R-evolutíon

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R-evoluti贸n: 50 anni di grafica a Cuba Carteles Cubanos


A chi non ha mai smesso di crederci.

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R-evolutión: 50 anni di grafica a Cuba Carteles Cubanos

ISIA Urbino / Diploma Accademico di I Livello R-evolution: 50 anni di grafica a Cuba Alessio Corradini – 731 / Laura Passetti – 721 Docente: Daniele Barbieri a.a. 2008/2009

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Sommario Prefazione

7

Introduzione

9

Il contesto storico

12

La Rivoluzione del manifesto

17

Il Cinema e l’Icaic Manifesti del cinema anni ’70 Manifesti del cinema anni ’80 Manifesti del cinema anni ’90

22 29 42 45

Ospaaal Manifesti Ospaaal

50 53

Eladio Rivadulla

60

Rafael Morante

68

Osmany Torres Martín

74

Pedro Contrera Suárez

78

Héctor Villaverde

80

José Alberto Menéndez Sigarroa

84

Nelson Ponce Sánchez

88

Santiago Pujol Bonani

92

Pepe Nieto

94

La grafica oggi

96

Il contesto fotografico

98

Bozzetti prepartori

147

Ringraziamenti

153

Specifiche tecniche

154

Bibliografia

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ÂŤRicordatevi che ciascuno di noi, da solo, non vale nullaÂť Che Guevara

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Prefazione

Cinquanta anni di storia dal 1959 ad oggi

ti verso il futuro, apparentemente discostati dal resto del mondo dimostrano invece di essere una società lungimirante e straordinariamente inventiva. L’identità cubana, la

Cuba. C’è così tanto che non se ne può raccontare; bi-

cubanìa, nasce e cresce in quaranta anni di socialismo,

sogna andarci. Passeggiando per La Habana, un occi-

anni in cui, come da progetto, l’uomo nuovo antepone il

dentale si chiede come è possibile viverci quotidiana-

benessere della società alle proprie ambizioni personali.

mente, perciò è necessaria una riflessione sul significato

Rivoluzione, ovvero creazione di una società egualita-

della parola povertà: i bambini giocano ad ogni angolo

ria, dove gli uomini sono onesti e rispettosi e soprattutto,

di strada, criminalità quasi non ce n’è, ed il sapore lati-

condividono. A Cuba ti rendi conto di essere in un gran-

no americano riempie di emozioni chiunque. Questo pa-

de paese dove dentro e fuori non esistono. La strada è

ese non è povero. Non hanno quello che abbiamo noi;

dentro e la casa è fuori. Realtà diverse e contraddizioni

c’è poca libertà, ma c’è molta coscienza. Cuba è un’uto-

coabitano in una sorta di equilibrio precario ma duraturo.

pia. L’illusione di un uomo che non si è risparmiato ed ha dato tutta la vita al paese. Non per avere più ricchez-

Con questo progetto abbiamo voluto scoprire questa re-

za ma per avere una giustizia sociale. Cuba è un pae-

altà, attraverso il linguaggio della grafica e della fotogra-

se solitario ma vivo, un paese che mostra al mondo sen-

fia. Quello stesso linguaggio che ha portato il progetto

za timore la sua realtà unica, consolidatasi in un contesto

della Rivoluzione a tutti. Per questo siamo andati a Cuba

storico, sociale e politico che l’ha resa speciale. Quan-

e abbiamo parlato con coloro che di questo linguaggio

do arrivi a Cuba vieni subito immerso in una umanità

hanno fatto il loro lavoro dagli anni più fervidi ad oggi.

che ha sete e cerca lo scambio con la curiosità e la voglia di sapere, di chi sa di essere in ecosistema chiuso. Il popolo cubano affonda le proprie radici nella tradizione spagnola e africana, 11,2 milioni di persone fiere delle loro origini e del loro essere: tradizionalisti ma proietta-

Alessio Corradini e Laura Passetti

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«Oggi Cuba è frustrata, ma viva»

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Introduzione La grafica è una delle espressioni più chiare di come le persone vivono ed hanno vissuto. Esistono ancora le cose che durano nel tempo. A dispetto della nostra società usa e getta a Cuba non si butta niente e tutto continua a vivere nel fascino di anni passati e del tempo che corrode ma lascia e racconta. I manifesti che si vedono a Cuba veicolano messaggi chiari di speranza e giustizia sociale, programmi politici e propaganda. Non c’è pubblicità a Cuba e le pitture sui muri superano gli stampati. La grafica a Cuba è diventata nel corso degli ultimi decenni uno strumento di rapida ed efficace diffusione dei principi del regime e allo stesso tempo una vera e propria arte. Abili nei colori, nei simboli e nelle parole, parlano di utopie, di programmi per un mondo migliore, di speranza.

I segni e i colori

dalla strada, con il vento in faccia scorgi i colori che gridano dalle mura. Una terra nella miseria che non si chi-

Rossi. Bianchi. Verdi. Blu. Gialli. Espliciti ed elementa-

na. Dio ha fallito, loro lo sanno, il loro sogno li ha graffiati

ri. Raffinati. Cuba parla dai carteles. Un universo con-

e li vincola ancora, c’è il proibito e la voglia individuale e

traddittorio con un’identità chiara e precisa, prepoten-

sociale di superare una devastazione che li fa vivere nel-

te. Un mondo precluso a chi è fuori. Artisti, cineasti,

la fine di un sogno che ancora impera negli animi. La ri-

musicisti e poeti, giocosi e indomiti, persone perso-

voluzione ha deluso, ma va sostenuta: “Ci ha raccontato

naggi con un mondo ricco e rigoglioso espressione di

molte storie non vere - ci raccontano più o meno tutti -

tutta una terra che è musica e storia. Di una magnifi-

Promesse non mantenute”. Se il Capitalismo non ha mai

cenza primitiva e altera, dignitosa e abbagliante. Cuba

fatto sconti alle masse, crudele, indifferente ed egoista,

delle piogge e delle ombre e del dramma. Qui furono

la Rivoluzione diventa un’idea tradita. Oggi Cuba è fru-

Batista, gli Americani, gli Stati Uniti, Kennedy, Castro,

strata ma viva. La Habana della periferia e dell’inganno.

Guantanamo, La Baia dei Porci. Ed Ernesto Che Gue-

Un popolo che vive una dittatura non diversa da come

vara. L’eroe dipinto ovunque e cantato come un dio.

accade in altre parti del mondo, ma quello che vedi è al-

Dai taxi che miracolosamente sopravvivono vedi Cuba

tro rispetto alle baraccopoli di Bogotà o di Rio, dagli as-

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sembramenti di Nuova Delhi o di Bangkok. Dalla ghettiz-

Qui tutto è musica. La grafica parla di una vita che si

zazione dei quartieri Napoletani o di Parigi. Come ogni

muove, che c’era prima di Batista e prima di Castro,

Paese ha i suoi brandelli di vela rimasti a testimoniare

che continuerà a sperare e a credere in un pensiero

un sogno che c’era. Ti immergi nelle forme, nei segni,

stupendo: in ogni luogo, in ogni tempo, uomo bianco

nel cielo, nella luce, negli occhi. Nei manifesti a Cuba

o nero, è libero.

senti una realtà e una vita che non sono solo segni e colori, non è dozzinale, non è fugace: è operosa e diretta. I manifesti sono provocatori, figli di un’ideologia ingenua e sofisticata, espressione di una cultura.

Coi poveri della terra io giocherò la mia sorte il ruscello della sierra più del mare mi conforta La patria è l’umanità Trincee d’idee valgon più di trincee di pietra Il miglior modo di dire è fare Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato sulla guancia di qualsiasi altro uomo. José Martí, poeta e scrittore cubano, nato a La Habana nel 1853, è stato uno degli artefici della Seconda Guerra d’Indipendenza per la liberazione di Cuba dal dominio spagnolo.

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Il contesto storico Il 28 ottobre 1492 Cristoforo Colombo raggiunse un’isola, che credeva essere il Giappone, in realtà si trattava di Cuba, un paradiso tropicale, che non esitò a definire “il più bello del mondo”.

bito incominciarono ad essere introdotti i primi schiavi africani, per sostituire la manodopera degli indigeni, decimati dalla cieca violenza degli invasori spagnoli, dalle miserrime condizioni di vita e dalle malattie. Nel giro di quarant’anni la popolazione dei nativi dell’isola scese da circa centomila persone a poco più di cin-

Nel giro di un anno dall’arrivo di Cristoforo Colombo la

quemila, afflitti dalle malattie portate dall’Europa.

Spagna si impossessò dell’isola dando così inizio a una

L’isola divenne dunque punto di rifornimento per le spe-

lunga e tormentata storia. La Rivoluzione di Castro ini-

dizioni dirette in Messico e altrove: il valore di Cuba

ziata nel 1956 si riallaccia alla plurisecolare lotta del po-

agli occhi degli spagnoli era soprattutto strategico,

polo cubano contro le mire espansionistiche delle po-

l’isola controllava le rotte per il Golfo del Messico. Nel

tenze coloniali. Nel 1510, Diego Velázquez de Cuéllar fu

1532 quando Francisco Pizarro conquistò l’impero an-

incaricato di addentrarsi nell’interno dell’isola per sco-

dino degli Incas, oro, argento e gioielli si riversarono

prire se si nascondessero dei giacimenti auriferi e nel

all’Habana, mentre si radunavano le flotte che traspor-

1915 fondò il primo insediamento spagnolo a Baracoa

tavano i tesori in Spagna grazie alla rapida corrente

cui fu dato il nome di Nuestra Señora de la Asunción.

del Golfo che scorreva davanti al porto dell’Habana.

Con la collaborazione di Pánfilo de Narváez, nel giro

La dote di Cuba era il suo terreno fertile, perciò

di soli quattro anni venne portata a termine l’occu-

venne deforestata per portare i legni in Spagna e

pazione dell’intera isola. Potevano così iniziare l’in-

piantare tabacco e zucchero richiesti dall’Europa.

sediamento umano e lo sterminio degli indigeni. Nel

Si diffuse anche l’allevamento dei bestiami e la pro-

1514 venne fondata nella parte occidentale dell’iso-

duzione di pellame. La monarchia spagnola, non

la la cittadina di San Cristóbal, in seguito rinominata

fece nulla per sviluppare la colonia, vigeva il mono-

La Habana. Altri villaggi, sorsero poco dopo. Fin da su-

polio della Corona. Il porto dell’Habana e Santiago

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de Cuba potevano commerciare solo con la madre-

Canna da zucchero e schiavi L’economia dell’iso-

patria e le tasse sull’esportazione erano altissime.

la era basata principalmente su bestiame tabacco e

Anche gli oggetti più semplici venivano importati dal-

zucchero. L’industria saccarifera determinava una for-

la Spagna in quanto i coloni non potevano fabbricar-

te domanda di schiavi il cui numero ammontava a più di

si niente. Da qui è facile comprendere lo sviluppo del

600.000. Inoltre erano arrivati anche 100.000 immigra-

mercato illegale e del contrabbando. Grazie al com-

ti dal Nord America e Europa, per lavorare come brac-

mercio bilaterale La Habana prosperava. Verso la metà

cianti. Nel 1791, una rivolta a Santo Domingo riversò

del XVI secolo le piantagioni di canna da zucchero e

migliaia di coloni a Cuba. Il prezzo dello zucchero im-

gli schiavi si diffusero rapidamente. I marinai inglesi,

pennò, la città era ricca e nascevano istituzioni cultura-

francesi e olandesi contrabbandavano merci e schiavi.

