Bollettino Diocesano Gennaio-Febbraio 2012

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria

Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto


BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 ANNO LXXXVIII - N. 1 Gennaio-Febbraio 2012 Redazione e amministrazione: Curia Arcivescovile Bari-Bitonto P.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450 www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: curia@odegitria.bari.it Direttore responsabile: Giuseppe Sferra Direttore: Gabriella Roncali Redazione: Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea, Bernardino Simone, Francesco Sportelli Gestione editoriale e stampa: Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.2170009 www.ecumenicaeditrice.it - info@ecumenicaeditrice.it


SOMMARIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE MAGISTERO PONTIFICIO Lettera in forma di motu proprio per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario

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Discorso in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio Permanente Comunicato dei lavori della sessione invernale (Roma, 23-26 gennaio 2012)

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Nota sull’accesso alle chiese

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTO MAGISTERO E ATII DELL’ARCIVESCOVO Decreto di attribuzione delle somme dell’8 per mille IRPEF Decreto di costituzione del nuovo Consiglio Presbiterale diocesano per il quinquennio 2011-2016 Cerca e troverai: Lettera alla Chiesa locale nel IV centenario del Seminario diocesano

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NOMINA PONTIFICIA Don Angelo Romita nominato Cappellano di Sua Santità

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CURIA METROPOLITANA Vicariato generale Le visite vicariali Cancelleria Sacre ordinazioni e decreti

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Settore Evangelizzazione. Ufficio Catechistico Incontri di formazione per catechisti e operatori pastorali “L’animatore biblico. Identità, competenze, formazione”: relazione di don Carlo Lavermicocca

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Ufficio Famiglia “Vocazione e progetto di vita”: relazione del prof. Giuseppe Micunco, direttore Ufficio Laicato

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CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Presbiterale diocesano Verbale dell’elezione del nuovo Consiglio Presbiterale diocesano per gli anni 2011-2016 (9 dicembre 2011) Verbale della riunione del 20 gennaio 2012 Consiglio Pastorale diocesano Verbale della riunione del 22 febbraio 2011 Allegato: Comunità e scuola, Relazione del direttore dell’Ufficio Scuola don Nicola Monterisi Verbale della riunione del 31 maggio 2011 Allegato: Comunicazione sulle proposizioni finali del III Convegno Ecclesiale Regionale “I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi” a cura del prof. Giuseppe Micunco, direttore Ufficio Laicato

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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA” Inaugurazione dell’anno accademico 2011-2012: Relazione del direttore dell’Istituto mons. Domenico Amato

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PUBBLICAZIONI

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NELLA PACE DEL SIGNORE padre Vigilio Suma, O.F.M. Cap.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO 6

Gennaio 2012 Febbraio 2012

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Lettera apostolica in forma di “motu proprio” per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario

La Sede Apostolica ha sempre levato la sua voce per esortare tutti gli uomini di buona volontà, e soprattutto i responsabili delle nazioni, all’impegno nell’edificazione, anche attraverso una pace giusta e duratura in ogni parte del mondo, della universale città di Dio verso cui avanza la storia della comunità dei popoli e delle nazioni [Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 7: AAS 101 /2009), 645]. La pace purtroppo, ai nostri tempi, in una società sempre più globalizzata, è minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell’economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale. Molto opportunamente la comunità internazionale si sta sempre più dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. La Santa Sede approva questo impegno ed intende far proprie queste regole nell’utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Città del Vaticano. In tale quadro, anche in esecuzione della convenzione monetaria fra lo Stato della Città del Vaticano e l’Unione Europea del 17 dicembre 2009, ho approvato per lo Stato medesimo l’emanazione della Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei pro-

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venti di attività criminose e del finanziamento del terrorismo del 30 dicembre 2010, che viene oggi promulgata. Con la presente Lettera Apostolica in forma di Motu proprio: a) stabilisco che la suddetta Legge dello Stato della Città del Vaticano e le sue future modificazioni abbiano vigenza anche per i dicasteri della Curia Romana e per tutti gli organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede ove essi svolgano le attività di cui all’art. 2 della medesima Legge; b) costituisco l’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) indicata nell’articolo 33 della Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo, quale istituzione collegata alla Santa Sede, a norma degli articoli 186 e 190 -191 della Costituzione apostolica Pastor Bonus, conferendo ad essa la personalità giuridica canonica pubblica e la personalità civile vaticana ed approvandone lo Statuto, che è unito al presente Motu proprio; c) stabilisco che l’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) eserciti i suoi compiti nei confronti dei dicasteri della Curia Romana e di tutti gli organismi ed enti di cui alla lettera a); d) delego, limitatamente alle ipotesi delittuose di cui alla suddetta Legge, i competenti organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano ad esercitare la giurisdizione penale nei confronti dei dicasteri della Curia Romana e di tutti gli organismi ed enti di cui alla lettera a). Dispongo che quanto stabilito abbia pieno e stabile valore a partire dalla data odierna, nonostante qualsiasi disposizione contraria, pur meritevole di speciale menzione. La presente Lettera apostolica in forma di Motu Proprio stabilisco che sia pubblicata in Acta Apostolicae Sedis. 8 Benedetto XVI Dato a Roma, dal Palazzo Apostolico, il 30 dicembre dell’anno 2010, sesto del Pontificato


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Discorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana

Cari componenti del Tribunale della Rota Romana È per me motivo di gioia ricevervi oggi nell’annuale incontro, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Rivolgo il mio saluto al Collegio dei Prelati Uditori, ad iniziare dal decano, mons. Antoni Stankiewicz, che ringrazio per le sue parole. Un cordiale saluto anche agli officiali, agli avvocati, agli altri collaboratori, e a tutti i presenti. In questa circostanza rinnovo la mia stima per il delicato e prezioso ministero che svolgete nella Chiesa e che richiede un sempre rinnovato impegno per l’incidenza che esso ha per la salus animarum del popolo di Dio. Nell’appuntamento di quest’anno, vorrei partire da uno degli importanti eventi ecclesiali, che vivremo tra qualche mese; mi riferisco all’Anno della fede, che, sulle orme del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, ho voluto indire nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Quel grande Pontefice – come ho scritto nella Lettera apostolica di indizione – stabilì per la prima volta un tale periodo di riflessione «ben cosciente delle gravi difficoltà del tempo, soprattutto riguardo alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione»1. 1

Motu proprio Porta fidei, 11 ottobre 2011, 5: «L’Osservatore Romano», 17-18 ottobre 2011, p. 4 [cfr su questo Bollettino, n. 5, settembre-ottobre 2011, pp. 511-525].

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Riallacciandomi a una simile esigenza, passando all’ambito che più direttamente interessa il vostro servizio alla Chiesa, oggi vorrei soffermarmi su di un aspetto primario del ministero giudiziale, ovvero l’interpretazione della legge canonica in ordine alla sua applicazione2. Il nesso con il tema appena accennato – la retta interpretazione della fede – non si riduce certo a una mera assonanza semantica, considerato che il diritto canonico trova nelle verità di fede il suo fondamento e il suo stesso senso, e che la lex agendi non può che rispecchiare la lex credendi. La questione dell’interpretazione della legge canonica, peraltro, costituisce un argomento assai vasto e complesso, dinanzi al quale mi limiterò ad alcune osservazioni. Anzitutto l’ermeneutica del diritto canonico è strettamente legata alla concezione stessa della legge della Chiesa. Qualora si tendesse a identificare il diritto canonico con il sistema delle leggi canoniche, la conoscenza di ciò che è giuridico nella Chiesa consisterebbe essenzialmente nel comprendere ciò che stabiliscono i testi legali. A prima vista questo approccio sembrerebbe valorizzare pienamente la legge umana. Ma risulta evidente l’impoverimento che questa concezione comporterebbe: con l’oblio pratico del diritto naturale e del diritto divino positivo, come pure del rapporto vitale di ogni diritto con la comunione e la missione della Chiesa, il lavoro dell’interprete viene privato del contatto vitale con la realtà ecclesiale. Negli ultimi tempi alcune correnti di pensiero hanno messo in guardia contro l’eccessivo attaccamento alle leggi della Chiesa, a cominciare dai Codici, giudicandolo, per l’appunto, una manifestazione di legalismo. Di conseguenza, sono state proposte delle vie ermeneutiche che consentono un approccio più consono con le basi teologiche e gli intenti anche pastorali della norma canonica, portando ad una creatività giuridica in cui la singola situazione diventerebbe fattore decisivo per accertare l’autentico significato del precetto legale nel caso concreto. La misericordia, l’equità, l’oikonomia così cara alla tradizione orientale, sono alcuni dei concetti a cui si ricorre in tale operazione interpretativa. Conviene notare subito che questa impostazione non supera il positivismo che

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Cfr can. 16, § 3 CIC; can. 1498, § 3 CCEO.


MAGISTERO PONTIFICIO denuncia, limitandosi a sostituirlo con un altro in cui l’opera interpretativa umana assurge a protagonista nello stabilire ciò che è giuridico. Manca il senso di un diritto oggettivo da cercare, poiché esso resta in balìa di considerazioni che pretendono di essere teologiche o pastorali, ma alla fine sono esposte al rischio dell’arbitrarietà. In tal modo l’ermeneutica legale viene svuotata: in fondo non interessa comprendere la disposizione della legge, dal momento che essa può essere dinamicamente adattata a qualunque soluzione, anche opposta alla sua lettera. Certamente vi è in questo caso un riferimento ai fenomeni vitali, di cui però non si coglie l’intrinseca dimensione giuridica. Esiste un’altra via, in cui la comprensione adeguata della legge canonica apre la strada a un lavoro interpretativo che s’inserisce nella ricerca della verità sul diritto e sulla giustizia nella Chiesa. Come ho voluto far presente al Parlamento Federale del mio Paese, nel Reichstag di Berlino3, il vero diritto è inseparabile dalla giustizia. Il principio vale ovviamente anche per la legge canonica, nel senso che essa non può essere rinchiusa in un sistema normativo meramente umano, ma deve essere collegata a un ordine giusto della Chiesa, in cui vige una legge superiore. In quest’ottica la legge positiva umana perde il primato che le si vorrebbe attribuire, giacché il diritto non si identifica più semplicemente con essa; in ciò, tuttavia, la legge umana viene valorizzata in quanto espressione di giustizia, anzitutto per quanto essa dichiara come diritto divino, ma anche per quello che essa introduce come legittima determinazione di diritto umano. In tal modo, si rende possibile un’ermeneutica legale che sia autenticamente giuridica, nel senso che, mettendosi in sintonia con il significato proprio della legge, si può porre la domanda cruciale su quel che è giusto in ciascun caso. Conviene osservare, a questo proposito, che per cogliere il significato proprio della legge occorre 3

Cfr Discorso al Parlamento Federale della Repubblica Federale di Germania, 22 settembre 2011: «L’Osservatore Romano», 24 settembre 2011, pp. 6-7 [cfr su questo Bollettino, n. 5, settembre-ottobre 2011, pp. 503-510].

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sempre guardare alla realtà che viene disciplinata, e ciò non solo quando la legge sia prevalentemente dichiarativa del diritto divino, ma anche quando introduca costitutivamente delle regole umane. Queste vanno infatti interpretate anche alla luce della realtà regolata, la quale contiene sempre un nucleo di diritto naturale e divino positivo, con il quale deve essere in armonia ogni norma per essere razionale e veramente giuridica. In tale prospettiva realistica, lo sforzo interpretativo, talvolta arduo, acquista un senso e un obiettivo. L’uso dei mezzi interpretativi previsti dal Codice di Diritto canonico nel canone 17, a cominciare dal «significato proprio delle parole considerato nel testo e nel contesto», non è più un mero esercizio logico. Si tratta di un compito che è vivificato da un autentico contatto con la realtà complessiva della Chiesa, che consente di penetrare nel vero senso della lettera della legge. Accade allora qualcosa di simile a quanto ho detto a proposito del processo interiore di sant’Agostino nell’ermeneutica biblica: «il trascendimento della lettera ha reso credibile la lettera stessa»4. Si conferma così che anche nell’ermeneutica della legge l’autentico orizzonte è quello della verità giuridica da amare, da cercare e da servire. Ne segue che l’interpretazione della legge canonica deve avvenire nella Chiesa. Non si tratta di una mera circostanza esterna, ambientale: è un richiamo allo stesso humus della legge canonica e delle realtà da essa regolate. Il sentire cum Ecclesia ha senso anche nella disciplina, a motivo dei fondamenti dottrinali che sono sempre presenti e operanti nelle norme legali della Chiesa. In questo modo, va applicata anche alla legge canonica quell’ermeneutica del rinnovamento nella continuità di cui ho parlato in riferimento al Concilio Vaticano II5, così strettamente legato all’attuale legislazione canonica. La maturità cristiana conduce ad amare sempre più la legge e a volerla comprendere ed applicare con fedeltà. Questi atteggiamenti di fondo si applicano a tutte le categorie di interpretazione: dalla ricerca scientifica sul diritto canonico, al lavoro degli operatori giuridici in sede giudiziaria o amministrati4

Cfr Esort. ap. postsininodale Verbum Domini, 30 settembre 2010, 38: AAS 102 (2010), p. 718, n. 38. 5 Cfr Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005: AAS 98 (2006), pp. 40-53.


MAGISTERO PONTIFICIO va, fino alla ricerca quotidiana delle soluzioni giuste nella vita dei fedeli e delle comunità. Occorre spirito di docilità per accogliere le leggi, cercando di studiare con onestà e dedizione la tradizione giuridica della Chiesa per potersi identificare con essa e anche con le disposizioni legali emanate dai Pastori, specialmente le leggi pontificie nonché il magistero su questioni canoniche, il quale è di per sé vincolante in ciò che insegna sul diritto6. Solo in questo modo si potranno discernere i casi in cui le circostanze concrete esigono una soluzione equitativa per raggiungere la giustizia che la norma generale umana non ha potuto prevedere, e si sarà in grado di manifestare in spirito di comunione ciò che può servire a migliorare l’assetto legislativo. Queste riflessioni acquistano una peculiare rilevanza nell’ambito delle leggi riguardanti l’atto costitutivo del matrimonio e la sua consumazione e la ricezione dell’ordine sacro, e di quelle attinenti ai rispettivi processi. Qui la sintonia con il vero senso della legge della Chiesa diventa una questione di ampia e profonda incidenza pratica nella vita delle persone e delle comunità e richiede una speciale attenzione. In particolare, vanno anche applicati tutti i mezzi giuridicamente vincolanti che tendono ad assicurare quell’unità nell’interpretazione e nell’applicazione delle leggi che è richiesta dalla giustizia: il magistero pontificio specificamente concernente questo campo, contenuto soprattutto nelle Allocuzioni alla Rota Romana; la giurisprudenza della Rota Romana, sulla cui rilevanza ho già avuto modo di parlarvi7; le norme e le dichiarazioni emanate da altri dicasteri della Curia Romana. Tale unità ermeneutica in ciò che è essenziale non mortifica in alcun modo le funzioni dei tribunali locali, chiamati a confrontarsi per primi con le complesse situazioni reali che si danno in ogni contesto culturale. Ciascuno di essi, infatti, è tenuto a procedere con un senso di vera riverenza nei riguardi della verità sul diritto, cercando di praticare esemplarmente, nell’applicazione degli istituti giudiziali e amministrativi, la 6 7

Cfr Giovanni Paolo II, Allocuzione alla Rota Romana, 6: AAS 97 (2005), pp. 165-166. Cfr Allocuzione alla Rota Romana, 26 gennaio 2008: AAS 100 (2008), pp. 84-88.

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comunione nella disciplina, quale aspetto essenziale dell’unità della Chiesa. Avviandomi alla conclusione di questo momento di incontro e di riflessione, vorrei ricordare la recente innovazione - a cui ha fatto riferimento mons. Stankiewicz - in forza della quale sono state trasferite ad un ufficio presso codesto Tribunale Apostolico le competenze circa i procedimenti di dispensa dal matrimonio rato e non consumato e le cause di nullità della sacra ordinazione8. Sono certo che vi sarà una generosa risposta a questo nuovo impegno ecclesiale. Nell’incoraggiare la vostra preziosa opera, che richiede un fedele, quotidiano e impegnato lavoro, vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria, Speculum iustitiae, e volentieri vi imparto la benedizione apostolica. Benedetto XVI Sala Clementina, sabato, 21 gennaio 2012

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Cfr Motu proprio Quaerit semper, 30 agosto 2011:« L’Osservatore Romano», 28 settembre 2011, p. 7.


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA I TALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio Permanente

Comunicato finale dei lavori (Roma, 23-26 gennaio 2012)

1. Parole antiche per l’alfabeto sociale A fronte dello scenario di crisi che dall’ambito internazionale ha ricadute e specificità italiane, il Consiglio Episcopale Permanente ha condiviso la puntuale disamina offerta dal Cardinale Presidente nella prolusione che lunedì 23 gennaio ha aperto i lavori. Alla luce del Magistero di Benedetto XVI, i vescovi si sono detti convinti che la situazione presente denunci la debolezza d’impostazione delle etiche secolari, le quali hanno finito per dimenticare la conoscenza del vero bene dell’uomo. A pagarne le conseguenze è la stessa politica, vittima di fenomeni speculativi che – se non gestiti – rischiano di rendere inutili anche i sacrifici imposti allo scopo di risanare il Paese e di porlo nelle condizioni di crescere. Con ciò, i Pastori sono rimasti estranei alla tentazione di ingrossare la «ventata dell’antipolitica» che attraversa il Paese; piuttosto, hanno rilanciato l’appello a rifondare su «pensieri lunghi e alti», a tornare a riconsiderare «parole antiche» – ma sempre attuali e urgenti – al fine di ricostruire un linguaggio e un orizzonte, che siano orientati al bene comune. A tale scopo hanno ribadito la proposta di itinerari formativi alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Essa trova la sua sorgente in Gesù Cristo, da cui deriva una precisa concezione antropologica per la costruzione della città degli uomini, nella quale l’etica della vita e l’etica sociale sono fortemente intrecciate. Ne sono espressio-

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ne le tante forme di presenza responsabile della componente ecclesiale nei servizi sociali e nelle molteplici iniziative di prossimità alla gente. L’alfabeto della società, a cui il laicato cattolico è portatore di un contributo forte e originale – hanno ricordato ancora i vescovi – vive di realtà essenziali: la famiglia, per la quale si chiede una coerenza interna di politiche forti, dirette ed efficaci, affinché non sia sacrificata all’economia, ma veda rispettati i propri tempi, a partire dalla domenica; la scuola paritaria, oggi fortemente indebolita dall’incapacità pregiudiziale di coglierne il valore formativo, per giunta meno oneroso di quello della scuola statale; la cultura del lavoro, che – come sottolineava il Cardinale Presidente – è fatta certamente di professionalità, ma anche di quell’approccio mentale e di quelle virtù morali che ne costituiscono la struttura portante; l’equità, condizione del senso di appartenenza e di cittadinanza, che rinvia per tutti al dovere di pagare le tasse, ma anche al diritto, per esempio, per i malati terminali di accesso alle cure. In questa luce, il Consiglio Permanente ha rimarcato a più voci la necessità di una nuova stagione di diritti e di doveri anche per gli immigrati, sottolineando l’importanza di riconoscere lo status di cittadini italiani a quanti nascono nel nostro Paese.

2. La fede, pienezza d’umanità

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In quanto depositari e portatori di quella precisa visione della vita che deriva dall’esperienza cristiana, i vescovi avvertono la responsabilità di proporla con il coraggio di chi sa che è pienezza dell’umano. Da un lato, essa consente di mantenere uno sguardo di fiducia e di speranza anche sulla difficile stagione della società italiana; dall’altro, permette di riconoscere la presenza di segni che rivelano la tenuta dei valori cristiani: si esprimono ancora nella qualificata partecipazione alle celebrazioni e nella pietà popolare, come nella disponibilità di chi dalla crisi è ricondotto all’essenziale, alle cose che veramente contano. Nel contempo, dal confronto tra i vescovi è emersa in maniera chiara la consapevolezza – che diventa ansia pastorale – di una diffusa carenza formativa. Di qui il loro richiamo a non trascurare le verità e, quindi, i contenuti della catechesi, la quale, se non porta all’in-


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA contro con Cristo e al suo pensiero, non diventa mai giudizio sulla vita nella sua concretezza. Un incoraggiamento in tale direzione il Consiglio Permanente l’ha trovato nell’intuizione di Benedetto XVI di indire un “Anno della fede” (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013), in coincidenza anche con il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e con il ventesimo della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Alla luce della recente Nota della Congregazione per la Dottrina della fede, il Consiglio Permanente si è soffermato sui compiti formativo-teologico e su quello pastoralecomunicativo propri della Conferenza Episcopale, affinché la celebrazione di tale evento costituisca un’autentica occasione di riscoperta e di approfondimento della fede. In questa medesima prospettiva va anche la scelta di dedicare la prossima Assemblea generale (21-25 maggio 2012) al tema “Gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità”. Il Consiglio Permanente si è orientato su tale titolo coerentemente con la scansione tematica di questo primo quinquennio, che riserva all’anno pastorale in corso l’attenzione alla formazione cristiana degli adulti. Partendo da alcuni aspetti socio-culturali – che delineano il profilo di un adulto spesso inadeguato alle attese e alle responsabilità della propria età e del proprio ruolo – a maggio i vescovi si concentreranno sui valori e sui metodi con cui le comunità ecclesiali possono accompagnare gli adulti nel loro impegno di crescita nella fede cristiana, che porta a pienezza l’umanità dell’uomo nelle diverse condizioni di vita. Complementare a tale obiettivo è il progetto, avviato dalla Segreteria generale, di ricognizione delle «buone pratiche educative» presenti nelle diocesi: selezionerà esperienze in relazione a caratteristiche di ecclesialità, radicamento sul territorio e riproducibilità. Il Consiglio Permanente ha anche stabilito che il Convegno ecclesiale nazionale di metà decennio si celebri a Firenze nella prima parte del mese di novembre del 2015. Si tratta di un appuntamento che ha il compito di fare sintesi del cammino degli Orientamenti pastorali e di declinare in termini sempre aderenti al vissuto la testi-

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monianza ecclesiale dentro il tessuto storico e sociale del Paese. Il Consiglio di marzo definirà la proposta del tema e delle modalità di preparazione del Convegno, su cui si esprimerà quindi l’Assemblea generale di maggio, per permettere ad un successivo Consiglio Permanente l’elezione della Presidenza del Comitato preparatorio.

3. Linee guida, statuti e note

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Diverse e molteplici sono state le questioni poste all’ordine del giorno. In sintonia con quanto richiesto dalla Congregazione per la Dottrina della fede alle Conferenze episcopali nel mondo, i vescovi hanno continuato l’esame, avviato in settembre, della bozza delle linee guida per i casi di abuso sessuale compiuti da chierici nei confronti di minori. Al riguardo, hanno sollecitato un rinnovato impegno da parte della comunità ecclesiale, chiamata ad affrontare la questione in spirito di giustizia, avendo premura in primo luogo per le vittime degli abusi e curando in particolare la formazione dei futuri sacerdoti e religiosi. Il Consiglio Permanente ha approvato il nuovo statuto della Fondazione Migrantes. La revisione è stata motivata, oltre che dalla necessità di far proprie le recenti indicazioni normative della Santa Sede e della CEI sul piano amministrativo e della pastorale della mobilità, anche dalla necessità di un aggiornamento che consenta di rispondere in maniera adeguata all’attuale contesto del mondo delle migrazioni. In questa linea, è stata anche decisa una nuova strutturazione delle competenze per la pastorale aerea e marittima, affidando quest’ultima a un nuovo ufficio all’interno della Segreteria generale. Il Consiglio Permanente ha autorizzato l’invio a tutti i vescovi dei materiali complementari della nuova edizione del Messale Romano, sui quali sarà chiamata a esprimersi l’Assemblea generale di maggio. In questo modo, si aggiunge il tassello conclusivo all’iter per l’approvazione definitiva da parte della CEI della traduzione italiana della terza edizione del Messale, dopo che l’Assemblea generale di Assisi nel novembre 2010 e quella di Roma del maggio 2011 hanno approvato rispettivamente la prima e la seconda parte della traduzione. Il Consiglio Permanente ha stabilito che il prossimo Congresso Eucaristico Nazionale si celebri a Genova nel 2016. La Settimana sociale dei cattolici italiani si terrà nel 2017.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Ha approvato le indicazioni didattiche per l’insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo di istruzione e formazione, in linea con il costante impegno della CEI di aggiornare periodicamente i programmi di insegnamento per adeguarli ai processi di riforma della scuola italiana. Ribadito, inoltre, il principio dell’accesso gratuito alle chiese aperte al culto, al fine di sottolinearne la primaria e costitutiva finalità, il Consiglio Permanente ha approvato una nota sull’argomento, autorizzandone la pubblicazione. Infine, sono state approvate le nuove tabelle parametriche per l’edilizia di culto e alcune modifiche dello statuto del Movimento Adulti Scout Cattolici (MASCI).

4. Nomine Nel corso dei lavori, il Consiglio Permanente ha provveduto alle seguenti nomine: - Membro della Commissione episcopale per il laicato: S.E. mons. Vito ANGIULI, vescovo di Ugento–Santa Maria di Leuca. - Direttore di Caritas Italiana: don Francesco Antonio SODDU (Sassari). - Responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose: don Andrea TONIOLO (Padova). - Presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo: mons. Giovanni Battista GANDOLFO (Albenga–Imperia). - Revisore dei conti di Caritas Italiana: don Rocco PENNACCHIO, economo della CEI. - Consulente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC): don Armando MATTEO (Catanzaro–Squillace). - Consulente ecclesiastico dell’Unione Cattolica Artisti Italiani (UCAI): mons. Giovanni Battista GANDOLFO (Albenga – Imperia). - Assistente teologico nazionale dell’Unione Cattolica Italiana Tecnici (UCI Tecnici): mons. Ottavio PETRONI (Roma).

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- Membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani: dott. Sergio GATTI. È stato confermato il presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC), nella persona del prof. Carlo CIROTTO, e il consigliere spirituale del Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa (GRIS), nella persona di don Battista CADEI (Bergamo).

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Nella riunione del 23 gennaio 2012, la Presidenza della CEI ha provveduto alle seguenti nomine: - Vescovo emerito membro della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata: S.E. mons. Lorenzo CHIARINELLI, vescovo emerito di Viterbo. - Membri del Comitato per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo: don Francesco Antonio SODDU, direttore di Caritas Italiana; don Giovanni Attilio CESENA, direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese; padre Giulio ALBANESE, MCCJ; dott. Giuseppe MAGRI; suor Antonietta PAPA, FMM; prof. Francesco CASTELLI; prof.ssa Emanuela COLOMBO; dott.ssa Giudi PERUZZI; prof.ssa Mirella SCALIA; diac. Umberto SILENZI (San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto). - Presidente della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI): don Umberto OLTOLINI (Milano). - Vice Presidente della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI): don Rino PITTARELLO (Padova). - Don Rocco PENNACCHIO, economo della CEI, è stato nominato consigliere della Fondazione di religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena; membro della Presidenza della Fondazione Missio; membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Centro unitario per la cooperazione missionaria tra le Chiese (CUM); revisore dei conti della Fondazione Migrantes; membro e presidente del Collegio dei revisori dei conti dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero. La Presidenza della CEI ha anche ratificato la nomina di un membro del Comitato direttivo della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (CNAL), nella persona dell’avv. Michele PANAJOTTI. Roma, 27 gennaio 2012


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA I TALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio Permanente

Nota sull’accesso alle chiese

1. Secondo la tradizione italiana, è garantito a tutti l’accesso gratuito alle chiese aperte al culto, perché ne risalti la primaria e costitutiva destinazione alla preghiera liturgica e individuale. Tale finalizzazione è tutelata anche dalle leggi dello Stato. 2. La Conferenza Episcopale Italiana ritiene che tale principio debba essere mantenuto anche in presenza di flussi turistici rilevanti, consentendo l’accesso gratuito nelle chiese nelle fasce orarie tradizionali, salvo casi eccezionali a giudizio dell’Ordinario diocesano. Pertanto le comunità cristiane si impegnano ad assicurare l’apertura delle chiese destinate al culto, in special modo quelle di particolare interesse storico e artistico situate nei centri storici e nelle città d’arte, sulla base di calendari e orari certi, stabili e noti. 3. Le comunità cristiane accolgono nelle chiese come ospiti graditi tutti coloro che desiderano entrarvi per pregare, per sostare in silenzio, per ammirare le opere d’arte sacra in esse presenti. 4. Ai turisti che desiderano visitare le chiese, le comunità cristiane chiedono l’osservanza di alcune regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile di comportamento e soprattutto il più rigoroso rispetto del silenzio, in modo da facilitare il clima di preghiera: anche du-

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rante le visite turistiche, infatti, le chiese continuano a essere “case di preghiera”. 5. In presenza di flussi turistici molto elevati gli enti proprietari, allo scopo di assicurare il rispetto del carattere sacro delle chiese e di garantire la visita in condizioni adeguate, si riservano di limitare il numero di persone che vengono accolte (ricorrendo al cosiddetto contingentamento) e/o di limitarne il tempo di permanenza. 6. Deve essere sempre assicurata la possibilità dell’accesso gratuito a quanti intendono recarsi in chiesa per pregare e deve essere sempre consentito l’accesso gratuito ai residenti nel territorio comunale. 7. L’adozione di un biglietto d’ingresso a pagamento è ammissibile soltanto per la visita turistica di parti del complesso (cripta, tesoro, battistero autonomo, campanile, chiostro, singola cappella, ecc.), chiaramente distinte dall’edificio principale della chiesa, che deve rimanere a disposizione per la preghiera. Roma, 31 gennaio 2012 Memoria di San Giovanni Bosco

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Decreto di attribuzione delle somme dell’8 per mille IRPEF

Prot. 648/ A/11 L’Arcivescovo della Arcidiocesi di Bari-Bitonto VISTA la determinazione approvata dalla XLV Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (Collevalenza, 9-12 novembre 1998); CONSIDERATI i criteri programmatici ai quali intende ispirarsi nell’anno pastorale 2012 per l’utilizzo delle somme derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF; TENUTA PRESENTE la programmazione diocesana riguardante nel corrente anno priorità pastorali e urgenze di solidarietà; SENTITI, per quanto di rispettiva competenza, l’incaricato del Servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica e il Direttore della Caritas diocesana; UDITO il parere del Consiglio Diocesano per gli Affari economici e del Collegio dei Consultori dispone I) Le somme derivanti dall’otto per mille IRPEF ex art. 47 della Legge 222/1985 ricevute nell’anno 2011 dalla Conferenza Episcopale Italiana “per esigenze di Culto e Pastorale” sono così assegnate:

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ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE 2011

1 1

ESIGENZE DEL CULTO NUOVI COMPLESSI PARROCCHIALI

2 1 2 4 5 6 9 10

ESERCIZIO CURA DELLE ANIME ATTIVITÀ PASTORALI STRAORDINARIE CURIA DIOCESANA E CENTRI PASTORALI MEZZI COMUNICAZIONE SOCIALE ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE CONSULTORIO FAMILIARE DIOCESANO PARROCCHIE STRAORDINARIA NECESSITÀ

3 1 2 4 5 6

FORMAZIONE DEL CLERO SEMINARI DIOC., INTERDIOC., REGIONALI RETTE SEMINARISTI E SACERDOTI FORMAZIONE PERMANENTE CLERO FORMAZIONE DIACONATO PERMANENTE PASTORALE VOCAZIONALE

4 1 4

SCOPI MISSIONARI CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO SACERDOTI FIDEI DONUM

5 2

CATECHESI ED EDUC. CRISTIANA ASSOCIAZIONI ECCLESIALI

6 1

CONTRIBUTO SERVIZIO DIOCESANO CONTRIBUTO SERVIZIO DIOCESANO

8 1

INIZIATIVE PLURIENNALI FONDO DI GARANZIA

TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI

10.000.00 10.000,00

77.000,00 440.000,00 15.493,71 40.000,00 100.000,00 27.000,00 63.000,00 732.493,71

300.000,00 25.000,00 25.000,00 10.000,00 5.224,63 365.224,63

10.000,00 15.493,71 25.493,71

7.746,85 7.746,85

2.324,06 2.324,06

129.780,69 129.780,69 1.303.063,65


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO II) Le somme derivanti dall’otto per mille IRPEF ex art. 47 della Legge 222/1985 ricevute nell’anno 2011 dalla Conferenza Episcopale Italiana “per interventi caritativi” sono così assegnate: 888

INTERVENTI CARITATIVI 2011

1 1 2 3

DISTRIB. PERSONE BISOGNOSE DA PARTE DELLA DIOCESI DA PARTE DELLE PARROCCHIE DA PARTE DI ENTI ECCLESIASTICI

2 1 2 6

OPERE CARITATIVE DIOCESANE IN FAVORE DI EXTRACOMUNITARI IN FAVORE DI TOSSICODIPENDENTI FONDAZIONE ANTIUSURA

4 1 2 3

OPERE CARITATIVE ALTRI ENTI CASA BETANIA CASA DELLA CARITÀ CASA DEL CLERO MONS. E. NICODEMO

5 1

ALTRE ASSEGNAZIONI/EROGAZIONI A DISPOSIZIONE DEL VESCOVO PER CARITÀ

6 1

INIZIATIVE PLURIENNALI INIZIATIVA PLURIENNALI

215.000,00 200.000,00 67.139,40 482.139,40

38.734,26 41.316,55 25.822,84 105.873,65

8.846,85 14.904,99 25.534,93 49.286,77

153.582,42 153.582,42

87.558

Le disposizioni del presente provvedimento saranno trasmesse alla Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana attraverso i prospetti di rendicontazione predisposti secondo le indicazioni date dalla Presidenza della C. E. I. Bari lì, 1 dicembre 2011 + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Decreto costitutivo del Consiglio Presbiterale diocesano per il quinquennio 2011-2016

Prot. n. 100/11/D.A.G. Trascorso il quinquennio di attività del Consiglio Presbiterale, costituito il 30 novembre 2006 (Prot. n. 124/06/D.A.G.), si è reso necessario procedere al suo rinnovo. Ho così predisposto, nel rispetto di quanto stabilito dal Codice di Diritto canonico e dallo Statuto-Regolamento, le Norme per l’elezione del Consiglio per gli anni 2011-2016, allegandole al decreto di indizione delle elezioni per la designazione dei membri eletti del nuovo Consiglio Presbiterale per il prossimo quinquennio (Prot. n. 91/11/D.A.G. del 24 novembre scorso), con la nomina del Presidente delegato e degli scrutatori; elezioni che si sono svolte presso la cappella del Seminario diocesano, dove è stato costituito il seggio elettorale il giorno 9 dicembre 2011 in contemporanea allo svolgimento del ritiro mensile del clero e negli orari dello stesso. Svoltesi le elezioni nel giorno suddetto, e presa visione del verbale dello scrutinio dei voti con l’allegato elenco dei sacerdoti risultati più suffragati, entrambi da pubblicare sul Bollettino diocesano a norma del diritto, ho proceduto alla designazione dei quattro sacerdoti di nomina arcivescovile. Tutti hanno ricevuto comunicazione personale dell’elezione o della nomina, a norma del diritto. I religiosi hanno espresso la loro accettazione con il consenso dei Superiori.

