Università degli studi di Salerno
Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Sociologia
Tesi in Sociologia s.a.
Il dominio mascolino. Un’analisi linguistica di genere sui quotidiani
Relatore
Candidata
Prof. Massimo Pendenza
Elena Sorrentino 036/103406
Anno Accademico 2010/1
CAPITOLO 3 Indagine attraverso il quotidiano ‹‹La Stampa››
Prendendo spunto dalle ricerche che ho segnalato nel precedente capitolo, soprattutto da quella condotta da Alma Sabatini, ho deciso di compiere io stessa un’analisi sul linguaggio utilizzato dalla “carta stampata”. Parto dall’ipotesi personale che tutte le forme del linguaggio sessista e discriminatorio di cui si è parlato tanto in queste pagine, dalle dissimmetrie grammaticali a quelle semantiche, fino ad arrivare all’utilizzo dei titoli al maschile, siano andate aumentando nel tempo in funzione direttamente proporzionale all’ascesa delle donne nella vita politica, sociale, culturale, ecc. Insomma, io credo che quanto più le donne riescano a liberarsi del dominio maschile e a realizzarsi come soggetti, nei fatti, soprattutto nella professione, tanto più questa mano invisibile troverà nel linguaggio un mezzo per continuare ad esistere e a condizionare l’esistenza femminile. Più il mondo sarà delle donne, per dirla alla Touraine, più il linguaggio sarà mascolino. Se
nel
passato
alcune
dissimmetrie
potevano
essere
considerate
esclusivamente come il riflesso senza ombre di un tempo che ancora attendeva l’emancipazione femminile, oggigiorno, invece, non vale più questa metafora, perché alla luce dei fatti quel riflesso è diventato nient’altro che una grande ombra che oscura e intrappola la presenza femminile. Per verificare la mia ipotesi di base, ho preso in esame alcuni numeri del quotidiano ‹‹La Stampa››. Inizialmente ero orientata verso il ‹‹Corriere della Sera››, primo per diffusione in Italia, ma ho riscontrato una seria difficoltà nel reperimento soprattutto dei numeri più vecchi, la ‹‹Repubblica›› non l’ho presa in considerazione, essendo stata fondata solo nel 1976 (la mia ricerca parte dal 1952), quindi mi sono concentrata su ‹‹La Stampa››, terzo giornale d'informazione più venduto nel Paese e l’unico, in Italia, ad avere un archivio storico on line, completo e accessibile a chiunque. 2
Gli anni che ho analizzato sono il 1952, il 1972, il 1990 e il 2011, dieci numeri per ognuno di questi periodi scelti non a caso, o solo, come può sembrare, andando di vent’anni in vent’anni, ma in quanto successivi ad importanti fatti storici, politici e sociali per il tempo che mi è sembrato necessario affinché si interiorizzassero eventuali mutamenti. Mi riferisco, in particolare, al suffragio femminile (1946), all’apice del più importante movimento socioculturale e di protesta (1968) e alla pubblicazione delle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana a cura di Alma Sabatini (1987). Il 2011 è un necessario confronto con l’attuale. La scelta dei giorni è invece stata effettuata in maniera casuale e sequenziale. Gli articoli che ho esaminato sono quelli di politica interna, che serviranno a capire se e come si esplica la presenza delle donne in un campo che è stato e resta prettamente di dominio maschile e quelli di cronaca, che metteranno in luce eventuali tecniche discriminatorie legate ai luoghi comuni.
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3.1 Anni cinquanta: poche e inoffensive dissimmetrie, specchio della realtà La tabella seguente riporta nei dettagli i dati relativi all’indagine da me compiuta sui 10 numeri de ‹‹La Stampa›› che vanno dal 10 al 21 maggio 1952. Sono stati presi in esame gli articoli di politica interna e cronaca.
Tipo di analisi: dissimmetrie grammaticali a. uso delle parole “uomo” – “uomini” con valore generico:
1. ‹‹i posti amministrativi più importanti passeranno in mano a uomini designati dal governo italiano››; 1. ‹‹sconfitta, quindi, degli uomini di destra››; 2. ‹‹i comuni italiani hanno bisogno non di uomini di parte, ma di retti e abili amministratori››; 3. ‹‹non ci sono uomini capaci››; 4. ‹‹in tutta la Valle uomini e partiti si stanno mobilitando››; 5. ‹‹il perduto equilibrio fra l’uomo e la terra››; 6. ‹‹non c’è più posto per l’uomo che cammina››; 7. ‹‹un mondo migliore per gli uomini››; 8. ‹‹ciò che e cattivo nell’uomo››; 9. ‹‹il cane non è soltanto un amico dell’uomo››; 10. ‹‹gli uomini intelligenti››; 11. ‹‹gli uomini coraggiosi››; 12. ‹‹gli uomini credono le cose che fanno loro piacere››.
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b. nomi maschili con valore generico:
1. ‹‹tutti gli oratori hanno preso argomento nella nuova situazione››; 2. ‹‹la polizia ha sparato sui giovani››; 3. ‹‹i dimostranti si sono riuniti››; 4. ‹‹i montanari››; 5. ‹‹i cittadini››; 6. ‹‹i diritti del cittadino››; 7. ‹‹i bambini››; 8. ‹‹i fanciulli››; 9. ‹‹i ragazzi››; 10. ‹‹gli studenti››; 11. ‹‹gli italiani››; 12. ‹‹i francesi››; 13. ‹‹gli arabi››; 14. ‹‹gli jugoslavi››; 15. ‹‹gli istriani››; 16. ‹‹i profughi››; 17. ‹‹gli elettori››; 18. ‹‹i democristiani››; 19. ‹‹i liberali››; 20. ‹‹i dipendenti››; 21. ‹‹i lavoratori››; 22. ‹‹i giornalisti››; 23. ‹‹i fotografi››; 24. ‹‹gli operatori cinematografici››; 25. ‹‹i viaggiatori››; 26. ‹‹il lettore››; 27. ‹‹300 ammalati italiani ed un centinaio di malati austriaci››; 28. ‹‹i nostri fratelli perseguitati››; 5
29. ‹‹precludere per sempre a voi e ai vostri fratelli il pacifico ritorno sotto il tetto della madre comune››.
c. precedenza del maschile nelle coppie oppositive uomo/donna:
1. ‹‹sei persone sono rimaste uccise: tre uomini e tre donne››; 2. ‹‹tra gli altri ricordiamo il prof. Paolo Greco, i magistrati Berutti, Manfredini, Malinverni, Galante, Garrone, Repaci, gli avvocati Verzone Guido, Emilio Bachi, Mario Passoni, Bedarida; i professori Penati, Montalenti, Vinno, Ugolini, il rag. Clerico, Leo Scamuzzi, il dott. Mautino, Ada Gobelli Marchesini, la signora Martorelli, la signora Perotti››; 3. ‹‹il segretario della Dc on. Gonnella e la signora Rossi, presidente delle donne di Azione Cattolica››; 4. ‹‹il marito geloso che ammazza la moglie per infedeltà e viceversa››; 5. ‹‹ne parlano francamente uomini e donne››; 6. ‹‹98 suicidi (58 uomini e 40 donne); 7. ‹‹si trovavano nello stabilimento quattro persone: il dott. Tron, sua moglie Giuseppina Sinchetto, l’operaio Ernesto Guido di Carmelo, di 20 anni e la Lucia Napione››; 8. ‹‹il Servolo e la Bertorello››; 9. ‹‹il Valle e la Comparato››; 10. ‹‹una denuncia al Laviosa e alla Olivari››.
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Tipo di analisi: dissimmetrie relative agli agentivi
a. titoli al maschile ed eventuali sconcordanze grammaticali:
Non è stato riscontrato nessun caso
b. modificatore donna:
1. ‹‹la baronessa Giovanna Trigona, una ex crocerossina fiduciaria delle donne neofasciste e candidata al consiglio comunale di Palermo››; 2. ‹‹analogo schieramento a Verrés, dove la terza lista, quella degli indipendenti – contadini (e liberali), reca in testa il nome di una donna, la signorina Vella Cavurina, impiegata››.
c. suffisso –essa:
1. ‹‹la giovane poetessa Elena Bono››; 2. ‹‹la baronessa Giovanna Trigona››.
d. uso dissimmetrico di nomi, cognomi, titoli:
1. ‹‹il segretario della Dc on. Gonnella e la signora Rossi, presidente delle donne di Azione Cattolica››; 2. ‹‹Lo Verso uccise per amore della Salzillo››; 3. ‹‹analogo schieramento a Verrés, dove la terza lista, quella degli indipendenti – contadini (e liberali), reca in testa il nome di una donna, la signorina Vella Cavurina, impiegata››; 4. ‹‹la signorina Lucia Crivella››; 5. ‹‹a soli 14 anni aggredisce e rapina una signorina a S. Mauro››.
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Tipo di analisi: dissimmetrie semantiche
a. presentazione delle donne attraverso immagini stereotipate e discriminanti; b. eccessivo soffermarsi sull’età e sull’aspetto fisico; c. forme di identificazione della donna attraverso l’uomo, la professione e il ruolo stereotipati:
1. ‹‹Lo Verso ha scritto che la Salzillo era una brava e bella ragazza, una guida ideale per le sue bambine. In Filomena Salzillo dobbiamo cercare la vera, la sola, la potente casuale del delitto; come colei, che pur senza esprimere il suo pensiero, riuscì ad infiammare l’uomo che amava, spingendolo a uccidere la moglie››; 2. ‹‹noi ai giudici chiediamo giustizia in nome di una santa, in nome di una madre che personifica il dolore di tutte le madri italiane››; 3. ‹‹la trovata di una ragazza per riuscire a farsi sposare››; 4. ‹‹sempre con quella bocca spalancata››; 5. ‹‹non riusciva più a sopportarla data la sua troppo vivace loquela durante il sonno››; 6. ‹‹tra le cause che possono portare all’omicidio, ci sono i temperamenti impulsivi quali gli ipertiroidei, i collerici, le donne che risentono di un turbamento profondo all’epoca della ricorrenze mensili. Un delitto da parte di questi minorati è possibile››; 7. ‹‹la donna delinque meno dell’uomo ma talvolta lo supera in atrocità. E non veniteci a parlare della inferiorità della donna rispetto all’uomo, Basta ricordare le 47 coltellate con cui la Grisola uccise suo marito a Genova e i colpi forsennati e mortali della Fort su quattro creature››; 8. ‹‹è umanamente impossibile che una donna – dice la sentenza d’Assise di Cuneo – vedova da pochi giorni, con due bimbi a carico, li abbandoni a se stessi; vinca lo strazio che ogni donna sente nel lasciare senza assistenza le proprie creature soltanto per sfuggire a certe voci che le addebitavano un reato di cui si sente innocente››; 8
9. ‹‹Celeste Genova è uno straccio di donna. Non ha avuto né educazione, né ricchezze, né nobiltà di maritaggio. E’ caduta sempre tra le braccia di uomini tristi ma per bisogno, per fame››; 10. ‹‹una Bovary alla rovescia››; 11. ‹‹ultimamente una signora, in un tram di Stoccolma, vedendosi offrire il posto da un uomo, svenne››; 12. ‹‹nell’aula una giovane signora bionda, vestita di nero, si è tolta un momento gli occhiali affumicati coi quali spera di nascondere ai curiosi il suo viso delicato, per asciugarsi una lacrima››; 13. ‹‹l’elegante sconosciuta››; 14. ‹‹una matura contadina››; 15. ‹‹l’uccisione di una giovane donna››; 16. ‹‹la giovane poetessa Elena Bono››; 17. ‹‹l’imputata ha il viso di una donna già al tramonto, di 48 anni, che un tempo dovette possedere bellezza ed eleganza. Ora non ha né la prima né la seconda››; 18. ‹‹l’Alice Bertolotti era attesa in Pretura con la curiosità con cui si attende una bella donna››; 19. ‹‹Lo Verso ha scritto che La Salzillo era una brava e bella ragazza, una guida ideale per le sue bambine››; 20. ‹‹una graziosa donnina d’una ventina d’anni››; 21. ‹‹la graziosa sposina››; 22. ‹‹la deliziosa consorte››; 23. ‹‹la sposina olandese››; 24. ‹‹la bella olandese››; 25. ‹‹l’olandese volante››; 26. ‹‹la giovane sposa dai capelli biondi››; 27. ‹‹si è uccisa con un colpo di rivoltella alla tempia, la 36enne Debora De Nepi, maritata Funaro madre di quattro figli››; 28. ‹‹la pittrice Lisabeth Franhel Caputo, oggi moglie di un ingegnere italiano››; 9
29. ‹‹la rispettabile somma di 10 milioni e720 mila lire è stata vinta al lotto dalla Signora Margherita Giani, moglie di un operaio della Fiat››; 30. ‹‹Celeste Genova, di 40 anni, separata dal marito, un noto macellaio di La Spezia››; 31. ‹‹Felicita Marchetti, casalinga trentasettenne, sposata da 17 anni ad Attilio Obezzi operaio presso la Montecatini, e madre di una graziosa fanciulla quattordicenne a nome Luigina››; 32. ‹‹si nutrono pochissime speranze di salvare la donna che è vedova ed è madre di due figli ancora giovani››.
