Ducati Redline Magazine 1|2024 ITA

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Eager for More

Beyond the Limits

Let the Adrenaline Flow

• Ducati Corse Family

Inter vista a Davide Tardozzi

• Una nuova sfida

Ducati Corse off-road

• The Quiet Hero

Samantha Cristoforetti

• Diavel for Bentley

Photo Gallery

Sharing the Passion

• City Escape: Tokyo

Con Goo Choki Par

• Essere Jannik

Nella mente di Sinner

• Ducati 916

Trent’anni di un’icona

• Dario Marchetti

Allenare la performance

• Data Power Tecnologia vincente

• Leonardo Rinascimento digitale

• AI vs Design La rivoluzione del processo creativo

• Attraversando l’Atlante DesertX Rally

• Full Immersion

Shanghai Ultraviolet

• Superquadro Mono

Photo Gallery

• Centauro Tra arte e mito

• Ritratti da Borgo Panigale Esplorazione fotografica con Giovanni De Sandre

• WDW 2024 Inizia il countdown

• Six stories of yellow Feat. Giallo Ducati

IL NUMERO DELLA CONSISTENZA

Ducati Redline Magazine

Consistenza [con-si-stèn-za] s.f.

1. La qualità di un grado di densità, fermezza, viscosità. 2. La ferma adesione ai principi, alla rotta, alla forma. 3. Corrispondenza o uniformità tra le parti di una cosa complessa. 4. La condizione di coesione o di tenuta insieme e di mantenimento della forma; solidità o fermezza.

È possibile trionfare per caso? Certo, un momentaneo allineamento delle circostanze, una fortunata convergenza di fattori che ci portano al successo. Può succedere, ma cosa fa capire al mondo se è fortuna o metodo? Se è caso o talento? La vera sfida è continuare a confermarsi, a crescere, a eccellere, a prescindere da ogni favore della fortuna.

Il numero 1|2024 di Redline Magazine esplora storie che vanno oltre il caso: storie che ci parlano in maniera forte e decisa di perseveranza e scoperta di sé. Questa edizione celebra chi affronta gli ostacoli con mente aperta e cuore verso la meta. Storie in cui gli ostacoli non soffocano la passione: la alimentano.

Vincere una volta può essere un caso, ma assicurarsi il successo ripetutamente è una sfida profonda. È il viaggio che può dimostrare non solo al mondo ma, soprattutto, a sé stessi che i risultati non sono semplici coincidenze.

Redline. Designed to Inspire.

UN ANNO DI

MOTOGP

I successi della Desmosedici GP in questa stagione, un record assoluto

I piloti Ducati vittoriosi in stagione, record assoluto

I podi stagionali complessivi, 4 in più del precedente primato (Honda 1997)

I piloti Ducati saliti sul podio almeno una volta. Tutti quelli iscritti al campionato

DI RECORD

Le vittorie stagionali di Álvaro Bautista, record all-time di categoria

I podi conquistati dai piloti Ducati in stagione

I podi conquistati dai piloti Ducati in sella alla Panigale V2

Le vittorie ottenute dal Campione del Mondo Nicolò Bulega

FOR GLORY & FOR LOVE

EVOLVE : Eager for More
Testo: Redline Editorial board, con Davide Tardozzi e Artur Vilalta

EVOLVE : Eager for More

NEL BOX DUCATI CORSE INSIEME A DAVIDE TARDOZZI

Dicono che i numeri non mentono. E infatti le statistiche della stagione 2023 di Ducati nelle corse testimoniano una supremazia a tutto campo, come mai si era visto prima. Ma raccontare queste vittorie con i soli numeri, per quanto grandi siano, sarebbe comunque riduttivo. Perché dietro alla stagione più vincente nella storia di Ducati Corse non c’è solo la ricerca continua di soluzioni tecniche e sportive vincenti, ma la magia di un team che fa della passione, della coesione e del senso di appartenenza il suo tratto distintivo. Una vera e propria famiglia, che proprio perché vive dentro e fuori dal box ha in sé la forza per essere così vincente, come ci rivela il Team Manager Davide Tardozzi in questa intervista esclusiva per il Redline Magazine.

Davide, si dice che vincere sia difficile ma ripetersi lo sia ancora di più. È davvero così?

Assolutamente sì. Il numero uno ti condanna a vincere, e questo ti mette molta più pressione. Non a caso in pochissimi sono riusciti a farlo.

A maggior ragione quando tutto si gioca, di nuovo, all’ultima gara. Come hai (ri)vissuto questo momento?

A Valencia non ho dormito per due notti. Troppa tensione. E poi quest’anno è stato più difficile. Perché di fronte c’era un’altra, velocissima, Ducati, guidata da un grandissimo pilota.

Che duello è stato quello con Martín e il team Pramac? Spettacolare e avvincente. E soprattutto alla pari.

Ducati condivide tutto con gli altri team: dal know-how, ai dati su pista, fino ad arrivare naturalmente alla moto. È la stessa, non c’è una vite diversa. Lo facciamo per trasparenza e per onestà professionale. In MotoGP come nella WorldSBK. Fa proprio parte del nostro modo di lavorare, è un nostro atto di performance.

Quindi anche l’atmosfera amichevole e rilassata che si percepisce all’esterno tra piloti e team è sincera, non è costruita?

I rapporti con tutti i team satellite e i loro piloti sono ottimi. Questo non significa che non ci sia rivalità, anzi. Bezzecchi è amicissimo di Bagnaia, ma quando ha avuto l’occasione ha fatto di tutto per batterlo.

150+ compagni di squadra tra team ufficiali e non

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brief tecnici pre-gara

Lo staff del “retro-box”

Ci sono delle figure cruciali nel team? Persone che magari godono di minor visibilità, ma che sono fondamentali per la sua solidità?

C’è quello che con gli ingegneri chiamiamo “lo staff del retro-box”. Gabriele Conti, direttore dei sistemi elettronici, Leonardo Simoncini, coordinatore tecnico di pista, Andrea Giavarini, Data Engineer, Massimo Bartolini, responsabile delle performance, hanno dato un contributo incredibile non solo al team ufficiale, ma anche ai team satellite. Una cosa che nessuno sa: Gigi Dall’Igna, insieme a Riccardo Savin, il responsabile progettazione e dinamica del veicolo, e a Davide Barana, il direttore tecnico, fa il giro di tutti i box per confrontarsi con i piloti e i team dopo ogni turno di prove. E lo stesso fa Marco Zambenedetti in Superbike. Parlano con tutti i capi tecnici, si confrontano su cosa è stato fatto, cosa ha funzionato e cosa no, per mettere tutti nelle condizioni di fare il massimo. Vi garantisco che una cosa del genere non è mai accaduta nella storia.

Per gloria e per amore

I momenti che definiscono una stagione

In MotoGP abbiamo vissuto una stagione incredibile, ricca colpi di scena. Qual è stato secondo te il momento decisivo?

Il primo, il più difficile, è stato il GP di Barcellona. Eravamo a poco più di metà stagione con 66 punti di vantaggio e mezzo campionato in tasca, quando Pecco ha subito quel terribile incidente. Di contro c’è stato il GP dell’Indonesia. Nella Sprint Race Martín ha completato il suo recupero, e noi per 24 ore abbiamo perso la leadership del mondiale. Poi in gara c’è stato il suo errore, e con l’incredibile rimonta di Pecco dal 13° al 1° posto abbiamo pensato che sì, allora potevamo farcela.

E qual è stato invece, il momento che più di ogni altro descrive lo spirito del Ducati Lenovo Team?

Siamo al GP d’India. Pecco rientra ai box dopo la caduta chiedendo scusa al team e tutti, ingegneri e meccanici, lo rincuorano. Una persona che fosse entrata in quel momento, con tutti quegli abbracci e ringraziamenti, poteva pensare stessimo festeggiando una vittoria. Lì ho avuto la dimostrazione che siamo veramente un grande gruppo.

C’è un segreto per tenere alto lo spirito di gruppo?

Coltivarlo giorno per giorno. Noi ci parliamo, ci confrontiamo, ci scontriamo quando serve, e stiamo insieme anche in maniera conviviale. Io sono molto orgoglioso delle relazioni che abbiamo costruito. Chi fa parte del team sa di non avere dei semplici colleghi, ma degli amici di famiglia. Anche i ragazzi giovani, che si sono aggiunti allo zoccolo duro, si sono inseriti perfettamente. Vale per il team MotoGP ma anche per quello Superbike, dove il mio collega Serafino Foti ha fatto un lavoro incredibile in questi anni.

Oggi tanti piloti ambiscono a far parte dei team Ducati. Come lo spieghi?

Un tempo ci dicevano che solo Stoner, o Dovizioso, poteva guidare la Ducati. Abbiamo dimostrato a tutti che non è così. Oggi c’è un metodo che permette ai piloti di lavorare con continuità e fiducia, in condizioni tecniche e sportive ideali per ottenere risultati importanti.

Che cosa dobbiamo aspettarci dalla stagione 2024?

Penso che in MotoGP ci sarà di nuovo una lotta serrata fino all’ultima gara. Con le Sprint Race in ogni GP arriveremo a ben 44 gare, per cui vedo impossibile un campionato con un uomo solo al

EVOLVE : Eager for More

comando. Mi aspetto ancora un duello tra moto Ducati. Tutte le case miglioreranno, ma la nostra moto e i nostri piloti fanno paura. Tutti e otto.

E nella Superbike?

Se vuoi posso dare la mia opinione di osservatore esterno privilegiato. Álvaro è un pilota straordinario. Quest’anno compirà 40 anni, ma è praticamente un ragazzino. Ha sempre voglia di imparare e di migliorarsi. Nicolò è sempre stato un grandissimo talento. Il team Aruba.it Racing ha avuto il merito di credere in lui e metterlo nelle condizioni migliori per esprimere le sue capacità.

Sono sicuro che in futuro sarà campione del mondo Superbike.

Per gloria e per amore

Hai un messaggio per i Ducatisti?

Noi siamo una piccola factory, ma siamo grandi nei sentimenti, nelle attitudini, come nella velocità in pista. Abbiamo un solo grande difetto: vogliamo sempre vincere. Io personalmente soffro fisicamente quando perdiamo. Amo vincere più di ogni cosa al mondo, e quindi possono stare tranquilli che il team Ducati farà di tutto per regalare loro altri momenti indimenticabili.

FRANCESCO BAGNAIA & ENEA BASTIANINI - DUCATI RIDERS

OFF-ROAD.

