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nr 0 | inverno-winter 2015/2016
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inverno-winter 2015/2016 8
Sotto zero
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Codici multicolori
82 “Dolomiti, Montagne Uomini Storie”
Below zero
“The Dolomites, Mountains People Histories”
Multicolors Codes
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L’antico clima delle Dolomiti conservato nell’ambra The ancient climates of Dolomites preserved in amber
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La singolarità di un territorio in cinque scatti d’Autore
The singularity of a region in five shots
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Un unico Bene dell’Umanità A unique Heritage Site
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Dolomiti diversamente libere
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Perché le Dolomiti sono belle?
Differently free Dolomites
Why are the Dolomites beautiful?
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Le Colonne d’Ercole
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Dolomiti per l’anima
The Pillars of Hercules
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Meet Your Landscape
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TEDx Dolomiti Assoluto
89 Master World Natural Heritage Management 90 Museo Geologico delle Dolomiti, Predazzo The Predazzo Geological Museum
of the Dolomites
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Avventure sui Monti Pallidi
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Sport&Co – Natural Parks Dolomiti Bellunesi, Altoatesine, Trentine, Friulane e d’Oltre Piave
Dolomites for the soul
76 Gli animali carismatici delle Dolomiti
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Una storia in verticale
The charismatics animals of the Dolomites
A vertical history
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I sapori della natura selvatica The taste of wild nature
Photo Malene Thyssen. Credits Creative Commons
Photo Luciano Angelani
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Oro blu
Blue gold
Iscr. Tribunale di Trento nr. 9/15 del 15/07/2015
Caporedattore - Chief Editor Luigi Casanova
redazione@dolomitipremiere.com Marketing&Comunications marketing@dolomitipremiere.com Sandra Paoli www.dolomitipremiere.com Art&Graphics Direttore editoriale Studio Grafico Anthos - anthosagency.it Editorial Director
Sofia Brigadoi
Hanno collaborato
Have collaborated
Poiana appollaiata sul tronco di un albero. Sullo sfondo le Pale di San Martino. Buzzard perched on the trunk of a tree. In the background the Pale di San Martino. Photo Flavio Delli Zotti. 4
Filippo Zibordi Cesare Lasen Marco Avanzini Hans Kruse Diego Gaspari Bandion Werner Putzer Anton Sessa Lorenzo Franco Santin
Loredana Ponticelli Marcella Morandini Cesare Micheletti Daniela Perco Alessandro Gogna Franco Michieli Andrea Goltara Bruno Boz Claudio Torboli Michele Caldonazzi
Stampa - Print Cierre Grafica Copertina - Cover Photo Diego Gaspari Bandion Cima Gallina: vecchia postazione di guerra restaurata Cima Gallina: old renovated war placement
www.bandion.it
Fausta Slanzi Martina de Gramatica Si ringrazia - A special thanks to Fondazione Dolomiti Unesco Museo delle Scienze – Trento Associazione Teriologica Italiana Albatros S.R.L. CIRF Accademia della Montagna del Trentino 5
Editoriale - Editorial
Torri del Vajolet. Photo Werner Putzer
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niche. Per il paesaggio, per gli aspetti geologici (vi si legge il formarsi della vita nel pianeta), per le vallate, per le foreste, per i corsi d’acqua ancora integri, per i pascoli, per i silenzi, per la fauna e per le fioriture. Uniche anche per le diversità linguistiche, per come si vive e per il cibo. Le Dolomiti, proprio perché tanto vaste e irripetibili nel mondo, sono uniche nel presentare accanto a pareti possenti di intrinseca bellezza, pinnacoli, guglie e torri che emergono da estesi sedimenti clastici o da morbidi declivi. Per questo insieme di valori nel 2009 UNESCO ha accettato di inserire le Dolomiti nell’elenco dei beni naturali dell’umanità. Proprio in questi mesi sarà presentato il piano di gestione di questo incredibile patrimonio. Anche su questo aspetto le Dolomiti sono uniche. Nove territori fra loro diversissimi per ragioni sociali, ambientali e amministrative, hanno scelto di abbattere i confini e lavorare in rete: reti sociali, economiche, degli accessi, delle politiche di sviluppo legate all’investimento nei beni ambientali e paesaggistici. Anche Dolomiti Première è una rivista unica, che si pone l’obbiettivo di documentare, commemorare e svelare un territorio ricco di risorse.
Sofia Brigadoi Sandra Paoli Luigi Casanova
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nique. Because of the landscape, from a geological point of view (in them you can observe how our planet developed), because of the valleys, because of the streams that still exist, because of the pastures, because of the silence, because of the fauna and because of the flowering. Unique because of the different languages as well, because of the life style and because of the food. Since they are wide and unique in the world, only the Dolomites have amazing sides, pinnacles, peaks and towers emerging from wide clastic sediments or soft slopes. Because of all these values, in 2009 the Dolomites have been included in the list of the natural goods of the humanity by the UNESCO. In these days, the management plan of this incredible heritage is being presented. From this point of view, the Dolomites are unique as well. Nine very different territories, for social, environmental, administrative reasons, chose to pull down the borders and to cooperate: social and economic nets, nets of the access, of the development policies connected to the investment in environmental goods and in the landscape. Dolomiti Première is a unique magazine as well; its aim is to document, to celebrate and to reveal a territory with lots of resources.
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Stambecco. Photo: Filippo Zibordi
Sotto zero
Animali: sopravvivere d’inverno sulle Alpi
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Filippo Zibordi Associazione Teriologica Italiana
on l’arrivo dell’inverno, gli animali selvatici sono costretti a cambiare le loro abitudini per fronteggiare il freddo e la scarsità di cibo. I primi a dover correre ai ripari sono quelli che abitano in montagna, dato che in quota già in autunno può scendere la neve. - Letargo: sulle Alpi alcune specie cercano un nascondiglio in cui rifugiarsi e sprofondano in uno stato di inattività più o meno intensa fino al ritorno della bella stagione. In questo periodo la temperatura del loro corpo si abbassa, il cuore batte più lentamente e la respirazione rallenta; inoltre essi non hanno bisogno di nutrirsi perché utilizzano le riserve di cibo accumulate prima d’estate. È il caso della marmotta, dei pipistrelli, di molti roditori e rettili e dell’orso (anche se in questo caso, si tratta propriamente di “ibernazione”). - Muta e mimetismo: quasi tutti gli animali stanziali si preparano ad affrontare la stagione più dura dell’anno mediante una serie di espedienti, ad esempio rendendo più spessa la pelliccia o cambiando il colore del proprio corpo. La pernice bianca, l’ermellino e la lepre variabile, ad esempio, con l’arrivo dell’inverno si ritrovano immersi in un paesaggio completamente bianco: per evitare di essere avvistati, cambiano la colorazione estiva del corpo divenendo quasi completamente candidi, proprio come l’innevato ambiente circostante. - Migrazione: tra i metodi che gli animali selvatici possiedono per fronteggiare l’inverno, c’è la possibilità di abbandonare le zone più fredde per recarsi in altre a
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n winter, wild animals have to change their habits to cope with cold weather and food shortage. Animals living in the mountains have to do it before compared to other animals, because at high altitudes it can already snow in autumn. - Hibernation: in the Alps, some species, such as marmots, bats, several rodents, reptiles and the bear, are not active during the winter; - Moult and mimicry: non-migratory animals thicken their coat or change their colour. For example, the coats of the white partridge, of the ermine and of the mountain hare become white. - Migration: some animals leave colder places to get to warmer ones. Birds migrate, but other animals, such as the deer and the chamois, move to lower altitudes in winter. - Changes of life habits and social organisation: every living being in the Alps has developed a strategy, in order not to die. For example, some species modify their diet (fox), others modify their social behaviour (steinbock), and others reduce their activity (squirrel). Winter represents a big problem for the fauna: the disturbance caused by human beings can indirectly lead to mortality. If we go to the mountain, we have to respect the fact that animals need quiet. [Traduzione Sara Covelli]
Below zero Animals: surviving in winter on the Alps
clima più favorevole. Gli uccelli, potendo volare, sono gli animali più tipicamente migratori – tra le specie alpine migrano ad esempio molti rapaci – ma anche altri animali compiono regolari spostamenti per sopravvivere all’arrivo dell’inverno. È il caso del cervo, le cui popolazioni scendono d’inverno a quote più basse, stabilendosi nei boschi di fondovalle, e del camoscio che, oltre ad infoltire la propria pelliccia, abbandona le praterie alpine scendendo fino a 800-1000 m di altitudine, dove la copertura nevosa è meno continua ed è più facile trovare di che nutrirsi. - Cambiamenti nelle abitudini di vita e nell’organizzazione sociale: c’è chi è cambia la propria dieta, chi ne approfitta per riprodursi, chi deve stare sempre in movimento e chi invece riduce la sua operosità. In qualsiasi caso, per tutti quegli animali che non hanno la possibilità di migrare né possono andare in letargo, l’inverno è il periodo più insidioso dell’anno. Per non soccombere, ogni essere vivente delle Alpi ha sviluppato una propria strategia: le volpi variano la loro dieta adeguandola alla disponibilità ambientale e dunque cacciando attivamente le prede nelle tane; tra gli stambecchi, i maschi raggiungono i territori delle femmine e combattono tra loro per conquistarle; gli scoiattoli riducono molto l’attività, abbandonando la tana solo per poco tempo ogni mattina. L’inverno è un momento particolarmente problematico per la fauna: il disturbo provocato dall’uomo può costituire una causa indiretta di mortalità. Nel frequentare la montagna, ricordiamoci dunque di rispettare le esigenze e il bisogno di tranquillità degli animali. 9
Che cosa sarebbero le Dolomiti con le loro superbe e verticali pareti, senza le diverse tonalità di colori che fanno di prati e boschi, non meno di ghiaioni e sorgenti, un mosaico irripetibile?
Wild Flowers Codici multicolori Multicolor Codes Cesare Lasen botanico
I fiori delle Dolomiti sono certamente tra i più conosciuti e fotografati delle Alpi e vantano una straordinaria varietà di situazioni e di habitat che accrescono notevolmente il valore paesaggistico. La flora dell’area dolomitica, inclusi i fondovalle, comprende circa 2400 diverse specie di piante vascolari, quindi senza contare muschi, licheni e alghe, che pure offrono un contributo rilevante alla biodiversità. Che le piante e i fiori svolgono un importante ruolo nella cultura dolomitica è testimoniato sia dalla ricca tradizione di fitonimi, che dalla scelta di alcuni parchi di dotarsi di un logo che richiama delle specie simboliche. La campanella di Moretti (Campanula morettiana) per il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, e il semprevivo delle Dolomiti (Sempervivum dolomiticum) per le Dolomiti d’Ampezzo, ne sono un esempio. Un altro bellissimo fiore, la scarpetta di Venere
What would Dolomites and its magnificent vertical walls be without the multitude of colors shades which turn woods and meadows, screes and cristal springs into an incredible mosaic?
Photo by Michele Da Pozzo - Campanula morettiana. 10
Dolomites flowers certainly are ones of the most well-known and photographed of the Alps. The flora of the Dolomites and of its valley floor includes about 2400 different species of vascular plants, without considering mosses, lichens and algaes, though
(Cypripedium calceolus), è specie protetta dalle direttive comunitarie, anche se è ancora ben presente in molti territori dolomitici. Tra altre varietà più rare si segnalano per la parte meridionale: la campanella odorosa (Adenophora liliifolia), il gladiolo palustre (Gladiolus palustris), nonché l’orchidea (Liparis loeselii subsp. nemoralis). La varietà delle comunità vegetali descritte per l’area dolomitica è speciale. Alcune di esse sono esclusive di questo territorio, localizzate soprattutto negli ambienti primitivi, tra rocce e ghiaioni. I sistemi più meridionali sono quasi sempre più ricchi per motivi climatici, ma anche per il ruolo conservativo svolto durante le glaciazioni quaternarie. Non manca tuttavia l’interesse nelle aree interne a clima progressivamente più continentale, segnalate dalla diffusione di splendidi boschi misti: larice e pino cembro a contatto con arbusteti nani (pino mugo, rododendri, salici, ontano verde, ginepro nano) e le stupende praterie primarie. Non scarseggiano inoltre i biotopi umidi (sorgenti, torbiere di vario tipo, laghetti, ruscelli), con la loro ricchezza di piante specializzate, di fondamentale importanza per la funzionalità degli ecosistemi.
they offer a significant contribution to biodiversity. Flowers, as well as plants, cover an important role in the dolomitic culture, as testified by the rich tradition of plants names, as well as by the choice of many parks’ logoes, showing simbolic species. Some of them, such as the Campanula morettiana, and the Sempervivum dolomiticum, can be found exclusively in this territory. Among the rarest varieties stand out the Adenophora liliifolia, the Gladiolus palustris and the Liparis loeselii subsp. nemoralis. 11
The ancient climate of Dolomites preserved in amber
Gocce di ambra delle Dolomiti, vecchie di 225 milioni di anni. 12
Triasacarus fedelei. Un acaro trovato nell’ambra delle Dolomiti. Da: PNAS September 11, 2012
L’antico clima delle Dolomiti conservato nell’ambra
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econdo la mitologia greca, quando Fetonte figlio del sole venne ucciso, le sue sorelle in lutto divennero pioppi e le loro lacrime caddero sulla terra pietrificandosi in ambra. Conosciuta fin dall’antichità per le sue caratteristiche quasi magiche (intrappola la luce e produce elettricità) questa resina fossile è stata per millenni uno dei materiali più ricercati e preziosi. L’ambra costituisce anche uno degli oggetti più affascinanti della paleontologia: osservare in trasparenza forme viventi “cristallizzate” all’interno di gocce di resina fossilizzata è quasi toccare con mano la vita del passato. Qualche anno fa i ricercatori del Museo di Cortina hanno rinvenuto nelle rocce della Val Badia e dei dintorni di Cortina d’Ampezzo migliaia di gocce di ambra vecchie di 225 milioni di anni. I ricercatori del CNR e dell’Università di Padova, studiando quelle minuscole goccioline di resina fossile hanno riconosciuto mosceri-
Marco Avanzini Museo delle Scienze di Trento
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ccording to Greek mythology, when Fetonte son of the Sun was killed, his mourning sisters became poplars and their tears that fell on the ground petrified into amber. Amber is known since ancient times for its characteristics (like the production of electricity) and it has always been one of the most researched and precious materials. This fossil resin is also very important for palaeontology: a few years ago some researchers from Museo di Cortina found thousand of amber drops which were 225 million years old. In University of Padua, studying those little drops of fossil resin, they recognized midges, mites and algae never seen before, along with various pollens coming from conifers lived in the Triassic. This study helped to formulate an hypothesis on the ancient Earth’s climate. Thanks to the amber found in the 13
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Le rocce ai piedi delle Tofane contengono migliaia di gocce di resina fossile del periodo Triassico
ni, acari, alghe mai visti prima, ma soprattutto moltissimi pollini delle conifere vissute nel Triassico. Lo studio di queste ambre e del loro contenuto ha permesso di formulare un’ipotesi sull’antico clima della Terra. L’ambra delle Dolomiti si presenta in goccioline di colore giallo rossastro racchiuse in rocce ricche di fossili di invertebrati marini come bivalvi e gasteropodi. Nel Triassico eravamo quindi in prossimità del mare e la resina prodotta dalle conifere doveva cadere nelle acque salate tropicali che allora coprivano, salvo pochi lembi di terra emersa, l’area in cui poi si sarebbero sollevate le Dolomiti. Anche in altre zone del mondo ambre di questo periodo sono state rinvenute in zone con caratteristiche paleoambientali simili e cioè luoghi in origine prossimi al mare. Questi elementi hanno fatto ipotizzare l’esistenza di un lungo periodo piovoso fino ad oggi sconosciuto che avrebbe interrotto l’aridità del periodo Triassico. Per un periodo di circa un milione di anni e in tutto il nostro pianeta deve essere aumentata notevolmente la piovosità con conseguente diminuzione della salinità del mare. Solo l’abbondanza di precipitazioni avrebbe consentito all’ambra (che altrimenti galleggia nell’acqua salata) di andare a fondo nell’acqua marina divenuta meno densa. In questo modo l’antica resina avrebbe potuto arrivare fino a noi con il suo prezioso patrimonio di informazioni.
Dolomites researchers got to know that we used to live by the sea and they even hypothesized the existence of a long rainy period that would have interrupted the aridity of the Triassic period. Also, the rain would have made the sea water less salty, letting the amber (which usually floats in salt water), sink. In this way the ancient resin got to us with its precious information patrimony. 15
Dolomiti diversamente libere
Il Trentino meta turisticamente accessibile
Differently free Dolomites Trentino is an accessible destination
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ulle piste del Trentino sono già abilitati all’accompagnamento di persone disabili duecentocinquanta maestri di sci, che consentono a ragazzi e adulti diversamente abili, di affrontare le piste nella stagione invernale. Un’opportunità che si attua anche durante l’estate, grazie alla formazione di professionisti preparati ad accompagnare in arrampicata e in escursione persone con disabilità fisica, sensoriale e intellettiva. Ultimo il corso organizzato da Accademia della Montagna del Trentino che ha formato guide alpine e accompagnatori di montagna all’accompagnamento di bambini, ragazzi e adulti ipovedenti e autistici. La formazione si inserisce all’interno di un progetto più ampio di Accademia denominato “Montagna Accessibile“, che si pone l’obiettivo di certificare il territorio trentino come destinazione turistica alla portata di tutti. Il progetto Montagna Accessibile è stato riconosciuto all’interno delle 15 migliori Best Practice di Turismo Accessibile in Europa ed è citato e preso ad esempio da numerosi altri territori.
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È stata l’associazione SportABILI a fare da apripista: da diciotto anni opera in valle di Fiemme, sulle piste del Lusia a Bellamonte in inverno, offrendo attività sportive a persone con diverse disabilità. Con il motto “Se posso fare questo posso fare tutto” avvia ogni anno, con il fondamentale contributo degli istruttori della Scuola alpina della Guardia di Finanza di Predazzo, ragazzi disabili alla pratica dello snowboard e dello sci, e di altre discipline durante la stagione estiva come il rafting, l’arrampicata, il tennis. Progetti coinvolgenti e mirati verso persone disabili per portarle ad avvalersi degli effetti benefici dello sport per un recupero fisico e motivazionale, con ricadute positive sulla famiglia e la vita sociale. Il riconoscimento delle Dolomiti quale sito nella lista dei Beni patrimonio dell’Umanità allo stesso modo - è un valore che deve essere veicolato e condiviso. La sublime bellezza delle Dolomiti non solo come valore ambientale, ma anche e soprattutto come valore paesaggistico e culturale. Dare valore a un’esperienza di vacanza sulle Dolomiti - Bene UNESCO, anche per chi è diversamente abile, ha come premessa che l’operatore sia formato a trasmettere tali valori, che sia in grado di veicolare l’essenza del riconoscimento ossia che il bene - Dolomiti è un bene dell’Umanità, dalla quale nessuno deve sentirsi escluso.
Per dare maggiore qualità all’offerta trentina la Provincia autonoma di Trento, tramite Accademia della Montagna, si è dotata dei marchi di qualità Open che certificano le strutture della ricezione turistica, gli eventi (Open event) e le destinazioni (Open area). Nel 2013 hanno ottenuto la certificazione di accessibilità i Mondiali di sci nordico tenutisi in Val di Fiemme. Durante la passata stagione estiva Accademia con l’Associazione Sportabili di Predazzo, la Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi di Bologna, la Fondazione trentina autismo e Irifor cooperativa di Servizi per non vedenti, ha formato trenta professionisti in grado di accompagnare in arrampicata e in escursioni bambini, ragazzi e adulti ipovedenti e autistici. Il primo risultato è stato la salita della cima Tosa per due ragazzi disabili in occasione del 150 esimo anniversario.
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250 ski instructors in Trentino are already qualified to work with disabled people; this allows disabled young people and adults to ski in winter. There is this opportunity in summer as well, thanks to professionals who are trained to climb and hike with visually handicapped and autistic children, young people and adults. Through this course, guides were trained; this course was held within a big project of the “Accademia della Montagna del Trentino” (Academy of the Mountain of Trentino) called “Montagna Accessibile” (Accessible Mountain). The aim of this project is to certify that this territory is accessible to everybody. This project has been included in the 15 Best Practice of Accessible Tourism in Europe and is mentioned and hold up as an example by other territories. Involving projects whose aim is that disabled people take advantages from sport for a physical and motivational recovery. This has positive effects on the family and the social life as well. In order to make the most of a holiday on the Dolomites, site of the UNESCO, even for disabled people, the guides have to be trained to transmit the values, they have to transmit the fact that the Dolomites are a good of the humanity, and nobody should feel excluded from it. [Traduzione Sara Covelli] In order to confer more quality on the offer, the “Provincia Autonoma di Trento” (Autonomous Province of Trento), through the “Accademia della Montagna”, received the quality brands Open. They certify the touristic structures, the events (Open events) and the destinations (Open area). In 2013, they got the certification of accessibility for the Nordic World Ski Championship in Val di Fiemme (Fiemme Valley). 17
La singolarità di un territorio in cinque scatti d’Autore
The singularity of a region in five shots
Hans Kruse Albero storto all’Alpe di Siusi Crooked tree on Alpe di Siusi 18
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Diego Gaspari Bandion Cima Gallina: vecchia postazione di guerra restaurata Cima Gallina: old renovated war placement 20
Werner Putzer La Sirenetta “Ondina” nel lago di Carezza The Little Mermaid “Ondina” in the Lake Carezza 21
Lorenzo Franco Santin Alba sulle Dolomiti Friulane, vista della parete sud ovest della cima Monfalcon di Forni (2453m) Sunrise on the Friulian Dolomites, view of the south west face of the peak of Monfalcon di Forni
Anton Sessa Maschera tipica del Carnevale Ladino Typical mask of the Ladin Carnival 22
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Hans Kruse Dal 2008 Hans lavora come fotografo professionista, organizzando workshop fotografici in Italia nelle Dolomiti, Umbria, Abruzzo, Toscana e Sicilia. Ha ospiti provenienti da tutti i continenti nei suoi workshop. Le sue immagini sono pubblicate in libri e riviste e sui suoi siti web e social media. Il suo sito principale è www.hanskrusephotography.com
Since 2008 Hans has worked as professional photographer, organizing photographic workshops in Italy in the Dolomites, Umbria, Abruzzo, Tuscany and Sicily. He has guests from all continents on his workshops. His pictures are published in books and magazines and on his websites and social media.
Diego Gaspari Bandion È uno dei fotografi professionisti più apprezzati nella conca ampezzana. Instancabile sperimentatore nel campo della fotografia, la sua arte spazia tra diversi generi: foto d’interni e d’arredamento, reportage, eventi sportivi e culturali, ritratti e cerimonie. Graphic designer professionista, può fornire prodotti post produzione e grafica. www.bandion.it
He is one of the most respected photographers in the Ampezzo area. Tireless experimenter in photography, his art covers different genres: photos of interior design, reportage, sports and cultural events, portraits and ceremonies. He’s a professional graphic designer, and can provide post production and graphic products.
Werner Putzer Werner Putzer è fotografo per passione e ritrae i paesaggi delle Dolomiti. Attivo soprattutto in primavera e in autunno, è sulle vette soprattutto in prima mattina e in tarda sera, per cogliere i momenti in una luce suggestiva. È molto pratico nello sviluppo dell’immagine nella camera oscura digitale. www.wernerputzer.com
Werner Putzer has a passion for photography and he takes pictures of the landscapes of the Dolomites. Active mainly in spring and autumn, he is on the peaks in early morning and late evening, to capture moments in a striking light. He’s very savvy in the development of the image in the digital darkroom.
Anton Sessa Fotografo dal 1986, sempre con Canon. Specializzato in paesaggi, marketing alberghiero, matrimoni, ritratti e manifestazioni. Innamorato della Val di Fassa, dove vivo, e delle sue fantastiche Dolomiti che mi ispirano alla ricerca di scatti sempre nuovi. Freelancer collabora anche con giornali locali e riviste specializzate. www.dolomitipic.it
Photographer since 1986, always with Canon. He’s specialized in landscapes, hotel marketing, weddings, portraits and events. He is in love with the Fassa Valley, where he lives, and his fantastic Dolomites that inspire him to look for new shots. As a freelancer he collaborates also with local newspapers and magazines.
Lorenzo Franco Santin Lorenzo Franco Santin è fotografo paesaggista e sportivo. Sta concentrando il suo lavoro nel territorio Friulano, specialmente quello riguardante le Dolomiti. Il suo genere preferito è la fotografia notturna nella quale si sta specializzando. lorenzofrancosantin.com 24
Lorenzo Franco Santin is a landscape and sport photographer. He is focusing his work in the Friulian territory, especially the one regarding the Dolomites. His favorite genre is night photography in which he is currently specializing.