li, venivano costruiti palazzi e le città di Provincia fiori-

I comandanti Inglesi John Hawkins e Sir Francis Drake,

vano. Ma per coloro che sudavano nei campi, la vita era

portavano schiavi per i coloni spagnoli e se ne andava-

impossibile e la rivolta era temibile. Gli schiavi erano al

no con oro e gioielli, zucchero e pellami sotto gli occhi

lavoro da trecento anni e oramai si era creata una cultu-

di ufficiali spagnoli corrotti. Nel 1588 l’Inghilterra scon-

ra creola, mescolanza di credenze e tradizioni spagno-

fisse l’Invencibile Armada, riducendo la potenza navale

le, cubane e africane. Molti criollos si considervano cu-

spagnola e riuscendo oramai ad attraversare indistur-

bani e bramavano l’indipendenza.

bati l’oceano. Le Guerre per l’Indipendenza Nel 1857 il prezzo delL’età della pirateria Il mercato degli schiavi e lo sta-

lo zucchero crollò e i tempi erano maturi per l’insur-

to di belligeranza tra Inghilterra, Spagna, Francia e

rezione. Si susseguirono tre guerre per l’indipenden-

Olanda, portò nuovi nemici a Cuba: i pirati. Duran-

za, la prima iniziata nel 1868 iniziò con la dichiarazione

te il ‘500 - ‘600 i corsarios saccheggiavano navi, cit-

di guerra alla Spagna da parte di un esercito raduna-

tà e piantagioni degli spagnoli e La Habana era il ber-

to alla bell’e meglio, i mambísi, (in onore di Juan Mam-

saglio perfetto. La città venne assalità molte volte fino

bí, combattente per l’indipendenza a Santo Domingo),

al Trattato di Ryswick, che pose fine alle spedizioni

che affrontò 100.000 soldati spagnoli. La guerriglia la-

corsare, quando l’Inghilterra si impegnò a sopprimere

cerò la nazione e terminò solo 10 anni dopo con l’aboli-

la pirateria. Fu allora che Filippo II Re di Spagna ordi-

zione della schiavitù, ma lasciando l’isola in una morsa

nò la costruzione di una serie di fortezze per proteg-

di ferro. La Seconda Guerra d’Indipendenza vede come

gere i suoi tesori. La Habana era guardata dal castello

protagonista José Martí. Egli viveva negli Stati Uniti in

El Morro, costruito tra la fine del ‘500 e l’inizio del

esilio ed era un uomo di cultura, con un forte sentimen-

‘600. Nel giugno del 1762, dopo un periodo di splen-

to indipendentista. Tornò a Cuba, deciso a combatte-

dore della città che era diventata elegante e sofistica-

re ma rimase ucciso nella prima schermaglia della nuo-

ta, un’armata inglese diede l’assalto a El Morro impos-

va guerra. Rimase di lui la storia di un eroe più volte

sessandosi della parte orientale dell’isola. Gli inglesi

citato anche da Fidel Castro. I mambísi, imperversaro-

aprirono subito la città ai commerci senza porre limiti,

no a Cuba scofiggendo l’esercito spagnolo, incendian-

ma poi tutto tornò alla Spagna in cambio della Florida.

do campi di canna da zucchero e piantagioni. Gli Spa-

Ma oramai l’isola aveva subito una nuova ondata di

gnoli, nel disperato tentativo di non arretrare crearono

vitalità: la Spagna non poté serrare di nuovo le porte

persino dei campi di concentramento, dove gli abitanti

dell’isola, iniziava l’età dell’oro.

dell’isola morivano a migliaia.

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La Terza Guerra si consumò tra Americani e Spagnoli.

capo del personale dell’esercito, poi come presidente

Il crudele trattamento riservato ai ribelli suscitò le

eletto per un periodo, e infine divenne dittatore militare.

simpatie americane per i mambísi, gli USA che ave-

Il regime di Batista disponeva di un esercito di

vano investito fortemente sull’industria saccariera

50.000 uomini, cannoni ed armamenti, una for-

di Cuba subivano pressioni interventiste. Nel 1898

za aerea ed una marina, una polizia uniformata e se-

una nave da guerra americana, la U.S.S. Maine, sal-

greta, ed il pieno appoggio dell’USA, perfino l’ac-

tò in aria nel porto dell’Habana. L’evento fu il prete-

cesso ad armi, carri armati ed artiglieria americani.

sto per dichiarare guerra alla Spagna. Gli Spagno-

Batista si rivelò una persona venale quanto i suoi pre-

li furono sconfitti dopo lo scontro decisivo di Santiago

decessori, un riformatore illuminato e capace che fe-

de Cuba quando Roosevelt, guidò l’assalto alla col-

cegrandi progressi in campo sociale e politico e che

lina San Juan. Alla fine del 1898, in seguito al Tratta-

riuscì a mantenere la fiducia dei suoi elettori fino al

to di Parigi, la Spagna consegnò Cuba agli Stati Uniti.

1944, quando dovette stabilirsi in Florida dopo aver

Per Cuba cominciava un’altra era di dominio coloniale.

perso la corsa alla presidenza. Cuba rimase in mano

Gli USA redissero la costituzione cubana con l’emen-

a corrotti e incapaci che lasciarono il paese in preda

damento Platt, che garantiva agli Americani l’uso del-

a ondate di gangsterismo e assassinii di matrice po-

la base navale di Guantanamo e il diritto di interveni-

litica. Nel 1952 Batista tornò ripresentandosi alla pre-

re negli affari interni per preservare l’indipendenza e

sidenza. Temendo di non farcela inscenò un colpo

la stabilità del Paese (l’emendamento abolito nel 1934

di stato e si insediò sul seggio presidenziale. Insie-

non eliminò l’accordo su Guantanamo). Le varie guer-

me a lui la mafia che scappava dalle misure restritti-

re che avevano imperversato su Cuba, ne avevano di-

ve dell’FBI negli USA. La città divenne la capitale della

strutto l’economia e quindi gli americani erano pron-

frivolezza e il luogo di svago degli Americani, ma c’era

ti a investire sul territorio ridando nuova linfa al Paese.

Fidel Castro, un giovane avvocato con ambizio-

Alla fine del secolo, l’economia dello zucchero era un

ni politiche, che in seguito al Golpe, aveva visto spe-

monopolio americano e il flusso di denaro permise

gnersi i suoi desideri e mirava a spodestare Batista.

l’apertura di locali notturni, casinò e la costruzione di

Il 26 Luglio 1953, il suo gruppo rivoluzionario at-

opere civiche. La Cuba degli anni ‘20 era il più ricco

taccò la caserma Moncada, a Santiago de Cuba.

paese tropicale ed era considerata la Perla dei Caraibi.

L’assalto fu un fallimento e molti rivoluzionari perse-

Le campagne e i lavoratori restavano in condizioni disa-

ro la vita, guadagnandosi però l’appoggio dei cubani.

strose. In quegli anni, le compagnie americane posse-

Castro fu condannato a 15 anni di prigione, ma vi rima-

devano 2/3 delle terre coltivabili di Cuba e la maggio-

se solo 22 mesi. Amnistiato lanciò una campagna con-

ranza delle sue miniere. Tra 1919 e 1933, i turisti erano

tro Batista, e il 7 luglio 1955 partì per il Messico per ra-

tantissimi, gli americani scappavano dagli anni del loro

dunare un nuovo esercito e tornare alla carica.

proibizionismo per divagarsi in questa terra dove tutto Rivoluzione Il 25 novembre 1956, Castro e 81 uomini

era possibile: alcool, gioco e prostituzione.

rivoluzionari, salparono da Tuxpàn, nel Messico, stipaFulgencio Batista Con la Grande Depressione del

ti su una nave di 12 metri, il Granma (nonna, nome dato

1929 anche la monoeconomia cubana crollò. Il generale

dal precedente possessore dell’imbarcazione). Sette

Gerardo Machado che vinse 5 anni prima le elezioni, get-

giorni dopo, i ribelli approdarono a Los Coloradas, sul-

tando il paese nella corruzione, venne rovesciato dal ser-

la costa meridionale dell’odierna provincia Granma. In-

gente Fulgencio Batista che entrò in scena prima come

tercettati dalle forze di Batista, persero 8 uomini e altri

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18 morirono nei giorni successivi. Fidel Castro, Raùl

La crisi di Cuba Le misure radicali di Castro favorevoli

Castro, Camilo Cienfuegos, Juan Almeida Bosque e

alla classi più povere si attirarono una forte opposizione

Che Guevara, sopravvissero rifugiandosi nella Sier-

risolta con la prigione o l’esilio. Ma a Miami gli esiliati,

ra Maestra. Erano loro i leader della Rivoluzione e nel

armati ed addestrati dalla CIA, meditavano di tornare. Il

1958 con l’esercito ribelle controllavano le regioni mon-

17 aprile del 1961 sbarcarono a Playa Girón 1400 uomini

tuose di Oriente, mentre Batista continuava a alienar-

con l’intento di coagulare le forze anticastriste e fomen-

si le simpatie del popolo. Dopo una serie di battaglie

tare una contro rivoluzione. Ma le forze degli esiliati fu-

il 30 dicembre le truppe del Che fecero deragliare un

rono sconfitte e il governo di Castro ne usci rafforzato.

treno, carico di truppe nemiche ed espugnarono la cit-

Castro temeva gli USA, nel 1962 giunse infatti a Cuba

tà di Santa Clara. La notte seguente alle due, Batista

una spedizione Sovietica per proporre l’installazione di

lasciò Cuba partendo in esilio volontario. Castro mar-

missili a media gittata e armi nucleari. I servizi ameri-

ciò sull’Habana in parata trionfale, arrivando l’8 genna-

cani lo scoprirono e il Presidente Kennedy ingiunse il

io del 1959 per ricevere un tumultuoso benvenuto. Una

loro smantellamento e mise l’esercito in stato di allerta.

volta uscito di scena Batista, con l’appoggio degli Stati

La situazione portò il mondo sull’orlo di un conflitto nu-

Uniti si istituì un governo provvisorio a Cuba. Castro in-

cleare, ma dopo 13 giorni i sovietici rinunciarono ad

tanto organizzò un governo ombra con l’intento di de-

invadere Cuba. Castro era libero di continuare la sua

porre il provvisorio Manuel Urrutia Lleó. Questo fu chia-

Rivoluzione Socialista. Furono inviati insegnanti nel-

ro nel maggio del 1959 quando Castro che controllava

le campagne per combattere l’analfabetismo, stanziati

l’esercito, promulgò una riforma agraria che prevede-

fondi per l’assistenza sanitaria, decurtati i canoni d’af-

va la confisca dei terreni senza indennizzo. Frattan-

fitto e dei trasporti. Lo Stato limitava la libertà persona-

to il Che presiedeva tribunali sommari, che spedivano

le per distruggere la borghesia e creare l’Uomo Nuovo.

i sostenitori di Batista davanti a plotoni di esecuzione.

