Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe

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progetto

Assessorato alle Politiche Sociali Assessorato alle Politiche Sanitarie

Progetto 2007 del

In collaborazione con

Regione del Veneto - Azienda ULSS 20 Dipartimento delle Dipendenze Direttore Dott. Giovanni Serpelloni

SISTEMA DI ALLERTA PRECOCE E RISPOSTA RAPIDA PER LE DROGHE Drugs Early Warning System CRITERI TECNICI E MODELLISTICA PER LA REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA OPERATIVO GEO DRUGS ALERT Software per la georeferenziazione, il networking e la gestione delle allerte

A cura di

Giovanni Serpelloni Claudia Rimondo


Responsabile scientifico del progetto: Direttore dott. Giovanni Serpelloni

Manuale a cura di: Giovanni Serpelloni, Direttore del Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20, Verona e del Programma Regionale sulle Dipendenze, Regione del Veneto Claudia Rimondo, Consulente del Programma Regionale sulle Dipendenze, Regione del Veneto

Per informazioni: Giovanni Serpelloni Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20 Verona Programma Regionale sulle Dipendenze Regione del Veneto Via Germania 20 – Verona Tel. 045 – 8076205 gserpelloni@dronet.org www.dronet.org http://allerta.dronet.org

Copertina a cura di: Alessandra Gaioni


Gruppo di coordinamento del progetto

Ministero della Salute Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria Pietro Canuzzi Direttore dell’Osservatorio Regionale sulle Dipendenze della Regione Veneto Direttore del Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20 di Verona Giovanni Serpelloni Istituto Superiore della Sanità Dipartimento del Farmaco Teodora Macchia Ministero della Solidarietà Sociale Punto Focale Nazionale Reitox Silvia Zanone Presidenza del Consiglio dei Ministri Coordinamento Ex DNPA Ministero della Solidarietà Sociale Rosario Micciché Ministero della Salute Dipartimento di Prevenzione Giovanni Nicoletti

Con il contributo di

Direzione Centrale dei Servizi Antidroga

Istituto Superiore di Sanità Dipartimento del Farmaco

National Institute Drug Abuse

Regione Toscana


Regioni e Provincie Autonome partecipanti al progetto

Regione Calabria

Dr.ssa Caridi Caterina Dr.ssa Fratto Francesca

Regione Piemonte

Dr. Manna Gaetano Dr.ssa Vigna Ilaria Marika

Regione Campania

Dr. De Gaetano Annunziata Dr. Aiello Bruno Dr. Petrella Carlo

Regione Lazio

Dr.ssa Davoli Marina

Regione Lombardia

Dr. Tosi Marco

Regione Liguria

Dr. Ferrari Fabio Dr. Schiaffino Sergio

Regione Marche

Dr.ssa Benedetti Elisabetta Dr. Di Furia Lucia Dr. Martinelli Giuseppe

Regione Toscana

Dr.ssa Tedici Maura

Regione Veneto

Dr. Serpelloni Giovanni

Provincia Autonoma Bolzano

Dr.ssa Girelli Nadia Dr. Bizzarri Jacopo Dr.ssa Scandolari Anna

Provincia Autonoma Trento

Dr. Lovaste Raffaele


Regioni che hanno fornito manifestazione di interesse al progetto

Regione Abruzzo

Regione Basilicata

Regione Emilia Romagna

Regione Friuli Venezia Giulia

Regione Molise

Regione Sicilia


Partecipanti al gruppo di lavoro (in ordine alfabetico)

Ermanno Ancona – Web Division Dipartimento delle Dipendenze di Verona Gianmaria Battaglia – SDA Bocconi Corrado Bettero – Ciditech Verona Gioacchino Bellone – Sistema Informativo Azienda USL 5 Pisa Jacopo Bizzarri – Servizio Dipendenze Bolzano Pietro Canuzzi – Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria Ministero della Salute Luciana Castellini – SDA Bocconi Marina Davoli – Regione Lazio, Comitato Scientifico OEDT Teodora Macchia – Istituto Superiore della Sanità Feredica Mari – Sistema Informativo Azienda USL 5 Pisa Fabio Ferrari – Regione Liguria Eugenio Focoli – S.U.E.M. Servizio Urgenza Emergenza Medica 118 Verona Gilberto Gerra – International Narcotics Control Board ONU Marco Leonardi – Protezione Civile di Roma Federica Mari – Sistema Informativo Azienda USL 5 Pisa Giuseppe Martinelli – Regione Puglia Alessandro Menegozzo – ARPAV Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto Marco Mozzoni – Dipartimento delle Dipendenze di Verona Giovanni Nicoletti –Ministero della Salute Claudia Rimondo – Dipartimento delle Dipendenze di Verona Giovanni Serpelloni – Dipartimento delle Dipendenze Elisabetta Simeoni – Dipartimento delle Dipendenze di Verona Rossella Snenghi – Istituto di Medicina Legale, Padova Maura Tedici – Regione Toscana, Dipartimento delle Dipendenze di Empoli Claudio Terranova – Istituto di Medicina Legale di Padova Roberto Torre – DCSA, Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, Roma Silvia Zanone – Ministero della Solidarietà Sociale e Punto Focale Reitox


Presentazione

Gianmaria Battaglia SDA Bocconi Professor Area Public & Health Care Management and Policy Esperto di sistemi di gestione e sistemi informativi delle aziende sanitarie Coordinatore del Corso di General Management in Sanità della Scuola di Direzione Aziendale dell'Università Commerciale "L. Bocconi" di Milano

Due sono i pilastri fondanti le soluzioni ai complessi problemi della società globalizzata: la gestione delle informazioni e della conoscenza derivabile e la gestione dei tempi nello svolgimento dei processi organizzativi. La sfida affrontata in questo manuale affronta queste tematiche con metodologia rigorosa e al contempo la pragmaticità richiesta dall’urgenza del problema cui si rivolge. Il software “Geo Drugs Alert” rappresenta infatti uno strumento innovativo nella gestione delle informazioni che riguardano la comparsa sul mercato e tra la popolazione dei consumatori di droga di nuove sostanze o di nuove modalità di consumo. Queste informazioni, infatti, possono impedire l’emergere o il diffondersi di intossicazioni acute sul territorio che possono mettere in pericolo la vita delle persone. Il criterio essenziale su cui poggia il software, e su cui si basa anche l’efficacia o meno di un Sistema di Allerta Rapida, è dunque la tempestività che deve caratterizzare sia la ricezione delle informazioni ricevute, sia la risposta che deve essere attuata sul territorio da parte di tutti gli enti, le organizzazioni, le unità operative responsabili, in qualche modo, della salute e l’incolumità dei cittadini. Il software si mostra quale strumento vincente anche per la capacità di costruire network operativi efficaci grazie all’individuazione di una rete di punti segnalanti (input al sistema) che hanno la possibilità di tenere informato il sistema attraverso web, fax, sms, palmare, totem, e, soprattutto, di una rete di unità operative che si attivano in caso di allerta (output del sistema) e che possono essere contattate attraverso vari canali di comunicazione. La georeferenziazione delle segnalazioni che giungono al sistema consente di vedere, in tempo reale, come emergono e si sviluppano i fenomeni come quelli osservati dal sistema di allerta. Infatti, la ricostruzione georeferenziata dei casi consente di individuare gli epicentri di possibili intossicazioni, ovvero i punti di partenza delle eventuali epidemie, ed è inoltre possibile osservare, grazie a questo avanzato strumento di mappatura, anche quelli che vengono definiti epicentri secondari, cioè quelle aree in cui la sostanza è stata rivenduta e che rappresentano, quindi, le zone in cui ulteriori casi di intossicazione si potrebbero verificare. Si tratta, in definitiva, di un software di ultima generazione che poggia su sistemi di 9


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

georeferenziazione delle segnalazioni in input collegati ad altri sistemi avanzati per la gestione delle segnalazioni di allerta in uscita (output). Ciò è possibile mediante forme integrate di trasmissione contemporanea via e-mail, fax, sms che possono raggiungere qualsiasi tipo di struttura, anche quella meno attrezzata o che non dispone di una connessione Internet, e addirittura, la singola persona collocata sul territorio e collegata al programma con un comune strumento come il telefono cellulare. La soluzione qui proposta non toglie peraltro nulla alla centralità delle competenze professionali sia sul territorio che nella “cabina di regia” del sistema, in un connubio tra la tecnologia dell’informazione e le competenze di valutazione degli operatori che costituisce un modello paradigmatico per lo sviluppo di soluzioni a tutti i problemi complessi delle nostre organizzazioni.

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Prefazione

Dott.ssa Giuseppina Bonavina Direttore Generale ULSS 20 Verona

Anche in Italia la comparsa di nuove droghe e di nuove modalità di consumo delle sostanze sta diventando preoccupante, sia per la loro diffusione, sia per il coinvolgimento di fasce giovanili che possono accedere a queste sostanze sempre più facilmente anche grazie alle farmacie on-line che sempre più spesso si trovano su Internet o per mezzo di offerte particolarmente “vantaggiose” promosse dagli spacciatori per acquisire sempre più nuovi clienti, amplificando, così, un fenomeno di per sé già grande e rendendolo ancor più preoccupante. È quindi chiaro che, oltre a politiche socio-sanitarie che impegnano i sistemi regionali e le amministrazioni centrali verso azioni coordinate, sono necessarie anche nuove forme di prevenzione per cercare di rilevare il prima possibile segnali indicativi dei nuovi trend di consumo e permettere perciò, agli operatori sanitari, alle Forze dell’Ordine e a tutti coloro che, in qualche modo, possono contribuire alla salvaguardia della salute pubblica, di attivare delle azioni di risposta concreta ed efficace. Il progetto del Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe promosso dal Ministero della Salute in collaborazione con il Ministero della Solidarietà, dietro indicazione della Commissione Europea, ben si colloca in questa cornice e fornisce un sofisticato ed innovativo strumento fruibile da tutte le Regioni e dalle loro realtà operative per creare una rete di informazioni e di azioni coordinate, finalizzate alla prevenzione degli episodi di intossicazione e, nel peggiore dei casi, di morti per overdose. L’impiego di un software innovativo per la georeferenziazione, il networking e la gestione delle allerte costituisce la parte sostanziale di questo progetto che lo rende unico rispetto a precedenti esempi di Sistemi di Allerta implementati in altre Regioni, nonché in altri ambiti rispetto a quello delle tossicodipendenze, e rappresenta una vera e propria novità nella gestione delle informazioni relative al fenomeno delle nuove droghe e dei nuovi pattern di consumo e alle segnalazioni di allerta che, eventualmente, devono raggiungere il maggior numero possibile di unità per evitare conseguenze nefaste per la salute dei cittadini.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

È con molto piacere, quindi, che presento questa pubblicazione in cui si danno indicazioni tecniche, basate su criteri scientifici, per l’attuazione di un Sistema di Allerta Precoce sulle Droghe e per l’utilizzo di un sistema operativo in grado di contribuire e rafforzare il comune impegno per la lotta alla droga e per la prevenzione della salute delle persone. Il testo si rivolge agli amministratori, agli operatori specialisti del pubblico e del privato sociale, alle Forze dell’Ordine, ai mass media e a coloro che lavorano nell’ambito delle telecomunicazioni poiché costoro sono le compagini sociali su cui il Sistema di Allerta si basa e con l’azione integrata delle quali può essere fattibile evitare danni rilevanti alla salute fisica e psichica dei potenziali consumatori.

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Introduzione

Dott. Giovanni Serpelloni Direttore del Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20 Verona Responsabile scientifico del progetto Sistema di Allerta Rapida Droghe Sintetiche (REITOX 2)

Il Ministero della Salute ha finanziato il progetto nazionale Sistema di Allerta Rapida Droghe Sintetiche (REITOX 2) all’interno del quale è stata sviluppata un’analisi approfondita sui sistemi di allerta precoce non solo nell’ambito delle droghe ma a tutti i livelli, al fine di costruire, quindi, un modello di sistema di allerta per le droghe innovativo e potenzialmente più efficace degli attuali modelli esistenti in Italia che hanno dimostrato di essere molto in difficoltà sia nel cogliere precocemente il fenomeno sia nell’attivare risposte rapide ed organizzate (vedasi l’esperienza della Regione Lombardia con l’intossicazione da cocaina-atropina del luglio 2007) finalizzate alla riduzione dei casi di intossicazione o alla prevenzione delle morti per overdose. L’argomento non è di facile trattazione, tenuto conto, soprattutto, della complessità dei fenomeni da cogliere in relazione all’enorme numero di nuove sostanze che ogni giorno vengono messe sul mercato. I sistemi di allerta precoce devono soddisfare varie esigenze contemporaneamente: devono cogliere precocemente la comparsa di sostanze o di combinazioni di sostanze particolarmente tossiche, devono essere in grado di attivare selettivamente, ma molto efficacemente, la rete dei servizi e delle organizzazioni per la risposta rapida e, contemporaneamente, devono soddisfare l’esigenza fondamentale di segnalare al Punto Focale Reitox le anomalie rilevate per la diffusione delle informazioni all’interno del network europeo definito sulla base della Decisione 2005/387/GAI del Consiglio Europeo del 10 maggio 2005. Risulta chiaro che i fattori più importanti per poter costruire un sistema che non sia solo di facciata e che non sia meramente finalizzato alla documentazione retrograda di “casi”, se non addirittura di “morti”, è la tempestività indispensabile nel cogliere il fenomeno e la rapidità necessaria nell’attivare la linea di risposta. La sensazione è che, purtroppo, vi sia la tendenza, da parte delle varie Regioni, a creare dei sistemi di documentazione piuttosto che dei veri sistemi di allerta. Questo si spiega soprattutto in relazione soprattutto al fatto che vi è un’aggiuntiva complessità tecnologica ed organizzativa che necessita, per il suo superamento, di cono13


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

scenze in ambito di Information Technology avanzate e non ancora particolarmente diffuse. Il nostro gruppo, dopo ponderata analisi, ha puntato a percorrere proprio questa via proponendo un modello che tentasse di risolvere questi problemi attraverso un software WEB di ultima generazione che poggia su sistemi di georeferenziazione delle segnalazioni collegati ad altri sistemi avanzati di gestione delle segnalazioni di allerta in uscita, mediante forme integrate di trasmissione contemporanea via e-mail, fax, sms al fine di raggiungere qualsiasi tipo di struttura, anche quella meno attrezzata o che non dispone di una connessione Internet. Il nostro gruppo di lavoro consegna, quindi, i risultati dell’analisi svolta, un modello e un software applicativo a tutti coloro che vorranno usufruirne rilevando quale fattore che andrà analizzato e gestito in termini di organizzazione e di fattibilità a livello nazionale, una serie di tensioni e pressioni che si sono costituite nel corso del progetto e dovute al fatto che la costruzione di questi sistemi genera inevitabilmente la creazione di punti di coordinamento e di potere e, di conseguenza, privilegi e benefici, che spesso giocano contro la realizzazione di un sistema veramente integrato ed efficace su tutto il territorio nazionale. Come si è visto, ci sono state una serie di condizioni che hanno portato a privilegiare alcune soluzioni proposte piuttosto che altre per cui auspichiamo che avvenga presto una discussione in ambito tecnico-scientifico relativamente ai criteri usati per finanziare le nuove attività. In ogni caso siamo convinti che il Sistema di Allerta nazionale debba trovare una conformazione integrata partendo, però, da sistemi regionali che siano in grado di dare osservazioni e risposte immediate su tali territori e, contemporaneamente, indirizzare le informazioni a livello centrale su due diversi ambiti: quello tossicologico, presso l’Istituto Superiore di Sanità e quello sul versante epidemiologico, con il Punto Focale Reitox per la trasmissione delle informazioni a livello europeo. Sperando di aver contribuito fattivamente alla discussione in ambito tecnico-scientifico ed organizzativo nell’ambito dei Sistemi di Allerta, ci auguriamo che in futuro ci possa essere una concreta diffusione di questi sistemi su tutto il territorio italiano.

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SISTEMA DI ALLERTA PRECOCE E RISPOSTA RAPIDA PER LE DROGHE Drugs Early Warning System SUMMARY 1. In una realtà come quella attuale in cui il fenomeno della comparsa di nuove droghe e di nuovi pattern d’uso delle sostanze caratterizza non solo lo scenario italiano ma anche tutto il contesto internazionale, già da anni è emersa la necessità di sviluppare un sistema che mettesse le organizzazioni e gli enti deputati alla protezione della salute pubblica nelle condizioni di gestire ancora meglio situazioni di rischio legate alla produzione, alla diffusione e al consumo di nuove sostanze. In risposta a questa esigenza, l’Unione Europea, con la Decisione 2005/387/GAI del Consiglio Europeo, ha rinforzato l’implementazione di un Sistema di Allerta Rapida sulle Droghe (o Drugs Early Warning System, EWS) in ogni Stato Membro, ampliandolo dalle nuove droghe sintetiche alle nuove sostanze psicoattive.

Europa ed EWS

2. Esperienze di Sistemi di Allerta Rapida sulle droghe sono già state fatte nel nostro Paese, nello specifico con l’attività dell’Istituto Superiore della Sanità e con il lavoro della Regione Lombardia, con il Progetto Monitoraggio Droghe e Manifestazioni d’Abuso, nella Regione Emilia Romagna, nella Regione Toscana e nella Regione Campania. Queste importanti esperienze costituiranno la base di conoscenza da cui partire per definire un sistema nazionale unitario ma, nel contempo, regionalizzato per ottenere una buona ricaduta territoriale.

Esperienze italiane

3. È stato, pertanto, necessario attivare anche in Italia un percorso che si ponga la finalità di realizzare un Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida, nell’ambito di un progetto promosso del Ministero della Salute, concertato con il Ministero della Solidarietà Sociale (Punto Focale Reitox). Gli obiettivi di questo progetto sono: - mappare i sistemi di allerta rapida esistenti sia in ambito nazionale che internazionale - creare un modello formale a partire dalle esperienze di EWS già esistenti, anche in Italia, con l’esperienza dell’Istituto Superiore della Sanità e della Regione Lombardia - consolidare e migliorare i meccanismi per lo scambio di informazioni a livello nazionale - attivare il sistema e sperimentarne l’efficacia, la fattibilità ed i costi - realizzare un sito web specifico “Drugs Alert – sistema di allerta precoce e risposta rapida” per fornire informazioni sulla scoperta precoce e il monitoraggio delle nuove sostanze psicoattive. - migliorare la rapidità e l’efficacia delle procedure di scambio di informazioni con l’EMCDDA

EWS in Italia: obiettivi

4. L’attivazione di un sistema di allerta ad ampio spettro deve passare attraverso il coinvolgimento delle Regioni e delle Province Autonome per questioni sia di risorse che di competenze sulla programmazione degli interventi a livello dei singoli territori regionali.

Coinvolgimento di Regioni e Province Autonome

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

5. Il Punto Focale Reitox, presso il Ministero della Solidarietà Sociale, è il centro di riferimento verso cui far convergere e centralizzare le segnalazioni per l’attivazione delle procedure di allerta a livello europeo. Il Punto Focale Reitox rappresenta, quindi, l’interlocutore nazionale dei vari punti di raccolta dati sparsi sul territorio nazionale e costituisce anche l’interfaccia con l’Osservatorio Europeo (EMCDDA).

Il Punto Focale Reitox

6. I sistemi di allerta devono puntare in primo luogo al rilevamento di sostanze anomale ma anche al cambio dei pattern e dei comportamenti d’uso con l’attivazione contemporanea sia della rete europea (Decisione 2005/387/GAI del Consiglio Europeo e Retoix Network) sia della rete territoriale socio-sanitaria, al fine di attivare una gestione immediata delle possibili conseguenze negative della diffusione di nuove sostanze o di nuovi trend. Per costruire un sistema EWS nazionale è necessario che le Regioni abbiano a disposizione un modello tecnico generale di riferimento e delle informazioni di base per la definizione e l’implementazione di tale sistema. Tutto questo tenendo conto e rispettando le specificità e le particolarità regionali che dovrebbero trovare una unitarietà di intenti ed azioni all’interno del Punto Focale Reitox.

Necessità di un modello tecnico generale di EWS

7. La tempestività e l’affidabilità delle informazioni in entrata e in uscita per l’attivazione della risposta sono i due principali elementi chiave per assicurare il buon funzionamento del sistema ma soprattutto la sua reale utilità. Il commercio di droga sul web, fenomeno attualmente sempre più incalzante, come segnalato anche dall’INCB nel suo rapporto del 2007, costituisce un fattore che potrebbe indebolire l’efficienza di un EWS basato solo sulla raccolta di informazioni derivanti dalle sostanze sequestrate, a fronte delle rapide evoluzioni del mercato delle droghe. Inoltre, il commercio in rete potrebbe determinare delle ulteriori difficoltà nel localizzare tempestivamente le informazioni dislocate nella rete ma potenzialmente utili ai fini dell’allerta. Nello sviluppare nuovi EWS, quindi, è utile ed indispensabile considerare questa tematica e orientare i nuovi sistemi di allerta anche verso il controllo della rete con mezzi appropriati ed innovativi (come possono essere, ad esempio, i sistemi di Web semantico) che hanno la capacità aprire una nuova finestra di osservazione in grado di produrre ulteriori informazioni integrative per la comprensione del fenomeno. Davanti a tutto ciò, è verosimile pensare che l’ipotesi dell’effettiva utilità ed efficacia dell’EWS tradizionalmente inteso possa considerarsi non completamente verificata o, per lo meno, migliorabile. Questa idea mostra, quindi, la necessità di pensare a nuovi strumenti e metodi che permettano di rilevare le informazioni necessarie a definire la gravità della situazione, attivando, poi, avvisi di allerta, e di trasmettere le segnalazioni per l’attivazione della risposta, in modo più tempestivo o quantomeno appropriato in relazione allo sviluppo e all’emergere di nuove sostanze o trend.

Tempestività, affidabilità e web

8. Per comprendere come strutturare il sistema di osservazione dell’EWS è necessario conoscere preventivamente il ciclo produttivo e di distribuzione del mercato delle nuove droghe. Si è visto, infatti, che alcune nuove sostanze hanno avuto un ciclo di vita molto breve e non sono poi più state prodotte, in quanto non gradite dai consumatori, mentre altre, invece, persistono nel tempo generando gravi danni per la salute. La ricerca mostra che il tempo che una sostanza trascorre sul mercato è variabile e può essere davvero breve (tempi dell’ordine di 4-6 mesi) prima di entrare in una fase di declino, o di essere modificata con altre componenti, o di assistere al nascere di qualche altra nuova sostanza. In un mercato dove i consumatori sono sempre più esigenti e dove, pertanto, l’offerta si differenzia sempre più frequentemente, è difficile riuscire ad affrontare il fenomeno delle droghe emer-

Ciclo produttivo e di distribuzione del mercato delle nuove droghe

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Summary

genti per mezzo di un sistema di allerta che rischia di dover attendere anche un anno di tempo prima di riuscire a determinare significativi effetti sulla popolazione. 9. Alla base di quanto emerso dalle nostre osservazioni, possiamo affermare che sono necessari ulteriori studi quantitativi per verificare la reale efficacia degli EWS in termini di prevenzione e riduzione dei danni sulla salute pubblica, oltre che per migliorare la comprensione del rapporto cost/effectiveness.

Esigenza di ulteriori studi di efficacia dell’EWS

10. Altri studi sono necessari anche per comprendere la reale utilità e affidabilità del “pill-testing”, valutando, oltre tutto, eventuali effetti paradossi che si potrebbero avere sui comportamenti d’abuso nel momento in cui alcune produzioni vengano identificate come “non pericolose”. È necessario, inoltre, chiarire con un approccio scientifico, quale possa essere definita la soglia di “non pericolosità” di una sostanza. Va ricordato che in Italia, per poter attivare questi programmi, è necessaria un’integrazione e un adattamento normativo al fine di poter acquisire droghe e sostanze di strada senza incorrere in incidenti legislativi. Interessante a tal proposito risulta l’esperienza inglese dell’Amnesty Box.

Esigenza di studi addizionali sul “pill-testing”

11. Da un punto di vista organizzativo, è necessario strutturare il sistema su due macro-livelli: uno regionale/territoriale e l’altro nazionale, chiaramente collegati e coordinati nei metodi e nel flusso dei dati. In particolare, una funzione importante, a livello locale, sarà svolta dalle unità operative che risulteranno essere quelle più vicine ai consumatori e quindi anche le prime a cogliere le informazioni relative al fenomeno in questione e ad implementare in modo circostanziale le azioni di risposta. Un buon ruolo per migliorare l’efficienza del sistema potrebbe essere giocato dagli Osservatori regionali, ove esistenti.

Struttura dell’EWS

12. Al fine di assicurare un buon livello di efficienza e, quindi, di conseguente efficacia, sia a livello nazionale che internazionale, è fondamentale prestare molta attenzione alla fase di sviluppo e stipula degli accordi formali tra le varie istituzioni coinvolte. A tal riguardo, sarà necessario prevedere il superamento di barriere burocratiche sedimentate negli anni e che rendono difficile poter rispettare il primo criterio di qualità richiesto da questi sistemi, ovvero la tempestività nella lettura del fenomeno e nella prontezza della risposta.

Stipula di accordi formali

13. In ogni caso, sarà da prevedere un percorso formativo specifico ed integrato tra le nuove organizzazioni coinvolte che possa supportare la realizzazione ed il mantenimento dell’intero sistema, concentrando le azioni di formazione su alcuni macro obiettivi didattici: a) riconoscimento precoce degli indicatori di allerta e valutazione del loro grado di affidabilità b) attivazione delle procedure di trasmissione e predisposizione della risposta (primo livello) c) modalità di coordinamento tra le varie unità operative e tecniche di valutazione dell’efficienza ed efficacia del sistema

Percorsi formativi

14. Per quanto riguarda il meccanismo di azione dell’EWS, è bene tenere in considerazione l’analisi di Early Warning Systems (EWS), adottati sia in ambiti diversi da quello delle droghe, sia in contesti stranieri o nazionali/regionali in cui EWS sulle droghe già esistevano. Emergono, infatti, aspetti organizzativi e funzionali comuni e/o strategie adottate rivelatesi vincenti ai fini dell’evitabilità del fenomeno o della riduzione dei suoi effetti sulla popolazione.

Analisi di altri sistemi

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

15. Nella realizzazione di un EWS è necessario fare una serie di considerazioni preliminari sui risultati minimi attesi dal sistema stesso, chiamando in causa la rapidità del suo funzionamento in relazione ai tempi di sviluppo delle nuove sostanze che entrano nel mercato illegale, e cercando di capire quali dovrebbero essere i tempi di azione/risposta necessari a determinare l’efficienza esterna del sistema. È opportuno, inoltre, precisare dei criteri di qualità sulla base dei quali sia possibile valutare la bontà del sistema definendo, quindi, il suo accreditamento.

Risultati minimi attesi e criteri di qualità

16. Il sistema deve essere pensato ed elaborato in associazione ad alcune valutazioni in merito alla tempistica fenomenica - intesa come il tempo che intercorre tra il momento in cui emerge una nuova sostanza, o un nuovo trend, e quello in cui la sostanza viene assunta, dando visibilità alle conseguenze correlate all’assunzione di droga – e alla produzione dell’informazione utile alla definizione dell’allerta. In merito a quest’ultimo aspetto, è fondamentale valutare due tipi di segnalazioni, complementari ed ugualmente rilevanti: indicatori di allerta, di tipo “hard” (dati sulle sostanze, dati clinici, ecc…) e di tipo “soft” (comportamenti, trend e rituali, ecc), ed eventi sentinella (morti a grappolo per overdose, incidenti professionali alcol o droga correlati, aumento degli incidenti stradali, ecc…).

Tempistica fenomenica e tipi di segnalazione

17. È essenziale che il sistema di allerta precoce e risposta rapida funzioni attraverso quattro macrofasi. La prima fase prevede la percezione precoce dell’evento o della condizione potenzialmente dannosa. Ciò avviene tramite la raccolta di informazioni da varie fonti, il loro accreditamento e la loro valutazione ai fini della definizione del grado di allerta. Nello specifico, le unità operative che costituiscono il network dell’EWS, sono incaricate di raccogliere quei dati che possono costituire notizie utili in merito al fenomeno oggetto di osservazione adottando un serie di collaborazioni interistituzionali essenziali all’acquisizione di dati da fonti molteplici. Tali dati giungono, attraverso delle reti di informazione, al centro di elaborazione dell’EWS, che costituisce il fulcro del sistema. Infatti, è in questa sede, preferibilmente collocata presso gli Osservatori regionali per le dipendenze, che verranno valutate le informazioni inviate dalle varie unità operative territoriali sulla base di criteri precondivisi da tutti gli enti e le organizzazioni del sistema e sulla base di accurate valutazioni del rischio, e che verrà stabilito il grado di allerta da segnalare e diffondere.

Macrofasi di funzionamento dell’EWS. Percezione precoce dell’evento

18. La seconda fase presenta il momento della creazione di consapevolezza in merito al pericolo imminente e al bisogno d’azione, attraverso la trasmissione dell’informazione. A tale riguardo, è opportuno fare un’analisi del sistema di reporting da adottare nella comunicazione dell’informazione di allerta. Ciò si spiega con l’esigenza di associare alla diffusione del segnale di allerta anche un piano gestione della risposta, diverso a seconda dell’ente o dell’organizzazione cui il segnale è diretto. In altre parole, è opportuno prevedere una differenziazione del segnale di allerta in relazione al tipo di destinatario, in associazione a precise procedure di azioni di risposta relativamente al tipo di responsabilità e di competenze di ciascuna unità operativa. Per quanto riguarda le modalità di trasmissione dell’allerta e l’attivazione della risposta esistono due modelli principali: un modello gerarchico - o burocratico, che prevede che l’informazione venga trasmessa solo ai leader delle aree interessate attraverso una trasmissione a cascata delle procedure di attivazione scarsamente predeterminate – e un modello distribuito – o ad empowerment, per cui si prevede che il centro dell’EWS avvisi, allerti e attivi direttamente ogni livello della struttura organizzativa. Esistono, però, modelli semidistribuiti, o “spontanei”, che rappresentano una combinazione dei modelli precedenti e che

Creazione di consapevolezza e modelli di distribuzione dell’allerta

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Summary

risultano contingenti alle condizioni di complessità e/o instabilità dell’ambiente e dell’insieme di risorse umane chiamate ad organizzare la risposta. 19. La terza macrofase si riferisce all’attivazione vera e propria della risposta strutturata su misure preordinate e concrete. Si tratta di uno stadio del sistema che può prevedere l’intervento di prevenzione primaria e/o la gestione del processo e/o la gestione ottimizzata delle conseguenze dell’evento che non può essere evitato, e che denota la forte valenza consultiva che il sistema può rappresentare nel processo di decision making istituzionale sia a livello nazionale che locale.

Attivazione della risposta

20. È utile considerare anche una fase di follow up per osservare l’impatto del sistema e determinare, quindi, una sua valutazione. In particolare, in linea con il sistema di accreditamento degli EWS, è indispensabile giungere a capire se l’efficienza produttiva del sistema è più o meno pari alla sua efficienza esterna, in termini di impatto determinato sulla popolazione e di risultati ottenuti sul fenomeno.

Valutazione del sistema

21. Infine, è opportuno fare una riflessione sulla differenza tra un sistema di allerta precoce e risposta rapida, come quello qui considerato, e un sistema per la sola sorveglianza del fenomeno oggetto di osservazione. È emerso che un sistema di allerta precoce poggia su segnalazioni che emergono nell’immediato, senza una scadenza temporale definita a priori. Al contrario, un sistema di sorveglianza prevede delle rilevazioni di dati/informazioni eseguite ad intervalli periodici, basandosi sull’information outreach, ovvero sull’idea che l’informazione vada ricercata, non solamente attesa e quindi registrata. La quasi totalità degli EWS sulle droghe ad oggi funzionanti a livello internazionale si colloca in quest’ottica, articolandosi su gruppi di lavoro che, incontrandosi periodicamente, studiano in modo sistematico la diffusione, la crescita o lo sviluppo dell’abuso di droghe e problemi correlati, e fornendo la base di informazioni per appropriate risposte di ordine pubblico da parte delle istituzioni responsabili. La Figura 1 mette graficamente a confronto le segnalazioni raccolte nel tempo dai due sistemi.

Sistemi di allerta vs sistemi di sorveglianza

Figura 1 - Rilevamento dati nel sistema di allerta precoce e nel sistema di sorveglianza.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

È conveniente, quindi, pensare di tradurre in routine un approccio come quello dei sistemi di sorveglianza, il cui risultato si rivela essere un monitoraggio periodico e permanente del fenomeno. Di fatto, è consigliabile integrare i due sistemi, che non si escludono tra loro, ampliando, quindi, la ricettività dell’EWS in questione che potrebbe, in tal modo, usufruire del monitoraggio costante del sistema di sorveglianza per avere una visione più chiara delle tendenze emergenti e quindi essere più efficiente al momento della segnalazione dell’allerta e dell’attivazione della risposta. Sistemi di allerta vs sistemi di sorveglianza

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PARTE GENERALE



Introduzione

L’idea di scrivere un manuale di elementi tecnici e di modellistica per la realizzazione di un Early Warning System deriva dalla considerazione di alcuni bisogni che sono stati individuati a livello europeo e a livello nazionale, tra organizzazioni di varia natura e che in vari modi si vedono coinvolte nella protezione della salute pubblica e, in particolare, nella gestione di situazioni di rischio legate alla produzione, alla diffusione e al consumo di sostanze psicotrope.

Perché un manuale sugli EWS

Nello specifico, questo manuale è stato pensato per soddisfare il bisogno di definire il tipo di sistema da realizzare e i vari aspetti tecnici che saranno alla base dei sistemi di allerta. Infatti, pur avendo individuato le ragioni d’essere di un EWS, ancora non è stato teorizzato come un EWS debba essere strutturato e come debba funzionare. Vi sono, pertanto, numerosi aspetti da chiarire prima di procede alla realizzazione di un tale sistema.

Definire gli aspetti tecnici

Esiste, infatti, la necessità di condividere un linguaggio tecnico ed una modellistica comune tra i vari attori coinvolti che permetta loro di comprendersi a vicenda e di rendere più agevole e tempestiva la comunicazione. Infatti, se l’interazione tra i soggetti poggia su una comprensibilità condivisa dei mezzi, dei compiti e delle rispettive azioni, il sistema ne guadagnerà in termini di tempestività ed efficienza.

Condividere un linguaggio tecnico

È necessario, inoltre, fornire elementi e spunti organizzativi concreti alle regioni e alle amministrazioni centrali che sono deputate alla gestione dell’EWS, in termini di procedure operative e misure d’azione. In questo modo, si potranno evitare confusioni logistiche e/o problemi di coordinamento che renderebbero il funzionamento dell’EWS più caotico e, sicuramente, meno tempestivo, determinando, quindi, un fallimento del sistema stesso e il mancato raggiungimento degli obiettivi generali di allerta precoce e risposta rapida prefissati.

Fornire spunti organizzativi

Durante l’approfondita analisi degli EWS e a seguito della teorizzazione del loro funzionamento, è emersa la possibilità di valutare l’attivazione di sistemi avanzati e alternativi per il recupero o la diffusione delle informazioni di allerta. È parso opportuno esaminare anche questa ipotesi di lavoro in un’ottica di maggior efficacia del sistema, in linea con i più moderni strumenti Web di ricerca multimediale, in grado di raccogliere informazioni di vario genere dislocate e manifeste in diversi format, di riunirle, e di trasmetterle ai gangli che compongono la rete dell’EWS.

Valutare sistemi avanzati e alternativi

In altri paesi stranieri, soprattutto oltre oceano, i sistemi di allerta per le droghe costituiscono un’esperienza tutt’altro che nuova. Numerosi, infatti, sono gli esempi che si potrebbero incontrare guardando agli Stati Uniti, al Canada o all’Australia. Analoghi tentativi si sono riscontrati in Italia con il progetto MDMA della Regione Lombardia, che

Formalizzare problemi attuali

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

ha coinvolto anche le Regioni della Toscana, della Campania e dell’Emilia Romagna. Risulta, quindi, importante l’idea di realizzare finalmente un EWS sulle droghe che faccia tesoro delle esperienze straniere e di quelle italiane, e che dia la possibilità di mettere a fuoco e di formalizzare problemi attuali e tutt’ora aperti. Vi è, quindi, il bisogno di pensare ad uno spazio in cui il confronto e lo scambio di informazioni sia accessibile e funzionante, e dove i soggetti che rendono possibile il funzionamento del sistema possano aggiornarsi continuamente, nel modo più rapido possibile, apprendere costantemente e fortificare la loro capacità di intervento. Pertanto, un EWS come quello descritto in questo manuale non è da intendersi come un sistema statico, bensì come un sistema in costante sviluppo e miglioramento.

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Premessa

Attualmente, il sistema illecito di diffusione e spaccio delle sostanze stupefacenti sul territorio europeo e nazionale sta utilizzando nuovi prodotti che sempre più spesso sono in grado di generare danni rilevanti alla salute fisica e psichica dei potenziali consumatori. Ad esempio, si consideri che, secondo l’Europol, solo nell’anno 2006, sono comparse numerose nuove sostanze, tra cui 2,4 DMA, pFPP, pCPP e DBZP, con una gran maggioranza di piperazine. Inoltre, è stato messo in luce dall’Istituto Superiore della Sanità che l’assunzione delle sostanze in argomento, da parte dei consumatori, non avviene sempre in modo consapevole. Talvolta, infatti, si tratta di nuove sostanze presenti, ad esempio, nelle pastiglie di ecstasy, di cui i consumatori non sono a conoscenza e delle quali, ancora, non conoscono gli effetti. Questi danni si manifestano in vario modo ma, soprattutto, in tempi diversificati (brevemedio-lungo termine) e con gravità che possono andare dalla morte istantanea fino a deficit cronici di funzioni intellettive importanti. Uno dei problemi principali da affrontare per poter effettuare piani di prevenzione efficaci è la possibilità di disporre di informazioni tempestive relativamente a queste “nuove” sostanze o nuovi mix di sostanze o di diverse modalità di assunzione e associazione, della loro entrata sul mercato clandestino e dei loro effetti negativi sulla salute pubblica. Pur avendo notizia che esistono sempre nuove droghe immesse sul mercato è molto difficile riuscire a capire, con giusto anticipo, quando queste vengono immesse sul mercato per poter attuare politiche preventive. Infatti, molto spesso ci si trova davanti alle evidenze fenomeniche che queste sostanze sono in grado di creare (eventi sentinella) e che si possono esplicitare come gravi situazioni cliniche correlate alla possibile assunzione di nuove droghe o di alterazioni delle caratteristiche delle “vecchie droghe”. È stato segnalato, inoltre, un forte mutamento delle caratteristiche delle sostanze stupefacenti presenti sul mercato illecito che diventano sempre più diversificate e con principi attivi ad alta concentrazione. A complicare ulteriormente lo scenario è la comparsa di un’abitudine al poliabuso da parte dei consumatori, che crea spesso dei mix estremamente pericolosi di sostanze e alcool. Queste “mode” sono difficilmente prevedibili ma sicuramente rilevabili e monitorabili a volte semplicemente ascoltando i racconti che molte persone tossicodipendenti fanno all’interno dei servizi di cura. È interesse delle organizzazioni europee, nazionali e regionali che si occupano dell’attivazione e del mantenimento di programmi per la prevenzione, cura e riabilitazione delle dipendenze da sostanze, attivare, quindi, interventi e sistemi in grado di ridurre le conseguenze negative di questi fenomeni.

Nuove sostanze, nuovi pattern di consumo

Tutto questo ha portato alla necessità di sviluppare un progetto che potesse creare un Sistema di Allerta Precoce sulle Droghe (SAPD) ma, contestualmente, di “Risposta Rapida”.

Progetto SAPD

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Siamo, infatti, convinti che non basti semplicemente segnalare il fenomeno precocemente, ma che sia anche necessario organizzare una risposta rapida attraverso il coinvolgimento attivo e tempestivo di tutte le organizzazioni deputate alla difesa e promozione della salute in questi ambiti. Il presente lavoro è stato formulato sulla base delle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico del progetto nazionale, riunitosi a Roma presso il Ministero della Salute in data 27.02.2006, e dei contributi forniti dai partecipanti al Workshop sui Sistemi di Allerta Precoce e Risposta Rapida tenutosi a Verona il 20.02.2007. Il primo passo che si è voluto attivare è stato quello di mettere a punto un documento tecnico che, partendo dalle evidenze ed esperienze disponibili, esplicitasse un nuovo modello di Early Warning System (EWS), definendo e focalizzando i vari aspetti e problematiche correlate alla costruzione di tali sistemi. Questo documento quindi riassume quanto discusso e messo a fuoco nel workshop di Verona e nei successivi incontri del Gruppo di Coordinamento, e contemporaneamente approfondisce ed amplia gli aspetti teorici degli EWS che sempre più trovano applicazione nei vari campi di pubblico interesse (sanitario, sociale, politico, economico, ecc…). Le domande a cui vorremo dare delle risposte mediante questa approfondita analisi sono: 1. Possono essere realmente utili gli EWS nel campo dell’uso di droghe? 2. Come definirne l’utilità (indicatori e criteri)? 3. Quali tipi di EWS si sono dimostrati efficaci nel preservare la salute pubblica? 4. Quali sono le caratteristiche (prerequisiti) che essi devono possedere per garantire efficacia e tempestività? 5. Qual è il grado di fattibilità, fermo restando le caratteristiche di qualità che si andranno ad individuare nel contesto organizzativo, politico e tecnico scientifico Europeo, Nazionale e Regionale?

Modello di EWS

Come è intuibile, non si vuole dare per scontato che gli EWS siano sistemi utili ed efficaci di per sé ma si vuole verificare queste ipotesi nel complesso contesto del “fenomeno droga” dove risulta difficile non solo quantificare e rappresentare la rete produttiva e distributiva ma anche la prevalenza d’uso, i reali danni (mortalità, morbilità, complicazioni sociali, ecc…) per la salute derivante da tale uso e il grado di “evitabilità” di tali danni mediante l’attivazione di EWS. Inoltre, è opportuno chiarire che dietro le parole “Early Warning System” non c’è un’univoca definizione e strutturazione tecnica. Pertanto, si configura anche la necessità di definire nel dettaglio di che cosa stiamo parlando, di quale sistema e con quali caratteristiche e requisiti.

Verifica di utilità ed efficacia

Questo elaborato tecnico, pertanto, vuole essere un supporto teorico per tutti quei soggetti che, eventualmente, costituiranno il network operativo dell’Early Warning System. Inoltre, il presente documento è inteso come fonte di indicazioni per le Regioni che avranno il compito di realizzare un sistema di allerta regionalizzato collegato però ad una struttura centralizzata, con la necessità, pertanto, di capire quali meccanismi e quali canali possono collegare il livello locale con quello nazionale. Si tratta, quindi, di linee di orientamento per le Regioni che, naturalmente, potranno essere ulteriormente specificate e arricchite a seconda della realtà locale di riferimento.

Supporto tecnico

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Il contesto europeo e il progetto italiano

In seguito alla valutazione dell’Azione Comune del 16 giugno 1997, riguardante lo scambio di informazioni, la valutazione dei rischi e il controllo delle nuove droghe sintetiche, effettuata dalla Commissione Europea, emerse che, benché l’Azione in sé avesse mostrato un esito positivo, fosse necessario rafforzare e riorientare l’Azione stessa, ridefinendone l’obiettivo principale, precisandone le procedure e le definizioni, assicurandone la trasparenza nell’applicazione e ridefinendone l’ambito di applicazione. Il risultato di tali osservazioni è stata la Decisione 2005/387/GAI del Consiglio Europeo del 10 maggio 2005.

Decisione del Consiglio Europeo

La Decisione istituisce un meccanismo per lo scambio rapido di informazioni in materia di nuove sostanze psicoattive che coinvolge tutti gli Stati Membri con le proprie unità nazionali e i propri rappresentanti nella rete Reitox, che collega tra loro istituzioni pubbliche e private competenti in materia di droghe e tossicodipendenze (Figura 1). Tale meccanismo prevede anche una valutazione dei rischi connessi con queste nuove sostanze psicoattive, in modo che le misure di controllo degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope, applicabili negli Stati Membri, siano eventualmente applicabili anche alle nuove sostanze psicoattive, secondo le modalità riprodotte in Figura 2.

Meccanismo per lo scambio rapido di informazioni

Figura 1 - Flusso operativo per lo scambio di informazioni in materia di nuove sostanze psicoattive previsto dalla Decisione 2005/387/GAI del CE del 10 maggio 2005 (I parte).

GU L 167 del 25 giugno 1997 Parere espresso il 13 gennaio 2004 3 Per ulteriori informazioni sulla rete Reitox si veda http://www.emcdda.europa.eu/?nNodeID=403 1 2

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 2 - Flusso operativo per lo scambio di informazioni in materia di nuove sostanze psicoattive previsto dalla Decisione 2005/387/GAI del CE del 10 maggio 2005 (II parte).

La rapidità nello scambio di informazioni è necessaria affinché vengano individuate e identificate quanto prima sostanze che, in quanto nuove, non sono ancora tabellate. Infatti, è necessario che la tabellazione di queste sostanze avvenga in tempi molto brevi per evitare la mancata perseguibilità di eventuali produttori e trafficanti impegnati nel commercio proprio di quella sostanza. Infatti, la tabellazione di nuove sostanze permetterà di ridurre i casi di impunibilità di spacciatori e/o produttori in occasione di processi e/o denunce a loro carico. In linea con la normativa europea, anche l’Italia, quindi, è tenuta a seguire un preciso percorso che abbia come finalità anche quella della tabellazione della sostanza sia in ambito europeo sia, di riflesso, nel contesto normativo nazionale.

Tabellazione e punibilità

È doveroso sottolineare, che non tutte le sostanze psicoattive eventualmente trovate ricadrebbero necessariamente nella tabellazione delle sostanze illecite. Infatti, se una sostanza di questo tipo è in corso d’utilizzo perché usata come prodotto medicinale o come medicinale per uso veterinario, verrebbero eseguite una serie di valutazioni di cost/effectiveness sulla tabellazione o meno della sostanza in questione. Infatti, se l’uso di quella sostanza, in un contesto diverso da quello del consumo di droghe, risulta portare a dei benefici in termini di salute pubblica, è necessario valutare l’appro-

Uso medico/veterinario

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Il contesto europeo e il progetto italiano

priatezza della tabellazione che potrebbe eventualmente significare la preclusione di questi benefici. Alla luce di questa osservazione, come stabilisce l’art. 7, comma 3 della Decisione sopraccitata, per le sostanze utilizzate per produrre un medicinale per il quale è stata concessa/presentata/sospesa un’autorizzazione all’immissione in commercio, non è prevista la valutazione dei rischi da parte di OEDT ed Europol. Nel caso la sostanza ricada in queste categorie, la Commissione, sulla base dei dati raccolti dall’OEDT e dall’Europol, valuta, insieme all’Agenzia europea per la valutazione dei medicinali (AEVM), la necessità di ulteriori azioni in stretta cooperazione con l’OEDT e conformemente al mandato e alle procedure dell’AEVM. Come espresso nel paragrafo 3 dell’articolo 9 della Decisione del Consiglio Europeo già menzionata, la normativa non impedisce ad uno Stato membro di mantenere o di introdurre nel suo territorio le misure di controllo nazionali che esso ritiene opportune nel caso in cui una nuova sostanza psicoattiva venga individuata. In linea con tale affermazione, nella realtà italiana, il Ministero della Salute, in collaborazione con il Ministero della Solidarietà Sociale (punto focale Reitox), ha promosso un progetto che sia in linea con gli impegni adottati a livello europeo in tema di lotta contro la droga e che possa creare un meccanismo nazionale per lo scambio di informazioni, la valutazione dei rischi e il controllo delle nuove sostanze psicoattive e/o di nuove mode d’uso.

Misure di controllo nazionali

Il progetto prevede la creazione di un sistema di allerta precoce e di risposta rapida che si basa sull’idea che non sia sufficiente segnalare il fenomeno della comparsa di nuove sostanze psicoattive, ma che sia anche opportuno pensare all’organizzazione di una reazione che coinvolga in modo attivo e tempestivo tutte le organizzazioni incaricate alla difesa e alla promozione della salute dei cittadini. L’obiettivo generale del progetto è quello di realizzare un Early Warning System (EWS) in grado di ridurre le conseguenze negative dell’apparizione sul mercato illegale di nuove sostanze e/o nuovi pattern di consumo.

Il progetto italiano

Un ruolo estremamente importante nella realizzazione di questo progetto è ricoperto dal Punto Focale nazionale che trova la propria allocazione presso la Direzione Centrale per le Politiche sulle Dipendenze del Ministero della Solidarietà Sociale. Il Punto Focale nazionale agisce nell’ambito della rete REITOX, che collega tra loro istituzioni pubbliche e private competenti in materia di droghe e tossicodipendenze, e che è coordinata dall’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT o EMCDDA). La sua attività, a partire dal giorno 1 novembre 2004 ad oggi, è stata finalizzata prevalentemente al raggiungimento dei seguenti obiettivi: • rispondere agli adempimenti contrattuali previsti tra EMCDDA e Punto Focale, • riorganizzare la raccolta dei dati, in termini di contenuti, metodologie e strumenti al fine di poter fornire all’EMCDDA le informazioni nella modalità e nei tempi richiesti, • potenziare il sistema di allerta rapida in Italia

Punto Focale Reitox

Le principali attività svolte, quindi, possono essere così sintetizzate: • partecipazione alle riunioni del Consiglio di Amministrazione dell’EMCDDA in qualità di membri, • partecipazione alle riunioni della Rete Reitox in quanto Punto Focale italiano, • partecipazione alle riunioni ed alla “Reitox Academy” degli esperti nazionali, • sperimentazione e valutazione dei questionari standard promossi dall’EMCDDA, • redazione del Rapporto annuale, dei questionari e delle tabelle standard, • incontri con i referenti europei per il sistema di allerta rapida, 29


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

• predisposizione di un progetto per la strutturazione del sistema di allerta rapida in Italia. È per tanto indispensabile prevedere che il progetto italiano venga gestito e diretto dal suddetto Punto Focale nazionale alla luce delle competenze che la normativa italiana gli conferisce e delle attività che, quindi, gli sono proprie. Considerando la creazione di un sistema di allerta precoce e risposta rapida come l’obiettivo generale del progetto italiano, è opportuno identificare anche gli obiettivi specifici per realizzare una siffatta struttura che ne definiscano anche i particolari risultati da conseguire tramite l’EWS in termini di tutela della salute pubblica. Ciò è fondamentale, innanzi tutto, per una maggior chiarezza e comprensibilità della ragion d’essere, del funzionamento e delle finalità dell’EWS, ma anche per delineare correttamente e precisamente i pacchetti di attività che si intendono intraprendere per la realizzazione dell’EWS. La Tabella 1 riassume gli obiettivi specifici per la realizzazione di un Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida sulle Droghe.

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Obiettivi del progetto


Il contesto europeo e il progetto italiano

Tabella 1 - Obiettivi specifici del progetto EWS.

OBIETTIVO

SPECIFICHE

1 Mappare i sistemi di allerta rapida esistenti Sarà necessario fare una revisione organica dei sia in ambito nazionale che internazionale sistemi esistenti anche in altri settori, diversi da quelli delle dipendenze da sostanze, e prevedere un coordinamento nazionale di tali sistemi.

2 Creare un modello formale a partire dalle All’interno di questo modello dovranno essere esperienze esistenti della Regione ben definite le reti locali di comunicazione che in Lombardia e dell’Istituto Superiore di Sanità qualche modo possono già esistere e che devono trovare un’amplificazione della loro efficacia all’interno di questo progetto. 3 Realizzare un sito specifico web “DRUGS ALLERT – SISTEMA DI ALLERTA PRECOCE E RISPOSTA RAPIDA” per fornire informazioni sulla scoperta precoce e il monitoraggio delle nuove droghe

Per agevolare l’accesso sia in fase di inserimento delle informazioni per la segnalazione di eventi sentinella che di successiva distribuzione delle informazioni di ritorno in feedback rapido è necessario sviluppare un sito WEB che permetta un’agevole mantenimento, oltre che un’alta potenzialità di raggiungimento, da parte dei potenziali segnalatori.

4 Attivare il sistema e sperimentarne Il sistema andrà attivato sperimentalmente in aree l’efficacia, la fattibilità ed i costi metropolitane particolarmente ad alto rischio, al fine di evidenziare al meglio la funzionalità stessa del sistema e di migliorare eventuali punti critici.

5 Consolidare e migliorare i meccanismi per lo Creare una rete permanente e strutturata via web scambio di informazioni a livello nazionale (con accessi agevolati e newsletters elettroniche) su questi temi con il fine di coinvolgere le istituzioni nazionali interessate (Ministeri competenti, Istituto Superiore di Sanità ecc.), le amministrazioni Regionali, le unità operative di cura e prevenzione territoriali e le varie altre organizzazioni di interesse e competenza.

6 Migliorare in collaborazione con l’OEDT la Creare un rapporto stabile per la consultazione e rapidità e l’efficacia delle procedure di la trasmissione dei dati anche a livello europeo scambio con aree del portale dedicate a tale scopo.

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Collaborazioni previste per il progetto

Poiché l’EWS è inteso come sistema integrato, che si avvale, quindi, di altri sistemi propri di altre realtà organizzative o di altri enti, il Comitato Tecnico auspica l’attivazione di una serie di collaborazioni tecnico scientifiche con i soggetti di seguito riportate: • • • • • • • • • • • • • • • •

Regione Lombardia, ed in particolare il Dipartimento delle Dipendenze MI Punto Focale UE OEDT - European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCCDA) European Police Office (EUROPOL), European Agency for the Evaluation of Medicinal Products (EMEA) National Institute on Drug Abuse – USA SDA – Bocconi (master in GMS) Istituto Superiore di Sanità Rete dei laboratori della ASL Gruppo tecnico sulle droghe sintetiche Centri Antiveleni Gruppo Italiano dei Tossicologi Forensi Forze dell’Ordine (in particolare DCSA) Coordinamento Nazionale 118 Osservatori Regionali sulle Dipendenze Altri gruppi ed organizzazioni nazionali ed internazionali di settori utili allo sviluppo e buona riuscita del progetto

L’adesione al progetto verrà offerta a tutte le Regioni e Province Autonome secondo le usuali modalità di interlocuzione formale.

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Risultati minimi attesi

In relazione agli obiettivi specifici di un EWS, è opportuno individuare i cosiddetti Base Line Results (BLR) che rappresentano, in termini quantitativi, i risultati minimi attesi cui arrivare per considerare l’obiettivo raggiunto. I BLR sono correlati a ciascun obiettivo specifico. Di conseguenza, la loro individuazione è utile per valutare ex-post se quegli stessi obiettivi siano stati raggiunti ed, eventualmente, in quale misura, al fine di valutare e correggere il funzionamento del sistema. Nel caso di un EWS, è opportuno individuare i BLR basandosi sulle evidenze scientifiche, sull’esperienza maturata da analoghe attività, stimando il reale grado di fattibilità e raggiungibilità degli obiettivi, in accordo con i vari enti coinvolti nel sistema. Pertanto, come mostrato in Tabella 2, ad ogni obiettivo specifico è stato associato un indicatore, che ha come scopo quello di segnalare l’intensità dell’evento da prevenire e/o da ridurre, e di misurare e quantificare i BLR.

Base Line Results

È opportuno considerare come BLR il grado di copertura del territorio, inteso come il numero di unità operative effettivamente attivate a seguito della segnalazione di allerta rispetto a quelle potenzialmente esistenti ad attivabili. Tale indicatore servirà a valutare l’efficienza del segnale di allerta, dei canali di comunicazione di cui ci si avvale per la trasmissione dell’informazione e delle procedure per l’attivazione della risposta.

Copertura del territorio

Infine, è utile cercare di avere una valutazione del sistema in riferimento alla riduzione dei danni che ci si propone di evitare e/o prevenire. L’indicatore per valutare il raggiungimento di tale obiettivo sarà dato dalla differenza tra la quantità di danni attesi senza alcun intervento e la quantità di danni effettivamente osservati con l’attivazione dell’intervento. In questo modo sarà possibile procurarsi una valutazione dell’efficacia del sistema.

Riduzione del danno

Trattandosi di un sistema di allerta precoce, la misura che abbiamo ritenuto più opportuno utilizzare è il tempo di segnalazione e reazione (tempo o periodo), che ci permetterà di comprendere quali siano i tempi massimi di attivazione dell’allerta e della conseguente risposta tali per cui il sistema si possa definire efficace in relazione alla velocità delle dinamiche del fenomeno che si vuole contrastare e di cui si dovrebbe prevenire la comparsa o limitare i danni. La misura dei tempi, quindi, deve tener conto di due parametri: l’efficienza e l’efficacia. Quando ci si riferisce al primo parametro, l’alto grado di efficienza produttiva interna si ha quando il tempo di reazione osservato (tempo o periodo) è molto simile al tempo minimo di produzione ottenibile dal sistema al massimo del suo rendimento. In riferimento al secondo parametro, invece, nonostante vi possa essere un buon tempo operativo, è necessario valutare se tale tempo consente di organizzare una risposta valida in relazione ai tempi di comparsa ed evoluzione del fenomeno che porterà a conseguenze dannose. Per esempio, se dal momento dell’introduzione e con-

Misura del tempo

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

fezionamento di droghe con sostanze particolarmente tossiche al momento dell’assunzione di tali sostanze con distribuzione esterna sul territorio passano circa 10 giorni e la distribuzione continua fino a saturare il territorio nazionale in altri 20 giorni, è chiaro che i tempi operativi di reazione dovranno essere coerenti con quelli di evoluzione del fenomeno, se si vuole essere efficaci. Tutto ciò va valutato tenendo conto anche che nella produzione clandestina di nuove droghe si assiste al decadimento commerciale delle “novità” secondo le teorie del ciclo di vita del prodotto e che quindi l’attuazione tardiva di misure specifiche per una certa sostanza potrebbe essere totalmente inutile, in quanto tale sostanza è ormai scomparsa dal mercato per esaurimento del ciclo produttivo (vedi oltre). Conoscere, quindi, la tempistica con cui si sviluppa il fenomeno dannoso sarà fondamentale per organizzare e tarare i tempi operativi (efficacia produttiva interna) del sistema in maniera concreta e realistica.

Figura 1 - Tempistica dell’EWS.

In Figura 1 è possibile vedere schematizzata la situazione che descrive la tempistica dell’EWS in relazione alla produzione e diffusione delle sostanze. Per quanto riguarda la diffusione di sostanze anomale, è doveroso fare una precisazione. Nel caso di un modello di “diffusione epidemica”, la replicazione dei casi incidenti avviene per autoreplicazione dell’agente patogeno in relazione al numero di soggetti che questo riesce ad infettare. L’andamento del numero dei casi incidenti dipende dal coefficiente di riproduzione di un epidemia, Ro = C x ß x D, ove Ro. Il coefficiente di riproduzione di base di un’epidemia è dato dal tasso di acquisizione di nuovi contatti (C), dalla probabilità di trasmissione durante un contatto (ß) e dalla durata media di infettività, ovvero dalla durata della contagiosità (D). Questo rappresenta il numero di nuovi soggetti positivi che un soggetto positivo riesce a generare nella durata media della sua infettività. 36

Andamento dei casi incidenti


Risultati minimi attesi

Nel caso della diffusione di sostanze anomale, invece, il numero di casi incidenti è in relazione ad un’azione attiva di diffusione di sostanze. L’andamento dei casi incidenti dipenderà fondamentalmente, quindi, oltre che da altri fattori, dal numero di dosi messe in circolazione con una variabilità che risente fortemente della produzione e del numero di dosi messe in commercio e, quindi, di una costante alimentazione da parte di una fonte centrale. Si può notare che, mano a mano che la sostanza messa in circolazione si diffonde, una serie di casi “anomali” ad essa correlati vengono segnalati. Il sequestro della sostanza si riferirà, verosimilmente, ad un quantitativo comunque inferiore rispetto a quello circolante a disposizione sul mercato. Per tale ragione, è auspicabile che i sequestri avvengano quanto prima rispetto all’entrata sul mercato della nuova droga (tempo di latenza t1). Infatti, maggiore l’attesa per un sequestro, maggiori saranno le probabilità che la sostanza continui a diffondersi e, quindi, a provocare effetti negativi sulla salute fisica e psicologica della popolazione. Una volta sequestrata la sostanza, i laboratori legali si dovrebbero occupare dell’analisi di un campione di quella sostanza e di segnalare i risultati delle analisi svolte al centro dell’EWS. Quindi, se tra il sequestro e l’analisi sarà già trascorso un certo periodo di latenza t2, analogamente sarà possibile parlare di tempo di latenza t3 tra l’analisi e la segnalazione all’EWS. Come verrà di seguito descritto, le segnalazioni che giungono al centro dell’EWS dovranno essere valutate in modo tale da considerarne l’accreditamento e, eventualmente, da associarne il grado di allerta appropriato che dovrà essere comunicato (reazione di allerta) insieme all’organizzazione della risposta. Tale processo impiegherà un tempo di latenza t4 prima che l’EWS determini l’effettivo intervento di enti, istituzioni e organizzazioni affinché si adoperino per affrontare in modo concreto una risposta al fenomeno segnalato. La linea rossa in grassetto, al centro del grafico, individua dove si posiziona l’intervento rispetto alla diffusione della sostanza, mettendo in luce lo scarto temporale teorico tra la comparsa della sostanza sul mercato e l’inizio dell’azione di risposta. A questo lasso di tempo, tuttavia, è necessario pensare di aggiungere un tempo di inerzia del sistema necessario all’adattamento richiesto, ovvero indispensabile alla mobilitazione e al dispiego delle risorse a disposizione per mettere in opera l’azione di risposta.

Tempistica

Pertanto, quando si parla della relazione tra tempistiche d’azione ed EWS è necessario anche fare un’analisi dei tempi di sviluppo delle nuove sostanze che entrano nel mercato illegale e cercare di indicare con quanta rapidità il sistema sia in grado di segnalare l’apparizione della nuova sostanza rispetto alla sua concreta comparsa e diffusione tra i consumatori. Per fare ciò, è utile considerare le nuove droghe come un “normale” prodotto che viene immesso sul mercato e che segue un’evoluzione simile a quella di tutti gli altri prodotti, secondo i modelli proposti dagli studi di marketing.

Nuove droghe come prodotti sul mercato

In particolare, l’analisi dell’evoluzione dinamica dei prodotti sul mercato indica l’ipotesi secondo cui anche i prodotti sono soggetti a successive fasi evolutive in relazione alla loro diffusione, in una determinata arena di mercato. Tali fasi evolutive vengono descritte in quello che nella teoria economica viene definito come “modello del ciclo di vita del prodotto”. La teoria indica che i prodotti tendono a mostrare un arco di vita limitato e a presentare, nel corso della loro evoluzione, un andamento delle vendite che segue una curva ad S (Figura 2). Nel ciclo di vita del prodotto si identificano quattro fasi distinte: introduzione, crescita, maturità e declino.

Ciclo di vita del prodotto

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Per meglio comprendere l’utilità di questo modello interpretativo è necessario ricordare che è stato osservato come i produttori di nuove sostanze tendano a differenziare sempre più la loro “offerta” perché i consumatori, soprattutto quelli che acquistano di più, gradiscono sperimentare nuove varianti (fermo restando le caratteristiche principali degli effetti ricercati nelle sostanze). Per questo motivo, vengono introdotte varie “novità” che possono, in qualche modo, far aumentare le vendite. Qualsiasi prodotto (legale o illegale), nel momento in cui ne viene differenziata l’offerta, aumenta il proprio volume globale di vendita. Con una costante sperimentazione o differenziazione gli spacciatori possono quindi creare un maggior profitto e, in questo modo, tutti i tipi di consumatori possono essere soddisfatti, ampliando, di conseguenza, il numero di clienti. Se una variabile del prodotto non creerà mercato, è ipotizzabile che la sua produzione, entro un certo tempo, cesserà.

Nuove droghe: offerta e preferenze

Considerando il modello del ciclo di vita del prodotto, in una prima fase, detta fase di introduzione, il prodotto viene lanciato con l’obiettivo di soddisfare un bisogno potenziale oppure esistente, presente nell’arena di mercato composta da quei consumatori i cui bisogni risultano strettamente coincidenti con l’insieme delle caratteristiche proposte dall’offerta. Nell’ambito delle droghe, i bisogni che l’offerta vuole soddisfare si esplicitano nel bisogno di provare sensazioni piacevoli, di divertimento, di eccitazione, ma anche nel bisogno di appartenenza, di aumentare la capacità relazionale, nel bisogno di sicurezza, ecc… e l’offerta si propone di introdurre sul mercato prodotti che siano in grado di soddisfare proprio questi bisogni. Va ricordato che dopo un certo periodo d’uso di un prodotto, il cliente tende a ricercare nuove varianti e a specializzare e “raffinare” il proprio gusto, approvando nuove proposte anche per il fenomeno della saturazione dello stimolo, che si può instaurare dopo un certo tempo d’uso di un “prodotto”. La durata del periodo di introduzione varia anche in relazione alle variazioni del vantaggio comparato percepito dai consumatori nei confronti delle alternative esistenti. Ciò significa che quanto più elevato è il vantaggio avvertito in termini di gradimento, facilità d’uso e immediatezza dei vantaggi osservati, tanto più breve risulterà la fase di diffusione nel mercato. L’arco di tempo per l’introduzione del prodotto cambia anche a seconda della disponibilità di informazioni riguardo ai benefici associati al prodotto e delle barriere all’adozione, in termini, ad esempio, di incompatibilità con gli standard esistenti per altri prodotti simili.

Introduzione del prodotto

Nell’ambito delle droghe è, quindi, possibile sostenere che i consumatori di sostanze sono persone che, per la maggior parte, approvano e ricercano nuovi stimoli assicurandosi, da un lato, il godimento primario nell’uso del prodotto (ad esempio, con le amfetamine) e, assicuratosi quello, cercano e apprezzano le differenze secondarie fornite, eventualmente, da altre sostanze aggiunte alle amfetamine. Quindi, le vendite di una nuova sostanza, come quelle degli altri prodotti che vengono immessi sul mercato, potrebbero all’inizio aumentare lentamente, poiché molti consumatori ancora non lo conoscono o sono restii a sperimentarlo, ma una volta superato l’eventuale atteggiamento sospettoso, se la nuova droga possiede le caratteristiche utili alla sua diffusione, inizia la fase della crescita, portando ad una conseguente conquista di nuove fette di mercato.

Ricerca di nuovi stimoli

È però doveroso chiedersi se un ragionamento simile è applicabile anche in circostanze in cui i consumatori di sostanze vengono a contatto con prodotti percepiti come scadenti o comunque non graditi. Ci si potrebbe, infatti, interrogare su che tipo

Prodotti scadenti o non graditi

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Risultati minimi attesi

di diffusione o di acquisto può caratterizzare questi prodotti nel mercato delle droghe e ipotizzare che potrebbero vivere una diffusione che tende ad autolimitarsi, essendo queste sostanze di qualità inferiore o particolarmente nocive alla salute. Ciò potrebbe determinare, quindi, un rifiuto da parte del consumatore. Tuttavia, si potrebbe anche ragionare secondo una prospettiva diversa, ovvero secondo l’idea che un consumatore sarà attirato maggiormente da quelle sostanze che costituiscono una novità e/o che potrebbero fornirgli un godimento maggiore, definendo, pertanto, una linea di diffusione della sostanza pressoché inversa a quella dell’autolimitazione. Nella pratica del ciclo di vita del prodotto, quando i consumatori hanno valutato favorevolmente un prodotto e lo hanno adottano, gli acquisti aumentano in modo più repentino. Per tale ragione, come si può notare in Figura 2, la fase di crescita, di solito, presenta una pendenza abbastanza ripida. È da sottolineare che proprio in questo stadio l’incremento dei volumi di vendita, insieme alla cresciuta accettabilità del prodotto, segnalano il potenziale di redditività associato alla progressiva diffusione del prodotto. Ciò potrebbe spingere i nuovi concorrenti, che nel caso delle droghe sono i produttori di sostanze sintetiche con i loro laboratori e i loro network per lo spaccio, ad entrare nel gioco competitivo per acquisire quota di mercato, poiché si sono ridotti i rischi in precedenza associati alla fase di introduzione ed è ora possibile proporre sempre di più sostanze di quel tipo e vedere assicurati i relativi guadagni. Sebbene sia prevedibile che verso la fine di questa fase si verifichi un aumento della tensione competitiva, in termini di assortimento, è opportuno notare che il tasso di produttività tende a mantenersi elevato.

Crescita

Lo stadio della maturità è caratterizzato dalla stabilità raggiunta dal volume delle vendite nel suo complesso e da una progressiva saturazione del mercato per quanto concerne l’insieme dei segmenti di domanda in cui questo si articola. Ciò comporta un aumento più lento delle vendite che, spesso, si stabilizzano attorno ad un certo valore, e la concorrenza tra imprese/produttori che forniscono quel prodotto raggiunge il suo apice durante questa fase. Per quanto concerne la domanda, questa tende ad assumere in misura sempre maggiore la connotazione di acquisto ripetuto o di sostituzione. Dal lato dell’offerta, invece, ciò corrisponde ad un’esplorazione della possibilità di intervento sulla ridefinizione delle caratteristiche del prodotto, ovvero lievi cambiamenti delle caratteristiche della sostanza prodotta e messa in circolazione. Tali modifiche, tuttavia, non hanno carattere sostanziale, ma tendono ad interessare le dimensioni accessorie del prodotto senza per questo intervenire direttamente su alterazioni della performance complessiva dello stesso. In questo stadio, assumono particolare rilievo le decisioni che riguardano la pianificazione dell’obsolescenza del prodotto, intesa come la fase di “invecchiamento” della sostanza. Con ciò si intende far riferimento all’insieme delle decisioni volte deliberatamente a rendere obsoleto un prodotto, attraverso l’introduzione ravvicinata di generazioni successive dello stesso, nella fattispecie, di nuove sostanze.

Maturità

La fase di declino costituisce la fase conclusiva del ciclo di vita del prodotto. Il volume delle vendite segna un declino costante e continuativo, a causa dell’introduzione di nuovi prodotti nell’arena di un mercato che tende sempre più a specializzarsi, creando le condizioni per posizioni di nicchia e quindi la necessità di proporre sostanze e droghe alternative. In alcuni casi, questa discesa è graduale e può durare per lunghi periodi. In altre situazioni, invece, i gesti dei consumatori variano così rapidamente e/o i concorrenti accrescono la loro quota di mercato in misura così rapida, da far calare le vendite di quel determinato prodotto in modo brusco. Il risultato finale, di solito, è il ri-

Declino

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

tiro del prodotto dal mercato. Durante questo periodo, per i normali prodotti di mercato, le modificazioni delle caratteristiche sia di base che accessorie del prodotto sono estremamente contenute, di solito rimanendo a giustificazione della presenza sul mercato di quel prodotto. Per quanto riguarda il mercato delle droghe sintetiche, è possibile osservare già l’apparizione di nuove sostanze che inizieranno il loro ciclo di vita sul mercato illegale.

Figura 2 - Il ciclo di vita del prodotto.

Particolare enfasi, come già ricordato, è da dedicare, alla differenziazione del prodotto in base alla segmentazione della domanda, ottenuta modificando le caratteristiche di base dei prodotti in risposta alle esigenze specifiche di diverse categorie di consumatori. Ciò si spiega con il fatto che la maggior parte dei consumatori di droghe sono propensi a sperimentare le novità purché l’effetto di base del piacere fisico e psicologico venga conservato. Di conseguenza, i produttori di sostanze saranno incentivati a differenziare il tipo di sostanza proposta, a fornire un’offerta alternativa, garantendo, però, il “godimento” primario.

Differenziazione del prodotto

Ciò su cui è importante interrogarsi ai fini del funzionamento di un EWS nel campo delle droghe è la durata delle fasi del ciclo di vita del prodotto. In altre parole, è importante chiedersi se sia possibile stabilire quanto dura ogni singolo stadio, come sia possibile definire le grandezze caratteristiche di ogni singola fase e da cosa dipendono le variazioni nella durata di una fase, sia da un punto di vista longitudinale, riferito al medesimo prodotto, che fra prodotti differenti.

Durata delle fasi evolutive

I ricercatori si sono sforzati di definire delle regole generalizzabili ad una classe relativamente ampia di prodotti. Tuttavia, risulta difficile effettuare generalizzazioni e previsioni sulla base della teoria del ciclo di vita del prodotto e non è quindi fattibile, ad oggi, determinare esattamente quanto possa durare ogni fase. Di fatto, l’evidenza empirica accumulata negli studi concernenti le dimensioni critiche del ciclo di vita del prodotto ha messo in luce la grande variabilità che contraddistingue il succedersi delle fasi evolutive. Ciò ha sollevato critiche sulla validità della teoria, a causa delle ambiguità presenti a livello di misurazione e dello scarso valore predittivo come strumento per le decisioni di marketing.

Variabilità delle fasi evolutive

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Risultati minimi attesi

È opportuno anche segnalare che non tutti i prodotti seguono un vero e proprio ciclo produttivo. Talvolta, un prodotto può riscuotere un successo tale nella fase immediatamente successiva alla sua introduzione da non dover sperimentare contenuti volumi di vendita o variazioni (come, ad esempio, per la cocaina). Alcuni prodotti possono, poi, attraversare fasi di rinnovata crescita o, magari avviato ad un progressivo declino, recuperare terreno in termini di diffusione del mercato, come avvenuto, ad esempio, nel caso dell’LSD. Le variazioni principali, pertanto, si osservano per le diverse specie di amfetamine o composti complessi, quali l’ecstasy, ad esempio, benché ultimamente sia stata osservata l’introduzione di varianti anche per le droghe maggiori, come l’eroina e la cocaina stessa (basti pensare al crack, alla coca-atropina, alla speedball, ecc…). Per quanto riguarda il mercato di sostanze illecite, bisogna tener presente che la predilezione per un prodotto dipende dal soggetto che lo acquista il quale, esplicitando la propria preferenza, influenza la maggior o minor produzione della sostanza e, quindi, la sua più o meno breve vita sul mercato. Infatti, è verosimile che più una certa droga primaria, contenente un particolare “contaminante”, verrà richiesta, più questa verrà prodotta e proposta, al pari di qualsiasi prodotto commerciale. Allo stesso tempo, però, è probabile che proprio per essere una sostanza nuova, questa sarà oggetto di maggior attenzione e uso da parte dei consumatori che cercano sempre nuovi stimoli e godimenti fisici e psicologici. Analogamente, è possibile che una sostanza appaia sul mercato e che si mantenga stabile nel quantitativo di vendite o che, al contrario, mostri un picco di consumo iniziale seguito da un declino repentino. In conclusione, quindi, è opportuno segnalare che oltre alla difficoltà nel determinare la durata delle singole fasi del ciclo di vita del prodotto, sembra abbastanza arduo anche stabilire un unico modello di evoluzione per un prodotto quale quello delle droghe sintetiche (Figura 3).

Pluralità di cicli di vita

Figura 3 - Possibili modelli di evoluzione delle vendite.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

In conclusione, sarebbe conveniente ragionare sulla compatibilità di un modello evolutivo delle sostanze illecite, come quello appena presentato con le sue caratteristiche teoriche e la sua variabilità a livello empirico, e la tempistica necessaria, in un Early Warning System, per l’identificazione di nuove sostanze.

Compatibilità degli EWS

In altre parole, sarebbe consigliabile interrogarsi sull’utilità di un sistema come l’EWS, qualora questo non sia in grado di individuare delle nuove sostanze in tempi inferiori rispetto ai tempi di comparsa e di vita di quelle stesse sostanze. Infatti, se per identificare una sostanza, che, supponiamo, abbia vita per sei mesi, un EWS impiega un anno o più, quale beneficio ci si potrà attendere nell’attivare una risposta in relazione a quella sostanza? In tal caso, sarebbe ragionevole prevedere che tale risposta giungerà tardiva rispetto all’emergere di quella sostanza che, nel mentre, potrebbe essere già nella sua fase di declino o, addirittura, essere già scomparsa ed essere stata sostituita da un’altra sostanza diversa, rendendo vana la ragion d’essere del sistema stesso.

Ciclo di vita delle nuove sostanze e utilità dell’EWS

Tenendo presente quanto detto sopra, sembra ragionevole pensare ai risultati minimi attesi secondo due criteri: l’efficacia del sistema e la sua efficienza. Pertanto, per ogni indicatore di allerta sono stati individuati dei BLR di efficacia e di efficienza. I primi hanno la funzione di indicare quali sono i risultati minimi da raggiungere per considerare il sistema valido e adeguato al raggiungimento degli obiettivi generali. I secondi faranno riferimento ai tempi di funzionamento dell’EWS indicando le soglie temporali oltre cui l’intervento del sistema risulterebbe vano. Data la complessità della tematica e la mancanza, ad oggi, di ricerche empiriche soddisfacenti atte a determinare con precisione i BLR-ECA e i BLR-ECE, non è stato possibile definire precisamente alcuni intervalli di tempo. Per questi, però, sono state indicate alcune osservazioni che potrebbero essere utili alla discussione al fine di colmare le lacune presenti e contribuire a dare una formalizzazione e una teorizzazione futura alla questione degli obiettivi minimi previsti per un EWS.

BLR: efficacia ed efficienza

Prima di procedere alla definizione concreta dei BLR, è necessario definire un elemento chiave per la valutazione dell’efficienza dell’EWS: il tempo di allerta/risposta (tempo operativo). Il tempo di allerta/risposta è il tempo trascorso tra la comparsa dell’evento, la sua individuazione, la segnalazione all’EWS, l’allerta, fino all’attivazione della risposta. In Figura 4 è possibile vedere questa definizione in schema.

Tempo di allerta/risposta

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Risultati minimi attesi

Figura 4 - Tempo di allerta/risposta.

Dall’istante in cui una nuova droga emerge sul mercato illecito al momento in cui sarà possibile individuarla od osservarne le prime evidenze fenomeniche di tipo clinico sarà trascorso un certo lasso temporale, che è possibile definire come T1 di latenza. Analogamente, prima che le evidenze fenomeniche giungano, sotto forma di segnalazione, all’Early Warning System, sarà trascorso un altro periodo di tempo, detto T2 di latenza. A questo punto, come si vedrà in seguito, l’EWS necessiterà di un certo periodo T3 di latenza, prima di dare un segnale d’allerta. Infine, dalla segnalazione d’allerta all’attivazione pratica della risposta trascorrerà dell’altro tempo T4 di latenza, prima che questa risulti effettiva. Il tempo di allerta/risposta, in conclusione, è dato dalla sommatoria dei tempi di latenza che intercorrono tra l’evento in questione e l’attivazione della risposta.

Tempi di latenza

Considerando, quindi, l’efficienza interna di un EWS come l’obiettivo da porsi, e prendendo come indicatore di efficienza il tempo operativo, si avrà, come già esposto, un alto grado di efficienza produttiva interna quando il tempo di reazione osservato sarà molto simile al tempo minimo di produzione ottenibile dal sistema al massimo del suo rendimento. All’efficienza interna, però, è necessario associare l’efficienza esterna, o allocativa, intesa come l’impatto significativo che il sistema è in grado di determinare sull’esterno in cui opera. A questo punto è doveroso chiedersi quale sia, per un EWS, la relazione tra le due efficienze. L’analisi dei sistemi di allerta svolta per la stesura del presente modello ha indicato una relazione di tipo incongruente. Infatti, per quanto riguarda la loro efficienza

Efficienza interna ed esterna

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

interna, è stato calcolato che un EWS mostra un alto grado di efficienza in un periodo di circa un anno, quando il sistema di allerta è al massimo della sua accelerazione. A queste condizioni, l’efficienza allocativa risulta essere molto scarsa. Di fatto, come si è voluto mostrare in questo paragrafo, la nascita di nuove sostanze e di nuovi pattern d’uso avviene in maniera molto rapida: è possibile pensare che un nuovo prodotto possa presentarsi ogni 4-6 mesi. Per tanto, se l’arco temporale minimo di reazione dell’EWS è, come abbiamo visto, di un anno, e quindi superiore ai 4-6 mesi, che tipo di impatto esterno è ragionevole aspettarsi, considerando che una o più sostanze, potrebbero essere già emerse, e magari già declinate, e aver già portato gli effetti dannosi ad esse correlate? Dallo studio eseguito è verosimile affermare che un EWS pensato così come proposto non sia di grande utilità, poiché la tempestività, che dovrebbe essere, di fatto il criterio primario per caratterizzare un sistema di allerta precoce, risulta di gran lunga limitata. In Tabella 1 vengono riportati gli obiettivi, i relativi indicatori e, quindi i risultati minimi attesi, BLR, raggiunti i quali è possibile valutare l’efficienza dell’EWS.