Ciò che salta subito all’occhio è che, seppur con qualche dissimmetria, giustificata però dal periodo storico, nei dieci numeri esaminati, non si teme di nominare le donne che ricoprono posizioni politiche o comunque di “potere”. Leggiamo: ‹‹la baronessa Giovanna Trigona, una ex crocerossina fiduciaria delle donne neofasciste e candidata al consiglio comunale di Palermo››; ‹‹la cons. Pagella››, in questo caso l’abbreviazione “cons.” non ci permette di capire se il giornalista volesse scrivere “consigliera” o “consigliere”, ma l’articolo è esatto; ‹‹sono in lizza tre liste: Sinistra, D.C. – Union, indipendenti. Analogo schieramento a Verrés, dove la terza lista, quella degli indipendenti – contadini (e liberali), reca in testa il nome di una donna, la signorina Vella Cavurina, impiegata››, in questa formula viene sottolineata l’eccezionalità della situazione e notiamo, inoltre, l’uso del termine signorina per evidenziare lo stato civile della donna; ‹‹il segretario della Dc on. Gonnella e la signora Rossi, presidente delle donne di Azione Cattolica››, in questa frase, invece, il termine “signora” è funzionale ad esplicitare il genere del soggetto, essendo stato utilizzato un termine (presidente) al maschile; infine leggiamo ‹‹senatrice Merlin››, la formula corretta, secondo le Raccomandazioni di Alma Sabatini, sarebbe “senatora”, ma sempre meglio che “senatore”.
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L’esigua presenza delle donne in politica comporta che, spesso, anche l’uso del maschile generico possa non essere ritenuto una discriminante. Espressioni come ‹‹i posti amministrativi più importanti passeranno in mano a uomini designati dal governo italiano››; ‹‹tutti gli oratori hanno preso argomento nella nuova situazione››; ‹‹sconfitta, quindi, degli uomini di destra››; ‹‹in tutta la Valle uomini e partiti si stanno mobilitando››; i comuni italiani hanno bisogno non di uomini di parte, ma di retti e abili amministratori››; ‹‹non ci sono uomini capaci›› possono essere tollerate, perché non sono altro che lo specchio della realtà. Con particolare attenzione mi soffermo sulla frase: ‹‹Io sono convintissimo che in ogni ramo del pubblico servizio ci siano uomini (o donne anche, proprio donne adatte e preparate e non presuntuose, senza alterigia né spirito di trafficantismo) che potrebbero essere ben utilizzati nel campo nazionale come nel campo locale››. Questa proposizione include anche le donne come possibili candidate ad un ruolo pubblico, sembra quindi un’importante apertura, ma il voler sottolineare le caratteristiche sia positive sia negative delle stesse, potrebbe essere rilevata come una vera e propria dissimmetria. Un uso improprio del maschile generico è inoltre evidente in espressioni che ritrovo continuamente sia negli articoli a sfondo politico, sia in quelli di cronaca: ‹‹la polizia ha sparato sui giovani››; ‹‹i dimostranti si sono riuniti››; ‹‹il perduto equilibrio fra l’uomo e la terra››; ‹‹non c’è più posto per l’uomo che cammina››; ‹‹un mondo migliore per gli uomini››; ‹‹ciò che è cattivo nell’uomo››; ‹‹il cane non è soltanto un amico dell’uomo››; ‹‹gli uomini intelligenti››; ‹‹gli uomini coraggiosi››; ‹‹gli uomini credono le cose che fanno loro piacere››; ‹‹i montanari››, ‹‹i cittadini››; ‹‹i diritti del cittadino››; ‹‹afflusso di bambini››; ‹‹i fanciulli››; ‹‹i ragazzi››; ‹‹gli studenti››; ‹‹i dipendenti››; ‹‹gli italiani››; ‹‹i francesi››; ‹‹gli arabi››; ‹‹gli jugoslavi›› ‹‹gli istriani››; ‹‹i profughi››; ‹‹i nostri fratelli perseguitati››; ‹‹gli elettori››; ‹‹i democristiani››; ‹‹i liberali››; ‹‹i viaggiatori››; ‹‹i giornalisti››; ‹‹i fotografi››; ‹‹gli operatori cinematografici››; ‹‹i lavoratori››; ‹‹il lettore››. Solo raramente si ritrovano forme meno androcentriche: ‹‹diritti umani››; ‹‹le masse››; ‹‹le persone››; ‹‹quelle popolazioni››; ‹‹la popolazione contadina››; ‹‹in nome del popolo italiano››; ‹‹le amiche e gli amici››; 11
‹‹ne parlano francamente uomini e donne››; ‹‹andava a zonzo tutto il giorno e buona parte della sera con ragazze e ragazzi della sua età››; ‹‹sei persone sono rimaste uccide: tre uomini e tre donne. Tuttavia, la scoperta più importante la si fa leggendo gli articoli di cronaca. Qui salta subito agli occhi come una delle dissimmetrie più importanti, tra quelle indicate da Alma Sabatini, ovvero quella che riguarda l’uso dell’articolo che precede il cognome delle donne, in questi pezzi non esiste. Come mostra il seguente articolo, donne e uomini vengono trattati alla stessa maniera.
In questo trafiletto si può notare come l’articolo preceda sempre sia il nome dell’uomo sia quello della donna. Il titolo, però, evidenzia la passività femminile: ‹‹farsi sposare››.
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Leggiamo, in questo e negli altri articoli: ‹‹il Servolo e la Bertorello››; ‹‹la Lorenzetti e il Giovannini››; ‹‹il Clerico e la Merlo››; ‹‹il Dossi e la Dossi o la signora Dossi››; ‹‹la Marascutti, il Bertolone e il De Bernardi››; ‹‹il Valle e la Comparato››; ‹‹la Faltracco e il Levato››; ‹‹la Olivari, il Laviosa e il Catania››; ‹‹al Laviosa e alla Olivari››; ‹‹la Tremolada e lo Scagnolari››. In ogni testo, che ci si riferisca ad un uomo piuttosto che ad una donna, il cognome è sempre preceduto dall’articolo. Sappiamo che l’italiano parlato e scritto, fra il quarto e l’ottavo decennio del Novecento, richiedeva obbligatoriamente l’articolo prima dei cognomi di donne, mentre per gli uomini si poteva scegliere se utilizzare o no questa formula. In questo senso, ‹‹La Stampa›› ha fatto la scelta meno discriminatoria. Naturalmente negli articoli politici questo non succede, tutti i nomi e cognomi maschili sono spesso preceduti dal titolo o dalla sua abbreviazione (ad esempio: il presidente, il senatore, il ministro, l’on., il dott., l’avv., il cons., il prof., ecc). Una sola volta ho potuto leggere: ‹‹il Rocco – che presiede quel consiglio di amministrazione – ha pubblicato in questi giorni un articolo […]››. Per le donne è invece frequente l’utilizzo dei termini signora o signorina, che, come ho affermato anche prima, potrebbero però essere in un certo senso meno invalidanti dei titoli al maschile che oscurerebbero totalmente la presenza femminile. Raramente le donne vengono citate con il cognome del marito o solo con il nome, quando succede, spesso anche per il maschio si usa solo il nome di battesimo. Si segnala un solo caso in cui in un articolo una signora viene menzionata sempre e solo come ‹‹la moglie di Alberti››. Spesso, però, si danno precisazioni sullo stato civile delle donne e, oltre all’antipatica distinzione tra signore e signorine, vengono menzionate le generalità del marito nonché la sua professione, quando è madre lo si sottolinea e si esplica anche il numero di figli: ‹‹si è uccisa con un colpo di rivoltella alla tempia, la 36enne Debora De Nepi, maritata Funaro madre di quattro figli››; ‹‹la pittrice Lisabeth Franhel Caputo, oggi moglie di un ingegnere italiano››; ‹‹la rispettabile somma di 10 milioni e720 mila lire è stata vinta al lotto dalla Signora Margherita Giani, moglie di un operaio della Fiat››; ‹‹Celeste Genova, di 40 anni, separata dal 13
marito, un noto macellaio di La Spezia››. Informazione in questo caso utile, in quanto, la donna, tale “squartatrice di La Spezia”, aveva imparato, proprio aiutando l’ex marito, a tagliare in maniera professionale le carni, arte che venne messa in pratica proprio nell’omicidio per il quale era accusata. E ancora: ‹‹Felicita Marchetti, casalinga trentasettenne, sposata da 17 anni ad Attilio Obezzi operaio presso la Montecatini, e madre di una graziosa fanciulla quattordicenne a nome Luigina››. Quando i mariti non vengono menzionati mi sorge il dubbio, anche se non ho precise indicazioni a proposito, che sia solo perché queste signore non sono sposate. Con sorpresa poi leggo: ‹‹Maria Rezzonico e suo marito, deferiti dall’autorità giudiziaria per abbandono di infante››, questo nascondere il nome dell’uomo, forse, è volto esclusivamente a rappresentare ancora meglio una realtà androcentrica, in quanto l’articolo parla di abbandono di un figlio da parte dei due coniugi e quindi menzionare un uomo sarebbe solo una formalità, la cura della prole spetta alla madre. Siamo in una realtà nella quale la “piccolezza” delle donne si evince anche dagli stessi nomi: Vincenzina, Adelina, Giannina, Antonina, Luigina. ‹‹Una graziosa donnina d’una ventina d’anni››, in questa frase sono evidentissime le caratteristiche principali che il dominio maschile prevede per le donne: importanza dell’aspetto fisico e piccolezza. Sono tanti gli articoli in cui ci si sofferma oltremisura sull’età e sull’esteriorità delle donne: ‹‹Nell’aula una giovane signora bionda, vestita di nero, si è tolta un momento gli occhiali affumicati coi quali spera di nascondere ai curiosi il suo viso delicato, per asciugarsi una lacrima››; ‹‹l’elegante sconosciuta››; ‹‹una matura contadina››; ‹‹l’uccisione di una giovane donna››; ‹‹la giovane poetessa Elena Bono››; ‹‹L’imputata ha il viso di una donna già al tramonto, di 48 anni, che un tempo dovette possedere bellezza ed eleganza. Ora non ha né la prima né la seconda››; ‹‹L’Alice Bertolotti era attesa in Pretura con la curiosità con cui si attende una bella donna››.
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Molto interessante è il modo in cui ogni volta, in una serie di articoli apparsi su più numeri e riferiti alla strana sparizione di una novella sposa olandese, si cercava di trovare un aggettivo sempre diverso ma consono, per nominare la donna scomparsa: ‹‹la graziosa sposina››, ‹‹la deliziosa consorte››, ‹‹la sposina olandese››, ‹‹la bella olandese››, ‹‹l’olandese volante››, ‹‹la giovane sposa dai capelli biondi››. E ancora: ‹‹Lo Verso ha scritto che La Salzillo era una brava e bella ragazza, una guida ideale per le sue bambine. In Filomena Salzillo dobbiamo cercare la vera, la sola, la potente casuale del delitto; come colei, che pur senza esprimere il suo pensiero, riuscì ad infiammare l’uomo che amava, spingendolo a uccidere la moglie››. Il pezzo in corsivo sembra chiaramente ricalcare l’immagine della donna “strega”. Di immagini discriminanti le donne ne ho trovate altre, si legge ad esempio che: ‹‹tra le cause che possono portare all’omicidio, ci sono i temperamenti impulsivi quali gli ipertiroidei, i collerici, le donne che risentono di un turbamento profondo all’epoca delle ricorrenze mensili. Un delitto da parte di questi minorati è possibile››. Le donne, quindi, durante il periodo mestruale sarebbero delle minorate. Dopotutto l’aveva detto Simone de Beauvoir (il periodo è anche più o meno lo stesso) che proprio in questi giorni la donna si vede costretta a non poter disporre di sé, a subire processi complicati con secrezioni ormoniche che agiscono sulla tiroide e l’ipofisi, sul sistema nervoso centrale e sul sistema vegetativo, ma addirittura renderla un’assassina mi sembra un po’ eccessivo. Continuiamo con la lettura: ‹‹La donna delinque meno dell’uomo ma talvolta lo supera in atrocità. E non veniteci a parlare della inferiorità della donna rispetto all’uomo. Basta ricordare le 47 coltellate con cui la Grisola uccise suo marito a Genova e i colpi forsennati e mortali della Fort su quattro creature››. Tralasciamo il fatto che si sta parlando di delitti e pensiamo per un attimo solo alla costruzione della frase e al suo significato. Abbiamo già commentato una proposizione del genere e sottolineato che, mettere in questo modo a confronto i due generi, pone la donna già in una condizione di inferiorità e volta tutta al raggiungimento di un ideale che è l’uomo, colui al quale tendere, al quale somigliare il più possibile per essere migliore e per poter essere riconosciuta parte attiva in questo mondo. Sarebbe più corretto, invece, proporre l’immagine di una 15
crescita della donna nella sua diversità rispetto al maschio, ma forse è ancora presto. Continuiamo con la lettura: ‹‹Saranno organizzati due pomeriggi dei bambini: a disposizione di tutti i piccoli vi saranno numerose automobiline elettriche››. In questo ultimo caso o le bambine non sono invitate o magicamente tutti i preconcetti riguardanti i giochi opportuni per l’uno e l’altro sesso, sono scomparsi, oppure, magari, ancora non esistevano! Quando si fa riferimento ad una donna “non comune”, come nel caso di Ann Davidson, una scrittrice che vorrebbe compiere da sola la traversata dell’Atlantico a bordo del suo yacht, la prima che sia stata tentata da una donna, allora si descrive la storia con aggettivi quali “drammatica” e “singolare”. Singolare perché si tratta di una donna, drammatica perché Ann Davidson in una precedente traversata insieme al marito, è rimasta vedova. Più di metà articolo è stato dedicato al racconto della sua vita da maritata e alla sua sventura, il resto alla singolarità dell’evento e alle condizioni meteorologiche. Io, invece, mi sarei soffermata soprattutto sul nome della nuova imbarcazione con cui la scrittrice avrebbe effettuato la traversata: “Felicity”. Tuttavia, come ho già evidenziato, quando una donna ricopre una carica importante, non si stenta a nominarla: ‹‹la gerente di una casa editrice››; ‹‹la signora Maria Favella – Grondaie, direttrice dell’Ambigu››. Siamo nel 1952, possiamo accontentarci anche di una nominazione non proprio perfetta e non arrabbiarci per il “signora”.