Con l’ingresso nel mondo del motocross, Ducati conferma la sua volontà di spingersi su terreni inesplorati, con le competizioni come punto di partenza per una nuova avventura che si preannuncia tanto sfidante quanto entusiasmante.

Ducati Corse Off-Road

EVOLVE : Eager for More

Esplorare nuovi territori. Scatenare nuove emozioni.

Ogni strada percorsa da Ducati negli ultimi anni porta verso il futuro. L’annuncio dell’ingresso nel motocross, avvenuto nell’anno più vincente della storia di Ducati nelle corse, è la dimostrazione tangibile che a Borgo Panigale la volontà di migliorarsi e la

passione per la competizione sono inarrestabili.

Desmo 450 MX: è questo il nome della moto che parteciperà a tutte le prove del Campionato Italiano Motocross Pro – Prestige MX1, con il Ducati Corse R&D – Factory MX Team. Una combinazione di ricerca della leggerezza, componentistica al top e motori

caratterizzati da una curva di erogazione molto ampia. Un prototipo spinto, naturalmente, dal sistema desmodromico, il cuore pulsante di tutte le moto sportive della Casa di Borgo Panigale, a partire dalle MotoGP.

Il progetto vede la collaborazione di due fuoriclasse dell’off-road. Due specialisti del motocross

vincitori, insieme, di 17 titoli tra campionati mondiali e italiani: Tony Cairoli e Alessandro Lupino, rispettivamente pilota-collaudatore ad alte prestazioni e pilota ufficiale del team. La loro sfida andrà oltre i confini della pista, perché ogni gara del campionato permetterà alla nuova divisione

Ducati Corse Off-Road - guidata da Paolo Ciabatti, Direttore Sportivo di Ducati Corse dal 2013 al 2023 - di raccogliere dati e informazioni a supporto del trasferimento di tecnologia dalle moto da

Ducati Corse Off-Road

competizione alle moto di produzione. La Desmo 450 MX è infatti il punto di partenza di un piano di sviluppo che ha come traguardo finale una nuova gamma di modelli off-road. Perché come insegna la storia di Ducati, non c’è miglior laboratorio della pista per sviluppare e testare le moto che faranno emozionare gli appassionati. E che sia sull’asfalto o sulla terra battuta, la strada vincente è soltanto una: fare squadra, divertirsi e dare sempre il massimo in tutto ciò che si fa.

Dalle competizioni alle moto di produzione, come da DNA Ducati.” “

Storica doppia vittoria a Ponte a Egola per la Ducati Desmo450 MX con Lupino e Cairoli

17 MAR 2024

Prosegue lo sviluppo della Ducati Desmo450 MX con due terzi posti nella seconda prova del Campionato Italiano Motocross a Cingoli

21 APR 2024

A Montevarchi prosegue lo sviluppo della Ducati Desmo450 MX nella terza prova del Campionato Italiano Motocross

26 MAG 2024

Storica doppia vittoria a Ponte a Egola per la Ducati Desmo450 MX con Lupino e Cairoli

23 GIU 2024

LATEST NEWS

POWER data

Da diversi anni i dati sono un alleato speciale di Ducati Corse nella sfida contro il tempo. Oggi, grazie all’intelligenza artificiale e a strumenti di calcolo sempre più potenti, è possibile spingere più in là il limite della moto, e mettere il pilota nelle migliori condizioni possibili per gareggiare.

Evoluzione inarrestabile

Una moto da MotoGP è un concentrato di tecnologia. Per sfruttarla al massimo, serve la giusta combinazione di hardware e software. Nel corso degli anni, Ducati Corse ha riunito le migliori competenze ingegneristiche e sportive, con l’obiettivo di ottenere performance sempre migliori, in pista e ai box.

Sono diversi gli ambiti tecnologici le cui evoluzioni hanno contribuito a espandere la frontiera delle possibilità di un veicolo da competizione.

Tra questi, rientra a pieno titolo quello dei dati. Nascosti tra i componenti e le carene di una moto da corsa, oggi si trovano circa una cinquantina di sensori, pronti a raccogliere dati di diversi tipi: dalla velocità alla trazione, fino alla temperatura

esterna ed interna delle gomme. Il loro numero è cresciuto sensibilmente, ma mai come la quantità di informazioni che questi sensori rendono possibile estrarre, aumentata a livelli a dir poco esponenziali.

Come ben sappiamo la centralina della MotoGP, il cervello che gestisce e controlla tutta l’elettronica del veicolo, è unico per tutti i team. La competizione quindi non si gioca tanto sulla quantità di dati, ma sulla capacità di tradurre quei dati in strategie e decisioni vincenti.

Anche se la scienza di una moto da corsa è materia molto complessa, certi principi sono estremamente intuitivi: come quello per cui maggiore è la potenza di calcolo, più veloce è la moto in pista. E grazie alla partnership con Lenovo, Ducati ha potuto contare su soluzioni e strumenti di assoluta avanguardia.

Machine learning e Intelligenza Artificiale

L’edge computing è l’evoluzione del cloud computing. Nati per operare in ambienti ostili, i server Edge di Lenovo resistono alle condizioni più estreme, come il caldo umido di Sepang o le tempeste di polvere e sabbia del Qatar. Agli ingegneri Ducati Corse basta un normale laptop per effettuare tutte le analisi di un weekend di gara, senza necessità di avere l’infrastruttura materiale completa ai box. Si possono raccogliere e archiviare moli di dati immense, che vengono poi processati e analizzati da server ad alta capacità computazionale e da software che sfruttano la potenza del machine-learning.

Questi sofisticati algoritmi analizzano i dati provenienti dai sensori per identificare la configurazione ottimale di assetto della moto. Gli ingegneri possono simulare diversi settaggi della moto, e triangolarli con i dati raccolti e con le sensazioni del pilota in pista. E grazie alla magia dell’intelligenza artificiale, gli algoritmi possono imparare loro stessi ciò che funziona davvero, e offrire un supporto sempre più efficace gara dopo gara. La temperatura degli pneumatici è troppo alta? La ruota posteriore ha troppo rollio? Ora, la capacità di rilevare i problemi in tempo reale e apportare immediatamente le opportune modifiche permette al team di ottimizzare al massimo le performance della moto, e pone i piloti nelle condizioni ideali per fare ciò che sanno fare meglio: vincere i campionati.

La tecnologia è ciò che ci rende vincenti” “
- Gigi Dall’Igna

LEONARDO: UN RINASCIMENTO DIGITALE

Il supercomputer europeo Leonardo, concepito e gestito da Cineca, installato nel 2022 nel nuovo data center situato nel Tecnopolo di Bologna, è uno dei tre sistemi di classe pre-exascale annunciati da EuroHPC Joint Undertaking.

Il termine “pre-exascale” si riferisce a un livello di prestazioni di calcolo che proietta verso il calcolo exascale vero e proprio. Il calcolo exascale è attribuibile a sistemi capaci di eseguire un miliardo di miliardi (10^18) di calcoli al secondo. In sintesi, “pre-exascale” si riferisce a una fase nell’evoluzione del supercalcolo in cui le capacità computazionali sono sostanziali e fungono da trampolino di lancio verso sistemi di calcolo exascale ancora più potenti.

Il supercomputer Leonardo emerge come una testimonianza dell’impegno dell’Italia nell’andare oltre il calcolo ad alte prestazioni. Frutto di una visione collaborativa, questo straordinario progetto trova le sue radici nella ricerca della conoscenza, nell’avanzamento scientifico e nella volontà di generare un impatto globale.

Le origini di Leonardo

Leonardo non è solamente un computer; è il culmine di un’iniziativa strategica voluta per rafforzare la posizione dell’Italia nel panorama tecnologico globale. Il progetto è stato concepito come risposta alla crescente domanda di potenza computazionale in vari settori scientifici, dalla modellazione climatica alla ricerca medica. Incentivando una rete collaborativa di istituzioni, l’obiettivo era creare un supercomputer in grado non solo di soddisfare queste esigenze, ma anche di spianare la strada a nuove rivoluzionarie scoperte.

La scelta di Bologna come sede di Leonardo non è casuale. Oltre alla sua ricchezza culturale e importanza storica, Bologna è diventata un polo di innovazione tecnologica. L’atmosfera vibrante della città, unita a una forte tradizione di eccellenza accademica, ha fornito la cornice ideale per l’installazione di questa meraviglia computazionale. Bologna, con il suo ecosistema dinamico, offre un palcoscenico perfetto alla convergenza di menti brillanti determinate a plasmare il futuro.

Nell’ultima edizione della lista TOP500 pubblicata il 13 novembre 2023 durante il primo giorno della conferenza SC23 a Denver, USA, Leonardo conferma il suo status come secondo supercomputer più potente in Europa, posizionandosi al sesto posto nella classifica globale. Questo notevole successo consolida la reputazione di Leonardo come una risorsa di supercalcolo di classe mondiale, dimostrando la sua potenza computazionale su scala globale.

A cosa serve?

Ciò che contraddistingue Leonardo sono le molteplici attività che è capace di affrontare. Dalle intricate simulazioni nella scienza dei materiali alle complessità della modellazione del clima, questo supercomputer è uno strumento versatile che travalica i confini delle singole discipline. La sua potenza computazionale è impiegata per compiti che vanno dalla ricerca medica all’ottimizzazione dei processi industriali, facendolo diventare una forza trainante in diverse iniziative scientifiche.

Ma Leonardo ha anche un ruolo importante nel campo dell’Intelligenza Artificiale (IA), come evidenziato dalla Presidente Ursula von der Leyen, che all’AI Safety Summit ha sottolineato il ruolo vitale dell’IA e ha sottolineato i contributi del supercomputer Leonardo in questo settore. Sullo sfondo di Bletchley Park, luogo di nascita dell’informatica moderna, ha riconosciuto le sfide poste dalla creazione di macchine dotate della capacità di ragionare. La Presidente ha sottolineato l’importanza dell’ecosistema europeo di supercalcolo, fornendo agli scienziati indipendenti l’accesso a risorse all’avanguardia e promuovendo l’innovazione nell’IA.

Leonardo, come ammiraglia all’interno di questo ecosistema, svolge un ruolo cruciale nel raggiungere questi obiettivi.

Partnership che guidano il progresso

Quella di Leonardo non è un’avventura solitaria, ma un progetto collaborativo. Un consorzio di istituzioni, tra cui importanti organizzazioni di ricerca e università, si è unito per portare avanti questo ambizioso progetto. Il lavoro congiunto garantisce una ricchezza di competenze e prospettive diverse, amplificando l’impatto potenziale di Leonardo su scala globale.