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Risultati minimi attesi

Tabella 1 - Obiettivi, indicatori e BLR teorici di un EWS. ECA= efficacia attesa ECE= efficienza attesa OBIETTIVO SPECIFICO

INDICATORE

BLR

Evitare la distribuzione/diffusione di droghe o contaminanti ad alta tossicità, acuta o cronica Numero e tipo di nuove droghe scoperte

• Numero e tipo di nuovi contaminanti scoperti • Numero di casi evitati

ECA: • Percentuale significativa delle droghe/contaminanti individuate/i rispetto al totale delle nuove sostanze circolanti. • Riduzione di almeno il 40% dei casi ECE: entro 72 ore(I) dal sequestro

Contribuire a ridurre la diffusione di sostanze

Prevalenza d’uso a livello di gruppi speciali di popolazione

ECA: secondo l’osservazione NIDA 2007, nei teenagers, diminuzione attesa dell’uso del 5% entro 3-5 anni ECE: (II)

Contribuire a ridurre la diffusione di nuovi comportamenti d’abuso e “mode” particolarmente pericolose

Prevalenza d’uso a livello di popolazione

ECA: secondo l’osservazione NIDA 2007, nei teenagers, diminuzione attesa dell’uso del 5% entro 3-5 anni ECE: entro 1-3 anni(II)

Prevenire la comparsa di tossicità acuta (morti a grappolo)

Sintomi sentinella: • prevalenza • intensità → conseguenze

ECA: ridurre di almeno il 10% le overdose letali ECE: entro 24 ore (III)

Contribuire a prevenire la comparsa di tossicità cronica (invalidità e/o danni sociali)

Sintomi sentinella: • prevalenza • intensità → conseguenze

ECA: ridurre di almeno il 10% l’invalidità e/o i danni sociali ECE: entro 6 mesi (IV)

Ridurre il riconoscimento tardivo di intossicazione acuta da sostanze “anomale” o contaminanti

Delay time diagnostico (osservazione – diagnosi)

Ridurre l’impunibilità degli spacciatori e/o dei produttori per non tabellazione delle sostanze

Prevalenza del fenomeno “impunibilità” sui processi/denunce per non tabellazione

(I)

ECA: < 30 minuti (in unità d’emergenza) ECE: (V) ECA: ridurre dell’80% i casi di impunibilità ECE: Tabellazione entro 6 mesi

Se consideriamo che una partita di droga, dopo la sua messa in circolazione, impiega, mediamente, 72-120 ore per essere spacciata e diffusa in una determinata area geografica, il sistema di allerta dovrebbe essere in grado, al fine di impedire o limitare lo spaccio delle sostanze, di operare entro quel lasso di tempo. Un’azione come quella appena descritta dovrebbe avvenire tramite l’intervento delle forze dell’ordine, per le quali sono necessarie circa 24 ore per allertare e rendere 45


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

attive le proprie unità mobili che si occupano dei sequestri. Resta in discussione la fattibilità di un’allerta in un tempo così ristretto come 72 ore. La cosa potrebbe forse essere possibile se si prendono in considerazione eventi sentinella che, non basandosi solamente sull’identificazione precisa delle sostanze, che richiederebbe tempi più lunghi, fungono da sentori d’allarme e possono determinare un segnale d’allerta. (II) Se la trasmissione dell’allerta agli operatori può avvenire in meno di 24 ore, la diffusione dell’allerta tra i consumatori dipende principalmente da due fattori: i canali scelti per trasmettere l’informazione e il tipo di sostanza cui si sta facendo riferimento. Di fatto, ci si pongono due questioni: da un lato, è necessario allertare servizi già esistenti/presenti come i SerT, le comunità di recupero e le unità di strada, i cui principali fruitori possono essere persone tossicodipendenti che assumono eroina e che possono essere informati in merito alla nuova sostanza dagli operatori delle strutture menzionate. In tal caso un allarme risulterebbe più rapido sia nella segnalazione dell’allerta sia nell’organizzazione della risposta, ipotizzando un tempo di efficienza di 48 ore. Dall’altro lato, invece, è pensabile l’idea di attivare un segnale di allerta verso luoghi di ritrovo ove vengono consumate le cosiddette droghe ricreazionali. Tuttavia, rimane da discutere sulla possibilità effettiva di coinvolgere i gestori di questi locali nella risposta al segnale d’allerta e, per altro, rimane da pensare a quanto tempo l’organizzazione dell’azione di risposta richiederebbe in questo ambito. (III) Considerando che gli effetti dannosi di una sostanza tossica possono comparire in maniera “a grappolo” anche a distanza di poche ore dall’assorbimento, si ritiene che l’indicatore di efficienza possa essere posizionato sulle 24 ore come tempo massimo per l’attivazione dell’allerta e l’organizzazione della risposta. (IV) Tenuto conto del fatto che gli effetti tossici di una sostanza si manifestano a distanza di tempo, a seconda della quantità delle dosi assunte e della frequenza con cui queste vengono consumate, si è stimato che l’indicatore di efficienza possa essere collocato sui 6 mesi come tempo massimo per l’attivazione della risposta, oltre il quale il sistema di allerta risulterebbe inconsistente. (V) Nel momento in cui si presentano ai centri d’emergenza, o ad altre strutture adeguate al trattamento delle tossicodipendenze, persone che manifestano sintomi di tossicità acuta da sostanze anomale, è importante che il personale addetto sia in grado di riconoscere se non proprio la vera origine dei sintomi, che potrebbero essere dovuti ad una nuova droga non conosciuta, per lo meno il fatto che quei sintomi potrebbero essere associati all’assunzione di sostanze anomale. Il riconoscimento, per tanto, dovrebbe richiedere tempi brevi. Tuttavia, è da segnalare anche il fatto che per formare gli operatori sanitari al riconoscimento degli effetti di nuove sostanze servono dei corsi di aggiornamento che, di solito, hanno una durata di 1 o 2 giorni. È fondamentale, in questo caso, per assicurare un buon impatto sul fenomeno, che vi sia il coinvolgimento di almeno l’80% delle unità operative di emergenza. (VI) Per quanto riguarda il tempo di tabellazione, di solito le tabelle delle sostanze dovrebbero essere aggiornate ogni tre mesi. Secondo l’art. 13 del D.P.R. del 9 ottobre 1990, n. 309, Titolo I, successivamente rivisto con la legge n. 49 del 21 febbraio 2006, le tabelle delle sostanze soggette a controllo dovrebbero essere aggiornate tempestivamente anche in base a quanto previsto dalle convenzioni e 46


Risultati minimi attesi

dagli accordi internazionali, ovvero in base a nuove acquisizioni scientifiche. A tal proposito, è da tener presente che la prassi di aggiornamento delle Tabelle, in Italia, deve allinearsi opportunamente alla normativa europea e alle indicazioni, quindi, dell’EMCDDA, con tutti i tempi di procedura che il contesto normativo europeo prevede per giungere al riconoscimento di una sostanza come psicotropa. Pertanto, è da considerare il fatto che, ad oggi, in condizioni routinarie e quando non vi siano particolari indicazioni circa una necessaria tempestività, dal momento in cui le forze dell’ordine eseguono un sequestro al momento in cui il Ministero della Salute emana il decreto che etichetta una sostanza come stupefacente e/o psicotropa, con le relative composizioni medicinali, può trascorrere un periodo di tempo relativamente lungo, considerando i tempi per le analisi di laboratorio e le questioni procedurali per la tabellazione. Risulta, quindi, abbastanza difficile trovare un indicatore di efficienza che soddisfi il criterio di tempestività e che, allo stesso tempo, riesca ad inserirsi in un contesto temporale come quello previsto dal processo di tabellazione di una sostanza.

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Statements

Vengono riportate di seguito una serie di dichiarazioni e specifiche su alcuni punti fondamentali degli EWS. La finalità di queste premesse tecniche è quella di chiarire il più precisamente possibile di quale tipo di EWS stiamo parlando e quali potrebbero essere le caratteristiche e i prerequisiti per garantire la costruzione di un modello condiviso, funzionale ai bisogni e potenzialmente efficace. I sistemi di allerta precoce e risposta rapida devono essere intesi come sistemi integrati finalizzati alla percezione precoce di eventi e condizioni potenzialmente dannose. A ciò è associata la creazione di consapevolezza di pericolo imminente tra le popolazioni interessate e tra le organizzazioni competenti alla tutela, al fine di permettere l’adozione tempestiva di misure preordinate atte a prevenire e/o ridurre e/o gestire i danni correlati all’evento stesso. In sintesi, l’allerta di un sistema come quello qui previsto è da considerarsi “precoce” (early) rispetto ad un evento da evitare e “rapido” (fast) nei tempi operativi (misure di efficienza interna). Secondo la Decisione 2005/387/GAI del Consiglio Europeo, l’EWS è pensato per il controllo sul territorio dell’offerta e della richiesta di nuove sostanze psicotrope e/o di nuovi trend di consumo, con lo scopo, evidentemente, di ridurre l’offerta nell’area di controllo interessata. Di fatto, con ciò si spiega la stretta collaborazione prevista tra l’EMCDDA, referente per i Punti Focali Nazionali, e l’EUROPOL. A questa funzione, però, a livello locale, il sistema di allerta precoce e risposta rapida può essere inteso anche come supporto alle decisioni per l’attivazione di misure di sanità pubblica, conferendogli, quindi, una valenza consultiva per le istituzioni nazionali e quelle regionali/locali. Gli Early Warning Systems (EWS) sono caratterizzati da due fondamentali componenti: 1. SISTEMA PREVISIONALE, deputato a prevedere in anticipo gli eventi temuti, una volta noti i rischi correlati all’evento sulla base delle esperienze precedenti (esempio: terremoti passati). 2. ORGANIZZAZIONE DELLA RISPOSTA, che deve essere preordinata e coordinata con una precisa catena di comando-controllo. Vedi anche Tabella 1.

Definizione e funzioni

Un accadimento o una situazione in grado di far aumentare un rischio di effetti negativi sulla salute e/o l’integrità psicofisica e/o sociale dell’individuo, o di provocare un danno reale o documentabile, quantificabile e validamente correlabile alla noxa.

Definizione di evento/condizione di rischio e/o di danno

Tutte le azioni che possono essere messe in atto al fine di prevenire e/o ridurre i danni e/o meglio gestire le conseguenze e gli effetti negativi sulla salute pubblica di un evento negativo.

Definizione di “misure di risposta di dimostrata efficacia”

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Più specificatamente, l’analisi delle precondizioni di fattibilità per un qualsiasi tipo di progetto e/o sistema è data da u n insieme di elementi specifici. Disponibilità reale delle risorse La disponibilità reale delle risorse finanziarie, in relazione ai costi, delle risorse umane e delle risorse tecnologiche costituisce un primo elemento. Ciò significa che all’aumentare delle suddette risorse aumenta anche la fattibilità del sistema. Nel caso di un EWS, sarà opportuno valutare tali mezzi in funzione della sua attivazione e del suo futuro funzionamento. Risorse umane A proposito delle risorse umane, un’ulteriore precondizione di fattibilità riguarda le competenze e la self-efficacy del team – nel caso specifico della rete di collaborazioni -, in riferimento alla sua capacità di lavoro e al suo bagaglio d’esperienza. Intendendo con ciò la preparazione e l’efficienza interna della squadra preposta al lavoro di attivazione e funzionamento del sistema, per un EWS è necessario pensare alla predisposizione degli enti e delle realtà organizzative coinvolte nella sua gestione, in modo da creare un network di lavoro ben preparato e in grado di gestire razionalmente una realtà come quella del sistema di allerta. Ciò implica, oltre ad un certo grado di motivazione alla cooperazione e alla collaborazione, anche una fase di preparazione antecedente l’attivazione del sistema. Accettabilità Proprio in relazione agli attori (intesi come ciascuno degli enti e delle realtà organizzative partecipanti al sistema), è opportuno considerare anche il grado di accettabilità del sistema da parte degli stakeholders, siano essi soggetti collettivi coinvolti nella gestione del sistema e nell’attivazione dell’allarme e delle conseguenti misure di risposta rapida, sia soggetti individuali, quali i consumatori di sostanze. Infatti, l’ambiente in cui un sistema è inserito può esercitare pressioni tali che spingono il sistema a giocare un ruolo ben definito nella società e a stabilire e mantenere una determinata immagine. Se le pressioni sono di tipo tecnico e/o economico, il sistema dovrà essere in grado di fornire un servizio efficiente ed efficace. Nel caso in cui le pressioni siano di tipo sociale, il sistema dovrà conformarsi ai valori e alle norme della società. Ciò significa che, nel caso di un EWS, il sistema dovrebbe essere accettato dagli stakeholders e riconosciuto come sistema che rappresenta, con il suo funzionamento e con le sue finalità, quei valori e quei principi etici che gli stakeholders stessi riconoscono e condividono. In altre parole, è necessario che ci sia condivisione da parte degli attori coinvolti sulle finalità, gli scopi e i mezzi del sistema. Coerenza In correlazione a quanto detto riguardo le pressioni e i condizionamenti dell’ambiente, un’ulteriore precondizione di fattibilità è costituita dal grado di coerenza che il sistema presenta in relazione a normative e indicazioni che, altrimenti, potrebbero rappresentare ostacoli o difficoltà alla sua realizzazione e alla sua completa implementazione. È perciò utile conoscere il contesto in cui l’EWS nascerà da molteplici punti di vista (sociale, legale, normativo, tecnico, ecc…) per essere in grado di concretizzarsi conoscendo a priori quali strategie adottare per essere in linea con, o per essere in grado di dribblare, certe regole caratterizzanti il contesto in cui il sistema si realizza. 50

Precondizioni di fattibilità


Statements

Priorità Il grado di priorità assegnato alla messa in pratica del sistema nel contesto generale dei bisogni rappresenta un’altra precondizione di fattibilità. Inteso il bisogno come una mancanza di determinate risorse materiali o non materiali, oggettivamente o soggettivamente necessarie ad un soggetto per raggiungere uno stato di maggior benessere o efficienza o funzionalità rispetto allo stato attuale, a seconda del grado di priorità che verrà conferito al bisogno che un EWS tenta di soddisfare si avrà una conseguente maggior o minor fattibilità del sistema. Ciò significa che un EWS avrebbe maggiori possibilità di funzionare in maniera efficace ed efficiente se il contesto in cui esso è inserito attribuisce alla ragione d’essere del sistema una ragione altamente significativa che giustifichi gli sforzi per la sua realizzazione. Magnitudo, modificabilità e prevedibilità Ad influenzare la fattibilità di un EWS vi sono anche la magnitudo, la modificabilità e la prevedibilità del problema da affrontare in relazione alle risorse disponibili. In altre parole, più la questione da affrontare, trattare e risolvere è grande e complessa, più il sistema risentirà di tali difficoltà, vedendo ridotta la propria fattibilità. Complessità dei metodi operativi Anche la complessità e la portata dei metodi operativi esercitano un notevole peso sull’attivazione di un EWS. Infatti, se la complessità tecnica richiesta dal sistema non è sostenibile dal contesto operativo deputato alla gestione di quella stessa complessità, sarà difficile che il sistema possa funzionare in modo appropriato e continuativo. Ciò significa che il sistema operativo correlato al funzionamento dell’EWS dovrebbe avere una ridotta macchinosità e dovrebbe risultare alla portata degli enti e delle realtà organizzative che lo costituiranno e lo gestiranno, in linea e coerentemente con le loro capacità, competenze ed esperienze. Durata Supposto che un EWS risulti efficace se perpetrato nel tempo, ne consegue che se ne preveda una lunga durata. Tuttavia, è necessario considerare che maggiore la durata del sistema, maggiori saranno le risorse e gli sforzi richiesti per il suo mantenimento. Di conseguenza, maggiori saranno le difficoltà nel sostenerne una fattibilità duratura. Gli EWS presentano una serie di benefici attesi che ne giustificano l’attivazione e il costo: • riduzione del numero di perdite in termini di vite umane (mortalità) • riduzione della morbilità correlata all’evento (invalidità temporanea e/o permanente) • preavvertimento della popolazione a rischio per l’adozione autonoma di comportamenti preventivi • prevenzione da danni di secondo ordine (sociali, legali, costi…) • identificazione di nuove sostanze tossiche e valutazione dell’eventuale inserimento nelle tabelle con la possibilità di perseguirne la produzione e lo spaccio • formazione di una base informativa aggiornata per gli operatori sulle nuove sostanze, sugli eventi clinici anomali e sull’aumento dell’incidenza di eventi clinici droga-correlati • come effetto “secondario”, è da segnalare il miglioramento della comunicazione e del coordinamento organizzativo tra unità operative

Benefici attesi

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

In relazione allo studio di fattibilità e di adeguatezza degli EWS, correlati alla scoperta preventiva dei possibili danni legati al fenomeno droga, è necessario quantificare ex ante, sia in termini numerici sia in termini di costi generati, i danni derivanti dall’“assenza di intervento” e conseguentemente la quota di danno “evitabile” che si può raggiungere con l’attivazione di un EWS.

Quantificazione del danno evitabile

Questi sistemi, in relazione alle funzioni e alle necessità esistenti, devono prevedere differenti livelli di attività. Tali livelli sono:

Livelli differenziati di attività dell’EWS

LIVELLO EUROPEO: acquisizione delle informazioni relative alle sostanze con finalità principale di trasmissione al Punto Focale Nazionale Retoix dei Paesi membri, sviluppo delle informazioni secondo le procedure previste dalla Decisione 2005/387/GAI del Consiglio Europeo del 10 maggio 2005 relativa allo scambio di informazioni, alla valutazione dei rischi e al controllo delle nuove sostanze psicoattive, e azione degli Stati Membri. LIVELLO NAZIONALE: acquisizione delle informazioni dal territorio nazionale, valutazione delle segnalazioni giunte e sollecitazione dell’attivazione della risposta a livello regionale/locale. È doveroso sottolineare che nell’ambito dell’EWS, l’unico interfaccia con l’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction è il Punto Focale Nazionale. Per tanto, tutte le informazioni raccolte a livello regionale/locale dovranno raggiungere il Punto Focale, così come tutte le indicazioni provenienti dall’EMCDDA devono essere dirette al Punto Focale Nazionale. Sarà, quindi, quest’ultimo ad interagire direttamente con l’EMCDDA. Inoltre, questo tipo di interazione non deve riguardare l’EUROPOL che, invece, possiede un circuito alternativo per il passaggio di informazioni, comunque parallelo a quello dell’EMCDDA. LIVELLO REGIONALE/LOCALE: acquisizione delle informazioni dal territorio, analisi e diffusione di un primo livello di allerta che abbia come finalità principale una risposta operativa (azione). Ogni EWS deve possedere un chiaro e dettagliato sistema di indicatori di allerta (variabili numeriche validamente rappresentative del fenomeno oggetto di osservazione) e/o eventi sentinella (situazioni la cui comparsa è fortemente correlata in termini di probabilità con il presentarsi successivo di condizioni di danno), facilmente rilevabili mediante sistemi e metodologie alla portata della società e del territorio dove verranno utilizzati. Ogni indicatore e/o evento sentinella deve essere connesso anche ad una “soglia” oltre la quale si attiva l’allerta. La predefinizione di questi sistemi (sistema degli indicatori e sistema delle soglie) è una precondizione di fattibilità. Gli indicatori possono essere di vario tipo ma, fondamentalmente, si possono raggruppare in due classi: 1. HARD: dati sulle sostanze, dati clinici (overdose, morti a grappolo, patologie acute in ambito infettivologico/internistico e/o psichiatrico, ecc…) 2. SOFT: comportamenti, trend e rituali, analisi dei metaboliti delle sostanze nell’ambiente (fiumi, servizi igienici di scuole, discoteche, laboratori, ecc…), dati sulla valutazione dei composti tossici presenti nelle polveri sottili che inquinano l’atmosfera Esempi di eventi sentinella possono essere: • sequestri di sostanze “anomale” • morti a grappolo per overdose • intossicazioni acute “atipiche” anche non mortali ma che portano il soggetto al rico52

Sistema degli indicatori/eventi sentinella


Statements

vero presso le unità di emergenza • sindromi psichiatriche acute in fasce giovanili (con particolari fenomeni allucinatori e slatentizzazione di aggressività, ecc…), legate alle assunzioni di droghe • incidenti professionali – es. aggressioni ad operatori dei Sert • aumento degli incidenti stradali in persone giovani e durante i weekend • comparsa di epatopatie tossiche acute • comparsa riferita da fonti accreditate di nuove “mode” di abuso • incremento della richiesta di particolari farmaci psicoattivi, ecc… • malori gravi droga correlati senza ricovero I punti di rilevamento dati possono avere diversi livelli di sensibilità e di specificità delle informazioni trasmesse. Essi hanno, pertanto, una tempestività di trasmissione altrettanto diversificata. Spesso, per i sistemi di allerta precoce e di risposta rapida, l’elemento fondamentale, nel momento in cui vi possono essere in gioco le vite delle persone, è proprio la tempestività. Quindi, una caratteristica di base che devono avere questi punti di input è, fondamentalmente, l’alta sensibilità. Si ricorre invece all’alta specificità nel momento in cui vi poterebbero essere fenomeni di ingiustificato ed esteso allarme sociale per cui è necessaria una maggior precisione ed affidabilità delle informazioni. Gli eventi trigger principali, intesi come quel tipo di evento che costituisce la causa scatenante dell’avvenimento in oggetto, sono correlati agli eventi sentinella, nel momento in cui essi compaiono con una certa frequenza o con delle modalità inusuali rispetto a rilevamenti di trend precedenti. Va ricordato che una delle fonti informative sulla comparsa di sostanze “anomale” o di rituali di assunzioni pericolose (es. “mode di poliabuso”) potrebbero essere proprio le persone tossicodipendenti afferenti ai servizi di cura. Andrà pertanto codificata e strutturata una modalità di intervista sistematica e periodica, incrociata tra i vari servizi per ricavarne e verificarne il grado di coerenza. I principali punti di input sono: • persone tossicodipendenti • pronto soccorso • unità mobili • operatori di prevenzione in strada • servizi per le tossicodipendenze • reparti ospedalieri di psichiatria • reparti ospedalieri di gastroenterologia o medicina interna • reparti ospedalieri di medicina legale • laboratori tossicologici generali • medici di Medicina Generale • centri antiveleni • forze dell’ordine • organizzazioni del volontariato • privati cittadini • altri punti

Punti di rilevamento dati

Le informazioni richieste dall’EMCDDA/EUROPOL sono: 1. SULLE SOSTANZE (lecite, illecite, misuso di medicinali, combinazioni di sostanze e poliassunzione): a) rilevazione (sequestri, raccolte e campioni biologici) b) conseguenze sanitarie e sociali c) cambiamenti della condizione legale

Informazioni per l’EMCDDA

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

2. SUI TREND EMERGENTI sull’uso di sostanze esistenti: a) modalità di acquisto e conservazione b) associazioni c) modalità e vie di assunzione d) contesti di assunzione e) caratteristiche dei consumatori I principali stakeholders da coinvolgere nell’allerta e nelle azioni ad essa correlate sono: • istituzioni competenti all’intervento preventivo - livello operativo (es. Sert, unità mobili) e livello programmatorio (es. Regioni) • organizzazioni non istituzionali ma in grado di produrre interventi validi alla soluzione del problema (es. associazioni di volontariato ecc.) • consumatori: persone tossicodipendenti o altre persone in contatto con loro • moltiplicatori informativi: media locali (giornali, TV, Radio), media nazionali (giornali, TV, Radio)

Punti da allertare (stakeholders)

Si tratta di tutte le strutture in grado di interferire con il fenomeno o dando informazioni di allerta al target a rischio o con la possibilità di intervenire direttamente ed attivamente sul fenomeno. Ad esempio: • Punto Focale Nazionale REITOX • Istituto Superiore della Sanità • Unità di Emergenza • Unità Ospedaliere • Dipartimenti delle Dipendenze • Unità operative di strada • Comuni • Consumatori I livelli di allerta e le informazioni contenute in essi devono essere “differenziati” in base al destinatario finale dell’informazione stessa e dell’azione attesa e in base anche alla competenza. È importante infatti che ogni componente del sistema di risposta abbia un’informazione specifica, non sovradimensionata né sottodimensionata rispetto alle decisioni che dovrà prendere e al ruolo e al compito che presenta all’interno della rete coordinata di risposta. I tre livelli principali di allerta sono: 1 ATTENZIONE: coinvolgimento della comunità scientifica per un maggiore studio sul fenomeno e una conseguente attivazione della rete informativa per la raccolta di maggior informazioni. 2 PRE-ALLARME: avviso alle strutture competenti che hanno la responsabilità di intervento: prefetture, comuni, ospedali, reparti, servizi di emergenza, servizi territoriali, forze dell’ordine, pompieri, volontariato, ecc… affinché, oltre a ricevere l’informazione di pre-allerta si tengano pronte ad implementare le procedure di risposta indicate dal sistema nel caso, eventualmente, il pre-allarme si trasformi in allarme. 3 ALLARME: azione coordinata tra le strutture competenti, secondo modalità preconcordate e indicate dagli enti coinvolti nel sistema di allerta precoce. Le informazioni devono essere trasmesse sotto forma di “raccomandazioni” chiare ed orientante all’azione. 54

Differenziazione dell’informazione

I tre livelli di allerta


Statements

I sistemi di allerta devono poter avere al loro interno dei database, facilmente accessibili e completi, di informazioni sulle sostanze e sulla loro morfologia (fotografie) al fine di facilitarne l’identificazione e rendere più rapida l’eventuale correlazione di segnalazioni. Tali avvisi provengono da punti diversi del territorio, anche attraverso, eventualmente, un primo riconoscimento morfologico condiviso delle sostanze.

EWS e Database

“Il successo di ogni sistema di allerta precoce è fortemente dipendente dalla capacità di creare connessioni locali” (Johan Schaar- Croce Rossa).

EWS = Sistemi socialmente integrati

L’EWS assicura il suo funzionamento solo se diventa un vero sistema “sociale” e non solo un insieme di procedure. Bisogna considerare, infatti, che il sistema interagisce con diverse componenti dell’ambiente in cui è inserito e con cui collabora (le unità operative, le istituzioni, i consumatori, ecc…). Queste interazioni consentono al sistema di acquisire risorse e di ottenere conoscenze utili alla sua definizione e al suo funzionamento. Tutte queste componenti che interagiscono tra loro costituiscono le reti dell’EWS, ossia, il suo network operativo. Per tale motivo, non possiamo considerare un EWS come una semplice raccolta di procedure bensì un vero e proprio sistema socialmente integrato. Il principio fondamentale che assicura tempestività ed efficacia agli EWS è il saper creare un alto grado di collaborazione tra le reti dell’EWS, costituite dalle varie unità operative esistenti, gli enti e le organizzazioni dedicate alla tutela delle persone, finalizzate sia all’allerta precoce che alla successiva risposta rapida, sul territorio di competenza. Si tratta, infatti, di un sistema che si inserisce e si coordina su altri sistemi già esistenti e che cerca, con loro, di trovare una dimensione di tipo partecipativo per tutti gli attori coinvolti, attraverso l’utilizzo di sistemi da loro già utilizzati o attraverso l’istituzione di nuovi canali di collaborazione costruiti sulla base degli obiettivi comuni preidentificati. Per tale ragione si parla di un EWS come di un sistema socialmente integrato. L’integrazione sociale che si deve ottenere tra le varie compagini, interessate sia dal possibile danno che dalla responsabilità di prevenzione e/o gestione di tale evento, costituisce, anch’essa, un prerequisito fondamentale per assicurare il successo dell’EWS. L’integrazione nel sistema sanitario territoriale (ambientale, regionale, ecc…) è il processo attraverso cui un EWS acquista e conserva unità strutturale e funzionale di sistema, pur mantenendo la differenziazione degli elementi che vi partecipano (enti, altre strutture organizzative, ecc…). Tale processo è anche il prodotto, in termini di mantenimento dell’equilibrio interno del sistema, della cooperazione e del coordinamento tra i vari attori coinvolti. Proprio per questo, è opportuno che gli EWS vengano integrati e coordinati all’interno dei sistemi sanitari generali (aziendali, regionali, nazionali) anche al fine di poter fruire e nel contempo alimentare una base di dati comune che li renda più efficaci nella lettura del fenomeno. La condivisione di dati e di canali di collaborazione risulta essere una strategia vincente per l’efficace ed efficiente funzionamento degli EWS. L’integrazione, quindi, risulta un requisito fondamentale per la sopravvivenza stessa di questi sistemi nel futuro. L’integrazione può avvenire attraverso la partecipazione e lo scambio di dati con i database sanitari, aziendali e regionali relativamente ai seguenti settori: servizi per le dipendenze, unità di emergenza, unità di degenza, medici di medicina generale, farmacie, ecc…

Integrazione nel sistema sanitario regionale degli EWS

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Tabella 1 - Proposta di tabella sinottica di eventi e misure di risposta.

Eventi/Condizioni dannosi e/o pericolosi per la salute (da prevenire e/o gestire)

Misure efficaci di prevenzione, riduzione, gestione da attivare (risposta)

Distribuzione/diffusione di droghe o - Individuazione e segnalazione precoce delle Agenzie di contaminanti ad alta tossicità, acuta Repressione e Controllo o cronica - Blocco e sequestri di produzione - Coordinamento delle Forze dell’Ordine per intensificazione delle indagini - Coordinamento tra Forze dell’Ordine e laboratori di riferimento Uso diffuso di sostanze

- Individuazione e segnalazione precoce delle Agenzie di Repressione e Controllo - Blocco e sequestri di produzione - Campagne informative rivolte ai consumatori che li avvisino dei pericoli connessi ad una nuova sostanza in circolazione e che, eventualmente, insegni loro come riconoscere la sostanza in questione - Diffusione informazioni di allerta tra consumatori (*)

Introduzione e diffusione di - Diffusione informazioni di allerta tra consumatori (*) comportamenti e “mode” - Diffusione informazioni di allerta per gli operatori particolarmente dannose per la salute pubblica Comparsa di tossicità acuta (morte a - Corsi di formazione per operatori sanitari per il riconoscimento dei grappolo) sintomi e per la conoscenza delle procedure di intervento - Interviste strutturate agli utenti - Segnalazione alle unità d’emergenza di arrivi di possibili pazienti, consumatori di una certa sostanza - Campagne informative rivolte ai consumatori che li avvisino dei pericoli connessi ad una nuova sostanza in circolazione e che, eventualmente, insegni loro come riconoscere la sostanza in questione Comparsa di tossicità cronica - Corsi di formazione per operatori sanitari per il riconoscimento dei (invalidità e/o danni sociali) sintomi e per la conoscenza delle procedure di intervento - Interviste strutturate agli utenti - Segnalazione alle unità d’emergenza di arrivi di possibili pazienti, consumatori di una certa sostanza - Campagne informative rivolte ai consumatori che li avvisino dei pericoli connessi ad una nuova sostanza in circolazione e che, eventualmente, insegni loro come riconoscere la sostanza in questione Impunibilità degli spacciatori e/o - Adattamenti legislativi rapidi produttori per non tabellazione delle - Rapidità di trasmissione dei dati aggiornati all’/dall’EMCDDA sostanze dal/al Ministero della Salute - Rapidità di trasmissione dei dati aggiornati alle Regioni e alle autorità sanitarie locali Riconoscimento tardivo dell’eziologia - Archivio Internet di immagini e sintomi atipici di intossicazione acuta - Newsletter (*) attenzione perché potrebbero essere promozionali

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Caratteristiche e criteri generali per la definizione degli Early Warning Systems

Perché un Early Warning System integrato funzioni e sia tempestivo ed efficace dovrebbe presentare determinate caratteristiche, che si possono vedere riassunte in Tabella 1. Trattandosi di un sistema di allerta precoce, per definizione dovrà essere in grado di acquisire dati in maniera tempestiva rispetto agli eventi da prevedere, prevenire e/o contrastare. Ciò significa che dovrebbe essere in grado, per esempio, di captare prontamente e sensibilmente la segnalazione di sostanze atipiche e/o di effetti anomali, e prevedere quale potrà essere la loro rete e la loro portata di distribuzione. La funzione anticipativa è molto importante al fine di dare al sistema un carattere che trascenda il semplice monitoraggio dei dati e che costituisca un effettivo punto di partenza per una risposta precoce. Garantendo un buon livello di affidabilità delle informazioni, il sistema di risposta rapida dovrebbe, in quanto tale, dimostrare una velocità di reazione costituita dall’attivazione di misure preventive che prevengano e/o riducano i danni per la salute pubblica ed individuale. Affinché il sistema riporti risultati positivi nell’immediato e sia in grado di mantenerli anche nel futuro, è necessario assicurare il suo funzionamento continuo e presentare, inoltre, un grado significativo di automazione nella trasmissione e nel processamento dei dati di input. Questo dovrebbe avvenire al fine di assicurare una miglior tempestività e una miglior standardizzazione dei processi di analisi ed azione. Infine, un EWS dovrebbe presentare un costo affrontabile, per la sua realizzazione e il suo mantenimento, e un funzionamento tale che risulti particolarmente semplice per gli attori coinvolti. Allo scopo di controllarsi e migliorarsi costantemente, indicatori di efficacia ed efficienza daranno indicazioni per una valutazione e una verifica continua del sistema. Quest’ultima caratteristica è fondamentale per la qualificazione del sistema che, oltre ad avere controlli terzi, dovrà prevedere un sistema di costante autovalutazione.

Caratteristiche e criteri

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Tabella 1 - Caratteristiche generali (criteri di qualità) degli EWS integrati (da U.S. EPA Office of Water Early Warning Systems - adattato da G. Serpelloni, 2007).

CARATTERISTICHE

SPECIFICHE

Tempestività

Acquisisce dati precocemente rispetto agli eventi dannosi da contrastare e reagisce rapidamente (tempestività, ridotti tempi di latenza tra scoperta – allerta – reazione)

Capacità predittiva

Identifica rapidamente un punto di distribuzione più a monte delle sostanze atipiche e/o dei contaminanti e permette una predizione accurata e tempestiva della possibile distribuzione a valle del punto di scoperta

Sensibilità

Presenta una sensibilità sufficiente per scoprire sostanze atipiche e contaminanti

Affidabilità

Presenta minimi falsi positivi e falsi negativi

Rapidità di Risposta

Attiva una risposta precoce

Efficacia

Permette di attivare efficaci misure preventive in grado di ridurre concretamente i rischi e i danni per la salute pubblica ed individuale

Impatto reale sul fenomeno

Include una serie sufficientemente ampia di sostanze e contaminanti potenziali che possono essere scoperti rispetto a quelli circolanti

Continuità

Funzionamento continuo

Automazione

Presenta un grado significativo di automazione nella trasmissione e nel processamento delle informazioni in input ed elaborazione/gestione della risposta

Fattibilità finanziaria

Acquisizione, manutenzione, ed aggiornamenti ad un costo sostenibile nel contesto economico finanziario sanitario generale

Fattibilità tecnica

Richiede bassa abilità ed addestramento per l’uso

Valutazione costante

Presenta una valutazione e verifica costante mediante indicatori di efficacia ed efficienza

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L’accreditamento degli EWS attraverso un sistema per la valutazione della conformità a standard di qualità prefissati e monitorati Sulla base dei criteri riportati in Tabella 1 del precedente capitolo, si potranno individuare degli indicatori quantitativi che siano in numero limitato ma, allo stesso tempo, rappresentativi delle caratteristiche salienti di un EWS. Gli indicatori verranno utilizzati attuando un paragone con degli standard di riferimento. Tale confronto, quindi, potrà essere utilizzato per la valutazione della qualità del sistema e quindi del suo accreditamento, inteso come il metodo per la valutazione della conformità dell’EWS a standard di qualità prefissati e monitorati.

Sistema degli indicatori

Una procedura di questo tipo dovrà prevedere la realizzazione di un sistema degli indicatori condiviso tra tutti i partecipanti al network al fine di garantire coerenza ed omogeneità di azione. Ciò significa che gli indicatori da valutare in riferimento ad un sistema di accreditamento come quello descritto sopra dovranno essere preconcordati tra tutti i soggetti coinvolti.

Indicatori condivisi

Un’azione siffatta prevede una procedura precisa che inizia da una definizione dei criteri di qualità e giunge alla definizione dei relativi indicatori utilizzati per valutare e controllare il sistema.

Definizione dei criteri di qualità

In pratica, sulla base dei criteri riportati in Tabella 1, è necessario definire due o tre indicatori su cui allineare il consenso. Tale procedura dovrebbe avvenire attraverso l’utilizzo di Nominal Group Technique con gruppi di lavoro esperti e preselezionati. Costoro si muoveranno attraverso sessioni di discussione condotte da un moderatore e saranno poi chiamati ad assemblare i contributi dei vari gruppi per giungere ad un documento unitario da sottoporre al consenso dell’assemblea generale e per individuare, quindi, gli aspetti più qualificanti delle tematiche oggetto della discussione, ovvero per determinare il consenso attorno agli indicatori precisati per l’EWS.

Nominal Group Tecnique

Infine, sulla base degli indicatori comunemente individuati, è opportuno fissare gli standard (requisiti minimi attesi per poter definire il sistema “accreditabile”), di cui sopra, per poter, quindi, creare anche un sistema di valutazione della qualità dell’Early Warning System.

Standard

Rimane da precisare che la valutazione costante della conformità degli EWS a degli standard di qualità risulta davvero utile se è anche strutturato su dei punti di verifica intermedia, anche questi predeterminati, con scadenze definite, da intendere come momenti utili ai fini di una chiarificazione dello stato di avanzamento dei lavori. In questo modo, si potrà essere in grado di segnalare eventuali non raggiungimenti degli obiettivi, o direzioni sbagliate nel funzionamento del sistema, per attivare eventuali azioni correttive in tempo utile.

Punti di verifica intermedia

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

La valutazione finale della conformità ai criteri di qualità andrà eseguita da un ente/organismo indipendente dal progetto il quale dovrà esprimere, attraverso un punteggio, il rispetto dei singoli criteri di qualità predichiarati.

Valutazione eseguita da un organismo indipendente

Infine, è utile ricordare che un aspetto rilevante, in riferimento al mantenimento di criteri di qualità, riguarda i laboratori di analisi sia per quanto riguarda le metodiche utilizzate che i tempi di risposta. La grande differenziazione tra laboratori riscontrata a questo livello gioca a sfavore sia di una buona efficacia che di una certa efficienza ed economicità dell’EWS.

Controllo di qualità dei laboratori

In relazione ai centri tossicologici che eseguono analisi sui reperti, l’indagine ha evidenziato, come verrà ripreso anche in seguito, che non tutti i laboratori presenti sul territorio, indipendentemente dall’istituzione cui fanno capo, potrebbero avere in dotazione i macchinari e/o avere a disposizione le competenze tecniche necessarie ad un’analisi delle sostanze come quella utile ai fini dell’Early Warning System. A ciò è doveroso ricordare che per determinare un certo livello di allerta da parte dell’EWS, con conseguente mobilizzazione delle risorse locali e attivazione di azioni di risposta, è imprescindibile che il centro dell’EWS possa lavorare con informazioni il più attendibili possibile. La conformità a standard di qualità, poi, diviene più esigente nei confronti di dati informativi provenienti dai referti laboratoristici, data la loro sensibilità e specificità. Per questa ragione, quindi, è utile prevedere un sistema di valutazione costante anche per i laboratori, al fine di avere una ferma sicurezza del dato che si sta leggendo e, quindi, una visione più chiara di come si caratterizza il fenomeno dell’emergere di nuove sostanze e di nuovi trend di consumo. Infatti, è verosimile pensare che non solo i laboratori di tossicologia forense, per esempio, che eseguono le analisi sui reperti per finalità di tipo legale, possono ottenere l’accreditamento. Se nelle condizioni di poter fornire uguali risultati, anche altri laboratori potrebbero rientrare nella lista dei centri tossicologici cui far riferimento. Un sistema di valutazione come quello qui proposto potrebbe trovare visibilità in una “raccolta”, ovvero, in una sorta di “albo dei laboratori” in cui, per ciascun centro, venga messo in evidenza il tipo di analisi che questo è in grado di eseguire, dove sono collocati e altre informazioni utili alla loro identificazione. Di conseguenza, gli esami effettuati su un campione di sostanze sequestrate, per esempio, potranno essere ritenuti ad elevato livello di attendibilità solo se provengono da uno dei centri indicati nell’“albo”. Poiché, comunque, gli accertamenti tossicologici non si esauriscono nei reperti, che talvolta non sono facilmente disponibili (cioè non sequestrati), ma si estendono a sostanze assunte da persone che poi pervengono in Medicina d’urgenza (come nel caso della cocaina-atropina), anche laboratori di tossicologia clinica ad adeguata expertise di “ricerca” saranno da inserire nell’“albo”. Verosimilmente, si tratterà, in gran parte, di quei laboratori cui fanno riferimento i centri Antiveleno. Potrebbero essere considerati da subito idonei i laboratori delle tossicologie forensi, i laboratori della Scientifica della Polizia e dei Carabinieri, i laboratori universitari che già svolgono attività peritale per la magistratura, laboratori universitari di ricerca (cui ad esempio fanno riferimento i Centri Antiveleno) ed altre strutture da concordare e reperire (es. qualche struttura nell’ambito delle Dogane o delle ARPA). Attraverso questa valutazione, sarà possibile disegnare una mappa dei centri analitici di riferimento su tutto il livello nazionale, e godere, quindi, di una rete ottimizzata di centri tossicologici. Di fatto, in ogni Regione possono essere individuati centri in questo senso accreditati e sarà, pertanto, opportuno prevedere degli accordi formali di collaborazione tra questi laboratori e le Regioni interessate al fine di garantire una buona cooperazione e un buon funzionamento del network operativo.

Accreditamento dei laboratori: un “albo”

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Tempistica fenomenica ed Early Warning Systems

L’utilità di un EWS dipende dal tempo che intercorre tra il momento in cui emerge una nuova sostanza, o un nuovo pattern di consumo, e quello in cui la sostanza viene assunta, dando così visibilità alle conseguenze correlate all’assunzione di droga. Tale lasso temporale viene definito “tempo di latenza”. Minore il tempo di latenza dell’informazione, più tempestive saranno la risposta e le operazioni di intervento. Analogamente, più ridotto sarà il tempo di latenza e maggiori saranno le possibilità di prevenire ed evitare gli effetti della sostanza sulla salute dei consumatori (morti per overdose, intossicazioni acute, sindromi psichiatriche acute, episodi di violenza, incidenti stradali, ecc…). Per esempio, se consideriamo un modello come quello riportato in Figura 1, dalla produzione di MDMA all’arrivo su un punto di spaccio (es. Milano) e da lì al consumatore finale, vi sono dei tempi molto rapidi, con una distribuzione a macchia d’olio che coinvolge centinaia di enti finali. Quindi, intercettare il più a monte possibile il traffico (nella direzione della produzione) diventa estremamente rilevante per la riduzione del numero di persone coinvolte. Se invece, al contrario, si cerca di comprendere le caratteristiche e/o la presenza di sostanze anomale e/o contaminanti al livello della rete dei consumatori (mediante i sequestri al piccolo dettaglio), considerando anche i tempi di laboratorio per le analisi, la risposta potrà avvenire su un sistema che probabilmente ha già utilizzato e “metabolizzato” tutte le sostanze tossiche. Pertanto, l’utilità di identificare le “nuove sostanze” non starebbe tanto nella prevenzione precoce delle intossicazioni acute ma nell’attivazione di misure future di controllo che espleteranno la loro efficacia solo tardivamente.

Utilità degli Early Warning Systems

Inoltre, è necessario considerare che i produttori di “nuove droghe” realizzano questi prodotti sulla base di una domanda che li induce a variare costantemente nel tempo le loro offerte. In altre parole, vi è una costante richiesta da parte dei clienti di “novità chimiche” che il produttore asseconda introducendo sempre di più sul mercato sostanze che poi vengono sperimentate ed usate per periodi limitati e successivamente sostituiti con altre “novità”. Ciò implica che molti degli sforzi fatti per identificare una sostanza vengano, poi, resi inutili perché tale sostanza, nell’arco di uno o due anni, non viene più utilizzata in quanto già sostituita da un’altra.

Ricerca di novità

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 1 - Tempo di latenza tra identificazione dei punti di distribuzione e quelli di assunzione delle sostanze atipiche e/o dei contaminanti.

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Modelli di rilevamento dati e produzione dell’informazone di allerta

Nell’analisi dei tempi di latenza di alcuni sistemi esistenti, tuttavia, sono emerse tempistiche diverse tra i risultati forniti dalle Forze dell’Ordine in seguito ad un sequestro, e a successive analisi, e l’effettiva apparizione degli effetti della nuova sostanza sulla salute. Come mostrato in Figura 1, le analisi provenienti dai laboratori legali giungono con un certo scarto temporale rispetto al manifestarsi degli effetti di assunzione della sostanza sulla salute delle persone. Conseguentemente, il tipo di allerta e la forma dell’azione che ne derivano, sono caratterizzate da una determinata tempistica che, invece, risulta minore se allerta e azione sono legate ad altre forme di osservazione più diretta e ad evidenze cliniche. I tempi di latenza, quindi, risultano diversi a seconda della fonte da cui si ricavano le informazioni e a seconda della gestione che si attua nei confronti dei dati raccolti e della possibilità di fruizione immediata delle informazioni.

Tempi di latenza

Quindi, abbinando all’analisi dei prodotti sequestrati un attento controllo di altri eventi, che costituiscono un preludio alla manifestazione del fenomeno in oggetto, è possibile ottenere una riduzione dei tempi di allerta che costituisca un’effettiva allerta precoce, al di là del semplice monitoraggio, e intraprendere velocemente l’azione di risposta. A tale scopo, l’EWS dovrebbe ampliare le proprie fonti di informazione sull’osservazione, aprendole ad un sistema degli indicatori e degli eventi sentinella che contribuisca ad accelerare la tempestività del sistema stesso.

Ridurre i tempi di latenza?

Figura 1 - Tempi di latenza diversi tra azioni adottate in seguito ad analisi di sostanze sequestrate e azioni adottate dopo altre forme di osservazione.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Nel modello riportato in Figura 2 vengono specificate le fonti di acquisizione dei dati per gli EWS. Fondamentalmente, si possono distinguere tre modalità di rilevamento delle informazioni relative ai possibili danni sulla salute e correlati all’uso di alcune sostanze (Tabella 1). La prima è quella derivante dal sequestro e dalla successiva analisi delle sostanze. La seconda è quella dell’acquisizione narrativa, che giunge direttamente dai consumatori, spesso in grado di riportare e descrivere la comparsa di reazioni anomale avverse. La terza è l’osservazione clinica che può avvenire nelle unità di emergenza. È chiaro che i tempi di acquisizione (di info outreach) relativi alla dannosità delle sostanze sono molto lunghi per il sequestro/analisi e brevi, invece, per l’acquisizione narrativa e l’osservazione clinica. L’affidabilità delle informazioni è alta nel primo e nel terzo caso, mentre si rivela bassa nel secondo caso. Analoga valutazione si può dare per quanto riguarda la specificità dell’informazione anche se, per l’osservazione clinica, non è sempre possibile, dai segni osservati, arrivare a definire precisamente la sostanza che li ha provocati.

Figura 2 - Punti di acquisizione dei dati informativi per gli EWS.

Tabella 1- modalità di rilevamento dei dati informativi.

TEMPI

AFFIDABILITÀ

SPECIFICITÀ

Sequestro/ analisi

Lunghi

Alta

Alta

Acquisizione narrativa

Brevi

Bassa

Bassa

Acquisizione clinica

Brevi

Media

Media

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Modalità di rilevamento


Modelli di rilevamento dati e produzione dell’informazione di allerta

Tabella 2 - Esempi di dati raccolti dal sistema di monitoraggio.

SEQUESTRI DI SOSTANZE

• Individuazione di sostanze con principi attivi non conosciuti e/o tabellati • Individuazione di nuove sostanze associate anomale e/o pericolose • Individuazione di contaminanti (chimici, organici, ecc…) pericolosi • Ecc…

EVENTI CLINICI STANDARD DROGA-CORRELATI, OVERDOSE • Casi di overdose fauste • Casi di overdose infauste • Incidenti stradali droga/alcool correlati • Incidenza patologie infettive (nuovi casi) per HIV, HBV, HCV, MST in persone tossicodipendenti • Incidenza manifestazioni psichiatriche acute droga correlate (infarto del miocardio, aritmie cardiache, ecc…) • Ecc…

EVENTI CLINICI STRAORDINARI O ANOMALI • Sospetti avvelenamenti insoliti da sostanze e/o contaminanti anomali • Perforazioni intestinali da ingestione di cocaina per il traffico • Overdose da assorbimento post ingestione per rottura dei contenitori • Ecc…

Simili situazioni, ma con caratteristiche e potenzialità anticipatorie maggiori, si hanno, come dimostra la Figura 3, per quelle condizioni di rischio prevedibili che già conosciamo (ad es. aumento del rischio di overdose in persone tossicodipendenti che sospendono per lunghi periodi l’uso di sostanze stupefacenti con diminuzione della tolleranza agli oppiacei). In questo caso, il riconoscimento anticipato di queste condizioni, derivante da conoscenze acquisite mediante specifica ricerca, potrà far scattare, con largo anticipo, opportune misure di prevenzione. Se viene effettuata un’analisi su sostanze sequestrate durante la loro produzione e/o importazione, o la loro distribuzione o durante il loro spaccio, come mostrato in Figura 2, le informazioni raccolte non potranno venire usate a scopo preventivo. Infatti, l’acquisizione narrativa dell’informazione difficilmente potrà giungere anticipatamente rispetto all’osservazione clinica degli effetti sulla salute dell’assunzione della sostanza. Piuttosto, un EWS dovrebbe essere in grado di provvedere all’avviso precoce di una sostanza anomala, o di un “contaminante”, prima di eventuali esposizioni umane e conseguenti impatti pubblici negativi sulla salute. In altre parole, deve esserci un riconoscimento anticipato della minaccia.

Riconoscimento anticipato

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 3 - EWS e altre condizioni di rischio.

Al fine di individuare anticipatamente la minaccia, è necessario pensare ad un uso dell’informazione raccolta che faccia da deterrente rispetto alla distribuzione e all’assunzione della sostanza e che, quindi, tenga lontano il manifestarsi delle evidenze cliniche. Come illustrato in Figura 3, esistono situazioni che possono costituire condizioni di rischio prevedibili (ad es. la scarcerazione di massa a seguito dell’indulto). Guardando a tali situazioni nasce la possibilità di riconoscere un evento prima che questo si verifichi. L’anticipo dell’informazione deve innescare una risposta precoce, tale per cui le eventuali misure di sequestro o altre azioni preventive alla distribuzione e assunzione della sostanza avvengano prima del manifestarsi delle evidenze cliniche.

Condizioni di rischio

Proprio basandosi sull’idea di cogliere informazioni sui nuovi trend e sulle nuove sostanze in maniera anticipatoria rispetto alla produzione, alla diffusione e al consumo di nuove sostanze, nel Regno Unito, fin dagli anni ‘90, è nata l’idea di individuare potenziali nuove sostanze creando le stesse in laboratorio. In tal modo, sarebbe stato possibile essere a conoscenza delle componenti delle droghe circolanti in anticipo rispetto alla loro comparsa tra i consumatori, e precorrere, quindi, i tempi per il loro riconoscimento. Su questa linea si sono inseriti i signori Alexander e Ann Shulgin che con il loro libro “Pihkal. A chemical love story” (1991) e con il successivo “Tihkal. The continuation” – entrambi disponibili per l’acquisto su Internet - hanno reso note circa 200 possibilità di costruzione dei nuovi composti chimici (la cosiddetta “Shulgin list”), descrivendone le componenti, i rapporti molecolari e gli effetti conseguenti la loro assunzione. In questa iniziativa non è difficile vedere il rovescio della medaglia: di fatto, ciò che voleva essere una strategia per anticipare i tempi di riconoscimento delle sostanze in circolazione, anticipando, quindi, i tempi della loro immissione sul mercato, si è trasformata in una fonte di informazione utile ai produttori per creare sempre più nuove sostanze e accentuare, quindi, i loro traffici, incrementando le loro vendite grazie alla differenziazione di prodotto che sapevano offrire ai consumatori.

Shulgin list

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Modelli di rilevamento dati e produzione dell’informazione di allerta

Il carattere anticipativo del sistema è la caratteristica principale della sua funzionalità, oltre a costituire una modalità d’azione in linea con gli scopi stessi del sistema. Tuttavia, come insegna l’esperienza inglese, è necessario prestare molta attenzione alle modalità con cui l’azione anticipatoria viene svolta. Per tale motivo, il riconoscimento anticipato dell’evento da contrastare deve essere consolidato attraverso l’adozione del sistema degli eventi sentinella che raccoglie ed incrocia “criteri di sospetto” e segue un principio di interdisciplinarità delle fonti di informazione, con il fine di riconoscere anticipatamente le condizioni di rischio. Tale interdisciplinarità è garantita dalla partecipazione nel sistema di attori provenienti da ambiti diversi. Ciò significa che essi agiranno con modalità e strumenti d’azione differenti, ma con lo scopo comune di prevenire e contrastare il fenomeno in oggetto e in maniera coordinata attraverso le raccomandazioni all’azione che sono associate alla segnalazione del grado di allerta.

Carattere anticipativo

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Acquisizione precoce delle droghe di strada: analisi dell’esistente e scenari possibili. Vantaggi e svantaggi

Negli ultimi anni, nell’Unione Europea è cresciuta la preoccupazione in merito al fatto che sono state sequestrate, in luoghi di ritrovo, delle pastiglie smerciate come ecstasy ma spesso contenenti altre sostanze oltre, o in alternativa, all’estasi, come, ad esempio, le amfetamine o altre sostanze dannose quali 4-MTA o il PMA. Capita sempre più spesso, infatti, che vengano scoperte pastiglie con caratteristiche morfologiche esterne pressoché uguali alle pastiglie già registrate, ma con principi attivi che possono essere anche molto diversi rispetto a quelli solitamente previsti per quel tipo di pastiglia.

Pastiglie con uguali forme ma principi attivi diversi

Proprio in riferimento alla nascita di queste nuove tipologie di droghe sotto forma di pastiglie, in alcuni paesi dell’Unione Europea sono stati adottati i cosiddetti “pill testing”. Il fine principale di questo tipo di attività di analisi sulle droghe da strada è quello di allertare in loco e seduta stante potenziali consumatori in merito a sostanze molto dannose che possono essere contenute nelle pastiglie che si accingono ad assumere, e di fornire loro informazioni ed eventuali possibilità di trattamento. In aggiunta ad altri strumenti che possono essere utilizzati all’interno di una più ampia e comprensiva strategia contro la droga, il pill testing determina una certa consapevolezza non solo riguardo l’attuale situazione del mercato nero in materia di sostanze illegali, ma anche riguardo il rilevamento, il follow up e il monitoraggio di particolari trend di consumo, di cambiamenti locali e internazionali di pattern di consumo e di una varietà di dati demografici riguardanti i consumatori di sostanze illecite e altre persone a rischio.

Pill testing: gli scopi

Nello specifico, gli scopi principali del pill testing, riportati in letteratura, sono la riduzione del danno, la prevenzione, il monitoraggio e la ricerca. Per quanto riguarda la prima finalità, dalla bibliografia consultata sembra che tutti i progetti di pill testing siano realizzati per informare in loco i consumatori in merito a pastiglie molto “pericolose” o contenenti sostanze inattese, attraverso la comunicazione immediata ma anche per mezzo di giornalini, volantini, cartelloni o anche via internet, rendendo noti i risultati delle analisi svolte dalle unità mobili sulle droghe di strada. Oltre a ciò, il pill testing sembra in grado di fornire informazioni generiche sulla quantità approssimativa con cui una sostanza inattesa è contenuta nelle pastiglie. Tuttavia, non sono tuttora disponibili degli studi specifici sui reali effetti in termini preventivi di informative di questo tipo e, pertanto, è bene interrogarsi sulla validità di questa modalità di azione e di gestione di questi progetti I messaggi di allerta riguardo le sostanze “dannose” o la composizione ritenuta “dannosa” delle pastiglie sono significativi se i consumatori hanno la possibilità di vedere analizzate le proprie pastiglie. I pill testing svolti in loco (on site pill testing) sono uno dei pochi metodi per avvicinare i consumatori e per trasmettere loro direttamente ed immediatamente messaggi finalizzati ad un “uso più sicuro” della droga, che copre

Pill testing: alcune domande aperte

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

una varietà di argomenti come minacce acute e a breve termine per la salute (ad esempio, disidratazione, overdose, ecc…), minacce a lungo termine, dipendenza, rischi legali e messaggi per una guida in sicurezza. Tuttavia, bisogna considerare in maniera più accurata cosa esattamente si intenda per sostanze “dannose” e se questo parametro sia standardizzabile per tutte le persone, poiché alcuni soggetti risultano maggiormente attratti proprio dalle droghe segnalate come “più dannose/pericolose”. Di conseguenza, è consigliabile riflettere ulteriormente sul tipo di messaggio che viene dato dalle unità mobili dei pill testing ai consumatori, in relazione alla tipologia di target e al tipo di informazione che a quel target viene trasmessa. Il secondo scopo degli on site pill testing va oltre il semplice testing delle pastiglie. La maggior parte dei progetti in Europa offre occasione di discussione sulle informazioni e sugli eventuali tipi di interventi. Il pill testing sembra essere uno strumento che attrae i visitatori per una serie di ragioni che spaziano dal fatto che è loro interesse sapere che sostanza si accingono ad assumere o dal fatto che sono curiosi di sapere che tipo di attrezzatura viene utilizzata per rilevare sostanze inattese. La situazione può essere usata per fornire ai visitatori foglietti illustrativi o opuscoli esplicativi e coinvolgerli con ulteriori notizie e discussioni informative sui trattamenti, presumibilmente con effetti di tipo preventivo. Per “discussioni informative” si intendono conversazioni tra lo staff del progetto e i potenziali consumatori che durano al massimo cinque minuti e che trattano argomenti quali un uso “più sicuro” delle droghe, gli effetti fisici delle sostanze o i problemi psicologici ad esse correlati. Tuttora, non vi sono però, come precedentemente segnalato, evidenze scientifiche consolidate in merito al tipo di impatto e agli esiti di questi approcci.

Prevenzione

Infine, per quanto riguarda il monitoraggio e la ricerca, il fatto che gli on site pill testing si traducano in una raccolta di dati e di conoscenza qualitativa riguardo i mercati della droga, in relazione a tematiche demografiche e psicologiche, mediche e sociali attinenti ai visitatori e ad altri consumatori di sostanze illecite, indica un prerequisito importante per installare e promuovere progetti di informazione e prevenzione e per pianificare studi scientifici sui pattern d’uso e pericoli correlati.

Monitoraggio e ricerca

Nella pratica, gli studi su questi progetti indicano che, nei pill testing, sono coinvolte persone provenienti da diversi ambiti come, ad esempio, lavoratori del sociale, psicologi, chimici. Questi individui si attivano in unità mobili che si posizionano, preferibilmente, nei pressi o, addirittura, all’entrata dei luoghi di ritrovo dove è verosimile che vengano consumate droghe. In particolare, il luogo di intervento dovrebbe essere il più vicino e visibile possibile all’audience. I giovani che frequentano questi luoghi vengono invitati a consegnare le loro pastiglie allo staff del progetto il quale, nel più completo anonimato, avrà cura di analizzare sul campo la pastiglia e il suo contenuto e di comunicare i risultati di questo primo esame al potenziale consumatore. In termini di gruppi target previsti, i destinatari del progetto degli on site pill testing sono i già consumatori e i potenziali consumatori di sostanze psicoattive. Di fatto, il criterio minimo per appartenere ad un gruppo target sembra essere “soggetto non consumatore, ma interessato alle droghe ricreative”. La gran parte dei finanziamenti grazie a cui le analisi sulle droghe da strada possono essere effettuate sono di origine pubblica: tra l’80 e il 100% del budget proviene dalle autorità locali, regionali o federali.

Pill testing: la pratica

Le procedure analitiche su cui si basano i pill testing vengono adottate da laboratori mobili che si occupano dell’analisi immediata delle pastiglie e si basano sull’identifica-

Identificazione

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Acquisizione precoce delle droghe di strada: analisi dell’esistente e scenari possibili. Vantaggi e svantaggi

zione delle pastiglie fornite, sul test della reazione del colore, su test immunologici, sulla cromoterapia. Per quanto riguarda l’identificazione delle pastiglie, i metodi riguardano il paragone delle pastiglie portate dai potenziali consumatori con le liste di pastiglie formalmente analizzate. Come si può notare, non si tratta di una procedura analitica. In generale, le pastiglie che devono essere testate vengono pesate, vengono misurati i loro diametri e la loro larghezza, e questi dati, insieme ai loro marchi, le incisioni sulla loro superficie e il colore, vengono messi a paragone con le liste di pastiglie di contenuto conosciuto e con dati sulla quantità del contenuto. Alla luce delle continue variazioni dei principi attivi con conservazione della morfologia esterna, queste prassi non consentono una buona affidabilità del riconoscimento delle sostanze contenute.

Criteri morfologici

Il test della reazione del colore è relativamente semplice ed economico. Il kit utilizzato dalle unità di strada è in grado di identificare la presenza di sostanze simili all’ecstasy (MDMA, MDA, MDE), ma non può differenziarle tra loro né dire in quale percentuale queste sostanze siano contenute nelle pastiglie analizzate. Il test può anche identificare la presenza di sostanze altre da ecstasy o, addirittura, l’assenza totale di ecstasy dalle pastiglie, con conseguente presenza di altre sostanze, quale caffeina. Tuttavia, esistono composti chimici che non causano alcuna reazione con gli ecstasy-testing kit e il semplice fatto che una pastiglia possa risultare positiva per una sostanza simile all’ecstasy, non significa che la pastiglia sia pura o “sicura”. Potrebbero, infatti, essere contenuti una serie di altri agenti chimici sicuri o pericolosi, come, ad esempio, il PMA che non mostra alcun cambiamento di colore. In casi come questo, in alcuni stati membri, campioni di pastiglie vengono inviati a laboratori ufficiali per una più completa identificazione.

Test della reazione del colore

I test immunologici sono basati sulla reazione di un antibiotico, più o meno specifico, in relazione ad una sostanza e la visualizzazione della sua reazione. Nella gran parte dei casi, vengono usati sistemi di immunotest per i drug test sulle urine che sono disponibili in commercio.

Test immunologici

Infine, la cromatografia consiste nella separazione di un misto di composti nei suoi componenti ed è quindi ampiamente usato per l’identificazione e la determinazione dei componenti chimici di sostanze complesse.

Cromatografia

Il problema maggiore legato all’uso di questo tipo di procedure è la loro validità. Infatti, nei pill testing l’identificazione delle pastiglie è rapida ma più indicativa che precisa, quindi non del tutto affidabile. I test della reazione del colore sono sì veloci ed economici, ma la loro validità è riservata ad un paio di sostanze psicoattive: in termini di risultati qualitativi non si può dire nulla sulle possibili alterazioni o su eventuali sostanze inattese, come il PMA. Inoltre, la quantificazione della percentuale di sostanze inattese contenuta nelle pastiglie non è possibile con le procedure a disposizione. Da un punto di vista analitico, i test della reazione del colore dovrebbero essere utilizzati solo in combinazione con liste di identificazione di pastiglie come viene fatto, per esempio, dal progetto olandese DIMS. I test immunologici non possono essere impiegati per l’identificazione delle pastiglie e, se da un lato la cromatografia è considerata veloce (quindici minuti per eseguirla), affidabile, in grado di fornire dati qualitativi e quantitativi (come mostrato dai progetti PilotE e ChEck iT!, rispettivamente in Svizzera e in Austria), dall’altro i suoi costi sono alquanto elevati e quindi di difficile uso, se non con l’appoggio di un generoso budget disponibile a sostegno dei progetti.

Validità delle procedure

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

I pill testing sono un concetto relativamente nuovo nell’ambito della salute pubblica e della prevenzione. Molte organizzazioni non hanno le risorse finanziarie necessarie ad effettuare in modo efficace i test in loco oppure non possiedono il know how occorrente per disegnare strumenti di valutazione appropriati per i progetti di pill testing. In pratica, sembra che l’unico tipo di documentazione possibile, in circostanze come i rave party o, in genere, i luoghi di incontro, sia di tipo superficiale. Molti progetti vedono i loro visitatori solo una o due volte ed è pertanto difficile scoprire se l’informazione fornita con il progetto abbia davvero condotto ad un tipo di consumo più “responsabile” rispetto ad altri gruppi che, invece, non hanno ricevuto messaggi da questo tipo di fonte. Quindi, l’efficacia dei pill testing nella riduzione dell’assunzione delle pastiglie non è garantita.

Dubbia efficacia

Esiste, inoltre, la possibilità che il comunicare ad un potenziale consumatore il fatto che nella sua pastiglia possono essere contenuti contaminanti inaspettati e che l’effetto sulla sua persona potrebbe essere pericoloso, possa indurre un effetto paradosso e cioè indurlo a provare intenzionalmente quella pastiglia perché attratto dalla novità della cosa. I soggetti più facilmente inclini a simili atteggiamenti sono quelli che appartengono alla categoria dei “novelty seeking”. Tra i fattori che condizionano l’incontro con le sostanze psicotrope, infatti, un ruolo importante viene attribuito ai comportamenti e agli atteggiamenti di ridotta “harm avoidance” e che sono inoltre orientati alla ricerca di novità e sensazioni forti, “sensation seeking e novelty seeking”. Tali tratti di temperamento sono tipici dell’ambito adolescenziale e giovanile che risulta più vulnerabile all’addiction e più inclini all’uso di sostanze. Si presume, quindi, che segnalare a questi soggetti che la pastiglia che hanno in mano contiene sostanze e/o contaminanti sospetti potrebbe rappresentare, piuttosto che un segnale di allerta finalizzato all’evitabilità dell’assunzione, un incentivo a provarne gli effetti. Analogamente, alcuni studi hanno evidenziato che alla domanda su quale sarebbe stata la reazione a fronte di analisi che confermavano una riduzione delle componenti tossiche delle pastiglie, una buona percentuale di consumatori risponde che avrebbero allora aumentato i consumi, aggiungendo di avere l’impressione che la Sanità, in questo modo, è come se “certificasse” che le pillole non sono tossiche e/o dannose per la salute. Quindi, determinare un’effettiva efficacia dei pill testing nella riduzione del consumo di sostanze non è facile e sulla base della situazione attuale sarebbe abbastanza confuso fornire validi dati di outcome, eventualmente utili ai policy makers.

Novelty seeking ed effetto paradosso

Rimane, comunque, estremamente valido il ruolo dei pill testing per aumentare le conoscenze sulle nuove sostanze e/o nuovi pattern d’uso che si manifestano sul mercato illegale, rappresentando una fonte di informazione importante per il sistema informativo collegato all’allerta precoce. Infatti, per quanto concerne i sistemi di allerta precoce (formali e informali) contro le nuove sostanze o contro pastiglie molto pericolose o contro nuovi trend di consumo, questi potrebbero beneficiare molto dei progetti di pill testing. Non bisogna, quindi, dimenticare che i risultati dei pill testing possono contribuire all’arricchimento di una banca dati sulle nuove sostanze in circolazione. Infatti, se i risultati delle analisi effettuate nei pill testing sulle droghe di strada venissero raccolti, incrementando la conoscenza sulle caratteristiche delle sostanze e/o di principi attivi contenuti nelle pastiglie, si potrebbero avere una maggior precisione diagnostica e una maggior tempestività nel riconoscere i fenomeni, i segni e i sintomi che verranno osservati successivamente sul territorio dalle varie unità cliniche operative.

Pill testing ed EWS: creazione di una banca dati

Tuttavia, la maggiore difficoltà che gli on site pill testing incontrano per la realizzazione della propria iniziativa e che minaccia il risultato del loro intervento è la questione nor-

Assetto normativo

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Acquisizione precoce delle droghe di strada: analisi dell’esistente e scenari possibili. Vantaggi e svantaggi

mativa. Infatti, per analizzare chimicamente le pastiglie, è necessario che i potenziali consumatori presentino le pastiglie in questione allo staff del progetto volontariamente. A parte l’Olanda, dove i pill testing sono parte integrate della politica governativa ufficiale sulla droga, in Europa il controllo delle sostanze non è incluso negli standard ufficiali e nelle politiche pubbliche. Vi è, di fatto, una generale incertezza che caratterizza la legislazione in materia di analisi delle sostanze nella maggior parte degli Stati Membri dove i pill testing vengono effettuati (in Austria, in Belgio, in Germania, in Spagna, in Francia e anche in Italia con l’esempio di Bologna). I progetti di pill testing hanno la necessità di poggiare su normative regionali, opinioni legali ad hoc ed accordi speciali. Generalmente, un minimo di sostegno politico e una buona cooperazione con le forze di polizia locale sembra aver guidato i progetti di pill testing verso risultati soddisfacenti. In particolare, è opportuno che ci sia uno scambio di vedute o che siano possibili accordi specifici con la polizia per evitare che intervengano agli eventi in cui i test vengono effettuati, scoraggiando così i potenziali consumatori nel mettere a disposizione le loro pastiglie per l’analisi, benché la polizia, secondo la normativa generale, sia autorizzata ad intervenire in vista di potenziali atti illegali. La cooperazione con servizi sanitari e sociali e con le autorità locali costituisce, a sua volta, un elemento sostanziale per una buona riuscita dei pill testing. Un esempio di tale collaborazione è fornita dall’esperienza del Regno Unito dove, sin dal 1999, un’iniziativa di collaborazione tra agenti di polizia coinvolti in operazioni antidroga e gestori di locali notturni nella zona del Merseyside e della Northumbria ha portato alla realizzazione di un Amnesty box in un club notturno chiamato “Ministry of Sound”, ossia di una scatola chiusa dove oggetti sospetti, in possesso di individui che cercano di entrare in questi club, vengono depositati attraverso una fessura dai buttafuori che perquisiscono i clienti prima del loro ingresso, senza fare domande e senza accertarsi dell’identità dei portatori di quegli oggetti. I buttafuori ricevono dalle forze di polizia le informazioni e la preparazione necessaria ad affrontare tali situazioni e rimangono in contatto con loro durante la serata per eventuali particolari segnalazioni o richieste di intervento. Esistono solo due chiavi per aprire l’Amnesty Box, tenute dall’ispettore di settore e dal funzionario di ronda. La scatola viene svuotata una volta al mese e il suo contenuto viene registrato. Da uno studio di valutazione è emerso che, per la maggior parte, la tipologia di oggetti che vengono confiscati ai clienti, prima di entrare, sono capsule di polvere marrone, pacchetti di polvere bianca, pastiglie bianche e pastiglie colorate. Su queste sostanze vengono eseguite delle analisi per determinare di che tipo di sostanze si stia trattando e i risultati degli esami vengono, poi, inseriti nei database delle forze dell’ordine per avere una mappatura delle sostanze in circolazione. Nel caso venga rinvenuto addosso ad un soggetto o nella sua borsa un quantitativo significativo di una sostanza sospettata come stupefacente, questa persona verrà trattenuta dal personale addetto alla sicurezza del club il quale si occuperà di chiamare le autorità e di consegnarlo al loro arrivo.

Amnesty Box

In merito alla questione normativa e alle difficoltà che si incontrano quando si tenta di inserire gli on site pill testing nel contesto della legislazione italiana, con il Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, prevede, all’art. 73, che chiunque, senza la specifica autorizzazione “coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede o riceve […], distribuisce, commercia, acquista, trasporta, esporta, importa, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo o comunque illecitamente detiene […] sostanze stupefacenti o psicotrope […]” è passibile di imputazione. Questa crea un’oggettiva

Quadro normativo italiano

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

difficoltà al recupero delle sostanze per finalità analitiche senza incorrere in sanzioni. Questa restrizione potrebbe, però, essere superata in base alla stessa legislazione. Infatti, secondo la stessa normativa, all’art. 69, in relazione all’obbligo di trasmissione dei dati e delle segnalazioni, è previsto che, nel caso di sostanze sequestrate, parte di queste debba essere messa a disposizione del Ministero della Salute. Analogamente, i direttori delle cliniche, degli ospedali, delle case di cura, dei laboratori di ricerca debbono comunicare tempestivamente al Ministero in questione gli effetti dannosi eventualmente cagionati da particolari sostanze e, in particolare, i fenomeni di assuefazione e di farmacodipendenza. In base a questo, potrebbe legalmente essere possibile avere a disposizione le sostanze sequestrate per poterle esaminare. Tuttavia, in pratica, ciò non accade e la trasmissione delle sostanze rimane, di fatto, bloccata rendendosi praticamente inutile ai fini di un EWS. È interessante notare, quindi, come esistano una serie di problemi legati alla legittimità delle operazioni di pill testing alla luce dell’attuale legislazione che prevede che tale operazione possa essere svolta solo dalle forze dell’ordine durante le operazioni di polizia, ordinarie e/o sotto copertura. Quindi, se da un lato l’acquisizione sistematica delle droghe da strada al fine di poter più precocemente individuare nuove sostanze e/o contaminanti, potrebbe risultare molto utile per finalità di sanità pubblica, dall’altro, è stato, invece, messo in luce che, l’implementazione di siffatti progetti non trova significative agevolazioni da parte del quadro normativo che, così come attualmente pensato, sembrerebbe ostacolare il rilevamento delle pastiglie nei luoghi di incontro perdendo, quindi, la possibilità di rilevare nuove sostanze e/o nuovi contaminanti in maniera molto rapida e molto funzionale ai fini dell’allerta rapida. Sarebbe, quindi, opportuno, se si riterrà efficace, in termini preventivi, la strategia del pill testing, prevedere un’integrazione della normativa relativa alla lotta alla droga. La cosa è già stata fatta in Austria, dove, dal 1997, il pill testing è già parte della politica ufficiale di Vienna in merito al consumo di droghe, in Olanda, il cui governo, già dall’inizio degli anni ‘90, ha istituito il Drug Information Monitoring System, che consiste di una rete nazionale di organizzazioni che si occupano di sanità pubblica e di prevenzione (oggigiorno, il pill testing è parte ufficiale della politica olandese in merito alla droga), e in Svizzera dove, dopo svariati dibattiti legislativi e opinioni legali, i progetti Pilot-E e Eve & Rave hanno ricevuto il riconoscimento normativo ad operare nel cantone di Berna con il supporto dell’autorità pubblica, della polizia locale e dei partiti. Si potrebbe quindi riflettere sull’elaborazione di una normativa che consenta l’analisi in loco delle pastiglie e che preveda, seguendo anche l’esempio inglese, una collaborazione tra le forze dell’ordine e i laboratori mobili che si occupano delle analisi delle droghe di strada. Si tratterebbe, in definitiva, di riconoscere legalmente modalità di rilevamento dei dati, relativi alle sostanze, che siano alternative alle fonti abituali, come, ad esempio, il sequestro da parte delle forze dell’ordine, e di permettere di usare questi dati per valutare concretamente se tali modalità di prevenzione risultino veramente efficaci nel ridurre i rischi correlati all’uso di droghe o se, invece, non possono creare effetti paradossi come quelli precedentemente segnalati.

Ciò non è cosa priva di dubbi. Si vedano gli studi di Winstock A. R., Wolff K., Ramsey J., “Ecstasy pill testing: harm minimization gone too far?”, in Addiction, n. 96, pp. 1139-1148, 2001 e EMCCDA “An inventory of on-site pill testing interventions in the EU”, a cura di Burkhart G., luglio 2001, www.emcdda.europa.eu/ 1

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Limiti e vincoli


INDICAZIONI OPERATIVE



Framework generale di funzionamento di un Early Warning System

Gli EWS generalmente dovrebbero funzionare attraverso la realizzazione di quattro macrofasi: la percezione precoce di un evento, la creazione di consapevolezza del pericolo, l’attivazione di un sistema di tutela e la valutazione e ripianificazione del sistema stesso. In Figura 1 è possibile vedere un quadro d’insieme delle caratteristiche di funzionamento necessarie ad un EWS per raggiungere gli obiettivi di tempestività dell’allerta e di efficacia dell’azione.

Le macrofasi di funzionamento

Nello specifico, il processo di azione prende piede con la percezione precoce dell’evento o della condizione potenzialmente dannosa. Ciò avviene attraverso la raccolta di informazioni dalle varie fonti, l’accreditamento delle informazioni e la definizione del grado di allerta corrispondente al potenziale danno.

Percezione precoce dell’evento

La seconda fase corrisponde alla creazione di consapevolezza in merito al pericolo imminente e al bisogno d’azione, attraverso la trasmissione dell’informazione. Tale trasmissione deve essere differenziata a seconda dell’azione attesa che il target dovrà realizzare. Gli attori predisposti alla risposta, infatti, attivano risposte diverse a seconda del grado di livello di competenza e di responsabilità delle varie realtà organizzative coinvolte. Pertanto, il tipo di informazione che ricevono dovrà essere diverso. Inoltre, è necessario prevedere che il loro agire venga guidato da delle raccomandazioni all’azione, specifiche per settore, segnalate congiuntamente alla trasmissione dell’allerta.

Creazione di consapevolezza

Successivamente, vi è una fase di attivazione delle misure di tutela preordinate e concrete. Tale stadio del sistema può prevedere l’intervento di prevenzione primaria e/o la gestione del processo e/o la gestione ottimizzata delle conseguenze dell’evento che non può essere evitato.

Attivazione della risposta

Viene presa in considerazione anche un’ultima fase di follow-up per una valutazione del funzionamento del sistema stesso. In particolare, la fase di valutazione e ripianificazione si riferisce alla stima dei danni, dell’efficacia delle misure adottate e dell’impatto ottenuto alla luce delle esigenze di partenza (cost/effectiveness). Tale fase può generare spunti e proposte utili al miglioramento futuro del sistema stesso, conferendo all’EWS un carattere dinamico e offrendo occasioni di miglioramento a seconda dell’esperienza acquisita e delle realtà organizzative implicate nel funzionamento del sistema.

Follow up

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 1 - EWS framework.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 1 - EWS framework.

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Componenti degli Early Warning Systems

Un EWS si avvale di una forma organizzativa strutturata su varie componenti. Tali elementi sono costituiti da un insieme di attori che interagiscono tra di loro e dalle azioni in cui loro stessi si ritrovano coinvolti nel momento in cui sono implicati nel sistema di allerta e risposta rapida (Figura 1). Il punto di partenza della rete è rappresentato dagli stakeholders, tra cui troviamo istituzioni competenti all’intervento preventivo (sia a livello operativo, come ad esempio Sert e unità mobili, sia a livello programmatorio, come possono essere le Regioni), organizzazioni non istituzionali ma in grado di produrre interventi validi alla soluzione del problema, come ad esempio le associazioni di volontariato, i diretti consumatori delle sostanze, ossia persone tossicodipendenti o altre persone in contatto con loro, mezzi di informazione, come i media locali o nazionali. Di fatto, gli stakeholders, e cioè i portatori di interessi diretti e responsabilità, sono rappresentati da tutte quelle strutture organizzative in grado di interferire con diverse modalità con il fenomeno dell’apparizione di nuove sostanze o di loro nuovi pattern d’uso sul mercato illegale. Questi soggetti possono essere le unità d’emergenza, le unità ospedaliere, le unità operative di strada, le forze dell’ordine, gli enti regionali e comunali.

Gli stakeholders

Attraverso varie fonti di informazione, quali le analisi di laboratorio eseguite su sostanze sequestrate o i racconti forniti da persone tossicodipendenti agli operatori del Sert, le unità operative raccolgono dati che possono costituire notizie utili in merito al fenomeno oggetto di osservazione. Tali dati vengono trasmessi attraverso reti di informazione, in maniera tempestiva, al centro di elaborazione che costituisce il fulcro dell’EWS. In questa sede, i dati raccolti subiscono un processamento al termine del quale si può disporre di informazioni sulla base delle quali si determina il livello di allerta adeguato al tipo di programma rilevato.

Trasmissione dell’informazione

Il centro operativo dell’EWS a livello regionale dovrebbe trovare una giusta collocazione presso gli Osservatori per le dipendenze che già dovrebbero essere dotati di un sistema di monitoraggio che potrebbe essere la base di partenza per lo sviluppo dell’EWS. La raccolta dati, quindi, dovrebbe essere indirizzata e collezionata presso gli Osservatori così come il processamento e la produzione delle informazioni per la trasmissione delle informazioni, in feedback, alle unità operative e ai livelli nazionali (punto focale)(Figura 14).

Centro operativo

Esistono anche unità operative di osservazione scientifica, come ad esempio le strutture di ricerca scientifica, indipendenti dagli stakeholders ed esterni all’EWS, ma che contribuiscono al rilevamento e alla valutazione di informazioni utili alla definizione del grado di allerta e si inseriscono, quindi, nella rete di informazione.

Unità operative di osservazione scientifica

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 1 - Componenti degli EWS.

Come evidenziato in Figura 2, le unità operative territoriali svolgono un ruolo specifico di interazione con il Centro operativo dell’EWS. Infatti, esse hanno il compito di raccogliere i dati dagli stakeholders, attraverso la sopraccitata rete informativa, con lo scopo di alimentare il sistema di allerta attraverso la fornitura di elementi informativi che saranno indirizzati al processamento dell’informazione in sede di elaborazione nel Centro dell’EWS. Oltre alla funzione di info-outreach e di alimentazione del sistema, le unità operative sono anche deputate alla ricezione della segnalazione dell’allerta da parte del centro dell’EWS. Nel momento in cui l’informazione dell’allerta raggiunge le unità operative, esse sono incaricate di attivare, secondo le indicazione del centro dell’EWS e secondo le procedure preconcordate tra i vari enti coinvolti, le azioni concrete di prevenzione e riduzione del danno correlato al fenomeno in esame, attraverso la rete informativa di trasmissione dell’allerta.

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Unità operative


Componenti degli Early Warning Systems

Figura 2 - Ruolo e funzionamento delle Unità Operative territoriali.

Nello specifico, per delineare con maggior precisione il ruolo e il funzionamento delle unità operative, in Tabella 1 vengono riportati i dati da raccogliere e trasmettere e i compiti prevalenti nel contesto dell’EWS relativi ad ogni unità. Si considera il territorio regionale come area di riferimento poiché il sistema di allerta precoce e risposta rapida è da intendersi operativo, come già menzionato, non solo a livello nazionale, ma anche a livello regionale/locale. Per tale ragione, considerando l’aspetto operativo di ogni unità, è stato inserito un elenco dettagliato delle varie unità che costituiscono il network di lavoro regionale. Rimane sottointeso che ogni funzione sarà necessariamente da stabilire a priori all’interno di accordi di collaborazione formali, descritti nei precedenti paragrafi, in cui ogni unità si impegna a raccogliere precise informazioni e ad eseguire determinate azioni, stabilite anteriormente la messa in atto dell’EWS, a seconda della responsabilità e delle possibilità operative di ciascuna unità.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Tabella 1 - Possibili dati di input e compiti delle unità operative territoriali regionali nell’EWS. UNITÀ OPERATIVA DELL’EWS ALL’INTERNO DELLA REGIONE

TIPOLOGIA DEI DATI DA RACCOGLIERE E TRASMETTERE PER UNITÀ

COMPITI PREVALENTI NEL SISTEMA GENERALE DELL’EWS

Unità di strada

- Sintomi sentinella e racconti narrativi su - Raccolta e trasmissione dei dati sostanze, modalità di assunzione delle - Attivazione della risposta stesse, eventuali associazioni di sostanze e - Allerta: informativa ai consumatori setting di utilizzo

SerT

- Informazioni dai pazienti - Sintomi sentinella rilevati - News su nuovi pattern d’uso e/o nuove sostanze in circolazione

- Input: raccolta e trasmissione dei dati - Output: attivazione della risposta, posta allerta: • informativa agli utenti • informativa agli operatori

Comunità

- Raccolta di informazioni dai pazienti - Raccolta dei sintomi sentinella rilevati - Raccolta di news su nuovi pattern d’uso e/o nuove sostanze in circolazione

- Input: raccolta e trasmissione dei dati - Output: attivazione della risposta, posta allerta: • informativa agli utenti • informativa agli operatori

Organizzazioni di volontariato

- Raccolta di informazioni dai pazienti - Raccolta dei sintomi sentinella rilevati - Raccolta di news su nuovi pattern d’uso e/o nuove sostanze in circolazione

- Input: raccolta e trasmissione dei dati - Output: attivazione della risposta, posta allerta: • informativa agli utenti

Ospedali - emergenze

- Sintomi sentinella - Risultati degli accertamenti tossicologici - Informazioni dai racconti narrativi degli assistiti

- Input: raccolta e trasmissione dei dati - Output: attivazione della risposta, posta allerta: • informativa agli utenti • informativa agli operatori

Ospedali - reparti

- Sintomi sentinella e patologie correlate - Risultati degli accertamenti tossicologici - Raccolta delle informazioni dai racconti narrativi

- Input: raccolta e trasmissione dei dati - Output: attivazione della risposta, posta allerta: • informativa agli utenti • informativa agli operatori

Laboratori di riferimento - Dati analitico-tossicologici (tra cui i laboratori universitari di - Immagini/fotografie/disegni dei reperti farmacologia e tossicologia, tossicologici ecc…) - Dati sugli inquinanti batterici organici

- Produzione di un referto e invio dello stesso alle Forze dell’Ordine - Per i laboratori universitari: formazione istituzionale e consulenza nel Comitato di valutazione del rischio - Invio dati all’EWS per attivazione dell’allerta

Prefetture

- Informazioni narrative su nuove sostanze riferite e nuovi trend d’uso

- Attivazione delle forze dell’ordine e coordinamento degli interventi

Forze dell’ordine (carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza) Procure

- Informazioni sui sequestri e/o reati - Trasmissione dei dati che è possibile relativamente a quantità, tipologia (principio trasmettere all’EWS attivo), caratteristiche morfologiche generali, - Intensificazione delle indagini location di sequestro - Avviso ai laboratori con richiesta di analisi più - Informazioni sul traffico in arrivo da e in approfondite partenza per determinate zone

Comuni (unità specifiche)

- Informazioni dai pazienti - Sintomi sentinella rilevati - News su nuovi pattern d’uso e/o nuove sostanze in circolazione

- Input: raccolta e trasmissione dei dati - Output: attivazione della risposta, posta allerta: • informativa agli utenti • informativa agli operatori

Consumatori

- Informazioni sulla comparsa di nuove sostanze e nuovi trend - Informazioni sui sintomi sentinella

- Fornire informazioni agli operatori - “Passa parola” di allerta tra i consumatori

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Componenti degli Early Warning Systems

Proseguendo nella descrizione del funzionamento dell’EWS, dopo aver esposto le attività previste per le unità operative coinvolte è necessario indicare precisamente la destinazione dei dati raccolti dalle unità: il centro di elaborazione e processamento dell’informazione dell’EWS. Questo centro poggia su tre componenti principali: un call centre, una segreteria operativa e un comitato di crisi. Il call centre ha la funzione di raccogliere e collezionare i dati in entrata, riguardo una possibile allerta, e provenienti dalle unità operative territoriali. Una volta assolta la funzione di acquisizione dell’informazione, il call centre trasferisce questi dati alla segreteria operativa del sistema.