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Perché le Dolomiti sono belle? Alexander von Humboldt (Kosmos: Entwurf einer physischen Beschreibung, 1845)
Why are the Dolomites beautiful?
“In the valley of Fassa, the Dolomites rise perpendicular with smooth white walls dazzling several thousand feet high. They are forming jagged mountains, which stand side by side in large numbers, without touching. Their characteristic shapes recall the fantastic mountain landscape with which Leonardo da Vinci painted the background of his Mona Lisa portrait”. 36
“La Gioconda” (L. da Vinci, 1503-1506) - Dolomiti di Fassa
“In Val di Fassa, le Dolomiti si ergono perpendicolari con lisce pareti di un bianco abbagliante alte diverse migliaia di piedi. Formano montagne aguzze, che stanno fianco a fianco in gran numero, senza toccarsi. Le loro forme caratteristiche ricordano il paesaggio montano fantastico con il quale Leonardo da Vinci dipinse lo sfondo del suo ritratto della Monna Lisa”.
[© C. Micheletti]
Loredana Ponticelli
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archetipo Come le idee platoniche, le Dolomiti esistevano nella mente degli uomini prima ancora che questi le scoprissero. Di fronte alla perfetta coincidenza – quasi un “calco” - dei profili dolomitici con i “meravigliosi viluppi di cime e pareti” immaginati da Gustave Doré e da Caspar David Friedrich, gli intellettuali romantici compresero che i grandi geni del Rinascimento avevano raffigurato le loro forme straordinarie senza averle mai viste, traendole dall’universo degli ideali. Le prime apparizioni delle Dolomiti costituirono infatti uno shock, una sorta di “cortocircuito” mentale provocato da una realtà immaginifica che improvvisamente si rivelava concreta. Quindi, proprio perché reali, le Dolomiti divennero a loro volta riferimento imprescindibile per la
conoscenza estetica - e quindi metafisica - della Natura. Anche noi che le visitiamo oggi, non “vediamo” il loro paesaggio reale, ma ne riconosciamo l’archetipo, cioè l’immagine mentale che abbiamo imparato a conoscere culturalmente, attraverso i capolavori dell’arte. È da questa straordinaria somiglianza con l’archetipo che rimaniamo inevitabilmente affascinati. immagini Ciò supera ogni figurazione. Le prime immagini delle Dolomiti furono infatti descrizioni. Non disegni o dipinti ma parole che raccontavano di visioni potenti che invadevano la mente e che occupavano – con una forza inevitabile – le frasi di apertura delle prime relazioni scientifiche con cui le Dolomiti furono presentate al mondo, agli inizi dell’Ottocento. Queste parole corrispondono esattamente alle categorie del Sublime dei trattati d’estetica
elaborati solo pochi anni prima della loro scoperta: verticalità, grandiosità, monumentalità, tormento delle forme, sterilità, intensità di colorazioni, vertigine, sgomento, trascendenza. Il Sublime è molto importante perché è una categoria estetica espressamente riferita alla Natura. “Nessuna opera d’arte è grande e sublime come s’illude di essere; questa prerogativa appartiene unicamente alla natura”, scrive Edmund Burke nel suo saggio sul Sublime e sul Bello del 1757. struttura Tuttavia, la ricorrenza in queste montagne di figure geometriche riconoscibili ed elementi volumetrici precisi ha portato le Dolomiti a essere interpretate come strutture artificiali, oltre che espressione naturale. Gli straordinari rapporti di scala che regolano questi giganteschi “edifici” carbonatici hanno persino spinto Le Corbusier
Der Wanderer über dem Nebelmeer” (Caspar David Friedrich, 1818) – Odle
[© C. Micheletti]
e Dolomiti hanno avuto da sempre un enorme impatto sull’immaginazione di chiunque le abbia viste. La maestosa imponenza di questi giganti di pietra ha ispirato alle genti che le abitano un’epica che affonda le sue radici nella preistoria, al punto da divenire un riferimento imprescindibile per la loro stessa identità culturale. Poi, dopo la loro “scoperta” scientifica, i viaggiatori d’epoca romantica vi riconobbero l’incarnazione di quei paesaggi ideali che i pittori fino ad allora avevano solo immaginato. Oggi, sono universalmente conosciute come “le montagne più belle della Terra” e costituiscono un riferimento universale di bellezza montana. Nessuno è potuto rimanere indifferente alla loro indescrivibile fascinazione.
Ma perché le Dolomiti sono belle? Qual è il segreto del loro fascino straordinario?
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Cima Brenta Alta [© C. Micheletti]
- uno dei più grandi architetti del XX secolo - a definire le Dolomiti “les plus belles constructions du monde”. Anche i termini utilizzati per descrivere le loro forme elementari sono presi a prestito dall’architettura: torri, bastioni, spalti, mensole, contrafforti, guglie, pinnacoli, pilastri, colonne, campanili, obelischi, tetti, balconi… L’analogia con l’architettura ha amplificato enormemente la suggestione di queste montagne, tanto che per la cultura del luogo le Dolomiti rappresentano il confine e il tramite verso un universo ulteriore (sia culturale che spirituale), che sta oltre la sfera umana. Analogamente, i primi viaggiatori stranieri le assimilarono alle rovine di leggendarie città abitate da Titani, proiettandole in una dimensione mitologica. 40
modello La potenza della loro figura ha portato a riconoscerne l’immagine anche altrove, espandendo enormemente la forza evocativa del loro nome. Infatti, pur essendoci al mondo altri massicci formati da rocce dolomitiche, non esistono montagne uguali alle Dolomiti: semplicemente vi somigliano, come le copie assomigliano al modello originale. La topografia articolata, la varietà di colori, lo straordinario contrasto fra le linee morbide delle praterie e l’improvviso sviluppo verticale di possenti cime completamente nude, le forme scultoree e straordinariamente variegate rappresentano i caratteri-chiave che definiscono il “paesaggio dolomitico”, cioè quella tipologia di scenario montano che qui trova il suo archetipo e la sua massima espressione.
T
he Dolomites have always had an enormous impact on the imagination of those who have set eyes on them. The majestic grandeur of these stone giants has inspired epic sagas in its inhabitants since prehistory, to the point where it has becomes an essential part of their cultural identity. After their scientific “discovery” in the early nineteenth century, the first travellers of the romantic age were amazed to find in them the incarnation of those ideal landscapes which painters had only been able to imagine before. Nowadays they are universally aknowledged as “the most beautiful mountains on Earth” and have become a worldwide standard of mountain beauty. But why are the Dolomites so beautiful? The secret of their extraordinary fascination is that they perfectly personify the Sublime, an aesthetic category only referring to Nature. Verticality, grandeur, monumentality, barren-
ness, dizziness, shock. These are all characteristics of the Sublime described in aesthetic essays just a few years before the “discovery” of the Dolomites. The structured topography and colour spectrum, the extraordinary contrast between the gentle contours of the meadows and the sudden verticality of completely naked imposing peaks, the incredible variety of sculptural shapes are the key to defining the “Dolomitic landscape”, that is the typology of mountain scenery which finds its archetype and maximum expression here. [Traduzione Clare Littlewood]
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L Una storia in verticale
A vertical history
Scialpinisti in azione negli anni Trenta. Brenta invernale. – Crediti fotografici Cierre Edizioni 42
Cesare Micheletti
a colonizzazione delle valli alpine, la frontiera tra mondo latino e mondo germanico, l’evoluzione di una cultura di “connessione”, l’abitare, le tradizioni, l’epica. La storia della regione dolomitica si può leggere nelle trasformazioni del paesaggio legate alla presenza dell’uomo. Già con le prime frequentazioni (10.000 a.C.) e coll’insediamento stanziale (età del bronzo) l’uomo ha cercato di adattare l’habitat circostante alle proprie esigenze, anche se le modifiche apportate al paesaggio naturale si fanno apprezzabili solo dalla metà del I millennio. A quel tempo popolazioni di origine celtica e retica costruirono i primi insediamenti stanziali e la prima rete organizzata dei sentieri e dei valichi di comunicazione tra l’Europa centro-settentrionale e quella del sud. Il contatto fra le popolazioni alpine indigene (principalmente Reti) e le popolazioni romane portò all’elaborazione di una nuova cultura e di una nuova lingua, detta appunto reto-romanza. Questa cultura, essenzialmente orale e rurale, impresse al paesaggio forme che si possono osservare ancor visibili, unendo l’abilità di organizzare e gestire il territorio, tipici della matrice latina, alle conoscenze di tecnica agricola in ambiente alpino delle popolazioni retiche: le “vìles” rappresentano un modello insediativo originale e unico.
T
The colonisation of the valleys in the Alps, the border between the Latin and the German world, the evolution of a “connective” culture, the living, the traditions, the epic. The history of the Dolomites can be read in the transformations of the landscape that are connected to the presence of the human being. Starting from the first presence of the human being (10,000 b.C.) and from the sedentary settlements (Bronze Age), the human being tried to adapt the habitat to his needs; however, the changes of the natural landscape could only be noticed starting from the first half of the 1st millennium. At that time, Celtic and Rhaetic populations built the first sedentary settlements and the first organized net of paths and communication passes between Middle and Northern Europe and Southern Europe. The contact with the native (mostly Rhaetic) and the Roman populations led to the development of a new culture and of a new language, the so-called Rhaeto-Roman language. This culture, mostly oral and rural, conveyed to the landscape shapes that can still be observed, combining the ability to organize and manage the territory, typical of the Latin population, and the knowledges about agriculture in the Alps of the Rheatic populations: the “vìles” represent an original and unique model of settlement. Although the Dolomites were crossed by the Italian-German linguistic border, the Ladin culture resisted and strengthened in the internal and less crowded parts. Its elements can be observed in the landscape and in the buildings (simple, with wood or stones, barns and stalls). 43
Aratura di un campo in Val di Fassa. Fine ‘800 – Crediti fotografici Cierre Edizioni
Certamente nel periodo di occupazione romana le valli principali videro trasformazioni piuttosto evidenti, ma fu durante l’epoca tardo imperiale e alto medievale che si assistette ad una vera e propria trasformazione dell’assetto paesaggistico. Nonostante il territorio dolomitico fosse attraversato dal confine linguistico italo-tedesco, segno dell’affermazione delle grandi culture nazionali, la cultura ladina resistette e si consolidò nelle parti più interne e meno frequentate. I suoi elementi sono diffusamente visibili nel paesaggio, nelle costruzioni (sobrie abitazioni di legno o in muratura, abbinate al fienile e alla stalla, le cui tipologie variano da vallata a vallata mantenendo tuttavia inalterate la struttura ed alcune soluzioni formali) e nella letteratura epica. Infatti, se il paesaggio delle vallate è frutto delle trasformazioni rurali e degli usi tradizionali, il paesaggio delle alte quote si rispecchia nei cicli delle leggende: picchi e montagne costituiscono le fortezze di mitici regni, frane e macereti sono le rovine di scontri leggendari, strane rocce e piante derivano da metamorfosi magiche. Anche i fenomeni naturali, come l’enrosadira o l’ercaboan, sono giustificati attraverso presenze soprannaturali (stregoni, ondine, spiriti, fate, orchi, giganti e nani). La scoperta delle dolomiti: le prime esplorazioni, l’evoluzione delle teorie scientifiche, Dolomieu, von Buch, von Humbolt, Mojsisovich. Nel XVIII s. l’area dolomitica era un territorio quasi sconosciuto, distante dalle princi44
pali vie di commercio e di cui erano note solo alcune località. A quell’epoca l’economia era prevalentemente agro-silvo-pastorale, di mera sussistenza e caratterizzata da una forte stagionalità. Le scarse alternative all’attività rurale erano l’artigianato del legno, e una certa attività mineraria. Le prime esplorazioni furono strettamente legate alla ricerca mineraria, alla quale diede una grande spinta G.Arduino (1714-1795), ispettore minerario della Repubblica di Venezia. Il contatto fra le aree meridionali veneto-padane e quelle settentrionali austro-tedesche favorì anche una modesta attività di transito mercantile e il commercio del legname, alimentato dai boschi di proprietà collettiva ed orientato in gran parte verso la Repubblica Serenissima di Venezia. L’impulso decisivo alla conoscenza delle Dolomiti arrivò dallo scienziato francese Déodat de Dolomieu (1750-1801), che campionò per la prima volta, nei pressi di Salorno, rocce ricche di un carbonato di calcio poco reattivo all’acido, poi chiamato in suo onore dolomite. Collegata ai traffici di passaggio si era sviluppata una modesta rete di accoglienza (osterie, locande, guide e cambiacavalli), sulla quale si innestò successivamente l’attività turistica vera e propria. Tra il 1800 e il 1850, nel periodo in cui la scoperta della dolomite si diffuse in tutto il mondo scientifico, le Dolomiti furono attraversate solamente da pochi studiosi interes45
L'albergo “Nave d’oro” a Predazzo alla fine dell’800. (Photo Franz Dantone) Archivio Fotografico dell’Istituto Culturale Ladino “majon di fascegn” – Vich/Vigo di Fassa (TN)
sati esclusivamente agli aspetti geologici. All’inizio del XIX s. gli scienziati A.F. von Humboldt (1769-1859) e C.L. von Buch (1774-1853), fermatisi a Predazzo ed esaminate le formazioni rocciose circostanti, misero in dubbio la teoria nettunista a favore di quella plutonista, poi definitivamente confermata dal naturalista G. Marzari Pencati (1779-1836) grazie alle osservazioni nella cava di Canzoccoli. In breve tempo Predazzo e le Dolomiti divennero il fulcro dello sviluppo del pensiero geologico. Nella prima metà del XIX s. i contributi dati da numerosi geologi (T.A. Catullo, 1782-1869; G.G. von Münster, 11761844, A. Stoppani, 1824-1891) chiarirono l’origine organica delle montagne dolomitiche, descrivendone le faune marine del Triassico ed individuando il ruolo primario delle spugne e dei coralli nella formazione degli atolli carbonatici triassici. F. von Richthofen (1833-1905) interpretò gli atolli delle Dolomiti come corrispondenti fossili delle attuali scogliere coralline dei mari tropicali e produsse degli schemi geologici per alcune di esse. Dopo il 1850 invece, con il diffondersi delle immagini di alcuni gruppi (Sassolungo, Latemar, Sciliar, Catinaccio, Marmolada, Civetta, Pelmo, etc.), si cominciò ad affermare un traffico di viaggiatori curiosi di vedere il “baluginare delle pallide guglie dolomitiche” e di esploratori in cerca di 46
avventura sulle “cime inviolate” e nelle “valli inesplorate”. Verso la fine del XIX s. altri importanti studi paleontologici descrissero le faune permiane e triassiche ad ammoniti (G. Stache, 1833-1921; F. Hauer, 1822-1899), ma soprattutto J.A.E. von Mojsisovics (1839-1907) descrisse minutamente le geometrie degli atolli fossili, distinguendo le zone interne (stratificazione orizzontale) dalle zone esterne (massicce stratificazioni inclinate fin dall’origine). Infine, un importante contributo alla comprensione dei rapporti tra atolli fossili, bacini sedimentari e vulcani del Triassico, fu dato da M.O. Gordon (1864-1939), la prima donna a ottenere un dottorato di Scienze della Terra, che trascorse grande parte della sua vita a studiare la geologia delle Dolomiti. Dopo le prime imprese alpinistiche, le scalate e le ascensioni si moltiplicarono sia a opera di guide locali che grazie all’ardimento di alpinisti stranieri (tedeschi, austriaci, inglesi). Fu grazie a queste imprese sportive che si assistette alla costruzione, da parte dei maggiori Alpine Clubs d’Europa, di numerosi rifugi e bivacchi in alta quota, al fine di facilitare i sempre più numerosi escursionisti e scalatori. Tra i 1870 e il 1910 la frenesia alpinistica raggiunse i massimi livelli, accompagnata da un sempre crescente sviluppo dell’attività ricettiva e turistica nelle valli. Gli
esercizi alberghieri si trasformarono progressivamente passando dalla fase pionieristica a una vera e propria attività economica di livello europeo, paragonabile per alcune località (Cortina d’Ampezzo, Sesto, Carezza, Misurina) alle più rinomate stazioni turistiche delle Alpi svizzere. In questo periodo furono costruite la Grande Strada delle Dolomiti e la Strada del Passo Rolle che collegava la valle di Fiemme ed il Primiero. Nel XX s. le Dolomiti acquisirono sempre più importanza scientifica e ricercatori da tutto il mondo vennero a studiare e a proporre modelli di riferimento per le scienze della Terra. Tuttavia la I Guerra Mondiale interruppe bruscamente questo periodo di floridezza e marcò negativamente lo sviluppo economico delle comunità locali. Al generale impoverimento corrispose la devastazione civile e materiale causata dal conflitto, che in alcune zone fu particolarmente aspro.
Maria Mathilda Ogilvie Gordon, la prima geologa che esplorò le Dolomiti Archivio Museo delle Scienze – Trento
I coniugi Neruda e Theodor Christomannos, ideatore e promotore della “Grande Strada delle Dolomiti”.
The discovery of the Dolomites: the first explorations, the evolution of scientific theories, Dolomieu, von Buch, von Humbolt, Mojsisovich. In the 18th century, the Dolomites were unknown and far from the most important commercial ways; only few places of this area were known. At that time, the economy consisted of agricultural, farming and woodland activities. It was a subsistence agriculture, characterized by seasonality. The few alternatives were the wood crafts and some mining activities. The first explorations were strictly connected to the mining research, which was carried out by G.Arduino (1714-1795), mining inspector of the Republic of Venice. The French scientist Déodat de Dolomieu (1750-1801) gave the most important impulse to the knowledge of the Dolomites. He sampled for the first time, close to the village of Salorno (Salurn), rocks that contained a calcium carbonate that was not very reactive to the acid. This carbonate was called dolomite, in the name of this French scientist. Because of all the people crossing this area, a welcome net was developed (inns, guides); on this basis, the real touristic activities started, At the beginning of the 19th century, the scientists A.F. von Humboldt (1769-1859) and C.L. von Buch (1774-1853), who were in the village of Predazzo to examine the surrounding rocks, brought into question the Neptunism theory, in favour of the Plutonism, which was then confirmed by the naturist G. Marzari Pencati (1779-1836), thanks to 47
La Grande Guerra. La Guerra Mondiale interessò l’area dolomitica con un fronte di circa 250 km nel periodo che va dal maggio 1915 all’ottobre 1917. Le scelte tattiche dei militari di entrambi gli schieramenti portarono rapidamente a una guerra di posizione, che richiese un impiego logistico impressionante, per poter garantire il collegamento con le principali vie di comunicazione (da nord la Brennerbahn lungo la valle dell’Adige e la Südbahn lungo la val Pusteria, da sud la Ferrovia Padova-Calalzo e la Ferrovia Conegliano-Belluno). Durante il conflitto il paesaggio delle valli fu fortemente trasformato da infrastrutture che rimangono ancor’oggi. Furono infatti costruite numerose strade carrabili e persino alcune ferrovie a scartamento ridotto (Val Gardena, Valle di Fiemme, val di Landro e del Boite), che permisero di raggiungere anche le valli più laterali e resero il teritorio dolomico particolarmente accessibile. Anche lo skyline delle Dolomiti fu modificato per sempre. Le prime linee, poste in corrispondenza delle cime e delle creste, furono fortificate con complessi sistemi di gallerie, trincee e cunicoli, lunghi parecchi chilometri e scavati spesso con l’ausilio del martello pneumatico o delle mine. A ridosso di queste furono costruite ardite teleferiche, che permettevano di giungere fin sulle vette più elevate. Allo stesso modo furono realizzate innumerevoli mulattiere e strade militari, ancor oggi efficienti, che consentivano l’accesso fino nel cuore dei principali gruppi dolomitici (Dolomiti di Sesto, Marmolada, Tofane). Per rifornire gli avamposti furono realizzati acquedotti, linee elettriche e telefoniche, stazioni radio; pesanti pezzi d’artiglieria furono trasportati fin sulle postazioni più alte, a quote prossime ai 3000 m (Cima Grande di Lavaredo, Marmolada). Anche i ghiacciai furono teatro di battaglia: la rete di gallerie, postazioni e accampamenti scavata nella Marmolada fu talmente ampia ed estesa da meritare l’appellativo di “città di ghiaccio”.
the observations in the quarry of Canzoccoli. In the first half of the 19th century, the contribution of several geologists (T.A. Catullo, 1782-1869; G.G. von Münster, 11761844, A. Stoppani, 1824-1891) clarified the organic origin of the mountains of the Dolomites, describing the marine faunas of the Triassic and determining the primary role of sponges and corals in the formation of carbonate atolls in the Triassic. F. von Richthofen (1833-1905) interpreted the atolls of the Dolomites as the fossils related to the actual coral reefs of the tropical seas and produced some geological schemes for some of them. After 1850, some travellers were curious to see “the glimmering of the pale pinnacles of the Dolomites” and explorers looked for adventure on the “inviolate peaks” and in the “unexplored valleys”. Towards the end of the 19th century, other important paleontological studies described the Permian and Triassic faunas, consisting of ammonites. M.O. Gordon (1864-1939) plaid an important role in the comprehension of the relationships among fossil atolls, sedimentary basins and Vulcans of the Triassic. She was the first woman who got a PhD in Earth sciences. After the first alpinist exploits, the number of climbs increased thanks to local guides and to foreign alpinists (German, Austrian and English). Thanks to this exploits, the most important Alpine Clubs of Europe were built. In the 20th century, the Dolomites became scientifically more important, and researchers came from the entire World to study and propose reference models for Earth sciences. However, the 1st World War suddenly stopped this flourishing period and negatively marked the economic development of local communities.
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The Great War. During the World War, there was a 250 Km front through the Dolomites between May 1915 and October 1917. The tactical choices of both formations led to a position war that required a great logistic engagement to guarantee the connection with the main communication ways. During the conflict, the landscape of the valleys was transformed through infrastructures that are still present. Several roads suitable for vehicles and some narrow-gauge railways (Val Gardena, Valle di Fiemme, val di Landro and del Boite) were constructed; in this way, lateral valleys were reachable and the territory of the Dolomites was accessible. The skyline of the Dolomites was modified as well. The first lines by the peaks and the crests were fortified with tunnels, trenches and underground passages; they were long (several kilometres) and excavated with a jackhammer or with mines. Just before them, cableways were built in order to reach the highest peaks. Several mule tracks and military roads were constructed as well, which are still working. Through them, the main groups of the Dolomites could be reached (Dolomiti di Sesto, Marmolada, Tofane). Water systems, electrical and telephone lines and radio stations were constructed, in order to supply the outposts. On the glaciers, battles took place: the net of tunnels, posts and camps that was excavated in the Marmolada was so extended and big, that it was called “the city made of ice”. 49
Il turismo organizzato, le vie di comunicazione, la trasformazione dell’economia, il turismo di massa. Il periodo che va dal 1920 al 1950 rappresenta generalmente un intervallo non significativo dal punto di vista del paesaggio, in quanto i vantaggi portati dall’economia turistica toccarono solo le località più organizzate, che avevano ereditato dal periodo precedente un’ efficiente dotazione di infrastrutture e servizi. È tuttavia in questo periodo che comincia ad affermarsi e diffondersi lo sci alpino e lo sci nordico, raddoppiando di fatto le occasioni di miglioramento economico e le possibilità di benessere sociale. Con l’affermazione del turismo di massa, il fatto economicamente più rilevante dopo il 1950, si assiste a una radicale trasformazione del sistema insediativo e di quello culturale, oltre al sistema produttivo che passa da rurale a “industriale”. Tuttavia lo sviluppo turistico ha interessato la regione dolomitica in maniera discontinua, agendo maggiormente sulle aree più vicine alle vie di comunicazione e principalmente sui fondovalle. Indubbiamente queste trasformazioni, a volte molto appariscenti e non sempre puntuali, hanno influito anche sull’integrità del paesaggio delle terre alte, ma hanno anche garantito alle popolazioni locali opportunità di sviluppo socio-economico e investimenti generalizzati sul territorio. La rapidità e l’intensità delle trasformazioni attuali, legate alle massicce infrastrutturazioni e allo sfruttamento delle risorse paesaggistiche, idriche e naturali, richiedono grande equilibrio e consapevolezza per non rischiare di cancellare le tracce impresse nel paesaggio nel corso di millenni.
