Ottobre 2010
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INDIALOGO Supplem e n t o d i I n d i a l o g o . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo
L’Ecce homo di Caravaggio alla Fondazione Cosso
G l o c a l
M a g a z i n e
Mensile
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| Editoriale | Sovente le occasioni della vita si presentano senza ricercarle. Così è successo per la proposta di direzione di Pinerolo Informa. All’iniziale rifiuto è subentrata la decisione di mettersi in gioco, soprattutto su invito dei miei giovani allievi, ora universitari o giovani laureati, che nel corso degli studi superiori al Liceo Porporato hanno collaborato con me per realizzare il giornale scolastico Onda d’urto. È soprattutto con molti di loro che si intraprenderà l’avventura per realizzare questo giornale. Insieme con qualche adulto “significativo”. Informazione e territorio, con un occhio all’attualità più ampia, sono le parole-chiave che saranno al centro della linea editoriale. Quindi il Pinerolese e principalmente Pinerolo, saranno le realtà di cui parleremo: delle persone che vi abitano, delle loro esperienze e fatiche, ma anche dei loro sogni. Riporteremo i principali eventi e fermenti locali, i momenti aggregativi e di partecipazione. Parleremo di politica, di associazioni, di volontariato... Lo faremo con le parole e con ampie immagini, come è tipico di un magazine. Si cercherà di fare un giornale che fa non solo informazione, ma anche “agorà”, cercando soprattutto di mettere in dialogo le nuove generazioni pinerolesi con quelle dei padri, memori delle fatiche del dialogo intergenerazionale. Antonio Denanni
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Eventi
Artigianato e cavalieri
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Primo piano
I giovani pinerolesi
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La cosa pubblica
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Nuvole sopra i 20
dove si va da pinerolo
Essere Cittadini
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Politica in Città
il bene paesaggistico
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LUGLIO 2010
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Giovani&Lavoro
Delibere comunali
la ricerca in agenzia
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Sociale &Volontariato il gruppo arcobaleno
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Personaggi
antonio mileto
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Arte&Mostre i portici di pinerolo
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Teatro nei teatri pinerolesi
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Libri e altro
a team / l’uva fragola
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l’asd chisone
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gli aridovero
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Sport Musica Lettere al giornale risponde elvio fassone
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EVENTI
Ottobre: Caravaggio alla Fondazione Cosso
A cura di Francesca Noardo. A P i ne r o l o
Caravaggio al castello di Miradolo Luci ed ombre dal Seicento piemontese
In occasione del 400° anniversario dalla morte di Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio (1573 – 1610), la Fondazione Cosso allestisce una mostra che, in modo del tutto originale, mette in luce come l’opera del grande maestro sia radicata anche nella nostra regione. Dal 2 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011 sarà esposta nelle sale del Castello di Miradolo, per la prima volta in Piemonte, l’Ecce Homo, unica opera originale attribuita a Caravaggio sul territorio piemontese. Ma a rendere l’esposizione ulteriormente degna di nota è l’affiancarsi delle copie seicentesche reperibili perlopiù lungo l’asse Torino – Susa con i relativi studi, che hanno permesso di distinguerle dagli originali. Infatti coprotagonisti sono gli studi radiografici delle tele portati avanti da Paolo Sapori e dal GRADOC (Gruppo di Ricerca, Analisi e Documentazione per l’Opera di Caravaggio), per la comprensione delle peculiarissime tecniche preparatorie del Caravaggio. Come sottolinea la Presidentessa Maria Luisa Cosso, aspetto fondamentale è la ricerca, indispensabile sempre per l’accrescimento della cultura di un popolo. Nella mostra, tramite i due Ecce Homo, originale e copia (conservata presso il Santuario del Gesù Bambino di Praga di Arenzano, in Liguria) accompagnate dalle fotografie ai raggi x, si evidenzia la particolare tecnica del Caravaggio. Avant-dernière pensée Ad aggiungere originalità all’evento, è prevista un’ambientazione musicale per le opere, che si realizza con l’inserimento di installazioni musicali dal vivo, secondo il progetto “Avant-dernière pensée” del musicista Roberto Galimberti. Le sette cantate dell’opera “Membra Jesu Nostri” di Dietrich Buxteude (1637 – 1707) saranno realizzate da sette musicisti, ciascuno in una delle stanze che ospiteranno le opere, per ottenere un piacevole legame tra dipinto e musica. Concludendo, verrà offerto nei weekend un servizio navetta gratuito da Torino, a riconferma degli intenti della Fondazione di favorire la fruizione delle iniziative da parte di un pubblico sempre più vasto, conciliati con l’obiettivo della Provincia di Torino di rafforzare il legame culturale e turistico tra città e territorio.
La tecnica del grande artista L’artista utilizzava il cosiddetto “abbozzo monocromatico”: imposta i chiaroscuri sulla tela precedentemente annerita con nero di vite, definendo le luci con il bianco di piombo, “biacca”; applica poi il colore, per un effetto estremamente realistico, dai vibranti toni freddi che danno l’impressione che gli oggetti siano illuminati dall’interno. Osservando attentamente si può notare come la biacca col tempo emerga in alcuni punti, specialmente nelle zone di “ripensamento”, in cui l’autore pone un colore scuro dove prima aveva progettato una zona di luce. Questo testimonia inoltre come Michelangelo Merisi non fosse solito utilizzare disegni preparatori. A dare l’ultima parola, si introducono le analisi ai raggi x, i quali, rimbalzando sugli strati di biacca ci restituiscono una chiara immagine del primo caratteristico abbozzo in bianco e nero. In modo diverso procedono i copisti, che usano la biacca solo in fase finale per aumentare le luci in poche localizzate zone. Utilizzavano invece “alla prima” (senza sbozzi) impasti di colori coprenti ricchi di terre d’ombra, ocre e bolo, il cui risultato sono i toni molto più caldi e opachi che potremo vedere.
Le installazioni avranno luogo alle ore 11.00, 15.00 e 17.00 In data 17/10, 14/11, 28/11, 12/12, 09/01. Il 25/12/2010 h.21.15 e il 30/01/2011 h.18 le installazioni diventeranno un concerto. Orari Mostra MAR-MER-GIO: 14.00 – 18.00 (Mattino aperto su prenotazione per gruppi e scolaresche) VEN-SAB-DOM: 10.00 –18.00 LUN: chiuso Gli orari variano in corrispondenza delle festività
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Settembre/Ottobre: Concorsi ippici, Rassegna dell’artigianato, Maschera di ferro
Artigianato, cavalli e cavalieri
Mese di settembre. arrivano la Mostra dell’Artigianato e i Concorsi ippici, due grandi eventi che mettono in mostra la città, le sue attività economiche e commerciali, i prodotti tipici locali, ma anche le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, non ultima la Casa del Vicario appena ristrutturata. Due eventi, ormai più che trentennali, che al termine delle vacanze avviano l’attività lavorativa e produttiva pinerolese, dei quali si è abbondantemente parlato e scritto, anche su questo giornale, precisando cifre sul numero degli espositori, dei visitatori e del presumibile giro di affari. Ma che quest’anno con la crisi economica al suo apice, soprattutto dal punto di vista occupazionale, assumono un sapore diverso. Sono occasione per fare il punto sullo stato di salute del Pinerolese dal punto di vista economico e produttivo, anche se gli stati generali sono già stati convocati qualche mese fa. Parlare di artigianato è certamente importante, ma le imprese del settore - per metà nell’edilizia - nella zona rappresentano il 34% (dato Camera di Commercio 2008). C’è l’altro 66% legato in buona parte all’industria e all’indotto Fiat, che con la crisi del settore automobilistico fatica a intravedere un futuro positivo con il rilancio del settore. Urgono idee forti e garanzie dal punto di vista delle strutture e quindi della politica per attrarre capitali, anche stranieri, come avvenne tra fine Ottocento e inizio Novecento con l’insediamento di importanti industrie manufatturiere, del tessile prima (Gütermann, Turck...) e metalmeccaniche poi: Riv, Beloit, Mustad, ecc. Anche i concorsi ippici, con l’arrivo di cavalli e cavalieri da tutte le parti del mondo, che richiamano le nostalgie dei fasti della bella epoque, pongono a tema la Scuola di cavalleria, che da decenni si tenta di rilanciare, con uno slancio generoso da parte degli appassionati (in primis il Gen. Di Staso), ma che per il carattere di sport costoso e di élite fatica a prender il via. È già stato realizzato il primo lotto di tutto il complesso (maneggio coperto, aule didattiche, cucine, ecc.) e probabilmente a breve si completerà il resto, ma rimane il problema del costo di gestione e degli allievi frequentanti, che per uno sport oneroso, come si diceva, e per la crisi economica imperante, sono problematici. Anche qui occorre una riflessione, con tanto idealismo come si è fatto finora, ma anche con un pizzico di realismo per vedere fin dove si può arrivare. A. D.