Call centre

Il ruolo della segreteria operativa è quello di sistematizzare i dati in entrata e di prepararli per la valutazione. Successivamente a tale processamento, quando i dati sono pronti per la valutazione, la segreteria operativa ha il compito di attivare e convocare il comitato di crisi. Oltre a tali funzioni, nel caso in cui il comitato di crisi si pronunci per l’attivazione del segnale d’allerta, la segreteria operativa ha anche il compito di inviare le informazioni di allerta a tutta la rete, insieme alle indicazioni di azioni di risposta da attivare.

Segreteria operativa

Infine, l’unità centrale ed essenziale dell’EWS è rappresentata dal comitato di crisi. Si tratta, infatti, di un insieme di esperti che hanno il compito di valutare le informazioni inviate dalle unità operative territoriali e filtrate dalla segreteria operativa. È necessario che tale valutazione venga effettuata in base a criteri precondivisi da tutti gli enti e organizzazioni coinvolte nel sistema. Ciò si giustifica con lo scopo di assegnare alla valutazione, in caso se ne presenti la necessità, un grado di allerta condiviso da tutti gli enti che dovranno, poi, concretizzare delle misure d’azione di prevenzione e riduzione del danno. È importante, in altre parole, che tutti i soggetti che cooperano in un sistema di allerta siano d’accordo sulla significatività del grado di allerta sollevato e divulgato.

Comitato di crisi

Per ragioni di organizzazione della rete operativa, che, come precedentemente illustrato, si articola su un livello nazionale e un livello regionale, anche il Comitato di crisi dovrebbe strutturarsi su due livelli. Il primo, quello nazionale, avrebbe il compito, oltre che di valutare le informazioni, di divulgare il segnale di allerta su tutto il territorio nazionale e di attivare, quindi, l’azione di risposta. È opportuno prevedere che il nucleo di questo comitato sia costituito da un rappresentante del Ministero della Salute, uno del Ministero della Solidarietà Sociale, uno del Ministero dell’Interno, uno dell’Istituto Superiore della Sanità, uno dei tossicologi forensi, dei tecnici del Dipartimento delle Dipendenze e delle unità di emergenza, nominati dalla Regione. Similmente, il livello regionale del Comitato di Crisi avrebbe il compito di diffondere l’allerta nel territorio regionale e di stimolare le azioni di risposta in quell’area. In altre parole, se dal livello nazionale l’attivazione della risposta può essere intesa come l’avvio di una disposizione, a livello regionale si tratterebbe di mettere in pratica l’azione sollecitata dalle istituzioni nazionali. A rappresentanza del Comitato a livello regionale si potrebbero includere la Protezione Civile, un assessore alla sanità, un rappresentante del Dipartimento delle Dipendenze, un farmacologo, o tossicologo, un rappresentante delle Forze dell’Ordine e, infine, sarebbe opportuno identificare un referente telefonico che trasmetta concretamente l’allerta attraverso il telefono o il fax alle altre unità operative che devono realizzare l’azione di risposta.

Comitato a livello nazionale e regionale

Nell’ambito della valutazione del grado di allerta, sarà opportuno indicare il “rischio sanitario” da evitare come un “danno” da evitare. A tal proposito, sono da prevedere due

Rischio e danno

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

tipologie di danno: - a breve termine - a medio e lungo termine Nella prima tipologia rientrano le intossicazioni acute, le infezioni acute e gli episodi psicotici Nella seconda tipologia trovano spazio le infezioni croniche, i deficit permanenti per compromissione di organi e sistemi, i danni sociali e legali. Per quanto riguarda il processo di valutazione dell’informazione cui è deputato il comitato di crisi, è necessario che gli esperti agiscano seguendo un preciso piano di gestione del suddetto processo, prendendo spunto dal processo di gestione dei rischi. Tale processo, applicato ad un EWS, potrebbe prevedere una prima fase di identificazione e definizione degli eventi dannosi che potrebbero verificarsi in seguito al tipo di informazione ricevuta. Ciò significa che, a seconda dell’informazione ottenuta, si potranno avere diverse previsioni sui futuri danni attesi. Una volta individuati quali sono gli eventi potenzialmente verificabili, è necessario considerare una seconda fase di valutazione quantitativa della frequenza dell’evento e delle possibili ricadute conseguenti all’evento. In altre parole, è importante chiedersi qual è la probabilità che l’evento accada e qual è l’intensità dei relativi danni conseguenti. Secondo la teoria del Risk Management, si definisce rischio connesso ad un determinato evento il valore espresso dal prodotto della misura degli effetti non desiderati, aventi come causa un preciso evento, e la probabilità di accadimento di quell’evento, dove la probabilità in questione può essere data da indici di accadimento frutto dell’esperienza. Pertanto, considerando il rischio individuato, sarà possibile associare all’informazione ricevuta e valutata uno specifico livello di allerta che sarà stato determinato sulla base del risultato della valutazione eseguita. Di conseguenza, verranno adottate delle strategie di gestione della situazione proporzionate alla probabilità e intensità degli eventi dannosi identificati. Ciò spiega, inoltre, l’importanza di stabilire e preconcordare le misure di risposta da attivare.

Gestione del rischio

Un quesito da porre per la discussione è vedere se, nell’ambito dell’uso di droghe, si possa parlare di soglie di “rischio di danno accettabile”, al di sotto del quale si decide di non agire (Livello 0). Questa discussione rimane aperta perché risente dei diversi orientamenti strategici generali, e quindi politici, che potrebbero individuare standard molto diversi per la definizione e valutazione del rischio accettabile. È tuttavia importante non sottovalutare il tema perché l’azione di risposta, o la “non azione”, delle unità operative dipende anche dalla condivisione degli schemi cognitivi per il decision making che sottostanno ad un EWS, determinandone quindi il buon funzionamento. Pertanto, non è consigliabile trascurare la questione in merito al quando si possa iniziare a parlare di allerta e quando si possa avviare l’attivazione delle procedure operative di risposta. Risolvere, quindi, il quesito su quale sia la “soglia accettabile” di rischio di danno per la salute dei consumatori di droghe sarà di fondamentale importanza per tarare i livelli di allerta, anche se restiamo molto perplessi, alla luce delle evidenze scientifiche sui danni delle sostanze stupefacenti, che si possa determinare (se non addirittura accettare) una soglia di rischio danno.

Soglie di rischio uso di droghe accettabile?

Oltre a questo, la fase di pianificazione della risposta dovrebbe tenere in considerazione la diversa tipologia di intervento. Vale a dire, se un evento ha bassa probabilità di accadimento, pur nella sua gravità, gli interventi più significativi potrebbero essere quelli tesi a diminuirne le conseguenze, ovvero si potrebbero pensare sistemi di emergenza per mitigare quelle conseguenze (attenuazione) o sistemi di contenimento che

Piano di gestione della valutazione

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Componenti degli Early Warning Systems

ne limitino gli effetti (protezione). Se, invece, un evento ha un’alta probabilità di accadimento, potrebbe essere più opportuno intervenire aumentando l’affidabilità e l’efficienza dei componenti coinvolti al fine di diminuire la sua probabilità di accadimento (prevenzione). Il risultato dell’analisi su cui dovranno, quindi, essere costruite le azioni di risposta, sarà quello di indicare il contenuto delle tre azioni - prevenzione, attenuazione, protezione – da porre in essere (Figura 3).

Figura 3 - Piano di gestione della valutazione.

Per decidere che tipo di iniziativa intraprendere (attenuazione, protezione o prevenzione), è necessario ragionare secondo un piano di gestione del rischio. Tale piano prevede una serie di considerazioni e di valutazioni che prendono spunto dai sistemi di gestione del rischio per gravi eventi quali, ad esempio, i disastri naturali (terremoti, tzunami, alluvioni, ecc…) e che si sono dimostrate utili anche per valutare quale tipologia di azione è meglio adottare nel caso in cui l’evento in questione sia quello cui si riferisce un EWS, ovvero la comparsa di nuove sostanze e/o l’emergere di nuovi pattern di consumo. Se consideriamo l’evento in questione come prevedibile attraverso i sistemi praticamente in atto, ci si dovrebbe chiedere qual è il tempo operativo per l’organizzazione della risposta. Nel caso in cui tale lasso temporale risulti insufficiente per organizzare la risposta, sarà praticamente impossibile evitare l’evento negativo.

Prevedibilità e tempistica

Tuttavia, se tramite eventi sentinella e segnalazioni di preallerta le risorse realmente utilizzabili possono essere smosse e attivate in tempo utile, allora ci si potrà interrogare sul fatto che le risorse a disposizione siano sufficienti ad evitare totalmente il fenomeno in discussione. Quando consideriamo l’evitabilità di un evento, è opportuno pensare, oltre alle risorse necessarie per eluderlo, anche alla sua magnitudo, ovvero alla sua potenzialità dannosa e la conseguente potenzialità di fronteggiarla. Nel caso in cui le risorse realmente disponibili siano sufficienti ad affrontare la magni-

Evitabilità

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

tudo del problema, rendendo il fenomeno fronteggiabile, le unità operative potranno adottare misure di prevenzione primaria, intesa come quegli interventi di natura sanitaria, sociale, economica ed educativa volti ad impedire che un determinato evento nocivo per la salute (nella fattispecie l’uso o abuso di sostanze) possa manifestarsi. Se il fenomeno risulta troppo ingente e/o non vi sono sufficienti risorse rese disponibili in tempo utile per affrontarlo, ossia nel caso un evento non sia del tutto evitabile utilizzando le risorse realmente utilizzabili, sarà conveniente vedere se, grazie al loro impiego, se ne possano almeno limitare i danni. In tal caso, si potranno adottare azioni di tipo protettivo, che contengano i danni sulla salute pubblica determinati dalla diffusione di nuove sostanze particolarmente nocive.

Riduzione del danno

Se non risultasse possibile nemmeno il contenimento dei danni, perché le risorse a disposizione non sono sufficienti o non si dimostrano efficaci od attivabili in tempo utile, sarà opportuno che le unità operative dell’EWS si attivino al fine di diminuire il più possibile le conseguenze del fenomeno, attivando misure di attenuazione degli effetti negativi che inevitabilmente si manifesteranno sulla salute pubblica.

Attenuazione delle conseguenze

È da sottolineare che tale piano si riferisce ad ogni unità operativa, a seconda delle competenze e delle responsabilità loro assegnate. In altre parole, ogni unità operativa dovrebbe adottare delle procedure di risposta rapida calibrate, oltre che sulle competenze attribuite e sul grado di allarme ricevuto, anche sul tipo di evento che si vuole gestire. La gestione del rischio, così come sopra presentata, viene riassunta in Figura 4.

Figura 4 - Piano di gestione del rischio.

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Componenti degli Early Warning Systems

Tornando al comitato di crisi, va ricordato che esso non deve necessariamente essere fisicamente concentrato in un luogo. Il fatto che gli esperti incaricati alla valutazione siano sparsi su un territorio più o meno vasto potrebbe incidere sulla tempestività e sulla rapidità del funzionamento del sistema. Per ovviare a tale ostacolo e, al contrario, velocizzare il processo di valutazione e di attivazione dell’allerta, è necessario prevedere che gli esperti vengano messi in comunicazione tempestiva attraverso tecniche di teleconferenza. In tal modo, pur trovandosi in luoghi diversi, essi avranno la possibilità di incontrarsi, se pur virtualmente, di discutere in merito alla valutazione dell’informazione ricevuta e di decidere quale grado di allerta attribuirvi.

Forum degli esperti

Accanto al forum degli esperti che costituiscono il Comitato di crisi è prevista anche un’altra componente degli EWS: il forum dei segnalatori (Figura 5). Tale spazio si distingue dal forum di esperti del Comitato di crisi per la diversa gestione che viene riservata all’informazione recepita. Di fatto, mentre il Comitato di crisi è un forum esclusivo, che fa scorrere l’informazione solamente tra le maglie interne del gruppo e che gestisce tale informazione al suo interno, vale a dire solamente tra i membri che lo costituiscono, il forum dei segnalatori ha una dimensione più aperta ed ampia. Il forum dei segnalatori è costituito da uno spazio Web e possiede una serie di finalità. Ha il compito di prediscutere le segnalazioni a basso grado di accreditamento, cercando di avvalorarle, di arricchirle, di renderle, se necessario, adeguatamente fruibili, confermando opinioni e osservazioni. Oltre a ciò, il forum è tenuto a rendere trasparente e condiviso il dibattito sulle varie problematiche a tutti i membri del gruppo, in modo da ottenere un allineamento informativo, ossia dando la possibilità a tutti gli enti coinvolti di aver accesso a tutte le informazioni disponibili. Infine, il forum dei segnalatori ha la funzione di aprire nuovi “punti di attenzione” correlati all’emergere di nuove sostanze o pattern d’uso, favorendo quindi l’incremento delle risorse informative in maniera rapida e diffusa.

Forum dei segnalatori

Figura 5 – Finalità del Forum dei “segnalatori”.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

I gradi di allerta sono stati stabiliti su tre livelli, a seconda della gravità della situazione evidenziata: attenzione, pre-allarme e allarme. Ad ogni livello sono associate delle procedure di azione che coinvolgono tutti gli enti e le unità organizzative coinvolte nell’attivazione della risposta. Nell’ambito della definizione dei gradi di allerta, è doveroso sottolineare il fatto che false allerte ripetute creano nel sistema insensibilità con riduzione della prontezza all’azione. Ciò significa che è inutile e dannoso attivare con eccessiva frequenza la mobilitazione di tutte le unità operative, anche di fronte ad allarmi di scarsa rilevanza o non confermati, o di non grave entità, perché, a lungo andare, si creerebbe una situazione di perdita di credibilità del segnale. A fronte di questo, poi, potrebbe accadere che le unità non sarebbero più disponibili a reagire con l’attivazione di azioni di risposta, nonostante la veridicità dell’allarme segnalato. In tal caso, le conseguenze in termini sanitari di protezione della salute pubblica sarebbero gravissime.

Gradi di allerta

Quando si valuta il grado di allerta da associare ad una determinata situazione è necessario ragionare sulla stima della magnitudo del danno possibile. In altre parole, è opportuno pensare ad un’azione commensurata al grado di allerta dichiarato, poiché questa potrebbe implicare la mobilitazione di risorse a vari livelli. Per tanto, è auspicabile, l’attenta valutazione dei costi del sistema in relazione ai benefici attesi. Ciò significa che, ad esempio, non sembrerebbe necessario attivare l’EWS se si hanno pochi casi o poche segnalazioni poiché la diffusione della magnitudo del fenomeno non è sufficiente a dare un segnale d’allerta. Qualora la magnitudo si ampliasse, il rischio per i consumatori aumenterebbe e, di conseguenza, il sistema dovrebbe attivare il relativo grado di allerta con le azioni di risposta correlate per ogni unità operativa.

Magnitudo del danno possibile

L’attivazione dell’allerta, poi, deve essere considerata per tre ambiti: - sanitario, con il coinvolgimento dei centri antiveleni, dei Dipartimenti delle Dipendenze, delle unità di emergenza, degli operatori del SerT; - consumatori; - controllo/repressivo, con l’azione delle forze dell’ordine.

Ambiti di attivazione dell’allerta

Per ogni ambito, saranno previste specifiche procedure di risposta in relazione alla natura e alle competenze delle varie unità operative, quindi, differenziate, (per le Forze dell’Ordine, ad esempio, è verosimile pensare all’esecuzione di sequestri cautelativi, per le unità dell’ambito sanitario è possibile prevedere iniziative di informazione volte ai consumatori e agli operatori dei SerT, ecc…) e che dovranno essere proporzionate alla magnitudo stimata del fenomeno, oltre che preconcordate attraverso protocolli operativi, attuativi. Le azioni di riposta saranno organizzate attorno a determinati indicatori che costituiscono i parametri per la valutazione dell’efficacia del sistema. In altre parole, le azioni delle unità operative devono essere strutturate al fine di ridurre la letalità, la morbilità, il ritardo di diagnosi, e di evitare complicazioni diagnostiche con la somministrazione di farmaci non appropriati (ad esempio, dare paracetamolo o atropina a soggetti che hanno assunto droghe tagliate proprio con quelle sostanze).

Risposta e indicatori

Le procedure di risposta devono essere concordate tra tutti gli stakeholders prima dell’attivazione del sistema. Ciò significa che le azioni previste, corrispondenti al livello di allerta segnalato, godono di accordo e accettabilità tra tutti gli attori interessati poiché da loro stessi stabilite. L’attivazione dell’allerta mette in moto delle reti di risposta rapida (output) su cui si materializza l’azione indicata dalle procedure preconcordate.

Procedure di azione

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Early Warning System tra Regioni e Punto Focale Nazionale: sistema centralizzato e autonomie regionali

La Figura 1 mostra la possibile interazione tra Regioni e Punto Focale Nazionale, e quindi EMCDDA. Si tratta di un’architettura necessariamente centralizzata, poiché i vari punti di informazione dislocati sul territorio nazionale rappresentano una notevole eterogeneità di fonti informative che, per inserirsi nel contesto europeo, necessitano di una certa uniformità e di una certa standardizzazione delle procedure per la trasmissione dei dati informativi. Per tale ragione, si è ritenuto che tutte le informazioni venissero convogliate verso un’unica struttura, il Punto Focale Nazionale che avrà, poi, il compito di sistematizzare e trasferire le informazioni, quando necessario, all’Osservatorio Europeo, come previsto dalla Decisione 2005/387/GAI del Consiglio Europeo.

Architettura centralizzata

Allo stesso tempo, però, è possibile parlare di sistemi di allerta regionalizzati poiché si prevede che ogni Regione elabori e, quindi, usufruisca di un proprio sistema di allerta, che ben si adatti allo specifico contesto locale e, quindi, che sia contingente la realtà regionale. Ciò si conferma, però, purché il sistema regionale preveda il mantenimento di una stringa di connessione con il livello nazionale per la trasmissione di dati in formato standard, e consenta, quindi, il flusso di dati verso l’interfaccia europeo. Per come si intende la costruzione dell’EWS regionale-nazionale, quindi, si può definire la struttura qui descritta come una struttura centralizzata ma al contempo flessibile, considerando la possibilità che viene demandata alle Regioni, che preferissero seguire questa strada, di fare uno sforzo aggiuntivo per dotarsi di un proprio sistema, pur con la necessità di prevedere un canale di comunicazione verso il livello centralizzato nazionale.

Autonomie regionali

Di conseguenza, il ruolo degli Osservatori Regionali, ove esistenti, sarà diverso a seconda del sistema che ogni Regione sceglierà di adottare. Di fatto, nel caso una Regione non disponga già di un proprio sistema di allerta – ovvero, la maggior parte delle Regioni italiane - gli Osservatori regionali avranno il compito di “osservare”, e registrare per propria utilità, il flusso di dati e di fornire supporto tecnico alle unità operative che si occupano della raccolta dei dati e dell’implementazione delle azioni di risposta. Si tratterebbe, quindi, di un ruolo di tipo coadiuvante, non di un centro presso cui convogliare i dati regionali. Ciò si spiega con il fatto che, trattandosi necessariamente di un sistema tempestivo è opportuno evitare un sistema gerarchizzato, ove le unità operative fanno capo agli Osservatori che, a loro volta, fanno capo al Punto Focale Reitox. Al contrario, il sistema proposto deve essere inteso sì come centralizzato, ma non gerarchizzato, dando, quindi, alle realtà regionali l’opportunità di essere in contatto diretto con il livello nazionale, senza la mediazione degli Osservatori (nella Figura 1, Regione tipo A), che comunque partecipano al flusso e coordinano il livello territoriale delle azioni, mantenendo, così, le autonomie regionali intatte, senza, però, appesantire o rallentare i flussi in input. Rimane da sottolineare che, fintantoché una Regione non avrà a disposizione un pro-

Osservatori regionali

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

prio sistema di allerta, potrà avvalersi di quello appena descritto stabilendo una connessione diretta con il centro nazionale. Nel caso in cui, invece, una Regione possieda già un sistema di allerta e gli Osservatori siano, quindi, già coinvolti in questo sistema regionale, come accade, ad esempio, nella Regione Lombardia, questi ultimi potranno continuare a ricoprire il loro ruolo e a svolgere le proprie funzioni secondo le modalità già previste dal sistema regionale di riferimento (nella Figura 1, Regione tipo B). L’importante sarà, comunque, che il collegamento tra Regione e Punto Focale per la trasmissione delle informazioni sia garantito e risulti il più rapido possibile.

Sistemi di allerta regionali già esistenti

È stato previsto, inoltre, che il Punto Focale Nazionale venga affiancato da un’unità tecnica di supporto centrale che ha la funzione di raccogliere le informazioni in entrata, provenienti dalle varie Regioni, e di trasmetterle al Punto Focale. Questo passaggio viene giustificato con l’esigenza di fornire al Punto Focale pareri e consigli di tipo tecnico-scientifico per la sistematizzazione delle informazioni in entrata e per la gestione strategica della risposta da attivare sul territorio nazionale, in collaborazione con le Istituzioni centrali e regionali, a seguito delle direttive europee. Con lo stesso percorso, ma inverso, si attuerà la circolazione delle informazioni, anche provenienti dall’Osservatorio Europeo, verso tutti i centri della rete sul territorio, ossia si provvederà alla “disseminazione” delle informazioni espressamente previste dalla decisione del Consiglio d’Europa.

Unità tecnica di supporto centrale

Figura 1 - La possibile rete di EWS regionali e il “sistema nazionale”per il flusso dati.

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Sistemi di allerta e sistemi informatici

Al fine di agevolare il funzionamento della struttura centralizzata, è prevista la realizzazione di un sistema operativo informatico che abbia il compito di raccogliere i dati informativi a livello regionale e di trasmetterli, successivamente, al livello nazionale. Il software sarebbe molto semplice, poco complesso, in modo tale che tutte le unità operative sul territorio (unità di strada, unità d’emergenza, SerT, ecc…) siano in grado di utilizzarlo senza che gli operatori debbano necessariamente possedere avanzate conoscenze informatiche per gestirlo. Si tratterebbe, quindi, di un sistema estremamente capillare, in grado di raggiungere sia i servizi già attivi e dotati di tecniche informatiche, sia quelli ove ancora quelle tecniche non sono approfondite. Per tale ragione, il sistema operativo sarebbe da considerarsi tutt’altro che macchinoso ma, al contrario, estremamente adattabile e aperto anche all’introduzione di nuove unità, qualora le si volessero aggiungere.

Un software regionale/ nazionale

Nella pratica, in un’ottica di superamento della frammentazione delle informazioni, ogni Regione verrebbe dotata di un proprio spazio telematico all’interno del quale le varie unità operative dovrebbero inserire i dati informativi che esse raccolgono. Il sistema, quindi, farebbe in modo che i dati vengano fatti convergere su un portale nazionale e, da lì, resi disponibili al Punto Focale. Nello stesso tempo, i dati inseriti, dopo essere stati accreditati attraverso griglie automatiche di valutazione, verrebbero resi fruibili anche dalle altre Regioni, in modo che le informazioni siano utilizzabili e possano essere confrontate anche con altre informazioni provenienti da altre regioni. Questa modalità di interazione virtuale contribuirebbe a rendere effettivo il network operativo dell’EWS anche su Web.

Uno spazio per ogni Regione

Si potrebbe pensare a questo software come ad un sistema per molti aspetti simile a quello dei portali regionali sulle dipendenze dove i singoli portali regionali sono collegati e coordinati nei percorsi di navigazione al portale nazionale www.dronet.org, accreditato e finanziato dal Ministero della Salute e dal Ministero della Solidarietà Sociale. Le singole aree regionali sono gestite in modo del tutto autonomo da un amministratore locale che fa riferimento agli uffici Regionali competenti. Il portale ha principalmente funzioni informative e di servizio per medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali, educatori, operatori di comunità e operatori delle tossicodipendenze in generale. Può fornire, inoltre, supporto ad educatori, insegnanti, genitori e studenti o chiunque sia interessato ad approfondire le proprie conoscenze su argomenti correlati alle dipendenze. I portali regionali sono pensati per costituire un nodo di collegamento tra le diverse unità operative locali che lavorano nell’ambito delle dipendenze: SerT, Unità di Alcologia, Unità di Prevenzione, Comunità Terapeutiche, Associazioni di Volontariato e tutte le altre organizzazioni operanti in questo campo. Questo sistema consente, inoltre, la standardizzazione dei dati scambiati tra le unità operanti sul territorio, l’ottimizzazione

Similitudine con www.dronet.org

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

dei tempi di trasmissione delle stesse e lo scambio protetto di informazioni, senza centralizzare dati sensibili e conservando le autonomie di archiviazione, accesso e gestione. Il sistema operativo previsto per l’Early Warning System funzionerebbe in modo pressoché uguale. Il software sarebbe compatibile con Oracle, uno tra i più utilizzati database management system (DBMS), ovvero un sistema di gestione di basi di dati che fa parte dei cosiddetti RDBMS (Relational DataBase Management System), ovvero quei sistemi di database che poggiano sul modello relazionale affermatosi come lo standard dei database dell’ultimo decennio e che è quello ad essere utilizzato in ambito istituzionale 1. Poiché anche il Ministero della Solidarietà Sociale, presso cui si colloca il Punto Focale Reitox, si basa su Oracle, verrebbe garantita la connessione tra il livello regionale e quello nazionale.

Oracle

Inoltre, questo software verrebbe utilizzato come interfaccia con il Sistema Informativo Nazionale Dipendenze (SIND), ovvero il sistema di raccolta di dati omogenei ed di indicatori che rappresenta un quadro di riferimento scientificamente fondato con valenza consultiva per i decision makers.

SIND

1 Per ulteriori informazioni su RDBMS si veda, http://en.wikipedia.org/wiki/Relational_database_management_system

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Accordi formali di collaborazione

È importante non dimenticare di sottolineare la costante collaborazione che deve essere dimostrata dai vari enti organizzativi nell’interazione reciproca e nell’interazione con gli Osservatori regionali e con le istituzioni nazionali che, in vari modi, sono legate al tema della sorveglianza e della protezione della salute pubblica. Le collaborazioni interistituzionali si basano sull’idea che i vari soggetti coinvolti nel funzionamento dell’EWS e, in particolar modo, nella gestione dell’attivazione della risposta, sono, effettivamente, molto diversi tra loro, poiché diverse sono le loro nature e le responsabilità cui sono deputate. Di conseguenza, potrebbe accadere che l’azione di una unità risulti di ostacolo all’azione di un’altra. Un esempio a riguardo potrebbe essere quello relativo alla relazione tra operatori di strada e le forze dell’ordine: se per effettuare un pill testing vi è la necessità di raccogliere pasticche per analizzarle, sarà utile coordinare l’azione dell’unità mobile che si occupa di ciò con l’azione delle forze dell’ordine, che, secondo le proprie responsabilità, sarebbero, invece chiamate ad intervenire, ostacolando, però, l’iniziativa del pill testing.

Collaborazioni interistituzionali

Al fine di evitare situazioni come questa è necessario creare dei protocolli formali di collaborazioni preventive comuni, in modo tale che ogni attore implicato nel processo di funzionamento dell’EWS abbia chiaro qual è il proprio ruolo e come funzionino le modalità di collaborazione. Un esempio precedentemente descritto è quello dell’iniziativa dell’Amnesty Box, nel Regno Unito, per cui protocolli di collaborazione formale sono stati stipulati tra le forze dell’ordine e i gestori dei locali in cui le Amnesty Box erano state poste. In particolare, è necessario prevedere la stipula di protocolli e di accordi che formalizzino i rapporti tra i vari soggetti del network e che ne esplicitino nel dettaglio le funzioni e le relazioni. Più dettagliatamente, è doveroso prevedere dei documenti che esprimano chiaramente chi compone il network, quali obiettivi le componenti devono condividere, con quali modalità si debba instaurare una rete stabile e attiva di collaboratori e quali siano le funzioni di ciascun componente. È necessario aspettarsi che questi accordi vengano accolti e sottoscritti formalmente precedentemente l’attivazione del sistema. Pertanto, è doveroso definire degli accordi tra: • Amministrazioni centrali e Regioni • Regione e Aziende Sanitarie Locali, con riferimento ai Dipartimenti delle Dipendenze, delle Unità Operative dagli stessi gestite, le organizzazioni del privato sociale • Regioni e Comuni • Regioni e Forze dell’Ordine • Regioni e laboratori (universitari, ecc…) • Forze dell’Ordine e laboratori • Forze dell’Ordine, Prefetture e Tribunali • Centri di Pronto soccorso, centri antiveleno, 118

Protocolli di collaborazione formale

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

In particolare, sarà opportuno prevedere un tipo di accordo a tre soggetti i cui ruoli sono di estrema rilevanza ai fini dell’acquisizione di dati utili ai fini dell’EWS: la Regione, le Forze dell’Ordine e i laboratori di riferimento della Regione. L’importante questione sui cui è opportuno ci si intenda e per cui è utile che le rispettive attività siano coordinate si riferisce alla questione dei sequestri. Nel flow chart di seguito riportato (Figura 1) è possibile vedere come, attualmente, sarebbe possibile un passaggio di dati e informazioni dai sequestri ad opera delle forza dell’ordine all’EWS passando per le analisi dei reperti effettuate nei laboratori.

Figura 1 - Passaggio di dati e informazioni dai sequestri all’EWS.

È possibile vedere che, nel caso il sequestro si riferisca ad un quantitativo di sostanza medio/piccolo, i reperti vengono inviati dalle forze dell’ordine generalmente ai laboratori della scientifica. Il tempo per l’invio dei reperti non è stabilito dalla legge, ma è previsto che avvenga il più rapidamente possibile in relazione al fermo, per evitare di trattenere oltre tempo soggetti che, magari, non sono davvero coinvolti nel traffico o nello spaccio. Una volte giunte ai laboratori, i reperti vengono sottoposti a degli accertamenti. In questo caso, i tempi per gli accertamenti dipendono dalle condizioni in cui si trovano ad operare i laboratori (metodi di analisi, macchinari a disposizione, eventuali effetti “ritar94

Dal sequestro all’EWS


Accordi formali di collaborazione

danti”, ecc…) e si stima che, in condizioni ottimali, i risultati potrebbero essere raggiunti entro le 24 ore. Tuttavia, nel caso gli accertamenti siano stati disposti dal magistrato, ed in questo caso i laboratori coinvolti possono essere di tossicologia forense o periti cui il magistrato affida l’incarico peritale, il tempo per la presentazione degli esiti è quello che intercorre tra un’udienza e l’altra. Ciò che è doveroso segnalare a questo punto è che la ricerca effettuata sui reperti si riferisce generalmente alle sostanze già tabellate, ovvero sui principi attivi, sui tagli, sui solventi/diluenti. Infatti, se sono presenti sostanze “nuove”, non tabellate, è possibile che queste non vengano rilevate e, nel caso, invece, vengano rilevate, è possibile che i dati rimangano confinati nei fascicoli giudiziari e non vengano di conseguenza approfonditi o inseriti nelle statistiche dei sequestri effettuati. Il referto prodotto dai laboratori della scientifica costituisce una risposta formale riservata alle forze dell’ordine committenti degli accertamenti o, nel caso gli accertamenti siano stati previsti dal magistrato, al magistrato stesso. Si tratta di un documento esclusivo, non diffusibile ed, eventualmente, qualora siano state rilevate sostanze tabellate, potrebbe costituire l’origine di successivi atti giudiziari. Le forze dell’ordine in possesso del referto sono autorizzate a trasmettere le informazioni alla Direzione Centrale dei Servizi Antidroga (tale azione può avvenire anche a distanza di mesi) la quale, entro 15 o 30 giorni, provvede ad inserire i dati entro un proprio database, a consultazione esclusiva, che contribuiranno, successivamente, alla pubblicazione di statistiche annuali prodotte dalla DCSA e pubblicamente consultabili. Facendo un passo indietro, e ammettendo che il tipo di sequestro, invece, sia stato eseguito su un grosso quantitativo, i reperti vengono consegnati ai laboratori di tossicologia forense, o ai laboratori della polizia scientifica, che eseguono campionature con procedure standard di prelievo. Sono proprio questi laboratori che, eventualmente, sarebbero in grado, per le attrezzature a disposizione (gas-massa, NMR, ecc…) e le specifiche competenze professionali di rilevare le nuove sostanze. Tuttavia, come già segnalato, le analisi avvengono, generalmente, per le sostanze già tabellate. I risultati, in questo caso, vengono inviati direttamente alla DCSA, oltrepassando il passaggio precedentemente descritto attraverso le forze dell’ordine. Ciò che emerge da questa descrizione può essere riassunto nelle seguenti osservazioni: - Non esistono su tutto il territorio nazionale laboratori uguali, in grado di identificare le nuove sostanze. Vi è quindi la necessità di operare con le risorse disponibili sul territorio e quindi di identificare e utilizzare le risorse locali in grado di eseguire le analisi richieste. Un esempio, a tal proposito, potrebbe essere quello dei laboratori universitari o dei laboratori dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale (ARPA). Tuttavia, non essendo questi laboratori generalmente riconosciuti per l’analisi dei reperti sequestrati, emerge chiaramente come, nel contesto dell’EWS, siano necessari degli accordi formali tra i soggetti del network operativo per dare valenza informativa anche a dati ottenuti in modi alternativi rispetto a quelli previsti tradizionalmente. È opportuno, quindi, identificare chi è in grado di effettuare certi tipi di analisi per la scoperta di nuove sostanze, non solamente la struttura tradizionalmente a ciò deputata, ed eseguire, quindi, una mappatura dei punti di riferimento contattabili sul territorio. È comunque necessario specificare che le analisi di tipo microbiologico sulle sostanze non tabellate devono essere richieste quando ritenute necessarie, onde evitare inutili e controproducenti allarmismi.

Nuove sostanze e risorse locali

- Un’eventuale analisi che potrebbe essere utile al fine di valutazioni epidemiologiche di patologie infettive gravi, come ad esempio, endocarditi o infezioni setticemiche

Batteri e droghe

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

diffuse soprattutto tra i tossicodipendenti che fanno uso di sostanze per via endovenosa, potrebbe essere l’analisi dei batteri presenti nelle sostanze sequestrate che consentirebbe di impedire o, almeno, di limitare la diffusione di quelle patologie. Si prenda in considerazione, per esempio, l’eroina. La letteratura medico-scientifica ha dimostrato che in essa è presente un certo numero di batteri. L’eroina, infatti, viene preparata con l’oppio, che consiste di un lattice secco ottenuto dal papavero da oppio. La base della morfina viene estratta dall’oppio e, poiché questo è insolubile, non può essere iniettato e viene pertanto convertito in eroina attraverso un processo chimico che include il suo riscaldamento e il suo trattamento con anidride acetica. Durante questo processo e durante il taglio, vari adulteranti vengono aggiunti all’eroina. Studi come quello di Tuazon C. U. et al (1974) 1, ancora molti anni fa, hanno mostrato la possibilità di presenza di una certa quantità di microflora nell’eroina iniettata, incluso batteri aerobi e anaerobi sporigeni (ad esempio, quelli che generano Bacillus spp. e Clostridium spp.) e stafilococchi. I batteri che formano endospore sono tutti presenti nel terreno; alcuni di essi sono presenti anche nel tratto intestinale dell’uomo e degli animali. Quindi, è facile che questi batteri siano presenti nel materiale originale della pianta, o nell’ambiente in cui viene prodotta l’eroina o nelle sostanze aggiunte. Non è noto se i batteri che producono endospore sopravvivano al processo di fabbricazione dell’eroina, ma poiché la produzione avviene in condizioni tutt’altro che sterili, il successivo contatto con l’ambiente rappresenta comunque una fonte di contaminazione. Per quanto riguarda gli stafilococchi, questi, benché in grado di sopravvivere in ambienti vari, non producono endospore e generalmente non resistono nell’ambiente come, ad esempio, i membri del genere Bacillus e Clostridium. Tutte le specie di Stafilococco rilevate risiedono principalmente sulla cute dell’uomo (e talvolta anche su quella di altri primati). Pertanto, una fonte di contaminazione dell’eroina può facilmente essere il contatto diretto con la flora della cute dei produttori o dei consumatori. Date queste premesse, esiste ad oggi la possibilità di eseguire indagini di tipo epidemiologico con nuove metodiche di fingerprinting, quali ad esempio, l’Amplified Fragment Length Polymorphism (AFLP) Analysis, utili per l’identificazione e la caratterizzazione di specie batteriche che potrebbero dare origine a gravi infezioni. La tecnica del fingerprinting genetico permette, infatti, di rilevare il DNA di batteri tenuti in cultura e, quindi, di determinare la loro identità. Si tratta di metodiche di epidemiologia molecolare, basate sull’analisi del DNA dei microrganismi, applicabili a molti ceppi batterici comunemente responsabili di infezioni nelle persone tossicodipendenti. Un esempio di applicazione di tali tecnica è quello presentato da McLauchlin J. et al. (2002) 2 in cui si riporta che nel 2000, nel Regno Unito e in Irlanda, venne riscontrato un insolito incremento della morbilità e della mortalità tra i tossicodipendenti che assumevano droga per endovena (injecting drug users, IDUs). L’Amplified Fragment Length Polymorphism (AFLP) Analysis rese possibile l’identificazione della causa principale delle malattie più gravi: si trattava del Clostridium novyi di tipo A, insieme, anche se in misura minore, ad altri batteri in grado di produrre spore, associati a casi di Clostridium perfringens e Bacillus cereus. Nel corso dell’indagine del 2000, anche B. cereus e C.

Tuazon C. U., Hill R., Sheagren J. N., “Microbiological study of street heroin and injection paraphernalia”, in Journal of Infectious Diseases n. 129, 1964, pp. 327-329 2 McLauchlin J. et al., “An investigation into the microflora of heroin”, in Journal of Medical Microbiology, vol. 51, 2002, pp. 1101-1008 1

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Fingerprinting e DNA batterico


Accordi formali di collaborazione

botulinum vennero isolati o dall’eroina o dal kit per l’iniezione della droga. Inoltre, anche una ricerca resa nota nel 2006 da Keto-Timonen R. et al. (2006) 3 ha dimostrato che l’AFLP è altamente riproducibile, facile da effettuare e costituisce un metodo relativamente semplice che può servire alla produzione di identification libraries, in particolare per le specie di Clostridium. È quindi possibile sostenere che le analisi di epidemiologia molecolare effettuate con queste tecniche avanzate potrebbero essere utili per identificare i batteri responsabili di gravi infezioni in clusters. Di conseguenza, le analisi di laboratorio, svolte sugli eventuali batteri presenti nelle sostanze sequestrate, potrebbero costituire un evento sentinella ai fini dell’Early Warning System con lo scopo, tramite opportuna e rapida diffusione dell’informazione, di impedire o limitare la diffusione di patologie gravi tra i consumatori.

Infezioni ed EWS

- I dati che sono contenuti nei referti laboratoristici sarebbero estremamente utili all’EWS per la segnalazione di particolari sostanze in circolazione. Tuttavia, come abbiamo visto, le procedure istituzionali prevedono l’assoluta esclusività di tali dati. È opportuno pensare, quindi, a qualche forma di accordo che metta le forze dell’ordine in grado di trasmettere certe informazioni al centro dell’EWS almeno in situazioni che costituiscono un effettivo pericolo per la sanità pubblica per cui è necessaria una certa tempestività – come, ad esempio, accadde qualche anno fa a Milano nel caso della cocatropina – al fine di evitare ulteriori intossicazioni ed, eventualmente, morti per overdose. È infatti necessario pensare che, di fronte ad un pericolo di questo tipo, non è possibile accettare di rimanere bloccati nell’avviso di allerta per questioni di tipo burocratico. In casi di pericolo di sanità pubblica, i dati potrebbero essere eventualmente trasmessi in forma “anonima”, non circostanziata, indicando l’ambito di provenienza (ad esempio, la tossicologia forense). Il dato farmacologico inviato non dovrebbe essere legato al luogo del sequestro, alla data del sequestro né, tanto meno, a nessun tipo di elemento che indichi un evento specifico in cui il sequestro sia avvenuto (ad esempio, nome e/o età del fermato, quantità della sostanza sequestrata, ecc…). È doveroso prevedere che anche questo tipo di rapporto tra Forze dell’Ordine ed EWS venga regolato da degli accordi formali, di armonizzazione delle procedure, stipulati prima della messa in moto del sistema, andando oltre, quindi, l’attuale scambio di informazioni basato, semmai, su amicizie e reciproche conoscenze. Si tratta, in definitiva, di elaborare un accordo tra tre soggetti (la Regione, le Forze dell’Ordine e i laboratori di riferimento). Tale intesa dovrebbe prevedere l’invio del referto dalle forze dell’ordine all’EWS (è verosimile che una trasmissione diretta del referto dai laboratori all’EWS non è pensabile per ragioni di riservatezza d’ufficio, contenute nel Codice Penale). Inoltre, è possibile stabilire che la responsabilità personale, in questi accordi, non sia contemplata, ma che la Regione venga designata come garante delle procedure segnalate, intendendo gli accordi non come accordi gerarchizzati (di fatto, la Regione non potrebbe avere competenza sulle Forze dell’Ordine) ma di mutuo rispetto e collaborazione.

Dati riservati e pericolo di sanità pubblica

3 Keto-Timonen R. et al., “Identification of Clostridium species and DNA fingerprinting of Clostridium perfringens by Amplified Fragment Length Polymorphism Analysis”, in Journal of Clinical Microbiology, vol. 44 n. 11, novembre 2006, pp. 4047-4065

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Secondo il Colonnello Luigi Ripani del Reparto Investigazioni Scientifiche di Roma 4, un coinvolgimento formale delle forze dell’ordine sarebbe decisamente auspicabile, avendo queste una rete capillare di laboratori distribuiti sul territorio nazionale (per la Polizia di Stato, i gabinetti di Polizia Scientifica regionali; per l’Arma dei Carabinieri, 4 Reparti Investigazione Scientifiche e 20 Laboratori di Analisi di Sostanze Stupefacenti), che potrebbero fattivamente collaborare all’analisi delle nuove sostanze d’abuso in tempi pressoché reali rispetto alle informazioni ottenibili dai dati della sola Direzione Centrale dei Servizi Antidroga. Tale istituzione infatti, tenuto conto che le informazioni che essa assume soprattutto per i piccoli sequestri si basano sulle segnalazioni che i Comandi di Polizia effettuano nell’immediatezza del sequestro, può fornire dati che potrebbero non essere precisi per quel che riguarda i pesi, le sostanze da taglio presenti e, a volte, anche la qualità di principio attivo; tuttavia, il dato della DCSA potrebbe non essere utile per l’attività preventiva perché disponibile non prima che venga elaborato a livello statistico. La collaborazione con i laboratori delle forze dell’ordine deve, in ogni caso prevedere un sistema di snellimento dei rapporti burocratici, che potrebbe essere risolto predisponendo un format che i laboratori stessi possono trasmettere direttamente all’EWS, e studiato appositamente per garantire l’anonimato e la riservatezza dei dati sensibili, fornendo unicamente dati circa la sostanza, i tagli, le caratteristiche morfologiche, la quantità sequestrata, ecc… Inoltre, tali laboratori, seppur non accreditati, ma in via di accreditamento, potrebbero fungere da campanello di allarme per alcuni fenomeni, in modo che il sistema di allerta possa incrementare la propria sensibilità e attivare le eventuali procedure di allerta nel più breve tempo possibile.

Forze dell’Ordine e laboratori

Un percorso per la sensibilizzazione dei soggetti coinvolti nell’EWS alla stipula di accordi interistituzionali è già stato adottato sia dalla Regione Lombardia, con il Protocollo per l’avvio sperimentale di un sistema di sorveglianza rapido per la conoscenza delle sostanze in circolazione, sia dall’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Varese – Dipartimento delle Dipendenze - in collaborazione con la Prefettura UTG di Varese. Un’azione congiunta di questi due enti è nata in relazione alla realizzazione dei progetti “MDMA – Monitoraggio Droghe e Manifestazioni di Abuso” della Regione Lombardia e “Attivazione di una Rete Territoriale nella Lotta contro la Droga”. Ciò ha condotto alla proposta di percorso formativo volto all’istituzione di una Rete Istituzionale di Coordinamento Locale per il controllo delle droghe (ReTiCoLo). La formazione costituisce una parte fondamentale di entrambi i progetti in quanto mira a costruire elementi di condivisione tra tutti i soggetti chiamati a contrastare la diffusione del fenomeno delle droghe su tutto il territorio provinciale. Il corso proposto intende favorire l’analisi delle strategie di contrasto nei suoi diversi aspetti (repressione, cura e prevenzione), facilitando la costruzione di un linguaggio comune mirato alla definizione di criteri omogenei e confrontabili, nel rispetto degli specifici mandati istituzionali. I destinatari del corso risultano essere operatori appartenenti a Dipartimenti e Servizi della ASL, Prefettura di Varese, Forze dell’Ordine, Privato Sociale, Reparti delle Aziende Ospedaliere Provinciali, Direzione del Settore Lavoro e Politiche Sociali della Provincia di Varese. L’obiettivo ultimo auspicato nell’ambito della costruzione della rete di collaborazioni interistituzionali è la stipula di protocolli di intesa e l’eventuale costituzione di tavoli di lavoro permanenti di coordinamento delle attività. Protocolli di intesa formali, mirati ad un sistema di allerta rapida, sono stati ad oggi stipulati anche in Regione Campania ed in territori della regione Toscana.

ReTiCoLo

4 Si veda mail del 3 agosto 2007, indirizzata al dott. Giovanni Serpelloni, del Dipartimento delle Dipendenze di Verona.

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Accreditamento delle segnalazioni in input

Tutte le segnalazioni in entrata hanno necessità di essere valutate relativamente ad alcuni parametri di fondamentale importanza: • la modalità di esordio e/o di evidenza dell’evento segnalato • la modalità di raccolta dei dati (intendendo i tempi e i modi impiegati nella loro collezione) • l’esistenza di segnalazioni simili avvenute in passato • il grado di rarità della segnalazione • l’affidabilità della fonte informativa primaria • l’esistenza di dati secondari accreditati e correlati alla segnalazione (coerenza e concordanza) • altri parametri di accreditamento

Parametri di valutazione dell’informazione

Il sistema di accreditamento della segnalazione può essere strutturato su tre livelli. Il primo livello riguarda tutte quelle informazioni generiche che necessitano di ulteriori verifiche. Il secondo livello si riferisce ad informazioni caratterizzate da un buon grado di affidabilità ma non strutturate e/o correlate a prove tecniche. Infine, il terzo livello è attribuito ad informazioni specialistiche certe perché derivanti da fonti altamente accreditate da un punto di vista tecnico (Figura 1). Nel processo di accreditamento della segnalazione è necessario, inoltre, definire in via preliminare la standardizzazione delle modalità di segnalazione, i criteri su cui si basano i livelli di credibilità e di accreditamento delle informazioni e l’evoluzione delle catene storiche delle informazioni (evoluzione e ramificazioni). Inoltre, esistono ulteriori specifiche da ottenere e processare ai fini aggregativi, come ad esempio le caratteristiche omogenee degli eventi (le omologie morfologiche delle evidenze fenomeniche), la tempificazione della comparsa delle evidenze segnalate, la gravità del danno e la mappatura spaziale intesa come dislocazione geografica della provenienza delle segnalazioni.

Livelli di accreditamento

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 1 - Criteri di accreditamento delle segnalazioni.

È interessante vedere come le diverse modalità di rilevamento dei dati informativi si possono inserire in un grafico in cui la variabile “tempo di acquisizione” determina la maggior o minor affidabilità del dato ricevuto. Come è evidenziato nella Figura 2, le informazioni raccolte attraverso i referti tossicologici, provenienti dai laboratori, benché tardive costituiscono una fonte decisamente affidabile di informazioni. Al contrario, i racconti narrativi, che provengono dai consumatori o dagli operatori sanitari, costituiscono una fonte di informazione sicuramente più tempestiva ma certamente meno affidabile. Le osservazioni cliniche, invece, raccolte dalle unità d’emergenza e dai reparti, occupano uno spazio intermedio tra le altre due fonti di acquisizione.

Figura 2 - Fonti di acquisizione dei dati relativamente ad affidabilità e tempestività.

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Affidabilità e tempestività


Accreditamento delle segnalazioni in input

Risulta evidente che ai fini di un EWS, dove la tempestività risulta essere caratteristica essenziale, anche i racconti narrativi, nonostante la bassa affidabilità perché effettuati nell’immediato senza possibilità di contestuale riscontro analitico, acquisiscono un’importanza decisiva. Sarebbe utile, infatti, considerare questi eventi come “eventi trigger”, in grado di attivare una certa attenzione tra tutti i soggetti del network operativo. Si tratterebbe, in pratica, di partire da quel tipo di segnalazione per divulgare, in un sistema aperto, una sorta di interrogativo generale che si ponga come obiettivo quello di vedere se anche altrove è apparsa qualche notizia simile o si sono avute informazioni affini (Figura 3). In questo modo, con questo tipo di diffusione dell’informazione sarà possibile vedere se il racconto narrativo si riferisce ad un dato privo di interesse, da conservare, comunque, in un database per eventuali segnalazioni future e per un mantenimento della memoria del sistema, o, al contrario, ad un dato che determini un certo livello di attenzione nell’EWS. Infatti, se emerge l’esistenza di segnalazioni e/o osservazioni analoghe a quella lanciata, siamo in presenza di un evento trigger quindi, probabilmente, di fronte ad un vero e proprio evento informativo affidabile.

Eventi trigger e feedback

Figura 3 - Gradi di affidabilità e tempo di raccolta e produzione delle informazioni delle tre macrotipologie di informazioni per l’attivazione dell’allerta.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Va, infine, ricordato, che, come per tutte le collaborazioni fino ad ora indicate, anche in questo caso sarà necessario prevedere la stipula di accordi di collaborazione formale che determinino l’obbligatorietà di feedback da parte delle unità operative interpellate una volta ricevuta l’informazione di allerta.

Accordi di feedback

Per quanto concerne i referti tossicologici, la cui affidabilità, come già esplicitato, risulta essere la maggiore, sarebbe opportuno prevedere un reporting form per la descrizione delle sostanze analizzate, eventualmente seguendo l’esempio del Reporting Form for a New Psychoactive Drug concepita dall’Europol e dall’EMCDDA. Questo tipo di scheda è stato elaborato sulle linee guida della Decisione 2005/387/JHA del 10 maggio 2005 sullo scambio di informazioni, sulla valutazione del rischio e sul controllo di nuove sostanze psicoattive e rappresenta, come indicato all’art. 3, una scheda strutturata per la notifica di nuove sostanze psicoattive e/o di un nuovo preparato contenente una sostanza psicoattiva. La scheda viene concordata tra l’EMCDDA/Europol e i loro rispettivi Punti Focali Nazionali negli Stati Membri e con le Unità Europol Nazionali (vedi Allegato 1). Essa deve contenere gli elementi disponibili relativi ad una nuova sostanza psicoattiva rilevata sul territorio e deve essere inoltrata al Punto Focale che provvederà all’inoltro formale all’EMCDDA. Analogamente, per i referti tossicologici potrebbe essere utile prevedere un formato simile, che contribuirebbe, oltre che all’invio preciso e formale dei dati individuati alle unità operative di competenza, anche alla costruzione di una descrizione della nuova sostanza, utile per l’individuazione della stessa magari in un altro contesto nazionale. Una prospettiva siffatta si inserisce nel progetto dell’EMCDDA che vuole fornire al pubblico e ai fruitori dei suoi prodotti un tipo di informazione chiara e facilmente accessibile sulle droghe individuali che rispecchia il profilo della sostanza e che va, quindi, sotto l’etichetta di “Drug Profile”. Il profilo è strutturato in modo standard, contenente una descrizione sintetica e scientificamente solida della composizione chimica, della farmacologia, della sintesi e dei precursori delle sostanze, la loro forma fisica (polvere, tavolette, ecc…), eventualmente corredata di immagini, e le modalità di assunzione. È inoltre prevista una sezione sulla prevalenza d’uso nella popolazione, il prezzo, il nome con cui la sostanza è chiamata, i tipi di analisi che sono stati eseguiti, i livelli tipici di purezza, l’eventuale uso medico/veterinario 1. Infine, poiché i profili prodotti hanno un carattere intenzionalmente tecnico, sono accompagnati da una breve bibliografia e un glossario dei termini chimici e biochimici per aiutare il lettore nella comprensione. Fino ad ora il progetto ha incluso solamente i profili di sei sostanze - amfetamine, cocaina/crack, cannabis, eroina, MDMA e metamfetamine. Sarebbe quindi opportuno prevedere che i referti prodotti dai laboratori fossero propedeutici alla costruzione di Drug Profile di nuove sostanze psicoattive in circolazione, così da rendere l’informazione disponibile quanto prima anche a livello internazionale nell’ambito dell’EWS europeo.

Reporting form e drug profile

1

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Si veda www.emcdda.europa.eu/?nnodeid=25328


I principi per il sistema di reporting

Per quanto riguarda la metodologia di trasmissione delle informazioni da e verso il centro dell’EWS, è bene soffermarsi sui sistemi di comunicazione del sistema. In altre parole, è necessario pensare a quali canali di comunicazione adottare, a come, cioè, organizzare il sistema di reporting. I sistemi di reporting, che costituiscono un’attività di comunicazione finalizzata alla diffusione di informazioni, e successiva alla raccolta e all’elaborazione di dati, rivestono un’importanza strategica nel mantenere il sistema organizzativo in piena efficienza e permettere, così, un buon coordinamento operativo attraverso l’allineamento delle informazioni ai vari livelli interessati.

Sistema di reporting

Nell’attività di reporting è necessario tenere presente che i destinatari dell’informazione sono portatori di diversificate aspettative, necessità informative, responsabilità specifiche. Tutto ciò deve essere preso in considerazione al fine di confezionare informazioni che siano poi recepite nel modo corretto e per le necessità emergenti. In altre parole, è necessario che le informazioni da inviare abbiano un grado di dettaglio idoneo a far comprendere la situazione, creando la possibilità di mettere in moto le procedure di azione di risposta a seconda del proprio grado di responsabilità e competenza attribuita. I vari enti, con i loro diversi ruoli e livelli gerarchici all’interno dell’organizzazione dell’EWS, hanno bisogno di informazioni diversificate nel grado di dettaglio e aggregazione e nella specificità dei contenuti. Vale a dire, più alto il livello gerarchico, maggiore è il grado di aggregazione delle informazioni, con conseguente diminuzione del loro grado di dettaglio (Figura 1). Nel caso concreto dell’EWS, ciò significa che le informazioni necessarie per la direzione strategica saranno per lo più di tipo gestionale, mentre per le unità operative le informazioni devono essere più circostanziate, indicando in dettaglio le azioni da intraprendere a seconda dell’ambito di appartenenza e della responsabilità ricoperta (ad esempio, per le unità operative di tipo clinico, le informazioni saranno orientate alle attività cliniche e ai risultati ottenuti sia in termini di output che di utilizzo particolareggiato delle risorse). Riassumendo, quindi, è bene sottolineare che le misure di risposta preordinate dovrebbero essere definite in base a tecniche di risk management, dovrebbero essere conosciute in anticipo, rispetto all’evento, dai potenziali attuatori, essere evidence based e, infine, dovrebbero essere formalizzate in procedure del tipo “Who Does What”, in cui si fornirà una definizione chiara dei compiti, delle responsabilità, dei ruoli, dei tempi, delle risorse da utilizzare, ecc… Nel realizzare i report, quindi, è necessario trovare il giusto bilanciamento, senza dimenticare l’elemento essenziale della tempestività della trasmissione delle informazioni. Infatti, oltre alla forma con cui l’informazione viene presentata, è importante non lasciar esaurire il tempo entro cui è possibile, quando il caso lo richiede, prendere decisioni.

Diversificazione dell’informazione trasmessa

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 1 - Specificità dell’informazione.

Nel caso di un EWS, i canali di comunicazione di input delle informazione da processare possono essere costituiti da e-mail, telefono, fax, sms, posta ordinaria, oltre ad interviste strutturate (nel caso vengano intervistate persone tossicodipendenti afferenti ai centri di cura, sia per attività programmate che per assistenza d’urgenza) e a segnalazioni attive su un portale Web, tramite aree standardizzate per la raccolta delle informazioni chiave. Similmente, i canali di comunicazione di output per le strutture e per il target dell’allerta sono costituiti da e-mail, telefono, fax, sms, posta ordinaria, oltre ad un portale Web, giornali, televisione e radio (Tabella 1).

Tabella 1- Vie di comunicazione del sistema.

CANALI DI COMUNICAZIONE di INPUT delle informazioni processate

di OUTPUT per le strutture e il target dell’allerta

Segnalazioni attive sul portale web

Portale web

E-mail

Posta ordinaria

Telefono

E-mail

Fax

SMS

SMS

Telefono

Interviste strutturate

Fax

Posta ordinaria

Giornali

Sistemi avanati (motori di ricerca di ultima generazione)

TV

Palmare

Radio Altri canali

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Canali di comunicazione


Modelli di distribuzione dell’allerta e l’attivazione dell’azione

Dopo che le unità operative hanno fornito una proposta di allerta, e successivamente alla valutazione dell’informazione da parte del comitato di crisi dell’EWS, è necessario comunicare l’avviso di allerta e l’attivazione delle azioni. Per fare ciò, è necessario pensare a come trasmettere il messaggio dall’EWS a tutti gli stakeholders, nella direzione dei destinatari finali dell’informazione stessa. Nello specifico, l’allarme di allerta e le azioni di risposta corrispondenti devono arrivare a diversi livelli organizzativi, raggiungendo l’Assessore alla Sanità, il Sindaco e i Prefetti fino ad arrivare ad informare i consumatori delle sostanze, passando attraverso l’informazione dei pronto soccorsi, dei reparti, dei servizi e delle forze dell’ordine, ecc… (Figura 1). A tal proposito, sono stati individuati principalmente due modelli distributivi. Il primo, definito “gerarchico” o “burocratico” (Figura 1, mod. 1), prevede che l’informazione dell’allerta sia trasmessa solo ai leaders delle aree da attivare con una trasmissione a cascata delle procedure di attivazione della risposta scarsamente predeterminate. Ciò avviene perché i responsabili delle varie aree sono incaricati di trasmettere l’allerta, a loro volta, ai diversi responsabili dei livelli inferiori, modulando il messaggio con ulteriori precisazioni in merito al tipo di risposta che ogni ente dovrà attivare. In questo caso, il grado di predeterminazione delle procedure spesso rimane basso, così come il grado di coordinamento preconcordato, poiché ogni livello riceve indicazioni in merito all’azione di risposta dal suo livello superiore. Il tutto funziona alla stregua di una catena di comando differenziato.

Modello gerarchico

Il secondo modello è definito “modello distribuito” o ad “empowerment” (Figura 1, mod. 2). Tale soluzione prevede che il centro dell’EWS avvisi, allerti e attivi direttamente ogni livello della struttura organizzativa. Insieme all’avviso, l’EWS esibisce anche le procedure di azione precedentemente predeterminate, a seconda dell’ente a cui si sta riferendo.

Modello distribuito

Questo modello prevede obbligatoriamente che siano state antecedentemente definite e preconcordate le procedure di azione/risposta differenziate in base ai diversi gradi di allerta e che siano quindi stati definiti e siglati degli accordi di collaborazione e coordinamento tra le diverse organizzazioni coinvolte. Oltre all’atto formale di condivisione di un protocollo comune, si dovrà avere la certezza anche che tali protocolli e comportamenti preferenziali richiesti in caso di allerta, siano effettivamente conosciuti dagli operatori delle organizzazioni e “pre esperienziati” in condizione di simulazione preventiva. Il preaccordo formale per il coordinamento delle attività risulta quindi fondamentale anche per permettere la rapida diffusione di allerte, saltando alcuni livelli di passaggio che contrariamente potrebbero inserire ulteriori ritardi nella comunicazione. Sicuramente, i vertici delle varie organizzazioni verranno avvisati dell’allerta ma, con-

Procedure preconcordate

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

temporaneamente, verranno avvisate anche le unità operative da loro dipendenti, al fine di passare subito all’azione. Si sottolinea pertanto la rilevanza che assumono tutte le azioni di pre-allerta finalizzate allo stadio e stipula di accordi organizzativi e di coordinamento tra le varie unità operative coinvolte. La fase di studio e formalizzazione di questi accordi spesso deve essere supportata anche da strumenti ed atti legislativi/normativi con modifica dei regolamenti esistenti. Queste operazioni possono richiedere parecchio lavoro associato al superamento anche di ostacoli dipendenti delle diverse visioni strategiche, politiche e/o dalla difesa di privilegi e condizioni di favore di alcune persone o gruppi di potere.

Figura 1 - Distribuzione dell’informazione di allerta e dell’attivazione dell’azione.

Tuttavia, a questi due modelli bisogna aggiungere un ulteriore modello che costituisce una combinazione di entrambi. Vale a dire un modello che prenda un po’ dell’uno e un po’ dell’altro (Figura 2). Si tratterebbe di un modello confuso e per nulla formalizzato, che costituirebbe, proprio per le sue caratteristiche, una scelta poco consigliabile poiché, invece di agevolare la trasmissione delle segnalazioni, correrebbe il rischio di bloccarla o di modificarla nei contenuti durante i passaggi per la distribuzione. È, quindi, altamente raccomandabile, cercare di adottare un modello che si approssimi quanto più al modello “burocratico” o a quello ad “empowerment”.

Modello semidistribuito

La scelta di una soluzione piuttosto che un’altra deve essere coerente con il tipo di fenomeno che il sistema sta affrontando e con le caratteristiche delle organizzazioni coinvolte e chiamate ad intervenire sul fenomeno. Ciò significa che l’ambiente in cui il sistema è inserito e da cui è caratterizzato costituisce una variabile importante nella scelta del modello stesso.

Ambiente

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Modelli di distribuzione dell’allerta e l’attivazione dell’azione

Contemporaneamente, va posta l’enfasi anche sul tipo di team presente, sulla sua cultura organizzativa, sui reali riti e consuetudini di collaborazione esistenti, in quanto il modello da applicare dovrà essere “personalizzato” e quindi adattato anche al team esistente che può presentare, pur nello stesso ambito di intervento, caratteristiche molto diverse da luogo a luogo.

Team

Tale affermazione è in linea con la teoria della contingenza organizzativa, che sottolinea come diverse condizioni ambientali richiedano stili organizzativi diversi. In altre parole, il modo migliore di organizzare sarebbe “contingente” alle condizioni di complessità e/o instabilità dell’ambiente e dell’insieme di uomini e donne chiamati ad organizzare la risposta.

Teoria della contingenza organizzativa

In generale, il modello di distribuzione dell’allerta che si decide di adottare dipende da una serie di fattori: la situazione che si deve affrontare, il team deputato alla gestione e concretizzazione della risposta, il grado di coordinamento interno che sa esprimere, la sua maturità organizzativa, le risorse realmente e tempestivamente movimentabili, quindi disponibili, il numero e il tipo di organizzazioni coinvolte portato a dimensione del network operativo, e alle regole preesistenti di comportamento professionale ed organizzativo. A seconda, quindi, del mixing esistente, si potrà adottare un tipo di modello del tipo “gerarchizzato” o del tipo “distribuito”.

Altri fattori

Figura 2 - Tipo di modello distributivo per l’informazione di allerta e l’attivazione dell’azione.

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Operatori competenti: abilità e conoscenza

Come reso esplicito nel paragrafo riguardante le precondizioni di fattibilità, uno degli aspetti su cui è necessario puntare per il corretto funzionamento del sistema è la preparazione delle persone che, concretamente, si troveranno coinvolte nel funzionamento e nel mantenimento dello stesso. Ciò significa che è opportuno prevedere uno o più momenti, precedenti la messa in funzione del sistema di allerta precoce, per mettere operatori sanitari e analisti di laboratorio nelle condizioni di poter agire al meglio di fronte al riconoscimento di fatti o eventi correlati all’emergere di nuove sostanze e/o nuovi trend di consumo, e per istruire anche altri soggetti, coinvolti nel network operativo, sulla trasmissione delle informazioni e delle comunicazioni tra enti e organizzazioni coinvolte. In particolare, si tratta di operare su due fronti della preparazione: da un lato è necessario parlare di formazione del personale, dall’altro di addestramento.

Bisogno di competenze reali

Con l’espressione “formazione del personale” ci si riferisce a quel tipo di istruzione incentrata su di una conoscenza necessaria, ad esempio, al riconoscimento di certi sintomi nei pazienti che si presentano alle unità di strada, alle unità d’emergenza o presso i reparti, che potrebbero essere correlati a qualche nuova sostanza in circolazione, o all’identificazione di un composto anomalo durante le analisi di laboratorio su reperti sequestrati. Si tratta, in questo caso, di un approccio didattico, ovvero di una formazione di tipo analitico/tossicologico, intesa a dare agli operatori quelle conoscenze (knowledge) utili all’individuazione di episodi anomali, di eventi sentinella o di quant’altro possa costituire una segnalazione riguardante nuove sostanze in circolazione.

Formazione: knowledge

Nel caso di una preparazione che riguardi, invece, le modalità di raccolta dei dati, l’educazione alle procedure di trasmissione dell’informazione e, in generale, un percorso di training di tipo operativo, è opportuno parlare di addestramento del personale. Grazie a questi momenti formativi, coloro che sono coinvolti in questo percorso, potranno acquisire le particolari abilità (skills) necessarie per potersi muovere agilmente tra le maglie del sistema e renderlo scorrevole nel suo funzionamento, evitando intoppi e/o arresti che ne ritarderebbero l’azione di risposta e, quindi, potrebbero essere causa di gravi danni per la salute pubblica.

Addestramento: skills

Il contenuto di un percorso di formazione e addestramento deve includere, anche, l’armonizzazione delle procedure di informazione, incluso, quindi, la realizzazione di schede per la descrizione delle sostanze analizzate, sull’esempio del reporting form dell’Europol e dell’EMCDDA già descritto in precedenza, o di precisi format per la comunicazione di fatti riconosciuti o sospettati come eventi sentinella. Da un punto di vista esecutivo, inoltre, è necessario puntare anche sulla preparazione al coordinamento tecnico e al coordinamento operativo di tutte le organizzazioni e di tutti gli enti sparsi sul territorio di riferimento al fine di giungere ad un equilibrio di metodi e ad un buon grado di “good practice” condivisa.

Armonizzazione delle procedure

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Proprio in merito alla questione dell’area di riferimento, è opportuno prevedere una distinzione dei momenti di preparazione, strutturandola a due livelli: un livello centrale e un livello decentrato/locale. Il primo livello riguarda un tipo di preparazione generale, concordata a livello nazionale, sotto l’egida delle indicazioni del Punto Focale Nazionale, strutturata attraverso riunioni programmate da istituzioni pubbliche. Il secondo livello, invece, si dovrebbe articolare in modo decentrato, attraverso l’organizzazione di seminari in cui sia possibile l’affronto di tematiche specifiche del territorio/regione ove la preparazione si svolge dando, quindi, la possibilità ai partecipanti di confrontarsi su problemi comuni e simili perché riferiti ad un’area più ristretta rispetto a quella nazionale maggiormente diversificata.

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I livelli territoriali


SCENARI FUTURI



Possibile evoluzione del mercato delle droghe: uno scenario web

Se consideriamo le modalità di sviluppo delle sostanze secondo la prospettiva precedentemente segnalata, ovvero quella economica, di mercato, e proviamo a considerare, quindi, le nuove droghe come nuovi “prodotti” di mercato, è utile segnalare l’emergere di un fenomeno che da qualche hanno sta interessando il web: la pubblicizzazione e il commercio di droga su Internet.

Il commercio su Internet

L’allarme è stato lanciato dal Comitato Internazionale per il Controllo degli Stupefacenti (INCB) il quale, in un suo rapporto, ha dimostrato che è in forte crescita il numero di spacciatori che usano la rete per distribuire droghe e farmaci che alterano lo stato psichico dell’individuo, con tutte le conseguenze annesse al consumo di droghe. Si legge testualmente “la globalizzazione e le nuove tecnologie rappresentano un rischio per l’applicazione delle leggi contro il traffico e l’abuso di stupefacenti” 1. Il rapporto dimostra come alcune farmacie on line (negli Stati Uniti ed in Australia, per esempio) utilizzino Internet per fornire ai propri clienti farmaci con effetti narcotici (morfina e altro), eludendo l’obbligo della prescrizione medica. Dalla ricerca pubblicata nel Report del 2006 è emerso, infatti, che su 185 farmacie poste su Internet (chiamate Internet pharmacies), l’84% vendeva benzodiazepine, il 68% oppiacei, l’8% stimolanti e l’1% barbiturici: il tutto senza bisogno di alcuna prescrizione medica (l’89% di queste farmacie non richiedeva alcuna prescrizione medica e l’8% di loro accettava prescrizioni inviate via telefax) consentendo ai consumatori di usare prescrizioni contraffatte o di ottenere medicine da più Internet pharmacies con una sola prescrizione.

INCB, Rapporto del 2006

È interessante anche notare che questo tipo di farmacie dipende dai servizi postali, alcuni dei quali hanno dimostrato essere di natura illecita. Infatti, attraverso la loro scansione è stato possibile identificare e intercettare quantitativi di droga che si trovava nascosta al loro interno. Quindi, la vendita e la circolazione di sostanze vendute via Internet, risulta alquanto fuori dal controllo delle forze dell’ordine. L’INCB, infatti, ha messo in luce il fatto che il crimine su Internet è facile da perpetrare, richiede poche risorse ed è estremamente difficile da rintracciare, rendendo la lotta alla droga sempre più difficile per le forze dell’ordine. Basti pensare, a titolo d’esempio, che durante il 2003, in uno degli Stati Membri le forze dell’ordine per 3 giorni hanno esaminato 1.153 colli postali importati, contenenti prodotti medicinali. Il risultato è stato che la grande maggioranza dei prodotti inviati (l’88%) era di natura illegale, incluse 25 sostanze dichiarate illecite a livello internazionale 2.

Circolazione su web

Report of the International Narcotics Control Board for 2006, United Nations Publications, New York, 2007. 2 Food and Drug Administration, “FDA/US Customs import blitz exams reveal hundreds of potentially dangerous imported drug shipments”, FDA News, 29 Settembre 2003. 1

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

I siti Web che danno consigli e consultazioni fornite da cosiddetti “cyber dottori”, che raccomandano prodotti medicinali, facilitando l’accesso alle “droghe prescritte”, sono una questione di sempre maggior interesse (lo dimostra anche la crescente tendenza all’acquisto di prodotti per l’incremento della massa muscolare in siti che fanno riferimento ad appositi integratori alimentari dettagliatamente descritti). A ciò è doveroso aggiungere il fatto che i costi per l’ordinazione delle sostanze sono di due tipi: da un lato si hanno i costi nascosti, quali le quote per le consultazioni, dall’altro si hanno i costi per le spese di viaggio che vengono resi noti sul sito. Recentemente, i legislatori e coloro che devono fronteggiare il traffico di droghe in Internet stanno affrontando il tema della regolamentazione del gruppo dei cosiddetti “prodotti naturali”, tentando di comprendere come applicare i controlli quando queste sostanze vengono promosse e vendute a livello globale attraverso il Web. Un caso particolare, in proposito, è rappresentato dalla vendita on line dei “magic mushrooms”. I “magic mushrooms” crescono naturalmente in alcune regioni europee, ma qualche tipologia utilizzata per le sue proprietà psicoattive viene anche coltivata. Si contano più di 100 specie di funghi con proprietà allucinogene: la maggior parte di esse contiene psylocibin e psilocin (o psilotsin) quali principi attivi responsabili degli effetti allucinogeni (distorsione delle sensazioni, alterazione dell’umore, alterazione dei processi di pensiero). Psylocibin e psilocin sono “sotto controllo” dal 1971, anno della Convenzione ONU sulle sostanze psicotrope, ma alcuni paesi hanno mostrato da subito incertezza nella classificazione dei funghi e la confusione è stata ulteriormente alimentata dai rivenditori. Nei paesi in cui l’introduzione di leggi particolarmente restrittive ha aiutato a prevenire la diffusione di queste sostanze, i distributori si sono orientati ad “alternative legali” commerciando alcune specie di Amanita (A. muscaria e A. pantherina), che hanno elevata tossicità rispetto ai funghetti tradizionali e possono causare fatale avvelenamento. Negli anni ‘90 la vendita dei funghi allucinogeni avveniva principalmente in Olanda e nel Regno Unito, nei cosiddetti “smart shops”. Oggi queste sostanze vengono vendute su internet. L’EMCDDA ha identificato a oggi un totale di 39 negozi online che vendono prodotti a base di funghi allucinogeni: la maggior parte di essi (82%) hanno sede in Olanda, gli altri in Austria, Germania, Danimarca e Polonia; molti siti sono multilingue e offrono opzioni di shipping internazionale per servire consumatori di tutto il mondo; alcuni informano sulla pericolosità dell’uso di questi prodotti in associazione con farmaci, alcol o altre droghe, ma uno su tre (33%) non dà informazioni sui pericoli dell’induzione di stati di allucinazione in soggetti che già soffrono ad esempio di depressione o psicosi; solo la metà informa sui dosaggi e sull’uso “sicuro” del prodotto.

Eco - droghe online

È opportuno segnalare anche l’emergere sul mercato di un numero sempre maggiore di sostanze psicoattive le cui composizioni non sono ben note e i cui effetti non sono ancora stati registrati dagli operatori delle strutture sanitarie che rischiano, quindi, di trovarsi di fronte a pazienti consumatori con sintomi anomali, di difficile riconoscimento, ritardando, di conseguenza, la diagnosi e la cura dei pazienti stessi. Come indicato da Schifano e Corkery nel 2007, in una ricerca condotta nel Regno Unito sulle droghe in circolazione, esistono nuove sostanze come la Ketamine, conosciuta anche come Special K. Si tratta di un anestetico dissociativo utilizzato principalmente nella pratica veterinaria. Può essere iniettata, ingerita, sniffata o fumata. I suoi effetti analgesici sono garantiti con piccole dosi della sostanza ma se le dosi aumentano sono stati documentati effetti amnesici. Gli effetti tossici includono confusione e ostilità.

Nuove sostanze

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Possibile evoluzione del mercato delle droghe: uno scenario web

Stanno anche circolando le cosiddette “drug rape drugs”, ovvero droghe che vengono utilizzate di solito ai primi appuntamenti, soprattutto tra persone eterosessuali, per intontire la vittima e approfittare sessualmente di lei. Purtroppo, queste sostanze sono spesso incolore, inodore e insapore, che vengono messe di nascosto nel bicchiere della vittima, a sua insaputa, e che, quindi, non vengono notate al momento della loro assunzione. Inoltre, producono degli effetti amnesici rendendo, quindi, impossibile il riconoscimento dell’esecutore della violenza perché la vittima non ne ha ricordo. Una di queste sostanze è il Ghb che nasce per uso medico, come anestetico e si diffonde tra i body builder che vogliono un aiuto per gonfiare i proprio muscoli velocemente. Ma il Ghb, inodore e insapore, viene anche utilizzato per stordire le vittime di violenze sessuali: gli aggressori lo sciolgono in una bevanda facendolo bere a loro insaputa e a quel punto la donna, pur restando cosciente, è totalmente incapace di reagire e, successivamente, fa molta fatica a ricordare che cosa è successo. Si è già verificato qualche caso di questo tipo all’inizio del 2008 a Milano, Torino, Vicenza e Roma. Il Ghb è abbastanza semplice da trovare. Come tutte le droghe e le sostanze illegali si acquista sul mercato nero, ma anche sottobanco in ambienti medici e, naturalmente, su Internet, sui siti che vendono steroidi, Viagra e Cialis e su portali di shopping online che propongono le “alternative legali” alla sostanza illecita. Sul forum di Drugbuyers.com si trovano informazioni su come si usa, sui suoi effetti contro l’insonnia, sui modi per trovarlo. Sul Web esistono anche vere bacheche per chi vuole comprare e per chi vuole vendere il Ghb. Dieci grammi di sostanza in polvere costano 25 dollari, 20 ml di liquido 10 dollari. Il Ghb si acquista per lo più sotto forma oleosa e si prende sciolto nelle bevande, spesso alcoliche. In piccole dosi (meno di 1 grammo) dà effetti simili all’alcol. In quantità più elevate, tra 1 e 2 grammi, provoca forte euforia e diminuzione delle inibizioni. Se si superano i 5 grammi, gli effetti sono più potenti: difficoltà a muoversi e a parlare e sonno molto pesante. Tali sintomi possono durare dalle 3 alle 6 ore. Il Ghb viene metabolizzata molto velocemente dall’organismo e le sue tracce svaniscono dal corpo dopo 8 -12 ore dall’assunzione. Secondo la polizia scientifica, la diffusione di questa droga è ancora bassa, di nicchia. Tuttavia, la facilità con cui questa sostanza può essere acquistata tramite i siti Internet fa dedurre che la sua diffusione potrebbe aumentare, mettendo in pericolo numerose vittime inconsapevoli.

Le droghe dello stupro

Davanti ad uno scenario siffatto, è lecito pensare che il commercio delle droghe su Internet seguirà uno sviluppo in linea con quanto previsto dalle regole del marketing. Si prevede, infatti, che sempre più spacciatori cominceranno ad utilizzare la rete per la vendita delle sostanze. Di fatto la cosa già sta accadendo ma, sulla base degli sviluppi individuati anche dall’INCB, è verosimile aspettarsi che l’ampiezza del fenomeno diventerà maggiore. Con l’ampliarsi del mercato su web, l’offerta presentata ai consumatori aumenterà e, parallelamente, questi avranno la possibilità di vedere maggiormente differenziata l’offerta loro proposta. Essendo il pubblico dei consumatori un pubblico esigente e specializzato nella domanda, l’offerta risulterà, di riflesso, sempre più specializzata e differenziata, creando sempre più preferenze tra i consumatori, che potranno trovare sul web tutto ciò che desiderano, creando maggior acquisto.

Linee di sviluppo

I venditori avranno interesse a “reclamizzare” i loro prodotti, dichiarando le componenti della sostanza che vogliono distribuire e fornendo una notevole quantità di informazioni per stimolare l’acquisto, poiché devono convincere gli acquirenti della novità e della qualità del prodotto. È possibile prevedere che questi spacciatori della rete si im-

Strategie di mercato

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

pegneranno ad attuare una serie di strategie di web marketing che hanno lo scopo di individuare le preferenze dei consumatori per assecondarle e incentivarle. Si fa riferimento, in particolar modo, a quelle strategie volte ad individuare se esista una domanda, quale tipo di domanda sia e dove questa si concentri, eseguendo, di fatto, una vera e propria analisi e misurazione dei bisogni dei clienti (sondaggi, promozioni fittizie utili a rilevare la richiesta, ecc…) in un contesto di analisi delle opportunità di vendita e di testing. Si tratta, infatti, di esaminare i gusti dei consumatori, le loro preferenze e la loro disponibilità all’acquisto anche attraverso la vendita a basso costo di certe dosi, intese come promozione delle sostanze, che però, sul lungo periodo, possono determinare maggiori traffici perché il consumatore ne è stato conquistato ed è quindi più disponibile all’acquisto. Molto probabilmente, le modalità di consegna delle già esistenti Internet pharmacies verranno riprese anche da questi spacciatori che, nella maggior parte dei casi, rappresentano venditori con immense disponibilità economiche. Molto spesso, infatti, si ha a che fare con gruppi mafiosi che fanno dello spaccio una delle loro fonti di guadagno e sono in grado, quindi, di comprare dei propri corrieri che si occuperanno della consegna della merce. Ciò determinerebbe un notevole incremento delle vendite e, quindi, del volume delle sostanze circolanti.

Consegne

Il rischio che questo potenziale sviluppo rappresenta è ingente e non solo per coloro che sono già consumatori. Per costoro, di fatto, il pericolo maggiore risiede nell’aumento dei quantitativi di nuove sostanze disponibili con tutti gli effetti droga correlati già ampliamente descritti. È necessario tenere presente, oltretutto, che le persone che usano Internet, che hanno accesso al web e che, quindi, possono incorrere in informazioni sulla vendita di sostanze sono in numero crescente. Per tanto, una tendenza del mercato delle droghe come quella qui descritta funzionerebbe da ulteriore minaccia anche per chi ancora non consuma droga.