Copertina della rivista illustrata «Neve e ghiaccio», del gennaio 1936. Archivio Cierre Edizioni
Organized tourism, communication ways, the transformation of the economy, mass tourism. As far as the landscape in concerned, the period between 1920 and 1950 is not significant, because the advantages brought by tourism were important only for touristic places, which had infrastructures and services. However, in this period people started to do downhill skiing and Nordic skiing, doubling the possibilities to improve the economy and the social wealth. After 1950, mass tourism started to spread, and settlement and culture started to change. Furthermore, the production system changed from a rural to an industrial one. However, the touristic development did not affect regularly the area of the Dolomites. This kind of development occurred only in the areas that were closed to the communication ways and above all in the bottom of the valley. [Traduzione Sara Covelli]
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The taste of wild nature
I sapori della natura selvatica
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Tragopogon pratensis L. Acquarello di Patrizia Pizzolotto. Archivio Museo Etnografico Provincia Belluno
Morchella esculenta L. e sp. affini. Acquarello di Patrizia Pizzolotto. Archivio privato Patrizia Pizzolotto
Leontodon hispidus L. Acquarello Patrizia Pizzolotto. Archivio Museo Etnografico Provincia di Belluno
Daniela Perco Museo Etnografico della Provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
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ei processi odierni di costruzione culturale del cibo e nell’attenzione quasi esasperata nei confronti del tipico e del locale, il territorio assume un ruolo di primo piano, configurandosi come serbatoio quasi inesauribile di prodotti, di racconti e di simboli a cui attingere. Nel contesto montano a cui facciamo riferimento i paesaggi alimentari, peraltro in continua trasformazione, rivelano un’attenzione all’allevamento e a un’agricoltura che sta cercando nuove strade anche grazie a resilienti locali e a neo-agricoltori di provenienza esterna. Si assiste alla ripresa della coltivazione di cereali, come l’orzo per la produzione della Birra delle Dolomiti e al recupero di antiche varietà di mais, fagioli, fave e frutti. Ma i paesaggi alimentari all’ombra delle Dolomiti sono anche quelli percepiti come “selvatici”/naturali: i boschi, non di rado frutto dell’abbandono, i declivi erbosi, gli argini dei torrenti, le acque di laghi e fiumi, che celano interessanti risorse. La gastronomia fa sempre più spesso ricorso a ciò che la natura offre spontaneamente, a ciò che più di ogni altra cosa contribuisce ad associare l’idea di luoghi incontaminati a quella di cibi inconta-
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ore often, culinary arts make use of the products that nature offers spontaneously, products through which we gather the ideas of uncontaminated places and uncontaminated food, which means genuine, tradition, expression of the genius loci (local genius). Together with the spring herbs, mushrooms and game have become the symbol of the cuisine in the mountain; they are able to spread the perfumes of the woods and of the fascination of wild and steep places. Although the harvest of spontaneous products has increased, the demand for “wild products” in the menus (trouts, snails and red bilberries) cannot be met, because raw materials are not sufficient in comparison with the demand, above all in touristic places. For this reason, the global market represents a substitute, and in particular the market of Eastern Europe. It is interesting to observe that in the areas of the Dolomites, mushrooms, which are the main ingredient in many recipes, have rarely been considered, if not totally ignored. Tourism and the presence of reapers every season from the flat land and from the hills changed 55
Pastore al rientro dal pascolo con un mazzo di cumino. Corte (Pieve di Livinaollongo), anni sessanta. (Photo Celestino Vallazza)
minati, quindi genuini, tradizionali, vera espressione del genius loci. Con le erbe primaverili, sono soprattutto i funghi e la selvaggina a essere divenuti simboli della cucina di montagna, capaci di veicolare i profumi dei boschi, nonché il fascino dei luoghi aspri e selvaggi. I cercatori di funghi invadono periodicamente i declivi boscosi delle Dolomiti e delle Prealpi, mentre i cacciatori di ungulati vengono ormai considerati come indispensabili per mantenere in equilibrio le specie, abbattendo capi la cui presenza è diventata abituale in prossimità dei centri abitati. Nonostante l’aumento dei prelievi di prodotti spontanei, la richiesta di “selvatico” nei menù (dalla trota di torrente, alla chiocciola di monte, dal mirtillo rosso alle corniole), non riesce a essere soddisfatta perché la materia prima è insufficiente rispetto alla domanda, specie nelle zone turistiche. Ecco che allora supplisce il mercato globale, in particolare quello dei paesi dell’Est Europa1. È interessante rilevare che proprio nelle zone dolomitiche i funghi, oggi ingrediente principe di molte preparazioni culinarie, erano scarsamente considerati, se non completamente ignorati. L’avvento del turismo e la presenza stagionale di falciatori provenienti dalla pianura e dalla collina venete, modificarono, a partire dai primi decenni del ‘900, consuetudini consolidate. Nella zona di Livinallongo, Comelico, Ampezzo i funghi erano guardati con sospetto e la raccolta si limitava a pochissime varietà, tra cui i finferli, ignorando completamente i porcini, che venivano letteralmente presi a calci. Èsignificativo l’episodio riportato da Rachele Padovan nel suo libro sulla cucina ampezzana: “Mia madre mi raccontava che nel 1917, quando dopo la ritirata di Caporetto i tedeschi avevano ripreso Cortina portandosi dietro i prigionieri russi, questi, affamati, raccoglievano grandi quantità di funghi, che certamente conoscevano, e le facevano cuocere in grandi pentoloni. Tutti ansiosamente aspettavano gli effetti del veleno, che non arrivavano. Nonostante questo, ancora, la gente non si fidava2”.
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Alla base dell’atteggiamento nei confronti dei funghi e della loro commestibilità ci sono dunque motivazioni di carattere storico e culturale, come hanno cercato di mostrare i coniugi Wasson (lui inglese, lei russa), che avendo una percezione diametralmente opposta dei funghi, tentarono di tracciare una sorta di mappatura dei popoli micofili (tra cui gli slavi e la maggior parte dei popoli mediterranei) e dei popoli micofobi (per l’Europa i germanici e celtici)3. Motivazioni analoghe sembrano poter essere chiamate in causa per spiegare una sorta di tabù alimentare nei confronti dei piccoli uccelli, soprattutto nell’area ladina di Livinallongo/Fodom/Buchenstein, austriaca fino alla prima guerra mondiale 4. I fodomi cacciavano caprioli, camosci e scoiattoli, cibandosene occasionalmente, ma condannavano le abitudini dei taliagn, cioè di coloro che abitavano appena al di là del confine, proprio perché predatori e mangiatori di uccelli. È difficile pensare che questi atteggiamenti nei confronti dell’avifauna siano solo conseguenza delle leggi restrittive tendenti ad abolire l’uccellagione, emanate a partire dalla metà del XIX secolo in tutte le province dell’Impero austro-ungarico. Tali leggi, frutto della nascente coscienza ecologica legata non solo al misticismo naturalistico romantico-sentimentale, ma anche alla crescente convinzione dell’utilità dell’avifauna per l’agricoltura, portarono effettivamente a un fortissimo ridimensionamento dell’aucupio5. Alcuni studiosi suggeriscono l’ipotesi dell’esistenza di una linea di frattura, per quanto riguarda i comportamenti cinegenetici, tra le culture del Nord e del Centro Europa e le culture meridionali e aggiungono: “La storia della caccia ai piccoli uccelli sembra proprio essere un sorprendente discrimine!”6. Anche la carne degli ungulati (soprattutto camosci e caprioli) appariva raramente nelle mense degli alpigiani. A parte la scarsità delle prede, la caccia si configurava soprattutto come pratica sociale, densa di significati simbolici7. L’approvvigionamento di proteine animali, che rimaneva57
Cornus Mas L. Acquarello di Patrizia Pizzolotto. Archivio Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi 58
no comunque scarse, passava attraverso altre forme di prelievo, prevalentemente a opera di donne e bambini; uccelli implumi tolti dai nidi, gamberi di fiume, ghiozzi pescati con la forchetta o con sistemi rudimentali, chiocciole, scoiattoli, rane, uccelletti e altri animali presi con trappole e tagliole. Molto più organizzata era, in alcune zone, la cattura di grandi quantità di volatili con i roccoli, spesso costruiti nelle ville di campagna di aristocratici o borghesi, che assecondava già alla fine dell’Ottocento le richieste dei “forestieri” e degli artigiani, i quali aspiravano a una dieta più ricca di carne8. Raccogliere piante, frutta selvatica, catturare piccoli animali era una prerogativa soprattutto delle donne e dei bambini. Quest’ultimi, interiorizzavano precocemente una sorta di mappa delle risorse alimentari spontanee presenti nel loro territorio, anche in relazione alle diverse nicchie ecologiche e alle maturazioni scalari, secondo il gradiente altimetrico. Tali pratiche di prelievo si configuravano come vere e proprie prove di abilità, in grado di garantire loro, seppur limitatamente, un margine di autonomia alimentare, dove lo scarso apporto calorico era compensato dal valore nutraceutico di numerosi prodotti spontanei, assicurando al tempo stesso una conoscenza profonda dei luoghi anche più reconditi9.
consolidated habits starting from the first decades of ‘900. In the area of Livinallongo, Comelico, Ampezzo mushroom were treated as suspicious food and there were not many varieties; chantarelles were known, but porcini were totally ignored and kicked. The reasons for this attitude towards mushrooms are connected to the history and the culture. For example, the inhabitants of Livinallongo/Fodom/ Buchenstein, which belonged to Austria until the end of the 1st WW, did not eat small birds, and they disapproved the behaviour of the taliagn, who lived on the other side of the border, because they hunted and ate birds. Picking up plants, wild fruits and capturing small animals was above all a prerogative of women and children. Children interiorized from the beginning a kind of map of the spontaneous resources available in their territory, also in relation to the different ecological niches and to the graduated maturation, according to the altitude gradient. These activities were ability tests that could guarantee them, even though within certain limits, a kind of autonomy concerning the food (the low calorie count was compensated by the nutraceutical value of several spontaneous products); this guarantees a deep knowledge of the places, the more hidden as well. [Traduzione Sara Covelli]
1. Ricordiamo peraltro che il 60% dei porcini secchi consumati in Italia proviene dalla Cina. 2. La cucina ampezzana, Padova 1981, p. 77. Rachele era del 1916. 3. M. R. Gordon Wasson,V. Pavlovna Guercken, Mushrooms, Russia and History, New York 1957. 4. Cfr. L. Palla L, I ladini fra tedeschi e italiani, Livinallongo del Col di Lana: una comunità sociale 1918-1948, Venezia 1986. La stessa propensione a non cibarsi di uccelli sembra riscontrarsi in Comelico, confinante con l’Austria e la provincia di Bolzano. 5. Cfr. C. Gasser, L’uccellagione nel Trentino (1850-1914), Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, Trento 1995, pp. 5-9. 6. C. Bromberger, G. Lenclud, La chasse et la cueillette aujourd’hui. Un champ de recherche anthropologique?, “Études rurales. Revue trimestrielle d’histoire, géographie, sociologie et économie des campagnes”, 87-88 (1982), p. 11. Sull’ipotesi di modelli cinegetici diversi si veda anche S. Dalla Bernardina, Edonisti ed asceti. Mediterranei e Nordici a caccia di camosci nelle Alpi piemontesi, in Il miraggio animale. Per un’antropologia della caccia nella società contemporanea, Roma 1987, pp. 51-80 7. Cfr. S. Dalla Bernardina, L’innocente piacer. La caccia e le sue rappresentazioni nelle Prealpi del Veneto orientale, Feltre 1989. 8. Cfr. A. Maresio Bazolle, Il possidente bellunese, a cura di D. Perco, Feltre 1987, II vol. 9. Per una trattazione più esaustiva di questa tematica si rimanda a D. Perco, Sapori selvatici, in I. Da De Deppo, D. Gasparini, D. Perco, a cura di, Montagne di cibo. Studi e ricerche in terra bellunese, Quaderno 18 del Museo Etnografico della provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, Belluno 2013, pp. 241-295.
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Le Colonne d’Ercole
300 anni di esplorazioni dolomitiche
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Alessandro Gogna
uasi 290 anni sono passati da quel lontano giorno del luglio 1726 in cui i veneziani Pietro Stefanelli, farmacista dell’alta società, e Giovanni Zanichelli, celebre botanico, si ritrovarono, quasi senza volerlo, in vetta al Cimon del Cavallo, una tra le cime dolomitiche ben visibili, nelle giornate terse, dalla laguna. “Lassù una vasta solitudine, luoghi orridi e belli, e nessun segno di vita umana e di coltivazione” scrissero. Visto che il loro scopo era la raccolta di erbe officinali, cosa li ha spinti fino alla cima? Non certo l’emulazione di cacciatori o pastori. E sarebbe stato già sufficiente andare lassù in alto per eventualmente menar vanto di imprese avventurose, senza bisogno della vetta. Dunque, rimane solo la meravigliosa ipotesi che siano stati catturati, a una cert’ora di un pomeriggio afoso, dall’enigmatico richiamo che il nostro spirito ogni tanto emette, come sapevano ben fare le sirene che Ulisse non
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n July 1726, the Venetians Pietro Stefanelli and Giovanni Zanichelli reached the top of the “Cimon del Cavallo”, one of the tops of the Dolomites that can be seen from the lagoon. They wrote “Up there an ample solitude, horrible and beautiful places, no sign of human beings and plantation”. They were botanists: why did they get to the top? Certainly not to emulate hunters and shepherds. They got there because of the enticement of their spirits: it happens sometimes. This happened sixty years before the conquest of the Mont Blanc, hundred years before the journeys of Goethe. In that year people began to hike, a long history, during which travellers and foreign hikers shared their experience with the local guides, with the publicans, with the history and the tradition of the people. In England, travel guides and travel diaries were
Nicola Tondini in apertura di Colonne d’Ercole, parete nord-ovest del Civetta. (Photo Alessandro Baù)
The Pillars300 of Hercules in theyear-exploration Dolomites
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volle ascoltare. Sessanta anni prima della conquista del Monte Bianco e ben prima dei viaggi interiori ed esteriori di Wolfgang Goethe. Dopo la pubblicazione a Londra del Murray’s Handbook, nel 1837, furono pubblicati i diari di viaggio di Amelia Edwards, Elisabeth Tuckett, Douglas William Freshfield, Leslie Stephen. Ma il più fondamentale libro fu quello di George Cheetham Churchill e Josiah Gilbert, The Dolomite Mountains (1864). La loro opera “lancia” definitivamente le Dolomiti, che sono inserite nel “Tour alpino”, variante del “Grand Tour” che tradizionalmente è compiuto dalle classi più agiate. Nel 1857 nasce a Londra l’Alpine club, un esclusivo consesso di alpinisti che determina l’invenzione dell’alpinismo come L’irlandese John Ball
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noi lo intendiamo oggi. Anche le cime delle Dolomiti cominciano a essere salite con sistematicità. Nel 1868 esce la prima guida alpinistica delle Dolomiti, terzo volume di una collana fortunata che l’irlandese John Ball pubblica a Londra con il titolo di A guide to the Eastern Alps. In quel momento quasi tutte le vette maggiori erano state salite per l’itinerario più abbordabile. Inizia ora la lunga esplorazione delle creste, delle pareti, in un crescendo continuo dell’innalzamento del livello di difficoltà che porta nel 1925 alla conquista della parete più grandiosa, quella della Civetta. Attraverso le epoche del Sesto Grado, dell’Artificiale, del Nuovo Mattino (in Dolomiti conosciuto tardivamente), e con il coinvolgimento di alpinisti di tutta Europa e non solo, si attraversa il secolo XX e si giunge all’apertura, sempre in Civetta, di una via dal nome sintomatico, Colonne d’Ercole: si tratta della realizzazione che incarna in sé i valori massimi di difficoltà, di bellezza e di purezza di arrampicata libera (2012, Alessandro Baù, Alessandro Beber, Nicola Tondini). Il nome evoca un passaggio epocale, come è certamente quello in cui le Dolomiti e la loro storia, nonché il nostro alpinismo, si trovano. Le cartoline che raffigurano alcune tra le vette dolomitiche più belle sono note in tutto il mondo, l’immagine delle Tre Cime di Lavaredo fa concorrenza al Cervino quanto a staticità dell’idea che ce ne siamo fatta. Sciare sulle nevi splendenti con corona di guglie dolomitiche è un quadro mentale dal quale nessuno può ormai liberarsi. L’idea della perfezione ha sostituito non solo
Sassolungo e Sassopiatto dall’Alpe di Siusi, in un’illustrazione dei britannici J. Gilbert e G. C. Churchill, “The Dolomite Mountains” del 1864
il ricordo, ma anche il desiderio di ulteriore conoscenza. Ora l’immagine (soprattutto quella virtuale) è più importante della realtà fisica. Di questo sono responsabili gli alpinisti che hanno portato, come angeli, la conoscenza di un mondo sublime, di cui la gente si nutre. Il mistero di queste montagne è stato svelato nel momento stesso in cui l’esplorazione dava risultati molto visibili. Quando anche la Sud della Marmolada non ha più avuto segreti per i migliori, ecco che i caroselli sciistici hanno sostituito totalmente la realtà. Come non ci fosse più bisogno della Gioconda di Leonardo o del Partenone ma ci accontentassimo delle loro fotografie. Viene il dubbio che la soluzione sia quella di dimenticare la storia e ritornare a guardare queste montagne con gli occhi di un bambino, che sa mescolare così bene la fiducia e la paura.
published, which were included in the publications of the Alpin Journal, the excellent Book of George Cheetham Churcill and Josiah Gilbert, The Dolomite Mountains (1864). Their work “launches” the Dolomites that are included in the “Aplin Tour” since then. As soon as the major tops were reached, hikers began to explore the crests, the sides, each time having a more difficult goal. In 1925 the most magnificent top was reached, the Civetta. Afterwards we get to more recent times, with Sesto Grado, Artificiale and Nuovo Cammino, till 2012. In 2012, always on the Civetta, the most intrepid path was opened: The Pillars of Hercules. This path is one of the most difficult, beautiful and pure where you can free-climb. After this challenge, hikers walk through the other sides easily, maybe forgetting the most authentic exploration. Still nowadays, the hikers of the past 63
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can be the angels of knowledge of a sublime world, and people, tourists as well, treasure this knowledge. The Pillars of Hercules are splits that we opened, because we are curios, because we need to go beyond the borders to overthrow fears and conflicts. [Traduzione Sara Covelli]
Tre Cime di Lavaredo. Photo A. Gogna -K3PhotoAgency
Queste sono le Colonne d’Ercole che abbiamo paura di attraversare. Mille convenienze e piccoli e grandi interessi ci stanno remando contro e non ci lasciano abbandonare il Mare Nostrum, diventato angusto come una culla che prima o poi dovremo abbandonare. Dobbiamo avere fiducia che lo spirito, quello stesso di Zanichelli e Stefanelli, ci richiami ancora, con voce piÚ forte.
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Testi e foto di Franco Michieli
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alle creste tondeggianti che sovrastano Bressanone, contemplo la successione di muraglie turrite delle Odle, al margine settentrionale delle Dolomiti. Mi trovo nel cuore dell’inverno a 2500 metri di quota: eppure sto camminando su macchie d’erba che spuntano da pochi centimetri di neve. In queste condizioni, è naturale percorrere le Dolomiti invernali camminando. Ho deciso di farlo seguendo l’Alta Via n. 2 o “delle leggende” – percorso tradizionalmente estivo -, che in casi come questo offre un’insolita occasione per immergersi nella meraviglia dei castelli di dolomia quando silenzio, solitudine, gelo e sole radente trasformano parte di questo regno in una successione di spazi remoti e fuori dal tempo. E fin dai primi giorni, cercando sentieri sotto la poca neve per valloni e forcelle, varcando sipari di pietra splendenti di veli bianchi quali sono le Odle, nel rivelarsi di nuovi mondi come il deserto altopiano del Puez, pernottando nei disabitati locali invernali dei rifugi in quota, riconosco sì le sagome delle Dolomiti di sempre, ma quasi spostate in un’altra era, liberate dai vincoli umani. È una condizione in cui occorre interpretare di persona le superfici su cui si posano i passi: spostarsi dove la neve tiene meglio o dove non c’è, evitare tratti ghiacciati, scoprire la possibile presenza di accumuli da vento, talvolta insidiosi. L’inevitabile incrocio con i ramificati impianti delle stazioni sciistiche e con le 66
Dolomiti
Ritratto inusuale di un regno ai confini del cielo
per l’anima
The Dolomites
unusual description of a kingdom for the soul An at the border with the sky
Cimon della Pala,Vezzana e Bureloni salendo alla Fradusta 67
piste innevate artificialmente – come attorno al Gruppo del Sella – mi ricorda che la cultura di oggi non vuol credere che il movimento consapevole e prudente possa essere imparato e messo in pratica da molti. Nelle località turistiche si è rinunciato a trasmettere conoscenza. Eppure, se si insegna ai turisti a scivolare, non è logico insegnare prima a camminare? Guadagnato l’altopiano del Sella ritorno in uno spazio-tempo arcaico, come sul Puez, e lo attraverso, lasciando le mie orme leggere nel deserto ondulato di pietre e neve per innalzarmi fino in cima al Piz Boè; dai vapori gelidi che galleggiano attorno ai confini sospesi dell’antico atollo corallino emerge la Marmolada, grande isola da costeggiare tra le catene del Padon e gli alti ripiani di Cima Bocche, ricordi di vulcani cresciuti nel mar tropicale. Continua a stupirmi il vuoto d’uomini, dentro una bellezza così favolosa, appena sopra all’affollato saliscendi dei caroselli artificiali. Sono convinto che i camosci che scorgo numerosi sul Padon, tra torrioni rosso-nerastri, o le pernici bianche che vedo zampettare nell’alta Valle di Contrin, o le nocciolaie che volano nella luce tra le cime dei pini cembri, stiano quassù non solo perché “è il loro habitat”, ma perché il loro senso della bellezza non è scosso e deviato come nella nostra mente. La muraglia settentrionale delle Pale di San Martino è attraente, ma la stagione consiglia un aggiramento oltre il Passo Rolle, per poi inerpicarmi fino al loro sconfinato deserto dolomitico. In due giorni sull’altopiano vivo esperienze opposte: la nebbia fitta sulla neve, o whiteout, che vuol dire l’avventura del vagabondaggio a tentoni, e l’azzurro assoluto sulla cima della Fradusta, con l’immensità delle Dolomiti meridionali attorno a me. Le Vette Feltrine, ultima catena verso il termine del cammino, sono impervie e scoscese, e invitano a diversi aggiramenti prima di costeggiare le conche glacio-carsiche delle Buse, anfiteatri sospesi sul mondo pianeggiante. Le Dolomiti digradano a valle: mi sento grato per la conoscenza che i mille volti della materia vivente mi hanno regalato in questi giorni; e mi accompagna il pensiero dell’esploratore polare norvegese Fridtjof Nansen su come approcciare la Terra: «Significa semplicemente lavorare assieme alle forze della natura, anziché contro di esse». 68
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rom the round mountain peaks dominating the city of Bressanone, I admire the turreted rock walls of the Odle, in the northern area of the Dolomites. It is winter and I am on a 2,500-meter high top, but I am still walking on some grass coming out from the few centimetres of snow. With this weather, you have to walk through the wintry Dolomites. I have chosen to follow the Alta Via n. 2, or “Way of the legends”, usually walked through during the summer. Through this “Alta Via” you can immerse in the beautiful dolostone castles, when quiet, solitude, freezing cold and the shining sun turn part of this kingdom into remote and out-of-time spaces. I recognize the usual profiles of the Dolomites, but they have been shifted in another era, free from human intervention. When I get to the top of the plateau Sella, I go back to ancient times, as on the Puez, and I walk through it. I walk on a waving desert of stones and snow to reach the top of the Piz Boé. From the freezing vapours around the suspended border of the ancient coral atoll emerges the Marmolada, a big isle that needs to be walked along between the mountain chains of Padon and Cima Bocche, memory of the Vulcans that grew in the tropical sea. I am still astonished by the absence of human beings in such a beautiful place, just above the crowded artificial whirls. I am convinced that the numerous chamois on the Padon, among red and black defensive towers, or the white partridges in the Valle di Contrin (Contrin Valley) or the nutcrackers flying in the light above the tops of the Swiss pines, are not there just because “it is their habitat”, but also because their perception of beauty is not diverted as in our mind. In two days on the plateau I live two opposite experiences: the thick fog on the snow, or whiteout, which means “to vagabond without knowing where you go”, and the light blue of the top of the Fradusta, with the immensity of the southern Dolomites under me. The Vette Feltrine, the last mountain chain towards the end of my hike, are arduous and steep, and you have to circumvent before walking along the icy and karsic hollows of the Buse, suspended amphitheatres on the flat world. The Dolomites slop downstream: I am glad for the knowledge I got in these days from the thousand faces of the living substance; and I keep in my mind the thought of the Norwegian explorer Fridtjof Nansen about how to approach the Earth: “It simply means working together with the forces of nature, rather than against them”.
