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contiene I.R.

PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 8 - settembre 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani

MESSAGGI DEL VESCOVO ANDREA PER L’INIZIO DELL’ANNO PASTORALE

«CON VISCERE DI MISERICORDIA» C

on queste parole, prese dalle prime pagine del Vangelo di Luca, diamo un titolo al cammino della nostra comunità diocesana. Dentro di noi e attorno a noi sentiamo il bisogno di essere accolti, capiti e salvati. Abbiamo l’impressione, nonostante il progresso scientifico e tecnologico ed un certo benessere, di aver smarrito l’anima e il senso della esistenza. Se qualcuno ci amerà, ritroveremo la forza della speranza. Le cronache di questa torrida estate ci hanno ricordato, impietosamente, la nostra situazione nonostante le fughe dalle città verso luoghi di evasione e di generose offerte di divertimento. Solo un rapido zapping: nuovi incubi di cronaca nera, incidenti, sbarchi di profughi e morti senza numero nel profondo del “mare nostrum”, ballo, sballo e trappole mortali… Ci sarà davvero qualcuno che saprà amarci? Papa Francesco propone un anno di misericordia: per accoglierla e per offrirla. Sulla soglia di questo nuovo anno lancio un messaggio ai miei fratelli e alle mie sorelle.

Ma non sarei autentico se tacessi quello che porto in cuore, cioè il punto centrale della mia fede che vorrei comunicare semplicemente come atto di amicizia. L’esperienza cristiana di per sé non è un’arte del buon vivere, e neppure una morale, ma l’incontro con la persona di Gesù Cristo. Mi ha incontrato e molto è cambiato dal quel giorno. Mi ha incontrato come Misericordia. Vorrei tanto – lo sento come necessità e come urgenza utile e bella – che ogni persona vivesse l’incontro con la Chiesa come l’ingresso in una famiglia. L’accoglienza è un’esperienza di reciprocità, un farsi dono l’un l’altro della misericordia. Chiudo con una domanda: che cosa sentite come ostacolo?

Agli amici che difficilmente incontro nelle visite alle parrocchie

Guardo ai giovani con ammirazione: tanti di loro sono un modello per i ragazzi, mentre sono, per noi adulti, non solo speranza per il futuro, ma un dono già nel presente con il loro stile, con il loro entusiasmo e con la loro ricorrente domanda: “Signore, come posso servirti?”. Vivo con tutti, giovani e adulti, la spinta ad uscire, ad allargare la tenda (cfr. Isaia 54,2), ad offrire una testimonianza coraggiosa. Ognuno di noi, singolarmente e insieme agli altri, è responsabile dell’annuncio bello e ancora nuovo del Vangelo di Gesù. Permettete una domanda: ma siamo convinti della novità del Vangelo? Siamo consapevoli che il Signore ci precede su ogni strada? Siamo persuasi che è all’opera con il suo amore in ogni situazione? Rinnoviamo, con l’entusiasmo e lo stupore della prima volta, l’esperienza della grazia del Vangelo e raccontiamo la vita. Questo Anno Santo – che sta per iniziare – sarà accompagnato dalla lettura liturgica del Vangelo di Luca. La chiave che ci permetterà

Cari amici, siete i primi nel mio pensiero anche se – ahimè – non reperibili nel mio database. Non vi nascondo il timore di essere importuno con questo scritto, ma confesso il desiderio forte di incontrarvi. Vorrei che il vescovo, insieme alla comunità cristiana, divenisse sempre più accogliente verso chi è in ricerca o semplicemente è di altra convinzione e di altra cultura. Non so se questo messaggio vi raggiungerà, lo spero! Ho il timore che galleggi smarrito come il messaggio del naufrago affidato al mare. Lo ammetto: il mio linguaggio vi apparirà distante e perfino inaccessibile. Talvolta i riti e i segni con cui esprimo la fede possono sembrarvi ritualità vuota a cui non corrisponde nulla di vitale. C’è un desiderio di umanesimo di cui siete appassionati e per il quale siamo chiamati a lavorare, a dialogare, a condividere il meglio. Vale per ciascuno l’appello ad essere disponibili al cambiamento per essere più autentici, per essere più aperti. Per parte mia non vorrei tirarmi indietro…

Alla comunità cristiana: giovani, parrocchie, movimenti, gruppi, istituzioni ecclesiali

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MONTEFELTRO di penetrarlo sarà l’annuncio della misericordia del Padre manifestata nelle parole e nei gesti di Gesù. Si impone l’opportunità di un nuovo assetto pastorale. Ad esigerlo non sono le mutate condizioni sociologiche, né la scarsità di presenze sacerdotali, ma la presa di coscienza del battesimo e del sacerdozio regale che risplende nella vita di ogni cristiano, di ogni laico nella Chiesa. Il nuovo assetto comporta: assunzione di responsabilità da parte di ciascuno, ridistribuzione di compiti, disponibilità al movimento, collaborazione tra parrocchie vicine, superamento di vecchi campanilismi, unità e partecipazione al cammino comune della Diocesi, condivisione per quanto riguarda la presenza del presbitero in diversi punti per l’Eucarestia e gli altri sacramenti. Il nuovo assetto, in definitiva, è una pedagogia del “fare insieme”. È comunione in atto.

Ai miei fratelli presbiteri Vi propongo di passare dal sentirci “colleghi” ad essere realmente “fratelli”. Uniti faremo risplendere la presenza dell’unico sacerdote e pastore, Gesù. Questo passaggio è possibile e si fonda sull’ontologia del sacramento dell’Ordine e sulla sua efficacia: è un’azione dello Spirito che plasma il “presbiterio” e lo costituisce una cosa sola col vescovo (cfr. LG 28). Perché la comunione sia reale occorrono: la frequentazione reciproca, i segni dell’amicizia, lo scambio dei pensieri e

MONTEFELTRO PerIodICo dellA dIoCeSI dI SAn MArIno -MonTeFelTro NUOVA SERIE Anno LXI - N. 8 - settembre 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956 Iscritta al R.O.C. n. 22192 del 19.4.2012

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Associato alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici

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DALLA PRIMA

delle esperienze di fede e di vita, l’esercizio effettivo ed affettivo della comunione. Viviamo ed operiamo “dispersi” sul territorio della Diocesi, ma il ritorno al centro è un vero rientro a casa. È responsabilità di tutti “dare e fare casa” per ogni presbitero. Cresca l’unità nell’affetto e nell’accoglienza delle diversità (sono ricchezza), l’unità nell’indirizzo pastorale da perseguire concordemente, l’unità nella comune fede. Leggeremo e rileggeremo insieme il numero 43 della Novo millennio ineunte di San Giovanni Paolo II: un testo fondamentale. Il nuovo assetto pastorale ci chiede disponibilità al cambiamento, al lavoro su diverse comunità, a collaborare con i confratelli vicini (nei presìdi pastorali e nei Vicariati), a valorizzare i laici e la presenza della vita consacrata, ad integrare la propria azione con quella dei centri diocesani e la creatività delle aggregazioni laicali. La formazione e lo studio qualificano la vita del prete. Quello dedicato allo studio e alla meditazione non è tempo rubato all’apostolato o tempo perso. Primo nostro impegno è la custodia del dono che è in noi per l’imposizione delle mani (1Tim 4,14). Pertanto ci faremo scrupolo di partecipare con puntualità e cuore aperto agli appuntamenti presbiterali: il ritiro mensile, gli esercizi spirituali annuali e l’aggiornamento.

Alle famiglie È gioia per tutti considerare il grande dono che il Creatore ha fatto all’umanità con il matrimonio, fondamento della famiglia (cfr. Genesi 2,21-24; Matteo 19,5), amore fra un uomo e una donna, amore fecondo ed aperto alla vita. Non manchino il coraggio e l’entusiasmo nel riproporre la comunità familiare in tutta la sua bellezza: la famiglia comunità d’amore, luogo di intense relazioni, scuola di vita, accoglienza delle differenze, talvolta ospedale e indispensabile sostegno, prima cellula dell’umanità, investimento per la società… Tengano presente i nostri governanti e i nostri amministratori che quanto lo Stato dà alla famiglia è piuttosto una restituzione. Come rispondere agli attacchi alla famiglia? Riaffermiamo in tutte le sedi pos-

sibili la ragionevolezza delle nostre posizioni, offriamo umilmente la testimonianza delle nostre scelte di vita familiare, chiediamo più attenzione per le politiche familiari, sosteniamoci tra famiglie. Insieme a questa azione prevalentemente culturale e sociale diamo voce al vangelo del matrimonio e della famiglia: la relazione sponsale immagine di Dio Trinità d’amore, il dono sacramentale del “principio” che di due, uomo e donna, fa una cosa sola, l’effusione dello Spirito che rende capaci di unità, di fedeltà e di permanenza nel patto coniugale, l’azione redentrice di Cristo che fa del matrimonio e della famiglia una via di santificazione, l’amore del Padre che allarga e benedice la fecondità che fa crescere ed educa. La famiglia è punto di partenza e di unità dell’azione pastorale nell’iniziazione cristiana e nella trasmissione della fede, nello splendore dell’amore che fa nuove tutte le cose.

Alle sorelle e ai fratelli chiamati alla vita consacrata Siete un dono straordinario per la nostra Chiesa e lo siete non tanto per quello che fate o per il credito che vi guadagnate sul campo, ma per quello che siete. Da parte nostra è necessario il più grande rispetto per la vostra forma di vita senza strumentalizzarvi, senza invadenze e pretese neppure con la scusa di nobili motivi, apostolici ed ecclesiali. Se la Provvidenza vi ha collocato in questa terra e in questa Chiesa locale – talvolta per antica tradizione, talvolta per una imprevedibile circostanza – è sicuramente per un disegno di benedizione verso di essa come fu per Abramo, uscito dalla sua terra verso un luogo indicato dal Signore (cfr. Gen 12,1-3). Siete qui non semplicemente come ospiti (ospiti e pellegrini in verità lo siamo tutti!), ma come sorelle e fratelli; il vostro legame con la Chiesa universale si radica in quella particolare. Le vostre comunità, su questa nostra terra, sono come altrettanti pozzi: si viene a voi per attingere sapienza e carità, per imparare l’arte della preghiera e del discernimento spirituale, per godere e partecipare, in qualche modo, del vostro carisma che è lievito per tutti. A voi pongo solo una domanda: che cosa significa per voi, oggi e qui, essere evangelizzatori? Come sentite di aiutare, concretamente e senza tradire il carisma, le nostre comunità nel cammino di fede? Auguro a tutti un anno straordinario e pieno di frutti e ripeto con sant’Agostino: «È più facile che Dio trattenga l’ira più che la misericordia». @ Andrea Turazzi


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LA DIOCESI HA UN NUOVO SACERDOTE

SABATO 3 OTTOBRE - ALLE ORE 16,00 - PENNABILLI

Un nuovo presbitero per la nostra Chiesa È PIER LUIGI BONDIONI, SARÀ ORDINATO DA MONS. TURAZZI IN CATTEDRALE Il prossimo 3 ottobre nella cattedrale di Pennabilli Mons. Andrea Turazzi ordinerà presbitero Pier Luigi Bondioni. Il Diacono Bondioni è già conosciuto in Diocesi per la sua permanenza fra di noi fin dal dicembre 2012. Ha fatto esperienze pastorali a Dogana, fra i giovani ed è ben conosciuto a Pennabilli dove assai spesso assiste anche il Vescovo Andrea nelle solenni celebrazioni. Leggiamo in questa intervista ulteriori particolari della sua vita, della sua formazione, delle precedenti esperienze. Il sacerdozio è uno dei più grandi traguardi per la nostra Chiesa ed in particolare per la nostra Chiesa sammarinese-feretrana così povera di sacerdoti ma così ricca di fermenti che attendono un segnale per trasformarsi in vocazione vera e propria. Auspichiamo che questa ordinazione sia l’auspicio di una ripresa delle vocazioni diocesane per le quali il nostro Vescovo tanto si adopera e gioiamo, tutti, per questo grande evento di grazia. Tu provieni dal nord, esattamente da Brescia; puoi parlarci della tua vocazione e dei motivi che ti hanno portato nella nostra diocesi nel dicembre del 2012? La mia ricerca vocazionale nasce nella mia Parrocchia di origine, in particolare a 8 anni nel servizio all’altare (chierichetto). Certamente ha influito anche il cammino fatto in Azione Cattolica Ragazzi. Dal canto suo si deve riconoscere che il Signore ci mette accanto delle persone che diventano per noi dei veri e propri modelli a cui ispirarsi. Molto devo al mio vecchio parroco, don Giuseppe Buccio, che è stato il mio primo Padre Spirituale. Fu lui ad accompagnarmi per tutto il cammino dell’Iniziazione cristiana fino alla fine degli studi teologici. Da poco è tornato alla Casa del Padre, a lui devo molto: uomo severo ma di grande preghiera e carità sacerdotale, un pastore secondo il Cuore di Cristo. Per quanto riguarda invece la motivazione che mi ha portato ad approdare nella nostra Diocesi

non è una sola: l’amicizia con alcuni sacerdoti che qui già avevano un ministero e non da ultima la stima per mons. Negri. Hai dovuto superare le difficoltà ricorrenti per il tuo inserimento nella nostra realtà più ristretta rispetto a Brescia?

golare. Io giungo al sacerdozio dopo 12 anni di seminario e 8 anni di lavoro, indubbiamente la mia storia ha una sua particolarità. Hai seguito molto i giovani, facendo con questi anche diversi campi estivi: che impressione ne hai tratto? Pensi anche nel prossimo futuro di proseguire con questa esperienza? Devo dire che sono state delle bellissime esperienze. Ho in contrato tanti giovani della nostra Diocesi che nonostante le diversità di appartenenza (Scout, Azione Cattolica, Oratorio) e i diversi carismi, hanno un de-

Difficoltà non direi, certamente incomprensioni ma sono aspetti comprensibili per persone che si devono ancora conoscere. Ho studiato la storia del territorio, le molteplici tradizioni di fede e di cultura che rendono singolare ogni realtà ecclesiale. Hai una vocazione particolare all’interno della “vocazione sacerdotale” che fra poco più di un mese ti porterà all’ordinazione sacerdotale? Ogni battezzato è chiamato ad una vocazione particolare all’interno della Chiesa. Io ho risposto alla chiamata del Signore così come me anche i sacerdoti della nostra Diocesi. Il cammino di ognuno di noi, poi, avviene in modo diverso secondo la strada tracciata da Dio in modo sin-

nominatore comune: capire la volontà di Dio nella loro vita. È una cosa bellissima, ognuno porta la sua esperienza e i suoi talenti, vedendoli stare insieme cantando, giocando e pregando mi sono convinto che il futuro della nostra Chiesa è in buone mani. Giunto in diocesi di San MarinoMontefeltro da chi sei stato seguito e Continua a pag. 4


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come in questa fase importante della tua vocazione? La mia prima esperienza pastorale in Diocesi è avvenuta presso la Parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice in Dogana (RSM): questa è stata la mia prima famiglia pertanto il mio primo punto di riferimento è stato, senza alcun dubbio, don Raymond. Per quanto riguarda la mia formazione, oltre a partecipare ai ritiri mensili del clero e a quelli di formazione, essendo la nostra Diocesi Sede Vacante, il primo mio formatore è stato il Rettore del Seminario nonché Amministratore nella persona di mons. Elio Ciccioni così fino ad oggi. Sappiamo che hai uno spiccato interesse per la letteratura e la ricerca storica di figure e avvenimenti della nostra Chiesa. Hai anche pubblicato lo scorso anno il volume San Pio X. Profeta riformatore. Come hai scoperto questa tua peculiarità? Stai lavorando a qualche altro libro? La passione per la Storia Sacra è emersa in modo marcato durante il periodo della teologia per poi perfezionarsi durante gli studi che ho compiuto alla Pontifica Università Gregoriana a Roma. La figura di San Pio X invece mi ha sempre colpito, in particolar modo, per la sua semplicità in tutti i gradi della gerarchia che ha ricoperto, da cappellano a Papa. Ora sto lavorando alla serie della genealogia episcopale (la serie cronologica dei nostri vescovi) della nostra Diocesi. Un lavoro importante e che richiede molte ricerche e quindi anche molto tempo; sono a buon punto però spero quanto prima di concluderlo. Cosa vuoi dire ai fedeli della nostra Chiesa Sammarinese-Feretrana nell’imminenza della tua ordinazione che avrà luogo nella Cattedrale di Pennabilli il prossimo 3 ottobre? In primis un grazie per l’accoglienza e l’amicizia che mi state dimostrando e che mi aiuta a sentirmi a casa. Un ringraziamento alle Parrocchie che in questi anni mi hanno aiutato a conoscere e ad amare questa nostra Diocesi e infine a tutti chiedo un ricordo nella preghiera affinché possa essere un sacerdote secondo il Cuore di Gesù Buon Pastore che dà la vita per i suoi fratelli. A cura di Francesco Partisani

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LA DIOCESI HA UN NUOVO SACERDOTE


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UFFICIO LITURGICO

UNA BELLA REALTÀ A SERVIZIO DELLA NOSTRA CHIESA LOCALE

MINISTRI E MINISTERI di don Graziano Bartolini, diacono* Nella Chiesa “vi sono diversità di ministeri” scriveva Paolo ai Corinzi pur sottolineando come attraverso di essi è comunque l’unico Spirito di Dio “che opera tutto in tutti”. Normalmente i ministeri vengono suddivisi in ministeri ordinati, cioè conferiti mediante il sacramento dell’Ordine (Vescovi, preti e diaconi), ministeri istituiti (Accolito e Lettore) e ministeri esercitati di fatto nella comunità. In questo caso tuttavia parlando di ministri e ministeri ci riferiamo ai ministeri istituiti di Lettore e Accolito e al ministero straordinario della comunione. A differenza dei ministeri di fatto, questi servizi – ciò infatti significa la parola “ministeri” – vengono esercitati stabilmente su esplicito mandato del Vescovo, dopo un percorso formativo che dura circa un anno. Chi sono i ministri? Si tratta di persone di ogni età che accettano la chiamata del Signore – rivolta in genere

attraverso il Parroco – a mettersi al servizio della Chiesa negli ambiti dell’annuncio della Parola, dell’animazione liturgica e del servizio agli anziani e ai malati. L’esperienza dei ministeri è stata avviata nella nostra Diocesi all’epoca del Vescovo Paolo Rabitti ed è cresciuta nel tempo, grazie anche all’entusiasmo ed alla dedizione del compianto don Lino Tosi, giungendo ad essere ora una bella realtà che arricchisce la vita delle nostre comunità. I ministri operanti in Diocesi sono circa 150; in gran parte sono ministri straordinari della comunione che visitano i malati e portano loro regolarmente la Santa Comunione manifestando così – secondo l’antica tradizione della Chiesa – la vicinanza del Signore e della comunità parrocchiale ai fratelli anziani o ammalati. Vi sono poi una trentina di accoliti e una decina di lettori. Oltre a svolgere il servizio loro affidato i ministri seguono un

cammino di formazione permanente attraverso una serie di incontri distribuiti nel corso dell’anno, così da accrescere costantemente la loro preparazione spirituale, teologica e pratica. Con il prossimo autunno, oltre alla formazione permanente per i ministri già istituiti, verrà avviato anche il corso di formazione per nuovi ministri che ci auguriamo possa arricchire – a Dio piacendo – la nostra Chiesa diocesana con altri ministri perché davvero “la messe è molta ma gli operai sono pochi”. Sosteniamo quindi i nostri sacerdoti, diaconi e ministri con la nostra preghiera e accogliendo l’invito di Gesù preghiamo anche “il Padrone della messe perché mandi nuovi operai nella sua messe”. * Incaricato diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti

LITURGIA DELLE ORE, PREGHIERA DELLA CHIESA di don Raymond Nkindji Samuangala* Dopo il sorvolo panoramico sull’Anno Liturgico e dopo la pausa estiva riprendiamo il nostro cammino di riflessione liturgica su uno dei pilastri della vita liturgica e spirituale della Chiesa, la Liturgia delle Ore. È il primo tipo di celebrazione nel tempo. Infatti, il passaggio dal termine «Ufficio divino» a quello di «Liturgia delle Ore» indica la volontà della Chiesa, in obbedienza alla riforma liturgica del Vaticano II, di ripristinare la dimensione temporale di questa preghiera. La Sacrosanctum Concilium 84 afferma che «il divino ufficio, secondo la tradizione cristiana, è ordinato a santificare tutto il corso del giorno e della notte per mezzo della lode divina». Secondo SC 83, incarnandosi il sommo sacerdote ha introdotto nel nostro tempo la liturgia eterna della sede celeste. Seduto alla destra del Padre, Cristo continua ad intercedere per noi, come fece sulla croce. Una forma terrena di quella liturgia celeste è il divino ufficio, e «questo ufficio sacerdotale Cristo lo continua per mezzo della sua Chiesa» (SC 83). Fondamentalmente la Liturgia delle Ore è la preghiera che la Chiesa rivolge a Cristo e che lo riguarda: è una preghiera

ecclesiale, composta e celebrata dalla Chiesa. Tuttavia, a causa dell’unione della Chiesa con Cristo, il capo, egli fa sua la preghiera della Chiesa, in modo che quando la Chiesa canta l’ufficio divino egli stesso è totalmente coinvolto davanti al Padre. Per questo il Concilio afferma che «anzi è la preghiera che Cristo unito al suo Corpo eleva al Padre» (SC 84). Si può quindi dire che la Liturgia delle Ore ricorda e proclama l’opera sacerdotale di Cristo, cioè la sua morte, risurrezione e ascensione. Allo stesso tempo, incorpora la sua preghiera sacerdotale allora sulla croce ed ora alla destra di Dio per la salvezza del mondo. Eppure l’evoluzione subita dalla Liturgia delle Ore nel corso della storia non ha più favorito la sua natura di essere preghiera di tutta la Chiesa in comunione con Cristo per la salvezza del mondo. Nata come preghiera della comunità cristiana, è diventata gradualmente preghiera di categorie di persone dedicate alla contemplazione, che l’hanno adattata alle proprie esigenze di vita e di spiritualità, ed è rimasta preghiera del clero. Purtroppo questa visione “clericale” continua a perma-

nere anche oggi nella comunità cristiana, nonostante gli sforzi post-conciliari per una ripresa da parte di tutti i fedeli. Paradossalmente, il fatto che la Liturgia delle Ore sia “affidata” ai preti, ai religiosi e religiose, se da una parte esprime questo impoverimento e riduzione della sua natura, dall’altra però fa capire come questa forma di preghiera sia essenziale e non debba venir meno nella vita e nell’azione della Chiesa. Deve essere garantita quindi almeno da una parte della Chiesa. La nostra riflessione si propone di ricuperare la comprensione delle ragioni, culminate nella riforma del Vaticano II, per far rivivere la Liturgia delle Ore come preghiera di tutta la comunità cristiana. Infatti, l’intento della riforma liturgica è proprio quello di restituire ai credenti – singoli e comunità – la capacità di accostarsi alla liturgia nel suo insieme come ad una autorevole scuola della preghiera e della spiritualità cristiana. Ciò vale anche per la Liturgia delle Ore. * Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti


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VITA DELLA CHIESA

“ Sussurratelo ciascuno nel suo cuore: il vino migliore sta per venire ” IN QUESTO ARCOBALENO IL PAPA HA POSTO COME PRIMO COLORE IL “RUOLO DELLA FAMIGLIA” Parole potenti con le quali Francesco ha come tolto il velo da un nuovo orizzonte che si prospetta per l’umanità e per la Chiesa. In questo orizzonte il Papa ha tracciato un arcobaleno rimettendo al centro l’alleanza di Dio con il creato e il tema della sua custodia. Custodia possibile solo se si parte dalla Speranza accettando il rischio di amare. In questo arcobaleno il Papa ha posto come primo colore il “ruolo della famiglia” «dove s’imparano gesti di sincera cortesia che aiutano a costruire una cultura della vita condivisa e del rispetto per quanto ci circonda» (Laudato si’, 213) e dove «i miracoli si fanno con quello che c’è, con quello che siamo, con quello che uno ha a disposizione; e molte volte non è l’ideale, non è quello che sogniamo e neppure quello che “dovrebbe essere”», ma «quel vino così buono come dice il maestro di tavola alle nozze di Cana, nasce dalle giare della purificazione, vale a dire, dal luogo dove tutti avevano lasciato il loro peccato; nasce dal peggio: “dove abbondò il peccato, ha sovrabbondato la grazia”». Ed è proprio dal “rosso” dell’arcobaleno e dall’affetto che fa «“casa” che scaturiscono gesti semplici che rafforzano i legami personali e i valori sociali che si assorbono in famiglia». C’è poi il colore della «gratuità, requisito necessario per la giustizia». Sapendo che quello che siamo e abbiamo, «gratis lo abbiamo ricevuto e gratis lo diamo». Il colore della «solidarietà nella società, che consiste nell’essere responsabili l’uno dell’altro. Se vediamo nell’altro un fratello, nessuno può rimanere escluso, nessuno può rimanere separato. Oggi ci è chiesto di curare», specificava il Papa, «con solidarietà, questo terzo settore di esclusione della cultura dello scarto», che mette fuori bambini, anziani e ora i giovani che si trovano senza speranza e senza identità. Nell’omelia a Santa Cruz in Bolivia il Papa è tornato sull’argomento della solidarietà commentando il brano del Vangelo della moltiplicazione del pane lanciando un grido: «Non è necessario escludere nessuno, non è necessario che alcuno se ne vada; basta con gli scarti, date loro voi stessi da mangiare!». Un altro colore necessario è la «sussidiarietà che nasce dal rispetto appreso in famiglia e ci permette di accettare che la nostra scelta non è necessariamente l’unica legittima, ci fa vedere la ricchezza che caratterizza la diversità e il valore di complementarietà».

Francesco, riconoscendo poi nel popolo il vero potenziale di cambiamento, ha tracciato altri colori, facendo derivare dalla speranza la responsabilità alla quale ognuno è chiamato. «Mettere l’economia al servizio dei popoli»: dicendo NO a una economia di esclusione e iniquità in cui il denaro domina invece di servire, un’economia che uccide ed esclude e distrugge la Madre Terra. Un cambiamento positivo richiede un altro colore: «l’unione dei nostri popoli nel cammino della pace e della giustizia accettando umilmente la nostra sana interdipendenza», dentro una cultura di incontro e di scambio alla pari e non più giocata sul modello del colonialismo tra periferia e centro del mondo. E siamo giunti al colore più importante, che è quello di difendere la Madre Terra: «Vi chiedo, in nome di Dio, di difendere la Madre Terra!». È stato il grido accorato del Papa. «[…] Il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. È soprattutto nelle mani dei popoli; nella loro capacità di organizzarsi ed anche nelle loro mani che irrigano, con umiltà e convinzione, questo processo di cambiamento». L’ultimo colore è sempre quello dell’amore, il Papa ha invitato a spalancare le porte del cuore attraverso l’ospitalità: «Ospitalità con l’affamato, con l’assetato, con lo straniero, con il nudo, con il malato, con il prigioniero […], con chi non la pensa come noi, con chi non ha fede o l’ha perduta, e magari per colpa nostra. Ospitalità con il perseguitato, con il disoccupato. Ospitalità con il peccatore, perché ognuno di noi pure lo è». Se è vero che il Papa ha pronunciato queste preziose parole in terre geograficamente così lontane, è altrettanto vero che mai quanto oggi queste stesse parole suonano così necessarie per noi che viviamo in questo stupendo territorio del Montefeltro, che attende la nostra custodia. Forse non è più possibile rimandare a un domani o a generazioni future le questioni che il Papa ha sollevato e tanto meno demandare ad altri la responsabilità di essere “seminatori di cambiamento”. Stiamo dunque anche noi davanti a queste domande e cerchiamo di dare le nostre risposte a partire dalla domanda centrale che il Papa ha lanciato citando la Genesi: “dov’è il tuo fratello?”. Monache Agostiniane - Pennabilli


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LA TERZA

“ L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA” Un fatto al mese di Suor Maria Gloria Riva *

L’amore viscerale del Padre rappresentato da Rembrandt specchio della misericordia La vita di Rembrandt fu pesantemente visitata dalla sofferenza: soffrì come figlio, visse da dissoluto, soffrì come padre, vedendo morire quattro dei suoi cinque figli. In questo dipinto eseguito a pochi anni dalla morte, l’autore racconta la sua personale esistenza che, come ha ben individuato Nouwen nel suo libro L’abbraccio benedicente, da figlio prodigo lo vede trasformarsi in padre misericordioso. Non a caso il vero centro del dipinto sono le mani del padre: la mano sinistra, forte, muscolosa e con le dita aperte è una mano maschile, la mano di un padre che stringe e sorregge; la mano destra, affusolata e delicata è una mano femminile, la mano di una madre che accarezza e conforta. Scriveva il Card. Martini che «il Padre è l’immagine di qualcuno cui affidarci senza riserve, il porto dove far risposare le nostre stanchezze, sicuri di non essere respinti. La sua figura ha al tempo stesso tratti paterni e materni: se ne può parlare come del Padre nelle cui braccia si è sicuri e come della Madre a cui ancorare la vita che da essa riconosciamo. […] Il bisogno del Padre è quindi equiparabile al bisogno di un riferimento e di un rifugio paterno e materno e può essere espresso indifferentemente con metafore maschili e femminili». Una tale immagine si coniuga perfettamente con la parola biblica misericordia: hesed, la cui radice ebraica è riconducibile alla parola rahamin, ossia le viscere materne. Solo l’amore viscerale è capace di giudicare rettamente il figlio e, nello stesso tempo di abbracciarlo con infinità carità. Oggi la crisi della figura genitoriale, tanto paterna che materna, ci allontana da quel sentimento viscerale e insieme retto qual è, appunto, quello della misericordia. La moderna psicologia, inoltre, ha messo in luce quali legami profondi ci siano fra l’esperienza umana della paternità e l’immagine di Dio che un individuo si porta dentro. E sebbene questa non sia così vincolante (anche chi ha avuto in questo campo esperienze negative, può maturare una fede in Dio profonda e liberante), resta vero che il padre terreno terreno è il primo veicolo mediante il quale l’individuo percepisce l’amore e la paternità di Dio. Un padre esemplare non è comunque sufficiente a che la persona maturi un rapporto filiale di amore e fiducia nei confronti di Dio Padre, così come un padre ateo, o assente o, persino degenere, non sempre pregiudica lo sviluppo della fede in un anima. Nel quadro di Rembrandt vediamo che la figura eretta, signorile posta alla destra del dipinto, e da molti identificata con il figlio maggiore della parabola, presenta tratti somatici molto simili a quelli del padre. Ma il comune patrimonio genetico, la comunione della vita e dei beni non

hanno necessariamente reso il figlio maggiore buono e misericordioso come il genitore, né gli hanno permesso di maturare un rapporto corretto e sereno con lui. Quanto è distante infatti l’espressione fredda e impassibile di que-

Rembrandt Harmenszoon van Raijn Ritorno del Figlio prodigo, 1666, olio su tela, cm 162x206, San Pietroburgo, The State Hermitage Museum

sto personaggio dalla luce calda e avvolgente che sprigiona il volto del padre! La chiave d’ingresso per conoscere Dio Padre, non è dunque il padre terreno, ma Gesù. Solo Gesù è il Figlio, l’eternamente Figlio: chi entra in profonda comunione con lui conosce il Padre, conosce una nuova nascita che non è dalla carne e dal sangue, ma dalla grazia divina. Il figlio minore, nel dipinto di Rembrandt, sembra oggetto di una nuova nascita: il capo rasato, la posizione raggomitolata, quasi fetale ricorda il neonato appena uscito dal grembo materno. Questo figlio è rinato alla grazia ed è entrato in una nuova dimensione; conoscendo la sua miseria ha però incontrato la misericordia del padre. Egli, che si era proposto come servo, riceve in modo rinnovato l’identità di figlio ed è così introdotto esperienzialmente a comprendere quale sia la vera obbedienza al padre: non servile ma amorevole, non nel timore del castigo ma nella certezza del perdono. Ci sono due figure femminili nel dipinto di Rembrandt e non facilmente identificabili. Potrebbero sembrare due serve ed emergono dal fondo suggerendo stati d’animo completamente diversi. La prima, ben visibile sulla destra è

serenamente appoggiata alla colonna e partecipa con tenerezza all’evento del ritorno del figlio minore. Pur essendo avvolta nella penombra sul suo viso è riflessa la luce che sprigiona dal volto del padre. I suoi tratti sono così dolci da portarci a identificarla con la madre. La seconda rimane sullo sfondo, in alto, dietro le spalle del padre. Il suo volto emerge a fatica dall’oscurità e con tratti inquietanti. Come il figlio maggiore non lascia trasparire alcuna emozione. Tali figure ci dicono molto sui diversi modi di servire Dio. La prima donna è la serva devota, che partecipa e vive gli stessi sentimenti del padrone. La seconda serva invece è una schiava, vive nella casa ma il suo cuore è chiuso e lontano. Ci illumina qui, ancora l’opera di Rembrandt. Il figlio maggiore della parabola che il pittore ha dipinto con abiti signorili è in realtà – secondo il dettato evangelico – più schiavo del figlio minore che veste i panni laceri del guardiano di porci. Il figlio maggiore ha aperto un conto di dare e avere col padre, mentre quello più piccolo, che ha perso tutto, può solo ricevere e sa di essere sempre debitore. In alcune icone mariane il Bimbo in braccio alla Vergine Madre si volge a guardare l’angelo con la croce. Solo un piede di Gesù calza il sandalo, quell’altro è nudo e spesso la calzatura gli pende dalla caviglia. Questo esprime il totale abbassamento di Cristo: egli ha assunto la natura umana sperimentando la paura e l’angoscia di fronte alla morte. Anche il figlio minore del quadro di Rembrandt ha un piede scalzo per aver sperimentato fino in fondo sofferenza e limite umano. Egli ha raggiunto quell’umiltà che è conoscenza vera di se stesso e rivive solo grazie al ritrovato rapporto col padre. Nell’opera di Rembrandt, oltre al padre misericordioso, ai due figli e alle due donne, c’è un sesto misterioso personaggio. che, come la madre guarda, l’abbraccio tra padre e figlio. È l’unico seduto e si trova proprio accanto al figlio maggiore che invece sta in piedi. Le due posture, così vicine, non sono casuali, all’epoca di Rembrandt i predicatori volentieri associavano la parabola del Figlio Prodigo a quella del fariseo e del pubblicano al tempio. Cosicché quest’uomo seduto, commosso e intimamente partecipe dell’evento del ritorno del figlio prodigo, che si batte il petto, è segno di Colui che comprende la parabola dal di dentro. Quest’uomo, pur vivendo nella casa sa di essere potenzialmente prodigo e peccatore, perciò si batte il petto e porta stampata nel volto una bontà infinita. Ecco la chiave risolutiva del dipinto, che è esattamente la stessa della parabola evangelica: solo chi ha coscienza della sua fragilità e del perdono che Dio gli ha accordato sa giudicare la vita e gli altri mosso dalla misericordia. * Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia


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ANNO DELLA VITA CONSACRATA

ORDINI RELIGIOSI IN DIOCESI “Come il Santo che vi ha chiamati, diventati santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: Sarete santi perché Io sono santo” (1 Pt 1,15-16)

ISTITUTO SUORE FRANCESCANE MISSIONARIE DI ASSISI L’Istituto delle Suore Francelissimi: la soppressione napoleoscane Missionarie di Assisi (del nica del 1810 e la soppressione Giglio) è un Istituto francescano italiana nel 1860. e missionario, sorto nella città di La Famiglia religiosa, prenAssisi nell’anno 1702, fondato dendo un po’ alla volta la sua fida un frate minore conventuale, sionomia, dal 1902 comincia a padre Giuseppe Antonio Mardiffondersi in varie parti del cheselli (1676-1742), insieme a mondo: Grecia, Turchia, Romauna terziaria francescana, Angenia, Albania, e in diverse regioni la Maria del Giglio (1658-1736), d’Italia. Con queste nuove aperdi cui l’Istituto ha portato il noture, la Piccola adunanza, si me fino al Capitolo generale del configura via via in un vero e 1977. proprio Istituto. Attualmente l’IIl padre G. A. Marcheselli nastituto è presente in 20 paesi. sce a Casalmaggiore (Cremona) Oggi, in continuità con le oriil 21 febbraio 1676 e Madre gini, tutte le Sorelle vivono inAngela Maria del Giglio nasce a sieme il cammino di santità: in Vicenza il 7 febbraio 1658. Nel fraternità e povertà, in penitenza 1689, attratta dall’ideale francee conversione, nell’orazione conscano, si stabilisce ad Assisi. Il tinua e nell’esercizio delle opere 6 ottobre 1697, con la professiodi misericordia spirituali e corne di Terziaria, entra a far parte porali, al servizio dei poveri. Si del Terz’Ordine Francescano impegnano a compiere ogni serdella Basilica di san Francesco. vizio nella minorità, semplicità e Comunità delle Suore Francescane Missionarie di Assisi di Borgo Maggiore (RSM) L’incontro tra padre G. A. Marletizia francescana. Il nostro Isticheselli e Angela Maria del Gituto è presente nella Diocesi atglio avviene nell’Avvento del 1701. Un incontro tra due per- traverso le due comunità, appartenenti alla Provincia della Rosone innamorate di Dio, attente alla sua volontà e alla voce mania. La prima comunità, che si trova a Borgo Maggiore dello Spirito Santo. Sono due desideri che si incontrano: da (RSM) è stata aperta il 6 ottobre 2002 alla richiesta di Sua una parte quello del Fondatore, padre G. A. Marcheselli, di ri- Ecc. Mons. Paolo Rabitti Vescovo di San Marino-Montefeltro vitalizzare il Terz’Ordine, che aveva perso la sua freschezza e del Dott. Ferruccio Giovanetti responsabile della Casa di Rioriginale; dall’altra quello della Fondatrice, Angela M. del Gi- poso “Serenity House”, per un servizio e una presenza tra gli glio, di vivere la radicalità evangelica francescana nell’appar- anziani. Attualmente la comunità è composta da tre suore e svolgono il loro servizio di assistenza infermieristica, umana e tenenza totale a Dio. La prima comunità, cioè la Piccola Adunanza o la Pia Ca- spirituale nelle due case del “Gruppo Atena”, a Montelicciano sa, fin dagli inizi assume i valori evangelici francescani, come e Montegrimano, che ora ospitano giovani in difficoltà, carcevia per tendere alla santità. Una santità alla sequela di Cristo rati, con storie di abusi di alcol e stupefacenti, che fanno il lopovero e crocifisso, che si costruisce nella vita quotidiana. Do- ro cammino riabilitativo e terapeutico per un ulteriore reinseripo la morte dei Fondatori, la Madre Angela M. del Giglio il 2 mento nella società. Le suore collaborano nella pastorale in novembre 1736, e il padre G. A. Marcheselli il 16 maggio Parrocchia Borgo Maggiore per la catechesi e per l’animazio1742, la storia di questo piccolo gregge continua ad essere una ne liturgica e per diverse necessità della Diocesi. La seconda comunità, aperta il 1º ottobre 2010, si trova a storia di grazia, anche se costellata da tante prove. Per 200 anni le suore sono presenti e operano nella sola città di Assisi, e Serravalle (RSM) sull’invito di Mons. Giuseppe Innocentini, superano con audacia e fiducia in Dio alcuni momenti diffici- Parroco di Serravalle, per una presenza religiosa nella sua Par-


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Comunità delle Suore Francescane Missionarie di Assisi di Serravalle (RSM)

rocchia. La comunità, composta da tre suore, presta il suo servizio nella Pastorale, animazione liturgica, visita agli ammalati portando la comunione e, la domenica, svolge servizio liturgico alla Casa di Riposo di Fiorina, e una suora lavora come infermiera in Casa di Riposo all’Ospedale. Le nostre giornate sono scandite da momenti di preghiera comunitaria e persona-

ANNO DELLA VITA CONSACRATA

le, di confronto tra noi e con la Parola di Dio che è la norma secondo cui abbiamo scelto di vivere, di momenti di lavoro nelle nostre case e servizio verso i fratelli, momenti che ci aiutano a rendere attuale il carisma dei nostri fondatori; portare la preghiera nella vita quotidiana e la vita, nella preghiera. La vita fraterna è sempre stata una caratteristica fondamentale del nostro essere francescane e la coscienza di essere delle inviate della comunità a cui apparteniamo ci sostiene nel nostro essere missionarie. Nel mese di settembre la Chiesa rende grazie a Dio per il dono della nascita della Vergine Maria, festa molto cara a san Francesco e anche al nostro fondatore. Padre Giuseppe Antonio Marcheselli vuole che le sue figlie vivano questa festa con un periodo di preghiera e penitenza vissuto in modo più intensamente, per il dono delle vocazioni. La Quaresima vocazionale inizia il 16 agosto e si conclude l’8 settembre, quando tutte le suore rinnovano la professione religiosa. Ringraziando Dio per il dono della vocazione, chiediamo l’aiuto di poter essere testimoni credibili del Suo amore in mezzo al suo popolo.

