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Diocesi di Pistoia

Paolo Testimone del Signore Risorto Sussidio per i Gruppi di Ascolto della Parola di Dio

DAL PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO “Dobbiamo tornare ad assumere con forza, con passione, con tenacia, il primato della relazione con il Signore nella nostra vita personale, soprattutto di noi sacerdoti e consacrate, e nella vita delle comunità cristiane.” “Riconnettere la vita delle persone e la loro fede, spesso provata e sfrangiata con ciò che della fede è sorgente e nutrimento: la Parola di Dio”. Mons. Mansueto Bianchi, Vescovo di Pistoia

Anno pastorale 2008/2009 Anno giubilare paolino



Sussidi per i Gruppi di ascolto della Parola di Dio

Presentazione È

con grande gioia e speranza che presento questo opuscolo dove sono raccolte dieci schede sulla testimonianza di fede e di vita che un grande discepolo del Signore, S. Paolo, ha donato alla Chiesa. Dieci schede sono un piccolo itinerario, una “traversata”, veloce ma significativa, di quel grande mare che è il pensiero e l’esperienza di fede dell’Apostolo. Questo opuscolo è destinato ai gruppi di ascolto della Parola di Dio che si costituiranno nelle parrocchie e nella Associazioni presenti in Diocesi, trovando ospitalità presso le “famiglie dell’accoglienza”, come indicato nel programma pastorale 2008-2010. La Chiesa di Pistoia vuole ricercare, con passione e tenacia, questo incontro profondo, diffuso, trasformante con la Parola del Signore, perché sa che quella è la sua vita, la forza che ci trasfigura, ci converte e ci fa cristiani, lì è la roccia cui ancorarci per non essere portati via e dissolti dai compromessi con la mentalità del “mondo”, da lì parte la strada che ci conduce ai Sacramenti ed all’incontro con la persona di Gesù nell’Eucarestia, questo è il bene, il grande bene che noi possiamo e dobbiamo portare al mondo sulla via della missione. Queste dieci schede, dunque, vogliono aiutare a sostenere la fatica e l’amore di quei piccoli gruppi di laici che, riunendosi tra le mura domestiche, cercheranno di intrecciare la Parola e la vita di ogni giorno. Sono aiuti che sostengono la Preghiera, facilitano la comprensione e l’ascolto, spingono al confronto ed al dialogo, sollecitano l’assunzione di scelte e decisioni che trasformano la vita. Ringrazio chi, con intelligenza ed amore grande verso la Parola di Dio e verso la Chiesa pistoiese, le ha costruite; benedico ed accompagno con la mia preghiera quanti intraprenderanno questo itinerario mentre affido loro e tutta la Chiesa di Pistoia “a Dio ed alla Parola della sua grazia” (At 20,32). X Mansueto Bianchi Vescovo di Pistoia

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Introduzione Q

uesto piccolo opuscolo contiene le schede per i gruppi di ascolto della Parola di Dio nelle famiglie secondo le indicazioni del Programma Pastorale Diocesano (2008-2010). Le schede sono, dal punto di vista dei contenuti, un itinerario attraverso le lettere dell’apostolo Paolo di cui ricorre in questo anno il giubileo. La complessità e ricchezza del pensiero di Paolo non può certo essere esaurita da uno strumento come questo che si propone uno scopo ben preciso e limitato: offrire uno strumento catechistico e spirituale sufficientemente agile per guidare le persone nell’ascolto e nella preghiera. Le schede presentano testi legati alla biografia dell’apostolo (scheda I; III), all’immagine di Dio che San Paolo ha maturato nella sua vocazione alla fede e che ha costituito parte fondamentale del suo annuncio missionario (schede II; IV; VI; VIII). Altri testi ancora presentano alcuni passaggi fondamentali dell’opera educatrice dell’apostolo nei confronti delle comunità cristiane (schede V; IX; X); infine il testo di 2Cor 4,5-18 ha a che fare con lo stile dell’apostolato paolino (scheda VII). Si tratta di criteri abbastanza generali, perché ogni lettore attento si renderà presto conto che separare contenuto dell’annuncio, parenesi, guida delle comunità, stile dell’apostolato, è un’operazione abbastanza artificiale. Tutte queste dimensioni sono in sé inscindibilmente connesse. La divisione in temi, dunque, ha solo lo scopo di farci riflettere e pregare affrontando una alla volta i vari aspetti della vita, della teologia e della missione di Paolo.

STRUTTURA E STILE DELLE SCHEDE

Le schede presentano anzitutto il testo dell’apostolo secondo la nuova traduzione ufficiale della Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana uscita nel 2008. Il testo è introdotto da una breve preghiera iniziale e si conclude con un salmo, alcune invocazioni e il Padre nostro. Il brano biblico è sempre accompagnato da alcune domande di attualizzazione per aiutare le persone a leggere la propria vita alla luce della Parola di Dio, e favorire il confronto all’interno dei gruppi. La scheda presenta infine una spiegazione del testo che ha lo scopo di fornire alcuni elementi utili per la comprensione. Si è cercato di mantenere la spiegazione in uno spazio 5 contenuto, adottando un linguaggio che, senza essere semplicistico, cercasse di mettere in luce le principali problematiche suscitate dal testo. Allo stesso tempo la spiegazione tenta un’attualizzazione del testo leggendolo in un’ottica spirituale. Lo scopo della spiegazione è dunque duplice: fornire sufficienti elementi per capire il pensiero dell’apostolo, e intro-


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durre alla meditazione spirituale.

OBBIETTIVO DEI GRUPPI DI ASCOLTO DELLA PAROLA

Lo scopo di un gruppo di ascolto è quello di imparare a mettere in contatto la propria vita con la Parola di Dio. Non si tratta solo di far conoscere le S. Scritture, ma di alimentare una conoscenza che aiuti a pregare e a vivere, promuovendo una Spiritualità fondata sulla Parola di Dio, elemento fondamentale e fondante di ogni spiritualità cristiana. Infine i gruppi di ascolto hanno anche l’effetto di creare relazioni tra le persone a partire dalla fede, favorendo il crescere di una chiesa dal volto fraterno e gioioso.

BREVI CENNI SUL METODO DEI GRUPPI DI ASCOLTO

La lettura della Parola di Dio nei Gruppi di Ascolto non è una lezione e nemmeno un’omelia o un semplice scambio di opinioni, ma una lettura ispirata al metodo della lectio divina che, partendo da un ascolto attento e rispettoso del testo, cerca il Signore che in quei testi ci parla. Una lettura che ha come scopo una relazione, quella con il Signore, che da senso alla nostra vita, fonda la nostra fede e speranza, e ci fa crescere in quella Carità, che sola, non avrà mai fine.

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“Saulo Saulo, perché mi perseguiti?” (At 9,1-31) PREGHIERA INIZIALE

Scheda I

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- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e aprici alla comprensione della tua volontà. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI

AT 9,1-31

“Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del signore, si presentò al sommo sacerdote 2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via1. 3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. 5Rispose: “Chi sei, o Signore?”. Ed egli: “Io sono Gesù, che tu perseguiti! 6Ma tu alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”. 7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. 8Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. 9Per tre giorni rimase cieco e non prese cibo né bevanda. C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: “Anania!”. Rispose: “Eccomi, Signore!”. 11E il Signore a lui: “Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando 12e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché recuperasse la vista”. 13Rispose Anania: “Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. 4Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dai capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome”. 15Ma il Signore gli disse: “Và, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli di Israele; 16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”. 17Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo”. 18E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, 19poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, 20e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è Figlio di Dio. 21E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano 7 e dicevano: “Non è lui che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo 1

Negli Atti degli Apostoli il termine “Via” indica il Cristianesimo come tale, che non è solo una dottrina, ma anche un modo di vivere, il modo di vivere di Gesù che ha detto di sé “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6).


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nome ed era venuto qui precisamente per condurli in catene ai sommi sacerdoti?”. 22Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e gettava confusione tra i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei deliberarono di ucciderlo, 24ma Saulo venne a conoscenza dei loro piani. Per riuscire a eliminarlo essi sorvegliavano anche le porte della città, giorno e notte; 25ma i suoi discepoli, di notte, lo presero e lo fecero scendere lungo le mura, calandolo giù in una cesta. 26Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. 27Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. 28Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. 29Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. 30Quando vennero a saperlo, i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso. 31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.”

DOMANDE PER NOI

- Cosa di questo brano ti fa riflettere di più? Che domande ti suscita la storia di San Paolo? - Dio chiama Paolo, come chiama ognuno di noi. Hai sperimentato qualche volta nella tua vita che il Signore ti “parla” e ti “chiama” a qualcosa? - Paolo domanda: “Chi sei o Signore”?... E tu che immagine hai di Dio? - Paolo era un persecutore, un violento, nonostante questo il Signore gli tocca il cuore. Dio non teme il nostro peccato, perché Egli è più grande del nostro peccato. Dio vede in Paolo, come in ognuno di noi, la possibilità di un cambiamento, la possibilità del bene anche nel male. Credi e senti questa fiducia di Dio per la tua vita? Riesci a guardare gli altri con lo stesso sguardo misericordioso di Dio?

PREGHIERA FINALE

Salmo 120 (a cori alterni) Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l`aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, egli ha fatto cielo e terra. 8 Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti custodirà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri.


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PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: Signore abbiamo ascoltato la tua Parola, tu che sei l’Amore senza fine, fa crescere in noi il desiderio di seguirti con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente. Vieni in aiuto della nostra debolezza, certi che non ci farai mai mancare ciò di cui abbiamo davvero bisogno per vivere nella tua volontà. Per questo preghiamo insieme dicendo: Ascoltaci Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga, ci preservi da ogni male e ci assista con il suo amore. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

La conversione di San Paolo è raccontata tre volte negli Atti degli Apostoli (At 9,1-31; 22,6-16; 26,12-18) segno dell’importanza decisiva che Luca attribuisce a questo avvenimento. Il libro degli Atti narra nella prima parte la testimonianza del Vangelo a Gerusalemme (At 1,1-8,1a), nella seconda la testimonianza del vangelo nel mondo, a partire dalla Samaria, grazie a Filippo (8,1b -40), e poi fino a Roma, grazie soprattutto a Paolo (At 9-28). E’ il compimento delle parole del Signore all’Ascensione: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (At 1,8). La chiamata di Paolo si colloca dunque all’inizio della parte dedicata all’annuncio ai pagani, di cui egli è “strumento eletto” (At 9,15).