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3.2 Anni settanta: le donne cominciano a perdersi negli uomini
La tabella seguente riporta nei dettagli i dati relativi all’indagine da me compiuta sui 10 numeri de ‹‹La Stampa›› che vanno dal 18 al 29 gennaio 1972. Sono stati presi in esame gli articoli di politica interna e cronaca.
Tipo di analisi: dissimmetrie grammaticali a. uso delle parole “uomo” – “uomini” con valore generico:
1. ‹‹uomini dell’amministrazione pubblica e uomini che dirigevano imprese addette a quei lavori urgentissimi››; 2. ‹‹gli uomini della cultura italiana››; 3. ‹‹gli uomini della scientifica››; 4. ‹‹i vescovi si rivolgono ai credenti e agli uomini di buona volontà [...] l’aborto legalizzato risulterebbe una soluzione indegna per l’uomo [...] ogni uomo che sia illuminato dalla retta ragione e animato da una volontà tesa al bene [...] la costante ricerca della scienza per salvare l’uomo››.
b. nomi maschili con valore generico:
1. ‹‹centotré studenti››; 2. ‹‹numerosi studenti››; 3. ‹‹gli allievi››; 4. ‹‹i ragazzi››; 5. ‹‹21 ragazzi››; 6. ‹‹i giovani››; 7. ‹‹i loro giovani concittadini››; 8. ‹‹i due giovani›› (coppia di fidanzati);
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9. ‹‹gli edicolanti, i giornalai››; 10. ‹‹gli italiani››; 11. ‹‹i romani››; 12. ‹‹amici per la pelle››; 13. ‹‹i viaggiatori in arrivo››; 14. ‹‹i proprietari di una tabaccheria›› (si tratta di marito e moglie); 15. ‹‹i 1200 medici delle trenta cliniche universitarie di Roma››.
c. precedenza del maschile nelle coppie oppositive uomo/donna:
1. ‹‹i ballerini e i lavoratori dello spettacolo compresi nel gruppo dei tersicorei potranno andare in pensione a 45 anni gli uomini e a 40 anni le donne››; 2. ‹‹uno scorcio di vita derelitta, con uomini e donne che sembrano non conoscere altro che la parola prostituzione, contrabbando, rivalità tra sfruttatori, sete di guadagno, minacce, odio, vendetta››; 3. ‹‹Benvenuti e la Bertorello››; 4. ‹‹Vincenzo Santostefano e Franca Mistroni››; 5. ‹‹il trentanovenne Gerardo Magistro e la moglie Angela››; 6. ‹‹il Bianco e la moglie Maria Rosa››; 7. ‹‹Raffaele Tafuri e la moglie Antonietta››; 8. ‹‹i coniugi Sergio e Maria Suppo››; 9. ‹‹Gianfranco e Giovanna Vallortigara››; 10. ‹‹Attilio Marzollo e Ursula››; 11. ‹‹Gianfranco e Giovanna Vallortigara››; 12. ‹‹Giancarlo e Vita erano quasi fuggiti da Marsala per il carattere violento del padre››; 13. ‹‹Ne sono vittime due coniugi di Potenza: il trentanovenne Gerardo Magistro e la moglie Angela, di 35 anni››; 14. Titolo: ‹‹due vigili che fermano un’auto senza bollo aggrediti da un uomo e una giovane donna››. 18
Tipo di analisi: dissimmetrie relative agli agentivi
a. titoli al maschile ed eventuali sconcordanze grammaticali:
1. ‹‹il legale danese di Marzollo, la signora Johansen››; 2. ‹‹Concetta Pantuso, ritenuta il cervello dell’organizzazione››.
b. modificatore donna:
1. Titolo: ‹‹donne imprenditrici a cena con il sindaco››; 2. ‹‹donne d’affari››.
c. suffisso –essa:
Non è stato riscontrato nessun caso
d. uso dissimmetrico di nomi, cognomi, titoli:
1. ‹‹la signora Piatti, segretaria dell’Associazione››; 2. ‹‹il legale danese di Marzollo, la signora Johansen››; 3. ‹‹Benvenuti e la Bertorello››; 4. Titolo: ‹‹le serate della Pagliuca››.
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Tipo di analisi: dissimmetrie semantiche
a. presentazione delle donne attraverso immagini stereotipate e discriminanti; b. eccessivo soffermarsi sull’età e sull’aspetto fisico; c. forme di identificazione della donna attraverso l’uomo, la professione e il ruolo stereotipati:
1. ‹‹deve essere una donna dolce e generosa, forse sarebbe riuscita brava attrice››; 2. ‹‹ragazzine mitomani. Non è vero niente, sono soltanto fantasie di ragazze››; 3. ‹‹Gabriella Fodde, la Lolita tredicenne››; 4. ‹‹Giancarlo ha trovato lavoro in una fabbrica di Montecalieri. Vita restava in casa a badare alle faccende […] Giancarlo si sente indipendente, tutta la famiglia vive con il suo stipendio d’operaio […] Vita a Torino ha conosciuto un giovane, rientra a casa tardi, da qualche mese si è accorta di aspettare un bambino››; 5. ‹‹la ragazza calabrese disonorata e i suoi parenti››; 6. ‹‹scapolo elegante e noto come accanito cacciatore di gonnelle››; 7. ‹‹Mario Cortese ha ucciso con due colpi di pistola la moglie Maria Angela Samà (una donna invecchiata anzitempo per le privazioni e le numerose maternità)››; 8. ‹‹la ragazza – graziosa, neri capelli lunghi, Montgomery rosso –›› ; 9. ‹‹la graziosa fidanzata››; 10. ‹‹la giovane donna››; 11. Titolo: ‹‹due vigili che fermano un’auto senza bollo aggrediti da un uomo e una giovane donna››; 12. Titolo: ‹‹duello come nel west per una bella ragazza››; 13. ‹‹una bella ragazza sposata e separata dal marito››; 14. ‹‹stamattina una ragazza bruna, molto graziosa, pelliccia di visone, minigonna di nappa chiara corta fino al limite del possibile. Un’altra 20
bionda con frangetta, gli occhi a punta di spillo e la bocca un po’ prominente. Una terza ragazza bionda, altissima, figura da indossatrice, con gli occhi annebbiati da grandi occhiali grigi, è venuta con la madre grassa, dalla fronte bassa››; 15. ‹‹tante le immagini di questa biondissima venere, come indossatrice della sola sua bellezza››; 16. ‹‹presto Lucia, una bella ragazza bruna, si accorse che il marito, questo è almeno quanto sostiene, non era capace di assolvere i suoi doveri coniugali››; 17. ‹‹Bela Tolera sarà Marisa Sarasso, una bionda studentessa diciottenne; impersonerà l’Abba Ernesto Vallarolo, un ragioniere ventiseienne››; 18. ‹‹la principessa indossava un mantello e stivali al ginocchio, neri. Bionda, slanciata, ha pregato i fotografi di non importunarla››; 19. ‹‹Attilio Marzollo e Ursula Funk l’ultima affascinante amica del finanziere››; 20. ‹‹Annamaria Agnoli, un’infermiera di 31 anni, abitante con il marito Paolo Zoliani, di 32, a Milano››; 21. ‹‹una donna di 42 anni, Concetta Pantuso, madre di 10 figli, per circa due anni ha capeggiato una banda di scippatori motorizzati e ladri d’auto››; 22. Titolo: ‹‹arrestata ieri la moglie di un impiegato di Ivrea››, nell’articolo si legge: ‹‹Graziella Baldolli, la giovane moglie di Dante Ponzetto››; 23. ‹‹Marcellina Filippini di 45 anni, una contadina di Cugliate, vicino a Luino, madre di due bambine […] Marcellina Filippini (sposata con Augusto Cadei, di quarantasei anni, e madre di Maria Grazia e Tiziana di tredici e otto anni)››; 24. ‹‹una bella ragazza sposata e separata dal marito››; 25. Titolo: ‹‹una madre di 10 figli a capo di una gang››; 26. Riferimenti a prostitute e prostituzione: ‹‹la passeggiatrice››; ‹‹il suo mestiere››; ‹‹quel tipo di donna››; ‹‹come convincere le donne a ritirarsi dai marciapiedi?››; ‹‹donne sventurate››; ‹‹le donne››; ‹‹la prostituta per il diritto è una donna come le altre››; ‹‹le donne rimarrebbero prive o quasi 21
di clienti››; ‹‹ogni donna con il suo alloggio con la porta sulla strada››; ‹‹sono poi sfilate le “donne” di via Saluzzo, amiche della vittima››;
Anche nel 1972, nei pezzi di cronaca, si usa ancora, ed in modo molto evidente, l’articolo davanti al cognome del soggetto maschio. Raramente questo viene omesso, anche se non è più una scelta fissa come nel 1952. Ho trovato un solo caso di dissimmetria nell’accostare il nome di un uomo e una donna: ‹‹Benvenuti e la Bertorello››. Tuttavia, è emblematico il modo in cui viene nominata volta per volta la principessa Alessandra Torlonia. Per lei non sono da meno i riferimenti all’aspetto fisico: ‹‹bionda, slanciata›› e nonostante sia una principessa leggiamo: ‹‹le conversazioni della Torlonia››, ‹‹di Alessandra››, ‹‹della principessa››. Quindi se per gli uomini con un certo potere (onorevoli, presidenti, senatori, ecc) non si utilizza mai l’articolo prima del cognome e non li si nomina mai attraverso il loro nome di battesimo, se si tratta di donne, invece, ciò si può fare e lo si fa praticamente sempre, anche se sono delle principesse. Prendiamo ora in considerazione i casi relativi all’utilizzo del maschile generico: ‹‹uomini dell’amministrazione pubblica e uomini che dirigevano imprese addette a quei lavori urgentissimi››; ‹‹gli uomini della cultura italiana››; ‹‹i vescovi si rivolgono ai credenti e agli uomini di buona volontà [...] l’aborto legalizzato risulterebbe una soluzione indegna per l’uomo [...] ogni uomo che sia illuminato dalla retta ragione e animato da una volontà tesa al bene [...] la costante ricerca della scienza per salvare l’uomo›› in questo articolo si parla di aborto, quindi, l’utilizzo del termine uomo come maschile generico è veramente fuori luogo. Ancora: ‹‹centotré studenti››, ‹‹numerosi studenti››, ‹‹altri giovani››; ‹‹gli edicolanti […] i giornalai››, in quest’ultimo caso, leggendo i nomi elencati nell’articolo, ci rendiamo conto che si trattava per la maggior parte di donne.
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Analizziamo un articolo pi첫 da vicino.
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Nel titolo leggiamo: ‹‹Ventuno giovani››, all’interno dell’articolo si usa ancora il maschile generico: ‹‹21 ragazzi››, ‹‹i ragazzi››, ‹‹amici per la pelle›› e infine, con stupore, leggiamo ‹‹la capitana››, termine utilizzato per ben tre volte. Anche l’intervistatore deve essere rimasto sorpreso, ma per un altro motivo vista la domanda che gli è uscita spontanea (l’avrebbe fatta ugualmente se si fosse trattato di “un capo”?): ‹‹Perché sono toccati a lei i gradi di capitana››? La risposta è esaustiva: ‹‹Perché disegna molto bene e ha molta inventiva››.
