015. Crollano drasticamente invece i consensi per la liberalizzazione delle droghe leggere, passando dal 40,3% del 2014 al 33% del 2015». Sorge una domanda: «Che cosa ha originato il cambiamento di mentalità?» Io credo francamente che sia la presenza di un mondo laicale cattolico e no che ha dato voce a quei temi che il mainstream ha voluto tenere nascosti, per cui il popolo, di fronte all’evidenza di certi disvalori, ha cominciato ad aprire gli occhi. Se poi si tiene con-
to delle parole (purtroppo però spesso censurate o manipolate) di Papa Francesco, là dove combatte la «cultura dello scarto», dove invita a non fare della scuola «un campo di rieducazione» o dove afferma che la colonizzazione culturale a cui è sottoposto il nostro mondo ha poco da invidiare «ai Balilla e alla Gioventù Hitleriana», allora credo che si possa parlare di una possibile rinascita dell’esperienza e della presenza della Chiesa. C’è un altro aspetto da considerare, ed è la pressione mondiale contro l’identità cristiana. È in atto un processo che vorrebbe sostituire l’antropologia nata dalla fede con una ideologia mondialista che riduce l’uomo a cosa, e – cambiando la stessa lingua degli uomini – introdurre un «DIRITTO ALLA SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA» che altro non è che propaganda contraccettiva, abortista e omosessualista. Ciò che sconcerta in tale processo è il tentativo di strumentalizzare gli stessi cattolici perché diventino collaboratori di tale progetto. Una acuta osservatrice del fenomeno così scrive: «Gli agenti Dssr (= Diritti alla Salute Sessuale e Riproduttiva) vogliono “creare culture di accettazione”, da loro definite “un ambiente favorevole per la parità di godimento dei diritti [riproduttivi e sessuali] di tutti”. Tale progetto di trasformazione culturale comporta la cooptazione di “uomini e ragazzi, di chi definisce le politiche e delle forze dell’ordine, dei parlamentari, degli educatori e operatori sanitari, dei datori di lavoro, del settore privato e dei giornalisti” nel processo rivoluzionario eliminando tutte le “barriere culturali” alla loro agenda». Sono inoltre determinati a impegnarsi ulteriormente in partnership con le comunità religiose, in particolare con i sacerdoti cattolici, le comunità religiose, le donne e i giovani, in modo da cambiare sia le loro credenze sia i loro comportamenti, dall’interno e di trasformarli in sostenitori del Dssr nelle loro rispettive comunità. Un altro metodo che i partner del Dssr intendono utilizzare per trasformare le società è la riforma dell’istruzione. Essi sono determinati a garantire la creazione di «norme per l’attuazione di programmi di educazione sessuale completa, sia dentro sia fuori la scuola, che includano quadri giuridici e politici di sostegno, a cominciare dall’età della scuola primaria in poi, che siano legati ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, e che coinvolgano i genitori, la comunità, i leader tradizionali e religiosi e attivamente coinvolgano i giovani a tutti i livelli». Si tratta di un’agenda fittissima. Cerchiamo di rivisitare le sue componenti: • “standard” (ambizione normativa); • “Dentro e fuori della scuola” (per raggiungere tutti i bambini, in tutte le loro attività); • “quadri politici e giuridici” (capacità di esecuzione); • “iniziare in età della scuola primaria” (derubare i genitori della loro responsabilità educativa, trasformando le persone dalla più tenera età); • “che impegnano” (genitori, i leader religiosi stessi sono cooptati nel processo di decadenza morale); • “coinvolgendo attivamente i giovani” (il giovane partecipa alla sua auto-distruzione). Ora non è chi non veda che, in questa guerra dichiarata all’uomo nel nome di quella ideologia che si vuole universale (che sia l’attributo satanico di una Chiesa contro Dio stesso?), occorre una vigilanza, una chiarezza di intenti, una unità degli uomini di buona volontà, che sappia resistere e proporre quella «vita buona del Vangelo» che è la garanzia di un autentico umanesimo.
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rio si trasformerà in ricerca, diventerà un’avventura stupenda che durerà tutta la vita... Il Diacono e la sua stessa persona sono un richiamo costante e ben visibile al dovere di servire che il Battesimo porta con sé. Egli è nella Chiesa l’immagine viva del Cristo che serve, che per amore si china a lavare i piedi dei suoi discepoli, che si fa carico delle sofferenze dei più deboli, che proclama la parola del Regno, che si fa vicino a chiunque è minacciato dalla tristezza e dall’angoscia, che offre la sua stessa vita in sacrificio. Certo, non soltanto il Diacono farà questo, ma lo farà senz’altro e in modo del tutto particolare, annunciando la Parola di Dio e offrendo una chiara testimonianza di carità. Il Ministero diaconale è triplice: il Diacono viene ordinato per il ministero della Parola, della Liturgia e della Carità. Diaconia della Parola: la proclamazione del Vangelo e predicazione. Diaconia della liturgia: oltre che del servizio all’altare in senso stretto il Diacono si occupa anche della cura pastorale degli infermi, sia nel servizio operoso per soccorrerli nel dolore, ma anche nella preparazione a ricevere il sacramento dell’unzione e la loro preparazione ad una morte cristiana. Diaconia della carità: il diacono, come ministro ordinato, è a servizio del popolo di Dio. I suoi ambiti specifici possono essere le opere di carità parrocchiali e diocesane, le opere di educazione e di servizio sociale nel dovere della carità e dell’amministrazione. In conclusione, riguardando la mia storia, vedo che non sono mancati momenti in cui pensare al mio futuro di ministro ordinato mi faceva tremare di paura, soprattutto per la conoscenza dei miei limiti. Ma, insegna san Paolo, né morte, né vita e, parafrasando, nemmeno le nostre piccole o grandi debo-
PRIMO PIANO
lezze, ci possono separare dall’amore di Dio per noi. L’esperienza di questi anni mi ha fatto sentire amato, chiamato, eletto non per meriti acquisiti né diritti, ma unicamente per la Sua misericordia, quella misericordia che ho visto riassunta nelle parole del Vangelo che saranno proclamate nel giorno della mia Ordinazione: «Mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore» (Gv 20,20). In quelle mani e in quel costato, segni dell’amore gratuito e totale del Signore per la mia vita, vedo ricompensato tutto il mio cammino, passato, presente e futuro. Questo è il segreto che mi fa andare avanti e anche ciò su cui desidero fondare la mia vita: essere prima di tutto un uomo a cui il Signore ha usato misericordia e che, a sua volta, non può far a meno di annunciare a tutti quanto è grande l’amore di Dio. Questo intendo fare, con l’aiuto del Signore. Vi chiedo di accompagnarmi da subito con la vostra preghiera. Grazie! Pier Luigi Bondioni
SABATO 11 APRILE - ORE 16,30 SANTUARIO DELLA B.V. DELLE GRAZIE Professione temporanea dei voti di
FRANCESCA SERRELI Presiede la Celebrazione S.E. MONS.