Rievocazione storica della maschera di ferro La città anche quest’anno è stata invasa dal fascino e dalle suggestioni del Seicento con migliaia di persone provenienti da ogni dove per rievocare le vicende che ricordano il personaggio misterioso della “Maschera di Ferro”, l’uomo che ha trascorso 16 anni di prigionia a Pinerolo all’epoca di Luigi XIV, con danze, giochi di destrezza, sfide, duelli e parate. La rievocazione si è svolta con figuranti d’epoca: dame e cavalieri, moschettieri del re e notabili che hanno sfilato per il centro storico. Con gran finale in piazza Vittorio Veneto con la Maschera di Ferro, a cui ha prestato il volto quest’anno Gipo Farassino.
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primo pian
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A cura di Andrea Obiso Fotografie G.D.
E sse r e g i o van i a P i ne r o l o
Cosa fanno i giovani pinerolesi dopo il diploma Concluso l’esame di maturità, capita tra giovani di chiedersi: e ora? Qual è il destino che attende i giovani pinerolesi?” Ho provato a parlarne con alcuni giovani amici come me e tutti avvertono come un salto nel vuoto, più rapido ed inaspettato di qualsiasi altro cambiamento avvenuto prima. Le due grandi categorie di scelta sono: continuare gli studi, oppure intraprendere la via lavorativa. All’interno di queste due categorie vi sono però diverse sfumature e opzioni che portano i ragazzi del pinerolese a scegliere strade totalmente divergenti ma simili allo stesso tempo.
maggiore se si fa la scelta di studiare all’estero: diversi sono i ragazzi che escono dall’Italia per studiare, alcuni grazie a programmi universitari di studio all’estero come l’Erasmus; altri dopo qualche anno di studio in Italia si iscrivono ad università straniere. Per chi invece sceglie la via lavorativa le opportunità sono purtroppo limitate in questo sfortunato periodo economico, non solo a livello di quantità quanto a livello di prospettiva; esclusi i lavori stagionali, limitati per definizione, le opportunità di lavoro che trovano i giovani sono quasi esclusivamente a breve scadenza. Tra le mie conoscenze solo un ragazzo ha un lavoro con contratto a tempo indeterminato.
La scelta più comune fra i frequentatori dei licei è quella di intraprendere il cammino universitario, però, il modo di gestire la propria vita e le esperienze che si vivono, variano molto se il giovane rimane a casa o riesce a trasferirsi nella località universitaria; lo stretto contatto con una città, ad esempio Torino, condiziona infatti in maniera sensibile la percezione della realtà al di fuori del pinerolese. Il cambiamento dello stile di vita è ancora
Quello del lavoro è il problema di fondo dei giovani, compresi quelli di Pinerolo, che cercano di crearsi un’indipendenza economica e trovare un punto di partenza verso una vita nuova. La possibilità di avere una gamma di opzioni lavorative, costituita da impieghi a lungo termine, permetterebbe al neodiplomato di effettuare con cura la propria scelta, basandosi sugli studi da poco terminati e soprattutto negli ambiti in cui si sente di poter
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Come si aggregano i giovani a Pinerolo
giocare le proprie carte. Con un lavoro a breve scadenza, invece, il ragazzo tende ad accettare qualsiasi tipo di impiego sapendo che, con ogni probabilità, in capo a due, tre, quattro o al massimo sei mesi, sarà nuovamente alla ricerca di un altro posto di lavoro. Data questa situazione critica del nostro bel Paese, molti giovani, anche di Pinerolo, fanno la scelta di cercare fortuna all’estero: la meta preferita per quanto riguarda il pinerolese sembra essere Londra, ma anche Berlino, Barcellona e Parigi. Molti di questi però, dopo un periodo in cui capiscono che la loro strada non è oltre i patrii confini, tornano a casa per ricominciare gli studi o lavorare. Quelli che rimangono tornano a casa solo per le feste. Lo stile di vita dei giovani compresi fra i 19 e 27 anni, che hanno scelto di rimanere nel pinerolese, sia che studino o che lavorino, è molto simile: amano frequentare le conoscenze sviluppatesi nei loro nuovi ambiti, ma anche mantenere saldi i legami con i vecchi compagni di scuola, uscendo prevalentemente il sabato sera per andare in discoteca o nei locali notturni. Coloro che invece si sono trasferiti a Torino, Milano o altre città per motivi scolastici hanno una diversa vita sociale, frequentano prevalentemente le nuove conoscenze universitarie ed escono soprattutto durante la settimana, dedicando il week-end al ritorno a casa dalle famiglie e dagli amici. Occorre precisare che le opzioni a disposizione del giovane, fresco di diploma, sono superiori a quelle dettate dal desiderio di qualcosa di nuovo, dalle esigenze famigliari, e dallo sfruttamento di occasioni che capitano durante la vita.
A Pinerolo esistono tanti gruppi giovanili, alcuni con caratteristiche ben definite, altri con caratteri più sfumati. Si distinguono in modo netto gli “alternativi”, chiamati così perché hanno uno stile non scontato e originale: portano abiti etnici, a stile giamaicano e molti hanno i dred. Sono abbastanza riservati, amano uscire in gruppo in locali come il Lennon, il Vibrò, l’Underground. Ascoltano musica raggae, ska, hardcore, spaziano da un estremo all’altro. Ricordano i figli dei fiori: pace, amore e... protesta! Altrettanto riconoscibili sono i “punk-emo” che hanno un abbigliamento sempre scuro, con borchie evidenti. Le ragazze usano anche il viola e il rosso, hanno smalti molto scuri e fiocchetti tra i capelli. Sono abbastanza schivi, si considerano emarginati e sembrano o sono davvero depressi. Non hanno luoghi specifici di ritrovo. Ascoltano molto il metal, il rock e tutti i tipi di musica forte. Un gruppo meno definito è invece quello dei “cabinotti”, poiché raccoglie sia gli estremisti, ossia quelli perennemente alla moda sia quelli che vorrebbero esserlo, ma non sono così fissati. “Cabinotto” è quel ragazzo che ci tiene molto al suo aspetto esteriore: abiti firmati, capelli sempre perfetti e occhiali da sole anche quando piove. Il più grande divertimento per lui è ritrovarsi al sabato sera nei locali più in, ad esempio il Pepe Nero o le Cantine, a fare pre-serata con gli amici, prima di concedersi una seratona in discoteca, alle Vele di Alassio o al Tabata a Sestriere. Abbastanza snob, sembra che giudichino ogni dettaglio con il loro sguardo nascosto sotto un paio di Rayban. Li riconosci anche per la musica che ascoltano: ovviamente quella che è più gettonata al momento, come disco house, commerciale e pop. Poi ci sono i “tamarri”, chiamati così non per la loro origine, ma per i gusti estrosi e a volte pacchiani che li caratterizzano. Pantaloni strettissimi infilati in scarpe da ginnastica, dolcevita e smanicati aderenti per mettere in mostra i corpi scolpiti è la loro divisa. Casinisti, non molto fini e un po’ rissosi si rispecchiano in musiche come la techno e l’hardstyle e in locali come lo Shock o il Templares, ma ultimamente sono in qualsiasi luogo in cui ci sia molto movimento. Questi sono i gruppi più evidenti, per lo più di liceali, generalizzando un po’. Ovviamente esistono altri gruppi e tanti ragazzi che non fanno parte di nessun gruppo, ma seguono semplicemente il proprio stile e carattere. Sintesi di B. G. Onda 25, dic, 2008, giornale studentesco di Pinerolo
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Essere Cittadini
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A cura di Alberto Barbero Da Pinerolo Informa 46/2010
A P i ne r o l o
La “virtù dei cittadini” e la cosa pubblica
“Il fondamento di una buona repubblica, prima ancora delle buone leggi, è la virtù dei cittadini”. La frase breve di Norberto Bobbio, citata nel numero precedente, ci introduce in un universo di pensieri e di atteggiamenti che incidono sul vivere civile quotidiano. Quando si parla di leggi possiamo dire che le fanno gli altri; quando si parla di “virtù dei cittadini” siamo noi ad essere, ineludibilmente, chiamati in causa. Non intendo contrapporre le leggi ad altro. Le leggi ci sono, uguali per tutti, da sole però non bastano a far vivere bene e nella “repubblica”. Per questo occorrono tante “piccole virtù”. Ciascuna piccola, ma messe tutte assieme danno una grande somma. La loro assenza, generalmente, non porta nessuno davanti al giudice, non fa sentire nessuno malfattore. Eppure... senza quelle “piccole virtù” la vita nelle nostre città diventa difficile, viene meno la relazione sociale. La vita di tutti i giorni ce lo dimostra. Pensare ed agire tenendo conto che non si è al centro. Se non c’è questa base è difficile costruire un sistema di relazioni, richiamare anche chi sta più in alto della legge. D’altro canto sono proprio le “piccole virtù”, il principio di legalità vissuto non come imposizione ma come rispetto di sé e degli altri, che diventano un grande motore di educazione, di adempi-mento di doveri e di richiesta di diritti. Bisogna chiedersi se quanto si sta facendo serve anche se altri ne hanno un danno o un impedimento più o meno grande. Moralismo? Banalizzazione del grande principio di Bobbio? Credo proprio di no. Faccio alcuni esempi, partendo dai più quotidiani, ma ciascuno può ampliare i riferimenti. A tutti è capitato di arrivare ad un’isola ecologica inondata da rifiuti non seleziona ti. Oggi non si può dire che non c’è informazione sul settore e le strutture ci sono.