Rischi

Il messaggio che sta alla base di queste riflessioni, quindi, è che è necessario tenere sotto controllo anche la rete perché proprio lì potrebbero esserci delle informazioni utili ai fini dell’allerta. Esiste, di fatto, la necessità di recuperare su Internet notizie di vario genere che riguardino, oltre che le sostanze consumate, anche i produttori, i trafficanti, gli spacciatori, e, ora, anche il commercio su Internet. Le informazioni in merito a questi argomenti e disponibili sul Web rappresentano informazioni precoci che potrebbero determinare una fonte importante e precoce di informazione delle situazioni di allerta e, quindi, una celere messa in moto delle azioni di risposta.

Web ed EWS

C’è bisogno, però, di nuovi strumenti e metodi che permettano di rilevare anche questo tipo di informazioni e che siano in grado di segnalarle e di distribuirle agli enti interessati quanto prima. Considerando la tipologia di informazioni da ricercare e da decifrare e valutando la loro allocazione sul web, è lecito cercare di pensare ad una metodologia all’avanguardia, ad oggi non ancora utilizzata in un contesto di allerta rapida, che sia in grado di soddisfare le esigenze del sistema, che permetta di individuare i siti dedicati al commercio di sostanze illecite e che consenta di riconoscere le informazioni dislocate in rete che, attualmente, esistono ma non sono utilizzabili. La ricerca svolta nell’ambito della modellizzazione dell’EWS ha messo in luce una nuova modalità di ricerca dell’informazione. Questa modalità si basa sui principi del web semantico.

Necessità di nuovi strumenti

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Possibile evoluzione del mercato delle droghe: uno scenario web

Esempi di portali per la vendita di farmaci on-line. http://shop.airsealed.com/ http://www.mailrxmeds.com/ http://www.canadian-internet-drugs.com/ http://www.crbestbuydrugs.org/ http://www.goodhealthpharmacy.com/new/catalog/ http://www.endlessmeds.com/ http://www.xlpharmacy.com/?img=4&kbid=9850 http://remedymeds.com/?c=OnlineMedicine http://www.rx2world.com/ http://rxpill.com/ http://www.pharmacialatina.com/precios.htm http://myselgbond.net/e/ch/?&pid=_2852

Esempi di portali per la vendita di semi, piante, magic mushrooms on-line. http://www.poppiesshop.com/ http://www.amsterdammarijuanaseeds.com/ http://www.77seeds.com/ http://www.high-land.co.uk/ http://www.kindseed.com/ http://www.buyamsterdamseeds.com/ http://www.seeds-marijuana.com/ http://www.greenmanspage.com/current.html http://www.canaseed.com/ http://www.amsterdammarijuanaseedbank.com/ http://www.poppiesinternational.com/ http://www.buy-magic-mushrooms.com/ http://www.magicplants.co.uk/ http://www.magicmushroomgrower.co.uk/ http://www.wrongshop.net/magic+mushroom+grow+guides.php http://www.potseeds.co.uk/mushrooms/fresh.html http://www.allsalvia.co.uk/payment.htm http://www.drugs-plaza.com/index.htm http://www.seedfairy.com/ http://www.magic-mushrooms.net/growing.html

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 1 - Come mostrano le immagini qui riportate, il Web offre innumerevoli siti presso cui è possibile acquistare medicinali di qualsiasi tipo, molti dei quali senza ricetta medica e/o con delle consultazioni mediche on line la maggior parte delle volte gratis. Provenienti dal Canada, dagli Stati Uniti, dal Messico, molte farmacie vengono elencate in siti come www.biopsychiatry.com/ online-pharmacies/index.html o anche solo cercando in Google le parole “buy drugs no prescription”. La vendita si riferisce ad antidepressivi, antidolorifici, farmaci per allergie, steroidi, ecc… ed i medicinali vengono presentati in classifiche di gradimento e in tabelle che ne riassumono le proprietà e ne specificano il costo.

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Motori di ricerca di ultima generazione: il web semantico

Quando parliamo di vie di comunicazione di un sistema EWS, è opportuno pensare a quale strada può essere la più rapida per il recupero dei dati e la segnalazione dell’informazione e quale tipologia di percorso informativo sia migliore per una unità operativa piuttosto che per un’altra. La questione della comunicazione in entrata ed in uscita dall’EWS si fa complessa se si pensa alle diverse fonti da cui i dati provengono e ai diversi destinatari cui l’informazione deve giungere. Ciò significa che i dati di input potrebbero presentarsi in formati differenziati la cui comparazione e valutazione da parte del Centro dell’EWS, quindi, potrebbero essere rese poco agevoli proprio per il format diversificato con cui si presentano.

Dati in format diversi

Se guardiamo alla strutturazione e alla gestione dell’informazione in altri sistemi, al di fuori dei sistemi di allerta rapida sulle droghe, è possibile rilevare che, attualmente, gran parte dell’informazione è conservata in formati di testo non strutturati e difficilmente trattabili. In particolare, prendendo come esempio la rete informatica, è possibile notare che il Web, così come si presenta oggi, richiede strumenti di lavoro più progrediti rispetto agli attuali, per facilitare e velocizzare la navigazione attraverso gli innumerevoli documenti che sono pubblicati nella Rete. Non sempre, infatti, la rete porta dove ci si attende e le difficoltà d’orientamento sono significative soprattutto quando si è alla ricerca di qualche soggetto tematico di cui non si conosce la localizzazione precisa. Scorrere una lunga quantità di elenchi alla ricerca dell’informazione desiderata è un’azione molto frequente, soprattutto quando la ricerca interessa un termine piuttosto comune, ma che, di fatto, rallenta la ricerca e la fruizione dell’informazione disponibile. Similmente, in ambito aziendale, è possibile notare il fatto che grandi compagnie possiedono milioni di documenti, molto spesso allocati in diverse parti del mondo, che sono resi disponibili su Internet ma che, secondo le semplici procedure di interrogazione attualmente in uso, non possono essere agevolmente interrogati e, quindi, vedono ridotto il loro potenziale informativo. Per questo, l’informazione contenuta in essi non può essere né usata dai sistemi automatici, né essere facilmente gestita dall’uomo. Ciò significa che l’informazione è difficile da catturare, da condividere e da riutilizzare anche tra i lavoratori stessi di un’organizzazione, riducendo l’efficienza dell’impresa e la sua competitività.

Informazione non strutturata

Inoltre, in una realtà in cui le compagnie sono sempre più valorizzate per le loro “attività intangibili” (ad esempio, il tipo e la qualità della conoscenza aziendale che le compagnie possiedono e utilizzano, che fa la differenza nella realizzazione e nella fornitura dei prodotti), la presenza di informazione non gestibile implica una perdita in termini di valore della compagnia. In maniera analoga, l’EWS si ritrova a fare i conti con vari dati, sparsi tra le varie unità 119


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

operative deputate al loro raccoglimento e alla loro trasmissione, di natura molteplice (dal referto delle analisi di laboratorio all’intervista con persone tossicodipendenti), la cui gestione risulta complessa, quindi, non solo per la dislocazione dei dati ma anche per il loro format. Informazioni utili sui venditori di sostanze in Internet sono, anch’esse, di grande interesse e costituiscono elementi per valutare un avviso di allerta ma si tratta, pur sempre, di notizie sparse nella Rete e decisamente difficili da rilevare, considerando sia l’abilità di questi soggetti nell’eludere controlli e verifiche da parte delle forze dell’ordine sia l’enorme quantità di informazioni che si trovano in rete. Esaminati gli ostacoli per il raccoglimento e la gestione dei dati, la velocità dell’informazione rischia di risentirne negativamente, ciò traducendosi in lentezza e/o imprecisione della trasmissione dell’informazione e/o in un raggiungimento inefficiente delle strutture operative coinvolte nel sistema.

Informazione non rilevabile

L’iniziativa del Web semantico prende in considerazione proprio queste questioni. Con il Web semantico è possibile associare ai documenti web un senso compiuto, un significato che vada oltre le parole scritte, una “personalità” che possa aiutare ogni motore di ricerca ad individuare ciò che si sta cercando. Tutto ciò avviene in virtù non di sistemi di intelligenza artificiale bensì della marcatura dei documenti caricati sul web, di un linguaggio gestibile da tutte le applicazioni e dell’uso di vocabolari specifici, ossia insiemi di frasi alle quali possono associarsi relazioni stabilite fra elementi marcati. Più precisamente, con il termine Web semantico si intende la trasformazione del World Wide Web in un ambiente dove è possibile pubblicare non più solo documenti (pagine HTML, file, immagini, ecc…) ma anche informazioni e dati relativi ai documenti stessi (detti metadati) in un formato adatto all’interrogazione, interpretazione e, più in generale, all’elaborazione automatica di quella stessa informazione (Daconta, 2003).

Web semantico

Per funzionare, il Web semantico deve poter disporre di un tipo di informazione strutturata e di regole di deduzione per gestirla, in modo da accostare il più precisamente possibile le informazioni che un’interrogazione ha richiesto. Per la sua costruzione/definizione, quindi, si utilizza il linguaggio XML 1 che consente di descrivere semanticamente (e con il dettaglio desiderato) le diverse parti di un documento. Un documento così descritto può, in seguito, essere elaborato per usi diversi: estrazione di informazioni secondo specifici criteri, riformulazione più o meno parziale per adattarlo ad altri formati, visualizzazione del documento in funzione della capacità del terminale. Tuttavia, sebbene sia un buon modo per specificare le informazioni, un documento, ancorché espresso in formato XML, è poco adatto al Web, che per sua natura è distribuito e decentralizzato e, per tanto, le informazioni su una particolare entità possono essere dislocate ovunque. Infatti, con XML è possibile descrivere adeguatamente i contenuti di un documento ma la sintassi XML non definisce alcun tipo di meccanismo esplicito per qualificare le relazioni tra i documenti. Nel fare ciò non è d’aiuto neppure il meccanismo dei collegamenti ipertestuali, reso popolare dall’HTML, perché amorfo, ossia non in grado di prevedere la descrizione del legame definito (BernersLee 2002). L’evoluzione del Web in Web semantico inizia con la definizione, da parte del World Wide Web Consortium, dello standard RDF (Resource Description Framework), una

Descrizione semantica dei documenti

1 Extensible Markup Language, ovvero “linguaggio di marcatura estensibile”. Si tratta di un metalinguaggio creato e gestito dal World Wide Web Consortium e costituisce una semplificazione dell’SGLM, da cui nacque nel 1988. L’SGLM, acronimo per Standard General Markup Language è uno standard per la descrizione logica dei documenti che si basa su un tipo di marcatura generica chiamata “marcatura descrittiva”.

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Motori di ricerca di ultima generazione: il web semantico

particolare applicazione XML che standardizza la definizione di relazioni tra informazioni, ispirandosi ai principi della logica dei predicati 2 e ricorrendo agli strumenti tipici del Web e dell’XML. Comunque, al di là dei linguaggi specifici necessari alla marcatura dei documenti, lo sforzo che sta alla base del Web semantico, in pratica, è quello di aggiungere contenuto concettuale ai documenti Web, in modo da accedere al quid dell’informazione piuttosto che a del materiale non strutturato, permettendo così all’informazione stessa di essere gestita in modo automatico. A tal fine, come abbiamo visto, è essenziale per il Web semantico produrre metodi automatici o semiautomatici, come i linguaggi RDF, che estraggano informazioni dai documenti relativi al Web, sia per contribuire alla registrazione dei nuovi documenti sia per estrarre informazioni aggiuntive da documenti esistenti non strutturati o solo parzialmente strutturati. Dato l’aumento dell’uso del Web (e in futuro del Web semantico) per la gestione dell’informazione, questo processo di trattamento dei documenti risulta essere importante anche per la gestione della conoscenza aziendale tout court. Infatti, da quanto precedentemente detto si evince che, se il linguaggio XML si rivolge alla semplice descrizione di documenti, il linguaggio RDF (e le sue evoluzioni) è particolarmente indicato per rappresentare dati, fornendo un metodo potenzialmente capace di risolvere un tema fino ad oggi solo parzialmente soddisfatto dagli strumenti informatici quale la gestione della conoscenza aziendale, ovvero la capacità di trattare non solo le diverse anagrafiche (di prodotto, clienti, fornitori, dipendenti, ecc…) e di classificare i documenti tecnici o amministrativi (analisi di mercato, specifiche tecniche, norme, procedure, ecc…) ma di arrivare anche a gestire i contenuti di questi documenti permettendo, per esempio, il reperimento delle informazioni in funzione delle specifiche esigenze del richiedente, integrando quanto reso disponibile da fonti diverse.

Gestione della conoscenza

L’applicazione potenziale di questi strumenti del Web è piuttosto ampia. Un esempio che abbiamo ritenuto interessante considerare in vista di una possibile relazione tra tale strumento e i sistemi EWS è rappresentato dal Server IDOL (Intelligence Data Operating Layer), prodotto in esclusiva dall’azienda inglese Autonomy. Questo software costituisce una soluzione alla comprensione dei contenuti di qualsiasi tipo di informazione, indipendentemente dal luogo in cui quest’informazione è contenuta e/o dal formato con cui si presenta – sia essa in formato di testo, in qualunque lingua, immagine, audio, strutturata o non strutturata. Tale tecnologia fornisce la cosiddetta “integrazione attraverso la comprensione”, consentendo lo scambio di comunicazione all’interno del sistema organizzativo senza alcuno sforzo e senza dover utilizzare complicati connettori o metadati, di difficile comprensione e/o gestione. In particolare, il server IDOL si basa sul tipo di ricerca concettuale cui si riferisce il Web semantico e fornisce le funzioni operative chiave che, per un’azienda, rappresentano effettivi benefici, quali l’aumento della produttività all’interno dell’organizzazione, un aumento della protezione dell’informazione, una significativa riduzione dei costi per il mantenimento dei dati e l’eliminazione di inesattezze provocate da errore umano. Le funzionalità di IDOL spaziano tra il reperimento dei dati, la loro categorizzazione, l’allerta e la diffusione dei dati, il loro raggruppamento, la gestione di metadati e la sicurezza dei dati stessi. Tutto ciò con lo scopo, da un lato, di meglio informare e velocizzare il processo di decision making, dall’altro di migliorare l’efficienza operativa e ridurre i costi della gestione dell’informazione.

Intelligence Data Operating Layer

2 In estrema sintesi, secondo la logica dei predicati le informazioni sono esprimibili con asserzioni costituite da triple formate da soggetto, predicato, valore. Per maggiori informazioni si veda RDF Primer del W3C, http://www.w3.org/TR/rdf-primer/

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 1 - Schema delle funzionalità di IDOL.

Le caratteristiche del raccoglimento concettuale dei dati include l’uso di un linguaggio non strutturato di interrogazione dei documenti, detto Unstructured Query Language (UQL) che è in grado di affrontare le sintassi più complesse, anche quelle poste in un linguaggio naturale. IDOL accetta, in qualità di input, parti di contenuti, quali possono essere una frase, un paragrafo o una pagina di testo, o un’informazione contenuta in frammenti di file audio o di discorsi, e riporta riferimenti a documenti concettualmente relazionati, ordinati per rilevanza o distanza contestuale. Tale processo viene utilizzato per generare hyperlinks tra parti di contenuti. Ciò che risulta innovativo e utile per un EWS è il fatto che le soluzioni di Autonomy per la classificazione dell’informazione rimuovono la necessità, da parte delle organizzazioni, di basarsi sull’intervento umano o sul processamento manuale dell’informazione, come, ad esempio, l’etichettatura manuale dei documenti, di solito richiesta per far funzionare la maggior parte delle altre applicazioni di e-business. Basandosi sulla capacità del Server IDOL di capire qualsiasi tipo di informazione contestuale utilizzando un’avanzata tecnologia di pattern-recognition, Autonomy fornisce varie soluzioni di classificazione ampiamente graduata, che cataloga l’informazione in maniera completamente automatica. In questo modo, i dati risultano più accessibili, fornendo agli utenti un’informazione che è stata chiaramente definita e automaticamente localizzata all’interno di una struttura logicamente guidata. In un tale stato di cose, Autonomy costruisce automaticamente un network di collaborazioni tale per cui è possibile che l’organizzazione si concentri sulla costruzione di comunità d’esperti, alimentando la collaborazione e riunendo i soggetti coinvolti attorno a forum di discussione per realizzare una congruenza di obiettivi, limitare gli sforzi e aumentare i livelli di produttività.

Network di collaborazioni

Per quanto riguarda la diffusione dei contenuti, questi possono essere trasmessi e anche personalizzati attraverso numerosi canali, inclusi browsers, dispositivi mobili (telefono, personal digital assistants, ecc…), o anche TV digitale. Lo stesso contenuto può essere riproposto ad ogni dispositivo e l’interazione tra utenti attraverso tali dispositivi aiuta il software a capire il tipo di interesse e l’expertise degli utenti. In questo modo, vengono condizionate le successive ricerche di informazione e vengono perfezionati i criteri di rilevanza con cui presentare i documenti. In questo modo si ottiene la con-

Trasmissione dei contenuti

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Motori di ricerca di ultima generazione: il web semantico

segna automatica e la personalizzazione di informazioni rilevanti e puntuali ai diversi utenti e, oltre a rendere la fase di decision making più informata e più rapida, il sistema rende l’informazione maggiormente accessibile, aumentando i vantaggi competitivi dell’organizzazione.

Figura 2 - Esempio degli avvisi che IDOL è in grado dare nell’ambito del rispetto delle policy aziendali: se il contenuto delle mail inviate dagli impiegati non è in linea con le policy dell’azienda, il sistema segnala l’evento al mittente con un warning o, eventualmente, bloccando l’invio della mail.

In riferimento all’utilizzo che un EWS potrebbe fare di un tale software, è possibile sostenere che una sua eventuale applicazione potrebbe agevolare il raccoglimento di differenti tipologie di dati sia in termini di contenuto che di tempistica. In altre parole, l’utilizzo di un motore di ricerca come IDOL consentirebbe di mettere insieme dati provenienti da varie fonti, e quindi disponibili in modo più o meno strutturato, ma accomunati dallo stesso concetto di base, in relazione al fenomeno oggetto di analisi (la comparsa di nuove sostanze e/o di nuovi pattern di consumo). Ciò garantirebbe una maggior rapidità nella comunicazione di tali dati perché automaticamente definiti e localizzati dal server. Verrebbe, inoltre, agevolata la ricerca su Web di elementi che denotano una vendita di sostanze via Internet, poiché sarebbe possibile ricevere l’avviso di eventuali segni e avvisaglie del fenomeno tramite il riconoscimento concettuale di questo tipo di dato: la raccolta di più indizi, anche di natura diversa, ma significativamente e concettualmente correlati, può arrivare a costituire una segnalazione d’allerta. I questo modo, chi è responsabile della definizione del grado di allerta attorno a cui organizzare l’azione di risposta potrebbe avvalersi di un tipo di informazione più chiara e completa, favorendo la valutazione dell’informazione stessa e la presa di decisioni correlate. Non è da sottovalutare nemmeno l’importanza dell’azione di gestione dell’informazione se si considera il fatto che, una volta raccolta l’informazione dai vari spazi in cui era conservata, è possibile elaborarla in modo tale da giungere ad un vocabolario e ad

IDOL e EWS

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

uno standard di interpretazione comuni, comprensibile a tutti i soggetti partecipanti nel sistema e da loro stessi condivisibile. L’importanza dell’utilizzo di un prodotto come IDOL è data anche dal fatto che, in corrispondenza della gestione dell’informazione, vi sarebbe la promozione di un network collaborativo tra tutti gli attori coinvolti nell’EWS. Una rete di collaborazione, in un contesto come quello dell’EWS, rappresenta una garanzia alla corretta diffusione dei contenuti dell’informazione e alla personalizzazione di tale informazione in relazione al destinatario della stessa, secondo i criteri già descritti in paragrafi precedenti. Agevolare la collaborazione tra attori, quindi, contribuirebbe ad incrementare l’efficienza del sistema, riducendo i tempi per l’acquisizione dei dati e della trasmissione dell’avviso di allerta, e rafforzerebbe la capacità cooperativa delle unità operative, aumentando l’efficienza e l’efficacia di un Early Warning System.

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Una piattaforma enterprise strategica di ricerca e analisi del testo: descrizione di correlazioni

Come già espresso nel paragrafo precedente, informazioni vitali per il business e le imprese, in generale, possono essere disperse nell’azienda o nelle strutture di riferimento, isolate e, talvolta, inaccessibili da parte di persone, applicazioni e processi. Nel tempo, le fonti di informazione e il modo di utilizzarle si modificano: le aziende hanno quindi bisogno di un’architettura flessibile che, sganciando le informazioni dalla sorgente, possa fornire i dati sotto forma di servizio a qualsiasi persona, processo aziendale o applicazione, secondo il paradigma “on demand”. Il concetto di “informazione come servizio” prevede l’erogazione di servizi che aggiungono valore alle informazioni. Si tratta, quindi, di andare oltre la tradizionale gestione dei dati ma di integrare le informazioni (dati e contenuti, ovunque questi siano conservati) per fornire una visione unificata dell’informazione ricercata. Inoltre, l’“informazione come servizio” è pensata per contestualizzare le informazioni grezze e rivelare legami nascosti nelle informazioni grazie ad analisi avanzate, allo scopo di agevolare il processo decisionale.

Informazione come servizio

Figura 1 - Information on demand & Service oriented.

L’azienda IBM ha sviluppato la soluzione IBM Content Discovery che rende concreto il concetto di “informazione come servizio”, assicurando che la giuste informazioni giungano alle persone giuste al momento giusto, cioè “on demand”, valorizzando qualsiasi tipo di informazione, sia strutturata che non, contribuendo al miglioramento delle

Descrizione del motore di ricerca

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

capacità decisionali e di intervento dell’organizzazione. Il sistema Content Discovery offre una vasta gamma di funzionalità, ovvero si compone di diverse soluzioni IBM OmniFind, che rispondono alle diverse esigenze di ricerca degli utenti all’interno e all’esterno dell’azienda. In particolare, IBM Onifind Enterprise Edition fornisce una rosa completa di funzionalità per la ricerca aziendale. Si basa sull’Unstructured Information Management Architecture (UIMA) UIMA, un framework aperto ed espandibile per l’elaborazione di informazioni non strutturate attraverso l’analisi del testo, per l’estrazione di informazioni da contenuti non strutturati, per funzionalità di query semantiche, navigazione di report di business intelligence e applicazione di analisi molto personalizzate 1. Più in particolare, OmniFind Enterprise Edition offre funzionalità di ricerca nel testo in formato libero di alta qualità, scalabile 2, disponibile e sicura che consentono a dipendenti, fornitori, business partner e clienti di trovare le informazioni aziendali più rilevanti. Gli utenti devono semplicemente inserire parole o frasi chiave per effettuare rapidamente ricerche su Intranet, siti web aziendali pubblici, sistemi di database relazionali, file system e repository di contenuti, e ottenere risultati significativi. Possono, inoltre, andare oltre la ricerca standard nel testo intero ed eseguire query semantiche o per parametri, al fine di migliorare notevolmente la rilevanza dei risultati della ricerca. OmniFind Enterprise Edition è la prima piattaforma basata sullo standard UIMA. L’UIMA, grazie alla possibilità di sviluppare componenti di analisi del testo per l’analisi di documenti, permette di estrarre conoscenze e di individuare concetti di livello superiore come persone, luoghi, società, prodotti, problemi e altre “entità” nascoste all’interno dei dati non strutturati. Queste informazioni possono essere poi utilizzate per creare un indice “potenziato” per la ricerca, oppure convogliate verso un tradizionale datamart o data warehouse per l’utilizzo in applicazioni di business intelligence e analitiche. Inoltre OmniFind Enterprise Edition rappresenta l’archetipo del paradigma delle service-oriented architecture (SOA). Effettuando la ricerca tra informazioni disperse in sorgenti multiple sparpagliate in tutta l’azienda, incrementando il proprio valore, arricchendo i metadati attraverso l’analisi del testo e rendendoli disponibili come servizi per le persone, i processi e le applicazioni che ne possono trarre beneficio, OmniFind Enterprise Edition garantisce l’esecuzione in qualsiasi ambiente SOA 3. I tre componenti primari di OmniFind Enterprise Edition sono i crawler, l’index server e il search runtime (Figura 2): • i crawler estraggono contenuti da diverse sorgenti; • l’index server fa il “parsing”, o analisi sintattica 4, e analizza il documento, per poi costruire una raccolta (indice); • il search runtime elabora le richieste di ricerca, trova i documenti più rilevanti e presenta i risultati nel giro di frazioni di secondo.

Per ulteriori informazioni su UIMA, si veda http://uima-framework.sourceforge.net/ Nelle telecomunicazioni, nell’ingegneria del software e in altre discipline, il termine scalabilità si riferisce, in termini generali, alla capacità di un sistema di “crescere” o “decrescere” (aumentare o diminuire di scala) in funzione delle necessità e delle disponibilità. Un sistema che gode di questa proprietà viene detto scalabile. 3 Per ulteriori informazioni sulla SOA, si veda http://it.wikipedia.org/wiki/Service-oriented_architecture 4 Per ulteriori informazioni, si veda http://it.wikipedia.org/wiki/Analisi_sintattica 1 2

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Architettura flessibile per risultati di alta rilevanza


Una piattaforma enterprise strategica di ricerca e analisi del testo: descrizione di correlazioni

Figura 2 - Architettura della piattaforma di ricerca.

I crawler accedono ad una vasta gamma di sorgenti di dati di back-end; in alternativa, il contenuto può essere incanalato direttamente alla fase successiva del processo, che prevede la segmentazione del documento e l’analisi linguistica. Successivamente, se lo si desidera, è possibile classificare il contenuto in categorie sulla base di regole tassonomiche. La fase di indicizzazione comprende il ranking statico e l’eliminazione dei duplicati. Infine, all’atto della ricerca, è possibile correggere l’ortografia delle query rispetto a un elenco di termini inseriti nella raccolta, confrontati con dizionari di sinonimi o vocabolari relativi ad un campo particolare, e personalizzati. I risultati appaiono classificati secondo un ranking dinamico basato sui termini della query. Durante l’indicizzazione il testo viene estratto e analizzato utilizzando una sofisticata elaborazione linguistica nativa. Un’ulteriore elaborazione nell’Index Server analizza la struttura di collegamento del contenuto intranet, elimina i contenuti duplicati ed esegue altri processi per la raccolta di documenti per migliorare la qualità complessiva della ricerca. Grazie all’UIMA, è possibile eseguire altre analisi di documenti adhoc per generare ulteriori metadati, che, una volta aggiunti all’indice, consentono di utilizzare funzionalità avanzate, quali, ad esempio, la ricerca per concetto all’interno di informazioni non strutturate. L’architettura è aperta ed espandibile, in modo da supportare un’ampia gamma di applicazioni di ricerca specifiche del settore. L’utilizzo di dizionari dei sinonimi personalizzati (o “thesaurus”) migliora i risultati delle ricerche e agevola l’utente, espandendo i termini della query con un elenco di sinonimi dei termini immessi per la ricerca. Per quanto concerne le ricerche multilingue, questo motore di ricerca è in grado di percepire le sottigliezze di molteplici lingue, nonché la terminologia specifica di un settore, e di indicizzarle in modo adeguato. Ciò che maggiormente può interessare in questa sede è il tipo di funzionalità relativa alla ricerca semantica. Infatti, benché la ricerca per parole chiave possa essere uno strumento valido per ritrovare documenti sulla base dei metadati e delle parole chiave ivi contenuti, di per sé non è in grado di consentire ricerche di informazioni relative a concetti di livello supe-

Ricerca semantica

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

riore, per esempio nomi, numeri di telefono di persone, componenti o condizioni. Le applicazioni di ricerca semantica estendono le query degli utenti al di là delle semplici parole chiave, per identificare concetti superiori, quali persone, luoghi, aziende, prodotti, problemi e altre “entità” che possono essere presenti nel testo. Inoltre queste applicazioni consentono di specificare anche rapporti tra i concetti. Sono in grado di offrire questa funzionalità grazie alla capacità di effettuare ricerche sui metadati ottimizzati riuniti in un corpus di informazioni con l’analisi del testo. La ricerca semantica è la capacità di capire e di navigare tra i metadati ottimizzati, offrendo agli utenti risultati più rilevanti e la possibilità, per esempio, di trovare entità a prescindere dal modo in cui sono descritte nel testo. OmniFind Enterprise Edition semplifica le ricerche semantiche utilizzando l’espansione dei sinonimi quale modalità per introdurre una comprensione concettuale nella ricerca per parole chiave, invece di fare affidamento su una sintassi di query XML particolare. OmniFind Enterprise Edition è dotato di un annotatore configurabile in grado di individuare concetti in testi non strutturati sulla base delle espressioni regolari. Il tipo di applicazione che si è pensato di proporre per un sistema di allerta precoce e risposta rapida sulle droghe si basa sull’idea che nel contesto della previsione del fenomeno che si vuole anticipare e arginare sia necessario costruire delle correlazioni di eventi sulla base dei quali sia possibile stabilire se ci siano le condizioni per l’emergere del fenomeno in oggetto. In altre parole, si è pensato che questo avanzato motore di ricerca potrebbe essere impiegato per individuare, all’interno di una rete informativa, una serie di notizie che, messe tra loro in correlazione, potrebbero, se adeguatamente interpretate, dare indicazioni utili sull’avvicinarsi di condizioni di rischio per la salute pubblica in termini di produzione di nuove sostanze e/o di sviluppo di nuovi trend di consumo. In definitiva, riconoscendo la difficoltà di imbattersi in un determinato fenomeno in uno spazio temporale tale da consentire anche il lancio di una segnalazione di allerta che preceda il fenomeno stesso, si è pensato di lavorare su altri fattori correlati al fenomeno in oggetto e visibili molto prima rispetto all’evento che si vuole evitare. Si è considerato che l’attenta interpretazione di tali fattori, eseguibile con un certo anticipo rispetto all’accadimento dell’evento, potrebbe fungere da supporto al processo di decision making di un comitato scientifico, come quello previsto per il centro dell’Early Warning System, deputato alla considerazione delle informazioni in entrata al sistema per la determinazione dello stato di allerta.

Applicazione al sistema di allerta: finalità

Per meglio comprendere come si prevede di utilizzare il motore di ricerca Omifind Enterprise Edition in un contesto come quello di un sistema di allerta sulle droghe, si veda la Figura 3.

Fasi di operatività

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Una piattaforma enterprise strategica di ricerca e analisi del testo: descrizione di correlazioni

Figura 3 - Fasi di operatività.

La prima fase prevede che il fenomeno che si vuole tenere controllato venga definito attraverso la specificazione delle sue caratteristiche in riferimento ad uno spazio temporale ed, eventualmente, anche ad uno spazio geografico. Il motore di ricerca, quindi, cercherà le informazioni relative al fenomeno in relazioni alle caratteristiche descrittive impostate, mirando la ricerca su certe aree definite e privilegiando alcune informazioni rispetto ad altre (ad esempio, quelle più recenti rispetto a quelle più datate, oppure, quelle riferite all’Europa, piuttosto che quelle relative all’Oceania).

Identificazione del fenomeno

A proposito delle aree di ricerca, queste verranno definite proprio nella seconda fase operativa. In questa sede, infatti, è previsto che vengano individuati gli ambienti all’interno dei quali la ricerca deve dispiegarsi. Tali ambienti possono essere vari e sulla base di questi sarà necessario definire quali fonti di informazione si intendono prevedere, ovvero si desiderano considerare come ufficiali, come le più accreditate e, quindi, come le più affidabili ai fini della valutazione dell’informazione.

Aree di indagine e fonti

Le fonti individuate dalle varie aree costituiranno l’insieme delle “fonti selezionate” che il sistema di ricerca andrà ad indagare per fornire una descrizione degli eventi correlati al fenomeno oggetto di studio (Figura 4).

Selezione delle fonti

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 4 - Fonti di informazione per IBM Omnifind Enterprise edition.

Come è possibile notare dallo schema sopra riportato, le fonti individuate provengono da diversi ambiti (sanitario, legale, multimediale, industriale, laboratoristici, ecc…). Ciò si spiega con la necessità di disporre di una visione a 360° di ciò che può contornare il fenomeno dell’emergere di nuove sostanze e/o di nuovi pattern d’uso. Pertanto, è necessario seguire la logica dell’interdisciplinarità della lettura del fenomeno anche attraverso il ricorso a fonti apparentemente poco attinenti con l’evento che si vuole evitare. Il motore di ricerca proposto dall’azienda IBM consente di impostare tutte le fonti desiderate, siano esse segnalazioni dei pronto soccorsi, data base delle Forze dell’Ordine (per lo meno, quelli cui è consentito accedere), spazi di espressione individuale come Forum o Blog, notizie riportate dai media o da vari siti Web. Inoltre, proprio in riferimento ai siti, il sistema è in grado di seguire la notifica di un evento per tre link oltre al sito indicato dal gestore. In questo modo, si hanno ulteriori probabilità di cogliere informazioni utili non solo dalle fonti già indicate in fase di programmazione, ma anche da quelle che il sistema impara a riconoscere come tali. L’aggiornamento delle fonti, infine, può essere eseguito in ogni momento intervenendo sul programma e consentendo, così, il celere aggiornamento delle modalità di ricerca. Tra le fonti individuate si è ritenuto dover inserire quelle che sono state definite come le “nuove fonti”. Per “nuovi fonti” si intendono modalità per il rilevamento di dati e informazioni significative alternative a quelle fino ad ora descritte e non ancora ufficialmente riconosciute e utilizzate. Si è pensato, ad esempio, alla possibilità di posizionare all’interno di discoteche e/o luoghi di ritrovo per giovani, dei cosiddetti “disco-totem”. Si tratta di congegni multimediali che possono essere posizionati nei locali ed essere collegati ad un centro di riferimento (Figura 5). Da tale centro vengono inviate delle domande mirate alla raccolta di informazioni non strutturate e dirette alle persone che si trovano nella discoteca. La comunicazione tra le due parti avviene attraverso uno schermo sensibile al tocco, secondo le caratteristiche dei “touch screen”, sensibili alla pressione che viene esercitata sullo schermo dalle dita. Grazie a questo sistema di funzionamento, le ri130

Nuove fonti: disco totem e touch-screen di reattività


Una piattaforma enterprise strategica di ricerca e analisi del testo: descrizione di correlazioni

sposte che il soggetto fornisce toccando lo schermo del totem giungono direttamente al centro di elaborazione che le può, quindi, elaborare e processare al fine di renderle comprensibili e gestibili come dato informativo.

Figura 5 - Esempi di totem multimediali.

Questa modalità così informale e destrutturata di raccolta di informazioni è pensata proprio per raccogliere notizie direttamente dai consumatori o, comunque, da persone che possono essere informate sui fatti e che, quindi, sono in grado di fornire indicazioni sulla tipologia di sostanze che si trovano in circolo, sulle modalità di consumo, sulla qualità del prodotto. Infatti, se le domande sollevate dal totem fossero quesiti del tipo “Come è la qualità della “roba” sta sera?” o “Come ti senti dopo averla utilizzata?”, è possibile ottenere elementi preziosi ai fini del sistema di allerta direttamente dai consumatori, garantendone, comunque, l’anonimato. La terza fase consiste nella rappresentazione dei risultati della ricerca in una forma leggibile e comprensibile che costituisca una sintesi dei risultati per aree di indagine. In questa sede, il motore di ricerca offerto dall’azienda IBM è in grado di presentare i risultati secondo un certo ordine di significatività determinato dal gestore in fase di programmazione. La rappresentazione deve avvenire attraverso la produzione di un report che indichi i fatti correlati al fenomeno secondo criteri predefiniti e con un cut-off sulla rilevanza della notizia per il fenomeno oggetto di interesse. In questo modo, sarà possibile vedere ai primi posti della lista le notizie maggiormente degne di attenzione ai fini di un sistema di allerta relative all’arco di tempo e allo spazio geografico definito dal responsabile del sistema in fase di progettazione. Le notizie, pertanto, possono essere raccolte e, successivamente, riportate, ricoprendo un raggio spazio-temporale più o meno ampio a seconda delle esigenze del gestore. Inoltre, come già indicato, la lista potrà essere differenziata a seconda dell’area di indagine. Ciò significa che sarà possibile vedere le notizie più interessanti per ogni area individuata. Questa operazione mette coloro che saranno deputati alla lettura dei risultati in grado di avere già nell’immediato una panoramica completa delle segnalazioni e di interpretare le correlazioni di eventi sulla base di informazioni complete.

Sintesi per aree

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

L’ultima fase, prevede la lettura dei risultati e la loro interpretazione da parte del comitato scientifico previsto per il sistema di allerta. L’interpretazione, eseguita da persone competenti ed esperte, metterà in luce se effettivamente le informazioni che il motore di ricerca ha segnalato come correlate all’evento da evitare, in relazione alle varie aree di indagine, possono essere indicative dell’avvicinarsi di una situazione di pericolo per la salute pubblica oppure se, al contrario, queste non hanno alcun tipo di legame tra loro e non rappresentano ragione di preoccupazione ai fini dell’allerta.

Interpretazione del report

Si tratterebbe, quindi, di interpretare una descrizione di correlazioni presentate dal sistema informatico ma, successivamente, lette e valutate dai membri del comitato tecnico-scientifico. Così facendo, il motore di ricerca qui descritto rappresenterebbe un valido strumento di appoggio per la fase di decision making. Inoltre, considerando che la lettura di un fenomeno e degli avvenimenti ad esso correlati, deve necessariamente essere la più completa possibile per avere un quadro chiaro e preciso di come esso si muova e si sviluppi, questo sistema informatico costituisce un utile supporto all’interpretazione dell’evento e, di conseguenza, alla completezza e accuratezza del quadro di riferimento entro cui dispiegare eventuali azioni di risposta.

Utilità

Rimane da sottolineare il fatto che tale prodotto informatico può rendere al meglio se utilizzato per il controllo e la gestione di database, quali possono essere quelli delle Forze dell’Ordine o quelli dei laboratori per le analisi tossicologiche. Infatti, per quanto possibile e fattibile, l’impostazione delle procedure di sistema per il controllo e il monitoraggio di ambienti così vari come quelli precedentemente proposti, potrebbe risultare particolarmente complessa poiché la definizione dei contenuti da ricercare in ogni ambiente si rivela molto diversa a seconda dell’ambiente di riferimento. Al contrario, la gestione di ambienti omogenei e poco variabili, come i database, consentirebbe una maggior linearità dell’impostazione della ricerca di informazioni oltre che dei risultati, che risultano, quindi, più mirati e precisi di quelli che si potrebbero ottenere, applicando questo sistema ai siti Internet in cui, ad esempio, la stessa sostanza può essere chiamata con innumerevoli nomi e dove la velocità con cui certi siti web vengono aperti, chiusi e modificati, potrebbe inficiare la bontà delle informazioni derivanti dalla ricerca ad opera di Omnifind.

Consigli

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ASPETTI ESECUTIVI



Geo Drugs Alert: un software 1 per la gestione e la georeferenziazione delle segnalazioni e delle allerte per i danni da droghe 2 Giovanni Serpelloni Claudia Rimondo Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20 Verona Programma Regionale sulle Dipendenze

Alla luce delle considerazioni fatte fino ad ora sulle modalità di funzionamento di un Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe, e considerate le potenzialità informatiche che si rendono disponibili a supporto del Sistema, è stato realizzato un software, denominato “Geo Drugs Alert”, che rispecchia i requisiti essenziali di un EWS. L’importante, infatti, era soddisfare quattro criteri nella realizzazione di questo software al fine di superare i problemi che fino ad ora hanno reso inefficaci i sistemi di allerta tutt’oggi esistenti in Italia, considerata la loro incapacità di prevedere, in tempo utile per attivare risposte precoci, la diffusione di sostanze particolarmente tossiche. I quattro criteri da noi individuati erano 3: 1. la tempestività nel cogliere precocemente il fenomeno e nell’attivare la risposta; 2. la specificità relativamente alla bassa probabilità di falsi allarmi; 3. la sensibilità di cogliere comunque eventi anche a bassa visibilità e di difficile e non immediata lettura; 4. l’efficacia relativamente alla capacità di prevenire o ridurre i danni alle persone o il numero di persone intossicate).

Introduzione: prima di tutto, tempestività

Il software “Geo Drugs Alert”, oltre a soddisfare questi criteri, costituisce uno strumento innovativo nella gestione delle informazioni che possono impedire l’emergere o il diffondersi di intossicazioni acute diffusive, o a grappolo, sul territorio. Il software è stato impostato anche per risolvere un altro grave problema che si è rivelato dalle osservazioni dei sistemi nazionali che è la grande difficoltà di creare un networking efficace relativamente alla messa in rete di punti segnalanti (input al sistema) e soprattutto delle unità operative delle organizzazioni in caso di allerta (output del sistema). A questo proposito, si è lavorato molto nel creare soluzioni tecnologiche avanzate che potessero assicurare, ancora una volta, l’applicazione dei criteri sopra riportati. La Figura 1 riporta in sintesi il modello generale di funzionamento del sistema.

Networking

1 Sistema ideato e progettato da G. Serpelloni in collaborazione con C. Rimondo. Sviluppo informatico a cura di CIDITECH. Per informazioni: http://allerta.dronet.org, allerta@dronet.org, gserpelloni@dronet.org. 2 La descrizione fatta in questo capitolo si riferisce alla versione di “Geo Drugs Alert” aggiornata al 21 maggio 2007. 3 Vedi capitolo 7, Caratteristiche e criteri generali per la definizione degli Early Warning Systems.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Si tratta, in definitiva, di un software di ultima generazione che poggia su sistemi di georeferenziazione delle segnalazioni in input collegati ad altri sistemi avanzati per la gestione delle segnalazioni di allerta in uscita (output). Ciò è possibile mediante forme integrate di trasmissione contemporanea via e-mail, fax, sms che possono raggiungere qualsiasi tipo di struttura, anche quella meno attrezzata o che non dispone di una connessione Internet, e addirittura, la singola persona collocata sul territorio e collegata al programma con un semplice telefono cellulare.

Figura 1 - Modello generale di funzionamento del software “Geo Drugs Alert”.

Volendo descrivere nel dettaglio il funzionamento di “Geo Drugs Alert”, si vuole premettere che il sistema informatico qui proposto è mirato all’osservazione di due ambienti in particolare. Il primo ambiente è rappresentato dalla popolazione dei consumatori che è possibile osservare tramite le strutture sanitarie, i laboratori di analisi, le organizzazioni del privato sociale, le scuole, i media e i consumatori stessi. Il secondo ambiente è costituito dalle sostanze sequestrate, ovvero dalle sostanze protagoniste del traffico e dello spaccio illegale, smerciate lungo particolari vie di traffico e, quindi, vendute e/o consumate in particolari aree geografiche. L’ambiente da cui si possono ricavare informazioni utili a tracciare il quadro di questo ambiente è quello delle Forze dell’Ordine, attraverso le operazioni di sequestro e i contatti con gli spacciatori.

Ambienti e aree sottoposte alla sorveglianza

Il software è preposto alla ricezione di informazioni (segnalazioni in input) provenienti da: personale sanitario, laboratori scientifici, Forze dell’Ordine, organizzazioni del privato sociale, scuole, media e i luoghi di intrattenimento, quindi da utenti esperti, professionali, ma anche da cittadini comuni. Le segnalazioni provenienti da queste fonti possono mostrare diversi gradi di specificità (ad esempio, alta specificità per i laboratori, specificità più bassa per le discoteche). Tuttavia, si è considerato che è necessario disporre di informazioni il più tempestive possibile relativamente al fenomeno che si osserva e, pertanto, ciò giustifica la ricezione di segnalazioni a basso grado di spe-

Unità segnalanti

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Geo Drugs Alert: un software per la gestione e la georeferenziazione delle segnalazioni e delle allerte per i danni da droghe

cificità ed affidabilità. Come si vedrà in seguito, la valutazione di questo tipo di segnalazione viene, comunque, soppesata in fase di processamento delle segnalazioni. È stato considerato che anche i consumatori di sostanze illecite, per quanto poco affidabili, possono essere fonte di informazioni utili per il Sistema di Allerta, e che, soprattutto, costoro possono essere in grado di inviare quelle informazioni in modo rapido. Si è pensato, quindi, ad uno strumento che consentisse di rendere note le notizie in loro possesso e, allo stesso tempo, di mantenere un certo livello di riservatezza o anonimato, qualora la persona lo ritenesse opportuno. La caratteristica dell’anonimato viene estesa anche a coloro che, benché non necessariamente assuntori di sostanze, non desiderano rendere note le proprie generalità ma vogliono, ugualmente, collaborare e informare il Sistema. La gestione e il trattamento delle informazioni in input sono responsabilità di un Comitato Tecnico Scientifico composto da personale specializzato ed esperto nella valutazione e nel processamento delle segnalazioni che giungono tramite il software. La sensibilità di Geo Drugs Alert si caratterizza per la capacità di cogliere informazioni attraverso diversi mezzi di comunicazione: tramite web, e-mail, fax, SMS. A seconda del mezzo che viene utilizzato per inviare delle segnalazioni si possono avere informazioni strutturate oppure informazioni definite “grezze”. La differenza tra le due tipologie di informazione risiede nel fatto che le prime, che vengono ricevute tramite web, giungono al Sistema in una forma standardizzata, attraverso la compilazione di schede di segnalazione (vedi oltre) che consentono la raccolta delle informazioni in maniera unificata e, quindi, facilmente consultabili, comparabili e valutabili. Le segnalazioni cosiddette “grezze”, invece, giungono al sistema attraverso fax, e-mail, SMS e non possiedono alcun grado di strutturazione trattandosi di brevi messaggi di testo o di testo libero. Poiché per elaborare e valutare le segnalazioni il Sistema necessita di informazioni standardizzate, le segnalazioni “grezze” devono essere processate da un operatore addetto ed essere, quindi, tradotte in informazioni uniformate. Quando viene inviata una segnalazione tramite SMS o fax, il sistema risponde con un altro SMS in cui si ringrazia per la segnalazione, si ricorda di inviare i riferimenti geografici del caso segnalato e, infine, si richiede il consenso per contattare, eventualmente, il mittente. Di seguito si propone la descrizione dettagliata di ciò che accade successivamente l’invio delle segnalazioni al sistema. La Figura 2 riassume i passaggi che verranno successivamente illustrati.

Segnalazioni grezze e risposte del sistema

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 2 – Procedura per il processamento delle segnalazioni.

Per le segnalazioni in input, si è pensato anche di adottare degli strumenti ad alta tecnologia e a basso costo che consentano di mettere in collegamento diretto le unità mobili del network dell’EWS con il sistema informatico. È, infatti, sufficiente disporre di un palmare collegato al sistema per inviare una segnalazione. Questa, tramite satellite, giunge al sistema che, oltre a riconoscere la segnalazione, riconosce anche le coordinate spaziali del luogo da cui la segnalazione è pervenuta. Per tanto, al momento della georeferenziazione e della rappresentazione su mappa delle segnalazioni, anche le segnalazioni giunte attraverso palmare possono essere geo-referenziate. Si ricorda, però, che la segnalazione inviata da palmare è di tipo “grezzo” e andrà quindi strutturata per poter essere processata dal Comitato Tecnico Scientifico. L’utilità di questo strumento high tech è visibile non solo nella georeferenziabilità delle informazioni, ma anche nella diffusione che lo strumento in sé può avere. Infatti, trattandosi di palmari dal costo contenuto (circa 300 euro cadauno), molte unità mobili ne possono essere dotate rendendo capillare la rete di monitoraggio sul territorio di riferimento e, soprattutto, garantendo la massima tempestività delle segnalazioni che possono avvenire, praticamente, nel momento stesso in cui il caso si manifesta. Inoltre, la rapidità con cui le segnalazioni possono essere inviate contribuisce alla tempestività del sistema stesso e al suo corretto ed efficace funzionamento.

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Strumento high tech a basso costo: palmare per segnalazioni delle unità mobili


Geo Drugs Alert: un software per la gestione e la georeferenziazione delle segnalazioni e delle allerte per i danni da droghe

Figura 3 – Utilizzo del palmare tra le unità mobili di strada.

Come precedentemente evidenziato, il software funziona attraverso la rete Web ed è rintracciabile al sito http://www.ciditech.it/sapd/Login/Login.aspx. Nella pagina di apertura del sito (Figura 4), si trovano la presentazione del progetto Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe e la descrizione della procedura prevista per eseguire una segnalazione. Tali informazioni sono indirizzate a tutti gli utenti ed ai visitatori che possono, in questo modo, ricevere dei chiarimenti sul funzionamento del software e procedere, quindi, all’invio delle informazioni. Si tratta di “istruzione per l’uso” espresse in modo molto semplice per seguire e indirizzare, a passo a passo, gli utenti che accedono per la prima volta al sistema. Nella “Home page” a destra sono disponibili una serie di link utili agli utenti che fruiscono del Sistema di Allerta. A sinistra, si trovano tutte le azioni che il software consente di eseguire. Poiché non tutti gli utenti hanno il permesso di eseguire quelle azioni, facendo click su uno di quei tasti, il sistema chiede, automaticamente, di effettuare il login e, quindi, di essere riconosciuto. La barra in alto, infine, riporta i link degli enti promotori del progetto, il Ministero della Salute e il Ministero della Solidarietà Sociale, nonché i link ad istituzioni e organizzazioni internazionali autorevoli in tema di droga. Il programma per l’invio di segnalazioni è disponibile anche nella versione inglese facendo click sulla bandiera del Regno Unito posta in alto al centro del titolo della Home page.

Home page

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Figura 4 - Home page del software “Geo Drugs Alert”.

Per eseguire il “log in” esistono tre possibilità di accesso (vedi Figura 5). La prima riguarda coloro che già sono registrati dal sistema e che, quindi, sono già in possesso di un nome utente e di una password per effettuare l’accesso diretto alla pagina delle segnalazioni. Basterà inserire il proprio nome utente e la propria password nei campi corrispondenti e fare click sul tasto “Log in”, o premere “Invio” sulla propria tastiera per accedere al sistema.

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Figura 5 - Pagina di log in.

La seconda possibilità prevede che chi non è ancora registrato possa farlo facendo click su “Registrati”. L’operazione apre automaticamente una scheda di registrazione che deve essere compilata in tutti i suoi campi affinché la registrazione vada a buon fine (Figura 6). A tal proposito, i campi che necessariamente devono essere compilati per diventare un utente registrato del sistema sono contrassegnati con un asterisco. Al termine della compilazione della scheda di registrazione, facendo click sul pulsante “Invia”, la scheda viene inoltrata all’amministratore che invierà uno “User ID” e una “Password” al nuovo utente tramite SMS ed e-mail, secondo i dati inseriti dall’utente stesso.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 6 - Scheda di registrazione di un nuovo utente.

La terza possibilità di accesso al Sistema e di invio di segnalazioni, riguarda coloro che desiderano mantenere l’anonimato ma che, tuttavia, possono e desiderano fornire informazioni utili al Sistema di Allerta. Facendo click sul pulsante “Visitatore” si ha la possibilità di accedere alla scheda di segnalazione evitando di eseguire il log in e accedendo ad una scheda di segnalazione apposita per la categoria “Visitatore”. Dopo aver effettuato il log in, ogni utente si vede aprire una schermata in cui, al centro, trova la spiegazione della procedura di compilazione della scheda. Sulla sinistra si trovano dei tasti che corrispondono alle azioni che sono autorizzati a compiere: compilazione scheda di segnalazione, consultazione di informazioni tecnico-scientifiche, visualizzazione del network del Sistema di Allerta. Facendo click su “Scheda di segnalazione”, ogni unità segnalante ha accesso alla scheda di segnalazione che gli compete. Dopo l’inserimento di “User ID” e “Password”, il programma è in grado di riconoscere l’utente e di indirizzarlo automaticamente alla scheda di segnalazione di pertinenza. Ogni scheda è strutturata in campi di compilazione diversi secondo la tipologia di unità segnalante. Gli operatori sanitari saranno tenuti a completare una scheda che richiede dati prettamente clinici, i laboratori di analisi avranno una scheda richiedente dati di tipo laboratoristico (Figura 7), le scuole, le organizzazioni del privato sociale, i media e le discoteche dovranno compilare una scheda di registrazione che richiede dati meno specifici ma comunque necessari alla raccolta di informazioni sul consumo di nuove droghe, sui nuovi pattern di consumo, sul traffico e lo spaccio di sostanze.

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Schede di segnalazione


Geo Drugs Alert: un software per la gestione e la georeferenziazione delle segnalazioni e delle allerte per i danni da droghe

Figura 7 – Scheda di segnalazione per i laboratori (su format dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, OEDT).

Per quanto riguarda le Forze dell’Ordine, esse hanno la possibilità di compilare due tipologie di schede: una relativa ad informazioni sui sequestri, l’altra relativa ad informazioni sul traffico delle sostanze. È possibile selezionare la tipologia di scheda da compilare e quindi procedere alla stesura della stessa. Le schede di segnalazione devono essere compilate nel modo più completo possibile. Ciò si spiega con la necessità di valutare qualsiasi informazione utile alla prevenzione della salute pubblica e alla riduzione delle intossicazioni acute. Per tanto, piuttosto che non accettare una segnalazione perché manca qualche dato nella compilazione della scheda, ma ugualmente utile in termini informativi, si è preferito scegliere di accettare anche schede di segnalazione non completamente compilate. Tuttavia, al fine di rendere più completa la rosa di informazioni sulla base delle quali devono essere prese importanti disposizioni quali, ad esempio, la scelta o meno dell’invio di una segnalazione di allerta, si invitano le unità segnalanti a compilare le schede nel modo più accurato possibile. Gli unici campi a compilazione obbligatoria sono quelli che riguardano il luogo in cui l’evento che si vuole segnalare è avvenuto. Ciò è necessario al fine di poter georeferenziare le segnalazioni in input, come verrà di seguito dettagliatamente spiegato. Per quanto riguarda l’accesso riservato ai membri del Comitato Tecnico, al momento di inserire “User ID” e “Password”, il sistema riconosce questi utenti come gli amministratori del sistema in possesso, quindi, dei “privilegi” previsti per gli amministratori di sistema. Si tratta ora di descrivere come avviene il processo dell’allerta che può essere descritto nelle seguenti macro-fasi: 1. Gestione delle segnalazioni in entrata 2. Identificazione dei Quadri Sindromici Emergenti

La gestione ad opera dell’amministratore

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3. Attivazione delle allerte 4. Conclusione delle allerte Le macro-fasi per la gestione delle segnalazioni e delle allerte vengono schematizzate in Figura 8.

Figura 8 – Macrofasi per la gestione delle segnalazioni e delle allerte.

Facendo click sul primo tasto in alto a sinistra, “Gestione delle segnalazioni”, si accede all’elenco delle segnalazioni ricevute dal Sistema. Come precedentemente evidenziato, le segnalazioni ricevute si dividono in due tipi: quelle ricevute tramite le schede di segnalazione (segnalazioni strutturate) e quelle ricevute senza la compilazione di una scheda ma attraverso sms, fax o e-mail inviate al Sistema, cioè le informazioni grezze. Il Comitato Tecnico Scientifico può decidere quale delle due tipologie di segnalazione andare a gestire. Se si fa click su “Mostra segnalazioni grezze” si accede all’elenco delle informazioni ricevute via sms, fax o e-mail (Figura 9). Per poter trasferire una segnalazione grezza all’elenco delle segnalazioni strutturate, è necessario che l’operatore prenda visione della segnalazione grezza e la trasformi in strutturata facendo click su “Processa”. In questo modo il sistema rimanda alla home page da cui sarà possibile, per l’operatore, accedere ad una scheda di registrazione e strutturare le informazioni ricevute.

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Gestione delle segnalazioni


Geo Drugs Alert: un software per la gestione e la georeferenziazione delle segnalazioni e delle allerte per i danni da droghe

Figura 9 – Elenco delle informazioni grezze.

Per accedere alle segnalazioni strutturate si deve fare click su “Mostra segnalazioni strutturate”. Le schede di segnalazione ricevute dal software vengono riportate in un “Elenco delle segnalazioni”. Le segnalazioni sono raccolte per Regioni di provenienza delle segnalazioni. La casella corrispondente ad una Regione in cui sono presenti delle segnalazioni evidenzia, insieme al nome della Regione, anche il numero di segnalazioni presenti in quella Regione. Facendo click sul nome della Regione, appaiono le sigle delle province. Anche in questo caso, un numero nella casella indicherà quante segnalazioni ci sono in una provincia. Oltre alla suddivisione per province, è stata prevista anche l’opzione “Tutte” che consente di vedere tutte insieme le segnalazioni presenti in una Regione, o anche in tutta Italia. Facendo click sul nome della Provincia, o sull’etichetta “Tutte”, o su “Italia”, le segnalazioni vengono mostrate in un elenco in cui sono disposte per ordine cronologico e descritte per data e ora della segnalazione, per unità segnalante e per descrizione del contenuto del caso segnalato (Figura 10). Al fine di vedere per esteso i dettagli della segnalazione, è sufficiente fare click sulla descrizione della segnalazione per accedere alla scheda di segnalazione completa e vedere, quindi, tutti i dettagli della segnalazione (Figura 11).

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Figura 10 – Elenco delle informazioni strutturate (possibilità di dettaglio per Regione e Provincia).

Figura 11 – Dettagli delle segnalazioni strutturate.

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L’elenco delle segnalazioni consente di iniziare a processare le segnalazioni attribuendo loro uno score per determinare la rilevanza dell’informazione esaminata. Per attribuire uno score bisogna fare click sulla parola “Applica” in corrispondenza della colonna “Score”. Si apre una finestra in cui viene chiesto di attribuire un numero da 0 a 10 per valutare la gravità del caso segnalato e l’accreditamento della fonte di informazione, cioè la sua credibilità (0 = nessuna gravità/accreditamento, 10 = massima gravità/accreditamento). La gravità delle segnalazioni viene valutata seguendo le linee di indirizzo simil-triage:

Scoring

• Codice rosso = priorità massima - score compreso tra 9 - 10 - Evento molto critico, che può creare incombente pericolo di vita. • Codice giallo = priorità intermedia - score compreso 7 - 8 - Evento mediamente critico, che necessita di una valutazione urgente per evitare o trattare la compromissione di una delle tre funzioni “vitali” (cognitiva – fisica – sociale) o per escludere una patologia importante. • Codice verde = priorità bassa - score compreso 4 - 6 - Evento poco critico, con urgenza (tempestività richiesta di intervento) rinviabile, nel quale non vi è o non si prevede l’alterazione di una delle funzioni “vitali” (cognitiva – fisica – sociale) • Codice bianco = non prioritario - score compreso 0 - 3 - Evento non critico, il cui problema non ha carattere di urgenza. Molte di queste situazioni potrebbero essere risolte dalle strutture territoriali locali. Il sistema calcola automaticamente la rilevanza assegnata, data dal prodotto del numero dato alla gravità del caso per il numero attribuito all’accreditamento della fonte: rilevanza = gravità x accreditamento (Figura 12), utilizzando, quindi, un modello compensativo lineare.

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Figura 12 – Attribuzione del punteggio.

Facendo clic sul tasto “Avanti”, l’esperto accede alla finestra del confronto del proprio punteggio con quello dei suoi colleghi membri del Comitato Tecnico. Qui, l’esperto ha la possibilità di vedere il punteggio che i suoi colleghi hanno assegnato ed, eventualmente, rivedere il proprio giudizio alla luce del parere degli altri (Figura 13). Ciò si giustifica con la necessità di creare un allineamento delle opinioni e, quindi, una sorta di unanimità sulla valutazione della segnalazione. L’esperto vede visualizzato il proprio punteggio e quello assegnato dagli altri membri del Comitato, sia per la gravità del caso che per l’accreditamento della fonte, e può decidere se modificare il proprio punteggio. Al termine delle operazioni, il membro del Comitato Tecnico che sta dando il proprio score deve fare click sul tasto “Confermo il mio score” e quindi può tornare alla pagina dell’elenco delle segnalazioni.

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Figura 13 – Confronto dei giudizi.

Il tasto “Quadri Sindromici Emergenti” introduce un nuovo concetto caratterizzante questo software. Il Quadro Sindromico Emergente (QSE) è l’insieme delle segnalazioni relative a segni e/o sintomi e/o condizioni e/o eventi che possono essere logicamente associate in un unico raggruppamento omogeneo, mai osservato prima, e che incrementa nel tempo la sua presenza. Facendo click sul tasto “Quadri Sindromici Emergenti (QSE)” nella colonna grigia a sinistra della pagina, si apre l’elenco dei QSE già creati. Per creare un nuovo Quadro Sindromico Emergente (QSE), bisogna fare click sul tasto “Nuovo quadro”, in basso a destra della tabella. Si apre una schermata simile a quella delle segnalazioni strutturate, in cui è possibile visualizzare le segnalazioni ricevute dal sistema suddivise per Regioni e Provincie. Da questo elenco, l’amministratore può selezionare, attraverso lo strumento del flag, quelle segnalazioni che, a suo giudizio, possono essere considerate “trigger”, cioè quelle che lo inducono a pensare all’esigenza di creare un QSE. A questo punto, il sistema consente di vedere la sintesi delle segnalazioni selezionate in quanto “trigger” e l’amministratore ha davanti l’elenco delle segnalazioni sulla base delle quali può creare un QSE. Si ricorda che le segnalazioni trigger vengono tenute in memoria dal sistema e verranno sempre distinte rispetto ad altre segnalazioni successive che possono essere inserite nel QSE in un secondo momento.

Quadri Sindromici Emergenti: segnalazioni trigger

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Figura 14 – Selezione delle segnalazioni trigger per la creazione di un nuovo Quadro Sindromico Emergente.

Ora, mantenendo visibile l’elenco delle segnalazioni trigger, è possibile compilare una scheda per la costruzione di un nuovo QSE. In questa scheda si richiede di indicare a quale gruppo di classificazione, cioè a quale categoria, si vuole che il QSE appartenga: sintomi di intossicazione, sostanze anomale, modalità di consumo, traffico, modalità di spaccio, prezzi/offerte speciali, altro. Sarà sufficiente fare click sul gruppo di classificazione desiderato per selezionare una categoria. Successivamente, viene richiesto come si vuole nominare il QSE che si sta creando e qual è il nome del primo proponente del QSE (questo dato, però, viene già rilevato automaticamente dal sistema grazie all’identificazione dell’utente all’accesso). Viene, inoltre, riportata la data in cui il Quadro Sindromico Emergente (QSE) vene proposto e la data in cui, poi, il QSE viene approvato. Le due date, infatti, possono differire in quanto la prima, a cura dei membri del Comitato Tecnico, si riferisce al momento in cui il QSE viene costruito, la seconda, a cura dell’amministratore, si riferisce al momento in cui il QSE viene ufficializzato e pubblicato nel sistema. Pur esistendo la possibilità di modificare un QSE anche dopo la sua approvazione, la distinzione tra creazione e approvazione si spiega con l’esigenza di avere un unico responsabile per la sua ufficializzazione. Mentre il processo per la creazione prevede l’interazione tra i membri del Comitato Tecnico Scientifico che possono comunicare tra di loro, anche attraverso modalità di call conference, via Skype 4, l’azione dell’approvazione presuppone che il processo di confronto sia già avvenuto e che l’amministratore del sistema, ascoltati gli altri membri, proceda alla pubblicazione ufficiale del QSE. Nell’area “Evidenze” vengono descritti gli elementi distintivi del QSE. Tale operazione viene facilitata dallo scorrimento delle segnalazioni riportate nel riquadro “Segnalazioni dell’ultima Regione visitata”, consentendo all’operatore, quindi, di avere sempre sott’occhio la situazione di riferimento.

Skype è un software proprietario freeware di messaggistica istantanea e VoIP. Esso unisce caratteristiche presenti nei client più comuni (chat, salvataggio delle conversazioni, trasferimento di file) ad un sistema di telefonate basato su un network Peer-to-peer. Per ulteriori informazioni, http://www.skype.com/intl/it/welcomeback/ 4

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Qualora si volessero aggiungere delle considerazioni relativamente la creazione del QSE, è stato previsto un spazio “Note” nella parte inferiore della schermata, in cui i membri del Comitato Tecnico addetti alla creazione del QSE possono aggiungere commenti, opinioni, pareri. Al termine della costruzione di un QSE e sempre ai fini dell’allineamento delle opinioni, il sistema richiede ai membri del Comitato Tecnico di esprimere il proprio grado di condivisione riguardo al QSE in questione. In particolare, il grado di condivisione deve essere espresso secondo due parametri: la congruità di inquadramento delle segnalazioni nello specifico QSE e la necessità di attivazione del QSE in relazione alle possibili conseguenze negative. Per effettuare questa operazione, ciascun membro del Comitato Tecnico deve inserire un numero tra 0 e 10 (0 = assenza di congruità/necessità di attivazione del QSE specifico, 10 = massima congruità/necessità di attivazione del QSE specifico) nella colonna “Congruità” e “Necessità di attivazione”, in corrispondenza del proprio nominativo. Per confermare la propria valutazione, è sufficiente premere INVIO sulla propria tastiera. Il sistema calcolerà automaticamente il grado di condivisione medio espresso dai membri del Comitato Tecnico.

Figura 15 - Scheda per la creazione di un Quadro Sindromico Emergente.

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Figura 16 – Criteri per la valutazione del grado di condivisione dei membri del Comitato Tecnico riguardo al Quadro Sindromico Emergente creato.

Al termine dell’assegnazione del grado di condivisione, i membri del Comitato Tecnico devono valutare l’attivazione dell’allerta sulla base del Quadro Sindromico che hanno creato. Facendo click sul tasto “Valuta attivazione dell’allerta”, si accede ad una pagina in cui gli esperti possono dare il loro giudizio relativamente al livello di allerta cui attribuire il QSE (attesa, attenzione, pre-allerta, allerta). Nel caso in cui il livello selezionato sia il più alto (allerta), l’esperto deve inserire anche un’indice di priorità compreso tra 1 e 3, secondo le indicazioni sotto riportate: • Allerta 1: quando vi è il rischio di disagio sociale (ad es. preoccupazioni, ansie, condizioni di allarme sociale) • Allerta 2: quando vi è il rischio di lievi danni per la salute (ad es. disturbi temporanei non letali) • Allerta 3: quando vi è il rischio di gravi danni per la salute delle persone (ad es. mortalità, invalidità) Questa scheda verrà presa in considerazione dal “master” del sistema per inviare, in seguito, le segnalazioni di allerta.

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Figura 17 - Attribuzione del giudizio dei membri del Comitato Tecnico per valutare l’attivazione dell’allerta.

Nell’elenco dei QSE, in cui vengono riportati tutti i QSE creati, l’ultima colonna è dedicata allo stato di allerta del QSE. Lo stato di allerta del QSE rappresenta una sorta di monitoraggio della condizione del quadro, che evidenzia se quello stesso quadro è in attesa di essere valutato, oppure se ad esso è associata una qualche allerta e, in quel caso, a quale livello di allerta. Tale dato viene ricavato dalla gestione delle segnalazioni di allerta, come verrà tra poco spiegato (Tabella 1).

Stato di allerta del QSE

Tabella 1 - Elenco dei Quadri Sindromici Emergenti creati. Codice ID

Data

Gruppo di Nome classificazione del QSE

Grado di Stato condivisione

Indice di priorità

01

20/05/08

Sintomi di intossicazione

Cocaeroin

90

Pre-allerta

3

01

15/04/08

Prezzi/offerte speciali

Marieasy

50

Attesa

2

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Quando un QSE è stato creato e attivato, è possibile associare ad esso una serie di segnalazioni tra loro omogenee che, tra quelle poste nell’elenco delle segnalazioni, corrispondono al QSE in questione. L’operazione di associazione delle segnalazioni nel QSE, eseguibile selezionando il QSE desiderato dal menù a tenda posto nella colonna “QSE” dell’elenco delle segnalazioni, dà vita al cluster, ovvero ad un agglomerato di segnalazioni tra loro affini. Il sistema, quindi, è in grado, automaticamente, di calcolare la frequenza con cui le segnalazioni si presentano all’interno del cluster. Per vedere graficamente riassunto il processo di clusterizzazione, si veda la Figura 18.

Operazione di clustering e calcolo della frequenza

Figura 18 – Processo di creazione di un Quadro Sindromico Emergente e clusterizzazione delle segnalazioni.

Facendo clic sul pulsante “Mappe” posto a sinistra della pagina, si hanno tre possibilità di visualizzazione: • Visualizzazione delle segnalazioni attive • Visualizzazione del traffico delle sostanze • Visualizzazione delle de precedenti mappe contemporaneamente: il map-matching La prima opzione, “Segnalazioni attive”, conduce ad una pagina in cui è possibile selezionare i criteri mostrare le segnalazioni attive. Scegliendo dal menù a tenda le segnalazioni di quale QSE e di quali unità segnalanti visualizzare, apparirà una rappresentazione georeferenziata delle segnalazioni ricevute poste su mappa geografica (Figura 19). Ogni segnalazione, a seconda della provenienza, viene rappresentata con una specifica icona ed è possibile visualizzare le caratteristiche della segnalazione facendo click sull’icona stessa. Si apre una nuvola in cui vengono riportati i dettagli della segnalazione. Questa ricostruzione, aggiornata in tempo reale rispetto alle segnalazioni ricevute, consente di individuare gli epicentri di possibili intossicazioni, ovvero i punti di partenza delle eventuali epidemie. Inoltre, eseguendo questa operazione è possibile osservare 154

Geo-referenziazione dei casi


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la presenza non solo degli epicentri primari ma anche di quelli secondari. Gli epicentri secondari possono essere quei punti in cui la sostanza è stata rivenduta e potrebbero, quindi, rappresentare le zone in cui ulteriori casi di intossicazione si potrebbero verificare. Si ricorda che le segnalazioni che vengono rappresentate su mappa sono tutte informazioni strutturate, ovvero inserite nel sistema attraverso la compilazione delle schede di segnalazione che standardizzano i dati di input.

Figura 19 - Pagina della georeferenziazione delle segnalazioni di input.

L’opzione “Traffico sostanze”, porta alla rappresentazione geografica delle vie di traffico e distribuzione in Italia. In particolare, vengono indicati i punti di traffico principale, cioè dove arriva e dove viene smistata la droga, le vie e le direzioni di transito, e, infine, i punti di spaccio finale per il consumo (Figura 20). Questo tipo di informazione viene fornito dalle Forze dell’Ordine attraverso database periodicamente aggiornati.

Geo-referenziazione del traffico

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Figura 20 - Pagina della georeferenziazione delle vie di traffico delle sostanze illecite.

A questo punto, il sistema è in grado di eseguire l’operazione di map-matching, ovvero di eseguire un confronto mediante sovrapposizione della mappa degli epicentri primari e secondari con la mappa delle vie di traffico e distribuzione. Ciò consente di individuare le zone a più immediato rischio per la diffusione delle sostanze anomale. Di fronte al map matching, gli esperti possono decidere quali aree allertare in via prioritaria e quali, invece, avvisare in un secondo momento o, eventualmente, quali non allertare affatto (Figura 21).

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Map-matching


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Figura 21 – Pagina del map-matching.

Dopo aver esaminato vari programmi di georeferenziazione, si è ritenuto opportuno adottare il programma Google Maps, un servizio di Google che fornisce una semplice quanto potente tecnologia di mappatura, insieme ad informazioni su strutture locali, tra cui indirizzi, dati di contatto e indicazioni stradali. Vengono messe a disposizione da Google mappe molto dettagliate, nella versione “stradario” o “immagine da satellite”, oltre ad esistere la possibilità di vedere le due mappe sovrapposte, cui si aggiungono le funzioni di zoom (manuale e con doppio clic del tasto sinistro del mouse) e panoramica. In tal modo è possibile giungere a delle immagini e a delle indicazioni stradali particolarmente dettagliate. Tutte le mappe sono trascinabili sullo schermo del computer rendendo agevole la gestione e lo spostamento delle stesse. I dati utilizzati dal programma sono aggiornati all’anno precedente rispetto al momento dell’utilizzo e vengono, comunque, periodicamente aggiornati.

Programmi di georeferenziazione

Al fine di riassumere la procedura per la gestione e la georeferenziazione delle segnalazioni in input, si veda la Figura 22. Le segnalazioni raccolte da “Geo Drugs Alert” vengono visualizzate in un elenco cronologico e georeferenziato. I membri del Comitato Tecnico Scientifico attribuiscono alle segnalazioni un punteggio. Se il numero di segnalazioni simili è significativo, viene creato un Quadro Sindromico Emergente, cui vengono associate segnalazioni tra loro omogenee, secondo il processo di clustering (inserimento delle segnalazioni nel QSE). Il software calcola automaticamente la frequenza delle segnalazioni clusterizzate. I membri del Comitato Tecnico Scientifico possono vedere visualizzate su mappa le segnalazioni strutturate pervenute al programma (georeferenziazione delle segnalazioni) e confrontarle con la mappa delle vie di traffico e spaccio delle sostanze illecite. Dopo aver valutato le segnalazioni e aver individuato l’area geografica a rischio di intossicazione, il Comitato Tecnico Scientifico può decidere di inviare una segnalazione di allerta.

Riassunto

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Figura 22 – Procedura per il processamento delle segnalazioni.

Nella pagina dell’elenco delle segnalazioni è possibile vedere le segnalazioni raggruppate per Quadro Sindromico Emergente (QSE), facendo click sul tasto “Mostra segnalazioni raggruppate per QSE”. La tabella che si presenta consente agli operatori di vedere come sono state elaborate le segnalazioni e permette, quindi, ai membri del Comitato Tecnico Scientifico di decidere se lanciare un segnale di allerta al network di output oppure no. Infatti, oltre al periodo di creazione e al nome del QSE, la tabella riporta anche il gruppo di classificazione cui il QSE appartiene e il numero di segnalazioni associate a quel QSE. Con questa tabella riassuntiva è possibile decidere se inviare un avviso di allerta. Qualora se ne crei la necessità, basta fare click sul tasto “Attiva allerte” nella colonna di sinistra.

QSE, frequenze ed allerte

Prima di procedere alla segnalazione dell’allerta al network dell’EWS, il Comitato Tecnico incaricato del lancio della segnalazione, ha ben chiaro il peso che un segnale di allerta può rappresentare. Infatti, secondo l’art. 658 del Codice Penale, Procurato allarme presso l’Autorità, “chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da euro 10 a euro 516”. Inoltre, false allerte possono creare una sensibilizzazione del sistema che, a lungo andare, non risponderà più alle vere allerte. Tutto ciò giustifica l’importanza del processo di valutazione delle segnalazioni sulla cui base, inoltre, viene stabilito quale livello di gravità attribuire alla segnalazione di allerta in corso. Come stabilito in fase di analisi del sistema, i livelli di allerta sono 3:

Allerta

• I livello: attenzione - Coinvolgimento della comunità scientifica per un maggiore studio sul fenomeno e una conseguente attivazione della rete informativa per la raccolta di maggior informazioni. 158


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• II livello: pre-allerta - Avviso alle strutture competenti che hanno la responsabilità di intervento: prefetture, comuni, ospedali, reparti, servizi di emergenza, servizi territoriali, Forze dell’Ordine, pompieri, volontariato, ecc.. affinché, oltre a ricevere l’informazione di pre-allerta si tengano pronte ad implementare le procedure di risposta indicate dal sistema nel caso, eventualmente, il pre-allarme si trasformi in allarme. • III livello: allerta - Azione coordinata tra le strutture competenti, secondo modalità preconcordate e indicate dagli enti coinvolti nel sistema. Se l’allerta è di terzo livello, si andrà a distinguere anche quale indice di priorità attribuirle, secondo la distinzione precedentemente illustrata (1 = quando vi è il rischio di disagio sociale, 2 = quando vi è il rischio di lievi danni per la salute, 3 = quando vi è il rischio di gravi danni per la salute delle persone). Facendo click sul tasto “Attiva allerte”, si accede all’elenco dei QSE creati. Selezionando il QSE per cui si vuole lanciare l’allerta, appare la già citata schermata in cui gli esperti possono esprimere i propri giudizi sul livello e sul grado dell’allerta. Tale schermata, che deve riportare i giudizi di tutti gli esperti, viene, quindi, visualizzata dal master del sistema, cioè da colui che ufficializza l’invio della segnalazione di allerta. Qualora il master, tenuto conto dei giudizi espressi, proceda con la segnalazione di allerta, facendo click sul tasto “Attiva allerte” accede alla scheda per l’invio delle allerte.

Attivazione dell’allerta

Valutata la gravità dell’allerta, dal menù a tenda della scheda di segnalazione di allerta è possibile selezionare il livello di allerta che si desidera comunicare (attenzione, preallerta, allerta). Il sistema riporta automaticamente la data e l’ora in cui si decide di inviare l’allerta e il nome del QSE cui la segnalazione è associata. Nel campo “Rischio/pericolo individuato” si potranno scrivere per esteso quelle informazioni che riguardano l’allerta nel dettaglio e nel campo “Note” si possono aggiungere pareri o indicazioni per affrontare la situazione (Figura 23). Per selezionare i destinatari dell’allerta, è possibile fare click sul tasto “Seleziona destinatari” posto in basso a sinistra.

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Figura 23 – Modulo di attivazione della procedura di allerta.

La selezione dei destinatari dell’allerta, cioè quelli che chiamiamo anche il network di output, avviene scegliendo diversi livelli di diffusione dell’allerta. Si può infatti decidere se lanciare l’allerta a livello nazionale, a livello regionale o provinciale, o di selezionare più Regioni o più provincie. Dopo aver selezionato il livello di diffusione dell’allerta, è possibile filtrare i destinatari per categoria di appartenenza delle unità segnalanti e confermare, anche le singole unità operative. Tutti i destinatari sono, di default, considerati destinatari dell’allerta, come indica la colonna “Alert”, a meno che l’amministratore non decida il contrario. Per non includere un destinatario nell’elenco basta fare click sulla colonna “Alert” e selezionare “No” dal menù a tenda. A questo punto, creato, l’indirizzario, è sufficiente fare click sul tasto “Invia l’allerta” per far partire l’avviso di allerta finalmente possibile inviare la segnalazione di allerta. Per inviare la segnalazione al Punto Focale Nazionale, è sufficiente fare click sulla categoria Istituzioni. Il Punto Focale è considerato destinatario privilegiato e viene visualizzato per primo nella tabella. La procedura per la selezione dei destinatari dell’allerta è visualizzata in Figura 24.

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Selezione dei destinatari e Punto Focale


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Figura 24 – Procedura schematizzata per la selezione dei destinatari delle allerte.

La segnalazione di allerta viene inviata attraverso tre canali: e-mail, fax, SMS. Il contenuto della mail e del fax riporta la descrizione dell’evento/degli eventi per cui si è deciso di lanciare l’allerta, il livello di allerta cui la segnalazione corrisponde, la descrizione del rischio/del pericolo che incombe ed eventuali informazioni aggiuntive. Viene evidenziato anche un invito a trasmettere al sistema mittente delle segnalazioni di feedback. Il breve testo dell’SMS riporta una breve descrizione dell’evento per cui è stata data l’allerta e riporta i contatti di chi poter avvisare o chiamare per inviare altre segnalazioni o per chiedere informazioni. Il destinatario della segnalazione deve sempre re-inviare un messaggio di “ricevuta allerta”. Infatti, al fine di evitare mancate segnalazioni per problemi tecnici di trasmissione non immediatamente riconoscibili, il sistema continua a lanciare segnalazioni fino a che non abbia ottenuto un feedback di ritorno in cui si accerti l’avvenuta ricezione dell’allerta. Tale feedback può avvenire tramite e-mail, fax o SMS ai numeri indicati nel testo della segnalazione. Dopo la terza segnalazione senza feedback (dopo 24 ore) il sistema segnala il guasto all’amministratore.

Canali di invio

Quando il Comitato Tecnico ritiene opportuno far cessare l’allerta, invia un messaggio alle unità per avvisarle del rientro dell’allarme. Per fare ciò, e sufficiente fare click sul tasto “Termina allerta” a sinistra della pagina. Nel fare ciò, il software consente al Comitato Tecnico di visualizzare le allerte “aperte”, di selezionare quelle per cui si desidera porre un termine e quindi di farle terminare facendo click sul tasto “Termina allerta”. Poiché il sistema tiene memoria dei destinatari dell’allerta, l’azione dell’invio della cessata allerta risulta più agevole poiché l’invio del messaggio non necessita della selezione dei destinatari. Come per l’invio delle segnalazioni di allerta, anche per l’invio delle segnalazioni di cessata allerta, i membri del Comitato Tecnico devono esprimere il proprio giudizio sul destino dell’allerta. Viene utilizzata, quindi, la stessa procedura per l’invio delle allerte, con la creazione di una scheda di cessata allerta ad opera del master che ufficializza l’invio della cessata allerta.

Cessata allerta

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Il sistema operativo prevede uno spazio in cui poter prendere visione delle unità operative partecipanti al Sistema di Allerta sia come unità segnalanti, sia come destinatari degli avvisi di allerta. L’insieme di queste unità definisce il network del Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe. Nella pagina relativa al network è possibile scegliere di visualizzare il network di input o quello di output attraverso il menù a tenda posto in alto a destra. Viene inoltre richiesto se si desidera mostrare il network su mappa o su tabella in elenco. Nel primo caso tutti gli elementi del network di input o di output vengono rappresentati su una mappa. Ogni unità segnalante viene distinta con un’icona propria ed è possibile visualizzare i dettagli descrittivi di tali unità facendo click sull’icona corrispondente. Si apre una nuvola in cui sono riportati il nome, l’indirizzo e i contatti dell’unità in oggetto. Nel caso si decida di visualizzare il network su tabella, è possibile visualizzare l’elenco per Regione di appartenenza o per tipologia di unità con le stesse modalità con cui si selezionano i destinatari degli avvisi di allerta. Vengono quindi riportati il nome dell’unità, l’indirizzo e i relativi recapiti (Figura 25).

Figura 25 - Pagina del network di output mostrato su tabella e su mappa.

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Il network


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La pagina dei report consente di consultare il sistema relativamente alle segnalazioni, alle allerte inviate e terminate, ai Q.S.E. e ad altre informazioni inerenti al funzionamento del sistema.

Report

È stato previsto uno spazio per la pubblicazione di informazioni tecnico-scientifiche che potrebbero essere di utilità a coloro che si trovano ad affrontare una segnalazione di allerta e che potrebbero, quindi, necessitare, di un appoggio tecnico-scientifico. Le informazioni vengono raccolte in un indice analitico da cui si può accedere all’informazione più estesa facendo click sulla parola chiave posta il elenco. Ogni notizia viene corredata di opportuni riferimenti bibliografici e di adeguati link per eseguire, eventualmente, ulteriori approfondimenti.

Spazio informazioni tecnico-scientifiche

Si è ritenuto opportuno, infine, riservare uno spazio nel sistema in cui inserire i dettagli di contatto delle persone che costituiscono il Comitato Tecnico. A fianco del loro nome, viene indicata quale struttura essi rappresentano, il loro indirizzo postale ed elettronico, il loro numero di telefono. Fornire informazioni di questo tipo si spiega con la necessità di rendere raggiungibili in maniera estremamente veloce i membri del Comitato Tecnico qualora la situazione lo richiedesse.

