UNA LEGGENDA
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La caora barbana della Val di Fiemme
Tanto tanto tempo fa non era così piacevole come oggi passeggiare nei bellissimi boschi della Valle di Fiemme. Su queste montagne, infatti, si aggirava un essere davvero spaventoso: aveva le sembianze di una capra, ma era molto più grande; aveva gli occhi rossi come carboni ardenti; una lunghissima barba lanosa; due corna lunghe e grosse come quelle di un bufalo e soprattutto denti lunghissimi e affilati. Erano in pochi coloro che l’avevano incontrato, anche perché gli abitanti della valle si guardavano bene dall’avventurarsi nei boschi dopo il tramonto.
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I genitori mettevano in guardia i figli fin da piccoli: “State attenti a non entrare nel bosco quando si fa buio perché altrimenti arriva la Caora Barbana, con i denti di ferro lunghi una spanna”.
A
volte al mattino si trovavano le tracce del passaggio dell’enorme capra barbuta nei paesi: quando faceva le sue scorribande, l’animale calpestava gli orti, distruggeva le cataste di legna, gettava a terra i panni
puliti stesi ad asciugare. Insomma, era un essere dispettoso e cattivo, temuto da tutti. Finché un giorno una bambina e la sua mamma non diedero alla Caora Barbana la lezione che si meritava. La piccola Caterina abitava a Ziano di Fiemme. Un giorno chiese alla mamma di prepararle una torta di mele, ma la teglia per preparare il dolce l’avevano prestata alla nonna, che abitava in una casa in mezzo al bosco. La bambina decise di andare a prenderla perché tanta era la voglia di una fetta di torta che non poteva proprio aspettare.
Naturalmente la mamma le fece tantissime raccomandazioni: “Devi tornare a casa prima che tramonti il sole. Di notte nel bosco si aggira la terribile Caora Barbana, con i denti di ferro lunghi una spanna, e si dice che sia golosissima di bambini. Stai attenta!”. Caterina corse a casa della nonna, prese la teglia e si incamminò per tornare a casa. Sulla strada del ritorno si fece però distrarre da tutte le piccole meraviglie del bosco: le formiche che indaffarate portavano il cibo dentro il formicaio, gli uccellini che cantavano sui rami, i raggi del sole che passando attraverso gli alberi formavano disegni luminosi sui sentieri… Ben presto si accorse che il sole stava tramontando. Cominciò a correre, ma all’improvviso da dietro un albero spuntò una capra gigantesca: gli occhi rossi brillavano, aveva una lunghissima barba lanosa, due corna imponenti e soprattutto dei denti affilatissimi e lunghissimi. “Dove vai?”, le chiese la Caora Barbana. “Sto tornando a casa. Ero dalla nonna a prendere la teglia per fare una torta di mele”, rispose tremando la bambina. “Una torta di mele, hai detto? Mmmmm, ne vado ghiotta. Su, corri. Vai a prepararla. Questa notte passerò a mangiarne una fetta. Bade bene, però, se sul davanzale non troverò un pezzo di dolce, sarai tu a finire nella mia pancia”. Caterina non se lo fece ripetere due volte: corse a casa, raccontò alla mamma cosa era successo e insieme si misero a preparare la torta.
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Uova, farina, lievito, burro, mele e un po’ di cannella, proprio come piaceva a Caterina. Quando il dolce fu pronto, lo misero sul davanzale a raffreddarsi, in attesa di assaggiarne una fetta, per poi lasciare il resto della torta alla Caora Barbana. Qualche ora più tardi si resero conto che una volpe aveva mangiato tutta la torta: erano rimaste solo poche briciole. Caterina cominciò a piangere di paura, ma la mamma la tranquillizzò. Andò nella legnaia, prese un pezzo di legno e lo mise sul letto della bambina, coprendolo bene con le coperte. La mamma e Caterina si chiusero poi nel ripostiglio e aspettarono.
Verso mezzanotte si sentirono dei passi: quando la Caora Barbana si accorse che non c’era la torta che le era stata promessa, entrò in casa e cominciò a dire: “Sono la Caora Barbana, con i denti di ferro lunghi una spanna e ora vengo a mangiarti”.
L’essere mostruoso si buttò sul letto di Caterina e azzannò il pezzo di legno: i suoi denti rimasero incastrati nel tronco e l’enorme capra cominciò a dimenarsi per liberarsene. A quel punto, Caterina e la mamma uscirono allo scoperto armate di scope e cominciarono a malmenare la Caora Barbana, che vistasi sconfitta se ne scappò a gambe levate… e a pancia vuota.
Da quel giorno nessuno la vide più e la gente poté tornare a passeggiare nei boschi in tutta tranquillità!
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