A parole tutti sono (siamo) rispettosi dell’ambiente .... eppure ... Più di una volta ci è capitato in un parcheggio di constatare che le auto non corretta-mente parcheggiate impedivano di trovare posto o di uscire o di constatare che il posto per portatori di handicap era abusivamente occupato: l’informazione non manca ... eppure ... Il limite di velocità viene interpretato come una vessazione, lo stesso vale per il cellulare: l’importante è che non ci sia il vigile ... La solerzia nell’espletare le pratiche, la scarsa puntualità nel rispettare gli orari, la carente predisposizione alla risposta esaustiva, il disinteresse per le piccole cose del patrimonio pubblico, l’insulto come mezzo per affermare la diversità di “idee”, la critica al Comune perché non ha provveduto a togliere la neve quando io non l’ho tolta dal mio marciapiede, il non attraversare la strada sulle apposite strisce pedonali o il non rispettarle come automobilista. Ho fatto alcuni esempi di natura diversa che ci dicono come la quotidianità ci interroghi sull’essere cittadini. Non sono indicatori di teppismo o di volontà distruttrice, sto parlando di noi. Di molti che vivono fra noi, perché non è giusto generalizzare. Sono però comporta-menti che “guastano” il clima e che molte volte puntano solo ad accondiscendere un’esigenza momentanea con il radicato principio di “farla franca”. Chi dice che è bene ostruire un passaggio? Chi dice che è stolto fare la raccolta diversificata? Chi dice che un parcheggio per portatori di handicap è inutile? Eppure ... Certamente la vita democratica non è tutta qui, ma i principi si misurano anche sulle i piccole cose ed è nel rispetto di tutti e nel - riconoscimento di regole da cui tutti possono trarre vantaggio che possiamo convivere.
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Nuvole sopra i 20 A cura di Fiammetta Bertotto
L A S C U O L A E L A RI F OR M A G E L M I N I
Basta con la cultura dell’ignoranza All’alba dell’anno scolastico, è entrata in vigore la riforma Gelmini. Di là dalle innovazioni (e degenerazioni) cui essa condurrà presto le nostre scuole, è giusto ricordare che il problema dell’istruzione italiana è vivo da più tempo, si mantiene vegeto, ed è connesso a premesse molto profonde, che oltrepassano i tagli e le scelte verso cui il Ministro Gelmini si è diretto, ormai sviscerati a destra e manca – e spesso a sproposito. Mi sembra quindi maggiormente necessario rimettere al centro del dibattito l’istruzione quale fase imprescindibile della formazione del cittadino. Non va scordato che il primo sguardo consapevole sul mondo viene dalla cultura e non va neppure nascosto che stiamo permettendo che questa verità si consideri superflua, facendo drizzare i capelli a giovani universitari come la sottoscritta. In altre parole, si sente la mancanza di un sapere distaccato da obiettivi economici e semmai strettamente attinente ad ambizioni di crescita personale. Sì, sto tirando in causa proprio quella famosa apertura mentale, legata anche e soprattutto agli studi umanistici, che nei più nobili (forse utopici) progetti per un corretto sviluppo della civiltà umana è considerata elemento irrinunciabile. Tanto per fare un po’ di nomi, lo studio di Filosofia, Storia, Lettere, è oggi messo al bando (o quasi, siamo politically correct). Tale esilio forzato, in un Paese come il nostro, attualmente ancora apprezzato in tutto il mondo giusto perché è qui che nacquero Dante e il Rinascimento (per i non addetti, si parla all’incirca di cinque, sei secoli fa), è a dir poco dissacratorio. Ma si sa, siamo altresì conosciuti per essere un popolo burlone. Sì, siamo un popolo burlone che si crogiola nel
tentativo di un progresso inarrestabile e ora facciamo i conti con una crisi che ha tutto il sapore dello humour inglese; ma, del resto, non siamo i soli e questa non è la sede per parlarne. Focalizziamoci piuttosto su un’altra crisi, quella da cui sono partita. I modelli educativi, così come sono, non vanno. Frase breve e ad effetto. Non celo il pessimismo con cui guardo all’idea di cambiare la situazione decimando le risorse a disposizione (vedi Gelmini), ma le cose sono lo stesso da cambiare. Letteratura e storia forse non sono la panacea, eppure la scuola d’oggi sta dando i suoi frutti e non sono certo frutti di cui vantarsi. Un motivo ci sarà. In questo senso, la vera cura devono essere sia i giovani che i meno giovani: bisogna opporsi alla mentalità diffusa attraverso cui si guarda alla scuola come luogo per posteggiare i figli, ai metodi d’insegnamento obsoleti, ai programmi tanto lunghi quanto poveri di contenuti, che come principale risultato hanno quello di far studiare tutto e comprendere poco. La cultura dell’ignoranza non può essere una scappatoia; si recuperi invece la scuola come luogo collettivo d’accrescimento del pensiero, perché stiamo rendendo povero di futuro un Paese ricco solo più di passato.
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in politica
I n ippici Città Mostra dell’artigianato/Concorsi A cura di A.D.
la c o ll i na d i santa b r i g i da
Un bene paesaggistico da valorizzare Da un po’ di anni sono sempre più numerosi gli economisti che misurano il benessere di un popolo non in base ai beni materiali, il Pil (Prodotto interno lordo), ma in base ai beni relazionali e al benessere che ne deriva, la Fil (Felicità interna lorda), che i governanti riescono ad assicurare ai loro cittadini a seguito di servizi quali il verde pubblico, le piste ciclabili, gli asili nido, le attrezzature sportive, i servizi agli anziani, i parcheggi, le scuole, il bene paesaggistico, i servizi commerciali, ecc. Come si sta a Pinerolo come Fil, come benessere relazionale?