ANDREA TURAZZI
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ORDINI RELIGIOSI DIOCESANI
Inizia con questo numero una serie di servizi grazie ai quali potremo conoscere meglio la presenza nella nostra Diocesi delle comunità religiose, una peculiarità di questa Chiesa che viene così arricchita dalla tradizione, dalla cultura, dalla fede che i diversi ordini religiosi apportano, sin dalle origini, nel Montefeltro. Una presenza ricca di una forte spiritualità che pur con diverse sfumature serve la Chiesa in maniera umile, intelligente e soprattutto con la preghiera e il servizio. Agostiniane, Francescane d’Assisi (2), Clarisse (2), Maestre Pie dell’Addolorata (4), Adorazione Eucaristica, Benedettini (2), Servi di Maria, Salesiani, Frati Minori (2), Frati Minori conventuali, Frati Minori Cappuccini (2), Eremiti diocesani (2), sono gli ordini presenti fra i tanti che animano la Chiesa universale. Il primo incontro che proponiamo ai nostri lettori è con la comunità dei Benedettini e delle Benedettine della Divina Volontà: la più recente insediatesi in Diocesi ma che ha in un gigante della fede come San Banedetto l’ispiratore, il fondatore, la guida forte. Come possiamo leggere di seguito le due comunità sorgono a Talamello e a Pieve di Carpegna in due dei tre Vicariati e sono, soprattutto, comunità con una forte presenza di uomini e donne giovani.
I BENEDETTINI DELLA DIVINA VOLONTÀ Se avete visitato di recente il bel paesino di Talamello o avete fatto qualche passeggiata in Carpegna vi sarà forse capitato di incontrare dei fratelli e delle sorelle alquanto gioiosi, vestiti di bianco, dediti al lavoro e alla preghiera. Sono i benedettini della Divina Volontà, una nuova comunità religiosa di tipo contemplativo accolta nella diocesi di San Marino-Montefeltro ed istituita da Mons. Andrea Turazzi e dal suo predecessore Mons. Luigi Negri. Al momento la comunità possiede due case nella diocesi. Le figlie benedettine della Divina Volontà vivono a Talamello e ogni giorno per otto ore adorano il Santissimo Sacramento al Santuario del Crocifisso miracoloso di cui è parroco don Armando. I monaci benedettini della Divina Volontà invece vivono a Pieve di Carpegna, adorano il Santissimo Sacramento e gestiscono la parrocchia di San Giovanni Battista. Il carisma benedettino è uno dei più antichi della Chiesa Cattolica. Fu fondato da San Benedetto da Norcia (480-547) insieme a sua sorella Santa Scolastica (480-543). San Benedetto fondò diversi monasteri tra i quali Monte Cassino, dove scrisse la sua famosa Regola. La regola benedettina ordina il ritmo di una vita bilanciata tra lavoro e preghiera (ora et labora). La preghiera quotidiana è scandita nella celebrazione della Liturgia la quale include la Santa Messa e la recita dell’Ufficio Divino. Il lavoro, considerato anch’esso una forma di preghiera, si suddivide in attività ordinarie quali la cucina, la pulizia, la cura degli ambienti, e attività specifiche come il lavoro manuale e lo studio. San Benedetto riconosceva al lavoro ordinario del monastero un carattere liturgico, scrivendo appunto che i monaci avrebbero dovuto trattare gli utensili da lavoro come le suppellettili dell’altare (RB, 31).
I benedettini della Divina Volontà abbracciano la loro tradizione monastica e al contempo cercano di rimanere aperti alla tenera voce dello Spirito Santo. Questa voce gli ispira ad incorporare alla loro vita tesori appartenenti anche ad altre tradizioni e devozioni cattoliche. Infatti essi svolgono quotidianamente l’adorazione eucaristica, recitano in comune il Santo Rosario, la coroncina della Divina Misericordia e sono devoti al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria. Essi coltivano, inoltre, una devozione particolare alla Serva di Dio Luisa Piccarreta ( 1865-1947). Luisa, la “santa di Corato” così come era chiamata, era una mistica e anima vittima della Puglia. È stata costretta a letto da un’inspiegabile malattia per oltre sessant’anni. Durante questo tempo Luisa ricevette numerose visite da Nostro Signore, sotto dettatura del quale, scrisse trentasei volumi riguardanti la Divina Volontà e le rivelazioni su come vivere “in terra come in cielo”. Infatti nella prefazione alle “Ore della Passione” di Luisa Piccarreta Sant’Annibale di Francia, suo confessore, scrive: “La vita è più celeste che terrena di questa Vergine Sposa di Gesù”. Oltre a ciò egli riporta: “questi mirabili scritti che piamente crediamo essere dettati dall’Incarnato Verbo Divino [...] aprono nuovi orizzonti finora non contemplati sui misteri della Volontà Divina, e sull’operare e vivere in essa”. Per i benedettini della Divina Volontà guidati dalla tradizione millenaria di San Benedetto, l’amore e la protezione paterna di Monsignor Andrea Turazzi, tutto ciò è diventato una realtà concreta in cui esplorare questi “nuovi orizzonti”; scoprendo ogni giorno che l’intento di una vera ispirazione mistica è di ricondurci sempre al luogo e al tempo in cui tutto ha avuto inizio...: una piccola casa, un piccolo villaggio chiamato Nazaret, una piccola famiglia infinitamente santa.