Il Comitato Tecnico Scientifico

Il sistema operativo qui descritto soddisfa le caratteristiche essenziali di tempestività, specificità, sensibilità ed efficacia che necessariamente devono essere proprie di un sistema di allerta. Per quanto riguarda la prima caratteristica, il tempo trascorso tra la prima comparsa di sintomatologia da intossicazione, o di segnalazioni di condizioni anomale, e il momento di attivazione delle allerte e delle azioni di risposta, viene ridotto al minimo grazie alla rapidità con cui le segnalazioni di input giungono all’attenzione del sistema di allerta e alla velocità con cui il segnale di attivazione delle procedure di allerta giunge ai destinatari predefiniti. Anche il momento del processamento delle informazioni di input si mostra rapido grazie alla possibilità di interazione immediata che i membri del Comitato Tecnico possiedono nel valutare in modo congiunto la rilevanza delle segnalazioni in entrata. Il criterio relativo alla capacità che il sistema deve avere di dare informazioni veritiere validamente rappresentative del fenomeno, ovvero il criterio della specificità, questo viene soddisfatto nel momento in cui le segnalazioni in entrata vengono passate al vaglio di esperti che le ponderano e le valutano, decidendo quali e quante di queste costituiscono delle segnalazioni valide ai fini dell’attivazione delle allerte. Il momento dell’allineamento del consenso tra i membri del Comitato Tecnico Scientifico ha proprio questo scopo, ovvero, quello di dare la giusta rilevanza alle segnalazioni sulle quali basare una segnalazione di allerta. La sensibilità del sistema risulta particolarmente spiccata se si considera la predisposizione ad accogliere anche informazioni da persone altre rispetto all’operatore sanitario, all’ufficiale giudiziario o al tecnico di laboratorio. Ci si riferisce a quelle persone che, o perché consumatrici di sostanze o perché semplicemente informate sui fatti, si rendono disponibili a fornire informazioni utili ai fini del Sistema. L’accreditamento e la specificità di tali fonti, come sottolineato più volte in questo documento, potranno essere indubbiamente bassi, ma la tempestività dell’informazione sarà alta, rendendo rapidamente visibili questioni e/o casi che, attraverso altre fonti, potrebbero, invece, rimanere celati più a lungo.

Soddisfazione delle caratteristiche essenziali

Questo software rappresenta uno strumento altamente innovativo in grado di affrontare la preoccupante questione della comparsa di nuove droghe e di nuove modalità di consumo, soprattutto tra la popolazione giovanile, così come indicato dalla Deci-

Conclusioni:le soluzioni stanno nell’innovazione

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

sione 2005/387/GAI del Consiglio Europeo del 10 maggio 2005, e di contribuire, quindi, a ridurre i casi di intossicazioni acute che, nel peggiore dei casi, possono portare alla morte dei soggetti consumatori. La sostanziale novità di questo software risiede in due aspetti: nei mezzi di comunicazione che esso utilizza per ricevere le segnalazioni e per inviare gli avvisi di allerta, e nella capacità di georeferenziare le segnalazioni in input. Nel primo caso, si è visto come sia possibile interagire con il Sistema da qualsiasi luogo attraverso il web, il fax, l’e-mail, l’SMS e anche il palmare, di cui possono essere dotate le unità mobili di strada. Questa plurima disponibilità di mezzi con cui il software può essere interfacciato rende possibile l’acquisizione di informazioni da qualsiasi tipo di unità segnalante, sia il laboratorio dotato di moderne tecnologie, sia la struttura in cui non è presente una connessione Internet. Analogamente, la ricezione delle segnalazioni di allerta presso tutte le unità operative viene garantita proprio dalla disponibilità di mezzi di comunicazione di cui il software dispone, consentendo, addirittura, di raggiungere la singola persona via SMS. Il secondo elemento di straordinaria innovazione è la georeferenziazione delle segnalazioni in input che fornisce il grande vantaggio di individuare come nasce e si espande un fenomeno (quale può essere un’intossicazione o lo smercio di una nuova sostanza) indicandolo su mappa. L’incrocio delle mappe delle segnalazioni con le mappe delle vie di traffico e spaccio delle sostanze illecite, fornite dalle Forze dell’Ordine e periodicamente aggiornate alla luce delle indagini condotte, consente di individuare le aree a più alto rischio di intossicazione e, pertanto, di procedere con segnalazioni di allerta indirizzate ad aree geografiche e unità operative mirate. Si ricorda, infine, che questo software troverà applicazione a livello nazionale e verrà fornito gratuitamente a tutte le Regioni italiane che lo richiederanno al fine di creare un network operativo il più capillare possibile e rendere, quindi, davvero efficace il Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe in Italia.

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Un programma per la gestione delle segnalazioni di input e output: la messaggistica unificata di Columbus Mail

Per la gestione delle segnalazioni di input e di output del sistema operativo del Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe, si può prendere in considerazione un prodotto informatico già adottato in ambito aziendale, le cui caratteristiche di gestione dell’informazione possono essere compatibili e adattabili alle esigenze del sistema operativo. Columbus Mail, prodotto da Columbus S.r.l. (gruppo CON.NEXÒ) è un sistema di “Unified Messaging” specializzato per la gestione integrata di tutta la messaggistica aziendale. Permette la concentrazione di tutti i media di trasmissione aziendali (E-mail, Fax, Telex, Telegrammi, SMS, Voice Mail, Posta Ibrida ecc…) affinché l’utente li possa utilizzare tramite un’unica interfaccia applicativa: ad esempio, il programma di posta elettronica normalmente utilizzato nella propria stazione di lavoro. Il sistema è basato sulla filosofia della messaggistica unificata, la quale consente di fornire l’accesso ai messaggi in qualsiasi momento e da qualunque ubicazione: oltre che tramite il proprio applicativo di posta, anche mediante telefono fisso, mobile, fax ed altri dispositivi di comunicazione. Il sistema Columbus Mail è stato realizzato per dare agli utenti aziendali un unico contenitore (secondo il concetto di “casella postale universale”) dove trovare tutti i messaggi personali ed offrire loro la possibilità di scegliere lo strumento preferito per comunicare.

Un prodotto per la gestione unificata delle informazioni

Le caratteristiche principali del sistema possono essere così sintetizzate: • La gestione della messaggistica risulta unificata, mediante l’utilizzo di fax, internet email, posta interna, telex, telegrammi, sms, posta ibrida (p.e.i.e.) voce e comunicazioni interpersonali. • Il sistema si basa sul proprio server di posta elettronica incorporato (SMTP/POP3), fruibile tramite le applicazioni di posta elettronica più diffuse (Outlook, Eudora, Netscape, ecc…) con possibilità di interconnessione a sistemi di posta preesistenti, quali, ad esempio, Microsoft Exchange, Lotus Domino, Sendmail, MDaemon, ecc… • I messaggi pervenuti al sistema provenienti dagli utenti ed inviati in base ad alcuni semplici formalismi di destinazione, vengono trasmessi tramite i sistemi trasmissivi supportati. È possibile inoltre la gestione della ricezione anche con l’applicazione dell’inoltro automatico (routing) in base a specifiche regole pre-configurabili. • Columbus Mail consente, inoltre, di poter essere alimentato e alimentare a sua volta procedure esterne pre-esistenti oppure verticalizzate e adattate su progetto.

Caratteristiche principali

L’architettura del sistema permette il trattamento e la gestione delle seguenti tipologie di messaggi: • E-mail • Fax (Analogico, ISDN, Fax-over-IP) • SMS (brevi messaggi GSM Short Message System) • Telex (tramite il servizio Teltex delle PT italiane)

Tipologie di messaggi trattati

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

• Telegrammi (tramite il servizio Teltex delle PT italiane) • Posta Ibrida (P.E.I.E. – tramite la società di servizi Datanet) • Comunicazioni Vocali (tramite IVR proprietario integrato)

Figura 1 - Gestione unificata delle segnalazioni di input e output attraverso la concentrazione di tutti i media di trasmissione aziendali.

Ciò che permette di pensare al sistema Columbus Mail come valido supporto per il sistema operativo dell’Early Warning System, può essere riassunto come segue: • Facilità di uso e manutenzione - Il sistema non necessita di complessi corsi di formazione per i propri utenti, in quanto l’applicazione front-end è basata sul programma di posta elettronica dell’utente; per questa ragione, al cliente non è richiesta la presenza di personale tecnico specializzato. • Scalabilità ed interoperabilità - Il sistema è perfettamente “scalabile” ed espandibile senza la necessità di dover apportare generalmente sensibili modifiche all’architettura installata. La gestione delle componenti di sistema in forma “modulare”, ovvero, in moduli di programmazione indipendenti, a seconda dell’esigenza che l’utente mostra al momento della configurazione, permette successive implementazioni ed espansioni relative a servizi, utenti aggiuntivi e dispositivi di trasmissione in modo semplificato. • Indipendenza e portabilità - Il sistema, basato per la propria interconnessione sullo standard dei servizi TCP/IP 1, garantisce l’indipendenza dalle piattaforme in cui è installato. Tale carat-

1 TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol) è una suite di protocolli standard del settore progettata per reti di grandi dimensioni costituite da segmenti connessi tramite router. TCP/IP è il protocollo utilizzato in Internet, dove sono raccolte migliaia di reti dislocate in tutto il mondo che connettono strutture di ricerca, università, biblioteche, enti governativi, società private e singoli utenti. Per ulteriori informazioni, si veda Microsoft TechNet, Nozioni fondamentali sul protocollo TCP/IP per Microsoft Windows – Panoramica, Microsoft, novembre 2004.

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Caratteristiche dell’architettura del sistema


Un programma per la gestione delle segnalazioni di input e output

teristica consente di essere collocato in strutture miste, ove, ad esempio, sono presenti sistemi operativi di rete diversi oppure sistemi operativi di tipo disomogeneo utilizzati nelle stazioni degli utenti (es. Windows, MAC, Unix, Linux, ecc.). Eventuali variazioni successive dell’architettura dei sistemi informativi in cui il sistema risulta già installato, sono tipicamente trasparenti. • Sicurezza - L’interconnessione interna alla propria rete, consente un alto livello di sicurezza. Infatti, contrariamente ad altri sistemi basati sulla filosofia client-server, non è necessario prevedere condivisioni di risorse (es. directories) che potrebbero risultare “punti di minaccia” nella sicurezza del sistema. Nelle realtà in cui è preesistente un sistema di posta elettronica o un sistema di tipo groupware come Microsoft Exchange, il sistema Columbus Mail funge da “communication server”. Ciò significa che gli utenti possono rimanere attestati direttamente al sistema preesistente, il quale trasferisce la messaggistica al sistema Columbus Mail tramite il protocollo SMTP, il protocollo standard per la trasmissione via internet delle e-mail. In seguito ad una opportuna configurazione predisposta nel sistema preesistente, la posta inoltrata dal Mail Transfer Agent di tale sistema, ovvero il programma che trasferisce le mail elettroniche da un computer all’altro, viene trasferita ad un dominio convenzionale concordato (nella fattispecie, “columbus.mail”) acquisito dal server Columbus Mail tramite il proprio servizio SMTP. A livello operativo, nel sistema Columbus Mail viene opportunamente configurato ed attivato il modulo MTAgent (SMTP) e quest’ultimo si occupa di: • inoltrare ai relativi indirizzi dei mittenti i report di acquisizione/trasmissione dei messaggi gestiti da Columbus Mail. Tali indirizzi vengono considerati in base al campo “From:” presente in ciascun messaggio di posta proveniente dall’MTA del sistema groupware. • inoltrare i messaggi ricevuti agli utenti (routing automatico) in base alla configurazione delle regole pre-configurate nel sistema Columbus Mail.

Trasferimento dei messaggi

Figura 2 - Modulistica del software Columbus.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Il “dispatcher”, o “instradatore” è il fulcro del sistema Columbus Mail e provvede a: • analizzare ed instradare opportunamente i messaggi prodotti dagli utenti ricevuti tramite SMTP, rendendoli disponibili alle applicazioni che gestiscono le interfacce di comunicazione in base all’applicazione delle regole stabilite per ciascun profilo utente. • produrre gli opportuni report relativi all’acquisizione e alla trasmissione del traffico da rendere disponibili a ciascun utente (in base a specifica configurazione). • produrre i giornali di ricetrasmissione del traffico da rendere disponibili a ciascun utente (in base ad una specifica configurazione). • inoltrare agli utenti il traffico in ricezione, in base a particolari discriminanti (routing automatico). • attivare le operazioni di “archiviazione automatica” e “stampa automatica” del traffico in base a specifiche e dettagliate configurazioni.

Dispatcher (instradatore)

Il sistema Columbus Mail prevede la possibilità di configurare in modo dettagliato e diversificato l’eventuale archiviazione automatica del traffico. La messaggistica può essere archiviata localmente nella stazione eletta a server Columbus Mail oppure in un qualsiasi terminale collegato in rete che possieda una partizione Microsoft Windows (es. File Server aziendale). Relativamente all’archiviazione, sono da notare le seguenti caratteristiche: • Ciascuna copia originale dei messaggi in formato posta elettronica viene inserita in specifiche directories, garantendo in ogni caso l’integrità massima di ciascuna transazione. • I dati di ciascuna transazione vengono inseriti in opportuni database che, tramite il servizio HTTP, potranno essere visualizzati in modo semplice ed ordinato tramite qualsiasi browser web. • È possibile eleggere specifici utenti supervisori, i quali potranno consultare, oltre al proprio traffico, anche il traffico di altri utenti in base a specifica configurazione del sistema. Qualora si adottasse Columbus Mail come supporto al Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida, è verosimile pensare di attribuire questo ruolo ai membri del Comitato Tecnico. • È possibile configurare il sistema perché archivi in modo diversificato per ciascuna tipologia di traffico: i messaggi completi e/o gli eventuali allegati e/o i dati delle transazioni. Ciò è stato ideato al fine di ottimizzare lo spazio fisico utilizzato dagli archivi.

Archiviazione automatica centralizzata

Il sistema Columbus Mail prevede la fruibilità del servizio HTTP per la consultazione tramite browser web del traffico ricetrasmesso archiviato ed altre funzioni: • è possibile eleggere specifici utenti “supervisori” i quali potranno consultare, oltre al proprio traffico, anche il traffico di altri utenti in base a specifica configurazione del sistema. • è disponibile un efficiente motore di ricerca parametrico che consente il veloce reperimento dei messaggi archiviati.

Interfaccia webbased di accesso agli archivi

Per la produzione dei messaggi da trasmettere tramite i media fax, telex, telegrammi, sms e posta ibrida (in base all’abilitazione prestabilita), è sufficiente che l’utente predisponga un messaggio di posta elettronica rispettando un semplice formalismo relativamente all’indirizzamento di destinazione. Dalla propria applicazione di posta elettronica comunemente utilizzata, è necessario applicare il seguente formalismo di indirizzamento: nel campo di destinazione del messaggio di posta elettronica (‘A:’ e/o ‘Cc:’ e/o ‘Ccn:’) occorre digitare uno o più indirizzi del tipo: destinazione.media@columbus.mail dove: • destinazione: è il recapito reale di destinazione del messaggio, ovvero il numero fax in caso di invio fax, telex in caso di telex, gsm in caso di sms, ecc..

Come trasmettere i messaggi

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Un programma per la gestione delle segnalazioni di input e output

• media: occorre digitare il suffisso prestabilito quale tipologia di media di telecomunicazione da utilizzare, relativamente al recapito inserito quale destinazione, basandosi sulla seguente tabella: SUFFISSO

MEDIA DI TELECOMUNICAZIONE EQUIVALENTE

Fax

Invio messaggio tramite FAX

Sms

Invio messaggio SMS a cellulari GSM

Tlx

Invio messaggio tramite TELETEX/TELTEX PPTT

Tlg

Invio TELEGRAMMA tramite servizio Telex/Teltex delle PPTT

Pib

Invio documento in modalità POSTA IBRIDA

• columbus.mail: è il nome tipico del dominio virtuale attribuito al sistema. In fase di configurazione del sistema potrebbe essere modificato/personalizzato; occorre, quindi, utilizzare il nome del dominio comunicato dal proprio amministratore del sistema. Esempi di formalismi di invio: 06123456789.fax@columbus.mail (invio messaggio ad un fax con recapito: 06123456789) 333123456.sms@columbus.mail (invio messaggio SMS al cellulare GSM: 333123456) 610011.tlx@columbus.mail (invio messaggio TELEX al destinatario: 610011)

Figura 3 - Esempio di formalismo di invio di posta elettronica a diverse tipologie di destinatari.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

I messaggi in ricezione giungono agli utenti attestati al sistema come comuni messaggi di posta elettronica con relativi allegati in base: • alle regole di routing automatico predisposte • allo smistamento di tipo manuale effettuato dal/i particolare/i utente/i competente/i per la gestione di tale messaggistica.

La ricezione dei messaggi

Figura 4 - Columbus è dotato di un sistema SMS che permette di ricevere e spedire messaggi secondo lo standard GSM.

In base alla configurazione di ciascun profilo utente, è possibile ottenere dal sistema determinati report riguardanti il trattamento dei messaggi spediti. Esistono, quindi, diversi tipi di report: • report di acquisizione: - Vengono fornite informazioni all’utente relativamente alla fase di acquisizione del messaggio in trasmissione da parte del sistema. In questo modo il Sistema di Allerta può sempre spedire un messaggio di “ricevuta segnalazione” al mittente che ha inviato una segnalazione.

Figura 5 - Report di avvenuta acquisizione di un messaggio.

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Reportistica delle transazioni


Un programma per la gestione delle segnalazioni di input e output

• report di trasmissione: - Vengono fornite informazioni all’utente da parte del sistema relativamente alla fase di trasmissione a destinazione del messaggio, con relativi parametri pertinenti. Nel caso di mancata trasmissione, vengono fornite relative motivazioni o errori riscontrati. Il Sistema di Allerta può avvalersi di questa funzione per avere la garanzia che i destinatari delle eventuali segnalazioni di allerta abbiano effettivamente ricevuto il messaggio inviato dal sistema ed, eventualmente, individuare immediatamente chi non ha ricevuto la segnalazione e per quale motivo, ovvero, a causa di quale errore. • giornale cumulativo di rice-trasmissione: - Report cumulativo in forma tabellare relativo ai messaggi in ricetrasmissione di pertinenza dell’utente. In questa sede sono presenti i dettagli di trattamento di ciascun messaggio: status (trasmesso, ricevuto, inibito), data/ora, linea, durata, errore, ecc. Questo report può consentire all’amministratore del Sistema di Allerta di tenere una memoria completa delle caratteristiche dei messaggi inviati.

Figura 6 - Giornale cumulativo di rice-trasmissione.

È prevista la possibilità che gli utenti possano utilizzare i servizi di comunicazione del sistema Columbus Mail ed avere comunicazioni relative a messaggi ricevuti di loro competenza anche quando non sono fisicamente attestati al sistema tramite la posta elettronica locale, ovvero, quando dispongano, ad esempio, di: • cellulare GSM • account si posta elettronica Internet “privato” • apparato fax

Opzione follow-me

Tale modalità esclusiva consente all’utente di poter, tramite un comune cellulare GSM, fruire dei seguenti servizi: • invio fax con il proprio logo e firma aziendali. • invio e-mail Internet con il proprio account di posta aziendale. • invio telex tramite i servizi PPTT Teltex. 171


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

• invio posta interna agli utenti eventualmente attestati direttamente tramite SMTP/POP3 di Columbus Mail. • ricevere notifiche relative alla ricezione della messaggistica di propria competenza. Grazie a questa funzionalità, i membri del Comitato Tecnico hanno la possibilità di essere avvisati tempestivamente relativamente a nuove segnalazioni in arrivo e possono comunicare tra loro e con gli altri utenti del sistema in maniera immediata. È disponibile, inoltre, uno strumento opzionale basato su un’interfaccia di tipo Web, per la consultazione di statistiche e trend (anche con rappresentazione grafica) relativi alla quantità di traffico in ricetrasmissione degli utenti Columbus Mail, disponibile tramite accesso al portale web standard di Columbus Mail. Le statistiche ed il trend sono disponibili nelle seguenti modalità: su base giornaliera, settimanale e mensile diversificata per singolo utente (selezionabile opportunamente) oppure per la “utenza globale” del sistema Columbus Mail Le informazioni sono disponibili in modo diversificato relativamente a: trasmissione e ricezione tipologia di media di tlc (fax, sms, ecc.)

Strumento di gestione della reportistica

La possibilità di eseguire statistiche sul traffico di messaggi in entrata e in uscita è utile per definire quale sia la portata dell’azione del Sistema di Allerta, la sua fruibilità e la sua capacità in termini di comunicazione tempestiva.

Figura 7 - Statistiche sul traffico dei messaggi in entrata e in uscita.

È possibile impostare l’inoltro di avvisi o allarmi che segnalino il superamento di soglie pre-impostate relativamente, ad esempio, al numero di messaggi presenti nelle caselle postali, alle dimensioni dei database o al blocco di moduli componenti il sistema. In caso di anomalie, vengono inviati particolari “avvisi di allarme” all’amministratore del sistema o ad altri utenti previsti, i quali vengono raggiunti direttamente al loro recapito 172

Monitoraggio del funzionamento del sistema


Un programma per la gestione delle segnalazioni di input e output

in quel momento prestabilito (posta interna o Internet, SMS, Fax, ecc.). Aree principali da monitorare: • dimensione dei database di sistema (configurazione, archivi storici, ecc.). • numero dei messaggi contenuti nelle caselle postali del sistema. • numero dei file di log. • numero dei messaggi in attesa di trasmissione. • numero dei messaggi in attesa di archiviazione. • numero dei messaggi in attesa di stampa. • moduli software relativi alla gestione delle interfacce di comunicazione. • moduli software relativi alle funzioni di interconnessione e trattamento della messaggistica. Il monitoraggio del funzionamento del sistema operativo garantisce al Sistema di Allerta un auto-controllo sul proprio andamento e, quindi, un’immediata azione di riparazione qualora dovessero presentarsi anomalie di qualunque tipo. Grazie agli allarmi che il sistema invia non appena identificata un’irregolarità, il ripristino delle normali funzioni può avvenire in maniera estremamente rapida garantendo, così, il corretto funzionamento del sistema stesso. Data l’architettura modulare del sistema, risulta possibile realizzare specifiche verticalizzazioni funzionali su progetto per l’erogazione e la gestione di particolari servizi di comunicazione basati sulla multicanalità integrata avanzata. Ciò significa che, a seconda delle esigenze dell’utente, il sistema di gestione delle informazioni può essere rivisto, modificato e adattato non solo in fase di installazione ma anche in corso d’opera, qualora sussistessero necessità di cambiamento operativo determinate da nuove esigenze dell’Early Warning System o degli utenti.

Verticalizzazioni su progetto

Per quanto riguarda l’applicabilità del programma di gestione delle informazioni al sito web del Sistema di Allerta, è da segnalare che Columbus Mail può ricevere le segnalazioni, corredate opportunamente di specifici parametri temporali (data/ora) e geografici (luogo dell’evento) attraverso i seguenti media di comunicazione:

Applicativo per il Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida

• Web-Portal ed E-Mail - Attraverso la rete Internet risulta accessibile un’interfaccia web-based di tipo userfriendly, raggiungibile anche tramite stazioni mobili, totem multimediali, ecc…, la quale consente la registrazione semplificata degli eventi di allarme trasmessi dal network di input del Sistema di Allerta. Sono gestite analogamente le segnalazioni pervenute attraverso la posta elettronica. • SMS - Il sistema gestisce la ricezione di SMS (Short Message Service Gsm), pertinenti le segnalazioni, i quali sono corredati di data/ora e numero gsm del dispositivo mobile trasmittente. Allo scopo di riportare tutte le informazioni necessarie, il messaggio sms ricevuto può opzionalmente provocare la ritrasmissione automatica da parte del sistema di un sms al mittente in cui sono riportate le informazioni necessarie da comunicare (richiesta di indicazione della sintomatologia, luogo dell’evento, indicazione di altri recapiti utili, ecc…). • VOICE (telefonia) - Il sistema può essere dotato di funzionalità IVR (Interactive Voice Reponse), che consentono la gestione di comunicazioni in fonia attraverso un normale telefono. Risulta, infatti, disponibile un menù di guida vocale che conduce il chiamante, at173


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

traverso l’azione sulla tastiera numerica del proprio telefono, alla opportuna registrazione dell’evento e alle relative informazioni necessarie. Le registrazioni effettuate vengono poi gestite, veicolate ed archiviate nel sistema come file audio. • FAX - Sono, inoltre, gestite le segnalazioni pervenute tramite fax secondo le modalità già esplicitate. Attraverso un’opportuna interfaccia di “workflow web-based” (“cruscotto”), tutte le segnalazioni pervenute vengono veicolate, gestite e messe a disposizione dei membri del Comitato Tecnico, che elabora e tratta le informazioni di input secondo le modalità previste dall’analisi del Sistema di Allerta e quelle già presentate nel paragrafo “Il sistema operativo di riferimento”. In caso di segnalazione di allerta, a seconda del livello di allerta che si desidera indicare, risulta possibile effettuare un inoltro automatico (“routing”) della stessa a specifiche liste di distribuzione predisposte e configurabili, senza dimenticare la possibilità di selezionare singoli destinatari e/o gruppi manualmente, in modo estemporaneo. Per ciascun destinatario presente nelle liste di distribuzione, possono, inoltre, essere preconfigurati uno o più recapiti anche di tipologia disomogenea (sms, e-mail, fax, ecc.), sfruttando in tal modo le potenzialità offerte da Columbus Mail relativamente la multicanalità. Le liste di distribuzione possono anche essere organizzate per categoria di destinatari (strutture sanitarie, Forze dell’Ordine, organizzazioni del privato sociale, discoteche e DJ, ecc…) con integrazione delle informazioni pertinenti la relativa posizione geografica. Tali liste, come previsto dal sistema operativo di riferimento per il Sistema di Allerta, possono essere aggiornate e modificate in qualunque momento.

Figura 8 - Funzionalità del routing: inoltro automatico di una segnalazione in multicanalità di comunicazione.

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Metodologie di routing


Un programma per la gestione delle segnalazioni di input e output

Come mostrato, il prodotto Columbus Mail può essere utilizzato come supporto al sistema operativo del Sistema di Allerta, facilitando le operazioni di gestione delle segnalazioni di input e di output e traendo vantaggio dall’opportunità di interazione con tipologie diverse di media. Ciò garantisce la raggiungibilità dei destinatari al momento della segnalazione dell’allerta, attraverso plurime modalità di contatto (mail, sms, fax, ecc…) e conferisce al network di input la possibilità di inviare le segnalazioni in diversi modi, dalla mail, all’sms, alla telefonata. Il sistema di reporting reso disponibile dal sistema, inoltre, contribuisce ad assicurare il buon termine dei messaggi inviati e ricevuti da Columbus Mail. La capacità di monitoraggio e autocontrollo, propria di Columbus mail, agevola la verifica sul corretto funzionamento del sistema stesso e rende, infine, più sicura la gestione di tutto il sistema operativo del Sistema di Allerta e più agevole la comunicazione tra utenti del sistema, obiettivi che un sistema di allerta deve necessariamente raggiungere per definire la propria efficienza.

Conclusioni

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CASE STUDY: RICOSTRUZIONE DELL’INTOSSICAZIONE A GRAPPOLO PER COCAINA-ATROPINA NELLA REGIONE LOMBARDIA, 2007


CASE STUDY: RICOSTRUZIONE DELL’INTOSSICAZIONE A GRAPPOLO PER COCAINA-ATROPINA NELLA REGIONE LOMBARDIA, 2007



Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina nella Regione Lombardia nel 2007: un’indagine di campo

Giovanni Serpelloni, Claudia Rimondo Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20 Verona Progetto “Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe” Ministero della Salute Con la collaborazione di: • Azienda Ospedaliera Bolognini Seriate Dott.ssa Guglielmina Paino • Ospedali Riuniti di Bergamo Dott. Claudio Arici • Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda Dott. Giuseppe Borgese e sign. Lucia Maci • Azienda Ospedaliera “Carlo Poma” di Mantova Dott. Mario Luppi e dott. Franco Lotti • Azienda Ospedaliera Treviglio Caravaggio, Ospedale “F. M. Passi” di Calcinate Dott. Gianluigi Consonni e sig. a Camossi Anna • Azienda Ospedaliera Bolognini Seriate, Ospedale di Lovere Dott. Francesco Lubrano • Centro Antiveleni degli Ospedali Riuniti di Bergamo Dott. Alessandro Zavarit • Laboratorio di Tossicologia Analitica Clinica di Pavia Dott.ssa Maria Baldi • Avvocato Coccia Michele, Bergamo

Premesse Con il termine “intossicazione acuta a grappolo”, quale l’intossicazione da cocainaatropina avvenuta nella zona tra Bergamo e Brescia alla fine di luglio 2007, ci si riferisce ad intossicazioni con “andamento simil-epidemico” chiaramente non tanto per le caratteristiche evolutive tipiche delle malattie infettive, che sono escluse nel caso lombardo, quanto per l’andamento temporale e di espressione georeferenziabile che la comparsa e la disseminazione di questa intossicazione sul territorio presentano. Ai fini della comprensione del fenomeno e della costruzione di modelli di intervento, risulta particolarmente importante avere quanti più elementi possibili relativamente alle modalità e ai tempi di evoluzione di questo fenomeno. Le intossicazioni di questo tipo, infatti, sono state poco studiate e si dispongono di scarsi dati quantitativi che possono far capire se sia possibile praticamente ed efficacemente intervenire tempestivamente alla luce dei tempi e delle modalità di espansione e sviluppo delle intossicazioni. È quindi indiscutibile l’utilità derivante dal possedere tali dati.

Definizioni e modelli interpretativi

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Tuttavia, proprio per la complessità del fenomeno ma, soprattutto, per la difficoltà di raggiungere con precisione ed in tempi brevi tutte le informazioni che servono per ricostruire gli eventi - e cioè l’acquisizione all’ingrosso della sostanza, la preparazione e il taglio delle dosi, lo smercio e lo spaccio al dettaglio, l’uso, la percezione dei primi sintomi, la richiesta di aiuto, il primo soccorso, la terapia intensiva, la terapia semi-intensiva, la dimissione - la maggior parte delle informazioni utili a ricostruire questi flussi viene persa se non raccolta subito in maniera sistematica e secondo un modello di indagine che passa anche attraverso l’intervista diretta degli attori interessati: spacciatori e loro legali, Forze dell’Ordine, pazienti intossicati, primi soccorritori, medici, infermieri, ecc.. Se queste indagini vengono procrastinate si perde un elevatissimo numero di informazioni e viene a mancare la precisione dei fatti riferiti perché quando un paziente viene dimesso, quasi mai accetta, poi, di collaborare all’indagine. Oltre a ciò, è doveroso evidenziare i problemi che derivano dalla legge sulla privacy che ostacola il raggiungimento di dati sensibili relativamente alle persone coinvolte nell’intossicazione. Per le ragioni sopra descritte, le indagini di campo devono poter essere svolte immediatamente già facendole iniziare nel corso della cosiddetta epidemia. Troppo spesso, però, l’attivazione delle indagini viene ostacolata da fattori burocratici, come in questo caso, o di difesa dell’immagine professionale, facendo perdere, quindi, un’opportunità di ricerca e di studio molte volte irripetibile. L’intossicazione cui si fa riferimento in questo capitolo è quella da cocaina-atropina avvenuta nella Regione Lombardia tra luglio e agosto 2007. L’atropina è un tropan-alcaloide presente in diverse piante della famiglia delle Solanaceae, come la belladonna. Gli effetti che l’assunzione di atropina può manifestare sono sostanzialmente di tipo allucinogeno e conducono ad un elevato aumento del ritmo cardiaco. Associata alla cocaina, l’atropina ne esalta gli effetti, aumentando l’euforia, acuendo le sensazioni percettive e aumentando ulteriormente la tachicardia che la cocaina, di per sé, già induce. L’associazione cocaina-atropina può portare, inoltre, a manifestazioni cliniche in ambito psichico, quali allucinazioni e psicosi, accompagnate, come già indicato, da gravi disturbi del ritmo cardiaco (tachicardia, aritmia, ipertensione) e della funzione respiratoria. Si possono manifestare anche eccitazione, irrequietezza, convulsioni, ridotto stato di coscienza, secchezza delle fauci e marcata midriasi. I sintomi si possono manifestare non solo iniettando la sostanza, ma anche fumandola o sniffandola e le conseguenze dell’assunzione del mix possono essere anche letali.

Figura 1 - Fiori della belladonna da cui si ricava l’atropina (a sinistra) e polvere di cocaina cui viene aggiunta l’atropina (a destra).

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Atropina


Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

Cronistoria Nella ricostruzione di questo tipo di eventi, oltre alle fonti ufficiali, spesso di difficile contatto, è utile usare anche fonti informative quali i media locali che, pur dotati di bassa specificità informativa, hanno il grande pregio di essere estremamente tempestivi e presenti sul territorio. Di seguito si presentano i fatti relativi all’intossicazione da cocainaatropina così come riportati dalle testate giornalistiche nazionali e locali e dai telegiornali. Alla fine del mese di luglio 2007, presso i Pronto Soccorsi della zona di Bergamo e Brescia, si verificarono numerosi ricoveri di persone in stato confusionale, con chiari segni di disorientamento temporo-spaziale, allucinazioni e tachicardia. I successivi accertamenti diagnosticarono un’intossicazione da cocaina-atropina. La stampa locale e nazionale cominciò a dare notizia dei ricoveri per l’intossicazione da cocaina-atropina il 27 luglio, quando già il numero di intossicati noti era salito a 6. Anche la Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia, promotrice del progetto Monitoraggio Droghe e Manifestazioni d’Abuso (MDMA) e coordinatrice del Sistema di Allerta Rapida Regione Lombardia, si attivò per divulgare un segnale di allerta tra i referenti delle equipe territoriali MDMA e i Direttori dei Dipartimenti delle Dipendenze della Regione Lombardia (Allegato 3b). La scheda con cui si attivava lo stato di allerta portava una descrizione degli eventi per cui l’allerta era segnalata, con indicazione della fonte di informazione e della località in cui gli eventi si erano registrati. Si rendeva nota, altresì, la tipologia di sostanza intossicante, atropina, e si consigliava agli operatori sanitari, e non, in caso di sospetta intossicazione, di rivolgersi al 118, e ai consumatori di astenersi dal consumo di cocaina e di rivolgersi al 118 in caso di malore. Nei giorni del 26 e 27 luglio, i ricoveri salirono a 18, dislocandosi tra Bergamo, Lovere, Calcinate e Desenzano. Qui, durante la notte del 27, si registrò anche il decesso di una ventenne di origini marocchine dovuto ad arresto cardio-respiratorio. L’allarme lanciato dalla Regione Lombardia venne indirizzato anche alla Regione Veneto confinante e, più precisamente, al Direttore del Dipartimento delle Dipendenze di Verona, il dott. Giovanni Serpelloni. Quest’ultimo, ricevuto il messaggio di allerta venerdì 27 luglio alle ore 16.30, lo divulgò tempestivamente agli Assessorati Regionali della sanità e del sociale, a tutte le unità d’emergenza della Regione, le Aziende ULSS, i Dipartimenti delle Dipendenze, i Sert, le comunità terapeutiche, le unità mobili di prevenzione in strada (Allegato 3c). Vennero altresì allertati i locali di intrattenimento, le radio e i media. La segnalazione di allerta conteneva un riferimento ai recenti fatti accaduti nelle zone dal bresciano e del bergamasco e informava che un possibile quantitativo di cocaina tagliata con atropina poteva essere stato acquistato e trasferito nell’area veronese-veneta. Di conseguenza, si invitavano i destinatari della segnalazione a prestare la massima attenzione ad eventuali casi osservati e a divulgare l’informativa anche ai consumatori in contatto con le strutture socio-sanitarie, raccomandando loro di astenersi dall’uso o di rivolgersi immediatamente alle strutture di emergenza in caso di disturbi dopo l’assunzione. Si richiedeva, inoltre, l’immediata segnalazione di altri casi, se manifesti, a scopi di controllo epidemiologico, da inoltrare ai contatti riportati nell’avviso. Il 30 luglio, le principali testate giornalistiche e i telegiornali locali e nazionali riportarono la notizia che la Direzione Sanitaria lombarda dichiarava il rientro dell’emergenza. Nei giorni successivi, però, vennero registrati altri due casi di intossicazione. Nel mentre, nei pressi di Bergamo, cinque persone vennero arrestate per lo spaccio della cocaina tagliata con atropina (Allegato 3a).

I fatti “raccontati”

Nel 2004, sempre nella zona di Bergamo, si era verificata un’epidemia analoga che aveva visto il ricovero di 16 persone in 5 giorni: 4 pazienti agli Ospedali Riuniti di Bergamo, 2 all’Ospedale di Treviglio, 1 al Policlinico di Ponte San Pietro e 9 al Policlinico San Marco di Zingonia.

I fatti: la precedente intossicazione a novembre 2004

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

I ricoveri erano iniziati alle 3.00 del 25 novembre e si erano conclusi alle 4.00 del 30 novembre, caratterizzati da pazienti che, dopo aver fatto uso di cocaina, pur nelle dosi abituali, venivano portati d’urgenza in ospedale, dove veniva somministrato loro un pesante sedativo per placare le convulsioni. Numerosi casi vennero poi segnalati nel Milanese, dove si registrò anche la morte di un paziente per intossicazione acuta da cocaina-atropina. In totale, si registrarono 22 casi di intossicazione (Allegato 3a). La presenza di atropina nella cocaina assunta venne, in seguito, confermata dagli esami eseguito dai Centri Antiveleni degli Ospedali Riuniti di Bergamo e del Niguarda di Milano e, in seconda battuta, dal Laboratorio di Tossicologia del Policlinico San Matteo di Pavia. Il riscontro tossicologico documentò che i composti utilizzati dagli assuntori di stupefacenti erano presenti in proporzioni di circa il 67% di cocaina e il 33% di atropina. Così come riportato dai giornali, anche in quella circostanza il Direttore Generale dell’ASL allora in carica, il dott. Silvio Rocchi, fece scattare un segnale di allerta nell’ambito del Sistema di Allerta Rapida, diramando la segnalazione della partita di droga tagliata con atropina a tutti i soggetti interessati: dai direttori delle ASL sino agli operatori sanitari e gli educatori di strada, a più diretto contatto con i consumatori di droga, allo scopo di diffondere la notizia e raccomandare prudenza agli utenti. Vennero coinvolti anche i DJ delle discoteche affinché dessero avviso del pericolo durante le serate nei locali da ballo. Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 vi furono più di 90 casi di intossicazioni gravi registrate in diversi paesi europei, con ricoveri in Pronto Soccorsi, interventi di rianimazione e, in alcuni casi, decessi. Non mancarono, inoltre, numerosi interventi sanitari per intossicazioni meno gravi che, però, non necessitarono di ricovero.

L’indagine Alla luce degli accadimenti di luglio 2007, e di quelli di novembre 2004, il Dipartimento delle Dipendenze di Verona, incaricato del progetto nazionale Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe, promosso dal Ministero della Salute in collaborazione con il Ministero della Solidarietà Sociale, ha ritenuto opportuno tentare di ricostruire la dinamica temporale degli eventi che hanno caratterizzato quei giorni. Tale necessità è stata avvertita poiché, a fronte di due intossicazioni avvenute nella stessa zona, a distanza di due anni e mezzo, con modalità pressoché uguali, e dato l’elevato numero di ricoveri e di interventi di rianimazione cui è stato necessario ricorrere, sembrava doverosa una riflessione sulla sensibilità, la funzionalità e sulla reale efficacia del Sistema di Allerta fino ad ora adottato in termini sia di prevenzione primaria che secondaria. Ci si è voluti interrogare, infatti, sulla capacità che il Sistema ha dimostrato di prevedere le intossicazioni e sulla rapidità con cui sono state inviate le segnalazioni di allerta e di cessata allerta, ma anche sulla capacità di allertare gli operatori in modo che riuscissero a riconoscere i sintomi e, quindi, la causa, più precocemente riducendo il ritardo diagnostico e migliorando, quindi, la gestione del caso. Al fine di comprendere, quindi, lo sviluppo degli avvenimenti e di registrare le tempistiche di azione e reazione sia dell’epidemia che del Sistema di Allerta, si è pensato di ricostruire i tempi di comparsa ed evoluzione dei casi di intossicazione e dei tempi di risposta del Sistema, elaborando il cronogramma dettagliato degli eventi ed ottenere, quindi, un quadro cronologico completo della tempistica dei fatti.

Obiettivo: la ricostruzione cronologica dell’intossicazione

Legittimati dall’incarico ricevuto dal Ministero della Salute con il progetto “Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida sulla Droghe”, per perseguire lo scopo di cui sopra, è sembrato corretto, in primis, mettersi in contatto con la Regione Lombardia, ri-

Offerta di collaborazione alla Regione Lombardia

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Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

chiedendo l’autorizzazione all’indagine e offrendo la disponibilità a collaborare con i dirigenti lombardi al fine di unire abilità e competenze e riuscire, insieme, a rilevare tempestivamente i dati utili e necessari per la ricostruzione della cronologia dell’intossicazione. La richiesta di collaborazione venne proposta telefonicamente il 2 agosto dal dott. Giovanni Serpelloni al dott. Riccardo Gatti, Direttore del Dipartimento delle Dipendenze della A.S.L. Città di Milano, il quale invitò il collega a sottoporre la questione anche al dott. Roberto Mollica dell’Osservatorio Epidemiologico ASL Città di Milano per le questioni tecniche. A seguito delle conversazioni, il dott. Serpelloni venne invitato a scrivere una richiesta formale di collaborazione all’Assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia, il dott. Gian Carlo Abelli e al suo responsabile operativo, il dott. Patrizio Tambini. Nella richiesta (Allegato 3d), inviata via fax il 2 agosto alle ore 19:12, si esplicitavano le finalità dell’eventuale collaborazione e la disponibilità a mettere a disposizione personale specializzato nelle indagini di campo per il rilevamento dei dati. Nella stessa richiesta, si sottolineavano l’urgenza e la tempestività con cui eventuali azioni avrebbero dovuto essere intraprese, al fine di non perdere informazioni che, nel tempo, avrebbero potuto diventare difficilmente recuperabili. Oltre all’informativa scritta, vennero fatte numerose comunicazioni telefoniche ma, non ricevendo risposta alcuna, nella mattinata del giorno successivo venne contattato il dott. Marco Tosi, Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale, per accertare l’avvenuta ricezione del fax. Purtroppo, però, l’unica notizia che si riuscì ad avere fu che bisognava attendere perché non era stato ancora deciso nulla a riguardo. Dopo tre mesi di attesa, si ritenne opportuno procedere verso la ricostruzione della tempistica dell’epidemia in maniera autonoma contattando direttamente le strutture sanitarie. Il primo passo verso la ricostruzione delle reali tempistiche di evoluzione ed espansione del fenomeno delle intossicazioni fu quello di riprendere gli articoli scritti dalle principali testate giornalistiche e di individuare presso quali ospedali si registrarono le intossicazioni. In particolare, informazioni molto dettagliate vennero raccolte dal quotidiano “L’Eco di Bergamo” che, trattando di notizie locali, riportò passo a passo gli eventi di quei giorni. Fu dalla redazione del giornale che risalimmo a quale centro di analisi furono inviati i campioni di sangue e dall’analisi dei quali si evinse la presenza di atropina mescolata a cocaina. Il centro in questione era il Centro Antiveleni di Bergamo che, quindi, contattammo per sapere quanti casi, complessivamente, erano stati registrati per l’intossicazione da cocaina-atropina. Da lì, apprendemmo anche la notizia che gli accertamenti sui campioni biologici degli intossicati vennero eseguiti dal laboratorio di Tossicologia Analitica Chimica di Pavia cui il Centro Antiveleni di Bergamo generalmente invia i campioni. Il passo successivo fu quello di contattare direttamente i Pronto Soccorsi degli ospedali presso cui si erano registrati i ricoveri e di spiegare ai responsabili lo scopo della nostra indagine e la nostra necessità di entrare in possesso di dati di carattere temporale relativamente alle persone ricoverate per l’intossicazione da cocaina-atropina. La prima reazione delle persone con cui parlammo fu di sorpresa e, per alcuni, di irritazione. Infatti, la maggior parte degli interlocutori si stupì della richiesta che stavamo inoltrando, sottolineando il fatto che nessuno, fino a quel momento, si era preoccupato di contattarli, né di chiedere come effettivamente si fossero svolti i fatti o di avere informazioni dettagliate sui pazienti ricoverati. Altri, invece, aggiunsero al sentimento di sorpresa anche un sentimento di stizza, giustificato dal fatto che non trovavano corretto il fatto di andare a chiedere dati di quel tipo a distanza di 4 mesi dagli accadimenti poiché il loro recupero, benché fattibile, avrebbe comunque richiesto un impiego di tempo maggiore rispetto ad un recupero dei dati avvenuto in medias res.

Metodo di indagine

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Nonostante le iniziali riserve, una volta motivate le nostre richieste, tutti i responsabili dei Pronto Soccorsi contattati dimostrarono un’ampia ed immediata collaborazione e una considerevole disponibilità anche a fornire chiarimenti ove le informazioni potevano non essere chiare e necessitavano di maggiori approfondimenti. Nello specifico, vennero contattati i Pronto Soccorsi dei seguenti ospedali: • Azienda Ospedaliera Bolognini Seriate (dott.ssa Guglielmina Paino) • Ospedali Riuniti di Bergamo (dott. Claudio Arici) • Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda (dott. Giuseppe Borgese e sign. Lucia Maci) • Azienda Ospedaliera “Carlo Poma” di Mantova (dott. Mario Luppi e dott. Franco Lotti) • Azienda Ospedaliera Treviglio Caravaggio, Ospedale “F. M. Passi” di Calcinate (dott. Gianluigi Consonni e sign. Camossi Anna) • Azienda Ospedaliera Bolognini Seriate, Ospedale di Lovere (dott. Francesco Lubrano)

Collaborazioni operative

Si procedette all’invio di una richiesta formale (Allegato 3e) in cui si richiedevano, per ogni paziente ricoverato, le seguenti informazioni: Sesso del paziente • Anno di nascita del paziente (evitando di inserire dati identificativi) • Data e ora della prima osservazione del paziente • Principali sintomi rilevati all’ingresso • Data e ora dell’assunzione della sostanza (se disponibile, come dichiarato dal paziente) • Data e ora della dimissione Tali notizie vennero strutturate in una tabella sia per ragioni di comodità di compilazione, sia per necessità di standardizzazione dei dati che avremmo, in seguito, elaborato. Il ricorso alle cartelle cliniche dei pazienti facilitò la compilazione delle schede. La ricezione delle schede compilate non tardò oltre le due settimane e quindi, nell’arco di poco tempo, fummo in grado di creare il cronogramma dell’evoluzione e dell’espansione del fenomeno delle intossicazioni. Convinti che per completare il quadro fosse necessario anche capire quando le dosi avvelenate erano state vendute alle persone in seguito ricoverate, pensammo di contattare direttamente le persone accusate di spaccio che erano stati arrestate durante la vicenda o, per lo meno, di raggiungere i loro legali per chiedere informazioni relativamente alla tempistica dell’acquisto e dello spaccio. Anche in questa circostanza, per individuare i soggetti cui dovevamo rivolgerci ci avvalemmo del quotidiano “Eco di Bergamo” da cui apprendemmo il numero totale degli arrestati, cinque, e i loro nomi pubblicati: Abdelilah Bouabbadi, Mohamed Jamlim, Tarik El Ammari (Figura 2), Abdellatif Ghafiri, Ladid Cherkaoui. I primi tre furono fermati nell’interland di Bergamo (uno a Costa di Mezzate, l’altro a Zandobbio) e arrestati il 27 luglio grazie alle testimonianze di alcuni degli assuntori; gli altri due vennero fermati in auto mentre attraversavano le strade di Bagnatica, in provincia di Bergamo, individuati grazie ad intercettazioni telefoniche operate dalla squadra dei Carabinieri.

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Contatto con le persone arrestate e accusate di spaccio


Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

Figura 2 - Da sinistra, Abdelilah Bouabbadi, Mohamed Jamlim, Tarik El Ammari, arrestati il 27 luglio per lo spaccio della partita di cocaina tagliata con atropina (Fonte: TG 5 del 29 luglio 2007, edizione delle 20:00).

Con la disponibilità della redazione dell’“Eco di Bergamo”, riuscimmo a sapere anche i nomi degli avvocati degli imputati, l’avvocato Michele Coccia e l’avvocato Guido Cavarretta, nonché il nome del giudice incaricato del caso, il giudice Alberto Viti del Tribunale di Bergamo. Procedemmo quindi ad un contatto telefonico con i due avvocati e il dott. Coccia, in particolare, si rese disponibile ad accettare una nostra richiesta formale (Allegato 3f) relativamente a: • quando (data e ora indicativa) gli assistiti acquisirono la partita di cocaina tagliata con atropina • quando (data e ora indicativa), eventualmente, fosse stata aggiunta l’atropina alla cocaina (se a conoscenza) • dopo quanto tempo dal momento dell’acquisizione gli assistiti rivendettero la prima dose di cocaina-atropina • quando (data e ora indicativa) vendettero l’ultima dose • quante dosi vennero vendute in tutto • quando (data e ora indicativa) costoro vennero arrestati Durante un colloquio con l’avvocato Coccia, egli ci riferì che anche uno dei 5 sospetti spacciatori aveva fatto uso della cocaina tagliata con atropina e che costui si era sentito male poco dopo aver assunto la sostanza. Anch’egli venne ricoverato in Pronto Soccorso da dove venne, poi, dimesso dopo circa tre giorni. La riflessione che ne emerse fu che il soggetto in questione aveva consumato cocaina non essendo a conoscenza del fatto che questa fosse stata tagliata con atropina. Per tanto, l’avvocato della difesa asseriva che il suo cliente ricoverato non poteva essere responsabile dell’adulterazione della droga altrimenti non ne avrebbe fatto uso.

Gli intossicati

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Risultati dell’indagine Con i dati che siamo riusciti a recuperare è stato possibile elaborare una cronologia dei ricoveri e localizzarli nell’area geografica tra Mantova, Bergamo, Lovere (BG) e Desenzano del Garda (BS). Si sono registrati complessivamente 21 casi:

Tabella 1 - Luogo di registrazione dei casi e numerosità.

LUOGO DI REGISTRAZIONE DEI CASI Mantova Seriate (BG) Bergamo Lovere (BG) Calcinate (BG) Desenzano (BS) Totale

N. DEI CASI REGISTRATI 1 12 2 2 1 3 21

All’ingresso ai Pronto Soccorsi, i soggetti ricoverati presentavano tutti sintomi simili: disorientamento temporo-spaziale, febbre, nausea, tachicardia, midriasi, allucinazioni, irrequietezza. Due persone sono state ricoverate dopo essere state ritrovate in stato di coma: un uomo venne ritrovato in macchina, nei pressi di Desenzano del Garda, con le narici sporche di polvere bianca, e una giovane di vent’anni, che morì poco dopo l’arrivo al Pronto Soccorso per arresto cardio-respiratorio. Di seguito si riporta il cronogramma dell’intossicazione da cocaina-atropina inteso come la rappresentazione temporale del periodo durante cui si sono manifestati i casi dell’intossicazione. Il cronogramma riporta in perfetta serie la data di segnalazione del caso (I colonna, Data), l’ora di registrazione del caso al Pronto Soccorso (II colonna, Ora) e le iniziali del paziente con la sede di registrazione dell’evento (III colonna, Evento). La ricostruzione del cronogramma è a cura di Giovanni Serpelloni e Claudia Rimondo del Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20 di Verona.

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Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

DATA

ORA

19/7

3.12

EVENTO AA (MN) INIZIO DELLE INTOSSICAZIONI PERIODO DI LATENZA

26/7

0.00 1.00 VF (Seriate - BG) MM (BG centro) 2.00 3.00 4.00 SR (Seriate - BG) SG (Seriate - BG) ZS (Seriate - BG) 5.00 6.00 7.00 8.00 9.00 10.00 11.00 CS (Seriate - BG) 12.00 13.00 ALLERTA LOMBARDIA 14.00 15.00 16.00 17.00 18.00 19.00 20.00 TR (Seriate - BG) 21.00 22.00 PP (Seriate - BG) 23.00 BA (Calcinate - BG) 27/7 0.00 FD (Seriate - BG) 1.00 TR (Seriate - BG) 2.00 XX (Lovere - BG) OA (Desenzano - BS) 3.00 MC (Seriate - BG) BL (Desenzano - BS) 4.00 XY (Lovere - BG) 5.00 6.00 7.00 8.00 9.00 10.00 11.00 12.00 13.00 14.00 15.00 16.00 TD (Seriate - BG) 17.00 ALLERTA VENETO 18.00 3 arresti degli spacciatori 19.00 20.00 21.00 22.00 23.00 0.00 PERIODO DI APPARENTE SPEGNIMENTO 29/7 17.00 2 arresti degli spacciatori 30/7 DICHIARAZIONE DI CESSATA ALLERTA LOMBARDIA 2/8 12/8

1.08

SB (Seriate - BG)

MM (Desenzano - BS)

3.58 MM (BG centro) FINE DELLE INTOSSICAZIONI

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Grafico 1 - Rappresentazione cronologica dell’intossicazione per cocaina-atropina dal 19 luglio al 12 agosto 2007. Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

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Grafico 2 - Zoom: rappresentazione cronologica dell’intossicazione per cocaina atropina del 26 e 27 luglio 2007.

Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Il primo caso venne segnalato alle ore 3.12 del 19 luglio dal Pronto Soccorso dell’Ospedale “C. Poma” di Mantova, a circa 140 Km dal successivo epicentro. Venne riportato dalla cronaca locale il 23 luglio (“La Gazzetta di Mantova” e il telegiornale locale Tele Mantova). Il soggetto ricoverato presentava quali sintomi disorientamento spazio-temporale, febbre, nausea, tachicardia e midriasi. Questo caso risulta singolare sia per la sua collocazione spaziale, che fuoriesce di parecchi Km dall’epicentro maggiore che è Bergamo, sia per la tempistica con cui si è manifestato. Infatti, dopo il caso di Mantova seguì un periodo di latenza di 7 giorni, durante i quali non si registrò alcun caso di intossicazione da cocaina-atropina. Tuttavia, le conversazioni avute con il dott. Franco Lotti del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Mantova, dove fu assistito il paziente, non lasciano dubbi sulla dinamica dell’evento. Ciò rende evidente il fatto che vi è stato un periodo di permanenza sul mercato di una partita di cocaina tagliata con atropina di almeno 7 giorni prima dell’inizio della vera e propria ondata di intossicazioni, prima del lancio della segnalazione di allerta e prima dell’arresto degli spacciatori che ha permesso, verosimilmente, di ritirare dal mercato illecito la cocaina alterata con atropina e/o di fermare l’eventuale assunzione di quella già acquistata e non ancora consumata.

Il primo caso: evento sentinella

Dopo i 7 giorni del periodo di latenza, la concentrazione maggiore di casi si ebbe il 26 e 27 luglio. In queste 2 giornate si registrarono ben 18 casi di intossicazione da cocaina-atropina, ovvero l’85,7% dei casi totali. In particolare, la giornata del 26 luglio si dimostrò quella con il numero di casi più alto, ben 10 (47,6% del totale), con una concentrazione massima nella fascia oraria 4.00–5.00. A proposito, è da sottolineare anche il fatto che tutti i casi registrati in quella fascia oraria avevano come luogo della segnalazione dell’evento la cittadina di Seriate, in provincia di Bergamo. La notte tra il 26 e il 27 luglio fece da scenario ad altre 10 intossicazioni (47,6%), dalle 20.00 del 26 luglio alle 08.00 del 27, 8 delle quali nella provincia di Bergamo e 2 a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia. Le tempistiche sopra riportate mostrano che la flussione “epidemica” naturale in questo tipo di intossicazione evolve nel suo massimo in circa 48 ore dalla vera partenza. Alle 13.33 del 26 luglio, la Regione Lombardia inviò la segnalazione di allerta che giunse al Dipartimento delle Dipendenze di Verona il 27 luglio alle 16.30 con una telefonata tra il dott. Riccardo Gatti e il dott. Giovanni Serpelloni. Alle 17.38 del 27 luglio venne inoltrata la segnalazione di allerta a tutta la Regione Veneto ad opera del Dipartimento delle Dipendenze di Verona.

La concentrazione dei casi: 26 e 27 luglio

Dal 28 luglio al primo giorno di agosto non si registrarono casi di intossicazione da cocaina-atropina. Ciò porta a parlare, quindi, di “periodo di apparente spegnimento dell’intossicazione” durante il quale sembrò che il pericolo fosse scongiurato e che il periodo di allerta inaugurato il 26 luglio fosse terminato: dopo 2 giorni di assenza di segnalazioni di nuovi casi di intossicazione, venne dato dalla Regione Lombardia il segnale di cessazione dell’allerta. Durante il “periodo di apparente spegnimento” vennero anche identificati ed arrestati i 5 spacciatori della partita di cocaina tagliata con atropina. La loro individuazione avvenne in due momenti diversi: il primo ebbe luogo nella serata del 27 luglio, grazie alle testimonianze delle persone intossicate che collaborarono con il corpo dei Carabinieri, fornendo informazioni utili per risalire a chi aveva venduto loro la droga; il secondo avvenne il 29 luglio, con 2 arresti, grazie alle intercettazioni telefoniche avvenute nei giorni precedenti con gli altri spacciatori.

28 luglio-01 agosto: periodo di apparente spegnimento

Dopo la dichiarazione di “cessata allerta” da parte della Regione Lombardia, si registrarono altri 2 casi, rispettivamente, il 2 e il 12 agosto, quando, ormai, l’allarme lan-

Ripresa dei casi e fine delle intossicazioni

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Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

ciato dalla Direzione sanitaria lombarda tramite il Sistema di Allerta Rapida era stato fatto rientrare. Il primo ebbe luogo a Desenzano del Garda, ove venne ricoverato un soggetto in stato di coma che, a detta della moglie, aveva fatto un uso continuato di droga nei giorni precedenti. Il secondo ebbe luogo a Bergamo, ove giunse in Pronto Soccorso un trentenne in stato ansioso, in preda ad allucinazioni, con midriasi e tachicardia e che rimase in osservazione per circa 6 ore prima di essere dimesso. Ciò, soprattutto, in relazione alle possibili “scorte” residue di sostanza pericolosa che possono permanere inutilizzate per vari giorni e ricomparire, successivamente, producendo nuove intossicazioni. Il fatto che si siano registrati altri 2 casi dopo la dichiarazione di “cessata allerta” può indurre a riflettere sui provvedimenti che è opportuno adottare a livello sanitario anche quando si crede che il pericolo sia decisamente sorpassato e su quali possano essere le modalità evolutive di una siffatta “epidemia”, per lo meno, nel breve periodo. Come verrà mostrato anche in seguito, risulta chiaro da subito che l’epicentro dell’intossicazione da cocaina-atropina è la zona di Bergamo e, in particolare, Seriate. Fu qui, infatti, che si registrarono 12 casi, ovvero il 57,1% dei casi totali. Le zone limitrofe in cui si registrarono le altre intossicazioni furono la città di Bergamo, a circa 10 Km da Seriate, Calcinate, a 11 Km da Seriate, e a Lovere, a 36 Km dall’epicentro. Le città di Desenzano del Garda e di Mantova, dove si registrarono i casi geograficamente più lontani rispetto all’epicentro, distano, rispettivamente, 76 Km e 138 Km da Seriate.

Epicentro dell’epidemia: Bergamo

Guardando alla tipologia dei casi registrati, è stato possibile eseguire un’analisi di tipo quantitativo sui dati ottenuti, riuscendo, quindi, a definire un quadro abbastanza completo dei soggetti intossicati e della cronologia dell’epidemia. Per quanto concerne le caratteristiche generali del gruppo di soggetti ricoverati, l’analisi riferisce una numerosità di soggetti maschi maggiore rispetto alle femmine (76,2% maschi, 23,8% femmine), come indicato nel Grafico 3.

Caratteristiche socioanagrafiche del gruppo di pazienti intossicati

Grafico 3 - Distribuzione percentuale del sesso dei soggetti intossicati.

Per quanto riguarda l’età media dei ricoverati, è stato calcolato che questa sia di 31,8 anni, con un minimo di circa 1 anno (14 mesi) ed un massimo di 56 anni. La distribuzione dei soggetti ricoverati in classi d’età risulta essere la seguente: 191


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Grafico 4 - Distribuzione dei soggetti intossicati per classi d’età.

Il grafico mette in evidenza che la fascia d’età con maggiori consumatori è quella tra i 20 e i 29 anni, confermando, nonostante la numerosità esigua del gruppo analizzato, il fatto che le fasce giovanili sono quelle più a rischio di consumo di sostanze. Anomala è la prima colonna del grafico in cui appare che due soggetti, tra 0 e 9 anni, hanno fatto uso della cocaina tagliata con atropina. In realtà, si tratta di due bambini (uno di 14 mesi, l’altro di 2 anni e 2 mesi), i cui genitori si sono presentati giovedì 26 luglio presso l’ospedale di Seriate in evidente stato confusionale e in preda alle allucinazioni. I piccoli, manifestando segni di irrequietezza e agitazione, furono anch’essi sottoposti agli accertamenti tossicologici, risultando positivi all’intossicazione da cocaina-atropina. Nonostante non siano ad oggi ben chiare le modalità con cui i bambini entrarono in contatto con la cocaina-atropina, l’Osservatorio dei Minori emanò un provvedimento di revoca della potestà genitoria nei confronti dei due genitori ricoverati. La motivazione addotta si basò sul fatto che la condizione tossico-manica compromette seriamente la funzione genitoriale, in quanto sussistono elementi oggettivi, quali la condizione di salute, la posizione giudiziaria, l’altalenante stabilità dei rapporti di coppia, la presenza di frequenti interventi da parte dei servizi sociali nelle dinamiche familiari, che rendono complesso e difficile l’esercizio del genitore e che inficiano, quindi, i percorsi evolutivi del minore. Dalla ricostruzione dei fatti è emerso che la maggior parte delle persone assunse cocaina tagliata con atropina nei giorni di mercoledì e, soprattutto, giovedì, collocando il consumo della sostanza a metà settimana, come indicato dal Grafico 5 e non nel fine settimana come, comunemente, ci si poteva aspettare.

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Giorni della settimana per assunzione e ricovero


Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

Grafico 5 - Distribuzione dei soggetti intossicati per giorno della settimana in cui hanno assunto cocaina.

È doveroso osservare, però, che l’allerta lanciata dalla Regione Lombardia giunse proprio prima dell’inizio del fine settimana, con il coinvolgimento, inoltre, dei disk jockey delle discoteche, oltre che dei media, per la divulgazione dell’allarme. Inoltre, un provvedimento simile venne adottato anche in Veneto tra venerdì 27 e sabato 28 luglio. In previsione del fine settimana, infatti, considerando che in tale lasso temporale le occasioni di consumo aumentano, si cercò di allertare non solo le unità operative sanitarie ma anche quelle figure di spicco tra i giovani in grado di comunicare al maggior numero possibile di persone il pericolo della cocaina avvelenata. Per tutta la notte, quindi, i vocalist dei locali da ballo e di intrattenimento sollecitarono i giovani a “niente droga”, a “non cascarci”, a “divertirsi senza droga”. Considerando, quindi, il forte impatto comunicativo che possono aver avuto queste iniziative sui potenziali consumatori, è lecito pensare che il consumo di cocaina sia stato limitato in occasione del fine settimana proprio grazie ai moniti diffusi attraverso numerosi canali di avviso. Analogamente, come mostrato nel Grafico 6, i ricoveri presso gli ospedali si sono concentrati intorno a venerdì 27 e sabato 28 luglio, poche ore dopo l’assunzione della sostanza, mostrando la rapidità con cui la sostanza agisce sull’organismo.

“Tam tam” informativo come deterrente al consumo

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Grafico 6 - Distribuzione dei soggetti intossicati per giorno della settimana in cui sono stati ricoverati.

Timing analysis Mediamente, vennero ricoverate 0,88 persone (quasi 1 soggetto) al giorno durante tutto il periodo “epidemico”. Sulla base di quanto riportato nella documentazione clinica dei Pronto Soccorsi, il tempo medio tra il momento dell’assunzione della sostanza e il momento della prima osservazione al Pronto Soccorso fu di 4 ore e 24 minuti, con picchi minimi di 2 ore e 6 minuti e picchi massime di 17 ore e 46 minuti. Il tempo medio di degenza fu di 45 ore, ovvero 1 giorno e 21 ore, con picchi di anche 96 ore (4 giorni). L’elaborazione dei dati che ci sono stati forniti ha evidenziato che la durata dell’evento, intesa come il tempo trascorso tra il primo e l’ultimo caso, ovvero dal primo ricovero a Mantova all’ultimo registrato a Bergamo, fu di 577 ore, ovvero di 24 giorni e 1 ora. È stato calcolato che il tempo tra l’inizio dell’epidemia e il picco massimo, momento in cui il fenomeno ha raggiunto il suo culmine, sia stata di 193 ore. Ciò significa che prima che l’epidemia raggiungesse l’apice sono trascorsi 8 giorni e 1 ora.

194


Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

Tabella 9 – Timing analysis.

Tempo trascorso tra l’assunzione della cocaina-atropina e la prima osservazione al Pronto Soccorso medio

4 h 24 min

max

17 h 46 min

min

2 h 6 min

Tempo di degenza medio

45 h (1 giorno 21h)

max

96 h (4 giorni)

min

3h

Durata epidemica

24 giorni 1 h

Tempo per raggiungere il picco epidemico

8 giorni 1 h

Prima di procedere all’analisi della tempistica della segnalazione di allerta, è opportuno delineare quali procedure sono previste dai protocolli ufficiali per l’attivazione dell’allerta. Il “Protocollo per l’avvio sperimentale di un sistema di sorveglianza rapido per la conoscenza delle sostanze in circolazione – Progetto interregionale M.D.M.A. Monitoraggio Droghe e Manifestazioni d’Abuso” prevede che ognuna delle parti sottoscriventi il progetto MDMA si ponga come osservatore e referente privilegiato, instaurando una relazione sinergica con il resto del sistema (art. 1). A fronte di un coinvolgimento eguale e paritetico, con il medesimo documento si affida alla Regione Lombardia, per tramite della Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale, l’avvio sul territorio regionale del Sistema di Allerta. Inoltre, nello svolgimento specifico delle funzioni previste, l’azione della Direzione Famiglia e Solidarietà Sociale si concretizza, tra le altre attività, con la responsabilità del coordinamento, a livello regionale e nazionale, dell’azione progettuale avviata (art. 4). Premesso ciò, nella pratica è previsto che l’attivazione dell’allerta possa essere disposta da uno dei componenti del Gruppo di Coordinamento, suddivisi in tre categorie: operatore dell’ASL di Milano, operatore di un Centro Anti Veleni e referente delle Forze dell’Ordine. Nello specifico delle intossicazioni da cocaina-atropina avvenute a novembre 2004 e a luglio 2007 tra Bergamo e Brescia, a dare l’allarme fu il dott. Roberto Mollica, dell’Osservatorio Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL Città di Milano. L’attivazione della procedura di allerta avvenne dopo che il Centro Antiveleni di Bergamo segnalò l’accesso ospedaliero di sei soggetti con sopore ad allucinazioni dopo aver assunto cocaina presumibilmente tagliata con atropina (di fatto, erano in corso gli accertamenti per l’identificazione delle sostanze contenute nei campioni biologici inviati al Centro di Tossicologia Analitica di Pavia). A sua volta, il Centro Antiveleni di Bergamo ricevette i campioni su cui sono stati svolti i primi esami, dai Pronto Soccorsi di Seriate e di Bergamo.

Procedure per la segnalazione di allerta

Per valutare il funzionamento del Sistema di Allerta Rapida della Regione Lombardia, si è ritenuto di dover utilizzare i seguenti indicatori: • quando e dopo quanti casi è stato lanciato il segnale di allerta: si vuole calcolare il tempo trascorso tra la manifestazione del primo caso di intossicazione e il momento

Indicatori

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

della segnalazione di allerta ad opera del Sistema di Allerta Rapida della Regione Lombardia, con indicazione, anche, di quanti casi si sono manifestati prima del lancio del segnale di allerta. • quando l’allerta è stata revocata: si intende riflettere sul momento della revoca del segnale di allerta rispetto alla manifestazione di successivi casi manifestatisi ad allerta conclusa. • durata del periodo di allerta: si vuole comprendere quanto tempo è trascorso dalla segnalazione di allerta alla comunicazione di cessata allerta, guardando al numero di casi di intossicazioni che si sono palesati in quell’arco temporale. La segnalazione di allerta inviata dal Sistema di Allerta Rapida della Regione Lombardia giunse alle ore 13.33 di giovedì 26 luglio, dopo 178 ore dall’inizio dell’epidemia, ovvero dopo 7 giorni e 10 ore dal primo caso segnalato. Lo scarto tra il picco epidemico e l’invio dell’allerta è di 15 ore. In altre parole, si può dire che l’epidemia raggiunse il suo picco massimo appena 15 ore dopo che l’allerta fu lanciata e che la segnalazione di allerta, quindi, giunse solo 15 ore prima che l’epidemia raggiungesse il suo apice. L’analisi delle tempistiche delle segnalazioni di allerta mette anche in risalto dopo quanti casi il segnale di allerta venne dato. Di fatto, prima che il modulo di attivazione per la procedura di allerta fosse inviato ai Direttori dei Dipartimenti delle Dipendenze della Regione Lombardia e ai referenti delle equipe territoriali MDMA, i casi di ricovero registrati furono 8, ovvero dopo il 38,1% del totale di casi. Nel modulo di attivazione della procedura di allerta del Sistema di Allerta lombardo è specificato che il numero di soggetti coinvolti nell’intossicazione, al momento della segnalazione, era 6. Tuttavia, la ricostruzione cronologica e georeferenziata dell’epidemia ha evidenziato, come già riportato, che i casi, in realtà erano 8. Infatti, il primo caso fu quello di Mantova, una settimana prima; il secondo fu quello delle 11.10 del 26 luglio a Seriate. È verosimile pensare che questo secondo caso, dato il breve tempo che intercorre tra esso e la segnalazione di allerta (2 ore e 10 minuti circa), non avesse ancora avuto una conferma degli esami tossicologici. Di conseguenza, l’Osservatorio del Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL Città di Milano poteva non averne ancora avuto segnalazione.

Segnalazione di attivazione dell’allerta

Analogamente, è possibile calcolare dopo quanto tempo fu dichiarata la cessata allerta. Dai media si apprese che l’allarme venne fatto rientrare il 30 luglio, ovvero dopo circa 285 ore dall’inizio dell’epidemia, cioè dopo 11 giorni e 21 ore. Come si evince dal cronogramma, tuttavia, si registrarono altri due casi dopo che l’allerta venne ritirata: il primo dopo 3 giorni, il secondo dopo 13. Sembra, quindi, che l’allerta si stata fatta rientrare con 292 ore di anticipo, ovvero 12 giorni 4 ore e 48 minuti prima dell’effettivo termine dell’epidemia.

Segnalazione di cessata allerta

La durata totale del periodo di allerta segnalato fu di circa 83 ore, ovvero di 3 giorni 10 ore e 11 ore, durante il quale si manifestarono 11 casi di intossicazione, ovvero il 52,4% dei casi totali. Considerando che la durata complessiva dell’intossicazione è stata di 577 ore, se ne ricava che solo il 14,4% del periodo epidemico è stato caratterizzato dalla segnalazione di allerta. Ciò significa che le disposizioni che i protocolli per l’attivazione dello stato di allerta prevedono per tutte le unità operative territoriali in caso di necessità, sono rimaste attive solo per il 14,4% del periodo totale dell’epidemia, lasciando completamente scoperto il rimanente periodo.

Periodo di allerta

196


Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

Tabella 10 - Riassunto della tempistica e dei casi dell’intossicazione.

Durata del fenomeno (dal primo all’ultimo caso)

577 h (24 giorni 1 ora)

Numero totale di casi

21

N medio casi/24h

0,88 (quasi una persona al giorno)

Tempo trascorso tra l’inizio dell’intossicazione e la segnalazione di allerta

178 ore (7 giorni 10 ore)

Tempo medio tra l’assunzione della sostanze e il ricovero

4h 12 min

Tempo medio di ricovero in ospedale

45h (1 giorno e 21 h)

Scarto tra picco epidemico e segnalazione di allerta

15 ore

Periodo di allerta

83 ore (3 giorni 11 ore)

Periodo di apparente spegnimento

141 ore (5 giorni 21 ore)

N casi dopo la “cessata allerta”

2

T di comparsa del caso n.1 dopo la “cessata allerta”

3 giorni

T di comparsa del caso n.2 dopo la “cessata allerta”

13 giorni

Geo-referenziazione Per quanto riguarda la georeferenziazione dei casi, come già esplicitato, a Mantova si registrò il primo caso con una settimana di anticipo rispetto alla fase più calda dell’epidemia. Dopo una settimana si concentrarono 18 casi in due giorni - 10 casi il 26 luglio e altri 8 casi il 27 (vedi da Figura 3 a Figura 7). Il secondo caso si verificò a Seriate, seguito dal terzo, presso il Pronto Soccorso di Bergamo. Dopo solo circa 3 ore, ancora a Seriate, si verificarono altri 4 casi. Verso le 11 della stessa mattinata, presso lo stesso Pronto Soccorso, un’altra persona si presentò con i sintomi dell’intossicazione. In serata, altri due casi si verificarono a Seriate, a distanza di un paio d’ore l’uno dall’altro. L’ultimo caso della giornata, l’undicesimo dell’intossicazione, si verificò a Calcinate, a circa 18 Km di distanza da Bergamo. La giornata del 27 luglio si aprì con i primi due ricoveri a Seriate tra la mezzanotte e le 2.00 del mattino, seguiti da altri due ricoveri, pressoché contemporanei, a Lovere – a circa 50 Km da Bergamo – e a Desenzano – a circa 80 Km da Bergamo. Tra le 3.00 e le 5.00 si verificarono altri 5 casi: nell’ordine, a Lovere, Desenzano del Garda, Seriate, Desenzano del Garda e l’ultimo a Lovere. Da sottolineare che proprio il quarto dei casi appena citati, quello verificatosi a Desenzano del Garda, è quello della ragazza ventenne sentitasi male dopo poco più di 2 ore dall’assunzione della sostanza e deceduta per arresto cardio-respiratorio. La giornata del 27 luglio si conclude con l’ultimo caso a Seriate, intorno alle 4 del pomeriggio. 197


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Prima che si presentasse il ventesimo caso di intossicazione da cocaina-atropina trascorsero 6 giorni, quando, presso l’Ospedale di Desenzano del Garda, venne ricoverata un’altra persona risultata positiva alla cocaina-atropina. Infine, la conclusione dell’intossicazione epidemica trovò collocazione presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo, intorno alle 4.00 del 12 agosto.

Tabella 11 - Riassunto del numero di casi avvenuti nelle diverse località e relativa distanza dall’epicentro dell’intossicazione.

LOCALITÀ

N. CASI

KM DALL’EPICENTRO

Seriate

12

Epicentro

Mantova

1

140

Desenzano del Garda

3

76

Lovere

2

36

Calcinate

1

11

Bergamo

2

4

La georeferenziazione completa dei casi è stata rappresentata in Figura 3.

198


Figura 3 - Georeferenziazione dei casi dell’intossicazione da cocaina-atropina tra il 19 luglio e il 12 agosto. Ogni punto rosso rappresenta un caso; il punto nero si riferisce al soggetto deceduto poco dopo l’arrivo al Pronto Soccorso. I numeri all’interno di ogni punto rappresentano l’ordine di comparsa dei casi.

Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

199


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 4 - Georeferenziazione dei casi di intossicazione dallo ore 0.00 alle ore 11.59 del 26 luglio 2007.

Figura 5 - Georeferenziazione dei casi di intossicazione dallo ore 12.00 alle ore 23.59 del 26 luglio 2007.

200


Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

Figura 6 - Georeferenziazione dei casi di intossicazione dallo ore 0.00 alle ore 11.59 del 27 luglio 2007.

Figura 7 - Georeferenziazione dei casi di intossicazione dallo ore 12.00 alle ore 23.59 del 27 luglio 2007.

201


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Analisi dei tempi tecnici La ricerca di dati e informazioni per ricostruire il cronogramma dell’epidemia, ha fatto emergere anche notizie interessanti sui tempi tecnici che sono necessari per avere i risultati delle analisi di laboratorio, indispensabili per comprendere chiaramente per quali sostanze il paziente è rimasto intossicato. In particolare, il dott. Alessandro Zavarit, del Centro Antiveleni di Bergamo, ci spiegò come avviene l’invio di un campione di sangue di un paziente al Centro di Tossicologia Analitica Chimica di Pavia e quanto tempo sia, quindi, necessario per ottenere una risposta. In particolare, il dott. Zavarit ci istruì proprio sugli eventi che hanno riguardato il primo caso registrato a Bergamo, raccontandoci la sua personale esperienza e riportando in modo molto dettagliato la tempistica tra laboratori. Ci fu riportato che il Pronto Soccorso di Bergamo aveva inviato al Laboratorio di Tossicologia Analitica Chimica di Pavia alle 8.30 del 26 luglio il campione da analizzare. Per percorrere la distanza che intercorre tra Bergamo e Pavia (90 Km) in auto si impiegò 2 ore e 15 minuti, facendo, quindi, giungere il campione a destinazione alle ore 10.45. È da sottolineare il fatto che il tempo per lo spostamento da Bergamo a Pavia varia a causa del traffico che si può incontrare lungo il tragitto. Di solito, di notte o, comunque, in assenza di traffico, questo percorso può essere coperto in 1 ora e 15 minuti. Tuttavia, con il traffico ci si impiega circa 1 ora in più.

Centro Antiveleni di Bergamo

Dal momento dell’arrivo a Pavia al momento della comunicazione del risultato delle analisi a Bergamo trascorsero altre 2 ore e 15 minuti. Da sottolineare che gli esiti vengono comunicati telefonicamente, quindi è verosimile pensare che, appena disponibili, questi vengano comunicati immediatamente. In totale, dall’invio del campione al conseguimento del risultato delle analisi eseguite su di esso, trascorsero 4 ore e mezza. La questione che si pone, però, parlando di tempistiche di analisi, concerne il fatto che il tempo impiegato per analizzare il primo campione e cercare, quindi, le sostanze in esso contenute e che possono aver portato all’intossicazione, cambia a seconda che si tratti del primo campione analizzato o di successivi campioni. Infatti, i primi esami non possono essere mirati ad una sostanza in particolare poiché manca un riferimento precedente. Per tanto, vengono fatti spaziare tra un’ampia rosa di sostanze fino a trovare quella/e per cui è avvenuta l’intossicazione. Al fine di mirare l’analisi e, quindi, ridurre i tempi di attesa per i risultati, è estremamente importante conoscere i segni e i sintomi del paziente, focalizzando, quindi, sulla ricerca delle sostanze che possono manifestare i segni e i sintomi riportati. In altre parole, se sono noti i segni e i sintomi del soggetto ricoverato, si potranno andare a ricercare nel campione le sostanze che portano a manifestare quei segni e quei sintomi, tralasciando quelle non relazionate ai suddetti. Di conseguenza, le analisi sui successivi campioni potranno essere eseguite in un tempo inferiore poiché già sono orientate all’individuazione di una sostanza piuttosto che di altre. Nel caso specifico di Bergamo, l’analisi necessitò di circa 2 ore di tempo, senza avere alcun riferimento sul tipo di sostanza da ricercare. È plausibile, quindi, affermare che, avendo nota una sostanze di riferimento, in questo caso, atropina, il tempo per l’analisi avrebbe potuto essere inferiore.

Cosa cercare?

Un’esperienza simile ci è stata raccontata dal dott. Franco Lotti, dell’Ospedale “C. Poma” di Mantova, con il quale ci siamo sentiti spesso a causa dell’anomalia che il caso mantovano del 19 luglio rappresenta. Egli ci riportò che, dopo il ricovero del paziente, alle ore 3.12, un suo campione di sangue venne portato al laboratorio dell’o-

Tempi tecnici: Mantova

202


Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

spedale per avere una prima valutazione sulla positività del soggetto. La risposta si ebbe alle 4.30 (1 ora e 18 minuti dopo il ricovero). Quindi, alle 11.00 il campione venne inviato al Centro di Tossicologia Analitica Chimica di Pavia per gli ulteriori accertamenti. Si procedette allo spostamento Mantova – Pavia (151 Km) in auto, consentendo la consegna del campione al laboratorio alle 13.30 (2 ore e mezza è il tempo medio impiegato per coprire il percorso indicato, considerando il traffico in entrata a Pavia). Alle 16.00 del pomeriggio giunse la risposta telefonica da Pavia che informava della presenza di atropina nel campione di sangue inviato. La risposta formale da parte del Centro di Tossicologia Analitica Chimica di Pavia arrivò all’ospedale di Mantova il 10 agosto, ma la telefonata per informare dei risultati ottenuti dagli esami, come registrato nel fonogramma del laboratorio e dell’ospedale stesso, giunse dopo 5 ore dall’invio del campione. Alla luce delle informazioni ottenute, siamo in grado di fare alcune considerazioni: • il tempo di consegna dall’ospedale dove il paziente è stato ricoverato al laboratorio di Tossicologia Analitica Chimica di Pavia varia, evidentemente, con la distanza che intercorre tra le due strutture. Di fatto, però, considerato il raggio entro cui l’intossicazione sì è manifestata, è lecito considerare che nessuno degli ospedali fosse a più di 150 Km da Pavia. Ciò significa che tutti i campioni sono giunti entro 2 ore e 15/30 minuti. • il tempo per la trasmissione telefonica dei risultati da Pavia all’ospedale di riferimento non tarda oltre le 2 ore e mezza. Infatti, sia Mantova che Bergamo costituivano dei casi “primi” che, come evidenziato precedentemente, richiesero una certa tempistica di analisi poiché non si avevano sostanze di riferimento da ricercare. I successivi accertamenti tossicologici, invece, furono agevolati dal fatto di sapere già su cosa si dovesse/potesse mirare l’analisi. Le considerazioni sopra riportate possono essere riassunte nella Figura 8.

Figura 8 - Tempi tecnici per l’analisi tossicologica dei campioni dei soggetti intossicati.