Abbiamo preso uno dei parametri indicati come esempio, di quelli che costano poco per goderne: il bene paesaggistico. Che a Pinerolo vuol dire soprattutto la collina di Santa Brigida, la terrazza sulla pianura pinerolese, che spazia fino alle Alpi e al Monviso. Una terrazza forse un po’ snobbata in questi ultimi decenni, che ha perso quell’appeal che aveva sui pinerolesi come meta di passeggiate e di belvedere La collina di Santa Brigida è frequentata dai pinerolesi? «Piuttosto poco» mi ha detto un abitante della collina. «Forse si è perso il gusto del passeggiare a contatto con la natura e con l’ambiente.
Si preferiscono le passeggiate sotto i portici, in centro o all’ipermercato in mezzo alla gente». «La mancanza poi di una politica che valorizza questa risorsa paesaggistica della città completa questo stato di cose». A questo aggiungiamo anche il non far rispettare il taglio dei rovi che impediscono il belvedere da parte dei residenti e il mantenimento dei “percorsi storici” pedonali nei campi, dalla città alla collina. Un anno fa il Consiglio comunale, in sede di approvazione del cosiddetto Piano casa varato dal governo e recepito dalla Regione, aveva allentato le maglie del Piano paesaggistico della collina concedendo la possibilità di ristrutturare o di costruire, purchè gli ampliamenti non avvengano in altezza. L’assessore all’Urbanistica Frassino di fronte alla perplessità di diverse forze politiche aveva allora affermato: «Ci sembra di aver posto dei limiti tali da salvaguardare il paesaggio e l’integrità di frazioni e borgate di pregio, senza però snaturare le intenzioni di chi ha pensato questa legge, cioè quella di consentire piccoli ampliamenti che possano consentire di risolvere problemi abitativi e al tempo stesso rilanciare il settore dell’edilizia» (Eco, 16.9.2009). Nonostante ciò parecchie critiche e perplessità furono sollevate. Per evitare il rischio di cementificazione e per assicurare una forma di controllo fu istituita anche una Commissione per il Paesaggio, della quale per ora non si conosce l’operato.
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Quello che afferma la Convenzione europea del Paesaggio Gli Stati membri d’Europa: Constatano «che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro»; Sono consapevoli «del fatto che il paesaggio coopera all’elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa»; Riconoscono «che il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana»; Osservano «che le evoluzioni delle tecniche di produzione agricola, forestale, industriale... più generalmente, i cambiamenti economici mondiali continuano, in molti casi, ad accelerare le trasformazioni dei paesaggi»; Desiderano «soddisfare gli auspici delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione»; Sono persuasi «che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo»; Riconoscono «che la qualità e la diversità dei paesaggi europei costituiscono una risorsa comune per la cui salvaguardia, gestione e pianificazione occorre cooperare»; Convenzione europea del Paesaggio, Ottobre 2000, Preambolo
Panorama di Pinerolo visto da Monte Oliveto
L’origine del nome Santa Brigida “Un tempo era pure venerata, come patrona secondaria della città, santa Brigida d’Irlanda. La bella collina che domina Pinerolo porta ancora il suo nome...”. da Pier Giorgio Debernardi, Voi siete tempio di Dio. Voi siete corpo di Cristo, 2008
Panorama di Pinerolo visto dalla collina di Santa Brigida
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amministraz
Pinerolo
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A cura di Silvio Ferrero
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Delibere della Giunta comunale Delibera 267 del 7-7-2010 Ricorso al T.A.R. per il Piemonte proposto dal Consorzio Cooperative Edilizie Unione” Società Cooperativa e altri contro il comune di Pinerolo (P.E.C. in area CP7 del P.R.G.C.). Costituzione in giudizio e nomina patrocinatore legale.
Delibera 280 del 14-7-2010 Trasferimento al CISS della funzione di assistenza all’integrazione scolastica degli alunni con disabilità per l’anno scolastico 2010/11.
Delibera 268 del 7-7-2010 Approvazione bozza di convenzione tra il Comune di Pinerolo ed il C.I.S.S. di Pinerolo per l’inserimento in tirocinio presso il Centro Rete
Delibera 282 del 14-7-2010 Prelevamento dal fondo di riserva n.5
Delibera 269 del 7-7-2010 Approvazione bozza atto di impegno unilaterale presentato dai sig.ri Chiabrando per asservimento ad uso pubblico aree località Riva – lotto C Delibera 270 del 7-7-2010 Nomina nuovo componente per la commissione casa Delibera 271 del 7-7-2010 Concessione patrocinio all’A.C.A.T. Delibera 272 del 7-7-2010 Adeguamento tariffe di iscrizione e frequenza presso il Civico Istituto Musicale Corelli per l’anno scolastico 2010/2011 Delibera 273 del 7-7-2010 Proroga graduatorie di conferimento incarichi professionali per i collaboratori dei corsi del Civico Istituto Musicale Corelli. Delibera 274 del 7-7-2010 Associazione culturare “Solmireso”. Concessione patrocinio e utilizzo locali del Corelli sala Tajo per corso di “Spartito ed arte scenica per cantanti lirici” dal 19 al 31/07/2010 Delibera 275 del 7-7-2010 Protocollo d’intesa tra la Scuola Secondaria Statale di primo grado “Lidia Poet” ed il Civico Istituto Musicale A. Corelli. Delibera 276 del 7-7-2010 Disciplina dei rapporti sindacali e degli istituti di partecipazione D. Lgs N. 150 del 27-10-2009 – Atto di indirizzo Delibera 277 del 7-7-2010 Integrazioni alla deliberazione di Giunta Comunale n. 194 del 15-5-2010 avente ad oggetto “Stipulazione polizza di assistenza per i residenti ultrasessantacinquenni – atto di indirizzo”. Delibera 278 del 14-7-2010 Regolamento per la gestione dell’albo pretorio on-line. Approvazione Delibera 279 del 14-7-2010 Aggiornamento annuale ISTAT delle tariffe per il servizio di pre e post scuola – anno scolastico 2010/1.
Delibera 281 del 14-7-2010 Disposizioni in ordine al patto di stabilità – Anno 2010.
Delibera 283 del 14-7-2010 Modifica della deliberazione n. 82 del 3.3.2010 di approvazione del piano esecutivo di gestione per l’anno 2010 nella parte “Programma della relazione previsionale programmatica n. 4, obiettivo 4.10, Gestione dei Servizi Cimiteriali”. Delibera 284 del 14-7-2010 Rimozione tetto in eternit Scuola media “Poet” – Studio di fattibilità Delibera 285 del 14-7-2010 Realizzazione del documentario “La vita è un lavoro. Donne e agricoltura nel pinerolese” a cura dell’associazione “Pensieri in piazza”. Assegnazione contributo. Delibera 286 del 14-7-2010 Approvazione bozza atto di impegno unilaterale presentato dalla società Primavera per asservimento a pubblico uso area destinata a parcheggio in viale C. Italia Delibera 287 del 21-7-2010 Regolare tenuta dello schedario elettorale ai sensi dell’art. 6 D.P.R. 223 del 20 marzo 2010. Delibera 288 del 21-7-2010 Sospensione della sosta a pagamento nella zona blu dal 2 al 21 agosto proroga validità abbonamento di luglio 2010 per il mese di agosto 2010. Delibera 289 del 21-7-2010 Manifestazione “Le vetrine dei borghi” – 5 settembre 2010. Concessione del patrocinio. Provvedimenti. Delibera 290 del 21-7-2010 Body Bulding Center – corsi per ragazzi diversamente abili anno scolastico 2009/2010. Concessione contributo Delibera 291 del 21-7-2010 A.S.D. Chisone Calcio – inserimento ragazzi seguiti dal C.I.S.S. alla scuola di calcio – anno scolastico 2009-2010. Concessione contributo. Delibera 292 del 21-7-2010 Prelievo dal fondo di riserva n. 6 Delibera 293 del 21-7-2010 Dotazione organica: modificazioni.