Un uomo non mosso dall’ambizione personale, ma dal

Temendo per la propria vita, molti lasciarono Cuba e nel

senso di uguaglianza, e dal desiderio di contribuire al

luglio del 1959 Castro indusse Urrutia a farsi da parte

benessere della collettività.

e assunse il potere acclamato dalle classi lavoratrici e contadine. ll 1° maggio 1960 Castro annunciò che il po-

Fidel Castro Mantenere la Rivoluzione viva è stata una

polo aveva dichiarato che non servivano elezioni. Inol-

carta di successo. Castro costruì principalmente la sua

tre l’anno precedente l’Unione Sovietica aveva ufficial-

rivoluzione sui sentimenti della storia cubana, facendo

mente riconosciuto il governo di Castro e ne seguirono

leva su un passato burrascoso. Nessun leader rivoluzio-

accordi economici e politici. Cuba riceveva dall’Unione

nario moderno o capo di stato ha intrapreso rischi per-

Sovietica aiuti economici e militari per sviluppare il set-

sonali tanto sorprendenti né si è compromesso tanto.

tore industriale energetico, minerario e agricolo. Venne-

Il suo viso barbuto è una delle fisionomie più conosciu-

ro inviati esperti per formare i cubani in campo scienti-

te nel mondo. Enigmatico ed infaticabile, Castro sem-

fico, industriale e difensivo, ma quando arrivò il petrolio

bra crescere davanti alla contraddizione ed i paradossi.

Sovietico nel 1960, il presidente Eisenhower diede or-

L’inflessibile uomo ha mantenuto il potere più che qua-

dine alle raffinerie americane presenti a Cuba di non la-

lunque altro importante capo di governo vivo oggigior-

vorarlo. Castro allora nazionalizzò le raffinerie. Nel 1961

no, ha sopportato la sfida di dieci presidenti americani

aveva statalizzato tutti i beni americani a Cuba e così gli

successivi, ed è sopravvissuto a centinaia di tentativi di

USA interruppero le relazioni diplomatiche e nel mese

assassinio.

di marzo imposero l’embargo che è tutt’ora in vigore.

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«Con la Rivoluzione tutto, senza la Rivoluzione niente, la creazione Artistica è libera purché il suo contenuto non si opponga alla Rivoluzione» Fidel Castro – Costituzione Cubana. 1976

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La Rivoluzione del manifesto

Il manifesto cubano costituisce ormai da quaranta anni un vero e proprio genere artistico dotato di caratteri propri e riconoscibili e sviluppatosi secondo un’evoluzione interna. Nel libro “El Estilo Cubano: Gráfica de la Edad de Oro del Diseño” di Levi e Vicki Gold Steven Heller, si sostiene che lo stile grafico dei graphistos cubani, ebbe la sua età d’oro negli anni antecedenti la Rivoluzione di Castro, quando cioè Cuba sotto il dominio Americano combinava elementi di Art Nouveau, Art Decò, Bauhaus, Modernismo e kitsch di Las Vegas. Un altro momento d’oro e ben più particolare è invece quello del disegno nato con la Rivoluzione, che ha avuto il suo momento di massimo sviluppo nel corso degli anni ’60. Come sostiene Pepe Menendez, direttore creativo della celebre Casa de las Americas e nipote di Enrique Garcia Cabrera (uno dei più famosi pittori e illustratori del tempo), l’età d’oro del disegno cubano è quello che va dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’70, quando cambiò radicalmente il vocabolario visivo che distingue Cuba. Arrivando fino ai giorni nostri. 17

fig. 1

Eladio Rivadulla 1959, Fidel Castro Considerato il manifesto iniziatore della grafica cubana


Il primo manifesto La Rivoluzione ha segnato indub-

gime. Il successo di questo fenomeno fece poi sì che

biamente un momento particolare del disegno grafico,

il manifesto divenisse il cuore dell’azione di propagan-

assegnandogli un ruolo preciso all’interno di un proget-

da internazionale, inaugurata nel 1966 con la Creazione

to ampio. La sua nascita in questa veste è stata come

dell’OSPAAAL, (Organizzazione di Solidarietà dei popo-

spesso accade anche ai fenomeni più significativi, ab-

li dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina) che aveva

bastanza casuale. L’inizio di tutto è stato attribuito a Ela-

l’obiettivo di costruire una struttura permanente al ser-

dio Rivadulla, classe 1923 e al suo manifesto (fig. 1) su

vizio della lotta contro il colonialismo, l’imperialismo, lo

Fidel, creato nel giorno più importante del 1959. Il mez-

sfruttamento del Terzo Mondo da parte dell’Occidente

zo grafico non venne usato sotto la forma di denuncia

Capitalista. Dal 1966 ad oggi l’Ospaaal è stata la cen-

o di protesta, come era accaduto nella Germania degli

trale di comunicazione di tutti i grandi movimenti di li-

anni ’20 o ’30 durante il dadaismo e l’espressionismo,

berazione internazionale, e ha avuto il merito di asse-

bensì sotto quella della desiderabilità. Rivadulla utilizza

stare l’iconografia del manifesto cubano, che è rimasta

un mezzo tipicamente pubblicitario per sostenere una

grossomodo la stessa degli inizi, ma ha assorbito an-

merce che questa volta è pura idelogia: la Rivoluzione

che altre tradizioni popolari locali e altri contributi stili-

e tutto quello che ne consegue. Con questo manifesto

stici più colti. Ad esempio è indiscutibile la connessione,

Eladio Rivadulla inventa il desiderio di rivoluzione e di-

dopo il 1974 con la grafica portoghese e anglosasso-

venta l’iniziatore della grafica cubana. Dal punto di vi-

ne della cosidetta Rivoluzione dei Garofani o con gli

sta del mezzo di comunicazione il poster è il media più

stili estremo orientali appresi attraverso la guerra del

economico, più facilmente realizzabile senza sofistica-

Vietnam. Così come dall’altro lato si avvertono le in-

te tecnologie e più efficace come forma di contatto con

fluenze colte del matrimonio con esperienze neo razio-

i destinatari. Da un punto di vista formale c’è il riutiliz-

naliste d’avanguardia come la grafica polacca, svizzera

zo di una immagine di massa, foto di giornale, che viene

e giapponese. Alcuni manifesti cubani sono diventa-

trasformata conferendole una dignità creativa. Rivadulla

ti leggendari, primo fra tutti quelli concernenti El Che.

ridisegna a mano la foto di Fidel combinando l’innova-

Nell’anno della sua morte, il 1967, iniziò il grafico

zione delle avanguardie artistiche, soprattutto la pop-art

Alfredo Rostgaard come sempre riusando una foto del

americana nascente ma anche il dadaismo, il futurismo

guerrigliero eroico. Ma seguirono altri poster come quel-

russo e l’espressionismo tedesco, con la tradizione figu-

lo di Mario Sandoval per la giornata internazionale di lut-

rativa popolare: colori brillanti, forti contrasti e sacralità

to in seguito alla notizia del decesso. E poi ancora quello

dell’immagine umana usata.

di José Gomez Fremz che riprendeva la famosa foto di Alberto Diaz Korda e ne riempiva senza testo tutto il

Nascita e sviluppo A partire dalla vittoria della rivolu-

campo visivo. O quello realizzato in serigrafia di Ñiko.

zione castrista questo insieme di elementi fu teorizza-

E, infine, quello di Elena Serrano (fig. 2), autrice dell’im-

to, organizzato, incentivato anche mediante l’insegna-

magine più conosciuta: il volto del Che inserito in una

mento artistico. Ad esempio, giovani disegnatori, erano

mappa dell’America Latina mediante una tecnica optical

impiegati nella Commissione di Orientamento rivoluzio-

(diversi quadrati in sequenza utilizzando la prospettiva

nario che si occupava di Editoria Politica e nell’istituto

centrale). Vale la pena di segnalare i nomi degli autori

dell’arte e Industria Cinematografica. Inoltre tutti i mini-

perché per fattore ideologico intrinseco, ma anche per

steri lanciavano campagne sociali, o ideologiche, rifor-

questioni di sicurezza personali i manifesti non erano mai

ma sanitaria, riforma agraria, riforma dell’educazione,

firmati individualmente e gli artisti sono dunque ingiusta-

e così via, ma anche sostegno propagandistico al re-

mente poco conosciuti, il che se si vuole ha accentuato

18


fig. 2

il loro atteggiamento popolarizzante. Negli anni ’60 quin-

Elena Serrano 1968, OSPAAAL

di i manifesti sono soprattutto di carattere ideologico. Negli anni ’70 prevalgono i temi della liberazione coloniale soprattutto e quelli di sostegno alla lotta contro la dittatura cilena di Pinochet e contro la guerra del Vietnam. Negli anni ’80 è la volta del sostegno al movimento contro l’apartheid sudafricano e alla cacciata delle dittature latino americane (Nicaragua, Salvador, Costarica…). Dagli anni ’90 ad oggi è infine prevalso l’argomento di eliminazione del debito dei paesi del Terzo Mondo e del contrasto alla globalizzazione voluta dalle nuove regole commerciali de WTO. Un’ultima osservazione va fatta proprio per lo stile. Abbiamo già detto dell’elemento più caratteristico e cioè quello del-

Alfredo Rostgaard 1968, OSPAAAL

la combinazione tra tratti popolari e motivi ripresi dalle avanguardia artistica internazionale. In questo senso il manifesto cubano ha assolto una funzione decisiva, che risale forse inconsapevolmente alla rivoluzione russa, e al contributo che fu dato dai futuristi e dai costruttivisti sovietici. Uno degli slogan preferiti da Majakovskj non a caso era quello che preconizzava la fine dell’arte come fenomeno d’élite, il giorno in cui i poeti avrebbero potuto scrivere i loro componimenti sulle scatole dei fiammiferi. Ovvero l’orizzonte operativo per l’invenzione artistica è quello sociale, e in questa prospettiva l’invenzione stessa è considerata utile alla propria creazione non più di una coscienza ideologica ma anche di un gusto, di

José Gomez Fremz 1970 circa, dalla serie Burgueses

un’estetica di massa. Il manifesto cubano è andato oltre al fenomeno di propaganda, ma è stato un paradigma estetico con una durata, fra l’altro, che superava di gran lunga tutte le tendenze artistiche dell’ultimo secolo.