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Integrato il numero dei sacerdoti eletti e di nomina arcivescovile con quello dei membri di diritto, è così possibile procedere alla costituzione del nuovo Consiglio. Pertanto, a norma dei cann. 495-502 CIC, con il presente DECRETO

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rinnovo formalmente il Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di BariBitonto per il quinquennio 2011-2016, composto dai membri così di seguito elencati: Eletti nella lista A: don Mario Castellano, don Sigismondo Mangialardi, don Michele Birardi, padre Pietro Gallone O.F.M.Cap., don Domenico Chiarantoni, don Vito Piccinonna, don Antonio Serio, don Giacomo Fazio, don Alessandro Tanzi, don Nicola Cotrone, don Giovanni De Robertis, don Antonio Ruccia, padre Franco Annicchiarico S.J., don Donato De Felice, don Antonio Eboli, don Francesco Savino. Eletti nella lista B: padre Giovanni Distante O.P., padre Luigi Gaetani O.C.D., padre Francesco Neri O.F.M.Cap., padre Mariano Bubbico O.F.M.Cap., padre Santo Pagnotta O.P. Membri di nomina arcivescovile: don Angelo Romita, don Vito Marziliano, don Ambrogio Avelluto, don Donato Lucariello. Membri di diritto: Il Vicario generale mons. Domenico Ciavarella; i vicari episcopali don Candeloro Angelillo, don Ubaldo Aruanno, mons. Vito Bitetto, mons. Francesco Colucci (anche Presidente del Capitolo Metropolitano), padre Leonardo Di Pinto O.F.M., mons. Angelo Latrofa, mons. Domenico Falco; i vicari zonali mons. Francesco Lanzolla, mons. Alberto D’Urso, don Giuseppe Cutrone, don Marino Decaro, don Vittorio Borracci, don Domenico Lieggi, don Marino Cutrone, don Carlo Lattarulo, don Antonio Lobalsamo, don Domenico Castellano, don Domenico Moro, don Enrico D’Abbicco; padre Lorenzo Lorusso O.P., rettore della Basilica di S. Nicola; padre Antonio Cofano O.F.M., segretario diocesano CISM; don Paolo Bux, cancelliere arcivescovile e vicario giudiziale; don Vito Nicola Manchisi, economo diocesano; don Gaetano Coviello, direttore dell’Ufficio Amministrativo diocesano; don Andrea Favale, rettore del Seminario arcivescovile; don Michele Sardone, Presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Contestualmente, a norma dell’art. 17 dello Statuto-Regolamento


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO del Consiglio, nomino quale nuovo segretario del medesimo il reverendo don Alessandro Tanzi, al quale do mandato di convocare per la data designata la prima riunione del Consiglio. Voglia il Signore benedire i lavori di questo nuovo Consiglio Presbiterale, affinchÊ nel prossimo quinquennio con il suo impegno sostenga il Vescovo nel governo della Chiesa di Bari-Bitonto e favorisca lo spirito di comunione sacerdotale. Bari, 22 dicembre 2011 + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto sac. Paolo Bux Cancelliere Arcivescovile

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Cerca e troverai Lettera alla Chiesa locale nel IV centenario del Seminario diocesano

Era il 18 gennaio 1612 quando sorgeva il nostro Seminario Arcivescovile. Sono trascorsi 400 anni! Nel chiedere al Signore uno sguardo illuminato per contemplare le meraviglie da Lui operate in questi lunghi anni, sento il bisogno di volgere con voi gli occhi, oggi, al nostro Seminario diocesano. Per vivere l’anniversario non come occasione per una sterile commemorazione, ma per accoglierlo come un dono prezioso della Provvidenza che apra gli animi alla gratitudine, suscitando una memoria viva di tutto il cammino che finora il Signore Dio ci ha fatto percorrere. In questi quattrocento anni quante migliaia di ragazzi si sono posti in serio ascolto della volontà di Dio nella loro vita! Tanti di loro sono diventati sacerdoti e guide delle nostre comunità. Tanti altri conservano una grata memoria della formazione cristiana e umana ricevuta. Oggi la missione educativa è ancora più ardua che in passato. Il cammino del Seminario minore non è esente da fatiche e ostacoli. Per questo, nell’assemblea diocesana dello scorso settembre ho avviato con voi una comune riflessione per interpretare più in profondità, nella nostra Chiesa locale, l’impegno educativo vocazionale. In questa lettera vorrei continuare, precisandola, la riflessione avviata. Oltre l’icona evangelica del “viaggio dei Magi”, ci accompagnerà quest’anno particolarmente l’icona di Zaccheo che ritroviamo esposta nelle nostre chiese. La Lettera è stata pubblicata anche dal Centro editoriale dehoniano, Bologna 2012.

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1. Adagio adagio, verso una fontana «Buon giorno», disse il piccolo principe. «Buon giorno», disse il mercante. Era un mercante di pillole preconfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. «Perché vendi questa roba?», disse il piccolo principe. «È una grossa economia di tempo», disse il mercante. «Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatrè minuti alla settimana». «E che cosa se ne fa di questi cinquantatrè minuti?». «Se ne fa quel che si vuole…». «Io», disse il piccolo principe, «se avessi cinquantatrè minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…». [da A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe]

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Anche noi, spesso, viviamo così: disorientati, incapaci di scelte, con un’esistenza in mano, che non sappiamo più a che cosa serva. Ci manca l’essenziale. E la vita, così, si spegne. Non è più un canto di festa, ma un gemito di lamento e dolore, alle volte gridato, alle volte tacito. Ma continuo. Crediamo che ci manchi qualcosa, e in realtà ci manca tutto. Ci manca l’Amore, quello ‘Primo’, sorgente di ogni altro amore e senso. Sappiamo, sentiamo di essere chiamati ad una pienezza, di voler essere uomini e donne di libertà, pellegrini che allargano gli spazi del cuore. Ma ci affidiamo a ‘mercanti di pillole preconfezionate’, per calmare la sete, per non avvertire il vuoto. Ci affanniamo a risparmiare anche il tempo di bere. E perdiamo così la bellezza del camminare, a piedi, lentamente. Non cerchiamo più la fontana, il pozzo, l’acqua fresca. Eppure! …«I giovani» – e non solo loro – «portano una sete nel loro cuore, e questa sete è una domanda di significato e di rapporti umani autentici che aiutino a non sentirsi soli nelle sfide della vita. È desiderio di un futuro, reso meno incerto da una compagnia sicura e affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza e rispetto, proponendo valori saldi a partire dai quali crescere verso traguardi alti, ma raggiungibili» (Benedetto XVI).


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Come proporci e come proporre soprattutto ai giovani questi traguardi, come vincere la solitudine che proviamo davanti alle scelte difficili della vita? Una voce ci incoraggia: “Non temete!”. Facciamola nostra e, senza paura, …torniamo a volare alto!... Alziamoci..., andiamo!.

2. Tre strani pellegrini Ci trascinammo lungo tutta quella strada, per una ‘nascita’ o per una ‘morte’? Vi fu una nascita, certo, ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo visto nascita e morte, ma le avevo pensate differenti; per noi questa nascita fu come un’aspra e amara sofferenza, come la morte, la nostra morte. Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri regni, ma ormai non più tranquilli nelle antiche leggi e fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli. [da T. S. Eliot, Poesie]

Per entrare nella nostra realtà, complessa e spesso confusa, focalizziamo il nostro sguardo, per qualche istante, su una delle icone più suggestive del Vangelo, un’immagine carica di significati antichi e sempre nuovi. È il racconto di un viaggio compiuto da tre ‘pellegrini’ un po’ particolari, che scrutano come astronomi i cieli e, trovando nelle sue profondità un ‘segno’ misterioso e affascinante, partono dal lontano Oriente. Seguendo la luce di una stella, giungono ad incontrare la debolezza e la fragilità di un piccolo ‘Bambino’, nella sperduta Betlemme di Èfrata: è il “viaggio dei Magi”, così come ce lo propone l’evangelista Matteo (2, 1-12). C’è una suggestiva rielaborazione dell’avventura dei tre pellegrini, fatta dal poeta inglese Thomas Stearns Eliot. Egli paragona il cammino dei Re al ‘viaggio’ che ciascuno di noi è chiamato a compiere

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nella vita: la nostalgia, il rimpianto, i momenti di ripensamento: quale prezzo alto da pagare e quante ore difficili da vivere, solo… per seguire una ‘stella’. Quanta verità in questo viaggio dei Magi: vi scopriamo riflessa l’immagine della nostra inquietudine: il cercare, il muoversi per scoprire la gioia e la novità di cui il nostro cuore ha inevitabilmente bisogno. È il pellegrinaggio della vita, ma è anche il pellegrinaggio della fede. La fede, infatti, non è solo ‘sapere’, perché anche i dottori della legge, riuniti a consulto nel palazzo d’Erode, interrogati sul luogo della nascita del Messia, ‘conoscevano’ la profezia del profeta Michea che, nascosta tra le pieghe delle Scritture, indicava il piccolo villaggio di Giuda (Mi 5, 1). Ma i loro cuori non avevano sete e la loro vita e la loro fede non si erano messe in cammino. Noi, come i Magi, abbiamo iniziato, invece, il nostro viaggio: la mente piena di attese e di sogni, la ricerca del senso, il bisogno di rispondere ai dubbi e agli interrogativi che ci portiamo dentro e che ci assillano. Perché? Che cosa cerchiamo seguendo la stella? Potremmo dire: la Verità e il Bene, ma non è sempre facile per noi capire il senso di queste parole così alte. Forse, con l’aiuto di qualche persona saggia e amante della vita, possiamo intravvedere che, dietro di esse, si cela il nostro immenso desiderio di consapevolezza e felicità. Vivere la strada che ci porta ad essere consapevoli e felici significa vivere una scelta. Qualche volta questa strada, questa scelta, come diceva Eliot, ci porterà “un’aspra e amara sofferenza”, ci farà perdere l’idea un po’ pacifica che avevamo del nostro futuro, ci impedirà di rimanere “tranquilli”, legati ai nostri “idoli”, alle nostre abitudini. Scegliere ci porterà ad “una morte”, ma anche e soprattutto ad “una nascita”. La nascita, forse, per la prima volta a noi stessi. La chiamata della vita alla vita: vocazione. 34


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO 3. Tra la sindrome di Peter Pan e quella di Giona …Questi uomini, estremamente attivi, (…) con un ego immerso nei sogni e incapace di senso di realtà, sono convinti che possono e devono fare tutto ciò che gli suggerisce la fantasia. (…) Per loro l’amore è una cosa dovuta, e non imparano mai a darne altrettanto in cambio: fanno finta di essere grandi, insomma, ma in realtà si comportano come dei bambini viziati. [da D. Kiley, Gli uomini che hanno paura di crescere]

A tutti noi è noto il personaggio accattivante, nato dalla fantasia del romanziere J. M. Barrie, che è Peter Pan. Interessante anche la modalità con cui si avvicina al tema il film Neverland, che ripropone la storia della nascita del personaggio, ripercorrendo la vicenda umana, letteraria e teatrale dello stesso J. M. Barrie. Ma, quello che vorrei sottolineare è come, dietro la facciata di questo adolescente scanzonato e pieno di allegria per la vita, costantemente alla ricerca di prendersi gioco del povero Capitan Uncino (che, forse, più che un carnefice è una vittima…), ci sia una verità di estrema attualità: Peter Pan è l’eterno ragazzo, che non vuole crescere e non vuole assumersi nessuna responsabilità: fenomeno, come ci indicano tante statistiche, emergente, purtroppo, oggi. Questa analisi è suffragata da una ricerca molto pungente e lucida di Dan Kiley, il quale, nel suo testo (che in originale porta il titolo: La sindrome di Peter Pan: uomini che non sono mai cresciuti), vede nella storia di Peter Pan la parabola di chi ha paura di crescere. Peter Pan risveglia il bambino o l’adolescente che c’è dentro di noi e che non vogliamo abbandonare, perché sappiamo che può vivere senza responsabilità e impegni: e la cosa è assai gratificante. Fare scelte importanti, radicali, fare dei progetti che richiedono impegni, cercare qualcosa di definitivo… spaventa. L’alternativa, però – anche senza voler fare la ‘Cassandra’ di professione – la vediamo facilmente intorno a noi. La maggior parte delle persone vive la propria esistenza in maniera arrabbiata, o depressa, o confusa, o sofferta. Non ha in sé una progettualità che la porti a cerca-

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re e a trovare in quello che dice o in quello che fa il ‘gusto’ dell’esistere. Non sente l’appello della vita alla vita. La chiamata della vita alla vita. Spesso la nostra esistenza si trova ridotta ad un cumulo di macerie; e da là sotto diventiamo incapaci di dire e di dirci dove andiamo, perché viviamo. E, allora, il rischio è o quello della rassegnazione, del fatalismo pessimistico, o quello di un’attività frenetica, disordinata, caotica, che altro non è se non la compensazione di un vuoto interiore. Chi ne è esente, alzi la mano. Non solo ‘fuori’, ma anche ‘dentro’ la Chiesa. Non solo i laici cristiani, ma anche i vescovi, i presbiteri, le religiose e i religiosi (la cui vita dovrebbe essere più che mai ‘progettuale’) cadono in questa trappola esistenziale, quando dimenticano di essere “uomini e donne della chiamata” e perdono così il senso e il fine ultimo della propria vita di chiamati. Un po’ dipende da noi. Un po’ anche dalla nostra “cultura a-progettuale”. La cultura è come l’aria che si respira; non si vede, non si tocca, eppure riempie il cuore e la mente, come l’aria riempie i polmoni. E la nostra cultura ci spinge a vedere il ‘viaggio’ non nella logica del ‘cammino’, ma in quella dell’avventura: l’avventura prometeica della propria autorealizzazione. Una logica edonistica, legata al ‘carpe diem’ che non vuole tener conto né del proprio passato, per imparare da esso, né del proprio futuro, che spaventa e terrorizza. Prometeo, però, così, si incatena da sé, e le sue catene sono le sue paure. Non a caso la cultura del nostro tempo è definita anche quella dell’homo pavidus: un uomo impaurito, che scappa e soffre. Ma da che cosa scappa e di che cosa soffre? Da J. M. Barrie a Ernest Becker: l’altra faccia della sindrome di Peter Pan è la “sindrome di Giona”. È un’osservazione acuta questa di Becker, che con il suo testo La negazione della morte ha vinto in America nel 1974 il premio Pulitzer per la saggistica. Come il profeta dell’Antico Testamento, l’uomo di oggi vive rattrappito, non ha il coraggio di uscire dal proprio accartocciamento. Chiuso a riccio su se stesso, soffre di individualismo e apatia, a mala pena edulcorati con qualche sprazzo di solidarietà, un bene che sembra fatto però più che altro per lenire il proprio senso di colpa. È un uomo che, paradossalmente, nella civiltà del rischio, si rifugia nel non-rischio, che non vuole guardare avanti… verso un futuro che si presenta a lui


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO più ricco di minacce ed incognite che di sicurezze e speranze. Ma, in tutto questo, dove finisce la vita? Dove collocare in questa logica il senso ed il coraggio di qualcosa che meriti di essere scelto? Come recuperare la dimensione di una vita vissuta realmente in prima persona, in libertà ma anche con responsabilità? Come evitare di lasciarsi spersonalizzare dalla paura e paralizzare dalle trepidazioni? Come non farsi vincere da mode che espropriano da uno stile di pensare personale e originale? I Magi non avevano ricette. Ma mettevano i passi uno dietro l’altro, seguendo la stella. Vorrei provare ad indicare alcuni possibili passi, sulla scia di questo nostro “desiderio di consapevolezza e felicità”.

4. Passi di un “sì” d’amore Mai la stessa onda si riversa nel mare e mai la stessa luce si alza sulla rosa: né giunge l’alba che tu non sia già altro. [da D. M. Turoldo, Poesie]

Nella consapevolezza che, per trovare la felicità dobbiamo metterci in gioco, ogni volta di nuovo, ogni volta nuovi, il primo passo, allora, – è l’andare alla ricerca, con verità, del perché ultimo delle nostre scelte. Cercare di guardarle dall’interno, riformularle, dire a noi stessi con chiarezza perché facciamo una cosa. Si tratta di una ricerca sulla vita stessa, da fare con concretezza e lucidità, per non cadere nel facile illusionismo delle parole, che ci fanno giocare a rimpiattino con la verità che è in noi. Mettere a nudo le nostre motivazioni: non è facile. Soprattutto perché non basta ‘esprimerle’: bisogna ‘radicarle’, dare loro radici profonde. E questo è già un atto di docilità, di abbandono delle maschere, in qualche maniera di fede: fede che ci possa essere qualcosa oltre la superficie. – È il coraggio per il più e il coraggio per il meno. Il secondo passo. Il coraggio per il meno: l’accettazione profonda della propria debo-

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lezza e vulnerabilità; la consapevolezza che da soli non siamo nulla e non possiamo nulla; come i ‘servi inutili’ di cui parla il Vangelo, come i ‘piccoli’ anawin che tutto accolgono come dono. Ma, insieme, il coraggio per il più: per una tensione che si impegna a non venire meno, il coraggio della fedeltà; come la ‘parresia’ di cui parla san Paolo: espressione di una fiducia che sa osare, sempre. Ma questo implica anche – la capacità di vivere una concentrazione sull’Uno e un’apertura a tutti. Con un termine un po’ difficile, ma molto bello, Teilhard De Chardin parlava di “incentrazione”. Il che significa: il riprenderci dalla dispersione della vita e il ri-centrarci sull’essenziale, e dunque innanzitutto sulla verità profonda di noi stessi: di ciò che siamo, cerchiamo, amiamo. È il concentrarsi, rientrando in se stessi. Perché solo questo dà ordine alla nostra vita, la unifica, la porta all’unità interiore. È una riconciliazione totale con le contraddizioni e le lacerazioni del nostro cuore. Ed è poi questa unità che ci consente di accogliere veramente tutta la nostra esistenza con pienezza, di fare spazio in noi a tutto e a tutti. Non con la logica del ‘mordi e fuggi’, ma con il gesto ampio dell’accoglienza, dell’ospitalità del cuore. Non passando ‘accanto’ all’altro, con velocità e superficialità, né vivendo nel box di cristallo della paura delle relazioni, là dove ci si vede, ma non ci si sente né ci si tocca. Invece: lasciare che l’altro entri in noi, e riposi in noi, nel fondo della nostra stessa pace. – È un dire sì, allora, rispettoso e totale al proprio corpo, senza rifiutarlo, ma anche senza diventarne schiavi. Questo significa innanzitutto accettare la propria corporeità e sessualità. Educarla, ma anche lasciarla parlare, perché la sessualità è il linguaggio del nostro corpo. E tutto questo è importante, sempre, qualsiasi scelta di vita si faccia, perché non solo nella dinamica sponsale di una coppia, ma anche nell’Amore consacrato e nel celibato si è chiamati ad una valorizzazione completa (anche se alternativa) delle potenzialità corporee. Amare è passare dal culto del corpo al corpo che si dona. E questa è una forma vera di svuotamento, ma anche di grande ricchezza interiore e di vita. – Allora, sì, può essere anche, veramente, la scelta di un progetto radicale, che richiede una radicale conversione, una ‘mentalità nuova’. La scelta di orientare la propria esistenza seguendo la ‘stella’ di una Parola, in


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO cui si incarna una proposta di vita ‘bella’ e piena. È la sequela di Gesù (cfr Mt 16, 21-27). È la mentalità ‘nuova’ che non cammina per l’autorealizzazione, ma per quella perdita che – in realtà – si scopre essere l’unico ‘reale’ guadagno. La capacità ‘libera’ di lavorare non per vedere risultati, ma per la gioia di seminare, anche se magari altri raccoglieranno quanto noi abbiamo seminato. La logica di un dono senza condizioni, che non calcola quanto posso dare e quanto devo tenere per me, ma sa dissetarsi alla fonte della gratuità. La forza del distacco, della rinuncia alle false certezze, che, come ci diceva la poesia di Eliot, sa di morte, ma anche di rinascita: è la vita nuova della vite, che si lascia potare, per poter dare più frutto (cfr Gv 15). – È un lasciarsi modellare, per poter diventare a nostra volta modellatori. Un lasciarsi svuotare per potersi poi riempire. Un accettare la propria croce, senza subirla, per entrare nella dinamica della Risurrezione. – È, infine, acquisire una buona capacità di valutazione dei fatti e delle persone, più che di giudizio degli altri. I fatti e le persone vanno letti e interrogati alla luce della stella del Vangelo e non ghigliottinati con giudizi e pregiudizi duri, intransigenti, implacabili. Il cuore sapiente cerca di discernere il bene dal male, il pesce buono da quello cattivo, il grano dalla zizzania, per agire di conseguenza, ma non si pone mai su di un piedistallo da cui lanciare un ‘j’accuse’, che altro non dimostra se non una profonda stoltezza di mente e di cuore. È chiaro che a questi passi, per vivere un progetto di donazione, ne potrei aggiungere molti altri. Ma mi sembrano sufficienti, come scia di orientamento, perché ogni risposta della nostra vita alla Vita, ogni nostro cammino nel e per il Regno non sia da superuomini e superdonne, ma da uomini e donne consapevoli della pienezza e insieme della fragilità della loro splendida umanità. Allora, dopo aver visto i passi, proviamo a tracciare dei sentieri. Mi sembra di poter indicare tre dinamiche, che sono percorsi di consapevolezza e felicità di vita, ma anche e soprattutto capisaldi della

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proposta educativa cristiana, sulla quale, ora, vogliamo spostare e focalizzare la nostra attenzione: nella certezza che ciò che passa ‘attraverso’ Gesù, non distrugge, ma esalta tutto quanto di profondamente umano c’è nel nostro cuore. E dunque le strade che tenteremo di indicare non ci porteranno fuori, ma ancora più dentro la ricerca che finora abbiamo tracciato. – Testimonianza – Relazione – Formazione.

5. Il sentiero della testimonianza: “seminatori di fiducia e speranza” Siate seminatori di fiducia e speranza. È infatti profondo il senso di smarrimento che spesso vive la gioventù d’oggi. Non di rado le parole umane sono prive di futuro e di prospettiva, prive anche di senso e di sapienza. Si diffonde un atteggiamento di impazienza frenetica e una incapacità a vivere il tempo dell’attesa. Eppure, questa può essere l’ora di Dio: la sua chiamata, mediata dalla forza e dall’efficacia della Parola, genera un cammino di speranza verso la pienezza della vita. [Dal Discorso di Benedetto XVI, in occasione del Convegno vocazionale Europeo, Roma, 4 luglio 2009]

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Proprio nell’aria di quella cultura che abbiamo tratteggiato nelle pagine precedenti, proprio nel nostro smarrimento, nella nostra mancanza di senso, futuro, prospettiva, proprio nella nostra incapacità di attesa, proprio qui si apre una “via”: si apre la “possibilità di tracciare un cammino” che porta – oggi come ieri – ad una pienezza d’umanità, perché porta ad una pienezza d’amore. Proprio qui si spalanca quella “porta” da cui, oggi, può irrompere ‘di nuovo’ un vento finalmente ‘nuovo’, finalmente di speranza. Perché oggi è l’ora dell’uomo, ma – nell’uomo – “questa può essere l’ora di Dio”. E, allora, sì, la prima via attraverso la quale Dio giunge, vuole giungere al cuore è la via dell’uomo. La via del suo popolo, la via di tutti noi: uomini e donne, fanciulli e anziani, in situazione di salute o malattia, benessere o precarietà. Perché Lui tutti ci chiama; e su


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO tutti scommette, sperando che la forza della sua “sorgente di speranza” possa rendere ciascuno di noi testimone credibile della pienezza della vita e dell’amore. Ecco perché la nostra prima via non può che essere quella della testimonianza: che ognuno vive per il solo fatto di essere uomo e per il solo fatto di essere (grazie al Battesimo) ‘figlio nel Figlio’. Una via che ognuno è chiamato a vivere con ‘consapevolezza e felicità’, nella semplicità delle situazioni quotidiane: casa, famiglia, lavoro, amicizie, innanzitutto. In tutte quelle realtà che hanno bisogno proprio di quella “fiducia”, di quella “speranza”, di quel “futuro”, di quella “luce”, di quella “forza”, che solo chi ha incontrato Gesù può “seminare”. Perché questa è la nostra prima chiamata, e dunque la nostra prima vocazione: essere “seminatori di speranza” con la nostra stessa vita, nelle realtà di tutti i giorni. Ma, certo, poi, anche nelle nostre Comunità. Quante risorse umane e spirituali rimangono ancora inespresse nell’ambito ecclesiale (e quindi anche in quello vocazionale)! Vescovo, presbiteri, consacrati, laici, tutti dobbiamo avere consapevolezza delle ricchezze nascoste che sono presenti nella nostra Diocesi. E per fare questo dobbiamo fare scorta di una buona riserva di fiducia. In questo nostro mondo, spesso segnato dalle enfatizzazioni mediatiche, siamo chiamati a ‘narrare’ – alle volte con le parole, alle volte anche solo col silenzio sofferto della testimonianza – la parte più significativa e profonda della nostra esperienza di vita e di incontro con il Signore. La nostra testimonianza sarà davvero persuasiva se, con gioia e verità, saprà raccontare la bellezza, lo stupore della vita, la meraviglia di donare e poter donare. In qualsiasi situazione e circostanza. Sempre. Perché siamo innamorati di Dio e della sua scelta: di Lui nei nostri confronti (quale stupore!) e di noi con tutte le nostre fragilità nei Suoi confronti (quale magnificat!). E, detto questo, ci siamo già collocati nel secondo passaggio, fondamentale soprattutto nella logica del sentiero dell’educazione, un passaggio ben sottolineato dai Vescovi italiani nel Documento sugli ‘Orientamenti pastorali’ (EVBV): l’educazione (non facile, ma essenziale) alle scelte di vita, attraverso la scelta delle ‘relazioni’.

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6. Il sentiero delle relazioni: i volti Il linguaggio della testimonianza è quello della vita quotidiana. (…). Emerge così il volto di una Comunità che vuol essere sempre più capace di intense relazioni umane. (…) La scelta della vita come luogo di ascolto, di condivisione, di annuncio, di carità e di servizio costituisce un segnale incisivo in una stagione attratta dalle esperienze virtuali e propensa a privilegiare le emozioni sui legami interpersonali stabili. (…) Comunicare il Vangelo dell’amore nella e attraverso l’esperienza umana degli affetti chiede di mostrare il volto materno della Chiesa, accompagnando la vita delle persone con una proposta che sappia presentare e motivare la bellezza dell’insegnamento evangelico sull’amore. [dal Documento Rigenerati per una speranza viva (1 Pt 1, 3): Testimoni del grande ‘sì’ di Dio all’uomo – Nota pastorale dell’Episcopato italiano dopo il IV Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, 12]

C’è un termine che, in queste frasi del Documento Rigenerati per una speranza viva, ricorre in maniera interessante: ‘volto’. È il volto della Comunità. È il volto materno della Chiesa. Torna alla memoria quello che diceva Clemente Alessandrino, in un passaggio che viene richiamato anche negli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2011-2020: «O allievi della divina pedagogia! Orsù, contempliamo la bellezza del

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volto della Chiesa e corriamo, noi piccoli, verso la Madre buona; diventando ascoltatori del Logos, glorifichiamo il divino piano provvidenziale, grazie al quale l’uomo viene sia educato dalla pedagogia divina che santificato in quanto bambino di Dio: è cittadino dei cieli, mentre viene educato sulla terra; riceve lassù per Padre colui che in terra impara a conoscere» (EVBV, 1).