Alpi Feltrine,Val Belluna e Dolomiti Bellunesi.
[Traduzione Sara Covelli] 69
Gli ultimi torrenti “selvaggi” delle Dolomiti, al bivio tra speculazione e tutela
Oro blu
The last “wild” streams of the Dolomites, at the crossroads between exploitation and protection Un merlo acquaiolo osserva il torrente durante una nevicata pronto per una nuova immersione 70
Testo e fotografie di Andrea Goltara e Bruno Boz
Blue gold
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suoni del torrente ci avvolgono mentre camminiamo lungo le sue sponde: il fragore di una cascata, il canto della ghiaia che saltella verso valle sospinta dall’acqua, il risucchio della corrente che si insinua sotto un tronco caduto in alveo. In equilibrio su un masso, un merlo acquaiolo, con il petto bianco illuminato dal sole, attende il momento giusto per rituffarsi in acqua. Alla nostra destra si staglia sopra al bosco una parete così imponente e verticale da togliere il fiato, ma allo stesso tempo leggera come può esserlo solo il ricamo di una cresta dolomitica. Superiamo un grosso masso e il torrente si allarga e si divide in più rami, riflettendo la luce del sole in tutte le direzioni. Dureranno il tempo di una piena, poi cambieranno forma, s’intrecceranno e riuniranno nuovamente seguendo la dinamica di ghiaia, acqua e legname che in questo tratto ha ancora modo di svilupparsi in modo quasi naturale. Qui il torrente ha spazio, per ricreare nel tempo le sue forme e quindi i suoi habitat, ma anche per le persone: abbiamo incontrato prima un pescatore intento a lanciare la sua esca, più a valle due bambini che giocavano in una pozza,
he sounds of the stream surround us while we are walking slowly along its banks: the rumble of a small waterfall, the song of the gravel bouncing downstream, the swash of the current sneaking under a fallen log. Balancing on a rock, a dipper, its white chest shining in the sun, waits for the right time to dive back into the water, while nearby a wagtail skims over the surface, with its typical waving flight. Behind the wood and above us a vertical rock wall is so imposing to be breathtaking, but at the same time as light as only the embroidery of a Dolomite crest can be. After a large boulder the stream widens into multiple channels: they will last until the next flood, then change, reflecting the sun light in every direction following the dynamics of gravel, water and wood which here is still close to natural. The river has enough room to recreate its forms and habitats, but also for people: anglers, children playing in a pool, hikers enjoying the fresh water after a long walk. We are along the Tegnas, in the up-
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Rio Andraz
poco distante alcuni escursionisti che si rinfrescavano nell’acqua dopo una lunga camminata. Siamo lungo il torrente Tegnas, nella parte alta della valle di San Lucano, ma potremmo essere nell’incontaminata Val Franzedas, schiacciata fra la Marmolada e le Cime d’Auta, fra le peccete e i massi ciclopici che costeggiano il Rio Andraz, o lungo le rapide del Rio Ram (Rambach), per citarne alcuni. Cosa li accomuna? Sono tra i pochi (tratti di) corsi d’acqua ancora relativamente naturali e incontaminati delle Dolomiti (si stima che i corpi idrici in stato ecologico “elevato”, quindi molto poco impattati dall’uomo, siano meno dell’1%), fondamentali per la conservazione della biodiversità, ma anche elemento centrale e identitario del paesaggio dolomitico riconosciuto come Patrimonio UNESCO. Ma tutti questi torrenti hanno almeno un’altra caratteristica in comune: la loro integrità è a rischio ed entro qualche mese o anno, potrebbero essere compromessi irrimediabilmente. Come tanti altri potrebbero essere travolti dalla nuova corsa all’oro (blu) che, sotto la spinta di forti incentivi statali, ha portato in Italia (e in particolare nell’arco alpino), alla costruzione di oltre 1000 nuovi impianti idroelettrici, per un incremento di potenza idroelettrica installata solo del 3%). A oggi sono circa 2000 le istanze depositate per nuove derivazioni1. L’energia idroelettrica, infatti, nonostante sia spesso considerata come “verde” (ed effettivamente lo sia in relazione al cambiamento climatico globale), tale non è per i corsi d’acqua e anzi è ormai ampiamente riconosciuta, in primis dalla CE, come una delle principali cause di 72
per San Lucano valley, but we could also be in the uncontaminated Val Franzedas, squeezed between the Marmolada and Cime d’Auta, among the gigantic boulders lining the Rio Andraz, or near the rapids of the Rio Ram (Rambach), to name a few. What do they have in common? They are among the few still relatively natural and unspoiled streams in the Dolomites, but at the same time their integrity is at risk and within few months or years they could be irreparably compromised. As many others, they might be overwhelmed by the new (blue) gold rush, which, under the pressure of strong incentives, has led in Italy and mainly in the Alps to the construction of over 1,000 new hydropower plants in just over 5 years, for a negligible increase of installed hydroelectric power. Hydropower, in fact, although often considered as “green”, is one of the main causes of ecological degradation of freshwaters, together with excessively invasive flood protection works. By 2015 all European waters should be in good conditions (Water Framework Directive of the European Union). To keep the Alps alive, a compromise between nature conservation and human use is obviously necessary. Will this mean that even the last “natural” streams will be sacrificed? On the one hand a clear answer comes to us from the EU, which calls for strict conservation goals. On the other, it is key to recognize the importance of these ecosystems, not only for ethical reasons, to ensure that future generations can enjoy them, but also to protect the attractiveness of a territory for which nature and landscape are the greatest strengths. A complex challenge, especially under climate change scenarios, rapidly changing boundary conditions in the Alps in relation to water and land use, but one that is worth facing. 73
degrado della loro qualità ecologica. Altrettanto importante è l’impatto dovuto agli interventi di protezione dalle alluvioni, troppo spesso attuate in modo eccessivamente invasivo e senza tenere in adeguata considerazione le dinamiche naturali dei corsi d’acqua; sono ancora rari gli interventi più sostenibili, in cui si tenta di restituire più spazio al fiume e ai suoi processi. Per mantenere vive le Alpi è ovviamente necessario un compromesso tra conservazione della natura e usi antropici. Anche gli ultimi torrenti “naturali” sono quindi destinati a essere sacrificati per “fare cassa”? Una risposta chiara ci arriva dall’Europa, che impone vincoli di tutela almeno sulla carta molto severi, come quelli che derivano dalla Direttiva Quadro sulle Acque. Ma la vera chiave è comprendere e riconoscere l’importanza di questi ambienti, non solo per fare in modo che ne possano godere anche le generazioni future, ma anche ai fini della promozione turistica e dell’attrattività di un territorio che fa della natura e del paesaggio il suo principale elemento di forza. Il suono, gli spruzzi, i riflessi delle “acque vive” hanno un valore quindi, e tutelarli conviene, da molti punti di vista. Lo pensano con convinzione, ad esempio, i Comuni francesi che hanno aderito al progetto “Rivières Sauvages ”, che punta a proteggere, di concerto con le comunità locali, dare riconoscibilità e visibilità e quindi promuovere una fruizione sostenibile degli ultimi corsi d’acqua “selvaggi” francesi. Un modello che potrebbe valere la pena di replicare anche nelle Dolomiti.
Il torrente Tegnas tra le spettacolari pareti dell’Agnèr e delle Pale di San Lucano 1. Si veda il dossier del CIRF “L’energia “verde” che fa male ai fiumi - Qualità dei corsi d’acqua e produzione idroelettrica in Italia: un conflitto irrisolto”, settembre 2014 (www.cirf.org) 2. www.rivieres-sauvages.fr 74
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Orso bruno – Ursus arctos - Photo Malene Thyssen (Credits Creative Commons)
Gli animali carismatici delle Dolomiti Charismatic animals of the Dolomites 76
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Claudio Torboli Michele Caldonazzi ALBATROS S.R.L.
l termine “Dolomiti” richiama alla mente pareti rocciose verticali che culminano in vette spettacolari. Ai piedi di questo “mondo verticale” vi sono però prati e pascoli, cespuglieti alpini, boschi e foreste, torbiere, laghi e torrenti. Un paesaggio molto vario e diversificato che ospita una ricca fauna. Tra le entità più carismatiche vanno annoverati due grandi mammiferi: l’orso bruno (Ursus arctos) e lo stambecco (Capra ibex). Il primo è un animale massiccio che può raggiungere il metro di altezza al garrese e pesare oltre 150 chili. Pur essendo annoverato tra i grandi carnivori, l’orso bruno ha in realtà una dieta varia che comprende anche frutti, germogli, foglie e bacche, carcasse di animali e insetti. Fatto oggetto di una caccia spietata, l’orso bruno sulle Alpi è stato ridotto quasi all’estinzione. Alla fine del ‘900 gli ultimi esemplari si aggiravano nei boschi del Trentino occidentale. Per evitare una scomparsa che appariva ormai imminente, il Parco Naturale Provinciale Adamello-Brenta ha quindi avviato un progetto di ripopolamento con animali sloveni. Tra il 1999 e il 2002 sono stati rilasciati 10 orsi bruni che hanno dato origine a una popolazione oggi stimata tra 40 e 50 esemplari.
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olomites” are not only rock faces. There are lakes, torrents and pastures as well. A mountain scenery hosting a rich fauna. Some of the more fascinating entities are in particular two big mammals: the brown bear (Ursus arctos) and the rock goat (Capra ibex). The first one is an animal that can reach the height of one meter at the withers and has a varied diet, which is not only carnivorous. Prey of a cruel hunt, in the Alps the brown bear has been reduced almost to the extinction. In order to avoid their disappearance, between 1999 and 2002, 10 brown bears have been introduced in the Adamello-Brenta Natural Park. They gave birth to a population now rated in 50 exemplars. The rock goat, on the contrary, is a high altitude herbivore. It has a strong physique, in fact it is an animal which is perfectly adapted to the verticality, on summit areas. It grazes nimble and stately on the rocks up to a height of 3000 meters, in winter as well. In the oriental Alps the rock goat was nearly disappeared but nowadays, thanks to reintroduction programs, we can find a large amount of colonies again in the Dolomites . The fauna of the Dolomites is not composed of only big animals. On the contrary, we can see animals having a great scientific value in the wrongly considered “minor” species. One of them is a timid dweller of hay meadows: the Corn Crake (Crex Crex). It is a bird that has the size of a chicken and a mimetic plumage. Its presence can be spotted 77
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Re di quaglie – Crex crex (Credits Creative Commons)
Illustrazione del re di quaglie (crex crex) di Johann Friedrich Naumann (1780–1857) (Credits Creative Commons)
Lo stambecco è invece un erbivoro delle alte quote. Dotato di una corporatura robusta, i grossi maschi adulti possono pesare fino a 140 chilogrammi, questo animale è perfettamente adattato all’ambiente alpino. A dispetto della taglia esso mostra delle sorprendenti doti di agilità grazie alle poderose zampe e agli zoccoli dotati di un cuscinetto morbido capace di far presa sulle rocce più lisce. Lo stambecco è un tipico abitante delle aree sommitali delle montagne dove pascola tra le rocce fino a 3.000 metri di altezza. Anche durante la brutta stagione questo splendido animale si mantiene a quote elevate, spostandosi però sui ripidi versanti esposti a sud, dove la neve si scioglie prima, rendendo accessibile l’erba secca che è fondamentale per la sua sopravvivenza invernale. A causa di una caccia sconsiderata alla metà dell’Ottocento esso sopravviveva con un centinaio di esemplari unicamente nella Riserva reale di caccia del Gran Paradiso, sulle Alpi occidentali italiane. Da allora numerosi programmi di reintroduzione hanno permesso anche sui massicci dolomitici la creazione di diverse di colonie di stambecco.
Ma la fauna dolomitica non è fatta solamente da grandi animali. Anzi proprio tra le specie a torto considerate “minori” e in quanto tali poco conosciute, vi sono animali di grande valore scientifico e conservazionistico. Uno di essi è un timido abitatore dei prati: il re di quaglie (Crex crex). Si tratta di un uccello delle dimensioni di una gallinella, dal piumaggio mimetico e strettamente legato ai prati e alle praterie alpine. La sua presenza viene tradita solo dal canto territoriale del maschio: un “crex crex” ripetuto in continuazione. La specie soffre per la scomparsa dei prati falciabili e per l’abbandono dei pascoli alpini. Nelle aree dolomitiche il re di quaglie è ancora presente con popolazioni relativamente piccole e isolate tra loro. Un’altra specie singolare abita invece i corsi d’acqua dolomitici, si tratta della trota marmorata (Salmo (trutta) marmoratus). Un bel pesce che può superare il metro di lunghezza totale e i 15 kg di peso corporeo. Specie endemica dell’Arco alpino italiano, fino alla metà del secolo scorso era la tipica e comune trota dei fiumi che si gettano nel Po e nell’Adriatico. 79
Trota marmorata - Salmo (trutta) marmoratus (Photo Sandro Zanghellini)
Attualmente la trota marmorata è divenuta scarsa un po’ ovunque ed è scomparsa da diversi corsi d’acqua. Molteplici sono le cause di questo progressivo e preoccupante declino: in primo luogo la riduzione delle portate dei fiumi, a causa dei prelievi idrici, unita a una progressiva artificializzazione degli alvei. Alle pesanti modificazioni ambientali si associano gli effetti delle liberazioni di altre specie di trote “pronta pesca” che hanno progressivamente impoverite le popolazioni di trota marmorata. In Dolomiti sono in corso diversi progetti di reinserimento di specie scomparse o di attenzione verso specie in pericolo di estinzione. Il mondo scientifico opera affinché il patrimonio di biodiversità non subisca danni, anzi, grazie a specifici progetti in atto siamo certi che riusciremo, anche nel medio futuro, a offrire alla umanità intera, la possibilità di vivere, comprendere, visitare, questo capitale che ci è stato donato.
only by the male Corn Crake’s advertising call: “crex-crex”. The species suffers from neglected alpine pastures, it is still present but with small and isolated populations. Another peculiar species lives in the watercourses of the Dolomites: it is the marble trout (Salmo (trutta) Marmoratus), a beautiful fish which exceed one meter in length. It is an endemic species of the Italian Alps, it was the typical and common trout of the rivers that flow into the Po and the Adriatic. Nowadays the marble trout has become everywhere rare and it disappeared from a lot of watercourses. Its decline is due to the reduction of the flow because of water withdrawals and a progressive artificialization of natural riverbeds. In the Dolomites several projects are currently underway for the re-integration of disappeared species and care towards the endangered ones. Thanks to the actual specific projects for the protection and safeguard of the biodiversity heritage, the scientific community works in order to give to the entire humanity the chance to live, understand and visit the incredible wealth of the world that has been given to us. 80
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Baldoni, Slanzi e Berti durante le riprese
“Dolomiti, Montagne Uomini Storie”
The Dolomites, Mountains People Histories 82
1°
luglio 2013: Pandina 4x4, telecamera, cavalletto, luci, scarponi da montagna, zaino, cartina delle Dolomiti, scaletta con lista degli argomenti e i nomi delle persone da intervistare, siamo partiti. Con Piero Badaloni a fare da regista è iniziato il tour per il reportage “Dolomiti, Montagne-Uomini-Storie”. Documentare i “Monti Pallidi” così come li ha intesi UNESCO era l’imput del committente, la Fondazione Dolomiti. Una lunga preparazione per interpretare uno dei compiti principali dell’ente: promuovere la conoscenza e valorizzazione del patrimonio dell’Umanità Dolomiti. Una sfida non facile perché - agli albori della “regione dolomitica” (non esiste sulla carta ma, di fatto, così la concepisce l’UNESCO) - il reportage diventava uno degli strumenti per dar corso al processo culturale necessario a questa nuova concezione. Entusiasmo a volontà e organizzazione ferrea, siamo partiti dal cuore delle Dolomiti, il Bletterbach. Piero Badaloni, professionista di grande esperienza dettava ritmi e tempi. Nicola Berti ha portato la telecamera nei luoghi e nelle condizioni più sfavorevoli, come sotto la grandinata e la pioggia di un’ora e più al ritorno dal Rifugio Tuckett, o l’improponibile (per un ragazzo di pianura) discesa dall’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites sulla “piazzolla” (si fa per dire) di Punta Emma con i bravi (e ironici) ragazzi del Soccorso Alpino Centro Fassa a dare sostegno morale. 110 ore d’immagini che documentano le
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Fausta Slanzi
n 2013, Piero Badaloni was charged by the Dolomites Foundation to document the Dolomites as UNESCO conceived them when they had been included in the List of Heritage Sites in 2009. Piero Badaloni, together with Fausta Slanzi, the editing and photography of Nicola Berti produced a reportage with six documentaries whose title is “Dolomiti, Montagne-Uomini-Storie” (The Dolomites, Mountains-People-Histories).This challenge was not easy because, at the dawn of the Dolomites (it is not reported on the map, but it was conceived in this way by the UNESCO), this reportage became one of the means through which the necessary cultural process for this new conception could take place. 110 hours of images which document the Dolomites from the Western part, the Brenta, till the Eastern part, the Dolomites in Fiuli-Venezia Giulia and in the area of Oltrepiave (on the other side of the Piave). 8,000 kilometers through the passes of the Dolomites, more than 90 interviews with men and women who live and work in the Dolomites, with people who go to the Dolomites because of their studies or because they are interested in alpinism, geology, botanic, anthropology. This documentary run twice on Rai Storia and abroad on Rai International; hundred thousands of people watched it. When 83
Brenta
Dolomiti dalla parte più ad ovest, il Brenta, fino a quella più ad est, le Dolomiti Friulane e d’Oltrepiave. 8.000 chilometri su e giù per i passi dolomitici, oltre 90 interviste con donne e uomini che in Dolomiti ci vivono e ci lavorano, con chi le frequenta per studio o per passione alpinistica, botanica, geologica, antropologica. Dopo alcuni mesi di montaggio ne è scaturito un reportage di 6 documentari “Dolomiti, Montagne-Uomini-Storie”. Trasmesso 2 volte da Rai Storia e, all’estero, da Rai International è stato visto da centinaia di migliaia di persone. Nelle proiezioni pubbliche, all’inizio, qualcuno ha azzardato: “ma qual è la puntata delle Dolomiti trentine?”. Ora, grazie anche alle tante iniziative della Fondazione e, localmente, delle Province, i residenti cominciano a considerare le Dolomiti come un unico, vasto e straordinario territorio. La collaborazione di enti amministrativi, a cominciare dalla Provincia autonoma di Trento (che ha messo a disposizione anche la Pandina), è stata determinante. La realizzazione è stata possibile grazie a: Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige, Trentino Marketing, Agenzia Turismo FVG (Friuli Venezia Giulia), Regione del Veneto. Così Cesare Maestri, il ragno delle Dolomiti,: “Quando un patrimonio è di tutti bisogna difenderlo fino alla morte”. 84
it had been transmitted publically, some people at the beginning said, “Isn’t it the documentary about the Dolomites in Trentino?” Thanks to many initiatives of the Foundation and of the Provinces, the residents start to consider the Dolomites one big and extraordinary territory. The collaboration of administrative authorities, starting from the Provincia Autonoma di Trento (which put a car at disposal), has been decisive. This could be realized thanks to Provincia Autonoma di Bolzano – South Tyrol, Trentino Marketing, Agenzia Turismo FVG (Friuli Venezia Giulia), Regione Veneto. Cesare Maestri, the spider of the Dolomites, said, “When a wealth belongs to everybody, you have to protect it till death”.
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MEET YOUR LANDSCAPE
Workshop di fotografia, storytelling e trekking nelle Dolomiti Unesco
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ncontra il tuo paesaggio, fotografalo e raccontalo. Si potrebbe riassumere in poche parole il progetto di promozione e sensibilizzazione culturale sul tema del paesaggio e le dolomiti unesco rivolto ai ragazzi di vari territori trentini e realizzato nel corso dell’ultimo anno grazie a una collaborazione tra la Provincia autonoma di Trento e numerosi enti e istituzioni locali. Rivolto ai giovani delle comunità trentine che ospitano una parte del patrimonio naturale Dolomiti Unesco, Meet your Landscape si compone di un workshop di formazione teorica e pratica, seguito da un trekking di qualche giorno nei territori delle Dolomiti Unesco. Il percorso realizzato pone le basi per un processo di conoscenza e interpretazione creativa del paesaggio attraverso il metodo di fotografia partecipata photovoice in cui i partecipanti producono rappresentazioni visive e percorsi narrativi che possano aiutare a comprendere e far conoscere i propri luoghi. Meet your Landscape è percorso creativo individuale e allo stesso tempo collettivo, lungo il quale si incontrano e si svelano parzialmente i significati del paesaggio stratificati nel tempo. Insieme a un fotografo professionista, una storyteller e vari esperti del paesaggio, 60 ragazzi tra i 18 e i 28 anni hanno effettuato un trekking dolomitico in Primiero, Val di Fiemme, Val di Fassa e Brenta nelle quattro stagioni dell’anno, alla scoperta di un territorio spesso attraversato ma ancora poco conosciuto. una storia e una foto per raccontare un sentimento, un’immagine, un ricordo, una riflessione che ci lega fortemente a un luogo e ce lo fa scoprire, al di là della pura percezione di “bellezza”.
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Martina de Gramatica
Photography workshop, storytelling and trekking in the Dolomites Unesco
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eet your landscape is a cultural project involving young people in discovering, narrating and photographing the landscape of dolomites unesco. Primiero, Val di Fiemme, Val di Fassa and Brenta have been explored by 60 young people (18-28 years) during an exciting trekking conducted together with a professional photographer, a storyteller and several alpine guides. The aim was to produce visual representations and narrative paths to explain the landscape on the basis of the photovoice method. The project aims at giving people a way to read and understand their landscape from a personal and creative point of view, far away from the predefined dolomitic representation all of us, sometimes even uinconsciously, have in mind: stories and pictures to communicate feelings, images, memories and reflections beyond the pure perception of “beauty”.
Info: progettomyl@gmail.com progetto myl meet your lanscape 87
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TEDx Dolomiti Assoluto
Tutto l’evento è disponibile on line sul sito www.TedXTrento.com The whole event is available online at: www.TedXTrento.com
olomiti come ultimo rifugio della biodiversità, luogo d’ispirazione romantica, di turismo e di genti montane. E poi ancora teatro di sollevamenti oceanici e di spettacolari manovre di salvataggio aereo, di note cristalline sospese. Tutto questo, e altro, è stato l’evento TedX “Dolomiti - Assoluto” del sei settembre scorso sotto le Pale di San Martino. Ted (www.ted.com) si occupa di divulgazione e annovera tra i suoi speaker non solo leader di fama mondiale come Bill Gates o Bono, ma soprattutto chi ha “idee che vale la pena condividere”. TedX Trento è un evento indipendente Ted. Cristiano Radaelli, commissario straordinario dell’Ente nazionale per il turismo, ha tracciato un quadro chiaro delle sfide che attendono il turismo in Italia, un business da milioni di euro, che ha necessità assoluta di essere ripensato alla luce del mondo in evoluzione. Duccio Rocchini, primo ricercatore italiano premiato dall’Earth and Space Foundation per lo studio della biodiversità dallo spazio e la veterinaria Anna Paola Rizzoli hanno richiamato la specie Uomo alle sue responsabilità, ponendo la questione del cambiamento climatico nelle Alpi. Il filosofo Cesare Catà ha invece dato un senso alla Bellezza delle montagne. Discorrendo di letteratura, educazione, senso civico e Romanticismo, Catà ha ricordato che, come diceva Goethe, “l’Europa è nata pellegrinando”. Martina De Gramatica è invece riuscita a spiegare come l’esotismo attribuito alla gente di montagna sia strumento antropologico importante per definire le diverse identità. Due cordate delle Aquile di San Martino sono sul Cimon della Pala per srotolare lo striscione di Ted; il loro recupero da parte degli uomini del nucleo elicotteri della Protezione civile; la limpida voce di Elisabetta Spada e le chiare spiegazioni geologiche e naturalistiche del direttore del Muse Michele Lanzinger: tutto ha impreziosito questo TedX Salon unico e irripetibile.