“Bramate sempre di divenir sante. Non è superbia il desiderare quel che desidera Gesù Cristo, il quale vorrebbe che divenissimo così santi come è santo il suo celeste Padre” (Scritti del Fondatore)


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ANNO PASTORALE

IN CATTEDRALE A PENNABILLI DOMENICA 27 SETTEMBRE

SI AVVIA IL NUOVO ANNO PASTORALE di mons. Elio Ciccioni* Terminato il periodo estivo, con le numerose esperienze educative e ricreative dei campi scuola parrocchiali (almeno per le realtà un po’ più grandi) e diocesani, la nostra Comunità Diocesana si prepara per l’inizio del nuovo Anno Pastorale, che a somiglianza di quello scolastico, riprende la proposta formativa e di educazione alla fede a tutto campo. E uno dei segni più significativi di questo inizio è la celebrazione solenne in Cattedrale, presieduta dal Vescovo, del mandato ai catechisti, agli educatori e a tutti gli operatori pastorali della catechesi, della carità e del servizio. Il gesto in sé è significativo certamente per l’incontro della Chiesa Diocesana con il proprio pastore, ma è soprattutto significativo per il suo contenuto: infatti il mandato del vescovo evidenzia in maniera particolare alcuni concetti: 1. la Chiesa è una famiglia, la famiglia dei figli di Dio, di cui fanno parte tutti i cristiani, i quali in forza del battesimo sono chiamati a dare il loro contributo fattivo, la loro collaborazione perché la Chiesa cresca e si edifichi nella carità e nell’unità. È così che insegna l’Apostolo Paolo: la Chiesa è il corpo di Cristo, di cui Lui è il capo e noi le membra, e ogni membro è chiamato a collaborare con le altre, perché si realizzi il bene di tutto il corpo. Ed è ancora l’Apostolo Paolo che ci aiuta a capire con il simbolismo dei carismi che lo Spirito distribuisce con

grande ricchezza a ciascuno, perché nella diversità si crei quell’unità d’intenti, quella sinfonia che dà armonia a tutto il corpo. 2. Proprio per questo, nella Chiesa nessuno, e meno che mai coloro che svolgono un ministero istituito o di fatto, lo esercitano a titolo personale. Nessuno nella Chiesa è libero battitore, ma ognuno è un mandato da Gesù, attraverso il Vescovo che ha il compito di discernere i carismi e di coordinarli. Per cui chi opera nella Chiesa sono soprattutto coloro che annunciano il Vangelo, attraverso la catechesi ai vari archi di età, (elementari, medie, giovani, adulti…)

LA CELEBRAZIONE DEL MANDATO DIVENTA UN MOMENTO DI PARTICOLARE IMPORTANZA PER TUTTA LA COMUNITÀ CRISTIANA, E TUTTI SONO CHIAMATI A PARTECIPARVI PER ESSERE RAFFORZATI NELLA FEDE, PER ESSERE CORROBORATI NEL LORO IMPEGNO, PER SENTIRSI REALMENTE PARTE DELLA GRANDE COMUNITÀ CHE È LA CHIESA. lo fanno non a titolo personale, ma mandati dal Vescovo a nome della Chiesa. 3. Se tutti i Ministeri sono importanti nella Chiesa, uno appunto riveste un’importanza particolare ed è quello del catechista (educatori, formatori alla fede, lettori, ecc.)

perché è attraverso l’annuncio della Parola di Dio che si realizza l’implantatio Ecclesiae, cioè la Chiesa si rivitalizza, si propaga nel mondo e rende possibile la conoscenza di Cristo e l’adesione a Lui. (San Paolo ai Corinti: «Guai a me se non annunciassi il vangelo»). Allora la celebrazione del mandato diventa un momento di particolare importanza per tutta la Comunità cristiana, e tutti sono chiamati a parteciparvi per essere rafforzati nella fede, per essere corroborati nel loro impegno, per sentirsi realmente parte della grande Comunità che è la Chiesa, per riscoprire che il Signore Gesù manda ciascuno di noi per essere, nonostante le nostre fragilità, suoi testimoni, annunciatori della sua parola di salvezza e operatori di carità, nel confronto di ogni fratello che incontriamo sul nostro cammino. Quindi l’appuntamento è per tutti in Cattedrale a Pennabilli il 27 settembre p.v. per celebrare assieme al nostro Vescovo, ai nostri Sacerdoti e a tutti i fratelli di fede le meraviglie che il Signore continua a operare per ciascuno di noi. All’inizio di questo nuovo Anno Pastorale, ci accompagnino la protezione di Dio e l’intercessione della B.V. Maria nostra Madre e Regina della nostra Diocesi di San Marino-Montefeltro. * Vicario generale

UNA “LETTERA A CHI CREDE NELLA FAMIGLIA” DI DON PAOLO GENTILI,

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na “Lettera a chi crede nella famiglia”: ad inviarla per chiedere di partecipare alla Veglia di preghiera per il Sinodo, organizzata dalla Chiesa italiana il 3 ottobre prossimo, alla vigilia della fase conclusiva, è l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. L’obiettivo è chiamare a raccolta il “popolo cattolico” – e non solo – per rispondere all’invito fatto dal Papa nella lettera inviata alle famiglie alla vigilia della prima fase del Sinodo: “Vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”. Per aderire all’iniziativa – un anno dopo l’analogo appuntamento promosso dalla Cei nella stessa piazza – basta convergere il 3 ottobre in piazza San Pietro, dalle 18 alle 19.30, oppure accendere una piccola luce sulla finestra della propria casa. Sul territorio, intanto, si stanno preparando per settembre incontri di preghiera “nello stile di Emmaus”, tra associazioni e carismi differenti. “Le famiglie illuminano il Sinodo”, lo slogan per partecipare con la preghiera, il 3 ottobre, all’esito di un’assise che si annuncia già storica per la Chiesa. A fare da sfondo, le catechesi di Papa Francesco sulla vita concreta e i “miracoli” delle famiglie, ma anche la recente profezia sulla famiglia pronunciata durante il viaggio in Ecuador: “Il vino migliore deve ancora venire”. Basta una piccola luce, per illuminare il buio che c’è.

COSÌ LE FAMIGLIE ILLUMINERANNO

Il cielo è chiamato a toccare la terra. “Stiamo attraversando un momento di grazia speciale: per la Chiesa italiana, ma anche per tutto

il mondo”. Ne è convinto don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia: “Dopo la doppia consultazione popolare, che ha notevolmente arricchito tutta la riflessione sinodale, e dopo la prima fase del Sinodo siamo giunti al capolinea, al momento decisivo dell’Assemblea. In questo momento, la richiesta di preghiera del Papa diventa ancora più forte, decisiva per accompagnare la luce speciale dello Spirito: è come se il cuore si allargasse fino agli estremi confini della terra, per portare linfa di nuova grazia alla vita delle famiglie. Il cielo è chiamato a toccare la terra, tornando al principio della Creazione – una coppia di sposi – per aiutarci a confrontarci con la Chiesa e con la società”.

Fiaccole e finestre accese. Fiaccole accese in piazza; finestre accese nelle case delle famiglie; gruppi ecclesiali che pregano insieme, molti anche con l’adorazione notturna. Come lo scorso anno. “È questo lo specchio della bellezza della famiglia in Italia”, dice Gentili: “Queste fiaccole, lungo quest’anno, hanno continuato ad essere accese e ora tornano ad accendersi, il 3 ottobre”. Cosa alimenta questa luce così speciale? “La consapevolezza che non esiste una famiglia perfetta, come ci ricorda continuamente il Papa. Esiste la fatica che le famiglie fanno continuamente per coniugare il Vangelo con la mancanza di lavoro, con la precarietà economica, con un lavoro che fagocita tutto il


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VERSO FIRENZE 2015

La Chiesa Diocesana accompagna con la preghiera i Padri Sinodali IN PROSSIMITÀ DEL SINODO SULLA FAMIGLIA L’APPELLO DEL SANTO PADRE È STATO ACCOLTO ANCHE DALLA NOSTRA DIOCESI: TUTTI I FEDELI SONO INVITATI A PREGARE PER QUESTO EVENTO ECCLESIALE IL VESCOVO HA CHIESTO LA PREGHIERA PER LA FAMIGLIA E I SACERDOTI CONSEGNERANNO AI FEDELI DELLE PROPRIE PARROCCHIE 18.000 ROSARI Fra gli altri appuntamenti importanti della Chiesa italiana, per questo primo scorcio di inizio dell’anno pastorale, c’è il Sinodo sulla Famiglia che si svolgerà nel mese di ottobre. Date l’importanza e le aspettative non solo fra i Sacerdoti, ma anche fra i fedeli, in modo particolare fra coloro che vivono situazioni irregolari dentro la Chiesa, il nostro Vescovo, facendo suo l’appello del S. Padre ha invitato tutti i fedeli a pregare per questo evento ecclesiale, perché i Vescovi siano illuminati nella ricerca e nella scelta di indicazioni e comportamenti per le Comunità cristiane le quali, pur mantenendo la fedeltà all’insegnamento del Vangelo, possano essere più misericordiose e accoglienti nei confronti delle Famiglie che vivono situazioni di grave sofferenza e disagio spirituale per la lontananza dalla Chiesa e dai sacramenti. D’altra parte, la ricerca di atteggiamenti di maggior misericordia, è più che mai opportuna in questo anno che il S. Padre ha voluto dedicato alla riflessione e all’accoglienza della misericordia di Dio verso le sue creature. Misericordia che non è solo

un atto di tenerezza, ma costituisce l’essenza stessa della natura di Dio. E in particolare il Vescovo ha chiesto la preghiera per la famiglia e alla Famiglia, con la proposta di recitare nel mese di ottobre il rosario o parte di esso in tutte le case. A tale scopo, ha chiesto ai Sacerdoti di regalare una corona a tutte le famiglie della Parrocchia, facendole recapitare da persone disponibili, perché tutti possano ricevere questo piccolo segno ed esso possa parlare non solo al cuore dei cristiani praticanti, ma anche al cuore delle persone di buona volontà. Per questo scopo sono arrivati in curia 18.000 rosari e già è stato predisposto tutto, perché i sacerdoti entro la Tre Giorni del Clero di settembre possano ritirarle e farle recapitare ai destinatari, perché con l’inizio del mese di ottobre si possa iniziare questa preghiera corale e insistente. Questa proposta, già illustrata dal Vescovo in varie occasioni di incontro con le Parrocchie, i Gruppi, le Associazioni, i Movimenti è stata accolta di buon grado da coloro che l’hanno ascoltata a riprova, come

sottolineava il Vescovo, che la devozione a Maria è molto sentita ed è ancora viva fra le nostre popolazioni. Onore a quei pastori che nel passato, con la parola e con l’esempio, hanno educato le nostre comunità a questo amore filiale verso la Madonna, strada sicura per non perdere la retta via che porta a Gesù. Ci sentiamo dunque tutti corresponsabili per questa iniziativa proposta dal nostro Vescovo e soprattutto ci sentiamo corresponsabili del cammino delle nostre famiglie in questo tempo in cui esse subiscono attacchi da ogni parte, con l’intento di distruggerle, consapevoli che la famiglia può essere ancora oggi l’unico baluardo contro una società che pretende di costruirsi senza Dio, snaturando ciò che Egli ha creato, nell’illusione di trovare la libertà e la gioia. Maria Ss.ma oggi, come già tante volte nel passato, è presidio e forza per sconfiggere il male e guidarci sulla via della salvezza. Affidiamoci a lei con la preghiera del Rosario che Ella stessa ha richiesto in tante circostanze e che la Chiesa ha sempre raccomandato. don elio Ciccioni

DIRETTORE DELL’UFFICIO CEI PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA “è venuta la proposta di dar vita a incontri di preghiera a settembre, sul territorio, tra associazioni e movimenti differenti, che insieme si mettono a pregare per le decisioni del Sinodo. Una ‘mensa familiare’, una sorta di antipasto al gustoso piatto che arriverà al momento della celebrazione finale dell’assise sinodale”. Perché “la preghiera non è soltanto un dialogo con Dio, ma un modo in cui ci si relaziona, ci si sente in comunione con il passo dell’altro, per aiutarsi a vicenda e ricreare lo spirito della comunità delle origini, condividendo fatiche e gioie al di là di ogni appartenenza”. Il 3 ottobre, la “comunione ecclesiale concreta” avrà la sua espressione più corale. “Abbiamo una grande necessità di far vedere la bellezza della famiglia che è in Italia, in unità”, ha detto il 25 giugno Galantino: “La nostra vera forza è rimanere ancorati alla realtà con la consapevolezza che la realtà è superiore all’idea: e la realtà è la famiglia”.

IL SINODO DEI VESCOVI tempo e talora oscura le relazioni familiari. Con la fatica di accogliere il terzo e il quarto figlio in una società che manca di autentiche politiche a favore della natalità e che non vede la famiglia come un dono prezioso. La fatica delle coppie di sposi a restare insieme o tornare insieme dopo la lacerazione degli affetti che sta incrinando sempre di più la famiglia e le famiglie. La fatica delle famiglie che quotidianamente incarnano il Vangelo, che sperimentano nella propria storia molte cadute ma anche la capacità di rialzarsi per forza della grazia: questo significa scoprire che il matrimonio è realmente un sacramento, un evento di grazia, e mostrare la forza di guarigione che scaturisce da esso”. Una cosa, per il direttore dell’Ufficio Cei, è sicura: “Il matrimonio non è per pochi o per i migliori: è per coloro che chiedono l’amore per sempre, implorandolo come dono del cielo. Come accompagnare questo ‘amore per sempre’ è la vera sfida, per il Sinodo”.

Associazioni e movimenti che pregano insieme. Il Sinodo, e la sua preparazione, è anche un momento di “comunione ecclesiale concreta”. Quello del 25 giugno scorso, in cui il segretario generale della Cei, monsignor nunzio Galantino, ha incontrato i responsabili nazionali dei movimenti, delle associazioni e dei nuovi movimenti – oltre 130 – per Gentili è stato “un incontro storico”: è da loro, infatti, che

“Il vino migliore deve ancora venire”. Don Gentili spiega la profezia ecuadoregna di Papa Francesco così: “Ormai la famiglia è diventata un autentico soggetto, non solo destinatario, della pastorale familiare: sempre più, verso di essa, stanno convergendo anche altri settori pastorali. Con il Sinodo, il Papa ci chiede di fare della famiglia più di un’attenzione: ci chiede di renderla una modalità con cui far rinascere l’intera Chiesa. Da questo Sinodo può rinascere non solo la famiglia, ma la Chiesa intera”. M. Michela nicolais (fonte Sir: www.agensir.it


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FESTE MARIANE IN DIOCESI

Pellegrinaggio all’Eremo della Madonna del Faggio NONOSTANTE IL MALTEMPO OLTRE 300 I PARTECIPANTI PARTITI DA BEN 28 LOCALITÀ DIVERSE. I PRIMI A METTERSI IN CAMMINO I PELLEGRINI PARTITI DA CORPOLÒ ALLE 19,45 DEL 15 AGOSTO La tradizionale festa della Madonna dell’Eremo del Faggio, domenica 16 agosto, si è svolta anche quest’anno nonostante il maltempo abbia creato non pochi disagi ed incertezze. I programmi e gli orari sono stati rispettati e gli oltre 300 pellegrini all’ora prevista sono arrivati ai piedi della grande Croce sui prati antistanti il santuario. Con loro anche il Vescovo Andrea partito di buon ora con il gruppo raccolto a Macerata Feltria. Filippo Di Mario che ormai tutti conoscono bene, come in passato è stato l’anima dell’iniziativa e nessuno, meglio di lui e dei suoi più stretti collaboratori, potrebbe parlarci di questa esperienza. Sentiamo cosa ha risposto alle nostre domande. Filippo, ci racconti com’è nata l’idea di questo grande pellegrinaggio? Nel 1991 io e Maria Moretti con un gruppo di giovani decidemmo di andare a piedi e senza soldi da Corpolò alla Madonna del Faggio. Questi, quando salirono i genitori a prenderli, non finivano più di raccontare la loro esperienza e le sensazioni provate dove videro la presenza del Signore Gesù risorto: dalla forza che ricevettero dall’Eucarestia alla Madonna di Pugliano, dalla Parola di Dio che illuminava i sentimenti contrastanti, del cibo inaspettato e abbondante, di come furono accolti da persone mai conosciute prima… Entusiasti. E testimoni fino ad oggi che la Provvidenza esiste davvero. Queste esperienze si susseguirono per anni. Su fronte di Carpegna nel 1995 durante una cena fra amici di Comunione e Liberazione venne fuori la proposta del Pellegrinaggio alla Madonna del Faggio coinvolgendo altri movimenti e realtà ecclesiali. Con Villagrande, Monteboaggine, Soanne, Carpegna, tanti altri paesi attorno sono custodi di centinaia di anni di pellegrinaggi e di devozione a questa Madonna, che rispetto alla allora città di Pennabilli poteva risultare “di periferia” come direbbe oggi Papa Francesco.

diamo un corollario preparato dalle stesse mani della Regina del Cielo. A parte Carpegna, Villagrande e Soanne, gli altri paesi dai quali si stanno dipanando le partenze, fino ad ora all’origine c’è stato sempre un incontro personale. A volte abbiamo bussato per anni prima che la porta si aprisse. Altre porte speriamo si aprano gli anni futuri.