È la scuola della madre, oltre che quella dei discepoli che contemplano il maestro. È la scuola della bellezza: quella che incanta i piccoli, per i quali la mamma è sempre la mamma più bella. È la scuola del volto buono, della Madre buona, del Padre buono. Sappiamo quanto la questione principale in cui oggi si imbatte il


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO problema educativo è la mancanza di punti di riferimento, per i piccoli, per i giovani, per gli adulti di oggi e di domani. Un senso di amnesia costante nei confronti di ciò che può davvero essere significativo e che ci riporta alle radici della nostra identità. È importante, allora, come ho già detto, riscoprire la via della ‘martyrìa’: essere testimoni trasparenti, credibili, efficaci (il che non significa ‘efficienti’), di un senso di vita trovato, assunto, vissuto! “Martiri e santi” del quotidiano, capaci di vivere la “martyrìa della luce”, per rendere testimonianza alla Luce incontrata nella nostra vita: Gesù. Non dobbiamo limitarci ad essere degli esperti di ombra, ma dobbiamo imparare a vivere come lampade accese, inaugurando gesti che valgono ben più delle maledizioni che salgono dalle tenebre. Ma il passaggio essenziale di vita e di pastorale che siamo chiamati a compiere come Chiesa, come comunità educante è - proprio dentro il cammino della testimonianza - quello della relazione. La relazione è innanzitutto la scoperta dei volti: il nostro e quello degli altri. È la logica dell’alterità, che ci hanno consegnato autori come Martin Buber, Emmanuel Lévinas, Hans Jonas. E, sappiamo, il primo volto che abbiamo incontrato nascendo è quello della nostra mamma. La madre ‘è’ il volto che fa gustare l’amore, anche nelle sue modalità più concrete, fatte di piccole attenzioni e accoglienze, fatte di un prendersi cura della vita, in ogni sua fase. Un volto che non può nascondere anche i sacrifici: assunti, però, e vissuti per amore e con amore. Con Gesù, è lei il volto che ci ama e ci fa amare la vita, con le cose belle che essa propone! Con Gesù, è la Chiesa il volto chiamato ad amare e far amare la vita; sono le nostre comunità, chiamate a far scoprire le cose belle che la vita propone! Ma il volto della madre è e diventa buono nella misura in cui si mostra ‘presenza’ amorevole. E, allora, la prima e più autentica forma di relazione che siamo chiamati a coltivare, come stimolo e provocazione (da cogliere e accogliere), è quello della presenza: uno stare-con che si fa ascolto, accoglienza, proposta, disponibilità. È

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un entrare nei contesti in cui le persone vivono e si ritrovano, con un occhio di riguardo al mondo dei fanciulli e dei giovani, che rappresenta il senso del nostro futuro. La ‘presenza’ è la prima modalità concreta di aiuto che possiamo dare ai nostri ragazzi, perché nello ‘stare’ si colgono i bisogni più profondi dell’altro; e solo allora questi bisogni possono essere educati, orientati verso un “cammino di vita”, non precostituito secondo le nostre aspettative, ma aperto a 360 gradi. Una presenza che è difficile da vivere, perché richiede molta gratuità. Una relazione che sa farsi stile di vita, denso di preghiera silenziosa e di impegno nel dono di sé. Una vita intrisa di prossimità verso chi ha bisogno, nel ministero della consolazione, per coloro che sono sfiduciati e smarriti e sentono più forte la necessità di una compagnia. Rimanere accanto all’altro, per donare un po’ di speranza. E per fare questo non basta essere testimoni gioiosi: ci vuole un cuore riconciliato, in pace con se stesso, non frammentato. E non è sempre facile riannodare i mille fili spezzati che ci ritroviamo tra le mani. Ci vuole un cuore coraggioso, capace di costruire anche sopra le proprie fragilità e debolezze, consapevole che in ogni ferita (propria e altrui) c’è un filone d’oro da scoprire. Il compito fondamentale di ogni educatore, allora, diventa quello di fare tesoro delle parole di Gesù a Pietro: “Tu sei Simone”. È fondamentale lavorare sulle identità. Tu sei Michele. Tu sei Anna. Tu sei Giovanni. Il volto, il ‘tu’. Perché il nostro servizio è aiutare tante persone “in cerca di autore” a ritrovare la propria identità. E per fare questo dobbiamo avere uno sguardo capace di vedere i volti con positività, tirando fuori sempre il meglio che è in loro, infondendo loro fiducia. Dobbiamo imparare a “perdere più tempo”: perdere tempo ad ascoltare i problemi della gente; perdere tempo ad ascoltare i giovani che talvolta si ritrovano accanto padri assenti e madri ansiose e iperprotettive e non hanno interlocutori adulti affidabili. Dobbiamo perdere tempo ad ascoltare le ansie degli uomini e delle donne del nostro tempo, perché nel caos degli eventi quotidiani, spesso segnati da negatività e violenza, il nostro ascolto si offre come luogo di sosta, nel quale la parola di chi si affida a noi può incontrare le proprie domande più vere e scoprire, nella nostra fra-


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO gile esperienza, una risposta di gioia, data dal nostro incontro con il Risorto. Dobbiamo scoprire in noi la vocazione del ‘perdi-tempo’, perché solo da questa vocazione, amata e difesa, possono sorgere tutte le vocazioni. Anche questa è “martyria di vita”, sulla scia di Gesù, che ci ha insegnato a “comunicare” la vita e donarla in abbondanza, nella consapevolezza che solo così l’esistenza può essere una “vita vera”, spesa nella pienezza della libertà e della speranza. Il benessere, che spesso ci avvolge, porta a non saper più selezionare quello che è indispensabile da quanto invece è del tutto effimero e inutile. Così si perde un’arte fondamentale della vita, uno degli elementi che costituisce la vera “sapienza del cuore”: l’arte del non consumare il tempo, ma di lasciarlo essere; l’arte della pazienza, dell’imparare a cogliere i momenti opportuni; l’arte dello sforzo, della ricerca, della conquista di qualcosa di importante. Abbiamo perso il senso dell’attesa e questo ci porta a vivere il tempo come se tutto dovesse compiersi in questo preciso istante di vita: senza possibilità di dilatare le nostre scelte in uno spazio più ampio, aperto come quello di un lago alpino, calmo, riposante e quindi anche più vero. Tocca a noi essere testimoni della bellezza del tempo “perso perché donato”. E, questo, certo, porta gioia, ma comporta anche fatica. Come diceva don Lorenzo Milani: «tutto è speranza perché tutto è fatica». Ma, sappiamo, solo attraverso questa via, il nostro cuore può arrivare a narrare il nostro stupore, la nostra meraviglia, non per il miracolo di ciò che siamo riusciti a donare, ma per i mille giorni senza miracoli in cui il Signore, rimanendoci accanto, ci ha ripetuto e ci ripete: “non temere, perché io sono con te!” In questa logica, e solo in questa logica, può trovare senso anche il terzo e decisivo sentiero che vi vengo a proporre.

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7. Il sentiero della formazione: sulle tracce di Gesù, Maestro ed Educatore Tra i processi di accompagnamento alla costruzione dell’identità personale, merita particolare rilievo l’educazione alla vita affettiva, a partire dai più piccoli. È importante che a loro in modo speciale sia annunciato ‘il Vangelo della vita buona, bella e beata che i cristiani possono vivere sulle tracce del Signore Gesù’. È urgente accompagnare i giovani nella scoperta della loro vocazione con una proposta che sappia presentare e motivare la bellezza dell’insegnamento evangelico (…), contrastando il diffuso analfabetismo affettivo [da EVBV, 54].

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Il servizio di annuncio, animazione e coordinamento educativo che siamo chiamati a fare sarà tanto più efficace (anche se ciò non significa necessariamente produttivo di risultati immediati…) nella misura in cui saremo ‘tutti’ coinvolti in un cammino di formazione che abbia continuità e radici profonde, un cammino che tocchi sia l’ambito ‘personale’ sia quello ‘comunitario’. Penso ad una formazione – all’umiltà, intesa come consapevolezza della propria povertà e del proprio limite, che possono diventare risorsa di accoglienza; – alla gratuità: perché il cuore ci rammemori costantemente che “tutto è grazia”, per dirla con il Curato di campagna di Georges Bernanos; – e infine penso ad una formazione alla passione, intesa come ‘full immersion’ nella promessa che «non la forza, ma la bellezza, quella vera, salverà il mondo» (F.M. Dostoevskij, L’idiota). Un cammino di formazione, ripeto, vissuto con continuità e radici profonde, perché solo da questo terreno ben coltivato è possibile che emergano scelte vocazionali serie, che impegnino tutta la vita in maniera stabile e radicale: scelte vocazionali vissute con consapevolezza e felicità in tutti i loro passi, attraverso tappe che non possono essere bruciate, e che non possono mai pretendere di essere ‘ultime’, perché su ognuna di esse il Signore scrive sempre: ‘più in là’.


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Ecco, allora, i criteri essenziali che devono guidarci nella costruzione degli itinerari educativi. Ce li indica Gesù stesso, Maestro ed Educatore, Pastore buono di ogni cuore in ricerca. – Dalla folla ai discepoli: pensiamo ai Settantadue, scelti e inviati. – Dai discepoli alle persone singole: quelle che vogliono ascoltarlo, come Nicodemo, ma anche quelle ferite dalla vita, come l’emorroissa, che lo cercano solo perché hanno bisogno di lui. – Dalle persone ai loro problemi: perché quella di Gesù è sempre un’attenzione fatta di gesti e parole concrete, semplici e mirati, pensati proprio per la persona che ha di fronte. – Dai problemi ai sentimenti: perché la vedova di Nain, Giairo e la sua bambina, la samaritana, l’adultera o la peccatrice perdonata sono incontrati nelle umiliazioni della loro vita, Marta e Maria nel loro lutto, Tommaso nei suoi dubbi, Pietro nelle sue mille contraddizioni… – Dai sentimenti alle motivazioni e al profondo desiderio di incontro: pensiamo al cieco di Gerico, Bartimeo, a cui Gesù chiede: ‘Che cosa vuoi che io faccia per te?’; pensiamo al paralitico seduto ai bordi della piscina di Betzatà a cui Gesù chiede: ‘Ma tu vuoi guarire?’; pensiamo a Zaccheo, al quale Gesù dice: ‘oggi devo fermarmi a casa tua’. È un Gesù che mette le persone al centro, che si ferma lungo la strada per entrare nella storia degli uomini, che sceglie lo stile della compagnia: è questo Gesù ‘educatore’ che vogliamo imparare a seguire. E come dimenticare che, per fare questo, l’impegno formativo deve assicurare la continuità nella catechesi, radicare profondamente la vita cristiana nei sacramenti e nell’Eucaristia in particolare, deve accompagnare con una presenza costante educativa la vita di gruppo dei ragazzi e dei giovani? Come non invitare a riscoprire il ruolo delle associazioni e dei movimenti, in particolare dell’Azione Cattolica, come luoghi di testimonianza, formazione alla vita cristiana, ricerca della propria vocazione?

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8. Coltivatori di sicomori Io sono in ricerca, non pretendo di fare affermazioni; ma tu, mio Dio, veglia sui miei passi e guidami. Come devo cercarti, Signore? Quando cerco te, mio Dio, io cerco la felicità della vita. Ti cercherò finché vive l’anima mia. (…) Insegnami, o Padre, a cercarti. [da S. Agostino, Le Confessioni]

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Vorrei a questo punto far riferimento all’esperienza di Zaccheo, prendendo in considerazione un elemento del racconto che ha certamente una valenza simbolica molto significativa: il sicomoro. Nel racconto di Lc 19,1-10 il ricco capo dei pubblicani Zaccheo, poiché era piccolo di statura, sale su un sicomoro per poter vedere Gesù. Forse si tratta di un semplice elemento del paesaggio, del resto nemmeno così raro da incontrare in Palestina sul ciglio di una strada, un elemento funzionale alla dinamica del racconto. Eppure mi piace pensare che se quel sicomoro non fosse stato proprio lì in quel momento, forse a Zaccheo sarebbe stata negata per sempre la possibilità di accogliere Gesù nella sua casa. Cos’ha di particolare un albero di sicomoro? È un albero robusto, che molto spesso assume dimensioni imponenti e che, soprattutto, ha radici salde e forti che giungono a grandi profondità. Allo stesso tempo il sicomoro è un albero considerato “povero”, molto diffuso, diverso dal nobile cedro del Libano (cfr 1Re 10,27). Secondo la spiegazione dei rabbini, questi maestri del giudaismo, ritenuti saggi per la loro maturità, prudenza ed esperienza, il sicomoro simboleggia la forte ricerca della Verità. Zaccheo quindi è il simbolo dell’uomo che cerca, cerca di vedere Gesù (v. 3), e finalmente lo trova. Il suo desiderio è povero, senza alcuna pretesa, e insieme forte, come il sicomoro. Proprio questo attira il Signore che gli dice: «oggi devo fermarmi a casa tua» (v. 5). Anche Gesù cerca Zaccheo ed è felice che il suo desiderio sia appagato. Che cos’è la vocazione se non l’incontro tra il desiderio e la chiamata, la ricerca e l’incontro? Ma per le sue qualità di saldezza e di povertà insieme è difficile non intravedere nel sicomoro, che è divenuto per Zaccheo strumento di incontro con Gesù, un’immagine o un simbolo di una realtà, allo stesso tempo povera e robusta, umile e possente, ben radicata e fon-


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO data sulla roccia, quale è la Chiesa di Cristo. Ed è altrettanto difficile non accostare all’immagine del sicomoro le tante realtà ecclesiali che si fanno strumento privilegiato dell’incontro con Gesù che passa oggi per le nostre strade. C’è un particolare nelle pagine dell’Antico Testamento che può farci ulteriormente meditare: il profeta Amos, quando gli viene proibito dal sacerdote Amasia di profetizzare, dice di sé di essere un semplice «pastore e coltivatore di sicomori» (Am 7,14). Forse anche questa non è una semplice considerazione sulle umili origini del profeta, ma un’affermazione carica di significati simbolici: il profeta è colui che per vocazione esercita la sua funzione pastorale, come guida del gregge di Dio, e la sua funzione di mediazione per l’incontro personale con Dio, coltivando sicomori, ossia creando e curando situazioni che possano essere strumentali all’incontro con Dio. La nostra Chiesa diocesana può approfondire la propria missione profetica e pastorale riscoprendo di poter essere anche “coltivatrice di sicomori”, coltivatrice cioè di tutti quegli strumenti necessari ai tanti ragazzi e giovani per potersi innalzare dalla mediocrità della routine quotidiana e oltrepassare con lo sguardo quella folla che impedisce di guardare più in là e riuscire a vedere Gesù. 9. La consegna di un segno: il Seminario minore diocesano e la nostra ‘semina’ I presbiteri, insieme con i consacrati e i laici, costruiscano comunità vocazionali dove si vive costantemente il discernimento, la scoperta e l’accompagnamento nella crescita delle diverse chiamate di Dio. Non si può demandare al solo Seminario questo ruolo. (…) Si attivino nuove forme e modalità per coinvolgere maggiormente la comunità nel discernimento vocazionale. [da: Arcidiocesi di Bari-Bitonto, Il libro del Sinodo. Un futuro pieno di speranza, n. 206]

“È tempo di discernimento” per la nostra Diocesi. È tempo di cammino. In questo viaggio, ci sia d’aiuto un “segno”, come lo fu la stel-

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la per i Magi, come lo fu il sicomoro per Zaccheo. E il segno che voglio consegnarvi, come luogo/sintesi di tutto il percorso di questa Lettera, è il Seminario minore diocesano. È certamente uno dei tanti “sicomori” presenti nella nostra realtà ecclesiale, sul quale generazioni di ragazzi e di giovani si sono arrampicati per poter meglio vedere il senso della propria vita incrociando lo sguardo di Gesù. Forse a qualcuno potrà sembrare soltanto un vecchio albero inutile, dal tronco rugoso e scavato dai suoi quattrocento anni di storia, ma conserva sempre la sua robustezza, con le sue profonde radici ben piantate nella fede di un popolo e nella storia di una comunità. È un compleanno importante il quarto centenario dell’istituzione del nostro Seminario Arcivescovile. Siamo invitati a fare memoria grata. E siamo chiamati a riflettere su questo “segno”, a riflettere sulla chiamata del Signore alla vita sacerdotale e consacrata, all’interno del suo “progetto” di amore. Vorrei veramente “consegnare” il Seminario alle comunità della Diocesi, e a tutti voi singolarmente, perché possiate scoprire questa “cometa”, seguendo il suo cammino, e coltivare questo “sicomoro”. Nel cuore della nostra Diocesi questo resta il segno – per riprendere le parole di Benedetto XVI – del grande ‘sì’ di Dio all’uomo e del grande ‘sì’ di tanti uomini della nostra terra all’invito fatto loro dal Signore: seguimi! Non possiamo evitare di chiederci se abbia ancora senso, oggi, nell’oggi così complesso che abbiamo delineato, la proposta della via del Seminario minore. Potremmo richiamare dati e date. Ricordare che i Seminari minori nelle Diocesi italiane (con presenza di un Rettore incaricato del Seminario stesso) sono 64. Mostrare numeri che da un lato disarmano e dall’altro incoraggiano: per esempio la presenza (nei Seminari minori diocesani italiani) nel 2009 di 1522 ragazzi e nel 2010 di 1762 (con un incremento del 15,77%). A cui potremmo sommare la presenza dei religiosi (2872 presenze totali tra i candidati diocesani e religiosi nel 2009; 2984 presenze totali nel 2010). Potremmo ricordare che in alcune parti d’Italia, in maniera creativa si stanno sperimentando modalità nuove di presenza dei Seminari minori sul territorio. Potremmo sottolineare come anche nel nostro Sud ci siano esperienze in crescita.


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Ma il problema resta. L’ho richiamato spesso. Ricordo qui solo quanto ho detto nel Messaggio per la Giornata del Seminario, del 25 gennaio 2009: La decisione presa dal Sinodo diocesano, più di dieci anni fa, di non accogliere più i ragazzi della scuola media superiore in Seminario, non esonerava le comunità cristiane dal presentare loro la vita, intesa come vocazione, e la vocazione al sacerdozio in particolare; le provocava, al contrario, aiutate dagli educatori del Seminario, ad accompagnare i ragazzi e gli adolescenti nel discernimento e nella risposta vocazionale. È stato sempre e dovunque così? Oppure dobbiamo ammettere che all’annuncio e alla proposta vocazionale si è preferito il silenzio?

Accanto ai problemi resta però anche una certezza, che emerge ancora una volta dai numeri e dalle statistiche relative ai percorsi vocazionali: quasi la totalità dei giovani che studiano teologia e arrivano al Presbiterato ci dicono che la scintilla della loro vocazione, l’interesse per il ministero ordinato si è acceso quando erano ragazzi o preadolescenti, spesso grazie ad una positiva identificazione con una figura sacerdotale da loro conosciuta e a loro cara. Mi chiedo e vi chiedo, allora: saremo noi a spegnere la possibilità che tali scintille si accendano nelle modalità più diverse anche nella nostra Diocesi? Durante il Sinodo della nostra Diocesi sono emerse alcune priorità: Si promuova adeguatamente una pastorale vocazionale globale, quale impegno prioritario di tutta la Chiesa locale, a cui nessun battezzato possa ritenersi estraneo. (…) La pastorale vocazionale, intesa come dimensione fondamentale di tutta la pastorale diocesana, si sviluppi ad ampio respiro. Parta dalla primaria vocazione all’amore a cui tutti gli uomini sono chiamati e, all’interno delle varie vocazioni all’amore, presenti la vocazione al presbiterato come specifica vocazione all’amore verso Cristo e verso la sua Chiesa (nn. 205, 206).

Certo, non basta definire le scelte; è necessario tradurle in metodi pastorali. E, allora, ci chiediamo, come dovrebbe presentarsi un Seminario minore per tenere il passo con i tempi sociali ed eccle-

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siali? Quali i percorsi che dovrebbe intraprendere e che dovremmo intraprendere noi con esso? Un segno ha valore nella misura in cui indica la realtà che si vuole raggiungere. Allora i passi e i percorsi che cerchiamo non possono che essere ‘interni’ ai sentieri che abbiamo già delineato: la testimonianza, la relazione, la formazione. Qualche indicazione più concreta, però, vorrei provare a darla. Innanzitutto ritengo che il punto qualificante delle comunità vocazionali nei ‘nuovi’ Seminari minori possa consistere nel coinvolgimento attivo, propositivo ed educativo delle famiglie nel cammino vocazionale stesso. È quello che è stato chiamato “il primato educativo della famiglia”. Una famiglia che è punto di forza nella danza delle relazioni, ma, oggi, spesso anche nervo fragile, scoperto. Una famiglia oppressa da condizionamenti esterni ed interni; una famiglia da accompagnare a scoprire la sua stessa vocazione di grembo educativo: perché c’è un’impronta di senso e valore che solo essa sa dare e solo essa può dare: e che rimane, nel tempo. Se nel Libro del Sinodo leggiamo: «i genitori educhino i propri figli a scoprire la loro vocazione specifica tra le varie vocazioni all’amore, all’interno delle quali considereranno ricca e feconda la vocazione al presbiterato» (n. 206), questo significa che siamo chiamati ad intensificare il rapporto di collaborazione tra gli educatori del Seminario e chi si occupa della Pastorale familiare. È un terreno su cui lavorare, accanto al quale possiamo ricordare impegni e realtà già presenti nella nostra Diocesi, ma che hanno necessità di attingere nuova linfa sia dalla tradizione, sia dai segni dei tempi: – la pastorale dei ministranti, che è in felice ripresa; – l’impegno del Centro Diocesano Vocazioni, a tutto campo, con un’attenzione anche alla vita consacrata, maschile e femminile (LdS, n. 207); – la presenza e il contatto tra gli educatori del Seminario minore e le parrocchie: là dove questo incontro riesce, più facilmente si dischiudono i tracciati vocazionali. In quest’ottica, vorrei fare alcuni inviti, nella direzione del sentiero della testimonianza /relazione/formazione di cui ho già parlato. Non dimentichiamoci, in particolare nell’ambito del cammino dell’iniziazione cristiana, di formulare proposte di itinerari vocaziona-


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO li, chiedendo la collaborazione degli educatori del Seminario (il riferimento è ancora al Libro del Sinodo, n. 210). Non dimentichiamoci di proporre ai nostri ragazzi e giovani gli appuntamenti legati alla programmazione annuale del Seminario Arcivescovile (i Percorsi formativi ordinari, gli Incontri dei gruppi vocazionali, le Iniziative annuali ordinarie, gli appuntamenti particolari per la Celebrazione del IV Centenario). Non dimentichiamoci, nella prospettiva dell’impegno educativo indicato dalla Chiesa italiana in questo decennio, di intessere una rete di relazioni più concreta tra gli uffici di Curia, le aggregazioni laicali (e in particolare l’Azione Cattolica), le parrocchie (specialmente della città) e il Seminario. Prendendo ancora le consegne del Libro del Sinodo, possiamo ripetere, conclusivamente: “famiglie, clero, operatori pastorali e comunità operino il primo discernimento circa le vocazioni sacerdotali” (n. 209). “Non si deleghi il compito della pastorale vocazione agli ‘animatori vocazionali’ propriamente detti, ma si favorisca l’azione essenziale dei genitori, dei catechisti, degli educatori e animatori di gruppi giovanili” (n. 205). “I laici, i catechisti, gli insegnanti di religione cattolica, gli educatori e gli animatori di gruppi di ragazzi, adolescenti e giovani e le stesse famiglie, attraverso iniziative formative sistematiche, accompagnino i giovani nell’itinerario di scelta vocazionale e si assumano il compito di spiegare, educare e approfondire il valore delle vocazioni sacerdotali, evitando di delegare tale compito ai sacerdoti o a pochi incaricati” (n. 210).

Come ci ricorda l’icona del seminatore, siamo chiamati a vivere il momento della semina e non necessariamente quello della mietitura. Ma senza l’uno non c’è l’altro. E il primo, ora, tocca a noi.

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Per concludere… La nostra azione educativa deve riproporre a tutti, con convinzione, questa misura alta della vita cristiana ordinaria. [EVBV, 23]

Al termine di questo viaggio fatto insieme, vorrei tornare all’immagine da cui sono partito. A quella sete, a quel cammino, a quel pozzo. È la nostra sete, ma anche quella dei nostri fanciulli, dei nostri giovani. Non facciamoci, per loro, mercanti di pillole. Non temiamo di indicare loro la via del cammino lento, a piedi, verso l’acqua. La misura alta della nostra e della loro fatica sarà anche la misura alta della loro e della nostra gioia. Beati coloro che fanno della vita un canto di festa! Beati noi se, tutti insieme, sapremo metterci in ascolto di Gesù, il Maestro, per imparare da lui ad avere un cuore riconciliato e semplificato, perché questo ci consentirà di vivere veramente il canto della gioia e della festa, insieme! Ci sia d’esempio e guida, sulla strada di questa beatitudine, la Vergine Odegitria, che per prima, fecondata dall’ascolto, ha fatto della sua esistenza un canto e, sulle note della vita, ha danzato il magnificat del cuore. Tu che aspiri a vivere rischiosamente a causa del Vangelo e di Gesù Cristo ti chiederai ogni giorno che cosa significhi la sua parola: ‘Colui che vuol salvare la propria vita la perderà’. Un giorno capirai il significato di quell’Assoluto… Come giungere a capirlo? Cerca, cerca e troverai”. [da Frère Roger Schutz, Stupore di un amore]

54 18 gennaio 2012 + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto


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C HIESA

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B ARI -B ITONTO

NOMINA PONTIFICIA Don Angelo Romita nominato Cappellano di Sua Santità

Segreteria di Stato Affari generali Città del Vaticano

Sua Santità il Sommo Pontefice Benedetto XVI elegge tra i suoi cappellani il rev. do sacerdote Angelo Romita dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, con tutti i diritti e i doveri connessi.

Il Sostituto della Segreteria di Stato + Giovanni Angelo Becciu Dal Vaticano, il giorno 21 gennaio 2012

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D OCUMENTI

E

V ITA

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C HIESA

DI

B ARI -B ITONTO

CURIA METROPOLITANA Vicariato generale

Le visite vicariali

Dal 9 gennaio al 16 febbraio 2012 si sono svolte le “visite ai vicariati” della nostra Diocesi. Il Vicario generale ha guidato gli incontri, coadiuvato dall’équipe educativa del seminario: al mattino con i presbiteri e i diaconi, nel pomeriggio, dopo la celebrazione eucaristica, con i fedeli laici e i componenti dei Consigli vicariali e i Consigli pastorali parrocchiali; presente il prof. Giuseppe Micunco, direttore del Settore Laicato. Il tema seguito è stata la traccia dell’anno pastorale 2011/2012: - “Quale impegno educativo della comunità cristiana per la formazione nei Seminari, oggi”, con riferimento all’Assemblea diocesana, guidata dall’Arcivescovo il 16 settembre 2011; - l’icona biblica dell’incontro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1-10): “Oggi devo fermarmi a casa tua - Una comunità che educa alla risposta”; - la Lettera alla Chiesa locale nel IV centenario del Seminario diocesano “Cerca e troverai” dell’Arcivescovo, consegnata il 18 gennaio 2012.

Osservazioni sugli incontri - La partecipazione dei sacerdoti (diocesani e religiosi) e dei diaconi agli incontri è stata pressoché totale, come anche alla concele-

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brazione; il tema “vocazione e Seminario” ha coinvolto i presenti: c’è stata, da parte dei sacerdoti, una sorta di narrazione dell’esperienza vocazionale di Seminario e di vita presbiterale; - l’argomento ha suscitato interesse anche negli incontri con i Consigli pastorali, ai quali ha partecipato un gran numero di laici; si è notata la presenza soprattutto di adulti, mentre molto ridotta quella dei giovani; - si constata nei vicariati (eccetto in qualcuno) una maggiore intesa e convergenza verso punti concordati; la consapevolezza della necessità della vita di comunione sembra essere in crescita, come l’attenzione ad una pastorale aperta al territorio; ci sono, tuttavia, comunità che hanno bisogno di aprirsi ulteriormente alla dimensione di comunità più allargata: vicariale e diocesana; i ritiri vicariali mensili, se partecipati da tutti i presbiteri e diaconi, certamente potranno essere di grande aiuto.