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EDxTrento Solon event is part of the big family of TEDx Event, organized independently but inspired and authorized by TED. TEDxTrento is the annual event, held in November at the beautiful Teatro Sociale in Trento. This year, in order to warm up and engage even more the thrilling TEDxCommunity, the event licensee and organizer Mirta Alberti together with her “dream team” decided to offer a little extra to TEDx followers. On Sunday the 6th of September, on a beautiful, coldish fall day at 2000plus meter a.s.l. TEDXTrento Salon “Dolomites: absolute” took place.The breathtaking scenario of Cimon della Pala was the amazing background for the TEDxTrento Salon stage. Four catching and interesting speakers had 15 minutes each to share their ideas related with the mountains. The philosopher Cesare Catà enchanted the attendees with a speech on the romanticism of the Dolomites, the anthropologist Martina DeGramatica shared the “diventity” concept, the biologists Annapaola Rizzoli and Duccio Rocchini gave a great speech on the importance to safeguard the environment and the diversity, and finally the economist Cristiano Radaelli spoke about conscious tourism.The event was enriched with some beautiful songs by Elisabetta Spada and a breathtaking rescue maneuver with the helicopter completed the event and left the attendees speechless. 88
Per informazioni
More informations on:
Via Diaz 15, 38122 Trento Tel. 0461.020060 www.tsm.tn.it email step@tsm.tn.it
IV edizione
Master World Natural Heritage Management
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opo le prime tre edizioni che hanno confermato il valore didattico di un’offerta formativa unica in Italia su questi temi, giunge alla quarta edizione il Master World Natural Heritage Management proposto dalla Provincia autonoma di Trento, tramite tsm-step Scuola per il governo del territorio e del paesaggio e in partnership con l’Università di Torino e la Fondazione Dolomiti UNESCO. Il Master propone ai partecipanti teorie, metodi e strumenti per la gestione delle istituzioni e dei progetti che si occupano della tutela e della valorizzazione dei Beni naturali iscritti nella lista del patrimonio mondiale UNESCO. E’ rivolto a manager, funzionari, studiosi e professionisti di istituzioni ed organizzazioni pubbliche e private interessate alla gestione di Beni naturali UNESCO, nonché a giovani laureati in possesso almeno di laurea triennale che vogliano approfondire le tematiche della conoscenza, della cultura, dell’economia e della gestione dei beni UNESCO. Oltre a 320 ore di aula, comprende un viaggio studio (siti UNESCO)e 360 ore di stage e project work. Le iscrizioni sono aperte fino al 10 dicembre e le selezioni si terranno nei giorni 14 e 15 dicembre 2015.
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nique in Itay among the natural management education proposals the fourth edition of the Master World Natural Heritage Management will start on the 15th January 2016. The Master is promoted by the autonomous Province of Trento and managed by tsm-step_Area UNESCO in partnership with the University of Turin and the UNESCO Dolomites Foundation. It offers theories, methods and techniques for institutions and projects dealing with the preservation and the government of natural sites enlisted in the UNESCO Heritage List. A special attention is addressed to the environmental, cultural, tourism and economic issues. It is for managers, experts, officials and professional of public and private institutions and organizations. It also is for graduates with a bachelor’s or master’s degree. 320 hours of class + visits of national and international UNESCO sites and 360 hours of internship+projectworks. To participate to the selection process candidates must submit the online application by December 10th 2015. Selections will be held on 14th and 15th December 2015. 89
Il Museo Geologico delle Dolomiti, Predazzo
The Predazzo Geological Museum of the Dolomites
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uesta è la chiave per la comprensione delle Alpi… sede dei fenomeni geologici più svariati e meravigliosi”. Così scriveva nel 1827 il geologo tedesco Leopold von Buch, uno dei moltissimi studiosi che esplorarono i dintorni di Predazzo a partire dal XIX secolo. Nel 1899 venne inaugurato il Museo Geologico, nato allo scopo di valorizzare il patrimonio geologico e naturalistico locale e di promuoverne la conoscenza. Rinnovato completamente nel corso del 2015, per la sua vocazione storica e per la sua privilegiata collocazione al centro della regione dolomitica, il Museo si configura come nodo forte di una rete territoriale volta alla comprensione e fruizione del bene naturale Dolomiti Unesco, in un ambiente ricco di spunti ineguagliabili. Articolato su due piani il nuovo allestimento permette al visitatori di immergersi nei paesaggi dolomitici scoprendone la storia e il significato. Al piano terra il percorso offre una finestra sulle Dolomiti, con l’obiettivo di evidenziarne la centralità nella nascita del pensiero scientifico, approfondire le motivazioni e i criteri sui quali si basa il loro valore universale, fornire chiavi di lettura efficaci per la loro valorizzazione. Il piano interrato, invece, si propone come un viaggio tra le Dolomiti di Fiemme e Fassa presentate nelle loro peculiarità e nei loro rapporti con i massicci montuosi circostanti.
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his is the key to the knowledge of the Alps... the home of many diverse and wonderful geological phenomena”. This was written in 1827 by the German geologist Leopold von Buch, one of the many scholars who have carried out explorations around Predazzo since the 19th century. The Geological Museum was inaugurated in 1899 with the aim of preserving and promoting the local natural and geological heritage. Completely renewed in the 2015, with its historical focus and its privileged position in the centre of the Dolomites region, the Museum is a strong link in a regional network oriented to the understanding and exploitation of the Dolomites UNESCO natural heritage in an environment of unparalleled potential. Contatti: Museo geologico delle Dolomiti: Piazza S.S. Filippo e Giacomo, Predazzo Tel. +39 0462.500366 www.muse.it museo.predazzo@muse.it
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…se qualsiasi italiano di qualsiasi regione proclama che la sua terra è stupenda e che ci sono meravigliosi monumenti e meravigliosi paesaggi e così via, nessuno trova niente da dire. Ma se io dico che la mia terra è uno dei posti più belli non già dell’Italia ma dell’intero globo terracqueo, tutti cascano dalle nuvole e mi fissano con divertita curiosità... Dino Buzzati
…if an Italian from any region declares that his region is wonderful and that there are fantastic monuments and beautiful landscapes and so on, nobody has something to say. If I say that my homeland is one of the most beautiful places not of Italy but of the entire world, everybody is surprised and curious…
www.infodolomiti.it
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02 01 Val Biois - Archivio Provincia di Belluno (Photo © D. Levati) 02 Rifugio Lagazuoi (Photo D G Bandion © bandion.it)
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Amicizia sulla Neve
Centinaia di chilometri di piste perfettamente innevate vi aspettano in provincia di Belluno: Cortina d’Ampezzo, Civetta, Arabba-Marmolada, Val Biois, Auronzo e San Vito di Cadore, Comelico, Sappada e tante altre località più vicine alla pianura veneta come il Nevegàl di Belluno, il Monte Avena nel Feltrino e l’altopiano del Cansiglio in Alpago. Oltre 150 impianti di risalita che servono quasi 450 km di piste da discesa e ben quattro aree collegate al Dolomiti Superski e ai suoi 1.220 km di percorsi (Cortina d’Ampezzo, Civetta Falcade, Arabba-Marmolada); un servizio di navetta gratuito collega le aree del Dolomiti Superski. Vasta la scelta anche per gli appassionati
dello sci di fondo, e anche di biathlon, con una serie di anelli, di varia difficoltà, sempre coperti di soffice neve grazie all’innevamento programmato. Per chi si avvicina per la prima volta allo sci, o desidera migliorare il proprio stile, sono a disposizione i professionisti maestri di sci di una trentina di scuole. Appassionanti sono i tour sci ai piedi: c’è il Sella Ronda, un percorso di 40 km che unisce ben 4 passi dolomitici: Campolongo, Gardena, Sella e Pordoi, o il Tour della Marmolada: la Regina delle Dolomiti, con i suoi 3.342 m la vetta più alta dell’intera catena montuosa. È da sempre meta di tutti gli appassionati di sci; grazie ad un modernissimo impianto funiviario in soli 12 minuti si sale dai 1.450 m di Malga Ciapela sino ai 3.269 m
Snow Friendship
The winter season is always a success for the province of Belluno. From December to April it’s possible to ski on hundreds of kilometres of pistes perfectly covered with snow. Cortina d’Ampezzo, Civetta, Arabba-Marmolada, Val Biois, Auronzo, San Vito di Cadore, Comelico, Sappada and many other places closer to the Venetian plain such as the Nevegàl near Belluno, the Mount Avena in the Feltre area and the Cansiglio plateau in Alpago are all ready to satisfy even the most demanding sports enthusiast. Full of unforgettable moments on skis, snowshoes, sleighs, roller skate and, for the most reckless adventure seekers, the possibility to practise dog sledding, snowrafting and ski mountaineering. And afterwards night fun in the splendid ice stadiums, such as the Cortina Olympic stadium where you can try ice skating or watch an exciting hockey match. Moreover, for snowboard lovers, in several areas snowparks have been created, where
people can practise rail, jump and double jump. More than 150 lifts serving almost 450 km of ski slopes, four areas connected to the Dolomites Superski and its 1.200 km of trails, 360 km of cross country skiing trails and the possibility, for both disciplines, to ski in the evening too. The professional teachers of 30 ski schools are available for those learning skiing for the first time or who just wish to improve their style. You can also choose the Tours of the Great War, a tour through the most important places where the Great World was fought. At the end of the tour, you can visit the highest museum of Europe. Do you want to fall in love in the snow? Try the Sky Tour of Love in Falcade! You can find Nevelandia and Kinderland, areas where children can sky. Safety is very important and there are systems through which the condition of the snow is controlled. 03
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di Punta Rocca, una vera e propria terrazza sulle Dolomiti. Da qui è possibile compiere una discesa mozzafiato lungo i 12 km del ghiacciaio della Marmolada, la storica pista “La Bellunese”, definita dalla stampa specializzata internazionale la più bella dell’arco alpino. Oppure il Giro della Grande Guerra, un interessante viaggio nel ricordo che ripercorre i luoghi teatro della Prima Guerra Mondiale, oggi arricchito da un nuovissimo museo presso la stazione intermedia di Punta Serauta sulla Marmolada, a quota 3.000 sul livello del mare, che è il museo più alto d’Europa. Per sciare in compagnia e passare una fantastica giornata sulle piste in amicizia 96
suggeriamo la “borsa degli appuntamenti” dal sito www.dolomitisuperski.com. E se volete innamorarvi sulla neve? Provate lo Ski Tour dell’Amore a Falcade. Sciatori esperti potranno sfrecciare lungo le piste delle gare olimpiche del 1956 con lo Skitour Olympia, e con rigeneranti soste lo sciatore potrà provare anche il nuovo modo di vivere lo sci: lo “Slow Ski” che invita ad assaporare lentamente il proprio tempo, scendere lungo i tracciati in tranquillità, concedendosi la libertà per ammirare il cuore delle Dolomiti a Cortina d’Ampezzo che ospiterà il Mondiale di Sci Alpino nel 2021! Meta ambita per una vacanza di sci, pae-
saggi mozzafiato e atmosfere glamour è l’unica località italiana a far parte della prestigiosa Best of the Alps, marchio di qualità internazionale che riunisce le 12 località turistiche più prestigiose dell’intero arco alpino. Le Dolomiti Bellunesi sono meta ideale anche per i più piccoli: più che kindergarten, vere e proprie aree divertimento come Nevelandia a Sappada, o la nuovissima Kinderland ad Alleghe. Per tutti i giovani appassionati della tavola molti comprensori, particolarmente quello del Civetta, hanno creato snowpark, per gli amanti delle acrobazie con rail, jump e doppio jump, illuminati anche per esercizi di volteggio in notturna. La sicurezza è sicuramente un must di quest’area: dal Freeride Experience, un vero e proprio paradiso sulla neve per chi ama muoversi, in tutta sicurezza, al di fuori delle piste preparate, con prova ARTVA e assistenza di personale qualificato, o ai dispositivi O’Bellx, un sistema che consente di controllare il distacco
delle masse di neve instabili. Momenti indimenticabili su sci, ciaspe, slitte, pattini,… e, per i più temerari in cerca d’avventura, la possibilità di praticare sleddog, snowrafting, sci alpinismo. Ed ancora divertimento serale negli splendidi stadi del ghiaccio, come quello olimpico di Cortina, dove cimentarsi sui pattini o assistere a un’appassionante partita di hockey o di curling. Oltre allo sci, l’inverno offre camminate con le ciaspe (imperdibili gli innumerevoli itinerari in Cadore), arrampicata su ghiaccio, sleddog, passeggiate su slitta trainata dai cavalli, carving, telemark, pattinaggio su ghiaccio. Forti emozioni salendo ai vari rifugi magari anche in motoslitta di ultima generazione, silenziose e poco inquinanti, all’interno di circuiti immersi nella splendida natura, godendo lo spettacolo ineguagliabile dei tramonti dolomitici. 03 Comprensorio Civetta - Archivio Provincia di Belluno (Photo © M. Dell’Agnola) 04 Sciare a Cortina d’Ampezzo - Archivio Provincia di Belluno (photo D G Bandion © bandion.it) 05 Nevelandia, Sappada - Archivio Consorzio Belledolomiti 97
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Una montagna di cibo
Dining in a mountain hut
È cucina di montagna, quella dolomitica, con tutti quegli ingredienti, davvero genuini, che alle volte assumono contorni di rarità che si possono trovare nei tipici mercati o gustare nei locali raffinati o caratteristici rifugi e malghe: salumi, speck, minestra d’orzo e fagioli di Lamon (prodotto molto rinomato anche all’estero, al quale è stato conferito il marchio di origine IGP), “casunziei”, i canederli, polenta, grappe e liquori aromatizzati. Tra le carni, sicuramente da provare l’agnello d’Alpago, presidio slow food, o il pastìn, (particolare impasto di carne suina e bovina sapientemente speziato che in genere si degusta grigliato o alla piastra oppure anche crudo). Per i dolci oltre alle classiche omelette con la marmellata di mirtillo rosso, frittelle di mele, strudel, “fartaia” e “carafoi” è da gustare sicuramente il gelato, tradizione speciale della Val di Zoldo. Da non perdere la birra Pedavena, bionda e scura, che si produce in una delle più grandi e antiche fabbriche italiane di birra. Tanti gusti da seguire lungo la Strada dei Formaggi e dei Sapori delle Dolomiti Bellunesi, un itinerario gastronomico che coinvolge latterie, malghe, cooperative e altri produttori agricoli, alberghi, ristoranti e agriturismo, musei delle tecniche casearie per proporre le migliori specialità del territorio che presenta una platea di formaggi prodotti da storiche aziende come per il Formaggio Piave che ha ormai raggiunto la DOP ai formaggi di nicchia come quelli agordini (Focobon, Agner, Binatega, Renaz, Contrin, Fodom e Cherz).Oltre a questi si aggiungono il freschissimo schiz che si prepara in padella e quelli frutto dell’alpeggio e dunque stagionali assunti sotto il nome di “malga bellunese”.
Knowing and appreciating the Bellunese Dolomites by tasting genuine, typical mountain dishes; combining the tour of the impressive mountains of the Dolomites with the pleasure of good cuisine: salami, speck, barley and Lamon bean soup - an IGP (Protected Geographical Identity) trademark bean - casunziei, canederli, polenta, grapes and the traditional hand crafted ice-cream. This is the aim of The Road of Cheese and Flavors of the Belluno Dolomites: an itinerary through the dairy production and the most exquisite recipes of the mountain cuisine. You can discover the typical food and drinks, offering menus of typical Bellunese cheesebased dishes, alongside other products from the district as “schiz”, a variety of very fresh cheese typical of the area, served browned in butter or Piave cheese with protected designation of origin (PDO). You can’t miss the the Alpago lamb, fed exclusively on milk, valued and promoted by “Slow Food”, and “pastin”, a fresh paste of raw pork and lean beef flavoured with a secret blend of herbs and spices that can be eaten raw spread on bread, but it is even tastier if eaten extremely rare as a meatball.
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Tante storie da raccontare
Telling stories
Per vivere più profondamente la cultura locale ricco di tradizioni, di artigianato, di folklore sono di grande interesse i Carnevali del Comelico e a Sappada, Bandiera arancione del TCI o le rievocazioni storiche come il Palio di Feltre: tante storie che si possono ritrovare nel Museo Etnografico della Provincia di Belluno a Seravella di Cesiomaggiore, località nota anche per uno storico Museo della Bicicletta. Escursioni “storiche” sono quelle che consentono di raggiungere le Orme dei Dinosauri ai piedi del Pelmetto, o di ammirare il sito archeologico di Mondeval: la più importante sepoltura ad alta quota del mondo, a 2.150 m d’altitudine. Calco delle orme e lo scheletro dell’Uomo di Mondeval, un cacciatore di 7000 anni fa nel periodo Mesolitico, sono visibili presso il Museo Civico della Val Fiorentina “Vittorino Cazzetta” a Selva di Cadore. Altri itinerari ci portano agli insediamenti Paleoveneti di Lagole, con le testimonianze di età Romana, Barbarica, Medioevale, fra cui si impone la Rupe-Castello di Andraz, vicino ad Arabba e il superbo castello di Zumelle a Mel (Bandiera Arancione del TCI) dove si trova l’unica necropoli paleoveneta visitabile nel Veneto. E per venire alla storia più recente non vanno dimenticati i percorsi tra le trincee e le postazioni della Grande Guerra. Da non perdere: l’itinerario dei Tesori d’Arte, che conduce alla scoperta dei gioielli artistici conservati nelle chiese bellunesi. Anche gli itinerari della “fede” ci portano nei luoghi più belli e suggestivi, ma anche in quelli meno conosciuti, in un contesto ambientale d’eccezione: le Dolomiti. Un percorso che sicuramente avvicina l’ospite alla meraviglia del Creato è sicuramente il Cammino delle Dolomiti con partenza dall’antica Basilica Santuario dei Martiri Vittore e Corona ad Anzù di Feltre, splendido complesso medievale ricco di opere d’arte, probabilmente il luogo di fede più notevole in provincia di Belluno. E così rispondere all’intimo desiderio di ritrovarsi, di ascoltare il ritmo del cuore, di riscoprire ciò che è fondamentale per la nostra vita.
In order to discover the most authentic dimensions of the Dolomites culture you can take part in the most notably Carnivals in Comelico and Sappada or the Feltrès Palio. So many stories can be found in Cesiomaggiore, seat of the Ethnographic Museum of the Province of Belluno and a Bicycle Museum. Even the Faith routes lead us to discover the places of the most remarkable historical and artistic testimonies of the beaten track in the province of Belluno in an exceptional environment: the Dolomites. One of these itineraries is the Cammino delle Dolomiti that takes you through a land of wonder: it starts from the old Sanctuary of the Martyrs Vittore and Corona in Anzù, near Feltre, the most impressive medieval complex rich in works of art in the whole province.
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06 Una birra in rifugio - Archivio Provincia di Belluno (Photo © M. Dell’Agnola) 07 Ammonite fossile - Museo Rinaldo Zardini Archivio Provincia di Belluno (Photo D G Bandion © bandion.it) 99
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L’estate nelle Dolomiti
Summertime in the Dolomites
Il 70% delle Dolomiti è in provincia di Belluno: Tre Cime di Lavaredo, Marmolada, Tofane, Antelao, Pelmo, Civetta, Cinque Torri. Il fascino che suscitano questi titani è speciale, per chi osa arrampicate da brivido (come non ricordare la celeberrima parete nord del Civetta, regno del VI grado?), ma anche per chi sceglie camminate più facili e altrettanto affascinanti. Una miriade le proposte di sport: dalle semplici passeggiate al trekking, all’alpinismo, agli sport estremi come il rafting. E ancora: equitazione, mountain bike, windsurf (il lago di S. Croce è meta degli appassionati di tutta Europa), escursionismo nei parchi (Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e Parco Naturale Regionale delle Dolomiti d’Ampezzo o nella Foresta del Cansiglio). E che dire di un’esperienza in quota percorrendo una delle otto Alte Vie delle Dolomiti? Itinerari in quota che permettono di godere di panorami mozzafiato.
Here you find 70% of the Dolomites: Tre Cime di Lavaredo, Marmolada, Tofane, Antelao, Pelmo, Civetta, Cinque Torri and these are only some of the most well-known mountains and fascinating rocks. There is a multitude of sporting options: from simple walks to trekking, mountaineering and extreme sports like rafting. Moreover there is horseback riding, mountain biking, wind surfing (the lake of S. Croce is the destination for enthusiasts from all around Europe), hiking in the parks (The National Park of the Bellunese Dolomites, the Regional Natural Park of the Ampezzo Dolomites or the Cansiglio Forrest). What about an experience at high altitudes walking along one of the eight Alte Vie of the Dolomites? These are high altitude itineraries that allow you to enjoy a breathtaking view.
08 Cinque Torri e Croda da Lago (Photo D G Bandion © bandion.it) 100
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PARCO NAZIONALE DOLOMITI BELLUNESI Le “altre” Dolomiti
The “other” Dolomites
Le Dolomiti sono probabilmente le montagne più celebri al mondo; certamente sono tra le più affollate. Poterne scoprire un angolo ancora sconosciuto ai più è un’emozione impagabile e rara, ma ancora possibile. Per viverla è sufficiente visitare il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi: 31.000 ettari di natura, tra le valli del Cismon e del Piave, a due passi dalla sovraffollata pianura veneta. L’unico Parco nazionale dell’area dolomitica ne tutela la parte più meridionale, una delle meglio conservate e più ricche di biodiversità. Un’area che oggi offre tranquillità agli escursionisti e, in epoche molto più antiche, ha offerto rifugio a centinaia di specie di piante, che sul resto delle Alpi sono state distrutte dall’avanzata dei ghiacciai. Questi monti oggi sono il “giardino delle Dolomiti” (qui vivono oltre 1.300 specie di piante diverse): un vero fiore all’occhiello del patrimonio Unesco. Per garantire una fruizione compatibile con la fragilità di questi luoghi il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha avviato la candidatura per ottenere, nel 2016, la Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS). La CETS è uno strumento, assimilabile a un percorso di certificazione, che permette una migliore gestione delle aree protette per lo sviluppo del turismo sostenibile. L’elemento centrale è la collaborazione tra tutte le parti (pubbliche e private) interessate a sviluppare una strategia comune e un piano d’azione per lo sviluppo turistico. La CETS è coordinata a livello europeo da EUROPARC Federation, che gestisce la procedura di conferimento della Carta alle aree protette e coordina la rete dei Parchi certificati. Attualmente conta 119 aree protette, in 13 diversi Paesi europei.
The Dolomites are probably the most famous mountains in the world, and they are for sure ones of the most visited. Knowing one of their part that is unknown to the most people is a rare, inestimable, but still possible emotion. You just have to visit the “Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi” (National park of the Dolomites in the area of the city of Belluno): 31,000 hectares full of nature, among the valleys of Cismon and Piave. Nowadays this area offers tranquillity to the hikers, but in ancient times, it was the refuge of hundreds of plants that were destroyed by glaciers in other areas of the Alps. These mountains are now the “garden of the Dolomites” (here live more than 1,300 species of different plants): a real flagship of the World Heritage Side of the UNESCO.
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La CETS certifica la condivisione di una strategia a livello locale in favore di un turismo sostenibile e costituisce un ottimo strumento di visibilità e promozione a livello nazionale e internazionale. Un recente sondaggio, condotto dal Parco tra i visitatori, ha evidenziato che il principale motivo che li spinge in quest’area periferica delle Dolomiti è la possibilità di camminare immersi nella tranquillità e solitudine. Il Parco, anche attraverso l’applicazione della Carta, è impegnato per conservare il valore aggiunto di queste “altre Dolomiti”: il loro meraviglioso silenzio.
In 2016, the park will obtain the European Charter for Sustainable Tourism, which certifies the local sharing of a strategy for a sustainable tourism and is an instrument for visibility and promotion, nationally and internationally. According to a recent survey, carried out interviewing the visitors of the park, the main reason why people visit this peripheral area of the Dolomites is the possibility to be in tranquillity and solitude. The park, through the application of the Charter, wants to safeguard the added value of the these “other Dolomites”: their wonderful silence.