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Hoy y siempre 1983, Film sul Che diretto da Pedro Chaskel

Il potere del cartello e lo stile cubano Nel numero di luglio di 1969 della rivista “Cuba Internazionale” il designer grafico Félix Beltrán spiegò eloquentemente gli ideali del design cubano: “Noi dobbiamo avere presente che si sta stabilendo una nuova società a Cuba e che l’arte grafica svolge un ruolo importante nel comunicare il messaggio a questa società. Se mi domandassero che cosa è più importante nell’arte grafica cubana, io risponderei che è la trasmissione del suo contenuto al paese; perché è attraverso l’arte grafica cubana che noi possiamo percepire i nostri obiettivi sociali, la nostra ideologia, le nostre prospettive politiche ed economiche.” In “El Arte de la Revolución” (Dugald Stermer e Susan

Antonio Fernández Reboiro, 1977, Film El Arte del Tobacco, diretto da Tomás Gutiérrez Alea

Sontag) sottolineano che il comune proposito di ogni cartello politico è la motivazione ideologica. “L’arte delle immagini pubblicitarie e commerciali coltiva un potere persuasivo, dispone del compiacimento di desideri e libertà privati. L’arte delle immagini politiche coltiva il senso di obbligo, predispone alla rinuncia di desideri e libertà privati. In questa rivoluzione, è insita una rivoluzione di coscienza che richiede la trasformazione del paese intero in una scuola, dove i cartelli sono un metodo importante, tra gli altri, di insegnamento pubblico.” La descrizione della Sontag dell’essenza e degli ideali dei cartelli è profonda ed acuta. “L’élan e l’autosufficienza estetica dei cartelli cubani sembrano anche più notevoli quando uno considera che proprio il manife-

Eduardo Muño Bachs 1977, Film Cria Cuervos, diretto da Geraldine Chaplin

sto è una nuova forma di arte a Cuba. Prima della Rivoluzione, gli unici manifesti che si vedevano a Cuba erano i cartelloni pubblicitari americani più volgari.” In realtà, molti dei cartelli pre-1959 a La Habana avevano i testi in inglese e addirittura erano rivolti, non ai cubani, ma direttamente ai turisti americani i cui dollari erano una fonte principale di entrate di Cuba, ed ai residenti americani, la maggioranza di questi uomini controllavano e sfruttarono l’economia cubana. L’arte del cartello cubano non include nuovi valori radicali. I valori rappresentati nei cartelli sono internazionalismo, diversità, eclettismo, serietà morale, compromesso con l’eccellenza artistica, sensualità, la somma positiva del rifiuto di Cuba al filisti-

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nismo o l’utilitarismo crudo. L’arte del cartello cubano fu

I patrioti, i martiri, le icone Cuba è una terra che ve-

lanciata per la Rivoluzione: l’uso di cartelli crebbe con

nera la sua storia, e celebra i suoi eroi come divinità dal

la necessità di comunicare idee politiche alle masse.

suo leggendario primo lottatore per la libertà Hatuey,

La campagna di alfabetizzazione nazionale di 1961, ad

un capo Taíno del secolo XVI che diresse le lotte con-

esempio, aiutò ad aprire la coscienza unendo un sen-

tro gli spagnoli, e fu bruciato nella pira per i suoi sfor-

so di responsabilità morale ad un numero crescente di

zi, il bambino di tredici anni Elián González che vive ora

problemi. I cartelli furono portavoce delle organizzazio-

con suo padre a Violaceo (sopravvissuto a sei anni di

ni culturali come l’ICAIC (Istituto Cubano dell’Arte ed

un fallito incrocio dello Stretto della Florida che fu cen-

dell’Industria Cinematografica), l’OSPAAAL (Organizza-

tro delle notizie mondiali in 2002, per una drammatica

zione di Solidarietà coi Paesi dell’Africa, Asia ed America

battaglia internazionale di custodia), ed i “Cinque Eroi

Latina), l’UNEAC (Unione di Scrittori ed Artisti cubani),

cubani” rinchiusi attualmente nelle prigioni dell’USA.

Se mi domandassero che cosa è più importante nell’arte grafica cubana, io risponderei che è la trasmissione del suo contenuto al paese.

Benché Castro dissimulò l’uso della sua immagine per

perfino gli stranieri, come lo scrittore residente più fa-

La Casa de las Americas e la Editora Política, (il diparti-

venne a rappresentare i movimenti rivoluzionari socia-

mento della propaganda ufficiale del partito comunista).

listi in tutto il mondo. Nonostante l’immagine distintiva

Benché radicato nell’ideologia Rivoluzionaria e nella

del Che sia onnipresente a Cuba, l’immagine più inval-

cultura visiva, il design del manifesto cubano non se-

sa nel paese è quella del gran eroe di Cuba, José Mar-

guì nessuno stile ufficiale ma fu eclettico, modernista e

tí (1853/1895). Un gigante visionario, ribelle, patriota e

semplice usando spesso l’astrazione. Le limitate opzioni

letterato, Martí è studiato come il leader del primo mo-

di riproduzione fecero della serigrafia il mezzo di stam-

vimento di Cuba per l’indipendenza, ed il suo pensiero

pa principale, sia per la mancanza di stampe litografiche

ha influenzato il movimento per la libera determinazione

che di carta, in quanto con il blocco economico, venne-

latinoamericana.

molti anni, il suo viso appare ora abbastanza frequentemente, come lo fa l’immagine sorridente dal suo compatriota guerrigliero Camilo Cienfuegos. Si festeggiano moso di Cuba, Ernest Hemingway. L’immagine iconica del guerrigliero Ernesto “Che” Guevara, 1928-1967, del fotografo Alberto Korda che scattò “la fotografia più famosa del mondo”, che dopo della “morte del martire”

ro a mancare molti materiali. È evidente che le limitazioni contribuirono alla creatività e alle innovazioni nell’arte della propaganda negli anni ’60. Senza dubbio, i cartelli cubani rappresentano il più grande e potente lavoro visivo politico fino a questo momento.

21


Il cinema e l’Icaic Creazione dell’ ICAIC

Francesi, spagnole e naturalmente cubane; si citarono opere d’arte nazionali nei manifesti: si pensi al vol-

Il 24 marzo 1959, a soli tre mesi da quell’alba con un ap-

to di Flora di René Portocarrero riesposto in Soy Cuba,

posito emendato dello stato – il primo atto ufficiale del

o al riutilizzo di dipinti – icona di Wilfredo Lam. Si invita-

governo rivoluzionario – venne fondato l’ICAIC Istituto

rono gli stessi pittori a dipingere nelle officine di grafi-

Cubano dell’Arte y la Industria Cinematogràfico. L’ICAIC

ca, ci si avvalse di disegnatori già impegnati nel setto-

divenne il fulcro della nuova cultura cinematografica cu-

re pubblicitario, come Rafael Morante o Eduardo Muños

bana. Grazie al talento di grafici e disegnatori impegna-

Bachs, di giovani talenti come Antonio Reboiro o Antonio

ti nella realizzazione di manifesti che accompagnavano

Pérez Ñiko e di creatori infaticabili come Alfredo

i film, l’Istituto avviò immediatamente un processo

Rostgaard. Ma non solo. Tre illustri personalità, Tomas

di decolonizzazione visiva e pose le basi per un’auto-

Gutiérrez Alea, Julio Garcia Espinosa e il colombia-

rappresentazione nazionale volta a ricercare, nel sen-

no Gabriel Garcia Màrquéz, da sempre vicino a Cuba,

timento di una riconquistata cubanidad, la propria

già allievi del teatro sperimentale di cinematogra-

radice espressiva.

fia di Roma, portarono a La Habana Cesare Zavattini. Da allora, in segno di gratitudine e quale pegno del sodali-

Allontanemento dal cinema di Hollywood e dal

zio che lega la capitale italiana a quella cubana, un premio

cinema del Messico Il primo direttore fu Alfredo Gue-

cinematografico annuale ricorda il grande scrittore e

vara e Saùl Yelin, il responsabile artistico. Essi indirizza-

sceneggiatore di Luzzara.

rono subito il neonato Istituto verso un allontanamento dagli stereotipi d’esotismo e d’erotismo inventati ed

Una cineteca e un giornale di cinema L’ICAIC nel 1965

esportati a Cuba dal cinema hollywoodiano e messi-

gestiva completamente la produzione, la distribuzione e

cano: spesso per i paesi ricchi anche la fame rimanda

la gestione delle sale dell’intero Paese, preparava tut-

all’esotico. Si stamparono dunque manifesti per pellico-

to il personale e controllava le importazioni e le espor-

le cecoslovacche, sovietiche, polacche, giapponesi, ita-

tazioni: sostituendo le vecchie pubblicità con manifesti

liane; (Metello di Mauro Bolognini manifesto di Reboiro,

più dinamici e coinvolgenti ideati e realizzati da artisti

Nos Amamos tanto di Ettore Scola, manifesto di Anto-

dell’Istituto, influenzò il disegno grafico di tutto il mondo.

nio Pérez Ñiko, Julietta del los Espiritus, di Fellini ma-

Con un’iniziativa che ricordava le unità di proiezione mo-

nifesto di Reboiro, El mostro en primiera plana, tratto

bili sovietiche e cinesi, l’ICAIC creò i cine moviles, ca-

dal film di Belloccio del 1973, Reboiro e quello di An-

mion che si recavano nelle aree più remote per proiet-

tonio Pérez Ñiko per El Caso Mattei di Francesco Rosi).

tare film. L’ICAIC produsse anche moltissime pellicole.

22


Con i governi precedenti il cinema era stato un’attività a

muovere la pianificazione, chiedendo al popolo un enor-

basso costo e su piccola scala, che consisteva quasi in-

me sacrificio morale e fisico. Durante questa campa-

teramente di tipici film di genere o pornografici. L’ICAIC

gna, i cubani celebrarono il 1968 come il culmine di quei

dovette creare una base produttiva. Grazie all’aiuto del

cento anni di lotte iniziate con i primi sforzi per liberar-

governo, ai registi e alle troupe che avevano prodotto

si dalla colonizzazione spagnola. I registi cominciarono

film prima della rivoluzione, nonché al massiccio soste-

a seguire il modello neorealista e ad adottare le tecni-

gno da parte di artisti stranieri, nel 1960 nacque un’indu-

che del cinema moderno. I cineasti cubani conosceva-

stria cinematografica su grande scala. Poiché Cuba ave-

no le opere di Antonioni, Bergman, Resnais e la Nouvel-

va pochi registi prerivoluzionari degni di fiducia, l’ICAIC

le Vague; citavano altri film con un tono ora affettivo, ora

dovette affidarsi a nuovi talenti: Julio García Espinosa e

critico; attingevano anche al cinema d’arte; flashback e

Tomás Gutiérrez Alea, ex membri di cineclub, che prima

flashforward improvvisi, sequenze fantastiche, uso della

della rivoluzione avevano realizzato solo cortometraggi

macchina a mano, montaggio ellittico, collage di riprese

sperimentali; Humberto Solas diresse il suo primo film

di opere teatrali, documentario e animazione. Ma essi

importante, Lucía (1968), a ventisei anni. I giovani regi-

non si limitarono alla semplice imitazione. Come per gli

sti dell’ICAIC divennero l’equivalente cubano delle nou-

esponenti del Cinema Nôvo, le circostanze e l’impegno

velles vagues europee o del Cinema Nôvo brasiliano.

li portarono a esplorare un cinema politicizzato, e, nello stesso tempo, a modificare coerentemente le tecniche

Il cinema degli anni ’60 Nei primi anni ’60 l’ICAIC si

moderne per renderle accessibili a un vasto pubblico.

concentrò sui brevi cortometraggi documentaristici, che

L’ICAIC accolse la sperimentazione che demistifica-

non solo erano una buona scuola per i nuovi registi, ma

va il processo cinematografico. Alfredo Guevara spin-

rispondevano anche al bisogno di promuovere le politi-

se i registi a “… rivelare tutti i trucchi, tutte le risorse

che di governo. L’esponente principale del nuovo docu-

del linguaggio, a smantellare tutti i meccanismi di ipno-

mentario cubano era Santiago Alvarez, che fondeva im-

si cinematografica”. Dato che i cineasti cubani tendeva-

magini di repertorio, titoli, animazione e una molteplicità

no a usare generi conosciuti, con le loro opere resero

di suoni per creare film partigiani debitori del montag-

la forma del film meno ambigua e oscura rispetto alla

gio sovietico. Nonostante l’allineamento di Cuba a Mo-

maggior parte dei registi brasiliani e europei. La muer-

sca, gli artisti non abbracciarono il realismo socialista.

te de un burócrate, di Gutiérrez Alea, 1966, per esem-

I membri dell’ICAIC dibattevano sulla natura dell’arte

pio, attualizza un ricorrente genere socialista, la satira

rivoluzionaria e i registi erano aperti a diverse influen-

della burocrazia. Animazione, cinegiornali e anche foto

ze. I film di questi primi anni spesso portavano il mar-

interrompono l’azione con spezzoni di commedia grot-

chio del neorealismo. García Espinosa e Gutiérrez Alea

tesca. Il film corre attraverso affezionati omaggi a Fellini

avevano studiato al Centro Sperimentale di Cinema-

e Buñuel. Anche l’arte dell’ICAIC viene parodiata quan-

tografia di Roma e Historias de la Revolución, 1960 di

do si vede un pittore usare un polipo vivo come modello

Gutiérrez Alea attingeva la sua struttura episodica da

per un manifesto sull’imperialismo americano. Altrettan-

Paisà di Rossellini. Lo sceneggiatore Cesare Zavattini

to comico nel tono è Las aventuras de Juan Quin Quin,

contribuì alla sceneggiatura de El joven rebelde, 1961

di García Espinosa, 1967, una parodia dei western hol-

di Garcia Espinosa. Le principali opere del cinema rivo-

lywoodiani che ha come protagonista un giovane rivo-

luzionario cubano nacquero nel periodo cruciale com-

luzionario. Altri film, soprattutto Memorie del sottosvi-

preso fra il 1966 e il 1971. In questi anni la necessità di

luppo e Lucía, offrono esempi più seri dell’assimilazione

porre le basi dell’economia cubana spinse Castro a pro-

critica di altri modelli.