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APPUNTAMENTI
AL CINEMA “SELMA: UNA LOTTA PER LA LIBERTÀ” Il film americano Selma – una lotta per la libertà diretto da Ava DuVernay, già vincitrice di un premio come migliore regista al Sundace Festival, sta riscuotendo all’interno delle sale cinematografiche un grande successo, e a testimoniare ciò ci sono due candidature agli Oscar e la vittoria della prestigiosa statuetta d’oro per la “miglior canzone originale”, Glory, ritirata da Lonnie Lynn e John Stephens. La storia narra dell’evento accaduto nella primavera del 1965 a Selma, una cittadina in Alabama governata da George Wallace, fortemente razzista. Qui il pastore Martin Luther King (David Oyelowo) guida la manifestazione pacifica degli afroamericani, i quali richiedono il diritto di voto. È ormai da anni che la lotta continua e, seppure abbiano già ottenuto
l’abolizione della segregazione, questo non è sufficiente per gli afroameriocani i quali, non avendo ancora acquisito il diritto di voto non potevano sentirsi né giuridicamente, né socialmente uguali ai bianchi. Oltre al diritto di voto, ciò che maggiormente si desiderava era la fine degli attentati e degli abusi ai quali, a causa del razzismo, gli afroamericani erano continuamente sottoposti. L’evento che scuote l’animo di King accade il giorno in cui Jimmie Lee Jackson (Keith Stanfield), al fine di difendere il nonno sottoposto a percosse, viene ucciso da un poliziotto. Eppure, nonostante le marce degli uomini di colore, insieme ad alcuni bianchi, eventi di questo genere continuano ad accadere a Selma. Inoltre, dato che la situazione razziale non sembra cambiare, il Presidente degli Stati Uniti convoca il governatore Wallace e lo caccerà quando comprenderà che il suo modo di agire deriva unicamente dal suo razzismo, accettando così le proposte di Martin Luther King. Il film è raccontato con una veridicità unica, tanto da apparire quasi un documentario, che è riuscito a commuovere in una maniera unica gli spettatori, anche grazie alle interpretazioni straordinarie degli attori. Il film narra di un evento storico accaduto una sessantina di anni fa e, sebbene oggi anche gli afroamericani abbiano ottenuto il dritto di voto, ancora all’interno della società vengono discriminati e spesso esclusi. Questo dovrebbe farci riflettere perché ci troviamo in un mondo globalizzato, basato sul profitto, in un’economia che si diffonde in tutti i paesi del mondo. Eppure la gente di alcuni paesi noi non la vogliamo in casa nostra, mentre noi invadiamo e sfruttiamo le loro terre: ma che cosa abbiamo noi in più di loro? Che cosa ci dà il diritto di ritenerci superiori a loro? Il diverso colore della pelle o la differente terra d’origine dovrebbero soltanto farci avvicinare per poter comprendere meglio le culture e le tradizioni di persone che provano i nostri stessi sentimenti e che vivono nel nostro stesso mondo. In questo periodo di Quaresima potremmo riflettere su noi stessi e sulle modalità attraverso le quali ci rapportiamo alle altre persone, cercando di non imporci a loro sfruttando quella che noi consideriamo la nostra “superiorità”, bensì cercando di conoscerci e di integrarci meglio fra noi. Melissa Nanni
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TRA SOLIDARIETÀ E CONVEGNI
La tenerezza di Dio in Mons. Andrea Turazzi IL VESCOVO CHE SI FA ”PICCOLO TRA I PICCOLI” AL CENTRO DIURNO “IL NODO” Mercoledì 18 febbraio, Mons. Andrea Turazzi, Vescovo di San Marino e Montefeltro, ha celebrato la messa delle ceneri alla Grotta Rossa, parrocchia del nostro fondatore Don Oreste Benzi, per i Centri della Cooperativa la Fraternità della Papa Giovanni XXIII facendo poi visita al Centro Diurno “Il Nodo” di Pietracuta. Sin dalla celebrazione Eucaristica il Vescovo ha instaurato un rapporto diretto e affettuoso con tutti, ponendosi come quel pastore che con amore e semplicità guida, cura, istruisce le sue pecorelle come dice Papa Francesco. Il Centro diurno “Il Nodo” è un centro per ragazzi con disabilità in cui si realizzano molteplici attività come laboratori espressivi, cognitivi, di assemblaggio e di impagliatura artigianale di sedie, ed è stato il luogo in cui Mons. Turazzi è giunto in seguito alla celebrazione. Con i ragazzi, gli educatori e le cuoche volontarie del centro, ha instaurato un clima di affetto e stima permettendo ad entrambe le parti di donare parte di sé, come dimostra il fatto che il Vescovo ha la-
sciato un’impronta nel cuore di ognuno di noi: “È proprio il nostro vescovo” dicono i ragazzi, colui che si fa “Piccolo tra i Piccoli” che si mette alla pari del suo interlocutore facendo cadere subito le formalità e lasciando spazio al dialogo e alla semplicità. Come dimostra l’attenzione nel ricordare il nome di ognuno, dall’ascolto attento delle poesie e musiche dedicategli da Renzo e Gilberto, dall’andare a ricercare i più silenziosi e timidi e l’insegnare una preghiera musicata semplice e profonda. “Il Vescovo è simpatico, disponibile e buono”, “mi piace perché è come se fosse il nostro papà”, “ha uno sguardo profondo, ti senti accolto e ascoltato da subito”. “Il Vescovo è un ‘grande!’” dicono altri ragazzi del Centro. Infine anche il messaggio che ci ha lasciato come segno del suo passaggio esprime tutto il resto: “Ci accogliamo gli uni gli altri. Allargo le mie braccia per farti posto, perché tu sia a casa tua in casa mia”. I ragazzi del Centro diurno “Il Nodo”
“ReAzione di PACe”
CONVEGNO ACR DIOCESANO Nel Mese della Pace, i bambini e ragazzi dell’ACR sono invitati a sperimentare cosa vuol dire “assemblare” la Pace. Scoprono che per mettere insieme i “pezzi” per costruire un mondo diverso, occorre “smontare” la logica del così fan tutti, dando il giusto valore a ciò che conta davvero: la felicità e la dignità di ogni essere umano. Scoprono che per realizzare questo, è necessario impegnarsi in prima persona, promuovendo in ogni ambiente gli atteggiamenti, i comportamenti e le scelte che seminano la speranza e danno vita alla Pace. Così domenica 25 gennaio 2015, presso la parrocchia di Novafeltria, 250 bambini e 50 educatori si sono incontrati per il tradizionale convegno ACR di gennaio. Fede, scienza e carità si intrecciano nel progetto 2015, con la speranza che ciascun bambino e ragazzo possa impegnarsi per DARE VITA ALLA PACE. Lo slogan, infatti, è un invito personale a far germogliare nella vita di ogni giorno piccoli semi di carità, attraverso scelte concrete di servizio che aiutino a scoprire la bellezza della vita come dono. La giornata è cominciata dall’ottima accoglienza di ACipicchia (il gruppo di animazione del-
l’ACR). Poi ci ha fatto visita il nostro Vescovo Andrea che ha parlato del tema del convegno e ha guidato un momento di preghiera. La mattinata è proseguita successivamente con giochi a tappe in cui i bambini hanno potuto conoscere e affrontare meglio il tema della pace. Dopo il pranzo ACipicchia ha guidato l’animazione con qualche ballo e gioco, prima della santa Messa cele-
brata dal Vicario Mons. Elio Ciccioni. Come ogni anno parte del contributo donato dai bambini al convegno andrà per il progetto di pace 2015: “Dai vita alla pace” è un impegno a costruire un ponte di fraternità oltre il Mediterraneo, per l’acquisto della VOLANTA, un macchinario che pompa l’acqua fino in superficie, fornendo acqua per tutti nel Burkina Faso. L’equipe ACR