LA TRASFORMAZIONE DI PAOLO All’inizio del racconto (vv. 1-2)

Alla fine del racconto (vv. 28-29)

Saulo freme minaccia e strage

Saulo parla con franchezza nel nome del Signore

Contro i discepoli del Signore

È con i discepoli e gli apostoli

Si presenta al sommo sacerdote (con uno scopo ostile)

Va e viene a Gerusalemme (senza intenzioni ostili)

Chiede delle lettere per le sinagoghe

Discute con gli ellenisti (per convertirli)

Progetta di condurre dei cristiani per farli uccidere

È lui stesso minacciato di morte

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Paolo fa l’esperienza di una rivelazione di Dio che gli Atti raccontano secondo il genere letterario della “chiamata”. Un genere letterario ben conosciuto nell’AT e che è strutturato da una serie di elementi narrativi ricorrenti: la luce; la prostrazione del destinatario, la voce soprannaturale, gli ordini, il mandato. Un modello che si ritrova per esempio nei racconti della chiamata dei profeti, come in Is 6,1-3; Ger 1,4-10; Gal 1,15. Quella di Paolo fu un’esperienza allo stesso tempo di conversione e di chiamata. Conversione non ad un altro Dio, ma ad un’idea diversa di Dio, al Dio di Gesù Cristo. Il Dio di Paolo era un Dio presso il quale era possibile accumulare crediti (Fil 3,1-7) obbedendo alla Legge. Adesso in Gesù Paolo scopre un Dio che gli chiede di riporre la propria fiducia non nei successi personali, ma unicamente in Gesù Cristo. Si tratta di un cambiamento radicale nell’orientamento religioso e nel modo di agire. L’esperienza vissuta da Paolo non è stata la risoluzione di un conflitto interiore di un uomo infelice, è stata l’apparizione di Cristo a un uomo compiaciuto di sé e persuaso di essere nel giusto, apparizione che ha avuto effetto immediato, fornendo una nuova base per la sua vita personale e dando avvio alla missione ai pagani. La luce è un modo tipico per parlare di Dio, es. Sal 27,1 “Il Signore è mia luce e mia salvezza”. La luce divina acceca Paolo che cade a terra (cfr. Ez 1,8; Apc 1,17). Come la terra informe e deserta nella creazione, così la vita di Paolo riceve un senso nuovo e una missione. “Saulo, Saulo perché mi perseguiti?” (9,4). Paolo è conosciuto, il suo nome è ripetuto due volte, la voce lo conosce, ma gli domanda “perché mi perseguiti?”. Una domanda che pone in questione le azioni e la vita di Paolo. Paolo a sua volta domanda “Chi sei o Signore?”, consapevole di essere di fronte a Dio, di cui tuttavia non conosce il nome. E Dio si rivela come colui che Paolo perseguitava, il Dio crocifisso e risorto, Gesù, “il figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). Paolo scopre un Dio diverso da quello per cui aveva vissuto fino ad allora, un Dio il cui nome adesso dovrà far conoscere a tutto il mondo (At 9,15). Finita la rivelazione, Paolo si alza e viene condotto per mano in una casa dove rimase cieco, senza mangiare e bere per tre giorni, come i tre giorni di Gesù nel sepolcro. E’ un tempo necessario perché si compia la “morte”, la morte dell’uomo vecchio che ormai Paolo deve lasciare per diventare un uomo nuovo in Cristo (Ef 4,22-24). Tre giorni necessari per capire ciò che gli è successo, e per capire che deve vivere la sua vita come l’ha vissuta Gesù. Tre giorni di preghiera in cui far risuonare dentro di sé la parola udita, e meditare il senso delle cose, perché queste diventino scelte e stile di vita diversi. L’esperienza dell’illuminazione trova poi la sua conferma grazie alla chiesa. Sarà infatti Anania, un cristiano incaricato da Dio, a imporre le mani a Paolo perché recuperi la vista, riceva il dono dello Spirito, sia battezzato, e sia confermato nella sua nuova missione. L’incontro con Cristo è incontro con la chiesa, perché la scoperta di Gesù crocifisso è la scoperta dell’Amore di Dio che fa “uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). 10 Infine dopo il battesimo Paolo inizia subito a proclamare che Gesù è figlio di Dio (At 9,19.22). La fede diventa subito annuncio franco e coraggioso (At 9,28-29). La fede è per Paolo, l’esperienza dell’Amore di Dio che adesso lo spinge a farlo conoscere, perché “quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2Cor 5, 14-15).


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Scheda II

“Svuotò se stesso assumendo la condizione di Servo” (Fil 2,1-11) PREGHIERA INIZIALE

- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e apri i nostri cuori. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI FILIPPESI

FIL 2,1-11

Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 2 rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. 3Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. 4Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, 6egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio,7ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, 8umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. 9Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome 10perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11e ogni lingua proclami:“Gesù Cristo è il Signore!”, a gloria di Dio Padre.

DOMANDE PER NOI

- Hai mai pensato al Natale come l’azione di Dio che ci salva nella “debolezza”? - Avere “i sentimenti”, il “sentire di Gesù”… cosa significa secondo te? - Dio rinuncia all’affermazione di sé con la potenza e con il potere; questo è il Dio in cui crediamo e a cui dobbiamo ispirare tutta la nostra vita, ecclesiale, personale, personale. Il servizio, non è mai per il cristiano una forma di esercizio di potere, ma di condivisione. Che rapporto abbiamo con “il potere”? - Gesù rinunciando ad affermarsi tramite la sua potenza di Dio, ha fatto il contrario di 11 Adamo nel peccato originale (Gen 3). Gesù è il nuovo Adamo, l’uomo perfetto, perché chi lo segue diventi “più uomo” (GS 41). L’Amore e la Salvezza passano da questo “spogliarsi di sé”? Lo hai mai sperimentato? Che frutti ha portato nella tua vita?


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PER LA PREGHIERA FINALE Salmo 16

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore:: “Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene”. Agli idoli del paese, agli dei potenti andava tutto il mio favore. Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non spanderò le loro libagioni di sangue né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è a mia eredità è stupenda.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore, ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.

PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: Signore abbiamo ascoltato la tua Parola, tu che puoi tutto vieni in aiuto alla nostra debolezza,e aiutaci a vivere nella tua volontà, certi che non ci farai mai mancare ciò di cui abbiamo davvero bisogno.. Per questo preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga e ci custodisca nel suo amore. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

In questo testo Paolo ha di fronte a sé una comunità in cui manca una comprensione del mistero della croce. La prassi e il modo di vivere quotidiano di questa comunità tradisce la croce di Cristo. Un tradimento individuato nella presenza di conflitti e divisioni all’interno della comunità (Fil 2,2) nella vanagloria e nell’orgoglio di quanti affermano la loro superiorità sugli altri (2,3), nelle contraddizioni alla comunione fraterna (2,4). Paolo esorta i credenti a superare questa condizione. Questo è possibile perché hanno 12 già esperienza dell’esortazione di Cristo, del coraggio che viene dalla carità, hanno già esperienza della comunione spirituale, hanno già esperienza di sentimenti d’amore (“Se c’è pertanto qualche consolazione, se c’è un conforto derivante dall’amore, se c’è una comunione di spirito, se c’è affetto e compassione” Fil 2,1). La comunità che vive questa divisione e queste contraddizioni potrà recuperare la conformità al messaggio dell’apostolo e del vangelo,


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potrà recuperare la gioia che viene da Dio portandola a pienezza, se tornerà a guardare il Signore Gesù. In altre parole i cristiani sono esortati a guardare Cristo, a considerare attentamente come ha fatto lui, il suo esempio, il suo modo di vivere le cose. L’inno dei versetti 6-11 è un canto che racconta chi era Gesù, come egli, che è Dio, ha vissuto la sua vita terrena. Fil 2,6-11è il racconto che i cristiani devono riascoltare e meditare, perché lo spirito di Gesù torni ad essere il loro spirito il loro modo di sentire. L’introduzione all’inno del versetto 5 è fondamentale: “Abbiate in voi (l’espressione in greco può significare anche “fra voi”) gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”. Si tratta non solo di avere dei sentimenti buoni, ma di sentire in modo buono, di avere cioè una sensibilità, un modo di pensare, di soffrire, di provare tenerezza, che sia quello di Gesù. Non buoni sentimenti, ma un sentire buono, divino. I buoni sentimenti si esauriscono facilmente di fronte alle difficoltà, di fronte all’opposizione, o per stanchezza, per paura di rimetterci di persona (il proprio interesse). Non si tratta di avere in noi solo dei buoni sentimenti, ma di avere la capacità di generare buoni sentimenti, di avere un “animo buono”, come quello di Gesù, questa è l’esortazione di Paolo. E’ in questo contesto che Paolo usa, unica volta in tutto il Nuovo Testamento, il verbo “svuotarsi” (Fil 2,7) applicato a Gesù, per indicare il suo modo di vivere la sua vita umana e divina. L’unicità di espressione dice la consapevolezza di una novità. Non è il modo normale di parlare di Dio, non lo era nell’antichità, non lo era nel mondo ebraico, e non lo è nemmeno oggi, che cerchiamo spesso la potenza e il potere, non lo è per noi che normalmente ci rivolgiamo a Dio perché “può”, perché lui che è onnipotente faccia qualcosa. Dobbiamo prenderne atto, non è immediato il riferimento a un Dio che si “svuota”, che mette da parte le vesti del potere, che rinuncia a salvare se stesso, che rinuncia a obbligare gli altri a credergli, che rinuncia a imporre la sua presenza. Ben intenso “i gesti di potenza”, i miracoli, che nel vangelo ci sono, sono segni della sua realtà, ma questi sono a servizio del riconoscimento della sua persona, e mai tali da obbligare l’uomo, togliendogli la libertà della scelta di credere o non credere. I miracoli di Gesù sono un potere e una potenza a servizio degli altri, non per affermare la sua identità. Prova ne sia che nonostante tutti i segni che gli apostoli hanno visto fare a Gesù, solo quando ne accetteranno e ne riconosceranno la logica, che è poi quella della croce, solo allora essi saranno pronti per continuare nel mondo l’opera del maestro. Solo quando il credente ha accolto la logica della croce, può diventare un altro Cristo e andare nel mondo a nome di Cristo. E’ per questo che la chiesa nasce con il dono dello Spirito, di cui esperienza particolare e unica è la Pentecoste. Quando la Chiesa celebra il Natale celebra, dunque, tutto questo mistero di salvezza che passa dallo svuotarsi di sé, dalla debolezza e dalla povertà, dall’impotenza, dalla croce. E’ questo lo stile di Dio, il suo amore che salva e di cui il bambino Gesù ne è l’icona e il segno più efficace e visibile. Nella mangiatoia e sulla croce è lo stesso mistero che si rivela e che si compie, il mistero 13 dell’amore di Dio che ci salva nell’umiltà.


Scheda III

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“Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo” (Fil 3,1-16) PREGHIERA INIZIALE

- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e apri i nostri cuori. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI FILIPPESI

FIL 3,1-16

Per il resto, fratelli miei, siate lieti nel Signore. Scrivere a voi le stesse cose a me non pesa e a voi dà sicurezza. Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare! I veri circoncisi siamo noi che celebriamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci vantiamo in Cristo Gesù senza porre fiducia nella carne, sebbene anche in essa io possa confidare. Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui: 5circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei, quanto alla Legge, fariseo; 6quanto a zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile. 7Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerato una perdita a motivo di Cristo. 8Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo 9ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: 10perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, 11nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. 12Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. 13Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, 14corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. 15Tutti noi, che siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo. 16Intanto, dal punto a cui siamo arrivati, insieme procediamo.

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DOMANDE PER NOI

- Che rapporto hai con i Vangeli e la Parola di Dio? - Ti senti di poter dire di conoscere Gesù? Di conoscere il Gesù di cui ci parlano i Vangeli?


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- Hai fatto esperienza, grazie al Signore Gesù, che certe cose o valori che prima ti sembravano importanti, dopo, grazie a lui, li reputi come nulla? - La fede è un dono e non una conquista umana. Come dovremmo vivere perché il dono della fede che Dio fa a tutti, possiamo riconoscerlo?

