bozza libro Vorona

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PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE SPOLETO


EKATERINAVORONA DREAMSCAPE A cura di Gianluca Marziani

PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE. SPOLETO 30 MARZO / 26 MAGGIO 2019 28 PIAZZA DI PIETRA ART GALLERY. ROMA 14 FEBBRAIO / 28 FEBBRAIO 2019


DREAMSCAPE Gianluca Marziani


Continua l’osservatorio internazionale di Palazzo Collicola Arti Visive: una ricerca strategica tra culture e identità geografiche per definire un close-up ad ampio raggio sulla pittura contemporanea. Il 2019 vedrà un focus su alcuni autori russi. Si parte in primavera con la moscovita Ekaterina Vorona, artista che presenta il risultato degli ultimi cinque anni di produzione. Un limpido distillato figurativo sul paesaggio acquatico, una visione omogenea che metabolizza le ricerche europee di fine Ottocento con silenziosi ma significativi spostamenti concettuali. Le avanguardie storiche restano materia d’indagine tra chi si cimenta sul paesaggio, genere per eccellenza (assieme al ritratto) della pittura, talmente longevo da ricondurci indietro fino ai disegni rupestri, quando le caverne erano la superficie battesimale per scene di caccia e frangenti ludici. Nel paesaggio si esplica il dialogo tra Uomo e Natura, l’ambizione alla scoperta e alla conquista, la genesi di ogni civiltà comunitaria. Lo sguardo pittorico, factotum di utili veggenze, ha spesso usato il paesaggio per una versione utopica o alternativa al presente, con lo spunto della promessa (eden) o il codice di un’allerta (distruzione). La versione odierna del paesaggio metafisico implica nuovi quesiti tra gli artisti: come rinnovarne l’identità, cosa mantenere e riusare del passato, in che modo integrare alla citazione un presente complesso. La pittura si pone il dilemma delle fondamenta resistenti, degli archetipi che diano permanenza alla forma ideale in un tempo liquido come il nostro. Gli artisti inseguono un paesaggio che unisca lo spessore delle avanguardie alle vesti del proprio habitat, creando lo specchio prismatico di un’esperienza privata ma condivisibile, poliglotta ed empatica, slegata ai vincoli di spazio e tempo.


Artisti come Ekaterina Vorona agiscono nel solco delle avanguardie acquisite, dei valori linguistici che la Storia ha reso imprescindibili. La memoria, sia chiaro, rimane solo nelle radici perimetrali, altrimenti si cadrebbe nel manierismo a specchio, nella citazione che assorbe ma non rielabora. L’approccio contemporaneo riempie quel perimetro (la memoria) con superfici specifiche, regolate sulla temperatura meticcia di un tempo tecnologico. I nuovi paesaggi si trasformano nei luoghi mentali che conservano la conoscenza dentro un futuro flessibile, usando la grammatica della citazione per una sintassi con nuove tramature. Claude Monet è la filiazione che racchiude gli intenti e le conseguenze del progetto: la luce e il colore come variabili emotive, le atmosfere come attivatore sentimentale, la pazienza come ritmo circadiano. La Vorona si inoltra fisicamente nel paesaggio in esterni, lo vive con metodo e lenta fusione, ritrovando sul quadro la forza degli immensi paesaggi russi, la potenza delle stagioni, il vigore della trasformazione stagionale. Al contempo, l’immersione fisica è il tramite per un viaggio dai contorni sciamanici, difficile da spiegare a parole, un tuffo oltre le contingenze del quotidiano, in silente sintonia con gli sguardi di Monet verso le ninfee di Giverny. Paesaggi d’acqua che giungono da un lento processo metabolico, da una paziente osservazione di mari, laghi, fiumi, sorgenti, ruscelli e qualsiasi altra fonte liquida. L’artista recupera un integro legame col mondo naturale, una sorta di nuova coscienza degli elementi incontaminati, dei luoghi che mantengono un database del tempo arcaico. I suoi spazi sono silenziosi frammenti di un pianeta a rischio, ambienti che esprimono la bellezza dei paradisi perduti e l’incoscienza della semplicità senza tecnologia. La Vorona si muove nel solco cinematografico di Terrence Malick, nel culto laico di un paesaggio mistico che avvolge il pensiero poetico. E’ come se Monet si fondesse con le panoramiche aeree di Malick, come se gli studi del francese sulle variazioni luminose si espandessero nella luce digitale del presente. Gorghi, onde, riverberi, riflessi, scie, flussi… i quadri sospendono lo scandire del tempo e ci catapultano in un battito metafisico, nella natura luminosa delle avvolgenti visioni mentali. Lo sguardo esce dalle prospettive dei luoghi specifici, scivolando nel silenzio della meditazione, nel suono acustico degli elementi naturali, nel recupero di una primordialità sempre più urgente. Una pittura che ragiona sulla complessità della luce, sul tema spirituale della vibrazione luministica, sul potere meditativo che hanno le scale tonali sui nostri sensi. Un viaggio fuori dal tempo urbano, fuori dal ritmo frenetico del progresso: per ridestare l’attenzione sul rumore interno degli elementi naturali; per ridare al quadro un costrutto emozionale; per regolare le ricerche impressioniste sul valore tecnologico del presente.