203


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Conclusioni Di seguito vengono riportate una serie di riflessioni derivanti dall’osservazione del fenomeno che possono essere utili, e possono essere prese in considerazione, per le future allerte: 1. Le intossicazioni a grappolo possono presentarsi con casi iniziali “sentinella” che preludono all’espressione successiva del fenomeno. Pertanto, in casi di rilievo, anche sporadico, di tossici aggiunti è necessario attivare da subito l’allerta e non aspettare casi “di conferma”. È verosimile, infatti, che il taglio delle sostanze con tossici avvenga sempre per più dosi contemporaneamente. 2. Nonostante le allerte fossero state inviate a tutti i referenti territoriali del progetto Sistema di Allerta Rapida e i Direttori dei Dipartimenti delle Dipendenze della Regione Lombardia, la maggior parte dei medici contattati per la ricostruzione temporale del fenomeno riferirono di non essere al corrente dell’allerta. Ciò significa che, benché le unità di emergenza vengano avvisate, non è assicurata la corretta e tempestiva trasmissione interna delle informazioni agli operatori che dovranno concretamente intervenire. È necessario, quindi, assicurare la copertura della comunicazione interna e accertarsi che le segnalazioni di allerta vengano adeguatamente ricevute. È opportuno, quindi, pensare ad un sistema di reporting sia per avere la certezza di aver correttamente inviato la segnalazione sia per essere sicuri che la segnalazione stessa sia stata ricevuta dalle unità destinatarie. 3. Considerando che dopo la segnalazione di cessata allerta si sono registrati altri due casi di intossicazione, è opportuno riflettere sulla durata del periodo di allerta. Si ritiene, infatti, che sarebbe meglio aspettare almeno 10 giorni prima di far rientrare la segnalazione di allerta. In questo modo, ci sono maggiori probabilità che il livello di allerta e attenzione tra le unità operative del sistema di allerta siano più alti e che queste, quindi, risultino maggiormente sensibili e pronte ad adottare le misure previste per affrontare, e/o evitare, altre eventuali intossicazioni. 4. La diffusione delle intossicazioni dall’epicentro di Seriate (Bergamo) ha raggiunto un massimo di 150 Km (il punto più lontano è stato Mantova). Questo dato è importante se si pensa al raggio di diffusione che il segnale di allerta deve coprire. Ciò significa che, individuato l’epicentro di un’intossicazione, è opportuno allertare in via prioritaria le unità operative che si trovano nel raggio di circa 150/200 Km dall’epicentro. 5. Resistenza e fonti di opposizione. Nel progettare i Sistemi di Allerta va considerato che questi sistemi sono dei concentratori di informazioni sia di input che di output che a volte possono risultare rischiosi perché rappresentano una concentrazione del potere organizzativo e a volte personale. Di conseguenza, se gestiti male, possono portare a non velocizzare le informazioni, a non metterle in comune e a non lavorare in modo trasparente e condiviso. Potrebbero essere, quindi, delle forme di gestione che in realtà “ingessano” il sistema. È opportuno, per tanto, creare dei metodi di gestione che non permettano l’involuzione naturale di sistemi di questo tipo in i forme di auto-referenzialità. 6. È necessario riflettere anche sulle metodologie di monitoraggio attualmente in uso nelle varie Regioni e, soprattutto, sul fattore “tempestività” che con gli attuali modelli non ci risulta essere garantito, specialmente nella fase di attivazione rapida 204

Lesson learning


Analisi e valutazione della seconda intossicazione a grappolo per cocaina-atropina

delle strutture e delle organizzazioni che possono, in qualche modo, aiutare a prevenire il fenomeno e la sua diffusione. 7. In conclusione, riteniamo che molte cose siano ancora da approfondire e da mettere a punto. Proprio per contribuire a questa crescita comune, questo gruppo ha sviluppato il presente manuale e il software “Geo Drugs Alert” che, come si avrà occasione di valutare, nasce soprattutto dall’esigenza di soddisfare il criterio della tempestività delle segnalazioni in entrata, dell’altrettanta precocità di elaborazione e trasmissione delle eventuali allerte ma, soprattutto, dalla possibilità di gestire il network di input e output (attivazione del sistema sanitario e sociale al fine di evitare la diffusione dell’intossicazione) attraverso sistemi tecnologici estremamente avanzati e molto agevoli nel loro apprendimento ed uso routinario. Tutto questo si spiega con il fatto che siamo convinti che continuare a tenere in piedi sistemi che hanno un approccio prettamente burocratico e documentale dei fatti e delle tragedie collegate all’uso di sostanze, sia una modalità operativa inutile e che costituisce uno spreco certamente evitabile.

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ALTRI CONTRIBUTI



Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

Claudia Rimondo, Giovanni Serpelloni Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20, Verona

1. GLI AMBITI DI APPLICAZIONE DEGLI EARLY WARNING SYSTEMS Gli ambiti in cui sono stati usati i sistemi di allerta precoce, conosciuti anche come Early Warning Systems (EWS) sono vari. Tuttavia, ciò che accomuna questi ambienti in riferimento all’impiego di questi sistemi è l’idea di mettersi nelle condizioni di prevedere il verificarsi di un evento, di prevenire una situazione di danno e/o di disagio, e di voler anticipare uno specifico fenomeno potenzialmente negativo per determinati soggetti. Oltre a condividere il concetto di “anticipo” e di “evitabilità” del danno, i sistemi di allerta precoce presentano meccanismi di rilevamento delle informazioni che permettono al sistema stesso di individuare la minaccia ed, eventualmente, di implementare una serie di azioni di risposta atte a rispondere, a seconda del caso, all’emergenza che si presenta.

Applicazioni diverse, obiettivi comuni

1.1 EWS, EVENTI SISMICI ED INDUSTRIA I contesti in cui, concretamente, si possono trovare i sistemi di allerta precoce sono davvero i più disparati. Nell’ambito del rischio sismico si incontrano numerosi esempi di applicazione. È possibile citare, ad esempio, la linea ferroviaria ad alta velocità Shinkansen che attraversa tutto il Giappone. Tale linea presenta un EWS composto da stazioni di rilevamento situate nei pressi dell’area epicentrale e da un Urgent Earthquake Detection and Alarm System, che si sviluppa lungo tutto il percorso della ferrovia. Questo sistema prevede il rilevamento delle onde di taglio (onde-P9), la stima della potenziale area soggetta a danno e l’interruzione del traffico ferroviario in caso se ne presenti la necessità 1.

Linea ferroviaria Shinkansen

Anche nella principale arteria di collegamento tra la città di Vancouver e l’area a Nord e a Ovest della città si trova un esempio di applicazione di Early Warning System. Si tratta, infatti, di sismometri, trasmettitori, ricevitori, che sono distribuiti sui territori di Washington, Oregon e British Columbia e che hanno lo scopo di fornire la misura del moto verticale del suolo e di interrompere il traffico veicolare mediante la luce rossa del semaforo 2.

Arteria di Vancouver

1 Manfredi G., Rischio sismico e sistemi di Early Warning, Dipartimento di Analisi e Progettazione Strutturale, Università di Napoli “Federico II”, novembre 2003. 2 Ibid.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Nel campo dei gasdotti, gli Early Warning Systems di eventi sismici vengono utilizzati per prevenire danni ambientali, per preservare l’integrità del gasdotto anche durante l’evento sismico, in modo che il servizio di distribuzione non venga interrotto, e per ridurre il rischio di incidenti e/o di perdite di tipo economico in caso di danno. Tutto ciò viene realizzato per mezzo di tecnologie che prevedono cavi a fibra ottica sensibili alle onde sismiche e valvole di shutoff in caso si presenti l’evento del sisma. Un esempio di questo tipo di applicazione è rintracciabile nel progetto dell’Istituto Des Plaines, dell’Illinois, sostenuto dal Dipartimento per energia e gas 3.

Gasdotti

Negli impianti nucleari, gli Early Warning Systems sono applicati per ridurre il rischio di rilascio di materiali radioattivi, per contenere il danno alle attrezzature (come, ad esempio, generatori a turbina, pompe di circolazione, generatore a vapore, ecc…), per frenare il rischio sismico, con conseguente diminuzione del costo per la copertura assicurativa, e per fornire una soluzione a breve termine per la mitigazione dei rischio sismico. Il sistema di allerta, in questi casi, è in grado di interrompere le reazioni nucleari in corso o di attivare misure di controllo con solamente tre secondi di preallarme. A titolo esemplificativo, si prenda in considerazione l’impianto nucleare Ignalina, in Lituania. Questo impianto è stato progettato per accelerazioni massime al suolo derivanti dall’analisi della sismicità dell’area baltica. Tuttavia, in seguito a successive analisi, l’impianto è risultato non conforme alle norme di sicurezza e, pertanto, era necessario prevederne la chiusura. Per evitare tale soluzione è stato installato un Early Warning System che, prima del verificarsi di un terremoto in prossimità dell’impianto, provvede alla disattivazione del reattore. Inoltre, in caso di sisma, il sistema è in grado di attivare una serie di misure di sicurezza che possono interrompere le reazioni di fissione nucleare, in modo da diminuire il danno derivante dall’evento sismico 4.

Impianti nucleari

Tuttavia, è possibile parlare di applicazione di EWS anche quando ci si riferisce all’attivazione di generatori d’emergenza di energia, alla messa in sicurezza delle attrezzature, allo shutoff di impianti di gas o di impianti elettrici nelle aziende sanitarie. Nei servizi d’emergenza, come le stazioni dei pompieri e le caserme, gli Early Warning Systems permettono l’attivazione di misure di sicurezza quali l’apertura automatica dei garage. Negli edifici deputati ad abitazione civile, sono previsti Early Warning Systems che si manifestano con misure di allarme o, per esempio, con l’attivazione di valvole di shutoff per il gas. Ancora, gli EWS vengono utilizzati per effettuare misure di controllo negli aeroporti durante le operazioni di decollo e atterraggio. Un esempio di utilizzo di EWS in ambito industriale si trova presso il generatore di energia elettrica a Kobe, area ad altissimo rischio sismico, in Giappone 5.

Situazioni di emergenza

3 City of Des Plaines, Hazard Mitigation Plan, French & Associates Ltd., Park Forest, Illinois, gennnaio 2007, capitolo n. 7. 4 Manfredi G., op. cit. 5 Basher R., “Global early warning systems for natural hazards: systematic and people-centred”, in Philosophical Transaction of Royal Society A, 364, 2167-2182, 2006.

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

Figura 1 - Sistemi di allerta, terremoti e vulcani.

Analogamente, le attività svolte dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nell’ambito della sorveglianza geochimica dei vulcani italiani attivi, consistono essenzialmente nel monitoraggio di parametri riguardanti i fluidi naturali, quali le acque di falda, le emissioni fumaroliche, le mofete, i pennacchi vulcanici, tutte quelle attività volte a percepire lo stato di attività del vulcano ed, eventualmente, a dare un segnale d’allerta in caso di attività anomala e/o pericolosa 6.

Vulcanologia

Come dimostra l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti, gli Early Warning Systems sono stati applicati anche ad impianti di distribuzione dell’acqua per i quali sono state sviluppate tecnologie e tecniche utili a monitorare e a valutare la qualità dell’acqua potabile, ad evitare contaminazioni della stessa ed, eventualmente, a limitare il più possibile che venga bevuta acqua non ottimale da un punto di vista qualitativo 7.

Impianti per la distribuzione dell’acqua

Manfredi G., op. cit. U.S. Environmental Protection Agency, Office of Water, Office of Science and Technology, Health and Ecological Criteria Division, “Technologies and Techniques for Early Warning Systems to Monitor and Evaluate Drinking Water Quality: A State-of-the-Art Review”, EPA/600/R-05/156, agosto 2005. 6 7

211


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 2 - Sistemi di allerta e impianti di distribuzione dell’acqua.

I sistemi di allerta tsunami e per le alte maree, poi, sono attivi in tutta la regione del Pacifico. Gli Stati Uniti ne hanno allestiti nelle Hawaii e in Alaska e sono gestiti dal Geological Survey e dal Noaa. Questi centri richiedono investimenti ingenti e un impegno previsto per il lungo periodo al fine di gestire una rete di comunicazione attiva ventiquattro ore su ventiquattro, con elevate capacità operative e un’adeguata formazione del personale. Lo Tsunami Warning System (TWS) nel Pacifico, adottato da ventisei stati, ha la funzione di monitorare stazioni sismiche e stazioni per il controllo delle maree in tutto il bacino del Pacifico per valutare potenziali terremoti e diffondere informazioni di allerta sugli tsunami. Il Pacific Tsunami Warning Centre (PTWC) è il centro operazionale del TWS del Pacifico. Localizzato vicino ad Honolulu, nella Hawaii, il PTWC fornisce informazione di allerta sugli tsunami alle autorità nazionali nel bacino pacifico 8.

8

212

www.prh.noaa.gov/ptwc

Tsunami e alte maree


Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

Figura 3 - Il passaggio di uno tzunami.

Se guardiamo, infine, all’ambito informatico, possiamo individuare delle applicazioni di Early Warning Systems nella gestione delle minacce che riguardano i sistemi operativi, ovvero i noti virus. Un esempio ci è fornito dal sistema di aggiornamento fornito dalla Microsoft, Microsoft Update, usato per incrementare il livello di protezione del proprio personal computer. Nella pratica, il sistema di allerta della Microsoft rileva una minaccia, molto probabilmente circolante nel Web, tra i sistemi operativi, e la segnala ad un Alert Centre. Qui, la minaccia viene valutata e vengono identificate le misure opportune da adottare affinché i PC dei clienti Microsoft possano essere difesi da quel pericolo. Di fatto, lo strumento con cui si tenta di proteggere i sistemi operativi è l’aggiornamento per i PC, che viene inviato gratuitamente ai clienti prima che il virus attacchi i sistemi. L’efficacia degli aggiornamenti non è, però, opinione condivisa tra gli informatici, poiché alcuni sostengono che il tempo per produrre un aggiornamento e per inviarlo non sempre è così contenuto da precedere l’attacco del virus. Tuttavia, il sistema di rilevazione della minaccia e di risposta, tramite produzione di aggiornamenti, può essere considerato come una forma di EWS finalizzata a prevenire e/o limitare i danni provocati dagli attacchi di virus 9.

Ambito informatico

1.2 EWS E SALUTE PUBBLICA Nell’ambito dei rischi di catastrofi naturali, oltre ad un’applicazione degli EWS che tratti di sistemi sismici, esiste la possibilità di vedere adottati sistemi di questo tipo per prevedere e/o limitare i danni causati da fattori meteorologici, quali alluvioni o ondate di calore.

9

windowsupdate.microsoft.com

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Nella Provincia Autonoma di Trento, ad esempio, è stato attivato un sistema di allerta per i rischi di tipo idrogeologico e idraulico, ovvero un EWS relativo ad eventi che dipendono essenzialmente dalle condizioni meteorologiche e dalle dinamiche naturali del territorio. Il sistema mira ad assicurare una costante attenzione all’insorgenza dei fenomeni, al flusso di informazioni tra soggetti coinvolti nel sistema, tempestiva attivazione dei presidi e degli interventi necessari e sufficienti e un’autonoma capacità di azione nell’ambito del sistema nazionale, e si articola in tre fasi - previsione (divulgazione di un avviso), valutazione (analisi dei possibili effetti) e allertamento (il livello di allerta indica anche le misure operative minime che tutte le strutture interessate devono assicurare per i diversi livelli di allerta) – che hanno fino ad ora garantito un funzionamento efficiente ed efficace del sistema 10.

Condizioni meteorologiche

Inoltre, nel 2004 è stato attivato in Italia un progetto del Dipartimento della Protezione Civile dedicato alla realizzazione di sistemi di allarme per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute e l’attivazione di un sistema di sorveglianza degli effetti del caldo sulla mortalità estiva. Tali sistemi di allarme, denominati Heat Health Watch Warning Systems (HHWWS), sono sistemi caratteristici per ogni città aderente al progetto e utilizzano le previsioni meteorologiche per prevedere, fino a 72 ore di anticipo, il verificarsi di condizioni ambientali a rischio per la salute e l’impatto sulla mortalità ad esse associato. I sistemi HHWWS si basano sull’analisi retrospettiva della relazione mortalità/variabili meteorologiche associate a significativi incrementi della mortalità osservata e hanno dimostrato di rappresentare un importante strumento per la prevenzione della salute pubblica se opportunamente integrati con efficaci interventi rivolti ai sottogruppi di popolazione più a rischio 11.

Heat Health Watch Warning System

Figura 4 - Logo del sistema Heat Health Watch Warning System.

10 Provincia Autonoma di Trento, Deliberazione della Giunta provinciale n 972 dd. 13/05/2005, “Sistema di allerta provinciale”, Trento, maggio 2005. 11 Ministero della Salute, Direzione Generale Prevenzione Sanitaria, Centro Nazionale Prevenzione e Controllo Malattie, “Linee guida per preparare piani di sorveglianza e risposta verso gli effetti sulla salute di ondate di calore anomalo”, Roma, luglio 2005.

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

Considerando la questione della salute pubblica, è interessante segnalare che, a livello internazionale, la FAO ha dato vita, fin dal 1975, ad un Global Information and Early Warning System on Food and Agricolture che rappresenta un forum aperto per lo scambio di informazioni sulla sicurezza del cibo. Il sistema riceve continuamente informazioni di tipo economico-politico e relativamente alla situazione agricola dei Paesi da un’ampia varietà di risorse ufficiali e coinvolge numerosi istituti di ricerca, organizzazioni del settore privato e agenzie governative specializzate per lo scambio delle informazioni e, eventualmente, per dare suggerimenti ai vari paesi su come prevenire e/o affrontare il verificarsi di eventi come le carestie. Da ciò si evince la forte valenza collaborativa di questo EWS con le strutture governative 12.

Global Information and Early Warning System on Food

Nel contesto europeo, invece, al fine di notificare in tempo reale i rischi diretti o indiretti per la salute pubblica correlati al consumo di alimenti o mangimi è stato istituito il Sistema Rapido di Allerta Comunitario, sotto forma di network informativo, a cui partecipano la Commissione Europea e gli Stati Membri dell’Unione Europea. Attraverso apposite procedure operative, quali schede di notifica standard per la completezza delle informazioni e l’uso di posta elettronica per la tempestività della comunicazioni, l’attività del sistema prevede il ritiro di prodotti pericolosi per la salute umana o animale 13. Esistono anche sistemi d’allerta per prodotti di tipo non alimentare: il Rapid Alert System for Non-Food Products, un sistema d’allerta e di segnalazione tempestiva per prodotti di consumo pericolosi 14.

Sistema Rapido di Allerta Comunitario per alimenti

Ancora in Europa, in relazione agli effetti collaterali negativi dei medicinali in condizioni normali di impiego, gli Stati membri hanno istituito un sistema di farmacovigilanza, che ha lo scopo di raccoglie informazioni utili per la sorveglianza dei medicinali, in particolare per quanto concerne gli effetti collaterali dei medicinali per l’uomo, nonché per valutare scientificamente tali informazioni. L’Agenzia Europea di valutazione dei medicinali ha costituito una rete informatizzata per agevolare lo scambio delle informazioni inerenti alla farmacovigilanza dei medicinali in commercio nella Comunità per consentire a tutte le autorità competenti di condividere la informazioni simultaneamente. Nell’utilizzare questa rete, gli Stati si adoperano affinché le segnalazioni dei presunti gravi effetti collaterali verificatisi sul loro territorio siano messe immediatamente a disposizione dell’Agenzia e degli altri Stati membri. Inoltre, per agevolare lo scambio delle informazioni sulla farmacovigilanza, la Commissione ha elaborata una guida dettagliata per la raccolta, il controllo e la presentazione degli elenchi sugli effetti collaterali negativi, che contiene anche i requisiti tecnici per lo scambio di dati relativi alla farmacovigilanza mediante sistemi elettronici e sulla base dei formati stabiliti a livello internazionale, ed inoltre è solita pubblicare un documento di riferimento alla terminologia medica concordata a livello internazionale 15.

Farmacovigilanza

12 UN Food and Agricolture Organization of the United Nations, The Global Information and Early Warning System on Food and Agricolture, disponibile su www.fao.org/giews. 13 Regolamento (CE) N. 178/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002, Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee. 14 Decreto legislativo 21 maggio 2004 n. 172, Attuazione della direttiva n. 2001/95/CE relativa alla sicurezza generale dei prodotti non alimentari e per la tutela dei consumatori. 15 Direttiva 2001/83/CE, Titolo IX, Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee. Vedi anche Guglielmetti P. et al., “The Early Warning and Response System for communicable diseases in the EU: and overview from 1999 to 2005, in ECDC, Eurosurveillance, Issues 10-12, October-December 2006.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Figura 5 - Il sistema di farmacovigilanza raccoglie informazioni utili per la sorveglianza di medicinali, soprattutto in relazione agli effetti collaterali per l’uomo, e valuta scientificamente tali informazioni.

Nell’ambito dell’epidemiologia, l’Unione Europea possiede già un meccanismo di network per riportare eventi insoliti che possono costituire un’emergenza pubblica sanitaria. Gli eventi riportabili alla comunità sono segnalati dall’Early Warning and Response System (EWRS), istituito dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC). Dopo esser giunta al Centro, l’informazione automaticamente viene condivisa con tutti gli altri Stati membri. Dal momento in cui la Decisione 2119/98, che ha dato vita all’EWRS, è entrata in vigore, alla fine del 2005, un totale di 583 messaggi è circolato nel sistema, notificando 396 eventi (malattie e/o sindromi) 16. Tale meccanismo è supportato, inoltre, dalle International Health Regulations (2005) che obbligano gli Stati membri a notificare all’OMS qualsiasi evento che possa costituire un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale 17.

Early Warning and Response System

Oltre a questo esempio di EWS usato nell’ambito dell’epidemiologia, è possibile segnalare anche il caso dell’Epidemic Intelligence (EI) 18. L’EI si inserisce in un contesto in cui l’idea di base è che in un ambiente rapidamente mutevole le istituzioni nazionali responsabili della sicurezza sanitaria non possono più basarsi solo sui tradizionali meccanismi di reporting relativi alle malattie, poiché questi non sono idonei al riconoscimento tempestivo di nuove minacce. L’EI intende, quindi, fornire un framework entro cui i paesi possono adattare il loro sistema sanitari e vuole abbracciare tutte le attività

Epidemic Intelligence

16 Rodier G et al., “Implementing the International Health Regulations (2005) in Europe”, in ECDC, Eurosurveillance, Issues 10-12, October-December 2006. 17 UN, National IHR Focal Point Guide, 2005. 18 Paquet C. et al., “Epidemic Intelligence: a new framework for strengthening disease surveillance in Europe”, in ECDC, ibid.

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

correlate all’identificazione precoce di potenziali minacce sanitarie, alla loro verifica, valutazione e ricerca in modo tale che appropriate misure di controllo di sanità pubblica possano essere raccomandate. Il proposito dell’EI include il monitoraggio e la valutazione del rischio epidemiologico, ma non la gestione di tale rischio. L’EI si basa su componenti indicator-based, ossia dati strutturati raccolti attraverso dai sistemi di sorveglianza di routine, e evidence-based, cioè dati non strutturati messi insieme da varie fonti. Ed entrambi i componenti viene conferita la stessa attenzione e vengono processati nello stesso modo, poiché si considera che un avviso valido per un segnale d’allarme possa nascere da entrambi i tipi di dati. I dati di cure primarie di routine forniscono i mezzi per monitorare una varietà di sintomi che potrebbero dare un’allerta precoce in merito al tema della protezione sanitaria. Nel Regno Unito, un sistema nazionale di sorveglianza dei sintomi, operato congiuntamente dalla Health Protection Agency e dalla NHS Direct (una helpline nazionale per la sanità), si occupa di esaminare i sintomi riportati alla NHS Direct 19. Lo scopo di questo sistema è quello di identificare l’aumento dei sintomi indicativi di infezioni comuni di malattie, o i primi stadi di una malattia causata dal deliberato rilascio di agenti biologici o chimici. Gli eccessi statisticamente significativi nelle chiamate sono automaticamente segnalati e valutati da un team multidisciplinare. I benefici di questo lavoro sono un’allerta precoce e la possibilità di tracciare il sorgere di morbilità (influenze, colpi di caldo), di fornire rassicurazione durante i periodi percepiti come di alto rischio (ad esempio dopo le bombe di Londra del 7 luglio 2005), e di avere dati di sorveglianza puntuali per piani di influenza e modelli epidemici.

Monitoraggio dei sintomi

In Italia, la Regione Emilia Romagna ha adottato sistemi di segnalazione rapida delle epidemie e degli eventi sentinella e li ha proposti in strutture ospedaliere, pubbliche e private, e in strutture residenziali, tramite un apposito piano operativo, specifici protocolli e procedure. Tale programma è mirato al conseguimento di due risultati. Il primo è la costruzione di sistemi mirati a monitorare la quota di infezioni prevenibili, vale a dire quelle associate a comportamenti assistenziali non corretti o a procedure invasive. Il secondo è quello di individuare tutte le manovre assistenziali che possono costituire un rischio, definire linee guida, lavorare con gli operatori e fare formazione 20.

Regione Emilia Romagna

2. EARLY WARNING SYSTEMS SULLE DROGHE Sul mercato illegale internazionale, l’emergere di nuove sostanze prodotte nei laboratori illegali è in aumento 21. Nello specifico, oltre a parlare di nuove sostanze, è opportuno parlare anche di nuovi componenti chimici aggiunti alle “vecchie” sostanze e di nuove modalità di assunzione delle stesse, con i conseguenti effetti dannosi sulla salute fisica e psichica degli eventuali consumatori. Da ciò nasce il bisogno di individuare degli strumenti in grado di dare delle indicazioni sull’emergere di questo fenomeno in modo tale da evitarlo o, eventualmente, da arginarlo a da attivare una serie di azioni volte ad impedirne o a limitarne i danni.

Scenario in mutamento

19 Smith G.E. et al., “A national syndromic surveillance system for England and Wales using calls to a telephone helpline”, in ECDC, ibid. 20 Moro M. L. e Fin M., “Emilia Romagna, le infezioni nella rete gettata dal Ssr”, in Il Sole 24 Ore, 30 gennaio 2007, p. 22-23. Vedi anche www.asr.regione.emilia-romagna.it/wcm/asr/aree_di_programma/rischioinfettivo 21 Vedi www.emcdda.europa.eu

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Vi è, quindi, l’esigenza di strutturare dei sistemi che siano in grado di tenere monitorata la situazione del consumo di droghe, sia per quanto riguarda le sostanze che per i pattern di consumo e per i quantitativi disponibili individuati, e che possano essere da supporto, in modo più o meno diretto, alle attività di risposta attuate dai soggetti pubblici e privati che sono incaricati della protezione della salute pubblica.

Nuove esigenze

Sistemi di questo tipo, applicati all’ambito delle droghe, sono stati organizzati in vari Paesi del mondo sull’esempio degli Early Warning Systems fin qui descritti, intendendoli proprio come mezzi per rilevare, con diverse metodologie, gli elementi (sotto forma di dati più o meno strutturati e/o di eventi sentinella) che possono segnalare l’avvento del fenomeno sopra descritto. Benché accomunati dallo scopo, i sistemi di allerta attivati nei vari Paesi non presentano le stesse caratteristiche di strutturazione né di funzionamento. Per tanto, è parso opportuno soffermarsi sulla presentazione di alcuni EWS adottati in Paesi stranieri per avere una panoramica delle esperienze di sistemi di allerta al di fuori dell’Italia per vedere quali strategie sono state adottate, quali possono essere considerate vincenti rispetto ad altre in termini di efficacia del sistema, e su quali aspetti è doveroso soffermarsi al fine di realizzare anche nel nostro Paese un sistema di allerta precoce sulle droghe che funzioni e riesca a raggiungere gli obiettivi prefissati e a costituire, quindi, un vero strumento di protezione della salute pubblica.

EWS sulle droghe

2.1 ILLICIT DRUG REPORTING SYSTEM L’Illicit Drug Reporting System (IDRS) fu commissionato nel 1996 dal Commonwealth Department of Health and Ageing del Governo dell’Australia, per fornire uno strategico ed efficace Early Warning System sull’emergere di trend nell’uso di oppiacei, amfetamine, cocaina e cannabis. I suoi obiettivi principali sono 22: - descrivere i modelli e le tendenze attuali nel consumo di droghe illegali, incluso il prezzo, la purezza, l’accessibilità delle sostanze; - servire da sistema d’allerta precoce per i nuovi problemi legati al consumo di droghe illegali; - identificare i temi che necessitano di maggiori ricerche; - sostenere il lavoro dei policy makers per la gestione di problemi futuri.

Obiettivi

Il disegno dell’attuale sistema risente delle lezioni imparate dai precedenti tentativi nel monitorare la situazione delle droghe in Australia, che dimostra il bisogno di sistemi di informazione sulle droghe per incrociare molteplici risorse di dati in modo da aumentare l’attendibilità nei drug trend riportati e la conseguente credibilità dell’informazione che emerge da quei sistemi. A tal fine, IDRS, che si mette in luce l’analisi degli indicatori e il ricorso agli informatori chiave, raccoglie regolarmente i dati da tre fonti tra loro complementari: a) una ricerca quantitativa standardizzata di tossicodipendenti che assumono droga per endovena e che costituiscono una popolazione sentinella tra cui rilevare trend emergenti nell’uso illegale di droghe. Le ricerche vengono condotte nella città principali di ogni giurisdizione in Australia e fornisce un campione di ricerca totale annuale di oltre 900 consumatori;

Fonti

22 National Drug and Alchol Research Center (NDARC), “IDRS: Illicit drug reporting system”, Sydney, NDARC, 2002. Vedi anche www.med.unsw.edu.au/ndarc/idrs/default.

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

b) una ricerca qualitativa standardizzata di informatori e/o esperti chiave nell’ambito delle droghe illecite nella città principale di ogni giurisdizione, che porta ad un campione nazionale totale di 250-300 informatori; c) una sintesi di risorse dei dati su indicatori correnti come dati su overdose, dati sulla purezza delle droghe sequestrate, dati sugli arresti, dati tossicologici, dati sui trattamenti e sui ricoveri ospedalieri e altre ricerche specialistiche. Il grado e la natura di tali dati varia a seconda della giurisdizione e alcuni gruppi di dati sono considerati solo a livello nazionale (ad esempio, quelli che provengono dalle ricerche nazionali triennali sulle famiglie e sulle scuole e l’uso di droga e dall’Australian Customs Service). Alcuni gruppi di dati sono analizzati trimestralmente, altri annualmente, a seconda della natura del dato e del numero di casi esaminati. In termini organizzativi, il sistema dispone di un centro di ricerca coordinatore e di altri sette centri che coprono l’insieme delle giurisdizioni australiane (sei Stati e due territori). I dati vengono raccolti da tutte le giurisdizioni dell’Australia per fornire una solida copertura nazionale ed essere presentati, quindi, con frequenza trimestrale, attraverso il Drug Trend Bulletin, e annuale. I risultati sono diffusi attraverso conferenze nazionali annuali sulle droghe, dettagliati rapporti annuali nazionali e giurisdizionali, e sintetici aggiornamenti periodici. Il reporting formale è integrato da incontri regolari e comunicazioni informali tra gli stakeholders principali 23.

Organizzazione

I contributi forniti dalle analisi dell’IDRS sono stati molto spesso utilizzati per la formazione di una solida base informativa per lo sviluppo di linee politiche e l’implementazione di strategie di controllo sulle droghe. Di seguito, vengono presentati alcuni esempi di applicazione del sistema che dimostrano come le informazioni fornite dell’IDRS siano state strumentali nel fornire una solida base per la definizione di politiche droga correlate. L’impatto del sistema è stato vigoroso a livello nazionale ma anche, e soprattutto, a livello giurisdizionale, dove si hanno le raccolte di dati maggiormente dettagliate.

Utilità pubblica

Per il Ministerial Committee for Drug Strategy e per il Commonwealth Government, l’IDRS ha fornito informazioni specifiche sull’uso di amfetamine, raccolte da una popolazione non istituzionale di consumatori di amfetamine, che non sarebbero potuti essere individuati in altri modi. Le informazioni riguardavano le caratteristiche dei diversi tipi di metamfetamine disponibili per strada, la terminologia usata per descriverle, la frequenza con cui venivano usate, le vie di somministrazione, il prezzo, la purezza e le dosi per lo spaccio.

Esempi di applicazione

A livello giurisdizionale, in collaborazione con i policy makers dei settori della sanità e della giustizia, l’IDRS è stato in grado di fornire informazioni dettagliate sui pattern e sui trend recenti dell’uso di droga. In particolare, nello stato della Tasmania, l’Alcohol and Drugs Service del Department of Health and Human Services ha richiesto all’IDRS di produrre un rapporto biennale sullo stato dell’uso di droga assunta per endovena in Tasmania per trasmetterlo allo State Government Cabinet Subcommittee on Drugs. I

Topp. L. et al., Australian Drug Trends 2001: Findings from the Illicit Drug Reporting System (IDRS), Monografia n. 48, Sydney, National Drug and Alcohol Research Centre, 2002. Topp L. e McKetin R., Supporting evidence-based policy-making: a case study of the Illicit Drug Reporting System in Australia, in Bulletin on Narcotics, vol. LV, n. 1 e 2, 2005. 23

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

report prodotti, che si basavano soprattutto su dati raccolti a livello locale, hanno influenzato le politiche statali della Tasmania in numerose aree, incluse le politiche sul metadone e quelle riguardanti la disponibilità di aghi per le iniezioni 24. Ciò che è interessante ai fini dell’EWS è indicare che l’Health Department dell’Australian Capital Territory usa regolarmente i dati dell’IDRS per fare paragoni tra l’uso di droghe a livello nazionale e l’uso che, invece, se ne fa nel Territorio, quindi realizzando praticamente un Early Warning System sulle tendenze future in ambito giurisdizionale che conduce alla determinazione e/o al miglioramento di politiche e servizi mirati. Un forte contributo dell’IDRS è stato rappresentato non solo dalle sue ricerche ma anche dal fatto che ha spinto alla collaborazione ricercatori e non ricercatori che trattano temi droga correlati. Il bisogno di scambiare dati tra organizzazioni ha fornito una piattaforma per la collaborazione e il dialogo sull’interpretazione dei dati riguardanti le tendenze nel settore droga e riguardanti le politiche e l’utilità strategica dei dati forniti da organizzazioni non di ricerca.

Collaborazione incentivata

Si sottolinea che nel contesto australiano, l’azione dell’IDRS è stata facilitata dalla disponibilità di istituzioni terziarie e adeguate risorse umane, da una forte volontà politica e della conseguente fornitura di risorse finanziarie. Tuttavia, una ricerca di Topp (Topp L. et al., 2004) indica che il rapporto qualità-prezzo del sistema è decisamente positivo 25.

Necessità di risorse

2.2 CANADIAN COMMUNITY EPIDEMIOLOGY NETWORK ON DRUG USE (CCENDU) CCENDU è stato istituito in risposta ad uno studio di fattibilità del 1995 che identificò il bisogno per il Canada di un sistema di stretta sorveglianza sull’uso di sostanze. Supervisionato dal Canadian Centre on Substance Abuse (CCSA) e condotto da un comitato guida nominato appositamente, CCENDU è un progetto di tipo collaborativo che include agenzie federali, provinciali e comunali, con interessi intersettoriali sull’uso dei droghe, sulla salute e sulle conseguenze legali dell’uso, del trattamento e dell’applicazione di normative legate all’uso di sostanze.

Origine

Il ruolo principale di CCENDU è quello di coordinare e facilitare la raccolta, l’organizzazione e la diffusione di informazione di tipo quantitativo e qualitativo sull’uso di droghe nella popolazione canadese a livello locale, provinciale e nazionale. Inoltre, CCENDU lavora per realizzare un network operativo tra i partner chiave, al fine di migliorare la qualità dei processi di raccolta dei dati, e per funzionare da Early Warning System in di fronte alla necessità di istituire misure di allerta che evidenzino e mettano in guardia le amministrazioni e le unità operative territoriali deputate ala protezione della salute pubblica. Infine, CCENDU si impegna a supportare solide politiche droga correlate e ad incoraggiare lo sviluppo di programmi relativi all’uso di droghe. Uno dei mezzi attraverso

Obiettivi

Hando J. et al., “The development of an early warning system to detect trends in illicit drug use in Australia: the Illicit Drug Reporting System”, in Addiction Research, vol. 6, 2002, pp 97-113. 25 Topp L. et al., “The IDRS: a timely, effective and cost-effective way to support evidence-based policy making”, NDARC, Sydney, 2004. 24

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

cui il network raggiunge questo scopo è quello di lavorare insieme al network del Health, Education and Enforcement in Partnership (HEP), nel progetto collaborativo detto Community Action 26. Questa joint venture assiste le comunità dislocate su tutto il territorio canadese nel raccogliere informazioni utili ad una miglior comprensione dell’uso e dell’abuso delle sostanze a livello locale, e nel determinare come organizzare una risposta efficace sulla base delle informazioni rilevate 27. A livello nazionale, il comitato guida del CCENDU include rappresentanti del CCSA, Health Canada, la Canadian Public Health Association, la Royal Canadian Mounted Police e la Canadian Association of Chiefs and Police. Localmente, ci sono dodici aree urbane che partecipano nel sistema a diversi livelli e che producono rapporti per il CCENDU. Ogni area locale raccoglie, ordina e interpreta dati e informazioni relativi a specifici ambiti d’uso – alcol, cocaina, cannabis, eroina, sedativi ipnotici, stimolanti altri dalla cocaina e droghe lecite - e sei indicatori - prevalenza, applicazione delle norme, trattamento, morbilità, mortalità e HIV/AIDS/HEP C, che include l’ uso di droghe per via endovenosa e informazioni sullo scambio di aghi – con lo scopo di produrre report locali. Questi dati vengono raccolti in report locali e da questi si organizza la strutturazione del database del network che procede con le segnalazioni di allerta. A causa della scarsità di risorse, a livello nazionale viene annualmente prodotto un report come compilazione di dati locali, con focus speciale dato a tematiche corrente ad alti priorità 28.

Organizzazione

Appenda dopo l’inizio della sua attività, CCENDU riconobbe l’importanza di possedere connessioni internazionali con organizzazioni di una certa importanza per scambiare informazioni e idee. Ciò ha condotto ad incontri e scambi molto utili con la Community Epidemiological Working Group (CEWG) degli Stati Uniti e con l’International Epidemiological Work Group.

Connessioni internazionali

Secondo il report nazionale del 2006, numerosi passi sono stati fatti dal network nella direzione di una sempre maggior stabilità ed espansione del gruppo che compone il CCENDU. Il sistema ha continuato ad avanzare nella definizione del suo framework nazionale in vari modi, continuando a facilitare l’analisi di dati e la collaborazione tra soggetti coinvolti. Effettivamente, esistono aree di azione che richiedono una maggior attenzione e sforzi più intensi da parte del CCENDU come, ad esempio, la limitatezza dei dati, le inconsistenze metodologiche, le scadenze dei report, le connessioni tra ricercatori e il calendario dei programmi, che sono stati trattati a diversi gradi. Di fatto, si tende ad ovviare a questi problemi con diverse strategie. Le inconsistenze metodologiche, per esempio, sono state affrontate attraverso l’identificazione di risorse standardizzate di dati e regole per la raccolta dei dati. Inoltre, la puntualità del reporting è un ostacolo continuo dovuto ad una disponibilità inconsistente di dati. Pertanto, un format su web per aggiornamenti regolari a livello nazionale, provinciale e locale è in fase di sviluppo. Il bisogno di maggior collegamento tra ricercatori e policy makers è stato affrontato attraverso lo sviluppo e il rilascio di una serie congiunta di newsletters trimestrali con il network HEP, che ospita incontri annuali e sovvenzionando dal National Crime Prevention Centre (NCPC) per la proposta di finanziamento congiunta del CCENDU con HEP 29.

Evoluzioni

www.hc-sc.gc.ca/hppb/alcohol-otherdrugs/pube/health_enforcement/partnership. www.ccsa.ca. 28 CCENDU, 2006 Report, Winnipeg. 29 Ibid. 26 27

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Una critica che è stata sollevata nei confronti di questo sistema poggia sul fatto che la sua relativa flessibilità nella raccolta dei dati, che avviene più per aree tematiche che per indicatori comuni precedentemente stabiliti, porta ad un deficit di compatibilità dei dati stessi e, quindi, ad una scarsa attendibilità dell’identificazione delle nuove tendenze sul consumo di droga 30.

Critiche

2.3 MARYLAND DRUGS EARLY WARNING SYSTEM (DEWS) Un insieme di 24 stati e agenzie locali lanciò il Maryland Drug Early Warning System (DEWS) nel 1988 per migliorare il rilevamento e il monitoraggio dei trend di abuso delle sostanze in tutto il Paese. Nacque su richiesta dell’ufficio del Governatore del Maryland nell’ottica di fornire allo Stato un allerta precoce sui problemi emergenti droga correlati. A dimostrazione di ciò, nel 2000, il programma DEWS rilevò un uso emergente di ecstasy tra la gioventù del Maryland e mise i policy makers nelle condizioni di scrivere risposte appropriate ed efficaci. Per arrestare il problema, il governo del Maryland attivò un piano di azione ad ampio spettro sull’uso di estasi, includendo un progetto per lo sviluppo della prima pubblicità sull’utilità dei servizi pubblici prodotta dallo Stato, come promozione delle attività di prevenzione e di trattamento.

Origine

Lo scopo principale di DEWS è quello di sostenere le comunità nell’identificare, comprendere, prevenire e rispondere all’uso di droghe nel Maryland attraverso l’incoraggiamento ad un approccio multidisciplinare per identificare le droghe emergenti, rafforzando la popolazione con un tipo di informazione in merito alle droghe che sia comprensibile e accessibile e, infine, supportando gli sforzi di coordinamento tra stato e agenzie locali deputate a ridurre l’uso di droghe 31.

Obiettivi

Dal punto di vista metodologico, il DEWS collega la raccolta di dati, l’analisi e la diffusione dell’informazione ad iniziative per la prevenzione e per lo sviluppo di particolari politiche attraverso diversi progetti.

Organizzazione

Il primo di questi progetti è il Maryland Drug Scan, condotto dal 1998 al 2001. Lo scopo del Drug Scan è quello di identificare droghe emergenti e cambiamenti nell’uso di sostanze, di riportare i risultati ai policy makers, ai ricercatori, agli amministratori dei programmi contro la droga e agli attivisti delle comunità dislocati sul territorio nazionale. Il progetto si basa su interviste effettuate con frequenza annuale a professionisti ed esperti degli ambiti del consumo di eroina e che lavorano nell’ambito dell’ educazione, del trattamento, della prevenzione, della giustizia criminale, della medicina d’emergenza, in merito all’emergere di nuovi trend nella popolazione con cui essi lavorano. Il campione di intervistati è di circa 100-130 persone per tutte le contee, calcolando un numero di 2-11 persone per ogni singola contea. Le informazioni raccolte attraverso le interviste vengono incrociate con altri studi prodotti da agenzie di ricerca in modo da dare un’immagine significativa delle tendenze delle droghe.

Maryland Drug Scan

Zoebel F.,Arnaud S., Un systeme d’alerte pour les drogues illegales, in Raisons de santè n. 79, Losanna, 2002. 31 DEWS, Drugs Early Warning System, University of Maryland, CESAR, ed., 2002 su www.cesar.umd.edu/cesar/pubs/pubs.asp. 30

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

Un altro progetto che ha dato risultati positivi è il Juvanile Offender Population Urinalysis Screening (OPUS) che, tra il 1998 e il 2005 ha monitorato l’uso di droga tra i giovani detenuti attraverso interviste volontarie e anonime sul consumo di sostanze ed eseguendo i test presso il Department of Juvenile Services del Maryland.

Juvanile Offender Population Urinalysis Screening (OPUS)

Un altro progetto si cui il DEWS ha lavorato attivamente è stato il Substance Abuse Indicators Project che propone un approccio versatile alla raccolta e alla diffusione delle informazioni e che ha permesso di raggiungere misure più dettagliate e accurate sull’abuso di sostanze. Inoltre, questo progetto ha messo i funzionari del Maryland nelle condizioni di identificare nuove mode sul consumo di sostanze, come ad esempio l’uso di “droghe ricreative” tra i giovani, in modo molto veloce ed immediato.

Substance Abuse Indicators Project

Fino al 2004 sono stati riportati numerosi casi di collaborazione tra DEWS e i policy makers, sottolineando, quindi, la valenza consultiva del sistema per lo sviluppo di politiche sociali. A testimonianza di questo fatto, già nel 1999 DEWS fu in grado di identificare l’ecstasy come una droga emergente nel Maryland prima che molti altri tipi di indicatori segnalassero l’incremento. Il risultato di questa ricerca è stato l’Ecstasy Action Plan che si concentra sull’applicazione delle normative, sul trattamento, sulla prevenzione, sull’educazione e sul monitoraggio. Gli sforzi per la prevenzione implementati da una serie di agenzie coinvolte nell’Ecstasy Action Plan mettono la ricerca nelle condizioni di aumentare la consapevolezza pubblica riguardo l’estasi e le altre droghe in generale.

Collaborazioni con i policy makers

Regolarmente DEWS diffonde l’informazione ad una varietà di mittenti e informa le comunità locali deputate all’organizzazione di progetti/azioni contro la droga attraverso report, il DEWS News e il DEWS Fax, cioè dei bollettini più o meno frequenti, a seconda della gravità dell’informazione, distribuiti in forma stampata o pubblicati su Internet, e il loro sito web.

Diffusione dell’informazione

I finanziamenti al sistema sono cessati nel giugno del 2006. Di fatto, benché portatore di risultati positivi sia per quanto riguarda la diffusione di informazioni, sia per ciò che concerne l’uso strumentale di queste informazioni da parte dei policy makers, i costi di mantenimento dei vari progetti su cui DEWS poggiava erano piuttosto elevati. Tuttavia, il sistema non ha cessato di funzionare poiché la disponibilità degli enti coinvolti e il loro interesse non sono venuti meno. Infatti, esso continua ad esistere all’interno del Centre for Substance Abuse Research, presso l’Università del Maryland, da cui partono ricerche e analisi di dati che vengono poi utilizzati agli scopi dell’ex DEWS.

Situazione attuale

In generale, comunque, è possibile affermare che tra le caratteristiche principali del DEWS si possono sottolineare la triangolazione dei dati, l’appoggio ad un’ampia schiera di informatori e il richiamo all’ambito carcerario per la raccolta di particolari informazioni, compensando, quindi, l’assenza di consumatori di sostanze tra gli informatori chiave consultati nell’ambito del Drug Scan. Il tipo di panoramica che viene fornita, per tanto, risulta, oltre che precoce, anche attendibile.

Caratteristiche

2.4 NATIONAL SYNTHETIC DRUGS ACTION PLAN Negli Stati Uniti, nel 2000, è stato presentato un National Synthetic Drugs Action Plan da parte del Dipartimento di Giustizia, della DEA e dell’ONDCP. Tale piano costituisce un piano d’azione all’interno della National Drug Control Strategy della Presidenza americana che unisce gli sforzi locali e quelli internazionali in un unico piano d’azione per

Origine

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

affrontare il traffico di droga. L’Action Plan si riferisce a droghe sintetiche prodotte illegalmente, incluse le metamfetamine, le amfetamine, l’MDMA, GHB, PCP, e l’LSD. Il piano riguarda anche alcuni prodotti farmaceutici che talvolta vengono dirottati verso usi impropri, come ketamine e codossime (soprattutto nella forma di OxyContin), e flunitrazepam, un depressivo illegalmente importato (detto Rohypnol). La visione del National Synthetic Drugs Action Plan si struttura sull’idea che le droghe sintetiche, per loro natura, presentano particolari sfide alle agenzie e alle organizzazioni che lavorano per impedirne l’uso e la diffusione. Poiché questo tipo di droghe è prodotto in laboratori illegali e non viene raccolto nei campi, non ci sono coltivazioni da eliminare, come, invece, nel caso della marijuana, dell’eroina e della cocaina. Al contrario, gli sforzi per la riduzione della scorte devono focalizzarsi sul limitare l’accesso ai precursori chimici, chiudendo i laboratori illegali e spezzando le reti di criminali organizzati che producono e distribuiscono le droghe. Lo scopo del piano è quello di rafforzare i meccanismi di applicazione delle normative domestiche e internazionali, enfatizzando un tipo di comunicazione informale, flessibile e rapido a livello operativo, sviluppando politiche e metodi che consentano di cogliere velocemente ogni opportunità per estirpare il traffico.

Visione

All’interno dell’Action Plan sono state sviluppate diverse raccomandazioni che si sono tradotte in obiettivi specifici del piano, tra cui lo sviluppo di una campagna educativa multimediale sul consumo di droghe sintetiche, il miglioramento dell’educazione e della formazione dei farmacisti, la realizzazione di programmi di ricerca, il miglioramento dei programmi di trattamento, un maggior impegno nell’applicazione di normative, quali ricerche incrociate tra paesi e controlli su Internet 32.

Obiettivi

È possibile notare che i tipi di azione adottati, riguardano vari ambiti, da quello sanitario a quello politico. Al fine di coordinare tutti questi interventi è stato istituito un Synthetic Drugs Interagency Working Group, diretto dall’Office of National Drug Control Policy e dal Dipartimento di Giustizia. Il compito di questo Working Group, che si incontra circa una volta al mese per la pubblicazione di report di aggiornamento, è quello di riferire le raccomandazioni ad altri working group governativi, al fine di dare una forte valenza consultiva alle attività previste nell’Action Plan.

Synthetic Drugs Interagency Working Group

Ciò che è interessante ai fini dell’EWS è il fatto che, tra i vari obiettivi specifici del piano, è contemplata anche la creazione di un cosiddetto Early Warning and Response System, ossia l’istituzione di un sistema per l’allerta e per la risposta precoce che sia comprensivo di tutte le realtà operative inserite nel piano, al fine di rilevare l’emergere di nuove droghe e/o nuovi pattern di consumo. Il sistema non ha la pretesa di fornire delle indicazioni specifiche alle singole realtà organizzative ma vuole indicare, piuttosto, delle linee guida ai singoli governi che poi, a seconda delle realtà locali, le possono attuare praticamente con lo scopo di individuare i nuovi trend e di rispondere all’emergere di questo fenomeno in modo appropriato.

Early Warning and Response System

È da sottolineare il fatto che il funzionamento dell’EWS si sviluppa su 3 tempi: l’identificazione di un problema emergente droga correlato, una rapida analisi del problema e la sua valutazione, la risposta.

32

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National Synthetic Drugs Action Plan, Overview, 2004.


Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

Il primo passo prevede l’identificazione di dati di tipo quantitativo e di dati di tipo qualitativo. Questa operazione prevede consiste nella rilevazione di dati provenienti dai laboratori legali, dai reparti d’emergenza, dal Centre for Disease and Control, da ricerche mirate, e di eventi sentinella reperiti in chat rooms del web, interviste ad osservatori privilegiati, le cliniche dei campus universitari, organizzazioni religiose, unità mobili che riportano eventi di cui sono testimoni o di cui vengono a conoscenza. I dati richiesti per il funzionamento dell’EWS provengono dall’uso corrente di sostanze (trattamenti, morti per overdose, sintomi rilevati), dall’emergere di nuove droghe e/o nuovi modi d’uso (riferito a sostanze quali la cocaina, l’eroina, ecc…) e dall’individuazione dei gruppi che sono più soggetti al loro consumo (ragazzi/e giovani, gruppi emarginati, ecc…). I risultati vengono comunicati all’interagency early warning committee. In questa sede, l’interagency committee on Drugs Control si incontra mensilmente per discutere le informazioni presentate. Esiste anche un gruppo d’appoggio, il Community Epidemiology Working Group che si occupa della descrizione chimico-fisica completa delle sostanze raccogliendo informazioni da varie fonti.

Identificazione dei dati

Il secondo passo per la creazione dell’EWS riguarda la considerazione della gravità del problema. Si tratta, nello specifico, di determinare quali possano essere le caratteristiche principali del problema in termini di variabili demografiche inerenti l’abuso (età, sesso, gruppo etnico, gruppo socioeconomico, impatto geografico, urbano, ecc…), grado di pericolo per la salute e la sicurezza pubblica, consapevolezza dell’opinione pubblica, protocolli di trattamento, ecc…

Valutazione della gravità

Infine, il terzo passo da intraprendere in un EWS di questo tipo riguarda l’organizzazione della risposta al problema rilevato, ovvero iniziare ad agire in aree specifiche in base a particolari raccomandazioni messe in luce. Nell’ambito della prevenzione e dell’educazione, ad esempio, si procederà all’adeguamento delle campagne in atto e/o allo sviluppo di nuove campagne più mirate; nell’ambito legislativo, si consiglierà di iniziare un iter per la stesura di norme adeguate a trattare il problema e/o per la revisione di quelle già esistenti; si proporrà di mobilitare le forze dell’ordine sia a livello di comunità locale sia a livello governativo; in caso il problema avesse dimensioni internazionali, si prospetterà l’idea di attivare entità di controllo internazionali multilaterali (localizzate nell’ONU, come l’INCB), corpi regionali (come l’OAS) e, eventualmente, di stringere rapporti con altri paesi interessati dalla stessa o da una analoga situazione.

Organizzazione della risposta

Rimane il dubbio in merito al tipo di impatto effettivamente ottenuto con questa tipologia di azione. Infatti, come si può notare, si tratta di un piano dai vasti obiettivi, non dettagliatamente descritto ai governi che lo devono implementare e, ad oggi, non si conoscono ricerche che ne confermino l’efficacia. Sembra, per tanto, lecito chiedersi come si possono valutare i risultati ottenuti data la blanda presenza di standard di riferimento.

Impatto

2.5 NEW DRUG ABUSE WARNING NETWORK (New DAWN) Nonostante le perplessità, l’Action Plan è tutt’oggi in funzione, ma per quanto riguarda il sistema di allerta non sono stati trovati dati che ne testimonino l’efficacia e l’efficienza. Ciò che è sicuro è il fatto che, parallelamente all’EWS è stato istituito anche un sistema di sorveglianza sulla salute pubblica mirato alla raccolta di dati droga correlati presso gli ospedali e i reparti d’emergenza, riguardanti i ricoveri, le morti legate all’uso di sostanze dai medici e dai laboratori legali. Questo sistema è stato nominato New Drug Abuse Warning Network (New DAWN) e dal 2003 tiene traccia di tutti i tipi di ricoveri o morti droga correlate presso i pronto soccorsi. 225


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Il News DAWN costituisce la versione più aggiornata del DAWN il quale era, senza dubbio, il sistema di allerta più celebre, e allo stesso tempo più vecchio, degli Stati Uniti, risalente agli anni Settanta. Concretamente, si tratta di un sistema di raccolta continua di informazioni sull’abuso di sostanze a partire dai registri raccolti presso i servizi ospedalieri d’emergenza, da un lato, e dalla medicina legale, dall’altro. A differenza della maggior parte degli altri sistemi qui descritti, nel contesto del DAWN i dati vengono raccolti con un preciso format che permette di realizzare delle inferenze statistiche e quindi di fornire delle stime in cifre per tutto il territorio 33.

Origine

Gli obiettivi principali di DAWN sono: • l’identificazione delle sostanze associate ad episodi d’abuso di sostanze • il monitoraggio delle tendenze e dei pattern tra gli episodi di abuso di sostanze, e il rilevamento di nuove forme e nuove combinazioni delle sostanze consumate • l’identificazione dei pericoli associati all’abuso delle sostanze • la messa a disposizione di dati a livello nazionale, regionale e locale per sostenere i programmi e le politiche riguardanti il consumo delle sostanze. Il DAWN ricorre ad un campione di reparti d’emergenza che copre tutto il territorio degli Stati Uniti, ad eccezione delle Hawaii e dell’Alaska. Questo gruppo comprende, però, due sottogruppi: un sottogruppo di reparti d’emergenza in 21 aree metropolitane (468 servizi su un totale di 733 nell’anno 2000) e un sottogruppo degli stessi servizi situati sul resto del territorio (110 su un totale di 3950). L’analisi combinata di questi due campioni permette di fornire le stime a livello locale, regionale e nazionale.

Obiettivi

Ogni servizio che partecipa al DAWN comprende un incaricato alla raccolta di informazioni, responsabile dell’identificazione e della notifica degli episodi d’abuso delle sostanze. Tali episodi riguardano i pazienti tra i 6 e i 97 anni, per cui la visita è stata obbligata o è legata al consumo di droghe illegali (o legali ma contenenti altri componenti), e che hanno consumato una o più sostanze in rapporto ad una dipendenza, un tentativo di suicidio, e/o di effetti psichici. I dati raccolti nel quadro del DAWN comprendono anche altri dati quali dati demografici, che riguardano i pazienti, così come dati relativi ai ricoveri ospedalieri e alle presenze nei pronto soccorsi. Vengono coinvolti nella raccolta di informazioni osservatori privilegiati che costituiscono un gruppo stabile di informatori.

Organizzazione

Il DAWN non comprende la funzione d’allerta propriamente detta ed è attraverso rapporti annuali (relativi ad emergenze e decessi) o semi annuali (relativi alle emergenze) che le nuove tendenze o le nuove problematiche sono individuate. Nel quadro di una valutazione del 2002 34, era stato raccomandato di introdurre una funzione d’allerta in questo sistema, ovvero una procedura che permettesse di lanciare allerte di tipo clinico, con procedure statistiche che permettano d’identificare la sopraggiunte di avvenimenti ad un livello superiore o attento. Da qui la nascita del New DAWN. Da segnalare il fatto che, oltre ai dati relativi all’uso illecito di sostanze, il New DAWN registra anche casi relativi alle reazioni avverse a OTC e alle sostanze prescritte, all’eccessiva automedicazione, ad ingestioni accidentali, avvelenamenti maligni, a tentativi di suicidi e uso di alcol da parte di minorenni.

Mancanza della funzione d’allerta

33 Substance Abuse and Mental Health Services Administration (SAMHSA), DAWN: Drug Abuse warning netwrok, 2002 in www.samhsa.gov/oas/dawn. 34 Ibid.

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

I dati raccolti con questo sistema vengono usati da un diversi soggetti, sia nel settore pubblico che in quello privato, in riferimento alla pianificazione dei servizi di sanità pubblica, all’elaborazione di politiche e a programmi di sviluppo. Vengono usati anche per ottenere finanziamenti al fine di affrontare problemi locali droga correlati e di migliorare la cura del paziente e l’allocazione delle risorse negli ospedali. Complessivamente, il New DAWN fornisce un’immagine dell’impatto dell’uso di droga, misuso e abuso nella aree metropolitane e in tutta la Nazione. I principali fruitori di questo servizio sono le agenzie federali, gli ospedali, i laboratori legali, le comunità e il settore privato. Per quanto riguarda le agenzie federali, si possono citare la White House Office of National Drug Control Policy (ONDCP), la Food and Drug Administration (FDA) e la Substance Abuse and Mental Health Services Administration (SAMHSA).

Fruitori

Il primo fruitore usa DAWN per valutare i progressi delle politiche contro la droga e definiscono con esattezza i problemi nel controllare l’abuso di sostanze negli Stati Uniti. Ad esempio, l’UNDCP ha collaborato con DAWN per conoscere i trend dell’abuso di droghe da prescrizione, in particolare gli antidolorifici e ansiolitici, prima di annunciare nuove iniziative per affrontare il tema della prescrizione dell’uso di droghe. DAWN è un componente essenziale dell’iniziativa “25 città” promossa dall’ONDCP che ha come scopo quello di sviluppare sforzi locali coordinati per comprendere e rispondere all’abuso di droga. La Food and Drug Administration usa i dati del DAWN per valutare il potenziale abuso di sostanze prescritte e per assistere nel decision making, nella programmazione e nella valutazione della risposta da attivare di fronte a certe panoramiche. Nel settembre del 2003, un comitato consigliere della FDA riprese dei risultati del DAWN sull’abuso di cinque sostanze prescritte per l’attenuazione del dolore – codossima, idromorfinolo, fenetillina e morfina – per consigliare l’FDA su come controllare meglio l’abuso di oppiacei distribuiti. Oggigiorno, l’FDA utilizza i dati del DAWN per sorveglianza post marketing per identificare reazioni avverse e altre conseguenze sanitarie sulla prescrizione di droghe approvate dal mercato.

Agenzie federali

Per quanto riguarda le strutture ospedaliere e i laboratori, DAWN fornisce a queste strutture un accesso immediato ai suoi dati attraverso il DAWN Live!, un sistema di raccolta dati basato su Internet. Con questi dati, i pronto soccorsi, i medici e i laboratori possono educare la comunità e lavorare con le autorità deputate alla sicurezza della salute pubblica per indirizzare loro i problemi relativi all’uso di droghe. Inoltre, fisici, infermieri e il resto dello staff degli ospedali può usare il DAWN Live! per monitorare casi droga correlati cui assistono nei loro reparti d’emergenza, per riconoscere gli eventi sentinella e per potenziare la preparazione dello staff in risposta a tali casi. Infine, i direttori dei reparti ospedalieri possono usare i dati del DAWN come sostegno per meglio comprendere dove allocare risorse economiche ed umane al fine di rispondere al diverso carico di lavoro.

Strutture ospedaliere e laboratori

Nel settore privato, le industrie farmaceutiche usano il DAWN per tenere sotto controllo l’uso, il misuso e l’abuso dei loro prodotti. L’FDA stessa sta chiedendo con sempre maggior frequenza alle industrie farmaceutiche di prendere in considerazione i dati del DAWN anche per elaborare le loro strategie di sorveglianza del prodotto sul mercato.

Settore privato

Da ultimo, il News DAWN produce dei report su potenziali problemi di sanità pubblica per l’area metropolitana, incluso, per esempio, l’uso di alcol tra giovani minorenni, reazioni avverse nelle medicine da parte delle persone più anziane, avvelenamenti accidentali tra i bambini, misuso delle prescrizioni di droghe da parte di soggetti di tutte le età.

Produzione di report

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Nell’insieme, il New DAWN è un importante sistema che fornisce indicatori preziosi sugli eventi legati alla consumazione di droghe illegali. Tuttavia, dall’analisi è emerso che risulta un po’ debole nella precisione dei dati forniti dato che, ad esempio, le informazioni riguardanti i pazienti che possono essere riportate sono limitate, e che l’assenza di triangolazione dei dati limita il loro apporto informativo. In conclusione, se l’obiettivo è quello di informare i decision makers in merito alle azioni da intraprendere per rispondere all’emergenza di nuove droghe e/o nuovi pattern di consumo, il DAWN è un sistema utile e coerente in sé, ma con un rendimento limitato, verosimilmente perché la sua struttura è adattata ad un contesto di grande paese, come sono gli Stati Uniti, e la sua metodologia, probabilistica più che sentinella, sembra essere poco efficiente per gli obiettivi che deve soddisfare.

Punti deboli

2.6 TENDANCES RÉCENTES ET NOUVELLES DROGUES (TREND) Il progetto francese TREND è nato nel 1999 e la sua realizzazione è stata affidata all’Osservatorio Francese sulle Droghe e le Tossicodipendenze (OFDT).

Origine

Questo progetto non presenta la funzione d’allerta come una delle sue principali ragioni d’essere, però, di fatto, TREND è un sistema che va oltre il semplice monitoraggio dei fenomeni emergenti in materia di consumo di droghe 35. Infatti, l’obiettivo principale di TREND è quello di mettere a disposizione dei decision/policy makers, dei professionisti e di educatori, gli elementi di conoscenza sui fenomeni emergenti legati all’uso di droghe, suscettibili di modificare le loro decisioni o le loro pratiche. Tale obiettivo viene raggiunto: - rilevando i fenomeni emergenti - comprendendo i contesti, le modalità d’uso e le implicazioni avverse del consumo di sostanze - facendo attenzione ai tempi di evoluzione del consumo per chiarire le tendenze

Obiettivi

TREND è costruito attorno a quattro fattori: - alcune partnership con le istituzioni nazionali, che producono le informazioni riguardanti il consumo di droghe - pronto soccorsi, sorveglianza dei trattamenti, rimborsi dei prodotti di sostituzione. Inoltre, è organizzato attorno a due partnership specifiche, che sono state create con delle associazioni private nel quadro del progetto “Techno plus” sull’evoluzione del mercato delle droghe e informazioni riguardanti i luoghi ricreativi dove le sostanze vengono principalmente consumate - la raccolta di informazioni specifiche. Si tratta di un progetto di screening dei media per i giovani al fine di identificare l’evoluzione del contenuto di articoli riguardanti le droghe - SINTES (Système d’Identification National des Toxiques Et Substances). Si tratta della raccolta e dell’analisi di sostanze vendute sulla scena di luoghi ricreativi, che vengono poi analizzate dai laboratori legali. - Coordinatore di zone: tredici zone sentinella dislocate nelle metropoli francesi e in quelli oltremare dispongono di un coordinatore incaricato di raccogliere i dati riguardanti il consumo di droghe per il progetto TREND. Tali dati coprono i luoghi urbani e i luoghi ricreativi e sono raccolti per mezzo di osservazioni, inchieste e focus groups.

Organizzazione

35 Bello P. Y. Et al., Rapport TREND, 2003, Observatoire françai des drogues et des toxicomanies, Parigi, 2003.

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

Il sistema dispone di risorse che gli permettono di eseguire delle ricerche su problemi specifici e integra i dati emanando inchieste che riguardano la popolazione generale e la popolazione in trattamento. TREND utilizza una serie di indicatori quantitativi a cui non sembrano far riferimento gli altri sistemi precedentemente descritti: uso distorto di prodotti prescritti, ordinanze sospette, disponibilità del materiale per iniezioni, rimborso di prodotti di sostituzione, e ciò fa di questo sistema un importane strumento di raccolta dati.

Indicatori quantitativi

Nello specifico, tale raccolta di dati copre in particolare quattro campi: i centri di consumo delle droghe in partnership con delle associazioni nazionali che permettono di informare il sistema sull’evoluzione del mercato delle droghe, soprattutto di quelle ricreative; un’analisi delle tendenze a partire dai media per i giovani; un sottosistema particolare che permette un’analisi, in termini di contenuto e di quantità, delle sostanze disponibili durante i “rave”; e, infine, un insieme di informatori incaricati di fare uno stato dei luoghi che riguardano il consumo delle droghe in una determinata area.

Ambiti ricoperti

Praticamente, i dati raccolti dalle quattro fonti sopra citate vengono messi insieme e analizzati dai ricercatori dell’OFDT che hanno anche il compito di coordinare la ricerca. I coordinatori dei centri provengono da diverse istituzioni come gli Osservatori regionali della sanità o i Centri d’informazione e di ricerca sulle droghe e le dipendenze. Loro si incontrano ogni sei mesi per fare lo stato e l’analisi delle tendenze rilevate.

Coordinazione della ricerca

Il sistema TREND non comprende di per sé un sistema d’allerta. Piuttosto, se uno dei dispositivi, ed in particolare il dispositivo SINTES, mette in luce una situazione potenzialmente pericolosa, viene trasmessa una nota informativa alle autorità competenti e alla Direzione Generale della Sanità perché questa attivi un’allerta sanitaria.

Dispositivo SINTES

La particolarità di TREND si situa a due livelli: da una parte lo screening dei media per i giovani, un supporto che è spesso tra i primi a riflettere le nuove tendenze. Dall’altra, la raccolta e l’analisi tossicologica delle sostanze nei luoghi di ritrovo che permette di comprendere meglio il contenuto effettivo delle droghe consumate. Il dispositivo SINTES costituisce così un elemento di grande interesse per lo sviluppo dei messaggi d’allerta.

Particolarità

Le informazioni che vengono raccolte nel quadro di TREND costituiscono oggetto di un rapporto annuale nazionale e di una sintesi pubblicata dall’OFDT, oltre a rapporti regionali. Infine, una nota periodica semestrale dovrà completare il rapporto annuale.

Produzione di report

2.7 EARLY WARNING SYSTEM NEL CONTESTO NORMATIVO EUROPEO: L’ESEMPIO BELGA Nel contesto della Joint Action on New Synthetic Drugs stabilita dal Consiglio Europeo del 16 giugno 1997, e in seguito abrogata e sostituita dalla Decisione 2005/387/GAI del Consiglio dell’UE del 10 maggio 2005 36, il governo belga ha promosso un sistema di allerta precoce sulle droghe che va oltre gli obiettivi fissati dal

Origine

36 Decisione 2005/387/GAI del Consiglio dell’UE del 10 maggio 2005, relativa allo scambio di informazioni, alla valutazione dei rischi e al controllo delle nuove sostanza psicoattive.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

contesto normativo europeo, sia per quanto riguarda il tipo di droghe cui fa riferimento, sia per ciò che concerne i soggetti coinvolti nell’EWS. In riferimento alla fonti di informazione da cui ricavare i dati per l’individuazione di nuove sostanze e nuovi trend, esistono diversi canali da cui attingere notizie utili: - Informazioni sulla droga: fornite dal Servizio di Forze dell’Ordine e dalla rete di laboratori, che consiste in laboratori legali e non. Le analisi vengono effettuate su campioni di droghe e su campioni biologici per ottenere informazioni di tipo chimico e dati sulle loro caratteristiche fisiche (peso, colore, eventuali loghi incisi sulla superficie, ecc…). I risultati forniscono informazioni sui sintomi e sugli effetti dell’uso della droga. In genere, il Focal Point designato viene immediatamente informato in merito al rilevamento di sostanze pericolose e ai risultati delle analisi eseguite. - Informazioni mediche e informazioni su emergenze droga correlate: risultano utili per valutare le conseguenze dell’uso della sostanza sulla salute. Una valida risorsa per ottenere questo tipo di informazione sono i pronto soccorsi e altri reparti ospedalieri e, in un certo modo, anche il Centro Controllo Veleni e le help line a cui si rivolgono persone in situazioni di pericolo o per chiedere informazioni. - Informazioni sociali e culturali sull’uso di sostanze, ovvero un’informazione che proviene dai consumatori e dal personale che lavora sul campo. Può essere raccolta dal Focal Point e dai Sub-Focal Point. Costituiscono risorse anche il Centro Controllo Veleni e le help line. Non è comunque semplice rilevare nuove droghe sintetiche tra i consumatori, soprattutto se questa è appena entrata sul mercato, perché i consumatori potrebbero essere allo scuro del fatto che stanno assumendo una nuova sostanza, o una sostanza nota con un nuovo componente, e raramente riescono a fornire informazioni sulla composizione chimica della droga che stanno usando. Pertanto, le informazioni provenienti dai laboratori e quelle di carattere sociale e culturale devono essere complementari. Informazioni possono essere raccolte anche dalla stampa, poiché gli articoli dei giornali possono derivare da “chiacchiere” o da “sentito dire”, da cui prendere spunto per eventuali ulteriori ricerche.

Fonti

Quando una nuova sostanza sintetica viene rilevata in Belgio per la prima volta, le informazioni che la riguardano vengono raccolte il prima possibile: le caratteristiche del prodotto, la sua disponibilità, il luogo del sequestro e i sintomi correlati. I laboratori tossicologici, i pronto soccorsi e i Sub-Focal Point vengono avvisati via e-mail o per telefono affinché possano arricchire l’informazione disponibile in caso siano già venuti a contatto con quella sostanza, anche in relazione a sintomi identificati, effetti riscontrati, metodi di prevenzione e trattamenti. Successivamente, l’informazione verificata passa alla Cellula Medica di Vigilanza e Valutazione del Ministero degli Affari Esteri, al Ministero della Sanità e dell’Ambiente, e all’EMCDDA, il quale, a sua volta, informa i Paesi Membri.

Percorso dell’informazione in ambito europeo

Allo stesso tempo, si innesca la trasmissione di informazione attraverso un network di partner belgi: Sub-Focal Points, laboratori tossicologici, pronto soccorsi e ospedali, helpline, il Gabinetto del Ministro della Sanità e quella della Giustizia, la Pharmaceutical Inspection, il Centro Controllo Veleni, le Amministrazioni in carica per la Salute Pubblica e i rappresentanti belgi del Management Board e il Comitato Scientifico dell’EMCDDA. L’informazione, quindi, raggiunge le organizzazioni che si occupano di prevenzione e trattamento e, attraverso queste, è previsto che si raggiungano anche i consumatori.

Percorso dell’informazione in ambito nazionale

Nell’agosto del 2001 è stato istituito un Intercabinet Workgroup, composto dai rappresentanti del Primo Ministro e il Ministro della Sanità, degli Affari Esteri e della Giu-

Intercabinet Workgroup

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

stizia. Il suo mandato è quello di: - giungere ad un consenso per essere in grado di informare la società sulla pericolosità di una droga in circolazione, senza ostacolare alcuna ricerca giudiziale - dare direttive per delineare e migliorare il funzionamento dell’EWS belga - seguire gli sviluppi del progetto di valutazione della composizione della droghe in circolazione in Belgio, un progetto di strette collaborazioni tra il dipartimento di giustizia e quello della sanità. È stata creata anche una Cellula di coordinamento per le droghe sintetiche, oltre alla già esistente Health Policy Cell Drugs, che collabora con l’Intercabinet Workgroup e che funge da strumento per la politica belga in merito alle droghe sintetiche, focalizzando sulla proposta e sulla preparazione di misure coordinate alle azioni prese dai diversi servizi pubblici federali e governativi.

Cellula di coordinamento per le droghe sintetiche

Oltre a queste misure, in Belgio è stato anche promosso un progetto di collaborazione tra il Dipartimento di giustizia e quello della sanità, in modo da stabilire una relazione di cooperazione sul tema delle droghe sequestrate che non vengono analizzate su richiesta della Corte nell’ambito di un caso giudiziale. Normalmente, queste droghe vengono tenute immagazzinate prima di essere distrutte. Secondo il progetto belga, invece, queste droghe, prima di essere distrutte, verrebbero analizzate nei laboratori della sezione di medicina dell’Istituto Scientifico della Sanità. Ogni sei mesi un report dei risultati di queste analisi viene prodotto e mandato a tutti i partner coinvolti nel progetto, siano essi il Pubblico Ministero o i laboratori, i Sub-Focal Point o i Gabinetti del Ministero della Sanità e della Giustizia. Questo progetto è inserito in un’ottica che si basa sull’idea di andare a “cercare” l’informazione, piuttosto che “aspettarla”.

Progetti di collaborazione

Infine, dal 2003 è attivo uno spazio sul web che permette ai laboratori di riferire i loro risultati sull’analisi delle droghe (non solo quelle sintetiche) in modo facile e alquanto rapido, immediatamente a seguito dell’esame effettuato. Questo strumento viene usato con una password personale per assicurare la sicurezza delle informazioni trasferite. Ciò permette al Focal Point e ai laboratori di essere informati in tempo reale sulla composizione delle droghe analizzate dal network generale dei laboratori. L’identificazione del laboratorio da cui l’informazione proviene, è possibile solamente per il Focal Point, al fine di garantire l’anonimato della fonte. La selezione dei soggetti che possono essere ammessi all’accesso al database viene eseguita da un gruppo di lavoro del Ministero della Sanità belga 37.

Spazio web

3. CONCLUSIONI L’analisi fino a qui condotta ha messo in luce il grande interesse internazionale per i sistemi di allerta, e, nel caso particolare, per i sistemi di allerta sulle droghe. Si è potuto constatare che l’obiettivo del monitoraggio del consumo di sostanze in un Paese e il successivo segnale di allerta per gli enti deputati alla protezione della salute pubblica viene più o meno raggiunto attraverso vari passaggi, adottando determinate prospettive di azione e coinvolgendo molteplici strutture.

Interesse internazionale

37 Leus E., DeSmet A., Walckiers D., “Development of the Early Warning System on New Synthetic Drugs at Public Health Level in Belgium.” Epidemiology Unit, Scientific Institute of Public Health, September 2001; Brussels (Belgium). IPH/EPI REPORTS N. 2001-07.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

È interessante notare, però, che esistono aspetti organizzativi e funzionali dei sistemi di allerta qui descritti che possono differire molto tra loro, mettendo in luce, oltre tutto, strategie più o meno vincenti ai fini dell’utilità e dell’efficienza dei sistemi. Di fatto, lo studio ha messo in evidenza che a variare maggiormente sono la posizione più o meno centrale data all’informazione raccolta “on the spot”, le procedure di trasmissione dell’informazione, la tempistica della trasmissione.

Aspetti diversi

Per quanto riguarda il primo punto, è possibile affermare che i sistemi di allerta qui presentati danno centralità abbastanza diverse alle informazioni di tipo immediato, raccolte “in loco”. Infatti, è possibile osservare che, da un lato, si hanno EWS come quello del Maryland (DEWS) che basano praticamente tutto il loro operato sulla raccolta di informazioni attraverso metodologie di tipo pressoché informale, con il dialogo con i giovani e interviste non strutturate, dall’altro, si hanno sistemi molto più rigidi come il National Synthetic Drugs Action Plan degli Stati Uniti, in cui il ruolo delle forze dell’ordine risulta essere il più centrale e determinante per la raccolta di dati sul traffico di droga. In altre parole, esistono fonti di informazioni comuni, quali i centri d’emergenza, i reparti ospedalieri (con informazioni sui ricoveri, le morti legate all’uso di droghe), i laboratori legali e non, le forze dell’ordine, i fruitori delle sostanze e gli esperti che lavorano nell’ambito delle droghe. Tuttavia, ci sono fonti di rilevamento, invece, che sono più peculiari a seconda del contesto, con helplines telefoniche e l’osservazione delle notizie pubblicate sui giornali da cui apprendere eventuali “voci di corridoio” per individuare l’emergere di nuove sostanze.

Fonti di informazione

In merito alle procedure di trasmissione, è opportuno sottolineare che esistono mezzi di comunicazione comunemente adottati, quali il telefono, il fax, le mail, i siti web, le newsletter, oltre a presentazioni e aggiornamenti trimestrali, o annuali, forniti a seconda dell’emergenza. Esistono anche, però, strumenti di trasmissione delle informazioni di allerta che variano a seconda del tipo di impatto che si vuole avere, rendendo note quelle informazioni, e del target previsto. Vengono, infatti, realizzati video educativi, campagne mediatiche e pubblicità, nel momento in cui si pensa di raggiungere la popolazione in generale, eventualmente associando all’azione dell’informazione anche iniziative di prevenzione. Per gli addetti ai lavori, invece, molti sistemi di allerta hanno previsto training e/o percorsi educativi, seminari, convegni e corsi per istruire coloro che dovranno avere a che fare con le conseguenze di tipo fisico e psicologico della circolazione di nuove sostanze o di nuovi trend di consumo.

Procedure di trasmissione

Infine, ciò che forse interessa in maggior misura ai fini di un EWS è il grado di rapidità e di tempestività che i sistemi presentano nel rilevare le informazioni ricercate e nel determinare eventuali azioni conseguenti, soprattutto in termini di politiche pubbliche. Di fatto, le tempistiche variano a seconda della struttura e dell’organizzazione del sistema. Nella fattispecie, il National Synthetic Drugs Action Plan si presenta come l’EWS più tardivo in termini raccolta di informazioni, data l’estensione territoriale che si prefigge di coprire, dimostrandosi, come del resto la maggior parte dei sistemi presentati, più come un buon sistema di monitoraggio del fenomeno delle droghe che un vero e proprio sistema di allerta. Il sistema belga pare costituire l’esempio più interessante da questo punto di vista poiché associa al percorso istituzionale di trasmissione dell’informazione dal livello locale, punto focale nazionale, all’OEDT e all’Europol, un percorso parallelo tutto nazionale che risulta essere molto capillare, in grado, quindi, di raggiungere tutti i soggetti coinvolti nel network, e dalla grande valenza consultiva, considerando, inoltre, i vari progetti di collaborazione tra istituzioni pubbliche ed EWS.

Tempestività

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Rassegna dei principali Early Warning Systems esistenti

Ciò che, comunque, sembra accomunare la maggior parte dei sistemi qui analizzati è che la raccolta di informazioni risulta essere svolta con una certa periodicità, così come, analogamente, i report vengono prodotti come il frutto di ricerche, osservazioni e segnalazioni, salvo eventi eccezionali, ad intervalli di tempo costanti. Ciò fa della maggior parte degli EWS qui descritti, dei sistemi di monitoraggio e sorveglianza del fenomeno droga correlato piuttosto che dei sistemi di allerta precoce, intesi alla ricerca attiva delle informazioni più che alla registrazione di segnalazioni saltuarie. Tuttavia, è da notare che se da un lato risulta largamente sviluppata la funzione di monitoraggio/sorveglianza, la funzione dell’attivazione della risposta a livello locale resta, invece, poco approfondita, pur rimanendo assodata la forte funzione consultiva che questi sistemi svolgono per le amministrazioni pubbliche dei rispettivi Paesi.

EWS e sistemi di sorveglianza

In conclusione, è utile guardare agli EWS esistenti per fare tesoro dell’esperienza fatta a livello internazionale e per individuare quali possono essere le aree organizzative più problematiche e quindi quelle meritevoli di maggior attenzione nel momento in cui si cerca di modellizzare un EWS per la realtà italiana. È comunque doveroso ribadire che tutti i sistemi di allerta, anche quelli qui presentati, sono sistemi in continua evoluzione, che si arricchiscono con l’esperienza e che, quindi, “imparano ad apprendere”, diventando sempre più utili per i policy makers di tutti i governi.

Considerazione

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Valutare l’abuso di droga tra le comunità e al loro interno: community epidemiology surveillance networks on drug abuse 1 2

A questo punto della pubblicazione, abbiamo ritenuto importante inserire un contributo proveniente dal National Institute on Drug Abuse (NIDA) relativamente a come valutare l’abuso di droga attraverso i sistemi di sorveglianza. Infatti, siamo convinti che l’attivazione di questi sistemi sia la base per poter arrivare successivamente alla realizzazione di sistemi di allerta precoce che necessariamente devono trovare le loro fondamenta e la loro struttura portante nei classici sistemi di sorveglianza. Oltre a questo, nella logica di sistemi regionali che possano dare origine ad un sistema nazionale centralizzato, riteniamo sia rilevante porre l’accento sulla costruzione di network dotati, però, di una propria autonomia di azioni di risposta locale, considerando anche le competenze istituzionali proprie delle Regioni e delle Province Autonome. Il contributo di seguito riportato presenta una riesamina dei principali quesiti che i vari operatori si pongono durante la realizzazione dei sistemi di sorveglianza, fornendo risposte ed orientamenti utili per la loro realizzazione concreta secondo le linee di indirizzo del National Institute on Drug Abuse. Si ringrazia il Dr. Steve Gust, NIDA International Program Director, per i materiali forniti.

Cosa sono i “community epidemiology surveillance networks”? I “community epidemiology surveillance networks” sono dei gruppi di lavoro, composti da varie unità orientate alla salute pubblica, che studiano la diffusione, la crescita e/o lo sviluppo dell’abuso di droghe e dei problemi correlati. I network hanno lo scopo comune di definire i pattern d’uso di sostanze, i trend, e i problemi emergenti droga correlati con lo scopo di fornire una base di informazione concreta per un’appropriata risposta di ordine sanitario. Il fine ultimo del network è, quindi, l’eliminazione o la riduzione dell’abuso di droga e delle conseguenze ad esso correlate.