Info: www.dolomitipark.it 01 Campanula morettiana: il fiore eletto a simbolo del Parco Nazionale 02 Vette feltrine con fioritura di Crocus vernus da Monte Avena (Photo E. Canal CTA-CFS) Archivio PNDB 103
PARCO NATURALE DELLE DOLOMITI D’AMPEZZO L’incantevole conca alpina
The charming Alpine basin
Il Parco delle Dolomiti d’Ampezzo si estende su un’area di 11.500 ettari a nord del centro abitato di Cortina, al confine del Veneto con l’Alto Adige. Esso insiste sull’antica e indivisa proprietà delle Regole d’Ampezzo, interamente compresa nel Comune di Cortina. Nato con il consenso dell’Assemblea generale dei Regolieri, il Parco è stato affidato in gestione dalla Regione alla Comunanza delle Regole d’Ampezzo “in virtù della specificità delle forme antiche di gestione del patrimonio naturale ampezzano, da esse conservato e tutelato per centinaia di anni”. L’area protetta si configura a forma di cuneo con due diramazioni laterali e si inserisce verso nord nel parco altoatesino di Fanes, Senes e Braies, con il quale forma di fatto uno dei più vasti complessi naturalistici nel cuore delle Dolomiti. I territori del Parco sono omogenei dal punto di vista dell’uso del suolo, in quanto su di essi non sono presenti insediamenti abitativi e comprensori sciistici. Ciò ha facilitato notevolmente la zonizzazione, che distingue esclusivamente aree a destinazione silvo-pastorale ed aree a riserva naturale. Nell’area protetta sono compresi i gruppi montuosi della Tofana, Fanis, Col Bechei, Croda Rossa d’Ampezzo e Cristallo, rispettivamente divisi dalla Val Travenanzes, Val di Fanes, Alta Valle del Boite e Val Felizon. Le valli sono strette e incassate verso la comune confluenza, in corrispondenza della quale è situata l’entrata principale del Parco, e si aprono in vasti altopiani pascolivi verso le quote più alte. Le cime più elevate superano i 3200 metri di quota e racchiudono nelle rientranze dei loro versanti
The park of the Dolomites of Ampezzo covers an area of 11,500 hectares and is located to the north of the village of Cortina, at the border between the regions Veneto and South Tyrol. The shape of the protected area is a wedge, with two lateral branches. Northwards it is connected to the park of Fanes, Senes and Braies; these two parks together are ones of the most extended nature parks in the hearth of the Dolomites. The area includes the following mountains: Tofana, Fanis, Col Bechei, Croda Rossa d’Ampezzo and Cristallo. The highest tops are more than 3,200 meters high and in their northern parts they include small glaciers as well: High rocks, until the forests in the Subalps, are typical of Tofano and Cristallo, whereas a less difference in altitude, with karstic plateaus and meadows,
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settentrionali alcuni piccoli ghiacciai: le Tofane e il Cristallo sono caratterizzati da alte pareti rocciose che si abbassano spesso fino alle foreste del piano subalpino, mentre i massicci di Fanes e della Croda Rossa presentano minori dislivelli intervallati da vasti altopiani carsici e praterie. La varietà degli habitat di acque e torbiere, di praterie e di foreste di alta quota, anche molto invecchiate, e il basso livello di impatto che caratterizza da sempre la gestione regoliera degli ambienti silvo-pastorali, costituiscono il supporto per una biodiversità faunistica e floristica di ricchezza inusitata, nobilitata da una decina di specie endemiche, esclusive delle Dolomiti, come il Sempervivum dolomiticum, simbolo del Parco.
characterize the ranges of Croda Rossa and Fanes. The variety of the environment of waters and peat bogs, of meadows and forests at a high altitude, even if they are aged, and the low impact which has always characterized the regular management of farms and woods, support a rare biodiversity of flora and fauna, enriched by a dozen of endemic species which can be found only in the Dolomites, such as the Sempervivum dolomiticum, the symbol of the park.
Info: www.dolomitiparco.com 01 Picchio tridattilo (Photo Mario Barito) 02 Tramonto in Val di Fanes (Photo Michele Da Pozzo) 105
Each perspective in South Tyrol starts from the top. On the peaks, between the earth and the sky, the gaze can look wherever it wants. From the mountain mostly loved by skiers, Plan the Corones, you can have wonderful 360° view of all the surrounding mountain chains. From the beginning of December to the middle of April, lovers of winter sports such as skiing, cross-country skiing, sleighing, going with the snowshoes or sleighing with horses, can enjoy each possible view between 1,000 and 3,000 meters.
Ogni prospettiva in Alto Adige parte dall’alto. Sulle cime, tra terra e cielo, lo sguardo può spaziare liberamente. Dal monte più amato dagli sciatori, il Plan de Corones, si gode un’emozionante vista a 360° su tutte le catene montuose circostanti. Dall’inizio di dicembre a metà aprile, gli amanti degli sport invernali, come sci, fondo, slitta, racchette da neve, snowboard o slitta trainata da cavalli, possono gustarsi ogni possibile veduta tra i 1000 e i 3000 metri. Info: www.suedtirol.info 02
01 01 Sci di fondo sull’Alpe di Siusi, Gruppo Sassolungo - Alto Adige Marketing (Photo Frieder Blickle) 02 Passeggiata a cavallo - Alto Adige Marketing (Photo Alessandro Trovati) 106
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Le Dolomiti dell’Alto Adige. Nel cuore del Rosengarten
The Dolomites in South Tyrol: several valleys for unforgettable holidays
Le Dolomiti in provincia di Bolzano sono racchiuse in cinque specifici ambiti: la Val d’Ega che comprende i gruppi del Catinaccio e del Latemar, la Val Badia abbracciata dal Sassongher e dal gruppo del Sella, l’alpe di Sciliar che si appoggia nell’immenso altopiano, il più vasto delle Alpi, 52 Kmq. Sotto il Sassolungo e il Sassopiatto, la Val Gardena, baciata ancora dal Sassolungo, ospita anche le Odle e il gruppo del Puez e della Valle Pusteria che comprende la più significativa area sciabile con Plan de Corones e le spettacolari guglie delle Tre Cime di Lavaredo e dell’altopiano di Fanes – Senes. Territori fra loro diversi: per questo motivo territori forti. Grazie a questa specificità propongono all’ospite, sia invernale che estivo, un insieme di opportunità impossibili da ricercare altrove. Dagli abitati di Nova Levante e da Obereggen ci si porta nel cuore di due aree sciabili strategiche perché baciate dal sole, costellate da servizi ristorativi di alta qualità. A Passo Carezza e nei piccoli paesi è possibile utilizzare piste da sci di fondo adatte a ogni escursionista, compiere escursioni con le ciaspole, trekking invernali. In estate Passo Carezza esplode in un mondo variopinto di fiori e permette la pratica del golf su un campo che gode di uno straordinario panorama. Da Passo Lavazè, attraverso le piste da fondo anche impegnative, in un bacino che comprende oltre 40 km di percorsi, si può raggiungere il santuario di Pietralba passando accanto a pini cirmoli monumentali e profumati.
South-Tyrolean Dolomites include five areas: Val d’Ega, Val Badia, Alpe dello Sciliar, Val Gardena and Pusteer Valley. A wonderful area, for skiers, either beginners or experts, area of adventures and emotions. The ranges of Catinaccio and Latemar enclose the Val d’Ega, very close to the city of Bolzano. In addition to Alpine skiing, in this valley you can do cross-country skiing as well; furthermore, the Lago di Carezza and the high-quality hotels are really worth a visit. The city of Bolzano is just few kilometres away; Bolzano is a modern city, the Brennero railway goes through it and public transportation in the city is very efficient.
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Alta Badia: the most spectacular skiing Thanks to the Gruppo Sella, the Val Badia is the hearth of Alpine skiing. Here you find many other opportunities and ways where you can spring and do acrobatics as well. Doing cross-country skiing, you can go through villages, which introduce their history thanks to fountains, barns, a still genuine world that has the bravery to work with the earth and to let it germinate. For these reasons, the restaurants of the valley are among the most known in the Alps.
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L’Alta Badia: lo sci invernale più spettacolare La Val Badia è abitata dal piccolo popolo ladino, il più antico delle Alpi, capace di conservare ancora oggi la sua specifica lingua. È la valle che interseca la cultura tedesca, ladina e italiana, un luogo turistico per eccellenza. Da Corvara, o La Valle, o San Vigilio di Marebbe si entra nel cuore di Superski Dolomiti, il più grande comprensorio sciistico delle Alpi, oltre 1.100 Km di piste adatte a qualunque sciatore e capaci di promuovere esperienze sempre più emozionanti. Dal Sassongher e dal gruppo del Sella si raggiungono il Lagazuoi, la Marmolada, le Tofane. Per gli amanti dell’avventura e dello sci in neve fresca si consiglia la discesa nella valle del Mezdì. Le possibilità di svago sulla neve sono innumerevoli: boardercross, rails, jumps adatto anche ai principianti, vaste aree dedicate al freestyler sono un invito irrinunciabile per gli sciatori
provetti. Per chi invece preferisce lo sci di fondo a San Cassiano si sviluppano 27 Km. di piste di fondo con servizi di sostegno rivolti sia a chi pratica lo Skating che la tecnica classica. Sono diffusi i paesini con antiche chiese e fontane, masi dai balconi fioriti, alpeggi dove il bestiame pascola d’estate, ma anche città dove accanto ai centri storici è l’architettura moderna a creare un legame con il futuro. Tradizioni secolari contadine vissute dalla popolazione in modo genuino e sincero che convivono con emozionanti eventi culturali e sportivi “catapultati” dalla televisione in tutto il mondo.
03 Sci alpino - Alto Adige Marketing (Photo Alessandro Trovati) 04 Alpe di Siusi – Alto Adige Marketing (Photo Frieder Blickle) 109
La Val Pusteria: la porta d’entrata delle Tre Cime di Lavaredo
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L’Alpe dello Sciliar: il luogo della contemplazione L’altopiano dello Sciliar è il più vasto delle Dolomiti, 52 Km, grande quanto 8.000 campi di calcio. Vi sono 365 tra malghe, baite, rifugi e ristoranti, un paradiso posto ai piedi del Sassolungo e del Sassopiatto che ci permette di ammirare le strette guglie delle Cime di Terrarossa. I paesi sottostanti, Castelorotto, Siusi, Fiè allo Sciliar, hanno mantenuto la loro tipicità di borghi d’alta montagna e nel contempo permettono ospitalità di qualità in alberghi a quattro stelle, in bed&breakfast e masi . Oltre allo sci da discesa dedicato per lo più alle famiglie e allo sci di fondo in quota, in quest’area vi è la pista più lunga di slittino (Zallinger), 4,7 Km di discesa inserita nei boschi di abete e larici.
La Val Gardena: la valle delle sculture In Val Gardena ogni hanno si tiene una delle classiche discese libere di Coppa del Mondo. I tre abitati principali offrono ospitalità in alberghi di lusso (Ortisei, Santa Cristina, Selva di Valgardena) e da ognuno di questi abitati ci si collega con l’insieme delle piste di Superski Dolomiti, entrando direttamente nel giro del Sella. La valle è dominata dalle rocce più spettacolari del Sassolungo. La stagione invernale oltre allo sci di discesa e lo sci di fondo, offre uno straordinario Snow and funpark al Piz Sella, un’area di svago dedicata principalmente alle famiglie e agli sciatori principianti. A Natale ogni paese si esprime con eleganza e con la presenza di ricchi mercatini. Ai piedi di ogni pista le serate sono prolungate grazie a diffusi e generosi après-ski.
The Seiser Alm: the place of contemplation The Sciliar is the vastest plateau of the Alps, a vast meadow where in winter you can do Alpine and cross-country skiing, wonderful landscapes at the feet of the peaks of the Sassolungo or of the Cime di Terrarossa. In winter, the small restaurants up in mountains and the 4-star hotels are open. Going sledding in the longest way, the Zallinger, is a unique experience, with more than 4 kilometres through larches and firs.
The Val Gardena: the valley of sculptures The Val Gardena has one of the most important ways of Alpine skiing of the world championship, the Saslonch Classic. Every residential area such as Ortisei, Selva and Santa Cristina offers hospitability in international hotels. In this area, you can do Alpine skiing and cross-country skiing as well, you can hike and walk with snowshoes and look at the masterpieces of the most famous sculptors of the wood of the Dolomites. 110
La bassa Pusteria, una lunga valle che sale da Bressanone verso il confine austriaco, è servita da una ferrovia che tocca tutti gli abitati principali, Brunico, Monguelfo, Dobbiaco, San Candido fino a Lienz in Austria. Risalendo la valle, anche in inverno, non si può tralasciare una sosta al capoluogo, Brunico. Da questo borgo medioevale, ricco di storia, ormai divenuto una cittadina, si sale con una moderna funivia a Plan de Corones, l’area sciabile più specializzata delle Dolomiti, capace di offrire emozioni e spettacolo a tutti gli sciatori, siano questi principianti o esperti. Salendo la valle si entra in un ambito laterale fino al lago di Braies, dotato di una passeggiata che lo circonda e lo rende percorribile comodamente anche in inverno. Una perla blu famosa in tutto il mondo circondata da abetaie secolari e da pini mughi. A Dobbiaco vi è la sede del parco naturale delle Tre Cime e di Sesto, ma anche la possibilità di praticare lo sci di fondo su anelli che superano i 30 chilometri di percorrenza, con dislivelli che raggiungono anche i 300 metri. Dalla piana di Dobbiaco ha partenza ogni anno la ormai classica gara di sci di fondo Dobbiaco-Cortina d’Ampezzo. Da San Candido si entra nell’area sciabile che porta a Monte Elmo e verso Sesto Pusteria. Si tratta di zone ideali per ospitare, anche in inverno, il turismo famigliare, si entra nel magico mondo dei Prati di Croda Rossa giocando con i pupazzi di neve giganti che sono allestiti ogni anno, con sempre maggiore fantasia. Tutte queste zone fra loro lavorano in rete. Da San Candido fino a San Vigilio in Marebbe si tiene annualmente il simposio internazionale di sculture di neve, a metà marzo si tiene la gara per scialpinisti Skimarathon in notturna del Sellaronda, si ospitano ben due gare di Coppa del Mondo di sci alpino, la discesa libera in val Gardena e lo slalom gigante più spettacolare a La Villa di Val Badia, sulla pista Gran Risa. L’offerta invernale è comunque ampia e non si limita al solo sci. Ovunque ci sono operatori che portano gli ospiti a passeggiare o con le ciaspole o con brevi trekking nei boschi e su pascoli, ripercorrendo le leggende di re Laurino, o del Rosengarten, o delle ninfee dei laghi o il vagare nella valle del Pederù sotto le cime di Fanes. Nel periodo natalizio le cittadine di Bressanone, Brunico e Bolzano ospitano i mercatini di Natale, dove si trovano tutti i prodotti dell’artigianato e della cucina sudtirolese.
The Puster Valley: the door to the Three Peaks of Lavaredo The Puster Valley goes from Bressanone to Sesto Pusteria. An efficient and modern railway passes through this valley. Bruneck, the capital of the valley, offers history, culture and skiing in Plan de Corones, and afterwards you get into one of the most natural and spectacular places: Braies, known for its lake. You can do Alpine skiing until Sesto Pusteria, at the foot of the Three Peaks. Toblach is the capital of cross-country skiing, and this village is the starting point of the international competition Toblach-Cortina. There are many opportunities for families as well, with equipped playgrounds on the snow. All the valleys work together, even in the organisation of the world championship or in the offer for the competitions for Alpine and cross-country skiers, for biathlon and for gastronomy and culture as well. Of course, you have to visit the Christmas markets in Bolzano, Bressanone and Bruneck, where you can find the best of the artistic and culinary products of the South-Tyrolean Dolomites. 06
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Cucina e vini: sapori della terra
Le Dolomiti altoatesine sono anche terre che offrono particolari specialità culinarie. Terra di confine, incontri fra tradizioni e innovazioni, sapori intensi e prodotti tipici unici, hanno permesso a molti cuochi di profilo internazionale di esprimersi con fantasia e grazia. Nella malga o nelle baite baita dei 2.000 metri i sapori richiamano l’essenza dell’altitudine e l’impegno di chi vive a stretto contatto con la natura. Questo è il regno del latte appena munto, del formaggio e dello yogurt, delle zuppe di fieno, delle omelette spezzettate con la marmellata di mirtilli rossi. Piatti genuini e semplici dal gusto tipicamente montanaro. Tra le Dolomiti l’”enclave” della cucina “stellata” di altissima qualità è legata ai prodotti tipici del territorio, rielaborati e reinventati secondo l’estro e l’inventiva moderna da chef e patron dalle radici altoatesine, ma dalla mentalità rivolta al mondo. La cucina è diventata un’arte: non è raro nei ristoranti trovare cuochi che abbinano sapori delicati alla forza e al profumo delle resi112
ne degli abeti o dei pini o capaci di inventare nuovi sapori grazie alle erbe selvatiche raccolte durante le estati. Appena ai piedi delle Dolomiti si trovano ettari di pendii coltivati a vigneto. Da questi vigneti provengono vini freschi come i rosati, ma anche i Lagrein posti proprio nella piana di Bolzano su terreno alluvionale, dove il microclima particolare (fresco di notte e caldo di giorno) fa maturare l’uva che poi si trasformerà in uno dei vini più pregiati degli ultimi anni. Il Lagrein è stato “scoperto” da poco assieme agli altri vitigni autoctoni, come il Gewürztraminer e la Schiava, da enologi ed esperti di tutto il mondo La valorizzazione di piccole produzioni (es. Riesling, Pinot grigio e Pinot nero) e il mantenimento di vitigni “antichi” (es. Kerner, Veltliner, Moscato rosa), dimostra un atteggiamento di rispetto che in Alto Adige si ha da sempre verso la tipicità ed unicità dei prodotti del territorio. Non è un puro caso che il mercato nazionale e internazionale ne abbiano fatto quasi una “moda”.
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Cooking and wines: tastes of the earth In the Dolomites of South-Tyrol you can find delicious dishes, prepared by excellent cooks who want to experiment. They know how to unite tradition and modernity. They cook products of their area prepared with new tastes, or officinal herbs or resins of firs or mountain pines. Almost everywhere, cooking is an art. Of course, good cooking is connected with good wines. Wines such as Lagrein or Pinot nero of the best quality are produced from the vineyards of the close Etschtal. White wines with origin in the year 1500 such as Gewürztraminer or Kerner need to be mentioned as well. 05 Coppa del Mondo di sci – Alto Adige Marketing (Photo Alessandro Trovati) 06 Impianto di risalita di Plan de Corones – Alto Adige Marketing (Photo Frieder Blickle) 07 Speck sudtirolese - Alto Adige Marketing (Photo Max Lautenschläger) 08 Mercatino di Natale di Bressanone – Alto Adige Marketing (Photo Laurin Moser) 113
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Un’estate “naturalmente sana” Cosa ci propone l’estate in Alto Adige? Passeggiate nei boschi, sentieri in alta quota che ci permettono di toccare con mano le cime più famose (tre Cime di Lavaredo, Le Odle, il Cir), e anche la possibilità di respirare aria pulita, di immergersi in letture ai piedi di foreste spettacolari come quelle del Latemar, o incontrare fauna selvatica come camosci, caprioli, marmotte ormai diffuse ovunque e grandi rapaci. Südtirol è anche sport. Le piste ciclabili sono servite dalla ferrovia. Attorno al gruppo del Sassolungo è ormai conosciutissimo il paradiso dei bikers, ogni anno si tiene la più partecipata gara di biciclette nel gruppo del Sella (3 luglio 2016, Maratona dles Dolomites). Camminare in quota ci porta attraverso malghe, masi agricoli, rifugi che offrono pranzi di alta qualità. E per chi ama stare nei paesi l’offerta dei centri benessere è ormai diffusa, oltre a ciò ogni giorno troviamo offerte culturali, artisti che esprimono attraverso la scultura, la pittura, la poesia e la fotografia, la loro sensibilità, i loro valori. Senza dimenticare la settimana musicale dedicata a Gustav Mahler di Dobbiaco. A Tesido è stato aperto al pubblico, gratuitamente il percorso Kneipp alle piramidi Rudlbach che porta il motto “naturalmente sani”.
A “naturally healthy” summer
09 Gli ampi altipiani dello Scillar e del Cantinaccio - Alto Adige Marketing (Photo Thomas Grüner) 114
In the Dolomites, in summer there are as many initiatives as in winter: hikes in the nature, until up in the mountains, climbing, paths along the lakes, discovering the forest. As far as bikes is concerned, there are international competitions such as the Marathon des Dolomites and ways through the four passes. You can daydream walking and looking for Alpine huts, lodges and refuges where you can find natural tastes that otherwise would be lost. Furthermore, summer in the Dolomites means culture, historic reading of the villages, discovering the art thanks to several sculptors, getting involved in weeks dedicated to music (Toblach) and trying the way Kneipp in the pyramids of Rudlbach (Tesido). 115
PARCO NATURALE SCILIAR-CATINACCIO
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PARCO NATURALE PUEZ-ODLE
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Montagne ricche di biodiversità
Mountains full of biodiversity
Paesaggio lunare
Moonscape
Il Parco naturale Sciliar-Catinaccio si estende su una superficie complessiva di 6.796 ettari, e anch’esso come gli altri parchi dolomitici altoatesini rientra nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Lo Sciliar è una delle montagne simbolo dell’Alto Adige e visto dalla conca di Bolzano, con le imponenti pareti rocciose e le Cime Euringer e Santner sovrastate da un esteso altopiano, sembra aspro e inaccessibile. Esso nasconde invece al suo interno una notevole varietà di paesaggi e di biodiversità, in particolare floristica. Rispetto ad altre zone dolomitiche, nel Parco si trovano, infatti, su superfici limitate, un gran numero di specie vegetali. Anche l’Alpe di Siusi, l’altopiano più ampio d’Europa, le cui porzioni più meridionali fanno parte del parco, è famosa per la ricca flora, anche se le utilizzazioni turistiche e l’intensificazione delle pratiche agricole hanno in parte intaccato questo patrimonio. La causa della biodiversità floristica va ricercata nella complessità geologica, con presenza di rocce calcareo-dolomitiche e vulcaniche e nel fatto che qui s’incontrano i limiti distributivi di specie vegetali delle Alpi orientali e di quelle occidentali.
The natural park Sciliar-Catinaccio covers an area 6,796 hectares and has been included, as other areas of the Dolomites, in the list of the UNESCO World Heritage Sites. The mountain Sciliar is a symbol in South Tyrol. It includes a big variety of landscapes and biodiversity, above all as flora is concerned. The “Alpe di Siusi” (Seiser Alm), the most extended plateau in Europe, whose southern part is included in the park, is famous for its flora. By the way, tourism and the intensification of agriculture have damaged its patrimony.
Il Parco naturale Puez-Odle occupa una superficie di 10.200 ettari e come le altre aree protette dolomitiche altoatesine è stato inserito nel 2009 nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Il Parco si caratterizza per la presenza di estesi altopiani carsici e alpeggi lievemente ondulati di fronte a imponenti pareti rocciose, cime montuose bizzarramente frastagliate e scure foreste. Il fascino e la bellezza di queste montagne sembrano avvolge il visitatore durante le escursioni, siano esse sull’altopiano Puez-Gardenaccia, mondo quasi lunare, in Vallunga, circondata da imponenti bastioni dolomitici, o anche osservando il tramonto del sole, che colora spesso queste cime di un rosso fiammante. Il Parco si rivela eccezionale dal punto di vista geologico, tanto da essere stato definito “il libro di storia della terra“. Qui reperti fossili di molluschi, antiche barriere coralline, estesi altipiani calcarei privi di vegetazione, complesse successioni stratigrafiche, ghiaioni e valli erose, consentono di gettare uno sguardo nel lungo processo di formazione delle Dolomiti. Se si esclude la Val di Funes, abitata da popolazioni germanofone, il Parco comprende quasi interamente territori ladini. Qui la lingua e la cultura reto-romanica si sono conservate e la storia e cultura di questi territori conserva ancora qualcosa di magico.
The natural park Puez-Odle covers an area of 10,200 hectares and has been included, as other areas of the Dolomites, in the list of the UNESCO World Heritage Sites. Its landscape consists of extended karstic plateaus, undulating Alpine huts in front of majestic rock faces, indented tops and dark forests. This park is geologically exceptional. Here you can see fossils of molluscs, old barrier reefs, extended calcareous plateaus without vegetation, complex stratigraphic units, screes and eroded valleys. In the territories included in this park, the mother tongue of the population is Ladin, except from the “Val di Funes” (Valley of Funes), where people generally speaks German.