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Andiamo avanti nella lettura di altri articoli. Titolo: ‹‹Le ballerine in pensione a quarant’anni›› – Sottotitolo: ‹‹I ballerini l’otterranno a 45››. Dare maggiore risalto alle donne, in questo caso, mi sembra una discriminazione nella discriminazione. All’interno: ‹‹i ballerini e i lavoratori dello spettacolo compresi nel gruppo dei tersicorei potranno andare in pensione a 45 anni gli uomini e a 40 anni le donne››. Nonostante il gruppo sia formato da uomini e donne, si usa per tutti, inizialmente, il maschile generico, solo in seguito si fanno le dovute differenziazioni, ma solo perché l’età del pensionamento per i due generi è diversa, fosse stata la stessa, di sicuro non si sarebbe mai specificato e capito che il gruppo di ballerini e lavoratori dello spettacolo era composto anche da donne. Per quanto riguarda il settore politico, devo innanzitutto precisare che ci troviamo in un momento in cui la presenza delle donne in Parlamento, dopo una grave flessione è in leggera ripresa. 1 Anche le parole del sindaco di Torino, l’ing. Porcellana, sembrano essere indicative a proposito: ‹‹la collaborazione femminile è preziosa, in Guinta due importanti assessorati (Istruzione e Igiene) sono retti da donne. Ma per gli incarichi bisogna concorrere, non è una questione di uomini o donne, bensì di categoria››. L’articolo in questione ha come titolo: ‹‹Donne imprenditrici››. Vengono presentate Aida Bertolotti Spadavecchia come Presidente nazionale dell’Aidda (Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda), quindi senza l’articolo che in questo caso sarebbe stato importante non omettere e Silvina Donvito, delegata del Piemonte. L’articolo prosegue, però, con una frase totalmente controproducente e discriminatoria: ‹‹L’ing. Porcellana ha sostenuto il fuoco di fila delle padrone di casa, agguerrite ed esperte donne d’affari››. Il termine fuoco di fila, che sta a significare “interrogatorio incalzante”, sottolinea la parlantina delle donne, luogo comune per eccellenza; il riferimento 1
‹‹Secondo una recente analisi statistica condotta da Linda Laura Sabatini per l’Istat, l’andamento della quota delle elette nel corso delle prime legislature disegna una curva a “U”, passando dal 7,7% del 1948 all’8,7% del 1979 con un minimo storico del 2,8% nelle legislature IV del 1963 e V del 1968. Nelle legislature successive al 1968, invece, l’andamento è più discontinuo, toccando il suo apice nella dodicesima legislatura del Governo Prodi I (15 aprile 1994 - 8 maggio 1996) quando, in virtù dell’introduzione del sistema maggioritario-proporzionale con l’alternanza uomodonna nel proporzionale, quasi il 15% dei deputati era composto da donne. Nelle ultime legislature la presenza delle donne diminuisce, nel 2001 rappresenta appena l’11,5% alla Camera e l’8,1% al Senato››. D. Vellutino, Lessico delle donne di “potere” nei processi di comunicazione istituzionale, Edizioni Plectica, Salerno, 2009
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alla casa di cui le donne “solo” possono essere padrone è fuori luogo e sempre legato ad un banale luogo comune; anche l’aggettivo “agguerrite”, che fa riferimento ad una caratteristica maschile, inserito in questo contesto crea una dissonanza; infine, il termine “donne d’affari” non è corretto, perché si sottolinea il carattere maschile dell’occupazione, bastava dire “le affariste”, o forse avrebbe significato qualcos’altro? Inoltre, nella lettura dell’articolo intero, si nota che non viene mai indicato il nome delle signore che fanno le domande al Sindaco, comincia così la non nominazione delle donne. Andando oltre, analizziamo altri testi e leggiamo: ‹‹La senatrice Tullia Carettoni››, che compare ancora come ‹‹La senatrice Carettoni››, niente da obiettare, il termine è al femminile, anche se non è “senatora” come avrebbe voluto Alma Sabatini, ma più avanti è menzionata una legge di cui la stessa si è fatta promotrice e che porta il nome di ‹‹Lex Tullia››. Se fosse stato un uomo, si sarebbe sicuramente utilizzato il cognome. Altri esempi di donne in posizioni importanti: ‹‹la signora Piatti, segretaria dell’Associazione››; ‹‹un intervento della dott. Franca Mussa››; ‹‹il legale danese di Marzollo, la signora Johansen››; ‹‹l’ex direttrice di Grottaferrata››. Nel primo caso si nota ancora l’utilizzo improprio del termine signora che in quel contesto potrebbe essere facilmente omesso visto che il titolo che la riguarda è correttamente utilizzato al femminile; nel secondo caso l’abbreviazione “dott.” e non “dott.ssa”, starà forse a significare “dottora”, termine che Alma Sabatini ritiene giusto? Infine, riscontriamo l’utilizzo di un termine maschile “il legale” per indicare una donna nel settore giuridico (che come vedremo diventerà quello maggiormente androcentrico) ma in questo caso viene “aggiustato” dal “signora”; ‹‹l’ex direttrice di Grottaferrata›› sembra una formula più giusta, anche se ‹‹direttora›› sarebbe il termine esatto da utilizzare, sempre su indicazione delle Raccomandazioni di Alma Sabatini; infine su ‹‹l’incriminazione della presidente nazionale dell’Opera maternità e infanzia, Angela Gotelli››, niente da obiettare. Negli articoli di cronaca riscontriamo pochi casi di donne presentate con il proprio cognome da nubile e parecchie donne, invece, assorbite dal proprio coniuge: ‹‹Vincenzo Santostefano e Franca Mistroni››; ‹‹Lucia Vannucchi e Vittorio Di Luciano››; ‹‹Annamaria Agnoli, un’infermiera di 31 anni, abitante con 26
il marito Paolo Zoliani, di 32, a Milano››; Titolo: ‹‹arrestata ieri la moglie di un impiegato di Ivrea››, nell’articolo si legge: ‹‹Graziella Baldolli, la giovane moglie di Dante Ponzetto››; ‹‹Marcellina Filippini di 45 anni, una contadina di Cugliate, vicino a Luino, madre di due bambine››, poi più avanti nell’articolo si legge: ‹‹Marcellina Filippini (sposata con Augusto Cadei, di quarantasei anni, e madre di Maria Grazia e Tiziana di tredici e otto anni)››; ‹‹il trentanovenne Gerardo Magistro e la moglie Angela››; ‹‹il Bianco e la moglie Maria Rosa››; ‹‹Raffaele Tafuri e la moglie Antonietta››; ‹‹Nella e Pietro Spadoni››; ‹‹i coniugi Sergio e Maria Suppo››; ‹‹Gianfranco e Giovanna Vallortigara››; ‹‹Teresa Siesto, una bella ragazza sposata e separata dal marito››. Come si nota in quest’ultimo caso, anche laddove è oramai avvenuta una separazione tra i coniugi, c’è questa tendenza a sottolineare comunque che la “bella ragazza” è stata sposata. Dissimmetria costante anche in questo periodo è il soffermarsi oltremodo sull’aspetto fisico e sull’età della donna: ‹‹Mario Cortese ha ucciso con due colpi di pistola la moglie Maria Angela Samà (una donna invecchiata anzitempo per le privazioni e le numerose maternità)››; ‹‹la ragazza – graziosa, neri capelli lunghi, Montgomery rosso – ››; ‹‹la graziosa fidanzata››; ‹‹stamattina una ragazza bruna, molto graziosa, pelliccia di visone, minigonna di nappa chiara corta fino al limite del possibile. Un’altra bionda con frangetta, gli occhi a punta di spillo e la bocca un po’ prominente. Una terza ragazza bionda, altissima, figura da indossatrice, con gli occhi annebbiati da grandi occhiali grigi, è venuta con la madre grassa, dalla fronte bassa››; ‹‹tante le immagini di questa biondissima venere, come indossatrice della sola sua bellezza››; ‹‹Bela Tolera sarà Marisa Sarasso, una bionda studentessa diciottenne; impersonerà l’Abba Ernesto Vallarolo, un ragioniere ventiseienne››. Per un uomo, al massimo, si può descrivere come è vestito, ma non si fanno mai riferimenti al suo aspetto esteriore: ‹‹Francesco Maiello lo ha ascoltato impassibile, dietro le lenti affumicate che gli nascondevano gli occhi. Vestiva all’ultima moda: giaccone di pelle, maglione giro collo, colbacco di pelliccia››.
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Vengono inoltre sottolineate per le donne alcune caratteristiche perpetuate dai luoghi comuni: ‹‹ragazzine mitomani […] Non è vero niente, sono soltanto fantasie di ragazze››; ‹‹deve essere una donna dolce e generosa, forse sarebbe riuscita brava attrice››. Quindi le donne raccontano storie per il loro desiderio di apparire e di mostrarsi interessanti, o sono dolci e generose, caratteristiche che tra l’altro non c’entrano nulla con l’essere una brava attrice. I riferimenti sessuali sono costanti, anche per le ragazzine: ‹‹Anna Rita, 18 anni, è graziosa, slanciata, bionda con meches. Gabriella ha 13 anni, è una ragazzina magra, cresciuta in altezza, assolutamente acerba››; ‹‹l’avviso di reato parla di sfruttamento nei confronti di Gabriella Fodde, la “Lolita” tredicenne››; ‹‹anche gli altri contro i quali la “Lolita” ha puntato il dito negano con sdegno››. Non si capisce come si possa identificare una ragazzina prima come “assolutamente acerba” e poi come una “Lolita” che per definizione è “una ragazza adolescente di aspetto provocante, che suscita desideri sessuali anche in uomini maturi”. Insomma, questa ragazzina è acerba o provocante? Interessante è anche il modo di presentare le prostitute: ‹‹uno scorcio di vita derelitta, con uomini e donne che sembrano non conoscere altro che la parola prostituzione, contrabbando, rivalità tra sfruttatori, sete di guadagno, minacce, odio, vendetta››; ‹‹la passeggiatrice››; ‹‹il suo mestiere››; ‹‹quel tipo di donna››. Si finisce, poi, addirittura per sovrapporre i due termini di “donna” e “puttana”: ‹‹come convincere le donne a ritirarsi dai marciapiedi?››; ‹‹donne sventurate››; ‹‹le donne››; ‹‹la prostituta per il diritto è una donna come le altre››; ‹‹le donne rimarrebbero prive o quasi di clienti››; ‹‹ogni donna con il suo alloggio con la porta sulla strada››. Solo una volta troviamo l’utilizzo di donna inteso come prostituta e quindi, giustamente, almeno virgolettato: ‹‹sono poi sfilate le “donne” di via Saluzzo, amiche della vittima››.
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3.3 Anni novanta: le tante contraddizioni
La tabella seguente riporta nei dettagli i dati relativi all’indagine da me compiuta sui 10 numeri de ‹‹La Stampa›› che vanno dal 5 al 16 ottobre 1990. Sono stati presi in esame gli articoli di politica interna e cronaca.
Tipo di analisi: dissimmetrie grammaticali a. uso delle parole “uomo” – “uomini” con valore generico:
1. ‹‹uno degli uomini più in vista di Perugia e dell’Umbria››; 2. ‹‹gli uomini dell’Anonima››; 3. ‹‹gli uomini della maggioranza di Occhietto››; 4. ‹‹anche gli uomini dell’esecutivo del partito››; 5. ‹‹gli uomini politici italiani da un po’ di tempo si sono messi a consigliare la Chiesa››; 6. ‹‹l’uomo di oggi vuole dell’altro››; 7. ‹‹perché l’uomo non abbia un prezzo››; 8. ‹‹ha voluto ammonire gli uomini che si stanno dilaniando nella lotta interna››.
b. nomi maschili con valore generico:
1. ‹‹alcuni consiglieri di amministrazione non socialisti››; 2. ‹‹i miei colleghi europei››; 3. ‹‹i deputati del SI e quelli del NO››; 4. ‹‹un appello agli insegnanti, ai genitori, agli studenti, ai magistrati, agli operatori dell’informazione, alle forze politiche perché ci si impegni››; 5. ‹‹i dirigenti››; 29
6. ‹‹i giornalisti››; 7. ‹‹i giuristi››; 8. ‹‹tre milioni di lavoratori pubblici››; 9. ‹‹un gruppo di lavoratori››; 10. ‹‹pochissimi lavoratori››; 11. ‹‹consulenti esterni››; 12. ‹‹team di professionisti››; 13. ‹‹500 tra giornalisti e fotografi››; 14. ‹‹compagnia fatta da giovani normali, studenti o lavoratori››; 15. ‹‹gli intellettuali dei club attaccano i miglioristi››; 16. ‹‹i comunisti››; 17. ‹‹i socialdemocratici››; 18. ‹‹i socialisti››; 19. ‹‹i compagni››; 20. ‹‹gli ex comunisti››; 21. ‹‹i democratici››; 22. ‹‹altri esponenti››; 23. ‹‹i leader››; 24. ‹‹i manifestanti››; 25. ‹‹i dignitari dell’opposizione››; 26. ‹‹lo sparuto numero di fedelissimi del vecchio pci radunati davanti al Bottegone››; 27. ‹‹attorno al caffè di Craxi c’è la ressa: dei cronisti, degli assessori, socialisti, dei postulanti››; 28. ‹‹gli amministratori comunali››; 29. ‹‹i giovani tossicodipendenti››; 30. ‹‹i malati di mente››; 31. ‹‹i malati terminali››; 32. ‹‹gli anziani››; 33. ‹‹gli immigrati››; 34. ‹‹i cittadini››; 30
35. ‹‹docenti universitari››; 36. ‹‹il predominio dei capitalisti e degli imprenditori››; 37. ‹‹i consumatori››; 38. ‹‹rappresentano quella discreta fetta di italiani››; 39. ‹‹i deboli, i poveri, gli indifesi››; 40. ‹‹oltre diecimila coltivatori››; 41. ‹‹gli agricoltori››; 42. ‹‹una deriva per un bimbo costa 2 milioni e mezzo››; 43. ‹‹psicodrammi dei rapporti tra padri, figli e nipoti››.
c. precedenza del maschile nelle coppie oppositive uomo/donna:
1. ‹‹marito e moglie››; 2. ‹‹lui e la moglie››; 3. ‹‹hanno perso la vita tre uomini e due donne››; 4. ‹‹Domenico Gervasio, 40 anni e la moglie Vincenza Ponticiello››; 5. ‹‹Valerio Morucci e Adriana Faranda, i due ex brigatisti››; 6. Titolo: ‹‹Morucci e Faranda, libertà in pericolo››; 7. Titolo in prima pagina: ‹‹Morucci e la Faranda liberi››; 8. Titolo: ‹‹Morucci e Faranda condannati per il delitto Moro sono usciti ieri sera da Rebibbia››; 9. ‹‹Andreotti ha avuto parole pungenti anche per Morucci e Faranda››; 10. ‹‹Attività di spaccio e diffusione della prostituzione maschile e femminile››.