In conclusione, il percorso di Leonardo è più di una conquista tecnologica, è un’impresa alimentata dall’ambizione collettiva di spingere i limiti di ciò che è possibile. Situato nel cuore di Bologna, questo supercomputer simboleggia non solo l’impegno della città verso l’innovazione, ma anche la più ampia dedizione dell’Italia all’avanzamento della scienza e della tecnologia a beneficio dell’umanità. for the benefit of humanity. Redline

Una conquista tecnologica, e una grande impresa collaborativa.”

vs

Design

Dall’occhio rosso di HAL 9000 ai software per la generazione di video e immagini. Lo sviluppo dell’AI generativa non ridefinisce soltanto il processo creativo, ma ci apre nuove prospettive sulla relazione in costante evoluzione tra essere umano e intelligenza artificiale.

Testo: Filippo Nassetti

Immagini: Filippo Nassetti tramite Midjourney AI Platform

2001 Space Odyssey + Man/Machine

Un’astronave sospesa nel vuoto tra Terra e Giove, l’occhio rosso di HAL 9000 che lentamente si spegne, la voce meccanica rotta in suoni sempre più sconnessi, è forse la rappresentazione più nota di una intelligenza artificiale, immortalata sulla pellicola di 2001 Odissea nello Spazio dal genio di Stanley Kubrick.

Sedimentata nell’immaginario collettivo, la tensione tra uomo e macchina è insieme contemporanea e antica. Ogni fase evolutiva della tecnologia è accompagnata da reazioni emotive intense, e la nascita di accesi dibattiti. La connessione tra umano e tecnologico, la creatura e il creatore costituisce un elemento importante della nostra percezione del progresso tecnologico.

Generative AI

Nell’ultimo anno, una serie di sviluppi nel settore dell’intelligenza artificiale (AI) e machine learning hanno improvvisamente dato nuova luce al tema, generando entusiasmo e meraviglia per un ampio numero di nuove possibilità, così come perplessità e paura per le loro implicazioni.

In particolare, l’attenzione si è focalizzata su alcuni sistemi AI definiti generativi, per la loro capacità di produrre contenuti originali e sofisticati, in risposta a indicazioni semplificate (tecnicamente chiamate prompt), principalmente di natura testuale. È ora infatti possibile originare forme compiute ed estese di testo, immagini e anche video a partire da semplici descrizioni verbali.

“ La tensione tra uomo e macchina è insieme contemporanea e antica.”

/imagine future biomorphic scuba divers, wide angle underwater photography --ar 9:16 --v 5

Design Scenario

L’impatto di queste nuove tecnologie nel mondo del design è stato particolarmente significativo. Nello specifico, l’attenzione è stata catturata da quegli strumenti che consentono di generare immagini a partire da descrizioni di testo, quali Midjourney, Dall-E, Stable Diffusion.

Normalmente, la produzione

di contenuti visivi coinvolge operazioni digitali sofisticate, e competenze individuali avanzate. Modellazione 3d, rendering, animazione, fotografia, editing di immagini e video, sono alcune delle capacità necessarie per produrre immagini e video di qualità professionale, e nella maggior parte dei casi i risultati più convincenti si raggiungono intrecciando diversi elementi e tramite la collaborazione di diversi individui.

Le nuove forme di intelligenza artificiale propongono un modo radicalmente nuovo di operare. Allenate tramite l’esposizione a grandi collezioni di immagini, queste AI sono in grado di costruire associazioni tra parole e contenuti visivi, e di rispondere a richieste formulate in linguaggio naturale, con la generazione di immagini originali. Tutte le immagini che corredano questo articolo sono state create in questo modo. Ad esempio,

l’immagine di copertina dove appare l’interno di un’astronave biomorfica, è stata generata in Midjourney utilizzando il prompt “/imagine interior of a spacecraft made of biomorphic branching structures”. Come si può immaginare, l’impatto di questi nuovi strumenti nelle comunità legate al design è stato significativo. Intrecciando entusiasmo e paura, si è sviluppato un acceso dibattito riguardo potenzialità e rischi.

“ L’intelligenza artificiale propone un modo radicalmente nuovo di operare.”

/imagine portrait with virtual reality headset, complex biomorphic pattern, immersive experiences, designed to deliver profound experiences of self discoverybeing inside your own body, exploring its complex architecture through novel, immersive, high-resolution visualisation ar 4:5 --v 5.2

Pro E Contro

Chi ha abbracciato la tecnologia con entusiasmo, mette in risalto le grandi possibilità offerte di concentrare gli sforzi sullo sviluppo di nuove idee, riducendo drammaticamente il tempo investito nella produzione tecnica delle immagini.

Il controllo del processo tramite linguaggio naturale è senza dubbio un modo molto agile di esplorare idee anche molto diverse tra loro, mixando riferimenti di diversa natura e astraendosi dalla complessità della produzione.

Al tempo stesso, un forte movimento è emerso che mette in luce le forti problematicità di questi sistemi, sia in relazione alla proprietà intellettuale dei contenuti, che dell’impatto di una tecnologia che potenzialmente rende obsolete molte capacità umana, in particolare quelle che fino a qualche mese fa non si pensava fossero facilmente replicabili da una tecnologia: in particolare la creatività e attitudine artistica.

Conclusione

L’evoluzione delle intelligenze artificiali è rapida, e nuovi strumenti e possibilità diventano disponibili quasi ogni settimana. Indipendentemente dalle preferenze e inclinazioni individuali, siamo ancora in una fase di sorpresa, in cui modi e best practices per la loro integrazione nei processi di design sono ancora esplorativi, e non sedimentati.

Malgrado il termine intelligenza lasci suggerire la presenza di forme di autonomia, se non coscienza, gli strumenti attualmente disponibili non sembrano dimostrare indipendenza, ma come ogni altro software, solo la capacità di rispondere, in modo altamente sofisticato, a istruzioni formulate dall’utente umano. Cosa ne può uscire? Quali nuove opportunità si aprono all’orizzonte? Come si evolverà la professione del designer nei prossimi anni?

È possibile integrare intelligenze umane e artificiali? Le domande si moltiplicano, e diventano strumentali nell’esplorare questi vasti territori, consentendoci di scrivere una nuova pagina di questa ricca e complessa relazione tra uomo e tecnologia.

QUIET

QUIETHERO the

In quella tela sconfinata chiamata cosmo, un’astronauta italiana non solo ha toccato le stelle, ma ha anche inciso il suo nome tra loro. Samantha Cristoforetti, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), non ha solo attraversato l’atmosfera terrestre, ma ha infranto i limiti che frenano i sogni di molti aspiranti esploratori dello spazio.

Un Viaggio Oltre i Confini

Il percorso di Samantha verso le stelle è più di una traiettoria professionale; è una dimostrazione di quanto lontano possano portare resilienza e passione. Nata a Milano, ha trovato la sua prima ispirazione nel cielo notturno, affascinata dalle meraviglie celesti che hanno scatenato in lei il fascino dell’esplorazione spaziale. Non sapeva che il suo osservare le stelle da bambina l’avrebbe spinta a diventare la prima donna italiana nello spazio. Cristoforetti, con un background in ingegneria e in aeronautica, ha mosso i suoi primi passi verso il cosmo come ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana. Nel suo percorso per diventare astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è riflesso non soltanto il suo accademico, ma anche il suo impegno nel far sì che quella bambina potesse realizzare i suoi sogni.

Valori che trascendono la gravità

Nelle interviste, Samantha parla spesso dei valori che l’hanno tenuta ancorata all’assenza di gravità dello spazio. “La stazione spaziale è un esempio lampante di come le differenze internazionali siano assolutamente irrilevanti quando si ha un grande obiettivo, una passione

comune”, osserva, sottolineando come i traguardi più ambiziosi siano il modo migliore per sviluppare legami profondi e trarre il meglio dalle differenze culturali. A noi sembra davvero interessante come lavorare in condizioni così estreme possa mettere in evidenza alcuni elementi così contrastanti tra loro, e Samantha non ha mai mancato di sottolineare come l’esplorazione e la ricerca spaziale siano un’importante metafora della vita. L’esplorazione spaziale è sia una testimonianza dell’immenso potere dell’intelligenza umana, sia un costante richiamo alla sua fragilità: “Non ci siamo evoluti per andare nello spazio, quindi quando si tratta di viaggi nello spazio, in un certo senso siamo tutti incapaci. Ciò che ci permette di farlo, ciò che veramente ci abilita ad andare nello spazio, è la tecnologia”. I suoi valori vanno al di là dell’ambito scientifico e sono illuminanti per chiunque cerchi l’eccellenza. La carriera di Samantha è una storia di barriere abbattute, e la dimostrazione che il genere può non essere una limitazione ma una fonte di forza. In un campo storicamente dominato dagli uomini, Samantha ha raggiunto l’eccellenza con una sicurezza tranquilla e inarrestabile, dimostrando che le stelle appartengono a chi ha il coraggio di raggiungerle.

L’esplorazione dello spazio è una sorprendente metafora della vita.”

Una fonte di ispirazione

Per gli aspiranti astronauti e sognatori, la storia di Samantha è fonte di ispirazione. “L’orgoglio può portare coloro che realizzano i propri sogni a illudersi che il successo sia solo il risultato delle loro azioni, dimenticando le coincidenze favorevoli e tutte le casualità della vita – che non è sempre benevola con le persone altrettanto meritevoli”. Le sue parole riecheggiano il sentimento secondo cui la ricerca dello straordinario inizia con la convinzione che sia realizzabile. Al tempo stesso, però, Samantha si sente diversa, più umile, pratica e razionale rispetto ai modelli con cui le nuove generazioni si trovano troppo spesso a confrontarsi. La scienza è maestra di vita. Un esperimento fallito non è una sconfitta, ma solo un nuovo step verso il raggiungimento dell’obiettivo finale. L’insegnamento è chiaro: mai arrendersi.

Nelle interviste, riflette sul profondo impatto che l’esplorazione spaziale può avere sull’umanità, esortando la prossima generazione ad abbracciare l’ignoto con il cuore aperto e la mente curiosa. Per le donne che si trovano ad affrontare carriere in settori a prevalenza maschile, il viaggio di Samantha è un faro di speranza. Smentisce gli stereotipi e serve come esempio vivente che la passione, la competenza e la determinazione non conoscono genere. In un mondo in cui i limiti sono destinati a essere infranti, l’ascesa di Samantha verso le stelle diventa una metafora del potenziale illimitato di ogni persona.