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DAL MEDIO ORIENTE
Pubblichiamo la seconda parte della lettera del feretrano Filippo Di Mario che da tanti anni vive in Medio Oriente, una testimonianza toccante della drammatica situazione che vivono i cristiani nella martoriata terra irachena
La gente cerca una parola che dia senso alla sua vita Il Papa pochi giorni fa rivolgendosi ai Pastori della Chiesa siro-cattolica riunita in Sinodo a Roma ha detto: “... Questo movimento di fedeli verso Paesi considerati più sicuri impoverisce la presenza cristiana in Medio Oriente, terra dei profeti, dei primi predicatori del Vangelo, dei martiri e di tanti santi, culla degli eremiti e del monachesimo. Tutto ciò vi obbliga a riflettere sulla situazione delle vostre Eparchie che hanno bisogno di Pastori zelanti, come pure di fedeli coraggiosi, capaci di testimoniare il Vangelo nel confronto, a volte non facile, con persone di etnie e religioni diverse...”. Ieri il Patriarca caldeo Luis Rafail Sako ha accolto queste schiere di catechisti. Assieme a loro ha ascoltato qualche esperienza di persone sfollate e raggiunte dalla loro testimonianza. A prova che quando si annuncia il Kerigma viene fuori la gioia anche dall’inferno, riporto solo l’esperienza di Bashar e Raghad una coppia con 3 figli. Bashar: “Beatitudine noi siamo rifugiati ad Armuta dopo essere scappati da Qaraqosh. Dopo lo stordimento della fuga, man mano che i giorni passavano ci siamo sentiti vuoti dentro... Sapevamo che la medicina dovevamo trovarla nella nostra cultura spirituale, nella partecipazione alla vita della Chiesa e alla vita di Cristo. Ma i problemi, che già prima avevamo in famiglia, con l’avanzata dell’ISIS sono accresciuti. Ci siamo trovati nel profondo bisogno di una parola buona... che facesse tacere tutte le suggestioni arroganti di scoraggiamento, di tristezza e fuga. Questa parola ci è arrivata come un dono del cielo attraverso i catechisti. L’annuncio del Kerigma per me è stata una Parola spiritualmente forte che ha messo in relazione le profonde ferite della mia anima con la salvezza che ci portavano a Nome di Gesù Cristo. È stato sorprendente scoprire che anche le prove dolorose di questi tempi in Cristo sono trasfigurate, aquistano una luce positiva che apre cammini a nuovi amori. E da questo fondamento stiamo rifonNato il 7 febbraio 1952, quart’ultimo di una famiglia contadina nel podere di Valbona a 2 km da Pennabilli, vicino a Maciano. Il 7 dicembre 1969 traslocammo in Romagna a Sant’Ermete. Dopo una scuola professionale di due anni e i primi lavori da fabbro, feci il militare nei Carabinieri. Nel frattempo avevo superato un concorso in ferrovia e così poi sono entrato come saldatore nelle Officine Locomotive di Rimini. Come tanti altri “cattolici” scesi dalla montagna, lavoro e discoteche si alternavano. Dio, pieno di misericordia mi è venuto incontro e grazie al Parroco proprio a Sant’Ermete nel 1973 cominciarono le catechesi del Cammino neocatecumenale. Dopo due mesi nacque la prima comunità dell’Emilia-Romagna. All’inizio recalcitrai e non fu immediato deviare sul binario di cambiare vita. Ma la regolarità delle celebrazioni in comunità, la pazienza del parroco, dei fratelli e il forte annuncio dei catechisti mi aiutarono tanto. Un anno dopo durante una convivenza di inizio corso, Dio mi ha riempito della sua presenza in un modo molto chiaro e bello. Sbocciò così un tempo di innamoramento pazzesco a tal punto che cominciò una rivoluzione nei rapporti con la fidanzata, con gli amici di lavoro (alquanto ideologizzati), con la famiglia, ecc. Il Vescovo Mons. Emilio Biancheri ci seguì passo a passo con un grande amore di padre. Fu lui che con Don Mansueto chiese poi le catechesi a Pennabilli nel 1976. L’8 maggio del 1974 con Kiko, Carmen, padre Mario, alcuni Vescovi, un bel gruppo di Parroci e di responsabili fummo accolti come una speranza per la Chiesa del dopo concilio dal Papa Paolo VI.
(ultima parte)
dando la vita della nostra famiglia. Speriamo che nel potere di Gesù Cristo possiamo riscoprire noi stessi e raggiungere quella statura di fede che Dio vuole da noi”. Raghad: “Sono Raghad, la moglie di Bashar. Oggi sento di dire apertamente che Dio non si è dimenticato di me... Con l’avanzata dei cosiddetti fedeli di Maometto mi sono trovata a vivere un tremendo vuoto spirituale ed esistenziale, mi assalivano profondi dubbi sulla mia fede cristiana e chiedevo a me stessa e agli altri con i quali vivevamo raggruppati: “Ma dov’è questo Dio di Gesù Cristo? Perché non ci ha difesi?”. Poi attraverso le catechesi e la comunità ho scoperto che Dio mi ama, che è con me e che non si è dimenticato neppure un momento di me fino adesso. E che i miei problemi sono molto più profondi dell’invasione dell’ISIS... Ora sono così contenta che posso benedire Dio perfino per l’arrivo di questi nuovi invasori, perché grazie a questo fatto ho dovuto lasciare la casa ma mi è stato aperto il cuore per accogliere la Parola di Dio e incontrare una comunità concreta di fratelli con i quali ritrovare me stessa e Cristo”. Stralcio dell’omelia del Patriarca: “Cari fratelli vi ringrazio per la testimonianza che state dando nelle vostre chiese e in mezzo ai rifugiati... La gente cerca una parola che dia senso alla sua vita... specialmente in questo tempo... La parola giusta da usare è proprio Kerigma, buona notizia, che è una parola profetica... Perché abbiamo bisogno di riascoltare l’annuncio? Per riscoprire perché sono cristiano, perché sono battezzato, perché sono nato in questi paesi dell’Iraq? Dio cosa vuole che io faccia oggi? Qual è la missione per la quale sono stato battezzato?... Vi ringrazio perché siete un segno di speranza in Iraq, e nella Chiese dell’Iraq...”. Nel 1975 interruppi il fidanzamento. Lo Spirito Santo mi portava a fare i primi passi nella castità della vita celibataria. Nel 1977, dall’oggi al domani, lasciai il lavoro “sicuro” e mi resi disponibile per partire come catechista itinerante. I primi 3 anni fui inviato con un prete e una coppia in Lombardia. Vedere come la Parola che portavamo aiutava le persone sia ricche che povere mi affascinava. E questo sentimento di meraviglia continua fino ad oggi. Fui mandato con un prete in Sudan e Uganda per 10 anni dove c’era tanta malaria (oggi anche in Uganda c’è un seminario richiesto dal vescovo, con le vocazioni delle comunità). Poi Egitto, Israele (oggi anche in Israele c’è un Seminario che viene denominato “Redemptoris Mater”), Palestina, Siria (dove adesso ci sono quelli dell’Isis avevamo comunità bellissime e piene di giovani, ma il connubio tra religione e politica era ancora troppo radicato non solo fra i musulmani bensì anche nelle Chiese cristiane, pertanto dopo alcuni anni i servizi segreti distrussero tutto e noi siamo usciti vivi per miracolo), poi Iraq, Libano (dove, in accordo con tre Eparchi, crebbe il seminario interrituale con le vocazioni del cammino neocatecumenale, e dal quale sono già usciti una quindicina di preti che parlano arabo e celebrano nelle liturgie delle chiese cattoliche di rito orientale dove vengono richiesti dai vescovi per essere incardinati). Dalla fine del 2009 sono assegnato a tempo pieno in Iraq, sempre con un prete e una catechista libanese che Suor Abir, agostiniana nel Monastero di Pennabilli, conosce molto bene. Ma sempre siamo soggetti a cambiamenti repentini.