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24


25


Un altro importante tentativo per creare un cinema po-

pubblico d’elite, i cubani dimostrarono che il cinema del

litico accessibile fu La primera carga al machete, di

Terzo Mondo poteva mettere insieme le convenzioni del

Manuel Octavio Gómez, 1969, uno dei molti film stori-

cinema moderno con quelle forme narrative alle quali gli

ci che, nella celebrazione dei cento anni di lotta, rico-

spettatori di massa erano stati abituati.

struisce una rivolta del 1869, quando il machete divenne l’arma dei tagliatori di canna da zucchero oppressi.

I manifesti per il cinema

Gómez fece in modo che il film sembrasse un cinegiornale del 1969, completo di interviste a personaggi che si rivolgono alla macchina da presa, suono in presa di-

A Cuba si stampavano circa 5 milioni di manifesti l’an-

retta, riprese a mano e immagini di repertorio. Lo sti-

no, l’80 % dei quali venivano realizzati dal COR. La tira-

le documentaristico e il commento fuori campo aiuta-

tura poteva raggiungere i 30/40 mila esemplari nel caso

vano il pubblico a comprendere le tecniche visive più

di stampa offset, 2/3 mila per la più costosa serigra-

audaci. La macchina a mano riusciva a descrivere la fe-

fia. Mezzo milione di manifesti all’anno era il bilancio del

rocia di una battaglia, enfatizzava i conflitti personali e

CTC, Central de Trabajadores de Cuba, numericamen-

comunicava le percezioni confuse di un personaggio.

te vicino all’ICAIC. La capacità seduttiva volutamente

I registi cubani più innovativi riconoscevano il bisogno

ricercata e poi esercitata dal manifesto politico, la sua

di quello che García Espinosa definì, nel 1969, cinema

facoltà di vendere idee, educare e convincere, proprio

imperfetto: popolare, incentrato sui problemi d’attua-

perché mezzo di comunicazione capace di aggressi-

lità e volto a far partecipare gli spettatori alla creazio-

vità visiva e verbale, andava di pari passo con quanto

ne dell’opera. Conquistando il grande pubblico, i registi

Alejo Carpentier scorgeva nella nuova grafica cubana:

cubani si ispirarono al cinema sovietico degli anni ‘20,

“più che affiche, più che manifesto più che annuncio è

adattando le tecniche moderniste alla necessità di un

sempre una rinnovata mostra di arte suggerenti”. Gli ar-

cinema di propaganda. Quanto essi debbano alla tra-

tisti cubani del manifesto, liberi dall’idea di incitare al

dizione sovietica è esplicito ne Los días del agua, di

consumo, tentavano di portare l’arte alla calle. Per que-

Gómez, 1971: contadini insorti sparano nelle campagne

sto fino ai primi anni ’60, i disegnatori dovettero affron-

e colpiscono gli abitanti delle città; nella scena culmi-

tare non poche difficoltà di ordine esecutivo dovute in

nante, che cita il massacro della scalinata di Odessa de

parte alla non sviluppata impresa poligrafica dell’isola e

La corazzata Potëmkin, figure borghesi stilizzate vengo-

soprattutto alle pesanti restrizioni di ordine economico

no assassinate su una scala.

che determinavano un conseguente razionamento dei colori e dei materiali necessari per l’impressione. Prece-

Il Cinema degli anni ‘70 Fra il 1972 e il 1975, tuttavia,

dentemente era il poderoso vicino statunitense a forni-

i registi cubani abbandonarono la sperimentazione.

re ciò che serviva tecnicamente alla produzione cartel-

I problemi economici del Paese portarono ad una dimi-

lonistica. Dagli anni ’70 ad oggi l’economia dell’Isola è

nuzione nella produzione cinematografica. Aspri dibat-

stata stretta nella morsa economica dell’embargo pre-

titi nazionali sulla lealtà degli scrittori spinsero gli arti-

disposto da decreti simili alla famigerata legge Torricel-

sti a rimanere cauti. I registi cominciarono a prendere

li (nel 1992 viene approvato dal Senato statunitense un

spunto dai generi hollywoodiani quali il thriller polizie-

progetto di legge, presentato dal senatore Robert Tor-

sco e il western. Verso la metà degli anni ’70, il cinema

ricelli che predisponeva la cancellazione degli aiuti da

cubano era rispettato in tutto il mondo. Mentre i film del

parte degli USA non solo a Cuba ma anche ai pae-

Cinema Nôvo ebbero successo principalmente presso un

si che intrattenevano rapporti commerciali con l’Isola).

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fig. 3

Nel novembre dello stesso anno tale legge fu condan-

Rafael Morante 1961, Cinèmateca de Cuba, ICAIC

nata dalla 70˚ sessione plenaria dell’ONU così come dal Parlamento Europeo. La legge Torricelli è emblemizzata nel gusano giallo schiacciato dal pugno cubano così come suggerisce la metafora visiva del manifesto Aquì firmes seguo e che di li a poco avrebbe portato il blocco totale delle importazioni.

Testimoni delle difficoltà

fig. 4

Antonio Fernández Reboiro 1963, Hara Kiri

Il manifesto di Rivadulla su Fidel Castro è come altri, testimone di una serie di limitazioni che riguardano la produzione dei manifesti. L’immagine forgiata dai soli colori rosso e nero è costretta al centro del foglio. In altri termini il frammento dipinto nel manifesto non doveva superare il 40 o 50% della superficie totale, metà del foglio era condannata a restare bianca. Seppure limitata nei mezzi, la creatività dei grafici non mancò di produrre audaci strategie visive, come quella di Morante, per la Cinémateca de Cuba (fig. 3): il volto di Chaplin, posto nel

autentica procedura che esorcizza il mimetismo grafico

centro focale del manifesto, di per sé già simbolo con-

legato soprattutto alla precedente industria cinematogra-

vincente del cinema, in virtù di una obbligata risoluzio-

fica e commerciale (basti qui solo il rinvio al raffinato mes-

ne in bianco e nero, acquista un ulteriore significato, di-

saggio pubblicitario messo sulla carta da Reboiro per il

ventando così la vera icona dell’ICAIC. Nel manifesto

documentario El arte del Tabaco del 1977) e dunque l’ab-

di Bachs del 1969, così come in quello del 1986, vedia-

bandono dell’uso del fotogramma e della fotografia, così

mo Chaplin che a cavallo di una bicicletta e di un mo-

come del disegno realistico (pur in parte necessariamen-

nopattino, diviene l’emblema della distribuzione cinema-

te utilizzato nel nono decennio) testimoniano un’attitudine

tografica ambulante dell’Isola, del cosiddétto cine mòvil.

grafica ormai capace di rielaborare le infinite frammen-

Maggiormente innovativo è il linguaggio messo a punto

tazioni e le tensioni insite nella sua stessa ricerca artisti-

in Hara Kiri da Reboiro (fig. 4), vincitore con quest’ope-

ca. Nel corso dell’epoca dorata, tra il 1965 e il 1975, la

ra nel 1965, del premio internazionale di Colombo, nel-

scuola di grafica cubana divenne un luogo di sperimenta-

lo Sri Lanka. Suddividendo lo spazio bianco del manife-

zione appassionata e il momento ineludibile di riflessione

sto in quattro sezioni, anche per l’impiego dei caratteri

e di mediazione con gli altri generi artistici internazionali;

in stile ideografico, egli rimanda metonimicamente alla

ma fu anche lo specchio della parziale sopravvivenza di

produzione giapponese del film attraverso la citazio-

tutte le prevaricazioni che evidentemente non risparmia-

ne, in alto a destra della bandiera, nonché alle pratiche

no neppure il mondo dell’arte. Se dovessimo indicarne i

di sacrificio vigenti in alcune classi sociali di quel paese

principi generativi essenziali, li dovremmo rintracciare nel

con la rossa linea sanguinante che taglia la superficie.

rifiuto della dicotomia tra arti maggiori e minori e nell’esi-

Il fare automaticamente creativo, l’unica per l’appunto,

genza di assumere l’arte non semplicemente all’interno di

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Se al manifesto politico e sociale spetta sostanzialmente una funzione di arma ideologica, quello culturale poteva viceversa giovarsi di una maggiore sperimentazione artistica.

un codice estetico quanto piuttosto al tentativo di servirsene per democratizzare la cultura, diffondendola dapprima in tutta l’Isola, poi con la fondazione dell’OSPAAAL anche in Asia, Africa e nel resto del continente latinoamericano. Tale apertura a stili provenienti da altri e così diversi contesti non segna comunque il desiderio di ristabilire priorità o di definire gerarchie fra i differenti esi-

Tuttavia, come inevitabilmetne accadde in un contesto

ti. Alfredo Rostgaard ricordava come gli artisti polacchi

dove originali sincretismi e continui processi di metic-

gli avessero insegnato a realizzare manifesti politici per il

ciato e di creolizzazione costituiscono l’essenza stessa

1° Maggio o per l’anniversario della Rivoluzione di Otto-

della cultura, le due tendenze riservate al manifesto fi-

bre a partire dalla poesia, dalla bellezza, mentre vicever-

nirono con il mescolarsi e l’amalgamarsi, dando origine

sa era stato necessario distanziarsi dalla corrente della

davvero a una terza via stilistica nella quale il manifesto

Nuova Tipografia Polacca per privilegiare un nuovo lin-

poteva essere utilizzato allo stesso modo per incitare il

guaggio estetico su quello formalistico o formalizzante

popolo a partecipare a comizi, annunciare un film che

affidato al solo messaggio politico. La stessa cosa acca-

promuovesse una maggiore coscienza nel lavoro agri-

de anche per gli elementi Pop, i colori psichedelici, l’uso

colo, sia come chiamata alle armi a fronte di un perico-

di fotografie polarizzate e di negativi fotografici, mutua-

lo di invasione. È un incitare all’azione, un trabocchet-

ti dall’arte del nemico americano, e impiegati per non ap-

to visivo, uno stimolo alla partecipazione o allo sviluppo

piattire la loro grafica su quella del realismo socialista so-

della coscienza. Naturalmente come in tutte le storie del

vietico. È comunque evidente che lo stile nordamericano

linguaggio artistico, assistiamo a un rincorrersi di im-

veniva profondamente risemantizzato dai cubani: ciò che

plosioni e esplosioni. Nella storia di Cuba, come in tut-

poteva sembrare in apparenza un’appropriazione di ten-

te quelle ad essa contigue, gli ideologismi e le tensioni

denze di gusto controrivoluzionario era trasformato in re-

sociali, così come li raccontano i manifesti, possono di-

altà dall’interno del suo stesso codice significante. Raùl

ventare allo stesso tempo, la parte abissale e l’affasci-

Martinez, per esempio, attraverso Andy Wharol, crea

nante vetta della vicenda della sua grafica.

l’immagine di tre donne simbolo dal nome Lucía e con esse narra le vicende della mujer cubana durante tre tappe cruciali nella storia di quella terra: dal periodo coloniale alla dittatura di Batista sino al 1961, e alla circostanza dell’importantissima campagna di alfabetizzazione. “Utilizzare i mezzi di comunucazione di massa per trasferire un effetto particolare su coloro che conoscono il Sistema”. È un percorso grafico che sfrutta gran parte dei vantaggi della creazione, soprattutto per l’estrema spregiudicatezza con cui affronta questioni sociali e culturali, lontano da inibizioni accademiche e, forse, in parte anche da insostenibili tensioni diplomatiche. Così nessun disegnatore è riuscito al pari di Reboiro a elevare il manifesto cinematografico, come nel caso di Una mujer, un ombre,

Cine Movil cubancinemaclassics.org/noticias.htm

una ciudad ad un registro di simile e piena autonomia.

