Dislivelli.eu n. 113 dicembre 2021-febbraio 2022

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di Maria Maranò Oltre 230 miliardi a disposizione dell’Italia nei prossimi anni: per spenderli bene urge una visione verso cui far convergere coerentemente tutte le risorse e le riforme, evitando la frammentazione degli investimenti e le misure contraddittorie. Il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) è figlio di una decisione coraggiosa e storica dell’Unione Europea: rispondere alla crisi economica e sociale provocata dalla pandemia con un Piano di investimento di largo respiro, attento al futuro della prossima generazione di europei. Un Piano chiamato appunto Next Generation EU che si pone l’obiettivo, coerente con il Green Deal europeo, di costruire un’Europa più moderna e attenta al disagio sociale, capace di far fronte alle sfide del digitale e della crisi climatica. Un Piano che può contare su ben 750 miliardi di euro da raccogliere sui mercati con l’emissione di obbligazioni, facendo debito garantito in solido da tutti i paesi dell’Unione Europea. Una risposta, molto diversa da quella che l’Europa purtroppo diede alla crisi finanziaria mondiale del 2008, che sta permettendo di fare un passo avanti nella costruzione di un’Europa solidale. Per utilizzare tali risorse l’Europa ha chiesto Piani nazionali ben definiti: investimenti, riforme, obiettivi, traguardi, tempi di realizzazione. Ha posto anche il rispetto di alcune condizioni, tra cui: almeno il 37 per cento delle risorse per la conversione ecologica ed energetica, almeno il 20 per cento per la transizione digitale e tutti gli interventi devono rispettare il principio di non arrecare un danno significativo all'ambiente e al clima (Do No Significant Harm). Grazie a tale principio alcune proposte dell’Italia che intendevano finanziare fonti fossili sono state rimandate al mittente. L’Italia è il paese che beneficia maggiormente delle risorse del Fondo europeo di Ripresa e Resilienza. Ci sono stati assegnati 191,5 miliardi di euro (68,9 di sovvenzioni e 122,6 di prestiti) da spendere tassativamente entro il 2026. Il PNRR può contare anche su 13 miliardi del Fondo React EU e su 30,6 miliardi di risorse nazionali del Fondo Complementare, per un totale complessivo di 235,10 miliardi di euro. In aggiunta al PNRR, ci sono altre risorse su cui l’Italia può contare fino al 2027: 83 miliardi dai Fondi strutturali europei, 73,5 miliardi dal Fondo Sviluppo e coesione (l’80% per cento per le regioni del Mezzogiorno) oltre alle risorse ordinarie del Bilancio dello Stato. Risorse ingenti quindi, anche se non infinite, per imprimere una direzione di vero cambiamento nel nostro paese. Come tutti affer8


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