CHI È FILIPPO DI MARIO
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PREGHIERA
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - APRILE 2015
L
’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:
IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA E DEI VESCOVI INTENZIONE UNIVERSALE DI APRILE ❏ “Perché gli uomini imparino a RISPETTARE IL CREATO e a custodirlo quale dono di Dio”.
Rispetto del creato I
l creato va rispettato e coltivato con quella cura che mette l’agricoltore nel trattare la sua terra affinché essa porti frutto; il creato quindi esige da parte di tutti premura, passione, dedizione. Secondo il progetto di Dio che ce l’ha donato, il creato deve crescere attraverso la nostra attività responsabile, finalizzata a trasformarlo affinché diventi un giardino, un luogo vivibile per tutti. Benedetto XVI ha richiamato a più riprese questo impegno che ci è stato affidato da Dio Creatore e che comincia col rispettare i ritmi e la logica della creazione. Invece spesso l’uomo si lascia guidare dall’orgoglio di dominare, di possedere, di manipolare, di sfruttare. Papa Francesco continuamente invita a combattere la cultura dello spreco e dello scarto per promuovere la cultura dell’incontro e della solidarietà e non meraviglia che abbia scelto questo tema per l’intenzione di preghiera di questo
mese. Che cosa possiamo fare concretamente anche noi a questo riguardo? Prima di tutto possiamo unirci nella preghiera, sapendo che la preghiera di intercessione ha un grande potere. Preghiamo per tutte le persone, gli animali e le piante che soffrono per il degrado che ci circonda. Preghiamo per coloro che rischiano la vita per proteggere il creato. Preghiamo perché noi stessi possiamo crescere nel rispetto e nell’amore per la natura. Trattandosi delle nostre vite personali, dobbiamo sforzarci di essere più coscienziosi nel nostro utilizzo dell’energia, dell’acqua, del cibo. Potremmo introdurre nei nostri stili di vita dei piccoli cambiamenti, che possano contribuire grandemente al miglioramento della salute della Terra, lasciandoci guidare da certi siti di Internet, che offrono suggestivi consigli pratici per la concretizzazione di quanto suggerito.
INTENZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE ❏ “Perché I CRISTIANI PERSEGUITATI sentano la presenza confortante del Signore Risorto e la solidarietà di tutta
la Chiesa”.
I cristiani perseguitati mezzi di comunicazione moderni hanno fatto del nostro mondo un villaggio globale. Un villaggio è una comunità o meglio una comunità composta da tante comunità, dove tutti sono accettati, amati, serviti. Tutti si conoscono e ci sono unità ed armonia. Ma questo non è il caso del nostro villaggio globale. Gli stessi mezzi di comunicazione che uniscono l’umanità sono ugualmente utilizzati per dividere, per discriminare, per uccidere. Il carattere istantaneo dei mezzi di comunicazione moderni fa sì che la persecuzione in una parte del mondo si sparga come un fuoco selvaggio lasciando delle conseguenze orribili in un’altra parte del globo con vite perdute, danni materiali ed una miseria immensa. I gruppi fondamentalisti comunitari si moltiplicano. Nel 2013 le statistiche mostrano un aumento di questi casi nel mondo intero: 7.567 nel Medio Oriente, 5.076 in Africa, 11.760 in Asia e – in grado minore – in Europa e nell’America meridionale. Per fare un esempio: il giorno di Natale del 2008 più di 400 chiese cristiane sono state saccheggiate, danneggiate o distrutte; più di 6.000 case di cristiani sono state bruciate, e 56.000 cristiani sono stati minacciati dagli estremisti hindu
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STAMPA
nello Stato di Odisha. Reagendo a questi crimini odiosi l’arcivescovo di Bombay scriveva: “Il sangue dei martiri è sempre stato il seme del cristianesimo. È il mistero della croce! Non dubito che Dio farà piovere abbondantemente le sue benedizioni sulla popolazione di Odisha e dell’India in seguito alle sofferenze di quei cristiani”. Il triste scenario della persecuzione dei cristiani potrebbe condurci a disperare e a perdere il nostro coraggio. Ricordiamoci che Gesù ce l’aveva predetto (Mt 10, 10-25) ed innumerevoli martiri cristiani perseguitati hanno trovato forza nelle sue parole. Il Papa invita a pregare in questo mese per i fratelli perseguitati mostrando l’inquietudine e la solidarietà di tutta la Chiesa per questi fratelli nella prova. Il cuore di Papa Francesco è pieno di compassione per tutti, ma specialmente per i poveri, gli esclusi, i perseguitati. Uniamoci dunque a lui nella preghiera per questi fratelli e per queste sorelle che soffrono per l’amore di Cristo, affinché sentano il nostro sostegno nel cammino della croce verso la pace e la gioia del Signore Risorto.