Che lavoro hanno fatto i referenti che tu nomini tanto spesso e che hanno lavorato con te con tanto entusiasmo? Innanzitutto il rapporto con il Vescovo è stato corroborante. Tutti gli incontri con i parroci, poi gli appelli alla fine delle Sante Messe. I percorsi da provare. Ferruccio, sempre con qualcun altro, è quello che finora ha battuto più strade. Roberto e Cristina a preparare e montare i cartelli, ecc. E i Referenti? Quasi tutti pescati attraverso degli incontri personali e occasionali, ma con l’occhio sul galleggiante! Anche vari pellegrini sono stati contattati per le strade, nei bar, fra i parenti, gli amici… Qualcuno ci ha perfino detto: “Ma che fate, fermate la gente come fanno i Testimoni di Geova?”. Di fatto intrave-

Il problema del tempo o meglio del maltempo che ha imperversato in quei giorni vi ha preoccupato? A chi ci consigliava di non rischiare per le pesanti piogge in arrivo rispondevamo: Se la Madonna non fermerà la pioggia diremo: MEGLIO, COSÌ CAMMINEREMO AL FRESCO! Il giorno 20, giovedì sera l’incontro a Soanne con una sessantina di Referenti è stato formativo ed è terminato con una bella cena. Ognuno aveva tante cose da raccontare. Chi non è venuto è perché aveva un serio impegno precedente. Alcuni di questi hanno mandato uno scritto. Veramente la pioggia non ci ha fermati, al contrario ci ha rafforzati. Perché la cosa più importante non è il numero delle persone che partecipa alla Camminata del Risveglio, ma quanti di coloro che partecipano vengono raggiunti da una Parola e toccati dalla Grazia. Sappiamo che in mezzo a tanta gente che lo tocca Gesù avverte solo la presenza di una donna che, sofferente da 12 anni, consapevole del suo profondo bisogno, lo tocca con la fede (Lc 8,42-48). Il Vescovo è arrivato alle 03.45 accolto da don Graziano per pregare e a inaugurare la partenza da Macerata Feltria con una trentina di pellegrini provenienti anche da Mercatale con don Emilio. Non solo i pellegrini di Macerata e Pietrarubbia hanno gioito della sua presenza, ma negli ultimi chilometri, con vedute da incanto che si aprivano dovunque uno si girasse, tutti hanno potuto “annusare” e ascoltare che il Pastore aveva “l’o-dore e il belato delle pecore” perché era stato tutto il tempo in mezzo a loro! le tante esperienze personali dei pellegrini saranno ricchezza per tutti, anche per quelli che non hanno potuto partecipare alla Camminata del risveglio o ai diversi incontri fatti con i tuoi collaboratori. Per l’esperienza annuale alla croce, tre anni fa venne chiamata una giovane famiglia del Cammino Neocatecumenale con sette figli in missione in Cina (il padre di lei è di Montecerignone); l’anno scorso una famiglia della Comunità “Papa Giovanni XXIII” che oltre ai suoi 4 figli naturali ne ha adottati al-


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FIRENZE 2015

Veerso il Convegno di Firenze

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Carissimi,

DXJXUR D WXWWL XQD JLRLRVD ULSUHVD SDVWRUDOH GRSR O¡HVWDWH &¡q LQ ,WDOLD - ma anche San Marino è interessata - una grande attesa verso il V Convegno HFFOHVLDOH ´)LUHQ]H ¾ Invito tutti, sacerdoti e laici, giovani e adulti a ffaare posto a questa importante convocazione nella Chiesa italiana. Il Convegno di Firenze (9(9 13 novembre 2015) si propone di fare LO SXQWR VXOOD HPHUJHQ]D HGXFDWLYD FRQ TXDOL FDUDWWHUL VL PDQLIHVWD WDOH HPHUJHQ]D" /¡H mergenza educativa che cosa domanda agli educatori? Quali risposte siamo in grado di dare? Quali esperienze possiamo mettere in circolazione o condividere? 6L EDGL EHQH OD VILGD QRQ q LQWRUQR D TXHVWR R TXHOO¡DVSHWWR GHOO¡HGXFD]LRQH PD LQYHVWH O¡LGHD VWHVD GL ´XRPR¾ /D FRPXQLWj FULVWLDQD KD LQ SURSRVLWR HVSHULHQ]H H LGHH GD RIIULUH LQVLHPH DG XQD OXQJD WUDGL]LRQH H DG XQ ULWURYDWR VODQFLR GD PHWWHUH LQ FDPSR ´,Q *HV &ULVWR LO QXRYR XPDQHVLPR¾ 6X )LUHQ]H VL q VFULWWR H SDUODWR PROWR PD O¡RQGD GL preparazione probabilmente non è ancora arrivata a lambire le comunità , i gruppi, i singoli. Ho stabilito, pertanto, che in ogni vicariato si tenga, nel prossimo settembre, un ´SUH-FRQYHJQR¾ GL VWXGLR H GL UDFFROWD GL HVSHULHQ]H ,QYLWR WXWWL D VHJQDUH LQ DJHQGD JLRU ni e orari. Ho cercato di tenere conto, per quanto possibile, delle esigenze di tutti e a tutti chiedo di aderire cordialmente, se necessario sospendendo qualche altra attività . Queste le date: 21 settembre nel vicariato Valmarecchia, 22 settembre nel vicariato San Marino, 23 settembre nel vicariato Val Conca/Val Foglia. Mi rendo conto, con voi, della molteplicità delle proposte e degli stimoli che impegnano il nostro cammino pastorale (Sinodo sulla famiglia, Anno Santo, studio della nuova EnciFOLFD $QQR GHOOD YLWD FRQVDFUDWD HFF 1RQ VXELDPR PD YLYLDPR WXWWR FRPH XQ¡RSSRU tunità . Poi torna lo svolgimento della pastorale ordinaria, ma sarà certamente arricchita. I frutti si raccolgono con un lavoro paziente, costante, sistematico. Sul Montefeltro e attraverso altre ffo orme di comunicazione riceveremo inf nffo ormazioni piÚ precise. Vi benedico di cuore

+ Andrea Turazzi

VICARIATO VAL MARECCHIA 21 SETTEMBRE - NOVAFELTRIA

VICARIATO SAN MARINO 22 SETTEMBRE - DOMAGNA AN NO

VICARIATO VAL CONCA-V VAL FOGLIA 23 SETTEMBRE - CA ARP RPEGNA


MONTEFELTRO LUOGHI, PERIFERIE, FRONTIEREÂŤ LE CINQUE VIE VERSO L¡UMANITĂ€ NUOVA

I CONVEGNI ECCLESIALI Il primo si svolse a Roma nel 1976 sul tema Evangelizza-

zione e promozione umana. Poi

seguirono: 1985 Loreto (AN) Ri-

conciliazione cristiana e comunitĂ degli uomini; 1995 Palermo Il Vangelo della caritĂ per una nuova societĂ in Italia; 2006 Verona Testimoni di GesĂš risorto, speranza del mondo.

Il tema di ogni Convegno ha incrociato di volta in volta quello degli Orientamenti pastorali forniti dalla CEI per il decennio entro cui il Convegno stesso si collocava: Evan-

gelizzazione e sacramenti per il primo decennio DQQL , quindi Comunione e co , munitĂ DQQL

Evangelizzazione e testimonianza della caritĂ (anni , Comunicare

il Vangelo in un mondo che cambia (2000-2010) ed Educare alla vita buona del Vangelo

per il decennio in corso.

II

FIRENZE 2015

LA PERSONA AL CENTRO 4XHOOD FKH DYHWH ILQLWR GL VIRJOLDUH q O¡XOWLPD VFKHGD LQ SUHSDUD]LRQH DO &RQYHJQR HFFOHVLDOH GL Firenze. Rivolgo il nostro grazie ai cinque delegati che parteciperanno come nostri rappresentanWL *UD]LH SHU O¡LPSHJQR FKH KDQQR SURIXVR QHOOR VWHQGHUH LQ PDQLHUD FRQFLVD H VHPSOLFH O¡HFFH denza dei contenuti, perchÊ potessero raggiungere il maggior numero di persone. Ma quale contributo potranno portare a Firenze? Certamente il frutto del loro studio e delle loro osservazioni, ma hanno bisogno, soprattutto, del QRVWUR DSSRUWR 6ROR FRVu VDUDQQR ´GHOHJDWL¾ D SLHQR WLWROR H IDUDQQR FLUFRODUH L QRVWUL SHQVLHUL H le nostre esperienze di nuova umanità . $ YROWH D PRWLYR GHOO¡DELWXGLQH H IRUVH DQFKH SHU XQD VWUDQD PRGHVWLD QRQ FL UHQGLDPR FRQWR della ricchezza di ideali che abbiamo in cuore e delle realizzazioni che con pazienza e fedeltà VDSSLDPR DWWXDUH 6L SHQVD GHEEDQR HVVHUH SHU IRU]D ´FRVH JUDQGL¾ PDJDUL GD WHOHJLRUQDOH PD GREELDPR ´PHWWHUH VXO OXFHUQLHUH¾ OD WUDPD FKH FDUDWWHUL]]D OD QRVWUD YLWD H OH QRVWUH FRPXQLWj servizio, impegno educativo, difesa della vita, accoglienza, cura delle relazioni, attenzione ai piÚ SLFFROL H DL GLVDELOL 6H LQ DOWUL VHFROL OD FRPXQLWj FULVWLDQD VL q HVSUHVVD QHOO¡LQQDO]DUH JUDQGL FDW tedrali, oggi non di meno innalza vere e proprie cattedrali della carità . 1RQ q VHFRQGDULD SRL OD WHVWLPRQLDQ]D GHOOD VSLULWXDOLWj ´1RQ GL VROR SDQH YLYH O¡XRPR ¾ ,Q ULIHULPHQWR DOO¡DWWXDOH VLWXD]LRQH FXOWXUDOH HG HGXFDWLYD LO YHVFRYR $QGUHD VL HVSULPH FRVu ´Siamo minoranza, eppure custodi e portatori di un messaggio e di una speranza che interpretano il cuore umano H LQWHUORTXLVFRQR IHOLFHPHQWH FRQ O¡LQWHOOLJHQ]D¾ ( SURVHJXH ´Ci è chiesto di parlare al cuore di Gerusalemme (cfr. Is 40,2). Le parrocchie con la diocesi, la diocesi con la Chiesa italiana, partecipano alla elaborazione di un JLXGL]LR VXOOD UHDOWj VL LPSHJQDQR VXO œSURJHWWR XRPR¡ VXOO¡HGXFD]LRQH VXOOD ULFHUFD GHO EHQH FRPXQH 2IIURQR insieme, una presenza significativa, amica e collaborativa in vista di una maturazione culturale e spirituale di tutti. Il cantiere è aperto su tre fronti. Il primo: FKLDULUH ULODQFLDUH H SURFODPDUH LQ FKH FRVD FRQVLVWH O¡XPDQHVLPR FRQWUR WXWWH OH QHJD]LRQL WHRULFKH H SUDWLFKH GDQGR VROLGLWj DO QRVWUR SHQVLHUR ULJXDUGR DOO¡humanitas e contrastando le idee che riteniamo sbagliate. Il secondo: FRQVLGHUDUH LQ *HV LO PRGR GLQDPLFR GL HVVHUH XPDQLWj SLHQDPHQWH UHDOL]]DWD /¡Ecce homo di 3LODWR QRQ q DOWUR FKH OD SLHQH]]D GL XPDQLWj FKH VL VSHULPHQWD QHOO¡HVVHUH GRQR H QHO œYLYHUH SHU¡ Il terzo: LO FULVWLDQR FUHVFH LQ XPDQLWj QHOO¡andare verso ed è costruttore di un nuovo umanesimo. La persona XPDQD q DO FHQWUR GHOOD YLWD H GHOOD PLVVLRQH GHOOD &KLHVD¾ Gli ambienti che frequentiamo - OD IDPLJOLD OD VFXROD OD FLWWj LO ODYRUR O¡XQLYHUVR GLJLWDOH H OD rete - VRQR GLYHQWDWL TXHOOH ´SHULIHULH HVLVWHQ]LDOL¾ FKH VL LPSRQJRQR DOO¡DWWHQ]LRQH GHOOD &KLHVD LWDOLDQD TXDOL SULRULWj SHU DFFRJOLHUH O¡XUJHQ]D PLVVLRQDULD GL *HV Tale attenzione può realizzarsi lungo cinque vie, suggeriteci da Papa Francesco nella sua lettera ´(YDQJHOLL *DXGLXP¾ FKH SRVVLDPR ULDVVXPHUH FRVu USCIRE - per non correre il rischio della inerzia e per liberare la famiglia, la comunità e il cuore dalla rassegnazione e dal peso di un futuro già scritto. ANNUNCIARE - SHUFKp F¡q ELVRJQR GL SDUROH GL JHVWL H GL SHUVRQH FKH VDSSLDQR LQWHUYHQLUH LQ una cultura che svuota di senso e di significato anche le parole piÚ dense. ABITARE - per continuare ad essere una comunità che ripensa come essere una Chiesa per i poveri, con i poveri, povera. EDUCARE - SHU ULFRVWUXLUH OH ´JUDPPDWLFKH HGXFDWLYH¾ H LPPDJLQDUH ´QXRYH VLQWDVVL¾ TRASFIGURARE - FLRq DVVLFXUDUH OD ´TXDOLWj GHOOD YLWD FULVWLDQD¾ VHQ]D GLPHQWLFDUH FKH FKL DPD QHOOD FDULWj DPD 'LR QHOO¡XRPR H O¡XRPR LQ 'LR A conclusione di questa pagina citiamo un passaggio interessante della Traccia: Fare del discernimento il nostro stile ecclesiale non è impossibile, benchÊ impegnativo. Torniamo alla scuola di GesÚ, per esempio al suo ministero per le vie della Galilea. Esso si delinea in SRFKL PD HVVHQ]LDOL WUDWWL FKH OR YHGRQR FRQFHQWUDWR VXOO¡XQLFD FRVD QHFHVVDULD Š0LR FLER q IDUH la volontà del Padre: cf. Gv 4,34). La tipica giornata (come, per esempio, a Cafarnao) si struttura su precise operazioni: dedicarsi al OHJDPH LQWLPR FRQ LO 3DGUH QHOOD SUHJKLHUD QRQ GLVSHUGHUH LO SULPDWR GHOO¡DQQXQFLR GHO 5HJQR confermare con autorità questo annuncio, grazie alla cura delle persone (il perdono, la guarigioQH OD ULYHOD]LRQH GHO YROWR PLVHULFRUGLRVR GHO 3DGUH QRQ ODVFLDUVL LPSULJLRQDUH GDOO¡RUGLQDULHWj PD WHQHU GHVWD O¡XUJHQ]D GHOOD PLVVLRQH ,PSOLFLWDPHQWH TXHVWR VWLOH GLVHJQD XQ SHUFRUVR GL XPD LWj ´L LW ¾ G OO¡ L G OO 6 L LW


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FIRENZE 2015

EDUCARE

LUOGHI, PERIFERIE, FRONTIEREÂŤ LE CINQUE VIE VERSO L¡UMANITĂ€ NUOVA

PER PAR ARTI T RE Agosto 2015, Campo diocesano per le famiglie: Chiara e Sandro intervengono per raccontare OD SURSULD HVSHULHQ]D GL JHQLWRUL H VSRVL GL IURQWH DOOH SUREOHPDWLFKH GHOO¡HGXFD]LRQH DOO¡DIIHWWL YLWj HG DOOD VHVVXDOLWj /¡DUJRPHQWR q GL JUDQGH DWWXDOLWj HG LQFRQWUD O¡LQWHUHVVH GHL JHQLWRUL SUH senti, preoccupati dalla pressione sempre piÚ forte a cui i giovani sono sottoposti da parte delOD FRUUHQWH PHQWDOLWj GHO ´FRQVXPR¾ H GHO ´JHQGHU¾ /¡LQFRQWUR SURFHGH D ULWPR VHUUDWR GR mande, richieste di chiarimenti, considerazioni a voce alta sulle leggi in corso di approvazione e su quanto accade nelle scuole. $O WHUPLQH GHOO¡LQFRQWUR L JHQLWRUL KDQQR JLj LQ FDQWLHUH DOFXQH LGHH SHU GDUH FRQFUHWH]]D D TXHVWD DWWHQ]LRQH HGXFDWLYD FRVWLWXLUH XQ¡pTXLSH FDSDFH GL SUHVHQWDUH DGHJXDWDPHQWH TXHVWL argomenti a giovani e giovanissimi delle parrocchie e dei gruppi associativi; proporre alle scuole (dopo una formazione adeguata) un percorso di educazione affettiva e sessuale ispirato da XQD YLVLRQH GHOO¡XRPR FULVWLDQD H SLHQDPHQWH OLEHUDQWH ´IDUH UHWH¾ WUD OH IDPLJOLH SHU YLJLODUH su proposte scolastiche non condivisibili.

PER IL CONFRONTO Vanngelo ddii Marco 1,21 Giunsero a Cafarnao e subito GesÚ, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli inffatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Conciliio Vaticano IIII, Gravissimum educationis, n. 1 Tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età , in forza della loro dignità di persone, hanno il diritto inalienabile a una educazione che risponda al proprio fine, convenga alla propria indole, alla diffferenza di sesso, alla cultura e alle tradizioni del loro paese, e insieme aperta a una fraterna convivenza con gli altri popoli al fine di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra. La vera educazione però deve promuovere la formazione della persona umana sia LQ YLVWD GHO VXR ILQH XOWLPR VLD SHU LO EHQH GHOOH YDULH VRFLHWj GL FXL O¡XRPR q PHPEUR H LQ FXL divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere. Letterra ddel el Vescovo And nddre rea aaggli studdenti, 10 maggggio 2015 Consentitemi di confidarvi LA SCUOLA CHE VORREI. Riassumo con cinque parole. Accooglienza: vorrei una scuola in cui si è accolti per quello che si è e in cui si impara ad accoglieUH JOL DOWUL XQ OXRJR QHO TXDOH RJQXQR q YDORUL]]DWR FRPH ´SHUVRQD¾ DO GL Oj GHOOD SHUIRUPDQFH dove non si conta per i voti ma per quello che si è; incontro: sogno una scuola capace di mettere in luce le risorse di ciascuno e di riconoscere e di rispettare i diritti dei piÚ deboli, dove si proYDQR OR VWXSRUH H O¡LQFDQWR GHOOD EHOOH]]D scooperrta: auspico una scuola in cui si scoprano i propri talenti e la ricchezza racchiusa in ogni cuore e in ogni intelligenza; uno spazio educativo dove la luce e il clima che si respira fanno sbocciare e dischiudere i germi presenti in oggni persona; im mpegno: ognuno va a scuola consapevole di fare una scelta libera di impegno nella convinzione che il sacrificio è un investimento per il futuro e per affrontare le sfide della vita; ciittadinanza: augguro alla scuola di essere un luogo in cui si impara a diventare cittadini, ad approfondire le ragioni della convivenza e la convivenza delle ragioni; dunque una scuola inclusiva, laboratorio di reciprocità e di accoglienza.

PER RIFLETTERE 6RQR DWWHQWR DOO¡HGXFD]LRQH GHL PLHL IDPLOLDUL H DL ´VDQL YDORUL¾ FKH OD WUDGL]LRQH RIIUH e ripropone con termini sempre nuovi? Quali sono i contesti educativi nei quali la nostra comunità offfrre una proposta? 2JJL q PROWR DYYHUWLWD O¡XUJHQ]D GL XQD HGXFD]LRQH DOO¡DIIHWWLYLWj DO JHQHUH HG LQ SDU ticolare alla sessualità . Pensiamo ad una iniziativa, chiarendo le finalità , i destinatari, il contenuto della proposta, i tempi e gli operatori impeggnati.

(Dalla Traccia Firenze 2015)

Il compi piito p piiÚ urrgente diventa ed ducarre a scellte ressponsab bili. Di frronte on ag onte gli ed ducatori crriistiiani, come pu ure a tutti gllii uomiini di buona volontà , si prresentaa, peertaanto, la sfiida di contrras astaare O¡DVVLPLOD]LRQH SDVVL va di modelllli ampiamente divullgati e di VXSHUDU DUH O¡LQFRQVLL-stenzaa, pro omuovend do la caapaciità di pensarre H O¡HVHUFL]LR FULWLFR deella rag agione. /¡HPHUJHQ]D HGXFDWL dii va è sotto glli occhi d do dig giitatutti. Il mond lizzato e semprre piÚ ´WHFQLFR¾ DSUUHH SUR spettive inedite non soltaanto nt sul frronte deella ricerrca ma anche neelle sue ap ppllicaziionii. La cu ulturra si vuolle affrrancarre in modo d diisinvollto da quallsias a i trrad diziione e daai val valori ori d daa esse veiicollatti, ritenendolli superrab a ili e obsoletii; la pover errtà semprre piÚ estesa rischia di al alimentarre modeelli che causano miisserria umana e peerdita di di dignità . Attrraveerso llaa cu ultuUD GHOO¡LQFRQWUR H non deello scontrro)), del rico de cor orrdo d d del ellle trradiziioni, si svolge la VIILLGD GHOO¡HGXFD]]LRQH di oggiii.. La rellazzione, il recu upe pero deellla cosciienzaa, la formazzione deeglli ad dulltii, diventaano oggi og le prriorità .