Abbracciare l’ignoto con il cuore aperto e la mente curiosa.” “

Il progetto LEO Cargo

Quando Samantha Cristoforetti assume il suo nuovo ruolo nel progetto LEO Cargo, si trova ancora una volta in prima linea nell’esplorazione.

Il progetto Low Earth Orbit (LEO) Cargo Return Service è il primo passo per sviluppare un servizio commerciale capace di trasportare cargo verso una stazione spaziale in orbita terrestre bassa e riportarne parte sulla Terra.Il suo coinvolgimento

nel progetto non è solo l’ennesimo, entusiasmante, capitolo di una carriera straordinaria, ma è la continuazione del suo impegno verso il progresso della scienza e la presenza umana nello spazio. La dedizione di Samantha alla scoperta scientifica e la sua capacità di ispirare la rendono una figura fondamentale, nello sforzo collettivo di esplorare nuove frontiere.

La frontiera finale

Il viaggio di Samantha Cristoforetti ci ricorda che il cosmo non è solo una destinazione, ma una tela su cui dipingere i nostri i sogni.

La sua storia è una chiamata all’azione, un incoraggiamento a raggiungere le stelle e un promemoria del fatto che i nostri limiti terreni non sono che autoimposizioni.Nel movimento cosmico delle galassie, Samantha

Cristoforetti è una testimonianza dello spirito indomito dell’umanità. Il suo viaggio ispira non solo le donne, ma tutti coloro che osano sognare, dimostrando che con la passione, la determinazione e un tocco di polvere di stelle, possiamo volare più in alto dell’atmosfera, arrivando a toccare il volto dell’universo.

Samantha Cristoforetti

BOLD inspires BOLD

Da una inedita collaborazione nasce Diavel for Bentley: una combinazione eccezionale di audacia ed eleganza, fascino e innovazione, che ridefinisce i canoni di stile ed esclusività. Redline Magazine

Un ringraziamento speciale a Ducati North America

Diavel for Bentley
Diavel for Bentley

Affascinando il pubblico di Art Basel

Miami Beach

Diavel for Bentley: un’opera d’arte a due ruote, creata per ridefinire i canoni di bellezza ed esclusività. Un capolavoro svelato al pubblico durante Art Basel Miami Beach, l’edizione statunitense della più prestigiosa fiera d’arte contemporanea del mondo.

Art Basel Miami Beach è il salone d’arte contemporanea numero uno in America. Non è soltanto un appuntamento tra i più attesi dai collezionisti di tutto il mondo, ma anche un evento ad altissimo impatto culturale, nel continente americano e non solo.

Presentato in uno speciale evento “Fuorisalone”, il Diavel for Bentley ha subito lasciato il segno negli appassionati d’arte per la combinazione eccezionale di audacia ed eleganza, fascino e innovazione.

I 500 esemplari della serie limitata e numerata sono andati esauriti in poche ore. Come loro anche le 50 unità di Diavel for Bentley Mulliner, riservate a clienti Bentley che potranno, assieme ai designer Ducati, personalizzare ancora più in dettaglio la propria moto.

EXPLORE : Beyond the Limits

Diavel for Bentley

EXPLORE : Beyond the Limits

Across the

ATTRAVERSO L’ATLANTE

Galvanizzati dall’esperienza all’Erzbergrodeo, Antoine Méo (cinque volte Campione del Mondo di Enduro) e Patrick Neisser (due volte Vicecampione Europeo di Enduro) hanno deciso di affrontare una nuova sfida lungo uno dei percorsi più impegnativi ed emozionanti del Nord Africa, da Marrakech a un luogo segreto attraverso le Gole dell’Atlante e ritorno.

Ouarzazate
Marrakech
Skoura
The Deep Atlas
The Secret Gorge

Prologo: Un’idea folle

Il programma di viaggio, pensato in seguito alla vittoria all’Erzberg, include un itinerario veloce e allo stesso tempo molto tecnico per moto e piloti. Una vera avventura in una terra difficile e isolata, dove le mulattiere si intersecano con rocce appuntite e ogni comunicazione si scontra con la totale assenza di tecnologia.

In presenza degli antenati

Nell’antichità, viaggiare attraverso le Gole dell’Atlante era l’unico modo per raggiungere il

Marocco dal deserto del Sahara. Una sfida quasi sacra in cui i viandanti affrontavano il sentiero di montagna. Partendo da Marrakech, mentre ci immergiamo nell’odissea attraverso le Montagne dell’Atlante del Marocco, c’è la sensazione che questo viaggio attraversi il tempo e lo spazio. Le Montagne dell’Atlante, impregnate di storia e mito, sono testimoni del passaggio di innumerevoli generazioni. Ogni curva, ogni salita, sembra avvicinarci sempre più agli antichi spiriti della terra. Antoine e Patrick tracciano sentieri dove una volta camminavano le carovane, dove tribù berbere vagavano e dove gli echi della storia risuonano nei sussurri del vento.

Come dice Patrick “Per molti, questa potrebbe essere la sfida di una vita. Siamo abituati a correre su piste preparate alla perfezione, con tutta l’assistenza necessaria. Qui invece siamo soli, e questo è precisamente ciò che rende l’esperienza molto più interessante e intensa. Penso che questo sia il vero significato della parola avventura.”

Siamo testimoni del passaggio di infinite generazioni.” ”
DesertX Rally

Cultura e natura sono una cosa sola

Nel cuore del Marocco, dove cultura e natura si intrecciano perfettamente, Antoine e Patrick si sono trovati intrappolati in una fitta rete di emozioni contrastanti: da una parte la velocità e il desiderio di divorare la strada godendosi appieno il vento e l’adrenalina, dall’altra la maestosa lentezza del paesaggio antico che li circonda.

I profili delle kasbah, che si ergono fiere contro lo sfondo montuoso, sembrano antichi guardiani dell’armoniosa fusione tra ingegno umano e mondo naturale. L’architettura tradizionale marocchina riflette il paesaggio, con i suoi disegni intricati e le sfumature terrose.

Mentre il rally si snoda attraverso le magnifiche gole dell’Atlante, attraverso fiumi profondi e rocce ripide, i nostri piloti trovano ciò che cercavano: “Non ci sono momenti brutti in un viaggio avventuroso. Ci sono solo parti facili e parti difficili. Ed è proprio nei momenti difficili che le tue storie diventano degne di essere raccontate quando torni a casa. Alla fine, l’avventura altro non è se non la ricerca di queste difficoltà, per testare la nostra capacità di superarle”, dice Antoine.

Più coinvolgente che mai

Immersivo, trasformativo e profondamente connesso: possiamo definire così il passaggio della DesertX Rally attraverso l’Atlante. Tagliando le montagne in perfetta simbiosi con la natura, il rally ha offerto ai piloti un’esperienza impareggiabile di essere tutt’uno con l’ambiente circostante.

Nelle parole di Antoine Méo: “Guidare una motocicletta come la DesertX Rally significa poter entrare davvero in contatto con l’ambiente che attraversi. Abbiamo incontrato ripide mulattiere e canyon d’acqua, dentro cui potevamo scivolare a nostro piacimento. Non si può trovare una definizione migliore di libertà.”

Il ruggito dei motori si fondeva con i sospiri del vento, e le gomme incidevano una danza ritmica su sentieri millenari.

Antoine e Patrick, avvolti dalla grandiosità delle montagne, hanno navigato non solo attraverso paesaggi fisici ma attraverso l’anima stessa dell’Atlante. Nel cuore del Marocco, la DesertX Rally è stata protagonista di una celebrazione del potere della natura, dove le emozioni della guida si sono fuse perfettamente con la stupefacente bellezza delle Montagne dell’Atlante. DesertX Rally

FULL IMMERSION

Alla scoperta dell’alchimia culinaria di Ultraviolet Shanghai con lo chef Paul Pairet

Testo: Redline Editorial Board e Paul Pairet

Creazioni visionarie

D: Ultraviolet è rinomato per la sua miscela innovativa di arte culinaria ed esperienza multisensoriale. Come vi approcciate alla visione che sta dietro a ogni piatto e come questa visione si traduce in un’esperienza culinaria olistica per i vostri ospiti? Dove finisce il concetto visivo e inizia il viaggio gastronomico?

Ultraviolet è Paul Pairet che esprime sé stesso attraverso il cibo. Partendo da ogni piatto, passando all’abbinamento ambiente/scenario per ogni portata e transizione, e arrivando all’equilibrio dell’intero menu. Il concetto o l’idea di un piatto può provenire da qualsiasi cosa accada nella vita quotidiana e nei viaggi dello chef. La sua espressione attraverso il design dell’ambiente di solito non è un punto di vista artistico, ma ricalca una comprensione e un’esperienza molto personali, e viene costruita sempre sul tema del piatto. Di solito non è qualcosa di astratto, ma di diretto o facile da associare, salvo alcune eccezioni che possono avere natura più concettuale. Non è facile spiegare l’esperienza di Ultraviolet a chi non l’ha mai provata. In fin dei conti, l’esperienza che lo chef crea può essere percepita e compresa in modo diverso a seconda del background gastronomico, sociale e culturale di ogni persona.

Alchimia culinaria a Shanghai

D: Ultraviolet ha trovato casa a Shanghai, una città nota per la sua vivace scena culinaria. Cosa ha ispirato

la decisione di portare Ultraviolet a Shanghai e come percepisce il legame unico tra il ristorante e la città dinamica che lo circonda? In che modo l’ambiente locale influenza la visione e l’esperienza che intende creare all’Ultraviolet in questo particolare contesto culturale?

Pairet ha concepito questa idea per la prima volta nel 1996, in un formato allora molto più semplice.

“Nel 1996 ero in Australia, e il cibo era l’unico modo in cui potevo esprimermi, il mio unico linguaggio. Volevo dare il meglio di me, dovevo trovare un modo per parlare. L’obiettivo era sradicare i vincoli che il sistema tradizionale di un ristorante “à la carte” impone. Avevo bisogno di spostare il controllo. Avevo in mente di realizzare qualcosa di piccolo, molto personale, fatto in casa ma con mani professionali. Un revival delle table d’hôte del XVII secolo. Come a casa, sarei stato io a scegliere l’ora, il menu. Controllando l’offerta, avrei controllato la cucina, innescato l’ambiente; abbinati, contraddetti e influenzati l’uno dall’altra”. Nel 2005 è sbarcato a Shanghai per aprire il ristorante di punta “Jade on 36” dello Shangri-La Hotel Pudong. Alla fine del 2008, ha ottenuto il sostegno del Gruppo VOL, con il quale ha aperto un ristorante moderno francese “Mr & Mrs Bund” nell’aprile 2009. Continuando la loro collaborazione, Pairet e il suo team hanno iniziato il progetto Ultraviolet alla fine del 2009, e il locale è stato finalmente inaugurato nel maggio 2012.

