Dislivelli.eu n. 114 marzo-giugno 2022

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Dislivelli

Ricerca e comunicazione sulla montagna

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Torino il 21 aprile 2010. Direttore responsabile Maurizio Dematteis

la narrazione

Nuovi spazi collettivi per la Valle Bormida di Paolo Bianchi

L’area si trova a cavallo delle Province di Cuneo, Asti e Alessandria, i Comuni che la compongono fanno parte di 5 diverse Unioni Montane, il Sistema Sanitario è gestito da 4 Aziende Sanitarie, sono presenti 3 diversi Istituti Comprensivi e 2 differenti aziende si occupano del Trasporto Pubblico Locale. Come garantire l’accesso ai servizi? La carenza e la scarsa accessibilità dei servizi essenziali nelle Aree Interne è una delle ragioni principali dell’abbandono, dello spopolamento e della mancanza di presidio dei territori fragili. Gli investimenti in ambito pubblico inoltre, negli ultimi anni, si sono concentrati principalmente in grandi opere per le aree urbane, lasciando dimenticato un vasto territorio, che rappresenta circa il 60% di quello nazionale. Fin dai primi passi della Strategia Nazionale per le Aree Interne, uno degli obiettivi principali è stato quello di adeguare la qualità e l’accessibilità dei servizi di istruzione, salute e mobilità nelle Aree interne dove questi servizi non vengono soddisfatti. La vera e propria assenza di un diritto di cittadinanza garantito costituzionalmente infatti, non fa altro che alimentare il circolo vizioso che spinge un territorio a spopolarsi a causa dei pochi servizi, inducendo un’ulteriore rarefazione dei pochi ancora presenti e l’intensificarsi dell’emorragia di giovani. In Valle Bormida, caso peculiare di questo fenomeno di spopolamento e assenza di servizi, il decentramento rispetto alle direttrici economiche e di transito ha però inizio a partire dal 1738 quando, con il Congresso di Vienna, l’intero territorio delle due Bormide viene consegnato ai Savoia che spostano nel Cebano e nell’Astigiano le principali vie di comunicazione con il mare. Lo sviluppo stradale e ferroviario, attuato tra la seconda metà dell’800 e il primo ‘900 ha aggravato la marginalità, rafforzata da un contesto morfologico arduo e limitante, tipico dell’ambito Appenninico. L’industrializzazione ad opera dell’ACNA di Cengio inoltre ha lasciato dietro di sé pesanti danni ambientali che hanno allontanato, nel periodo post bellico, la fetta di popolazione attiva. Benché l’isolamento abbia conservato fino ad oggi caratteri morfologici, urbani e tipologici che dimostrano un passato tutt’altro che marginale, ora il tessuto sociale ed economico è fortemente compromesso da una spiccata anzianità e da una disomogenea presenza di attività economiche. L’area è caratterizzata inoltre da un multicentrismo amministrativo che genera una grande difficoltà 31


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