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Tipo di analisi: dissimmetrie relative agli agentivi
a. titoli al maschile ed eventuali sconcordanze grammaticali:
1. ‹‹il presidente della Camera Nolde Iotti››; 2. ‹‹era noto l’entusiasmo del presidente della Camera. Ma non è scontato che il presidente della Camera condividesse il malumore delle donne del pci verso i compagni maschi; 3. ‹‹ha accolto le dimissioni del segretario uscente Giuliana Del Bufalo, diventata vicedirettore del Tg2››; 4. ‹‹a parlare è Giuliana Del Bufalo, segretario della Fnsi››; 5. Titolo: ‹‹la segretaria del sindaco nominata vice direttore alla vigilia del contratto››; 6. ‹‹alla fine Giuliana del Bufalo, segretario quarantaduenne della Fnsi››; 7. ‹‹di parere diverso il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Laura Fincato››; 8. ‹‹il giudice istruttore Anna Introini››.
b. modificatore donna:
Non è stato riscontrato alcun caso.
c. suffisso –essa:
Non è stato riscontrato nessun caso
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d. uso dissimmetrico di nomi, cognomi, titoli:
1. Titolo in prima pagina: ‹‹Morucci e la Faranda liberi››; 2. Titolo: ‹‹la Fumagalli va al contrattacco››; 3. ‹‹la Faranda e Morucci››; 4. ‹‹e ce n’è anche per l’Ombretta Fumagalli››; 5. Titolo: ‹‹la Iotti alle compagne: che battaglia sul divorzio››; 6. Titolo: ‹‹la Iotti respinge il referendum››; 7. ‹‹la Iotti››; 8. ‹‹il duro richiamo della Iotti››; 9. ‹‹l’intervento della Iotti››; 10. Titolo: ‹‹una bufera tra i giornalisti per la Del Bufalo››; 11. ‹‹la Del Bufalo››; 12. ‹‹la figlia della Guerinoni e di Geri››; 13. Titolo: ‹‹condannate la Guerinoni a sei mesi››; 14. Titolo: ‹‹per Casiraghi solo i fiori di Carolina››; 15. Titolo: ‹‹a Montecarlo i funerali di Stefano Casiraghi fra limousine, abiti d’alta moda e gioielli. Il dolore di Carolina in un triste show››; 16. Titolo: ‹‹ancora un dramma per Gigliola››; 17. Titolo: ‹‹la prima vittoria di Gigliola››.
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Tipo di analisi: dissimmetrie semantiche
a. presentazione delle donne attraverso immagini stereotipate e discriminanti; b. eccessivo soffermarsi sull’età e sull’aspetto fisico; c. forme di identificazione della donna attraverso l’uomo, la professione e il ruolo stereotipati:
1. ‹‹dà anche un colpo alle lezioni saccenti di Rossana Rossanda del Manifesto››; 2. ‹‹Carolina sembra tentare di far uscire di gola un urlo che rimane però silenzioso››; 3. ‹‹è soprattutto lei, mamma Paola, il personaggio che riscuote la solidarietà dei Perugini. Augusto De Megni, d’altra parte è troppo potente per suscitare simpatie››; 4. ‹‹Elisabetta Cimadoro poi straparla››; 5. ‹‹dalla televisione una sciagurata ragazzetta non fa che usare la parola briefing per dire che Occhetto si accinge a parlare››; 6. ‹‹mia moglie non aveva neanche il tempo di mettere una pentola sul fuoco per rispondere alle telefonate››; 7. ‹‹ha davvero sul viso una maschera terrea, rigida, che altera la grazia dei suoi lineamenti e urla i suo dolore››; 8. ‹‹una donna corpulenta che dimostra più dei suoi 56 anni. Si chiama Antonietta D’Antonio››; 9. ‹‹le notti insonni accanto al telefono non riescono a cancellare i bei lineamenti sul volto della signora Paola. Le lacrime le scendono sulle guance che sembrano più pallide nel contrasto coi capelli, lunghi e fulvi››.
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Nonostante
siano
passati
tre
anni
dalla
pubblicazione
delle
Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, a cura di Alma Sabatini, sono tante le contraddizioni che si riscontrano nella lettura dei dieci numeri del 1990, soprattutto per quanto riguarda gli articoli di stampo politico. Cominciamo col prendere in esame due articoli in cui si parla della presidente della Camera Nilde Iotti.
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Titolo: ‹‹la Iotti alle compagne: che battaglia sul divorzio››; nell’articolo: ‹‹la Iotti››; ‹‹il rancore a lungo covato dalle donne comuniste nei confronti dei maschi del pci si esprime così, nientedimeno che in presenza di una delle massime autorità dello Stato, il presidente della Camera Nolde Iotti››; ‹‹era noto l’entusiasmo del presidente della Camera. Ma non è scontato che il presidente della Camera condividesse il malumore delle donne del pci verso i compagni maschi; Titolo: ‹‹la Iotti respinge il referendum››; ‹‹la presidente della Camera›› (per due volte); ‹‹ha voluto ammonire gli uomini che si stanno dilaniando nella lotta interna››; poi in altri articoli qui non proposti, leggiamo ancora: ‹‹l’intervento della Iotti››; ‹‹il duro richiamo della Iotti. Si alterna la formula giusta “la presidente” con quella errata e di stampo maschile “il presidente”, inoltre il cognome è sempre preceduto in maniera dissimmetrica dall’articolo ed è evidente 36
un uso improprio del termine non marcato “uomo”, anche se viene fuori dalle stesse parole di Iotti. Procediamo con altri esempi: ‹‹Bonino è deputata italiana››; ‹‹ha accolto le dimissioni del segretario uscente Giuliana Del Bufalo, diventata vicedirettore del Tg2››; ‹‹a parlare è Giuliana Del Bufalo, segretario della Fnsi››, in questo caso l’utilizzo del termine “segretario” è forse volto ad evitare una dissimmetria semantica legata al diverso significato che assume il termine se utilizzato al maschile o al femminile, ma in altri articoli, invece, leggiamo: Titolo: ‹‹la segretaria del sindaco nominata vice direttore alla vigilia del contratto. Una bufera tra i giornalisti per la Del Bufalo al Tg2››, nell’articolo: ‹‹alla fine Giuliana del Bufalo, segretario quarantaduenne della Fnsi, il sindacato unico dei giornalisti italiani, ha accettato la vicedirezione del Tg2››; ‹‹la Del Bufalo››; ‹‹aggiunge Del Bufalo››; ‹‹la segretaria uscente››; ‹‹la nomina del segretario spetta alla giunta. Accanto a Del Bufalo sono stati eletti altri vicedirettori del tg2››. Insomma, anche in questo caso non si sa che termine usare e, talvolta, c’è l’utilizzo dell’articolo in maniera dissimmetrica, eppure non sempre. Leggiamo ancora: ‹‹di parere diverso il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Laura Fincato; ‹‹Ombretta Fumagalli, democristiana››; Titolo: ‹‹la Fumagalli va al contrattacco››; nell’articolo: ‹‹Ombretta Fumagalli Carulli, rappresentante della dc nel gruppo di lavoro della commissione antimafia che si occupa di Milano››; ‹‹e ce n’è anche per l’Ombretta Fumagalli, parlamentare democristiana e componente della commissione antimafia››; ‹‹il giudice istruttore Anna Introini››; ‹‹denuncia sull’Unità l’onorevole Graziella Priulla››; ‹‹proprio sull’Unità è stata teorizzata da Claudia Mancina (?!?!) una differenza››; ‹‹Luciana Castellina (?!?!)››; ‹‹dà anche un colpo alle lezioni saccenti di Rossana Rossanda del Manifesto››; ‹‹Elena Cordoni, della Commissione femminile nazionale del pci››; ‹‹precisa Livia Turco della segreteria del pci››; ‹‹così la segreteria socialista ha costituito un comitato di tre persone con l’incarico esclusivo di seguire l’evoluzione del nuovo caso Moro. Ne fanno parte Dino Felisetti, già componente del Csm, Alma Cappiello ed il senatore Modestino Acone››. Per le donne in vista nei settori sociali e culturali la confusione è minore: ‹‹la fondatrice della scuola Mafai, vale a dire la giornalista Miriam Mafai››; ‹‹risponde Sandra Bonsanti››; ‹‹la preside Fernanda Testa››; ‹‹la preside, donna 37
dalle idee aperte e dal carattere forte››; ‹‹Fernanda Testa accusa i suoi insegnanti››; ‹‹un’insegnante ha raccontato di essere stata insultata››; ‹‹quelle due donne, un’infermiera e un’agente di polizia dei minori››, in quest’ultimo caso l’apostrofo in “un’agente”, indica chiaramente che si tratta di una donna, “una agente”. Per il resto è tutta una serie di contraddizioni, non si sa se usare i termini al maschile o al femminile, inoltre molti nomi di donne vengono buttati lì senza spiegare a che titolo (chi è Luciana Castellina? E Claudia Mancina?), per non parlare degli antipatici luoghi comuni sempre presenti: lezioni saccenti (una donna non sa, è saccente); donna dalle idee aperte e dal carattere forte (l’essere forte è una caratteristica che avvicina più ad un uomo, quindi si è meritevoli di quella carica). Passando all’uso improprio dei nomi maschili e del termine uomo con valore generico, sono tantissimi i casi riscontrati sia negli articoli politici sia in quelli di cronaca: ‹‹gli uomini dell’esecutivo del partito››, ‹‹i miei colleghi europei››, ‹‹alcuni consiglieri di amministrazione non socialisti››, ‹‹i deputati del SI e quelli del NO››, uno degli uomini più in vista di Perugia e dell’Umbria››, ‹‹gli uomini dell’Anonima››, ‹‹un appello agli insegnanti, ai genitori, agli studenti, ai magistrati, agli operatori dell’informazione, alle forze politiche perché ci si impegni››; ‹‹gli uomini della maggioranza di Occhietto››; ‹‹i dirigenti››, ‹‹i giornalisti››; ‹‹tre milioni di lavoratori pubblici››; ‹‹un gruppo di lavoratori››; ‹‹pochissimi lavoratori››; ‹‹consulenti esterni››; team di professionisti››; ‹‹i giuristi››; ‹‹500 tra giornalisti e fotografi››; compagnia fatta da giovani normali, studenti o lavoratori››; ‹‹gli intellettuali dei club attaccano i miglioristi››; ‹‹i comunisti; ‹‹i socialdemocratici››; ‹‹i socialisti››; ‹‹i compagni››; ‹‹gli ex comunisti››; ‹‹i democratici››; ‹‹altri esponenti››; ‹‹i leader››; ‹‹i manifestanti››; ‹‹i dignitari dell’opposizione››; ‹‹lo sparuto numero di fedelissimi del vecchio pci radunati davanti al Bottegone››; ‹‹attorno al caffè di Craxi c’è la ressa: dei cronisti, degli assessori, socialisti, dei postulanti››; ‹‹gli amministratori comunali››; ‹‹gli uomini politici italiani da un po’ di tempo si sono messi a consigliare la Chiesa››; ‹‹i giovani tossicodipendenti››; ‹‹i malati di mente››; ‹‹i malati terminali››; ‹‹gli anziani››; ‹‹gli immigrati››; ‹‹i cittadini››; ‹‹docenti 38
universitari››;
‹‹il predominio dei capitalisti e degli imprenditori››; ‹‹i