Shangai Ultraviolet

“ L’atmosfera non distrae dal piatto, ma amplifica i sensi.”

Oltre il piatto

D: Ultraviolet va oltre la ristorazione tradizionale, incorporando elementi tecnologici e visivi nell’esperienza culinaria. Come vede l’interazione tra gli aspetti visivi e i sapori nel piatto? C’è una coreografia voluta tra ciò che i commensali vedono e ciò che assaggiano, e come fate a garantire che un elemento valorizzi l’altro senza mettere in ombra l’esperienza gastronomica complessiva?

Prima di tutto, in Ultraviolet, il cibo è sempre protagonista. La tecnologia multisensoriale è solo un mezzo per esaltare il gusto, oltre che il ricordo e l’emozione evocati dal cibo. Questo insieme di tecnologie comprende principalmente un sistema di proiezione audiovisiva, una mappatura dell’illuminazione e un diffusore di profumi e aromi In base alla nostra esperienza, l’atmosfera e la sensazione aiutano a concentrarsi sul piatto e sul gusto, non a distrarsi da esso. In questa pratica, l’ambiente progettato per il piatto non è una storia o uno spettacolo continuo, poiché lo scopo non è quello di guardare ciò che accade sulla parete. D’altra

parte, un breve filmato, una “storia” o scenari di collegamento sono installati per l’inizio, la transizione tra i piatti, l’intervallo e la fine - per costruire un’esperienza completa. Prendiamo ad esempio un piatto: “Pane di zuppa bruciato al tartufo”. L’ambiente è autunno-suolo / sigaro e carnevale. Il visual: foresta nebbiosa, bosco. L’audio: “Carnivalse”, un brano per pianoforte di Gonzales, in abbinamento con suoni di uccelli. Il profumo: “Forest”, creato su misura da Mane, uno dei partner di Ultraviolet, un profumo caratterizzato da boschi, terra nera, muschio, funghi, umidità. Il fumo di sigaro premium è infuso e ricoperto all’interno di un’elegante cupola di vetro, che circonda il pane quasi bruciato con una crosta di 3 mm su un lato, e l’altro lato ammorbidito dall’immersione della salsa Meunier, una miscela di salsa di soia, limone e burro bruciato che rilascia un aroma di nocciola. Le fette di tartufo sono poste su un lato, sormontate da una pallina di schiuma di Meunier. Per il suo gusto terroso e fungino, l’ambiente circostante è una foresta grigia e nebbiosa con il suo suono naturale, una tale tranquillità che si radica più a fondo con il profumo mistico della foresta che si sprigiona gradualmente.

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CREAZIONE

RITRATTI DA

BORGO PANIGALE

CAPITOLO 01

Dietro all’obiettivo: Giovanni De Sandre, il ritrattista delle Ducati.

Architetto per formazione e fotografo per vocazione, Giovanni De Sandre è la firma d’autore dietro agli scatti che ritraggono tutti i nuovi modelli lanciati da Borgo Panigale. La sua straordinaria abilità nel catturare l’essenza e l’anima delle moto Ducati lo ha reso un punto di riferimento per professionisti e appassionati. È lui l’autore scelto per inaugurare questa rubrica, che dà il via a una straordinaria avventura visiva nel cuore di Borgo Panigale.

Ritratti da Borgo Panigale

Ciò che mi colpisce e affascina è l’attenzione delle donne e degli uomini Ducati, che fa sembrare le moto creature viventi.”

Un’esplorazione fotografica, a cura della Redazione Redline e di Giovanni De Sandre.

L’obiettivo di Giovanni De Sandre cattura l’essenza di Borgo Panigale in una coinvolgente narrazione che rivela il dialogo intimo tra uomo e tecnologia. Intitolato dall’autore stesso “Coccolando le Creature di Borgo Panigale”, quest’esplorazione fotografica va al cuore dello stabilimento Ducati, lì dove la passione, la competenza e la meticolosa artigianalità infondono la vita in ogni moto.

Un viaggio in bianco e nero, in cui la monocromia amplifica il potere narrativo delle immagini, per mostrarci tutta la bellezza che gli uomini e le donne di Borgo Panigale, attraverso le loro mani, trasmettono alle loro creazioni.

Ritratti da Borgo Panigale
Ritratti da Borgo Panigale

OU R

Goo Choki Par
Testo: Redline Editorial Board Un ringraziamento speciale
Board e Goo Choki Par
Ducati Japan

Il canva urbano

Tokyo è nota per la sua atmosfera vibrante ed eclettica. In che modo l’energia unica della città ha influenzato le vostre espressioni artistiche e quali aspetti del paesaggio urbano di Tokyo ispirano il vostro lavoro?

Siamo spinti dal ritmo incalzante della città e sentiamo una grande energia che rende impossibile vivere senza creare costantemente qualcosa. Questo è anche uno stimolo importante per il nostro lavoro quotidiano e un impulso a continuare a fare cose belle. Certo, la velocità del cambiamento può essere a volte stancante, ma credo che quando siamo impegnati i nostri sensi si acuiscano, rendendoci capaci di creare prodotti più dinamici. I paesaggi urbani cambiano a un ritmo altrettanto rapido. Abbiamo uno studio nel centro di Shibuya, ma anche solo fare una breve passeggiata in città tra una produzione e l’altra mi permette di fare nuove scoperte e di dare nuova linfa al mio cervello.

U R B A N

F U S I

V

IB

EFusioni culturali

Tokyo è un melting pot di influenze tradizionali e contemporanee. Come riuscite a gestire l’accostamento di vecchio e nuovo in città, e come questa fusione influisce sui temi che esplorate nella vostra arte?

Il tradizionalismo è sempre affascinante. Si può percepire l’atmosfera di un’epoca che non si conosce e si può imparare molto da essa. Tuttavia, piuttosto che rispettare troppo la tradizione e cadere nella nostalgia, penso che dovremmo pensare come un espressionista che vive nell’era moderna e creare opere per una nuova era. Assorbiamo tutte le cose buone del passato e la cultura più recente del presente, cercando nuove forme di espressione. In questo senso, pensiamo che Tokyo, una città che si sviluppa intrecciando il vecchio e il nuovo, sia un luogo sempre stimolante.

City Escape: Tokyo

Gemme nascoste

Tokyo è piena di gemme nascoste, dalle gallerie d’arte più nascoste ai quartieri più suggestivi. Potete condividere con noi alcuni luoghi meno conosciuti che vi hanno lasciato un’impressione duratura, o che sono entrati a far parte del vostro processo creativo?

Il quartiere delle librerie di seconda mano di Jimbocho. Ogni libreria ha la sua collezione specializzata di libri di seconda mano di vari generi, piena di cose mai viste prima e molto divertente da scoprire. Allo stesso modo, i gruppi di negozi di collezionismo di Electric Town e Nakano Broadway di Akihabara sono estremamente interessanti. Il mondo delle sottoculture giapponesi come i giocattoli, le figure e i manga è vasto e articolato. È un posto particolarmente bello da visitare se vi trovate a Tokyo!

Spirito di collaborazione

La collaborazione è spesso la chiave di uno sforzo artistico. In una città dinamica come Tokyo, in che modo le collaborazioni con altri artisti o menti creative hanno plasmato il vostro percorso e che ruolo ha la comunità nel vostro lavoro?

Avere così tanti professionisti creativi intorno è molto attraente. Ci piace particolarmente collaborare con altri artisti della nostra generazione. Poiché

viviamo nella stessa epoca, condividiamo un linguaggio comune e siamo vicini in termini di campi di interesse, pensiamo che una comunicazione fluida ci permetta di sublimare il nostro lavoro in prodotti ancora migliori. Inoltre, esiste un’esigenza di “creare opere buone” che trascende le attività economiche, e le persone si divertono davvero a fare le cose, proprio come i bambini. Abbiamo l’impressione che questi professionisti si stimolino a vicenda e promuovano una cultura di competizione amichevole.

A R T &

F R E E

Tokyo temporanea

DO M

La città sembra vivere in uno stato di costante cambiamento. Come riuscite a catturare la natura effimera di Tokyo nella vostra arte, e vedete un legame tra la transitorietà della città e i temi che esplorate nelle vostre creazioni?

Proviamo un senso di solitudine nei confronti delle cose che stanno scomparendo, come i paesaggi, i negozi e i legami con le persone che ci piacevano. A volte ci sentiamo molto tristi, ma è anche vero che proviamo gioia per le cose nuove che abbiamo scoperto e per la quantità di cose che vengono create in così breve tempo. Vorremmo creare opere d’arte che siano come onde di queste emozioni contrastanti, positive e negative, ma che possano comunque essere indirizzate in una direzione migliore e che possano rendere felice lo spettatore.

City Escape: Tokyo

Tokyo by Night

Di notte Tokyo si trasforma in un mondo diverso, con luci al neon, una vita notturna movimentata e un’energia unica. In che modo il lato notturno della città influenza la vostra visione artistica, e ci sono elementi specifici della vita notturna di Tokyo che si ritrovano nel vostro lavoro?

Libere dalle pressioni della vita quotidiana, le persone sono molto energiche di notte. Il Giappone ha una cultura tradizionale di festival, in cui la gente beve e gioca sotto la luce delle lanterne. Il mondo della luce sembra avere una qualità magica che in qualche modo evoca emozioni umane primordiali. Oggi le luci al neon hanno sostituito le lanterne, eppure la luce è ancora qualcosa che eleva le persone. Riteniamo che la consistenza della luce e dei colori visti in questo mondo notturno si esprima inconsapevolmente anche nel nostro lavoro.

E

N

E

L’arte incontra la Next-Gen Freedom di Scrambler

RLa vostra collaborazione con Scrambler Ducati ha unito insieme l’arte e lo spirito di Scrambler. In che modo la dinamicità e la libertà associate a Scrambler hanno influenzato il suo processo creativo?

Potete condividere qualche aneddoto sull’intersezione tra arte e libertà nella vostra collaborazione con Scrambler Ducati?