Le opere nascondono la presenza umana, lasciando agli osservatori un ruolo attivo, offrendogli una soggettiva davanti al ciclo naturale del paesaggio. Ognuno di noi si trasforma nel viaggiatore virtuale che varca la soglia del quadro, ribaltando la fruizione passiva cui ci aveva abituati la televisione generalista. La pittura diventa il magnete che assorbe la nostra attenzione, il focus privilegiato su un paesaggio che spesso ci sfugge dal vero. L’immagine dentro un perimetro riporta la natura reale nel suo posto esclusivo, al centro della vita umana, dove tutti noi dobbiamo tornare i custodi di un Pianeta a rischio. Ritrovo nella sua pittura lo sguardo aperto del cinema firmato Andrey Zvyagintsev, dove il paesaggio regola gli uomini e i loro sentimenti, dove la natura determina le storie umane fino al paradosso. Accade in forma spasmodica nel suo Leviathan, così come nel resto della filmografia sono i luoghi a sprigionare pura potenza, ad agire sulle azioni e relazioni umane. Rivedo qualcosa di simile nella produzione omogenea di Ekaterina Vorona, nelle superfici pulsanti del suo mondo acquatico, negli sguardi di cristallo che filtrano le vibrazioni di luce, i riverberi elettrici, le scie pulsanti, il ribollimento ondoso, i vortici motori… I quadri sono una fusione morbida tra fisico e spirituale, agiscono sul confine in cui la materia fisica evoca emozioni e modula i sensi. Anche il suono elettronico si presta ad integrarsi con la sua pittura, in particolare penso ai flussi elettronici che vestono i paesaggi del silenzio, del rumore bianco, dell’immensità incontaminata. Tim Hecker, Mark Barrott, Robert Rich, Mark Pritchard… sono alcuni dei producer che completano idealmente le opere della Vorona, quasi ad immergere la pittura nei loro pattern ambientali, nei glitch, nelle dissonanze, nei temi strumentali di una ricerca che somiglia moltissimo al codice cromatico del pennello. La Natura ha una sua indole astratta, forse è l’unico contesto in cui l’astrazione possa dirsi pienamente realizzata. Prendete ogni quadro della Vorona, analizzate i singoli dettagli dei suoi riverberi, seguite l’ordine dinamico del pennello e vedrete che la concretezza del paesaggio scivola in una sospensione espressiva, sganciandosi dal reale per diventare subito spirituale. L’acqua in primis, instabile per codice genetico, trasforma i dettagli in simulacri e chimere, chiavi del sogno e codici della psiche lisergica. La natura si conferma un organismo mutante, liberamente interpretabile, una sorgente sciamanica che rinnova la stessa attualità del dipingere. Godetevi le opere senza inibizioni, nello stesso modo in cui un tramonto o un’aurora boreale vi colpiscono direttamente al cuore. E non dimenticatevi che la pittura, linguaggio eterno dell’umanità, segue l’ordine naturale di tutte le cose.