Riflessioni condivise durante gli incontri dei vicariati

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Pastorale vocazionale: considerare l’organicità offerta già da diversi anni con la partecipazione alle iniziative da parte delle comunità della diocesi. La pastorale vocazionale va inserita nell’itinerario di iniziazione cristiana dei ragazzi, nella catechesi giovanile e in quella della comunità. Un aiuto, in tal senso, è dato dai sussidi preparati dal Centro Nazionale Vocazioni e dai contributi offerti dagli Uffici di Curia (Catechistico, Famiglia, Giovani, Liturgico). Si avverte l’esigenza di una maggiore collaborazione tra pastorale giovanile e pastorale vocazionale. Il dialogo e l’intesa con le realtà scolastiche può far crescere la formazione integrale da proporre agli alunni; piena collaborazione, in tal senso, può essere attuata con le scuole cattoliche. La comunità parrocchiale: i fedeli laici siano aiutati a sentirsi responsabili della pastorale e in particolare delle vocazioni nella Chiesa. La prima vocazione è quella dell’appartenenza alla comunità. È fondamentale il rapporto tra parrocchia e Seminario. Sono varie le parrocchie che durante l’anno pastorale realizzano la settimana vocazionale con la presenza degli educatori del Seminario. Molto valida


CURIA METROPOLITANA è l’esperienza dei seminaristi teologi del Seminario regionale di Molfetta nelle comunità parrocchiali. Una maggiore attenzione va riservata ai formatori, ai ministranti, all’oratorio. Dal punto di vista della formazione è vitale l’ascolto della Parola. La famiglia: è chiamata a scoprire il mistero dell’amore di Dio. Manca spesso in essa la cultura del dono di sé e quindi della vita come vocazione. La famiglia sia al centro della formazione nelle comunità cristiane con particolare coinvolgimento nel cammino sacramentale. Accompagnare ogni famiglia ad essere grembo fecondo di vocazioni. I presbiteri e i catechisti coltivino rapporti diretti con le famiglie. I ragazzi e i giovani hanno bisogno di testimoni di vita e di fede. Seminario minore: è stato oggetto della maggior parte degli interventi. Si nota ancora un certo disincanto da parte dei presbiteri e di riflesso in molti fedeli laici, in particolare per la modalità di accoglienza dei ragazzi di scuola media inferiore (come stabilito dal Sinodo diocesano, n. 209). Il Seminario comunque rimane un richiamo vocazionale per tutta la Chiesa diocesana; deve diventare sempre più un’esperienza di relazione con la famiglia e la parrocchia. Sono tanti i gruppi di ragazzi e giovani che durante l’anno, accompagnati dai loro sacerdoti e catechisti, si avvicendano in Seminario per un ritiro o altro. Emerge, specie da parte dei laici, un maggiore desiderio di conoscere la vita del Seminario. L’aspetto economico (Giornata del Seminario) evidenzia come il 60% delle parrocchie nutrono grande disponibilità e amore per il Seminario. Edificante la testimonianza espressa da diversi adulti che hanno frequentato il Seminario da ragazzi, con manifestazioni di gratitudine e gioia per la formazione ricevuta nei valori della vita, della fede e delle relazioni fraterne. Presbitero/Presbiterio: come ministri e pastori, siamo chiamati a credere e vivere per primi il significato della vocazione da manifestare e proporre, in una docile accoglienza delle indicazioni magisteriali

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(Mistagogia e Lettera pastorale). È importante nel ministero curare il tempo personale della preghiera. Oltre al tempo dedicato alla vita della comunità, occorrono ampi spazi di tempo da riservare a colloqui personali o direzione spirituale, così come una piena disponibilità nel sacramento della Riconciliazione. L’équipe educativa del Seminario, don Andrea Favale (rettore), don Donatello De Felice (vice rettore) e don Giacomo Fazio (economo e direttore del Centro Diocesano Vocazioni), ha presentato brevemente la situazione della diocesi circa le vocazioni alla vita sacerdotale: - il numero dei presbiteri ordinati in questi ultimi decenni nella nostra diocesi: anni ’60: 37; anni ’70: 42; anni ’80: 25; anni ’90: 45; anni 2000: 25 (13 del Seminario minore e 12 dei Gruppi vocazionali); - il numero dei seminaristi e ragazzi in cammino vocazionale di quest’anno 2011-2012: seminaristi di teologia, 19; seminaristi del Seminario minore, 4; Gruppo “Emmaus” (scuola media settimanale), 10; Gruppo “Samuel” (scuola media mensile), 50; Gruppo “Eccomi” (scuola superiore mensile), 10; Gruppo “Se vuoi” (giovani dai 18 anni ...), 4;

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- la presenza, già da vari anni nella nostra diocesi, del Centro Diocesano Vocazioni, organismo di comunione e strumento a servizio della pastorale vocazionale. Il CDV testimonia e anima l’unità di tutte le vocazioni, dagli sposi ai consacrati, e tutte le rappresenta; promuove itinerari vocazionali specifici e coordina le iniziative di pastorale vocazionale esistenti in diocesi; forma gli animatori vocazionali e ha cura che nel popolo di Dio si diffonda una cultura vocazionale; collabora in particolare con la pastorale familiare e con quella giovanile e partecipa all’elaborazione del progetto pastorale. L’équipe educativa, poi, ha richiamato quanto comunicato dal vescovo all’inizio dell’anno pastorale (settembre 2011): la “consegna” del Seminario minore diocesano alla comunità diocesana, perché tutti scoprano questo “segno” e lo valorizzino sulla chiamata alla vita sacerdotale e consacrata. Di qui, quanto il Signore ci chiede: interpretare più in profondità, nella nostra Chiesa locale, l’im-


CURIA METROPOLITANA pegno educativo vocazionale, i cui sentieri, richiamati dal vescovo nella Lettera pastorale “Cerca e troveraiâ€?, sono: formazione, testimonianza e relazione. Concludendo: una pastorale vocazionale deve necessariamente tener presenti i seguenti elementi: la vita come vocazione, vissuta nel segno del servizio al progetto di Dio; la comunitĂ che educa alla risposta; il primato educativo della famiglia; la collaborazione stretta tra Ufficio Famiglia, Ufficio Giovani, Seminario e parrocchia. Oggi, occorre anche recuperare il rapporto umano con le singole persone e specialmente la direzione spirituale. mons. Domenico Ciavarella Vicario generale

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria

1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri - La sera dell’8 dicembre 2011, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, nella chiesa parrocchiale di S. Maria di Costantinopoli in Bitritto, ha ordinato diacono, in vista del Presbiterato, l’accolito Mario Diana, incardinandolo nel clero diocesano; - la sera del 10 dicembre 2011, I vespri della III domenica di Avvento, nella chiesa parrocchiale del Santissimo Sacramento in Bitonto, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha istituito accolito il seminarista diocesano Nicola Flavio Santulli; - la sera dell’11 dicembre 2011, III domenica di Avvento, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, nella Cattedrale di Bari, ha ordinato diacono permanente l’accolito Vito Carnevale, incardinandolo nel clero diocesano; - la sera del 22 dicembre 2011, feria della IV settimana di Avvento, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, con l’apposito rito liturgico da lui presieduto, nella cappella del Seminario Arcivescovile in Bari, ha ammesso tra i candidati al dia-

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conato e presbiterato dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto il seminarista diocesano Alessandro Ventura; - la sera di martedì 7 febbraio 2012, memoria del Beato Pio IX papa, nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Bosco in Bari, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ordinato presbitero il diacono Michele Calabrese, del clero diocesano; - la mattina del 12 febbraio 2012, sesta domenica del Tempo Ordinario, nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo in Bitetto, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha istituito lettore il seminarista diocesano Lorenzo Zambetta. 2. Decreti arcivescovili S. E. l’Arcivescovo, con decreto del - 24 novembre 2011 (Prot. n. 91/11/D.A.G.), ha indetto le elezione per la designazione dei membri del nuovo Consiglio Presbiterale, nominando presidente delegato del seggio don Paolo Bux e scrutatori i diaconi permanenti Matteo Dellerba, Luigi Inversi, Lorenzo Petrera e Giuseppe Delle Grazie; - 15 dicembre 2011 (Prot. n. 97/11/D.A.G.), ha costituito il Centro Studi Storici della Chiesa di Bari-Bitonto e ne ha approvato lo statuto; - 22 dicembre 2011 (Prot. n. 100/11/D.A.G.), ha rinnovato il Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di Bari Bitonto per il quinquennio 2001-2016.

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3. Nomine e decreti singolari A) S. E. l’Arcivescovo ha nominato, in data: - 12 novembre 2011 (Prot. n. 75/11/D.A.S.-N.), don Francis Xavier Jagatha Papaiah all’ufficio di parroco della parrocchia S. Leucio in Bitonto, per nove anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 79/11/D.A.S.-N.), don Francesco Lanzolla all’ufficio di vicario del primo vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 80/11/D.A.S.-N.), mons. Alberto


CURIA METROPOLITANA D’Urso all’ufficio di vicario del secondo vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 81/11/D.A.S.-N.), don Giuseppe Cutrone all’ufficio di vicario del terzo vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 82/11/D.A.S.-N.), don Marino De Caro all’ufficio di vicario del quarto vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 83/11/D.A.S.-N.), don Vittorio Borracci all’ufficio di vicario del quinto vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 84/11/D.A.S.-N.), don Domenico Lieggi all’ufficio di vicario del sesto vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 85/11/D.A.S.-N.), don Marino Cutrone all’ufficio di vicario del settimo vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 86/11/D.A.S.-N.), don Carlo Lattarulo all’ufficio di vicario dell’ottavo vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 87/11/D.A.S.-N.), don Antonio Lobalsamo all’ufficio di vicario del nono vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 88/11/D.A.S.-N.), don Domenico Castellano all’ufficio di vicario del decimo vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 89/11/D.A.S.-N.), don Domenico Moro all’ufficio di vicario dell’undicesimo vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 24 novembre 2011 (Prot. n. 90/11/D.A.S.-N.), don Enrico D’Abbicco all’ufficio di vicario del dodicesimo vicariato zonale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni; - 15 dicembre 2011 (Prot. n. 98/11/D.A.S.-N.), il diacono permanente Vito Carnevale all’ufficio di collaboratore della parrocchia S. Nicola in Bari-Torre a Mare.

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- 13 gennaio 2012 (Prot. n. 02/12/B.A.), il sacerdote diocesano don Carlo Lavermicocca all’incarico di responsabile del Settore Apostolato biblico dell’Ufficio catechistico diocesano; - 13 gennaio 2012 (Prot. n. 03/12/B.A.), la prof.ssa Annalisa Caputo responsabile del Settore Disabili dell’Ufficio catechistico diocesano; - 2 febbraio 2012 (Prot. n. 04/12/B.A.), il sacerdote diocesano don Francis Xavier Jagatha Papaiah all’incarico di assistente spirituale della sotto-sezione UNITALSI di Bitonto per il quinquennio 2012-2017; - 8 febbraio 2012 (Prot. n. 05bis/12/D.A.S.-N.), il sacerdote diocesano don Michele Calabrese all’incarico di vicario parrocchiale della parrocchia S. Giovanni Bosco in Bari; - 27 febbraio 2012 (Prot. n. 08/12/D.A.S.N), il sacerdote diocesano don Gaetano Coviello all’incarico di direttore dell’Ufficio Amministrativo della Curia arcivescovile di Bari-Bitonto, per altri cinque anni.

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B) S.E. l’Arcivescovo ha istituito, in data: - 1 novembre 2011 (Prot. n. 72/11/D.A.S.-I), p. Sasì Vincent Cumar, della Famiglia dei Discepoli, all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia Sacro Cuore in Gioia del Colle; - 1 novembre 2011 (Prot. n. 73/11/D.A.S.-I), p. Franco Annicchiarico, S.J., all’ufficio di responsabile della sezione pastorale universitaria dell’Ufficio Chiesa e mondo della cultura, per cinque anni; - 1 novembre 2011 (Prot. n. 74/11/D.A.S.-I), p. Carmelo di Maria, O.F.M.Cap., all’Ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S. Maria Veterana in Triggiano; - 11 dicembre 2011 (Prot. n. 96/11/D.A.A.-I), p. Giammaria Apollonio, O.F.M., all’ufficio di amministratore parrocchiale della parrocchia S. Antonio in Bari. - 9 gennaio 2012 (Prot. n. 01/12/D.A.S.-I.), p. Mario Gallucci, R.C.J. all’ufficio di rettore del Santuario della Madonna della Grotta in Modugno; - 27 febbraio 2012 (Prot. n. 09/12/D.A.S.-I.), p. Dominique Joseph Gastineau, A.G.C. all’ufficio di assistente spirituale delle Confraternite di S. Rocco e dell’Addolorata in Valenzano.


CURIA METROPOLITANA C) S. E. l’Arcivescovo, in data: - 15 novembre 2011 (Prot. n. 76/11/D.A.S.), ha riconosciuto il diritto di usufruire dei benefici previsti per la condizione di anzianità a don Francesco Rosato; - 15 novembre 2011 (Prot. n. 77/11/D.A.S.), ha nominato assistente spirituale della Confraternita di Maria Santissima del Carmine in Toritto don Marino Cutrone; - 15 novembre 2011 (Prot. n. 78/11/D.A.S.), ha nominato assistente spirituale della Casa della Carità S. Vincenzo De Paoli in Toritto, don Marino Cutrone; - 1 dicembre 2011 (Prot. 92/11/L.A.), ha concesso licenza a S.E. mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo, per il conferimento del ministero dell’accolitato, nella cappella maggiore del Seminario Regionale di Molfetta, ai seminaristi diocesani Alfredo Gabrielli e Gerri Zaccaro. - 18 febbraio 2012 (Prot. n. 07/12/D.A.S.), ha riconosciuto a don Vito Spinelli il diritto ad usufruire per motivi di salute dei benefici previsti per la condizione di anzianità.

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CURIA METROPOLITANA Settore Evangelizzazione. Ufficio Catechistico

Incontri di formazione per catechisti e operatori pastorali (Bari, 9-10 gennaio 2012)

Presso l’Aula sinodale, nei giorni 9 e 10 gennaio 2012, alle ore 18,30, per i catechisti e gli operatori pastorali della diocesi, si sono tenuti degli incontri di formazione con la seguente tematica: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il tema è stato sviluppato attraverso due relazioni. La prima relazione, Presentazione della Esortazione apostolica postsinodale di papa Benedetto XVI “Verbum Domini”, è stata presentata da padre Alfredo Marchello, O.F.M. Cap.. La seconda relazione, L’animatore biblico: identità, competenze e formazione, è stata presentata da don Carlo Lavermicocca, responsabile del settore apostolico biblico. P. Alfredo ha iniziato la sua relazione sottolineando la stabilità della Parola di Dio: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». La Parola di Dio non passerà perché fondata sulla divina Autorità e sulla Verità. La Parola di Dio è infallibile perché è una parola che svela la realtà. La Rivelazione svela la realtà per quello che è effettivamente. La Parola di Dio non muta perché essa è vita per la Verità e diventa perciò strada per la libertà e ogni generazione se ne deve appropriare. L’esortazione apostolica Verbum Domini riveste un’importanza fon-

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damentale perché vede la Parola di Dio all’interno della prassi ordinaria della vita del cristiano e della Chiesa. Il documento è diviso in tre sezioni: 1. La Parola di Dio in sé considerata 2. La Parola di Dio all’interno della vita della Chiesa 3. La Parola di Dio nei confronti del mondo.

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Il Papa dà delle sottolineature importanti evidenziando l’aspetto pratico. Il rischio più evidente è quello di interpretare la Parola di Dio esclusivamente come annuncio teorico. Essa in realtà ha un fine eminentemente pratico. La Parola di Dio è un percorso verso noi stessi e verso Dio. È il percorso che aiuta l’uomo a raggiungere la maturità umana e spirituale. Nella prima sezione del documento viene messo in risalto il Dio che parla: Dio che è in dialogo con l’uomo dando la possibilità all’uomo di conoscere se stesso. Il rischio che emerge è quello di considerare il “parlare di Dio” come delle direttive dottrinali e il suo contenuto come informazioni. Ma la Sacra Scrittura è un racconto di eventi e situazioni concrete realizzate storicamente. È il racconto su ciò che Dio ha fatto con gli uomini. La Parola di Dio non parla “solo a me”; parla anche “di me”, affinché io mi veda allo specchio per comprendere veramente ciò che sono. La risposta dell’uomo a “Dio che parla” consiste nell’entrare nell’Alleanza. Al n. 25 viene detto che l’Alleanza consiste nell’affidarsi a Cristo, ad entrare in relazione con Lui. Allora la Nuova Alleanza ottenuta attraverso il sangue di Cristo entra nel mio sangue come Alleanza eterna, sicura, non soggetta a nessun decadimento. È il dono di Dio per chiunque lo voglia accogliere. L’unica risposta possibile dell’uomo a un Dio che parla è quella di «dimorare in Cristo». Diventa indispensabile una lettura ermeneutica della Sacra Scrittura per comprendere il senso della Parola nella pratica della vita quotidiana. C’è sempre difficoltà a leggere la Bibbia. Molte persone ci provano e ci riprovano, ma poi desistono perché trovano difficoltà a comprenderla. La Bibbia va letta insieme e il luogo più consono è la comunità. Nella seconda sezione del documento il Papa parla della Parola di


CURIA METROPOLITANA Dio nella Chiesa. Luogo privilegiato della Parola è la liturgia. Il documento evidenzia come la liturgia spesso dia poco spazio alla Parola e come le omelie non sempre spiegano ai fedeli la Parola. La Parola va esposta affinché dall’ascolto si passi, attraverso la conoscenza, alla pratica. Il cristiano ha bisogno di comprendere ciò che ha ascoltato. La sua conoscenza convince, insegna, corregge e forma alla giustizia. La Scrittura va frequentata e va pregata. Al n. 59 viene messa in risalto l’importanza dell’omelia quale fonte per il cristiano per crescere nella conoscenza di sé e della sua vita. Al n. 72 viene sottolinea la necessità per i cristiani di conoscere la Sacra Scrittura, poiché «l’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo» (san Girolamo). Nella terza sezione del documento il Papa parla della Parola di Dio nei confronti del mondo e viene sottolineato con forza che la Parola di Dio è per il mondo. Don Carlo ha iniziato la sua relazione specificando cosa si intende per “apostolato biblico”. Esso è la «cura e la promozione, tra il popolo di Dio, dell’incontro diretto con il Libro sacro», in quanto Parola di Dio e narrazione della storia della salvezza. L’Apostolato Biblico avviene dentro il quadro di una pastorale biblica, si interessa, quindi, dell’incontro diretto della Bibbia nella pastorale. Nel 1988 è stato costituito a livello nazionale il Settore Apostolato Biblico (SAB). Il SAB nazionale tiene uno stretto collegamento con l’Associazione Biblica Italiana (ABI) e con la Federazione Biblica Cattolica (FBC) ed è in rapporto di collaborazione con il settore ecumenico. Il SAB interagisce anche con le aggregazioni laicali: le associazioni laicali, gli oratori, i movimenti, le case di esercizi, i gruppi di preghiera. Il relatore ha poi enumerato i vari settori della pastorale che interpellano il SAB: la catechesi, la liturgia, la carità, il dialogo ecumenico, l’insegnamento della religione cattolica, la famiglia. Don Carlo Lavermicocca ha quindi illustrato la figura dell’animatore biblico. È una figura ministeriale, laica, preparata sulla Sacra Scrittura che offre alla sua comunità il carisma umano e cristiano

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allo scopo di diffondere tra il popolo l’ascolto e la pratica della Parola di Dio. Egli è un compagno di viaggio, un testimone della Parola, un mediatore della Parola, un animatore, un costruttore di comunione. L’animazione biblica ha lo scopo di aiutare i fedeli a conoscere e a leggere personalmente e in gruppi la Bibbia nel rispetto della sua identità teologica e storica. Per svolgere un servizio autentico nella Chiesa occorre che gli animatori acquisiscano, attraverso la formazione e l’esperienza, la capacità di coinvolgere tutti nell’ascolto della Parola. Per questo devono imparare l’umiltà perché essi non posseggono la verità da insegnare agli altri. Devono avere la capacità di condurre gruppi, capacità di ascolto e di coinvolgimento. Devono saper tessere relazioni e saper valorizzare tutti. Il compito degli animatori biblici nella comunità cristiana deve essere esercitato soprattutto tramite i gruppi biblici che sono lo strumento essenziale per insegnare la Bibbia al popolo. Gli animatori biblici camminano in stretta collaborazione con i presbiteri e sono chiamati a generare comunione ecclesiale e a stimolare il senso di sevizio e di carità. La formazione degli animatori biblici non deve essere approssimativa né basata solamente sul carisma personale, ma deve essere strutturata a livello diocesano o vicariale per offrire strumenti degni della Parola da annunciare. Tale formazione deve essere permanente attraverso l’aggiornamento con la lettura e la consultazione di riviste bibliche e di studi recenti, con la frequentazione di giornate di studio, seminari e convegni per animatori, di settimane bibliche proposte a livello nazionale. Agli incontri di formazione hanno partecipato circa duecento catechisti ed operatori pastorali. 72 Carla Bigi Campanella Collaboratrice Ufficio Catechistico


CURIA METROPOLITANA

don Carlo Lavermicocca

L’animatore biblico. Identità, competenze, formazione Identità dell’Apostolato biblivo 1. Che cosa si intende per apostolato biblico Per apostolato biblico si intende specificatamente: «la cura e la promozione, tra il popolo di Dio, dell’incontro diretto con il Libro sacro», in quanto parola di Dio e narrazione della storia della salvezza1. L’Apostolato biblico avviene dunque dentro il quadro di una pastorale biblica: entrambi interpellano tutta la comunità cristiana anche se in misura e modi diversi. Il settore di Apostolato biblico si interessa quindi dell’incontro diretto della Bibbia nella pastorale. Tale attenzione richiede di permeare l’intera vita delle comunità cristiane, traducendosi concretamente in cura della componente biblica nell’azione pastorale in tutte le sue espressioni. Quella che viene chiamata pastorale biblica, già richiamata nel capitolo VI della Dei Verbum, dove si esorta con forza la necessità di leggere la Sacra Scrittura sia nella liturgia, sia nella lectio biblica e nei diversi itinerari catechistici, sia nello studio teologico, sia nella meditazione personale. Anche gli Orientamenti pastorali della CEI Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia riportano, al n. 13, l’affermazione centrale: «la radice della fede biblica sta nell’ascolto, attività vitale, ma anche esigente. Perché ascoltare significa lasciarsi trasformare, a poco a poco». E ancora la recente Esortazione apostolica di Papa Benedetto XVI Verbum Domini 2 al n. 73 afferma che: «il Sinodo ha 1 2

PCB, L’interpretazione della Bibbia nella vita della Chiesa,1993 IV, C, 3. BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, 2010.

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invitato a un particolare impegno pastorale per fare emergere il posto centrale della Parola di Dio nella vita ecclesiale, raccomandando di incrementare la pastorale biblica non in contrapposizione con altre forme della pastorale, ma come animazione biblica dell’intera pastorale». 2. Il settore Apostolato biblico nella pastorale ecclesiale

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Nel 1988 è stato costituito a livello nazionale il Settore di Apostolato Biblico (SAB) assecondando la Nota pastorale della CEI, La Bibbia nella vita della Chiesa. La Parola del Ssignore si diffonda e sia glorificata (2Ts 3,1),1995, che al n. 41 richiede che ciò avvenga anche in ogni diocesi. In seguito sono stati nominati i rappresentanti regionali per l’Apostolato biblico, all’interno dei rispettivi Uffici catechistici. Il SAB è stato collegato all’Ufficio catechistico per l’affinità nel servizio della Parola, ciò non significa che il SAB non possa rapportarsi anche ad altri uffici, in particolare all’Ufficio liturgico. Quello che più conta è che l’Apostolato Biblico sia avvertito come bene prezioso da tutti gli uffici pastorali diocesani e da questi valorizzato nei rispettivi programmi e varie iniziative. Il SAB opera a contatto con la pastorale ordinaria delle comunità cristiane. Inoltre il SAB nazionale tiene uno stretto collegamento di cooperazione con l’Associazione Biblica Italiana (ABI) e, tramite questa, con la Federazione Biblica Cattolica (FBC), da cui attinge orientamenti e iniziative. In questo quadro svolge un servizio di sussidiarietà e sostegno dell’animazione biblica a livello locale proponendo corsi e convegni di aggiornamento e di formazione degli animatori biblici; mantenendo rapporti e collaborazioni in campo ecumenico; producendo sussidi, promuovendo il coordinamento e il dialogo con i diversi SAB regionali e diocesani. 3. Relazione con altre agenzie pastorali e luoghi di spiritualità Il SAB deve poter interagire anche con le aggregazioni laicali: le associazioni ecclesiali (prima fra tutte l’Azione Cattolica, per il suo speciale rapporto con le chiese particolari, cui apportano notevoli risorse di spiritualità e catechesi biblica), gli oratori, i movimenti ecclesiali, le


CURIA METROPOLITANA confraternite, offrendo la propria disponibilità ed eventualmente orientando le varie attività. Il SAB deve anche tenere presente attività legate a luoghi di particolare spiritualità presenti nelle diocesi come eremi, monasteri, case di esercizi, gruppi di preghiera, etc. Da queste riflessioni si evince ancora di più l’opportunità di un settore pastorale specifico per l’Apostolato Biblico, che sappia tener viva l’attenzione della pastorale diocesana, e specificatamente dell’Ufficio Catechistico Diocesano (UCD), predisponendo servizi, strumenti ed occasioni di formazione per un incontro verace ed efficace con il testo sacro. 4. Come si costituisce il SAB Il SAB diocesano è istituito dal vescovo, preferibilmente all’interno dell’UCD, fatto conoscere a tutta la diocesi e debitamente sostenuto. Per poter funzionare ha bisogno di un responsabile con adeguata formazione e di una misurata équipe diocesana di collaboratori, presbiteri e laici. Ha per compiti principali: una continua animazione e collaborazione con le parrocchie, aggregazioni laicali e luoghi o centri di particolare spiritualità, la formazione e cura degli animatori biblici, la proposta di iniziative bibliche nel contesto della programmazione annuale della diocesi. A questo proposito, per un buon funzionamento del SAB è di primaria importanza che non si proceda in modo frammentario ed individualisticamente, ma seguendo un programma biblico diocesano annuale o pluriennale, con distribuzione di contenuti, indicazioni di metodo, suggerimento di sussidi. È del tutto auspicabile che a tale programma si ispirino le singole comunità, parrocchiali e religiose, i gruppi biblici ed altre agenzie, in modo da assicurare un cammino di comunione e di reciproco aiuto. I biblisti (sia che svolgano attività di ricerca o di insegnamento) presenti sul territorio di una diocesi sono invitati a mettere a disposizione del SAB diocesano la loro competenza e, per quanto è possibile, la loro diretta partecipazione.

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5. I settori della pastorale che interpellano il SAB

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SAB e catechesi: riguarda il Progetto catechistico italiano, la valorizzazione della componente biblica dei catechismi, l’itinerario della iniziazione cristiana e catecumenale, l’introduzione della lettura della Bibbia nelle diverse età. Diverse sono le modalità con cui la Bibbia svolge il suo servizio; ne ricordiamo due in particolare: la Bibbia all’interno del testo di catechismo e il servizio offerto al cammino della iniziazione cristiana: La Bibbia nei catechismi. La Nota sopra citata ricorda al n. 28 che «la catechesi è certamente una delle vie più eminenti di contatto con la Bibbia»; insieme alla liturgia, la catechesi costituisce l’occasione più preziosa, per avvicinare la Bibbia alla gente nelle varie età e condizioni. Ciò richiede che i catechisti ne siano consapevoli e sappiano utilizzare tale opportunità, sviluppando la componente biblica secondo le indicazioni della Nota: «In verità, i catechismi dicono la Bibbia entro il quadro più ampio della fede della Chiesa. La collegano infatti con tre esperienze vitali della parola di Dio: la dottrina, cioè la riflessione di fede della Chiesa; i sacramenti, cioè la celebrazione di fede della Chiesa; la carità, cioè la vita di fede della Chiesa. Per incontrare la Bibbia nei catechismi occorre rispettare questa contestualità, ricavando certamente dal testo un cammino biblico, ma non per farlo vivere a sé stante, bensì per far incontrare in esso l’anima stessa della catechesi, che è appunto la Bibbia, e per connettere attorno ad essa, in profonda armonia, tutte le esperienze ecclesiali della Parola» (ibid.). La Bibbia nell’iniziazione cristiana. In tale prospettiva risulta evidente che «dell’iniziazione alla fede fa parte anche l’iniziazione alla Parola di Dio» (n. 27). La Parola di salvezza diventa “bella notizia” per chi sta diventando cristiano. Proprio quando la comunità la proclama ed essa viene accolta nella vita, fa acquisire gradatamente i comportamenti dei discepoli di Cristo. A questo scopo aiutano i riti del percorso di iniziazione cristiana che mettono in risalto il dinamismo della traditio- redditio della Parola annunciata e ricevuta. – Riguardo agli adulti la Nota 1 dell’iniziazione cristiana3 afferma: 3

Consiglio Permanente CEI, L’Iniziazione Cristiana 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 1977.


CURIA METROPOLITANA «La fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio e cresce grazie al suo nutrimento. Per questo ogni tappa dell’iniziazione cristiana ha propri contenuti e finalità nella trasmissione della Parola, che richiedono una cura seria e grande competenza: il primo annuncio, l’istruzione organica dei catecumeni, la catechesi mistagogica dei neofiti. Queste forme non esauriscono l’approfondimento della Parola di Dio. Esse sono integrate e sostenute dalla liturgia della parola domenicale, da opportune celebrazioni della Parola e da altri riti» (n. 86). – Riguardo ai ragazzi4 la Bibbia diventa protagonista nel cammino di iniziazione cristiana. Il documento della CEI afferma: «i fanciulli e i ragazzi che intraprendono l’itinerario di iniziazione cristiana solitamente sono all’oscuro di tutto ciò che riguarda la fede cristiana … La finalità dell’annuncio non è tanto di trasmettere nozioni e regole di comportamento, ma di contribuire a portare ad un incontro con Cristo vivo»(n. 31). «Il contenuto dell’annuncio ha come oggetto il racconto della storia della salvezza e in particolare della storia di Gesù. Tale storia viene raccontata non come qualcosa di lontano e ormai concluso, ma come successione di eventi aperti, attuali, che attendono altri protagonisti» (n. 32). Dal punto di vista operativo si può affermare che si diventa cristiani proprio accogliendo la Parola e rispondendo ad essa con la vita. Ma ciò avviene se si impara a rendere testimonianza alla Parola, apprendendola gradualmente e abituandosi alla sua compagnia quotidiana, tramite una lettura programmata e impregnando di essa le celebrazioni, la preghiera personale, il proprio mondo interiore. In ciò sono di aiuto i quattro volumi del Catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, e soprattutto quanto il Servizio nazionale per il Catecumenato ha cercato di suggerire nella Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi (2001) dove il percorso, partendo dall’annuncio di Gesù nel Vangelo di Marco, racconta la storia della salvezza con fatti e personaggi, in modo da scoprire in 4

Consiglio Permanente CEI, Orientamenti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi da 7 a 14 anni, 1999.

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essa l’amore del Padre che ci coinvolge e a cui noi rispondiamo con l’impegno della sequela di Gesù e l’ingresso in una comunità cristiana concreta e visibile. Nella Guida viene offerto un percorso biblico circostanziato con riferimenti a testi precisi e con celebrazioni appropriate della Parola.

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SAB e Liturgia: riguarda la liturgia della Parola nell’eucaristia e negli altri sacramenti, la preparazione alla lettura-proclamazione dei testi biblici, le omelie, i gruppi liturgici, l’iniziazione alla liturgia delle ore, l’educazione alla preghiera personale con l’uso della Bibbia in ogni età. Indichiamo qui delle direttive riprese dalla Nota della CEI, La Bibbia cit. ai nn. 25-26: La liturgia della Parola, in particolare quella che viene celebrata nella Messa è la più incisiva via biblica. Il contatto che molti cristiani hanno con la Scrittura si realizza oggi, spesso, mediante la liturgia ed in particolare dalle letture che sono offerte dalla celebrazione eucaristica domenicale. Nelle letture bibliche, da spiegare nell’omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e gli offre un nutrimento spirituale. Cristo stesso è presente per mezzo della sua parola tra i fedeli. L’attenzione alla Bibbia deve manifestarsi anche nella celebrazione degli altri sacramenti, segnatamente in quello della riconciliazione. La Bibbia deve impregnare di sé ogni altra forma di culto e di pietà popolare. Quanto affermato per diventare sempre più realtà richiede riti espressivi, ovvi accorgimenti tecnici per una comunicazione genuina, soprattutto con una buona formazione biblica e liturgica fornita alle guide dell’assemblea liturgica, in particolare occorre preparare validi lettori, che sappiano mantenere gli ascoltatori attenti al testo, che evitino ogni improvvisazione, che si preparino con preghiera e riflessione sul brano che si accingono a proclamare5. Bibbia e servizio della carità: avvalersi della Scrittura nel servizio di carità diventa un obiettivo necessario e fecondo così come richiamato dalla Nota CEI Evangelizzazione e testimonianza della carità al n. 10: «La pastorale italiana è espressamente sollecitata a mettere in 5

UCN-SETTORE APOSTOLATO BIBLICO, L’Apostolato biblico nelle comunità ecclesiali, 2005, p. 22.


CURIA METROPOLITANA luce l’intimo nesso che unisce la verità cristiana e la sua realizzazione nella carità, poiché una mancata armonizzazione tra l’annuncio della Parola e la testimonianza delle opere, porterebbe ad un grave impoverimento di entrambi i processi pastorali». Per valorizzare la Bibbia in questa prospettiva i contenuti sono diversi. Anzitutto occorre approfondire la conoscenza del tema della carità nella Bibbia. Poiché l’amore che Dio rivela a tutti gli uomini esige di essere vissuto anche nei confronti dei fratelli, ne consegue che non si può leggere la Scrittura senza sentirsi uniti a loro. Annunciare le Scritture è servizio di carità. La citata Nota CEI afferma che: «la verità cristiana non è una teoria astratta. È anzitutto la persona vivente del Signore Gesù che vive risorto in mezzo ai suoi» (n. 9); ne consegue che incontrare la Parola di Dio significa diffondere la buona novella del Regno ai poveri, donando a loro speranza e amore. La carità rende credibile la Parola. L’annuncio dell’amore, che tutto avvolge e vivifica, deve poter risplendere nelle opere del credente. Saremo evangelizzatori credibili nella misura in cui metteremo in pratica quell’amore che annunciamo6. Coloro che insegnano la Parola e le comunità che di essa si nutrono sono chiamati a fare fiorire accanto alle iniziative riguardanti la Parola anche opere di carità. Ambiti specifici di tale azione congiunta di Parola e carità sono: le carceri, gli ospedali, i centri di accoglienza dei migranti, le situazioni di povertà e di solitudine... ed in particolare agli operatori Caritas è richiesto di lascarsi ispirare profondamente dal vangelo per imprimere al loro servizio autenticità, generosità, costanza e gioia. Bibbia e dialogo ecumenico: «L’incontro con la Bibbia ha una importanza decisiva nel dialogo ecumenico, quale punto di incontro tra le Chiese e comunità ecclesiali, essendo la Bibbia, la base comune della regola della fede»7. Non si può perciò concepire un Apostolato biblico senza una mentalità e pratica ecumenica del libro sacro.

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Cfr CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 24. CEI, La Bibbia, cit., n. 34.