PER LA PREGHIERA FINALE Salmo 22

Il Signore è il mio pastore non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: Signore abbiamo ascoltato la tua Parola, fa che sappiamo viverla nella vita con fiducia e gioia. Per questo preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga e ci custodisca nel suo amore. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

In questa pagina della lettera ai Filippesi Paolo desidera aiutare i credenti ad avere una vita di fede impostata su un fondamento sicuro (3,1). Il fondamento della vita cristiana è per San Paolo uno soltanto: Gesù Cristo. La tradizione da cui uno proviene, la cultura d’appartenenza, la provenienza familiare, i titoli di studio o i successi personali, non sono un fondamento sicuro della fede. San Paolo si trovava di fronte una comunità dove c’erano cristiani provenienti dal giudaismo, chiamati giudeo-cristiani, e cristiani provenienti dal mondo pagano detti ellenico-cristiani. Non di rado i giudeo cristiani si ritenevano superiori e si facevano vanto delle loro tradizioni e della loro provenienza, talora arrivando a pretendere la circoncisione anche per i cristiani provenienti dal mondo pagano. Inoltre i giudeo cristiani insistevano molto sull’osservanza della Legge giudaica come elemento 15 chiave per ottenere la salvezza. Dobbiamo riconoscere che anche noi spesso siamo condizionati da un modo di vivere la fede che non ci aiuta a vivere un vero e profondo incontro con il Signore Gesù, perché anche a noi capita, come dice Paolo, di “vantarsi della carne” (3,4), cioè di pensare che si possa avere dei titoli privilegiati davanti a Dio, mentre la sal-


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vezza non è il frutto di uno sforzo umano, ma il frutto di un dono, il dono dell’incontro con il Signore Gesù. Nell’esperienza di san Paolo è stato il conoscere Cristo a cambiargli la vita. Un incontro che gli ha cambiato orizzonte di vita e che Paolo descrive come un vero e proprio “rovesciamento” (la traduzione italiana dice “perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù” 3,12). A partire da questa esperienza Paolo ribalta completamente la scala dei valori con cui fino ad allora aveva vissuto, tanto che tutto quello che prima riteneva un “guadagno” adesso lo reputa “spazzatura” (3,8). Dunque, il cristianesimo è il frutto di un incontro, di una relazione personale con Dio che passa attraverso il Signore Gesù, dalla “sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore” (3,8). Il cristiano è uno che vive una vita diversa, perché ha fatto un incontro che gli ha cambiato la vita e gli ha fatto vedere le cose in maniera diversa. Il cristiano è uno che conosce Cristo! Conoscere significa anzitutto aver fatto l’esperienza del suo amore, un amore che si incontra nelle esperienze della vita, nella bellezza del creato, nelle persone che credono in lui, nel silenzio della preghiera, e in modo particolare nelle S. Scritture, nei Vangeli. L’incontro con Cristo ha il potere di ridare alla vita un futuro, anche quando il nostro passato fosse stato disastrato da una vita disordinata, sbagliata e piena di errori, come dice san Paolo il cristiano è uno che può dire: “dimentico del passato e proteso verso il futuro” (3,13). L’incontro con Cristo infatti ci distoglie da noi stessi per farci vedere il suo amore, e questo fa si che guardiamo anche ai nostri peccati con la speranza di chi sa che Cristo ci ama e ci dà un’altra possibilità di vita. Il cristiano sa che il futuro è aperto alla possibilità di una vita dominata dalla resurrezione, cioè dall’annuncio che l’amore di Cristo ha vinto la morte. Questa speranza del cristiano è fondata sull’incontro con Cristo, sulla conoscenza di lui. Conoscere lui è la chiave di volta di una vita “mossa dallo Spirito” (3,3). Dobbiamo perciò rimettere al centro della nostra vita cristiana la conoscenza di lui, leggendo, ascoltando, meditando il vangelo, perché nessun altro testo come i vangeli ci dicono chi era Gesù, come egli parlava con le persone, come egli giudicava le situazioni, come egli amava. E’ soprattutto attraverso i vangeli che si cresce nella conoscenza di lui, fino a quando arriva un giorno in cui ci si rende conto che il vangelo non è una lettera morta, ma è Gesù stesso che nello Spirito continua a venirci incontro. Un cristianesimo senza vangelo rischia di essere come il giudaismo che Paolo combatteva, cioè un’insieme di regole e di modi di agire vuoti, che non producono la salvezza. Dunque, quando Paolo dice che tutto reputa una perdita pur di “guadagnare Cristo” (3,8) ci dice che nel cristianesimo la vera ascesi è dare il primato al Signore Gesù e alle sue parole. I cristiani “perfetti” (3,15), perciò, non sono persone già arrivate, ma persone in cammino, che desiderano vivere come Cristo, conformi alle sue sofferenze e alla sua morte, come alla sua resurrezione. Il “guadagno” della vita cristiana non è dunque un anonimo premio nella vita futura, ma è il Signore Gesù stesso, lui è il nostro futuro e il nostro presente: sta a noi fargli spazio nella vita, accoglierlo e crescere nella sua conoscenza, perché più si conosce più si ama, più 16 si ama più si crede, più si crede più si ama.


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Scheda IV

“Mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi” (Rm 5,1-11) PREGHIERA INIZIALE

- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e apri i nostri cuori. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen

DALLA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI ROMANI

5,1-11

Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. 2Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. 3E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata 4e la virtù provata la speranza. 5La speranza poi non delude, perché l`amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. 6Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. 7Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. 8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. 9A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. 10Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.

DOMANDE PER NOI

- Dio è morto per noi “mentre eravamo ancora peccatori”, l’amore non aspetta che l’altro diventi giusto per amarlo, ma lo ama rendendolo giusto, dandogli la possibilità di diventare giusto. L’Amore di Dio e del cristiano ha questo tratto di assoluta gratuità, di grazia. Quali sono le tue nostre maggiori difficoltà a vivere un amore così? - Se Dio ama il mondo e noi stessi “mentre eravamo ancora peccatori”, in che modo noi dobbiamo amare il mondo? Cosa significa amare con gratuità, in famiglia, nella 17 società, nel mondo? - Ti aiuta la fede a vivere le “tribolazioni”, le sofferenze? - Che cos’è secondo te la “pazienza” di cui parla san Paolo?


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PER LA PREGHIERA FINALE Salmo 8

O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza. 3 con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari per ridurre al silenzio nemici e ribelli. 4 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, 5 che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. 7 Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; 8 tutti le greggi e gli armenti, e anche le bestie della campagna, 9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie del mare. 10 O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! 6

PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: Signore abbiamo ascoltato la tua Parola, vieni in aiuto alla nostra debolezza, sostieni la nostra fede e il nostro amore. Per questo con fiducia preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci o Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga e ci custodisca nel suo amore. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

Questo brano segna l’inizio della seconda parte della lettera ai Romani. Nella prima parte (Rm 1-4) Paolo ha chiarito che la giustificazione è frutto della fede e dono gratuito di Dio per ogni uomo. Adesso, da Rm 5,1 fino a Rm 8,39, spiega le conseguenze nella vita dei credenti e della comunità cristiana della giustificazione per fede. La giustificazione1 di cui parla Paolo è “la giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono” (Rm 3,22). Con il termine giustificazione si intende perciò il partecipare all’amore di Dio, l’essere come “i tralci innestati sulla Vite che è lui stesso” (CCC 1988). L’uomo diventa giusto partecipando per dono alla realtà di Dio. La giustizia di Dio è il suo amore che giudica e salva l’uomo, offrendogli il perdono dei peccati, la 18 speranza della vita eterna, l’amore che santifica e rende significativa la vita. In Gesù Cristo Dio offre all’uomo la possibilità di essere giusto come lui è giusto, per grazia, la quale è

1

Si veda gli articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) ai numeri 1987-2029.


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“il favore, il soccorso gratuito che Dio ci dà perché rispondiamo al suo invito: diventare figli di Dio” (CCC 1996). In Rm 5,1-5 Paolo parla dei doni che si sperimentano grazie alla giustificazione per fede. Quando Paolo scrive “giustificati” si riferisce a “qualcosa che è avvenuto a noi”, alla grazia della fede e del Battesimo, e che ci contraddistingue in quanto cristiani. Bisogna notare inoltre che in Rm 5,9 Paolo usa l’espressione “giustificati per il suo sangue”, il sangue di Cristo. L’evento della giustificazione è dunque il sacrificio di Cristo, in lui siete “stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!” (1Cor 6,11). Giustificati nel suo sangue, lavati in lui, sono espressioni che rimandano al momento del Battesimo. Ora il dono della fede, la giustificazione, opera nel credente diversi doni, innanzitutto la “pace con Dio” (5,1). E’ la pace che deriva dallo scoprire che Cristo è morto per noi “mentre eravamo deboli” peccatori, lontani. La pace intesa non come uno stato di equilibrio psico-fisico, o come comportamento pacifico, ma la pace di Dio, lo stato di pienezza che si riceve dal partecipare alla realtà di Dio. La pace nella mentalità biblica non è solo assenza di conflitti, è molto di più, è la creazione che vive secondo il suo progetto originario, è la pienezza della vita nelle sue possibilità. Dunque la pace è lo stato di perfezione possibile, il vivere il dono che siamo e il progetto scritto nella nostra vita, è quella pienezza cui ognuno aspira, ma che non riusciamo a vivere a causa dei nostri peccati e dei nostri errori. E’ l’amore di Dio che ridà all’uomo la possibilità della pienezza di vita. E’ amando l’uomo che Dio salva l’uomo, lo ricrea. E’ attraverso Gesù che noi abbiamo avuto “l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo” (5,2). La grazia è l’opera compiuta da Dio in Gesù Cristo. Uno stato di grazia che genera “un vanto” (Rm 5,2) cioè una fiducia accompagnata dal ringraziamento e dalla lode, fondate sulla “speranza della gloria di Dio”. La vita cristiana è pace e grazia, ma nella consapevolezza di un compimento che deve ancora venire, quello della gloria futura, quello in cui Dio si manifesterà compiutamente alla fine dei tempi. Il cristiano vive nella speranza generata dall’amore di Dio che diventa la sua forza, la sua capacità di vivere il presente in tutte le sue dimensioni, anche nella tribolazione. Il credente animato dalla fiducia che viene da Dio può così vivere la sofferenza sapendo che questa produce pazienza, cioè la capacità di permanere nel bene anche nelle sofferenze. Le sofferenze non producono per il credente rassegnazione, scoraggiamento, rabbia, ribellione, ma pazienza, cioè la capacità di portare il male, la forza di rimanere nel bene anche nel male, questa è la pazienza che nasce dalla fede e dalla speranza. La pazienza poi produce “una virtù provata”, cioè una vita verificata, provata, dove le vicende che si vivono, anche le sofferenze, ci rivelano per quello che siamo, uomini animati dalla Speranza, immagini viventi del Cristo. Una speranza fondata sull’amore di Dio rivelato in Gesù Cristo: se si è conosce questo amore, niente può più toglierci la speranza. E’ l’Amore di Dio il fondamento della Speranza: un amore manifestatosi nella morte di Gesù per noi, e che è efficace per la vita di Gesù, quella vita che ha vinto la morte e che adesso ci assicura la possibilità permanente della 19 riconciliazione e della speranza.


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Scheda V

“La Carità non avrà mai fine” (1Cor 12,31-13,13) PREGHIERA INIZIALE

- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - “Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e aprici alla comprensione della tua volontà. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen”

DALLA PRIMA LETTERA DI

S. PAOLO APOSTOLO AI CORINZI

1COR 12,31-13,13

Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime. 1 Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. 2E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. 3E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. 4La carità è magnanima, è benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. 9Infatti in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. 12Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. 13 Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! 31

DOMANDE PER NOI 20

- L’amore è un dono e una via. La via che Gesù Cristo ci ha mostrato con la sua vita. Ogni credente è chiamato alla santità, cioè a diventare santo come Dio è santo, a diventare come il Signore Gesù. L’inno alla Carità ci mostra quali erano i tratti dell’amore di Gesù. Se ci confrontiamo con lui in cosa siamo diversi? In quale aspetto senti che il Signore ti chiama a crescere e maturare? - Cosa significa mettere il principio della carità, la cosa “più grande di tutte” al centro


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della nostra vita, personale, ecclesiale e sociale? - Che rapporti vedi tra amore, giustizia, verità? - Quale aspetto delle varie caratteristiche che San Paolo associa alla Carità ti colpisce di più?

SALMO PER LA PREGHIERA FINALE Salmo 131

Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto non vado cercando cose grandi, né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. Israele attenda il Signore, da ora e per sempre.

PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: O Dio, abbiamo ascoltato la tua Parola, tu che sei onnipotente nell’amore, vieni in soccorso alla debolezza della nostra fede, alla fragilità del nostro sperare, alla tiepidezza del nostro amore. Per questo preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci o Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga, e ci preservi da ogni male. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

L’amore è un carisma, cioè un dono, qualcosa di gratuito, di non meritato, di non comperabile. Senza amore la vita non è “pienamente umana”, non siamo completamente noi stessi. L’amore rivela la nostra realtà spirituale, il nostro essere fatti non per noi stessi, ma per gli altri, per Dio. L’amore è “carità”, cioè un particolare tipo d’amore, l’amore di gratuità, l’amore per dono. L’amore ha molte facce, è eros, cioè desiderio, bisogno di possesso, fisicità, istinto; l’amore è philia, amore di amicizia; ma l’amore di cui parla san Paolo, l’amore di Dio, è principalmente amore di gratuità, carità. Il cristianesimo ha diffuso questo concetto nel mondo occidentale usando una parola greca agape, che indica proprio l’amore come dono. Tutta questa pagina di San Paolo, conosciuta anche come 21 “Inno alla Carità”, in fondo cerca di tradurre cosa significhi amare nel quotidiano con gratuità. In realtà San Paolo quando parla dell’Amore pensa a Gesù, tanto che si potrebbe sostituire nell’inno alla parola “carità”, il nome di Gesù, perché lui è l’esempio realizzato di cosa significa amare. L’amore è poi una via, anzi “la via più sublime”. Negli Atti degli


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Apostoli il termine “Via” indica il cristianesimo come tale (es. At 22,4), per cui l’amore non è un accessorio per essere cristiani o per andare in paradiso, l’amore è piuttosto la religione del cristiano, l’amore è il cristianesimo. Dunque l’amore è dono e via, disciplina, è scelta di vivere in un certo modo, è consapevolezza che non siamo perfetti, è memoria delle proprie debolezze, è lotta con il peccato e contro l’egoismo, è quotidiana ricerca di tradurre in gesti concreti il bene per l’altro. La preghiera e il confronto con gli altri aiutano il credente a custodire l’amore, la strada che conduce all’eterno, l’unica delle strade umane che rimarrà fino alla fine, per sempre. Paolo parla, poi, della comunicazione: si può conoscere le lingue di tutto il mondo, anche quelle degli angeli, ma se non si ha l’amore, le nostre parole risuonano a vuoto, non creano comunione, sono parole incapaci di aprire le porte dei cuori, di creare legami. Occorre amare chi si ha di fronte se vogliamo che ci ascolti, occorre sentirsi amati per mettersi in ascolto di chi ci parla. Si può perfino vivere la vita dando tutti i propri beni per gli altri, sacrificarsi, “dare il proprio corpo”, ma se questo nasce dalla vanità, dal desiderio di mettersi in mostra o da altro, e non nasce dall’amore, se non si fà con gratuità, “a nulla servirebbe”. La carità aggiunge Paolo è “magnanima”, ha l’animo largo. Chi ama fa spazio dentro di sé per custodire l’altro, per accoglierlo, quasi come madri spirituali. Il rinunciare a se stessi a cui Gesù lega l’ingresso nel regno dei cieli (Mc 8,34) è proprio questo fare spazio dentro di sé all’altro, è mettere da parte l’egoismo, è la povertà spirituale. Questo “animo largo” è il frutto dello Spirito Santo in noi, della preghiera, della riflessione sui fatti della vita illuminata dalla fede, è il frutto della frequentazione di persone che amano così. Questa larghezza interiore diventa capacità di sopportare, di soffrire per il bene dell’altro e di tutti, diventa pazienza, capacità di rimanere nella difficoltà e nella sofferenza senza abbattersi e senza arrendersi. L’amore è “benevolo”, cerca il bene, vede il bene, crede nel bene. L’amore non invidia, perché nasce dalla certezza di Dio e del suo amore, ai cui occhi siamo unici e indispensabili. L’invidia è certamente uno dei mali della vita spirituale più diffusi e dannosi, l’invidia dell’altro, i confronti che si fanno tra la coppia, tra le famiglie d’origine, con gli amici, tra i figli, al lavoro, nella chiesa. “L’Amore si rallegra della verità”. La verità permette rapporti chiari e duraturi, permette di costruire insieme qualcosa. La verità non è però un’idea astratta, ma è il bene della persona, nostro e altrui. Rinunciare alla verità significa rinunciare al dialogo autentico, alla comunione, al rispetto. La verità fa liberi, liberi di amare e essere amati. La carità è generosità, scusa tutto, crede tutto, spera sempre, sopporta tutto. Questo amore non finisce mai, perché non nasce da quello che l’altro può dare o non dare, ma nasce da Dio, è amore gratuito. Senza preghiera, senza rapporto con Dio, il nostro amore mancherebbe di forza, di energia, certo tutti possono amare così, perché anche 22 chi non crede è immagine di Dio, creato da lui, ma vivere in relazione a Lui con consapevolezza, in un cammino spirituale, fa sì che il nostro amore si nutra di una presenza che lo rende forte, sicuro, incrollabile, indefettibile.


“Cristo è risuscitato dai morti!” (1Cor 15,1-20) PREGHIERA INIZIALE

Scheda VI

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- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e aprici alla comprensione della tua volontà. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen

DALLA PRIMA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI CORINTI

1COR 15, 1-20

Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, 2e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! 3A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch`io ho ricevuto, cioè: che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, 4e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture, 5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 6 In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. 9Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. 10Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 11Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? 13Se non vi è risurrezione dai morti, neanche Cristo è risorto! 14Ma se Cristo non è risuscitato, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. 15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. 18Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. 19Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.

DOMANDE PER NOI

- Se Cristo non è risorto vana è la nostra fede! Che rapporto hai con la morte? Come hai vissuto l’esperienza della morte di persone care? Cosa ti ha aiutato a vivere con speranza la prova terribile della morte? - L’Annuncio del vangelo. Da chi e come hai “ricevuto” il vangelo? Da chi hai imparato

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a credere? - Nella vita quotidiana ti capita mai di parlare di Dio? Sul lavoro? In famiglia? Tra amici? - “Cristo è morto per i nostri peccati”. Cos’è secondo te quel “peccato” per cui Dio è morto per noi? Perché non ci rendiamo più conto nemmeno di “essere peccatori”?

SALMO PER LA PREGHIERA FINALE Salmo 137

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, 2 mi prostro verso il tuo tempio santo. Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia hai reso la tua promessa più grande di ogni fama. 3 Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra quando udranno le parole della tua bocca.

Canteranno le vie del Signore, perché grande è la gloria del Signore; eccelso è il Signore e guarda verso l’umile ma al superbo volge lo sguardo da lontano. Se cammino in mezzo alla sventura tu mi ridoni vita contro l’ira dei miei nemici stendi la mano e la tua destra mi salva. Il Signore completerà per me l’opera sua. Signore, la tua bontà dura per sempre non abbandonare l’opera delle tue mani.

PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: O Dio, abbiamo ascoltato la tua Parola, tu che sei onnipotente nell’amore, vieni in soccorso alla debolezza della nostra fede, alla fragilità del nostro sperare, alla tiepidezza del nostro amore. Per questo ti preghiamo, e diciamo: Ascoltaci o Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga e ci preservi da ogni male. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

In questa parte della lettera ai Corinzi Paolo affronta uno degli argomenti centrali di 24 tutta la fede cristiana: la resurrezione dei morti. Essere cristiani, significa credere che Gesù è morto e risorto. Se siamo cristiani è perché qualcuno ci ha parlato di Gesù, della sua vita, delle sue parole, delle sue azioni, ma soprattutto della sua morte e resurrezione. Il “Vangelo” di cui Paolo parla nel primo versetto è proprio questo. Prima che essere un libro, il vangelo è un annuncio (che talora si indica con la parola greca “kerygma”), la co-


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municazione da persona a persona che Cristo è morto ed è risorto. La fede, dono di Dio, diventa esperienza reale con l’annuncio e l’accoglienza del vangelo, quel vangelo nel quale “siamo salvati”. La salvezza, dice Paolo, è legata all’accoglienza del vangelo, dell’annuncio che Gesù è morto ed è risorto. Chi crede fa l’esperienza della salvezza. Ma cos’è la salvezza? In generale la salvezza è l’esperienza della comunione con Dio, è l’amore di Dio che riversato nei nostri cuori ci dà fiducia e forza, la salvezza è la gioia di una vita vissuta nella pienezza. La salvezza è l’annuncio che, nonostante i nostri limiti e i nostri peccati, qualcuno ci ama, qualcuno che è disposto a morire per noi, che è morto per noi, “per i nostri peccati”. La salvezza è la scoperta che esiste nel mondo un amore così, un amore divino, l’amore di Dio fatto uomo e morto per noi, per salvarci con il suo amore. Ognuno di noi sperimenta il dramma del peccato e della morte. Il peccato è quello che si vive, in pensieri, parole, azioni, che produce divisione, male, sofferenza ingiusta, violenza. Il peccato è il male che è presente nel mondo e di cui ognuno è, per la sua parte, responsabile. Il peccato è l’uomo che sperimenta la propria incapacità a vivere il bene fino in fondo. Il peccato è tutto quello che impedisce una vita piena nella comunione, nella giustizia, nell’amore, nella libertà, nel bene. Il nostro tempo ha talmente messo al centro della vita l’Io, che non ci si accorge nemmeno più del male, e si pensa che in fondo sia bene tutto quello che ci va di fare, perché tanto ognuno di noi è il centro del mondo, ognuno di noi è assoluto e unico, ognuno di noi è libero di essere se stesso. Queste affermazioni che sono certamente vere, se usate in modo distorto finiscono però per giustificare i mali più atroci, e spesso inconsapevolmente, a livello personale, sociale, ecologico. Proviamo a pensare alla vita familiare, al rapporto tra genitori e figli, o tra persone che si amano: è possibile essere felici in un rapporto dove le persone pensano solo a se stesse? In famiglia la madre e il padre potranno crescere i propri figli sereni se non imparano a rinunciare al proprio egoismo? Nei rapporti tra le nazioni, sarà possibile la pace se non si lavora per una giusta distribuzione delle risorse che metta al centro i diritti delle persone, e non degli stati? Sono solo esempi per farci rendere conto che la parola “peccato”, oggi fuori moda, è in realtà di un’attualità disarmante. “Cristo è morto per i nostri peccati” dice Paolo, ma che significa? Significa che Cristo è morto “a causa” dei nostri peccati, cioè l’uomo che vive nel peccato, vivendo solo per se stesso, finisce per produrre morte, la morte delle relazioni umane, la morte di vite umane, la morte del Signore Gesù fatto uomo. Significa anche che Gesù è morto a vantaggio nostro. Gesù “è morto per i nostri peccati”, per aiutare noi che siamo nel peccato. Ma aiutarci come? Aiutarci dandoci innanzitutto un segno d’amore, dicendoci, “Io vi amo”, “E’ possibile amare, io l’ho fatto”, “Si può vivere in modo diverso”. “Questo modo di vivere diverso è “la salvezza”, la salvezza è una vita vissuta secondo lo Spirito di Dio, lo Spirito manifestatosi in Gesù, una vita vissuta senza il peccato, una vita nell’amore, quello che Gesù ci ha mostrato amandoci fino alla croce, e quello che Gesù ci insegna a vivere, mostrandoci nella croce la strada per vivere quell’amore, un amore che non produce divi25 sioni ma unità, che riconcilia, rappacifica, ridona la speranza, un amore che salva. La salvezza dunque è un modo diverso di vivere la vita, che inizia subito, appena si accetta l’amore. Appena si comincia a credere, inizia grazie alla fede in Cristo, un amore che non finisce, che si apre all’eternità. In questo senso davvero la vita è un tempo in cui ci sono date delle possibilità perché, se vogliamo, possiamo imparare ad amare liberamente.