Quando abbiamo visto lo Scrambler di persona, ho pensato che fosse una moto molto moderna, con una potenza dinamica,

Yma anche una leggerezza urbana raffinata. Eravamo entusiasti di poter usare questa moto come tela. Questa volta abbiamo giocato liberamente con la grafica, includendo il motivo giapponese dell’albero di pino e una rivisitazione moderna della tecnica ukiyo-e. Quando abbiamo applicato le grafiche alla moto, l’adattamento è stato perfetto. Ci è sembrato che la moto abbia un’ampia gamma di opzioni e possa essere apprezzata come una custom artistica. Il team Ducati ci ha lasciato massima libertà, è stato felice di condividere con noi i suoi suggerimenti e noi siamo stati entusiasti di scoprire che si tratta di un team unico. Pensiamo che ognuno di loro incarni davvero lo spirito Scrambler.

JANNIK

Granitico, posato, discreto e molto riservato, per anni abbiamo visto crescere un ragazzo che non sembra patire la tensione dei grandi appuntamenti. Eppure è proprio nella sua fragilità che si nascondono la sua crescita continua e lo spessore delle sue recenti vittorie.

Testo: Teo Filippo Cremonini

JANNIK ESSERE

Nella mente di SINNER

Il primo big match: Alcaraz

Per fare un grande tennista, servono delle grandi partite. Negli Stati Uniti, sul finire del 2022, Jannik Sinner arriva a match-point contro l’amico next gen e rivale Carlos Alcaraz. I due si conoscono bene, si rispettano e in campo sembrano sempre divertirsi molto a competere insieme. Tra pubblico in visibilio e telecronisti increduli, la spettacolare partita alterna solidi scambi da fondo a repentini cambi di gioco. L’inerzia è leggermente a favore del tennista Italiano, che arrivato a match-point fallisce la chiusura dell’incontro e poco più tardi, stremato sotto i colpi di un Alcaraz rinvigorito, perderà il match più importante della carriera fino a quel momento. Da lì a pochi giorni, Carlos Alcaraz vincerà agevolmente il primo Slam in terra Statunitense raggiungendo così la prima posizione nel ranking mondiale. Solo Jannik Sinner è stato capace di metterlo in difficoltà, ma non è stato abbastanza.

Le delusioni con Medvedev e Djokovic

Nella prima parte dell’anno si gioca spesso indoor e su campi veloci. Danil Medvedev è un personaggio particolare del circuito, molto divisivo, spesso criticato per la sua franchezza in conferenza stampa ma soprattutto in campo. Ha un tennis che non appassiona il pubblico per via della sua ragnatela fatta di colpi da fondo campo. Siamo a Rotterdam, Olanda, su un campo velocissimo in cui la palla corre come non mai. Siamo in finale e Sinner ha appena vinto il primo set contro il russo Danil Medvedev, mai battuto prima d’ora. A un certo punto la partita cambia e rallenta, Sinner inizia a sbagliare la tattica nell’impostazione dello scambio da fondo e arrivano troppi errori gratuiti. Medvedev sta bene fisicamente e cresce durante il match, finendo persino per sbadigliare durante un cambio di campo, Sinner perderà i restanti due set con un 6-2/6-2.

Jannik Sinner

Il campo centrale di Wimbledon ospita per la prima volta in una semifinale slam Jannik Sinner mentre dall’altra parte del campo, il 7 vincitore qui e tra i migliori giocatori della storia del tennis, Novak Djokovic. I campi non sono più veloci come una volta e il serbo sembra a suo agio nel muoversi meglio di tutti gli avversari del circuito su questa “nuova” superficie. Scivolati via i primi due set di grande livello, nel terzo set Jannik Sinner ha l’occasione per riaprire la partita grazie a un set Point. Djokovic serve in modo vincente, tiene il servizio, guarda il pubblico e fa il gesto di asciugarsi le lacrime. Poco dopo vincerà il tie-break agevolmente e agguanterà nuovamente la finale.

L’inizio del nuovo Sinner

Sono le partite a fare i giocatori dicevamo, ed è proprio da queste tre sconfitte che immaginiamo tutta la fragilità emotiva di un ragazzo discreto come Jannik Sinner. In mezzo altre sconfitte brucianti (contro Rune a Montecarlo, contro Tsitsipas in Australia) e quella sensazione che manchi sempre qualcosa al raggiungimento della gloria nel suo percorso. Finito Wimbledon però arriva l’estate, una forma diversa e un repertorio di colpi più vario di quello che eravamo abituati a vedere. Settimana dopo settimana, partita dopo partita, ma soprattutto vittoria dopo vittoria, Sinner inizia a giocare leggero. Inizia, soprattutto, a divertirsi.

Arrivano importanti scalpi, prima Alcaraz, poi Medvedev per la prima volta e infine Djokovic, per due volte in una settimana. Il Sinner che ci ha dato il 2023 è un tennista maturato tennisticamente e in grado di rendere quelle sue fragilità emotive - spesso non considerate - il valore aggiunto del suo gioco. Nel finire di stagione vola, sorride e inizia seriamente a divertirsi. A fine anno, 16 dei primi 17 giocatori al mondo hanno tutti perso l’ultimo incontro giocato con lui, a testimonianza di una

crescita spaventosa e di una varietà d’iniziative sul campo che lasciano entusiasti pubblico e addetti ai lavori.

Eravamo abituati al giovane prodigio che da fondo campo imponeva un ritmo difficilmente sostenibile per la maggior parte dei giocatori. Ma che poi, come accaduto a tanti sportivi prima di lui, nei momenti di precaria lucidità fisica e psicologica faticava a trovare nuove soluzioni, chiudendosi dentro il suo mondo. Da quelle sconfitte, maledette sconfitte, che sembravano poter frenare la sua

ascesa, Sinner ha imparato a capirsi e migliorarsi, nella contraddizione più complessa e difficile da comprendere per un giovane sportivo: ovvero che nelle sconfitte c’è la chiave per poter vincere ancora.

Il segreto di Jannik

Il tennis è uno sport di metodo, fatto di piccole e incrementali programmazioni, costruite nei minimi dettagli. Ma nei momenti chiave della partita è la componente emotiva e creativa a prendere il sopravvento. Nel tennis

non esiste un tempo limite, vince il primo che raggiunge il punteggio, a costo di rimanere in campo un giorno intero. Nella natura del processo di crescita, consolidare il proprio piacere è il segreto per una maturazione consapevole. Tutti gli sviluppi incontrano delle difficoltà, ma saper quando è il momento di stare bene aiuta sempre a cercare di avere una visione più ampia rispetto al presente. In questo momento Jannik Sinner è attualmente numero 3 della classifica mondiale. Nel 2023 ha vinto 4 tornei, tra cui il primo Master 1000, e raggiunto il secondo posto nelle ultime ATP

Finals svolte a Torino. Grazie anche alle sue prestazioni trascinanti, ha riportato la Coppa Davis in Italia dopo 47 anni. Il 2024 poi si è aperto nel migliore dei modi, con la conquista del suo primo trionfo Slam agli Australian Open. E noi? Dopo queste prime vittorie non vediamo l’ora di commentare la prossima partita per vederlo felice. Perché è questo il segreto dello sport. O, forse, semplicemente, perché è questo il segreto della vita.

Nelle sconfitte
c’è la chiave per vincere ancora.”
Jannik Sinner

SUPERQUADRO MONO:

CONDENSED

Si chiama Superquadro Mono ed è l’ultimo nato dei motori Ducati. Potente e tecnicamente sofisticato, derivato dal Superquadro da 1.285 cc della 1299 Panigale, racchiude in un solo cilindro il DNA racing Ducati.

Dalla massima evoluzione del bicilindrico stradale Ducati, il Superquadro Mono eredita la termica, il cuore del motore, e naturalmente il sistema desmodromico, che gli permette di girare in alto ed esprimersi in allunghi entusiasmanti. La rapportatura del cambio è derivata dalla Panigale V4, con una prima marcia lunga per affrontare le curve a bassa velocità, e sfruttare al massimo la spinta del motore in uscita. Con una potenza massima di 77,5 CV @ 9.750 giri/min, è il game-changer dei motori monocilindrici, progettato per offrire un mix senza precedenti di divertimento e prestazioni e alzare l’asticella delle emozioni in pista e su strada. Redline Magazine

Superquadro Mono

CENTAURO

TRA MITO E ARTE

CENTAURO

Nelle dita di Paolo Troilo, artista di fama internazionale, Ducati Streetfighter V4 Lamborghini diventa “Centauro”. Una creatura mitologica, espressione di potenza ed eleganza, fusione tra saggezza e indomita follia, forza sovrumana e razionalità.

Centauro

Dalla naked più estrema di Ducati

Nella visione di Paolo Troilo la bellezza, quando è vera bellezza, smette di essere soggettiva e diventa universale. Per lui, la bellezza di Ducati Streetfighter V4 Lamborghini è sia statica che dinamica. È una bellezza che trasmette potenza e un senso di fiducia sconfinata nelle proprie capacità.

Come fusione tra saggezza e indomita follia, il Centauro incarna una forza sovrumana unita a una razionalità che si esalta nelle linee e nei volumi dello Streetfighter V4, la naked più estrema di Ducati. Come su una tela dalle forme audaci e sinuose, l’artista dipinge una visione che unisce mito e realtà, portando con sé un impatto tanto potente quanto universale.

Centauro

EXCITE : Let the Adrenaline Flow

Un’opera moderna e ancestrale

Paolo Troilo, l’artista dietro la trasformazione di Ducati Streetfighter V4 Lamborghini in “Centauro”, è noto per la sua tecnica unica di dipingere con le dita. La sua abilità nell’utilizzare i polpastrelli per stendere la vernice sulle superfici aggiunge un elemento intimo e ancestrale al processo creativo ed è integrata a un approccio minuzioso ai dettagli geometrici. In questo modo, Troilo

cattura l’emozione dell’esperienza di guida e trasmette dinamicità a una raffigurazione per sua natura statica. Con questa visione, quindi, Troilo non solo dà vita a un’opera unica, ma abbatte anche i limiti di spazio e tempo, condensando in una rappresentazione visiva tutte le sensazioni di una moto nata per scatenare emozioni fuori dal comune.

” Una moto che abbatte i limiti di spazio e tempo.”
Centauro

Protagonista ad Arte Fiera 2024

Centauro è stata presentata, in anteprima mondiale, negli eleganti spazi di Galleria Cavour, in centro a Bologna, durante l’evento “Art of creating myths”. Realizzato in collaborazione da Ducati e Automobili Lamborghini, la première è stata inserita all’interno del contesto di ART

CITY Bologna ed è parte integrante della partecipazione di Ducati all’edizione 2024 di Arte Fiera. Ducati è infatti partner dell’importante fiera d’arte moderna e contemporanea bolognese sostenendo “Percorso”, l’itinerario che collega alcune delle gallerie attraverso il tema comune del disegno, e istituendo il “Premio Officina Arte Ducati” per l’opera più

meritevole di “Percorso”. Inoltre, nel periodo di apertura di Arte Fiera Ducati porta in esposizione tra i padiglioni la scultura “Fortitudo Mea in Levitate”, ispirata ai canoni estetici della Panigale e capace di trasferire il contrasto tra la leggerezza delle forme e il peso di un materiale pregiato come il marmo bianco di Carrara.