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Manifesti del cinema anni ’70 Alfredo Rostgaard 1970, ICAIC

Eduardo Muñoz Bachs 1970, ICAIC

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Manifesti del cinema anni ’70

Eduardo Muñoz Bachs 1970, ICAIC

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Manifesti del cinema anni ’70

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Antonio Pérez Ñiko 1970, ICAIC

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Manifesti del cinema anni ’70

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Manifesti del cinema anni ’70

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René Azcuy 1970, ICAIC

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Manifesti del cinema anni ’70

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Antonio Fernรกndez Reboiro 1970, ICAIC

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Manifesti del cinema anni ’70

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Manifesti del cinema anni ’70

Antonio FernĂĄndez Reboiro 1977 El arte del tabaco

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Manifesti del cinema anni ’80

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Manifesti del cinema anni ’80

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Manifesti del cinema anni ’90

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Manifesti del cinema anni ’90

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Manifesti del cinema anni ’90

NĂŠstor Coll 1993, ICAIC

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Ospaaal Creazione dell’Ospaaal

prodhuiano di ritorno al passato, costringendo in una camicia di forza l’espressione artistica dell’uomo nuovo che nasce e si costruisce proprio oggi.” – come pure la

L’Ospaaal (Organizzazione di Solidarietà dei popoli

risposta di Fidel Castro al pubblico attacco di Kruscev

dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina) è stata

nei riguardi dell’arte non figurativa “Il nostro nemico è

creata nel 1966 con l’obiettivo di costruire una struttura

l’imperialismo, non l’arte astratta”. Del resto, ciò che

permanente al servizio della lotta contro il colonialismo,

distingueva i manifesti tricontinentali da quelli più

l’imperialismo, lo sfruttamento del Terzo Mondo da

specificatamente politici, avvicinandoli, viceversa, per la

parte dell’Occidente Capitalista. Con lei nasce la Rivista

vivacità del linguaggio espressivo, a quelli del cinema, è

TRIcontinental redatta in spagnolo, inglese e francese,

il dichiarato tentativo di distanziarsi da puntuali posizioni

con una tiratura iniziale di 50.000 copie in allegato a un

ideologiche per sottolineare invece più generici principi

manifesto di dimensioni ridotte spesso di 40x25,5 cm

di giustizia e di solidarietà umana terzomondista: e in tale

che,

il

prospettiva va intesa quella sorta di calendarizzazione

messaggio nelle tre lingue e spesso anche in arabo.

commemorativa, che allora si impose e che fissava,

Se pure i due primi manifesti che inaugurano l’esperienza

in accordo con i vari stati destinatari, una serie di

grafica dell’Ospaaal (Journée mondiale del solidarité

ricorrenze. E ciò determina altresì la netta separazione

avec le Congo e Journée mondiale de solidarité avec

tra immagine e didascalia: quest’ultima viene ridotta

le Guatémala, entrambi firmati da Tony Évora nel 1967)

a semplice variante di sostegno del manifesto, con

sono ancora vincolati all’utilizzo della tipografia e della

la conseguente opportunità di puntuali riferimenti

fotografia nella codificazione del messaggio, nello stesso

ad un paese o a un leader. Più in generale si tentò di

anno con uno specifico emendamento del Comitato

riesaminare i termini del rapporto fra il messaggio e la

Centrale del Partito Comunista, si stabilì di impostare

struttura estetica del manifesto. Grazie soprattutto alle

uno stile pittorico originale che si allontanasse dagli

intuizioni di alcuni disegnatori dell’Ospaaal, Alfredo

stereotipi del realismo socialista e marcasse così, con

Rostgaard, già suo direttore dal 1967 al 1969, Faustino

una presa di distanza dall’Unione sovietica, la volontà

Perez, Berta Abelenda o Jesùs Forjan, solo per citarne

cubana di ricercare una via specifica al socialismo.

alcuni, la relazione in questione si trovò uno dei suoi

In tale contesto vanno inserite le riflessioni di Guevara

più originali sviluppi nel ricorso agli anti annuncio come

“non si vogliano condannare tutti gli stili artistici

nel caso del manifesto disegnato in polemica risposta

posteriori alla metà del XIX secolo dal trono pontificio

a quello che doveva pubblicizzare l’Ethiopian Airlines,

del realismo a oltranza perché si cadrebbe in un errore

dove si legge: “alcune delle esotiche località dai nomi

visto

l’ambito

di

distribuzione,

riportava

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Eladio Rivadulla PĂŠrez 1996, OSPAAAL

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Si inventano nuovi e inediti codici espressivi e viceversa, ci si confronta con un sistema simbolico preesistente e riconoscibile, e tuttavia inserito in una nuova rete di significati

affascinanti che i turisti dovrebbero visitare: Alem Bekagne, la più grande prigione dell’Africa Orientale, Kagnev: strategica base militare degli Stati Uniti / Adola Mines: dove ventimila uomini sono costretti ai lavori forzati / Massaia: importante base navale di Etiopia, Stati Uniti e Israele per il controllo del Mar Rosso”. Si veda anche la serie burgueses di Josè Gomez

Il messaggio del manifesto cubano in realtà non ser-

Fresquet, più comunemente detto Frémez. Un analogo

ve a comunicarci dei significati che stanno al di fuori

assetto antifrastico, motiva, in Alfredo Rostgaard,

di esso, ma ci comunica anzitutto il proprio contesto, e

l’illusionista, l’ironico prestidigitatore della matita, la

questo contesto chiede di essere visto come parte inte-

scelta di utilizzare l’origami giapponese per suggerire la

grante della comunicazione. Ma al pari della storia che

sorprendente metamorfosi licantropa di Richard Nixon.

lo ha generato, dalla fine degli anni ’70 si assiste a un

In altre circostanze si impiega invece la libertà espressiva

lento declino sia della grafica legata alla cinematogra-

offerta dal cromatismo pop e/o dalla combinazione

fia, sia di quella più generalmente definita politica. Mol-

di questo con gli effetti cinetici del linguaggio pop:

ti disegnatori abbandonano l’isola, Reboiro, ad esempio

così nel Dia del guerrillero Héroico di Elena Serrano,

va a vivere in Spagna, Ñiko, Beltràn e Azcuy in Messi-

concordamente considerato il manifesto di più alto

co e quelli rimasti in patria si sono adagiati nella reite-

valore estetico fra tutti quelli che si sono confrontati

razione delle formule visive proprie della grande época

con la problematica immagine del Che) oppure i simboli

dorada. Una carenza immaginativa, un venire meno del

della pace per suggerire il presente o il passato di un

potere espressivi pare abbiano soffocato la preceden-

popolo, la sua storia, le sue origini etniche, le sue

te esuberanza creatrice. Si ha tuttavia l’impressione che

stesse specificità artistiche. In un manifesto concepito e

la generale freddezza concettuale del manifesto degli

stampato come una pittura a olio, privandolo dell’usuale

anni ’80 e ’90, che pure ritorna alla fissità dell’immagine

messaggio tricontinentale, l’immagine di Cristo, viene

fotografica o all’impiego di riassuntive e sbrigative “si-

assunta per rendere omaggio a Camilo Torres, il prete

gle”, sottenda in realtà, una ricerca impaziente di nuovi

guerrigliero colombiano, emblema dei cristiani caduti

stimoli, (è indubbio che la gravissima crisi economica ha

per difendere i propri ideali. In ugual maniera ricorrendo

influito anche sulla produzione cubana per film stranie-

all’iconografia di una divinità maya, che impugna un

ri, che per la realizzazione cartellonistica è rimasta con-

fucile (Guatemala), di un feticcio africano, immerso in un

finata alle sole e poche pellicole nazionali), nonché quel-

improbabile sfondo color fuxia (Semana internacional

la di nuove metafore e perfino di nuove utopie: ciò che

de Soliedariedad con el pueblo de Laos), i disegnatori

riscontriamo è una sorta di evasione impossibile resa

cubani sono riusciti a definire, in virtù dell’impiego di

più difficile dalla limitatezza delle materie prime, che ha

attenti codici espressivi una specifica strategia grafica

paradossalmente portato gli artisti a non nascondere la

rappresentativa (e informativa) della totalità stessa del

propria ricchezza espressiva.

messaggio: audaci strategie visive che di certo non si esauriscono nei pochi esempi qui considerati, che sottolineano la spregiudicatezza linguistica di termini comunicazionali, e dunque di dialettica tra i segni, sistemi linguistici e semiologici.