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La salvezza dunque non è una cosa diversa dalla vita eterna, appunto una vita, un modo di vivere la nostra vita, ma eterna, aperta all’eternità, che non finisce con la morte, perché l’amore è per sempre. “Chi crede ha la vita eterna” dice Gesù, cioè comincia già da ora a vivere nell’eternità, perché la vita eterna è l’amore, ma un vita che si avrà in pienezza soltanto nell’eternità, dopo la morte, quando finalmente davanti a Dio vivremo nella comunione perfetta, che adesso riusciamo a vivere solo in parte, perché in noi rimangono i limiti, le fragilità, i peccati. Il credente in questo senso è in cammino, un cammino segnato dal Signore Gesù, il cammino dell’amore della croce. Dunque, Gesù è morto “per i nostri peccati”, significa che egli ci ha dato la possibilità di vivere senza peccato, perché lui ha preso su di sé i nostri peccati, offrendoci il perdono, il suo amore mite che si lascia trafiggere in croce, un amore crocifisso che ha la forza di trafiggere la morte. Gesù in croce ci dice che si può amare come Dio, si può amare con fedeltà, con totalità, si può perché un uomo, Gesù, l’ha fatto. Cristo ha rivelato l’uomo a se stesso, facendogli scoprire che può, con l’aiuto di Dio, amare come ama Dio, cioè con quella stessa forza di assoluto. Un amore che non si perde nel nulla, che la morte non inghiottisce nel baratro dell’insignificanza e dell’oblio, perché l’amore risorge, perché Gesù è tornato dai morti! E’ questo l’annuncio della speranza cristiana, Gesù Cristo è risorto dai morti, la morte non è l’ultima parola sulla vita, ma è solo un passaggio, la morte non cancella la vita, ma ne è solo una trasformazione. Gesù Cristo ci ha dato nella resurrezione il sigillo del suo amore, il sigillo su una vita vissuta con coerenza fino alla fine. Gesù Cristo, la sua morte e resurrezione per i nostri peccati, è dunque il fondamento e il contenuto della fede cristiana. Questo è “l’annuncio cristiano”, ciò che Paolo ha ricevuto, e anche noi abbiamo ricevuto attraverso la notizia passata di persona in persona dalla mattina di Pasqua fino ad oggi. Un annuncio di cui ogni cristiano è responsabile. Perché l’annuncio e la speranza cristiana raggiungeranno l’uomo, ogni uomo, solo se impariamo a ridire la nostra fede, a comunicarla, senza vergognarsi, in ogni contesto che si vive. Questo non significa che dobbiamo tutti i minuti parlare di Gesù, significa piuttosto vivere la nostra vita con la luce del suo amore, una vita che per la sua diversità diventerà domanda per gli altri. Significa poi che dobbiamo con semplicità parlare di Dio nelle occasioni che la vita ci dà, nel quotidiano come nei momenti importanti, come le nozze, la nascita di un figlio, nelle difficoltà, nel mistero della sofferenza e della morte. Parlare comunicando i motivi della nostra speranza come dice San Pietro “rendendo ragione della speranza che è in noi”. Dobbiamo annunciare come ha fatto Gesù, senza giudicare, senza obbligare nessuno, senza prepotenza, ma con “mitezza e umiltà”. E dobbiamo avere questo stile non perché così gli altri ci prendono in benevolenza; la mitezza e umiltà non sono una strategia, ma sono connaturate al vangelo stesso, sono i tratti dello Spirito di Gesù. Dobbiamo tornare a ridire Dio nel quotidiano, perché la speranza cristiana, la scoperta dell’amore di Dio, l’annuncio della resurrezione e della 26 salvezza, sono beni di cui l’umanità ha bisogno, ne hanno bisogno i nostri giovani come i nostri anziani, ne hanno bisogno gli uomini e le donne di ogni tempo, anche del nostro. “Secondo le Scritture”. Cosa significa quest’espressione su cui Paolo insiste e che di frequente si trova nelle sue lettere e nei vangeli? Significa che ciò che Gesù ha fatto non è il frutto di un caso, cioè di una tragica serie di eventi che ha portato alla sua morte. Piut-


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tosto Gesù è morto secondo un progetto che era pensato da sempre, quel progetto che è la volontà di Dio per il mondo, cioè la salvezza, e di cui parla tutta la storia della salvezza raccontata nei libri delle S. Scritture, una storia che rivela una costante, quella dell’amore fedele e appassionato di Dio per il suo popolo e per l’umanità intera. Gesù dunque non è morto a caso, ma secondo una volontà precisa, quella di rimanere fedele al progetto di salvezza di Dio per il mondo. In questo senso nelle S. Scritture si trova già prefigurato il compimento di questo progetto, soprattutto nei testi del profeta Isaia quando parla del “servo di Dio” (cfr. Is 52,13-53,12). Dunque Cristo è risorto dai morti, e la nostra fede si fonda su questa affermazione che corre di secolo in secolo. La morte è stata vinta da Gesù Cristo, con lui anche noi risorgeremo, con lui già da ora noi possiamo con Paolo dire “per grazia di Dio sono quello che sono”, perché la speranza della vita eterna non ci fa respingere la vita presente, al contrario fa si che cominciamo già da ora a vivere come se vivessimo per sempre, a vivere cioè nella grazia, a vivere nell’amore e per amore. Questa è la salvezza cristiana, questa è la vita cristiana, questo è il dono della fede, il dono di Dio per noi.

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Scheda VII

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“Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili invece sono eterne” (2Cor 4,5-18) PREGHIERA INIZIALE

- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e aprici alla comprensione della tua volontà. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen

DALLA SECONDA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI CORINTI

2COR 4,5-18

Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. 6E Dio, che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo. Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. 8In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; 9perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 10 portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. 12Cosicchè in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, 14convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. 15 Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio. 16Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. 17Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: 18noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne.

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DOMANDE PER NOI

- Come vivi la sofferenza e le prove? Come ti aiuta la fede? - Spesso il criterio dell’apparire, del successo, del “visibile”, porta anche noi cristiani, a giudicare e ragionare con una mentalità non di fede. Come viviamo il nostro rapporto con “l’apparire” e con “il successo”?


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- La fede chiede la fiducia di vivere il bene a partire da quello che siamo, anche se fragili come “vasi di creta”, fidandosi di Dio. Tu cosa pensi a riguardo? - Hai mai fatto l’esperienza dello “scoraggiamento”? Come lo hai superato?

PER LA PREGHIERA FINALE Dal Salmo 116

Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera. Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo. Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi. Mi opprimevano tristezza e angoscia e ho invocato il nome del Signore: “Ti prego, Signore, salvami”. Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge gli umili: ero misero ed egli mi ha salvato.

Ritorna, anima mia, alla tua pace, poiché il Signore ti ha beneficato; egli mi ha sottratto dalla morte, ha liberato i miei occhi dalle lacrime ha preservato i miei piedi dalla caduta. Camminerò alla presenza del Signore sulla terra dei viventi. Alleluia. Ho creduto anche quando dicevo: “Sono troppo infelice”. Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli. A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore.

PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: O Dio, tu che sei l’Amore che risorge, vieni in soccorso alla debolezza della nostra fede, alla fragilità del nostro sperare, alla tiepidezza del nostro amore. Per questo preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci o Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga e ci preservi da ogni male. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

In questo passo della sua seconda lettera ai Corinzi Paolo sta rispondendo a domande e obiezioni che alcuni predicatori e fedeli cristiani gli facevano. Paolo aveva avuto una vita difficile, piena di sofferenze, di smarrimento, perseguitata, abbattuta (2Cor 4,9). Ora se 29 Paolo è davvero un apostolo, uno mandato da Dio, come Paolo stesso rivendicava di essere, perché tutte queste difficoltà e insuccessi? E’ evidente che questa contestazione mossa contro Paolo, era pretestuosa, fatta da alcuni che desideravano prendere il suo posto nel cuore dei cristiani di Corinto, per diventare loro le guide della comunità. Questa conte-


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stazione, tuttavia, fa forza su un argomento apparentemente logico: se Dio ti ha inviato, perché ti ha messo di fronte a tutti questi insuccessi e difficoltà? Una contestazione che partendo da un dato teologico, Dio non abbandona i suoi figli, finisce ad un attacco personale, tu non sei all’altezza! Inoltre questo tipo di contestazione presuppone anche un ragionamento molto comune, quello per cui il bene e la verità sono spesso fraintesi con il successo e l’apparire. Non è così difficile essere conquistati da questo genere di discorsi, che in fondo facciamo anche noi ogni volta che misuriamo, noi o gli altri, sul criterio del “successo” mondano. C’è una seconda domanda che percorre questa pagina della lettera di Paolo, e a cui Paolo aveva già risposto nella precedente lettera ai Corinzi a proposito della resurrezione (1Cor 15). E’ l’obiezione della morte e della sofferenza: se Dio ci ama, perché ci lascia morire? Se Dio ci vuole bene, perché permette il male? Se Dio è un padre misericordioso, perché dobbiamo vivere il mistero dell’anzianità e del dolore, sperimentando il “disfacimento del corpo”. In altre parole, la vecchiaia, la morte, la malattia, le sofferenze mettono in discussione la fede, perché Dio sembra assente da queste esperienze. Nonostante i Corinzi avessero creduto in Gesù, nella sua morte e resurrezione, faticano, mentre vivono, a giudicare e a guardare la propria vita con gli occhi della fede e la speranza della resurrezione. Anche questa è un’esperienza comune: la difficoltà di vivere quello che si è capito, quello che si crede, mentre la vita ci prova, nel momento in cui si vivono le esperienze in prima persona. Sono domande molto serie, niente affatto da sottovalutare. E Paolo non le sottovaluta, anzi, in più occasioni cerca di rispondervi, mostrando come in primo luogo ognuno ha bisogno di essere confortato, consolato, sostenuto, ascoltato, perché mentre si parla e si condivide, come quando mentre si prega, Dio ci aiuta a capire, ad accettare e vivere la nostra vita come è. Paolo stesso ha subito in prima persona tribolazioni fino a rischiare la vita (2Cor 1,8), ma non ha mai smesso di sentire la consolazione che viene da Dio in Gesù Cristo, anzi la sua sofferenza diventa l’occasione per consolare gli altri: Dio ci consola “perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione” (2Cor 1,4). San Paolo vede nelle sue sofferenze e nelle prove vissute, un’occasione “per non riporre fiducia in noi stessi” (2Cor 1,9). Il credente, dunque, è uno che vive una vita fragile, come tutti, è uno che ha ricevuto un grande dono che deve portare in un fragile vaso di creta, sempre a rischio di facile rottura. La fede non annulla la debolezza dell’uomo, le sue fragilità. Si è credenti a partire da quello che siamo, così come siamo, la forza del credente non è il successo esteriore, né le sue capacità umane, ma è la sua vita vissuta con fiducia, così come è, con spirito di servizio e di gratuità, fidandosi di Dio e non di noi stessi. La forza di Dio, il suo Spirito si manifestano proprio là dove l’uomo lascia agire Dio. La nostra debolezza è l’occasione per fidarsi di Dio, e mentre uno si fida, si libera da se stesso e testimonia la potenza e l’opera di Dio. La debolezza, dunque, è l’occasione per vivere di fiducia. Questo è esattamente quello che ha 30 vissuto anche Gesù, il quale , pur essendo Dio, ha vissuto in un corpo mortale, un corpo limitato, fragile, oltraggiato, limitato, crocifisso. La debolezza del credente è come quella di Gesù sulla croce, è l’occasione per lasciare operare Dio in noi. Così come Dio ha operato la salvezza nell’abbandono fiducioso di Gesù sulla croce, nella sua consegna alla morte, così anche noi credenti possiamo e dobbiamo


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percorrere la stessa strada, vivendo la nostra fragilità e l’esperienza del fallimento, della morte, della sofferenza, come l’occasione in cui si ripete il mistero che è avvenuto nel morire di Gesù. E allora, come il morire di Gesù ha prodotto la resurrezione, così anche in noi produrrà la vita. Le cose invisibili su cui noi poniamo lo sguardo sono, dunque, Dio stesso e il mistero della sua volontà realizzata in Cristo; sono l’amore che vince la morte, sono lo Spirito che dà senso alle cose, sono la vita che sboccia dove ci si abbandona con fiducia a Dio. Queste realtà invisibili sono la forza del credente, sono quelle che rendono visibile sulla terra l’invisibile, sono le “cose eterne” che diventano presenti.