Palazzo Collicola Visual Arts continues its international monitoring: a strategic search among cultures and identities to arrive at a broad, yet close-up view of contemporary painting. In 2019, our focus will be on a handful of Russian authors. We start in the spring with Ekaterina Vorona from Moscow, who exhibits the outcome of her artistic production over the past five years. Hers is a clean figurative distillation of aquatic landscapes, a homogenous vision that with silent but significant conceptual movements, revisits European art developments of the late 1800s. Historical avantgardes remain an object of enquiry among those that grapple with landscape. Landscapes, along with portraits, have always been the painting genre par excellence; it has endured since the age of petroglyphs, when walls of caves were canvasses that gave birth to drawings of hunting and of moments of joy. The dialogue between Man and Nature, our ambition to discover and conquer, the genesis of all civilisations, it is all expressed in landscapes. The gaze of the painter, that odd incorporation of a myriad of useful prophecies, has often seen the landscape as a utopic or alternative reality; with a cue to what has been promised (Eden), or a coded warning of what can become (destruction). The contemporary version of metaphysical landscapes implies artists in new queries: how to renew its identity, what to conserve and what to discard of the past, how to integrate a complex present into what has been summoned. The painting is faced with the dilemma of resilient fundaments and archetypes, that provide continuity to the ideal shape in our own changeable time. Artists pursue a landscape that unites the substance of the avantgarde with the cloaks of their own habitat, creating a prismatic mirror of a private but shared experience, polyglot and empathic, unbound by space and time.


Artists like Ekaterina Vorona operates in the sulcus acquired by the avantgardes, linguistic values that History has rendered essential. Memory, let it be clear, remains a peripherical anchorage, otherwise her work would be reduced to reflective mannerism, to an expression that absorbs but doesn’t elaborate. The contemporary approach fills the perimetry (memory) with specific surfaces, regulated by the mongrel temperature of a technological era. The new landscapes are transformed into those mental spaces where knowledge is preserved for a shifting future, using the logic of repetition to construct a structure with new patterns. Claude Monet is the filiation that contains the intentions and consequences of the project; light and colour are emotional variables, atmosphere the sentimental generator, patience the recurring rhythm. Vorona ventures into these outdoor landscapes, she merges with them methodologically and slowly, recovering in the painting the strength of the immense Russian landscapes, the force of the seasons, the vigour with which the seasons change. The physical immersion simultaneously becomes a journey in surreal surroundings, difficult to explain with words, a dive beyond the contingencies of ordinary life, in silent accord with Monet’s glances at Giverny’s water lilies. Acquatic landscapes produced by a slow transformative process, by a patient observation of seas, lakes, rivers, springs, and brooks, and any other liquid source. The artist recovers an undamaged bond with the natural world, a sort of new consciousness of uncontaminated elements, and of places that contains a database of archaic times. Her spaces are silent fragments of a planet at risk, ambiances that express the beauty of lost paradises and the carefree simplicity of a world without technology. Vorona moves in the cinematographic groove of Terrence Malick, the laic cult of a mystical landscape that winds up the poetic thought. It is as if Monet blended with Malick’s panoramic airplanes, as if the French studies of variables in light, expanded to the digital light of the present. Whirlpools, waves, reverberations and reflections, wakes and flows… the paintings suspend the articulation of time and in a metaphysical heartbeat, we are catapulted into the luminous nature of captivating mental visions. The glance departs from the perspectives of specific places and slides into a meditating silence, in the acoustic sound of natural elements, in the ever more urgent search for something primordial. It is a style of painting that contemplates the complexity of light, the spiritual theme of luminous vibrations, the meditative powers that tonal scales have over our senses. A journey outside urban times, away from the frenetic rhythm of progress, to bring our attention back to the internal noise of natural elements, to give back emotional substance to paintings, to calibrate impressionist research in light of the technological values of the present.