Definizione e scopi

Al fine di raggiungere questo scopo, i membri del network hanno accesso ad informazioni già esistenti presso una molteplicità di fonti, incluso i centri per i trattamenti per l’abuso di droga, gli istituti sanitari, le Forze dell’Ordine, le unità d’emergenza degli ospedali, i medici di laboratorio e gli uffici del coroner, e ricerche sulle scuole locali e sulle famiglie. Molti dati utili sono disponibili in report che vengono in seguito pubblicati. Inoltre, Internet ha incredibilmente facilitato l’accesso a molte delle fonti di dati e agli stessi report.

Accesso all’informazione

Traduzione autorizzata a cura di Claudia Rimondo. Alcune parti del testo sono state omesse per semplificarne la lettura. Tali omissioni sono state indicate con il simbolo […]. 1 2

235


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

I membri si incontrano periodicamente per visionare, comparare, e per trarre dai dati inferenze statistiche. I dati vengono riportati in un formato standard per facilitare la revisione e l’analisi comparativa. Inoltre, studi di tipo qualitativo possono essere condotti per aiutare i membri a comprendere i risultati di tipo quantitativo provenienti dalle serie di dati esistenti.

Attività

I principali obiettivi dei membri del network sono: • identificare i pattern di abuso di droga in aree geografiche definite; • identificare cambiamenti nei pattern di abuso di droga lungo periodi di tempo definiti per stabilire dei trend • rilevare sostanze d’abuso emergenti • comunicare e diffondere l’informazione ad appropriati enti ed organizzazioni della comunità in questione così da poterla utilizzare nello sviluppo di policies programmi d’azione, strategie di prevenzione, e studi di ricerca

Obiettivi

I membri del network sono individui in posizione di accesso e valutazione dell’informazione riguardo l’uso di droga in aree geografiche specifiche. Possono rappresentare enti ed organizzazioni che hanno un qualche tipo di responsabilità che impegna loro sui problemi droga correlati o che beneficiano direttamente dall’acquisizione dell’informazione sull’abuso di droga. Anche ricercatori e individui che hanno una conoscenza particolare di un argomento droga correlato, o che conoscono particolarmente bene una popolazione di consumatori, possono partecipare al network. Incontri del network regolarmente pianificati forniscono un forum per i membri che hanno, così, la possibilità di condividere, visionare e analizzare l’informazione sull’epidemiologia dell’abuso di droga.

Chi compone il network

Questa guida focalizza sui metodi pratici per accedere ed analizzare diversi indicatori di dati da una varietà di fonti e precisa, inoltre, gli effettivi metodi per il reporting di tali dati.

Dove e quando sono iniziati i network di sorveglianza? Il primo network di sorveglianza di livello nazionale fu stabilito nel 1976 dal National Institute on Drug Abuse (NIDA), e dal National Institute of Health, per valutare i pattern d’uso attuali nelle principali aree metropolitane del Paese e per identificare i trend emergenti all’interno di queste aree. Questo network, chiamato il Community Epidemiology Work Group (CEWG), si è riunito semestralmente dal 1976 per ricoprire il ruolo di sistema di sorveglianza sull’abuso di droga. I membri di CEWG rappresentano Atlanta, Baltimora, Boston, Chicago, Denver, Detroit, Honolulu, Los Angeles, Miami/Ft. Lauderdale, Minneapolis/St. Paul, Newark, New Orleans, New York City, Philadelphia, Phoenix, St. Louis, San Diego, San Francisco, Seattle, lo Stato del Texas e Washington D.C. […] Basandosi sul modello del CEWG del NIDA, sono stati organizzati gruppi di lavoro statali di epidemiologia in numerosi Stati. Anche altri Paesi hanno adottato questo modello. Gruppi di lavoro simili sono stati organizzati, o sono in via di realizzazione, anche in Asia, in Australia, in America Centrale, in Europa, in Messico e in Sud Africa. L’informazione dei CEWG nazionali viene diffusa dalla Divisione di Epidemiologia, dei Servizi e della Ricerca di Prevenzione, e dal NIDA, attraverso una serie di report biennali intitolati Trend epidemiologici nell’abuso di droga. […]

236

Storia: CEWG


Valutare l’abuso di droga tra le comunità e al loro interno

Perché sono stati stabiliti i network? L’abuso di droga e le dipendenze utilizzano risorse a livello locale, statale e nazionale e minacciano il benessere dei consumatori e di chi sta loro vicino. I tipi di droga utilizzati e le popolazioni che usano una particolare droga, o droghe, in un preciso periodo di tempo, cambiano e i consumatori continuano ad essere una popolazione indefinita che non viene completamente individuata negli studi di prevalenza. I consumatori rimangono spesso “nascosti” fino a che richiedono assistenza medica, o vengono arrestati, o vengono a contatto con enti sociali o con unità delle Forze dell’Ordine.

Popolazioni di consumatori

Per meglio comprendere il problema, i policy makers, i professionisti, gli operatori sanitari hanno bisogno di informazioni puntuali e regolari in modo che le risorse umane, finanziarie e sanitarie possano essere ripartite in modo appropriato. Anche le comunità di ricerca hanno bisogno di queste informazioni affinché gli studi possano essere pianificati e implementati per fornire dati più approfonditi e più definitivi al fine di contribuire allo sviluppo di policy adeguate e di interventi di prevenzione e trattamento appropriati. […]

Bisogno di informazioni

Lo scopo primario di un network di sorveglianza locale è quello di condividere informazioni puntuali e affidabili sull’abuso di droga. I network di sorveglianza aiutano a definire e determinare la magnitudo dei problemi droga correlati e forniscono un’allerta precoce per i problemi emergenti. Che tipi di droghe vengono utilizzati in particolari comunità? Chi le usa? Come vengono usate? Quali sono le conseguenze del loro uso? Come stanno cambiando i pattern d’uso?

Scopo

Informazioni di questo genere sono essenziali a molti enti e organizzazioni, specialmente quelle responsabili per la pianificazione e la ripartizione delle risorse necessarie ad affrontare la questione dell’abuso di droghe e dei problemi droga correlati. Troppo spesso accade che gli enti programmino strategie e assegnino risorse senza, però, possedere informazioni aggiornate riguardo la natura e l’entità dei problemi legati all’abuso di droga. Tali sforzi di allocazione delle risorse possono, quindi, essere dispendiosi e controproducenti in assenza di tali dati.

Enti e organizzazioni

I pattern d’uso sono determinati non solamente dalla disponibilità e dal costo delle diverse sostanze, ma anche dalle dinamiche e dalle differenze all’interno dei gruppi, delle culture, e delle comunità. I pattern d’abuso sono fenomeni complessi e dinamici che possono diffondersi velocemente sia all’interno di una comunità sia tra comunità diverse. L’abuso di droghe è stato associato ad un aumento dei tassi di criminalità e del numero di episodi di violenza, all’aumento dei problemi sanitari, all’aumento delle infezioni per il virus dell’immunodeficienza (HIV), che causa la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), di altre malattie sessualmente trasmesse (STDs), e di altre malattie infettive come l’epatite B e C. Se un pattern viene identificato precocemente, è possibile adottare un’azione appropriata per controllare la sua diffusione.

Pattern d’uso

Monitorando l’abuso di droga nel corso del tempo, è anche possibile valutare se i programmi stanno riscontrando qualche impatto su particolari aspetti delle questioni droga correlate. È importante che i membri [del network] capiscano gli obiettivi specifici, i vantaggi, l’organizzazione e le limitazioni del network stesso. Grazie a questa visione generale, risulta più facile per i network locali avere successo e contribuire alla valutazione dei reali bisogni della comunità.

Valutazione dei programmi

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Quali sono i vantaggi di un network? Il modello del network di sorveglianza ha numerosi vantaggi per gli scopi di pianificazione: - Usa una formula pratica - Non è costoso - Fa uso di risorse esistenti - Lavora a diversi livelli (ad esempio, locale, statale, nazionale, internazionale) - L’informazione è utile a molti enti e organizzazioni - Fornisce input da prospettive diverse - Stabilisce un network di persone che condividono informazioni e che lavorano insieme in merito a problemi comuni - Costruisce un’infrastruttura per successive ricerche

Vantaggi

Spesso le persone che vengono contattate per far parte del network lavorano o collaborano già con enti e organizzazioni coinvolte nell’ambito dell’abuso di droghe e possono già essere coinvolte nella raccolta di dati sulle popolazioni di consumatori. Inoltre, le loro organizzazioni o enti di appartenenza possono eventualmente riconoscere i benefici a breve e lungo termine che possono derivare dalla partecipazione della propria struttura ad un network di sorveglianza, dimostrando, quindi, interesse nel prendere parte al network.

Partecipazione

Sarebbe ottimale che gli incontri [tra i membri del network] fossero programmati in maniera regolare circa due volte l’anno. Questo periodo fornisce un sufficiente arco temporale (sei mesi) per stimare dei cambiamenti nei pattern d’uso di droga e per mantenere attivi i gruppi coinvolti, senza caricarli eccessivamente di lavoro. È opportuno prevedere circa un giorno intero di lavoro per ogni meeting.

Incontri programmati

A quali fonti di informazione i network accedono e quali vengono usate? I network epidemiologici fanno uso di molteplici fonti di informazione […]. Ogni fonte ha la possibilità di fornire dati e/o informazioni in merito a particolari popolazioni di consumatori e/o a diversi aspetti dei comportamenti e delle conseguenze dell’uso di droghe sulla stessa popolazione o su popolazioni simili. I dati/informazioni ottenuti/e da ognuna delle fonti sono considerati/e indicatori di abuso di droga [drug abuse indicator]. La direzione dei cambiamenti negli indicatori nel corso del tempo costituisce una misura di relativo cambiamento nei comportamenti di abuso rilevabile in ogni momento. […] Inoltre, gli indicatori contribuiscono ad identificare diverse tipologie di consumatori, quali quelli che sono stati arrestati, ricevuti nelle unità d’emergenza, dimessi dagli ospedali, ammessi ai programmi di trattamento per i consumatori di sostanze, coinvolti in incidenti, consumatori risultati infetti da HIV/AIDS, o deceduti a causa dell’assunzione di sostanze stupefacenti rilevate nel loro organismo a seguito dell’autopsia.

Drug abuse indicator

I dati delle indagini possono essere usati per complementare i dati degli indicatori. La maggior parte degli studi fornisce delle stime sulla prevalenza del consumo in particolari popolazioni (ad esempio, popolazioni dell’ambiente famigliare o scolastico), inclusa la prevalenza d’uso di specifiche sostanze. Tuttavia, è bene segnalare che le popolazioni incluse nelle indagini non possono fornire informazioni su tutti i gruppi ad alto rischio di consumo (ad esempio, i senzatetto, i giovani ritirati dalle scuole). Ad ogni modo, indagini metodologicamente solide forni-

Indagini e indicatori

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Valutare l’abuso di droga tra le comunità e al loro interno

scono stime di prevalenza alquanto valide per quanto riguarda i gruppi della popolazione che sono stati campionati. Paragonando simultaneamente le informazioni ottenute da diverse fonti, i membri del network possono identificare e imparare di più in merito alle diverse popolazioni di consumatori, alle similarità, alle differenze tra i gruppi, ed, eventualmente, ai pattern e ai trend emergenti. Una fonte può complementare e supportarne un’altra e contribuire ad avvalorare un’informazione sui pattern d’uso. I network, a tutti i livelli, sono tenuti ad usare varie fonti di dati.

Confronti

Come sono organizzati i network locali? Generalmente, lo sforzo iniziale per organizzare un network di sorveglianza proviene da un ente che riconosce il bisogno di informazioni aggiornate sui pattern d’uso e sui trend. L’ente può essere uno che coordina già delle fonti di dati sull’abuso di droghe, o un’organizzazione responsabile per la salute pubblica. Sponsorizzare un network può risultare di grande beneficio per un ente, poiché il network può fornire a quello stesso ente importanti informazioni sui trend, conoscenze sull’uso delle droghe di strada, e una rete di risorse per rispondere a interrogativi che, in quanto soggetto deputato alla sicurezza della salute pubblica, deve essere in grado di saper affrontare. Qualsiasi ente abbia a che fare con il pubblico in generale, che risponda a domande sulle droghe, o che fornisca informazioni al pubblico troverà decisamente utile l’investimento per sponsorizzare il network locale. Inoltre, sarà possibile fornire materiali educativi e informativi e dare comunicati stampa per informare il pubblico sui trend attuali.

Investire nel network

Per questioni pratiche, è importante che qualcuno assuma il ruolo di Coordinatore del network, un membro che servirà da punto chiave per assicurare che tutti i membri vengano informati del tempo e del luogo di ogni incontro, che un agenda dell’incontro sia concordata e diffusa tra tutti i partecipanti, e che ogni componente sia pienamente consapevole dei ruoli che egli deve assumere ad ogni incontro. In alcuni network, i membri hanno condiviso questo ruolo, poiché si tratta di un incarico impegnativo e richiede una continua coordinazione e comunicazione. Il coordinatore del network può essere qualcuno che lavora per uno degli enti principali (ad esempio, un centro per il trattamento dei consumatori) e a lui devono essere fornite le risorse appropriate per esercitare questo ruolo. Il coordinatore assume anche il ruolo di guida e moderatore agli incontri del network, presentando i risultati e gli argomenti emersi dal primo incontro, gli obiettivi dell’incontro stesso e i piani per il prossimo meeting.

Coordinatore del network

È meglio pianificare e mantenere piccoli gruppi di lavoro in modo che tutti i partecipanti abbiano l’opportunità di contribuire al processo. Inoltre, è bene cercare di coinvolgere membri di organizzazioni diverse e con prospettive diverse. È opportuno, quindi, includere operatori sanitari, personale per i programmi di trattamento, operatori di strada, ricercatori universitari, e funzionari della polizia locale. Se il network consiste di rappresentanti di città diverse, città o paesi, il processo di reporting dovrebbe essere standardizzato in modo che le comparazioni di dati possano essere fatti più facilmente tra le diverse giurisdizioni [vedi oltre]. All’inizio uno o due membri dello staff possono essere nominati per indicare e presentare i potenziali benefici del network, per individuare altri potenziali validi partecipanti, e per presentare fonti di informazione accessibili. I rappresentanti di altre unità operative possono essere contattate per determinare come l’informazione possa essere loro utile, il loro livello di interesse e chi, del loro ente, può possedere le caratteristiche per

Rappresentanti

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

partecipare al network. Questo tipo di analisi dovrebbe essere completata in un periodo di uno o due mesi. Se, sulla base delle informazioni rilevate, viene deciso di dare inizio all’organizzazione di un network di sorveglianza, è opportuno disporre un breve incontro pianificatore rivolto allo staff delle unità operative chiave. Questo incontro dovrebbe includere ricercatori e rappresentanti degli enti che hanno familiarità con le questioni droga correlate e con le fonti dei dati e che sono, inoltre, interessati alla possibilità di stabilire un network di sorveglianza. L’incontro dovrebbe essere organizzato al fine di: - stabilire il fondamento logico e lo scopo del network - identificare le potenziali fonti di dati/informazioni - identificare enti, organizzazioni e individui che possono avere accesso alle informazioni - identificare gli individui che potrebbero contribuire al network in altri modi oltre alla fornitura di dati/informazioni - sviluppare un’agenda per il primo incontro - determinare chi dovrebbe essere invitato a partecipare al primo incontro - stabilire una data e un luogo per il primo incontro - sviluppare un piano per un secondo incontro, includendo data, luogo e temi generali che devono essere trattati.

Incontro pianificatore

Un passo preliminare che, ad oggi, è risultato utile alle finalità del network di sorveglianza è quello di tenere un incontro pre-organizzativo con rappresentanti di organizzazioni selezionate o di enti particolari per discutere lo scopo e gli obiettivi del network e valutare come l’ente o l’organizzazione in questione possa contribuire, le capacità del suo staff, le sue conoscenze, le sue capacità, l’esperienza richiesta per contribuire al network, e i benefici per i soggetti che operano all’interno del network.

Che tipo di problemi incontrano i network? In qualunque network, gli individui che partecipano agli incontri possono avere background diversi e diversi punti di riferimento. Potrebbe, per tanto, non essere sempre chiaro che cosa ci si aspetti da loro. Se ad ogni membro viene spedito in anticipo uno schema preciso per la presentazione che ci si aspetta, sarà più facile mantenere gli incontri centrati sull’argomento e risulta più agevole acquisire l’informazione in una forma confrontabile con l’informazione fornita da altri membri.

Schede di presentazione

È opportuno ricordare che c’è un tempo limitato per affrontare le questioni chiave e per raggiungere gli obiettivi del network. Quindi, è importante, per le persone che coordinano o che presiedono gli incontri del network, definire attentamente quali informazioni i partecipanti hanno bisogno di presentare, e mantenere gli incontri focalizzati sull’argomento centrale. È bene, quindi, comunicare con anticipo ad ogni membro la durata massima delle loro presentazioni.

Tempi di presentazione

Un ulteriore problema è il turnover dei membri che sono interessati al network e che vogliono contribuire al processo, raccogliere e riportare l’informazione in modo continuativo. Il coordinatore del network valuterà periodicamente il bisogno di cercare nuovi membri e persone che hanno tempo materiale di partecipare. È una buona politica quella di chiamare a intervalli regolari i direttori delle unità operative per ringraziarli della passata partecipazione del loro staff, per informarli del fatto che un altro incontro è

Turnover dei membri

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Valutare l’abuso di droga tra le comunità e al loro interno

stato fissato, e per spiegare l’importanza della partecipazione del loro centro e i benefici che la loro struttura ne trae. […]

Chi deve essere invitato al primo incontro del network? Il primo incontro dovrebbe essere considerato come una sessione di pianificazione. Gli organizzatori dovrebbero, infatti, enfatizzare il fatto che gli individui che partecipano all’incontro non saranno necessariamente dei membri permanenti e che, quindi, non sono obbligati a partecipare ad incontri futuri. Uno dei principali obiettivi del primo incontro è quello di identificare gli individui che sono nella posizione migliore per fornire informazioni al processo di pianificazione del network. […]

Primo incontro

Il primo incontro dovrebbe includere persone in grado di fornire informazioni circa diverse fonti di informazione, in particolare le seguenti:

Fonti di informazione

Dati di indagine Se non ancora note, è opportuno ricercare qualsiasi indagine locale rilevante che è stata condotta, o che è in fase di esecuzione o che è stata programmata. Queste dovrebbero includere indagini sulle famiglie, sulle scuole e su popolazioni particolari che possono fornire informazioni sulle sostanze usate. Inoltre, alcuni Stati hanno dei contratti particolari con le agenzie federali per eseguire queste indagini. In alcuni casi, l’agenzia di Stato stessa ha condotto le indagini, mentre, in altri Stati, le indagini sono condotte dall’università o da imprese di ricerca private. Se un’indagine rilevante è stata condotta, o è in corso di esecuzione, è opportuno invitare il Ricercatore Responsabile o un’altra persona che possa descrivere i dati raccolti. […]

Indagini

Esistono tre tipologie di ricerche nazionali che forniscono importanti risultati sui dati di abuso di droghe: - la National Survey on Drug Use and Health (NSDUH) - il Monitoring the Future (MTF) - la Youth Risk Behaviour Survey (YRBS)

Ricerche nazionali

Un paragone tra i dati nazionali e quelli locali potrebbe produrre risultati diversi. Tuttavia, tali differenze possono rivelarsi utili. Ad esempio, un paragone tra i dati nazionali e quelli locali in un determinato anno può mostrare piccole differenze tra i tassi di prevalenza e tra i pattern di abuso a livello locale e a livello nazionale. Contrariamente, un paragone tra dati locali e dati nazionali potrebbe mostrare pattern di abuso divergenti in tutto o per una particolare droga o un gruppo di popolazione. Ad esempio, i dati nazionali possono mostrare l’emergere di una nuova droga che non è ancora apparsa tra i dati locali. Tale divergenza potrebbe servire da “allerta” per gli amministratori locali, per i policy makers, e potrebbe, quindi, condurli ad affrontare domande quali: il trend non è stato individuato nella raccolta dei dati a livello locale, o costituisce un pattern che può emergere nel futuro? Come potrebbero essere impiegati gli sforzi locali per determinare se una specifica droga è o diventerà una sostanza d’abuso in una specifica area?

Dati nazionali e locali a confronto

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Dati sui trattamenti per l’abuso di droghe Se ancora sconosciuti, è opportuno trovare quali enti raccolgono le informazioni in merito ai ricoveri dei consumatori, che sono in fase di trattamento e/o ne stanno uscendo. È necessario che ogni programma di trattamento che riceve finanziamenti dall’Amministrazione per la Sicurezza Sociale riporti i dati allo Stato. Quali programmi locali di trattamento per i consumatori partecipano nel sistema statale, e quali devono riportare i dati degli assistiti alle agenzie di coordinamento di contea e di città? È opportuno trovare chi, nelle diverse agenzie, è responsabile per il coordinamento di questi sforzi. Inoltre, è bene contattare questi soggetti per scoprire chi potrebbe essere la persona più appropriata a partecipare al primo meeting del network. […] Tra i vantaggi nell’uso di questo tipo di risorse troviamo: - i dati di trattamento sono, in genere, un buon indicatore delle tipologie di droghe che vengono usate nelle varie aree geografiche: questi mostrano anche cambiamenti nei pattern d’uso nel tempo - i dati sulle ammissioni ai trattamenti sono raccolti e riportati da tutti i programmi finanziati pubblicamente o privatamente, basandosi su domande standard - i dati su droghe specifiche e caratteristiche dei consumatori sono raccolti sistematicamente ad uso di uno staff che possiede una precisa formazione - si può accedere a questi dati con relativa facilità e li si può analizzare - questi dati possono essere esaminati in futuro (ad esempio, anni) per verificare i cambiamenti dei trend nel corso del tempo - i paragoni possono essere fatti tra diverse aree dello Stato e all’interno della stessa

Vantaggi

I limiti di questo tipo di fonte includono il fatto che: - i dati di trattamento non possono essere usati per fare stime di prevalenza dell’abuso di droghe per aree geografiche. Questi dati rappresentano solamente consumatori che entrano in trattamento ed escludono la maggior parte dei consumatori che non possono accedere ai programmi di trattamento o che non si rivolgono alle strutture disponibili. Un numero sconosciuto di consumatori ottiene il trattamento da programmi privati che non richiedono la registrazione dei dati. - C’è un certo gap temporale tra il momento in cui una persona inizia ad usare una sostanza e il momento in cui l’individuo cerca e/o entra in trattamento. […] - Un consumatore può entrare in trattamento più di una volta all’anno e verrà conteggiato ogni volta che si rivolge ai servizi, costituendo un dato doppio. […] - Le sostanze menzionate ai trattamenti sono quelle che hanno condotto l’individuo a cercare il trattamento in quel preciso momento. Per tanto, i dati di trattamento spesso non forniscono una storia completa di tutte le sostanze usate. - Nel cercare il trattamento, i consumatori potrebbero non essere completamente sinceri nel riferire il loro problema con la dorga. Ad esempio, alcuni potrebbero aver paura di riportare un problema di droghe illecite nel caso dovessero affrontare implicazioni di tipo legale. […]

Limiti

Anche i dati ospedalieri sugli effetti dell’abuso di droga possono essere un valido indicatore nel valutare i pattern di abuso e i trend all’interno di una comunità o di uno Stato. Gli ospedali, infatti, trattano numerosi casi droga correlati ed entrano in contatto con numerose popolazioni che presentano problemi legati all’abuso di droga. Infatti, gli ospedali sono le uniche strutture aperte 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, che forniscono assistenza d’emergenza e trattamenti riabilitativi ai pazienti. Gli ospedali sono nella posizione di fare test sui pazienti per l’alcol e per droga e sono in grado di

Dati ospedalieri

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Valutare l’abuso di droga tra le comunità e al loro interno

fornire un trattamento o di indirizzare il paziente ad un trattamento appropriato. […] Casi di incidenti e di malattie possono essere resi ancor più difficili dall’abuso di alcol e/o di droga. Alcuni individui vengono ricoverati in ospedale per condizioni mediche o psichiatriche che sono diretta conseguenza di comportamenti legati al consumo di droghe. Oppure, non è improbabile che si verifichino condizioni di “co-morbidità”, come disordini affettivi legati alla dipendenza da alcol o droga. […] Molti consumatori, specialmente quelli che non hanno un’assicurazione medica, usano le unità d’emergenza degli ospedali come prima loro fonte di cura. Anche le unità de emergenza, quindi, costituiscono una valida fonte di dati e informazioni. Per quest’ultima tipologia di dati il network può avvalersi della collaborazione del Drug Abuse Warning Network (DAWN) 3. Se l’area geografica coperta dal network è relativamente piccola, potrebbe essere appropriato contattare gli amministratori di ogni ospedale per trovare che tipo di dati droga correlati sono raccolti e chi coordina tali sforzi all’interno o all’esterno dell’ospedale. Anche i laboratori di analisi e i coroner forniscono informazioni molto importanti sui pattern e i trend di mortalità droga correlate negli Stati Uniti, e costituiscono un’eccellente fonte di dati per i network epidemiologici. I componenti di queste unità sono spesso interessati all’attività del network ed, eventualmente, potrebbero volervi partecipare, perché hanno bisogno di sapere che tipo di droghe circolano sulla strada, che informazioni sono disponibili sui cambiamenti di purezza o sulle combinazioni di droga che potrebbero causare una serie di morti per overdose.

Laboratori e coroner

È opportuno prendere in considerazione anche altre fonti di dati droga correlati che possono essere utili ai network epidemiologici quali: - i centri antiveleno: in aree dove questi centri operano, i membri del network possono accedere a specifici dati su droghe illegali, su farmaci da vendersi dietro ricetta medica, su droghe vendute in farmacia. Questi dati possono essere analizzati e spesso riassunti in report - dati delle helpline telefoniche: questi dati rappresentano sia il livello d’uso di droga sia il livello di consapevolezza del rischio riguardo certe droghe - dati su HIV/AIDS ed epatite B e C: questi dati a livello di popolazione sono importanti indicatori di specifici fattori di rischio associati a malattie sessualmente trasmissibili, incluso l’uso di droga in alcune porzioni della popolazione

Altre fonti

Dati delle forze dell’ordine Se non ancora noti, è necessario trovare quali enti, dipartimenti, o uffici raccolgono dati sull’uso di droga, sugli arresti locali legati a reati criminali. I crimini droga correlati, incluso l’arresto per possesso e/o traffico di sostanze illecite, sono riportati dalle contee e dagli Stati. Numerosi uffici statali possono essere contattati per determinare le fonti dei dati sugli arresti. Queste includono lo Uniform Crime Report Office, lo Statistical Analysis Centre, il Law Enforcement Planning Office, e l’Attorney General’s Office. In alcuni casi, lo stesso arresto verrà registrato dalla polizia locale, dalla polizia di stato, dagli agenti federali. È per tanto opportuno informarsi sui possibili dati che si possono ripetere o si sovrapporre.

Dati su arresti e traffici

3 N.d.R. Vedi articolo “Rassegna dei principali early warning systems esistenti”, a cura di Claudia Rimondo e Giovanni Serpelloni, nel capitolo Altri contributi.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Altri dati delle Forze dell’Ordine che possono essere molto utili sono le informazioni sul prezzo e sulla purezza delle droghe sequestrate. Infatti, quando il prezzo di una droga tende a crescere, i consumatori possono tendere rivolgersi ad altre droghe. O, al contrario, se una droga tende a diventare più economica, soprattutto se si tratta di una sostanza “popolare”, il suo uso tende a diminuire. Se, ad esempio, l’eroina diventa più pura e rimpiazza l’eroina di bassa purezza, i consumatori possono andare incontro ad un overdose, che talvolta si rivela fatale. Quindi, i dati sul prezzo e sulla purezza possono contribuire a definire un particolare pattern o trend di consumo.

Prezzi

Figura 1 - Programma di monitoraggio locale: media della purezza dell’eroina e prezzo per milligrammo negli Stati (2004, non sono inclusi alcuni tipi di eroina come, ad esempio, quella asiatica).

Casi di AIDS e dati sulla sieropositività da HIV L’HIV/AIDS è una condizione per cui è possibile raccogliere dati in tutti gli Stati e in tutti i territori degli Stati Uniti. Il sistema di sorveglianza di HIV/AIDS, stabilito dai centri per il controllo delle malattie e per la prevenzione, monitora l’incidenza e il profilo demografico dei casi di AIDS e descrive le modalità di trasmissione del virus dell’HIV tra le persone infette. […] Dipartimenti statali e locali conducono una sorveglianza attiva. Formati standard dei report e un uso comune dei software (HIV/AIDS Reporting System) vengono usati per produrre tabulazioni locali e per riferire mensilmente al Centro per il Controllo delle Malattie. […] Uno degli obiettivi della sorveglianza è quello di identificare i cambiamenti dei modelli nella modalità di trasmissione dell’HIV. Il Dipartimento Sanitario Locale responsabile della sorveglianza dell’HIV/AIDS dovrebbe essere contattato per trovare quale sia la persona più qualificata a portare informazioni rilevanti al primo incontro del network, quali, ad esempio, le informazioni sulle percentuali di consumatori che assumono droga per endovena e che hanno contratto il virus.

Altri dati sanitari Poiché l’abuso di sostanze è anche correlato a numerose conseguenze sanitarie, 244

Sorveglianza HIV/AIDS


Valutare l’abuso di droga tra le comunità e al loro interno

come la tubercolosi e le malattie sessualmente trasmesse, le unità sanitarie dello Stato, della contea e della città avranno informazioni sul numero di individui che manifestano queste malattie e i dati di prevalenza per queste malattie in certe aree locali. È opportuno contattare l’unità sanitaria per ottenere le statistiche e le informazioni dagli operatori di strada che riscontrano persone con queste malattie. In alcuni casi, alcuni operatori si concentrano sulle popolazioni dei consumatori, mentre altri si concentrano solo su prostitute e persone coinvolte nel commercio del sesso.

Dati dalle scuole I sistemi scolastici locali e statali possono fornire indagini sull’uso di droga tra gli studenti. Se un’indagine rilevante è stata condotta, o è in fase di esecuzione, è opportuno invitare il ricercatore responsabile, o qualcuno che ne faccia le veci, per descrivere i dati raccolti. I dati delle indagini scolastiche possono essere disponibili al network attraverso ricerche come la Youth Risk Behavior Survey (YRBS), supportata dal Centro per il Controllo delle Malattie e condotta in coordinazione con istituti educativi statali e locali. […]

Indagini scolastiche

Risorse di dati a livello di comunità A livello di comunità o di vicinato, dati e/o informazioni possono essere ottenuti/e da fonti locali minori. È necessario stare attenti che queste informazioni non siano già incluse nei report provenienti dalle varie agenzie statali. Di seguito vengono riportate alcune fonti locali di dati: - programmi di trattamento sull’abuso di droga e di intervento (sia pubblici che privati) - ospedali locali e associazioni ospedaliere - dipartimenti sanitari statali, della contea o locali, e cliniche - centri di controllo veleni - helpline per le droghe - centri per la salute mentale - programmi sull’HIV e malattie sessualmente trasmesse - enti per la giustizia criminale e agenzie correttive che riportino dati sugli arresti (ad esempio, polizia, sceriffo, ecc…) - agenzie che raccolgono e riportano dati sulle caratteristiche morfologiche e sul prezzo e la purezza di varie droghe - tribunali - uffici e istituti per l’educazione e scuole - aree di ricreazione - ricercatori universitari che conducono ricerche o studi sull’uso di droga

Risorse locali

I network potrebbero considerare la ricerca qualitativa come un valido integratore dei dati indicatori e dei dati quantitativi descritti precedentemente. Tra le fonti di dati qualitativi vengono inseriti informatori chiave e ricerche etnografiche. […] I primi dovrebbero essere in grado di interpretare i dati indicatori e di allertare direttamente il network in qualsiasi momento nel caso in cui qualcosa di nuovo o insolito emergesse nella comunità o nelle vicinanze. Le ricerche etnografiche sulla popolazione di riferimento, attraverso interviste e tecniche di osservazione partecipante, potrebbero essere condotte al fine di ottenere: - informazioni demografiche

La ricerca qualitativa

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

-

droghe usate in un determinato ambiente combinazioni di sostanze frequenza d’uso modalità di somministrazione contesto sociale in cui le droghe vengono usate ragioni d’uso effetti delle droghe reazioni avverse alle droghe conseguenze droga correlate nel corso del tempo

I membri del network possono anche considerare il Computer Retrieval of Information on Science Projects (CRISP) per verificare la presenza di eventuali studi rilevanti eseguiti nella loro area. CRISP è un database consultabile di progetti di ricerca biomedica, finanziati a livello federale, condotti da università, ospedali e altri istituti di ricerca. […]

Alcuni passi essenziali per accedere a dati indicatori di abuso di droga Molte serie di dati possono essere consultate su Internet. Altri dati rilevanti possono non essere consultabili on line e sarà, quindi, necessario accedere all’informazione attraverso rapporti, pubblicazioni, o qualche altro tipo di documentazione. Inoltre, potrebbe essere necessario contattare enti ed organizzazioni per ottenere le informazioni di cui si ha bisogno. In ogni caso, i dati possono essere valutati seguendo i passaggi di seguito evidenziati: Identificare la serie di dati e le sue caratteristiche sollevando domande come le seguenti: 1. Quali sono le categorie di dati significativi rispetto alle droghe illecite o all’uso non medico di droghe prescritte? Come viene definita ciascuna categoria? a. Che popolazioni vengono coperte nella serie di dati? I dati sulle caratteristiche demografiche, sociali o comportamentali di ogni gruppo di consumatori sono disponibili? b. Come vengono definite queste categorie? c. Qual è l’area geografica considerata (ad esempio, Stato, Regione, contea)? I dati possono essere aggregati in sottoaree di interesse (area metropolitana, ecc…)? d. Qual è il periodo di tempo considerato? Ogni periodo rappresenta un anno del calendario o un anno fiscale? Per quali anni ci sono dati comparabili in modo da condurre analisi dei trend? e. Sono disponibili i dati grezzi (numeri)? I dati sono riportati sotto forma di percentuali, medie, o in qualche altra forma statistica? I dati sono in un format o in qualche altro sistema che può essere manipolato per ulteriori analisi? È opportuno accedere a tutti i dati numerici di interesse e a tutte le informazioni disponibili per manipolare ulteriormente i dati. 2. Ottenere documentazione sul sistema (ad esempio, strumenti per la raccolta di dati, metodi di campionamento, metodi analitici) per essere d’appoggio alla comprensione dei dati. 3. Identificare le procedure di privacy o di confidenza che potrebbe essere necessario seguire nell’analisi e nel report dei dati. 4. Identificare una o più persone nelle unità operative in grado di rispondere ad eventuali domande che possono sorgere. Chiedere se la persona, o l’unità operativa, vorrebbe partecipare all’analisi o ricevere una copia del report. Stabilire relazioni continuative con il fornitore dei dati. 246

CRISP


Valutare l’abuso di droga tra le comunità e al loro interno

Documentare l’informazione sulle questioni e gli argomenti riassunti sopra sarà importante. Ad esempio, informazioni sulle questioni elencate al punto 1 contribuiranno non solo alla comprensione del dato ma anche alla comparazione degli indicatori tra le fonti di dati. Agenzie e organizzazioni raccolgono l’informazione significativa per la loro specifica missione e per i loro obiettivi, e ci potrebbero essere differenze tra i sistemi di dati nelle popolazioni considerate, differenze su come l’informazione viene categorizzata e definita, differenze sui periodi di tempo rappresentati dei dati, sul modo in cui l’informazione viene analizzata. Mantenere le relazioni con le fonti dei dati è importante, soprattutto se i ricercatori pianificano studi sui pattern di abuso e sui trend che durano poi vari anni. Infine, fornire alle fonti stesse dei report del network contribuirà ad assicurare una cooperazione futura.

Relazioni con le fonti

Consigli per stabilire e mantenere un Epidemiology Surveillance Network Un network epidemiologico può funzionare da sistema di sorveglianza sull’abuso di droghe ad ogni livello giurisdizionale – statale, nazionale, regionale, contea, città o comunità. Le descrizioni in questa guida focalizzano primariamente sul livello delle comunità locali.

Livello locale

Le attività di un sistema epidemiologico di sorveglianza includono quelle riassunte di seguito. - Pianificare incontri regolarmente programmati, così come temi da discutere negli incontri futuri, raccolta dei dati da molteplici fonti, analisi dei dati e reporting, diffusione puntuale dei risultati, e continuità del network. - Sviluppare ed espandere il network e mantenere aggiornate le fonti dei dati e i contatti. - Creare un network informativo chiave di individui che possono essere contattati rapidamente per informazioni se un problema droga correlato emerge o aumenta. - Formare una rete di consulenza attraverso un processo di gruppo continuativo in cui i membri acquisiscono conoscenza e informazione corrente sull’abuso di droga, sui pattern e i trend d’abuso, e problemi emergenti droga correlati. - Connettere, comunicare e coordinare in modo continuativo le varie unità coinvolte e le “risorse di dati”, ossia, enti, organizzazioni, e sistemi che hanno informazioni e/o dati rilevanti sulle droghe, le popolazioni di consumatori e la conoscenza e le capacità di contribuire al network. - Accedere e compilare dati in modo sistematico, basati su un format standardizzato. - Identificare il target di audience (ad esempio, professionisti, amministratori, policy makers, legislatori) che può beneficiare dei dati/informazioni e dei risultati prodotti dal network - Diffondere le informazioni al target. - Fornire feedback alle agenzie partecipanti e alle organizzazioni, anche attraverso copie dei report del network. - Valutare periodicamente i progressi e il raggiungimento degli obiettivi in modo che si possano effettuare dei cambiamenti, se necessario, per assicurare continuità ed espansione del network. - Sviluppare conoscenze e capacità nel corso del tempo. Poiché l’abuso di droga è un fenomeno complesso e mutevole, i membri del network devono costruire una conoscenza e una capacità collettiva mentre lavorano insieme. Accedendo alle informazioni e condividendole, i membri migliorano: - La conoscenza delle droghe lecite e illecite e dei modi in cui diverse droghe vengono usate; 247


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

• La conoscenza di risorse rilevanti di dati/informazioni dell’abuso di droga e abilità nel recuperare le informazioni/dati; • La conoscenza della loro comunità/area e […] la consapevolezza culturale di cui si ha bisogno per assicurare che dati rilevanti vengono raccolti e che i dati sono interpretati accuratamente e in modi significativi; • L’abilità nell’analisi e nell’interpretazione dei dati/informazioni raccolti dal gruppo; • L’abilità nel preparare report appropriati ai diversi target; • La capacità di trasmettere i report ai diversi target; • Le abilità necessarie per assicurare continuità ed efficacia delle attività del network.

Attività

I network potrebbero trovare utile avere dei format standard per riferire i risultati. Ciò può essere utile per le seguenti ragioni: - poiché il network evolve nel tempo e produce vari report, un format standardizzato renderà più facile rivedere i dati di diversi periodi per sviluppare e accedere ai trend attraverso differenti periodi di tempo - per i network che coprono più di un’area geografica, un format standardizzato renderà più facile riassumere i dati tra le diverse aree e rende anche più semplice per i lettori fare le loro proprie comparazioni tra le aree di reporting - per i network che pianificano di diffondere i report ai policy makers, ai professionisti e ad altri soggetti interessati, è consigliabile avere un format standard con una breve tabella dei contenuti per guidare i lettori e facilitare le loro revisioni del report; nel corso del tempo, i lettori si abitueranno al formato e troveranno i report di più facile consultazione.

Reporting

È importante riconoscere che all’inizio della sua esistenza, il network di sorveglianza potrebbe non possedere tutte le risorse di dati descritti precedentemente. Tuttavia, molto si può apprendere dagli sforzi iniziali. Ad esempio, quando il Louisiana State Epidemiology Work Group (SEWG) iniziò nel settembre del 1997, solamente sette parrocchie riportarono dati indicatori delle loro giurisdizioni. Un anno più tardi, le parrocchie furono undici. Nel 2002, il gruppo di lavoro era in grado di riportare dati dalla regione amministrativa, con dati riferiti a quasi tutte le parrocchie dislocate nelle dieci regioni. I report dell’SEWG furono preparati in un formato standard, con annesso un Abstract regionale o parrocchiale, relativo ai risultati chiave, ed una sezione definita Drug Abuse Patterns and Trends per droga o per fonte di dato. Infine, nel documento vennero inseriti anche grafici e tabulati. Il Community Epidemiology Work Group ha utilizzato un format simile nel corso degli anni, riportando sempre pattern e trend di consumo individuati. Questi report vengono tuttora pubblicati semestralmente nella serie “Epidemiologic Trends in Drug Abuse”, consultabile sul sito del NIDA http://www.nida.nih.gov

L’importanza dell’inizio

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Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri, nel senso della mobilitazione delle unità operative locali e delle tempistiche necessarie per giungere al sequestro

Direzione Centrale Servizi Antidroga

Il sequestro di sostanze stupefacenti può esser amministrativo o penale. L’attività di polizia giudiziaria o di polizia amministrativa svolte dalle forze di polizia per contrastare l’illecita attività di traffico e/o spaccio e/o di consumo illecito di sostanze stupefacenti sono quelle che poi caratterizzano la successiva attività finalizzata ad assolvere l’esigenza di cautelare la sostanza stupefacente con provvedimenti ablatori di natura rispettivamente penale o amministrativa. La decisione di eleggere una via o l’altra non sempre è scelta agevole per l’organo di polizia operante ma può esser condizionata da alcuni fattori (assurti a rilevanza normativa sulla base di chiare indicazioni giurisprudenziali consolidatesi nella vigenza della normativa precedente alla legge 49/2006) che l’attuale legislazione ha previsto anche al fine di qualificare amministrativamente o penalmente la fattispecie. Di primaria importanza per la finalità anzidetta è l’accertamento tecnico sulla sostanza oggetto di condotta illecita e da questo atto conseguono tempi diversificati in relazione alla natura dell’iter. Ciò premesso, deve anche rilevarsi come la funzione istituzionale della Direzione Centrale non è quella di procedere direttamente ad interventi operativi che possano concludersi con sequestri di sostanze stupefacenti o psicotrope bensì di coordinare 1 e supportare tali attività condotte dalle Forze di polizia nazionali o estere d’iniziativa o sotto la direzione delle competenti autorità giudiziarie.

Premessa

Il sequestro delle sostanze stupefacenti Si tratta di un provvedimento previsto e disciplinato dalle norme processuali penali che tendono ad assicurare alla giustizia il corpo del reato.

Il sequestro penale

L’attività di coordinamento della DCSA consente di ordinare gli sforzi investigativi sul territorio nazionale o internazionale onde evitare che le investigazioni o le operazioni antidroga restino chiuse in un ambito puramente locale, che non avvengano sovrapposizioni di indagini e quindi diseconomie tutelando l’incolumità degli operanti. 1

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

È proprio con riferimento al sequestro del corpo del reato che si ritiene utile in questa sede richiamare una importante decisione della Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite penali ossia la sentenza 28 gennaio -13 febbraio 2004, n. 5876 2. Sulla sostanza stupefacente oggetto di sequestro, nelle varie fasi del processo penale potranno operarsi varie tipologie di analisi tecniche disposte dal pubblico ministero ovvero di consulenze tecniche o perizie richieste dal giudice. Anche la polizia giudiziaria potrà avvalersi di accertamenti tecnici ai sensi dell’articolo 348 del codice di procedura penale nominando ad esempio ausiliari della p.g. ossia persone che hanno specifiche competenze tecniche. Tutti questi accertamenti sulla sostanza stupefacente sono atti di norma “ripetibili” secondo regole del processo penale 3. Si evidenzia poi che i risultati di accertamenti di laboratorio possono portare a risultati tra loro differenziati in relazione al decorrere del tempo (es. evanescenza del principio attivo presente nella sostanza sequestrata) o alla deperibilità della sostanza naturale sequestrata. L’articolo 88 del DPR 309/90 in merito alle campionature dispone che ove il decreto di sequestro o di convalida dello stesso non sia più soggetto al riesame, l’autorità Giudiziaria dispone il prelievo di uno o più campioni determinandone l’entità con l’osservanza delle formalità di cui all’articolo 364 del cpp (nomina e assistenza del difensore) e nel contempo ordina la distruzione della residua parte di sostanze. Qualora la conservazione delle sostanze sia assolutamente necessaria per il prosieguo delle indagini l’autorità giudiziaria dispone in tal senso con provvedimento motivato. Qualora poi, sia stata ordinata la confisca dall’autorità giudiziaria la distruzione della sostanza è in ogni caso disposta. La vigente legislazione sugli stupefacenti prevede anche aspetti amministrativi che potrebbero portare, in caso di intervento delle forze di polizia, ad un sequestro in tali ambiti.

2 Nella sentenza, la Corte ha riepilogato le varie possibilità di sequestro penale evidenziando anche con riguardo alle cose che costituiscono corpo del reato (nel nostro caso “le sostanze stupefacenti o psicotrope”) come occorra indicare sempre “… la ragione della necessità del sequestro in funzione dell’ “accertamento dei fatti”, come si ricava in primo luogo dalla ratio dell’articolo 253.1 Cpp che, se collega tale espressione al sequestro delle cose pertinenti al reato, non autorizza certo il sequestro del corpo di reato al di fuori di ogni finalità di indagine…” in secondo luogo facendo riferimento all’art. 262 del medesimo codice, evidenzia come tale norma preveda “…la restituzione delle cose sequestrate, tra cui anche quelle che costituiscono corpo del reato, quando “non è necessario mantenere il sequestro a fini di prova” (sezione terza, 7 marzo 1994, Ferri, rv. 199718; sezione seconda, 19 dicembre 1996, Galizia, rv. 206863; sezione sesta, 20 maggio 1998, Ferroni, rv. 211710; 8 giugno 1999, Cafagna, rv. 214681; sezione terza, 19 gennaio 2001, Servadio, rv. 218753). 3 Cfr. Settimana di tirocinio mirato riservata agli uditori destinati alle funzioni requirenti – … Consiglio Superiore della Magistratura “La nuova disciplina sanzionatoria delle sostanze stupefacenti: profili sostanziali, la nuova disciplina dell’agente provocatore.” Raffaele TITO - Sost. Proc. della Repubblica TRIESTE - Roma 22-26 maggio 2006 “È ormai prassi consolidata procedere a questo incombente processuale a norma dell’art. 359 c.p., trattandosi di accertamento tecnico ripetibile. Per il vero è anche scientificamente dimostrato che le cosiddette droghe leggere o da fumo vengono a perdere con il tempo (specialmente se a contatto con l’aria) una parte del principio attivo (THC), ciò nondimeno va condivisa la prevalente Giurisprudenza secondo cui “nell’ipotesi un cui il Pm disponga consulenza tecnica su sostanze non soggette a modifica nel tempo presumibilmente necessario per la celebrazione del dibattimento, nessun avviso è tenuto a dare all’indagato ed al suo difensore” (Nel caso di specie la Cassazione ha escluso che l’eroina e la cocaina possano definirsi come cose soggette a modificazioni, osservando che si tratta di sostanze allo stato solido, non facilmente alterabili in tempi brevi, per le quali è sempre possibile di regola la sottoposizione a rituale perizia tossicologica, Cass. Sez. VI 18 novembre 1992.

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Il sequestro amministrativo


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

Il provvedimento che ne scaturirà sarà operato nell’osservanza delle disposizioni di cui agli articoli 13 e seguenti della legge 689 del 24 novembre 1981 allorché la fattispecie sia inquadrabile nell’ambito dell’articolo 75 del DPR 309/90. Per acclarare la sussistenza di tale fattispecie, la citata norma prevede che gli organi di polizia - che sono tenuti ad informare il Prefetto della detenzione di sostanza stupefacente non di rilevanza penale - ancora prima di tale segnalazione, devono procedere ad esami tossicologici sulle sostanze sequestrate. Tale accertamento potrà esser inizialmente di tipo speditivo e non particolarmente complesso (narcotest in dotazione delle forze di polizia, ossia un esame basato su semplici reazioni chimiche al contatto di determinati reagenti con le droghe sequestrate) e successivamente più analitico previa trasmissione del reperto sequestrato per accertamenti medico-legali e tossicologico-forensi ad istituti di medicina legale, laboratori universitari di tossicologia forense, strutture delle forze di Polizia o strutture pubbliche di base per stabilire la natura e la quantità di principio attivo presente nella sostanza sequestrata. Una volta ottenuti i risultati di laboratorio gli organi di polizia devono riferire senza ritardo e comunque entro dieci giorni con gli esiti degli esami tossicologici sulle sostanze sequestrate al Prefetto. Da tale momento il prefetto dispone di quaranta giorni per emettere ordinanza per procedere all’audizione della persona e 150 giorni per decidere sempre con ordinanza sul fondamento dell’accertamento. Contro tale provvedimento è possibile proporre ricorso al Giudice di Pace entro dieci giorni dalla notifica all’interessato. Tutto ciò ovviamente se dall’esame degli accertamenti tecnici non si evinca l’insorgenza di elementi tali da far ritenere superata la cd “soglia “ amministrativa e la riqualificazione della fattispecie sotto il profilo penale prevista e punita dall’ articolo 73 o 74 del DPR 309/90. In tali casi, nell’osservanza delle disposizioni processuali penali insorge l’obbligo in capo alla p.g. di invio della notizia di reato all’A.g., ed il sequestro, questa volta sotto il profilo penale, della sostanza stupefacente. A questo punto si ricade nella prima ipotesi ossia di sequestro penale con l’avvio di tutta una serie di incombenze processuali ivi compresa la convalida, mediante apposito decreto del sequestro penale da parte dell’Ag. In conclusione, si può affermare che le tempistiche per giungere al sequestro di sostanze stupefacenti o psicotrope non possono in alcun modo esser codificate (almeno sotto il profilo dei tempi relativi alle analisi di laboratorio). Con riguardo alle indagini processuali penali poi: - talvolta i tempi possono esser dilatati in quanto finalizzati a ricostruire la struttura organizzativa del sodalizio criminale sottoposto ad indagine (si pensi ad esempio all’ipotesi del ritardo nell’esecuzione dell’attività di polizia giudiziaria disposta dall’autorità giudiziaria inquirente finalizzata ad ottenere maggiori elementi probatori). Nel qual caso il sequestro della sostanza stupefacente potrebbe esser rinviato e dilazionato in tempi non codificabili. - talvolta, qualora ad esempio, l’obiettivo processuale sia di minore interesse e si adottino interventi mirati (es. individuazione del solo corriere) i tempi possono esser evidentemente ridotti.

Le indagini penali

Per completezza espositiva, infine, si evidenzia che, oltre alla funzione repressiva sopra descritta esiste anche un’importante funzione di natura preventiva affidata alle FFPP. Nell’ambito della funzione di prevenzione delle tossicodipendenze e coordinamento delle FFPP che operano nel settore, presso la DCSA è, infatti, inserito l’Ufficio di Pro-

Funzione preventiva

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

grammazione e Coordinamento Generale, con compiti di collaborazione con gli altri Dipartimenti del Ministero dell’Interno e delle altre Amministrazioni dello Stato, Enti pubblici ed Associazioni private che si occupano di prevenzione delle tossicodipendenze, nonché di coordinare le attività delle Forze di Polizia sviluppate nel settore La prevenzione delle tossicodipendenze rientra fra le competenze di vari Ministeri, tra cui quello della Salute al quale compete la gestione delle tabelle delle sostanze soggette a controllo in base a quanto previsto dalla legge 309/90 e sue successive modificazioni, l’ultima delle quali, introdotta dalla legge 21 febbraio 2006 n. 49, ha ridotto da sei a due le suddette tabelle (la prima contenente l’indicazione delle sostanze stupefacenti e la seconda l’elenco dei preparati medicinali a base di tali sostanze). Allo scopo di raccordare tutte le iniziative in questo campo 4, è stata incardinata nel Ministero della Solidarietà Sociale l’attività di coordinamento delle varie iniziative, anche per l’allineamento con le direttive dell’Unione Europea in materia. Nell’ambito delle attività di rilievo, che hanno visto la fattiva presenza di personale della D.C.S.A., sono da annoverare la partecipazione: - alla definizione del testo normativo della citata legge n.49/2006; - alla conferenza di Bologna su “Uso e abuso di sostanze in ambito locale” e forme di progettualità in materia di prevenzione integrata fra Forze di Polizia ed operatori del pubblico e privato sociale; - alla Conferenza dell’Unione Europea svoltasi a Turku (Finlandia) sulla collaborazione tra gli amministratori che rispondono in prima linea ai problemi della droga; - ai lavori permanenti del “Gruppo Orizzontale Droga” di Bruxelles sulla realizzazione del progetto comunitario “Drugs prevention and information” per il periodo 20072013; - alla Conferenza di Hameenlinna (Finlandia) organizzata dall’EUCPN (Organismo europeo sulla prevenzione del crimine) sui progetti messi in campo dai Paesi della U.E. sulla prevenzione della violenza e del crimine correlati all’abuso di alcool e droga. Nell’occasione è stato illustrato il progetto “Sistema di Sorveglianza rapida”, che ha coinvolto la Regione Lombardia, le AA.SS.LL., l’Università e le Forze di Polizia di Milano, nell’impostazione di un sistema per la conoscenza in tempo reale delle sostanze di abuso in circolazione nel mercato illecito milanese. I dati raccolti e le informazioni acquisite sono state messe a disposizione di tutti coloro che ne hanno interesse per meglio orientare la loro attività aggiornata di tutti gli operatori del settore. Il progetto, inizialmente focalizzato solo sul territorio milanese, è stato poi esteso all’intera regione e proposto, come modello, per altre regioni, che di volta in volta hanno aderito al progetto di cui sopra; - al Convegno di Milano “Le vie di uscita dal futuro. Mondi probabili, persone possibili”, organizzato dalla ASL locale, sulla previsione della evoluzione dei fenomeni di abuso per il triennio 2006-2009; - a svariate riunioni di coordinamento presso il Ministero della Solidarietà Sociale, preparatorie di incontri internazionali. In tale ottica la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga allo scopo di contrastare efficacemente le organizzazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti coordina e supporta, anche nell’area tecnico logistica, le attività di indagine condotte dai reparti esterni finalizzate a reprimere gli illeciti traffici e lo spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope al fine di giungere all’individuazione, alla denuncia ed all’arresto dei responsabili nonché al sequestro del corpo del reato.

4 Come noto, il T.U. delle leggi sugli stupefacenti attribuisce competenze in materia anche ad altri Ministeri (Lavoro, Pubblica Istruzione ecc.).

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Attività di rilievo


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

Le procedure adottate nel momento in cui le sostanze vengono sequestrate, con riferimento all’eventuale invio dei reperti ai laboratori e le tempistiche per l’invio e per le analisi di laboratorio Come innanzi indicato, le procedure adottate dal momento del sequestro variano in relazione alla gravità del fatto e conseguentemente se la sostanza stupefacente o psicotropa costituisce oggetto di sequestro amministrativo o penale ed in quest’ultimo caso se l’accertamento tecnico viene effettuato in maniera sollecita dalla stessa polizia operante o se disposto dalla polizia giudiziaria avvalendosi di ausiliari ex articolo 348 c.p.p. ovvero se ordinato dal Pubblico Ministero (con perito nominato dal PM) o se a seguito di provvedimento con cui è richiesta perizia tecnica o consulenza del Giudice. Con riferimento alle modalità di invio delle sostanze sequestrate ai laboratori di analisi, in linea di massima e salvo che ciò venga disposto con decreto dall’autorità giudiziaria inquirente si verifica in specifici casi previsti dalla legge.

Procedure adottate

A ciò provvede di norma la forza di polizia operante. In concreto: - ai sensi dell’articolo 75 comma 10 del DPR 309/90 come modificato per effetto della legge 49/2006. In tal caso il risultato dell’analisi è comunicato all’organo di polizia procedente a cura degli istituti di medicina legale, dei laboratori universitari di tossicologia forense, da strutture delle forze di polizia ovvero presso strutture pubbliche da individuare con decreto del Ministero della Salute; - ai sensi degli articoli 87 e 88 del DPR 309/90 è previsto per l’Autorità procedente l’obbligo di immediata segnalazione dell’avvenuto sequestro alla DCSA specificando l’entità ed il tipo di sostanza sequestrata.

Normativa di supporto

Ottenuta la notizia del sequestro la Direzione Centrale Servizi Antidroga può, ai sensi dell’articolo 88 del TU, chiedere all’autorità giudiziaria la consegna di alcuni campioni della sostanza sequestrata. La stessa norma prevede, questa volta motivando l’esigenza, la facoltà anche per le Forze di Polizia o per il Ministero della Salute (tramite la DCSA) di richiedere campionature della sostanza.

L’utilizzo dei referti laboratoristici, con una descrizione della valenza e dell’uso degli stessi Si rinvia a quanto indicato nei trattini che precedono con riguardo alla valenza ed uso dei referti laboratoristici in particolare l’utilizzo in ambito processuale penale secondo quanto indicato dalla Suprema Corte di Cassazione nella sentenza data a Sezioni Unite penali 28 gennaio -13 febbraio 2004, n. 5876 nonché amministrativo per consentire all’autorità di polizia (prefetto e questore) di assumere i provvedimenti di legge ai sensi dell’articolo 75 e 75 bis del TU.

Aspetto dell’utilizzo

Con riguardo all’utilizzo si evidenzia in primo luogo come i referti assumono per la DCSA una utilità di tipo statistico (i relativi risultati vengono utilizzati dalla sezione DADE per studi ed analisi tecniche) ed operativo. Con riguardo all’aspetto operativo si evidenzia che: • alcune autorità giudiziarie hanno richiesto a questa Direzione Centrale l’invio, per esigenze processuali, delle perizie tecniche effettuate presso i laboratori tecnico scien-

Aspetto operativo

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

tifici della polizia di Stato o dell’Arma dei Carabinieri; • l’utilità nell’ambito della funzione di coordinamento e supporto tecnico informativo all’attività delle forze di polizia sul territorio nazionale ed internazionale è evidente se si tiene conto della importante funzione che tali risultati possono fornire alle attività investigative con particolare riferimento all’attività di intelligence; • l’utilità con specifico riferimento ai sequestri di nuove sostanze stupefacenti o allucinogene con riguardo ai possibili collegamenti tra indagini o avvio di nuove attività investigative. • l’utilità in presenza di grado di purezza e modalità di presentazione della sostanza inconsuete rispetto agli ordinari sequestri sul territorio nazionale o dell’UE che potrebbero esser importanti sintomi della presenza di nuovi mercati (es. nuovi laboratori localizzati in prossimità dei luoghi dei sequestri) o di innovative modalità di assunzione, ovvero la presenza nella sostanza stupefacente di materiale contaminante, per le quali i laboratori tecnico-scientifici delle FFPP operanti possono anche segnalare la pericolosità. Questa perizia può anche evidenziare ove non stimabile l’imprevedibilità delle conseguenze; • utilità nell’ambito del progetto Europol inerente le droghe sintetiche denominato “Logo System” ove confluiscono le schede di sintesi contenenti i dati forniti dalla polizia scientifica e relative ai loghi di ciascuna nuova pasticca. Si segnala, infine, che a livello europeo esistono progetti di analisi di droghe con particolare riferimento all’utilizzo dei profiling desumibili dagli esami di laboratorio che possono consentire di tracciare i flussi di traffico ed una mappa dei luoghi di produzione clandestina molto utile per le finalità investigative.

Un resoconto sull’importante attività svolta dalla Vostra Direzione in relazione ai sequestri I sequestri di droga (kg. 33.135) sono stati il 4,78% in più rispetto al 2005 e sostanzialmente confermano che il flusso verso il nostro Paese permane intenso. In particolare si è avuto un incremento dei sequestri di: • cocaina (5,74%); • marijuana (119,19%), mentre è stato registrato un decremento di quelli relativi: • all’eroina (3,50%); • all’hashish (17,20%) • ai prodotti amfetaminici (59,02%).

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I dati


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

Figura 1 - Sequestri di stupefacenti 2005 – 2006 (a).

Figura 2 - Sequestri di stupefacenti 2005 - 2006 (b).

Tra le altre droghe sequestrate si segnalano in particolare il khat (kg. 2.334,17), il gamma butirrolactone o GBL (kg. 143,50), il metadone (kg. 11,35, litri 41 e 2.458 dosi) e la psilocibina (kg. 8,42 e 130 dosi).

Le altre droghe

Il mercato nazionale è stato alimentato nella quasi totalità: • dalla cocaina prodotta in Colombia, transitata principalmente per il Messico, l’Olanda, il Venezuela e la Spagna; • dall’eroina afgana, transitata soprattutto per l’Albania e la Turchia; • dall’hashish prodotto in Marocco, transitato in particolare per la Spagna e l’Albania; • dalla marijuana albanese; • dalle droghe sintetiche provenienti dall’Olanda. In termini quantitativi, il sequestro di stupefacente più rilevante è stato effettuato a Ladispoli (Roma) nel mese di aprile (kg. 2.164,90 di hashish). 255


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Gli elevati quantitativi di stupefacenti sequestrati sembrano voler indicare una tendenza all’aumento della domanda, specie della cocaina che sta occupando sempre di più spazi che appartenevano all’eroina. Sono però anche i notevoli sequestri dei derivati della cannabis a segnalare, dopo un periodo di apparente minore affezione, un rinnovato interesse per queste sostanze che restano le più richieste dal mercato. I limitati sequestri di droghe sintetiche, il cui traffico illecito, data la facilità del loro reperimento e trasporto, è per lo più gestito da persone collocate al di fuori del grosso circuito criminale, si inquadra verosimilmente nel continuo mutamento degli attori dello stesso traffico che rende più difficoltosa l’attività di contrasto delle Forze dell’Ordine. Il dato sui sequestri di droghe sintetiche, relativamente basso, non va pertanto interpretato come una tendenza alla riduzione della domanda, che invece sarebbe in crescita come emerge da altri indicatori e dal numero delle denunce. Nessun laboratorio clandestino in uso ai narcotrafficanti è stato scoperto nel nostro Paese nel corrente anno, quasi a dimostrare che la criminalità nazionale preferisca importare la droga già raffinata

Tabella 1 - Sequestri più rilevanti distinti per tipo di droga.

SOSTANZA

Cocaina

Eroina

Hashish

Marijuana

Droghe sintetiche

256

DATA

LOCALITÀ

QUANTITÀ

27/07/2006 23/03/2006 29/12/2006 23/03/2006

Fabro (TR) Porto di Napoli Porto di Civitavecchia (RM) Boscotrecase (NA)

Kg Kg Kg Kg

424,00 322,25 147,49 120,00

15/12/2006 20/06/2006 03/01/2006 27/06/2006

Porto di Trieste Porto di Trieste Porto di Trieste Milano

Kg Kg Kg Kg

175,43 105,43 96,76 52,20

14/04/2006 07/02/2006 09/04/2006 17/01/2006

Ladispoli (RM) Salerno Crespiatica (LO) Solaro (MI)

Kg Kg Kg Kg

2164,90 1071 830 560

02/10/2006 17/08/2006 23/06/2006 20/01/2006

Lecce Otranto (LE) Vernole (LE) Lecce

Kg Kg Kg Kg

589,85 511,20 471,00 351,00

28/10/2006 27/04/2006 18/09/2006 13/10/2006

Grottaferrata Affi (VR) Caurate (VA) Roma

Dosi/comp. Dosi/comp. Dosi/comp. Dosi/comp.

45.000 21.300 9.775 6.006


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

I rapporti con i servizi delle polizie estere (OIPC, EUROPOL, ecc..) Nell’ambito di una sempre più efficace attività di contrasto al narcotraffico uno degli strumenti più utilizzati è quello della cooperazione internazionale. Tale impegno é rinvenibile sia in ogni accordo multi-bilaterale sia negli altri fori internazionali. La D.C.S.A. partecipa, nei limiti della propria competenza tecnica, al complesso delle iniziative sviluppate negli anni; cura i rapporti con gli organismi internazionali, fra i quali si citano: • O.I.C.P.-INTERPOL; • U.N.D.C.P.; • Consiglio d’Europa; • Unione Europea; • Gruppo di Dublino; • Schengen.

La cooperazione internazionale

Mantiene e sviluppa i rapporti con i corrispondenti servizi delle polizie estere, nonché con gli organi tecnici dei Governi dei Paesi esteri operanti in Italia Si avvale, per i settori di competenza, della collaborazione di E.D.U.-EUROPOL Per lo sviluppo della cooperazione internazionale la D.C.S.A. può destinare: Esperti Antidroga presso le ambasciate e gli uffici consolari italiani; Ufficiali di Collegamento all’estero nel quadro di specifici accordi bilaterali stipulati con i Governi interessati. Per lo stesso motivo la D.C.S.A. ospita Ufficali di collegamento delle polizie di alcuni Stati esteri, incaricati di svolgere attività di “intelligence” antidroga.

I rapporti

Altre informazioni: Relazione annuale 2006 Per una migliore visibilità delle attività espletate dalla Direzione Centrale si riportano le informazioni contenute nella Relazione Annuale 2006 attinenti l’attività Antidroga. Un fenomeno particolarmente complesso e di dimensione planetaria, quale è il traffico e lo smercio clandestino degli stupefacenti, necessita, per poter essere efficacemente fronteggiato, di un sistema organizzativo che tenga conto di tre componenti essenziali: una conoscenza approfondita della problematica; un coordinamento delle attività operative dei vari reparti, sia per evitare che le investigazioni restino chiuse in un ambito puramente locale, sia perché non avvengano sovrapposizioni di indagini e, quindi, diseconomie; un adeguato sviluppo dei rapporti di cooperazione internazionale. Per tale ragione il legislatore ha istituito, con legge 15 gennaio 1991 nr. 16, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, organismo interforze inquadrato nel Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno e costituito in misura paritetica da personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. La D.C.S.A. è pervenuta all’attuale struttura dopo un’evoluzione normativa che ha avuto origine con il D.M. 7 gennaio 1976, mediante il quale veniva costituito l’Ufficio Centrale di Direzione e Coordinamento dell’attività di Polizia per la Prevenzione e Repressione del Traffico Illecito delle Sostanze Stupefacenti e Psicotrope, trasformato in Servizio Centrale Antidroga nel 1981 e infi ne, nell’attuale Direzione Centrale per i Servizi Antidroga. All’assolvimento di queste incombenze provvedono, nell’ambito della D.C.S.A., i tre Servizi appositamente costituiti (Affari Generali ed Internazionali; Studi Ricerche e Informazioni; Operazioni Antidroga), che si avvalgono anche della rete de-

Introduzione

257


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

gli Esperti Antidroga distaccati nelle aree geografi che strategiche per la produzione e il traffi co degli stupefacenti. Una quarta entità della D.C.S.A., l’Ufficio Programmazione e Coordinamento Generale, collabora invece con quegli Enti pubblici e Associazioni private che si occupano di prevenzione delle tossicodipendenze, coordinando, inoltre, le attività intraprese nel settore dalle Forze di Polizia. Prerogativa della D.C.S.A. è anche il controllo del movimento dei precursori (le sostanze chimiche necessarie per la produzione di stupefacenti e sostanze psicotrope), in tutte le fasi della loro commercializzazione, attraverso una sistematica attività di monitoraggio finalizzata alla individuazione di possibili “disvii” delle stesse sostanze verso usi illeciti. L’anno 2006 è stato particolarmente significativo sotto l’aspetto del coordinamento investigativo, che ha consentito di supportare con successo numerose operazioni antidroga e di contribuire all’orientamento delle strategie di contrasto alla criminalità organizzata con particolare riferimento alle c.d. “aree a rischio” ed in particolare in Calabria e Campania. Infatti, 437 sono state le convergenze info-investigative con un incremento del 7,90% rispetto all’anno precedente. La ricerca sul piano nazionale di migliori programmi di coordinamento ha permesso di razionalizzare l’impiego delle risorse umane, finanziarie e tecniche, evitando così la dispersione di informazioni e possibili compromissioni dell’andamento delle operazioni stesse. L’attività di coordinamento si è giovata del crescente numero di comunicazioni che, giornalmente, le unità operative sul territorio hanno inviato alla D.C.S.A. all’inizio delle attività investigative, nonché come conseguenza di sequestri di droga, denunce e arresti per violazione alle leggi sugli stupefacenti. Ciò ha consentito di riscontrare i reparti territoriali facendo loro acquisire, da subito, notizie e collegamenti che avrebbero richiesto un elevato dispendio di risorse e di tempo. Ai reparti viene soprattutto comunicato l’ambito in cui gli indagati hanno operato in precedenza, le modalità con cui gli stessi hanno agito, eventuali co-indagati, nonché ogni ulteriore elemento suscettibile di sviluppo. In molti casi gli accertamenti hanno fatto rilevare la sussistenza di convergenze investigative, ossia la partecipazione degli stessi personaggi indagati ad attività investigate da altri organi di Polizia o Autorità Giudiziarie, sia italiane che straniere. In tal caso la D.C.S.A. è intervenuta promuovendo l’organizzazione di riunioni di coordinamento, nel corso delle quali sono state concordate le linee di azione investigative delle unità operative. Nel 2006 le convergenze investigative, sviluppate attraverso numerose riunioni infooperative (+97,50% rispetto all’anno precedente per quelle tenutesi in Italia e +188,89% per quelle all’estero), alle quali hanno partecipato i vari reparti territoriali interessati alle indagini e, in alcuni casi, le competenti autorità giudiziarie, hanno permesso di portare a termine numerose operazioni antidroga, molte delle quali di particolare rilevanza sia con riferimento ai quantitativi di stupefacenti sequestrati che allo spessore criminale delle organizzazioni colpite. Tali attività, inoltre, sono state realizzate anche attraverso l’attuazione di diverse operazioni speciali, con particolare riferimento alle consegne controllate di droga, istituto che è ormai entrato nella maggior parte degli ordinamenti giuridici degli Stati, consapevoli, questi ultimi, che il fenomeno del narcotraffico va combattuto nella sua globalità, unendo gli sforzi investigativi di tutti i Paesi interessati, da quelli nei quali la droga viene prodotta a quelli di transito e di consumo. Del resto, l’importanza di tale strumento operativo è evidenziata dal fatto che lo stesso è sempre più utilizzato se si pensa che l’incremento percentuale rispetto al 2005 è stato pari al 140,91%, per le consegne controllate nazionali e del 120% per quelle internazionali. 258

Coordinamento investigativo e gestione degli esperti antidroga


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

Una buona azione di coordinamento generale nelle attività investigative e di supporto informatico e tecnico deve poter consentire sia il conseguimento degli obiettivi istituzionali della D.C.S.A. sia il raggiungimento delle finalità investigative con il minor onere e con il massimo dei risultati. Una importante operazione antidroga che consente di poter apprezzare al meglio tale funzione è stata senza dubbio la Tiro Grosso conclusa nel 2006 dopo tre anni di lavoro e condotta dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Napoli in stretto collegamento con il R.O.S., dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli e dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Napoli sotto l’egida della Procura della Repubblica della stessa città e della Direzione Nazionale Antimafia. L’azione di coordinamento della D.C.S.A. è stata determinante ai fini della riuscita della complessa operazione che, anche grazie all’attività di intelligence, ha permesso di evidenziare: collegamenti tra la camorra e altri gruppi criminali internazionali dediti al traffico di cocaina sull’asse Colombia-Spagna-Francia-Italia, nonché sull’asse BulgariaItalia-Germania nei traffici di hashish ed eroina. Ha inoltre permesso di pianificare in un unico contesto le complesse ed articolate azioni investigative, di raccordare l’azione di Forze di Polizia e Autorità Giudiziarie nazionali ed estere, di dare esecuzione, contestualmente, a ben 110 ordinanze di custodia cautelare in carcere che riguardavano anche dieci cittadini dominicani, quattro colombiani, due spagnoli, due francesi, un belga e un filippino. Non meno importanza hanno rivestito nel 2006 gli interventi operativi riferibili agli acquisti simulati di sostanze stupefacenti, altro importantissimo strumento investigativo previsto dalla legislazione antidroga del 1990. A ben precise condizioni e rispettando un rigoroso iter operativo e giudiziario, i suddetti acquisti simulati si sono rivelati nel tempo, ovviamente per le operazioni di maggior rilievo, un rilevante ausilio per l’attività delle Forze di Polizia territoriali tanto che l’utilizzo di tale strumento investigativo è in costante aumento, come dimostra l’incremento percentuale pari al 137,50% rispetto all’anno 2005. Basilare rilevanza, per la migliore esecuzione delle indagini, hanno rivestito le commissioni rogatorie internazionali sia dall’estero che verso l’estero. Notevole è stato l’apporto della D.C.S.A., tanto in termini di assistenza alle delegazioni quanto nell’agevolazione del relativo iter burocratico. I dati confermano un aumento percentuale rispettivamente del 50% e, addirittura, del 758,71%, segno evidentissimo che molto intensa e proficua è stata la collaborazione con i collaterali organismi stranieri (in alcuni casi bisogna dire determinante), resa possibile in virtù degli eccellenti rapporti instaurati con gli stessi, tanto direttamente, quanto attraverso la rete degli Esperti Antidroga dislocati nelle aree geografi che ritenute strategiche per la produzione e il transito degli stupefacenti. In particolare, la mirata attività di osservazione e studio delle specifiche realtà criminose di questi ultimi nelle aree di competenza, nonché il continuo scambio informativo con gli omologhi organismi locali, hanno consentito alla D.C.S.A. di avere un quadro sempre aggiornato delle minacce profilatesi sullo scenario internazionale e, quindi, di pianificare, insieme ai partner esteri, le misure più idonee di prevenzione e contrasto. Non è da dimenticare, inoltre, al fine di rendere un quadro completo della situazione, il valore, per un’attività operativa, della disponibilità costante, da parte della D.C.S.A., di strumenti ad alta tecnologia per l’effettuazione di indagini particolarmente complesse, nonché di personale specializzato eventualmente richiesto, sempre puntualmente messi a disposizione dei reparti operativi per una migliore effettuazione delle indagini stesse. Infine, da sottolineare l’importanza della copertura finanziaria che la D.C.S.A. assicura per particolari esigenze investigative ed operative. 259


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Tali attività si sono rivelate di notevole ausilio investigativo. In alcune operazioni hanno infatti permesso agli investigatori di penetrare all’interno delle organizzazioni malavitose consentendo di giungere a personaggi di spicco nel settore del narcotraffico, nonché di individuare i settori di impiego nei quali buona parte degli illeciti guadagni erano investiti.

Tabella 2 - Quadro riepilogativo delle attività di coordinamento investigativo - Anno 2006.

ATTIVITÀ

2005

2006

%

Convergenze info-investigative

405

437

7,90

Consegne controllate nazionali

22

53

140,91

5

11

120,00

Riunione di coordinamento e/o missioni info-operative presso la D.C.S.A. ed in Italia

40

79

97,50

Riunione di coordinamento e/o missioni info-operative all’estero

18

52

188,89

Commissioni rogatorie internazionali dall’estero verso l’Italia

6

9

50,00

Commissioni rogatorie internazionali dall’estero verso lestero

7

62

758,71

Acquisti simulati di droga, agente sotto copertura

8

19

137,50

Operazioni antidroga pendenti

-

995

-

Consegne controllate internazionali

260


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

L’aderenza ai mutamenti dello scenario nazionale ed internazionale del traffico di stupefacenti resa possibile dalla giornaliera attività, svolta in perfetta sinergia tra il settore analitico statistico e informatico, ha consentito di realizzare un’intensa attività di studio, ricerca ed intelligence. In particolare, per ciò che attiene l’attività di studio e ricerca informativa, sono stati prodotti: - 51 punti di situazione di Paesi esteri relativi allo stato della lotta al narcotraffico ed alle reciprocità con l’Italia in materia di contrasto e di cooperazione, funzionali ad altrettanti incontri avvenuti tra la Direzione ed esponenti degli Stati competenti; - elaborati di analisi funzionali allo sviluppo di alcuni progetti mirati a rendere sempre più efficace la collaborazione internazionale, quali gli AWF, il COSPOL WBOC e COSPOL Cocaina, inseriti nei lavori della Task Force dei Capi degli organismi di Polizia dell’Unione Europea e, soprattutto, COSPOL HEROIN la cui conduzione è stata, di recente, affidata alla D.C.S.A.; - 21 punti di situazione utili all’orientamento delle strategie antidroga poste in essere da parte delle Autorità Centrali dello Stato; - studi di settore tra cui: • l’andamento venticinquennale del narcotraffico in Italia, concretizzatosi con il compendio informativo in occasione del 25º anniversario dell’istituzione della Direzione; • i risultati ottenuti in applicazione della recente legge 49/2006, che ha introdotto criteri oggettivi per la definizione del reato di spaccio, recentemente modificato dall’intervento legislativo del Ministro della Salute; • il coinvolgimento delle organizzazioni criminali mafiose nello scenario nazionale del narcotraffico, con particolare riferimento alla camorra ed alla ’ndrangheta, a seguito del riacutizzarsi delle faide tra clan, spesso finalizzate all’ottenimento del controllo dello specifico settore, come nell’area partenopea.

Ricerca informativa

L’attività di intelligence, che ha portato alla produzione di 46 elaborati di analisi operativa finalizzati alla completa fruizione delle informazioni investigative acquisite nell’ambito delle indagini criminali e dell’intelligence dalle diverse articolazioni territoriali e speciali della Polizia Giudiziaria, viene sviluppata mediante l’analisi: - delle informazioni sui flussi degli stupefacenti e sulle organizzazioni criminali; - della movimentazione dei precursori e delle sostanze chimiche di base; - dei dati statistici concernenti le operazioni antidroga, i sequestri di stupefacente e gli arresti dei soggetti coinvolti nei traffici. L’analisi di tali notizie, fondamentali per la predisposizione di quadri conoscitivi utili ad orientare l’attività di polizia nell’azione antidroga, si svolge su due distinti profili: tattico/operativo e strategico. L’analisi tattico/operativa, principalmente avviata allorquando l’indagine del reparto operante lascia intendere delle convergenze investigative, si sviluppa utilizzando fonti di tipo istituzionale quali: - informazioni interne alla D.C.S.A. che vengono fornite dal sistema Data Entry, dagli Esperti Antidroga dislocati in varie aree d’interesse del mondo, dai dati operativi gestiti dal Servizio Operazioni; - studio di produzioni analitiche e statistiche di altre Istituzioni statali; - dati acquisiti nei rapporti di situazione redatti da organismi collaterali esteri o da quelli elaborati da agenzie antidroga internazionali. In presenza di più operazioni antidroga convergenti si definiscono gli elementi di connessione tra le singole indagini, soggetti, utenze telefoniche ecc., mediante la predisposizione di schemi relazionali. Le connessioni sono rappresentate graficamente con l’impiego di icone utilizzate in

Elementi di connessione

261


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

modo conforme anche dagli organismi collaterali esteri. In particolare, uno schema relazionale consente di raffigurare i dati disponibili attraverso una descrizione grafica finalizzata a rendere visibile, e quindi fruibile, il risultato del lavoro svolto, mediante la sintetica rappresentazione di uno o più fenomeni. In tal modo è possibile: - identificare i soggetti con i relativi ruoli svolti all’interno della organizzazione; - ricostruire i flussi delle sostanze stupefacenti e le modalità di trasferimento del denaro; - attivare gli Esperti antidroga della D.C.S.A. per stabilire contatti info-investigativi con organi collaterali esteri o gli Esperti antidroga stranieri presenti in Italia. Questo tipo di analisi agevola la lettura degli eventi criminosi e i collegamenti tra i soggetti facenti parte del sodalizio indagato, consentendo di collegare tra loro le operazioni antidroga al fine di: - facilitare l’attività di coordinamento; - fornire precise indicazioni utili ad orientare le indagini. L’analisi strategica consente di predisporre rapporti di situazione sulle problematiche connesse al fenomeno droga. In questo caso la base informativa viene sviluppata dagli analisti criminali con la consultazione oltre che delle Fonti Istituzionali, delle fonti aperte, quali, ad esempio: - notizie attinte da internet, da inchieste giornalistiche, da riviste specializzate, da studi di settore effettuati da parte delle associazioni delle categorie produttive; - inchieste effettuate da centri di ricerca sociale.