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Scheda VIII

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“Nella Speranza siamo stati salvati” (Rom 8,14-28) PREGHIERA INIZIALE

- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e aprici alla comprensione della tua volontà. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen

ROMANI ROM 8,14-28 Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. 15E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”. 16Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. 17E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. 18 Ritengo infatti che le sofferenze del momento presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. 20La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza 21che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22Sapppiamo infatti che tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. 23Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 24Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? 25Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; 27e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio. 28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio che sono stati chiamati secondo il suo disegno. DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI

DOMANDE PER NOI

32 - Dio è per te un padre tenero, a cui senti di poterti rivolgere con fiducia, come un “figlio di Dio” scelto e amato? - Che cosa è e cosa significa secondo te la paraola speranza? La fede è per te fonte di Speranza? - In che modo secondo te lo Spirito può concretamente guidarci nella vita quotidiana?


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- Senti che la fede ci chiama a impegnarci verso ogni uomo e verso il creato? - Come capisci la frase “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”?

PER LA PREGHIERA FINALE Da Rm 8,31-39

Dio non ha risparmiato il proprio Figlio lo ha consegnato per tutti noi, Egli ci donerà ogni cosa insieme a lui. Cristo Gesù è morto, è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la sofferenza, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità il pericolo, la spada?

In tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Né morte né vita, né angeli né principati né presente né avvenire, né potenze né altezza né profondità né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

PREGHIERE SPONTANEE:

Introduzione: O Dio, abbiamo ascoltato la tua Parola, tu che sei onnipotente nell’amore, vieni in soccorso alla debolezza della nostra fede, alla fragilità del nostro sperare, alla tiepidezza del nostro amore. Per questo preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci o Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga e ci preservi da ogni male. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

I cristiani sono persone “spirituali”, che hanno cioè ricevuto lo Spirito di Dio e che sono chiamati a “camminare secondo lo Spirito” (Gal 5,16). Ogni uomo è immagine di Dio, dunque anche dello Spirito, perché siamo creati a sua immagine e somiglianza, tuttavia c’è un momento della vita, legato alla conversione e al battesimo, in cui si sperimenta consapevolmente il dono di essere amati da Dio, il dono di scoprirsi suoi figli. La vita del cristiano è la vita di chi ha scoperto di avere un Padre nei cieli. E’ l’esperienza fatta dal Signore Gesù al suo battesimo, quando una voce dal cielo, mentre lo Spirito scendeva su 33 di lui, proclamava la sua identità di Figlio di Dio (Mc 1,9-11). Lo Spirito Santo rende l’uomo figlio “adottivo” di Dio. Il termine “adozione” significa scelta, cioè Dio non ci ha amati per caso, né anonimamente, ai suoi occhi siamo persone “scelte” e volute. Usando il termine adozione Paolo vuol dire che Dio ci ha fatto partecipi della sua eredità, dei suoi


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beni, del bene che egli è. L’eredità di Dio Padre ai credenti è esattamente lo Spirito Santo che egli ha riversato nei nostri cuori donandoci una speranza che non delude (Rm 5,5). Per questo il credente non ha più paura (Rm 8,15), perché per Dio non siamo degli schiavi senza diritti ma dei figli che possono rivolgersi a lui con la confidenza e la fiducia dei bambini che gridano “Abba” (parola aramaica confidenziale usata in ambito famigliare per il padre). I credenti sono dunque “figli di Dio” grazie al Battesimo (Gal 3,26; 4,6), lo rimangono vivendo sotto la guida dello Spirito Santo (Rm 8,14), e lo diventeranno in pienezza nella vita eterna (Rm 8,19.23). Lo Spirito di Dio abita in noi (Rm 8,9) grazie alla fede; come dice Paolo nella lettera ai Galati: “Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù” (Gal 3,26), una fede che nasce dal credere all’“annuncio” che Cristo è morto ed è risorto: “avete ricevuto lo Spirito per aver creduto all’annuncio” (Gal 3,2). Dunque è la fede, il credere che Gesù è morto per noi, ed è risorto, che ci dona lo Spirito, la salvezza e la speranza. Lo Spirito viene nel credente, in modo invisibile ma reale, quando il credente riconosce l’amore di Dio. Chi vive un’esperienza d’amore autentico sa quanto questo unifichi, crei reciproca appartenenza e intimità al punto tale da sentire e portare realmente l’altro dentro di sé, anche nella lontananza fisica. Lo Spirito Santo non è infatti soltanto una forza, un’energia, un modo di essere, è ben di più, è Dio in persona che si fa presente in noi. Una presenza invisibile, ma reale. Dunque lo Spirito viene in noi grazie alla fede, intesa come conoscenza di Dio e come fiducia in Dio, come contenuto di fede e come atto vitale, come affidarsi, come dare fiducia. La fede è poi anche un cammino, un continuo crescere, un diventare sempre più capaci di fidarsi, perché più si conosce l’amore più ci si scopre deboli e inadeguati. Per questo la fede, la decisione di vivere secondo il suo Spirito, va sempre rinnovata, perché mentre siamo su questa terra siamo continuamente tentati di “vivere secondo la carne” (Rm 8,5), cioè secondo desideri, istinti, pensieri che escludono Dio, questo è “la carne”. In diversi contesti Paolo esemplifica anche i desideri e lo stile di una vita “secondo la carne”, come ad es.: adulterio, idolatria, stregonerie, inimicizie, gelosie, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze (Gal 5,19ss), avarizia, avidità, ingiustizia (1Cor 6,10; Col 3,5). Al contrario chi vive lasciandosi guidare dallo Spirito vive con amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, fedeltà, mitezza, giustizia (Gal 5,22; Rm 14,17). Dunque la vita spirituale è una vita molto concreta, è la nostra vita vissuta al cospetto di Dio, mentre la vita carnale è la nostra vita vissuta come se Dio non esistesse. La concretissima vita “guidata dallo Spirito”, l’agire cristiano nel mondo nasce, dunque, dalla contemplazione, dalla preghiera, dal tenere sempre vivo in noi il ricordo di Dio, dal meditare le sue parole. Il credente vive e prega sereno, animato dalla speranza nella quale siamo salvati, perché “Cristo è la nostra speranza” (1Tm1,1), lui che per noi è morto ed è risorto, per questo la nostra speranza non delude (Rm 5,5). Una speranza che aiuta 34 a superare le prove e a resistere nel male, perseverando nel bene. Una speranza gioiosa che ci distingue dagli “altri” che non hanno la speranza (1Ts 4,13-14). La speranza è il tratto tipico del credente, una speranza aperta al futuro prossimo, perché “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28) e al futuro lontano, quello della redenzione finale, del tempo in cui saremo insieme con Cristo, il tempo dell’amore intramontabile


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di Dio. Un’attesa che l’uomo condivide con il creato, teso anch’esso verso una perfezione e bellezza, che saranno definitive quando non ci sarà più la “corruzione” (Rm 8,21), cioè l’esperienza del male, del consumarsi del tempo e delle malattie o dei disastri naturali. La corruzione è come una schiavitù da cui saremo liberati insieme al creato solo nei tempi ultimi. Nel frattempo l’uomo e il creato sono come nelle doglie del parto, in un continuo nascere, tra la speranza certa della salvezza e i dolori della nostra non perfetta conversione, dei limiti della condizione umana e creaturale. E’ un’immagine poetica, chiaramente, ma che afferma una convinzione teologica: l’uomo e il creato sono in un cammino comune e inscindibile verso la pienezza che Dio riserva per i suoi figli alla fine dei tempi. “La speranza della creazione”, secondo San Paolo, è quella di essere liberata dalla corruzione per condividere lo stesso futuro di gloria dei figli di Dio (Rm 8,21). Dunque, il destino del creato è anche il destino dell’uomo: la liberazione, e l’impegno di liberazione, non potrà non coinvolgere anche il creato. Il rispetto dell’uomo è dunque anche e sempre rispetto del creato, e viceversa. Nel nostro tempo stiamo sempre più constatando come la mancanza di rispetto del creato diventi schiavitù per popoli sfruttati e oppressi, diventi incertezza del futuro per tutti. Si pensi alla distruzione delle foreste dell’Amazzonia, dell’Africa, dell’Asia. Si pensi al “problema” dell’acqua, all’inquinamento, al problema dei rifiuti. Insomma già San Paolo si era reso conto che uomo e creato sono legati in un destino comune, non accessorio, ma strutturale, cioè intrinseco alla natura stessa e all’umanità. Se l’uomo non rispetterà il creato farà violenza a sé e agli altri. L’attuale sensibilità ecologica ci aiuta in questo a capire i legami strettissimi tra uomo e creato, e ci spinge a impegnarsi, a tutti i livelli, per la salvaguardia del creato, che, è bene dirlo, per i credenti costituisce un compito e un dovere intrinseco alla fede. Dunque tutto il mondo è in cammino verso una perfezione che lo Spirito Santo guida e sostiene. In questo cammino i credenti non si scoraggiano, animati dalla speranza, mossi dall’amore di Dio, sostenuti dalla fede e dalla preghiera, consapevoli che Dio ci assisterà a fare il bene sempre, venendo incontro a ciò di cui abbiamo bisogno per vivere e compiere il bene, anche quando non sappiamo cosa chiedere perché la complessità delle situazioni sembrano più grandi di noi. Paolo ci esorta a pregare sempre, a mettersi in una situazione di apertura e di fiducia, allora anche quando non sapremo chiedere, quando la nostra “debolezza” non ci fa vedere soluzioni concrete, o ci fa sperimentare la durezza e il peso dei limiti e dei fallimenti personali e umani, allora Dio ci soccorrerà, sarà lui a pregare in noi. Dio ascolterà i gemiti dei cuori, ascolterà il desiderio del bene, e accoglierà il nostro abbandonarsi a lui con fiducia come un canto di lode. E’ un invito, questo di Paolo, a vivere una preghiera che prima che essere richiesta di cose e di soluzioni o di illuminazioni, è affidamento a lui. Dobbiamo prendere atto che fino alla fine dei tempi ognuno di noi rimarrà “debole”, non perfetto, per questo se non maturiamo una fiducia di fondo, un abbandonarsi a Dio più che a noi, finiremo per vivere le cose con ansia, con sensi di colpa, con la ricerca di un perfezionismo 35 che, ora ci irrigidirà, ora ci scoraggerà. L’uomo che si abbandona a Dio, non si differenzia dagli altri perché non sbaglia, ma perché sa chiedere e dare perdono, perché sa ritrovare la fiducia da dare agli altri e a se stesso, quella fiducia che Dio sempre ci dà in Cristo. Il credente sa che Dio ha un progetto che alla fine andrà avanti, perché Egli “intercede per


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i santi”, cioè ci assiste perché si compiano i disegni di Dio, che noi non possiamo capire mai fino in fondo né realizzare da soli. Se ci abbandoniamo a Dio con fiducia egli farà della nostra “debolezza” una forza e Dio, che è più grande del male e del peccato, farà concorre al bene tutto quello che si vive, trasformando gli errori in saggezza, i peccati in perdono, le mancanze in condivisione, i limiti in frontiere, le ferite in feritoie, l’ingiustizia in impegno, la croce nel sepolcro vuoto, la morte nella Vita eterna. “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28): animati da questa speranza camminiamo senza stancarci, un’attesa in cammino, certi che nulla potrà mai “separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù” (Rm 8,39).

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“Lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare” (Rom 12,1-21)

Scheda IX

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PREGHIERA INIZIALE

- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e aprici alla comprensione della tua volontà. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI ROMANI ROM 12,1-21

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. 4 Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, 5 così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. 6Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; 7 chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; 8 chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; 10amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 11Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. 12Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, 13condividete le necessità dei santi, siate premurosi nell’ospitalità. 14Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15 Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. 16 Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza, volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. 17Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. 19 Non fatevi giustizia da voi 37 stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. 20Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. 21Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il male con il bene.