consumatori››; ‹‹l’uomo di oggi vuole dell’altro››; ‹‹rappresentano quella discreta fetta di italiani››; ‹‹i deboli, i poveri, gli indifesi››; ‹‹oltre diecimila coltivatori››, ‹‹gli agricoltori››; ‹‹una deriva per un bimbo costa 2 milioni e mezzo››; ‹‹psicodrammi dei rapporti tra padri, figli e nipoti››; ‹‹perché l’uomo non abbia un prezzo››. Passiamo adesso ad analizzare in maniera più approfondita gli articoli di cronaca soprattutto per quel che riguarda il modo in cui le donne vengono nominate e ad interpretare le eventuali dissimmetrie con i nomi maschili: ‹‹Olivio Scattini torna a letto. Si sveglia anche la moglie Giulia Calderoni [...] marito e moglie [...] lui e la moglie [...]››, si usa il cognome da nubile della donna, ma nel presentarla accanto al marito lei è sempre l’Altro, il marito viene nominato sempre per primo; ‹‹la moglie di Mitterrand, Danielle››; Titolo: ‹‹la prima vittoria di Gigliola››; Titolo: ‹‹Ancora un dramma per Gigliola››, si omette il cognome della donna; ‹‹il tesoro di Loreto deve la sua origine alla regina Maria Anna di Spagna, sposata nel 1760 con il re di Spagna Carlo II››, anche per la regina è necessario specificare che è sposata; ‹‹la figlia della Guerinoni e di Geri››, dissimmetria nell’uso dell’articolo; ‹‹Domenico Gervasio, 40 anni e la moglie Vincenza Ponticiello››; ‹‹Valerio Morucci e Adriana Faranda, i due ex brigatisti››; Titolo: ‹‹Morucci e Faranda condannati per il delitto Moro sono usciti ieri sera da Rebibbia››, anche in questi casi viene nominato prima l’uomo e poi la donna, che siano o no marito e moglie; ancora: ‹‹la Faranda e Morucci››; ‹‹siamo proprio sfortunati ironizza la Faranda. Comunque noi, aggiunge Morucci, sappiamo solo quello che hanno sempre detto Azzolini e Bonisoli nei processi››; ‹‹Andreotti ha avuto parole pungenti anche per Morucci e Faranda››. Tanta confusione, a volte c’è un uso dissimmetrico dell’articolo altre no. Titolo: ‹‹per Casiraghi solo i fiori di Carolina››, nell’articolo anche lui viene chiamato, a volte, con il nome di battesimo, ma per la donna sembra essere una regola; Titolo: ‹‹A Montecarlo i funerali di Stefano Casiraghi fra limousine, abiti d’alta moda e gioielli. Il dolore di Carolina in un triste show››, nell’articolo: ‹‹Ha davvero sul viso una maschera terrea, rigida, che altera la grazia dei suoi lineamenti e urla il suo dolore. Carolina 39
sembra tentare di far uscire di gola un urlo che rimane però silenzioso››, ci si sofferma sull’aspetto fisico, ma soprattutto sull’incapacità della donna di comunicare con le parole, con il linguaggio, anche si trattasse di un urlo, la comunicazione, il dolore viene fuori dal suo corpo, dal suo aspetto, dalla grazia dei suoi lineamenti. Andiamo avanti con la lettura: ‹‹una donna corpulenta che dimostra più dei suoi 56 anni. Si chiama Antonietta D’Antonio: poche ore fa con l’aiuto del marito Giovanni Benvenuto [...]››, dopo questa prima presentazione, la signora verrà chiamata sempre con il nome, Antonietta, inoltre, la prima informazione che al giornalista preme dare, non è il suo nome, ma il suo aspetto e la sua età; ‹‹Le notti insonni accanto al telefono non riescono a cancellare i bei lineamenti sul volto della signora Paola. Le lacrime le scendono sulle guance che sembrano più pallide nel contrasto coi capelli, lunghi e fulvi [...] In questa stessa casa Paola e Dino De Megni, adesso Paola Rossetti [...] E’ soprattutto lei, mamma Paola, il personaggio che riscuote la solidarietà dei Perugini. Augusto De Megni, d’altra parte è troppo potente per suscitare simpatie››, la solidarietà dei perugini non oscura la dissimmetria tra un uomo di potere e una mamma; poi però in un altro articolo ci si sofferma anche sull’aspetto fisico del padre di Augusto: ‹‹dimostra meno dei suoi 42 anni a dispetto dei primi capelli bianchi che ingrigiscono una perfetta pettinatura. Il fisico tradisce la passione per lo sport [...] La barba appena lunga tradisce la stanchezza [...] Sembra un ragazzo il papà di Augusto, col completo jeans, la maglietta bianca sotto la camicia e le Timberland chiare. Ma quando parla sa misurare le parole››. Quest’ultima frase è emblematica perché l’uomo sa sempre cosa dire, è un bravo oratore, la donna o straparla e non sa usare i termini giusti o è muta e per lei parla il suo corpo, come si può leggere anche da questi passi: ‹‹Elisabetta Cimadoro poi straparla››; ‹‹dalla televisione una sciagurata ragazzetta non fa che usare la parola briefing per dire che Occhetto si accinge a parlare››. Concludiamo con il più banale dei luoghi comuni: ‹‹mia moglie non aveva neanche il tempo di mettere una pentola sul fuoco per rispondere alle telefonate››, non penso ci sia nemmeno il bisogno di commentare, si poteva sicuramente usare una metafora più felice, ad esempio: ‹‹mia moglie non aveva neanche il tempo di leggere due righe di un giornale››. 40
3.4 Duemila: l’attuale oscuramento della donna di “potere”
La tabella seguente riporta nei dettagli i dati relativi all’indagine da me compiuta sui 10 numeri de ‹‹La Stampa›› che vanno dal 15 al 24 luglio 2011. Sono stati presi in esame gli articoli di politica interna e cronaca.
Tipo di analisi: dissimmetrie grammaticali a. uso delle parole “uomo” – “uomini” con valore generico:
1. ‹‹un’inchiesta condotta dai suoi uomini››; 2. ‹‹l’uomo attraverso la caccia ritorna alle origini››; 3. ‹‹gli uomini del Soccorso alpino valdostano››; 4. ‹‹cerca uomini e riferimenti in tutte le regioni››; 5. ‹‹tra i ministri e gli uomini che gestiscono il credito del paese››; 6. ‹‹dagli uomini delle Fondazioni››; 7. ‹‹noi italiani […] vulnerabili al fascino dell’uomo che si appunta le cose da fare››; 8. ‹‹la grandezza degli uomini si rivela quando si capisce che è venuto il momento di uscire di scena››.
b. nomi maschili con valore generico:
1. ‹‹i comunisti››; 2. ‹‹i dipietristi››; 3. ‹‹i leader della sinistra››; 4. ‹‹i leghisti››; 5. ‹‹i miei colleghi del Pdl››;
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6. ‹‹i coordinatori del Pdl››; 7. ‹‹i parlamentari e i deputati››; 8. ‹‹i capi della maggioranza››; 9. ‹‹i senatori››; 10. ‹‹i ministri››; 11. ‹‹i capigruppo››; 12. ‹‹i questori››; 13. ‹‹i giudici››; 14. ‹‹i giuristi››; 15. ‹‹gli avvocati››; 16. ‹‹i notai››; 17. ‹‹i giovani magistrati››; 18. ‹‹i magistrati››; 19. ‹‹i burocrati››; 20. ‹‹i nostri politici, ma anche i venditori di lavatrici››; 21. ‹‹i lavoratori››; 22. ‹‹i giornalisti››, 23. ‹‹i cronisti››; 24. ‹‹gli operatori televisivi››; 25. ‹‹i dipendenti››; 26. ‹‹i manager››; 27. ‹‹i professionisti››; 28. ‹‹gli analisti››; 29. ‹‹gli operatori del mercato››; 30. ‹‹gli investitori››; 31. ‹‹medici, infermieri e pazienti››; 32. ‹‹i giocatori››; 33. ‹‹i partecipanti››; 34. ‹‹i nostri elettori››; 35. ‹‹il contribuente››; 36. ‹‹i ragazzi››; 42
37. ‹‹gli italiani››; 38. ‹‹i cittadini››; 39. ‹‹giovani, disoccupati e titolari di partita Iva››; 40. ‹‹i turisti››; 41. ‹‹i passeggeri››; 42. ‹‹i bagnanti››; 43. ‹‹gli infiltrati››; 44. ‹‹i bambini delle scuole italiane››; 45. ‹‹delinquenti, terroristi e mafiosi››; 46. ‹‹i volontari››; 47. ‹‹i detenuti››; 48. ‹‹200 feriti››; 49. ‹‹i due anziani, i due torinesi›› (marito e moglie); 50. ‹‹gli imputati: la preside, due insegnanti, l’assistente sociale e uno psicologo››; 51. ‹‹platea degli esenti: bambini e anziani con redditi familiari inferiori a 36 mila euro, disoccupati, pensionati sociali e al minimo e loro familiari a carico, malati cronici, cittadini affetti da malattie rare, invalidi››; 52. ‹‹il rischio è che l’enorme debito ereditato divori il nostro futuro e quello dei nostri figli››; 53. ‹‹per il segretario del Pdl un’alleanza che si rinnova, anche con un cambio generazionale, deve avvenire con il consenso dei padri››; 54. ‹‹il politico deve essere come la moglie di Cesare››.
c. precedenza del maschile nelle coppie oppositive uomo/donna:
1. ‹‹c’erano Giuliano e Haidi Giuliani››; 2. ‹‹Denny Pruscino e Katia Reginella››.
(la situazione è comunque molto equilibrata per quanto riguarda questo tipo di dissimmetrie che sembrano essere solo un caso). 43
Tipo di analisi: dissimmetrie relative agli agentivi
a. titoli al maschile ed eventuali sconcordanze grammaticali:
1. ‹‹il capogruppo del partito di Bersani, Anna Finocchiaro, nega un coinvolgimento dei suoi››; 2. ‹‹un’astensione, quella del ministro dell’Ambiente Prestigiacomo››; 3. ‹‹al di là della buona volontà del ministro Prestigiacomo, non c’è nulla››; 4. ‹‹ci sarà un vertice a Roma con il ministro Prestigiacomo››; 5. ‹‹una squadra cercata tutto il pomeriggio dal ministro Prestigiacomo››; 6. ‹‹ha sottolineato il ministro Mara Carfagna››; 7. ‹‹malgrado l’espressa contrarietà del presidente Renata Polverini››; 8. ‹‹il presidente della regione Lazio Renata Polverini ha promesso un’inchiesta››; 9. ‹‹dice l’ex ministro della sanità Rosy Bindi››; 10. ‹‹il sindaco uscente del Pd, Ariella Borghi››; 11. ‹‹l’ex patron della Roma Rosella Sensi››; 12. ‹‹lei, il nuovo assessore all’immagine della città, ai grandi eventi, alla cultura e al turismo, alla promozione delle Olimpiadi 2020, è pronta a giocare una partita diversa››; 13. ‹‹Daniela Occhiali, rieletta sindaco, ha deciso di far sedere al tavolo della sala giunta Giorgia, Erika, Francesca e Fabiana, i suoi assessori […] a questo sindaco che di professione fa l’insegnante, viene l’orticaria a sentir parlare di quote rose […] Il venerdì pomeriggio sindaco e assessori si ritrovano per la riunione di giunta››; 14. ‹‹presentato dal ministro Meloni››; 15. ‹‹finché due senatori, Donatella Porretti e Marco Perduca hanno pensato di interpellare i ministri Gelmini e Prestigiacomo››; 16. Trafiletto: ‹‹il direttore. E’ stata Rita Barbera, neo direttore del carcere, a preparare il nuovo regolamento interno››; 17. ‹‹l’avvocato Tiziana Rodà, moglie di Papa››; 44
18. ‹‹l’avvocato Rodà ieri ha replicato stizzita››; 19. ‹‹siamo delusi, amareggiati e sconcertati da questa sentenza, hanno commentato gli avvocati di parte civile Laura D’Amico e Laura Mara››; 20. ‹‹la sentenza è stata emessa dal giudice del tribunale di Verbania Rosa Maria Fornelli […] il giudice ha adottato due formule distinte […] tra tre mesi potremmo prendere atto della motivazione del giudice […] penso che però un giudice dovrebbe avere più coraggio››; 21. ‹‹il presidente della quarta sezione penale Giulia Turri››; 22. ‹‹il giudice Stefania Donadeo deciderà se archiviare oppure no la posizione del Cavaliere››; 23. ‹‹il pm Tiziana Siciliano››; 24. ‹‹l’avvocato Cristiana Totis››; 25. ‹‹il presidente Laura Praderi››; 26. ‹‹l’avvocato Cristina Barbieri››; 27. ‹‹spiega l’avvocato Maria Pia Vigilante […] ma dal suo legale è subito arrivata la smentita››; 28. ‹‹la legale di Winter, Chiara Rizzo […] spiega l’avvocato […] del suo avvocato››.
b. modificatore donna:
1. ‹‹887 comuni sono guidati da sindaci donna, i vicesindaci donna sono 998››; 2. ‹‹una donna in camice verde››.