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Le pratiche più raccomandate e diffuse sono quella di una lettura della Parola di Dio in occasione di incontri specifici, come nella Settimana di preghiera dedicata all’unità dei cristiani, cattolici e membri di altre confessioni insieme; quella di pregare insieme la Parola; quella di diffondere la Bibbia con traduzioni adeguate, in collaborazione con le Società Bibliche. Bibbia e insegnamento della religione cattolica: L’insegnamento dell’IRC nella scuola non può ridursi alla spiegazione della Bibbia ma tale insegnamento può essere, così come afferma la Nota CEI La Bibbia cit., può essere «un prezioso canale per imparare l’alfabeto delle conoscenze bibliche» (n. 29). Non sfuggono le possibilità che l’IRC offre a milioni di alunni delle varie scuole, aperte a scolari di diverse provenienze, religioni e culture. A tutto ciò tendono i programmi ministeriali per l’IRC. Per il raggiungimento di questo scopo è necessario curare la formazione iniziale e l’aggiornamento dei docenti di religione. Diventa indispensabile che essi siano capaci di una sufficiente esegesi, di una didattica biblica appropriata, di una lettura culturale del libro sacro. In questa prospettiva, alla luce della Riforma scolastica si raccomanda di porre attenzione alla Bibbia nel Progetto dell’Offerta Formativa (POF) al fine di incrementare il patrimonio educativo e culturale della scuola.

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Bibbia in famiglia. L’attenzione alle famiglie come uno dei “luoghi” più importanti di evangelizzazione è oggi in crescita, diventando un obiettivo importante del magistero postconciliare. Giovanni Paolo II nella Novo millenio ineunte indica come irrinunciabile l’ascolto della Parola anche nelle famiglie: «Occorre, carissimi fratelli e sorelle, consolidare e approfondire questa linea, anche mediante la diffusione nelle famiglie del libro della Bibbia» (n. 39). La Parola di Dio può realmente essere un grande fattore educativo, contribuendo a rendere la famiglia prima esperienza di vita ecclesiale. Per avvicinare i coniugi alla Bibbia sono da considerare occasioni importanti i corsi prematrimoniali e prebattesimali durante i quali gli stessi potrebbero essere aiutati a scoprire il ricco e profondo messaggio biblico sulla famiglia e sulla vita. I Gruppi di ascolto del vangelo nelle case con la guida di un catechista animatore, dove alcuni nuclei familiari si riuniscono perio-


CURIA METROPOLITANA dicamente per conoscere meglio la Parola di Dio e imparare a pregare con essa. Giornata, settimana, mese della Bibbia. Alla “attuazione di settimane bibliche” accenna la Nota della CEI, La Bibbia nella vita della Chiesa , 1995, n. 32, ponendole tra le varie possibili iniziative per diffondere la Bibbia tra il popolo. Oltre la settimana si possono ipotizzare anche singole e isolate giornate, mesi o addirittura anni biblici. Ovviamente con contenuti diversi e differenti organizzazioni: parrocchiali, cittadine, diocesane ecc. L’animatore biblico 6. La figura ministeriale L’animatore biblico è una figura laica, preparata sulla Sacra Scrittura, che offre alla sua comunità il carisma umano e cristiano allo scopo di diffondere tra il popolo la lettura, l’ascolto e la pratica della Parola di Dio. Il suo servizio viene svolto nei piccoli gruppi e nelle varie iniziative pastorali8. Per rispondere alla sua vocazione, l’animatore biblico si qualifica come: – compagno di viaggio: accompagna i credenti o coloro che sono desiderosi di accostarsi al testo biblico, facendosi lui stesso, con la sua testimonianza, appello e presenza di Dio presso l’uomo di oggi; – testimone della Parola: egli stesso l’ha scoperta e da essa trae sostegno per la propria esistenza, meditandola e assimilandola, per poterla poi annunciare in modo credibile e significativo; – mediatore della Parola: si fa ermeneuta di essa, interpretandola alla luce della vita quotidiana e mediando il prezioso lavoro degli esegeti nel portare ai nostri contemporanei il messaggio di Dio in sintonia con la Chiesa di tutti i tempi e di tutte le stagioni; – animatore: discreto e illuminante, egli promuove un processo graduale di formazione, in stretto rapporto con la vocazione di ogni credente; 8

Cfr CEI, L’Apostolato cit., p. 46.

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– costruttore di comunione: inserito vitalmente nella comunità ecclesiale, è capace di tessere rapporti di dialogo e valorizzare il ruolo e il contributo di tutti alla crescita della comunione nella Chiesa. 7. Gli obiettivi dell’animazione biblica Gli obiettivi dell’animazione biblica vengono anch’essi delineati dalla Nota CEI: «Il loro scopo è quello di aiutare i fedeli a conoscere e leggere personalmente e in gruppo la Bibbia, nel rispetto della sua identità teologica e storica; favorire l’incontro diretto dei fedeli con la Parola di Dio scritta, in modo da saper ascoltare, pregare, attualizzare e attuare la Parola nella vita quotidiana; abilitare ad alcune forme di condivisione biblica; rendere idonei i ministri della Parola e altri animatori a sapere iniziare i fedeli alla Bibbia»9. Ambiti di servizio sono: le celebrazioni liturgiche; gli itinerari di iniziazione cristiana, per i fidanzati, per i genitori e per gli adulti; i vari momenti di feste vissute dalla comunità. Gli animatori sono chiamati ad operare anche nelle “Giornate o settimane bibliche”, nella “domenica”, nei corsi biblici, nei gruppi biblici o di ascolto, nelle missioni popolari, nella conduzione della “lectio divina” fatta personalmente nelle famiglie e nei gruppi. 8. Le competenze educative e bibliche dell’animatore

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Per svolgere un servizio autentico nella Chiesa occorre che gli animatori acquisiscano attraverso la formazione e l’esperienza, a poco a poco, la capacità di coinvolgere tutti nell’ascolto della Parola, rispettando i tempi di maturazione di ciascuno, ma anche spingendo a parlare e a raccontare… Per questo devono imparare l’umiltà: essi non possiedono la verità da insegnare agli altri. Sanno porre le domande giuste, riescono a dare la parola a tutti senza mortificare quanti non hanno capacità di esprimersi o di capire e sanno aspettare con fiducia il momento opportuno per precisare o correggere le espressioni troppo ardite. Sanno parlare alla mente, ma anche al cuore. Evitano i discorsi troppo difficili, spiegando sempre le paro9

CEI, La Bibbia cit., n. 21.


CURIA METROPOLITANA le nuove o le espressioni tipiche che si incontrano nella lettura del testo, senza che nessuno si senta inadatto o tagliato fuori per il tono troppo elevato delle riflessioni. Nella conduzione dei gruppi biblici gli animatori sanno sfruttare le risorse della moderna psicologia e pedagogia per formare e per far crescere il gruppo: imparano a capire come tessere la rete di relazioni nel gruppo, distribuendo fra tutti le diverse responsabilità e coinvolgendo tutti nel lavoro. Nel gruppo il loro atteggiamento sarà sempre positivo, senza mai rifiutare i consigli di nessuno, senza mai trattare male chi interviene in maniera errata o imprecisa, senza far pesare le incompetenze e le difficoltà di relazione di alcune persone, ma facendo in modo che ognuno possa sentirsi valorizzato, incoraggiato e gratificato. Gli animatori si fanno esperti delle dinamiche di gruppo, conoscono le tecniche per alleggerire i momenti di tensione nel gruppo, i momenti di stanchezza nella ricerca, sono formati a comunicare in maniera efficace e coinvolgente. Anche la capacità di esprimere il messaggio biblico nella cultura del nostro tempo è un comportamento da acquisire: oggi non possiamo più proporre interpretazioni ingenue e semplicistiche. Dal punto di vista biblico e teologico gli animatori hanno bisogno di acquisire una competenza particolare, non solo esegetica, ma anche pastorale. Secondo il Documento della CEI, La Bibbia cit. al n. 17 vengono ricordate le seguenti competenze che l’animatore deve possedere: – «Ricercare con attenzione il senso letterale od oggettivo del testo sacro; in ciò diventa indispensabile l’uso del metodo storico-critico, integrato opportunamente con altri metodi, mentre va decisamente scartata la lettura fondamentalista e ogni altro approccio puramente soggettivo. – Prestare attenzione al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura e dunque al mistero di Cristo e della Chiesa. – Leggere le Scritture nella tradizione vivente di tutta la Chiesa. – Essere attenti all’analogia della fede, ossia alla coesione delle verità della fede tra loro nella totalità del progetto della divina rivelazione. – Realizzare il processo di inculturazione e di attualizzazione, grazie al quale la parola di Dio risuona come parola per l’oggi».

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9. Il compito degli animatori biblici nella comunità cristiana

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Il compito particolare e necessario ad ogni comunità, svolto dagli animatori, sarà esercitato soprattutto tramite i gruppi biblici: essi sono lo strumento essenziale per consegnare la Bibbia al popolo, nella comunità. Questi nascono da una missione biblica o come gruppi di ascolto o da altre esperienze e devono aiutare il popolo a mettersi in contatto con il testo, a leggerlo anche in famiglia, ad attuarlo nella vita. Compito degli animatori nel gruppo biblico è quello di far risuonare la Parola nelle situazioni concrete dell’oggi, ponendo attenzione all’ambiente e alla cultura della pagina accostata, spiegandone il senso letterale e la collocazione nella storia della salvezza, in sintonia con la fede della Chiesa, accogliendo nella preghiera i suggerimenti dello Spirito al fine di cambiare la vita. La funzione degli animatori non si esaurisce nel gruppo biblico, ma camminando in stretta collaborazione con i presbiteri, si dilata all’intera comunità parrocchiale. Nel loro servizio essi sono chiamati a generare comunione ecclesiale, stimolare il senso di servizio e di carità, muovere alla competenza esegetica e comunicativa, spingere ad «apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo con la frequente lettura delle divine Scritture» (DV, n. 25). Gli animatori nella prospettiva della corresponsabilità spingeranno dunque la comunità cristiana a fare riferimento alle Scritture in tutti i momenti della vita: nelle riunioni dei gruppi, negli itinerari educativi, nelle pratiche di pietà popolare, nella liturgia, nelle giornate di ritiro e in ogni altra iniziativa biblica. La funzione degli animatori si estenderà anche al territorio della diocesi, dove in comunione con i pastori responsabili, svolgeranno il loro apostolato biblico, avvalendosi delle occasioni formative proposte dagli Uffici Catechistici (SAB) e lavorando con gli altri animatori pastorali ai progetti diocesani. Essi saranno i diffusori delle iniziative diocesane e degli orientamenti del vescovo, e si renderanno disponibili, insieme con i biblisti della diocesi, ad un servizio della Parola che ha come scopo supremo l’incontro sempre più desiderato dei fedeli con il Dio di Gesù Cristo.


CURIA METROPOLITANA 10. La formazione degli animatori biblici A tal proposito la Nota CEI, La Bibbia cit., afferma: «esigenze pastorali tanto elevate richiedono uno specifico impegno da parte degli operatori o animatori biblici e una specifica attenzione alla loro formazione (…) fa parte del cammino di formazione e di vita spirituale ed ecclesiale degli operatori e dei ministri della Parola un approfondimento regolare e organico della Parola di Dio scritta» (n. 36). Occorre che gli animatori fondino il loro servizio su un proprio itinerario spirituale e formativo di ascolto e studio della Bibbia. La formazione degli animatori biblici non deve essere approssimativa né basata soltanto sul carisma personale, ma essere strutturata, a livello diocesano o vicariale, per offrire strumenti degni della Parola da annunciare. Sarà loro proposto un solido cammino formativo, allo scopo di abilitarli a guidare un gruppo e trasmettere la Parola di Dio, nel contesto pastorale delle comunità di oggi. Tale cammino comprende un approfondito esame delle dimensioni della Parola di Dio per i credenti; la capacità di guidare un incontro sulla Parola con tutti i suoi passaggi; la competenza nell’elaborare itinerari appropriati al gruppo in cui svolgono il servizio. Il servizio che gli animatori svolgono nel gruppo o nella parrocchia li impegna in una formazione permanente, mediante l’aggiornamento con la lettura e la consultazione di riviste bibliche e di studi recenti, con la frequentazione di giornate di studio, seminari e convegni per gli animatori, di settimane bibliche proposte a livello nazionale. Non deve mai mancare in loro lo stimolo ad aggiornarsi, a formarsi, a progredire nella conoscenza delle Sacre Scritture. Concretamente in questi anni il SAB ha sviluppato le seguenti attività di formazione: – Il convegno nazionale di Apostolato biblico giunto alla sua ventesima edizione (2012). – Il corso estivo di formazione degli animatori biblici (La Verna). – La pubblicazione della collana “Bibbia. Proposte e metodi” con circa una trentina di titoli. – L’Osservatorio permanente e il censimento periodico delle attivi-

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tà di Apostolato biblico nelle diocesi tramite gli incaricati delle diverse regioni. – Interventi di sensibilizzazione sul quotidiano «Avvenire». – Promozione nelle comunità di corsi biblici e di aggiornamento promossi dall’ABI.

Collegamento con altri servizi alla Bibbia Grazie a Dio, la Bibbia arriva oggi alla gente attraverso canali molteplici, che vanno oltre il servizio prestato dal Settore Apostolato Biblico. Li raduniamo in due grandi aree: canali interni alla Chiesa cattolica ed altri di tipo interconfessionale e dunque di taglio ecumenico. È giusto che gli animatori anzitutto, ma anche i fedeli ne siano a conoscenza per un sicuro arricchimento della loro fede. sac. Carlo Lavermicocca responsabile del Settore Apostolato Biblico dell’Ufficio catechistico diocesano

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D OCUMENTI

E

V ITA

DELLA

C HIESA

DI

B ARI -B ITONTO

CURIA METROPOLITANA Ufficio Famiglia

Vocazione e progetto di vita *

1. Vocazione e progetto Si tratta di un ossimoro, una figura retorica che mette insieme due parole di senso contrario: – la vocazione viene dall’alto, da fuori di noi, da Dio, come in Abacuc ‘preso per i capelli’ (cfr Dn 14, 33 ss); – il progetto parte dal basso, da dentro di noi, dall’uomo, come in Davide che progetta di costruire un tempio al Signore (cfr 2 Sam 7, 1 ss); – la vocazione è agape, dono d’amore da parte di Dio; – il progetto è eros, tensione d’amore da parte dell’uomo. Gli ossimori sono il paradosso costante della vita cristiana: – la “oscura chiarezza” della beata Elia: «mi è dolce cantare la felicità attraverso la luce della mia oscura chiarezza» (Lettere, 210, p. 409); – la potenza nella debolezza di Paolo: «la mia potenza – gli dice il Signore – si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9); – l’esaltazione nella umiliazione: di Cristo («umiliò se stesso… per questo Dio l’ha esaltato», Fil 2, 7.9); – di Maria («Dio fa grandi cose… guardando all’umiltà della sua serva», Lc 1, 48-49); – del cristiano («chi si umilia sarà esaltato», Lc 18, 14) – «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14). *

Relazione tenuta dal prof. Giuseppe Micunco il 6 febbario 2012, presso l’Aula sinodale, nell’ambito degli incontri organizzati dall’Ufficio diocesano per la famiglia sul tema: “La responsabilità educativa: dal desiderio alla vocazione. Il ruolo della famiglia”.

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La vita cristiana è insieme chiamata e progetto di vita: le due cose a volte s’incontrano, a volte si scontrano: facciamo un progetto e il Signore vi si inserisce con la sua chiamata, o ci chiama ad altro, spesso anche all’interno della stessa chiamata. Perché ci ha chiamati da sempre, «fin dal seno materno» (Gal 1, 15); «in Cristo ci ha scelti prima della creazione del mondo» (Ef 1, 4). 2. La vocazione Diceva in una recente conversazione don Luigi Renna che la vocazione è «lasciarsi sorprendere da Dio»; mi ha richiamato una celebre breve lirica di Ungaretti (Casa mia, da Ultime, Milano 19141915): «Sorpresa dopo tanto di un amore / credevo / di averlo sparpagliato per il mondo». Quando con i nostri progetti, il nostro ‘sparpagliare amore’, ci sentiamo vuoti e perduti, il Signore ci sorprende col suo amore: a qualsiasi età, in qualsiasi condizione. È il battesimo la radice di ogni vocazione: siamo chiamati dall’amore trinitario; questa ‘sorpresa’ ce la portiamo appresso, per così dire, appartiene alla nostra vocazione alla santità, che tante volte dimentichiamo o oscuriamo… ma ecco che Dio ci sorprende; come dice Agostino: «tu eri con me e io non ero con te… mi chiamasti e rompesti la mia sordità…» (Conf. 10, 27).

3. Il progetto

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In realtà, parlando di progetto, si finisce col parlare anche di vocazione. Perché c’è prima di tutto un progetto di Dio su di noi, come singoli, come coppia e come comunità alla quale apparteniamo. Ma prima vogliamo parlare dei nostri progetti. Ne abbiamo ancora? Il nostro vescovo, nella sua Lettera alla Chiesa locale nel IV centenario del Seminario diocesano. Cerca e troverai, scrive che la nostra è una «cultura a-progettuale»: «La maggior parte delle persone […] non ha in sé una progettualità che la porti a cercare e a trovare in quello che dice o in quello che fa il ‘gusto dell’esistere’. Non sente l’appello della vita alla vita. La chiamata della vita alla vita. […] Non solo i laici cristiani, ma anche i vescovi, i presbiteri, le religiose e i religiosi (la cui vita dovrebbe essere più che mai ‘progettuale’) cadono in questa


CURIA METROPOLITANA trappola esistenziale, quando dimenticano di essere ‘uomini e donne della chiamata’ e perdono così il senso e il fine ultimo della propria vita di chiamati» (n. 3, p. 12). Mons. Cacucci, ancora, dice che ci muoviamo tra la sindrome di Peter Pan «l’eterno ragazzo, che non vuole crescere e non vuole assumersi le sue responsabilità» e la sindrome del profeta Giona, un uomo che per paura è «chiuso a riccio su se stesso», e «si rifugia nel non-rischio». Non progettiamo e non rischiamo, perché manchiamo di memoria del passato e di apertura verso il futuro. Perché nostra unica preoccupazione è il presente, nel quale vogliamo essere perennemente ‘giovani’, in concorrenza con i giovani, ai quali stiamo rubando il futuro, dopo che gli abbiamo nascosto il passato. E «l’industria della moda, - scrive Armando Matteo (La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2010, p. 53) dei viaggi, delle comunicazioni, della ricerca farmaceutica, della chirurgia estetica, dell’alimentazione – non senza il potente ausilio dell’astuzia della pubblicità e del traffico di stupefacenti – va incontro al disperato bisogno di questa classe sociale di mantenere la propria forma giovane, prestante, attraente, ovvero di corrispondere anche con il fisico all’età mentale che i suoi membri si assegnano». Un uomo che non fa progetti di vita non risponde a quella vocazione alla vita e all’amore, all’eros e all’agape, che, come dicevamo all’inizio, il Creatore ha posto in lui facendolo a sua immagine. 89 4. Il ‘progetto’ nella Scrittura: volontà e mistero Per Dio troviamo piuttosto il concetto di ‘disegno’, ‘piano’, ma quasi mai espresso con questi termini. Troviamo invece ‘volontà’, una volontà d’amore, come dice bene il greco thèlema (un termine del linguaggio erotico), che è quello del ‘Padre nostro’: in quella preghiera chiediamo a Dio, ogni giorno, in qualsiasi momento, di compiere la sua volontà, il suo disegno, il


suo progetto d’amore in noi e nella storia. Questo ‘progetto’ è, dice Gesù nel vangelo di Giovanni, che abbiamo la vita eterna (la vita divina), già da ora (cfr Gv 6, 38-40). Troviamo anche il termine ‘mistero’, che è ancora il ‘progetto’ d’amore di Dio quale si è manifestato nella creazione, nella storia d’Israele, in Gesù Cristo e nella Chiesa; sappiamo come ‘misteri’ fossero per i Padri (lo sono anche per noi) gli eventi salvifici narrati dalla Scrittura e che hanno trovato piena realizzazione in Cristo e nei sacramenti, come spiega bene Paolo (cfr Ef 3, 1 ss.). Per i ‘progetti’ degli uomini troviamo il termine ‘pensieri’, come nel Magnificat: «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore» (Lc 1, 51), nei loro progetti di prepotenza e prevaricazione; o, più spesso e più semplicemente, di soldi, di una casa più grande, di una macchina più potente... Come il ricco stolto della parabola (Lc 12, 16 ss.), che fa i conti senza l’oste… Ma i nostri progetti possono essere anche di pace e di amore, di servizio al Vangelo e al bene comune, che possono anche fallire… e il Signore ci può anche chiedere altro…

5. Il progetto di Dio

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C’è un progetto di Dio sul mondo e sulla storia, e su ciascuno di noi. Negli affreschi della chiesa di S. Caterina d’Alessandria a Galatina c’è un Dio creatore con riga e compasso, come un architetto che disegni il suo progetto; è un’immagine tratta dal libro dei Proverbi: «… quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso…» (cfr Pr 8, 23 ss.). Dio chiama il mondo alla vita e lo fa bello (oltre che buono, ebr. tôb), segno del suo amore. Sempre in quegli affreschi, quando crea l’uomo e la donna si china su di loro: in tutti gli altri atti creativi il Signore è sempre raffigurato ritto in piedi, maestoso e potente; sull’uomo e sulla donna si china con affetto: li chiama a condividere la sua immagine di vita e di amore: «facciamo l’uomo a nostra immagine… non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto simile a lui» (cfr Gen 2, 18). Una chiamata che riguarda tutti, sposati, ordinati e consacrati. Così con Israele: «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato… Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me…» (cfr Os 11, 1 ss.).


CURIA METROPOLITANA Israele dimentica spesso l’amore della sua giovinezza… Anche noi… Ma il Signore resta sempre fedele al suo amore. Fino a Gesù Cristo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito» (Gv 3, 16). E lo ha ‘dato’ per sempre: è lui il suo ‘progetto’ per noi, è Cristo il ‘mistero di Dio’ (Col 2, 2), il ‘sacramento primordiale’ (Schillebeeckx), il sacramento dell’incontro di Dio con l’uomo, massimamente nell’Eucaristia, sacramentum caritatis, sacramento dell’amore, che ci fa, come nel matrimonio, «una sola carne con lui» (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 8).

6. Un progetto-vocazione su ciascuno di noi a. Un progetto che è una chiamata alla vita, che è certo la vita di grazia, ma che va vissuta nella vita di tutti i giorni. E non può essere una vita ‘borghese’, ‘tranquilla’. «Non crediate che sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono venuto infatti a separare l’uomo da suo padre…» (Mt 10, 3435); «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv 16, 33). Mi viene in mente Vasco Rossi: «Voglio una vita spericolata… Voglio una vita piena di guai…» Così anche in Vivere: «Vivere, e sperare di star meglio e non esser mai contento: è come un comandamento». Anche se lo dice in altro senso... Ma che provocazione per le nostre paure, per le nostre cautele… Abbiamo persino cambiato il senso della parola ‘prudenza’… Una chiamata alla vita, che riguarda la vita di coppia, che riguarda i figli, che riguarda il lavoro, che riguarda l’impegno civile, sociale e politico, senza la paura di Giona. b. Un progetto che è anche una chiamata all’amore, quale che sia la nostra vocazione, che è sempre, però una vocazione nuziale. Nella consapevolezza, nella fede, che «è Dio che ha congiunto» (Mt 19, 6), ciò che l’uomo non può e non deve dividere. E, invece, siamo proprio noi a ‘dividere’, e non solo con divorzi e separazioni, ma anche con egoismi e paure e falsi moralismi. A cominciare dall’amore coniugale. Benedetto XVI scrive nella Deus caritas est (n. 3):

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«(Nietzsche) esprimeva una percezione molto diffusa: la Chiesa con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio laddove la gioia predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del divino?». E Giovanni Paolo II: «In quel momento in cui, sposati l’uno con l’altra, come marito e moglie, debbono essere ‘una sola carne’, si impegnano in comune a rileggere il linguaggio del corpo proprio del loro stato, nella sua sorgente divina. In tal modo il linguaggio del corpo diventa linguaggio della liturgia: viene fissato il più profondamente possibile, collocato cioè nel mistero del ‘principio’» (Uomo e donna lo creò. Catechesi sull’amore umano, Roma 1987, p. 440; riportato in J. Bastaire, Eros redento, Edizioni Qiqajon. Comunità di Bose, Magnano (Vc) 1991, p. 110). A valorizzare la corporeità e la sessualità nel rispondere alla chiamata del Signore, di qualsiasi tipo, invita anche il nostro Arcivescovo nella lettera Cerca e trova (p. 15). c. Un progetto che è anche una chiamata alla missione, a cominciare proprio dal sacramento del matrimonio, mistero dell’amore tra Cristo e la Chiesa (cfr Ef 5). In quanto sacramento l’unione e l’amore tra gli sposi non è soltanto segno dell’amore… che sarebbe già tanto: vedere due sposi che si amano fa bene ai figli, fa bene alla società, fa bene alla comunità cristiana. Il sacramento è anche ‘strumento’ dell’amore, nel senso che ‘misteriosamente’, misticamente lo fa crescere, direi quasi ex opere operato, prima ancora che ex opere operantis: cioè per se stesso, per il fatto stesso che è stato e viene celebrato. Sta poi alla comunità farlo fruttificare, come per tutti i sacramenti. E il sacramento del matrimonio è già un annuncio e una presenza, quindi, del Vangelo dell’amore. Ma ad annunciare il vangelo siamo chiamati tutti («guai a me se non annuncio il Vangelo», dice Paolo, 1 Cor 9, 16): non è un ‘mestiere’ che riguarda solo gli ordinati o i consacrati. Ognuno a modo suo. Gesù per i laici lo spiega bene nell’episodio dell’indemoniato guarito e che vorrebbe ‘seguirlo’: «Gesù non glielo permise, ma gli disse: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto…”. E quello andò e si mise a proclamare…» (Mc 5, 18-20). d. Un progetto che è una chiamata alla gioia, alla felicità. Dicono bene i vescovi nel documento sugli orientamenti pastorali per il decen-


CURIA METROPOLITANA nio 2010-2020, Educare alla vita buona del vangelo (n. 8): «Un’autentica educazione deve essere in grado di parlare al bisogno di significato e di felicità delle persone. Il messaggio cristiano pone l’accento sulla forza e sulla pienezza di gioia (cfr Gv 17, 13) donate dalla fede, che sono infinitamente più grandi di ogni desiderio e attesa umani». Spesso noi adulti siamo piuttosto testimoni di infelicità: «Tutti i nostri genitori – dice, a colloquio con un adulto, il giovane protagonista del romanzo Emmaus di A. Baricco (Feltrinelli, Milano 2009, p. 119) – sono stati, da giovani, felici. Aspettavo di sentire quando tutto quello si era inceppato e dove era iniziata la miseria educata che invece conoscevamo. Avrei voluto magari sapere perché a un certo punto si erano ammalati».

7. Fare progetti. senza attaccarci ad essi Il Signore ha su di noi, e ci chiama a costruirlo con lui, un progetto di vita, di amore, di missione, di gioia. Per conoscere il progetto che ha su ciascuno di noi, ognuno deve avere un suo progetto, i suoi progetti. Cercare, come dice il vescovo, il «gusto dell’esistenza». Fare progetti è umano. Fino alla fine. Guai a non avere o a non fare progetti, a non voler sempre migliorare. Fino alla fine. Sant’Agostino nel 429, a un anno dalla morte, inviando all’amico Dario una copia delle Confessioni, scriveva: «Noi non abbiamo fatto altro che perderci, ma Colui dal quale siamo stati fatti, ci ha rifatto. Quando mi avrai conosciuto in questa opera, prega per me, perché io non ceda, ma progredisca nella perfezione» (Epist. 231, 6). Agostino ha settantacinque anni ed è vescovo da ventitrè anni, e prega ancora perché regga la sua fede, e pensa ancora di dover progredire nel cammino della perfezione! Non dobbiamo però essere attaccati ai nostri progetti. Il nostro progetto è ‘non avere progetti’, nel senso di essere sempre disponibili prima di tutto al progetto che Dio ha su di noi. Dice la Scrittura: «La mente dell’uomo pensa molto alla sua via, ma il Signore dirige i suoi passi» (Pr 16, 9). E ancora: «Molti sono i pro-

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getti nel cuore dell’uomo, ma solo i disegni del Signore si compiono» (Pr 19, 21): l’uomo propone, Dio dispone…. Penso anche ad Abramo, a Zaccaria ed Elisabetta, a Maria e Giuseppe, a Levi il pubblicano, a Zaccheo, a Paolo… Quando meno te l’aspetti, Dio ti cambia la vita: con un figlio, con un incarico che non ti aspettavi, con un evento (gioioso o triste poco importa: cosa dire di Giobbe?)… È sempre il Signore che viene nella tua vita… E viene per il meglio, perché la gioia sia ancora più piena.

8. La grande speranza È una battuta, ma fino a un certo punto, quella che sentivo giorni fa da un uomo di spettacolo, che a chi gli chiedeva quali fossero stati per lui i migliori anni, rispose: «devono ancora venire». Un ultimo nome biblico per progetto è ‘speranza’. La speranza è una virtù teologale, un dono di Dio, ma passa essa pure attraverso le nostre speranze, i nostri progetti. La nostra vita, dice Benedetto XVI nella Spe salvi, si muove di speranza in speranza, ma in realtà abbiamo bisogno della “grande speranza”, che «può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che da soli non possiamo raggiungere» (cfr Spe salvi, 30-31). Torniamo così all’ossimoro iniziale: la tensione d’amore dei nostri progetti s’incontra con il dono d’amore da parte di Dio, la sua chiamata con il progetto di vita che vogliamo costruire. Fino alla fine. Le sorprese non sono finite. “I migliori anni devono ancora venire”. Anche per il nostro mondo. Auguriamocelo. Chiediamolo anche nella preghiera. 94

prof. Giuseppe Micunco Direttore Ufficio Laicato


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Verbale dell’elezione del nuovo Consiglio Presbiterale diocesano per il quinquennio 2011-2016

Venerdì 9 dicembre 2011, dalle ore 9.30 alle ore 12.30, presso il Seminario arcivescovile di Bari, si sono svolte le operazioni di voto per l’elezione del nuovo Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto. L’Arcivescovo, con suo decreto, ha nominato suo delegato, come presidente del seggio, don Paolo Bux, Cancelliere di Curia, e scrutatori i diaconi: Lorenzo Petrera, Matteo Dellerba, Luigi Inversi e Giuseppe Delle Grazie, quest’ultimo con funzioni anche di attuario. Gli aventi diritto sono stati suddivisi in due liste, “A” e “B”, secondo quanto stabilito dalle “Norme per l’elezione del nuovo Consiglio Presbiterale per gli anni 2011-2016”, emanate il 24 novembre 2011 a specificazione delle norme statutarie. Gli elettori hanno votato su apposite schede vistate dal Vicario generale e fatte pervenire in anticipo a tutti i votanti, unitamente al Decreto di indizione, alle dette norme, agli elenchi degli eleggibili e alla lettera di convocazione. Solo un plico di convocazione non è stato consegnato al destinatario (don Michele Camastra) perché telefonicamente ha comunicato di essere fuori sede per diversi giorni. È stato allestito il seggio sia per la lista “A” sia per la lista “B” presso il locale antistante la Cappella del Seminario, al piano inferiore.