STORIES OF SIX yellow

Lamborghini Miura

Nathan Sawaya

Gustav Klimt

Yayoi Kusama

Andy Warhol

Giallo Ducati

STORIES OF SIX yellow

Simbolo di energia, forza e dinamismo, nell’universo arte il colore giallo ha assunto significati diversi a seconda delle epoche e degli stili. Mantenendo sempre la sua caratteristica distintiva: essere messaggero potente, un’espressione vibrante di chi desidera emergere e farsi notare.

EXCITE : Let the Adrenaline Flow

Grazie al suo design rivoluzionario e alle prestazioni straordinarie, la Lamborghini Miura è diventata un’icona senza tempo nell’industria automobilistica. Dei 763 esemplari prodotti in 86 tinte diverse, è il “Giallo Miura” o “Miura Yellow” a emergere nell’immaginario collettivo come il colore distintivo di questa vettura leggendaria.

La scelta del giallo non era solo estetica ma rispecchiava la personalità audace e avventurosa della Miura. Il Giallo Miura ha reso l’auto immediatamente riconoscibile, diventando parte integrante della sua identità visiva e contribuendo a consolidare il giallo come colore distintivo del marchio Lamborghini.

Lamborghini Miura

Six stories of yellow

Nathan Sawaya

Le opere di Nathan Sawaya trasformano i mattoncini Lego in straordinarie sculture che vanno oltre la semplice costruzione. In “Human condition”, utilizzando il colore giallo in modo audace, Sawaya crea un’opera che unisce l’innocenza dei giocattoli alla profondità concettuale, dimostrando che anche il giallo, spesso associato alla gioia e alla vitalità, può essere veicolo di complessità e significato artistico.

Gustav Klimt

“Il bacio” è un capolavoro intriso di simbolismo, in cui il colore giallo domina, avvolgendo figure sinuose e decorazioni intricate. Klimt utilizza il giallo per evocare l’illuminazione divina, trasmettendo un senso di lusso e spiritualità e trasformando la passione di un istante in una bellezza senza tempo.

Yayoi Kusama

La “Yellow Pumpkin” di Yayoi Kusama è un’opera d’arte iconica che riflette lo stile distintivo e il mondo visionario dell’artista giapponese. Creata nel 1994, installata sull’isola giapponese di Naoshima, ha trasformato il pittoresco villaggio di pescatori in una destinazione amata dagli appassionati di arte contemporanea. Posizionata su un antico molo che si

protende nel mare, la “Yellow Pumpkin” è circondata dal blu intenso dell’oceano e dal verde lussureggiante degli alberi, emergendo con forza grazie al suo colore giallo vibrante. Nel 2021, un violento tifone l’ha spazzata via in mare. Tuttavia, grazie a una fedele replica, la zucca gialla di Kusama è tornata a risplendere, incarnando la visione artistica di Kusama e la capacità di emergere con grazia anche di fronte alle avversità naturali.

Six stories of yellow

Andy Warhol

L’iconica banana di Andy Warhol, stampata sulla cover dell’album dei Velvet Underground & Nico, è una pietra miliare nell’arte contemporanea e nella cultura pop. Ancora oggi, a più di mezzo secolo dalla sua comparsa, è stimolo di riflessioni sulla natura dell’arte e della società

stessa. Il giallo vibrante della banana non è una scelta cromatica casuale, ma un elemento chiave nell’estetica di Warhol. Il colore accentua l’effetto visivo, catturando l’attenzione dello spettatore e sottolineando il carattere distintivo dell’oggetto. Warhol trasforma un semplice frutto in un’icona, sottolineando la sua

abilità nel rendere straordinario ciò che è comune. La banana gialla di Warhol va oltre l’aspetto visivo, diventando un simbolo di ribellione contro le norme artistiche tradizionali. Warhol sfida l’idea convenzionale di ciò che può essere considerato arte, trasformando un oggetto quotidiano in un emblema della sua rivoluzionaria visione artistica.

Six stories of yellow

C’è tutta la fierezza dell’essere Ducatisti.” ”

Nel 1975 il team manager Bruno Spaggiari sceglie il colore giallo per le Ducati 750 SS Desmo che corrono, e vincono, il campionato italiano per le derivate di serie. Negli anni novanta il colore giallo torna in pista con la 748,

versione “junior” della 916, su alcune delle più celebri superbike Ducati come 916, 996, 749, 999 e 1199 Panigale, ma anche diverse generazioni di Monster e i modelli ST2 e ST4.

Insieme al tradizionale rosso, il Giallo Ducati diventa un simbolo

di eccellenza, una promessa di performance ed emozioni forti e di un’esperienza di guida unica. Riflette l’essenza dinamica e audace del brand, la determinazione e la personalità che guidano ogni progetto di Ducati, sia sulle strade che sulle piste di tutto il mondo.

Panigale V4 Bagnaia e Bautista

2023 World Champion Replica

Il Giallo Ducati è tornato protagonista nella stagione sportiva 2023, quando nei GP di Misano dei campionati MotoGP e WorldSBK, ha rivestito le moto dei campioni del mondo Pecco Bagnaia e Álvaro Bautista. Un momento emozionante per la community Ducatista e un tributo al glorioso passato di vittorie, nell’anno in cui il numero

EXCITE : Let the Adrenaline Flow

1 è tornato a campeggiare sulle carene delle Ducati. E sono proprio le livree dei due GP di Misano a ispirare le carene delle due Panigale V4 dedicate ai campioni della MotoGP e della WorldSBK. Una scelta di stile e personalità che rende ancora più esclusive le due moto, parte della serie speciale, limitata e numerata, pensata per celebrare una stagione sportiva da record insieme ai Ducatisti più fedeli e appassionati.

Six stories of yellow

Panigale Racing & World Champion
Replica 2023

Six stories of yellow

È la serie esclusiva che celebra una stagione indimenticabile.

Cinque moto uniche al mondo, con livrea ispirata ai Campioni

Ducati e autografo originale sul

serbatoio. Ogni moto è dotata di equipaggiamento speciale, e corredata da certificato di autenticità e cassa di consegna con grafica dedicata.

30 ANNI DI UN’ICONA

Difficile da credere, ma sono già trascorsi tre decenni da quando la Ducati 916 fece irruzione nel mondo delle due ruote, ridefinendo gli standard di un intero settore e lasciando un’impronta indelebile nella storia di Ducati e del motociclismo. Ducati

Un’opera spartiacque

È il 1993. Il mondo è in tumulto, tra cambiamenti culturali, rivoluzioni sociali e progresso tecnologico. Le vecchie ideologie cedono il passo a nuove idee e alla voglia di libertà. L’ondata minimalista spazza via gli eccessi degli anni ottanta e ridefinisce i canoni estetici. Mentre il cinema abbraccia la magia degli effetti speciali, la musica urla la ribellione proveniente da Seattle e il mondo dello sport celebra le imprese di leggende come Michael Jordan e Ayrton Senna, un’altra icona si prepara a lasciare il segno.

A Borgo Panigale, Ducati sta attraversando un momento decisivo della sua storia. Sportivamente, i successi nella WorldSBK di Raymond Roche prima, e Doug Polen poi, hanno portato il marchio sul tetto del mondo. Commercialmente, l’azienda è ancora in cerca della piena stabilità. Con una posta in palio altissima, i fratelli Castiglioni, proprietari dell’azienda, allestiscono un dream team di ingegneri, tecnici e progettisti, capitanato da Massimo Tamburini.

Geniale, passionale, maniaco della perfezione, Tamburini ha le idee molto chiare su come debba essere l’erede della 851. Non solo. Ha le idee molto chiare su come debba essere una vera Ducati. Una moto simile a nessun’altra, tanto meno alle giapponesi. Una moto con uno stile chiaro e univoco. Che faccia storia a sé.

Il team lavora nel segreto più assoluto. Ogni volta che il prototipo si evolve, invece di testarlo in galleria del vento, è Tamburini stesso a salire in sella e percorrere le strade tra San Marino e Rimini. Specialmente durante le giornate di pioggia, quando osservando le gocce d’acqua scivolare lungo le sovrastrutture, può studiare il comportamento aerodinamico della moto. Non a caso verrà definito il Michelangelo del motociclismo, perché come uno scultore, Tamburini modella le proprie moto fino a raggiungere la perfezione. Redline Magazine

: Sharing the Passion

Se ciò che è semplice è efficace, novantanove volte su cento sarà anche bello.” “

916

Una bellezza senza tempo

Tecnicamente, la Ducati 916 è una 888 portata all’estremo. Il telaio a traliccio è reso ancora più snello. Il motore è il Desmoquattro con distribuzione desmodromica sviluppato dall’ingegner Massimo Bordi, portato ai 916 cc e rinforzato nelle parti più stressate meccanicamente. Dal punto di vista del design, la Ducati 916 è diversa da qualsiasi cosa mai visto fino ad ora. Gli elementi distintivi come le carene attillate, il forcellone monobraccio, il doppio

faro a goccia, o i terminali a forma ellittica posti sotto al codone, sono l’espressione non soltanto di un approccio al design che combina stile e performance a livelli mai raggiunti prima, ma anche di una ricerca della perfezione visibile in ogni singolo dettaglio. Come nelle pedane, dotate di scanalature studiate appositamente per lo smaltimento della sporcizia, qualsiasi sia l’angolo di contatto del piede. O il posizionamento dell’ammortizzatore di sterzo, brevettato, che compatta al massimo l’area dello sterzo.

C’è un prima. E c’è un dopo.

La Ducati 916 non è una motocicletta. È un’opera d’arte, è un inno alla bellezza. È anche il manifesto di una visione di design che da lì in poi diventerà parte integrante del DNA Ducati. Vincente in pista e sui mercati, per gli appassionati di superbike è l’oggetto del desiderio. Per tutti gli altri è semplicemente “la moto più bella di tutti i tempi”.

È il 1993. Ma è come se fossi oggi.

Ducati

A TU PER TU CON DARIO MARCHETTI

Pilota d’esperienza, istruttore poliglotta, per Dario Marchetti essere il Direttore Tecnico della DRE Academy significa due cose: insegnare la velocità e vivere la passione.