The works conceal any human presence, leaving spectators with an active role, offering them the possibility to take a subjective view on the natural cycle of the landscape. Each one of us becomes a virtual traveller that crosses the threshold of the painting, overturning the passive usage that generalising television has made us accustomed to. The painting becomes a magnet that absorbs our attention, a privileged focus on a landscape that often escapes our reality. The confined image brings back the royal nature to its exclusive place at the centre of human life, where all of us again become custodians of a Planet at risk. In her paintings, I find the angle used in Andrey Zvyagintsev’s movies, where the landscape regulates man and his sentiments, where nature determines human stories, including their paradoxes. This happens in an agitated way in Leviathan, much like in the rest of his filmography, where the places themselves release pure power and act upon human action and relations. I see something similar in the corresponding production of Ekatarina Vorona, in the throbbing surfaces of her aquatic world, in the crystal glances that filter the vibrations of light, the electrical echoes, the pulsating wakes, the seething waves, the swirling engines.. The paintings are a soft blend of the physical and the spiritual; they operate in a borderland, where physical substance evokes emotions and modulates the senses. Even electrical sounds fit her work, in particular I am thinking of the electrical flows that describe landscapes of silence, white noise, uncontaminated immensity. Tim Hecker, Mark Barrott, Robert Rich, Mark Pritchard… these are some of the producers that would complement Vorona’s art perfectly, almost to the extent of immersing her paintings completely in their environmental patterns, in their glitches, in their dissonances, in the instrumental themes of a research that closely resembles the chromatic code of the paintbrush. Nature has an abstract element to its character, perhaps it is the only context in which abstraction can be said to have been fully achieved. Take any one of Vorona’s paintings, analyse the unique details of its reverberations, follow the dynamic order of the brush, and you will see that the concreteness of the landscape slides into an expressive suspension, liberating itself from reality to immediately become spiritual. Water most of all, unstable by genetic codification, transforms details into glimmer and fantasies, keys to dreams and secrets of a delirious psyche. Nature demonstrates that it is a mutating organism, open to interpretations, a source of witchery that renews the very relevance of painting. Enjoy the art without reservations, in the same way that a sunset or northern lights strike directly at your hearts. And do not forget that painting, an eternal language of humanity, follows the natural order of all things.