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Prima di dare inizio alle votazioni sono state affisse, in luogo pubblico e ben visibile, le liste elettorali. Il Presidente Delegato ha raccolto i voti consegnati in busta chiusa al Vicario generale e ai vicari zonali da chi è stato impossibilitato a partecipare: n. 25 della lista “A” e n. 12 della lista “B”. Si è controllata l’identità di chi ha votato. Non si sono registrate contestazioni, né sono stati sollevati problemi. La consultazione si è dunque svolta regolarmente. Dalle ore 14.15 alle ore 20.30, presso la sala riunioni del secondo piano della Curia arcivescovile, si sono svolte le operazioni di spoglio delle schede. Ha presieduto lo stesso Presidente Delegato coadiuvato dagli scrutatori. Prima di iniziare le operazioni di spoglio, sono state contate le schede inserite nelle urne: n. 163 per la lista “A” e n. 20 per la lista “B”. Tali numeri sono risultati corrispondenti a quelli registrati sui rispettivi elenchi dei votanti. In totale, quindi, è risultato che per la lista “A” hanno votato n. 188 presbiteri, pari al 68% degli aventi diritto (n. 277); per la lista “B” hanno votato n. 32 presbiteri, pari al 39% degli aventi diritto (n. 84).

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Dallo scrutinio delle schede della lista “A”, oltre ai voti validi, è risultato quanto segue: – n. 6 schede bianche; – n. 1 scheda nulla in quanto non compilata sull’apposito modulo; – n. 1 scheda nulla in quanto priva di preferenze, ma con frase non pertinente; – n. 2 singoli voti nulli perché incomprensibili; – n. 1 singolo voto perché attribuito a un sacerdote non presente negli elenchi; – n. 1 singolo voto nullo perché attribuito due volte alla stessa persona nella medesima scheda; – n. 28 singoli voti nulli in quanto attribuiti a candidati non eleggibili perché membri di diritto. Dallo scrutinio delle schede della lista “B”, oltre ai voti validi, è risultato quanto segue: – n. 5 singoli voti nulli in quanto attribuiti a presbiteri appartenenti alla lista “A”;


CONSIGLI DIOCESANI – n. 1 voto singolo nullo in quanto attribuito a candidato non eleggibile perché membro di diritto. I voti validi risultati dallo scrutinio sono stati riportati negli elenchi allegati al presente verbale, del quale formano parte integrante. Terminate le operazioni di spoglio, il sottoscritto diacono Giuseppe Delle Grazie, scrutatore attuario, ha redatto il presente verbale, controfirmato anche dal Presidente Delegato del seggio e dagli altri scrutatori. Il verbale, con gli allegati, sarà pubblicato sul Bollettino diocesano a norma del can. 173, §2 CDC. Bari, 9 dicembre 2011 diac. Giuseppe Delle Grazie Scrutatore attuario Visto; si approva sac. Paolo Bux, Presidente Delegato diac. Matteo Dellerba, scrutatore diac. Luigi Inversi, scrutatore diac. Lorenzo Petrera, scrutatore

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Allegato al Verbale CPD del 9 dicembre 2011

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Verbale della riunione del 20 gennaio 2012

Il giorno 20 gennaio 2012, alle ore 9.30, presso il salone della Casa del Clero in Bari, si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano rinnovato per il quinquennio 2011-2016, convocato e presieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci. Sono presenti: il vicario generale mons. Domenico Ciavarella e i vicari episcopali: don Candeloro Angelillo, don Ubaldo Aruanno, mons. Vito Bitetto, mons. Francesco Colucci, mons. Domenico Falco, mons. Angelo Latrofa, p. Leonardo Di Pinto, O.F.M. Sono assenti: don Gianni De Robertis; don Carlo Lattarulo; don Enrico D’Abbicco, p. Francesco Neri O.F.M. Cap.; p. Antonio Cofano, O.F.M. All’ordine del giorno: – Riflessioni dell’Arcivescovo sul Consiglio Presbiterale – Varie ed eventuali. Dopo la preghiera dell’ora media, l’Arcivescovo saluta i presenti, ringraziando coloro che hanno partecipato al precedente Consiglio, così come anche il precedente segretario, don Antonio Serio. Presenta il nuovo segretario nella persona di don Alessandro Tanzi; poi invita i membri del nuovo Consiglio a presentarsi e allo stesso tempo ricorda a tutti i presenti l’importanza della partecipazione a tutte le riunioni.

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L’Arcivescovo sottolinea la rilevanza della presenza nel Consiglio Presbiterale dei religiosi, in virtù del loro specifico carisma; e che sarebbe auspicabile, nei limiti del possibile, la partecipazione anche dei sacerdoti diocesani alla festa dei religiosi il 2 febbraio prossimo. L’Arcivescovo esprime sentimenti di gioia per la partecipazione corale alla celebrazione dei 400 anni del Seminario arcivescovile diocesano del 18 gennaio, ricordando che non si tratta solo di una commemorazione, ma di un impegno concreto delle comunità nell’accompagnare tutte le vocazioni, con una particolare sinergia, richiamata anche nella lettera pastorale, fra pastorale della famiglia, pastorale vocazionale e giovanile. La diocesi è chiamata ad una responsabilità storica nel rilanciare l’impegno per la pastorale vocazionale, che acquista, in questo momento storico, una particolare rilevanza. In seguito comunica lo stato di salute di alcuni presbiteri e invita a visitarli e a sostenerli con la preghiera.

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Si passa dunque al primo punto all’o.d.g. L’Arcivescovo ricorda la natura teologica del Consiglio Presbiterale, strettamente collegata alla dimensione collegiale della Chiesa (secondo le indicazioni del Concilio). Nel Concilio, insieme alla categoria di koinonia, viene affermata la categoria della collegialità, uno dei frutti più belli della comunione che si allarga a tutta la Chiesa, anche nelle sue realtà locali. Il Consiglio Presbiterale è un ulteriore segno ed esplicitazione, a livello diocesano, di questa collegialità. L’Arcivescovo, citando alcuni punti di importanti documenti (LG 28; CD 28; PO 7), ha esplicitato il fondamento teologico-dogmatico che giustifica la necessità e la natura del Consiglio Presbiterale: facendo riferimento in modo particolare all’affermazione sulla sacramentalità dell’episcopato e ai riti di ordinazione, è significativo il riferimento presente nella preghiera di ordinazione al rapporto tra Mosè e gli anziani del popolo come prototipo del rapporto vescovo-presbiteri, legame che costituisce come un solo sacerdozio collegiale. L’Arcivescovo, citando ancora PO 7 e LG 28, sottolinea l’espressione «sia diocesani che religiosi», per ricordare come la vita religiosa fa parte della struttura stessa della Chiesa: infatti tutta la Chiesa è carismatica e istituzionale insieme, evitando visioni dicotomiche. Allo stesso modo la vita fraterna non riguarda solo i religiosi, ma anche i sacerdoti diocesani.


CONSIGLI DIOCESANI Questo solido fondamento teologico spiega, dunque, anche l’obbligatorietà del Consiglio Presbiterale (can. 495 CIC) rispetto alla non obbligatorietà del Consiglio Pastorale diocesano (can. 511 CIC), senza che questo significhi minor rilevanza del Consiglio Pastorale. Richiamando la Lumen Gentium (n. 28), la Christus Dominus (n. 28) e la Presbyterorum Ordinis (n. 7), l’Arcivescovo sottolinea ancora il fondamento teologico del Consiglio Presbiterale, per la partecipazione all’unico sacramento dell’Ordine da parte del vescovo e dei presbiteri. Ricorda i canoni del CIC sul Consiglio Presbiterale (p. II, sez. II, c. III), specificando che la rappresentatività del Consiglio è particolare: va considerata in senso globale. In generale il Consiglio ha solo un ruolo consultivo, ma, considerata la natura del Consiglio, il vescovo deve tener conto che il suo apporto non ha solo un valore sociologico, ma teologico. L’Arcivescovo invita, dunque, i presenti ad eventuali interventi e a formulare proposte di tematiche da sottoporre all’attenzione del Consiglio nelle prossime sedute. Seguono alcuni interventi. Viene sottolineata l’importanza dell’intervento dell’Arcivescovo, soprattutto sulla corresponsabilità dei religiosi verso tutta la Chiesa diocesana. La formazione diversificata dell’attuale Consiglio Presbiterale, che dà un’immagine ecclesiale molto variegata e ricca, invita ad essere consapevoli di questa ricchezza e responsabilità. Si propone di riflettere sui programmi formativi del sacerdote, prima e dopo l’ordinazione. Si suggerisce di far emergere dalle visite pastorali le problematiche comuni alle diverse comunità, così come, in vista della conclusione della visita pastorale, di avere un confronto sulla vita della diocesi. Viene ricordato un prossimo incontro dei vescovi presso la Università Gregoriana sul tema della pedofilia, chiedendo quali indicazioni provengono dalla nostra diocesi su questo tema. È sottolineata l’importanza della cura concreta della fraternità sacramentale in vista della crescita della comunione presbiterale e di favorire esperienze di fraternità fra i sacerdoti.

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Si propone una riflessione sulla collaborazione fra i presbiteri e i diaconi. Si sottolinea l’importanza di riscoprire il Concilio nella nostra Chiesa. Fino a che punto il Concilio è diventato stile comunionale? Rilanciare le tematiche portanti del Concilio. È richiamata l’attenzione sul tema della famiglia, soprattutto per quanto riguarda le famiglie in difficoltà, anche in merito alla disciplina dei sacramenti, per dare più uniformità di comportamento fra i presbiteri. È sottolineata l’importanza di riprendere la questione della fede, anche alla luce delle non corrette immagini di Dio che a volte emergono dalle comunicazioni che i sacerdoti fanno e dal diffuso ateismo pratico di molti “credenti”. I sacerdoti dovrebbero interrogarsi su quale immagine di Dio viene fuori dal modo in cui lo presentano, in parole e opere. Inoltre si sottolinea l’importanza di un chiarimento sull’identità del laico che è coltivata e formata in parrocchia, in vista anche delle problematiche della società attuale. Si suggerisce di mettere in evidenza il rapporto tra i preti e la nuova evangelizzazione, soprattutto nella difficoltà di arrivare ai “lontani”, così come anche il rapporto con le altre religioni; È anche suggerito che il Consiglio Presbiterale non rappresenta direttamente un momento formativo, ma di confronto fra i presbiteri. Si propone di confrontarsi sui linguaggi della fede oggi. Ci si preoccupa di essere preti di massa, o accompagnatori di persone? Si ricorda che sul tema della corresponsabilità, ultimamente, gli studi utilizzano il termine di compartecipazione, che forse è più esplicativo. Occorre interrogarsi su quale sacerdote per il futuro, quale ideale sacerdotale proporre. È fatta presente l’importanza di scelte di sobrietà per i presbiteri e per le comunità, con la proposta di aderire ai circuiti della finanza etica. A questo proposito è sottolineato il sostanziale individualismo in ambito economico nel comportamento dei preti, come anche il ruolo delle famiglie dei sacerdoti, in riferimento ai loro beni. Si propone il tema della collaborazione con il Seminario diocesano, per rinvigorire questa realtà. È richiamata la visita pastorale ai vicariati in cui sta emergendo la tematica sottolineata dall’Arcivescovo, e come proprio queste visite possono essere un’occasione utile a questo scopo.


CONSIGLI DIOCESANI È proposta una riflessione più integrata sulla pastorale da parte degli uffici di Curia, anche sul ruolo delle associazioni e dei movimenti; così come una riflessione seria sull’esperienza delle unità pastorali, anche in vista della riduzione del numero dei sacerdoti Si propone, inoltre, di riprendere la Presbyterorum Ordinis come introduzione agli incontri del Consiglio. Si sottolinea l’importanza di mettersi prima in ascolto della gente per capire poi le priorità che il Consiglio dovrebbe affrontare. Ascoltare le sfide che il mondo pone, per interrogarsi sulle risposte. A partire dal buon esito della proposta dell’icona di Zaccheo per quest’anno pastorale, viene suggerito di riflettere insieme su un’icona da proporre anche per il prossimo anno. È espressa l’esigenza di riflettere sugli aspetti pratici della vita della comunità, in modo particolare per quanto riguarda la disciplina dei sacramenti, che richiede una certa armonizzazione fra le parrocchie. Ringraziando per le indicazioni offerte, l’Arcivescovo, tra l’altro, ricorda la necessità di una maggiore sinergia fra gli uffici di Curia sulla pastorale vocazionale, per approfondire le indicazioni emerse dall’assemblea diocesana e dalla lettera pastorale. In seguito propone al Consiglio di invitare il Segretario della CEI, mons. Crociata, per una presentazione degli Orientamenti pastorali “Educare alla vita buona del Vangelo”. Dopo un breve confronto, l’assemblea è d’accordo con la proposta di stabilire per giugno, nella giornata di santificazione sacerdotale, l’incontro con il segretario della CEI. Don Andrea Favale ricorda l’appuntamento del pellegrinaggio diocesano a Roma del 25 aprile in occasione del 400° anniversario del Seminario arcivescovile, col coinvolgimento delle comunità parrocchiali. Terminati gli interventi, l’Arcivescovo sottopone al Consiglio (cfr CIC 5152) alcune questioni riguardanti l’opportunità di far sorgere due nuove parrocchie in zone di forte espansione abitativa della città. Don Gaetano Coviello e il diacono Bruno Ressa presentano la

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situazione delle due realtà in questione con l’ausilio di informazioni urbanistiche, fotografie dei siti e dei contesti, planimetrie delle zone interessate: – la zona cosiddetta di Lama Balice. Il diacono Ressa comunica i dati che prevedono in quella zona circa 8000 abitanti; – l’altra realtà è quella che riguarda il quartiere Japigia, nella fascia denominata Maglia 22. Qui si prevedono, per il momento, circa 7500 abitanti. L’Arcivescovo chiede al Consiglio di votare sulla proposta di far sorgere le nuove parrocchie nelle zone indicate. Il Consiglio approva all’unanimità. La riunione si conclude alle 12.50 con la preghiera per le vocazioni e l’Angelus. Il segretario sac. Alessandro Tanzi

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Verbale della riunione del 22 febbraio 2011

Il giorno 22 febbraio 2011, alle ore 19.00, presso il salone della Casa del clero in Bari, convocato dall’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci, si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano sul seguente odg: – Comunità e scuola: introduce don Nicola Monterisi; – Varie ed eventuali. Sono assenti 58 consiglieri, di cui 9 giustificati. Presiede la riunione mons. Francesco Cacucci, modera la segretaria del Consiglio Annalisa Caputo. Dopo la preghiera iniziale e l’approvazione all’unanimità del verbale della seduta precedente, si passa al primo punto all’ordine del giorno: introduce don Nicola Monterisi, direttore dell’Ufficio Scuola. Nella sua relazione introduttiva, don Nicola Monterisi sottolinea come il tema del rapporto comunità e scuola vada inquadrato nell’ambito della sfida educativa (Educare alla vita buona del Vangelo Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020); propone una chiave di lettura del mondo della scuola oggi, con particolare riferimento all’emergenza educativa, alle tendenze culturali in atto, ai compiti del sistema scolastico, al ruolo del testimone-maestro, alle aspettative delle famiglie; fornisce alcu-

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ni dati sulla situazione dell’insegnamento della religione cattolica a livello diocesano; illustra le iniziative promosse dall’Ufficio Scuola per l’aggiornamento e la formazione dei docenti di religione; e, infine, a partire dall’esperienza degli incontri con le scuole tenuti dal Vescovo in occasione delle visite pastorali, propone alcune riflessioni su una possibile applicazione nel nostro contesto di Chiesa locale delle linee guida contenute nel documento Fare pastorale della scuola oggi in Italia, il testo di riferimento della CEI in materia di pastorale scolastica. La relazione scritta è allegata agli atti e fa parte integrante del presente verbale.

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Seguono diversi interventi. Giuseppe Liantonio si sofferma a riflettere sull’importanza della scuola nella formazione catechistica dei ragazzi con particolare riferimento al ruolo degli insegnanti di religione cattolica. Mette in evidenza la forte domanda di cultura religiosa espressa dagli studenti, la necessità di una mediazione culturale nell’insegnamento della religione, l’inadeguatezza di molti dei libri di testo in circolazione, il forte rischio di dispersività dell’attuale proposta formativa della scuola italiana e la necessità di un riequilibrio tra attività curriculare ed extracurriculare. Salvatore Schirone richiama l’attenzione sull’esigenza che la pastorale scolastica non rimanga un fatto occasionale limitato soltanto alla visita del Vescovo alle scuole ma coinvolga le parrocchie nella loro vita ordinaria, e, allo stesso modo, che non sia delegata a settori specializzati della pastorale ma sia impostata secondo il principio della pastorale integrata. Gianni Ruggeri si augura che la rivista «tempopieno» dell’Ufficio Scuola abbia una più ampia diffusione all’interno del mondo della scuola. Osserva come spesso l’insegnamento della religione cattolica rischi di disperdersi su aspetti sociologici, psicologici o di storia delle religioni, mentre andrebbe dato maggior spazio all’approfondimento diretto della Bibbia. Denuncia la tendenza nella scuola che punta a sminuire, se non a rimuovere del tutto, autori e correnti che fanno riferimento al trascendente (Dante, Manzoni, ecc.). Ricorda infine come il compito educativo, e quindi l’attenzione alla scuola e ai suoi problemi, siano parte integrante dell’esperienza cristiana.


CONSIGLI DIOCESANI Annalisa Caputo segnala lo strumento dei POF (Piani di Offerta Formativa) come un canale efficace per aprire spazi nella scuola e auspica, da parte della comunità ecclesiale, un impegno volto a sostenere le vocazioni all’insegnamento per assicurare una presenza nella scuola che vada al di là dei docenti di religione. A questo proposito constata tuttavia come il problema sia di carattere strutturale, essendoci nelle nostre comunità intere generazioni che vorrebbero diventare insegnanti ma che oggi non possono farlo. Don Nicola Monterisi sottolinea come da parte delle famiglie la scelta della scuola dove mandare i propri figli si basi prevalentemente sulla quantità e varietà dell’offerta delle attività extrascolastiche e non sulla valutazione di ciò che è essenziale. Ritiene a questo proposito che sia doveroso intervenire come comunità cristiana per educare i genitori a un rapporto diverso con la scuola, nell’interesse delle famiglie, delle nuove generazioni e dello stesso sistema educativo. Non va infatti dimenticato che la conseguenza di una domanda così poco esigente è una preparazione molto scarsa degli studenti e uno scadimento generale del livello culturale della classe docente. Don Enrico D’Abbicco ammette che se da un lato il dato relativo al numero degli studenti che decidono di avvalersi dell’ora di religione è incoraggiante, in quanto è indicativo di un tessuto che tutto sommato regge ancora, dall’altro lato esso non deve trarre in inganno in quanto non dice nulla sulle reali motivazioni della scelta. Tale dato, perciò, anziché rassicurare, deve essere accolto come una ulteriore responsabilità che comporta la necessità di operare scelte difficili sul tipo di insegnanti e sulle modalità di insegnamento della religione cattolica. Ritiene inoltre che per le parrocchie la scuola rappresenti un’occasione unica per incontrare tutti. A questo riguardo riporta la sua positiva esperienza di parroco e di come in questa collaborazione con la scuola (attività di recupero scolastico, ecc.) sia possibile creare il primo aggancio con il catechismo. Maria Luisa Lo Giacco ritiene che la percentuale del 95% degli studenti che scelgono l’ora di religione sia un segnale molto positivo perché, a prescindere delle motivazioni che stanno alle spalle, un

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livello di adesione così alto consente alla Chiesa, attraverso l’opera dei propri insegnanti di religione, di parlare alla quasi totalità della popolazione giovanile. Nell’affrontare il rapporto tra comunità e scuola, invita a considerare anche la presenza dei tanti movimenti che operano sul territorio. A questo proposito lamenta come talvolta si incontri maggiore disponibilità e collaborazione da parte dei professori credenti di altre discipline che non da parte degli insegnanti di religione. Don Angelo Latrofa esprime riconoscenza verso tutti i docenti di religione, e in particolare verso quelli che operano nella scuola dell’infanzia, per la loro competenza, professionalità e testimonianza: anche grazie al loro impegno la scuola riesce ad essere non soltanto un luogo di istruzione ma di formazione. Ritiene che i parroci debbano fare in modo di conoscere personalmente tutti gli insegnanti che operano nelle scuole del loro territorio. Invita infine ad utilizzare a pieno lo strumento dei POF per inserirsi organicamente all’interno delle scuole. A questo scopo, propone di trovare le forme più adatte per far conoscere tale possibilità. Beppe Micunco ritiene che l’attenzione pastorale alla scuola non possa limitarsi al tema dell’insegnamento della religione in quanto riguarda il fatto educativo in generale. Il problema della scuola va dunque visto come problema di abbassamento culturale dell’intera società. A questo proposito auspica anche in ambito ecclesiale uno sforzo per alzare il livello culturale della società recuperando i valori del bello, del buono e del vero e promuovendo, a partire dalla catechesi, una maggiore conoscenza e valorizzazione della cultura contemporanea. Michele Vurro ritiene che anche alla luce dei dati esposti nella relazione introduttiva l’insegnamento dell’ora di religione sia un’opportunità da utilizzare nel miglior modo possibile. A questo riguardo richiama la necessità di far ricorso agli strumenti e ai linguaggi propri dei ragazzi e di riprendere in considerazione la presenza dei sacerdoti nella scuola poiché è una delle poche occasioni in cui i ragazzi hanno la possibilità di incontrare un prete. Ritiene infine doveroso intervenire sulla crisi degli organismi di partecipazione stimolando una riflessione con i dirigenti scolastici. Suor Ofelia Pepe ribadisce che nella scuola cattolica la cultura è un mezzo per arrivare alla formazione integrale della persona e che sia


CONSIGLI DIOCESANI da parte dei ragazzi che delle famiglie c’è attenzione nei confronti di questa impostazione. Invita quindi a non essere pessimisti. Anche rispetto all’insegnamento della religione cattolica, ritiene che le esperienze positive siano di gran lunga superiori a quelle negative. Giuseppe Paradies lamenta una scarsa partecipazione dei genitori alla vita della scuola, non sempre dovuta alla chiusura dei dirigenti o degli insegnanti (per esempio c’è poca possibilità di interazione sulle questioni didattiche) ma a un problema più generale che riguarda il compito educativo e il rapporto genitori-figli. Mons. Francesco Cacucci spiega che la scelta di andare in tutte le scuole in occasione delle visite pastorali è anche dovuta al fatto che ci sono generazioni che rischiano di non incontrare mai il vescovo (la preparazione della visita diventa invece occasione per i docenti per fare una sorta di catechesi sulla realtà del vescovo). Riferisce della buona accoglienza ricevuta da parte di tutte le scuole visitate e che nessun istituto scolastico ha mai negato la richiesta d’incontro. Riguardo alle scuole cattoliche, lamenta la persistenza di un atteggiamento individualistico che chiude ciascuna realtà in se stessa e impedisce un cammino comune. Raccomanda invece da parte di tutti gli istituti una più assidua e attiva partecipazione alle iniziative diocesane e una maggiore attenzione reciproca che sappia tradursi in un continuo scambio di informazioni e di esperienze. Ricorda infine come le scuole cattoliche, permettendo di incontrare quotidianamente i giovani, rappresentino un’opportunità straordinaria per fare sintesi tra fede e vita. Con riferimento al dato relativo alla scelta di avvalersi dell’ora di religione, evidenzia come esso testimoni un’attenzione nei riguardi della Chiesa ancora molto alta sia da parte delle famiglie che da parte delle nuove generazioni (basti guardare i dati relativi ai licei per comprendere che la scelta dei ragazzi non è imposta dai genitori). In conclusione, prendendo atto dell’esistenza – per ragioni storiche – di questa grande disponibilità nei confronti della Chiesa e di una presenza ancora molto ricca e variegata della Chiesa nella scuola, l’Arcivescovo invita tutti a riflettere sulle possibilità missionarie che il mondo della

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scuola offre alla Chiesa: spesso limitiamo la nostra fantasia missionaria ad interventi confinati all’interno della realtà ecclesiale (organizzazione di centri d’ascolto, ecc.) e sottovalutiamo la valenza missionaria della nostra presenza – così ben documentata nella relazione introduttiva – all’interno della scuola. È questo – sottolinea l’Arcivescovo – un dato che, sotto il profilo pastorale, non può essere disatteso e che impone il superamento di un certo settorialismo in favore di un’azione integrata tra la pastorale scolastica, giovanile e della famiglia. La scuola – conclude mons. Cacucci, richiamando i risultati dell’indagine internazionale OCSE-Pisa pubblicati sull’ultimo numero della rivista «tempopieno» (ottobre-dicembre 2010, n. 4 – anno V), dai quali emerge come la Puglia sia al primo posto quanto a qualità del sistema scolastico – è una risorsa straordinaria per la società come per la Chiesa, e come tale va considerata. Esaurito il primo punto all’ordine del giorno, prende la parola Salvatore Schiralli per una breve comunicazione. Informa il Consiglio che è terminato il suo mandato di presidente diocesano dell’Azione Cattolica. Ringrazia i consiglieri per l’impegno condiviso in questi anni a servizio della Chiesa locale e chiede due preghiere, una per l’Azione Cattolica e l’altra per la Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali (CDAL): l’esperienza di comunione vissuta in questi anni nella CDAL è un dono che deve sempre più contagiare tutta la comunità e tutte le comunità perché nessuna organizzazione è fondamentale ma ognuna è una parte del tutto. Alle ore 21.00, dopo la preghiera finale, S.E. l’Arcivescovo dichiara chiusa la seduta. Per la segreteria Vito Micunco 116


CONSIGLI DIOCESANI Allegato

Don Nicola Monterisi

Comunità e scuola 1. Premessa È un vero piacere per me, questa sera, poter condividere con voi alcune riflessioni sulla scuola, da un lato per fornirvi informazioni sull’IRC e sulla Pastorale della scuola nella nostra diocesi, dall’altro per approfondire gli impegni richiesti alle comunità per «intensificare la collaborazione permanente con le istituzioni scolastiche»1. Il termine adoperato dai nostri vescovi nell’affermazione appena citata – intensificare – fa capire che la collaborazione delle comunità con le istituzioni scolastiche è o dovrebbe essere prassi normale, giacché la Chiesa si è sempre interessata alle sorti della persona soprattutto quando è in gioco il rispetto della sua identità, quando, cioè, bisogna «porre al centro del proprio lavoro l’uomo creato a immagine di Dio»2. Intensificare, perché l’urgenza dell’ora ci pone di fronte alla sfida educativa pur senza temerla, come ha precisato Benedetto XVI il 27 maggio 2010 alla 61a Assemblea generale della CEI durante il suo lucido discorso più volte giustamente citato nel documento “Educare alla vita buona del Vangelo” offerto alla riflessione delle comunità cattoliche che sono in Italia dai nostri vescovi. In tale documento, al n. 5 i vescovi affermano: «Non ignoriamo, certo, le difficoltà che l’educazione si trova oggi a fronteggiare. Fra queste spicca lo scetticismo riguardante la sua stessa possibilità, sicché i progetti educativi diventano programmi a breve termine, mentre una corrente fredda scuote gli spazi classici della famiglia e 1

CEI, Educare alla vita buona del Vangelo - Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010/2020, n. 46. 2 Discorso di Benedetto XVI agli IdR, Aula Paolo VI, 25 aprile 2009.

117


della scuola. Noi stessi ne siamo turbati e sentiamo l’esigenza impellente di ribadire il valore dell’educazione proprio a partire da questi suoi luoghi fondamentali». E più avanti (n. 8) nello stesso documento si legge: «Un’autentica educazione deve essere in grado di parlare al bisogno di significato e di felicità delle persone». Siamo a poche settimane dall’inizio del decennio 2010/2020 e l’incontro di questa sera, benché si interessi di un ambito specifico del mondo dell’educazione, può fornire utili indicazioni per l’avvio del piano più organico che certamente la nostra diocesi affronterà in ordine agli Orientamenti dell’Episcopato italiano.

2. Il mondo della scuola

118

La situazione della scuola, è facilmente intuibile, riflette la temperatura della società sul tema dell’educazione. Benedetto XVI, nel citato discorso alla Assemblea della CEI del 27 maggio 2010, con pochi tratti individua due radici dell’emergenza educativa: a) il falso concetto di autonomia dell’uomo, per cui la funzione educativa può limitarsi esclusivamente ad una osservazione esterna della crescita dell’educando negando ogni valore alle relazioni interpersonali; b) il relativismo, che da un lato mortifica il dato naturale negandogli ogni valore morale e, dall’altro, assegna alla Rivelazione (allorché ne riconosce l’esistenza) un ruolo incidentale nello sviluppo storico. La stessa storia dell’umanità si ridurrebbe a mero succedersi meccanico di avvenimenti che non hanno alcun significato per il presente e per il futuro. In questo clima culturale, incoraggia il Papa, «i giovani portano una sete nel loro cuore, e questa sete è una domanda di significato e di rapporti umani autentici, che aiutano a non sentirsi soli davanti alle sfide della vita»3. Se questa è la situazione culturale nella quale è calata la scuola (e la famiglia), l’aiuto da dare non è necessariamente ed immediatamente cristiano, ma antropologico. Si tratta di ritornare a valorizzare nel rapporto educativo la funzio3

Ibid.


CONSIGLI DIOCESANI ne e la responsabilità dell’educatore superando un malinteso puerocentrismo del secolo scorso che ribaltava l’autoritarismo educativo del secolo precedente e che ha favorito la convinzione della validità pedagogica “quando sarà grande deciderà lui stesso”. L’attenzione pastorale, a mio avviso, va fortemente indirizzata verso ogni sforzo per irrobustire la funzione degli educatori qualunque sia il ruolo che essi svolgono: genitori, docenti, educatori dei ragazzi. Le più recenti intuizioni pedagogiche hanno accentuato la loro attenzione verso il ruolo del testimone-maestro, sottolineando con decisione l’assunzione di una responsabilità più efficace, attenta, generosa da parte dell’adulto responsabile dell’educazione del bambino, ragazzo, giovane4 Ma al di là di tali considerazioni sostenute dalle autorevoli affermazioni di principio contenute nei documenti magisteriali citati in precedenza che devono informare l’impegno pastorale, una rigorosa valutazione della scuola è illustrata (pp. 42-71) nel prezioso volume La sfida educativa curato dal Comitato per il progetto culturale della CEI e presentato a Bari dal card. Camillo Ruini a novembre 2009. Per quanto attiene alla scuola presente nella nostra diocesi, una valutazione oggettiva richiederebbe un’indagine accurata, affidata a specialisti della ricerca. I pareri raccolti casualmente, sia da docenti di varie discipline che da genitori, tuttavia, fanno sorgere alcune domande: – La scuola aiuta a far scoprire e amare la vocazione per la vita? – Quale relazione esiste, significativa, tra scuola e società civile? Quale importanza dà questa alla scuola? – Attraverso quali canali si accede, oggi, all’insegnamento nelle scuole? – Quali problemi ha portato nella scuola – o quali benefici – la valutazione degli alunni attraverso il criterio dei crediti e dei debiti? – Nella scuola di oggi sono drasticamente diminuite le bocciature 4

Cfr l’articolo di Loredana Perla in «tempopieno», n. 4/2010, pp. 25-27: «Ai significati si approda educando il desiderio».

119


(anche nella scuola secondaria di secondo grado): la scuola non è più selettiva perché è fortemente formativa? – L’altissimo numero di attività extracurricolari oggi presenti nelle scuole di ogni ordine e grado quali effetti benefici ha portato alla formazione degli alunni? – Quali problemi ha creato? – I genitori in base a quali criteri scelgono l’indirizzo scolastico per i propri figli? Ma forse questi interrogativi possono essere posti per tutta la scuola italiana.