MARCHETTI

Dario, come si allena la performance?

Serve un mix di teoria e pratica. E soprattutto, servono dei grandi istruttori. Noi al DRE non ne abbiamo di normali, perché sono tutti quanti dei campioni! Da Troy Bayliss e Chaz Davies, da Michele Pirro al campione della MotoE Mattia Casadei, al DRE hai la possibilità di allenarti insieme a gente che ha vinto dei campionati veri. E questo fa la differenza.

Grande pilota equivale a grande istruttore?

Come pilota il mio obiettivo è uno solo: vincere la gara. Da coach è più complesso: devo trasmettere la mia esperienza e vedere l’Allievo migliorare giro dopo giro. Ho detto migliorare, non diventare un campione. Perché il DRE non è una scuola per campioni. Ma il luogo in cui far sì che i Ducatisti si sentano più veloci, più sicuri, e possano godersi al massimo le potenzialità della loro moto.

Spostare i confini in un solo giorno: si può?

Assolutamente sì, in termini di performance e anche di sicurezza. A volte vedi qualcuno che è un po’ più indietro, non ha la posizione giusta in sella, non posiziona correttamente lo sguardo, sono troppo bruschi con freno e gas. E tu nell’arco della giornata li vedi migliorare. Chi arriva a toccare il ginocchio, chi i gomiti.

E magari tornano la volta dopo e diventano ancora più bravi. È così, perché il DRE è molto più di una scuola di guida. Il DRE è un’esperienza unica. Ma dove ti capita di sentirti spiegare da Chaz Davies, appena tornato dal weekend ai box come Riders’ Coach del team Ducati in Superbike, come migliorare l’uscita dalla curva? O di guidare la moto dei campioni del mondo Álvaro Bautista e Pecco Bagnaia, come accaduto ai proprietari della Superleggera V4? Ok, questi sono gli esempi più eclatanti, ma il DRE è anche dove puoi provare tutta la gamma Ducati, sui circuiti in cui si corrono le gare dei campionati mondiali: Misano e Mugello in Italia, Silverstone, Austin, Sepang, Buriram, per citare solo alcuni dei DRE International che si tengono ogni anno in tutto il mondo. Per gli appassionati queste non sono delle piste, sono dei luoghi di culto!

Parlando di mondo. Tu con il DRE tieni corsi in tutti i continenti. La passione per la velocità è una lingua comune?

Sono stato di recente a Shanghai, e al rientro ho proprio pensato a quanto sia cresciuto il livello, in così poco tempo. Oggi c’è un livello davvero alto in tutti i paesi del DRE: India, Thailandia, Cina, Corea, Malesia… Anche qui la ragione è che gli istruttori non sono semplici piloti, sono i campioni nazionali!

E quando unisci la passione con le competenze tecniche, ottieni sempre risultati straordinari.

EXPERIENCE : Sharing the Passion

Hai fondato il DRE nel 2003. Gli appassionati a cui hai insegnato la velocità si contano ormai a decine di migliaia. Qual è il tuo segreto?

Mi ritengo una persona fortunata perché ho fatto della mia passione per le moto una professione. Al DRE ci sono istruttori e allievi, ma siamo tutti appassionati, siamo tutti Ducatisti. Ma insieme ridiamo, scherziamo, diventiamo amici. Chi partecipa al DRE vive un’esperienza davvero unica e speciale, lo si legge sui loro volti, e questo a me diverte tantissimo. Questo è il mio segreto.

Al DRE siamo tutti appassionati, siamo tutti Ducatisti!”

New Collection

sarabanda.it/it/ducati/

LA PASSIONE NON È MAI STATA COSÌ GRANDE

Sono oltre 94.000 le presenze registrate durante i tre giorni del World Ducati Week 2024. La dodicesima edizione del più grande evento Ducati al mondo entra così di diritto nella storia della Casa motociclistica di Borgo Panigale come la più partecipata di sempre.

Da venerdì 26 a domenica 28 luglio i Ducatisti e gli appassionati del mondo delle due ruote hanno affollato il Misano World Circuit “Marco Simoncelli”, arrivando da ogni continente (86 nazioni rappresentate) per condividere tre giorni di festa e divertimento. Uno spettacolo unico che ha unito il passato, il presente e il futuro di Ducati.

BOSCH Professional

Un team col biturbo

Una stagione fantastica, che ha lasciato senza fiato e che si è chiusa con la vittoria del secondo titolo mondiale piloti consecutivo. Dietro il talento dei campioni in pista c’è un grande lavoro di squadra, che richiede estrema precisione, attenzione e meticolosità che il team dei meccanici e ingegneri devono metterci, per fare in modo che tutto sia perfetto nel momento in cui il pilota sale in sella.

L’adrenalina della pista si miscela alla perfezione con la razionalità della tecnologia e trae da essa gli elementi per spostare il limite sempre più avanti. Potenza e velocità sono importanti tanto in pista, quanto nel lavoro di preparazione e settaggio delle moto nei box.

Gli utensili a batteria 18V BITURBO combinano velocità e potenza, controllate dalla gestione elettronica, comandata da sensori, che garantisce massima sicurezza, anche nelle fasi più concitate del lavoro nei box. La completa intercambiabilità delle batterie su tutti gli utensili da 18 Volt, consente al team di lavorare senza interruzioni e senza mai fermarsi per la ricarica. Il lavoro è facilitato dal fatto di avere sempre a disposizione

batterie pronte all’uso. Così come Ducati Corse ha deciso di condividere tutti i dati scaricati dalle moto non solo tra le due moto ufficiali, ma addirittura con tutti i team Ducati, anche Bosch Professional ha deciso di condividere la tecnologia delle sue batterie Professional con aziende produttrici di utensili e attrezzi per professionisti di numerosi marchi. Abbiamo creato la partnership AMPShare, che conta oggi già oltre 30 marchi. Le batterie AMPShare sono pienamente compatibili con tutti gli strumenti della partnership multimarca, compreso l’intero Professional 18V System di Bosch. Un enorme vantaggio per i professionisti, in termini di minori costi e complessità, risparmio di tempo e spazio di stivaggio. Con oltre 80 milioni di batterie vendute e numerose collaborazioni in rapida crescita, AMPShare è il sistema su cui fare affidamento.

La condivisione di dati e tecnologia crea valore aggiunto per chi vi fa parte e rende tutti più forti.

L’asticella della ricerca di continui progressi e della competizione si alza ulteriormente e per la prossima stagione il guanto di sfida è lanciato!

Bosch

Direttore responsabile

Luigi Bianchi

Design, testi e progetto editoriale

Craq Design Studio:

Davide Baruzzi

Pierre Maurice Reverberi

Fabio Disisto

Coordinamento redazionale

Patrizia Cianetti

Isabella Cumani

Sara Alberghini

Luca Sandri

Foto

Ducati Corse, Alex Farinelli, Matteo Cavadini, Cineca, Martin Mailleux, Giovanni De Sandre, ESA - S. Corvaja, Ducati North America, Marco Campelli, Scott Wright of Limelight Studio, IMAGO, Art of the Brick, Pietro Bianchi, SeanPavonePhoto - stock.adobe. com, Pema Lama - peemag2022, Alex Knight, Matteo Cavadini, Blossom, Studio Milagro.

I contributor di questo numero

Teo Filippo Cremonini

Scrittore, pensatore e scopritore di talenti. Collabora con diverse testate e media, dall’analogico al digitale. Racconta di sport, tennis in particolare, ma anche di musica e urban culture, esplorando le connessioni tra queste forme di espressione e la società contemporanea.

Filippo Nassetti

Artista e designer computazionale, professore alla UCL The Bartlett School of Architecture. La sua agenda di ricerca, Postnatural Design, si concentra sui linguaggi visivi e sulle opportunità progettuali che emergono dalla messa in discussione delle opposizioni tradizionali come naturale e artificiale, digitale e materiale, umano e non umano.

Guidare una moto è il modo più entusiasmante per godere la strada. La sicurezza di chi va in moto è l’impegno di Ducati. Per maggiori informazioni visita la sezione sicurezza del sito www.ducati.it

AVVERTENZA: le foto e le informazioni tecniche presenti su questa pubblicazione possono riferirsi a prototipi che possono subire delle modifiche in fase di produzione e hanno scopo puramente illustrativo e di riferimento, pertanto non sono vincolanti per Ducati Motor Holding S.p.A. Società a Socio Unico - Società soggetta all’attività di Direzione e Coordinamento di AUDI AG (“Ducati”). Ducati non risponderà di eventuali errori di stampa e/o traduzione. Il presente catalogo ha diffusione transnazionale ed alcuni prodotti possono non essere disponibili e/o le loro caratteristiche variare nel rispetto delle varie legislazioni locali. Non tutti i colori e versioni sono distribuiti in ogni Paese. Ducati si riserva il diritto di apportare modifiche e miglioramenti a qualsiasi prodotto, senza obbligo di preavviso o di effettuare tali modifiche su quelli già venduti. Ulteriori caratteristiche dei prodotti sono contenute nei relativi libretti di uso e manutenzione. I prodotti rappresentati non sono versioni definitive e pertanto sono soggetti a modifiche anche rilevanti a discrezione di Ducati, senza obbligo di preavviso. Le fotografie pubblicate in questo catalogo mostrano solo piloti professionisti in condizioni stradali controllate. Non imitate simili comportamenti di guida che potrebbero essere pericolosi per voi o per gli altri utenti stradali. Il presente catalogo, inclusi a mero titolo esemplificativo e non esaustivo i marchi, i loghi, i testi, le immagini, le grafiche e l’indice contenuti all’interno dello stesso, costituiscono proprietà intellettuale di Ducati o comunque essa ne ha diritto di riproduzione; è vietata ogni riproduzione, modifica o altro uso integrale o parziale del catalogo o del suo contenuto iva inclusa la pubblicazione in internet senza il previo consenso scritto di Ducati. I consumi effettivi possono differire dai consumi riportati in funzione di molti fattori tra cui, a titolo esemplificativo, lo stile di guida, la manutenzione effettuata, le condizioni metereologiche e le caratteristiche del percorso, la pressione degli pneumatici, il carico, il peso del pilota e del passeggero, gli accessori. I pesi in ordine di marcia sono considerati con tutti i liquidi di esercizio, l’equipaggiamento di serie e il serbatoio carburante riempito al 90% della capacità utile (regolamento UE n.168/2013). Per ulteriori informazioni visita il sito www.ducati.it.

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