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Giovani&Lavoro A cura di Beatrice Gouthier Fotografie Archivio Alzani
D i al o g o c o n M a r i o G asca , d i P i n e r o l o P a r t n e r
L’agenzia pinerolese dove si organizzano “matrimoni” tra lavoratori e imprese Soffermarsi a pensare al proprio futuro lavorativo per un giovane universitario o un neodiplomato è diventata un’impresa di coraggio: affiorano moltissimi dubbi, poche certezze e tante domande. Per trovare risposte, essendo anch’io una studentessa universitaria, mi sono recata in un’agenzia pinerolese impegnata nella di ricerca e selezione di personale per tutto il nord Italia: “PineroloPartner”. Qui ho incontrato il Direttore, il Sig. Mario Gasca, il quale mi ha aiutata a capire meglio come si presenta il mondo del lavoro oggi e il ruolo di questa Agenzia. «Qui si organizzano “matrimoni” tra lavoratori e aziende» afferma Gasca. «Questo lavoro di incontro tra domanda e offerta si svolge attraverso la via telematica utilizzando una banca dati di 100.000 candidati; i profili ricercati sono principalmente medioalti e specializzati». A differenza delle altre agenzie, presso “PineroloPartner” non si fa somministrazione di personale (cioè invio di un proprio lavoratore all’azienda), ma ricerca e selezione di personale per le aziende, che si occupano poi direttamente dell’assunzione del candidato. Il servizio, gratuito per chi si presenta per un colloquio, è pagato dalle aziende. In caso di assunzione, l’Agenzia segue il candidato per un periodo di circa 1-2 mesi in modo da mediare eventuali criticità di inserimento. Per i neolaureati e neodiplomati c’è anche la possibilità di usufruire del servizio sportello, attraverso il quale è possibile avere informazioni sulle opportunità e richieste di lavoro sul territorio. Spostando il discorso su aspetti più pratici, ho domandato al Sig. Gasca che cosa dovrei fare per trovare
lavoro. Mi ha risposto dicendo che oggi «trova lavoro solo chi ha un progetto chiaro in testa e chi possiede gli skills indispensabili (competenze al pc e in lingue straniere), paragonabili al sapere scrivere di 50 anni fa». Attenzione però a non cadere nel pregiudizio secondo cui chi possiede un diploma, o una laurea o chi padroneggia alcune lingue straniere ha già un mestiere in tasca: questi sono solo dei mezzi e delle facilitazioni utili nella ricerca di un posto di lavoro, ma non costituiscono una professione; bisogna affiancarli ad altre capacità e competenze. Il rapporto tra giovani e lavoro è molto vario e, secondo Gasca, va sviluppato molto presto: «i ragazzi devono avere in mente un progetto lavorativo fin dalle superiori e familiarizzare con il mondo relazionale», perché, come tutti dovrebbero sapere, il lavoro è la cosa più importante della vita: è ciò che ci dà sostentamento e che occupa le nostre giornate. Siccome si passerà la maggior parte della vita lavorando è meglio avere le idee chiare ed essere determinati su cosa si desidera fare in futuro. Questa rubrica è nata con l’intento di guidare e aiutare i giovani a capire e ad inserirsi nel mondo del lavoro. A questo primo incontro con “PineroloPartner”, ne seguiranno altri per approfondire altri argomenti correlati a questo tema. Sarà un appuntamento fisso dal quale auspichiamo emergano preziosi consigli da parte di chi, prima di noi, ha affrontato con successo queste tematiche.
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S o c i a l e & Vo l o nt a r i ato A cura di Valentina Voglino
G r upp o
A r c o b alen o Onlus
Gemellaggio e aiuti umanitari ai popoli dei Balcani che hanno subito la pulizia etnica Questa di cui vi parlo è una storia che mi coinvolge molto, non soltanto perché in qualche modo vi ho partecipato anch’io, ma perché i fatti storici che le fanno da sfondo, in un modo o nell’altro hanno sottolineato l’infanzia di chi, come me, ora ha tra i venticinque e i trent’anni. Ero bambina quando al telegiornale si cominciò a sentire di quella che poi fu definita vera e propria pulizia etnica, nei Balcani. Ricordo vivamente un servizio video che mostrava bambini orfani e cecchini appostati dietro finestre di palazzi ormai dilaniati dalle bombe. Terrorizzata dalla guerra che tutti sentivamo geograficamente così vicina, mi feci comprare “Il diario di Zlata”, libro che in qualche modo riusciva a dare risposte a quelle domande ingenue da bambini che io e i miei compagni di classe ci ponevamo. Solo qualche anno più tardi, grazie a un gruppo di volontari pinerolesi, sono riuscita a vedere con i miei occhi il risultato della barbarie che fino a qualche tempo prima avevo solo immaginato. Ormai è passato più di un decennio, ma porto in me ancora l’enorme regalo che la popolazione bosniaca ha saputo darmi. Se vi capita di entrare in Pinerolo e di guardare il cartello con i nomi delle città con cui la nostra è gemellata vi accorgerete che c’è il nome di una cittadina bosniaca, Derventa. Le due città sono gemellate dal 2005, dopo una lunga serie di iniziative e viaggi umanitari del Gruppo Arcobaleno. Nel 1991 la Jugoslavia comincia a disfarsi sotto pressioni di tipo economico e politico dei vari leader coinvolti. Influenti furono anche le motivazioni religiose e la forte contrapposizione tra la popolazione urbana e quella più contadina. Fin da subito, un gruppo di cittadini pinerolesi si attiva nella raccolta di materiale di prima necessità per soccorrere la popolazione sconvolta dalla guerra. I primi viaggi sono diretti a Pula, dove si trovano svariati campi profughi in condizioni disperate. Inoltre, dal 1994, vengono ospitati con cadenza annuale i bambini dell’orfanotrofio di Petrovic. Nel 1997 finisce la guerra, ma l’attività dei volontari non
si ferma, anzi si intensifica con l’obiettivo ancor più impegnativo della ricostruzione. Grazie all’istituto “Gouthier” di Perosa Argentina, i volontari entrano in contatto con la popolazione di Derventa, dove trovano un’accoglienza calorosa e cordiale. Nel 1998 viene costituita l’associazione Arcobaleno e l’attività continua freneticamente: si effettuano viaggi umanitari (tra l’altro, vengono portati 40 lettini per bambini e svariate attrezzature mediche all’asilo Troll) e si organizzano veri e propri scambi. Non solo i pinerolesi riescono ad andare a visitare la città bosniaca, ma anche i ragazzi del gruppo folcloristico di Derventa vengono ospitati a Pinerolo per esibirsi alla Festa Giovani. A dicembre 2002 la scuola di Mala Socanica ritornata agibile grazie agli sforzi del gruppo ed alla generosità dei tanti donatori, nonostante la situazione dell’ex Jugoslavia sia stata un po’ dimenticata dalle istituzioni e soppiantata da più recenti tragedie. Il gruppo continua ad essere operativo nel pinerolese, raccogliendo volontari ed aiuti. Un bell’incontro tra la storia son la “s” minuscola, quella fatta da gente comune, con il proprio bagaglio emotivo e culturale, e quella con la “S” maiuscola, carica di tragedie ed episodi da dimenticare.
Gruppo Arcobaleno Onlus Indirizzo: Viale Rimembranza – Pinerolo e-mail: silvanopiera@tiscali.org referenti: Silvano Fera – Agostino Magnano Il Gruppo Arcobaleno Onlus, con sede a Pinerolo, è un’associazione che si occupa di aiuti umanitari verso la ex Jugoslavia. Nasce nel 1993 ed opera, grazie alla volontà di un gruppo di cittadini di Pinerolo e delle zone limitrofe, per aiutare le popolazioni di questa terra martoriata dalla crudeltà della guerra, senza distinzioni di etnia, nazionalità o religione. Ora sta aiutando una associazione per bambini disabili. Con un minimo di 10 euro al mese si garantiscono le medicine e le cure necessarie per questi bambini. www.gruppoarcobaleno.org
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Personaggi
pinerolese
A cura di Gabriella Bruzzone
A nt o n i o M i let o
Cuore e passione per la musica Antonio Mileto, classe 1978, diplomato al Liceo “Porporato” e laureato al Dams con indirizzo musicale, ampia esperienza all’estero, è tra gli ultimi arrivati nel campo della strumentazione musicale pinerolese. La musica, un lavoro, ma soprattutto una grande passione. Da quanto la coltivi? Dai tempi delle medie, quando mi sono avvicinato allo studio della chitarra e poi del pianoforte, che è diventato il mio primo strumento, quindi al canto. Com’è nata l’idea del negozio di musica? È arrivata dopo sei anni di stagioni in giro per il mondo suonando il pianoforte. Dopo tanti viaggi mi ero un po’ stufato. Così quando mi sono fermato mi sono chiesto: “E ora?” Avevo un po’ di soldini da parte, non molti, e ci ho provato. Ho fatto un po’ come mi ha detto mio papà: “Immagina, se non va, di distruggere una bella macchina, come se fossi andato contro un muro e ne fossi uscito illeso”. Fortunatamente invece è andata bene. Com’è per un giovane d’oggi aprire un’attività in proprio? È sacrificante, ma non tanto dal lato economico, perché si può iniziare con piccole somme che poi, se si lavora bene, diventano delle grandi somme. Il punto di partenza è la voglia di lavorare, poi sicuramente la professionalità. Di certo non si può iniziare guardando sempre l’orologio o pensando di avere le ferie pagate o di mettersi in mutua. Quando ci si mette in proprio l’unico pensiero è il cliente: riuscire a dargli un buon prodotto, porsi sempre con grinta e con un sorriso, cercare di risolvere i suoi problemi, a costo di rinunciare al proprio tempo libero. Nella società dei grandi numeri il cliente ha bisogno di sentirsi coccolato. Quanto è stato importante il supporto della tua famiglia?