RITRATTI ASTRATTI Anna G. Vyazemsteva


Oggi, nell’epoca in cui la diluizione tra reale e virtuale è in costante aumento, si nota tra gli artisti un desiderio di ritorno alle tecniche tradizionali, alle opere materiali, alla pittura ad olio su tela. Tale approccio esalta la bravura dell’artista a tradurre luci, ombre, colori del mondo circostante nell’espressione figurativa, nelle linee e nei colori sulla superficie. L’artista russa Ekaterina Vorona è un perfetto esempio per indagare questa tendenza di solido rilievo contemporaneo. In Russia, per le condizioni specifiche e la storia delle arti nella vita culturale del Paese, la pittura tradizionale non è mai sparita, neanche nei periodi di crescita delle più spiccate avanguardie, sia storiche che recenti, del panorama artistico. La pittura figurativa fu uno strumento di modernizzazione, educazione, rivoluzione, di propaganda e opposizione. Ha subìto diversi mutamenti e trasformazioni per ritrovare oggi il suo particolare linguaggio, che da un lato ci fa sentire il legame con la tradizione, dall’altro rimane sensibile all’attualità, sia nei temi che nello sviluppo formale. Quanto può essere coerente oggi un genere così tradizionale come il paesaggio? Vorona trasforma la natura nelle sue composizioni, nell’insieme dei toni accesi e trasparenti, facendole diventare, grazie al modo sensibile di trattare il colore, alle angolazioni e alle inquadrature inaspettate, una sorta di pannelli dalla forza monumentale. Nello stesso tempo le sue visioni sono molto più di una pura esercitazione formale, possono essere considerate come percezioni visive del mondo circostante, che l’artista fa passare attraverso la sua percezione emotiva, la sua anima. Ma non ci sono solo le sue emozioni personali, in queste tele si riconosce il tentativo di dare un inquadramento filosofico e sensoriale, attraverso un istante, del mondo intero, trasmettendo, tramite l’interpretazione personale, il significato universale delle cose. Un approcio al paesaggio che è caratteristico nei percorsi dell’arte russa, dalle vedute idilliache delle tenute settecentesche alle note stridenti dei paesaggisti del realismo critico, che poi si sono riaccesi nei tentativi delle avanguardie di tradurre il paesaggio nel linguaggio astratto, poi trasformato nelle visioni “cosmiche” della pittura degli anni Venti, ripresi negli anni Sessanta e ritrovati al giorno d’oggi. Un approccio così caro non solo all’arte pittorica, ma anche musicale e letteraria, dove le immagini della natura diventano centrali insieme alle persone. I paesaggi della Vorona raramente si riferiscono ad un luogo concreto o riconoscibile, al contrario presentano i “ritratti astratti” degli elementi che li compongono: acqua, aria, luce. Questi elementi non esistono l’uno senza l’altro, confluiscono tra di loro fino a diventare una materia pressoché omogenea, diluita sopra la superficie della tela. L’estraniamento della natura a cui ricorre l’artista fa diventare le sue immagini surreali, mentre tendono a delineare, nel loro spiccato concettualismo decorativo, un piccolo ritratto dell’Universo.


Oggi, nell’epoca in cui la diluizione tra reale e virtuale è in costante aumento, si nota tra gli artisti un desiderio di ritorno alle tecniche tradizionali, alle opere materiali, alla pittura ad olio su tela. Tale approccio esalta la bravura dell’artista a tradurre luci, ombre, colori del mondo circostante nell’espressione figurativa, nelle linee e nei colori sulla superficie. L’artista russa Ekaterina Vorona è un perfetto esempio per indagare questa tendenza di solido rilievo contemporaneo. In Russia, per le condizioni specifiche e la storia delle arti nella vita culturale del Paese, la pittura tradizionale non è mai sparita, neanche nei periodi di crescita delle più spiccate avanguardie, sia storiche che recenti, del panorama artistico. La pittura figurativa fu uno strumento di modernizzazione, educazione, rivoluzione, di propaganda e opposizione. Ha subìto diversi mutamenti e trasformazioni per ritrovare oggi il suo particolare linguaggio, che da un lato ci fa sentire il legame con la tradizione, dall’altro rimane sensibile all’attualità, sia nei temi che nello sviluppo formale. Quanto può essere coerente oggi un genere così tradizionale come il paesaggio? Vorona trasforma la natura nelle sue composizioni, nell’insieme dei toni accesi e trasparenti, facendole diventare, grazie al modo sensibile di trattare il colore, alle angolazioni e alle inquadrature inaspettate, una sorta di pannelli dalla forza monumentale. Nello stesso tempo le sue visioni sono molto più di una pura esercitazione formale, possono essere considerate come percezioni visive del mondo circostante, che l’artista fa passare attraverso la sua percezione emotiva, la sua anima. Ma non ci sono solo le sue emozioni personali, in queste tele si riconosce il tentativo di dare un inquadramento filosofico e sensoriale, attraverso un istante, del mondo intero, trasmettendo, tramite l’interpretazione personale, il significato universale delle cose. Un approcio al paesaggio che è caratteristico nei percorsi dell’arte russa, dalle vedute idilliache delle tenute settecentesche alle note stridenti dei paesaggisti del realismo critico, che poi si sono riaccesi nei tentativi delle avanguardie di tradurre il paesaggio nel linguaggio astratto, poi trasformato nelle visioni “cosmiche” della pittura degli anni Venti, ripresi negli anni Sessanta e ritrovati al giorno d’oggi. Un approccio così caro non solo all’arte pittorica, ma anche musicale e letteraria, dove le immagini della natura diventano centrali insieme alle persone. I paesaggi della Vorona raramente si riferiscono ad un luogo concreto o riconoscibile, al contrario presentano i “ritratti astratti” degli elementi che li compongono: acqua, aria, luce. Questi elementi non esistono l’uno senza l’altro, confluiscono tra di loro fino a diventare una materia pressoché omogenea, diluita sopra la superficie della tela. L’estraniamento della natura a cui ricorre l’artista fa diventare le sue immagini surreali, mentre tendono a delineare, nel loro spiccato concettualismo decorativo, un piccolo ritratto dell’Universo.