Dopo 10 anni chiude «San Marino Oggi»
È l'esito di una decisione sofferta quanto ponderata – scrivono – maturata dopo un periodo di difficoltà che sta perdurando oltre le concrete possibilità di continuare a uscire regolarmente. Così il direttore di «San Marino Oggi» Monica Goracci e il caporedattore Franco Cavalli spiegano l'ultima pubblicazione del quotidiano che i sammarinesi hanno trovato in edicola negli ultimi 10 anni e che, scrivono, “centinaia di abbonati, anche all'estero, ricevevano on line”. Problemi economici, sembra di capire leggendo l’editoriale, scrivono la parola fine per il giornale che, dal suo primo numero, faceva parte della nostra “mazzetta” di quotidiani. “Dispiace sempre quando un giornale vero e corretto è costretto a chiudere – commenta il direttore generale della San Marino Rtv Carlo Romeo. “San Marino Oggi” ha avuto un ruolo importante perché è riuscito – con i limiti che ogni struttura mediatica e ogni contesto sociale presentano ovunque – a realizzare un prodotto
informativo importante per la conoscenza di quanto accade ogni giorno nella piccola comunità sammarinese. Personalmente e per quel che può valere – sottolinea il nostro dg – ho imparato ad apprezzare e stimare questo piccolo giornale rosso e bianco anche quando le polemiche fra noi sono state dure. C’è stata sempre però la professionalità di chi verifica la notizia, ragiona e riporta di suo, a volte criticamente ma senza mai pregiudizi o posizioni strumentalizzanti e strumentalizzate o magari persino su commissione». L’augurio di tutti noi è che possano riprendere quanto prima il loro posto nel panorama mediatico sammarinese. Più voci corrette e responsabili ci sono in qualsiasi contesto sociale, più le persone potranno avere strumenti migliori e diversi per ragionare in base alle idee, per conoscere e quindi comprendere meglio e più a fondo la realtà in cui vivono. (Fonte http://www.smtvsanmarino.sm)
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IFEELCUD
Dal 1º marzo torna ifeelCUD IL CONCORSO NAZIONALE RIVOLTO ALLE PARROCCHIE CHE PREMIA PROGETTI DI UTILITÀ SOCIALE Destinando l’8xmille aiuterai la tua parrocchia. È questo lo slogan che promuove in tutte le comunità il concorso ifeelCUD, giunto alla sua quinta edizione. Ogni parrocchia potrà parteciparvi iscrivendosi su www.ifeelcud.it e ideando un progetto di utilità sociale per la propria comunità. Concorrerà così alla vincita di un contributo economico per la realizzazione dell’idea proposta. In palio 8 premi, da un minimo di 1.000 euro fino a un massimo di 15.000 euro, ai quali si aggiunge, per le parrocchie che abbiano presentato anche un video, il premio del pubblico per il filmato più votato online. “Questo bando nazionale, rivolto alle parrocchie, ha come obiettivo contribuire a far realizzare progetti di utilità sociale che spesso poi diventano valide alternative e risposte concrete alle famiglie in difficoltà, ai giovani e agli anziani. Penso in particolare ad alcune parrocchie in contesti sociali a rischio o caratterizzati da povertà e disoccupazione anche giovanile”, afferma Matteo Calabresi responsabile del Servizio Promozione della C.E.I. “Lo scorso anno – continua Calabresi – fu possibile dare una mano alle parrocchie vincitrici che presentarono opere utili a tutta la comunità: un centro d’ascolto per i giovani, spazi ricreativi per gli anziani e per le attività sportive dei ragazzi, un laboratorio solidale, un doposcuola. Speriamo di poter fare altrettanto anche quest’anno”. Le parrocchie verranno premiate da un’apposita giuria in base alla qualità del progetto che presenteranno, secondo criteri pubblicati sul sito. Quindi, una volta scelte le 8 vincitrici, queste saranno, in seconda battuta, ordinate in graduatoria in base alle schede CU* (ex CUD) raccolte. Per partecipare basta ideare un progetto, creare una squadra e iscriversi online sul sito www.ifeelcud.it in accordo con il parroco a partire dal primo marzo. Per chi vuole è possibile realizzare anche un video che illustri l’idea che si intende realizzare. Per poter partecipare sarà necessario organizzare una raccolta delle schede allegate al modello CU (almeno 30) per la scelta dell’8xmille tra le persone esonerate dalla dichiarazione dei redditi. Ogni scheda sarà inserita in busta chiusa e portata ad un CAF (meccanismo nel regolamento in allegato 1). Tutti gli approfondimenti sul concorso su www.ifeelcud.it dal primo marzo. * I titolari del solo modello CU (ex CUD) sono coloro che possiedono esclusivamente redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati, e sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi. Tuttavia possono destinare l’8xmille attraverso l’apposita scheda allegata al CU. In alternativa a questa scheda, si può utilizzare quella allegata alle istruzioni del Modello Unico, fascicolo 1 (scaricabile da www.ifeelcud.it).
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ATTUALITÀ
PER UN ERRORE DI TRASMISSIONE IL TESTO DELLA COMUNICAZIONE “INVITO ALLA PRUDENZA” PUBBLICATO SUL MONTEFELTRO DI FEBBRAIO NON È STATO RIPRODOTTO NELLA SUA INTEREZZA. LO RIPROPONIAMO, QUINDI, DI SEGUITO AFFINCHÉ IL SENSO DELL’INTERVENTO DEL VICARIO GENERALE MONS. CICCIONI SIA COMPIUTAMENTE COMPRESO DA TUTTI I NOSTRI LETTORI
INVITO ALLA PRUDENZA Carissimi Sacerdoti, a nome del Vescovo, vi spedisco queste righe per segnalarvi un fenomeno che accade ai confini con la nostra Diocesi, ma che coinvolge anche nostri fedeli, assieme a quelli delle Diocesi viciniori e di cui sicuramente avrete sentito parlare. A Fontanelle di Auditore, parrocchia di Casinina Diocesi di Rimini, ad opera di tale Signora Dionigia Salucci, abitante nella Parrocchia di Mercatale, è nato un cenacolo di preghiera in una cappellina denominata “Oasi S.Rita”, che si prenderebbe a cuore la devozione dei fedeli in riferimento a questa santa. Soprattutto, attualmente, sarebbe stato attrezzato a tale scopo, un capannone industriale che si trova nelle vicinanze. Da una fontanella la gente attinge acqua, attribuendo ad essa poteri terapeutici (mentre è stata dichiarata non potabile dall’ASL, dopo aver eseguito le analisi) e ci sarebbero rivelazioni e guarigioni miracolose. Le presunte rivelazioni e guarigioni vengono periodicamente pubblicate e diffuse tramite opuscoli curati dalla stessa Salucci. Anche i momenti di preghiera ricevono ampia pubblicità attraverso volantini, manifesti, striscioni e spot televisivi sulle emittenti locali. Dopo vari incontri con la Salucci, da parte del Vescovo e del Vicario di Rimini e dei vari parroci che si sono succeduti, le sono state date precise ed indicazioni anche scritte, alle quali la signora non si è minimamente attenuta. Pertanto, l’OASI di S. RITA, non ha avuto nessun riconoscimento o approvazione da parte del Vescovo di Rimini e c’è il suo divieto per i Sacerdoti, di celebrare e di guidare momenti di preghiera. E anche i laici sono sconsigliati di partecipare a questi incontri, e a tutto quello che viene proposto in questo contesto, onde evitare il rischio di alimentare superstizione o comunque di essere lontani dalla fede della Chiesa Cattolica. Pennabilli, 4 febbraio 2015 Mons. Elio Ciccioni Vicario Generale della Diocesi di San Marino-Montefeltro
UN DEFIBRILLATORE PER PENNABILLI Avviata la raccolta pubblica di fondi per dotare Pennabilli di un defibrillatore automatico L’Associazione D’là de’ foss, in accordo con l’Amministrazione del Comune di Pennabilli, ha iniziato una raccolta di fondi con lo scopo di dotare Pennabilli di un Defibrillatore Automatico Esterno (DAE). Il defibrillatore verrà collocato nella Casa per Anziani Terza Primavera (viale G. Bistolli 7) in modo da essere disponibile per eventuali emergenze 24 h su 24 grazie alla presenza pressoché continua di personale formato all’uso del dispositivo, come prescritto dalle normative. Questa condizione e la posizione del defibrillatore, all’interno della residenza degli anziani e in prossimità del centro cittadino, del municipio e delle scuole, quindi nell’area maggiormente frequentata di Pennabilli, garantiranno un intervento rapido in caso di emergenze. L’Associazione chiede a tutti di contribuire a questa iniziativa che si ripromette di garantire ai cittadini e ai frequentatori di Pennabilli la disponibilità di uno strumento capace di salvare la vita. Le persone incaricate della raccolta di denaro sono esclusivamente: Franco Baldoni - Comune di Pennabilli (0541928411, 3389297736) Antonella Valli, Sabina Becci, Elisabeta Romila - Casa per Anziani Terza Primavera (0541928906) Alfredo Spanò - Presidente Associazione D’là de’ foss (3348282010) Annunziata Crociani - Tesoriera Associazione D’là de’ foss (3409310164) Sergio Paolucci - Segretario Associazione D’là de’ foss (3282540245) COS’È UN DEFIBRILLATORE AUTOMATICO ESTERNO L’importanza del Defibrillatore Automatico Esterno (DAE) è accertata da studi scientifici e la sua diffusione capillare è disposta e promossa da leggi e normative. Il DAE ripristina l’attività cardiaca interrotta a causa di un arresto delle funzioni del cuore che si verifica di solito improvvisamente causando la morte del soggetto che ne è colpito. Secondo statistiche recenti, nel nostro Paese si registrano tra i 45.000 e i 60.000 casi di morti cardiache improvvise ogni anno. Uno dei fattori che aumentano le possibilità di sopravvivenza è la tempestività dell’intervento con un DAE. Il DAE analizza automaticamente i dati trasmessi da due sensori (piastre adesive) e suggerisce al soccorritore, attraverso indicazioni vocali, le manovre da compiere. A cinque minuti dall’arresto cardiaco, la percentuale di sopravvivenza grazie alla defibrillazione è del 50%. L’80% dei casi di morte cardiaca improvvisa si manifesta in ambiente extra ospedaliero e, grazie al DAE, circa il 25% delle persone colpite potrebbe essere salvato.