MONTEFELTRO LUOGHI, PERIFERIE, FRONTIEREÂŤ LE CINQUE VIE VERSO L¡UMA AN NITĂ€ NUOVA

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FIRENZE 2015

TRASFIGURARE ARTI T RE PER PAR

(Dalla Traccia Firenze 2015)

Esiste un rap pporrto intrrinseco frraa fede e caarità à , dove si essprrime il senso deell misterro: il diviino trraaaVSDUH QHOO¡XPDQR H questo si trrasfi figur gurra in quelllo. Senza la prreghierra ed i saccraa menti la la caarità si svuoterrebbe a solo ´DWWHJJLDPHQWR GL DPRUH¾ ILLOODQWURSLD incapace di dar darre signifiicato aallla comu unione frraterrna. La viia deella pienezza umaana mantiiene il in GesÚ Crristo il compiimento perrchÊ prrosegue neella conviinzzione che lo S Spipirito che lo guidò è in azzione neella nostrra storia, peer aiutarrci ad esserre giià qu ui uomini e donne come il Pad dre ci ha immag ginato e vo oluto neellla crreaaziione. A QRL ´SRSROR GHOOH EHDWLWWX XGLQL¾ q FKLH sto di operrar arre ne nell mond do, sotto lo sguar guardo d del el Pad dre, prroiiettaand docci nel nel futu uro mentrree viviiamo il prresente con tutte le sue sfiide e le sue prromesse, con iill caarico d del el peccato e la spinta allla converrsione. one

´, &ULVWLDQL Qp SHU UDJLRQH Qp SHU YRFH Qp SHU FRVWXPL VRQR GD GLVWLQJXHUH GDJOL DOWUL XRPLQL Inffatti, non abitano città proprie, nÊ usano un gergo che si diffferenzia, nÊ conducono un genere di vita speciale. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figgli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieUL H GDL JUHFL SHUVHJXLWDWL H FRORUR FKH OL RGLDQR QRQ VDSUHEEHUR GLUH LO PRWLYR GHOO¡RGLR¾ (Letterra a Diooggneto, V V² ² II II secolo)

PER IL CONFRONTO Vanngelo ddii Lucaa 9,33-36 Š3LHWUR GLVVH D *HV ´0DHVWUR q EHOOR SHU QRL HVVHUH TXL )DFFLDPR WUH FDSDQQH XQD SHU WH XQD SHU 0RVq H XQD SHU (OLDÂľ (JOL QRQ VDSHYD TXHOOR FKH GLFHYD 0HQWUH SDUODYD FRVu YHQQH XQD QXEH H OL FRSUu FRQ OD VXD RPEUD $OO¡HQWUDUH QHOOD QXEH HEEHUR SDXUD ( GDOOD QXEH XVFu XQD YRFH FKH GLFHYD ´4XHVWL q LO )LJOLR PLR O¡HOHWWR DVFROWDWHOR Âľ $SSHQD OD YRFH FHVVz UHVWz *HV solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano vistoÂť. Sacrrosanctuum Conciliuum 2 Š/D OLWXUJLD PHGLDQWH OD TXDOH VRSUDWWXWWR QHO GLYLQR VDFULILFLR GHOO¡HXFDUHVWLD VL DWWXD O¡RSHUD della nostra redenzione, contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e PDQLIHVWLQR DJOL DOWUL LO PLVWHUR GL &ULVWR H O¡DXWHQWLFD QDWWX XUD GHOOD &KLHVDÂť. Papa F Fran rancesco - Angelus del 16 marzo 2014 ÂŤDa questo episodio della Trasfigurazione vorrei cogliere due elementi signifficativi, che sintetizzo in due parole: salita e discesa. Noi abbiamo bisogno di andare in disparte, di salire su una montagna in uno spazio di silenzio, per trovare noi stessi e percepire meglio la voce del Signore. 0D QRQ SRVVLDPR ULPDQHUH Ou /¡LQFRQWUR FRQ 'LR QHOOD SUHJKLHUD FL VSLQJH QXRYDPHQWH D ´VFHQGHUH GDOOD PRQWDJQDÂľ H ULWRUQDUH LQ EDVVR QHOOD SLDQXUD GRYH LQFRQWULDPR WDQWL IUDWHOOL appesantiti da fatiche, malattie, ingiustizie, ignoranze, povertĂ materiale e spirituale. A questi QRVWUL IUDWHOOL VLDPR FKLDPDWL D SRUWDUH L IUXWWL GHOO¡HVSHULHQ]D FKH DEELDPR IDWWR FRQ 'LR FRQGL videndo la grazia ricevuta. E questo è curioso. Quando noi sentiamo la Parola di GesĂš, ascoltiaPR OD 3DUROD GL *HV H O¡DEELDPR QHO FXRUH TXHOOD SDUROD FUHVFH ( VDSHWH FRPH FUHVFH" 'DQGR OD DOO¡DOWUR /D SDUROD GL &ULVWR LQ QRL FUHVFH TXDQGR QRL OD SURFODPLDPR TXDQGR QRL OD GLDPR agli altri! E questa è la vita cristiana. Ăˆ una missione per tutta la Chiesa, per tutti i battezzati, per tutti noi: ascoltare GesĂš e offrirlo agglili altriÂť.

PER RIFLETTERE 6R HVSULPHUH FRQ XPLOWj PD DQFKH FRQ IHUPH]]D OD PLD IHGH QHOOR ´VSD]LR SXEEOL FRÂľ VHQ]D DUURJDQ]D PD DQFKH VHQ]D IDOVL SXGRUL H SDXUH" Come si presenta la vita liturgica e sacramentale nella nostra comunitĂ ? Ăˆ uno spazio di gratuitĂ e di bellezza, di fedeltĂ ed attenzione alla vita, nel quale il PLVWHUR FHOHEUDWR LQFRQWUD UHDOPHQWH O¡HVLVWHQ]D GL FRORUR FKH IUHTXHQWDQR OH QRVWUH assemblee liturgiche? Consideriamo le nostre liturgie: come vengono preparate? Come coinvolgono la comunitĂ presente? Quali i punti deboli? Quali scelte per migliorarle?


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FESTE MARIANE IN DIOCESI

tri 3 con problemi; quest’anno è toccato a padre Elia, benedettino a Pieve di Carpegna. Con il suo accento americano ha dato gloria a Dio raccontando con gratitudine la gioia di aver ritrovato la Chiesa Cattolica dopo 28 anni di sofferto vagabondaggio. Poi ci ha sorpreso perché aveva preparato una canzone che dopo averla spiegata prendendo la chitarra l’ha cantata in inglese (speriamo che tanti, soprattutto i giovani, possano averla salvata sui loro cellulari). Le parole mettono in risalto la preziosità del Montefeltro, dove sono passati San Francesco, San Giovanni da Copertino, Dante (San Gaspare del Bufalo, San Daniele Comboni, il Beato Matteo da Bascio, Il Beato Orazio Olivieri di Pennabilli, e una moltitudine immensa di cristiani che, pur con le loro meschinità, hanno accettato la vita come un dono da far fruttificare anche in mezzo alle guerre e gli innumerevoli sacrifici). Il canto è intitolato: La Commedia Divina.

Cos’altro ti ha colpito che desideri raccontare ai nostri lettori? Alla proposta di coinvolgere i SINDACI da dove partono le camminate ci siamo arrivati dopo un lungo percorso che Dio ha fatto prima dentro di noi. Capendo che dobbiamo prepararci all’entrata in campo dell’Islam, è bene renderci conto della preziosità di essere arrivati alla separazione tra Chiesa e Stato. Le posizioni, pian piano e con fatica, da entrambe le parti si stanno chiarendo e i tempi sono maturi per guardarci in faccia con la gioia di aver ritrovato un fratello. Che gioia abbracciare, dopo 50 anni, il sindaco Luigi Cappella che ha inaugurato il lungo percorso da Casteldelci fino alla Madonna del Faggio con i primi sette apripista. Che emozione vedere Lorenzo Valenti Sindaco di Pennabilli fra gli altri pellegrini. Così ci ha rallegrato vedere il vice sindaco di Villagrande fra i pellegrini di Monteboaggine. Questo non significa voler esprimere giudizi sulle persone o sulle loro posizioni politiche! Oltre a due Capitani di Castello, pellegrini da San Marino, c’erano anche altre personalità politiche in incognito, fra le quali il parlamentare Arlotti di Sant’Ermete. A cura di Francesco Partisani

Festeggiata domenica 16 agosto la Madonna di casa a Sant’Agata Feltria Con tutte le feste che vengono celebrate in onore di Maria durante l’anno e particolarmente in estate, tra San Donato, Maiano, il Soccorso, San Girolamo e ai Cappuccini, possiamo ben dire che la Madonna a Sant’Agata Feltria è di casa. Quest’anno poi, con la tradizionale festa quinquennale della “Madonna dei Cappuccini” i santagatesi hanno fatto il pieno di grazie e benedizioni. Maria non ha mosso gli occhi come ha fatto più volte nel 1797-1798 e nel 1850, ma ha mosso gli animi con tanta sentita partecipazione sia al triduo del 13-15 agosto predicato da padre Egidio Monzani, frate conventuale di Ravenna, sia alla grande festa del 16. Quel giorno perfino il nostro carissimo Vescovo Andrea, nonostante la maratona del pellegrinaggio notturno alla Madonna del Faggio sul monte Carpegna, ha voluto partecipare con la S. Messa e la processione del pomeriggio alle quali hanno partecipato tantissimi fedeli. Ringraziamo di cuore quanti ci sono sempre vicini con la preghiera e se c’è stato un inizio di conversione auguriamo che diventi sempre più profonda e perseverante nella testimonianza della fede. Fra Giacomo e Sergio


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PASTORALE SCOLASTICA E CULTURA

COINVOLTI STUDENTI, INSEGNANTI E GENITORI A SAN MARINO E NEL MONTEFELTRO

GIORNATA DELLA SCUOLA IN DIOCESI di don Gabriele Mangiarotti* C’è un proverbio che dice: «Cavallo vincente non si cambia». L’anno scorso abbiamo iniziato l’esperienza della «giornata della scuola», organizzata dalla Diocesi e rivolta a studenti, genitori ed insegnanti ed è stata una esperienza ritenuta positiva da tutti. Sia per indicare l’attenzione della Chiesa diocesana al problema educativo e il profondo rispetto per chi opera nel mondo della educazione, sia perché ha posto l’accento sulla necessità di appropriarsi di responsabilità che ci competono, sostenendo l’impegno di chi sta collaborando nel più gravoso ed entusiasmante compito di introdurre i giovani alla pienezza della loro vita. Così anche quest’anno abbiamo deciso di ripetere l’esperienza, coinvolgendo in questo cammino tutti i protagonisti della proposta educativa. Ed ecco che cosa ne è nato. Due iniziative. La prima si rivolge ai giovani della scuola superiore e l’altra a insegnanti e genitori di ogni classe. Dobbiamo tenere conto del fatto che l’approvazione della «buona scuola» nel contesto culturale e sociale in cui viviamo richiede una particolare vigilanza. Abbiamo sentito spesso citare quanto Papa Francesco dice a proposito della scuola. Ricordo solo uno dei tanti suoi richiami: «Vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in

un campo di rieducazione”». È questa la ragione che ci ha fatto pensare di proporre ai giovani uno spettacolo teatrale che ripropone la figura eroica dei giovani della «Rosa Bianca». Ecco di che cosa si tratta: «Lo spettacolo “Foglie della Rosa Bianca”, messo in scena dal Teatro dell’Aleph, vuole riportare alla memoria la storia dei giovani aderenti al movimento, Hans e Sophie Scholl, e di tutti quelli che insieme a loro seppero opporsi con coraggio al regime nazista fino al sacrifi-

IL PROF. EZIO ACETI CI AIUTERÀ A COMPRENDERE, ATTRAVERSO UN SERRATO CONFRONTO, IL CAMMINO EDUCATIVO ALLA AFFETTIVITÀ, COSÌ URGENTE NEL CONTESTO DELLA SOCIETÀ DI OGGI, INVASA DA TEORIE SUL GENDER (CHE ANCORA PAPA FRANCESCO DEFINISCE «UNO SBAGLIO DELLA MENTE UMANA») E DA UN CONFUSO SENSO DELLA LIBERTÀ. PER AIUTARE TUTTI A VIVERE DA PROTAGONISTI IN QUESTO MONDO. cio della vita in nome della libertà. Il 22 febbraio 1943, infatti, tre giovani studenti appartenenti al gruppo di resistenza tedesco la Rosa Bianca, Sophie ed Hans Scholl e l’amico Christoph Probst, furono arrestati per aver distribuito volantini antinazisti (le “foglie” della rosa bianca) che invitavano i tedeschi ad una resistenza passiva contro il regime. Processati e condannati in quanto ritenuti colpevoli di alto tradimento, furono giustiziati con la ghigliottina il giorno stesso. All’uomo della Gestapo che conduceva l’interrogatorio Sophie disse: “Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!”. Le ultime parole del fratello Hans davanti alla ghigliottina furono “Viva la Libertà”. Lo spettacolo introduce alla scoperta del cuore di Hans e Sophie Scholl, mostrandoci il loro indomabile desiderio di

vita che neppure il drammatico contesto del nazismo e della guerra poté soffocare. Ci parla della “Rosa Bianca”, un gruppo di giovani tedeschi uniti dall’amicizia, da un profondo senso religioso e dall’amore per la libertà. Ci narra la storia di due fratelli che chiedevano libertà per quello stesso popolo tedesco in nome del quale fu emessa la loro sentenza di morte. Lo spettacolo si apre nel momento in cui Hans e Sophie Scholl attendono di sentire pronunciare la loro condanna. Sophie, voltandosi verso gli spettatori interrompe la linea del tempo e, rivolgendo loro la parola, li introduce in un lungo flash back che li accompagnerà a rivivere le motivazioni e le scelte attraverso le quali alcuni giovani studenti tedeschi siano arrivati a maturare la decisione di mettere la loro vita al servizio della verità e della libertà, sapendo di rischiare anche la morte. Dopo aver ripercorso con i protagonisti le tappe principali di questa presa di coscienza e di posizione, il pubblico sarà ricondotto all’inizio ed assisterà con empatia alla condanna a morte dei due giovani, l’eco delle parole e delle speranze dei quali continuerà a risuonare in loro». Mentre per gli adulti il prof. Ezio Aceti ci aiuterà a comprendere, attraverso un serrato confronto, il cammino educativo alla affettività, così urgente nel contesto della società di oggi, invasa dalle strampalate teorie sul gender (che ancora Papa Francesco definisce «uno sbaglio della mente umana») e da un confuso senso della libertà. Per aiutare tutti a vivere da protagonisti in questo mondo. La «Giornata della scuola» avrà quindi questi momenti: venerdì 2 ottobre, per insegnanti e genitori, a Novafeltria alle 17,00 nel Teatro Parrocchiale, e alle 21,00 a Domagnano, nella Sala Montelupo. * Direttore Ufficio diocesano per la Pastorale Scolastica (IRC) e Cultura

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UFFICIO PER LA PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO

UNA REALTÀ CHE CRESCE

APPUNTAMENTI

FESTA DEL BEATO DOMENICO SPADAFORA TRIDUO DI PREPARAZIONE

LA COMMISSIONE DIOCESANA HA INDIVIDUATO E DECISO DI VALORIZZARE ALCUNI TEMI DA SVILUPPARE NEL PROSSIMO ANNO

di Gian Luigi Giorgetti* Rispondendo al perenne compito evangelico, la Chiesa italiana ha riconosciuto la necessità di un ambito specifico della pastorale con il compito fondamentale di evangelizzare il sociale e il variegato mondo del lavoro. È questo il compito affidato dal nostro Vescovo all’Ufficio e alla Commissione diocesana per la Pastorale Sociale e del Lavoro, per una rinnovata attenzione a queste realtà nella nostra Chiesa locale. La pastorale sociale vuole offrire un contributo concreto affinché la società sia orientata verso e favorisca stili di vita sani e rispettosi dei valori che consentano di «promuovere lo sviluppo integrale della persona, educare all’accoglienza dell’altro e al discernimento della verità, alla solidarietà e al senso della festa, alla sobrietà e alla custodia del creato, alla mondialità e alla pace, alla legalità, alla responsabilità etica nell’economia e all’uso saggio delle tecnologie» (CEI, Educare alla buona vita del Vangelo, 50). All’Ufficio e alla sua Commissione sono attribuite la cura e l’animazione nella comunità e nella società civile del mondo del lavoro e della sua spiritualità, della formazione e diffusione della dottrina sociale della Chiesa, dell’attenzione alla custodia del creato, alla vita politica, al bene comune e alla pace. In relazione a questi ambiti la Commissione diocesana, in comunione con il suo Vescovo, ha individuato e deciso di valorizzare alcune giornate per il prossimo anno: • il 1º gennaio 2015 la Giornata mondiale della pace; • l’8 marzo 2016 la Giornata internazionale della donna, assumendo il tema “Misericordiae Vultus” del Giubileo straordinario; • il 1º maggio 2016 la Festa di San Giuseppe Lavoratore, centrando l’attenzione sul valore educativo del lavoro; • il 22 giugno 2016 la Giornata dei Politici, celebrando il giubileo dei politici e un incontro pubblico per politici e cittadini. Ogni giornata costituirà l’occasione per porre l’accento su un aspetto che deve costituire un’attenzione costante per la comunità cristiana e la società civile, nello spirito della dottrina sociale della Chiesa. Oltre alle giornate, l’Ufficio e la Commissione hanno deciso di porre una particolare attenzione al mondo del lavoro e alle sue problematiche. La scelta è quella della pastorale d’ambiente che porta oltre i luoghi dedicati al sacro per raggiungere i luoghi e i tempi della vita ordinaria, per stimolare una nuova stagione di incoraggiamento dei laici perché vivano in sintesi vitale l’esperienza lavorativa e l’esperienza della fede per una spiritualità incarnata nella vita. Per questo la Commissione visiterà a partire da settembre i luoghi del lavoro, le fabbriche della nostra diocesi per condividere con lavoratori e imprenditori una esperienza di preghiera e di ascolto della vita. Infine l’Ufficio collabora attivamente con le associazioni ecclesiali che stanno programmando una serie di incontro di formazione sulla dottrina sociale della Chiesa, che si svolgeranno nel Montefeltro e a San Marino a partire dall’autunno prossimo. * Responsabile Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro

Giovedì 10 settembre Ore 20,30 Preghiera del Santo Rosario Ore 21,00 Santa Messa presieduta da don Pietro Corbellotti, don Marino e don Erminio Gatti e animata dai cori delle loro comunità Venerdì 11 settembre Ore 20,30 Preghiera del Santo Rosario Ore 21,00 Santa Messa presieduta dai Frati Minori di Montefiorentino Sabato 12 settembre Ore 20,30 Preghiera del Santo Rosario Ore 21,00 Santa Messa presieduta da don Wladi e animata dal coro della sua comunità

Domenica 13 settembre Festa del Beato Domenico Dalle 8,00 fino alle 11,00 un sacerdote sarà disponibile per le confessioni Ore 09,00 Santa Messa presieduta dai Frati Minori di Montefiorentino Ore 11,00 Santa Messa presieduta dal Vicario Generale Mons. Elio Ciccioni Dalle 15,00 alle 16,00 ci saranno dei sacerdoti per le confessioni Ore 15,00 Concerto lirico offerto da Felicity ai fedeli accorsi alla festa Ore 16,00 Santa Messa presieduta da Sua Eccellenza Mons. ANDREA TURAZZI e concelebrata dai sacerdoti del Vicariato Ore 17,00 Solenne processione con l’immagine del Beato Domenico Ore 18,00 Prosegue la festa con intrattenimenti e rinfresco per tutti

Il parroco unito ai suoi collaboratori vi ringrazia per la visita al nostro e vostro Santuario


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APPUNTAMENTI

10ª GIORNATA PER LA CUSTODIA DEL CREATO

“Un umano rinnovato, per abitare la Terra” Quest’anno ricorre il decennale dell’istituzione della Giornata per la custodia del Creato, che si celebra il 1° settembre in sintonia con le altre Chiese e Comunità ecclesiali europee, testimonianza ecumenica concreta dell’impegno comune dei cristiani a promuovere atteggiamenti più maturi e responsabili nei confronti del creato. La giornata sottolinea l’esigenza di attenzione continua e costante alla questione ecologica, con tutte le sue implicazioni etiche e sociali, collegando l’ecologia dell’ambiente a quella che Giovanni Paolo II ha chiamato l’ecologia umana, per la creazione di una corretta consapevolezza che l’affrontare le problematiche ecologiche richiede una nuova coscienza dell’ambiente umano e della vita umana in tutti i suoi aspetti. Quest’anno, oltre alla ricorrenza del decennale, ad aumentare il rilievo della Giornata per la custodia del creato contribuiscono due eventi straordinari. Il primo è l’enciclica Laudato si’, dedicata alla questione ambientale, nella quale Papa Francesco ricorda che Gesù “invitava a riconoscere la relazione paterna che Dio ha con tutte le creature e ricordava loro con una commovente tenerezza come ciascuna di esse è importante ai suoi occhi” (n. 96). L’Enciclica evidenzia come la preoccupazione per l’ecologia umana e ambientale sia una dimensione fondamentale della Fede per la salvezza dell’uomo e per la costruzione del vivere sociale, e in quanto tale parte della dottrina sociale della Chiesa. Il secondo evento straordinario è il 5° Convegno ecclesiale nazionale, dal titolo “In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”. A questo tema si ispira il messaggio dei Vescovi per la presentazione della Giornata per la custodia del creato, nel quale ci ricordano che il creato è “da gustare in tutta la sua bellezza ed in rendimento di grazie, da abitare con coraggio, sobrietà e in