EKATERINAVORONA



Existence of human being 2018. Olio su tela. 160x170cm.


Bach - Prelude and Fugue in C Minor 2018. Olio su tela. 150x150cm.


Otherness 2018. Olio su tela. 150x150cm.


Flood 2018. Olio su tela. 180x200cm.



Break out 2018. Olio su tela. 80x110cm.



The legend of the lake 2018. Olio su tela. 60x200cm.



Blue 2018. Olio su tela. 120x200cm.



White. 2018. Olio su tela. 200x100cm.



Mozart. The Requiem. 2018. Olio su tela. 180x150cm.



Hidden 2018. Olio su tela. 90x90cm.



Blue flash 2017. Olio su tela. 60x80cm.



Composition 31 2018. Olio su tela. 90x90cm.


Composition 30 2018. Olio su tela. 90x90cm.


Party. Day 2 2018. Olio su tela. 80x100cm.



Composition 28 2018. Olio su tela. 40x40cm.


Composition 27 2018. Olio su tela. 40x40cm.


Soft shining 2018. Olio su tela. 70x140cm.



Road to heaven 2018. Olio su tela. 40x40cm.


Composition 32 2018. Olio su tela. 35x35cm.


...and there was a night. 2017. Olio su tela. 160x140cm.



Creation of light 2017. Olio su tela. 180x150cm.



Mystery of water 2017. Olio su tela. 110x200cm.



? ?. Olio su tela. ?cm.



Rainbow. Treaty 2017. Olio su tela. 110x160cm.



Composition 11 2017. Olio su tela. 80x80cm.


Composition 12 2017. Olio su tela. 80x80cm.


Soft gold 2017. Olio su tela. 70x100cm.



The origin 2017. Olio su tela. 30x30cm.


Composition 26 2017. Olio su tela. 30x30cm.


Boiling gold 2017. Olio su tela. 50x50cm.



Composition 15 2017. Olio su tela. 40x40cm.


Composition 23 2017. Olio su tela. 40x40cm.


Composition 25 2017. Olio su tela. 40x40cm.


Composition 24 2017. Olio su tela. 40x40cm.



The tensity 2017. Olio su tela. 110x200cm.


Stravinsky - Consecrated to Saint Matthew 2017. Olio su tela. 90x200cm.



Day 6. The birds 2016. Olio su tela. 180x200cm.



Day 3. Origins of the plants 2016. Olio su tela. 90x200cm.



Apparition 2016. Olio su tela. 200x180cm.



Composition 4. Sunrise 2016. Olio su tela. 100x100cm.


Composition 3 2016. Olio su tela. 100x100cm.


Composition 2. Day 5 2016. Olio su tela. 200x180cm.



Composition 1 2016. Olio su tela. 180x200cm.


Capture 2016. Olio su tela. 180x200cm.



White water 2016. Olio su tela. 40x60cm.











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