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DOMANDE PER NOI

- Cosa significa secondo te nella vita quotidiana “offrire il proprio corpo come sacrificio spirituale”? - Dove vedi in particolare La novità del cristianesimo rispetto al nostro mondo? - Tra tutte le esortazioni di Paolo in questo capitolo quali senti più vera per te? - “Non lasciarti vincere dal male, ma vincere il male con il bene”. Come capisci questa frase? Ti è mai riuscito farlo?

PER LA PREGHIERA FINALE Salmo 1

Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai;

riusciranno tutte le sue opere. Non così, non così gli empi: ma come pula che il vento disperde; perciò non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell’assemblea dei giusti. Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina.

PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: Signore abbiamo ascoltato la tua Parola, tu che vinci il male con il bene, donaci la tua intelligenza delle cose e la tua sapienza nell’azione Per questo preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga, ci preservi da ogni male e ci assista con il suo amore. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

“Vi esorto fratelli”: Paolo apre con questo invito la parte finale della lettera ai Romani (Rm 38 12-16) richiamando a un atteggiamento di vita segnato dalla “novità” di Cristo. I cristiani sono persone “nuove” che risplendono per il loro modo di pensare e di agire. Il cristiano è uno il cui “uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4,17). Il cristiano è uno che non si conforma al mondo proprio perché è portatore di una novità radicale rispetto al mondo e che lo induce a un continuo processo di rinnovamento. La novità radicale del


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cristiano è il dono della fede, il dono della vita eterna in Gesù Cristo, il dono di un modo diverso di vivere animato dalla speranza in Cristo Gesù. In altre parole quando uno è battezzato, ed è venuto alla fede, o quando uno riscopre la fede, fa l’esperienza di un modo diverso di vivere che lo rende “nuovo”. E’ una novità radicale, diversa dalle “novità” che il mondo ci può dare, perché “le novità” del mondo, finché si vive e se ne ha la forza, sono il rincorrersi delle esperienze e delle conoscenze, sono gli imprevisti e le occasioni, ma la novità di Dio è ben altra cosa, è qualcosa capace di rendere nuova ogni cosa che si vive, perché è la novità di una vita che non finisce con la morte, la novità dell’eternità. I cristiani quindi sono portatori di una “novità” che non potrà mai invecchiare e che li rende diversi nel mondo, perché un cristiano guarda, giudica, parla, agisce nel mondo a partire dalla sua speranza viva in Dio. Il cristiano vive il presente alla luce gioiosa dell’eternità. E’ l’esperienza della “misericordia di Dio” manifestata in Gesù, nella sua morte e resurrezione, che rende il cristiano un uomo nuovo. Quando San Paolo esorta i cristiani a partire dalla “misericordia di Dio” rimette sotto i loro occhi il mistero che li ha generati alla fede, quel mistero di grazia che ora dobbiamo custodire nel presente. Il cristiano infatti è uno che ha fatto esperienza di Dio e della sua misericordia, ma vive nel mondo, un mondo che funziona secondo schemi e valori che spesso sono in contrasto con la mentalità di fede. Ora il cristiano, anche dopo la conversione e per tutta la vita, è nel mondo, e porta dentro di sé per cultura, per educazione, per abitudine, per istinto, gli schemi del mondo, quegli schemi che ora deve imparare ad abbandonare. E’ questa l’esortazione di San Paolo: “non conformatevi”, cioè non vivete secondo gli schemi del mondo, “ma rinnovatevi”, cioè traducete il senso e il significato della vita del Signore Gesù nel vostro quotidiano! Fate diventare quotidianità la novità della fede, lottando contro la mentalità del mondo che è presente anche in voi e imparate a conoscere le cose con il modo di pensare di Dio e non il vostro. Questa è l’esortazione di Paolo: cambiare il “modo di pensare”! Dunque, la forza di “rinnovarsi”, la trasformazione di noi e del mondo è legata al modo di pensare, alla mentalità. Lo sappiamo bene, tutti, come ognuno vive guidato da un certo modo di pensare, di valutare ciò che è bene e ciò che è sbagliato, così che tante cose che ci sembrano impossibili, o che si pensa di non essere mai in grado di fare, diventano immediatamente possibili e facili, solo che si cominci a guardare le cose con occhi nuovi, solo che si cominci a capire noi e il mondo, non con gli schemi del mondo, ma con quelli di Dio. E’ a partire dalla novità di Dio che il credente deve farsi trasformare rinnovando la propria mente, il proprio modo di pensare, perché se non rinnova questa non potrà capire nemmeno ciò che è buono, ciò che è gradito e perfetto agli occhi di Dio (Rm 12,2). Paolo è così convinto di questo da dire che in fondo il culto che i cristiani sono chiamati a rendere a Dio è proprio quello della propria vita, del proprio corpo, come sacrificio vivente e gradito a Dio. Ora bisogna dire che i sacrifici erano, in sostanza, l’offerta di pani, di animali, di preghiere a Dio, per celebrare la comunione tra Dio e l’uomo, o per 39 ristabilirla dopo averla rotta a causa del peccato. I sacrifici erano il mezzo attraverso i quali gli antichi pensavano di entrare in contatto con Dio, di creare una comunione con lui. San Paolo sta affermando che il sacrificio, ciò che mette gli uomini in contatto con Dio, è l’offerta della propria vita, è cioè la vita dei credenti vissuta secondo lo Spirito. Questo


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intende Paolo con il termine “sacrificio spirituale”: la propria vita vissuta secondo il modo di pensare di Dio, secondo il suo Spirito. Nel testo greco Paolo usa un’espressione che letteralmente potremmo tradurre un “sacrificio logico”, cioè un modo di vivere e offrire la propria vita secondo la logica del vangelo, della fede in Gesù Cristo! Il culto cristiano sarebbe vuoto senza offerta della vita, senza una vita vissuta secondo la logica del vangelo. Si capisca bene, Paolo non sta giustificando la nostra pigrizia nel pregare, nello studio del vangelo, nella preghiera e nella meditazione, tutt’altro! Paolo sta dicendo che un cristiano vero è uno che vive una vita tale da rendere trasparente Dio nel mondo, perché questo è un santo: uno che attraverso la propria vita lascia trasparire il volto di Dio, perché vive come Dio. Questo, dunque, è il sacrificio del credente: vivere come Dio, essere un’immagine visibile del suo amore. Ma tutto ciò non sarà possibile senza una mente che si rinnova ogni giorno, che si lascia convertire dal pensiero di Dio, diventando capace di capire “che cosa è a Lui gradito e perfetto”. Dunque, un cristianesimo senza intelligenza delle cose di Dio è un cristianesimo che rischia di essere vuoto, inefficace e inutile. Dopo la densa e vibrante introduzione dei primi due versetti (12,1-2), Paolo passa ad esemplificare ai cristiani di Roma, a cui sta scrivendo questa lettera, cosa significa pensare le cose secondo la logica di Dio, facendo prima un’applicazione ai rapporti all’interno della comunità cristiana (Rm 12,3-16), quindi a quelli con il mondo (Rm 12,17-21). La novità di pensare a cui fa riferimento Paolo è quella di chi pensa a se stesso “in modo saggio e giusto” (Rm 12, 3), non sopravvalutandosi, ma valutandosi “secondo la misura della fede che Dio gli ha dato”. Dai versetti che seguono si capisce che questa diversa “misura della fede” di cui Paolo parla fa riferimento ai doni e ai carismi che ci sono nella comunità cristiana. Ora, il “valutarsi in modo conveniente” ha a che fare con l’unità della comunità cristiana, con la diversità dei suoi membri e con le loro attività. In altre parole per Paolo ogni dono deve essere vissuto con la “mente di Dio”, cioè ognuno deve rinnovare il proprio modo di vivere i propri doni, e i propri compiti nella comunità, senza rompere l’unità del corpo di Cristo (Rm 12,6), cioè la comunione nella chiesa. In Rm 12,16 Paolo insiste proprio su questa comunione: “Siate di un medesimo sentimento tra voi” (come si può meglio tradurre il testo greco), cioè tra voi ci sia un sentimento comune, che non è affatto il pensare tutti uguale, ma il pensare e il lavorare ognuno per lo stesso pensiero, quello dell’unità e della comunione nella chiesa e della pace nel mondo. Dunque il rinnovarsi nel modo di pensare a cui fa riferimento Paolo è un modo molto concreto di vivere, è un mettere i propri doni a servizio del bene comune. Paolo continua il discorso sul modo con cui si devono vivere i propri “doni” e “servizi” parlando della “profezia”. Questa non è tanto la capacità di leggere il futuro, quanto di capire gli animi e le situazioni, è l’intuito e la saggezza per capire cosa è meglio fare per far crescere la comunione e la comunità cristiana secondo la volontà di Dio; per questo in 40 altre sue lettere Paolo scrive che la profezia “fa crescere”, “edifica” la comunità” (es. 1Cor 12,10; 13,2.8; 1Ts 5,20 ecc.). La profezia va “esercitata” secondo la fede, cioè leggendo le cose secondo la volontà di Dio. Paolo esorta poi chi ha il dono della conoscenza a metterla a servizio degli altri nell’insegnamento e a non usarla come un bene per distinguersi e porsi in una posizione di rilievo;


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così chi ha il dono dell’“esortazione”, cioè la capacità di aiutare gli altri a vivere e scegliere il bene, o chi ha il carisma della carità, deve esercitarlo con semplicità, senza secondi fini, con animo e cuore retto e sincero. Come si vede la comunità cristiana di Roma, e con essa molte comunità cristiane antiche, era ricca di doni spirituali e si ministeri, cioè di persone che mettevano a servizio degli altri le proprie capacità. Questa ricchezza oggi può sorprenderci, perché le nostre comunità possono a volte sembrare povere. Questo paragone non deve, però, scoraggiare, ma piuttosto indurre a domandare: quale era il motivo per cui nelle prime comunità c’era tanta ricchezza di doni e carismi? Leggendo si capisce che il motivo di tanta ricchezza era la fede, l’adesione all’annuncio di Cristo morto e risorto. Dobbiamo rimetterci di fronte a questo sconvolgente e affascinante messaggio del cristianesimo: Cristo era morto ma è risorto! Se si incontra Cristo non si rimane gli stessi! Il nostro cristianesimo è spesso senza Cristo, siamo cristiani, ma Cristo non lo conosciamo, per questo siamo tiepidi e freddi, anonimi alle nostre celebrazioni eucaristiche, niente affatto generosi nel servizio e nella carità, perché non conosciamo Cristo. La ricchezza delle prime comunità cristiane ci deve perciò spingere con coraggio a riprendere la strada della conoscenza del Signore, perché è per quella strada che anche noi torneremo a vedere fiorire un cristianesimo vivace, intenso e gioioso, capace di ridare speranza al mondo. Un cristianesimo che ha la forza, come conclude Paolo in questo capitolo, di amare senza ipocrisia, di condividere, di essere accogliente, di benedire chi ci perseguita, di affermare il bene senza mai ricorrere alla violenza, di rinunciare alla vendetta per far risplendere la giustizia di Dio che è l’Amore che perdona e che muore per l’altro! La vera e unica novità del cristiano e il rinnovarsi a cui siamo chiamati è, dunque, uno solo: Cristo, l’Amore che “non si lascia vincere dal male, ma che vince il male con il bene” (Rm 12,21).

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Scheda X

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“Egli è venuto ad annunciare pace” (Ef 2,13-22) PREGHIERA INIZIALE

- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. - Vieni Spirito Santo illumina le nostre menti e aprici alla comprensione della tua volontà. Donaci la prontezza di riconoscerti, il coraggio di accoglierti, la forza di testimoniarti. Per Cristo nostro Signore. Amen

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AGLI EFESINI EF 2, 13-22

Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. 14Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.15Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, 16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. 17Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. 18Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. 19 Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. 21In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

DOMANDE PER NOI

- La “vera pace” si costruisce con l’amore, l’amore della Croce. Come capisci questa affermazione di Paolo? - Hai mai pensato che “Il sentirsi superiori” agli altri è un sentire contrario ad una mentalità di fede, ed è spesso giustificazione, anche inconsapevole, di discriminazione, di divisione, di violenza e ingiustizia? - Come ti rapporti con la “diversità”, con le persone di cultura diversa, di nazioni diverse? Che stile di vita ci chiede il Signore Gesù in questo mondo sempre più globale e in questa società sempre più multiculturale? - La riconciliazione è uno dei segni della presenza di Dio in noi. Ma la capacità di ricon42 ciliarsi e di riconciliare nasce dalla fede, dal guardare il mondo con gli occhi di Dio, nasce dall’amore, dal vedere in ogni uomo una immagine di Dio, nasce dalla verità, dal non dare a se stessi più importanza di quanta se ne dà agli altri, perché siamo tutti fratelli. Perché a volte invece non siamo capaci di questo stile di vita “riconciliato e riconciliante”?