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solidarietà con i poveri, entro la grande comunione delle creature” invitandoci affinché “impariamo anche oggi a vivere in tale orizzonte la nostra umanità, abitando la terra con una sapienza capace di custodirla come casa della famiglia umana, per questa e per le prossime generazioni”. La conseguenza di una tale sapienza è la revisione dei nostri stili e modelli di vita, che devono essere riorientati alla giustizia, alla sostenibilità e alla cura dei soggetti più fragili, superando la cultura dello scarto. Per essere in questa direzione una Chiesa in uscita, i Vescovi propongono una lettura particolare delle “cinque vie” proposte dalla Traccia per il Convegno Ecclesiale, invitando ad essere una Chiesa: • che sa uscire da ambiti ristretti, per assumere il creato tutto – anche nelle ultime periferie – come orizzonte della propria missione e della propria cura; • che sa annunciare il Vangelo, come buona novella per l’intera creazione, come orientamento ad un umano capace di coltivarla in modo creativo e rispettoso; • che abita la terra, come sentinella, custodendone la bellezza e la vivibilità, contro tante forme di sfruttamento rapace ed insostenibile, contro le diverse forme di illegalità ambientale; • che educa – con parole, gesti e comportamenti – a stili di vita sobri e sostenibili, amanti della giustizia ed allergici alla corruzione; • che trasfigura il creato, celebrando il Creatore e facendo memoria del suo dono dell’Eucaristia, spazio di benedizione vivificante. Gian luigi Giorgetti Responsabile Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro

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“STOP THE POUNDING HEART”: FERMA IL TUO CUORE IN AFFANNO Vincitore del premio David di Donatello 2014 come miglior documentario di lungometraggio, Stop the pounding heart è un film di formazione che vede come protagonista Sara, una giovane ragazza texana che gestisce insieme alla sua famiglia un piccolo allevamento di capre, all’interno del quale l’adolescente cresce in un clima estremamente cristiano, in cui ogni comandamento cattolico viene rigidamente rispettato. La ragazza conduce una vita tranquilla, dedicata alla Bibbia, ai suoi fratelli e agli animali della fattoria, fino al momento in cui conosce Colby, un giovane allevatore di tori, il quale provoca dentro all’animo di Sara una profonda crisi. Quest’ultima, infatti, affidando-

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si alle preghiere e ai consigli di una madre molto presente, cerca la sua strada, fra i turbamenti dell’adolescenza e dei dubbi religiosi. Questo documentario, diretto da Roberto Minervini, presentato in anteprima nel 2013 al Festival di Cannes, ha riscosso un successo mondiale, grazie all’autenticità della storia narrata e alla comunicazione diretta e allo stesso tempo intima che gli attori hanno con lo spettatore. Minervini, infatti, ha chiesto agli attori di interpretare se stessi come personaggi e riprendendoli perciò nei loro momenti più personali, attraverso un’elegante fotografia, diretta da Diego Romero Suarez-Llanos. La storia di Sara, coinvolta in un conflitto interiore tra il comportamento di una buona cristiana e le passioni e le turbolenze che sono tipiche dell’adolescenza, coinvolge al tempo stesso lo spettatore, il quale si sente trasportato da questa storia, poiché dimostra quanto l’essere umano si discosti da una macchina, oggettiva e senza pensieri, giacché l’uomo spesso si trova davanti alla sua strada conflitti, dubbi ed indecisioni, ma spesso grazie alla fede e alla preghiera, l’uomo riesce a trovare il giusto conforto per prendere la decisione che più lo rende libero e felice. Melissa Nanni


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PELLEGRINAGGI

Il pellegrinaggio è l’occasione per riscoprire più profondamente che la fede è fatta di luoghi concreti, volti e incontri per coinvolgerci in un rapporto che ci rende certi della Sua presenza.

I NOSTRI PROSSIMI PELLEGRINAGGI

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MONTEFELTRO Presentata la nuova guida del Museo Diocesano

Il Montefeltro, museo a cielo aperto La presenza del più alto rappresentante dello Stato in materia di beni culturali è stata, inoltre, occasione per mostrare in maniera organica, il lavoro e l’impegno profusi dalla Diocesi di San Marino-Montefeltro in questi anni per recuperare, restaurare e proteggere dal degrado, decine e decine di edifici di interesse storico-artistico, ovviamente in gran parte chiese, che sono una cosa sola con il museo, l’archivio e la biblioteca diocesani

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TRA FEDE E ARTE

ercoledì 29 luglio 2015 l’On. Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del M Turismo, è venuto in visita a Pennabilli. Un’occasione straordinaria per la città, che ha potuto esibire i propri tesori artistici e culturali. Il ministro ha accolto con sollecitudine e amicizia l’invito di Mons. Turazzi ed ha partecipato all’incontro organizzato presso il Teatro Vittoria per presentare la nuova guida del Museo Diocesano: Museo del Montefeltro, segni di un passaggio. L’origine del museo diocesano, la prima e fondamentale raccolta di opere, è attribuibile a S. E. Mons. Antonio Bergamaschi, che negli anni Cinquanta fece prelevare (non senza fatica) da edifici non più adeguatamente protetti e manutenuti, numerosi arredi sacri, salvandoli dal degrado e dal rischio di furti. Dopo Mons. Bergamaschi, morto nel 1966, il primo Vescovo nuovamente residente in diocesi è stato S. E. Mons. Paolo Rabitti (1995), cui si deve il particolare impegno profuso nel recupero e nel restauro di tanti edifici ecclesiastici, fra cui i palazzi ospitanti museo, archivio e biblioteca. Il Vescovo successivo, S. E. Mons. Luigi Negri, ha proseguito con determinazione l’azione del suo predecessore, avviando, fra l’altro, il riordino del materiale archivistico e bibliotecario, che ha consentito l’apertura al pubblico dei servizi di consultazione, e la prima fase dell’allestimento del museo, inaugurato e a disposizione dei visitatori. S. E Mons. Andrea Turazzi, da poco più di un anno Vescovo di San Marino-Montefeltro, fine estimatore dell’arte e della cultura, da subito ha apprezzato le bellezze del nostro territorio e si è attivato perché il lavoro potesse continuare, sul versante del recupero e della conservazione degli edifici storici/di culto, su quello della catalogazione-inventariazione dei materiali di archivio e biblioteca, su quello dell’allestimento museale. Non a caso la visita del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo è stata voluta da Mons. Turazzi proprio per valorizzare e promuovere le specificità del Museo del Montefeltro, che in quest’ultimo anno si è arricchito di uno spazio ulteriore, il Santuario, e che si propone al pubblico attraverso la nuova guida, illustrata appunto durante l’incontro. La presenza del più alto rappresentante dello Stato in materia di beni culturali è stata, inoltre, occasione per mostrare in maniera organica, il lavoro e l’impegno profusi dalla Diocesi di San Marino-Montefeltro in questi anni per recuperare, restaurare e proteggere dal degrado, decine e decine di edifici di interesse storico-artistico, ovviamente in gran parte chiese, che sono una cosa sola con il museo, l’archivio e la biblioteca diocesani e con le comunità di fede e di vita che abitano e hanno abitato questo territorio di montagna, affascinante e aspro, poco popoloso ma ricco di suggestione e bellezza. La relazione proposta all’attenzione del Ministro ha voluto ripercorrere i momenti salienti di questo cammino, irto di difficoltà, non ultima la necessità di definire priorità, scegliere, decidere modalità di intervento in edifici di interesse culturale sottoposti a tutela. Tuttavia l’impegno, la tenacia e la determinazione hanno consentito di conseguire i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Dai lavori all’Abbazia Benedettina di Santa Maria in Mutino di Piandimeleto, a quelli alla Pieve di San Cassiano a Macerata Feltria, al complesso monumentale di Sant’Arduino, al Duomo di San Leo, al convento di Sant’Igne e a quello di Santa Maria dell’Olivo di Maciano, al Santuario della B. V. della Consolazione (RSM) e a quello della B. V. delle Grazie a Pennabilli, al restauro della chiesa di San Lorenzo di Bascio, dove è stato ritrovato un affresco del 1500, al recupero dei locali adibiti a Museo, Biblioteca ed Archivio e a tanti altri ancora (un totale di oltre 60 interventi in 14 anni), un excursus sintetico, ma significativo, ha riepilogato il complesso lavoro di recupero e tutela di un patrimonio da salvare, perché il degrado e l’incuria non avessero ragione e riuscissero nel distruggere ciò che la storia ci ha consegnato e affidato alla nostra responsabilità. L’economo diocesano, Marino Lorenzi ha illustrato questo lavoro, gli impegni assunti e realizzati negli ultimi anni, mentre la Prof.ssa Silvia Cuppini e l’architetto Roberto Bua hanno spiegato il particolare allestimento del Museo Diocesano, volto a recuperare non solo le opere d’arte ma anche gli sguardi che queste hanno ricevuto, contengono e possono restituire, cioè il complesso rapporto che l’arte sacra stabilisce con i fedeli, costituendo un unicum che si tenta di non alterare nel momento in cui l’opera viene musealizzata. Il Ministro Francheschini ha avuto parole di apprezzamento per le scelte compiute dalla Diocesi, in linea con quelle indicate dal governo per la promozione turistica e culturale del nostro paese, un paese che si caratterizza, rispetto alle altre nazioni europee, proprio per il suo carattere di museo diffuso, in cui ogni scorcio, ogni testimonianza di arte e civiltà rappresenta un elemento essenziale della tradizione e della storia. Una bellezza che connota l’intero territorio e che nessun museo, per quanto grande, potrebbe contenere. Dopo l’incontro in teatro, il Ministro ha avuto poi modo di visitare il Museo Diocesano del Montefeltro e le altre eccellenze pennesi: il Museo Il Mondo di Tonino Guerra e il Museo del Calcolo, Mateureka. La mattinata si è poi conclusa con l’inaugurazione del Montefeltro Film School Festival, manifestazione internazionale riservata alle scuole di cinema, promossa da Roberto Valducci e Maurizio Zaccaro, come omaggio a Tonino Guerra. Una giornata memorabile per Pennabilli, una vetrina privilegiata per far conoscere la ricchezza della propria proposta culturale, articolata e intrigante. Antonella Buratta


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TRA FEDE E ARTE

IL SACRO NELL’ARTE: un percorso conoscitivo e di spiritualità UNA BELLA “AVVENTURA” SIA DAL PUNTO DI VISTA CULTURALE, APRENDO L’AFFASCINANTE “FINESTRA” DELL’ARTE SACRA CHE DA SEMPRE È MEZZO PER RAGGIUNGERE, ALMENO VISIVAMENTE, QUELLO CHE ANCORA NON CI È CONCESSO VEDERE; SIA DAL PUNTO DI VISTA RELAZIONALE, POICHÉ LA FREQUENTAZIONE HA PERMESSO L’APPROFONDIRSI DI UNA CONOSCENZA E L’INSTAURARSI DI UN’AMICIZIA PROFONDA FRA COLLEGHI Nella settimana dal 13 al 18 luglio scorso si è svolta ad Urbino – presso i locali del Convento San Francesco – la prima edizione del corso intitolato Il sacro nell’arte. Storia, iconografia e cultura. Si è trattato di una vera e propria summer school, organizzata dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Lumen Gentium” di Ancona in collaborazione con l’Ordine dei Frati Minori Conventuali delle Marche. L’obiettivo del corso, diretto da Padre Francesco M. Acquabona – critico d’arte e Direttore del Museo San Francesco della Repubblica di San Marino – è stato quello di offrire un’ampia conoscenza della storia dell’arte connessa ai principali temi della teologia e della filosofia dell’immagine. I destinatari, gli insegnanti di discipline umanistiche, in particolare, di Arte e Religione, ma anche studenti universitari di facoltà teologiche o artistiche, operatori culturali, catechisti. Dei 26 iscritti al corso 8 erano provenienti dalla nostra Diocesi, 6 insegnanti di Religione Cattolica dei vari ordini e gradi, un laico ed un sacerdote. Gli altri partecipanti provenivano dalle Arcidiocesi di Ancona-Osimo, Pesaro e Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado. Il corso, articolato in 45 ore di lezione complessive, si è sviluppato a partire da una base storico-artistica che ha fornito i punti di riferimento stilistici e il loro legame a quelli più prettamente teologici e scritturistici. A tale fine si sono indirizzate le lezioni di Padre Francesco M. Acquabona riguardanti l’arte sacra dalle origini al Romanico, nelle quali particolare rilievo è stato riservato all’immagine del volto di Cristo nei primi secoli della cristianità. Il Prof. Antonio G. Benemia (critico d’arte, docente di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Macerata e presso l’I.S.S.R. di Ancona) ha delineato il profilo dell’arte sacra dal Gotico al Barocco soffermandosi in special modo sulla pittura rinascimentale, la degenerazione del Manierismo e il Barocco. Oltre ad essere intervenuto sull’architettura sacra dei primi secoli, il Prof. Giorgio Carini (sacerdote, architetto, iconografo, docente presso l’Istituto Teologico Marchigiano) ha curato il periodo artistico dal XVIII secolo all’arte contemporanea, facendo riferimento soprattutto all’innovazione pittorica del movimento delle Avanguardie. Attorno a tale nucleo di storia dell’arte si sono susseguiti, strada facendo, vari contributi mirati all’approfondimento. Sr. Maria Gloria Riva (monaca dell’Adorazione Eucaristica del Monastero di S. Lazzaro di S. M. Maddalena di Pietrarubbia, storico dell’arte, editorialista di «Avvenire») ha illustrato un interessante excursus riguardante la spiritualità della croce nell’arte dalle origini al Novecento; Padre Albino Tanucci (Superiore del Convento San Francesco di Urbino, liturgista) ha accostato arte e litur-

gia attraverso l’analisi dello spazio sacro; il Prof. Natalino Valentini (Direttore dell’I.S.S.R. “A. Marvelli” di Rimini, studioso del pensiero religioso russo) ha presentato la ricchezza spirituale ortodossa trattando della teologia della bellezza nell’Oriente cristiano nelle icone e nella liturgia. Sempre di teologia della bellezza ha parlato anche Padre Giancarlo Corsini (Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali delle Marche, francescanista) rivolgendosi, però, alla figura di San Francesco di Assisi. Il Prof. Giancarlo Galeazzi (Direttore emerito dell’I.S.S.R. di Ancona) ha concluso il corso argomentando sull’estetica del filosofo Jacques Maritain. A questi interventi vanno aggiunte due esperienze particolari: l’incontro con l’artista e la visita al museo. Suor Elena Manganelli – Monaca Agostiniana del Monastero Sant’Antonio di Padova di Pennabilli, scultrice e pittrice conosciuta in Italia e all’estero – si è resa disponibile ad un incontro nel quale ha illustrato, attraverso un filmato, le proprie creazioni ponendo l’accento su quale sia la vera arte ispirata e quale non lo sia, proprio come gran parte di quella che oggi, purtroppo, si sottomette alle dinamiche della “moda” e del mercato. Suor Elena ha parlato della propria vita e della propria sofferta conversione che è andata sempre, di pari passo, con la sua vena artistica: è stato un momento del corso particolarmente toccante e partecipato. Anche la visita al Museo Diocesano Albani di Urbino, introdotta e coordinata dalla Dott.ssa Sara Bartolucci (storico dell’arte, Responsabile Rete Musei Arcidiocesi Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado) è stata gradita, perché ha messo i corsisti, dopo la teoria, di fronte alla diretta osservazione delle opere artistiche nella fattispecie dei tesori del Museo e dell’Oratorio della Grotta risalenti a varie epoche. Particolare attenzione è stata rivolta ai dipinti del pittore urbinate Federico Barocci (1535-1612) conservati nel Duomo e presso la chiesa del Convento di San Francesco. Il corso si è rivelato essere una bella “avventura” sia dal punto di vista culturale, aprendo l’affascinante “finestra” dell’arte sacra che da sempre è mezzo per cercare di raggiungere, almeno visivamente, quello che ancora non ci è concesso vedere; sia dal punto di vista relazionale, poiché la frequentazione di una settimana ha permesso l’approfondirsi di una conoscenza e l’instaurarsi di un’amicizia tra colleghi, anche di una stessa Diocesi, che altrimenti non si sarebbe realizzata. L’esperienza, dunque, è stata sicuramente positiva. Già si pensa di riproporla la prossima estate anche se, probabilmente, con modalità e locazione diverse, proprio per dare la possibilità di partecipare ad un pubblico vasto e diversificato delle nostre zone tra Marche e Romagna. elena Cecchi


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UFFICIO MISSIONARIO

CAMPO DI LAVORO MISSIONARIO

Sostenere le missioni del Dawro Konta in Etiopia, dove vive ormai da 33 anni il nostro amico Padre Renzo Mancini. Ecco l’obiettivo principale del 40° Campo di Lavoro Missionario che si è tenuto dal 12 al 19 luglio nella Repubblica di San Marino. Quest’anno un grande numero di ragazzi, per la precisione 29, provenienti da tutta la Diocesi e non solo, ha scelto di passare una settimana non di vacanza, bensì di volontariato. La modalità è sempre la stessa, ormai infallibile da anni: volantinaggio nei vari paesi e successiva raccolta porta a porta del materiale cioè carta, cartone, metalli, ferro e indumenti. Inoltre, come non accadeva da qualche anno, è stato allestito, durante tutta la settimana, un mercatino del riuso che ha dato grande soddisfazione. È stata una settimana piena di soddisfazioni. Tutti insieme siamo riusciti a realizzare la nostra missione lavorando duramente e sempre con il sorriso. Noi giovani abbiamo bisogno di queste esperienze per renderci conto che donare una parte del proprio tempo per aiutare gli altri rende felici. Per tutto quello che è stato vogliamo dire: GRAZIE alle Suore Maestre Pie di Borgo Maggiore e ai Padri Servi di Maria per l’ospitalità; GRAZIE a Padre Ivano per l’aiuto concreto che da sempre ci dà. GRAZIE alla ditta IAM srl per avere sostenuto la nostra missione mettendo a disposizione tempo, mezzi, spazi ma soprattutto la loro pazienza per tutta la settimana; GRAZIE alle famiglie che ci hanno ospitato per il pranzo; GRAZIE ai sacerdoti per la disponibilità; GRAZIE a tutti i benefattori e a chi, anche da lontano, ha pregato per noi;

GRAZIE alle autorità civili e militari per il sostegno. E per ultimi, ma non per importanza, GRAZIE a tutti i ragazzi che hanno partecipato per aver reso questo campo indimenticabile! Concludiamo con un invito dal Maestro di Galilea: “Venite anche voi a lavorare nella mia vigna” (Mt 20,1-16) RESOCONTO del CAMPO di LAVORO MISSIONARIO SAN MARINO 2015 ENTRATE FONDO CASSA INIZIALE MERCATINO MISSIONARIO e OFFERTE VENDITA MAGLIETTE VENDITA FERRO VENDITA METALLI VENDITA CARTA VENDITA NYLON (donato da Giorgetti) VENDITA ABITI OFFERTA dalla DITTA IAM TOTALE ENTRATE

€ 240,00 € 1047,30 € 90,00 € 710,00 € 705,00 € 325,77 € 29,00 € 13,11 € 119,23 € 4.577,30

USCITE MAGLIETTE SPESE ALIMENTARI GASOLIO OFFERTA per SUORE MAESTRE PIE 30 libri ENCICLICA PAPA FRANCESCO VIAGGIO PER TRASPORTO VESTITI ad ANCONA TOTALE USCITE