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c. suffisso –essa:
1. ‹‹ogni visita della dottoressa Sensi››; 2. ‹‹lei, la presidentessa››; 3. ‹‹l’ex presidentessa››; 4. ‹‹l’ex presidentessa giallorossa››; 5. ‹‹la signora Tiziana Rodà che poco dopo lo difende come una leonessa››; 6. ‹‹la soldatessa››.
d. uso dissimmetrico di nomi, cognomi, titoli:
1. ‹‹battibecchi plateali tra la Brambilla e Cicchitto››; 2. ‹‹la Bindi››; 3. ‹‹la Prestigiacomo››; 4. ‹‹la Sensi››; 5. Titolo trafiletto: ‹‹riecco la Dallario: “usata per incastrare il Premier”››; 6. Titolo: ‹‹Rosella in contropiede, dopo l’Olimpico ecco il Campidoglio››; 7. Titolo trafiletto: ‹‹Catrufo verso l’esclusione per fare posto alla Sensi››; 8. ‹‹il premier si fa rappresentare a Villa Reale dalla “rossa” Michela Vittoria Brambilla, sua inviata di fiducia››; 9. ‹‹la signora di Introd è quasi contemporanea all’uomo del Similaun››; 10. Titolo di copertina: ‹‹“Abbiamo rapito noi la Orlandi”; 11. Titolo articolo interno: ‹‹L’ex della Magliana: “Si, siamo stati noi a rapire la Orlandi”››; 12. ‹‹dopo il fatto della Orlandi››; 13. ‹‹del rapimento della Orlandi››; 14. Titolo: ‹‹Melania: il mistero della telefonata››; 15. Titolo: ‹‹Melania contro Ludovica: “Ti spacco la faccia”››; 16. Titolo: ‹‹Melania: sull’auto di Parolisi lavata una macchia di sangue››; 46
17. Titolo: ‹‹Melania si fidava dell’assassino››; 18. Titolo in prima pagina: ‹‹Melania, chiesto l’arresto del marito››.
Tipo di analisi: dissimmetrie semantiche
a. presentazione delle donne attraverso immagini stereotipate e discriminanti; b. eccessivo soffermarsi sull’età e sull’aspetto fisico; c. forme di identificazione della donna attraverso l’uomo, la professione e il ruolo stereotipati:
1. ‹‹il Pd Paolo Giarretta, giunto in soccorso della collega Albertina Soliani››; 2. ‹‹è Carolina Lussana, oltre ogni pudore, a sostenere che la lega ha avuto una posizione chiara fin dall’inizio››; 3. ‹‹la signora Tiziana Rodà che poco dopo lo difende come una leonessa››; 4. ‹‹Mariarosaria Rossi piange, Beatrice Lorenzin è una furia, […] dice paonazza››; 5. ‹‹La “rossa” sarebbe il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla in tailleur nero, tacco esagerato e sorriso adeguato››; 6. ‹‹lei in canottiera grigia con reggiseno rosso in vista, sghignazzava e non versava una lacrima››; 7. ‹‹sulla Sensi riconosco i meriti del padre; ‹‹La figlia del signor Franco, capo famiglia e gran capo della Roma››; 8. Trafiletto: ‹‹Figlia d’arte (il padre fu ministro nel primo governo Berlusconi) la bolognese Anna Maria Bernini››; 9. ‹‹la prima cittadina 46enne, moglie e madre di due figli […], spiega la sua visione di democratica casalinga […], Al tavolo, non lo nascondono, si parla anche di parrucchiere e lavatrici››. 10. ‹‹Melania Rea, la bella mamma di 29 anni››; 11. ‹‹la bella moglie di soli 29 anni››;
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12. ‹‹la bella moglie e mamma di 29 anni››; 13. ‹‹la casalinga››; 14. ‹‹la bella casalinga di 29 anni››.
La stampa attuale mostra degli evidentissimi tentativi volti ad oscurare la presenza femminile nella politica e nelle più alte cariche, soprattutto giuridiche. Più elevata è la posizione della donna, maggiore sembra la necessità di difendersi, usando termini al maschile, inserendo commenti o immagini tradizionali, che hanno l’obiettivo di rassicurare da una parte e frenare dall’altra. Rassicurare quanti sono intimoriti da una sempre maggiore presenza della donna in ogni ambito della vita e frenare, nel linguaggio, un più esatto processo di rappresentazione di una realtà che oramai è cambiata. Partiamo dunque analizzando in maniera approfondita come vengono nominate le donne di potere: innanzitutto la dissimmetria più evidente è l’utilizzo dell’articolo prima del cognome che oramai è una regola, o più che altro una scelta, che vale esclusivamente per le donne. I titoli, inoltre, sono quasi sempre al maschile e proprio quelle rare eccezioni, in cui c’è un loro utilizzo al femminile, fanno capire che, in fondo, i termini giusti da usare sono conosciuti, ma non si usano per scelta, come si evince in maniera chiara da questo esempio: ‹‹Il ministro, o meglio la ministra Michela Vittoria Brambilla››. Spesso però la scelta è delle stesse donne che indicano al giornalista di voler essere chiamate così, al maschile, perché si ritiene, come ho già affermato più volte, che al femminile questi termini suonano male e sembra non rispecchino la tanto agognata parità. Invece, secondo me, non si fa altro che creare un danno maggiore, ma continuiamo con l’analisi degli articoli. Tanti sono gli esempi riscontrati che evidenziano questa scelta: ‹‹il capogruppo del partito di Bersani, Anna Finocchiaro, nega un coinvolgimento dei suoi››; Titolo: ‹‹Prestigiacomo sconfessata dalla sua maggioranza››; nell’articolo: ‹‹un’astensione, quella del ministro dell’Ambiente Prestigiacomo […] la ministra che si astiene […] al di là della buona volontà del ministro Prestigiacomo, non c’è nulla […] ci sarà un vertice a Roma con il ministro Prestigiacomo››; ‹‹una squadra cercata tutto il 48
pomeriggio dal ministro Prestigiacomo››; ‹‹ha sottolineato il ministro Mara Carfagna››; ‹‹malgrado l’espressa contrarietà del presidente Renata Polverini […] la governatrice Renata Polverini››; ‹‹il presidente della regione Lazio Renata Polverini ha promesso un’inchiesta››; ‹‹dice l’ex ministro della sanità Rosy Bindi››; ‹‹la presidente dei Pd Rosy Bindi››; Didascalia: ‹‹Ex democristiana, Rosy Bindi è stata ministro della Sanità e della Famiglia. Ora è presidente del Pd e vicepresidente della Camera dei deputati››; ‹‹lo ha detto ieri la presidente del Pd Rosy Bindi››; ‹‹la presidente di turno Rosy Bindi››; ‹‹la presidente di turno Bindi legge il risultato del voto››; ‹‹il sindaco uscente del Pd, Ariella Borghi››; Titolo: ‹‹Cutrufo verso l’esclusione per fare posto alla Sensi››; ‹‹l’ex presidente della Roma››; ‹‹presenta una new entry rosa in giunta: l’ex patron della Roma Rosella Sensi, con una delega trasversale di promozione della città››; ‹‹l’ex presidentessa giallorossa››; ‹‹lei, la presidentessa››; ‹‹ogni visita della dottoressa Sensi››; ‹‹l’ex presidente giallorossa dovrà essere l’ambasciatrice nel mondo››; ‹‹sulla Sensi riconosco i meriti del padre››; ‹‹la figlia del signor Franco, capo famiglia e gran capo della Roma››; ‹‹due settimane fa aveva salutato i tifosi dicendo che d’ora in poi avrebbe fatto la mamma››; ‹‹lei, il nuovo assessore all’immagine della città, ai grandi eventi, alla cultura e al turismo, alla promozione delle Olimpiadi 2020, è pronta a giocare una partita diversa››; ‹‹i sindaci “in rosa”››; ‹‹Daniela Occhiali, rieletta sindaco, ha deciso di far sedere al tavolo della sala giunta Giorgia, Erika, Francesca e Fabiana, i suoi assessori […] a questo sindaco che di professione fa l’insegnante, viene l’orticaria a sentir parlare di quote rose››; ‹‹la prima cittadina 46enne, moglie e madre di due figli […] spiega la sua visione di democratica casalinga […] noi abbiamo il fiuto per l’economia domestica, siamo attente scrupolose. E soprattutto sappiamo accudire e ascoltare […] il venerdì pomeriggio sindaco e assessori si ritrovano per la riunione di giunta […] al tavolo, non lo nascondono, si parla anche di parrucchiere e lavatrici››; ‹‹presentato dal ministro Meloni››; ‹‹finché due senatori, Donatella Porretti e Marco Perduca hanno pensato di interpellare i ministri Gelmini e Prestigiacomo››; ‹‹il premier si fa rappresentare a Villa Reale dalla “rossa” Michela Vittoria Brambilla, sua inviata di fiducia. […] La “rossa” sarebbe il ministro del Turismo 49
Michela Vittoria Brambilla in tailleur nero, tacco esagerato e sorriso adeguato››; Trafiletto: ‹‹Il direttore. E’ stata Rita Barbera, neo direttore del carcere, a preparare il nuovo regolamento interno››; Articolo: ‹‹la direttrice spiega che è un segnale››; ‹‹conferma Lavinia Covolo, gestore del rifugio››; ‹‹l’avvocato Tiziana Rodà, moglie di Papa››; ‹‹l’avvocato Rodà ieri ha replicato stizzita››; ‹‹siamo delusi, amareggiati e sconcertati da questa sentenza, hanno commentato gli avvocati di parte civile Laura D’Amico e Laura Mara››; ‹‹la sentenza è stata emessa dal giudice del tribunale di Verbania Rosa Maria Fornelli […] il giudice ha adottato due formule distinte […] tra tre mesi potremmo prendere atto della motivazione del giudice […] penso che però un giudice dovrebbe avere più coraggio››; ‹‹il presidente della quarta sezione penale Giulia Turri››; ‹‹il giudice Stefania Donadeo deciderà se archiviare oppure no la posizione del Cavaliere››; ‹‹il pm Tiziana Siciliano››; ‹‹l’avvocato Cristiana Totis››; ‹‹il presidente Laura Praderi››; ‹‹l’avvocato Cristina Barbieri››; ‹‹spiega l’avvocato Maria Pia Vigilante […] ma dal suo legale è subito arrivata la smentita››; ‹‹la legale di Winter, Chiara Rizzo […] spiega l’avvocato […] del suo avvocato […] aggiunge la legale››. Innanzitutto, dalla lettura di questi esempi, possiamo affermare che quanto più è inevitabile presentare in maniera esaustiva un ruolo femminile di potere, tanto più si cerca di proteggersi attraverso espedienti più o meno ortodossi. Emblematico è il caso degli articoli su Rosella Sensi, nei quali non si può fare a meno di evidenziare i meriti del padre (e non i suoi), inoltre viene tirata in ballo, per ben due volte nello stesso articolo, una frase di un più ampio discorso fatto alla fine del suo incarico alla presidenza della AS Roma, ovvero, la sua intenzione di voler fare la mamma a tempo pieno. Andando oltre, ci si rivolge ad una ministra con un soprannome “la rossa” (perché ha i capelli rossi) e ci si sofferma su come è vestita, per non parlare dei sindaci “in rosa” e del continuo riferimento ad immagini stereotipate di donne casalinghe, madri, mogli e attente all’aspetto esteriore. Inoltre, se secondo la tesi di Gioia di Cristofaro Longo, l’ambito di maggiore visibilità per le donne è quello giuridico, ciò che viene fuori dalla lettura di questi esempi è che è proprio nell’ambito giuridico si utilizzano in maniera praticamente esclusiva i titoli al maschile. Non si è mai utilizzato il termine 50
“avvocata” o “magistrata” ed anche l’articolo è praticamente sempre al maschile (il giudice e non la giudice, il pm e non la pm, solo due volte leggiamo “la legale”). Proponiamo altri esempi per i quali non è chiaro il genere del titolo, solo per rimarcare la confusione e la strumentalizzazione del linguaggio evidenti soprattutto
oggigiorno:
‹‹Fabrizia
Lapecorella,
dirigente
del
ministero
dell’economia››; ‹‹l’onorevole Melania Rizzoli, medico, lo va a vedere››; ‹‹racconta Giovanna Gioia, presidente onorario dell’associazione Asvope››; ‹‹ha spiegato Silvana Perucca, presidente dell’associazione albergatori valdostani››; ‹‹è sconsolata anche Franca Cappellutto, presidente dell’Unione provinciale degli albergatori di Savona››; ‹‹Sara Pepi, referente provinciale dell’Enpa››; ‹‹Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon››. Naturalmente, nel caso di contemporanea presenza femminile e maschile, i titoli sono sempre a vantaggio del genere non marcato: ‹‹questo l’attacco al Carroccio dei parlamentari del Pdl Francesco Biava, Maurizio Castro e Barbara Saltamartini››; ‹‹l’inchiesta condotta dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia››; ‹‹i pm Laura Pedio e Luigi Orsi››; ‹‹alcuni ministri (Frattini, Gelmini, Brunetta)››; ‹‹persino due fedelissimi del Cavaliere (Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio) hanno avuto parole critiche››; ‹‹degli altri, di chi lo vuole dentro, dei leghisti, dei pidiellini dubbiosi (come Nunzia De Girolamo) non intende parlare››. Riportiamo anche i casi in cui i titoli vengono utilizzati al femminile, per sottolineare il fatto che quando si vuole vengono
usati
senza
troppi
problemi
e
soprattutto
senza
causarne:
‹‹l’amministratrice di Cashgold, Carmela Carone››; ‹‹la commercialista Stefania Tucci››; ‹‹la sottosegretaria Ravetto››; ‹‹la radicale Rita Bernardini››; ‹‹la leader degli industriali Emma Marcegaglia››; ‹‹la presidente di Confindustria››; ‹‹la deputata Paola Concia››; ‹‹si dimette Bravi, la portavoce di Tremonti››; ‹‹la presidente Catiuscia Marini››; ‹‹la presidente umbra››; ‹‹la leader della Cgil››; ‹‹Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil››; ‹‹e una deputata come Nunzia De Girolamo, che era venuto allo scoperto nel tirare fuori i suoi dubbi, aspramente redarguita, è rientrata nei ranghi››; ‹‹commenta la Pd Finocchiaro››; ‹‹la ministra Carfagna››; ‹‹Gemma Azuni, consigliera di Sel che si è rivolta al Tar insieme alla collega Pd Cirinnà››; ‹‹la consigliera regionale del Pdl Isabella 51
Rauti››. Mi sorge il dubbio che alcuni di questi termini, come sottosegretaria o segretaria, vengano utilizzati volontariamente con lo scopo di ridimensionare la carica (abbiamo già visto la differenza nelle definizioni di segretario e segretaria). Questa è solo una speculazione, ma purtroppo è difficile capire il valore simbolico di un termine se c’è tutta questa confusione. Tanti gli esempi che ci mettono di fronte ad un altro dato di fatto importante, ovvero, che soprattutto in questo periodo per parlare e per scrivere si utilizza una lingua che è esclusivamente a misura d’ “uomo”: ‹‹un’inchiesta condotta dai suoi uomini››; ‹‹l’uomo attraverso la caccia ritorna alle origini››; ‹‹gli uomini del Soccorso alpino valdostano››; ‹‹cerca uomini e riferimenti in tutte le regioni››; ‹‹tra i ministri e gli uomini che gestiscono il credito del paese››; ‹‹il messaggio chiaro del ministro, condiviso dai banchieri e dagli uomini delle Fondazioni››; ‹‹noi italiani […] vulnerabili al fascino dell’uomo che si appunta le cose da fare››; e ancora: ‹‹i cronisti››; ‹‹i nostri politici, ma anche i venditori di lavatrici››; ‹‹i comunisti››; ‹‹i dipietristi››; ‹‹i parlamentari e i deputati››; ‹‹i senatori e i ministri››, ‹‹i capigruppo››; ‹‹i giuristi››; ‹‹i giornalisti››, ‹‹i giovani magistrati››; ‹‹gli operatori televisivi››; ‹‹i dipendenti››; ‹‹i turisti››; ‹‹i passeggeri›› e frasi come: ‹‹Dovranno invece rispondere di concorso in omicidio i fratelli Stefania e Piero Citterio››; ‹‹i due fratellini erano una bambina di 7 anni e un maschietto di tre››. E questa è solo una minima parte dei tanti esempi elencati nella tabella all’inizio di questo paragrafo. Oggigiorno non può valere più la scusa che la lingua rispecchia la realtà e che quindi il maschile generico come le altre forme di dissimmetria possono anche essere utilizzati senza causare importanti danni. Il danno c’è, eccome, perché oramai le donne partecipano attivamente ed ampiamente in ogni settore, economico, politico, giuridico, sociale, culturale, ecc. La loro soggettività duramente conquistata è celata da un linguaggio che possiamo e dobbiamo definire sessista.