Analisi strategica

Scopo dell’analisi strategica è quello di: - individuare una corretta allocazione delle risorse favorire la scelta dei metodi e delle tecniche per l’azione di contrasto; - verificare le tendenze generali del fenomeno droga in tutti i suoi aspetti, ossia determinare le direttrici dei flussi dello stupefacente, le sue implicazioni con la criminalità organizzata, il modus operandi attuato dai trafficanti, ed altro. Fra gli obiettivi perseguiti fin dalla sua istituzione, la D.C.S.A ha sempre posto in primo piano il rafforzamento dei rapporti di cooperazione internazionale con gli Organismi e Servizi Antidroga esteri specializzati nel settore. Un efficace contrasto al narcotraffico, del resto, non può prescindere da una visione globale del fenomeno e da un coinvolgimento unitario di tutte le agenzie antidroga, anche di continenti diversi. Nel corso del 2006, particolare attenzione è stata rivolta in questo ambito a quelle aree, specie le seguenti, che presentano una maggiore incidenza sui traffici di droga, sia perché coinvolte nella produzione, sia perché attraversate dai relativi flussi: - Sudamerica: nella parte settentrionale è concentrata tutta la produzione mondiale della cocaina, sicché i narcotrafficanti hanno creato diversificati punti di smistamento in tutta l’area per l’invio del narcotico tanto verso il Nordamerica, quanto verso il continente europeo attraverso l’Atlantico, sovente transitando per i Paesi ubicati nell’area occidentale del continente africano; - Africa Occidentale: l’area viene sempre più scelta dai narcotrafficanti quale base di appoggio e di smistamento delle droghe provenienti dal Sudamerica; alcuni Paesi peraltro sono fortemente coinvolti, il Marocco in particolare, nella produzione dei derivati della cannabis; - Centro Asia: in Afghanistan è concentrata la maggior parte della produzione delle sostanze oppiacee per cui, partendo proprio da qui, si sviluppa nell’area il conse262

Cooperazione a livello globale


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

guente traffico lungo le varie rotte di transito, in particolare quella “balcanica”, con destinazione finale i mercati europei. La D.C.S.A. presta grande attenzione all’evolversi della situazione droga nel CentroAsia tanto che ha costituito attorno all’Afghanistan una cintura di sicurezza composta da ben sette Esperti Antidroga, distaccati rispettivamente in Iran (dove affluisce circa il 60% degli oppiacei prodotti in Afghanistan), in Uzbekistan e nella Federazione Russa (c.d. rotta del nord o silk route, area di transito del 20% circa delle sostanze oppiacee), in Pakistan (Paese di transito di circa il 20% della produzione afghana), in Turchia (ad Ankara e Istanbul, da cui tradizionalmente prende avvio la c.d. rotta balcanica) e in Libano. A questi, dovrebbe prossimamente aggiungersi un Esperto Antidroga a Kabul (Afghanistan). Insieme ad altri Paesi aderenti al Consiglio NATO/Russia (NRC), l’Italia ha anche intrapreso iniziative addestrative congiunte, con l’impiego di esperti della D.C.S.A., mirate a rafforzare la capacità delle Forze di Polizia afgane e degli Stati limitrofi nel settore del contrasto alla droga e del controllo delle frontiere. Nel 2006, inoltre, sono state rafforzate le intese strategiche con i Paesi europei per migliorare l’azione di contrasto al narcotraffico in generale, nonché per tenere costantemente monitorata la preoccupante diffusione delle droghe sintetiche, per lo più di produzione europea. Numerose, a tal fine, sono state le riunioni internazionali di lavoro alle quali hanno partecipato funzionari/ ufficiali della D.C.S.A. Si citano in particolare: - la sessione annuale presso la Commissione Stupefacenti dell’O.N.U. (Commission on Narcotics Drug), l’organismo internazionale più importante in materia di politiche delle droghe, svoltasi a Vienna nel mese di marzo. Nella circostanza la delegazione italiana era guidata dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento. I contenuti della riunione hanno riguardato temi di interesse generale, fra i quali il rafforzamento dei sistemi di controllo dei precursori chimici utilizzati per la fabbricazione delle droghe sintetiche e il supporto da fornire alla strategia di controllo delle droghe predisposta per l’Afghanistan; - la riunione annuale del Paris Pact Policy Consultative Group, svoltasi a Vienna nel mese di novembre. Della delegazione facevano parte funzionari del Ministero per i Rapporti con il Parlamento e del Ministero della Solidarietà Sociale (Coordinamento delle Attività ex Dipartimento Nazionale per le Politiche Antidroga), nonché ufficiali della D.C.S.A.. Il Gruppo Consultivo del Paris Pact è composto da alti funzionari delle organizzazioni internazionali e dei governi dei Paesi fortemente impegnati nel contrasto al traffico di oppiacei provenienti dall’Afghanistan, sia come mercati di destinazione che come aree di transito. Nella circostanza, sulla base di una richiesta dell’U.N.O.D.C., di realizzare nel prossimo triennio un progetto per un migliore controllo dell’area, il cui costo totale è stimato intorno a 2,5 milioni di dollari USA, molti delegati hanno confermato la disponibilità dei propri Paesi ufficializzando l’ammontare dei contributi offerti. Tra questi spicca il finanziamento della Commissione Europea, di circa un milione di dollari USA. Il nostro Paese vi contribuirà con 125.000 dollari USA, che andranno a finanziare l’Agenzia Antidroga del Tajikistan (Drug Control Agency). Tra le altre iniziative del Paris Pact, anche quelle di istituire un Centro Regionale per lo scambio di informazioni tra i Paesi del Golfo (Gulf Centre for Criminal Intelligence), di favorire il dialogo tra l’Afghanistan ed i Paesi limitrofi e di sostenere l’istituzione del Central Asia Regional Information and Cooperation Center, un progetto dell’U.N.O.D.C. che ha lo scopo di costituire un punto focale per i Paesi di quella Regione nello scambio in tempo reale delle informazioni operative. La D.C.S.A. ha partecipato altresì alle riunioni tenutesi presso diverse istituzioni che 263


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

curano la cooperazione internazionale, quali: - l’H.O.N.L.E.A. (Head of National Drug Law Enforcement Agencies), l’organismo deputato ad orientare la strategia dei Paesi in tema di lotta alla droga. Nel corso delle riunioni, i Capi dei Servizi Antidroga appartenenti alla medesima area geografica (Africa, Asia, America Latina e Caraibi, ed Europa) hanno rappresentato la situazione del narcotraffico nei rispettivi Paesi con la finalità di ricercare congiuntamente le migliori soluzioni per combattere i traffici illeciti nelle rispettive aree; - il G.O.D. (Gruppo orizzontale Droga), l’organismo europeo deputato a raccordare le varie attività connesse al settore degli stupefacenti, per poi riferirne al CO.RE.PER del Consiglio dell’Unione Europea. Abbraccia numerose materie, sempre riconducibili alle droghe (sanità, politica estera, interni, istruzione); - Dublin Group (Gruppo di Dublino), l’organismo di consultazione istituito nel 1990 nell’ambito dell’Unione Europea con il fine di coordinare le politiche di cooperazione regionale nei Paesi di produzione e di transito di droga. Vi fanno parte i Paesi membri dell’U.E., nonché gli Stati Uniti d’America, il Canada, l’Australia, la Norvegia, il Giappone, la Commissione Europea e l’U. N.O.D.C.. Il Gruppo Centrale di Dublino si riunisce due volte l’anno a Bruxelles per le decisioni di carattere politico e per la ricognizione dei problemi rilevati nelle varie Regioni del mondo dai Mini Dublin Group. Attualmente l’Italia ricopre l’incarico di Presidente dell’area “Asia Centrale”, e la D.C.S.A., attraverso gli Esperti Antidroga di stanza in Uzbekistan e in Russia, fornisce un prezioso contributo ai Capi Missione che presiedono le riunioni dei Mini Gruppo, sia sotto il profilo tecnico che organizzativo; - il Pompidou Group, al quale partecipano attualmente 34 Stati e che ha come obiettivo principale quello di consentire ai Paesi dell’Europa Occidentale lo scambio di informazioni e di esperienze per limitare la tossicomania. Altri fori internazionali di rilevante importanza ai quali partecipa la D.C.S.A sono: - le riunioni I.D.E.C. (International Drug Enforcement Conference), organizzate dalla DEA americana, cui prendono parte i Direttori di numerosi Servizi Antidroga dei cinque continenti. L’obiettivo principale è lo scambio di informazioni in materia di lotta agli stupefacenti e l’individuazione di linee strategiche per contrastare l’attività dei narcotrafficanti a livello internazionale; - le riunioni A.D.E.C. (Asia-Pacifi c Operational Drug Enforcement Conference), organizzate dall’Agenzia Nazionale di Polizia del Giappone, a cui partecipano i dirigenti degli organismi antidroga dei Paesi della regione Asia-Pacifico. Scopo dell’A.D.E.C. è quello di rafforzare la collaborazione nella lotta al traffico di droghe in quella regione. In ambito europeo, inoltre, la D.C.S.A. partecipa allo sviluppo di alcuni progetti che hanno sempre come base la collaborazione internazionale in materia di droga, quali: - gli AWF (Analysis Work Files) di Europol. La D.C.S.A. partecipa ai progetti: MUSTARD (eroina), COPPER (criminalità albanese), COLA (cocaina), EEOC TOP 100 (East European Organized Crime), SINERGY (ecstasy). L’attività viene condensata su file di analisi operativa per la condivisione tra gli Stati dell’Unione Europea dei dati investigativi e di intelligence acquisiti nell’ambito delle attività di contrasto alla criminalità organizzata; - il COSPOL Projects (Comprehensive Operational Strategic Plan Police). Si tratta di progetti concepiti secondo un nuovo metodo di lavoro indirizzato a riscontrare le più preoccupanti forme di criminalità nei Paesi dell’Unione, con il fine di pianificare interventi a carattere strategico-operativo da attuare in tempi brevi; - il Progetto M.A.O.C. (N) (Maritime Analysis and Operation Center-Narcotics), riguardante la lotta al traffico di cocaina dal Sudamerica verso l’Europa attraverso l’Atlan264


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

tico. Il progetto è curato da Irlanda, Italia, Olanda, Portogallo, Regno Unito e Spagna. Al riguardo, è in via di definizione un “Protocollo di costituzione del Centro”, la cui sede dovrebbe sorgere in Lisbona. Compiti di questo Organismo sono sostanzialmente la raccolta e l’analisi delle informazioni attinenti ai citati traffici, nonché l’intercettazione aerea e navale dei mezzi sospettati di trasportare cocaina attraverso l’Atlantico. Nel 2006, frequenti ed altamente proficui sono stati anche gli incontri e le visite istituzionali, sia presso la sede della D.C.S.A. che all’estero, con alti esponenti degli omologhi organismi pakistani, slovacchi, russi, spagnoli, svizzeri, capoverdiani, colombiani, etiopi, serbi, britannici, francesi ed argentini. Tra le visite alla D.C.S.A. anche quella del Direttore Esecutivo dell’U.N.O.D.C., del Ministro dell’Interno della Repubblica di Capoverde e la visita-studio di 15 alti funzionari (Procuratori, Giudici e Capi dei Servizi Antidroga) delle cinque Repubbliche del Centro Asia. Di particolare rilevanza strategica sono risultate le visite effettuate dal Direttore Centrale a Washington (U.S.A.) e a Mosca, dove si è incontrato rispettivamente con il Direttore della D.E.A. e con il Direttore del Servizio Federale Russo per il Controllo sulle Droghe, nonché la missione svolta in Afghanistan unitamente al Direttore Esecutivo dell’U.N.O.D.C.. La D.C.S.A., inoltre, ha fornito concreta collaborazione all’Ufficio Coordinamento e Pianificazione delle FF.PP. nell’iter procedurale per la proposta e definizione di accordi bilaterali con Ecuador, Federazione Russa, Ghana, Kyrgykhstan, Azerbaijan, Lituania, Montenegro, Niger, Namibia, Portogallo e Moldova. Tra i vari compiti istituzionali della D.C.S.A. vi è quello della promozione e organizzazione di corsi interforze di qualificazione ed aggiornamento nel settore antidroga. La necessità formativa è particolarmente avvertita sia sul piano nazionale che su quello internazionale: il personale preposto alle attività antidroga deve essere continuamente aggiornato sulle più recenti tendenze e sui “modus operandi” delle organizzazioni criminali. La stessa esigenza è fortemente sentita anche dalle agenzie antidroga estere. Le richieste di interscambi formativi con i collaterali uffici antidroga sono notevolmente cresciute. Tali iniziative, oltre ad aumentare le capacità professionali degli operatori di polizia, consolidano la collaborazione e gettano le basi per una sempre più calibrata sinergia fra i diversi organismi, nella consapevolezza che il “fenomeno” droga non può che essere affrontato congiuntamente. In tale ottica si inquadrano le numerose attività formative svolte all’estero nel corso del 2006 e quelle programmate per il 2007. Sono stati portati a termine progetti addestrativi bilaterali con le collaterali polizie di Iran, Brasile, Thailandia, Russia, Capo Verde, Bulgaria e in ambito Unione Europea, nonché un corso per conduttori cinofili, antiesplosivo e antidroga, a favore della Polizia albanese. Molte altre sono in corso di definizione, soprattutto nelle aree del Sud America, tradizionalmente interessate dal traffico di droga e dell’Africa, sempre più contaminate dalla presenza di organizzazioni criminali di narcotrafficanti che, approfittando della difficoltà del controllo del territorio, hanno costituito vere e proprie basi per i loro commerci e trasformazioni illecite delle sostanze. Allo stesso modo sono stati organizzati nel corso del 2006 incontri a livello nazionale nelle zone più sensibili al problema droga e che maggiormente necessitano di una continua presenza territoriale, non solo per combattere le grosse organizzazioni criminali, ma anche per una efficace azione di prevenzione nei luoghi di spaccio. Una formazione a tutto campo degli operatori di polizia, che comprenda la conoscenza delle sostanze stupefacenti e dei risvolti “sociali” ad esse collegati, è stato, durante tutto il 2006, e sarà anche per i futuro un obiettivo sicuramente prioritario.

Formazione

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

In tale contesto sono stati organizzati e pianificati seminari congiunti con la Direzione Centrale di Sanità, diretti agli operatori di tutte le Forze di Polizia, in particolare con incontri a livello regionale tenuti a Bari, Reggio Calabria e Milano. Un’analoga azione di prevenzione è stata svolta mediante una serie di incontri presso diversi istituti scolastici che ne hanno fatto richiesta, nella convinzione che una informazione adeguata nei confronti dei giovani possa da una parte dissuaderli dall’assumere le sostanze stupefacenti e dall’altra contribuire ad accrescere il senso di fiducia e di vicinanza delle Forze dell’Ordine impegnate nel contrasto al traffico di droga. La DCSA allo scopo di contrastare efficacemente le organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti, supporta, anche nell’area tecnico logistica, le attività di indagine condotte dai reparti esterni. Tale sostegno si concretizza nella possibilità di concedere temporaneamente in uso apparati audio/video/gps e di telefonia che la D.C.S.A. dispone, nonché di autorizzare il noleggio di autoveicoli presso le principali società operanti nel settore, con le più ampie garanzie di riservatezza. La cospicua disponibilità di dotazioni tecniche di altissimo livello e la considerevole specializzazione del personale, consente: - di procedere a sofisticate installazioni, anche in condizioni estremamente precarie, incrementando così il potenziale investigativo delle Forze di Polizia nell’ambito delle intercettazioni ambientali, della radiolocalizzazione satellitare e della documentazione video-fotografica; - di garantire, nel corso delle procedure di “acquisto simulato” e “consegna controllata”, sia la necessaria cornice di sicurezza per l’agente sottocopertura sia il costante monitoraggio dello stupefacente in transito, ricorrendo, in entrambi i casi, anche all’uso di automezzi speciali muniti di apparati integrati per la trasmissione e ricezione di segnali audio/video/gps; - di effettuare corsi formativi sull’utilizzo degli ausili tecnici in dotazione e sulle molteplici modalità finalizzate al loro occultamento, anche a favore di agenzie antidroga e forze di polizia estere.

Sostegno tecnicologistico

La D.C.S.A. nell’anno 2006 ha espresso a favore dei reparti esterni e delle Forze di Polizia di altre nazioni, la seguente attività di sostegno: - 68 missioni operative nazionali con l’impiego di specialisti audio/video/gps; - 6 missioni estere per attività di formazione; - 166 noleggi di autoveicoli in occasione di operazioni di p.g.; - 129 concessioni di apparati di telefonia mobile utilizzati nel corso dell’attività investigativa. Fra i compiti primari della D.C.S.A. vi è quello del controllo, anche a livello internazionale, dei precursori in tutte le fasi della loro commercializzazione. Con tale termine si intende indicare quelle sostanze chimiche che costituiscono elementi indispensabili nei processi di lavorazione e raffinazione delle droghe. Ognuna in realtà ha proprie caratteristiche d’impiego come di seguito riportato: • precursore: sostanza che serve in modo specifico ed essenziale alla fabbricazione di un prodotto chimico finito. Viene incorporato nella molecola di droga e rientra in gran parte nella struttura molecolare finale (es. l’efedrina, da cui si ottengono le amfetamine e le metamfetamine); • sostanza chimica essenziale : sostanza che partecipa ad una reazione e rientra in minima parte nella molecola del prodotto finale (es. l’anidride acetica, necessaria per la produzione di eroina); • reagente: sostanza utilizzata per produrre una reazione, generalmente in combina266

Precursori e sostanze chimiche essenziali


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

zione con uno o più precursori. In alcuni casi può rientrare nella composizione del prodotto finale; • solvente : liquido utilizzato per rendere solubile un reagente o per purificare il prodotto finale (es. l’acetone, impiegato per la produzione della cocaina e dell’eroina) che però non rientra nella composizione del prodotto finale. Le fonti normative in materia sono costituite dai seguenti atti:

Fonti normative

Legislazione internazionale Convenzione di Vienna (Convenzione delle Nazioni Unite) del 20 dicembre 1988, contro il traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope ratificata con legge n. 328 del 5 novembre 1990 (Gazzetta Ufficiale n. 267 del 15/11/1990). La legislazione applicabile a livello internazionale relativa al controllo di 23 precursori chimici si basa sull’Articolo 12 di detta Convenzione. In sintesi, per le sostanze suscettibili d’impiego nella produzione di droghe, la Convenzione stabilisce: • un sistema di sorveglianza del commercio internazionale; • il sequestro delle sostanze comprovatamente destinate alla fabbricazione illecita di droga; • lo scambio d’informazioni sulle operazioni sospette; • l’etichettatura e la documentazione concernenti le transazioni commerciali relative a tali sostanze; • le prescrizioni da adottare sui documenti doganali di trasporto e sugli altri documenti di spedizione; • la tenuta dei documenti suddetti; • una serie di informazioni preventive sulle movimentazioni, quando siano richieste in via generale dal Paese di destinazione. La nuova disciplina comunitaria (si applica a decorrere dal 18 agosto 2004) recante misure intese a scoraggiare la diversione di talune sostanze verso la fabbricazione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope nonché gli obblighi cui sono sottoposti gli operatori è attualmente contenuta in due distinti regolamenti del Consiglio dell’Unione Europea (relativi al commercio esterno e intra-comunitario), nonché in un regolamento attuativo di entrambi. Tali strumenti sono volti a combattere la diversione dei precursori fissando una serie di misure di controllo. In particolare: - per il commercio esterno: • Regolamento (CE) n. 111/2005 del Consigli dell’Unione europea del 22 dicem bre 2004 recante norme per il controllo del commercio dei precursori di droghe tra la Comunità e i Paesi terzi, con il quale vengono consolidati in un unico regolamento alcuni atti derivanti dal Regolamento (CEE) 3677/90. Ciò allo scopo di migliorare la legislazione relativa agli aspetti esterni (regole da rispettare in occasione di scambi commerciali tra gli Stati membri e i Paesi terzi) e per rafforzare i meccanismi di controllo intesi a prevenire la diversione di talune sostanze verso l’illecita fabbricazione di stupefacenti o di sostanze psicotrope;

Normativa comunitaria

- per il commercio intra-comunitario: • Regolamento (CE) n. 273/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’U nione europea dell’ 11 febbraio 2004 relativo ai precursori di droghe, con il quale 267


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

vengono consolidati in un unico regolamento alcuni atti derivanti dalla Direttiva 92/109/CEE. Ciò allo scopo di semplificare la legislazione relativa agli aspetti interni (regole da rispettare all’interno della Comunità) e renderla di più facile applicazione, sia per gli operatori economici che per le competenti autorità; • Regolamento (CE) della Commissione n.1277/2005 del 27 luglio 2005, che stabilisce la modalità di applicazione del Regolamento (CE) n. 273/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai precursori di droghe e del Regolamento (CE) n. 111/2005 del Consiglio recante norme per il controllo del commercio dei precursori di droghe tra la Comunità e i Paesi terzi. Oltre alle misure dissuasive fissate dai suddetti regolamenti, assume particolare importanza il Piano d’azione sulle droghe che, periodicamente, viene definito a livello comunitario per rafforzare, tra l’altro, la normativa ed i sistemi di controllo sui precursori, lo scambio delle informazioni e per fissare il monitoraggio di alcune sostanze non controllate. La normativa nazionale sui precursori di droga è contenuta: • nel Testo Unico delle leggi in materia di stupefacenti approvato con D.P.R. 9 ottobre 1990 n. 309 (Gazzetta Ufficiale n. 255 del 31.10.1990, Suppl. Ordinario) ed in particolare: - nell’articolo 70, modificato dall’articolo 2 del Decreto Legislativo 12 aprile 1996, n. 258, nel quale, tra l’altro, sono indicate le penalità previste per chiunque commetta reati o violazioni in relazione agli obblighi fissati dalla particolare normativa; - negli allegati I, II e III, a loro volta modificati, ad esclusione dell’allegato II, del Decreto del Ministero della Salute del 23 settembre 2004 (Gazzetta Ufficiale n. 256 del 30.10.2004 – Serie Generale). • nella Legge 21 febbraio 2006, n. 49. Il legislatore ha, quindi, definito gli obblighi cui sono tenute le persone fisiche e giuridiche che operano a livello di fabbricazione, trasformazione, importazione, esportazione, commercio e distribuzione di sostanze classificate, prevedendo una serie di “autorizzazioni”, “permessi” e “comunicazioni” necessari per l’espletamento di ognuna delle suddette attività. In particolare la normativa vigente: • affida al Ministero della Salute il rilascio agli operatori delle autorizzazioni e dei permessi per l’esercizio delle attività di produzione, detenzione, commercializzazione, importazione ed esportazione; • indica la D.C.S.A. quale organo preposto al controllo di dette sostanze in tutte le fasi della loro commercializzazione con il fine di individuare possibili disvii verso l’illecita produzione degli stupefacenti e sostanze psicotrope. A tal fine gli operatori commerciali sono obbligati a segnalare (art. 70) e a collaborare con le autorità preposte ai controlli. In ordine a tale incombenza è stata recentemente affrontata la problematica riguardante l’obbligo di segnalazione delle transazioni effettuate dalle varie società, manifestatasi con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento comunitario (nr. 1277/2005 del 27 luglio 2005) il quale, prevedendo un’unica comunicazione annuale (entro il 15 febbraio), ha ingenerato il dubbio che la corrispondente normativa nazionale fosse stata abrogata. In sede interpretativa è prevalsa la tesi, peraltro sostenuta anche dalla D.C.S.A., secondo la quale la normativa nazionale resta pienamente vigente. 268

Normativa nazionale


Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

Particolare attenzione merita la norma introdotta con la legge 49/2006 che nel modificare il contenuto dell’ art. 73 del T.U. 309/90 ha introdotto una nuova ipotesi delittuosa prevedendo che le pene di cui al comma 2 dell’art. 73 si applicano anche nel caso di illecita produzione o commercializzazione delle sostanze chimiche di base e dei precursori di cui alle categorie 1, 2, e 3 dell’allegato I al testo unico, utilizzabili nella produzione clandestina delle sostanze stupefacenti o psicotrope. La normativa vigente fissa in tre categorie i prodotti in questione. Dette categorie identificano, a loro volta, differenti gradi di pericolosità dei prodotti medesimi, ed in funzione dell’appartenenza all’una o all’altra categoria, essi sono associati a diverse forme di controllo. Per una più completa cognizione della rilevanza di tale pericolosità, è allegata una tabella di correlazione tra le sostanze in questione e le droghe a cui tale sostanze danno origine o che vi concorrono nel processo di produzione ed i principali usi leciti di dette sostanze.

Tipologia delle sostanze controllate

Come evidenziato in precedenza nell’ambito delle Fonti Normative - Legislazione Internazionale -, l’art. 12 della Convenzione delle Nazioni Unite prevede che il controllo dei “precursori” avvenga anche mediante l’adozione del sistema delle “notifiche di preesportazione”, consistente nella comunicazione alle autorità del Paese di destinazione di tutta una serie di informazioni preventive sulle movimentazioni. Con l’art. 11 del Reg. (CE) 111/2005 sono state disciplinate le procedure relative a questa fondamentale forma di monitoraggio e controllo delle sostanze classificate, prevedendo che: • tutte le esportazioni di sostanze classificate figuranti nella categoria 1 e le esportazioni delle analoghe sostanze comprese nelle categorie 2 e 3, a destinazione di denotificazione preventiva all’espor terminati Paesi “sensibili”, sono precedute da una “n tazione (PEN) ” trasmessa alle Autorità competenti del Paese di destinazione; • il Paese di destinazione dispone, per rispondere, di un periodo di 15 giorni lavorativi alla cui scadenza l’esportazione può essere autorizzata dalle competenti Autorità dello Stato membro di partenza, sempre che esse non abbiano ricevuto un avviso che l’esportazione in questione può essere destinata alla fabbricazione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Notifica preventiva all’esportatore

Nel corso del 2006 la D.C.S.A. è stata destinataria di circa 30 mila segnalazioni da parte degli operatori autorizzati. Le informazioni ricevute, adeguatamente elaborate, vagliate e controllate, sono state sviluppate con i competenti organismi internazionali nonché con le Forze di Polizia e gli Uffici doganali territorialmente competenti, verso i quali sono state indirizzate diverse attivazioni. L’attenzione delle Forze di Polizia verso il settore in argomento è stata particolarmente intensa, concretizzandosi con l’individuazione ed il sequestro di considerevoli quantitativi di sostanze chimiche disviate e con la crescente intensificazione di indagini di respiro internazionale.

Attività svolta

EFEDRINA: sostanza di categoria 1, è un alcaloide ricavato da alcune piante del genere Ephedra. L’efedrina si presenta in forme fisiche differenti a seconda che sia base, cloridrato o solfato, tutte forme comunque sotto controllo in quanto il cloridrato e il solfato sono sali di efedrina. In medicina viene impiegata come antiasmatico e utilizzata per la produzione di noti decongestionanti nasali. L’efedrina è utilizzata sul mercato clandestino per la produzione di Amfetamina e Metamfetamina.

Sostanze più utilizzate

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

ACIDO LISERGICO: sostanza di categoria 1, si presenta come una polvere cristallina bianca o lamine cristalline. Altamente tossico, se ingerito provoca vomito, diarrea, sete continua, confusione mentale e perdita di conoscenza. L’acido lisergico è impiegato nella fabbricazione di LSD, cioè la dietilamide dell’acido lisergico, noto allucinogeno. 3,4-METILENDIOSSIFENIL-2-PROPANONE: sostanza di categoria 1, di utilizzo prettamente industriale, per la sintesi di sostanze chimiche in genere. Si presenta liquida a temperatura ambiente, oleosa trasparente leggermente giallognola o arancione con odore simile all’anice. Essendo un precursore diretto dell’Ecstasy, è utilizzato illecitamente dai produttori di sostanze stupefacenti e psicotrope. SAFROLO: sostanza di categoria 1; si ottiene dal Sassafras Albidum, una pianta arborea che cresce nel Sud Est asiatico e in America centrale e meridionale, in climi tropicali. Dalla pianta di Sassafras Albidum, e in particolare dalla radice e dalla corteccia della radice, si ottiene, in una percentuale di circa l’8%, un olio caratteristico, di colore giallo ambrato, che a temperatura ambiente è liquido (si solidifica a circa 4 °C). Questo liquido ha un odore profumato, fresco, tipo canfora; in passato è stato utilizzato per la preparazione di dentifrici ed anche di birra, detta “birra di radice” per il suo particolare odore di legno. Il principale costituente chimico dell’olio di sassofrasso è il SAFROLO, in percentuale che varia dall’80 al 90% a seconda del grado di purezza. Dal SAFROLO si ottiene, per reazione con acido bromidrico e anilina oppure con idrossido di potassio ed etanolo, l’ISOSAFROLO (altra sostanza di categoria 1). A sua volta dall’ISOSAFROLO si può ottenere, per reazione con acido formico/perossido di idrogeno/acido periodico, il PIPERONALE (altra sostanza di categoria 1), molto utilizzato nella composizione dei profumi. Viene usato in numerose formulazioni, in percentuali normalmente inferiori al 10%; solo raramente, in specifici tipi di aromi e fragranze, raggiunge concentrazioni dell’ordine del 15-20%). Tutte e tre queste sostanze sono utilizzate per la fabbricazione illecita di Ecstasy (MDMA) e altre sostanze analoghe, come la MDA (amfetamine). ANIDRIDE ACETICA: sostanza di categoria 2, è un liquido incolore, di natura pungente, di grande utilizzo industriale in quanto impiegata per la produzione di polimeri come la polimetilacrilamide (alla cui famiglia appartiene il noto Plexigas), fibre tessili artificiali (rayon acetato), pellicole, farmaci (aspirina, paracetamolo), ecc… Il mercato clandestino la utilizza per la produzione di eroina, a partire dalla morfina, nonché di ACIDO N-ACETILANTRANILICO e di 1-FENIL2-PROPANONE, entrambi precursori di categoria 1. PERMANGANATO DI POTASSIO: sostanza di categoria 2, è un solido cristallino stabile, inodore, di colore viola. In acqua dà luogo ad una netta colorazione violetta. Si prepara per ossidazione del Manganato o, a livello industriale, per ossidazione del minerale puro Manganese (Mn). Viene usato per la purificazione dell’acqua, dato l’energico potere disinfettante, per il trattamento dei rifiuti e nelle produzioni tessili e conciarie. Nei laboratori clandestini viene usato principalmente per la produzione di COCAINA, ma anche per la sintesi di ACIDO N-ACETILANTRANILICO (precursore di categoria 1). Per i trafficanti di cocaina, l’impiego del PERMANGANATO DI POTASSIO è fondamentale per l’ottenimento di cocaina base dalla cosiddetta pasta di coca, in quanto permette una buona purificazione della stessa pasta, altrimenti piena di impurità che rendono il prodotto poco commerciabile e tossico.

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Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

Tabella 3 - Sostanze di categoria 1.

SOSTANZA

USO ILLECITO

USO LECITO

1-fenil-2-propanone

Amfetamine/Metamfetamine

Nelle industrie chimiche e farmaceutiche per produrre amfetamina, metamfetamina e derivati; per la sintesi di propilsedrina

Acido Nacetilantrenilico

Metaqualone

Fabbricazione di sostanze farmaceutiche, materie plastiche e sostanze chimiche “fini”

MDA (Metilendiossiamfetamina), MDMA (Metilendiossimetilamfetamina), MDE (metilendiossietilamfetamina)

Fabbricazione di piperonale; per modificare profumi orientali; per rafforzare i profumi dei saponi; in piccole quantità insieme con metilsalicilato nei sapori di salsaparilla e radici di birra; usato come pesticida

Isosafrolo (cis + trans)

MDA (Metilendiossiamfetamina), 3,4-Metilenodiossifenil- MDMA (Metilendiossimetilamfetamina), 2-propanone MDE (metilendiossietilamfetamina), ecstasy ed altre droghe di sintesi

Fabbricazione di piperonale e altri componenti di profumi

Piperonale

MDA (Metilendiossiamfetamina), MDMA (Metilendiossimetilamfetamina), MDE (metilendiossietilamfetamina)

In profumeria; ne sapori di ciliegia e vaniglia; in sintesi organica e come componente di repellenti per zanzare

Safrolo

MDA (Metilendiossiamfetamina), MDMA (Metilendiossimetilamfetamina), MDE (metilendiossietilamfetamina)

In profumeria;, ad es. nella fabbricazione di piperonale e di grassi denaturanti per sapone

Efedrina

Amfetamine/Metamfetamine

Fabbricazione di broncodilatatori (farmaci antitussivi)

Pseudoefedrina

Amfetamine/Metamfetamine

Fabbricazione di broncodilatatori e decongestionanti nasali

Nerofedrina

Amfetamine/Metamfetamine

Anoressizzante ad azione centrale

Ergometrina

L.S.D.

Trattamento dell’emicrania e come ossitocico in ostetricia

Ergotamina

L.S.D.

Trattamento dell’emicrania e come ossitocico in ostetricia

Acido lisergico

L.S.D.

In sintesi organica

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Tabella 4 - Sostanze di categoria 2.

SOSTANZA

USO ILLECITO

USO LECITO

Eroina, Metaqualone

Agente acetilante e deidratante (disidratante) nell’industria chimica e farmaceutica, per la produzione di acetato di cellulosa, per agenti sequestranti tessili e attivatori decoloranti freddi, per la lucidatura dei materiali, per la produzione di fluidi frenanti, coloranti ed esplosivi

Acido fenilacetico

Amfetamine/Metamfetamine

Nelle industrie chimiche e farmaceutiche per produrri esteri fenilacetici (fenilacetati), amfetamine e derivati; per la sintesi di penicilline; nelle applicazioni di fragranza e nelle soluzioni detergenti

Acido antranilico

Metaqualone

Intermedio chimico utilizzato nella produzione di coloranti, sostanze farmaceutiche e profumi, anche nella preparazione di repellenti per inseti e uccelli

Fenciclidina

Solvente e reagente comunqmente utilizzato nei laboratori chimici e nelle industrie chimiche e farmaceutiche; usata anche nella produzione di prodotti a base di gomma e materie plastiche

Cocaina

Importante reagente in chimica organica di sintesi e in chimica analitica; applicazioni di biancheggiatura, decolorazione, disinfezione, in agenti antibatterici e antifungini, purificazione dell’H2O

Anidride acetica

Piperidina

Permanganato di Potassio

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Le procedure che le Forze della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga adottano per effettuare dei sequestri

Tabella 5 - Sostanze di categoria 3.

SOSTANZA

USO ILLECITO

USO LECITO

Acido cloridrico

Cocaina, eroina

Per la produzione di cloruri e cloridrati; per la neutralizzazione di sistemi basici; come catalizzatore e solvente in sintesi organica

Acido solforico

Cocaina, eroina

Nella produzione di solfati; come ossidante acido; agente deidratante (disidratante) e purificante; per la neutralizzazione di soluzioni alcaline; come catalizzatore in sintesi organica; nella produzione di fertilizzanti, esplosivi, coloranti, carta; come componente di detergenti per fogne e metalli, di composti anti-ruggine, e di fluidi per batterie di automobili

Toluene

Cocaina

Solvente industriale; fabbricazione di esplosivi, coloranti, rivestimenti, altre sostanze organiche e come additivo di benzina

Cocaina, eroina

Solvente comunemente usato nei laboratori chimici e nelle industrie chimiche e farmaceutiche: usato principalmente come estrattore per grassi, oli, cere e resine; per la fabbricazione di munizioni, materie plastiche e profumi; in medicina come anestetico generale

Acetone

Cocaina, eroina

Comunemente usato nelle industrie chimiche e farmaceutiche; usato nella produzione di oli lubrificanti e come intermedio nella produzione di cloroformio (CHCl3), oltre che nella produzione di materie plastiche, vernici e cosmetici

Metiletilchetone (MEK)

Cocaina

Fabbricazione di rivestimenti, solventi, agenti sgrassanti, lacche, resine, resine e polveri defumiganti; comune solvente

Etere etilico

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Progetto Monitoraggio Droghe e Manifestazioni d’Abuso (M.D.M.A.) Dott.ssa Maura Tedici Direttore Dipartimento delle Dipendenze, Servizio per le Tossicodipendenze, AUSL 11, Empoli

Come più volte ribadito nel documento tecnico, nell’elaborazioni di un Early Warning System nazionale e, al contempo, regionalizzato, si è voluto dare particolare valore a tutti gli esempi di sistemi di allerta precoce regionali ad oggi compiuti in Italia. Ciò è stato fatto con la finalità di valorizzare queste esperienze, di utilizzare le buone pratiche e di dare indicazioni alle altre regioni italiane tramite esempi pratici di applicazione di tali sistemi. Presentiamo, quindi, un elaborato in cui vengono riportate le caratteristiche organizzative e funzionali di una rete locale per un sistema di sorveglianza per il monitoraggio delle droghe in circolazione e delle modalità di consumo cui hanno aderito la Regione Toscana e la Provincia di Pisa. Si ringrazia la dr.ssa Maura Tedici, Direttore del Dipartimento per le Dipendenze, AUSL 11 di Empoli, per l’invio del materiale e per la sua disponibilità nel mettere a disposizione le informazioni di seguito riportate.

Premessa M.D.M.A. è un progetto nazionale finanziato dal Ministero della Salute tramite l’utilizzo del 25% del Fondo nazionale lotta alla droga distribuito tra i Ministeri per l’esercizio 1997-1999. La regione capofila è la Lombardia, 5 le altre Regioni aderenti tra le quali la Toscana che aderisce al progetto dal 2003.

Fattibilità Nel 2004 la Regione Toscana ha sondato, tramite il coinvolgimento dei Direttori dei Dipartimenti Dipendenze, la fattibilità del progetto nel territorio regionale. Tale analisi ha evidenziato come la Provincia di Pisa potesse rappresentare il luogo più adeguato per l’attivazione del progetto. I motivi per i quali è stata, poi, individuata la Provincia come luogo di applicabilità del M.D.M.A. sono i seguenti: - condivisione del progetto e disponibilità al coordinamento del Direttore del Dipartimento - esistenza, all’interno dell’organizzazione provinciale, della Consulta delle Dipendenze presieduta dall’Assessore Manola Guazzini, da sempre sensibile alle problematiche delle dipendenze - caratterizzazione del territorio della Provincia di Pisa per l’elevata integrazione tra strutture pubbliche e private (Ser.T., Comunità Terapeutiche e Associazionismo). Nel 2005, con la disponibilità della Provincia di Pisa, è iniziata la costruzione della Rete necessaria per concretizzare il Sistema di sorveglianza insito nel progetto M.D.M.A. 275


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Attività Nel corso del 2005 si è costituita la Rete di 24 tra Enti ed Istituzioni (si veda allegato). I membri della RETE condividono, tramite il protocollo, un accordo che sancisce la complementarietà possibile tra diversi ruoli e diverse finalità, sia nella progettazione che nello svolgimento degli interventi. Gli obiettivi condivisi sono i seguenti: 1. identificare tossicologicamente le droghe illegali sequestrate sul territorio al fine di diffondere le informazioni relative a potenziali danni determinati dalle stesse 2. identificare nuove tendenze e diverse modalità d’uso 3. identificare nuove popolazioni esposte e migliorare le conoscenze degli operatori in ambito sanitario e terapeutico Nel 2006 i membri della Rete, tramite i propri rappresentanti riuniti nel “gruppo M.D.M.A.”, hanno attivato 2 articoli del protocollo: l’art. 8 “protocollo tecnico di trasmissione dei dati” e l’art. 13 “formazione”. Così, nel Marzo 2006, è stato stilato il protocollo per la trasmissione dei dati. Il protocollo (si veda allegato) ha rappresentato la base del progetto poiché nella costituzione della Rete, il Procuratore della Repubblica di Pisa, ha autorizzato i laboratori delle FF.OO. a trasferire i dati relativi ai sequestri avvenuti nel territorio della Provincia, tramite, appunto, un protocollo condiviso. Le caratteristiche individuate nel protocollo sono quelle ritenute utili, dai Laboratori dei Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza e dal Laboratorio di Analisi Chimico Tossicologica dell’Università degli Studi di Pisa per stilare il Bollettino periodico sui sequestri di droghe nel territorio provinciale. Rispetto all’applicazione dell’art. 13 relativo alla Formazione, il gruppo M.D.M.A. ha attivato in data 24/11/06 la “Prima giornata formativa del progetto M.D.M.A.”. In questa giornata, aperta a tutti gli Enti e le Istituzioni rappresentate dalla RETE, si è reso visibile lo stato dell’arte del progetto mostrando la prima ipotesi di stesura del bollettino.

Attualità Nel 2007 il progetto toscana M.D.M.A. ha ricevuto altre adesioni. Si è quindi allargata la partecipazione alla Rete del C.A.V. (Centro Antiveleni) presente nella S.O.D. di Tossicologia Medica dell’Università di Firenze e della Procura della Repubblica di Lucca. Nel Maggio è stato elaborato ed inoltrato ai membri della Rete il primo bollettino M.D.M.A. contenente i dati dei sequestri da Ottobre ’06 a Marzo ’07. Per la stesura del Bollettino oltre ai membri del gruppo M.D.M.A., ha partecipato uno specifico Comitato Tecnico Scientifico istituito dal Rettore dell’Università di Pisa che garantisce una lettura maggiormente articolata del dato relativo ai sequestri.

Conclusioni La stesura periodica del Bollettino rappresenta un tentativo di “sorveglianza”, o monitoraggio sulle droghe sequestrate. L’elemento, ad oggi, più significativo è rappresentato dalla circolarità delle informazioni attivata tramite l’ausilio della dr.ssa Teodora Macchia (I.S.S.) referente per l’EWS. Al di là della periodicità delle informazioni presenti sul Bollettino, ogni ulteriore, significativa informazione elaborata dall’Università di Pisa diventa, tramite la coordinatrice del progetto, una nota di segnalazione per la rete regionale dei Servizi e per l’I.S.S. 276


Progetto Monitoraggio Droghe e Manifestazioni d’Abuso (M.D.M.A.)

Ipotesi future Ăˆ auspicabile che il sistema di sorveglianza venga esteso a tutto il territorio regionale e che si stanzino le risorse necessarie affinchĂŠ il progetto vada a regime.

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Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

ALLEGATO AVVIO SPERIMENTALE DI UN SISTEMA DI SORVEGLIANZA PER IL MONITORAGGIO DELLE DROGHE IN CIRCOLAZIONE E DELLE MODALITÀ DI CONSUMO * REGIONE TOSCANA E PROVINCIA DI PISA PROTOCOLLO PREMESSO CHE 1. Il DPR 309/90 e la Legge 45/99, hanno sempre più orientato il sistema di intervento nell’area delle dipendenze ai bisogni del territorio, alle emergenze reali e ad una costante integrazione delle risorse disponibili, coordinando e monitorando il fenomeno. 2. L’atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni sui criteri generali per la valutazione ed il finanziamento di progetti finalizzati alla prevenzione e al recupero delle tossicodipendenze, indica tra gli altri obiettivi LO SVILUPPO DI SISTEMI TERRITORIALI DI INTERVENTO A RETE PER IL CONTRASTO DELLA TOSSICODIPENDENZA E L’ATTIVAZIONE DI PROGRAMMI DI PREVENZIONE, TRA CUI, I PROGRAMMI DI CONTRASTO ALLA DIFFUSIONE DELLE “NUOVE DROGHE”. 3. L’accordo Stato-Regioni per la “riorganizzazione del sistema di assistenza al tossicodipendente” indica, nell’ambito delle problematiche emergenti le nuove droghe, evidenziando come LA RISPOSTA AI NUOVI BISOGNI E TENDENZE DEBBA BASARSI SU UN PRELIMINARE APPROFONDIMENTO CONOSCITIVO, ANCHE A LIVELLO LOCALE, DELLA DIFFUSIONE E DELLE CARATTERISTICHE DEL CONSUMO DI DROGHE. 3. Il piano di azione europeo 2000/2004 indica, tra i principali obiettivi, quello della costruzione di un sistema informativo capace di leggere gli andamenti del fenomeno in tutti gli Stati membri, attraverso una strategia globale, pluridisciplinare ed integrata. 4. Il Consiglio dell’Unione Europea ha assunto, attraverso l’O.E.D.T. (Osservatorio Europeo sulle Droghe e Tossicomanie), un ruolo chiave nell’individuazione e nella valutazione delle droghe sintetiche collaborando con l’Istituto Superiore di Sanità per coordinare in Italia l’implementazione dell’azione congiunta tra le diverse organizzazioni ed istituzioni che hanno un ruolo in questa attività. 5. Nell’area delle dipendenze, al pari degli interventi a carattere preventivo, curativo e di recupero sociale LA RICERCA RAPPRESENTA UN’ATTIVITÀ DI PRIMARIA IMPORTANZA per: • comprendere la dimensione e le caratteristiche della popolazione interessata, le sue evoluzioni nel tempo e la sua distribuzione nelle diverse zone; • sviluppare conoscenze per alcune tipologie di sostanze e migliorare contestualmente l’efficacia degli interventi preventivi, curativi e riabilitativi attualmente disponibili; • sviluppare e diffondere metodologie di monitoraggio e o delle sostanze e delle modalità di assunzione, per una sempre più corretta pianificazione degli interventi e valutazione del loro impatto.

* Adattato dal Progetto Interregionale “MDMA - Monitoraggio Droghe e Manifestazioni di Abuso” della Regione Lombardia.

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Progetto Monitoraggio Droghe e Manifestazioni d’Abuso (M.D.M.A.)

7. I Dipartimenti delle Dipendenze delle Aziende USL 5 di Pisa e 11 di Empoli cooperano con l’Istituto Superiore di Sanità per progetti di prevenzione che hanno cointeressato diverse organizzazioni ed istituzioni nella loro realizzazione nelle discoteche, in locali da ballo ed altri luoghi di aggregazione giovanile. 8. Sul territorio regionale si è sviluppata e consolidata una metodologia di coinvolgimento e coordinamento con i diversi attori, politici e sociali, che tra gli altri interventi innovativi, ha promosso la realizzazione dell’Osservatorio Provinciale delle Politiche Sociali quale strumento strutturale a supporto della programmazione degli interventi del sistema nel suo complesso attraverso un monitoraggio continuo, nell’ambito delle dipendenze, delle caratteristiche quanti-qualitative e dell’evoluzione dei fenomeni di consumo, abuso e dipendenza ed una analisi dei bisogni e delle domande afferenti ai servizi. 9. Si registra un esponenziale incremento nella diffusione delle droghe, con diverse modalità di consumo ed in particolare con uso combinato di una vasta gamma di sostanze, lecite ed illecite, quale costante di comportamento comune in classi di popolazione giovanile sempre più coinvolte in una generale linea di tendenza che indica una sperimentazione delle diverse sostanze psicotrope in rapporto a diverse esigenze e situazioni. 10. Organizzare una reale risposta ai consumi di droghe, richiede realtà di servizi e sistemi di intervento organizzati a diversi livelli, da quello preventivo a quello curativo e di carattere sanitario e sociale; un sistema che, per quanto attiene alla ricerca è, allo stato attuale, ancora scarsamente attrezzato. 11. Definire con accuratezza e con rigore il problema e identificare gli strumenti per affrontarlo richiede metodi di ricerca in grado di utilizzare i punti di vista clinico e sociale, insieme a strumenti metodologici messi a disposizione dall’epidemiologia, nonché una rete stabile ed attiva di collaboratori di organizzazioni, pubbliche e private, e di competenze professionali diverse così da rendere possibile la precoce identificazione delle nuove droghe emergenti e dei nuovi tipi di preparazioni in circolazione. 12. Occorre poter realizzare sistemi di rete locale a carattere continuativo, in grado di agire come dispositivi di tempestiva segnalazione, attraverso un’analisi scientifica ed una valutazione del rischio. 13. È necessario uno specifico accordo tra i diversi soggetti, istituzionali e non, per sviluppare un modello di intervento di promozione sociale in grado di avvicinare i giovani in tutte le fasi del loro disagio attraverso un sistema di interventi sul territorio che coinvolga tutti gli attori partecipi del sistema sociale in quanto tale.

TUTTO CIÒ PREMESSO SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE Art. 1 PROGETTO Il progetto si propone l’avvio di un sistema di sorveglianza sul territorio provinciale, con particolare attenzione alle aree urbane e ad altre aree territoriali ritenute strategiche per i fini del presente atto. 279


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

La sorveglianza fonda le proprie radici in una rete stabile ed attiva dovendosi gestire un sistema che deve potersi mantenere con ruoli e competenze differenziate, affrontando il fenomeno nell’ambito di una strategia globale, pluridisciplinare, integrata e bilanciata. Pertanto il funzionamento del progetto richiede di instaurare in primo luogo una rete stabile ed attiva di collaboratori che consenta di realizzare una tempestiva analisi scientifica, la disponibilità e il trasferimento di informazioni scientifiche ed una valutazione del rischio in tempo reale onde identificare precocemente le droghe emergenti e con caratteristiche altamente significative e consentire quindi un intervento preventivo efficace.

Art. 2 RETE LOCALE PER IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA È istituita la RETE LOCALE PER IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA composta dai seguenti SOGGETTI: • Regione Toscana - Direzione Generale del Diritto alla Salute e alle Politiche di Solidarietà; • Provincia di Pisa; • Società della Salute Zona Pisana; • Società della Salute Zona Valdera; • Società della Salute Zona Alta Val di Cecina; • Società della Salute Zona Valdarno Inferiore; • Società della Salute Zona Bassa Val di Cecina; • Azienda USL n. 5 di Pisa (Dipartimento delle Dipendenze e UO Sistema Informativo); • Azienda USL n. 6 di Livorno (Dipartimento delle Dipendenze); • Azienda USL n. 11 di Empoli (Dipartimento delle Dipendenze); • Università di Pisa; • Procura di Pisa; • Prefettura di Pisa; • Questura di Pisa; • Comando Provinciale dei Carabinieri di Pisa; • Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pisa; • Centro Servizio Sociale Adulti di Pisa; • Organizzazioni del Terzo Settore; • Gabinetto Regionale Polizia Scientifica per la Toscana - Laboratorio Indagini sulle Droghe; • Reparto Operativo Carabinieri Firenze – S.I.S – L.A.S.S.; • Ufficio delle Dogane di Livorno – Sezione Laboratorio Chimico; • Dipartimento Scienze Farmaceutiche – Lab.Analisi Chimico-Farmaceutica e Chimico - Tossicologica; • Unità Operativa Medicina Legale – Laboratorio Tossicologia Forense di Pisa. I soggetti che rappresentano la rete locale, con i sistemi ad essi collegati, si costituiscono tra loro per l’attivazione del monitoraggio delle droghe circolanti sul bacino territoriale interessato, nel rispetto delle diverse funzioni, ruoli e competenze istituzionali. Ognuno dei soggetti si pone come osservatore e referente privilegiato instaurando relazioni sinergiche con il resto del sistema. I soggetti condividono un comune obiettivo di prevenzione ritenendo il processo di acquisizione di un sistema di informazioni, adeguate e mirate, un’azione prioritaria per l’adozione di misure di salute pubblica finalizzate al contrasto dell’aumento della domanda di droghe ed alla diffusione del loro uso, in particolare nella popolazione giovanile. 280


Progetto Monitoraggio Droghe e Manifestazioni d’Abuso (M.D.M.A.)

Art. 3 OBIETTIVI Gli obiettivi riguardano nello specifico: 1. L’identificazione e la tipizzazione da un punto di vista chimico-tossicologico delle droghe circolanti sul territorio, siano esse vegetali, sintetiche o semisintetiche. 2. L’individuazione di nuove tendenze e modalità d’uso delle droghe. 3. La diffusione in tempo reale ai soggetti della rete locale delle informazioni relative alle caratteristiche delle sostanze ed ai potenziali danni associati. 4. Il miglioramento delle conoscenze della rete locale, in ambito preventivo e terapeutico.

Art. 4 MODALITÀ In ordine agli obiettivi definiti risultano prioritarie le seguenti azioni: 1. realizzazione di un coordinamento stabile tra i soggetti della Rete Locale di cui all’articolo 2; 2. produzione di dati affidabili sulle sostanze vegetali, sintetiche e semisintetiche presenti sul territorio interessato; 3. messa a punto di una metodologia che consenta la trasmissione dei dati, rielaborati alla luce delle conoscenze scientifiche disponibili; 4. messa a disposizione della Rete Locale di informazioni significative ai fini dell’efficacia e della tempestività degli interventi di prevenzione e di cura. 5. promozione e sviluppo di interventi finalizzati alla prevenzione e alla cura.

Art. 5 REGIONE TOSCANA E PROVINCIA DI PISA La Regione Toscana aderisce al progetto nazionale M.D.M.A. (Monitoraggio Droghe e Manifestazioni d’Abuso) coordinato dalla Regione Lombardia e promuove la realizzazione del progetto, in via sperimentale, sul territorio della Provincia di Pisa. La Provincia di Pisa coordina la realizzazione del progetto sperimentale anche propedeuticamente all’eventuale estensione sul territorio regionale del sistema di sorveglianza. La Regione Toscana (Direzione Generale del Diritto alla Salute) e la Provincia di Pisa cooperano tra loro per sviluppare il progetto secondo le seguenti direttrici: • attivazione dello strumento della ricerca, in grado di utilizzare i punti di vista clinico e sociale, insieme agli strumenti metodologici resi disponibili dall’epidemiologia, dalla clinica e dall’informatica per delineare il fenomeno con accuratezza e rigore e identificare quindi i più opportuni strumenti per contrastarlo; • supporto ad una rete stabile ed attiva di collaboratori di organizzazioni pubbliche e del privato sociale, nonché di competenze professionali diverse per lo sviluppo di indagini mirate e volte ad identificare precocemente sia le nuove droghe emergenti che i nuovi tipi di preparazione per consentire interventi preventivi di maggiore efficacia; • coordinamento dell’azione progettuale con contestuale informativa agli organismi nazionali ed europei, coinvolti nella rete di rilevazione delle sostanze di abuso; • sviluppo di una strategia di ricerca sulla prevenzione delle dipendenze con particolare attenzione al coordinamento ed alle informazioni con il livello nazionale ed internazionale; • valutazione del sistema di sorveglianza, con cadenza annuale, in particolare per quanto attiene alla diffusione delle informazioni. 281


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Art. 6 PROCURA DI PISA, QUESTURA DI PISA E FORZE DELL’ORDINE Nell’ambito delle competenze attribuite la Procura di Pisa, la Questura di Pisa nonché il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pisa, il Comando Provinciale dei Carabinieri di Pisa assicurano un immediato trasferimento all’Università di Pisa dei dati indicati in allegato A. Con il tramite dei Laboratori aderenti alla Rete Locale il trasferimento dei dati all’Università di Pisa avverrà per via telematica in modo continuo e sistematico, con cadenza predefinita e con modalità atte a garantire la sicurezza della trasmissione. Ove la composizione sia sconosciuta saranno trasmessi i dati disponibili e, previa autorizzazione scritta della Procura di Pisa, si provvederà all’invio del campione e/o di parte di esso all’Università di Pisa ai fini di ulteriori approfondimenti degli accertamenti analitici.

Art. 7 L’UNIVERSITÀ DI PISA L’Università di Pisa, che potrà avvalersi ove opportuno di apposite competenze, acquisisce gli elementi trasmessi, li valuta e fornisce alla rete locale i dati elaborati e supportati da un adeguato commento sugli effetti farmacologici delle sostanze, sulla loro tossicità e sui rischi, sanitari e sociali, e sugli eventuali provvedimenti terapeutici da attuare in caso di intossicazione acuta. L’Università di Pisa fornisce inoltre, ove disponibili, informazioni sulle modalità d’uso (uso corrente e vie aggiuntive), tenendo conto anche di altre specifiche rilevazioni e/o segnalazioni di livello locale. Nel caso in cui la sostanza fosse sconosciuta l’Università di Pisa coopererà agli ulteriori accertamenti analitici finalizzati all’identificazione del campione acquisito, all’accertamento della sua tossicità ed alla ricerca di eventuali provvedimenti terapeutici. In caso di identificazione di nuova sostanza compete all’Università di Pisa provvedere all’immediata comunicazione agli organismi coinvolti, alle Forze dell’Ordine e alle Organizzazioni nazionali ed europee preposte. La trasmissione dei dati elaborati alla Rete Locale avverrà con cadenza periodica in base alle informazioni ottenute come indicato al successivo art. 8.

Art. 8 PROTOCOLLO TECNICO DI TRASMISSIONE DEI DATI I dettagli tecnici atti a definire i contenuti e ad assicurare il trasferimento dei dati con le modalità indicate ai precedenti articoli 6 e 7, saranno definiti in apposito protocollo da redigersi entro 60 (sessanta) giorni dalla sottoscrizione del presente atto a cura dei competenti tecnici delle strutture designate (Laboratori – Aziende USL – Università di Pisa). Contestualmente all’approvazione del protocollo tecnico gli Enti aderenti alla Rete Locale definiranno le modalità ed i livelli di accesso ai dati acquisiti. Le informazioni raccolte verranno depositate dall’Università di Pisa in apposito sito web, consultabile dagli Enti aderenti alla Rete Locale in base alla regolamentazione approvata.

Art. 9 LE SOCIETÀ DELLA SALUTE Le Società della Salute, nell’ambito delle proprie competenze, partecipano alla rete lo282


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cale per il sistema di sorveglianza, integrando gli obiettivi e le iniziative in oggetto,con la più ampia programmazione dei Piani Integrati di Salute e delle azioni ad esso correlate.

Art. 10 LE AZIENDA UNITÀ SANITARIE LOCALI Nell’ambito delle competenze attribuite a livello locale le Aziende UU.SS.LL., con il tramite dei Dipartimenti delle Dipendenze e dei Servizi ad essi afferenti, con particolare riguardo ai D.E.U.-Pronto Soccorso e 118, mettono a punto comuni metodologie di prevenzione e specifici programmi di intervento da promuovere in forma coordinata sul bacino territoriale interessato. In tale ambito le Aziende UU.SS.LL. assicurano una particolare attenzione alla popolazione giovanile ed interventi incisivi per le necessità del territorio e congruenti con il quadro normativo e gli indirizzi di riferimento di livello regionale, nazionale ed internazionale. Promuovono altresì la rilevazione di eventi sentinella e l’osservazione partecipata su scala regionale tenendo conto in particolare dei gruppi di popolazione coinvolti, luoghi di uso, altre informazioni sulle modalità di consumo ed ogni altra informazione raccolta a livello locale.

Art. 11 MINISTERO DELLA GIUSTIZIA - CENTRO SERVIZIO SOCIALE ADULTI Il Centro Servizio Sociale Adulti (CSSA) di Pisa aderisce alla rete locale per il sistema di sorveglianza, nell’ambito delle proprie competenze e degli interventi previsti dalla Legge di riforma penitenziaria (L. 354/1975) e successive modifiche, anche attraverso azioni di collaborazione e di coordinamento con i diversi attori coinvolti.

Art. 12 IL TERZO SETTORE Le organizzazioni del Terzo settore che attuano iniziative e progetti, in modo continuativo e stabile, nell’ambito dei contesti di consumo promuovono lo sviluppo della comunicazione sulle problematiche giovanili nei diversi contesti di vita e cooperano nel favorire il consolidamento di un clima collaborativo che consenta di affrontare le problematiche in oggetto.

Art. 13 FORMAZIONE Il progetto prevede un percorso formativo permanente per i partner della Rete Locale. La formazione sarà articolata in più fasi di lavoro e per tutta la durata del progetto e sarà rivolta al personale rispettivamente individuato dagli Enti firmatari del presente atto. Le principali aree che verranno approfondite si riferiscono all’analisi del fenomeno, ai diversi settori preventivo, sanitario, socio-economico e repressivo, nonché alla sicurezza, a partire dall’attività svolta nel settore anche in tema di dati per gli aspetti di competenza, attraverso stime di prevalenza a livello nazionale e locale e coinvolgendo i diversi partner della rete stessa nonché, ove lo richiedano, altre reti esistenti sia a livello nazionale che internazionale. Verranno altresì forniti elementi utili in tema di qualità dell’informazione, considerata quale aspetto fondante l’esistenza della rete medesima. 283


Sistema di allerta precoce e risposta rapida per le droghe

Verranno introdotte procedure di valutazione degli interventi e dell’adeguatezza delle attività di ricerca in considerazione anche dei principali orientamenti dei Servizi e delle Forze dell’Ordine nei confronti dei consumatori. Le diverse azioni verranno realizzate in stretto collegamento con l’Istituto Superiore di Sanità, per il ruolo dallo stesso svolto dagli Stati membri in azione congiunta, relativa al sistema di allerta rapido per lo scambio di informazioni sulle nuove droghe sintetiche a livello europeo. I firmatari del presente atto si impegnano congiuntamente a realizzare le iniziative di aggiornamento e formazione integrata degli operatori sia direttamente impegnati nell’attuazione del presente protocollo che afferenti a servizi e unità operative diverse, con particolare attenzione agli operatori delle emergenze, attraverso la lettura delle diverse forme di disagio e di bisogno nel proprio ambito territoriale di competenza, nonché appositi momenti di confronto nell’ambito delle reti già esistenti, sia a livello regionale che nazionale. Il piano di formazione del primo anno sarà definito in apposito documento da redigersi entro 60 (sessanta) giorni dalla sottoscrizione del presente atto, a cura dei referenti formalmente designati dagli Enti aderenti.

Art. 14 COSTI E RISORSE Gli oneri di attivazione del progetto (prima annualità), stimati in 45.000,00 Euro, saranno gestiti direttamente dalla Provincia di Pisa. La copertura dei costi è prevedibile mediante € 25.000,00 già assegnati dalla Regione Lombardia (quale quota di partecipazione regionale Toscana al progetto nazionale M.D.M.A.), e € 22.500,00 messi a disposizione dagli Enti promotori di cui all’art. 5 (prevedibilmente per € 15.000,00 della Regione Toscana ed € 7.500,00 della Provincia di Pisa). L’utilizzo delle risorse è orientativamente ripartito nelle seguenti percentuali: • 25% per le attività relative all’acquisizione e trasmissione dei dati, • 35% per l’identificazione di nuove sostanze e per l’elaborazione e diffusione di dati e report; • 40% per le iniziative di formazione congiunta dei componenti della Rete Locale.

Art. 15 DURATA Il presente accordo ha validità triennale ed è tacitamente rinnovato salvo disdetta della metà più uno degli Enti aderenti. L’accordo entra in vigore entro 90 (novanta) giorni dalla sua sottoscrizione, previa approvazione del protocollo tecnico di cui all’art 8 e del piano di formazione di cui all’art. 12.

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ALLEGATO A - DATI INFORMATIVI RICAVABILI DAI REPERTI (N.d.R.) 1. DATA E LUOGO DI REPERIMENTO DEL CAMPIONE 2. FOTO DELLO STUPEFACENTE 3. MODALITÀ DI CONFEZIONAMENTO DELLO STUPEFACENTE 4. DESCRIZIONE FISICA Numero di reperti Colore/odore/logo Forma farmaceutica Peso di ogni singolo campione e complessivo SE COMPRESSE Numero di reperti Colore/odore/logo Peso medio delle compresse e complessivo 5. COMPOSIZIONE CHIMICA QUALITATIVA DI OGNI CAMPIONE ANALIZZATO Sostanze stupefacenti Sostanze additive farmacologicamente attive Sostanze diluenti Sottoprodotti di origine e/o di lavorazione 6. COMPOSIZIONE CHIMICA QUANTITATIVA DI OGNI CAMPIONE ANALIZZATO Percentuale sostanze stupefacenti Percentuale sostanze additive farmacologicamente attive E, OVE POSSIBILE: 7. CIRCOSTANZE Produzione Traffico Distribuzione Abuso 8. FREQUENZA Limitata Moderata Diffusa 9. DISPONIBILITÀ Limitata Moderata Diffusa

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RETE LOCALE PER IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24.

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ENTI

REFERENTI

Regione Toscana (Direzione Generale del Diritto alla Salute) Provincia di Pisa Società della Salute Zona Pisana Società della Salute Zona Valdera Società della Salute Zona Alta Val di Cecina Società della Salute Zona Valdarno Inferiore Società della Salute Zona Bassa Val di Cecina Azienda USL n. 5 di Pisa - Dipartimento delle Dipendenze Azienda USL n. 5 di Pisa - UO Sistema Informativo Azienda USL n. 6 di Livorno - Dipartimento delle Dipendenze Azienda USL n. 11 di Empoli - Dipartimento delle Dipendenze Università degli Studi di Pisa Procura di Pisa Prefettura di Pisa Questura di Pisa Comando Provinciale dei Carabinieri di Pisa Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pisa Centro Servizio Sociale Adulti di Pisa Organizzazioni del Terzo Settore Gab. Regionale Polizia Scientifica per la Toscana Lab. indagini sulle droghe Reparto Operativo Carabinieri Firenze – S.I.S. – L.A.S.S. Ufficio delle Dogane di Livorno – Sez Laboratorio Chimico Dip.to Scienze Farmaceutiche Lab. Analisi Chimico-Farmaceutica e Chimico-Tossicologica Istituto Medicina Legale – Laboratorio Tossicologia Forense

Dr. Lanzi - Dr. Alfano Ass.re Guazzini Ass.re Bacci Dr.ssa Capantini Dr. Cellesi Dr.ssa Tedici Dr. Gagliardi Dr. Meini Dr. Bellone Dr. Gagliardi Dr.ssa Tedici Prof. Macchia Dr. Dominijanni Dr.ssa Castellani Dr.ssa Badalassi Magg. Bonacci Capit. Sportelli Ass. Soc. Fabbiano Dr. Mariani Dr. Possi Mar. Capo Dellasorte Dr.ssa Cannizzaro Prof. Macchia Prof. Giusiani


ALLEGATI



Allegato 1 PROGETTO NAZIONALE SISTEMA DI ALLERTA RAPIDA DROGHE SINTETICHE (REITOX 2)

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Allegato 2 REPORTING FORM FOR A NEW PSYCHOACTIVE DRUG

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Allegato 3a RASSEGNA STAMPA

27/07/2007 pag 20 Bergamo, micidiale mix di cocaina. Sei ricoverati in una sola notte. Sei tossicodipendenti finiti in ospedale ai Riuniti e a Seriate con allucinazioni: nessuno è in pericolo di vita. L’azienda sanitaria: in caso di sintomi anomali recarsi subito al Pronto soccorso. Due anni fa gli ultimi casi. È allarme nella Bergamasca per una partita di cocaina tagliata con atropina, sostanza chimica che può provocare, nei casi peggiori, allucinazioni, convulsioni, psicosi acuta e portare anche alla morte. Nella notte tra mercoledì e ieri sono stati ricoverati ai Riuniti di Bergamo e al Bolognini di Seriate in tutto sei tossicodipendenti che, dopo aver fatto uso di cocaina, presentavano un quadro clinico di sopore alternato ad allucinazioni. Per fortuna le condizioni di tutti e sei i pazienti non destano preoccupazione: due sono già stati dimessi, gli altri quattro sono in osservazione. Ma tanto è bastato per far lanciare all’Azienda sanitaria locale un appello: «Se si verificano sintomi anomali dopo l’assunzione di cocaina - spiega Claudio Sileo, direttore sanitario dell’Asl di Bergamo - è bene non sottovalutarli, ma rivolgersi subito al Pronto soccorso più vicino, oppure contattare il 118. Le conseguenze per chi assume atropina possono essere anche molto gravi: gli ultimi casi nella Bergamasca risalgono al dicembre 2004 e, in quell’occasione, si registrarono anche dei morti nel Milanese». Dopo i ricoveri dell’altra notte è subito scattato il protocollo previsto in questi casi: sono stati immediatamente informati dall’Asl tutti i pronto soccorsi della Bergamasca, la Prefettura, il 118, il dipartimento di prevenzione e gli organi di stampa. L’allarme è massimo in tutta la provincia: il timore è che sia stata diffusa una partita di cocaina «tagliata» - che, parlando di droghe, significa mescolata - con atropina, un cocktail dalle conseguenze anche molto pericolose. I sei tossicodipendenti ricoverati sono arrivati in ospedale tra l’1,50 di mercoledì notte e le 11,30 di ieri mattina, cinque al Bolognini di Seriate e uno ai Riuniti. Per tutti il quadro clinico era il medesimo: allucinazioni alternate a stato di torpore. Hanno tra i 20 e i 40 anni e risiedono nella zona di Seriate, l’area dove starebbe circolando la cocaina avariata che, in gergo, viene chiamata «cristallina». Il primo «intossicato» è stato notato poco dopo l’1 in via San Bernardo a Cenate Sotto. Si tratta di un uomo di 32 anni che si è sentito male mentre era alla guida del suo Fiat Doblò. Il trentaduenne, che poco prima aveva assunto una dose di cocaina, è sceso dall’auto ed è poi caduto a terra, perdendo i sensi. Una donna lo ha però notato dalla sua abitazione e ha chiamato il 118: sul posto anche gli agenti della polizia dei Colli, che lo hanno denunciato per guida sotto l’effetto di droga. Trasportato al Bolognini, è stato ricoverato in osservazione. Nelle ore successive gli altri cinque analoghi casi: tutti, all’esame delle urine, sono risultati positivi all’assunzione di cocaina, ma anche di atropina. Gli accertamenti sono stati eseguiti dal centro antiveleni dei Riuniti e poi dal laboratorio di tossicologia analitica clinica del San Matteo di Pavia. Dai Riuniti è stata quindi avvertita l’Asl. Il quadro clinico dei pazienti è simile a quello provocato da un’overdose. L’atropina viene raramente utilizzata come sostanza da taglio: pur costando poco è, infatti, pericolosissima. Fabio Conti

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28/07/2007 pag. 1 Cocaina, tracce in bimbo di un anno. È il figlio di due tossicomani bergamaschi finiti all’ospedale per la droga «avvelenata». Sono già 17 i ricoverati: allarme per il weekend. Caccia agli spacciatori, due fermi. La partita di cocaina tagliata con atropina – sostanza chimica che può provocare allucinazioni, psicosi e malori fino al decesso – continua a lasciare pericolosamente il segno. L’allarme è stato lanciato giovedì pomeriggio e nel giro di 48 ore sono finite in ospedale ben 17 persone. Tra queste c’era anche una coppia di genitori bergamaschi che, in preda ad allucinazioni, si è recata al pronto soccorso di Seriate con i due figlioletti al seguito. È stato poi accertato che anche uno dei bambini – poco più di un anno d’età – ha tracce di stupefacente nell’organismo: sono in corso le indagini per stabilire come e perché sia potuto succedere. Sale dunque in tutta la provincia l’allarme per la diffusione di una partita di cocaina tagliata con atropina, una sostanza chimica che provoca allucinazioni, problemi cardiaci e, nei casi peggiori, la morte. Dopo i sei casi registrati tra giovedì e venerdì, tra la notte scorsa e la giornata di ieri altre 11 persone hanno dovuto ricorrere alle cure mediche nelle strutture ospedaliere della Bergamasca, e non si tratta solo di tossicodipendenti: tra chi è stato soccorso in seguito ai sintomi provocati dal pericoloso mix di sostanze, infatti, ci sono anche consumatori occasionali, persone di età ed estrazione sociale diverse che fanno uso di cocaina solo di tanto in tanto o che addirittura l’avevano assunta per la prima volta. Il viceprefetto vicario Lucio Marotta, ieri ha convocato d’urgenza un vertice in prefettura, al quale hanno preso parte le forze dell’ordine, i rappresentanti dell’Asl, del Centro Antiveleni, del 118 e delle associazioni di categoria dei gestori dei locali notturni (Ascom e Silb). Obiettivo della riunione: impedire che il fenomeno della cocaina «avvelenata» si trasformi in una bomba ad orologeria nel fine settimana, quando si moltiplicano, in particolare per i giovani, le occasioni per venire a contatto con lo stupefacente. I primi risultati sono arrivati nel pomeriggio, quando i carabinieri e la polizia hanno fatto scattare le prime manette ai polsi di due presunti spacciatori accusati di aver venduto la coca mixata con atropina. «Per contrastare questo fenomeno gravissimo - ha spiegato il viceprefetto Marotta - le forze dell’ordine hanno potenziato i controlli sul territorio e avviato un’attività investigativa specifica per risalire all’origine della partita di cocaina. È importante però che tutti i potenziali assuntori, abituali ed occasionali, si astengano dal fare uso di cocaina perché, oltre ad esporsi ai danni specifici di questo stupefacente, rischiano anche di incappare in una dose tagliata con atropina. Questa particolare sostanza chimica può produrre sintomi come la confusione, forti allucinazioni e problemi cardiaci, mettendo a repentaglio anche la vita di chi la assume». «La situazione - ha aggiunto Claudio Sileo, direttore sanitario dell’Asl - è preoccupante e temiamo che nel fine settimana i casi si possano moltiplicare: raccomandiamo a tutti i potenziali consumatori di astenersi dall’uso di cocaina e a coloro che avvertono sintomi anomali dopo aver assunto la sostanza consigliamo di contattare il 118 o rivolgersi ad un pronto soccorso: anche un’ora sola di ritardo può essere fatale». […] Sul fronte della prevenzione anche i gestori dei locali serali si sono attivati per mettere in guardia

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i più giovani: «È importante che il messaggio circoli rapidamente e raggiunga il maggior numero di persone possibili - ha sottolineato Gigi Parma dell’Ascom, anch’egli presente al vertice -: per questo si è deciso di informare con la stampa anche i canali televisivi che trasmettono via satellite programmi rivolti ai giovani, trasmissioni spesso proiettate sugli schermi dei locali serali. Speriamo che tutti comprendano il rischio». Sul caso interviene anche don Chino Pezzoli, della comunità Promozione umana: «Quanto sta succedendo - spiega - evidenzia che il consumo di cocaina è molto più diffuso di quanto non sembri. Preoccupa il fatto che gli assuntori sottovalutino i danni di questa droga e la considerino in molti casi come un “dessert” da servire dopo una cena. Credo sia ora di dare un segnale forte, anche sul fronte dei controlli, per contrastare un fenomeno che sta suscitando preoccupazione su fronti diversi, compreso quello degli incidenti stradali». Nel frattempo i Carabinieri, la Polizia e la Guardia di Finanza oggi e domani proseguiranno i controlli antidroga e, attraverso i propri reparti investigativi, stanno intraprendendo indagini mirate per risalire all’origine della partita di cocaina. Nel Bresciano invece, dove per ora non si può escludere che possa essere arrivata la droga con l’atropina, è sotto osservazione il caso di una ventenne marocchina del basso Garda che, attorno alle 4,30 della scorsa notte, è stata accompagnata da due amici al pronto soccorso di Desenzano (Brescia) in stato confusionale ed è morta poco dopo il ricovero: i militari stanno accertando se la ragazza avesse assunto cocaina e se questa fosse tagliata con qualche sostanza pericolosa.

Emanuele Biava

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28/07/2007 pag. 9 Caccia aperta agli spacciatori: presi due marocchini Polizia e Carabinieri impegnati fin dal mattino per bloccare la diffusione della sostanza. Fermi a Costa di Mezzate e Zandobbio. La polizia e i carabinieri, i due distinte operazioni, hanno fermato nel pomeriggio di ieri due persone accusate di aver spacciato dosi del mix di cocaina e atropina che ha fatto finire in ospedale 17 persone in due giorni. Non si è fatta attendere, dunque, la reazione delle forze dell’ordine in seguito all’allarme lanciato dall’Asl e dalla prefettura sulla circolazione di una partita di coca tagliata con la sostanza chimica che provoca allucinazioni, torpore e problemi cardiaci (nei casi più gravi anche la morte) a chi la assume anche una sola volta. Verso le 18,50 a Costa di Mezzate gli agenti della Squadra Mobile e della Squadra Volante della Questura, impegnati fin da ieri mattina nel rintracciare gli spacciatori della droga avvelenata, hanno fermato un marocchino di 29 anni, J. N., a Costa di Mezzate: l’uomo, secondo le ricostruzioni, era stato indicato come presunto spacciatore da alcune delle persone che erano finite in ospedale in seguito ai malesseri provocati dall’assunzione di cocaina e atropina. L’immigrato, in possesso di un permesso di soggiorno spagnolo, dopo essere stato bloccato, è stato condotto in Questura dove è stato posto in stato di fermo con l’accusa di spaccio e tentato omicidio. Il fatto che abbia ceduto droga tagliata con atropina, infatti, è stato ritenuto di una gravità tale da far ipotizzare a suo carico anche il reato di tentato omicidio. La sua posizione comunque sarà oggetto di ulteriori valutazioni sulla base dei nuovi accertamenti tuttora in corso. La polizia nell’ambito della stessa operazione ha anche denunciato a piede libero un connazionale del marocchino, anch’egli ventinovenne, che si trovava con lui al momento del fermo: l’immigrato è stato infatti trovato con alcune dosi di cocaina ed è stato denunciato per il reato di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. A Zandobbio, invece, i carabinieri della tenenza di Seriate e della stazione di Trescore Balneario, sotto il coordinamento della compagnia di Bergamo, hanno fermato un marocchino di 29 anni, domiciliato a Cologno al Serio. I militari, impegnati fin dal mattino nelle indagini sulla diffusione della cocaina mescolata con l’atropina, sono risaliti al marocchino attraverso una serie di serratissime indagini negli ambienti dello spaccio e attraverso i racconti di alcuni dei pazienti che erano stati ricoverati dopo aver assunto le dosi tagliate con la sostanza chimica. L’uomo è stato trovato in possesso di alcune dosi di cocaina ed è finito in manette, oltre che per il reato di spaccio, anche per tentato omicidio. Le indagini si sono protratte fino a tarda sera: i militari non escludono ulteriori sviluppi nella giornata di oggi. Emanuele Biava

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30/07/2007 Cocaina tagliata con l’atropina arrestati altri due marocchini. Nel Bergamasco salgono a cinque i pusher fermati per la vicenda Dopo i 18 ricoveri dei giorni scorsi la Asl assicura che “il peggio è passato”. MILANO - Sono cinque gli spacciatori arrestati per la cocaina al veleno nel Bergamasco. Dopo i primi tre marocchini bloccati nei giorni scorsi, altri due sono stati arrestati dalla polizia. Gli agenti li hanno bloccati a Bagnatica, in provincia di Bergamo. Addosso avevano alcune bustine di cocaina che si sospetta possa far parte della stessa partita che nei giorni scorsi ha causato gravi problemi di salute a diciotto assuntori. I due arrestati erano in affari con uno dei nordafricani individuati nei giorni scorsi. Intanto, nella provincia di Bergamo l’allarme si attenua. Neppure ieri sono state registrate nuove intossicazioni. Il bilancio dei ricoverati resta quindi fermo alle 18 persone già dimesse, tra cui un bambino di un anno, figlio di una coppia di tossicodipendenti. Per Giampaolo Bonasini, dirigente della squadra mobile di Bergamo, la situazione è stata finalmente “arginata e, dopo gli arresti di questa notte, si può considerare sotto controllo”. Anche il direttore sanitario dell’Asl di Bergamo, Claudio Sileo, sostiene che “possiamo ragionevolmente dire di essere fuori dall’emergenza”. L’allarme era scattato giovedì scorso dopo i primi sei ricoveri tra Bergamo e Seriate con persone in preda ad allucinazioni dovute all’assunzione di dosi di cocaina tagliata con atropina, una sostanza chimica usata in medicina come antidoto a vari tipi di armi chimiche che, in dosi eccessive, può provocare la morte. Fonte: http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/cronaca/cocaina-tagliata/due-arresti/due-arresti.html

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04/12/2004 Cocaina avariata, 16 casi di overdose. Allarme per una partita contenente atropina: provoca allucinazioni e convulsioni. Gravi tre pazienti Il direttore dell’Asl, Silvio Rocchi: «Massima allerta». Episodi anche nel Milanese: un morto. Provoca stato confusionale, agitazione, ipertensione, tachicardia. Nei casi peggiori allucinazioni, convulsioni, psicosi acuta. Può anche uccidere. È la cocaina che sta circolando nella Bergamasca e che ha già causato il ricovero per overdose di 16 persone in cinque giorni: quattro pazienti agli Ospedali Riuniti di Bergamo, due all’ospedale di Treviglio, una al Policlinico di Ponte San Pietro, ben nove al Policlinico San Marco di Zingonia. Tre intossicati, in particolare, sono molto gravi e ricoverati in Rianimazione. Numerosi casi anche nel Milanese, dove ieri un paziente è morto in ospedale. Dalle analisi degli esperti sui casi di overdose, è emerso che la cocaina assunta prima della crisi conteneva atropina, utilizzata come sostanza da taglio – probabilmente per motivi di costo – da trafficanti senza scrupoli. L’atropina è una sostanza che deriva da una pianta velenosa, particolarmente pericolosa, in grado di potenziare l’effetto della droga. In minime dosi può curare varie malattie, soprattutto cardiache, ma in dosi appena superiori è in grado di provocare gravi allucinazioni e convulsioni, fino a uccidere. È ormai certo che una partita di cocaina contenente alti livelli di atropina è in circolazione sul mercato dello spaccio a Bergamo, in città e provincia, e nell’area milanese. IL CASO Tutto è cominciato alle tre di notte del 25 novembre, con il primo caso a Zingonia. Nel giro di cinque giorni, i casi nella Bergamasca sono diventati 16, l’ultimo alle 4 del mattino del 30 novembre: quattro ai Riuniti, due a Treviglio, uno a Ponte San Pietro e nove a Zingonia. Cocainomani che, dopo aver assunto la sostanza pur nelle dosi abituali, sono stati portati d’urgenza in ospedale, dove è stato somministrato loro un pesante sedativo per placare le convulsioni. Per la maggior parte è scongiurato il pericolo di vita. Tre di loro, tuttavia, sono ricoverati ancora in Rianimazione. LE ANALISI Dopo i primi casi di overdose, i medici hanno ipotizzato la circolazione di una partita di eroina particolarmente pura. Con il moltiplicarsi dei ricoveri nel giro di pochissimi giorni, tuttavia, ha preso sempre più corpo l’ipotesi di una partita di sostanza alterata in maniera molto pericolosa. Nel frattempo sono arrivati gli esiti delle analisi, immediatamente disposte sulle urine dei pazienti: esami che sono stati eseguiti dai Centri antiveleni degli Ospedali Riuniti di Bergamo e del Niguarda di Milano e, in seconda battuta, dal laboratorio di Tossicologia del Policlinico San Matteo di Pavia. Il responso: le urine contenevano cocaina e atropina. L’ALLARME Il direttore generale dell’Asl, Silvio Rocchi, ha trasmesso una relazione tecnica alla Regione, Direzione regionale della sanità, che nel frattempo aveva ricevuto analoghe segnalazioni anche da alcuni ospedali di Milano, in cui si erano verificati casi simili. Vista la gravità della situazione la Direzione regionale ha fatto scattare il cosiddetto Sistema di allerta rapido, diramando la segnalazione della partita di droga avariata a tutti i soggetti interessati: dai direttori delle Asl fino agli operatori sanitari ed educatori di strada, che sono a diretto contatto con i consumatori di droga, allo scopo di diffondere la notizia e raccomandare prudenza agli utenti. «Abbiamo allertato – spiega Silvio Rocchi –

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la Regione, in particolare gli assessorati alla Sanità e alla Famiglia e solidarietà sociale, la Prefettura, la Procura. È importante che la segnalazione della partita di cocaina pericolosa si diffonda. Siamo infatti di fronte all’ennesima novità nel mercato degli stupefacenti e serve massima allerta». IN DISCOTECA L’Asl ha richiesto anche la collaborazione di alcuni dj delle discoteche, affinché durante le serate diano avviso del pericolo: «È stato chiesto anche il nostro contributo – spiega Angelo Zibetti, presidente provinciale del Sindacato italiano locali da ballo – per diffondere la segnalazione, e ci siamo già attivati per farlo in maniera capillare». SULLA STRADA Tra i primi a diramare la notizia della partita di cocaina avariata sono stati gli operatori del Dipartimento dipendenze e del Sert dell’Asl, in particolare gli operatori di strada che, essendo a contatto quotidianamente con gli assuntori di stupefacenti, stanno cercando di far circolare la voce. Il consiglio degli addetti ai lavori agli utenti è di stare attenti a cosa comprano, da chi lo fanno e, in caso di incertezza, astenersi dal consumo di cocaina.

Fonte: http://www.eco.bg.it/EcoOnLine/CRONACA/2004/12/04_cocaina.shtml

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Allegato 3b MODULO DI ATTIVAZIONE DELLA PROCEDURA DI ALLERTA - REGIONE LOMBARDIA

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Allegato 3c SEGNALAZIONE DI ALLERTA - REGIONE DEL VENETO

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Allegato 3d RICHIESTA DI COLLABORAZIONE PER IL RILEVAMENTO DEI DATI RELATIVI ALL’INTOSSICAZIONE DA COCAINA ATROPINA - REGIONE DEL VENETO

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Allegato 3e FORMAT PER LA RICHIESTA DEI DATI PER LA RICOSTRUZONE DEL CRONOGRAMMA DELL’INTOSSICAZIONE DA COCAINA-ATROPINA

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Allegato 3f RICHIESTA DI INFORMAZIONI DI TIPO CRONOLOGICO RIGUARDANTI LE PERSONE ACCUSATE DI SPACCIO DI COCAINA TAGLIATA CON ANTROPINA

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Finito di stampare nel mese di maggio dell’anno 2008 dalla Tipolitografia La Grafica di Vago di Lavagno (Verona) www.lagraficaeditrice.it • tiplagrafica@tin.it






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