€ € € € €

120,00 55,00 60,00 200,00 60,00

€ €

500,00 995,00

CI SCRIVE PADRE FRANCO ANTONINI Cari amici di Montefeltro, sono Padre Franco Antonini. Ho passato qualche mese in Italia, ma sono stato limitato da esami medici e da una operazione chirurgica e sono riuscito ad incontrare solo poche persone e qualche comunità parrocchiale. Domenica 12 luglio riparto per il Mozambico. Non posso ritardare ulteriormente la partenza. Sono stato felicissimo e ritengo una grazia l’essere stato ricevuto tanto fraternamente dal nostro Vescovo Andrea e di essermi incontrato anche con Don Rousbell, direttore del Centro missionario diocesano oltre che con Don Marino che è come un fratello col quale ho condiviso la Missione per tanti anni. Riparto per il Mozambico e ritorno al Nord, a Nampula. Gli ultimi cinque anni li ho passati al Sud, a Matola-Maputo, lavorando nella Formazione dei Seminaristi. Ora ho lasciato la Formazione a missionari africani più giovani e io ritorno al Nord per lavorare nella parrocchia di Santa Cruz, nella periferia della città di Nampula. Nampula ha oltre 500.000 abitanti; è chiamata la capitale del Noird e ha buone prospettive di sviluppo. La parrocchia di S. Cruz raccoglie nel suo territorio geografico circa 80.000 persone, ma i cattolici sono circa 3.500. Ci sono molti musulmani, molte sette, poi il resto appartiene alle Religioni Tradizionali. Un ambiente che diventa scuola per imparare l’accoglienza e il rispetto delle diversità, ma anche ambiente dove i Cristiani devono essere autentici, ben identificati… perché la testimonianza di vita è il modo privilegiato per annunciare il Vangelo. E noi ci siamo per

annunciare il Vangelo. Cerchiamo di sostenere la piccola comunità cristiana con la presenza, la condivisione, la preghiera, la Formazione alla logica del Vangelo, il conforto dei Sacramenti, la carità… Perché il Mozambico di oggi ha un enorme bisogno di Vangelo… cioè di logiche di vita che siano fondate sulla solidarietà, sull’attenzione e l’aiuto ai più fragili e bisognosi… insomma c’è bisogno di una comunità cristiana che sia veramente SALE in una società che aspira alla ricchezza, usurpando e travolgendo i poveri. Infatti il Mozambico oggi appare come un paese… ricco, ma con tanti poveri… Sono stati scoperti enormi giacimenti di carbone e giacimenti di gas naturale… ma ci vogliono grandi investimenti per sfruttarli e alla fine alla gente arriva ben poco. Anche qui c’è un bisogno impellente di creare il senso del BENE COMUNE. Insomma il Paese ha grandi possibilità, ma molto dipenderà dal come le possibilità saranno gestite: se con amore e giustizia o con egoismo. Vi chiedo di pregare per me e per questa difficile Missione della comunità cristiana. Quanto a me pregate perché possa essere vero pastore, possa aiutare la comunità nel suo compito e possa alimentarla il più possibile. Penso al grande numero di giovani che sono un grande potenziale… ma se non sono aiutati possono diventare potenziale contrario. Vi terrò informati. Voi accompagnatemi. Saluti cari e anche io prego per Voi. P. Franco Antonini francesant68@gmail.com


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PREGHIERA

APoSTolATo dellA PreGHIerA - SeTTeMBre 2015

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’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:

IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA E DEI VESCOVI INTENZIONE UNIVERSALE DI SETTEMBRE ❏ “Perché crescano LE OPPORTUNITÀ di FORMAZIONE e di LAVORO per tutti i GIOVANI”.

Una generazione senza lavoro l Papa li ha chiamati i giovani né-né. “È triste trovare giovani né-né: né studiano, né lavorano. È questa la sfida che comunitariamente tutti noi dobbiamo vincere”. Il trinomio lavoro, futuro, dignità è stato sempre presente in tutti gli incontri che Papa Francesco ha avuto con i giovani nelle visite pastorali realizzate in Italia. Parlando a Scampia ha lamentato: “Un segno negativo del nostro tempo è la mancanza di lavoro. Più del 40% dei giovani dai 25 anni in giù non ha lavoro! Questo è grave!”. Ed a napoli è tornato sull’argomento con queste parole: “Dobbiamo riprendere la lotta per la nostra dignità, che è la lotta per cercare, per trovare, per ritrovare la possibilità di portare il pane a casa! … Se noi vogliamo che il nostro popolo abbia futuro, dobbiamo avere cura dei giovani cercando per loro lavoro, cercando per loro strade di uscita da questa crisi… Una generazione senza lavoro è una sconfitta futura per la patria e per l’umanità”. La preoccupazione del Papa è confermata dai dati riportati dall’ultimo Rapporto Giovani, dati da cui emerge che la crisi economica ha aggravato la condizione dei giovani italiani peggiorando le opportunità di trovare una occupazione, di dare stabilità al percorso lavorativo, di realizzare le condizioni per conquistare una propria autonomia dalla famiglia di origine e per formare un proprio nucleo familiare. La disoccupazione giovanile mette l’Italia – tra i Paesi europei – all’ultimo posto, con il più basso tasso di occupazione giovanile e con la più alta quota di neet, ovvero di under 30 che non studiano e non lavorano, quelli che Papa Francesco chiama i giovani del né-né. Mentre i giovani sembrano non tirarsi indietro davanti alla situazione preoccupante (c’è chi è disposto ad andare all’estero, uno su due accetta un salario sensibilmente più basso rispetto a quello che considera adeguato ed è disposto a svolgere un’attività che non è coerente con il suo percorso di studi) a finire sotto accusa – da parte dell’Unione europea – è la politica del nostro Paese: in Italia

I

“le politiche per affrontare la bassa partecipazione dei giovani al mercato del lavoro sembrano limitate” si legge nell’ultimo rapporto della Commissione Ue sull’occupazione, dove viene sollecitata “l’urgente attuazione delle riforme strutturali”. Nell’incontro con il mondo del lavoro a Cagliari, Papa Francesco inserisce il problema della disoccupazione in una analisi economica allargata al sistema mondiale e dice: “Una sofferenza – la mancanza di lavoro – che ti porta a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro, manca la dignità! E questo non è un problema della Sardegna soltanto, non è un problema soltanto dell’Italia o di alcuni Paesi d’Europa, è la conseguenza di un sistema mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia: un sistema economico che ha al centro un idolo, che si chiama denaro”. Invitandoci a pregare affinché crescano le opportunità di formazione e di lavoro per tutti i giovani, il Papa invita a guardare al futuro con occhi pieni di speranza. La speranza non deve essere considerata come una possibilità, ma deve essere considerata come il principio ed il fondamento dell’educazione delle generazioni presenti, nella prospettiva di un avvenire certo. La speranza è un compito umano. La speranza è il vigoroso slancio che ci mette in piedi e ci spinge ad affrontare la vita. Non può essere un’illusione, una promessa politica. Deve essere un patto di alleanza. E deve manifestarsi prima di tutto come un dono di servizio da parte degli uomini e delle donne disponibili a diventare pilastri della nuova società aperta a tutti. Noi dovremo costruire un mondo differente da quello attuale, in cui si vive come schiavi del denaro e dei beni materiali. Ritornati liberi da queste catene, impareremo ad aprirci, impareremo a condividere. Il Papa ci invita ad accendere la fiamma della speranza. “La speranza è come la brace sotto la cenere; aiutiamoci gli uni con gli altri a soffiare sulla cenere, perché il fuoco si riaccenda ancora una volta”.

INTENZIONE DEI VESCOVI ❏ “Perché i MOVIMENTI e le ASSOCIAZIONI si integrino volentieri nella pastorale organica della parrocchia”.

... se avete amore gli uni per gli altri... “D

a questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). Il segno distintivo dei cristiani è la comunione. Quindi è forte la responsabilità di ciascun cristiano nel mostrare al mondo il proprio attaccamento a Cristo; in questo senso uno dei frutti più concreti è proprio un rapporto fraterno, di mutuo aiuto e di gioia per i successi degli altri come dei propri. Movimenti ed associazioni presenti nelle nostre parrocchie devono avere come primo obiettivo quello di sentirsi membri di una stessa Chiesa. Purtroppo, invece, nella realtà si vedono comunità divise in se stesse ed eternamente in guerra. Le molle che fanno scattare le rivalità sono senz’altro l’invidia e la gelosia, per un malinteso senso del servizio che non è più donare agli altri, dare il proprio tempo, le proprie energie e la propria fede

per il prossimo, ma una ricerca personale di visibilità, di potere e di prestigio. Sentirsi “speciali”, diversi dagli altri perché migliori, è un pericolo sempre presente in associazioni e movimenti, che professano amore ai fratelli ed apertura agli altri, mentre si chiudono in uno strisciante spirito di contesa e di orgoglio. Nella Evangelii gaudium il Santo Padre, dopo aver ricordato che il mondo è lacerato da guerre e ferito da un diffuso individualismo, chiede a i cristiani di tutte le comunità del mondo una speciale testimonianza di comunione fraterna: “che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate e come vi accompagnate”. E suggerisce un’arma per combattere le rivalità: l’arma della preghiera. “Diciamo almeno al Signore: Signore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per lui e per lei”.


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UFFICIO CARITAS

X CONVEGNO ANNUALE DELLE CARITAS PARROCCHIALI - CARITAS DIOCESANA DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

DAL DONO DELLE COSE, AL DONO DI SÉ SECONDA PARTE In Caritas, dunque, siamo chiamati a “fare”, ma cosa? «Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella» (Mt 11, 4-5). Attraverso “opere segno”, cioè azioni, fatti, attività ricchi di senso e significato, siamo chiamati a dire che i poveri stanno a cuore alla Chiesa. Ogni cristiano che vive secondo lo stile delle beatitudini dice che i poveri stanno a cuore alla Chiesa. Ecco allora che le nostre “opere” sono “segno” quando parlano di Vangelo dentro le “parole dei segni”. E perché il dono delle cose abbia un senso, come devono essere le opere segno? • Devono puntare decisamente verso una direzione; • avere fondamenti profondi; • avere valore e trasmetterlo; • devono essere concrete (cioè che fanno “bene” quello che dicono ed essere il risultato del metodo: ascoltare i bisogni/interrogare le comunità/agire); • essere dinamiche e flessibili (cioè capaci di modificarsi a seconda del cambiamento dei bisogni e non delle nostre capacità); • devono avere la caratteristica dell’esemplarità: per la qualità dei servizi, per la qualificazione del personale (formazione), per la promozione umana degli utenti (cioè centralità della persona), per l’assenza di discriminazione tra ricchi e poveri (utenti equivalenti), e per l’eliminazione del lucro e del profitto; devono avere il carattere della profezia (cioè concretarsi verso gli spazi umani dei più poveri ed emarginati, scegliendo i bisogni scoperti); • devono curare la qualità delle/nelle relazioni interpersonali (cioè creare con gli assistiti un legame familiare e personale); devono essere espressione ed esperienza di Chiesa (cioè sentirsi, essere sentite ed essere espressione della comunità cristiana); • devono essere strumento di un aspetto educativo (la “pedagogia dei fatti” che è l’attenzione educativa che si pone come obiettivo la crescita di ogni persona e dell’intera comunità cristiana attraverso esperienze concrete, significative, partecipate); • devono condurre ad un lavoro di rete (cioè saper coinvolgere un volontariato attivo, creativo, coraggioso e aperto; • essere il punto di riferimento di una rete di relazioni positive che si stabiliscono tra quell’opera, la comunità ecclesiale, la città; essere scuola di gratuità…). Don Emanuele ci ha lasciato vari spunti di riflessione e vari “doni”: 1) Non siamo chiamati a risolvere tutti i problemi dell’umanità, ma siamo chiamati a dire con i fatti che Un AlTro Mondo È PoSSIBIle, Un AlTro Mondo È In CoSTrUZIone!! 2) L’icona biblica della “moltiplicazione dei pani” (Mc 6,37 ss): “Date loro voi stessi da mangiare”, cioè siate voi stessi cibo per loro, create comunione che è dono ricevuto e condiviso, oltre che generatrice di collaborazioni, promotrice di movimenti di energie e azioni. 3) “L’incontro con il Signore risorto deve riconsegnarci alla vita… siamo chiamati a fare quello che ha fatto il Signore, nei gesti della nostra vita quotidiana… la vita dei credenti e la testimonianza delle comunità cristiane non smentiscano ciò che viene celebrato e creduto, ma ne completino e ne esprimano la verità e

l’efficacia. La fede e l’azione di grazie diventano visibili al mondo attraverso la vita sociale, professionale, familiare dei cristiani, il loro impegno civile, culturale e caritativo, il loro agire economico e politico” (OP 2004-2005 Plotti 16). 4) Tre immagini: a) un mattone: se quel mattone pensasse di essere solo un mattone, non sarebbe mai diventato una Piramide, il Colosseo… Perché la nostra vita, prima di essere qualcosa, sia una possibilità! b) Il morso del + (+ alfa) “Amici, non dobbiamo sentirci mai arrivati, mai a posto. Dobbiamo sempre sentire prepotente dentro di noi il morso del più” (don Luigi Ciotti). Sant’Agostino diceva che “la speranza ha due bei figli: la rabbia e il coraggio. La rabbia nel vedere come vanno le cose, il coraggio per cambiarle”. c) naso del clown: “Non prendere la vita troppo sul serio… tanto non ne uscirai vivo!”. Mons. Turazzi, in conclusione della giornata insieme, consegna a noi volontari 3 compiti: 1) riflessione sul brano del Vangelo di Luca (10, 38-42) su Marta e Maria: la contemplazione che sboccia nell’azione. 2) Meditazione sulla frase di Sant’Agostino, tratta dall’opera Contra Juliano: “dio ci ama per amarci”: amandoci, Dio ci innamora di Lui. Se noi lo amiamo, Lui può amci di più. Dio, cioè, mette in campo se stesso. Si crea, così, una spirale di amore sempre più intensa…Dio ama chi dona con gioia! 3) Domanda: “Sei operatore Caritas? lo sa il tuo direttore spirituale?”. Perché se sei operatore Caritas è perché hai ricevuto una vocazione alla carità, ed è la tua persona che si mette in gioco, quindi se doni qualcosa, dietro quel dono ci dev’essere la tua persona. Mi piace concludere questo itinerario di riflessione, che mi pone tanti interrogativi riguardo al mio essere volontaria Caritas e mi costringe ad una verifica quotidiana, con una poesia lasciataci da don Emanuele: Siamo qui perché non c’è alcun rifugio dove nasconderci da noi stessi. Fino a quando una persona non confronta se stessa negli occhi e nei cuori degli altri, scappa. Fino a che non permette loro di condividere i suoi segreti, non ha scampo da questi. Timoroso di essere conosciuto non può conoscere se stesso né gli altri, sarà solo. Dove altro, se non nei nostri punti comuni, possiamo trovare un tale specchio? Qui, insieme, una persona può alla fine manifestarsi chiaramente a se stessa non come il gigante dei suoi sogni né come il nano delle sue paure, ma come un uomo, parte di un tutto con il suo contributo da offrire. Su questo terreno noi possiamo tutti mettere radici e crescere non più soli come nella morte ma vivi a noi stessi ed agli altri. Sonia rosaspina


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UFFICIO CARITAS

SCHEDE ILLUSTRATIVE SULLE MAGGIORI EMERGENZE DELLE PERSONE CHE FREQUENTANO LA CARITAS

I dati si riferiscono alla popolazione residente nel Montefeltro

CdA di San Marino (i dati si riferiscono ai soli cittadini e residenti in Repubblica) Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al nostro lavoro sia con offerte che come volontari e vorrei rivolgere un appello a tutti:

VENITE A FARE SERVIZIO IN CARITAS, SOPRATTUTTO VOI CHE AVETE DIMESTICHEZZA CON IL COMPUTER! Chi vuole può chiamare al 335.7344556 Diac. Giovanni Ceccoli (Direttore della Caritas Diocesana)

LE INIZIATIVE EXPO DI SAN MARINO A SAN MARINO Nell’ambito del segmento “Democrazie del cibo” l’Associazione Carità senza Confini Onlus organizza il 25 settembre 2015 (Teatro Turismo)

“Vivere diversamente si può!

Cambiando gli stili di vita” INCONTRO CON P. ADRIANO SELLA

Padre Sella, Coordinatore della Commissione Nuovi Stili di Vita e della Rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita, tratterà il tema “Cibo per tutti: esigenza urgente di cambiare gli stili di vita”. Affrontando i temi sollevati dall’Expo, le grandi contraddizioni che riguardano il cibo fra chi muore di fame e chi di obesità, il diritto di ogni essere umano al cibo, lo spreco e lo sfruttamento indiscriminato della terra, ci parlerà di cambiamento di vita, non però di un cambiamento per necessità, ma di un cam-

CIBO PER L’UOMO

biamento per virtù e ci aiuterà a capire che ognuno di noi può essere artefice di un cambiamento che comincia dai nostri gesti quotidiani, anche da quelli più semplici. A seguire Kitchen Music, a cura dell’Istituto Musicale Sammarinese, “La cucina racconta una storia, anzi tante storie”. Coperchi, cucchiai, pentole, bicchieri e bidoni si trasformano in strumenti melodici e a percussione. Al termine potremo scambiarci le nostre opinioni durante un semplice rinfresco. Vi aspettiamo, l’ingresso è libero!


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SOLIDARIETÀ

UN CONTAINER PIENO DI SOLIDARIETÀ L’Associazione Carità senza Confini onlus ha predisposto e spedito, in data 3 agosto 2015, un container in Zambia per inviare materiali necessari alla realizzazione di tre importanti progetti.

Reparto pediatrico del St. Claire Clinic in Makeni, Lusaka Il progetto prevede la costruzione di un Reparto pediatrico con 17 posti letto dedicato alle emergenze pediatriche per bambini poveri. Il progetto è interamente finanziato dalla Società Ceramica di Faetano SpA. Da circa un mese e mezzo in Zambia c’è un grosso problema di mancanza di energia elettrica, che va peggiorando di giorno in giorno, arrivando ad interruzioni fino a 14 ore, con continui e imprevedibili black out. Questo ha comportato vari problemi: molte ditte non stanno lavorando o hanno dovuto chiudere, tutta la merce sta subendo dei rincari e non si prospetta una soluzione in tempi rapidi. Anche per questa situazione di difficoltà l’Associazione ha deciso di comperare qui la merce necessaria per arredare il Reparto e, quindi, spedirla con il container.

Villaggio dei lebbrosi di St. Theresa e Orfanotrofi di Lusaka

Forno a Lusaka La costruzione del forno/pizzeria a Lusaka, che è stata iniziata nel 2011, è oggi completata e, con grande soddisfazione, l’attività funziona molto bene, tanto che occorre ampliare la produzione. Per questo motivo e per le esigenze legate al già citato grave problema di mancanza di energia elettrica, è stato spedito un generatore che possa sopperire a tale carenza e garantire il funzionamento del forno. Attraverso il container, inoltre, è stato spedito diverso materiale utile per la produzione e per gli arredi, come attrezzature e vestiario. Gli scopi principali di questo progetto sono: fare formazione e dare lavoro ai giovani zambiani, essere motore di sviluppo, produrre pane anche per sostenere i centri nutrizionali e per i detenuti del carcere di Lusaka. Inoltre, quale ONG riconosciuta in Zambia, il 30% della produzione viene destinata ai poveri.