01 Punte Santner ed Euringer Crediti fotografici Renato Sascor 116
Info: www.provincia.bz.it/ natura-territorio
Info: www.provincia.bz.it/ natura-territorio
01 Le Odle Crediti fotografici Uff. Parchi naturali - Prov. Aut. Bolzano 117
PARCO NATURALE FANES-SENES-BRAIES
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PARCO NATURALE TRE CIME
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Tra laghi e leggende
Among lakes and legends
Paesaggi e Storia
Landscapes and History
Con 25.680 ettari di superficie il Parco Naturale di Fanes-Senes-Braies è il terzo parco naturale della Provincia autonoma di Bolzano. Esso, inserito nel 2009 insieme con altre aree dolomitiche nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, confina con il Parco naturale Tre Cime e con il Parco delle Dolomiti d’Ampezzo. Il paesaggio è tipicamente dolomitico e spesso di grande interesse scientifico per la complessa geomorfologia con espressioni di carsismo in tutte le forme più caratteristiche: campi carreggiati, fenditure, pozzi, doline e grotte. Il parco presenta altopiani famosi per la bellezza paesaggistica e ricchezza floristica, come Gran Fanes e Pices Fanes, con il caratteristico Parlamento delle Marmotte, le estese pietraie di Senes, le verdi superfici di Prato Piazza o la tranquilla Fodara Vedla. Questi altipiani calcarei, spesso difficili da raggiungere, hanno da sempre colpito e affascinato le popolazioni, favorendo il nascere di un ricco mondo di leggende, tramandato dalle genti ladine e ormai parte della cultura locale. Altrettanto belli, incastonati come sono tra imponenti pareti rocciose, sono il Lago di Braies, di Dobbiaco o il Lago Verde. Obiettivo dell’amministrazione dell’area protetta è la conservazione del quadro paesaggistico e ambientale di questo territorio, intento possibile solo con il fattivo coinvolgimento e collaborazione delle popolazioni locali.
The natural park of Fanes-SenesBraies has been included, with its 25,680 hectares and as other areas of the Dolomites, in the list of the UNESCO World Heritage Sites. Its landscape is typical of the Dolomites and some areas are very interesting because of their geomorphology. Famous plateaus are part of this park, for example Gran Fanes, Pices Fanes, with the characteristic “Parlamento delle Marmotte” (Parliament of marmots), the vast stony grounds of Senes, the green surfaces of Prato Piazza or the quiet Fodara Vedla. These calcareous plateaus are often isolated and difficult to reach; for this reason, there are many legends about them. These legends have been handed down by local people and are part of the traditional culture and traditions.
Il Parco naturale Tre Cime occupa la parte nord orientale delle Dolomiti e anch’esso come tutti parchi dolomitici altoatesini è stato inserito nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Una delle caratteristiche paesaggistiche più importanti del parco è la presenza di famose cime e catene montuose quali le Tre Cime di Lavaredo, le cime della Meridiana di Sesto, il gruppo dei Baranci. Il Parco naturale Tre Cime è costituito per circa due terzi da prati alpini e zone rocciose. Una fauna e flora altamente specializzata popola questi ambienti estremi. Qui, infatti, dove famosi alpinisti si sono cimentati con le prime scalate dolomitiche, su ghiaioni o nelle fessure delle rocce crescono specie floristiche rare come il papavero pirenaico, l’orecchia d’orso, o la campanula del Moretti. Anche il paesaggio culturale, creato dall’uomo con le sue attività agricole, si rivela qui estremamente interessante e suggestivo, con i spettacolari prati a larice delle Valli Fiscalina e Campo di Dentro. In queste aree ora dedicate alla conservazione della natura e alla fruizione turistica, circa 100 anni or sono, correva la linea del fronte dolomitico, che vedeva fronteggiarsi, in un’esasperata guerra di posizione, soldati italiani e austro-ungarici.
The natural park “Tre Cime” (three peaks) is located in the north-eastern part of the Dolomites and has been included, as every park of the Dolomites, in the list of the UNESCO World Heritage Sites. One of the most important characteristics of this park is that here you can find famous peaks and mountain chains such as the “Tre cime di Lavaredo” (The Three Peaks of Lavaredo), the peaks of the Meridiana di Sesto, and the group of Baranci. Alpine meadows and rocky areas constitute two third of this park. Very specialised flora and fauna populate this extreme area. The meadows of “Valli Fiscalina” and of “Campo di Dentro” are very suggestive, thanks to the presence of the larches. 100 years ago, this area was part of front of the Dolomites during the war; nowadays it is dedicated to the preservation of nature and tourism.
01 Lago Verde Crediti fotografici Uff. Parchi naturali - Prov. Aut. Bolzano
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Info: www.provincia.bz.it/ natura-territorio
Info: www.provincia.bz.it/ natura-territorio
01 Tre Cime di Lavaredo Crediti fotografici Josef Hackhofer 119
GEOPARC Bletterbach (Photo Marion Lafogler)
GEOPARC BLETTERBACH Un canyon da sfogliare come un libro
A canyon to be read like a book
Il GEOPARC Bletterbach si estende nel Sud dell’Alto Adige tra i due paesi montani di Aldino e Redagno. È stato inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO insieme ai Dolomiti nel 2009. Il GEOPARC Bletterbach permette di guardare dentro la montagna ed esplorare il mondo delle rocce. Questo canyon è il risultato della disgregazione e dell’erosione degli elementi. A partire dall’era glaciale, circa 18.000 anni fa, il Bletterbach ha scavato una via nelle diverse ere geologiche lunga 8 chilometri e profonda 400 metri. Ogni strato è venuto alla luce: dieci miliardi di tonnellate di pietra sono state erose e trasportate nella valle dell’Adige. Il canyon del Bletterbach può essere sfogliato come un libro. Qui gli strati di roccia sono intatti e ben visibili più che in ogni altra parte delle Alpi e la loro formazione spiega il clima e le condizioni ambientali di circa 250 milioni di anni fa. Negli strati di pietra arenaria della Val Gardena sono state inoltre trovate orme di sauri. Tracce ben conservate di parti di piante, i numerosi resti di pasti animali e le buche scavate nel suolo testimoniano il mondo vegetale e la vita della terra. I fossili dei sedimenti marini, come ammoniti, gasteropodi e cefalopodi, raccontano la vita dei mari tropicali dell’epoca. Il Centro Visitatori ad Aldino e il Museo GEO-logico a Redagno illustrano il motivo per il quale il Corno Bianco ed il Bletterbach sono geologicamente così interessanti, spiegano il processo di costituzione delle rocce della gola e custodiscono i reperti fossili della gola.
The GEOPARC Bletterbach is situated in the South of South Tyrol between the two mountain villages of Aldein and Radein. As other areas of the Dolomites, it has been included in the list of the UNESCO World Heritage Sites in 2009. The Bletterbach Canyon offers a view into the interior of the mountains, into the world of stones. The gorge is the result of weathering and erosion: over a section of about 8 kilometres the Bletterbach has been carving its way since the Ice Age, about 18,000 years ago, up to 400 m deep. The walk takes the visitors on a journey through millions of years of geological history. The strata are intact, and the structure of the rocks gives an insight into their creation, the climate, and the environment 250 million years ago. Tracks of prehistoric reptiles have been found in the Gröden sandstone strata. Well-preserved impressions of parts of plants, and numerous traces of animal activity provide information about the flora and fauna. Fossils in marine deposits tell us about life in the warm tropical seas of the time. The Visitor Centre at Aldein and the GEO-Museum in Radein explain the processes that led to the creation of the rocks and contain fossil finds from the gorge.
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Info: www.bletterbach.info
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Questo racconto incomincia all’alba, quando i primi di raggi di sole illuminano le cime innevate delle Dolomiti, solleticano la neve lavorata e preparata nel corso della notte dai gattisti, e dopo un’abbondante colazione in uno dei rifugi sulle piste siamo pronti a disegnare le prime tracce di un nuovo giorno sulla neve del Trentino. Info: www.visittrentino.it
This story begins at dawn when the first rays of the sun light up the snowy peaks of the Dolomites, adn they tickle the snow perfectly prepared during the night by the snowcats workers. After a tasty and abundant breakfast in a cosy mountain hut we are ready for a fantastic day on the snow, skiing and surfing on the perfectly kept pistes.
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01 01 Val di Fassa – Belvedere – Sciatori (Photo Alessandro Trovati) 02 San Martino di Castrozza – P.sso Rolle – Ciaspolada notturna (Photo Carlo Baroni) 122
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Chi ama la neve ha trovato il suo paradiso
Endless skiing. Stunning scenery. It’s an irresistible combination
Il Dolomiti Superski è il carosello più grande al mondo: più di 1.200 chilometri di tracciati collocati in un ambiente naturale di rara bellezza. Molte le promozioni studiate per i diversi periodi della stagione bianca con un occhio di riguardo per bambini e famiglie. Novità in Val di Fassa, Val di Fiemme e San Martino di Castrozza con lo Skipass unico “Valle Silver”. Dolomiti Superski è un vero paradiso per gli amanti della neve e degli sport invernali. Situato nelle Alpi orientali, si estende tra l’Alto Adige, il Trentino e la provincia di Belluno e comprende dodici zone sciistiche che si distinguono per la varietà dei tracciati e sono particolarmente indicate per la vacanza di tutta la famiglia. Le aree sciabili trentine inserite nel carosello sono la Val di Fassa, Moena Tre Valli, Val di Fiemme e San Martino di Castrozza - Passo Rolle. Anche la stagione invernale 2015-2016 sarà lunga ed entusiasmante, con inizio il 28 novembre e termine dopo Pasqua. Grazie a Valle Silver i quattro comprensori trentini sono ancora più vicini. Per accompagnare e arricchire l’offerta di Dolomiti Superski, in vista della stagione 20152016 è nato “Valle Silver”. Argenteo come la neve che luccica al sole, il nuovo skipass consente di sciare 5 o 6 giorni, nei quattro comprensori sciistici di Val di Fassa - Carezza, Val di Fiemme - Obereggen, Alpe Lusia - San Pel-
The Dolomites are the perfect setting for a ski holiday: a landscape of soaring cliffs and crags, blessed with a sunny climate, and peppered with mouthwatering mountain restaurants. And to complete the picture, we’ve added two worldclass systems of lifts and pistes, backed by state-of-the-art snow-making and slope-grooming equipment. The skiing in Trentino is dominated by two vast domains. In the east, Val di Fassa, Fiemme and San Martino di Castrozza, are linked into the enormous Dolomiti Superski network. Covering a staggering 1200km of pistes, it can be skied under a single lift pass. And if that sounds like too much skiing for a single holiday, don’t worry: The Valle Silver skipass allows 5 or 6 ski days in the districts of Val di Fassa, TreValli, Val di Fiemme/Obereggen, San Martino di Castrozza/Passo Rolle. You don’t need to purchase two different cards to enjoy the 230 km of ski runs from Canazei to Moena anymore. With Valle Silver, available in two exclusive formulas 5 or 6 days, everyday is a perfect day to explore a different skiarea in the Dolomites. SELLARONDA AND OTHER SKI TOURS One of the most striking aspects of
legrino e San Martino di Castrozza - Passo Rolle, per un totale di 390 km di piste servite da 150 impianti di risalita. Le novità: la nuova funivia da Alba di Canazei al Belvedere La funivia che entra in funzione a dicembre 2015 collegando Alba, e la sua skiarea Ciampac al Col dei Rossi nella skiarea del Belvedere di Canazei, è una novità golosa per gli sciatori che scelgono le piste della Val di Fassa, ma anche per gli amanti dei tour sulla neve, in particolare del Sellaronda, che ora si può raggiungere anche da Pozza, sci ai piedi dopo aver percorso lo Ski Tour Panorama. Sconti e agevolazioni per le famiglie Tutti gli skipass con validità da 1 a 31 giorni sono “a costo zero per bambini fino a 8 anni”, se acquistati contestualmente allo skipass per adulti dello stesso tipo e durata. L’offerta vale durante l’intera stagione per bambini nati dopo il 28 novembre 2007, nell’abbinamento di un bambino per adulto. Molto convenienti per le famiglie le offerte speciali “Dolomiti Super Première” (una giornata di soggiorno e di sci in omaggio da 4 giorni in avanti, nel periodo dal 28 novembre al 20 dicembre 2015), nonché “Dolomiti Super Kids” (dal 19 marzo a fine stagione per i bambini fino a 8 anni (nati dopo il 28/11/2007) lo skipass e l’alloggio sono in omaggio se abbinato all’acquisto contestuale di uno skipass per adulti) e “Dolomiti Super Sun” (dal 19 marzo a fine stagione 7 giorni di vacanza sulla neve al prezzo di 6). 03
Trentino’s ski areas is the way they spread – through valleys, around massifs, and in grand circuits of resort towns. So it’s easy to knit their pistes together into tours that thread through an entire landscape, and add a real sense of adventure to your skiing. The most famous is the Sellaronda, which girdles the Sella massif. But there are plenty more. You can’t help but be drawn to the Sella massif. Topping out at 3,151m, it sits like a great citadel of rock in the middle of the Dolomiti Superski area, and dominates every view. So it’s a real thrill to be able to ski round it in a single day, in two 40km circuits of lifts and pistes. There are three access points from Trentino’s Val di Fassa: from Canazei, Campitello di Fassa and now also from Alba di Canazei, using the new cable car to the Col dei Rossi. The new lift will connect the hamlet of Canazei and the ski area Ciampac to Belvedere ski resort. In about 5 minutes people skiing in the upper Val di Fassa, Alba and Penìa will reach the ski areas of Canazei-Belvedere and Campitello-Col Rodella, entering therefore the Sellaronda ski carousel. If you’re interested in ski tours Val di Fassa offers as well three more itineraries, including the short, sharp Panorama tour, which finishes with the sensational (and steep) Ciampac piste down to Alba di Canazei. Meanwhile, above San Martino di Castrozza, the Malghe Ski Carousel serves up beautiful views of the Pale di San Martino massif, while Folgaria is the launchpad for the “100km deiForti”, which explores the landscapes of the Great War.
03 Val di Fassa – Col Rodella – Arrivo della funivia (Photo Pietro Masturzo) 124
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Fun on and off the slopes
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Oltre lo sci: altre discipline, altre emozioni Non ci sono solo sci, snowboard e ciaspole: scialpinismo, slittino, pattinaggio, arrampicata sul ghiaccio, sleddog, volo libero, nordic walking consentono di vivere l’esperienza di un Trentino differente rispetto a quello di “largo consumo”, per vivere le montagne e il paesaggio delle Dolomiti in tutte le sue suggestioni. Le Dolomiti in inverno non significa solo sci, snowboard e freeride. Rigenerarsi, rilassare la mente e vivere esperienze uniche a stretto contatto con la natura nelle valli dolomitiche è possibile anche grazie a molte proposte alternative, beneficiando anche della presenza di numerose guide alpine capaci di accompagnare i turisti nelle avventure più complesse come quelle di scialpinismo, nonché di accompagnatori di media montagna e di territorio, punti di riferimento ideale per passeggiate prive di particolari difficoltà. Lo scialpinismo è tra le esperienze più autentiche che si possano vivere in Trentino per godere della montagna a 360 gradi. La fatica della salita cede il passo alla gioia per l’obiettivo raggiunto e la vista incantevole delle catene montuose circostanti è il meritato premio per chi si avventura con sci e pelli di foca. Non servono skipass e impianti di risalita, ba126
stano una coltre di neve e un pizzico di preparazione fisica. Ma l’inverno non fa rima solamente con i pendii innevati. All’aperto, sui bacini naturali, oppure su piste artificiali dove è possibile noleggiare l’attrezzatura e divertirsi anche nelle ore serali, le principali località turistiche propongono diverse opportunità di praticare il pattinaggio. A Lago di Tesero e Cavalese in Val di Fiemme, Pozza di Fassa, Moena e Alba di Canazei in Val di Fassa, mentre, in Primiero, è possibile pattinare a Transacqua e San Martino di Castrozza. Una disciplina che sta conquistando sempre più adepti è il nordic walking, attività che non richiede un’attrezzatura particolarmente costosa, anzi. Sono sufficienti dei bastoncini da neve e un percorso di neve battuta. Il volo libero, praticato con il parapendio o il deltaplano, è una disciplina che regala forti emozioni. Nella zona dolomitica ecco l’Alpe Cermis in Val di Fiemme, mentre in Val di Fassa si trovano due tra le più ambite e spettacolari zone di lancio, il Col Rodella sopra Campitello di Fassa e il Col dei Rossi sopra Canazei, al cospetto della Marmolada, entrambi con accesso tramite funivie.
05 04 San Martino di Castrozza – Ciaspolada – Sullo sfondo le Pale di San Martino (Photo Pietro Masturzo) 05 San Martino di Castrozza – Primiero e Vanoi – Val Venegia (Photo Marco Corriero)
For non-skiers who want some wintry variety, there is plenty to do off the pistes. Let others race for the ski-lifts. Ponder the loveliness of the Dolomites off the skiing circuit. Snow-shoeing, ice-skating, tobogganing, bob-sleighing, horse-riding and dogsledding are just a few of the sporty alternatives. What about wildlife spotting in the woods or paragliding over the peaks? Ski mountaineering: reach the summits with skis strapped to your feet. This a hard-core sport designed to make the most of a pristine environment. Clamber up and over mountain ranges all over Trentino. Snow is all that’s needed. Demanding routes include the Sellaronda (the Four Passes ski tour in Val di Fassa, the Pale di San Martino Plateau, the ascent of Marmolada. Make sure to book an Alpine Guide. Ice-sports: Trentino is a paradise for sports on ice. Apart from ice-skating, the region is the place for ice hockey and curling (think bowls on ice). There are ice rinks in a number of the main resorts but you can also skate on natural lakes when conditions allow. There are ice-skating options in Val di Fiemme and Val di Fassa (Lago di Tesero, Cavalese, and Canazei); in San Martino di Castrozza. Snow-shoeing: for skiers and non-skiers alike, snow-shoeing can be a delightful way of appreciating the scenery. Romantics choose an evening excursion, either by torchlight or under a full moon. The trails, always led by experts, often involve sightings of the local wildlife in the regional parks, particularly eagles, chamois and reddeer. You don’t need to be particularly fit to do snow-shoeing because the movements are identical to normal walking. Don a pair of `ciaspole’, traditional snowshoes, and set out on a guided trail. Nordic walking: this is a new trend in Trentino, favoured by those who want a full work-out in the open-air. You need to be co-ordinated, agile and fit to perform well. Nordic walking can be done at high-altitudes close to Alpine lodges. 127
Il benessere dopo lo sci La migliore conclusione possibile per una giornata sugli sci è un’immersione nelle piscine di un impianto termale, oppure in un centro benessere. Lo sapevano bene gli antichi Romani, gli inventori delle terme: l’azione dell’acqua rilassa, aiuta a smaltire lo stress e a prendersi cura della propria salute. Anche oggi sono moltissimi i visitatori che scelgono, nei mesi freddi come in quelli caldi, gli stabilimenti trentini. Inseriti in paesaggi e ambienti unici, si propongono come centri dove trattare diverse patologie. E non è tutto: ad arricchire l’offerta vi sono anche i centri benessere, presenti nelle strutture termali o in molti hotel, che propongono trattamenti naturali in grado di soddisfare tutte le esigenze. Luoghi ideali dove rigenerarsi e rilassarsi al termine di una giornata sulla neve. Le Terme di Dolomia si inseriscono nello splendido scenario naturale della Val di Fassa: la sorgente, scoperta nel 1493, è ancora oggi l’unica sulfurea del Trentino. La caratteristica delle sue acque rende particolarmente efficace i trattamenti antinfiammatori, sia per le vie respiratorie che per i reumatismi, e contribuisce al mantenimento e al recupero di una buona condizione fisica: l’occasione giusta per prendersi cura di sé, del proprio benessere e della propria salute. Info: www.termedolomia.it A Canazei c’è anche Dolaondes il centro acquatico della Val di Fassa dove vi attende una superficie complessiva di 2.400 mq e 4 aree tematiche: water & fun, eghes wellness, sports & fitness, eat & drink. Un luogo tutto da scoprire per nuotare, immergersi, divertirsi, rilassarsi, provare benessere, rigenerarsi grazie all’acqua che sgorga dalle montagne. Info: www.dolaondes.it
I sapori salgono in vetta
Assaporare i prodotti che caratterizzano questo territorio, vuol dire fare un intenso viaggio tra i profumi e i sapori di montagna! In queste valli vi aspetta un gustoso tour tra un’infinita varietà di prodotti dalla fresca frutta di bosco alla grappe invecchiate, dai formaggi di malga ai salumi le cui ricette si perdono nei secoli...Tante le possibilità per assecondare i palati più esigenti. Partendo dalla Val di Fiemme scopriamo la tradizione di noti formaggi come il Caprino di Cavalese e il Formae Val di Fiemme. La vicina Val di Fassa nasconde i segreti della cultura ladina all’interno del celebre il Puzzone di Moena e del saporito Cher de Fascia. Percorrendo l’ascesa verso il Passo Rolle ci si trova nel cuore del Parco Naturale di Paneveggio - Pale di San Martino, un tuffo nella natura più autentica per grandi e piccini. Da qui, passando per San Martino di Castrozza al cospetto delle sue Pale, ci s’immerge nella Valle di Primiero, da cui prende il nome il suo formaggio, fresco e stagionato, la Tosèla. Nel Botìro di primiero di Malga troviamo invece tutto il sapore delle malghe di montagna e di spazi ancora incontaminati come la vicina Valle del Vanoi. (Informazioni: www.tastetrentino.it) Prodotto storico del Trentino noto ai più, lo speck spesso cela il suo segreto in una serie di ricette tradizionali tramandate di generazione in generazione. Grazie alla sua versatilità, agli innumerevoli stili e tipologie, ai diversi aromi e gusti che può regalare, negli ultimi anni la birra artigianale ha saputo poi scardinare il concetto del classico abbinamento con la pizza. In Primiero dal 2012 Nicola Simion e Fabio Simoni hanno aperto il birrificio artigianale Bionòc. Producono una birra con cuore e consapevolezza, non pastorizzata, non microfiltrata, ma rifermentata in bottiglia e realizzata con materie prime sempre più legate al territorio. La prima birra artigianale a essere stata prodotta in Trentino è stata la Birra di Fiemme, grazie alla passione di Stefano Gilmozzi, che, da sempre affascinato dai misteri della trasformazione e fusione delle materie prime, ha trovato ispirazione nella storia locale e in particolare nella presenza nelle vicine Predazzo e Fontane Fredde di birrifici artigianali dimessi.
Dining in a mountain hut Together, food, wine and firelight create a magical atmosphere Dinner in one of Trentino’s mountain huts is not an experience you’ll easily forget. Trentino’s cuisine mixes traditions from Italy, the Hapsburg empire, and the Ladini - who have lived in the remote valleys of the Italian Alps for hundreds years. The effect is mouthwatering; and there’s no better place to get sense of its variety, and its deep roots in the surrounding landscape, than by sitting down to dinner in mountain refuge. To understand just how distinctive a winter holiday in Trentino can be, visit one of our mountain huts. You’ll find them dotted right across the region, set high above our towns and villages, and surrounded by hushed, snowy landscapes of forests, cliffs and crags. Many are open for dinner, and at night the contrast between the cold, quiet atmosphere outside, and the warm hospitality within, feels miraculous. So does the food. Here, Trentino’s world-class ingredients mix with flavours from all over Italy and the Alps to mouthwatering effect. To sit down with an aperitivo of Trentodoc spumante, and a meal that might, for example, include spaghetti, followed by venison cooked with cream and juniper berries, would be treat anywhere. But high in the Dolomites, adrift on an ocean of snow, it quickly becomes unforgettable. For the full effect, you should try snow-shoeing or even ski-touring to reach your supper. But if your legs are tired from a day on the pistes, don’t worry. Many hut owners will whisk you to and from your table by snowmobile or even a horse-drawn sleigh. 128
06 06 Val di Fassa – Pozza di Fassa – Agritur Agua Biencia (Photo Alberto Bernasconi) 129
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L’estate nelle Dolomiti
Summertime in the Dolomites
“Le Dolomiti, Patrimonio dell’umanità, sono paesaggi montani unici al mondo e di eccezionale bellezza naturale”. Questa la dichiarazione dell’Unesco che a Siviglia il 26 giugno 2009 ha sancito l’inserimento dei “Monti Pallidi” nel proprio Patrimonio mondiale. Nate dal mare più di 200 milioni di anni fa, queste montagne al tramonto offrono uno spettacolo suggestivo e unico, quando le loro pareti si colorano di rosa. Arena alpinistica già dal 1800, oggi le Dolomiti con numerose vette che superano i 3000 m nei mesi estivi diventano lo spazio ideale per vacanze sportive o di relax, tra arrampicate, trekking ed escursioni con le mountain bike.
“The Dolomites, World Natural Heritage, are a unique mountain landscape of exceptional natural beauty”: on June 26th, 2009 in Seville, Unesco included “The pale mountains” in the World Heritage list. Born from the sea more than 200 millions of years ago, at sunset these spectacular mountains, offer an unique and striking outlook on the famous pink-coloured dolomite walls. Since tourism arrived in the Dolomites in the 19th century, these mountains became a well-known and a favorite climbing area thanks also to its peaks. Some of them are more than 3,000 metres above sea level. Nowdays they are also an ideal summer holiday destination for relaxing and for practising sports and outdoor activities such as climbing, trekking, hiking and mountain biking.