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Manifesti Ospaaal

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Manifesti Ospaaal

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Manifesti Ospaaal

Eladio Rivadulla Ospaaal

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Manifesti Ospaaal

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Eladio Rivadulla 50 anni di grafica a Cuba Eladio Rivadulla, classe 1923, un uomo fiero e forte, splendido, un fiume in piena che se sei fortunato ti travolge e ti rapisce in una corrente che strappa il cuore e apre gli occhi. Noi siamo stati fortunati, Eladio ha 86 anni, 50 anni fa lui c’era. Nel 1959 aveva 36 anni. Lui c’era con la testa e con il cuore. Ecco cosa ci scrive con molta cura prima ancora di conoscerci, prima ancora di capire il nostro progetto: En la madrugada del 1ro. de enero de 1959 - Cuba siempre ha tenido

Erano le due del mattino del 1° gennaio 1959 quando Eladio Rivadulla

una historia de amaneceres - Eladio Rivadulla Martínez fue desperta-

fu svegliato da una telefonata che annunciava la caduta del regime di

do por el timbre del teléfono, apenas eran las 2: a.m..Al responder, oyó

Batista. “Eladio l’uomo è fuggito!” – “Chi” – rispose con voce assonna-

una voz amiga que le dijo:- Eladio, el hombre huyó ¿Quién huyó?, in-

ta il serigrafo – “Batista! Coño… Chi vuoi che sia?” Non si poteva evita-

quirió- ¡Batista, coño...¿ quién va´ser ? - Como todo cubano que se en-

re di celebrare l’avvenimento e allora il grafico scelse subito una fra le

teró entonces de la huída del tirano, ya no pudo dormir más.- Entre las

tante immagini che possedeva di Fidel e ne ricavò un disegno. La foto

imágenes que tenía escondidas de Fidel Castro, seleccionó una de las

era quella scattata dal giornalista Herbert Mathews, il quale aveva im-

fotos que cubrieron el artículo del periodista Herbert L. Mathews, del

mortalato il leader qualche mese prima nella Sierra Maestra. Ne ricavò

New Yorl Times, durante su memorable entrevista del lider guerrillero

un bozzetto 92x57 cm e passò la spatola sulla seta 200 volte, due tira-

cubano en la Sierra Maestra, en 1958. La dibujó y caló en formato 92

te, una per colore. Unico testo “26 de Julio” e in alto FIDEL CASTRO.

x 67 cm. Doscientas veces pasó la espátula sobre la seda: dos tiradas:

Nasceva il primo manifesto della Rivoluzione. Le strade dell’Habana in

una por color: (rojo y negro ). Al amanecer junto con las primeras ma-

quella stessa alba furono tappezzate dalle stampe tratte dal disegno:

nifestaciones de júbilo del pueblo habanero, también estaba el primer

il mezzo busto del guerrillero heròico campeggiava fiero stagliato sui

cartel cubano. Por más señas, el cartel reunía algunas de las carac-

colori della bandiera del movimento del 26 luglio. Il Rosso e il Nero. Le

terísticas que luego distinguirían al mejor cartel cubano, a saber. uso

cromie simbolo anche dell’orisha Eleguà, la divinità della santeria afro

del referente fotográfico, dibujo simple y de contornos precisos, trata-

cubana che apre e chiude i cammini agli uomini. Così nella capitale

miento del color con un valor simbólico, empleo de la técnica serigrá-

del tempo che si percepisce visivamente, il semplice camminare diven-

fica y tipografía de palo seco, dibujada. Por único texto: 26 de Julio, en

ta apprendistato. In questo primo cartello appaiono in luce molti degli

altas y bajas; FIDEL CASTRO, en altas.”

elementi stilistici tematici e simbolici che segneranno da allora la storia della nuova grafica cubana. Fidel Castro intuì da subito l’enorme forza di questo mezzo espressivo capace di diffondere le idee della nuova società cubana: estudio trabajo y fusil. Erano valori politici e di responsabilità sociale, ma anche di sensibilizzazione culturale e di rinnovamento artistico ed estetico.

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Eladio Rivadulla Martinez La Habana, 1923 Laureato alla Escuela Nacional de Bellas Artes San Alejandro, divenne esperto di Bauhaus e serigrafia. Durante la sua carriera professionale che dura da più di 60 anni senza interruzione (1943 / 2009), ottiene 60 Premi per manifesti, rivista, libri, pittura e disegno. Ha ricevuto più di 30 riconoscimenti nazionali e internazionali, disegnato più di 3500 manifesti di ogni genere, 3000 libri e pubblicazioni differenti, logotipi, cataloghi, e diretto artisticamente, disegnato e illustrato moltissime riviste di argomenti differenti. Attraverso i suoi disegni e la sua creatività contribuisce al risparmio di carta per la produzione dei manifesti ICAIC. Ha presentato più di 100 esposizioni personali e ha partecipato a più di 200 mostre collettive. Più volte selezionato come membro di giuria in concorsi di disegno grafico, arte del libro, pittura e disegno. Tiene conferenze e relazioni che pubblicano su riviste specializzate di disegno grafico e arti visive su “Cuba e lo straniero”. I suoi manifesti del cinema, politici e disegni, formano parte delle collezioni di differenti città dell’EEUU, Europa, África y Asia. All’alba del 1° gennaio 1959, realizzò il primo manifesto serigrafico della Rivoluzione Cubana con l’immagine di Fidel Castro e la data “26 de Julio”.

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Eladio Rivadulla La sua abitazione e alcuni manifesti

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Rafael Morante Rafael Morante Ochenta

Rafael Morante Madrid, España 1931 Ha frequentato la Escuela de Profesionales Publicitarios. Lavora prima della Rivoluzione come disegnatore in varie agenzie di pubblicità, e tra queste la OPTLA. Nel 1961 ha iniziato a lavorare presso la nascente dpt. Si è occupato dei manifesti dell’ICAIC sviluppando un ampio lavoro come cartellonista e come grafico per la rivista del “Cine cubano”. È stato anche disegnatore per la Rivista “Cuba” e per la “Editorial Nacional de Cuba”. In seguito si è occupato della rivista “TRIcontinental” e di un gran numero di manifesti per la OSPAAAL. Insegna come professore all’Instituto Superior de Diseño Industrial (ISDI). Nel 2002 ha ricevuto il Premio Nacional de Diseño “Raúl Martínez” per le opere di tutta la sua vita.

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Osmany Torres Martín Osmany Torres Martín Pinar del Río, 1973

Classe 1973, Osmany Torres è un grafico indipendente che lavora attualmente in Messico. Ha frequenta l’Instituto Superior de Diseño Industrial (ISDI) fino al 1996. Ha lavorato per l’Oficina Nacional de Diseño Industrial ONDI (1995-1996), per un anno ha lavorato per altre agenzie dedicandosi soprattutto ai progetti che riguardano i sistemi di identità. Nel 1994 ha disegnato l’intera immagine coordinata e segnaletica per l’Hotel Meliá Cohiba. Si è dedicato successivamente allo studio e alla realizzazione di applicazioni web, disegnando e sviluppando siti internet. Grande viaggatore per lavoro e non solo è un assiduo frequentatore di IKEA, e apprezza in maniera particolare il cibo italiano.

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Pedro Contrera Suárez

ha frequentato un corso di urbanismo, Ciudades y Cul-

Pedro Contrera Suárez La Habana, 1943

tura Cubana e nel 2001 ha frequentato invece il corso di restauro, Curso sobre Restauración de Carteles al Centro de Restauración, Conservación y Museología (CENCREM). Parla correntemente inglese, italiano e porto-

Ha conseguito gli studi superiori nel 1963 alla Scuola

ghese. È stato illustratore grafico per la rivista “Juventud

Nazionale delle Belle Arti di San Alejandro specializzan-

Rebeldee” e successivamente per la rivista “Bohemia” e

dosi in pittura e scultura. Nel 1970 si è laureato in Storia

la rivista “Mujeres” per la quale ha realizzato anche di-

dell’Arte all’Università dell’Habana. Dal 1985 ha frequen-

segni di moda. Curatore e Specialista in Arte per il Cen-

tato un corso di specializzazione in Marketing e Pro-

tro de Desarrollo de las Artes Visuales. Viaggia in Ceco-

mozione della moda. Nel 1987 si è specializzato pres-

slovacchia, Ungheria, Canada, Italia, Francia, Saint Kits

so l’ISDI in Illustrazione e Moda. Dal 1990 al 1992 si è

e Nevis e USA come conferenzista e commissario per le

specializzato anche in Riqualificazione nel disegno indu-

mostre di arte e disegno. Ha ricevuto premi e riconosci-

striale: Especialidad en Confecciones Textiles. Nel 1999

menti di ogni genere.

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Hector Villaverde anni, dal 1987 al 1997 ha insegnato Diseño Editorial y

Hector Villaverde Habana, 1939

Tipografía all’Instituto Superior de Diseño Industrial (ISDI). Ha tenuto conferenze e lezioni sulla grafica in Chile, México, Venezuela, Svizzera, Italia, Puerto Rico e Bolivia. Per 25 anni ha lavorato come grafico per

Presidente di Prografica dal 1994, per molti grafici

l’UNEAC, (Unión de Escritores y Artistas de Cuba)

cubani la pubblicità di Hector Villaverde rappresenta

realizzando più di 300 libri per questa istituzione. Ha

un riferimento nell’ambito grafico nazionale, non solo

ottenuto la menzione nazionale Raúl Goméz García,

per il suo livello tecnico e la sua evoluzione stilistica,

Félix Elmuza e più di 25 premi e menzioni durante tutta

ma anche per la varietà di lavori e progetti che affrontò:

la sua carriera professionale. Nel 2003 ha ricevuto un

editoria, riviste, manifesti, libri per bambini come

omaggio personale in Messico per il suo apporto al

illustratore. Negli anni ’60 ha partecipato al movimento

disegno grafico insieme ai disegnatori cubani Azcuy,

cartellonistico che si sviluppò nel Consejo Nacional de

Bachs e Ñiko. Nel 2001 ha ottenuto il Premio Nazionale

Cultura dove disegnò più di 70 manifesti. Negli anni ‘60

di Disegno Grafico “Raúl Martínez”, e nel 2004 il Premio

è stato disegnatore per le Riviste “Pueblo y Cultura”

Pablo che si assegna alle personalità importanti

e “Revolución y Cultura”. Nel 1967 ha conseguito

della cultura cubana. Nel 2007 ha ottenuto anche il

gli studi di grafica presso l’Academia Superior de

premio “Eduardo Muñoz Bachs” de la UNEAC. Tutti

Bellas Artes di Varsavia con il Professor Henrik

premi ottenuti come riconoscimenti per la sua opera

Tomaszewski. Art Director per la rivista “Cuba” per 10

e perché ha dedicato la sua vita al disegno grafico.

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José Alberto Menéndez Sigarroa

José Alberto Menéndez Sigarroa La Habana, 1966

de Desarrollo de las Artes Visuales), a Montreal sempre nello stesso anno (El Afiche Cubano 1959-1996, Universidad Quebec de Montreal), per citarne solo alcune. Ha tenuto conferenze sulla grafica cubana in Svizze-

Laureato in Disegno Grafico presso l’Instituto Superior

ra, Olanda, Italia, Ecuador, Messico e USA. Professo-

de Diseño Industrial (ISDI) nel 1989, è attualmente Vi-

re all’ ISDI tra il 1989 e il 1994, fondatore e coordinatore

cepresidente di Prográfica e art Director della Casa de

del gruppo Next Generation. Membro dell’Unione degli

las Américas. Ha lavorato come freelance per diverse

Scrittori e Artisti di Cuba, di Prografica, della Asociación

agenzie e Istituzioni, soprattuto nel campo culturale. I

Cubana de Publicitarios y Propagandistas, della Unión

suoi lavori sono stati esposti nel 1989 a Londra (Revo-

de Periodistas de Cuba y de la Cátedra C. W. Massa-

lution by Design, Saint Martin Scool of Art and Design),

guer de Diseño Gráfico de la Universidad de La Habana.

nel 1996 all’Habana (Nuevos Carteles Cubanos, Centro

Riceve numerosi riconoscimenti e Premi.

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Nelson Ponce Sánchez

Nelson Ponce Sánchez La Habana, 1975

tación de Páginas Web”, curso de televisión digital. Attualmente lavora nel dipartimento di disegno della Casa de las Américas e insegna all’Instituto Superior de Diseño come illustratore di manifesti. Ha inoltre ricevu-

Ha ottenuto il titolo universitario di Diseño Informacio-

to diversi premi: gran premio en el 11 forum de Ciencia

nal (diseño gráfico y comunicación visual). Si è Lau-

y Técnica por los diseños de la Pizarra humana del acto

reato nel 1998 all’Instituto Superior de Diseño Indu-

de clausura del Festival de la Juventud y los Estudian-

strial• Curso de Dibujos animados. Ha collaborato

tes (coautoría: grupo puntaG); primer premio en el Salón

giovanissimo con l’ICAIC (1996). Ha frequentato di-

Nacional de Humorismo (Humoranga); premio dentro

versi corsi: curso de Postgrado “Desarrollo de Obras

de la muestra cubana en FIAP 2000 (Argentina); e molti

Multimedia”, curso de Postgrado “Uso e Instrumen-

altri associati anche a menzioni e riconoscimenti.