È stato fondamentale. Noi italiani viviamo per la famiglia. Mi hanno sempre sostenuto nell’idea e nella realizzazione del negozio. Diciamo che ce l’avrei fatta anche da solo, ma all’inizio sorgono le paure: le cose potrebbero andare bene ma anche male. Per quanto riguarda lo studio, invece, mi hanno sempre lasciato fare. Non mi hanno mai consigliato di buttarmi nell’ambito artistico, è stata una decisione mia. Un futuro nel campo musicale: quanto c’è di sogno e quanto di concreto? Di gente brava ne ho sentita tanta ma penso che oggi il mondo musicale sia più difficile proprio perché si è in tanti e anche perché la discografia ora è vista come una moda. Il tempo in cui viviamo è frettoloso, tutto cambia e tutto passa senza che ce ne accorgiamo. Mi ricordo che una volta, quando mio padre regalava un disco a mia madre, si ascoltava la canzone migliaia di volte. Oggi invece una canzone prende subito il posto di un’altra canzone bella e così via. È tutto ridotto ad un circolo di novità continue. Però non significa che la qualità non venga premiata. Nella mia carriera di musicista ho conosciuto molte persone talentuose ma non tutti alla fine fanno i musicisti. Molti miei amici vivono di musica: sono maestri, compositori, arrangiatori. Essere musicista non significa per forza passare alla radio o in televisione. Significa anche solo coltivare la propria passione. Qual è il rapporto dei giovani pinerolesi con la musica e con te? Ottimo! Devo il mio successo sicuramente a loro. Non credevo che ci fosse così tanto desiderio di entrare in questo ambito. Sono felice più che altro per la grande fiducia che mi dimostrano e io cerco di ripagarli venendo loro incontro.
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Mostre&Architetture A cura di Francesca Noardo
L e v i e p o r t i cate d i P i ne r o l o
Storia di spazi intensamente vissuti Pinerolo è conosciuta, da storici e studiosi, per il noto personaggio dalla Maschera di Ferro, il cui passaggio in città è ricordato nell’omonima rievocazione storica tenuta generalmente in ottobre (quest’anno il 2-3). Meno nota ai più, si svolge anche una seconda, involontaria, rievocazione della storia pinerolese: con i mercatini delle pulci e le bancarelle nel centro storico, in diversi momenti dell’anno, sia, soprattutto, da quando, non molti anni fa, si è trasferita nelle viuzze tra le case del centro l’annuale “Rassegna dell’artigianato” (quest’anno dal 9 al 12 settembre) che trasforma le vie e le piazze porticate di cui è percorsa l’intera parte antica della nostra città in un grande mercato. Come molte delle città di fondazione medievale, Pinerolo si trova all’incrocio di importanti assi viari, allo sbocco delle vallate e crocevia delle strade di collegamento con i valichi alpini verso la Francia. È collocata in una posizione di rilievo, lungo gli itinerari di viaggiatori, pellegrini, e degli a volte ingiustamente trascurati mercanti. Proprio i commerci determinarono una particolarità della configurazione urbana di Pinerolo, come di numerose altre città piemontesi dello stesso periodo. In primo luogo è da considerare l’importanza che un tempo avevano i mercati di prodotti agricoli, primaria fonte di sopravvivenza. Questa attività si sviluppò maggiormente nei centri già in località strategiche, che diventano così i fuochi degli importanti assi commerciali di prodotti agricoli e di artigianato. Percorrendo una “strada magna” attraverso la città, si potevano dunque ammirare e scambiare le merci che mercanti e produttori locali esponevano sui loro banchi. Spettacolo pittoresco, questo, ma non sempre favorevole all’ordine. È così che si formano, nelle città di questo tipo e periodo, le strade e piazze porticate. Sotto i portici era possibile riparare banchi e merci, poterne fruire più comodamente, e, allo stesso tempo, mantenere pulite le facciate delle case prospicienti la strada principale, salvandone il decoro.
I portici, di cui Pinerolo è ricca, diventano uno spazio intensamente vissuto, importante nel suo ruolo commerciale e sociale, luogo di sosta e di scambio.
Le primitive tettoie lignee furono sostituite da solide strutture in muratura, come vediamo oggi in via del Duomo, via Savoia, via Trento, piazza S. Donato, per poi evolversi ancora e passare a studiate ed elaborate architetture, riscontrabili ad esempio anche nei portici pinerolesi più recenti, fino a quelle che distinguono le strade auliche di Torino. Insieme alla forma, anche la loro funzione subisce una trasformazione: originariamente commerciale, si arricchisce poi di quella di rappresentanza, importante per l’immagine della città. Assume in seguito, con il fiorire dei caffè, una funzione sociale e di ritrovo, a “passeggiata”. Oggi tutte le funzioni dei Portici si condensano, modificate secondo le attuali esigenze; ospitano negozi, bar e pub, sono battuti la sera e nei weekend da fiumi di persone che alla loro protezione si incontrano e ritrovano e, infine, accolgono in particolari occasioni i banchi e le bancarelle dei mercatini che riportano alla luce la sepolta storia della nostra città e delle nostre abitudini. Per approfondimenti: SARA INZERRA, CLARA PALMAS, Strade e piazze porticate del Piemonte, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2002.
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Te a t r o A cura di Maurizio Allasia Fotografie M.A.
CINEMA P e r r es i ste r e a i tagl i alla cultu r a
Portare più gente nei teatri pinerolesi Basta. È il perentorio ordine di chiusura dell’ETI, l’Ente Teatrale Italiano, “ente inutile” in una lista casuale di associazioni da tagliare nell’ultima manovra finanziaria del governo. Basta. È il grido che da parte del mondo della cultura e dello spettacolo continua a levarsi nei teatri, nelle strade, nelle piazze contro una politica che “suicida la Cultura”, per dirla con Emma Dante. Gli indizi sono chiari, non sarà una stagione facile per il teatro italiano e la soppressione di un’istituzione importante come l’ETI che, nonostante tutti i vizi strutturali, promuove e diffonde iniziative culturali d’eccellenza che spesso non troverebbero spazi per esprimersi, va in una direzione preoccupante. Chissà che non ne risenta anche la nuova stagione del Teatro Sociale di Pinerolo: ancora non trapela nessuna anticipazione, ma l’attesa è tanta. Dalla sua “rinascita dalle ceneri” nel 2008 è andata sempre migliorando l’offerta culturale della programmazione, portando a Pinerolo prime nazionali e attori di spicco. Il pubblico, sicuramente felice di avere a Pinerolo un centro teatrale di primo piano, ha risposto sempre molto bene, con molti “tutto esaurito” nel corso delle precedenti stagioni. Qualche certezza in più invece pare giungere da alcune compagnie teatrali del Pinerolese, con differenti livelli di esperienza, di popolarità e di offerta teatrale. Il Gruppo Teatro Angrogna di Jean-Louis Sappé, sulle scene dal 1972 in tutta Italia, in Europa, in America La-
tina e negli Stati Uniti, dopo il tour estivo in Danimarca con Li Valdes, porterà in scena ad ottobre “I Vanzetti”, in prova aperta a Rorà il 2 ottobre, in Cadore l’8 e il 9, a Moncalvo d’Asti il 23 e infine a Cumiana il 30. Nel frattempo il GTA sta lavorando alla stesura di due nuovi spettacoli: “L’Altrastoria - storia d’ Italia attraverso il canto popolare” ( che debutterà nel settembre 2011 ) e “Mai dire mai”, “una riflessione sulla democrazia in questo nostro paese sempre più a rischio di totalitarismo, benché mascherato”, ci dice Jean-Louis. L’Allegra Compagnia Mr. Brown, nata nel 2006 da un’idea di Fabio Scudellaro, sta portando in tournée la commedia “Baciami”, liberamente tratta dalla pièce “È colpa mia se piaccio alle donne?” di Salvo Sottile, spettacolo vincitore della selezione regionale UILT Piemonte per il cartellone “Teatro delle Regioni” del Teatro Cristallo di Bolzano 2011. L’Allegra Compagnia sarà il 30 ottobre a Fubine, in provincia di Alessandria, il 13 novembre a Cumiana e il 20 novembre a Volvera. C’è solo un modo per resistere ai tagli alla cultura: portare più gente possibile a teatro e farla divertire, piangere, emozionare. Ma soprattutto farla pensare.