07 San Martino di Castrozza – Catena delle Pale vista dal monte Castellazzo (Photo Mauro Battistelli) 130
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01 Le Lobbie dal Mandrone (Photo Roberto Gervasoni) 02 Orso Parco faunistico Spormaggiore (Photo Gilberto Volcan)
PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA
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Le meraviglie del più esteso Parco naturalistico Trentino
The wonders of the largest Natural Park in Trentino
Il Parco naturale Adamello Brenta racchiude molti tesori ma due sono gli elementi che risaltano all’interno del variegato mondo delle aree protette alpine: lo straordinario patrimonio geologico e la presenza dell’orso bruno. Il Parco comprende due gruppi montuosi molto diversi per natura geologica e geomorfologica: il gruppo dolomitico di Brenta e il massiccio cristallino dell’Adamello-Presanella. Il fatto di custodire due realtà così distanti dal punto di vista geologico, che fanno da substrato a un’infinita varietà di quadri paesaggistici, ha anche indotto l’Ente a sviluppare un’intensa serie di attività di divulgazione e di educazione ambientale che garantiscono un costante rapporto con la popolazione locale, con le istituzioni - scolastiche e non - e con la parte più sensibile del settore turistico. Le due certificazioni internazionali di Geoparco e di Carta Europea del Turismo sostenibile attestano la ricchezza del territorio ma anche i buoni livelli di gestione. L’essere Geoparco e l’essere un importante tassello del bene seriale Dolomitico, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, da una parte rinforza quanto sopra e dall’altra carica di non poche responsabilità il Parco nonché tutte le realtà istituzionali che con noi governano il territorio. Abbiamo da poco avviato l’iter per capitalizzare quest’aspetto e inserirlo anche nella nostra denominazione, cambiandola in “Parco naturale Adamello – Dolomiti di Brenta”. Il Parco è poi l’habitat del principale nucleo di orso bruno delle Alpi, giunto sull’orlo dell’estinzione alla fine degli anni ’90 ma oggi in espansione, al di là dei non pochi problemi di gestione e di mantenimento di un alto livello di consenso sociale. Infatti, grazie al progetto di reintroduzione denominato Life Ursus, che ha visto protagonista il Parco Adamello Brenta insieme alla Provincia Autonoma di Trento, si è giunti in poco più di 15 anni all’affermarsi di una popolazione di poco superiore ai 50 individui. A tale riguardo, il Parco lavora in particolare per promuovere una diffusa comprensione della levatura “europea” della popolazione ursina all’interno del grande tema della biodiversità del territorio dei vari distretti alpini. Il giusto peso all’importanza della biodiversità costituisce, infatti, l’elemento imprescindibile per garantire un futuro a questo importante progetto che sempre più si connota di aspetti che vanno ben oltre le questioni faunistiche strette.
The extraordinary naturalistic richness of the park is due to the two completely different worlds it encloses. On the eastern side of the park there are the Brenta Dolomites, added in June 2009 to UNESCO’s world heritage list. On the western side, the imposing Adamello Presanella Group. In 2008 the Park was declared Geopark, joining the Unesco European and Global Geopark Network thanks to the extraordinary characteristics of its geological heritage and the sustainable tourism strategy. Since its foundation, the Park is deeply committed to the life of the brown bear. In 1996, to avoid the extinction of the species, the Park launched the Life Ursus reintroduction project. Ten brown bears were introduced between 1999 and 2002. These adapted well to the new environment and originated a population which today numbers more than 50.
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Info: www.pnab.it 133
Archivio Ente Parco 01 Cimon della Pala e Cima Vezzana (Photo Carlo A. Turra) 02 Gallo cedrone (Photo Giovanni Pelucchi)
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO
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Ritmi dalle foreste
Rhythms from the forests
Il Parco Naturale occupa il territorio dei bacini idrografici dei torrenti Cismon, Vanoi e Travignolo, comprendendo la Val Venegia, la Foresta di Paneveggio, un’ampia porzione del Gruppo delle Pale di San Martino, l’estremità orientale della catena del Lagorai e una parte della catena Lusia - Cima Bocche, aree riconosciute come Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale all’interno della Rete Europea “Natura 2000”. Il territorio è montuoso (da 1100 a 3200 m), e si sviluppa su di una superficie complessiva di 19.717,46 ettari. Tre sono i Centri visita del Parco: Villa Welsperg, la “Casa del Parco”, costruita nel 1853 come casa di caccia dei signori locali è situata nei pressi del laghetto omonimo, in Val Canali. Dalla villa prende avvio l’itinerario le “Muse Fedaie” dedicato alla conoscenza e all’approfondimento del concetto di biodiversità nelle sue varie sfaccettature. All’interno della Villa è allestita una Biblioteca, che conta quasi 5.000 volumi, dedicata a Dino Buzzati, il grande scrittore bellunese che frequentò le montagne della Val Canali. Il Centro visita di San Martino di Castrozza, dov’è possibile approfondire gli aspetti naturalistici legati al clima, alla geologia, alla paleontologia, agli ambienti e agli animali d’alta quota dell’area area protetta. Il Centro “Terra Foresta” a Paneveggio, dedicato alla conoscenza dell’abete rosso, giacché da queste piante si ricava il legno di risonanza usato dai liutai di ogni tempo per realizzare strumenti a corda che suonano nelle orchestre di tutto il mondo. I settori d’attività del Parco sono finalizzati alla conservazione, anche attraverso l’elaborazione di specifici strumenti di pianificazione territoriale, la ricerca scientifica, gli interventi di qualificazione dei contesti naturalistici e di manutenzione del territorio, la didattica e l’educazione ambientale, le azioni di sviluppo locale sostenibile, l’informazione e la comunicazione. Recentemente il Parco ha intrapreso il percorso di adesione alla “Carta Europea del Turismo sostenibile”, che prevede la redazione di un piano per la realizzazione di specifiche azioni per lo sviluppo di forme di turismo attente alla conservazione della natura e del paesaggio. La presenza del Gallo cedrone o Urugallo rappresenta una bandiera per questo territorio, poiché questa specie è scomparsa o è minacciata in molte altre parti delle Alpi.
The Nature Park spreads over the upper basins of the Cismon, Vanoi and Travignolo rivers. It includes Val Venegia, Paneveggio Forest, a large portion of Pale di San Martino mountain range, the eastern side of the Lagorai range and part of the mountain chain Lusia-Bocche. These areas are recognized as Sites of Cultural Matter and Zones of Special Protection within the European Network “Nature 2000”. The Park consists of a typically mountain environment (from 1.100 to 3.200 m. a.s.l.) spreading over 19.717,46 hectares. Three are the Visitor’s Centres of the Park: Villa Welsperg, “the Park House”, was built in 1853 and hosts an exposition dedicated to the different landscapes of the Park and their biodiversity. The Visitor’s Centre of San Martino di Castrozza examines the naturalistic aspects of climate, geology, environment and fauna at high altitudes. The Visitor’s Centre of “Earth-Forest” at Paneveggio is dedicated to the vast forest of Norway spruce. The forest is also known as the “Forest of Violins”, due to the ideal resonant qualities of these spruce trees that have been used for decades by master lute makers.
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Info: www.parcopan.org 135
Le Dolomiti Friulane sono le Dolomiti piÚ nascoste, le meno mondane, le piÚ autentiche, ideale scenario per una vacanza tutta natura e a dimensione d’uomo.
Dolomiti Friulane are the most hidden Dolomites, the least society ones, the most authentic ones, the perfect landscape for nature and human-scale holidays.
Info: www.turismofvg.it www.provincia.pordenone.it www.settimanadolomitiunesco.it www.dolomiticontemporanee.it www.cmfriulioccidentale.it www.festivalgiovanidolomiti.it 01
01 Cimolais: tramonto sul Monte Pramaggiore e sulle Valli Meluzzo e Postegae (Photo Luciano Gaudenzio)
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Le Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
Dolomiti Friulane and d’Oltre Piave
È uno dei nove sistemi che formano il Bene Dolomiti UNESCO e rappresenta una delle aree più incontaminate e selvagge delle Dolomiti: qui è la natura a dominare incontrastata scenari grandiosi. Il sistema montuoso è compatto, racchiuso com’è tra il Piave, la parte alta del Tagliamento, la Val Tramontina e la Val Cellina. È un sistema che si rivela via via, superando i bastioni imponenti che lo delimitano e proteggono: una passeggiata per la Val Cimoliana, la Val Poschiadea, la Val Settimana o seguendo il suggestivo Truoi dai Sclops (Sentiero delle Genziane) permette la scoperta di scenari inaspettati. Straordinaria è la vista, al centro di un catino glaciale, del solitario Campanile di Val Montanaia che, circondato dalle guglie dei Monfalconi, è uno dei simboli di queste montagne. Agli estremi del sistema da un lato la Carnia, territorio udinese, dall’altro la grande frana del Vajont, che si affaccia sulla valle del Piave in tutta la sua imponenza e drammaticità. Le peculiarità del rilievo sono particolarmente spettacolari, anche perché il territorio è tuttora quasi selvaggio, con una morfologia poco o per niente antropizzata, offrendo paesaggi incontaminati di rara bellezza. È facile da raggiungere, con ottimi collegamenti, da assaporare nelle sue mille sfaccettature da parte di chi cerca una ritemprante vacanza dove vivere le proprie passioni lontano dalla folla, dai luoghi battuti dal turismo di massa, dal conformismo. È un vero e proprio paradiso per l’escursionismo di tipo naturalistico, il trekking e il nordic walking, garantiti
It’s one of the nine systems making up the UNESCO Dolomites and it represents one of the most wild and unspoiled areas in the Dolomites, where nature dominates and the scenery is magnificent. The mountain range is compact that reveals itself gradually, overcoming the imposing bastions surrounding and protecting it. You can walk through the Val Cimoliana, the Val Poschiadea, the Val Settimana or through the suggestive Truoi dai Sclops (Sentieri delle Genziane), and you will discover unexpected landscapes. The view of the solitary Campanile di Val Montanaia, at the center of a glacial basin and surrounded by the pinnacles of the Monfalconi mountains, is truly extraordinary and it is one of the symbols of these mountains. At the ends of this system we find Carnia, territory of Udine Province, and on the other side the big landslide of Vajont facing the Piave valley with its impressiveness and dramatic force. The peculiarities of the relief are particularly spectacular, partly because the area is still almost wild, with a morphology that shows very little or no human activity. It’s a real paradise for those who want the challenge of spectacular rock climbing, charged-up canyoning and rafting descents in summer or ice climbing frozen waterfalls and ski mountaineering traverse in winter. The Reserve of Forra del Cellina, magnificent canyon with waterfalls, caves and cliffs; Barcis with its lake; the Pres-
da un’adeguata rete di sentieri e da un buon numero di strutture d’appoggio. Ma è altrettanto affascinante per chi vuole cimentarsi in spettacolari arrampicate su roccia in estate o su cascate di ghiaccio in inverno, in adrenaliniche ed estive discese di canyoning e di rafting o in invernali traversate sci alpinistiche. Lungo la Val Cellina si snodano paesi e paesaggi incantevoli e di notevole interesse turistico. La Riserva della Forra del Cellina, spettacolare canyon con cascate, grotte e rocce a strapiombo; Barcis, con l’omonimo lago sede di diverse attività sportive come la vela, la canoa, la motonautica; il Bosco del Prescudin, oasi naturalistica ricchissima di specie rare di fiori e arbusti; Claut, principale centro dell’alta valle e sede del Museo della Casa Clautana; Cimolais, sede del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane e dove si trovano il Recinto faunistico di Pianpinedo (35 ettari di montagna, dove vivono in libertà caprioli, cervi, stambecchi) e il Sentiero botanico; Erto e Casso, con le caratteristiche alte case in pietra sullo sfondo della Diga del Vajont: a Erto è allestito il Museo del Vajont presso il Centro Visite del Parco; a Casso è attivo il Nuovo Spazio espositivo di arte contemporanea presso le ex scuole elementari, recentemente recuperate dopo la tragedia del 1963; Andreis, con le sue caratteristiche case a ballatoio con scale esterne, ben esemplificate nel Museo dell’Arte e della Civiltà Contadina, e con il Nordic Life Park per gli amanti del nordic walking. Spostandosi verso la Val Tramontina troviamo i borghi di Frisanco e Poffabro (quest’ultimo inserito nei Borghi più belli d’Italia), con le loro case alte e strette in pietra arenaria; il Lago di Redona, il primo dei tre grandi laghi artificiali della valle, assieme a quelli di Selva e del Ciùl, tanto che tutta la valle è nota anche come la terra dei fiumi e dei laghi. Attraverso il Passo Rest si accede all’Alta Val Tagliamento in territorio udinese, anch’essa inserita nel Bene Dolomiti UNESCO.
cudin Wood, natural reserve rich in rare flora and shrubs; Claut, the most important centre of the high valley, seat of the Museum of the Claut House; Cimolais, seat of the Friuli Dolomites Nature Park with the Fauna Park of Pianpinedo (35 hectares of mountain where live roes, deers and steinbocks) and the Botanical Pathway; Erto and Casso with the high stone houses in the Vajont Dam setting: the Vajont Museum is located in Erto at the Park Visitor Centre; in Casso, the recently restored Ex-Elementary School is a New Space for exhibition of contemporary art; Andreis with its typical houses that are well exemplified in the Museum of Farming Culture and the Nordic Life Park for the nordic walking lovers. In Val Tramontina there are the boroughs of Frisanco e Poffabro (the latter has also been put on the list of the Most Beautiful Boroughs of Italy); Redona Lake, the first of the three artificial lake of the valley, together with Selva Lake and Ciul Lake. Through Passo Rest one arrives in Udine territory in the Tagliamento Valley, which is a part of the Dolomites UNESCO Heritage, too. The Dolomites in Friuli Venezia-Giulia are the most hidden, the less worldly, the most genuine, the ideal destination of a holiday in the nature.
02 Val Montanaia con il Campanile e il Gruppo dei Monfalconi (Photo Luciano Gaudenzio) 03 Erto e Casso: i lariceti della Val Zemola (Photo Luciano Gaudenzio) 02 138
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La via dei saperi e dei sapori “La Via dei Saperi e dei Sapori” è una realtà che raggruppa una cinquantina di piccole aziende dell’agroalimentare e dell’artigianato operanti in un territorio affascinante, quello delle Dolomiti Friulane. Siamo in provincia di Pordenone, nel Friuli Occidentale, in un territorio unico, d’intatta suggestione, dove saperi e sapori autentici segnano il paesaggio naturale e culturale in ogni sua sfumatura. Un comprensorio che dalle Dolomiti Friulane, dichiarate dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, si estende all’altopiano di Piancavallo, alle Valli
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La cucina nelle Dolomiti Friulane La cucina delle Dolomiti in provincia di Pordenone sfrutta tutto quello che le vallate possono offrire perché, soprattutto in passato, l’isolamento di quei territori montani ha stimolato l’ingegno delle popolazioni. I prodotti tipici più conosciuti sono gli insaccati. Innanzitutto la pitina della Val Tramontina, uno dei presìdi di Slow Food. Era prodotta utilizzando la carne di pecora, di capra o, quando capitava, di camoscio o capriolo. Oggi si usano più spesso le carni di pecora, montone e manzo. Molto simili alla pitina sono la peta di Andreis, la petuzza di Barcis e, più recente, la petuccia di Claut. In Val Tramontina, Val Colvera e Val Cellina si può gustare anche la brusaula (chiamata anche pindulis). Si tratta di carne conservata, secondo una modalità tradizionale, in strisce fatte seccare e aromatizzate con sale, pepe ed erbe ed infine affumicate. Simili modalità di conservazione erano tipiche anche di altre specialità come il filon, una lombata magra di maiale salata, pepata e arricchita d’erbe prima di essere affumicata con legno di faggio e ginepro. Altro insaccato tipico è la bondiola, che alla carne magra di maiale e alle cotiche usate per fare il cotechino aggiunge lingua e muscoletti. La montagna è luogo tradizionale per la produzione di formaggi saporiti e gustosi. Sia i classici formaggi di malga e la ricotta ma anche specialità particolari 140
come il formai dal cit, tipico della zona di Tramonti di Sopra. Infinite le ricette con le erbe selvatiche che sono tantissime, per esempio buon enrico, barba di becco, ortiche, tarassaco, silene, luppolo selvatico, asparagi selvatici, “radic di mont”, erba brusca, germogli di pungitopo, raponzolo giallo, gallinella, ruta muraria… La gente delle montagne pordenonesi usa queste erbe di campo per insaporire minestre, risotti e frittate che in autunno sono spesso arricchiti anche dai funghi di bosco. Fra i piatti della tradizione, oltre alla brovada, fatta di rape bianche inacidite nella vinaccia, e il muset, il cotechino, diffusi in tutta la regione, ci sono in Val Tramontina il pistum, foglie di rapa condite con il lardo e fatte cuocere con una polenta liquida fino a ottenere una crema densa, il pestith a Claut, fatto invece con rape cotte in acqua e aceto, poi lasciate riposare al fresco per tre mesi e quindi passate in padella con pancetta e spezie e unite a un semolino consistente di farina per polenta, e la selvaggina cucinata con maestria. Le vallate delle Dolomiti Friulane sono anche ricche di mele e, negli ultimi anni, tale ricchezza si è incrementata grazie al lavoro di ricerca e censimento svolto dal Gruppo Amatori Mele Antiche per salvare dalla scomparsa antiche varietà di mele locali.
Pordenonesi, ai Magredi. Montagne, valli e alta pianura che hanno in comune un grado di wilderness difficilmente riscontrabile in altre zone dell’arco alpino, tra paesaggi incontaminati di rara bellezza. Natura intatta, come vere e intatte sono le antiche tradizioni, il senso dell’ospitalità, i cibi rustici e genuini, le austere architetture in pietra con ballatoi in legno che gli abitanti hanno preservato con ostinazione e passione nell’arco di numerosi secoli. Info: www.cmfriulioccidentale.it www.dolomitifriulane.com
04 Formaggio latteria e Formai dal cit. (Photo Francesco Zanet)
Dolomiti Friulane cooking The Dolomites cuisine in the province of Pordenone exploits all that valleys can offer because, especially in the past, mountain territories isolation has stimulated the talent of the populations. The most well known traditional products are cured meats. First of all pitina of the Val Tramontina, protection of Slow Food. In Val Tramontina, Val Colvera and Val Cellina you could taste even brusaula (called also pindulis). Following tradition, it is preserved meat cut into stripes, dried out and seasoned with salt, pepper and herbs. Similar preservation methods were used in other traditional specialities as filon, a light loin pig, salted, peppery and seasoned with herbs, before being smoked with beech and juniper wood. Another traditional cured meat is bondiola, that adds tongue and stewing steaks to the light pig meat and to the pigskins used for cotechino. Mountains are the traditional place for the production of tasty and savory cheese as formai dal cit, typical product of Tramonti di Sopra. Among the traditional dishes, there’s more than just brovada, made from white turnips marinated in vinaccia (the marc of local grapes), in Val Tramontina there are pistum, turnip leaves seasoned with lard and cooked with fluid polenta, getting a thick cream. In Claut pestith is made of turnips cooked in water and vinegar, letting them stand in a
cool place for three months; browing in a pan with bacon and spices, adding solid meal for polenta and the hunting game cooked with mastery. Dolomiti Friulane valleys are also rich in apples and, in the last years, such wealth is increasing thanks to the research and census work developed by the Gruppo Amatori Mele Antiche in order to save local apples ancient varieties from disappearance.
Route of knowledges and tastes “The Route of Knowledges and Tastes” is a reality which gathers together about fifty small food farming and handicraft enterprises in a fascinating territory, like Dolomiti Friulane. We are in the province of Pordenone, in the Western Friuli, in an unique and breathtaking territory, where knowledges and genuine tastes mark the natural and cultural landscape in every its undertone. An area which extends from Dolomiti Friulane, declared by the UNESCO World Patrimony of the humanity, to altopiano of Piancavallo, Valli Pordenonesi, Magredi. Mountains, valleys and a high plain which combine a level of wildness that you will unlikely spot in other Alpin areas, among pure landscapes of rare beauty. 141
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Nelle Dolomiti Friulane ogni estate, per festeggiare il riconoscimento delle Dolomiti quali Patrimonio dell’Umanità, le Province di Pordenone e di Udine organizzano i Dolomiti Days, rassegna di convegni, confronti tematici, escursioni, concerti, eventi di arti e tradizioni, piatti e sapori locali, in collaborazione con i Comuni e le Associazioni dell’ambito dolomitico. Info: www.settimanadolomitiunesco.it
In Dolomiti Friulane every summer the Provinces of Pordenone and Udine organize the “Dolomiti Days” in order to celebrate the recognition of the Dolomites as Patrimony of the humanity. It’s a festival of conferences, thematic debates, trekking, art and traditions events, dishes and local tastes, in cooperation with the Municipalities and the Associations in the friulian dolomitic areas. 142
05 Tramonti di Sopra: Val Tramontina, Canale di Meduna (Photo Luciano Gaudenzio) 143
Where eagles fly The natural Park includes 37 thousand-hectares among the most beautiful of Friuli-Venezia-Giulia and is located in an area that is geologically, environmentally and naturalistically interesting. In this area, there are no smooth streets and residential zones, and it is characterised by wilderness, which cannot be found easily in the Alps. Here you can easily chance upon roe, chamois, deers, ibex, marmots or golden eagles in the sky, nesting with 10 couples. This confirms the high rate of nature in this territory, confirmed by the recent and relished comeback of the brown bear as well. The landscape of the Dolomites, the tops and naturalistic sceneries are spectacular. A very wonderful area is the area of “Monfalconi”, with the bell tower of “Val Montanaia”, a real symbol to recognise this protected area. The flora of this park needs to be mentioned as well. Endemic species such as Arenaria huteri, Daphne blagayana and Gentiana froelichi, just to mention the most eminent. Other naturalistic peculiarities of the park are the tracks of the dinosaur from the Triassic period, which were discovered close to the Casera Casavento. This park, due to its wilderness, can be visited walking through the several paths suitable for everybody. Moreover, there are paths suitable for professional hikers. In order to get to know and appreciate the protected area directly from the valley floor, you can visit the “Centri Visite” (centres for the visits) which are located in the villages of the park; some of them are open all year long, others only upon reservation.
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Dove volano le aquile L’area protetta comprendente ben 37 mila ettari fra i più belli dell’intero Friuli Venezia Giulia e si sviluppa in una zona di grande interesse geologico, ambientale e naturalistico; priva di strade agevoli e centri abitati, al suo interno è caratterizzata da un alto grado di wilderness, difficilmente riscontrabile nell’arco alpino e dove è possibile imbattersi, senza difficoltà, in caprioli, camosci, cervi, stambecchi, marmotte o vedere volteggiare nel cielo l’aquila reale, nidificante con ben 10 coppie, a riconferma di un elevato grado di naturalità del territorio, ribadita anche dal recente e gradito ritorno dell’orso bruno. Spettacolari il paesaggio dolomitico, le vette e gli splendidi scenari naturalistici che s’individuano soprattutto nella nota zona dei “Monfalconi” con l’ineguagliabile presenza del “Campanile di Val Montanaia”, vero elemento simbolo e di riconoscimento dell’intera area protetta. Degno di nota anche il patrimonio floristico del Parco. Specie endemiche come l’Arenaria huteri, la Daphne blagayana e la Gentiana froelichi, sono solamente alcune delle presenze di maggior pregio. Tra le altre peculiarità naturalistiche, spiccano le impronte fossili di Dinosauro risalenti al periodo Triassico, scoperte nei pressi della Casera Casavento. A fare da contorno a flora e fauna scorrono chiare, limpide e fresche acque che sgorgano dalla terra e si trasformano in ruscelli e torrenti, che irrompendo nella quiete dei boschi modellano il paesaggio e il susseguirsi dei diversi ambiti d’indiscussa impor-
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tanza geologica. Il territorio del Parco, dato il suo prevalente aspetto “selvaggio”, è visitabile prevalentemente utilizzando i numerosi sentieri, con percorsi adatti a tutti e tracciati più impegnativi che richiedono anche una preparazione alpinistica. Per conoscere e apprezzare l’area protetta direttamente dal fondovalle, si possono visitare i diversi Centri Visite dislocati nei paesi del Parco, alcuni aperti tutto l’anno, altri solo su prenotazione e durante i periodi di maggior afflusso turistico. In ogni Centro, è illustrato un tematismo diverso e con svariate tecniche rappresentative; contestualmente, si possono ottenere informazioni e consigli per meglio conoscere e visitare l’intero comprensorio montano. Archivio PNDF 01 Disgelo in Val di Guerra (Photo Romeo Pignat) 02 Aquila Reale (Photo Antonio Borgo)
Info: www.parcodolomitifriulane.it 145
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