3. L’insegnamento della religione cattolica

120

Parlando agli IdR convenuti da ogni parte d’Italia nell’aula Paolo VI il 25 aprile 2009, Benedetto XVI così si esprimeva: «Porre al centro l’uomo creato a immagine di Dio è, in effetti, ciò che contraddistingue quotidianamente il vostro lavoro, in unità d’intenti con altri educatori ed insegnanti… La dimensione religiosa, infatti, è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita… La dimensione religiosa non è dunque una sovrastruttura; essa è parte integrante della persona, sin dalla primissima infanzia; è apertura fondamentale all’alterità e al mistero che presiede ogni relazione ed ogni incontro tra gli esseri umani. La dimensione religiosa rende l’uomo più uomo». E il recente documento dei vescovi sugli Orientamenti pastorali del decennio, al n. 47, così si esprime: «Al raggiungimento di questi obiettivi (espressi nel precedente n. 46) può dare un qualificato contributo il docente di religione cattolica, che insegna una disciplina curricolare inserita a pieno titolo nelle finalità della scuola e promuove un proficuo dialogo con i colleghi, rappresentando – in quanto figura competente e qualificata – una forma di servizio della comunità ecclesiale all’istituzione scolastica». Dalle affermazioni su riportate si desume che l’IRC è impegnato fortemente nel crocevia culturale della scuola. Nelle nostre scuole il contributo dell’IRC è prezioso e in non poche realtà spesso diventa un vero motore all’interno delle scuole.


CONSIGLI DIOCESANI Certo, qua e là vi sono delle ombre, delle incertezze. Personalmente ritengo che l’impegno professionale degli IdR configurato come vera missio da parte del vescovo (cfr. il n. 2.e comma I del decreto arcivescovile n. 37/01/D.A. del 25 luglio 2001, che regola le modalità per poter accedere all’IRC nella nostra diocesi) ha bisogno di un sostegno dell’intera comunità, di una solidarietà per il delicato ruolo professionale svolto nel complesso mondo della scuola. Si tratta, anche, di valorizzare il ruolo nelle comunità sfruttandone le competenze di uomo/donna di scuola per supportare principalmente la pastorale per la scuola. L’approfondimento professionale degli IdR è costante preoccupazione dell’Ufficio. Quest’anno il tema in svolgimento per la formazione in servizio dei docenti di religione cattolica è Educare alla bellezza. Per accedere alla graduatoria per l’IRC nella nostra diocesi – dopo aver conseguito i titoli statale ed ecclesiastico – gli aspiranti IdR frequentano il corso di approfondimento previsto dal punto 2.c del citato decreto arcivescovile per complessive 60 ore suddivise in 24 incontri. Qui di seguito alcuni dati sull’IRC nella nostra diocesi.

SCUOLA STATALE: TOTALE ALUNNI

TIPO DI SCUOLA

N. SCUOLE

(SCUOLE STATALI)

anno scolastico 2010/2011

Infanzia Primaria secondaria di I grado (966 ore) secondaria di II grado (1338 ore)

56 58 54 (ns. 41 + 2 dip. da altre dioc.)

anno scolastico 2010/2011

avvalentesi 14.618 31.651 22.194

non avval 190 516 623

Totale 14.808 32.167 22.817

78.463

1.329

79.792

43

a) Liceo : Classico Scientifico Linguistico Psico-Pedagogico D’Arte

19 10 14

a) Istituti Tecnici: d) Istituti Professionali

TOTALE

*

*155

Le scuole dell’infanzia fanno parte dei Circoli didattici che hanno anche la scuola primaria

121


L

POPOLAZIONE SCOLASTICA E INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA Scuola secondaria di 2° grado

tot.alunni sc.statale avvalentisi IRC non avvalentIsi

Scuola dell'infanzia

Scuola primaria

14.808

Scuola secondaria di 1° grado

32.167

Scuola secondaria di 2° grado

22.817

30.043

(di cui 381

(di cui 919

(di cui 399

(di cui 342

cittadini non Italiani)

cittadini non Italiani)

cittadini non Italiani)

cittadini non Italiani )

14.618

31.651

22.194

28.799

(di cui 297

(di cui 688

(di cui 214

(di cui 199

cittadini non Italiani)

cittadini non Italiani)

cittadini non Italiani)

cittadini non Italiani)

190

516

(di cui 84

(di cui 231

cittadini non Italiani)

% Avvalentisi

623 (di cui 185

cittadini non Italiani)

98,71

cittadini non Italiani)

98,39

1.244 (di cui 143 cittadini non Italiani)

97,26

95,85

DATI DISAGGREGATI

SCUOLA SECONDARIA di 1° e 2° GRADO

Istituti Tecnici n.14 Istituti

Licei (Magistrale) n.19 Istituti

tot.alunni avvalentisi IRC

13.662 13.164

non avvalentisi % avvalentisi

Istituti Professionali n. 10 Istituti

11.996 11.400

4.385 4.235

498

596

150

96,35

95,03

96,57

Scuola secondaria di 1° e 2° grado QUALIFICA IdR

Totale

tot.ore

Divisi per tipo di scuola Scuola secondaria di 1° e 2° grado

Scuola secondaria di 1° grado

sacerdoti diocesani sacerdoti religiosi religiose diaconi laici

18 1 2 2 44

laiche

77

numero tot. docenti

per ore 279 per ore 10 per ore 36 per ore 27

così divisi

per ore 2091

144

Scuola secondaria di 2° grado

5 0 0 1 14

1 0 1 5

12 1 1 1 25

30

9

38

50

16

78

Scuola secondaria di 1° e 2° grado DATI SUGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE Insegnanti di IRC di ruolo Insegnanti s di IRC a tempo determinato

122

86 58

SCUOLA dell'infanzia e primaria: DATI SUGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE Scuola dell'infanzia e primaria

scuola dell'infanzia

Insegnanti curricolari disponibili e idonei per IRC Insegnanti specialisti di IRC di ruolo Insegnanti specialisti di IRC a tempo determinato

SCUOLA CATTOLICA:

T

81

5 35

64 52

ATTUALMENTE SIAMO IN POSSESSO DEI DATI DI 19 SU 42 ISTITUTI

Scuola dell'infanzia

tot.alunni

scuola primaria

116

Scuola primaria

1040

1.009

(di cui 11

(di cui 4

cittadini non Italiani)

cittadini non Italiani)

Scuola secondaria di 1° grado

184

Scuola secondaria di 2° grado

115


CONSIGLI DIOCESANI

Dei 121 IdR laici della scuola secondaria di 1° e 2° grado Titolo ecclesiastico

Titolo statale

69 docenti SONO IN POSSESSO

di MATURITA’

e di:

50 docenti SONO IN POSSESSO di LAUREA

e di

2 docenti SONO IN POSSESSO di diploma scuola magistrale: e di

4 DOTTORATO 9 LICENZA (DI CUI 2 DIR.CAN.) 11 BACCALAUREATO 37 MAGISTERO ISSR 6 VECCHIO ICC 2 NESSUNO

1 2 4 9 24 10

dottorato licenza baccalaureato magistero diploma ISR vecchio ICC

1 dottorato 1 nessuno

Dei 149 IdR laici della scuola primaria e dell’infanzia

Titolo statale 132

SONO IN POSSESSO DI MATURITA’ STATALE e di

17 docenti SONO IN POSSESSO DI LAUREA

e di

5 5 112 10

licenza baccalaureato magistero ISSR diploma ISR

1 8 7 1

licenza magistero diploma ISR nessuno

123


4. Pastorale della scuola Questa parte del mio intervento è già stata presentata al Consiglio Presbiterale della diocesi il 21 gennaio 2011. Innanzitutto va chiarito che la scuola ha come referente educativo certamente la famiglia e poi varie componenti della società ma non specificamente la comunità cristiana come interlocutrice della sua azione educativa. È vero, invece, che la comunità cristiana, da sempre, non ha rinunziato, né può farlo, all’interesse e alla responsabilità educativa della persona, ovunque collocata. Quali sono le linee da seguire per impostare un cammino pastorale per il mondo della scuola?

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a) Il documento CEI di riferimento È utile, a questo proposito, farci guidare dal documento che i vescovi italiani hanno offerto alla nostra riflessione sul tema della pastorale della scuola, Fare pastorale della scuola oggi in Italia, che rimane il testo di riferimento di questo settore della pastorale benché tale sussidio sia datato 6 giugno 1990. Ripercorriamone alcuni punti. È sorprendente constatare come già nelle primissime espressioni del n. 1 della nota CEI si evidenziasse che il problema della «scuola giunge al centro della coscienza sociale come un’emergenza che interpella tutti». Sappiamo che tale termine è ormai abituale nei nostri ambienti per definire l’urgenza della necessità di un plus di impegno educativo. Elenco qui di seguito alcuni punti del documento che ci aiutano nella riflessione: n. 14: «La pastorale della scuola è servizio alla salvezza dell’uomo che la Chiesa è chiamata a rendere in questo concreto ambiente» … «La Chiesa quindi si interessa della scuola perché questa è la sua vocazione: operare per la salvezza dell’uomo là dove egli concretamente cresce e si realizza, quindi anche nella scuola, luogo decisivo perché l’uomo indaghi e promuova la piena verità del suo essere». n. 24: «Le riflessioni appena proposte ci inducono a comprendere che pastorale della scuola è proprio l’interesse per l’uo-


CONSIGLI DIOCESANI mo dispiegato dalla Chiesa nella scuola e secondo i dinamismi e le modalità tipiche della scuola». Questa affermazione è di capitale importanza, a mio giudizio. Non assecondarla modulando gli interventi della comunità cristiana nella scuola senza rispettare i dinamismi che la caratterizzano, rischia di causare corti circuiti tra le due istituzioni. n. 28 «…nessun tema pastorale matura se le parrocchie non ne riconoscono l’importanza e non vi portano il loro contributo specifico». Questa affermazione, credo, ricava dall’esperienza pastorale in genere la sua veridicità. Quando si pensa ad interventi pastorali nella scuola occorre intenderli come interventi organici. Una possibilità di intervento organico, secondo i dinamismi e le modalità tipiche della scuola, è offerta dalla legge 8 marzo 1999 n. 275 che all’art. 3 prevede: «Il Piano dell’Offerta Formativa è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione definiti dal consiglio di circolo o d’istituto, tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni anche di fatto dei genitori e, per le scuole secondarie superiori, degli studenti». Questa possibilità di contribuire alla formulazione del Piano dell’Offerta Formativa è poco conosciuta e pochissimo sfruttata dalle comunità cristiane, ma esiste, anche se è faticoso individuarne la possibilità d’intervento. b) La visita pastorale del vescovo nelle scuole Siamo chiamati a valutare la positività che in questo contesto sta producendo la visita pastorale del vescovo nelle scuole. Ricordo che la visita pastorale del vescovo nelle scuole deve essere deliberata dal Consiglio di Circolo o di Istituto e che il Consiglio di Stato, VI sez., con sentenza n. 1911 del 6 aprile 2010 ne ha deliberato la legittimità.

125


Ricordo che la visita pastorale del vescovo nelle scuole deve essere deliberata dal C

Finora, a partire da settembre 2007, sono state visitate 87 scuole così suddivise: Scuole statali: Circoli didattici (scuole dell’infanzia/primaria) n. 30

Scuole non statali :

Scuole secondarie di I grado

n. 30

Scuole secondarie di II grado

n. 15

n. 11

Credo si sia sviluppato un ricchissimo patrimonio di relazioni con gli alunni, le famiglie, docenti, dirigenti e quanti operano nella scuola. I frutti forniti da questa opportunità sono stati dovunque ricchissimi. Le scuole, stimolate dalla visita del vescovo, si impegnano lodevolmente per la sua accoglienza, offrendo semplici rappresentazioni, spunti di riflessioni su argomenti alti: la fraternità, la pace, la solidarietà fra i popoli, l’attenzione al diverso, ecc. I dialoghi con gli alunni vanno dalla spontanea ingenuità dei più piccoli al confronto su temi più impegnativi con i più grandi. Ne deriva, a mio avviso, una ricca varietà di possibili ulteriori approfondimenti che possono essere affrontati successivamente nelle comunità parrocchiali.

126

c) Qualche possibile applicazione pastorale Mi permetto di offrire alla nostra riflessione quanto segue partendo da due interrogativi: 1. La visita alle scuole da parte del vescovo che, come sappiamo, non si ripete con frequenza nel tempo, è occasione episodica dell’incontro scuola-parrocchia, fortuita o rientra in una progettazione pastorale più ampia? 2. Cosa lascia alla comunità parrocchiale questa occasione privilegiata della visita del vescovo in termini di provocazione pastorale? Siamo tutti d’accordo, credo, che la pastorale scolastica non può essere caratterizzata da interventi occasionali, seppur qualificati e sempre encomiabili, che in alcune realtà il parroco compie nelle scuole del proprio territorio. Ma occorre una progettazione articolata e globale della comunità.


CONSIGLI DIOCESANI Quali le preoccupazioni da tenere presenti e la possibile articolazione degli interventi? • È possibile costituire un piccolo nucleo di operatori che stabilmente si interessi di questo settore pastorale magari utilizzando docenti (non necessariamente di religione cattolica), genitori, giovani presenti in parrocchia? • I genitori hanno un compito insostituibile nel rapporto con la scuola perché venga affermato il primato dell’educazione, perché si educhino i figli ad essere seri verso lo studio, svolgendo un vero compito educativo e non diventando, come in molte occasioni fanno, sindacalisti dei figli. • Quale importanza ha la scuola, nella formazione catechistica dei ragazzi? Se ne sottolineano costantemente gli impegni? Bambini, ragazzi, giovani sono educati ad avere responsabilità verso i doveri del proprio stato come si diceva un tempo? Sono alcuni dei problemi da tenere costantemente presenti.

5. La rivista «tempopieno» L’idea di dare vita ad una rivista per il mondo della scuola nasce all’interno della Consulta diocesana per la pastorale scolastica, in verità con molte riserve e con scarsa convinzione da parte di alcuni. La rivista è cresciuta nel tempo passando da supplemento al «Notiziario diocesano» a pubblicazione autonomamente registrata. Oggi è una realtà sempre più apprezzata e, da molti, attesa. Costituisce un vero strumento di pastorale scolastica, perché può essere considerata come occasione di formazione permanente per gli IdR e come strumento di approfondimento e confronto su tematiche educative sia per le scuole che per le parrocchie alle quali è inviata. Alcuni docenti, non solo di religione cattolica, partendo dalle proposte dei qualificati autori degli articoli, ne ricavano temi di studio per le loro classi. Siamo grati a quanti accolgono il nostro invito ad inviarci i loro

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scritti a solo titolo di amicizia e di riconoscimento del valore della rivista. Nelle parrocchie, credo, potrebbe essere passata a chi ne fosse interessato (catechisti, educatori, docenti) per affrontare piÚ ampiamente i temi proposti. La rivista vuole essere un servizio alla diocesi. Niente di piÚ. Grazie per la vostra attenzione. sac. Nicola Monterisi Direttore del’Ufficio Scuola

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D OCUMENTI

E

V ITA

DELLA

C HIESA

DI

B ARI -B ITONTO

CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale della riunione del 31 maggio 2011

Il giorno 31 maggio 2011 presso la Casa del clero si riunisce il CPD presieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci. Sono assenti 62 consiglieri, di cui 6 assenti giustificati. Ordine del giorno: “Possibili ricadute sulla nostra diocesi del Convegno regionale delle Chiese di Puglia”. Introduce Lucy Scattarelli, che illustra i numeri dell’evento, sottolineando la nutrita partecipazione della nostra diocesi con 38 partecipanti di cui 25 laici. Annalisa Caputo presenta quindi una sintesi della sua relazione fondamentale al Convegno: “I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi”. Ai membri del CPD in allegato al verbale è stato inviato il DVD con la relazione completa e il libro che approfondisce i temi presentati al convegno (Essere laici oggi, Annalisa Caputo, Ed. CVS, Roma, 2011). Giuseppe Micunco, direttore dell’Ufficio Laicato, presenta le proposizioni finali del Convegno. Don Angelo Latrofa, a condivisione della sua esperienza, testimonia che «si sono respirati passione e amore grande per la Chiesa », che l’invito è stato quello di coltivare la speranza nella Chiesa di Puglia, auspica che le parrocchie diventino sempre più luoghi sinceri di comunione e collaborazione. Don Antonio Ruccia sostiene cha la svolta debba essere prima che

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antropologica, teologica e quindi pastorale; richiamando il convegno di Verona con le sue 3 indicazioni: senso della comunità, attenzione ai preadolescenti e dimensione socio-politica, invita ad una formazione sempre più forte con una catechesi sistematica. Vito Micunco invita a una riflessione e a una pratica degli stili di vita alternativi. L’Arcivescovo conclude, sottolineando, della relazione fondamentale, la novità della teologia narrativa e l’importanza della tonalità femminile espressa. Sottolinea ancora una volta del convegno la disattenzione al mondo giovanile. Ribadisce infine come apertura al mondo a 360° equivalga ad apertura a 360° a Cristo e che questa necessariamente passa attraverso l’uomo come in maniera esemplare dimostra la testimonianza di vita di Giovanni Paolo II. Alle ore 21.00, dopo la preghiera finale, l’Arcivescovo dichiara conclusa la seduta. Per la segreteria Chiara Trotta

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CONSIGLI DIOCESANI Allegato

Giuseppe Micunco

Comunicazione sulle proposizioni finali del III Convegno Ecclesiale Regionale 2011: “I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi”1

Premessa Le proposizioni finali approvate non danno ovviamente la ricchezza del confronto e del dibattito che si è avuto in un evento di Chiesa quale è stato il Convegno di S. Giovanni Rotondo, in cui ci sono stati l’insegnamento (la relazione, le tavole rotonde, la lezione di M. Rupnik sui mosaici della chiesa di San Pio, le omelie), la comunione (gli scambi non solo nei laboratori, ma a tavola, nei momenti liberi), la frazione del pane, la preghiera (anche quella ecumenica). Le 12 proposizioni sono state elaborate e approvate dai nove laboratori (tre per ogni area: identità-educazione; comunione-corresponsabilità; missione-testimoni) e dai tre gruppi di esperti riuniti per aree. Sono poi state approvate dall’assemblea plenaria. Dalle proposizioni ho rilevato le ‘ricorrenze’ più frequenti in modo trasversale, passando cioè per i diversi laboratori (spesso, ad esempio, chi si è occupato di educazione ha parlato di politica; chi si è occupato di politica ha parlato di educazione), ma le ho riproposte nuovamente per aree, quindi in tre punti. Per ogni punto mi è sembrato utile fare almeno un riferimento alla relazione di Annalisa Caputo, che, anche se non espressamente citata nelle proposizioni, era presente però nelle riflessioni. Mi è sembrato opportuno fare anche almeno un riferimento alla Parola di Dio, raramente citata in modo esplicito, ma alla base delle proposte fatte.

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Tutte le considerazioni e proposte sono tratte letteralmente (anche se non tra virgolette) dalle proposizioni, che vengono citate con il loro numero di riferimento.

Dalle proposizioni I. Laici educatori

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Mettere la persona al centro, l’uomo fatto «immagine di Dio» (1.11; cfr Gen 1, 27), nella sua interezza, anche sociopolitica (9.12), con i suoi problemi culturali e socioeconomici (11), per promuovere una crescita integrale (2); come risposta a una domanda di senso (7). Dalla relazione: «È l’umanità dell’uomo ad accomunare credenti e non credenti. Dio non è morto e nemmeno il soggetto, e non solo a livello teorico, filosofico o sociologico; anche a livello psicologico di movimento collettivo, si avverte una reazione alla koinè nichilistica: c’è un nuovo bisogno di senso che urge e bussa alla porta». A ogni cristiano spetta la cura educativa dell’altro (1.2.7), nella conoscenza reciproca (7). L’educazione non è indottrinamento né sbrigativa sacramentalizzazione (1). Necessario un impegno di formazione permanente (1.4.5), per una fede adulta e pensata, per «rendere conto della speranza che è in noi» (1 Pt 3, 15) (4); avere cammini condivisi e comuni tra presbiteri, laici, consacrati (5.6.8.10), anche storico-antropologici (10), prima di tutto nella prassi ordinaria (11). Ma anche in una prassi innovativa (11) mettendo in rete famiglia, parrocchia, scuola, università, istituzioni (1.2), luoghi di dialogo (osservatori, centri di ascolto, caffè pedagogici, incontri tematici, progetti formativi) (2); scuola e università cattolica (2). Formazione fondata sulla Parola di Dio (4.8.12); annunciare la vita buona del vangelo (4); comune passione evangelica (5). Stili e linguaggi nuovi (4). La bellezza della fede, della missione (4.7.8) II. Laici corresponsabili In una ecclesiologia di comunione (5). La parrocchia non è una erogatrice di servizi, ma una comunità eucaristica (3); fondata sulla


CONSIGLI DIOCESANI comunione eucaristica (5), sull’ascolto della Parola di Dio e sull’‘estasi eucaristica’ (8); in una spiritualità di comunione (6). Come in At 2, 42: «Assidui all’insegnamento, alla comunione, alla frazione del pane, alla preghiera». Dalle relazione: «Questa non è e non sarà mai l’ora dei laici in Puglia, se non sarà insieme l’ora dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose: la clericalizzazione dei laici o la laicizzazione del clero non è solo un problema pastorale, ma è innanzitutto un affronto alla fantasia della Trinità». La parrocchia: famiglia di famiglie (3), deve vivere a dimensione di famiglia, rimodulando tempi, spazi, luoghi in rapporto a ritmi e esigenze di vita dei soggetti (1.3). Vive un amore incondizionato che trasmette la fede e il desiderio dell’incontro con Dio (1.3). Pratica il discernimento comunitario (1.4.8.9.12). Cura le relazioni interpersonali (1.3.7), la fraternità reciproca in uno stile familiare (7), l’accompagnamento dei giovani (11). Nell’ascolto e rispetto dell’uomo, di ogni uomo (1); nella valorizzazione dei carismi (1.4.7); senza autoreferenzialità, a servizio di Cristo e della Chiesa (7). «A ognuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune» (1 Cor 12, 7). III. Laici testimoni Farsi compagni di viaggio dell’uomo, come Cristo con i discepoli di Emmaus (cfr Lc 24, 13 ss.) (6), degli uomini e delle donne del nostro tempo per annunziare la vita buona del vangelo come risposta ai bisogni e alle attese della gente (4). Dalla relazione: «Il laico è l’uomo della relazione, non degli assolutismi; è l’uomo del rispetto dell’opinione altrui; è chi non si chiude nelle proprie certezze, ma sa camminare con l’altro, facendo un tratto di strada con lui, con la consapevolezza che da ogni incontro c’è da imparare». Questo richiede una più coraggiosa testimonianza cristiana nella realtà sociopolitica ed economica pugliese, nazionale e globale, nel perseguimento del bene comune (9); promuovendo forme di demo-

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crazia ‘deliberativa’ o ‘inclusiva’: sondaggi deliberativi, giurie di cittadini, istituti di partecipazione (9); promuovendo la cittadinanza attiva (5.10). Impegno più diretto e immediato dei laici nel sociopolitico rispetto a quanto le irrinunciabili esigenze di prudenza ‘politica’ non consentano di fare alle autorità ecclesiastiche (11). In Puglia: attenzione al territorio, alla storia (6.7), alla cultura (10); al dialogo ecumenico e interreligioso (4); al dialogo con gli stranieri. Dalla relazione: «La Chiesa pugliese ha una vocazione che pare iscritta nella natura e nella storia della sua terra: dobbiamo divenire ciò che siamo, Chiese di Puglia: capaci di dialogo, di costruzione di ponti».

Alcune proposte particolari e precise Fare una mappatura delle esperienze di solidarietà (volontariato, cooperazione, Progetto Policoro, ecc.) (11). Pensare a scuole di formazione alla cittadinanza attiva collegate agli ISSR (10). Avere una commissione diocesana per la formazione, composta di ministri ordinati, religiosi e laici, in ordine a itinerari formativi comuni (8). prof. Giuseppe Micunco direttore Ufficio Laicato

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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA” Inaugurazione dell’anno accademico 2011-2012

Relazione del Direttore dell’Istituto (Bari, 16 dicembre 2011)

Eccellenza revendissima, cari colleghi, studenti, signori e signore, è con grande emozione che questa sera prendo la parola in questo consesso pubblico, per la prima volta, in qualità di direttore di questo Istituto Superiore di Scienze Religiose. L’anno appena trascorso è stato caratterizzato in primo luogo dall’avvicendamento del direttore nominato da S.E. Mons. Francesco Cacucci in qualità di Gran Cancelliere della Facoltà Teologica Pugliese nella mia persona. In questi primi mesi ho potuto cogliere l’attento interesse che l’Arcivescovo ha per il nostro Istituto, di come conosce molto bene le situazioni e si informa della vita dell’Istituto. Questo è per me e per tutti noi motivo di grande conforto e incoraggiamento nelle scelte e nel lavoro che quotidianamente svolgiamo in questa istituzione accademica. Per questo il mio ringraziamento questa sera non è un semplice atto formale, ma vuol essere l’espressione della gratitudine più autentica per la cura con cui Lei, Eccellenza, ci sta accanto. Un saluto va al preside della Facoltà Teologica Pugliese, prof. Angelo Panzetta, impegnato in questo momento nel Consiglio di Facoltà e che mi ha fatto pervenire la sua amichevole partecipazione. Ringrazio anche tutti coloro che hanno fatto giungere un segno della loro vicinanza al nostro Istituti in particolare i direttori degli Istituti Superiori di Scienze Religiose di Puglia.

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Anno di transizione l’anno accademico appena trascorso: infatti il 2010-2011 ha visto l’entrata in vigore del nuovo statuto e il passaggio verso il nuovo ordinamento degli studi approvato dalla Facoltà Teologica. Insieme con lo statuto ci è stato consegnato anche il regolamento che proprio in questi giorni abbiamo provveduto a pubblicare perché fossero disponibili per chiunque. Nella presentazione, l’Arcivescovo Moderatore ci ha esortato a considerare «statuto e regolamento come punti di riferimento della vita della comunità accademica. Essa, formata da docenti, studenti e personale di segreteria, deve trovare nell’applicazione di dette regole l’incitamento a quella comunione necessaria al buon andamento della vita accademica. Perché ciò accada è necessario che ognuno, a diverso titolo, si impegni a far diventare vita concreta quanto viene indicato in questi documenti». E conclude: «Auspico che, alla luce delle nuove regole qui pubblicate, l’ISSR “Odegitria” svolga il suo ministero intellettuale a servizio delle chiese locali, promuovendo sempre più il dialogo interdisciplinare con la cultura contemporanea». Ecco, è proprio questo il ruolo che il nostro Istituto vuole avere nell’ambito della cultura contemporanea a servizio della Chiesa locale. Ci sono di conforto le parole che il card. Angelo Scola, appena qualche settimana fa, ha pronunciato in riferimento al rapporto tra il sapere teologico e l’impegno pastorale. Riferendosi alla grande questione antropologica posta sul tappeto dalla società contemporanea egli ha affermato che «uno degli aspetti più evidenti consiste nel fatto che tale svolta spinge ad esplicitare il necessario orizzonte pastorale proprio di ogni ricerca e sapere teologico. Purché la parola “pastorale” venga trattenuta in tutta la sua densità teologica, evitando di ridurla ad una applicazione da aggiungere dall’esterno all’indagine teoretica della verità rivelata». E poi aggiungeva che «anche un teologo di professione ha bisogno, come ogni fedele, di un rapporto diretto con il popolo di Dio. Per questo partecipa, in modo organico e normale, alla vita di una precisa comunità cristiana. Da qui si evince che già di per sé la verità possiede un carattere di testimonianza. Non c’è conoscenza della realtà che non abbia questo carattere; come del resto non c’è adeguato comunicarsi della verità senza testimonianza». Il fatto che i nostri docenti siano impegnati direttamente nella vita delle chiese locali a vario titolo non è per loro una diminutio, ma un impegno a dare spessore teologico


ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA” alla prassi ecclesiale delle nostre comunità. Tutto questo chiede un impegno rigoroso e costante da parte del nostro Istituto ad approfondire la sua funzione nella vita delle nostre diocesi. Parafrasando ancora le parole del cardinale Scola potrei dire che «un maggior scambio tra la vita della diocesi e il lavoro dell’ISSR non comporta minimamente la perdita del rigore. Al contrario, mostrare l’incidenza pastorale di un tale rigore metodologico, consente alla ricerca, all’insegnamento e allo studio di contribuire efficacemente alla vita della intera diocesi» di Bari-Bitonto.

I professori, gli studenti e i titoli accademici conseguiti Gli studenti ordinari iscritti all’anno accademico 2011/2012 sono 87. Nel triennio sono così suddivisi: 24 studenti (1° anno), 16 (2° anno), 14 (3° anno). Nel biennio di specializzazione sono: 33. Gli studenti uditori sono 14, gli iscritti al biennio teologico-filosofico 1, gli iscritti al corso di diaconato 8 e 20 studenti fuori corso. In totale abbiamo 130 iscritti. Nella comunità dei docenti ha lasciato l’incarico il prof. Gioacchino Prisciandaro, mentre è stato cooptato come nuovo docente il prof. Gianluca De Candia, a cui facciamo gli auguri di buon lavoro. Il prof. Luigi Michele De Palma ha anch’egli sospeso le sue lezioni presso il nostro Istituto, perché è divenuto docente stabile di storia della Chiesa presso la Pontificia Università Lateranense e contemporaneamente ha assunto l’incarico presso l’Istituto Teologico Pugliese a Molfetta. Egli è stato professore dell’Istituto superiore di Scienze Religiose fin dalla sua fondazione nel 1986 e ne è stato anche primo segretario. Lo ringraziamo per tutto quello che in questi 25 anni ha dato al nostro Istituto, con costanza, competenza e dedizione. Però non lo lasciamo ancora andare, perché egli continua a mantenere la direzione degli Annali dell’Istituto e dovrà portare a termine la pubblicazione almeno del prossimo numero. Il saluto al prof. De Palma mi dà l’occasione per riflettere sul cambio generazionale che sta avvenendo nel corpo docente dell’Istituto.

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Negli ultimi anni sono entrati a far parte della comunità accademica diversi professori giovani, pieni di entusiasmo, competenti. Questo ci dice che a loro stiamo consegnando il futuro dell’Istituto, e con la loro ricerca e il loro impegno assumeranno sempre di più la responsabilità di questa istituzione. A loro e a tutti i professori dico grazie per il servizio che rendono. La vitalità dell’Istituto si esprime con il conseguimento dei gradi accademici. Durante l’anno 2010-2011, 2 studenti hanno conseguito il grado accademico di magistero in scienze religiose, 2 studenti il diploma in scienze religiose, 21 studenti la laurea in scienze religiose e 3 studenti la laurea magistrale in scienze religiose.