22-25 LUGLIO 2015 A LORETO

Il container porterà numerosi scatoloni di vestiario e di materiale scolastico per il villaggio dei lebbrosi di St. Theresa. Queste persone ammalate, oltre che povere, hanno estrema necessità di tutto. Mentre agli orfanotrofi di Lusaka sono destinati gli alimenti che, con generosità, sono stati raccolti dalla Scuola Elementare di Acquaviva. La spedizione di un container richiede grande impegno e molto lavoro da parte di tante persone, richiede tanta solidarietà e generosità per riempirlo ed anche un notevole contributo economico per la spedizione. Per questo l’Associazione desidera ringraziare di cuore tutti coloro che hanno donato e tutti coloro che hanno lavorato per la spedizione del container. la carità diventa concreta ed operosa anche attraverso il dono di beni necessari per garantire una vita dignitosa a chi è povero! Associazione Carità senza Confini onlus

L’USTAL-UNITALSI in pellegrinaggio

Immaginate due realtà, diverse, ma geograficamente non molto distanti fra loro. La prima è una cittadina marchigiana di nome Loreto, con una piazza che sa regalare un sapore e delle emozioni uniche, se solo si intende viverle con lo spirito giusto. La seconda realtà è San Marino, uno stato che è la più antica Repubblica del mondo. Succede che una volta l’anno queste due realtà si uniscono in un pellegrinaggio che accomuna un buon numero di partecipanti sammarinesi, divisi tra personale in servizio, ammalati e pellegrini, e la piazza di Loreto, con la Basilica, i vari palazzi, ma soprattutto la Santa Casa. È in questi luoghi che puntualmente ogni anno, in questo caso dal 22 al 25 luglio 2015, si svolge qualcosa di straordinario dal punto di vista sia relazionale ed emozionale, sia spirituale: il Pellegrinaggio dell’USTAL-UNITALSI della diocesi San Marino Montefeltro. La mattina presto del 22 luglio è il momento della partenza, quel momento in cui si indossa la divisa da barelliere e ci si avvia alla fermata del pullman. La divisa è parte integrante del pellegrinaggio, rappresenta in modo materiale e strettamente fisico le sensazioni di Loreto: sacrificio, fatica, calore, orgoglio, bellezza e spirito di servizio. Sono le dieci di mattina, eccoci arrivati a Loreto. Ancora all’interno del nostro pullman che parcheggia, si vedono già dame e barellieri che ci hanno preceduto, muoversi avanti e indietro per la piazza per scaricare le valigie dei pellegrini, come veloci puntini bianchi e blu intrecciati in un’elegante e insolito gioco visivo. È molto caldo, si suda stando fermi, ma non importa; non siamo qui per lamentarci, non

dobbiamo stare fermi. Qui, in questa piazza si consolidano relazioni importanti; con alcune persone non ci si vede per un anno, poi ci si vede e sembrano passati cinque minuti, e tutto torna come prima. Le giornate, belle e faticose, trascorrono lentamente e in modo piacevole tra Lodi mattutine, Servizi, compagnia e assistenza ad anziani e malati, infiniti turni notturni, Celebrazioni in piazza e in Basilica, momenti di animazione per giovani e istanti di silenzio, Preghiera, contemplazione, all’interno della Santa Casa. Il Centro di tutto il Pellegrinaggio. La sera al bar, sorrisi stanchi si concedono un gelato e una birra insieme, tutto con un sapore unico. Ma si sa, tre giorni per quanto possano essere belli, spontanei e felici, non sono infiniti. Il sabato mattina è ora di tornare a casa. Vengono in mente le settimane precedenti al pellegrinaggio, quando arrivavano le lettere a casa che ricordavano la vicinanza imminente di Loreto e le riunioni per il personale. Una sorta di Sabato del Villaggio, quasi a ricordarci un grande autore vicino a queste terre. Ci si saluta, ci si fanno “selfie”, dato ora è di moda per tutti. È strano; con alcuni ci siamo già rivisti il pomeriggio stesso a San Marino, ma non è mai la stessa cosa. Se pochi giorni prima la si vedeva avvicinarsi, ora dal Pullman, si vede pian piano allontanarsi la cupola del Santuario. Si percorre l’autostrada già con dei bei ricordi. Arrivato a casa, le pieghe sulla divisa ormai sgualcita, sembrano sorrisi. Marco Guidi


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SOLIDARIETÀ

UN’ESPERIENZA PRESSO LE MISSIONI DELLE SUORE FRANCESCANE MISSIONARIE DI CRISTO IN TANZANIA

CINQUE PANI E DUE PESCI IL NOSTRO NIENTE CHE NELLE MANI DI DIO DIVENTA CIBO PER MIGLIAIA DI PERSONE Dal 28 maggio al 12 giugno scorso, insieme ad altri 10 compagni di viaggio, ho avuto l’opportunità di conoscere la realtà delle missioni delle Suore Francescane Missionarie di Cristo di Arusha e di Gwandumehhi e di condividere la vita delle Suore che lì operano in favore della popolazione tanzaniana povera e bisognosa. L’occasione del viaggio è stata l’inaugurazione ad Arusha, avvenuta il 6 giugno alla presenza del Vescovo, della Casa “oasi di pace”, che ospita le suore e 14 ragazze che hanno la possibilità di studiare in un luogo sicuro e protetto. La casa è stata costruita grazie ad un progetto proposto da sr Lorella Chiaruzzi all’Associazione Carità senza Confini e condiviso da altre Associazioni sammarinesi ed è stato finanziato dal Congresso di Stato e da altre realtà della Repubblica di San Marino. Abbiamo voluto questo momento “ufficiale” per riconoscere il frutto di un lavoro, a volte anche faticoso, fatto insieme, per condividere un momento di festa e per testimoniare il valore dei rapporti umani che è molto più importante del contributo finanziario devoluto. Un altro momento particolarmente significativo è stata la Professione di 4 giovani novizie tanzaniane avvenuta a Gwandumehhi il 30 maggio. Ogni avvenimento è accompagnato da un grande senso di gioia e di gratitudine, che spesso si traduce in canti e balli e in una festosa partecipazione da parte di tutti, e questo riguarda anche le celebrazioni religiose. Sin dal primo giorno ha avuto un grande impatto su di me il senso di accoglienza che tutti – le suore, le ragazze presenti nelle missioni, la gente incontrata – dimostrano e che qui ha davvero un significato: ti accolgono come un parente o un amico che non vedevano l’ora di incontrare! Nei giorni della nostra permanenza abbiamo potuto conoscere la vita quotidiana delle suore nel loro compito di evangelizzazione, di promozione umana e di aiuto ai bisognosi. Le suore si prodigano in tante attività, dal dispensario alla cura dei poveri, dall’educazione delle giovani alla collaborazione con le realtà locali. Non solo: dov’è presente una missione abbiamo constatato che c’è anche una ricaduta positiva nel contesto circostante. La missione e lo spirito di accoglienza che la caratte-

rizza è un punto di riferimento per i vecchi soli o per le famiglie in difficoltà o per chiunque abbia bisogno. La Tanzania, anche se forse non è fra i Paesi più poveri dell’Africa, certamente ha ancora tante povertà da combattere e tante difficoltà da risolvere. Per esempio: la gente vive ancora in case di fango, gli standard igienici sono molto carenti, l’istruzione, anche se resa obbligatoria, in realtà non è una opportunità per tutti i bambini e i ragazzi, l’assistenza sanitaria è garantita ad una minima parte della popolazione. Non è stato facile vedere la povertà e la malnutrizione dei tre fratellini, ai quali mancava anche un contesto familiare adeguato, o incontrare l’anziano solo e senza una casa che chiede un piatto di minestra, o, ancora, intravedere la sofferenza dietro ai grandi occhi e ai sorrisi dei bambini dell’orfanotrofio, oppure attraversare la povera, malconcia e sporca periferia di Arusha. Eppure, anche di fronte a tutto questo, posso dire che è stato un bellissimo viaggio e che mi sento arricchita, anche dall’esperienza della povertà, perché ha fatto emergere forte il senso dell’essenziale, il valore della vita e della gioia di vivere anche con poco. In quei giorni, abbiamo potuto riflettere, con l’ausilio del libro di Francesco Nguyen Van Thuan “Cinque pani e due pesci”, sul senso del nostro cammino di vita e sul nostro essere cristiani, sui dubbi che ci assalgono e sul senso di impotenza di fronte alle ingiustizie che affamano gli esseri umani, alle violenze impunite, al dolore senza senso. Attraverso l’esperienza di Francesco ho potuto capire che, qualunque cosa ti riservi la vita, il tuo sguardo e la tua speranza devono sempre essere rivolte a Gesù, con la stessa fiducia del ragazzino del Vangelo che ha offerto tutto: 5 pani e 2 pesci nelle mani di Gesù. E Gesù ha fatto il resto, dando da mangiare a 5000 uomini più donne e bambini. Siamo invitati con fiducia ad offrire i nostri 5 pani e 2 pesci, cioè il nostro niente di fronte al vasto mare di bisogno che c’è nel mondo, ma anche il nostro tutto, come era tutto ciò che aveva il ragazzino, il Signore farà il resto e, insieme, costruiremo il cammino della speranza! loredana Mazza Associazione Carità senza Confini Onlus


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FOTOCRONACA DEI CAMPI ESTIVI

NELLA NOSTRA DIOCESI

MOLTI GIOVANI E GIOVANISSIMI IMPEGNATI NEI CAMPI ESTIVI 2015 ANCHE QUEST’ANNO SONO STATI TANTI I CAMPEGGI ESTIVI ORGANIZZATI DALLE DIVERSE PARROCCHIE DELLA NOSTRA DIOCESI E SVOLTISI PER LA MAGGIOR PARTE NELLE STRUTTURE DIOCESANE. FACCIAMO PARLARE CHI HA ORGANIZZATO LE VARIE INIZIATIVE E DIAMO SPAZIO AI COMMENTI E ALLE ILLUSTRAZIONI CHE PIÙ DI OGNI ALTRA PAROLA CI RENDE IL SIGNIFICATO E LA PORTATA DEI CAMPI. DI SEGUITO DIAMO CONTO DEI CAMPEGGI DEI QUALI CI È GIUNTA NOTIZIA FINO AD OGGI • Presso la Colonia estiva de La Verna

arrivare a essere Pastore…). Dopo la funzione, ha benedetto il nostro campo durante la cerimonia di inaugurazione e ci ha insegnato anche un nuovo bans da cerchio. Abbiamo apprezzato molto la sua disponibilità a raggiungerci nonostante il caldo e siamo rimasti davvero contenti perché abbiamo potuto conoscerlo meglio e lui ha potuto fare un “piccolo assaggio” del mondo degli scout. (Squadriglia Tigri-Reparto Antares)

hanno soggiornato circa 250 ragazzi e 50 animatori, tutti della diocesi di età variabile fra gli 8 e i 15 anni. Si è lavorato sulle beatitudini analizzando la figura di Pier Giorgio Frassati, soprannominato “l’uomo delle otto beatitudini”. Lo slogan coniato per il campo è stato “Dentro di te c’è un mondo da scoprire”. Un turno speciale è stato quello riservato a 90 ragazzi di AC di Serravalle e Parrocchie vicine.

nia”, cioè dell’incontro con Gesù che non è venuto a portarci via qualcosa, bensì a donarci ciò che il cuore continuamente brama: la letizia anche nelle avversità!

• Le parrocchie di Mercatale, Macerata, Caprazzino, Lunano, Belforte e Piandimeleto hanno partecipato a due campeggi svoltisi dal 21 al 28 giugno per gli alunni delle scuole elementari e dal 28 giugno al 5 luglio per gli studenti delle scuole medie nella struttura di Miratoio; tema del campo

• Ciao! Noi guide e scouts del Reparto Antares del Gruppo San Marino I, do-

• Cinquanta ragazzi di Pennabilli e Ponte Messa si sono ritrovati alla Pieve di Carpegna dal 6 al 12 luglio per vivere insieme le avventure narrate dallo scrittore C.S. Lewis ne “Le Cronache di Narnia”. Tra giochi, preghiera e condivisione

serale attorno ad un falò, si è scoperto a poco a poco di come il Signore attende sempre che la nostra libertà gli permetta di farsi conoscere. Ognuno è protagonista di una personalissima “cronaca di Nar-

menica 5 luglio scorso abbiamo avuto l’onore della visita del nostro Vescovo, mons. Andrea Turazzi, come ospite al nostro campo estivo che si è svolto dal 2 al 12 luglio 2015 in località Mercato di Casteldelci. Nello stesso giorno, inoltre, anche i lupetti del Branco del nostro Gruppo hanno deciso di associarsi a noi per vivere una giornata tutti insieme. Prima di celebrare la Santa Messa, il Vescovo si è trattenuto con noi permettendoci di porgli qualche domanda per conoscerci meglio (ad esempio, gli abbiamo chiesto com’è stato il suo cammino per

“Condividere il pane”. Un tema quanto mai attuale, un momento in cui alla povertà che da sempre domina in varie parti del mondo ed anche nel nostro Paese, mostra ogni giorno di più un’urgenza che ci è data dalla massa di immigrati che, provenienti dai paesi dell’Africa e del Medio oriente, sbarcano sulle nostre coste in cerca di dignità. Tutto ciò, naturalmente, mortifica anche quel pane che su tante tavole abbonda fino ad essere gettato nella spazzatura.

• Il Reparto San Marino 3 “Andromeda” della Parrocchia di Dogana ha svolto il suo campeggio estivo in località La Gaudia di Pennabilli, dal 13 al 21 agosto. Un


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FOTOCRONACA DEI CAMPI ESTIVI

l’ha provato, ne è rimasto estasiato e che quest’anno, forse più degli altri anni, ha avuto qualcosa di speciale: il campeggio

Giovanissimi dell’Azione Cattolica della nostra diocesi, svoltosi a Fanano, in provincia di Modena, dal 9 al 16 agosto. Centodiciotto ragazzi, sotto la guida di diciassette educatori, si sono riuniti alla ricerca del vero valore di ciò che di più importante abbiamo: la vita; non a caso infatti il titolo del campo è stato “Born to be alive” - Nati per sentirci vivi. Ogni giorno è stato preso in esame un aspetto, un mo-

mi linguistici, ma sin da subito hanno saputo inserirsi con grande facilità, spinti da un amore e da una gioia che ha coinvolto anche gli animi più distaccati. In particolare forte e commovente è stato il momento in cui, il venerdì, hanno voluto raccontare la loro esperienza e quella del loro Paese, le loro storie e ciò che li spinge ad andare avanti in una situazione così complicata come quella palestinese. Cresciuti in un ambiente in cui da bambino ci si ritrova adulti il giorno dopo, in cui non si sa se domani si potrà abbrac-

campo a cielo aperto in una larga spianata alle pendici del Carpegna dove il silenzio e la lontananza dal centro abitato hanno facilitato molto i ragazzi nel loro impegno quotidiano non solo di divertimento, ma anche di preghiera e riflessione su diversi temi posti sul tappeto dagli educatori.

• La Parrocchia di San Michele Arcangelo di Domagnano, con i ragazzi del gruppo ACR delle Scuole medie, ha svolto il campeggio estivo presso la Casa San Gianni a Sestino dal 26 al 30 Agosto. I momenti di riflessione hanno interessato il tema della diversità in tutti i suoi aspetti. Un argomento che in questi ultimi mesi, in modo particolare, ha occupato spazio sui quotidiani e sulle tv italiane e di San Marino. I ragazzi hanno affrontato la tematica con serietà acquisendo anche tante nuove informazioni fino a poco fa taciute dai me-

dia laici ma che hanno trovato grande interesse sulla stampa cattolica poi riprese anche nelle Parrocchie dove si è discusso della “diversità” in particolare fra genitori. Il Vescovo Andrea ha fatto visita al campo giovedì 27 accolto dall’entusiasmo dei giovani e degli educatori.

• C’è un evento ogni anno che raccoglie l’entusiasmo e il desiderio di decine di ragazzi della diocesi, un evento che, chi

mento della vita, trattando temi delicati come possono essere quelli del-l’aborto o dell’eutanasia, ma il tutto volto a capire, o meglio riflettere, su quale valore abbia veramente una vita e se è possibile decidere per gli altri, ma anche per noi stessi a volte. Durante le attività si sono viste molte-

plici reazioni, da dibattiti accesi a pianti sinceri, fino a profonde risate, confermando le mille sfaccettature del bellissimo tema. Come detto prima, questo campo è stato speciale, diverso rispetto agli altri, soprattutto grazie all’amicizia e alla testimonianza di sei ragazzi palestinesi (quattro ragazzi e due ragazze) e di loro due accompagnatrici che hanno condiviso questa settimana con noi. Non nego che sia stato difficile comunicare con loro per ovvi proble-

ciare nuovamente i propri genitori, in cui si ringrazia Dio per ogni attimo di vita concesso, con la loro semplicità e amore ci hanno trasmesso un esempio di vita meraviglioso, una testimonianza di fede impressa a fuoco nei cuori di chi li ha ascoltati. Non sono però mancati anche momenti di svago, fondamentali per divertirsi e stringere rapporti. Attività e giochi si sono stagliati poi su una cornice particolare: in onore del grande evento italiano del 2015, gli educatori hanno pensato bene di organizzare, l’ultima serata, un particolare expo, il LIFEXPO, in cui ogni squadra presentava, seguendo il tema della settimana, un padiglione personale in cui veniva celebrata la vita. In questo ambiente di gioia e fratellanza, un gruppo di centodiciotto ragazzi ha quindi dato una testimonianza di fede fortissima, una volontà di andare controcorrente sempre più rara al giorno d’oggi. L’augurio che faccio a questi giovani è preso da un passo di una poesia lettaci da una ragazza palestinese, che recita: “Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso, e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio”. Che noi possiamo essere quelle candele, in grado di diffondere la luce in mezzo al buio. davide Fabbrucci

Foto e cronaca di altri campeggi nel prossimo numero di Ottobre


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IN RICORDO DI

RICORDANDO DON LUIGI CORBELLOTTI E LA SUA CHIESA PARROCCHIALE Sabato 4 luglio a Savignano Monte Tassi, si è celebrato l’XI anniversario della scomparsa di Don Luigi Corbellotti, parroco della suddetta parrocchia per cinquantaquattro anni. Ha presieduto la santa Messa il Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Andrea Turazzi, assieme ai parroci della vallata e a Mons. Graziano Cesarini, Vicario foraneo. Il nostro Vescovo ha così potuto ammirare la bellezza della chiesa settecentesca dal soffitto ricco di pregiati stucchi, le pale d’altare e i maestosi paliotti. Chiesa che da poco ha subìto importanti lavori di messa in sicurezza e consolidamento a causa del movimento del terreno su cui è ubicata. È stata una serata speciale, ricca di gioia e commozione. Sua Eccellenza nell’omelia, ricordando quella tenuta dal suo predecessore Mons. Rabitti nel giorno del funerale di Don Luigi, ha parlato delle vocazioni e della loro importanza e ricordando come èsbocciata la sua ci ha esortato a pregare il Signore affinché mandi operai nella sua messe. Come la vocazione di Sua Eccellenza è nata dal fascino emanato dal suo parroco, così anche quella di Don Luigi si deve a Mons. Soriani, parroco della Pieve di Carpegna. È lì che Don Luigi ha coltivato il suo amore smisurato per Gesù che lo ha portato a donarsi tutto a lui. Potremmo definire Don Luigi un parroco dalle “ginocchia pesanti”. Se avevi bisogno, sapevi dove trovarlo: nella prima panca a sinistra della sua chiesa di Savignano. Era lì che trascorreva la mag-

gior parte del tempo disponibile, a pregare per i bisogni della Chiesa, per gli ammalati, per i suoi parrocchiani. Sono certa che sabato era lì con noi, ha pregato con noi, ha pregato per noi e per la sua amata Diocesi. Maria luisa

LA SCOMPARSA DI FRA ADRIANO MARIA SOMMA Aveva 84 anni e 65 di professione religiosa. È stato stroncato da una gravissima malattia

LA RUBRICA NOTIZIE FLASH DA SAN MARINO RIPRENDERÀ NEL PROSSIMO NUMERO DI OTTOBRE

Nella tarda serata del 28 luglio scorso, all’Ospedale Civile di San Marino, è deceduto per una gravissima malattia Fra Adriano Maria Somma, O.S.M. frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia Santissima Annunziata, di famiglia nel cenobio Santa Maria dei Servi in Valdragone, Repubblica di San Marino. Il fratello defunto aveva compiuto 84 anni di età e 65 di professione religiosa nell’Ordine dei Servi. Fra Adriano era nato a Piano d’Arta (Udine) il 15 gennaio 1931. La sua vita è stata spesa nel servizio, in modo particolare, ad alcune comunità dove ha vissuto buona parte del suo cammino religioso: a Francavilla al Mare (Chieti), a Orvieto e nella Repubblica di San Marino per gli ultimi 12 anni, dove si è spento, in pochissimi giorni. La vita di Fra Adriano è stata segnata da alcuni aspetti che possiamo sintetizzare in due parole che evidenziano tratti della spiritualità dei Servi di Maria: servizio e amicizia. Accogliamo, come provocazione e come testamento, il valore dell’amicizia che padre Adriano ha saputo vivere, affinché anche in noi riecheggino le parole di Gesù: “vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15). Che il Signore Gesù, per intercessione della Vergine Maria accolga Fra Adriano nel Regno di Amore, Misericordia e Pace.


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