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- La pace si fonda “sulla giustizia e l’amore”, ma rinunciando alla violenza. Questo ci insegna la Croce del Signore. Cosa significa questo nella nostra vita personale e in quella del società e del mondo di oggi?

PER LA PREGHIERA FINALE Salmo 85

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia. Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme perché la sua gloria abiti la nostra terra. Amore e verità s’incontreranno

giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo. Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia davanti a lui camminerà e i suoi passi tracceranno il cammino.

PREGHIERE SPONTANEE

Introduzione: Signore, tu che sei la vera pace , aiutaci ad essere operatori di pace e di misericordia in noi e nel mondo. Per questo preghiamo insieme dicendo: Ascoltaci Signore.

PADRE NOSTRO

Conclusione: Il Signore ci benedica e ci protegga, ci preservi da ogni male e ci assista con il suo amore. Amen

ELEMENTI PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO

Questo brano della lettera agli Efesini è scritto ad una comunità composta di cristiani provenienti dal giudaismo e di cristiani provenienti dal mondo pagano. Questa diversità era talora fonte di divisione all’interno della comunità, perché i giudeo cristiani si ritenevano superiori, cioè privilegiati. Il ragionamento che stava dietro questa presupposta superiorità si basava sul fatto che i giudeo cristiani erano discendenti di Abramo, di tutti i patriarchi e i profeti, appartenenti a quel popolo eletto di cui anche Gesù faceva parte. Per questo motivo i giudeo cristiani arrivavano a chiedere ai cristiani convertiti dal paganesimo di farsi circoncidere, secondo le prescrizioni della Legge mosaica, come anche di seguire le norme del giudaismo. Paolo ha sempre sconfessato questa impostazione, perché 43 in Cristo Gesù non ci sono privilegi, perché l’uomo si salva per l’amore di Dio. E’ la fede in Gesù che salva, ricorda Paolo, dunque solo questa si può richiedere ai cristiani per entrare a far parte della chiesa, e non altro. In Cristo Gesù siamo diventati tutti “vicini grazie al sangue di Cristo”. Morendo in croce


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Gesù ha avvicinato gli uomini, ha dato la possibilità di scoprirsi e diventare un unico popolo. La morte di Gesù, “il suo sangue” versato sulla croce, è stato l’inizio di una vita nella vicinanza e nella pace tra coloro che erano lontani e separati. Queste considerazioni di Paolo le possiamo estendere a ogni divisione nella Chiesa e nel mondo, perché Cristo “è la nostra pace”, colui che ha abbattuto nella sua carne, cioè nella sua vita, ogni forma di inimicizia e divisione. Le distinzioni di tipo razziale, culturale, sociale, non hanno, dunque, valore agli occhi di Dio. Se un cristiano guarda un altro uomo con disprezzo o senso di superiorità, rende vana la croce di Cristo, cioè opera in direzione contraria all’opera di Gesù Cristo che è morto in croce per riconciliare il mondo, per avvicinare i lontani, per rompere le barriere e sanare le divisioni, per riconciliare i nemici e dare la pace a tutti, per far vivere gli uomini “in un solo Spirito”. Il cristiano, dunque, è uno che è chiamato a guardare gli uomini con gli occhi di Dio, il quale vuole “che tutti siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). La morte in croce di Gesù è stata per tutti, così chi crede in lui si rende conto che per andare in Paradiso una sola cosa conta, l’amore, tutto il resto è relativo. Dunque, per un credente non può esistere nessuna forma di disprezzo, di separazione, di divisione, di inimicizia; se queste ci sono tra i credenti è perché si rimane “carnali”, ancora non perfettamente convertiti. Siamo cioè cristiani che devono ancora crescere, verso la perfezione della “piena maturità di Cristo” (Ef 4,13), cioè quella maturità umana che Cristo ha mostrato mentre viveva tra noi. I cristiani spesso sono come “fanciulli sballottati dalle onde e portati in qua e la qualsiasi vento di dottrina, ingannati da uomini con quella astuzia che trascina all’errore” (Ef 4,14). Uno degli errori tragici di un cristianesimo non maturo sarebbe proprio il non lavorare per la pace e l’unità, il fare differenze di razza o di religione, la discriminazione, il razzismo, la non accoglienza e il rispetto del diverso. Elementi questi che purtroppo sono invece tragicamente di ritorno anche nel nostro tempo, dove l’incertezza economica, le preoccupazioni e le tensioni sociali sono facilmente manipolate o scaricate contro ciò che non si capisce o non si conosce. Per chi si dice cristiano, invece, Dio è padre di tutti, e noi siamo tutti fratelli. Ora, si badi bene, questo non significa dire che gli uomini sono tutti uguali, al contrario! Le culture e le differenze esistono, come anche ci sono differenze da persona a persona, ma queste sono relative, mai assolute, e soprattutto non vengono mai prima della persona umana, che per un cristiano è sempre e comunque, in ogni condizione e situazione, immagine e somiglianza di Dio. Si ricordi che nel racconto della creazione si dice che Dio creò le piante e gli animali “ciascuna secondo la propria specie”, ma dell’uomo si dice che fu creato “a immagine e somiglianza di Dio”, non esistono cioè specie umane, non esistono le razze umane, esistono gli uomini! 44 Dunque, Cristo è morto per tutti, e tutti siamo uno in Cristo Gesù. L’opera della salvezza è un’opera di pacificazione del mondo, di riconciliazione delle divisioni, quelle interiori come quelle tra gli uomini, tra i popoli e le nazioni, come quelle con il creato e la natura. L’opera di Cristo e della Chiesa è lavorare per rendere il mondo “più umano per tutti” (Gs 77), per renderlo una vera fraternità universale (Gs 38). La pace che deve essere fon-


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data sulla “giustizia e sull’amore” (Gs 77), sulla rinuncia ad ogni forma di violenza, passa, per un cristiano, dal “fare la verità nella carità” (Ef 4,15) ed è “immagine ed effetto della pace di Cristo” (Gs 78), quella pace che Cristo costruisce sulla croce “abbattendo in sé l’inimicizia” e il male. La croce, certo, è un giudizio sul male e l’ingiustizia, ma un giudizio d’amore e di speranza. Questo significa “riconciliare”, cioè lasciare la condizione in cui uno si trova per venire incontro all’altro. La riconciliazione che avviene sulla croce è uno scambio di doni, perché Dio si mette al livello dell’uomo per dare all’uomo la ricchezza della sua divinità. Per questo la fede dona la riconciliazione di Dio, perché ci mette in comunione con lui attraverso il suo amore offerto sulla croce. La Croce non è solo la riconciliazione del mondo, ma anche la riconciliazione per il mondo, cioè la via, un modo di vivere la vita con cui si costruisce l’unità e la comunione nel mondo. La croce, nella fede, riconcilia gli uomini tra loro, i giudeo cristiani con i giudeo pagani della comunità di Efeso, ma in generale le divisioni di ogni tipo tra gli uomini; perché chi crede all’amore del Crocifisso vede in modo nuovo se stesso e gli altri. Il “solo corpo” (Ef 2,16) in cui Cristo ha riconciliato gli uomini con Dio e gli uomini tra loro, è dunque sia il corpo di Gesù, sia il corpo che è la Chiesa. E’ il corpo di Gesù perché dal momento che nel mondo c’è il male e la divisione, fare la pace chiederà un gesto di gratuità in più, un amore più grande, chiederà la disponibilità a dare il proprio corpo per amore, a portare su sé le conseguenze del peccato e il peccato stesso, vincendolo con l’amore. Dunque il “solo corpo” è Gesù che ha iniziato l’opera della riconciliazione vivendo una vita d’amore, di cui la croce è la suprema manifestazione. Ma il “solo corpo” è anche il corpo che è la Chiesa, cioè l’amore di Cristo costituisce gli uomini in una comunione diversa tra loro, li rende comunità di riconciliati. Nella Chiesa, uniti dalla fede e dall’amore di Cristo Gesù, inizia e si costruisce l’umanità rinnovata, il Regno di Dio come Famiglia di Dio. Come si esprime in modo mirabile il Concilio Vaticano II, la Chiesa è “come il fermento e quasi l’anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio” (Gs 40). Le affermazioni dei versetti finali (Ef 2,19-22) confermano che Paolo ha in mente la Chiesa come il luogo dove gli uomini diventano tutti “concittadini” e “familiari”. La chiesa è infatti “l’abitazione di Dio”, il luogo che Dio costruisce e dove Dio abita per mezzo dello Spirito (Ef 2,22). Per questo gli apostoli e i profeti sono il fondamento di questo edificio e Gesù ne è la pietra d’angolo, perché gli apostoli sono coloro chiamati a portare nel mondo l’annuncio del “vangelo della pace”. La chiesa è il luogo dove Dio abita, e l’abitazione di Dio si riconosce dalla pace, una pace in costruzione, perché l’edificio è ancora in crescita, nel senso che non è ancora perfetto, perché ancora i cristiani non sanno amare pienamente come ama Gesù, e perché il vangelo della pace e la famiglia di Dio non hanno ancora raggiunto tutto il mondo. Una pace verso cui siamo in cammino e che per i credenti si realizzerà compiutamente solo alla fine 45 dei tempi, ma che nel frattempo dobbiamo cercare e costruire. Dunque la via della pace cui ogni uomo aspira è scritta sulla croce. E’ l’amore l’anima e il costruttore della pace, un amore che sceglie la via della debolezza, della non violenza, del vincere il male con il bene, dell’umiltà e del servizio. Un amore


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che in certi momenti potrà sembrare perdente agli occhi del mondo, come fu “perdente” la croce di Gesù, ma che alla fine vincerà. Il cristiano è consapevole che amare con l’amore della croce, significa mettere in conto il rischio di essere derisi, oltraggiati, ostacolati, feriti, perseguitati, messi a morte, ma questo amore è l’unico che salva, l’unico capace di dare ai cuori la speranza e agli uomini la pace. Un amore fermo e immutabile, inchiodato per l’eternità sui chiodi della croce gloriosa del Cristo, fissato sulla croce come una mano sempre tesa verso il mondo e l’umanità, come un abbraccio sempre disponibile che riconcilia e perdona.

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Indice delle schede Presentazione del Vescovo

3

Introduzione

5

I SCHEDA “Saulo Saulo, perché mi perseguiti?” La vocazione di San Paolo (At 9,1-31)

7

II SCHEDA “Svuotò se stesso assumendo la condizione di servo” (Fil 2,1-11)

11

III SCHEDA “Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo” (Fil 3,1-16)

14

IV SCHEDA “Mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi” (Rm 5,1-11)

17

V SCHEDA “La carità non avrà mai fine” (1Cor 12,31-13,13)

20

VI SCHEDA “Cristo è risuscitato dai morti!” (1 Cor 15,1-20)

21

VII SCHEDA “Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili invece sono eterne” (2Cor 4,5-18)

28

VIII SCHEDA “Nella speranza siamo stati salvati” (Rm 8,14-28)

32

IX SCHEDA “Lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare” (Rm 12,1-21)

37

X SCHEDA “Egli è venuto ad annunciare pace” (Ef 2,13-22)

42


Finito di stampare dalla TipograďŹ a GF Press Masotti nel mese di novembre 2008 Fotocomposizione: GraďŹ camente Pistoia


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