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Per quanto riguarda gli articoli di cronaca, il periodo preso in considerazione per l’analisi è quello in cui si svolgono le indagini in merito all’omicidio di Melania Rea. In tutti i titoli lei viene indicata sempre e solo con il nome, Melania, invece per il marito si usa sempre il cognome, Parolisi. All’interno degli articoli la prima citazione riporta il nome e il cognome della donna, poi c’è sempre e solo il nome, ma in questo caso possiamo dire che anche per Salvatore Parolisi (tranne rarissime eccezioni) vale la stessa regola. Tuttavia, spesso, al posto del nome, viene usata sempre la stessa formula con leggere varianti: ‹‹la bella mamma di 29 anni››; ‹‹la bella moglie di soli 29 anni››; ‹‹la bella moglie e mamma di 29 anni››; ‹‹la casalinga››; ‹‹la bella casalinga di 29 anni››. Insomma, aspetto fisico, età e professione “tradizionale” non sono mai omessi, non è mai mutata la scelta per rappresentare una donna.
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Conclusioni
Mettendo a confronto i quattro periodi presi in analisi, è possibile poter confermare la mia ipotesi di partenza. Man mano che si va avanti negli anni aumenta la presenza delle donne in tutti i settori della vita, da quello giuridico a quello politico, da quello sociale a quello culturale, ma nello stesso tempo si inventano sempre più stratagemmi per oscurarne la presenza. Se ad esempio nel 1952 e nel 1972 non sembra esserci alcun problema in merito alla nominazione delle donne “di potere” attraverso l’utilizzo di termini concordanti il referente, come ad esempio “la consigliera” e “la senatrice”, per non parlare di “capitana”, nel 1990 e nel 2011 si riscontra, invece, una invalidante confusione in merito alla nominazione delle donne in politica e non solo. Come abbiamo visto in maniera approfondita nell’ultimo capitolo, non si capisce quale sia il termine giusto da utilizzare (la ministra o il ministro? Il presidente, la presidentessa o la presidente?), tutto è arbitrario e dipende dalla scelta del giornalista e spesso anche delle stesse donne che specificano di che genere deve essere il titolo e molte di loro, purtroppo, optano per i termini al maschile. E’ vero, si usano di meno le espressioni “signora” e “signorina”, antipatiche puntualizzazioni sullo stato civile di una donna, ma lungi dall’essere un passo in avanti, questa tendenza sembra avere come fine quello di oscurare ulteriormente la presenza femminile. Basta riflettere sulla funzione che svolge il termine “signora” in questa frase tratta da un articolo de ‹‹La Stampa›› del 1952: ‹‹il segretario della Dc on. Gonnella e la signora Rossi, presidente delle donne di Azione Cattolica››, omettendolo, come avremmo capito che si stava menzionando una donna? E’ vero che si sarebbe potuto utilizzare il nome di battesimo oppure il giornalista avrebbe potuto scrivere “Rossi, la presidente delle donne di Azione Cattolica”, secondo me, però, non importa tanto il modo, ma che avvenga la nominazione, che si capisca il genere del soggetto, perché talvolta, oggigiorno, si leggono degli articoli in cui si arriva alla fine senza aver capito che si stava parlando di una donna. 54
Un’importante attenzione va rivolta al settore giuridico che, secondo la tesi di Gioia Di Cristofaro Longo, rappresenta l’ambito di maggiore visibilità per le donne. Ciò che si evince, invece, dalla lettura di questi quotidiani, è praticamente il contrario. Magari è vero che non si riscontrano tentativi per svalorizzarne l’autorevolezza, come invece risulta evidentissimo nell’ambito politico, ma ciò, secondo me, non accade perché non ce n’è bisogno. Nel settore giuridico le donne non vengono mai realmente nominate perché si utilizzano esclusivamente termini al maschile. Già nel 1972 leggiamo ‹‹il legale danese di Marzollo, la signora Johansen››, almeno in questo caso si specifica il genere con “signora”, più avanti negli anni la situazione peggiora ulteriormente, nonostante questo settore, molto più di quello politico, abbia visto un’importante ascesa delle donne. Non sono mai stati utilizzati i termini come “avvocata” o “magistrata”, tanto cari ad Alma Sabatini e l’articolo è sempre al maschile anche quando i nomi sono epiceni, come ad esempio giudice o legale che potrebbero facilmente accordare l’articolo al femminile. Si riscontra molto raramente l’uso dell’articolo al femminile: la giudice o la legale. Per capire che si tratta di una donna bisogna fare molto attenzione perché il nome per intero viene menzionato solo una volta, nel resto dell’articolo troviamo solo i titoli al maschile, quindi, se ci dovesse sfuggire, ci perderemmo un’importante informazione sul genere del referente. E se quell’avvocata si chiamasse Andrea, come si capirebbe che è una donna? Passando agli articoli di cronaca, si riscontra innanzitutto un aumento della dissimmetria legata all’utilizzo dell’articolo prima del cognome delle donne. Se nel 1952, forse anche per influenza dialettale, venne fatta la scelta meno discriminatoria di anteporre l’articolo prima dei cognomi sia degli uomini sia delle donne (per quest’ultime era una regola per i maschi invece si poteva scegliere), già nel 1972 questa opzione tende ad essere meno costante per gli uomini, fino a dare vita, diffondendosi e rendendosi evidente soprattutto negli articoli politici, ad una delle più importanti dissimmetrie grammaticali che Alma Sabatini menziona nelle sue Raccomandazioni. Negli articoli di cronaca, ad una diminuzione di questa dissimmetria legata all’articolo, fa da contraltare lo sviluppo di un’altra tecnica discriminatoria che si evidenzia soprattutto nei titoli, 55
ovvero, la scelta di nominare le donne solo con il proprio nome di battesimo. Nei dieci numeri esaminati del 2011 in merito al caso dell’uccisione di Melania Rea, in nessun titolo compariva il suo cognome, ma sempre e solo “Melania”, mentre per indicare il marito si usava sempre il cognome. Quando poi all’interno dell’articolo anche per l’uomo si utilizzava il nome, ecco comparire un’altra dissimmetria, questa volta semantica, ovvero l’attenzione esagerata per l’età, il ruolo di madre, moglie e casalinga della donna, nonché per il suo aspetto fisico: ‹‹la bella moglie e mamma di 29 anni››; ‹‹la bella casalinga di 29 anni››. Tali speculazioni si riscontrano anche nel campo politico dove si rivelano ancor più fuori luogo e dissimmetriche. In poche parole non fa in tempo a passarne di moda una che già se ne ha pronta un’altra. L’uso sempre più frequente del maschile generico che genera discriminazione, rendendo invisibile il soggetto femminile, è un’ulteriore prova che la lingua è a misura d’ “uomo”. Infatti, se cinquanta anni fa i tempi non erano ancora maturi e nessun dibattito era stato fatto in merito alla questione del linguaggio, oggi qualche messaggio è stato lanciato, la questione è stata ampiamente sollevata e quindi non si può chiamare in causa l’ignoranza o l’immaturità dei tempi. Oggi questa è una vera e propria scelta che gli uomini e soprattutto le donne fanno e che ha come risultato quello di perpetuare una cultura androcentrica che rallenta il mutamento sociale, ovvero, l’ascesa delle donne. Se il termine è indicato solo al maschile come farà per esempio una bambina che non ha ancora una cultura della vita ad immaginare che diventerà “ministro”? Verrà sempre indirizza a pensare ad un mondo “tradizionale”, dove le donne sono destinate ai ruoli “tradizionali” e quelle che li evitano sono un’eccezione che non ha neppure nome. Il fatto più grave, però, è che le donne pare non se ne rendano conto, si accontentano, non si accorgono di stare legittimando la superiorità maschile, di essere dei fantasmi, perché, e lo voglio sottolineare ancora, “ciò che non ha nome non esiste”. E’ inutile illudersi e pensare di poter acquistare potere con un nome che non ci appartiene che non rispecchia realmente la soggettività della donna. All’inizio, in effetti, potrebbe essere dura, alcuni termini potrebbero suonare strani (anche se 56
l’italiano ha importato e coniato dei termini che sono ben più eccentrici) ed incutere un senso di vertigine, ma una volta passata, una volta che il termine avrà acquistato forza traendola da se stesso, dalle donne, io penso che sarà molto più potente di un termine carico, invece, solo di significati androcentrici. Si sta rifacendo lo stesso errore che alcune femministe hanno fatto in nome della parità. Talvolta veniva esasperato il concetto, tanto da pensare di dover annullare la femminilità e ricercare in tante maniere una qualsiasi forma di virilità che le rendesse più uguali ai maschi. Eppure, invece che per la parità, ci si dovrebbe battere per la cultura della differenza 2 perché le donne e gli uomini sono diversi, ma con pari possibilità di essere soggetti sociali. Dunque, che sia “senatrice”, piuttosto che “senatora”, che sia “la presidente”, piuttosto che “la presidentessa”, o “la presidente”, il suono del nome ha ben poca importanza, quel che conta è che il titolo rispetti l’accordo con il referente, che rispecchi il genere e non oscuri le donne. Sono passati più di sessant’anni da quando Simone de Beauvoir scriveva “donne non si nasce, si diventa” e ancora oggi sembra che quella frase abbia lo stesso significato negativo, come se diventare donna sia un qualcosa di brutto, di inferiore, di invalidante. L’immagine delle donne sottomesse alla natura e all’uomo, nonostante tutte le conquiste, è sbiadita ma ancora riflette il suo potere, soprattutto nel linguaggio. Eppure le donne di cui parla Touraine, donne comuni, donne in carne ed ossa, non concezioni astratte, non sembrano essere né inferiori, né vittime, né negative. E’ ora di capire che a volte le immagini e le parole di una cultura andata rimangono e agiscono ancora, rallentando il cambiamento, ma non sono più la realtà, sono abitudini di pensiero, stereotipi. E’ ora che anche nel linguaggio le donne siano a tutti gli effetti donne. D’altronde, come dice il titolo dell’ultimo libro di Luisa Muraro: Non è da tutti. L’indicibile fortuna di nascere donna.
2
L’oggetto della cultura o femminismo della differenza, teorizzato soprattutto da Luce Irigaray e Luisa Muraro, è quello di riabilitare il femminile nelle donne e farne un principio sovversivo piuttosto che rivendicare soltanto la loro assimilazione al maschile: la liberazione delle donne è nel loro divenire donne, di cui esse sono state paradossalmente private e non nel loro diventare uomini (secondo il modello dominante).
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Quotidiani
La Stampa, anno 8, n. 110 del 10/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 111del 11/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 112 del 13/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 113 del 14/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 114 del 15/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 115 del 16/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 116 del 17/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 117 del 18/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 118 del 20/05/1952 La Stampa, anno 8, n. 119 del 21/05/1952
La Stampa, anno 106, n. 14 del 18/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 15 del 19/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 16 del 20/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 17 del 21/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 18 del 22/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 19 del 23/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 20 del 25/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 21 del 26/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 22 del 28/01/1972 La Stampa, anno 106, n. 23 del 29/01/1972 58
La Stampa, anno 124, n. 232 del 05/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 233 del 06/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 234 del 07/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 235 del 09/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 236 del 10/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 237 del 11/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 238 del 12/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 239 del 13/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 240 del 14/10/1990 La Stampa, anno 124, n. 241 del 16/10/1990
La Stampa, anno 145, n. 193 del 15/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 194 del 16/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 195 del 17/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 196 del 18/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 197 del 19/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 198 del 20/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 199 del 21/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 200 del 22/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 201 del 23/07/2011 La Stampa, anno 145, n. 202 del 24/07/2011
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