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Hanno conseguito il magistero in scienze religiose: a) nella sessione invernale (14 marzo 2011): Prisciandaro Flora, Uso dell’immagine nell’insegnamento della religione cattolica; b) nella sessione estiva (4 luglio 2011): Di Gese Nadja, Un pensiero poetante. Hanno conseguito il diploma in scienze religiose nella sessione estiva (4 luglio 2011): De Nicolo Pietro, l’Arcivescovo Enrico Nicodemo fra governo pastorale e problemi del mezzogiorno d’Italia; Popolizio Vito, Il progetto di Dio tiene presente la moderna società fondata sull’economia dei mercati finanziari? Hanno conseguito la laurea in scienze religiose: a) nella sessione invernale (14 marzo 2011): Desiderato Angela, I linguaggi evangelici dei bambini; Caporusso Antonella, Amore, forza passione, coraggio. La donna di fede nella Bibbia; Dipinto Rosa, La fede dell’emorroissa: commento esegetico a Mc 5,25-34; Marasciulo Vitantonio, La perdita del senso del peccato e il sacramento della confessione oggi; Dammicco Felicia, Il mistero nuziale nel rito cattolico romano e in quello ortodosso bizantino; Del Vecchio Grazia, Prefigurazioni messianiche di Gesù il Cristo. b) nella sessione estiva (4 luglio 2011): Pisani Giusy, La sconfitta di Dio e la risposta della teologia; De Bari Iolanda, La maternità ecclesiale di Maria nell’esortazione “Signum Magnum” di Paolo VI; Carlucci Rosanna, Presenza e attività dei Somaschi a Giovinazzo (1615-1625); Panzarino Claudia, L’origine della diocesi di Bitetto; Masciale Pietro, L’annuncio evangelico e la “diversità”; Lacatena Angela, La pedagogia di Gesù nei Vangeli sinottici; Montedoro Vito, La preghiera di Gesù al Getsemani nel Vangelo secondo Luca; Spalla Maria, La banca popolare


ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA” etica: una finanza eticamente orientata; Tortorella Gennaro, Pedagogia e didattica religiosa nel recupero da disabilità temporanee e permanenti. c) nella sessione autunnale (21 novembre 2011): Dibattista Francesco, Il movimento liturgico europeo: dall’esperienza monastica di Solesmes all’enciclica “Mediator Dei” di Pio XII; Giuliani Antonella, La confermazione: sacramento della maturità psicologica o della fede?; Marzella Nicola, Il modello pericoretico di Greshake: analisi critiche e prospettive; Laudadio Luisa, Il discepolato di Pietro nel Vangelo secondo Marco; del Rosso Gaetano, Il santuario di San Miguel del Milagro in Messico. Dal culto pagano a quello micaelico (XVII secolo); Magarelli Gaetano, La tradizione liturgico-musicale del santuario di Santa Maria dei Martiri di Molfetta in un codice del XVIII sec.. Hanno conseguito la laurea magistrale in scienze religiose: nella sessione estiva (4 luglio 2011): Dedemogo Abena Marie Jeanne, Rudolf Otto: il carattere religioso come sacro. L’inculturazione liturgica nella chiesa congolese; Tribuzio Florinda, I riti della Settimana Santa a Noicattaro.

Le iniziative culturali All’attività accademica si è accompagnata l’attività culturale. Nell’anno accademico appena trascorso, proprio per la sua fisionomia di anno di transizione tale attività ha avuto poche iniziative. Tra queste da sottolineare la partecipazione al seminario “Nuove generazioni al lavoro per tornare a crescere” organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, e tenutosi qui a Bari il 4 maggio 2011. Tale collaborazione si è intensificata durante l’anno accademico in corso con l’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica, con esso e col coinvolgimento dell’arcidiocesi di BariBitonto si sta infatti preparando una indagine decennale con un gruppo stabile di lavoro fatto di esperti che monitoreranno un focus-group di giovani fra i 19 e i 25 anni, su tematiche inerenti la religiosità, la vita affettiva, il lavoro. Interessante il fatto che tale esperienza si inserisce in un progetto nazionale i cui risultati saranno a disposizione della Chiesa locale.

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Tra le iniziative culturali ricordo il viaggio di istruzione alla Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina e la visita al Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae a Leuca, ospiti di S.E. Mons. Vito Angiuli (2 giugno 2011). Nel febbraio scorso è apparso l’ultimo numero degli “Annali Odegitria” giunto al suo XVII anno. In esso sono presenti 11 saggi di cui 8 di nostri professori. Segno che accanto all’insegnamento si incrementa l’attività di ricerca. Inoltre ha continuato ad incrementarsi la collana “Studi e ricerche” con la pubblicazione nel 2010 del volume di Antonio Serio, Il futuro nelle radici. La pastorale catechistica nel cammino postconciliare della Chiesa di Bari. Proprio in questi giorni infine è stata approntata la pubblicazione dello statuto e del regolamento, a cui si affianca la Guida per lo studente proprio questa sera in distribuzione. Per l’anno accademico in corso, accanto ad altre esperienze già programmate voglio ricordare il convegno di studi e testimonianze che avremo il 21 marzo 2012 in cui ricorderemo 50 anni di studi teologici nella diocesi di Bari. Siamo a ridosso della commemorazione per i 50 anni del Concilio Vaticano II e mi sembra che proprio questo sia uno dei frutti che tale Concilio ha prodotto in questa Chiesa primaziale di Puglia. Intanto si è avviata la procedura di verifica quinquennale dell’Istituto prevista dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica tramite la Facoltà Teologica Pugliese.

La Prolusione 140

Il 2 dicembre scorso il Santo Padre Benedetto XVI parlando ai membri della Commissione Teologica Internazionale ha ribadito il compito che la teologia ha nel panorama culturale del nostro tempo. Così egli si è espresso: «La teologia, in fecondo dialogo con la filosofia, può aiutare i credenti a prendere coscienza e a testimoniare che il monoteismo trinitario ci mostra il vero Volto di Dio, e questo monoteismo non è fonte di violenza, ma è forza di pace personale e universale. Il punto di partenza di ogni teologia cristiana è l’accoglienza di


ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA” questa Rivelazione divina: l’accoglienza personale del Verbo fatto carne, l’ascolto della Parola di Dio nella Scrittura. Su tale base di partenza, la teologia aiuta l’intelligenza credente della fede e la sua trasmissione» (BENEDETTO XVI, Discorso ai membri della Commissione Teologica Internazionale, 2 dicembre 2011). Ecco, è proprio in tale prospettiva che questa sera ascolteremo la prolusione che il prof. Giovanni Ancona pronuncerà sul tema: “La quaestio de veritate e l’azione evangelizzatrice della Chiesa”. Mons. Ancona fa parte della storia del nostro Istituto: infatti oltre che docente egli ne è stato direttore proprio negli anni in cui l’Istituto veniva traslato da Molfetta qui a Bari. Il prof. Giovanni Ancona è ordinario di antropologia teologica presso l’Università Urbaniana in Roma. È inserito in molti progetti di ricerca internazionale. Di lui ricordiamo il volume Il significato escatologico cristiano della morte, che è la sua tesi dottorale, e l’ultimo volume pubblicato quest’anno La pienezza del tempo. Gesù Cristo verità della storia. Certo sono in programma altre pubblicazioni, ma non possiamo qui dimenticare il manuale di escatologia edito dalla Queriniana inserito nel “Nuovo corso di Teologia sistematica” dal titolo Escatologia cristiana. Con esso il prof. Ancona si accredita come uno dei massimi esperti di questa disciplina teologica e il suo contributo è fondamentale all’approfondimento di questo articolo di fede. Nel ringraziarlo per la sua presenza qui questa sera, a lui cedo volentieri la parola. Il direttore mons. Domenico Amato

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PUBBLICAZIONI Francesco Cacucci

Senza la domenica non possiamo vivere Credere, celebrare, vivere le domeniche dell’anno liturgico. Ciclo B

Senza la domenica non possiamo vivere. Credere, celebrare, vivere le domeniche dell’anno liturgico. Ciclo B di Francesco Cacucci Presentazione di Giuseppe Micunco Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011 INDICE: Presentazione di Giuseppe Micunco TEMPO DI AVVENTO: I Domenica di Avvento Se tu squarciassi i cieli e scendessi; II Domenica di Avvento Nel deserto preparate la via; III Domenica di Avvento Siate sempre lieti; IV Domenica di Avvento La Vergine concepirà. TEMPO DI NATALE: Natale del Signore Oggi è nato il Salvatore; Domenica fra l’Ottava di Natale La Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe; Maria Santissima Madre di Dio Vergine e Madre; II Domenica di Natale La Sapienza si è fatta carne; Epifania del Signore Fu manifestato alle genti; Battesimo del SignoreQuesti è il mio Figlio diletto. TEMPO DI QUARESIMA: I Domenica di Quaresima Fare il passaggio; II Domenica di Quaresima Salire sul monte; III Domenica di Quaresima Dalla legge allo spirito; IV Domenica di Quaresima La gioia della liberazione; V Domenica di Quaresima La nuova alleanza; Domenica delle Palme e della Passione La passione e la gloria. TEMPO DI PASQUA: Pasqua di Risurrezione La vita ha vinto la morte; II Domenica di Pasqua Come bambini appena nati; III Domenica di Pasqua Pace a voi; IV Domenica di Pasqua Il Buon Pastore dà la vita per le pecore; V

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Domenica di Pasqua Uniti come tralci alla vite; VI Domenica di Pasqua Il comandamento dell’amore; Ascensione del Signore La nostra umanità è stata innalzata; Pentecoste Il nuovo giubileo dello Spirito. TEMPO ORDINARIO: II Domenica del T.O. Lo straordinario nell’ordinario; III Domenica del T.O. Il regno di Dio è qui; IV Domenica del T.O. Il Dio vicino; V Domenica del T.O. Il Signore dà, il Signore toglie; VI Domenica del T.O. Guariti dalla lebbra del peccato; VII Domenica del T.O. Non ricordo più i tuoi peccati; VIII Domenica del T.O. Ti farò mia sposa; IX Domenica del T.O. Il giorno del Signore; X Domenica del T.O. La vittoria su Satana; XI Domenica del T.O. Il regno di Dio è un seme; XII Domenica del T.O. La barca della Chiesa nella tempesta del mondo; XIII Domenica del T.O. Signore amante della vita; XIV Domenica del T.O. Un profeta in mezzo a noi; XV Domenica del T.O. Li mandò a due a due; XVI Domenica del T.O. Radunerò io stesso le mie pecore; XVII Domenica del T.O. Diede loro il pane da mangiare; XVIII Domenica del T.O. Il pane del cielo; XIX Domenica del T.O. Il pane del cammino; XX Domenica del T.O. Il pane della sapienza; XXI Domenica del T.O. Vogliamo servire il Signore; XXII Domenica del T. O. Il sì del cuore; XXIII Domenica del T. O. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia; XXIV Domenica del T.O. Chi sono io per voi?; XXV Domenica del T.O. Chi vuol essere il primo sia il servo di tutti; XXVI Domenica del T.O. Fossero tutti profeti nel mio popolo; XXVII Domenica del T.O. I due saranno una sola carne; XXVIII Domenica del T.O. La lode della Sapienza; XXIX Domenica del T.O. La Sapienza crocifissa; XXX Domenica del T.O. Per vedere le meraviglie di Dio; XXXI Domenica del T.O. Chi non ama il fratello che vede, non ama Dio che non vede; XXXII Domenica del T.O. Dare tutto per il Vangelo; XXXIII Domenica del T.O. Ricapitolare tutto in Cristo; Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo Il Signore del tempo e della storia. SOLENNITÀ: Immacolata Concezione La porta del cielo; Santissima Trinità Dio è amore; SS. Corpo e Sangue di Cristo Ci sazi con fior di frumento e miele dalla roccia; Assunzione della Beata Vergine Maria Una donna vestita di sole; Tutti i Santi Chiamati alla santità.

144 “Senza la domenica non possiamo vivere”. È il titolo che mons. Francesco Cacucci ha voluto dare a questo suo commento alle domeniche dell’anno liturgico del Ciclo B (nel 2004 aveva commentato quelle del Ciclo A). È stato il tema del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale celebrato a Bari nel maggio del 2005, concluso dalla solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal papa Benedetto XVI a pochi mesi dalla sua elezione. Questa affermazione è tratta dalla splendida testimonianza dei


PUBBLICAZIONI martiri di Abitene, che diedero la vita durante la persecuzione di Diocleziano (304) per professare la loro fede nel Risorto, nell’Eucaristia e nella domenica. Come mai i martiri di Abitene affrontano le torture e la morte per difendere la domenica, il dominicum come dice il testo latino degli Atti del loro martirio? Perché hanno compreso bene che senza il dominicum, senza la celebrazione della Pasqua domenicale, il cristiano non è niente, anzi non esiste nemmeno (…). Se abbiamo vissuto e viviamo una sorta di “fuga dalla domenica” è anche perché non ne abbiamo valorizzato a pieno la potenzialità, le ricchezze. La pastorale mistagogica proposta ormai da anni da mons. Cacucci alla diocesi di Bari-Bitonto si propone di recuperare, alla scuola dei Padri, così largamente utilizzati nei commenti domenicali, «un incontro sempre più coinvolgente con il Cristo presente nella liturgia eucaristica»; si propone di recuperare questo tesoro di grazia per tutti, ragazzi, giovani, adulti, di ogni condizione (…). Se è vero che si registra una sorta di “fuga dalla domenica”, è però anche vero che tanta gente frequenta ancora le messe domenicali, e non per abitudine, ma perché senza la santa Messa la domenica non sarebbe domenica, non sarebbe la domenica che si vuole vivere. La comunità cristiana, sotto la guida dei suoi pastori, ha la responsabilità di non dilapidare questa ricchezza, di farne riscoprire tutta la bellezza, tutta l’indispensabilità. Non è solo uno slogan come altri. Davvero “senza la domenica non possiamo vivere”. dalla Presentazione di Giuseppe Micunco

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Suor Teresa di Gesù Gimma Un cammino di santità. Scritti spirituali di una Serva di Dio Volume I (1898-1920)

Presentazione di Mons. Francesco Cacucci a Un cammino di santità. Scritti spirituali di una Serva di Dio di Suor Teresa di Gesù Gimma Vol.I (1898-1920) a cura di Giuseppe Micunco Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2012

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INDICE : PRESENTAZIONE di Mons. Francesco Cacucci PROFILO SPIRITUALE di Mons. Vito Angiuli Teresa Gimma, una vita per l’Amore: 1. La famiglia e la vocazione al Carmelo (1898); 2. Il nuovo Carmelo (1920); 3. Le persecuzioni; 4. L’umiliazione e la gloria. INTRODUZIONE di Giuseppe MIcunco Suor Teresa di Gesù Gimma. Scritti e Quaderni: I – 1. Un cammino di santità. Gli anni del Carmelo di San Giuseppe (1898-1920): a. Suor Teresa nel Carmelo di San Giuseppe; b. Gli scritti (1898-1920); c. I Quaderni e i Raccoglitori – 2. La storia di un’anima: a. “L’ho cercato e non l’ho trovato… l’ho trovato e non lo lascerò mai”; b. Lo scalpello di Dio; c. “Vivere morta”; d. La via della piccolezza; e. La via della croce; f. La via del “nada”: il niente e il tutto; Nota critica – 3. Il Carmelo di Santa Teresa in Bari UN CAMMINO DI SANTITA’ Scritti spirituali di una Serva di Dio 1.PRIMI ESERCIZI FATTI DA ME IN RELIGIONE: «Sto in religione per farmi santa»; 2. RITIRO DELLA SANTA VESTIZIONE «Mi sposerò con Cristo»; 3. MEMORIE DEL NOVIZIATO «Lungo la notte ho cercato l’Amato del mio cuore»; 4. ESERCIZI SPIRITUALI IN PREPARAZIONE ALLA PROFESSIONE RELIGIOSA «Mi ha introdotta nella stanza del vino»; 5. PREGHIERE E MEDITAZIONI «Per coltivare il giardino dell’anima


PUBBLICAZIONI mia»: a. Preghiere-pensieri: «Quant’è dolce la vita»; b. Preghiera meditazione: «Visita a Gesù»; c. Preghiera e protesta; d. Pensieri sulla SS. ma Vergine; e. L’annientamento dell’anima; 6. RIFLESSIONI TRATTE DA “LA SALITA DEL MONTE CARMELO” DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE «Il tutto e il niente»; 7. APPUNTI, PENSIERI, PROPOSITI DA RITIRI VARI «Nella sua volontà è la nostra pace»: a. Ricordi di mons. Orazio Mazzella; b. Ritiro fattoci dal Padre Missionario del Prezioso Sangue; c. Ritiro fatto con il Padre Di Gioia; d. Triduo tenuto dal Padre Di Gioia; e. Ricordi e consigli datimi dal Padre Sergio Di Gioia, f. Ritiro per l’Immacolata; 8. VOTI E LICENZE «Vivere morta in Dio»: a. Protesta; b. Offerta; c. Propositi e frutti ricavati dai santi esercizi spirituali; d. Licenze; 9. ISTRUZIONI ALLE EDUCANDE «Principio della sapienza è il timor di Dio»; 10. SCRITTI IN ONORE DI GESÙ BAMBINO «La lode della piccolezza»: a. Propositi per l’Avvento; b. La novena a Gesù Bambino; c. L’anno santificato con Gesù Bambino; 11. PREDICA DI P. MINERVA SULLA SS. VERGINE «Prendi la tua croce e seguimi»; 12. ESERCIZI DI P. DE FRANCESCO «Venite in disparte e riposatevi un po’»; 13. ESERCIZI E PROPOSITI PER GLI ESERCIZI «Sarò una bambina nelle mani della Madre mia»: a. Esercizi; b. Propositi per gli Esercizi Spirituali; 14. ESERCIZI DI P. MARESCA. TRIDUO ALLE BAMBINE «Bisogna rinascere dall’alto»; 15. PREDICA DI MONS. MAZZELLA PER LE NOZZE D’ARGENTO DEL MONASTERO «La vera pietà sta nell’amore di Dio»; 16. MEDITAZIONI IN PREPARAZIONE ALLA PROFESSIONE E VESTIZIONE DI ALCUNE SUORE «I tre chiodi che ci uniscono alla croce di Cristo»: a. Triduo del Padre Provinciale; b. Conversazione con Mons. Orazio Mazzella; c. Fervorino di Mons. Lamberti; 17. ESERCIZI DI P. DE FRANCESCO «A immagine della SS. Trinità»; 18. TRIDUO DI P. PIO IN PREPARAZIONE ALLA PROFESSIONE E ALLA VESTIZIONE DI ALCUNE SUORE «La colomba vola verso lo Sposo»; 19. ”RICORDI” E PENSIERI AD USO DELLE BUONE MADRI «Il dolore è la strada che conduce al cielo; 20. EPISTOLARIO «Vi lascio sulla croce»: a. Lettere ai genitori; b. Lettera di Mons. Capozzi; 21. BIGLIETTO A TEODORA FRACASSO «Vi farete santa».

«Bisogna saper fiorire là dove il Signore ci ha seminato». Questo bellissimo aforisma della beata Elia di San Clemente coglie il fulcro centrale della spiritualità di un’altra grande carmelitana: suor Teresa di Gesù. E non è un caso che queste due straordinarie figure di consacrate, vissute entrambe a Bari in un tempo non certamente favorevole alla Chiesa per l’ostilità di forze anticlericali e

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massoniche, abbiano deciso di dedicare tutta la loro vita a seguire Cristo nella via del nascondimento e nell’immolazione. Diverse per il contesto familiare e per l’educazione ricevuta, entrambe dimostrano un desiderio straordinario di percorrere la via della santità seguendo la regola del Carmelo. Per un disegno provvidenziale di Dio, suor Teresa e la beata Elia trascorrono un breve periodo di vita comunitaria nel Monastero di San Giuseppe in Bari, entrando subito in profonda sintonia spirituale. Questa consonanza circa l’ideale di perfezione cristiana risulta tanto più sorprendente se si considera che la loro storia vocazionale e le vicende personali che le hanno riguardate si sono dipanate in modo molto difforme. La beata Elia consuma il breve tempo della sua vita nel Monastero di San Giuseppe, mentre Madre Teresa Gimma, dopo ventidue anni vissuti in un grande trasporto spirituale nello stesso luogo, per espresso desiderio dell’arcivescovo di Bari, mons. Giulio Vaccaro, fonda il Monastero di Santa Teresa Nuova. Da questo momento ha inizio per lei un cammino irto di difficoltà per una serie di vicissitudini disciplinari e amministrative che segnano profondamente il suo percorso spirituale. A delineare il cammino interiore, compiuto prima nel silenzio e nella preghiera nel Monastero di San Giuseppe e poi nel sacrificio interiore a seguito della fondazione del nuovo monastero, ha provveduto il professor Giuseppe Micunco, che ha raccolto tutti gli scritti, la maggior parte inediti, che si riferiscono alle due fasi della vita di suor Teresa. In questo primo volume vengono pubblicati i testi riguardanti gli anni trascorsi nel Carmelo di San Giuseppe (1898-1920), mentre altri due volumi conterranno gli scritti che vanno dalla fondazione del nuovo Carmelo alla sua morte (19201948). Si tratta di testi che riguardano riflessioni personali, preghiere e propositi spirituali insieme ad appunti presi durante le meditazioni e gli esercizi spirituali dettati da diversi sacerdoti che si sono alternati nella predicazione alla comunità monastica. Nell’insieme essi delineano la storia dell’anima di suor Teresa di Gesù e i motivi spirituali che hanno accompagnato il suo cammino di purificazione interiore. La ricerca dell’Amato avviene secondo le modulazioni tipiche della spiritualità carmelitana: l’abbandono alla volontà di Dio che, come un artista sapiente, modella e forma l’uomo celeste, togliendo ogni


PUBBLICAZIONI ostacolo alla perfetta unione con lui; la prova della Notte oscura nell’ “annichilimento”, nell’annientamento di sé per essere tutta di Dio, “vivendo morta” nelle braccia di Gesù; il cammino lungo la via della piccolezza, dell’umiltà e del nascondimento per assomigliare in modo sempre più fedele all’immagine di Cristo crocifisso. Percorrendo l’irto sentiero del todo e del nada per la salita al monte Carmelo, suor Teresa giunge al distacco totale da ogni cosa e si abbandona come una bambina nelle mani di Dio. In attesa di poter avere tra le mani gli altri scritti di suor Teresa, ringrazio sentitamente il professor Giuseppe Micunco per questa sua nuova fatica editoriale, realizzata con la riconosciuta competenza scientifica e con grande sensibilità spirituale. Dopo aver curato gli scritti della beata Elia di San Clemente, con questo nuovo libro egli regala a tutto l’Ordine carmelitano un prezioso dono che consente di conoscere in modo più approfondito il cammino interiore di una fedele discepola di santa Teresa d’Avila e di san Giovanni della Croce. Il libro è anche un invito rivolto all’intera Chiesa diocesana a riscoprire l’esempio di santità e a far tesoro della preziosa eredità spirituale che suor Teresa di Gesù ha lasciato a tutto il popolo di Dio. Il mio auspicio è che questa pubblicazione riporti all’attenzione della città di Bari una luminosa figura di donna e di consacrata, che ha segnato la storia cittadina con una scelta di vita radicale e controcorrente e che il monastero da lei fondato, dove sono conservate le sue spoglie mortali, diventi un punto di riferimento per tutti coloro che, credenti o non credenti, desiderano sperimentare il mistero ineffabile di Dio attraverso la contemplazione, il silenzio, la preghiera. + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

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NELLA PACE DEL SIGNORE padre Vigilio Suma, O.F.M. Cap.

Sabato 11 febbraio 2012, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, è tornato alla casa del Padre fra Vigilio Suma, O.F.M. Cap. Era nato a S. Michele Salentino il 28 marzo 1922. Entrato nel 1933 nel seminario di Barletta, nel 1938 riceve l’abito cappuccino nel noviziato di Alessano. Compie gli studi filosofici e teologici tra Campi Salentina e Scorrano e viene ordinato sacerdote a Scorrano il 6 aprile 1946. Inviato a Roma nel 1947 per specializzarsi in diritto canonico, vi consegue la laurea presso la Pontificia Università Gregoriana. La Provincia gli ha affidato più volte l’ufficio di guardiano, e a livello curiale l’ufficio di segretario provinciale e archivista. È stato parroco presso le parrocchie S. Fara e Immacolata in Bari e presso la parrocchia S. Francesco di Assisi a Triggiano. È stato cappellano presso il sanatorio di Bari. Per anni, dal 1950 al 1998, ha insegnato diritto canonico presso lo Studio Teologico Interreligioso Pugliese (STIP) di S. Fara, oltre che nell’Istituto di Teologia EcumenicoPatristica “S. Nicola” in Bari. Ha svolto molteplici e significativi incarichi anche nella diocesi di Bari, che testimoniano la stima della diocesi nei suoi confronti: è stato difensore del vincolo presso il Tribunale ecclesiastico, esorcista, vicario episcopale per i religiosi, membro del consiglio presbiterale, membro del collegio dei consultori, assistente dell’Unione Giuristi cattolici.

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Nella lettera inviata alle comunità cappuccine della regione in memoria di padre Vigilio, il Ministro provinciale dei Cappuccini di Puglia, padre Francesco Neri, O.F.M. Cap. ha tratteggiato il profilo e l’eredità spirituale di padre Vigilio ricordando la sua «lezione magistrale di stile cappuccino» e il suo insegnamento dell’amore alla fraternità, della dedizione all’apostolato, al valore dell’inserimento nella Chiesa locale, alla povertà, al valore del tempo, all’importanza dello studio. La carità da lui espressa nella conversazione e nella disponibilità all’accoglienza e all’ascolto, fu da lui vissuta fin all’ultimo nella cella dell’infermeria in cui era ricoverato negli ultimi tempi, e che era diventata un punto di riferimento per i tanti, che lo hanno avuto come confessore. I funerali si sono celebrati presso la parrocchia di S. Fara il 13 febbraio 2012.

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Al mattino, nella chiesa parrocchiale S. Maria della Pace in Noicattaro, celebra la S. Messa per il LXV anniversario dell’ordinazione sacerdotale di p. Alberto Pesce, missionario dell’Ordine della SS. Trinità. Al pomeriggio, presso la Stazione ferroviaria di Bari centrale, benedice la cappella restaurata. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa diocesana della Famiglia. Alla sera, presso la sede, incontra l’Associazione San Lazzaro. Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale Pugliese Pio XI di Molfetta, incontra i seminaristi teologi. Al mattino, presso il Liceo scientifico Cartesio in Triggiano, incontra docenti e studenti sul tema “Osare il coraggio della speranza. Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. Alla sera, presso la parrocchia Immacolata in Modugno, guida la lettura del film Habemus Papam di Nanni Moretti. Alla sera, presso il Santuario della Madonna del Pozzo in Capurso, incontra il nono vicariato per l’inizio della Visita pastorale. A Roma, presso l’Istituto Clarettianum, partecipa al Convegno dei Superiori Maggiori e tiene la conferenza su “La relazione di comunione nella Chiesa”.

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Al pomeriggio, in Cattedrale, presiede la celebrazione della Giornata mondiale delle migrazioni e celebra la S. Messa. 16 - Alla sera, presso la sede di via Vassallo, presiede la concelebrazione eucaristica con i Padri della Società San Paolo. 18 - Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, incontra la Presidenza nazionale dell’Istituto per il sostentamento del clero e i presidenti diocesani di Puglia e Basilicata. - Alla sera, presso la Cappella maggiore del Seminario arcivescovile, celebra la S. Messa per il IV centenario del Seminario; successivamente, presso la parrocchia Buon Pastore, assiste al concerto del coro “Frammenti di luce”. 19 - Al mattino, presso la Casa del clero, incontra gli ex alunni del Seminario di Posillipo e celebra la S. Messa, in ricordo del centenario del Pontificio Seminario Campano. 20 - Al mattino, presso la Casa del clero, presiede la riunione del Consiglio Presbiterale diocesano. 21 - Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa di S. Sebastiano, patrono del Corpo dei Vigili Urbani. - Alla sera, presso la sala della comunità della parrocchia Risurrezione in Bari, assiste alla rappresentazione della commedia I menecmi di Plauto. 22 - Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, presiede la veglia diocesana di preghiera ecumenica. 23-26 - A Roma partecipa ai lavori del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. 27 - Al pomeriggio, presso l’aula magna “Mons. Enrico Nicodemo”, partecipa alla Giornata dell’Istituto di Teologia ecumenica “S. Nicola”, con la relazione di S.E. mons. Santo Marcianò, arcivescovo di Rossano-Cariati e segretario della Commissione episcopale CEI per l’ecumenismo e il dialogo. 28 - Al mattino, presso il Palazzo di Giustizia, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. 30/1-1/2- A Lucera, presso l’Oasi Betania, presiede i lavori della Conferenza Episcopale Pugliese.


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A Lucera, presiede i lavori della Conferenza Episcopale Pugliese. Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, incontra la Commissione catechistica regionale. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa della Presentazione del Signore, nella Giornata della vita consacrata. Alla sera, presso la parrocchia S. Giovanni Bosco in Bari, celebra la S. Messa per l’ordinazione presbiterale di don Michele Calabrese. Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra l’équipe educativa. Alla sera, nella chiesa di S. Domenico in Palo del Colle, presiede l’incontro sull’emergenza educativa con tutte le associazioni parrocchiali. Al mattino, nella cripta della Cattedrale, celebra la S. Messa per la solennità di san Sabino, co-patrono dell’Arcidiocesi. A Roma, partecipa al convegno su “Gesù nostro contemporaneo” promosso dal Progetto culturale della Chiesa italiana. Alla sera, presso la parrocchia S. Cecilia in Bari, conferisce il mandato al nuovo Consiglio Pastorale parrocchiale. Successivamente, presso il Cinema Esedra in Bari, nell’ambito del “Mese della memoria” organizzato dai Presìdi del libro, assiste alla rappresentazione dell’opera di Enzo Quarto Lo sguardo di Abele, con musiche del maestro Giovanni Tamborrino. Al mattino, presso la parrocchia S. Michele Arcangelo in Bitetto, celebra la S. Messa e conferisce il ministero del lettorato al seminarista Lorenzo Zambetta. Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Giornata della vita e del malato.

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Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, presiede la celebrazione per l’ingresso del nuovo Rettore, p. Lorenzo Lorusso, O.P. 13 - Al mattino, nella chiesa di S. Domenico in Bari, celebra la S. Messa per l’Associazione dei Giuristi cattolici. 14 - Al mattino, presso l’Auditorium della Fondazione Giovanni Paolo II in Bari, interviene all’assemblea costituente dell’Unione interprovinciale di Confcooperative sul tema “Coooperazione, credibilità, credito”. - Alla sera, nella chiesa del Gesù in Bari, celebra la S. Messa per l’anniversario della morte di mons. Luigi Giussani, fondatore di “Comunione e Liberazione”. 15 - Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale di Molfetta, incontra i seminaristi teologi. 16 - Alla sera, presso la parrocchia Madonna della Pace in Mol-fetta, conclude la settimana biblico-teologica della diocesi intervenendo sul tema “Educazione alla fede e prassi cristiana”. 16-19 - Visita pastorale alla parrocchia S. Maria di S. Luca in Valenzano. 20 - Alla sera, presso la parrocchia Immacolata in Gioia del Colle, celebra la S. Messa nel X anniversario della morte di don Giovanni Ingravallo; successivamente benedice la targa di intitolazione del Teatro parrocchiale e inaugura la mostra fotografica. 21 - Al pomeriggio, presso l’Oasi diocesana S. Martino in Bari, incontra i diaconi permanenti. 22 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa nel Mercoledì delle Ceneri. 23 - Al mattino, visita la caserma della Guardia di Finanza. - Alla sera, presso la parrocchia S. Nicola in Bari-Catino, guida la lettura del film Kapò di Gillo Pontecorvo. 24 - Al mattino, presso la Camera di Commercio in Bari, tiene una conferenza al Forum delle Persone e Associazioni di ispirazione cristiana nel mondo del lavoro. - Al pomeriggio, presso la sede dell’Ordine dei Medici, tiene un incontro sul tema “Educare alla vita, educare alla salute”. 25 - Al pomeriggio, nella cattedrale di Cerignola, partecipa all’ordinazione episcopale di S.E. mons. Nunzio Galantino, vescovo eletto di Cassano allo Jonio.


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Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Nicola in Toritto, inaugura la casa canonica e celebra la S. Messa. Al pomeriggio, presso il monastero S. Giuseppe delle Carmelitane scalze in Bari, ascolta le monache per l’elezione della nuova priora. Al pomeriggio, presso l’aula “Aldo Moro” della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bari, interviene alla presentazione del volume Il cambiamento demografico: rapporto-proposta sul futuro dell’Italia, a cura del Comitato per il Progetto culturale della CEI, nell’ambito del convegno regionale “Un futuro senza figli?”, organizzato dal Forum delle Associazioni familiari di Puglia e dalla Casa editrice Laterza.

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