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Libri&Altro
cinema
A cura di Andrea Obiso e Elisa Garis
A Team
Regia di Joe Canahan Attori: Liam Neeson, Bradley Cooper, Sharlto Copley, Quinton “Rapage” Jackon, Jessica Biel Il colonnello Hannibal Smith, del corpo dei Ranger dell’esercito degli Stati Uniti è alla guida dell’A-Team, una squadra in grado di portare a termine missioni impossibili. Il film narra la nascita dell’A-Team contestualiz-zando ad oggi lo storico incontro di Hannibal con P.E. Baracus, Murdock e Sberla. Dopo essersi uniti tramite una roccambolesca situazione, nelle scene iniziali del film la narrazione ci porta subito avanti negli anni e ci mostra la terribile minaccia che si abbatte sugli irriducibili e fedelissimi soldati americani. Un’ngiusta accusa di tradimento che si trasforma subito in condanna ed i nostri quattro eroi si ritrovano degradati, feriti ed ingiustamente incarcerati. Ma l’A-Team non si ferma davanti a niente e per riscattare il proprio onore i Ranger sono pronti a tutto, a cominciare dall’evasione. A-Team mostra sin dalle prime scene la sua incapacità di essere un film indimenticabile, poca sostanza coperta da una nube di fumo che lascia comunque il pubblico soddisfatto all’uscita del cinema.
Con alle spalle già diversi esempi di quanto sia difficile e rischioso creare una pellicola di buona qualità basandosi su un telefim di successo (Starsky and Hutch, Charlies’ Angels, Miami Vice, ecc..) Joe Carnahan ha scelto di adattare la popolarissima A-Team al grande schermo avvalendosi di un cast ricco di star. Il risultato finale è quello di un film adatto ad un pubblico sotto i diciotto anni ricco di esplosioni, combattimenti e cameratismo militare, ma totalmente privo di imprevedibilità e cura dei personaggi, ad eccezione di
Sberla. A-Team non è un film consigliabile a chi ama il cinema e non è un’opera di cui ci ricorderemo ma è senza dubbio un buon passatempo; aspettare che venga trasmesso in televisione rimane comunque la scelta più saggia. Andrea Obiso
U n l i b r o d i G i ul i a F i o r n
Non importa se non hai trovato l’uva fragola Questa è la storia dell’infanzia di Lilliana, bambina degli anni Venti nella città di Asti. È un libro autobiografico, l’autrice Giulia Fiorn (Lilliana Attigliano Forni, 1919-2006) è diventata medico a Torino e ha avuto esperienze come pediatra a Capo Verde e in Uganda. Lilliana, una bambina ingenua ma matura, dolce, fantasiosa, racconta episodi di quando era piccola, nei quali conosciamo la zia Rosemma, la madrina Giulia morta a soli trent’anni di tisi, la maestra che le ha insegnato a leggere, scrivere e contare. E poi Maria, Luigina, Rosina… tutte donne che l’ hanno aiutata a crescere, dato che sua madre non si curava di lei, per un suo piccolo difetto: il fatto di essere strabica. La madre, una donna legata alle apparenze e all’alta società della città, ai pette-
golezzi e ai beni materiali, non poteva sopportare un tale grado di imperfezione nella figlia… a lei preferiva di gran lunga le sorelle, più stupide e più cattive, forse, ma di certo più graziose e ben educate. In questo libro non ci sono solo donne, ma ricoprono un ruolo importante anche gli uomini, in particolare il papà di Lilli, il suo Prinsi, il suo Principe. Un libro scorrevole, un po’ dolce e un po’ amaro per descrivere un’infanzia a tratti lieta, a tratti malinconica, ma tutto sommato felice. A Lilliana bastavano le cose semplici, e per questo non è mai andata d’accordo con la madre, ma sempre, invece, con le serve e i contadini. La rendevano felice. Elisa Garis
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Calcio giovanile
spor t
A cura di Andrea Obiso Fotografie www.chisonecalcio.com
L ’ A S D C h i s o ne C alc i o
Otto fasce giovanili e un “Summer Camp” Troviamo il campo di gioco dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Chisone Calcio ad Abbadia Alpina, l’impianto sportivo è gestito dalla società da ormai due anni e si affianca alla storica sede che si trova presso gli impianti sportivi dell’Isituto Murialdo a Pinerolo. L’associazione è nata nel 1992 con il nome di Polisportiva Chisone, sotto la gestione di Leonardo Fortunato e di un direttivo, però, la polisportiva ha deciso quasi subito di occuparsi solo dell’attività
ASD Chisone Categoria Primi Calci
ASD Chisone Categoria Esordienti 1997
calcistica cambiando nome e diventando così ASD Chisone Calcio. Ad oggi la società è composta da otto fasce d’età, suddivise in: “piccoli amici”, “pulcini”, “esordienti” e “giovanissimi”; queste categorie permettono a ragazzi di età compresa fra i 4 e i 14 anni di allenarsi e partecipare a tornei e campionati. L’obiettivo dichiarato dall’ ASD Chisone è di ampliare ulteriormente il numero delle categorie a partire dalla creazione di una squadra di “Allievi” fino ad arrivare al completamento di una prima squadra; obiettivo possibile data l’ottima salute di cui gode attualmente la società. La buona salute dell’ASD Chisone Calcio si denota anche dalla pregevole iniziativa che da due anni accompagna la società, il “Summer Camp”, ovvero un campus estivo calcistico per ragazzi dai 6 ai 16 anni. Le attività svolte nel campus 2010 sono state coordinate da Sergio Bonacci e Adelino Zennaro. È dall’inizio dell’anno 2009 che la società può avvalersi dell’esperienza di Adelino Zennaro, ex giocatore professionista che ha militato nelle fila di Torino, Empoli e Salernitana. Abbiamo incontrato Adelino Zennaro, che tutt’ora ricopre il ruolo di direttore tecnico. Riferendosi ai risultati della passata stagione si è detto molto soddisfatto dei suoi ragazzi, in particolare dei “giovanissimi” classe 1996. «Questi ragazzi hanno raggiunto un grande risultato arrivando in testa al proprio girone nel campionato provinciale. L’emozione ha però giocato loro un brutto scherzo eliminandoci dalla competizione quando eravamo ad un passo dalla se-
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Adelino Zennaro «Lavorare coi ragazzi è molto soddisfacente» mifinale regionale. Posso dirmi inoltre molto contento di tutti i ragazzi, i quali stanno mettendo molto impegno nel raggiungere gli obiettivi che insieme ci siamo prefissati. L’anno passato per esempio abbiamo portato diversi nostri giocatori a fare dei provini in vivai importanti, come quelli del Torino, della Juventus e del Lazio». ASD Chisone Categoria Giovanissimi 1996 La grande soddisfazione è condivisa dal presidente della La voglia di fare è chiara nello sguardo di Zensocietà, Leonardo Fortunato e naro, come è chiara la consapevolezza che la da altri estimatori. Fra gli altri ha attirato l’interesse strada da percorrere è ancora molta, riferendosi anche dell’Assessore allo Sport del Comune di Pinesoprattutto all’allargamento delle fasce d’età. Inrolo, Tiziana Alchera, la quale ha fatto visita anche al fatti Adelino ci ha riferito che “È molto importante Summer Camp: «Abbiamo ottenuto grandi risultati cercare di creare nuove categorie all’interno della dal Summer Camp dello scorso anno con 150 ragazsocietà, altrimenti i costi che comporterebbe l’inzi iscritti, ma quest’anno abbiamo superato il numecludere nuove squadre sarebbero esorbitanti”. ro arrivando fino a 170 adesioni e facendo arrivare Le pregevoli iniziative, la voglia di fare e gli ragazzi anche dal Veneto». ottimi risultati ottenuti sui campi da gioco fanno ben sperare per la stagione calcistica imminente e per il futuro di questa società che appare davvero in grande forma. In bocca al lupo Chisone.