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CULTURA
IL MUSEO MATEUREKA RICORDA IPAZIA PENNABILLI - DAL 4 APRILE AL 30 AGOSTO 2015 Donna eccezionale, conosciuta e studiata come filosofa, ma anche valente astronoma e prima donna matematica di cui abbiamo ragionevoli informazioni documentate. Apparteneva a una famiglia di ottima estrazione; suo padre, Teone, era un personaggio di spicco, astronomo e direttore del museo di Alessandria. Molto probabilmente Ipazia fu, ai suoi tempi, il numero uno in matematica e perfezionò, con suo padre, l’astrolabio, per molti secoli il principale strumento di navigazione e di localizzazione dei corpi celesti; un esemplare del quale, assieme ad una splendida sfera armillare, si può ammirare in una vetrina della mostra. Ipazia scrisse anche commenti alle Coniche di Apollonio, all’Aritmetica di Diofanto e all’Almagesto di Tolomeo. Ma il grande merito di Ipazia e di suo padre Teone, è stato quello di preservare i testi classici di matematica e, fra questi, specialmente gli Elementi di Euclide.
Com’è strutturata la mostra? Le opere da lei studiate, esposte in vetrina, sono consultabili sui computer della
centinaia di siti web che segnalano positivamente la mostra. Auguriamo anche un buon successo di pubblico.
Informazioni utili La mostra è allestita presso il Museo Mateureka dal 4 aprile al 30 agosto 2015 sabato e domenica: 10.00-12.30 e 15.0018.00 nei mesi di luglio e agosto: tutti i giorni (stesso orario). Informazioni: info@mateureka.it; 0541 928659; www.mateureka.it mostra, assieme alla lista delle donne matematiche e delle donne della scienza, oltre ad un’esauriente bibliografia. Nella sala di proiezione è possibile visionare alcuni aspetti della sua vita ed anche filmati sulla matematica greca e sulla città di Alessandria d’Egitto, la sua biblioteca e il suo faro, una delle sette meraviglie del mondo antico. Il tempo ha fatto di Ipazia un’icona del femminismo, della tolleranza e della libertà di pensiero ed il museo Mateureka, con questa mostra dedicata alla matematica Ipazia, ha ottenuto già un ottimo riscontro mediatico con decine di riviste e
CONFERENZA EPISCOPALE EMILIA-ROMAGNA Ufficio Regionale per le Comunicazioni sociali Bologna, 12 febbraio 2015 In merito alla drammatica situazione in cui versa la stampa locale in Emilia-Romagna, come nel resto d’Italia, con la contrazione del numero dei lettori, delle vendite nelle edicole, degli abbonamenti, dei ricavi pubblicitari, dei sostegni pubblici e privati, si evidenzia che sono a rischio la stessa libertà di pensiero e il pluralismo informativo. Questi princìpi sono per noi irrinunciabili, per cui urge un nuovo senso di responsabilità da parte di tutti per non lasciar morire le voci del territorio, i giornali della gente, delle nostre comunità, e varie altre testate. Perdere un patrimonio così prezioso significa impoverire il tessuto sociale del nostro popolo e andare verso un pensiero unico dominante. È pertanto a rischio la stessa democrazia partecipata. La realtà dei settimanali aderenti alla Fisc, quindici in tutta la regione Emilia-Romagna, è estremamente significativa. Nati tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo scorso, diffusi capillarmente, rinnovatisi nei decenni successivi fino ai giorni nostri accogliendo le innovazioni tecnologiche, creando opportunità e sinergia nella rete con i siti, costituiscono ancora oggi una storia e una presenza significative e danno valore, insieme al quotidiano «Avvenire», ad una informazione vicina alla gente e capace di raccontare la vitalità delle Chiese locali e della comunità civile. Senza diffondere rassegnazione, pubblicano ogni settimana notizie sulla vita reale della gente, raccontano il positivo e il bene, infondendo speranza e creando legami anche in un tempo particolarmente buio e di crisi come quello che stiamo attraversando. È in atto l’adeguamento alle nuove tecnologie, ad avere imprese editoriali capaci di generare posti di lavoro, oggi a rischio, in una forte azione formativa e deontologica, in un momento in cui le risorse e i contributi statali diminuiscono. Ora si chiede di sostenere non l’opera di viaggiatori solitari, ma di investire in vere realtà di comunicazione che hanno uno stretto legame con il territorio e con tutta la comunità. È anche una questione di equità e democrazia. Per questo si auspica da parte dello Stato e delle sue varie articolazioni, compresa la Regione, un impegno politico su come destinare fondi e azioni pubbliche capaci di valorizzare chi racconta l’identità e la storia di un territorio e alimenta quella polifonia e quel confronto cui non si vuole rinunciare. A dieci anni dalla pubblicazione del Direttorio Cei “Comunicazione e missione”, un vasto impegno nelle diocesi dell’Emilia-Romagna, come si è visto anche nel recente incontro regionale a Ferrara organizzato da questo ufficio, è auspicato per valorizzare tutte le nostre realtà impegnate nel mondo dei media, per sostenere i nostri settimanali anche attraverso l’abbonamento e la diffusione, per una pastorale organica delle comunicazioni sociali, a favore di una autentica promozione umana e culturale della persona.