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Santiago Pujol Bonani

Santiago Pujol Bonani Habana, 1950

taria per il quale ha disegna logotipi, marchi, immagini coordinate, label, manifesti. In seguito si è dedicato, fino al 1994, al disegno di Informazione presso l’Oficina Nacional de Diseño Industrial de La Habana. Professore e Relatore, tiene corsi regolari presso l’Institu-

Attualmente membro Esecutivo di Prografica, si è lau-

to Superior de Diseño Industrial. Dal 1994 lavora come

rato nel 1976 all’Instituto Superior de Diseño Indu-

freelance occupandosi di disegno di riviste, logoti-

strial dell’Habana, come Diseñador lnformacional.

pi, marchi, brochure, libri, esposizioni e packaging per

Tra il 1976 e il 1983 è stato Disegnatore Grafico per il

imprese statali cubane e compagnie straniere miste.

Centro de Diseño, Ministerio de la Industria Alimen-

Ha ricevuto premi e menzioni per diverse sue opere.

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Pepe Nieto

Pepe Nieto Habana, 1974

Pepe Nieto, classe 1974, ha frequentato l’ISDI all’inizio degli anni ’90, durante la crisi economica, periodo in cui il mestiere del grafico non era facile. Parte del suo bagaglio lo deve alla frequentazione di Basilea, per la sua passione verso la grafica svizzera, dove conosce Adrian Frutiger, esperienza che lo segna e che ricorda con affetto. Attualmente lavora come freelance e si dedica sia alla grafica editoriale che alla grafica multimediale, realizzando tra gli altri un cd interattivo su Che Guevara commissionato dallo stato.

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La grafica oggi Dopo decadi di difficoltà, censura e rovina economica, i designer cubani stanno vivendo oggi la maggiore libertà artistica degli ultimi 50 anni.

che aprire uno spazio per il design cubano”, includendo in larga misura attività non commerciali. All’interno della scuola ci sono progetti di design dell’informazione fatti da studenti, come la creazione di un’immagine coordinata per il censimento nazionale cubano, la pub-

La maggior parte dei designer lavora per case editrici

blicazione di lavori letterari per la distribuzione di mas-

ed agenzie di pubblicità, benché il freelancing sia au-

sa, campagne di informazione pubblica rispetto alla

mentato e più di 300 persone siano registrate come

zanzara, la promozione del turismo a Cuba, sistemi di

creatori indipendenti. Lo scenario artistico si sta svi-

segnaletica per ospedali, design di interfacce… Il Co-

luppando come mai prima, grazie a un passato che ha

mitato Prográfica cubano è un’organizzazione non lu-

permesso un’espressione profondamente personale, a

crosa che rappresenta i migliori designer grafici cuba-

una politica vibrante e compromettente, al clima cultu-

ni, benché il numero di membri comprenda solo una

rale favorevole e al settore del turismo in forte crescita.

piccola percentuale dei 1.000 stimati nel paese. Subor-

Molti artisti vivono con i propri familiari in case picco-

dinato al Consiglio Nazionale delle Arte plastiche del

le, benché alcuni abbiano studi indipendenti. È giusto

Ministero di Cultura di Cuba, è membro del Consiglio

dire che questi sono in una condizione migliore rispet-

Internazionale di Associazioni delle Design Grafiche

to a molti altri settori, come ad esempio maestri e me-

(ICOGRADA) dal 1997. Héctor Villaverde, presidente di

dici che sono impieghi controllati dallo stato e devo-

Prográfica, descrive il clima del design dell’ultima de-

no dipendere dalle entrate fisse per la loro sussistenza.

cade: “la crescita Economica degli anni ‘90, il turismo

La maggioranza dei designer giovani di Cuba si sono

e le industrie minerarie e del petrolio hanno aumentato

formati presso l’Istituto Superiore di Design Industria-

la quantità di lavoro disponibile per i designer grafici, e

le (ISDI), un’Università autonoma formata nel 1984.

lo sviluppo di prodotti di qualità superiore per l’espor-

L’attuale rettore della scuola, Dr. Arch. José Cuendias

tazione è qualcosa di recente nella società cubana.”

Cobreros, definisce l’obiettivo primo dell’ISDI come:

L’introduzione di nuove tecnologie a Cuba, anche

“risolvere i problemi cubani attraverso il design, ed an-

se a un livello molto modesto, ha creato un cambia-

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mento radicale nel design grafico ed è stato ben accolto. Il multimedia, il web ed il design interattivo stanno sviluppandosi e assumendo sempre più importanza. Relativamente isolato dalle influenze americane, benché abbracciando contemporaneamente la cultura mondiale, il design grafico cubano moderno ha sviluppato tratti e caratteristiche unici. Al contrario di paesi orientati al consumo dove il design si usa principalmente per vendere o annunciare, la comunicazione visuale qui è un mezzo per trasportare informazione, per promuovere la coscienza politica, ed è espressione pubblica.

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Il contesto fotografico “Habana mi sorprendi e mi dai pena, tutto insieme”, esclama J. Perugorría, protagonista nelle vesti di un cubano esiliato a Miami che ritorna alla città della sua giovinezza, nel coinvolgente film di H. Solás Miel para Oshún.

Il Centro Storico dell’Habana Vieja sta subendo attualmente un’entrata di capitale straniero e sviluppo come mai prima. Le case dell’era coloniale si sono trasformate in locande, taverne e caffè; i patii e le terrazze sono diventate luoghi per concerti. Gli edifici restaurati dell’Habana Vieja sono solo l’aspetto più visibile di un programma sostenibile che va molto più lontano dal semplice lavoro di

È un sentimento condiviso da molti quando si avvicina-

restaurazione per riscattare l’eredità storica di Cuba, è

no a questa città di belle rovine e di memoria spenta del

anche e soprattutto conservazione dell’ambiente sociale

glamour pre-rivoluzionario. Sofisticata, bollente ed im-

e culturale, che si attua tenendo conto delle persone che

mersa nel mistero, la capitale di Cuba è stata descritta

ci vivono. Al contrario di molte altre città latinoamericane,

come una tentatrice che invita ad esplorare i suoi incan-

non c’è commercializzazione sfrenata.

tesimi, senza mai rivelarli tutti. Creata agli inizi del 1500 e sopravvissuta a successive guerre, invasioni, la città

Dedichiamo queste immagini a chi gioisce poco del-

del porto fortificata, il più grande dei Caraibi, ha riporta-

la propria vita, nella speranza che possa apprezzare di

to pochi danni negli ultimi secoli. Il caldo tropicale, l’umi-

più quello che ha, e che non getti al vento l’impalpabile

dità penetrante e l’assalto regolare di uragani hanno pre-

leggerezza della gioia.

sentato il conto: molti degli edifici dell’Habana sono ora erosi e rovinati. La Habana Vieja fu dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 1982, ed oggi è riconosciuta come il più fine complesso coloniale esistente nelle Americhe.

Alessio e Laura

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Taxi La Habana, Paseo de MartĂ­ (Prado) Nella pagina precedente

Panorama visibile dalla casa del Che La Habana, Comune di Regla

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Chevrolet La Habana Vieja nella pagina precedente

Panorama serale La Habana, Comune di La Playa

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Plaza de Lennon La Habana

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Plaza de la Catedral La Habana Vieja Suonatori e artisti

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Mercato La Habana

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Verso Santa Clara Autopista Nacional

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Amici La Habana, Vedado nella pagina a fianco

Bambini al mare durante un temporale La Habana, Playa Santa MarĂ­a Partita di pallone La Habana Vieja

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La Bodeguida del medio La Habana Vieja

Nelle pagine seguenti

Panorama La Habana, Comune di La Playa Badiere nere con stella bianca, in ricordo delle vittime del terrorismo contro Cuba. La Habana, Palazzo degli affari esteri statunitense sul Malec贸n Plaza Vieja La Habana Vieja Strada La Habana Vieja

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Mojito La Habana, Vedado

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Patio La Habana Vieja a fianco

Camera con vista dove soggiornò Hemingway La Habana Vieja, Hotel Ambos Mundos nella pagina seguente

Teatro GarcĂ­a Lorca La Habana Vieja

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Scarpe La Habana Vieja, Teatro GarcĂ­a Lorca

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Pennello La Habana Vieja, Teatro GarcĂ­a Lorca

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Monumento a José Martí e obelisco La Habana, Malecón nella pagina seguente

Plaza de la Revolutión La Habana, Malecón

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Mausoleo del Che Santa Clara, Plaza de la Rev贸lution

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Bozzetti preparatori

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Bozzetti preparatori

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Bozzetti preparatori

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Grazie a: Daniele Barbieri e l’ISIA di Urbino. Eladio Rivadulla, Rafael Morante, Osmany Torres Martín, Pedro Contrera Suárez, Héctor Villaverde, José Alberto Menéndez Sigarroa, Nelson Ponce Sánchez, Santiago Pujol Bonani e Pepe Nieto. Centro de Desarrollo de las Artes Visuales, Las Casas de Las Americas, ICAIC, Instituto Superior de Diseño Industrial, Prografica. Olguita e tutta la sua famiglia. Andrea Steinfl, Antonella Marra, Alessia Sellitti, Antonio Senia e Freddy Ventriglia. Francesca, Lucia, Alessandra, Giorgia, Luana, Elena, Laura, Perikli, Pamela, Maria Pia, Maddalena, Sara, Daniela, Laura, Simona, Giorgia. Giuseppe. Massimo Dolcini per i suoi preziosi insegnamenti. Francesca Pierucci per la partecipazione speciale e insostituibile. Un grazie speciale, Anna Rebeschini. Le famiglie di Laura e Alessio.

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R-ev贸lution: 50 anni di grafica a Cuba Formato del Libro: 22,5cm x 30cm Stampato su carta Fedrigoni Rilegatura filo refe Composto in Helvetica Neue LT Std Fotografie di Alessio Corradini e Laura Passetti 庐 2009. Tutti i diritti riservati.

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Bibliografia

Angelo Trento Storia Illustrata della Rivoluzione Cubana Ed. Giunti Milano, 2002 Andrea Bosco e Elena Scantaburlo Buena Vista. Mezzo secolo di grafica cubana Ed. Mazzotta Milano 2006 Andrea Bosco, I giorni di Cuba Ed. Mazzotta Milano 2006 Elena Scantaburlo, Arti, suggerimenti, storie parallele. 50 anni di grafica a Cuba Ed. Mazzotta Milano 2006 Omar Calabrese, La grafica dei manifesti cubani Ed. Mazzotta Milano 2006 Canton Navarro, José Historia de Cuba - el desafío del yugo y la estrella. Editorial SI-MAR-SA, La Habana 1996 Portuondo, Fernando Historia de Cuba 1492 - 1898 Editorial Pueblo y Educacion, La Habana 1965 Sartirana, Luciano Atlante della storia di Cuba, dal sogno al riscatto di un popolo Ed. Demetra, Verona 1998 Robert L. Peters, ¡Cuba SI! La vida y el diseño en un archipiélago bloqueado Communication Art, California 2006 Le Guide Traveler di National Geographic, Editore Giunti, Firenze – Milano 2008 Siti internet consultati: www.cubaycuba.net/storia/storia.html it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Cuba

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