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Officine del suono
musica
A cura di Mario Rivoiro
Blind Luck Records
G r upp i eme r gent i del P i ne r o lese
Gli Aridovero Aridovero, una realtà nata nel Pinerolese dall’idea di tre ragazzi che da sempre amano la musica e raccontare storie reali e molto intense. Sono Demis Pascal basso e voce, Elisa Reinaudo batteria e voce, Alessandro Perdomi chitarra e voce. Chi ha avuto la fortuna di ascoltarli in questi mesi nelle loro performance nel torinese si sarà sicuramente reso conto che sono tutti e tre polistrumentisti; infatti usano scambiarsi di ruolo durante i loro concerti ed è anche questa caratteristica che li rende così interessanti ed accattivanti alle orecchie e agli occhi del pubblico. Il loro sound come molti affermano prende spunto e si avvicina a quello dei primi Afterhours e dei Verdena. Li abbiamo intervistati, anche in qualità di vincitori di “Sound on the River”.
Cosa significa per voi aver vinto il concorso “Sound on the River 2010”? Abbiamo interpretato questa vittoria, e gli attestati di stima di chi ci ha visti e ascoltati, come un’autorizzazione a proseguire il nostro tentativo di creare delle storie in musica, e di
farlo senza imporci limiti dettati da ruoli e strumentazioni immutabili. Da cosa, o da dove nascono queste storie? È possibile che la risposta risulti un po’ inflazionata... alcune le abbiamo vissute, altre le abbiamo sentite raccontare, altre ancora le abbiamo viste accadere. E poi ci sono quelle che immaginiamo. Ognuno di noi tre ha un bagaglio di storie che meritano di essere ascoltate. È difficile dire chi di voi suona cosa! Come decidete i ruoli per le varie canzoni? Si può dire che sia la canzone a scegliere da chi vuole essere cantata e suonata... Scambiarci gli strumenti nel bel mezzo del concerto non è un esercizio di stile: è una necessità dettata da come i pezzi nascono e si evolvono. Perché questo nome: AridoVero? Reminescenza degli studi giovanili! Ma, in fin dei conti, il concetto Leopardiano di “arido vero”, l’essenza dell’uomo che si mostra quando si scoperchiano le illusioni, è lo stesso che guida buona parte dei nostri testi: parlare delle miserie dell’essere umano, che siano tossicodipendenze, malattie mentali o quant’altro, è il nostro modo per far affiorare le verità che vediamo tutti i giorni, e conviverci un po’ meglio. Quando è nata l’idea degli abiti che vi accompagnano sul palco? Un giorno ci siamo accorti che le nostre mamme sognavano dei figli ordinati ed eleganti... e le abbiamo accontentate. Cosa succede ora? I concerti continuano sempre. E poi, si rientra in studio: è il momento di farlo. Le storie ci sono. C’è sempre una nuova storia da raccontare a chi ha voglia di ascoltarla Speriamo di poter ascoltare il loro prossimo lavoro e continuare ad apprezzare la loro continua maturazione ed evoluzione.
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Lettere al giornale Risponde Elvio Fassone
Democrazia diretta o democrazia parlamentare? Nel dibattito politico si assiste da un po’ di anni allo scontro di due idee di democrazia, quella diretta (o plebiscitaria) e quella parlamentare. Qual è quella vera della Repubblica italiana? G.D.
“Popolo” è una parola-mito, un vocabolo dalle molte immagini. Può esprimere la folla dei diseredati del “Terzo potere” di Pelizza da Volpedo, la spinta nobile degli umili, che vedono la storia dal basso e chiedono giustizia. Ma può anche avere per interpreti le tricoteuses che lavorano a maglia sotto la ghigliottina e si compiacciono delle teste dei nobili che cadono, oppure le folle che incendiano i forni o saccheggiano le case o devastano le botteghe degli ebrei. Solo nel XX secolo il popolo è diventato sovrano, ed è stato giusto che così fosse, perché per tutto il resto della storia era stato suddito e carne da cannone. La gran parte delle Costituzioni moderne, nate dopo la seconda guerra mondiale, hanno colto appieno le aberrazioni prodotte dalle dittature ed hanno costruito sistemi centrati sul primato della volontà popolare. Ma non basta che un soggetto subentri ad un altro nel potere, perché il potere diventi per ciò stesso buono. Il potere tende per sua natura ad espandersi ed a prevaricare. Il popolo, inteso come maggioranza dei cittadini, può opprimere una parte di se stesso né più né meno come il tiranno, ed anche quella parte, la minoranza, è pur essa popolo (così scriveva già Tocqueville nel 1835). Poiché al di sopra del popolo non può esserci un potere maggiore, deve essere il popolo stesso a darsi delle regole che lo limiteranno nella sua sovranità. Come Ulisse si fa legare per non indulgere al canto delle sirene, così una Costituzione è il documento che un popolo si dà quando è sobrio, a valere per il caso che in futuro abbia momenti di ebbrezza. Per questo la nostra Costituzione, che pure attribuisce al popolo la sovranità, non lo fa in termini assoluti, ma ne modera l’esercizio “nelle forme e
nei limiti” che la Carta stessa stabilisce. Al governo degli uomini deve affiancarsi il governo delle regole. La nostra legge fondamentale celebra il popolo, ma ne teme le turbolenze e gli eccessi, quelli che danno vita alla moltitudine dei vari populismi. Gli attribuisce persino la potestà di abrogare le leggi del Parlamento, attraverso il referendum, ma gliela nega nelle materie più delicate e umorali, come le imposte e le amnistie. Gli conferisce la nomina dei suoi rappresentanti, ma non il potere di condizionarli attraverso un vincolo di mandato. Gli riconosce la posizione di vertice, per cui “al di sopra” del popolo non può concepirsi altro potere, ma contro i suoi possibili eccessi gliene colloca altri “al fianco”, attraverso un sistema di pesi e contrappesi, tutti egualmente legittimati: i poteri di garanzia. C’è una grande saggezza in questo disegno. Oggi è in corso un tentativo assiduo di sovvertire questa architettura, attraverso un ripetuto appello al popolo e ad una pretesa costituzione materiale, che avrebbe ormai soppiantato la Costituzione formale. Ma la tesi non ha fondamento, poiché una Costituzione materiale non esiste se non nelle prassi costanti e condivise con le quali si sono colmati in via di applicazione taluni vuoti della Costituzione formale. E questa disegna innegabilmente una Repubblica parlamentare, e non una repubblica popolare o presidenziale. L’appello al popolo poteva avere una qualche suggestione emotiva quando il popolo rappresentava la quasi totalità dei cittadini e la sua dignità sofferente si contrapponeva alla corruzione ed agli abusi della ristretta oligarchia dominante. Non ne ha più quando il popolo è appena una parte della totalità, e l’appello al medesimo è pretesto per sciogliersi dalle regole, stravolgendo il patto costituzionale. Elvio Fassone
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