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DALLE ISTITUZIONI
NOTIZIE FLASH DA SAN MARINO Il Segretario di Stato agli Affari Esteri, Pasquale Valentini, ha preso parte, nella serata di ieri, a New York, alla IX edizione del “San Marino - Alexander Bodini Awards”, organizzato dalla Rappresentanza Permanente della Repubblica di San Marino presso le Nazioni Unite, in collaborazione con l’Unicef e con il sostegno della Fondazione Alexander Bodini, per premiare l’impegno di due Organizzazioni non governative gestite da giovani del Perù e dell’aerea orientale dei Caraibi. All’evento hanno preso parte il Segretario Generale delle Nazioni Unite, S.E. Ban Ki-moon, il Direttore Esecutivo del-l’Unicef, Anthony Lake, e circa 70 Ambasciatori; tra questi anche i Plenipotenziari di Stati Uniti, Argentina, Italia, Russia, Canada, Giappone, Turchia, Regno Unito, nonché il Nunzio Apostolico. I Rappresentanti Permanenti del Perù e di Antigua e Barbuda hanno ricevuto il riconoscimento a nome delle due ONG prescelte. Nel suo discorso, il Segretario di Stato ha ringraziato il Segretario Generale delle Nazioni Unite perché, sotto la sua guida, sono nate innumerevoli iniziative volte alla protezione dei gruppi più vulnerabili della società. Valentini ha poi ricordato che quello appena trascorso è stato purtroppo un anno di orrore, di paura e di disperazione per milioni di bambini. Di fronte alla gravità di tali situazioni, cosa può sostenere la speranza per il futuro? Risulta fondamentale riconoscere e sostenere progetti e iniziative che vanno nella direzione della ricostruzione di un tessuto umano in cui la persona e la sua
tutela, sotto ogni aspetto, siano il centro di ogni intervento. *** La Segreteria di Stato agli Affari Esteri ricorda ai giovani sammarinesi – già laureati o studenti universitari dal III anno di corso – la possibilità di compiere stage trimestrali non retribuiti presso alcune Missioni Permanenti di San Marino all’estero. I tirocini hanno l’obiettivo di offrire una conoscenza diretta delle attività svolte dalle Missioni sammarinesi nelle sedi internazionali e delle attività delle Organizzazioni Internazionali stesse. Nel periodo aprile/luglio 2015 (a partire dalla metà del mese, e comunque sulla base delle esigenze e degli impegni della Missione di riferimento) sono due i posti disponibili presso la sede di Vienna (Ambasciata e Missione Permanente presso l’ONU, l’OSCE, il CTBTO e l’AIEA), uno presso la sede di Ginevra (Missione Permanente presso l’ONU e le altre Organizzazioni internazionali in Svizzera) e uno presso la sede di Roma (Ambasciata, Missione Permanente presso la FAO e Consolato Generale). Entro il 16 marzo 2015 gli interessati potranno inviare la propria candidatura, specificando la preferenza per una delle sedi di cui sopra, all’indirizzo dipartimentoaffariesteri@pa.sm. I candidati verranno in seguito contattati dai funzionari del Dipartimento. *** Si è svolto in mattinata, a Bruxelles, l’incontro fra i Ministri degli Esteri di San Marino, Monaco e Andorra con il Servizio
T ES OR I DE L L A CUL T UR A C IN EM AT OGR AF I CA: C’È ANCHE L’ITALIA “IL MONDO DI TONINO GUERRA A PENNAbILLI” È UNO DEI qUATTRO LUOGHI RICONOSCIUTI DALL’EUROPEAN FILM ACADEMy (EFA) COME PATRIMONIO DEL CINEMA
Una lista di luoghi “simbolo” per il cinema europeo, luoghi di valore storico che necessitano di essere sovvenzionati e preservati non solo ora ma anche per le generazioni future. L’iniziativa, lanciata dall’EFA, ha per titolo “I tesori della cultura cinematografica europea”. Tra i luoghi censiti c’è anche l’Italia, con il “Mondo di Tonino Guerra a Pennabilli”, museo dove sono esposte le opere del leggendario sceneggiatore (Premio alla Carriera dell’EFA nel 2002), dove teneva le sue lezioni sulla sceneggiatura, metteva in scena i suoi reading teatrali, incontrava gli studenti e dove, grazie all’archivio e alla biblioteca (che comprendono libri, video e foto), è possibile studiare e analizzare il suo lavoro ma anche il contesto in cui Tonino Guerra creava e sviluppava le proprie opere. Selezionati anche il Bergmancenter di Fårö, Il Centro Eisenstein a Mosca e l’Istituto Lumière a Lyon. La lista sarà via via incrementata. L’idea è nata dai membri EFA Naum Kleiman e Ulrich & Erika Gregor. Naum Kleiman, storico del cinema ed ex direttore del Museo del cinema di Mosca, sarà insignito alla Berlinale di quest’anno.
Europeo di Azione Esterna (SEAE). Gianluca Grippa, Capo della Divisione per l’Europa Occidentale del SEAE, ha fatto il punto sulle scadenze dei prossimi mesi, a partire dal 18 marzo, quando alla presenza dell’alto Rappresentate e vicepresidente della Commissione UE, Federica Mogherini, avrà luogo la cerimonia di apertura formale dei negoziati. A questo momento comune seguiranno poi gli incontri bilaterali con le delegazioni dei tre Paesi. Diverse le ipotesi di agenda dei lavori proposte da Grippa per l’anno 2015: tutte pongono l’accento sulla necessaria definizione di un quadro istituzionale di riferimento, che dovrà essere concordato in via preliminare, quale condizione essenziale per il successivo esame delle quattro libertà fondamentali e dei temi orizzontali. *** Da Bruxelles, dove si trova per la riunione ministeriale in vista dell’imminente apertura dei negoziati con l’UE, il Segretario di Stato agli Affari Esteri, Pasquale Valentini, valuta positivamente le intese raggiunte a Minsk per il cessate il fuoco in Ucraina e la decisione per una soluzione negoziata rispettosa della sovranità, dell’indipendenza, dell’unità e dell’integrità territoriale del Paese. La delegazione sammarinese al Consiglio Permanente OSCE del 12 febbraio si è allineata a una Dichiarazione UE in tal senso, sollecitando le parti coinvolte, in primis la Russia, a riconoscere con atti concreti i fondamenti basilari di diritto sanciti a livello internazionale, per contribuire a stabilizzare la situazione e invertire mosse che contravvengono a questi princìpi. *** La Segreteria di Stato per il Territorio e l’Ambiente rende noto che le rendite da fabbricati e da terreni (ovvero il modello IGR-I di spettanza) relative all’anno fiscale 2014 sono scaricabili on-line dal Portale della Pubblica Amministrazione: www.pa.sm, attraverso il percorso: Aree tematiche, Catasto on-line, Rendite Catastali. Pertanto, al fine di verificare la situazione reddituale degli immobili di spettanza, oltre che per gli adempimenti di legge, gli aventi titolo possono scaricarsi on–line il predetto modello IGR-I. Per chi fosse impossibilitato a farlo autonomamente, o attraverso persona delegata, l’Ufficio Tecnico del Catasto è disponibile a rilasciarne una copia in seguito a una semplice richiesta, anche telefonica al numero 0549 882105 o inviando una e-mail all’indirizzo info.catasto@pa.sm.