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L'altra Toscana, viaggio nei borghi della costa, delle isole e dell’immediato entroterra

Se Firenze, Pisa, il “Chiantishire”, ma anche borghi come Volterra e San Gimignano sono famosi in tutto il mondo, la Toscana è in realtà uno scrigno infinito di tesori storico-architettonici e naturali, in grado di stupire anche il viaggiatore che crede di conoscerla a fondo con piccole realtà ricche di gemme preziose, da scoprire con i ritmi slow del bien vivre - ma anche con quelli attivi del bike e del walking tourism - e da abbinare magari a un soggiorno nelle località mondane che punteggiano il suo lungo litorale. Nell’immediato entroterra, infatti, si incontrano

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borghi di rara bellezza, che sembrano quasi difendere la costa con le loro antiche fortificazioni, oggi punti panoramici perfetti per assaporare gli splendidi tramonti a mare - un altro dei “regali” che la Toscana fa a chi la visita, grazie alla sua esposizione a ovest - magari sorseggiando uno dei pregiati vini della regione. Andiamo allora alla scoperta di una manciata di scenografiche località fuori dalle rotte comuni: viaggeremo paralleli alla costa, partendo da nord, dove l’entroterra confina con la Liguria.

Fosdinovo: crocevia francigeno

La sua posizione, incastonata tra il mare, l’Appennino e i monti della Lunigiana, racconta di quando, nel Medioevo, questo territorio vedeva il transito di genti e mercanzie, che dai porti andavano verso l’entroterra e oltre i confini di granducati e stati. Fosdinovo racconta anche la storia di uno dei casati più potenti della Lunigiana, i Malaspina, dei quali resta, a protezione del minuscolo abitato, l’imponente castello delimitato da quattro possenti torri e caratterizzato da suggestivi camminamenti di ronda che si snodano su tetti, giardini

su tetti, giardini pensili, loggiati e terrazze e che regalano una vista mozzafiato sul paesaggio circostante. Iniziato nel XII secolo ma rimaneggiato più volte, il maniero è impreziosito da sale affrescate e arredate con mobili d’epoca, dove non mancano unicum dal sapore medievale, come la stanza del “trabocchetto”, collegata alla sottostante sala delle torture. E non manca neppure il fantasma: chi visita il castello, infatti, potrebbe incontrare la giovane Bianca Maria Aloisia Malaspina, murata viva dai genitori per contrastare il suo inaccettabile amore per uno stalliere.

Colonnata, tra cave di marmo e lardo

Un borgo marmifero antichissimo - pare che il suo nome derivi proprio dal fatto che il marmo estratto nelle sue cave servisse per costruire principalmente i colonnati dei templi in epoca romana - incastonato tra candide montagne lucenti, dove si produce uno dei prodotti gastronomici più golosi di sempre, il lardo: questa è l’essenza di Colonnata, un gomitolo di case raccolte intorno alla torre campanaria in sasso, raggiungibile percorrendo una strada tortuosa e panoramica. Se oggi si viene a Colonnata per fare un giro tra le sue stradine

in attesa di ammirare le cave di marmo tingersi di arancione e rosso al tramonto per poi sedersi in una delle trattorie del paese e cenare a base di lardo - accompagnato magari da pasta fritta o da polenta - marmo e lardo hanno in realtà una storia comune: il prelibato salume ha umili origini e serviva per sfamare i cavatori più poveri; non solo: la sua preparazione - che ancora oggi segue la tradizione - prevedeva la stagionatura in conche di marmo scavate a mano, che garantivano ai diversi pezzi impermeabilità e traspirazione.

A Pietrasanta per respirare l’arte

È Pietrasanta, e non solo perché vi è nato Giosuè Carducci: negli anni è stata scelta come “buen retiro” da numerosi scultori e pittori - due fra tutti: Igor Mitoraj e Fernando Botero - che con la loro energia creativa l’hanno trasformata in un vero e proprio museo a cielo aperto, dove l’arte e la scultura contemporanee dialogano con i lasciti architettonici più antichi mentre le gallerie d’arte e i laboratori di lavorazione del marmo - che qui ha una tradizione che si perde nella notte dei tempi - occhieggiano dalle stradine lastricate

del centro accanto a enoteche e ristoranti raffinati. Su tutto domina la minacciosa rocca longobarda, ingentilita da tocchi rinascimentali, mentre passeggiare nell’elegante centro storico significa fare un excursus nel tempo, passando dal magnifico rosone quattrocentesco del Duomo di San Martino alla modernità di Piazzetta del Centauro - allestita nel 1995 con arredi marmorei e con l’omonima scultura di Mitoraj - dai resti delle porte medievali ai sobri palazzi feudali. E a brevissima distanza, l’elitaria Marina, per refrigeranti pause nel blu del Tirreno.

Camaiore e il suo Lido: connubio perfetto

Sono appena otto i chilometri che distanziano l’affascinante borgo di Camaiore dal suo frizzante Lido, un susseguirsi di spiagge larghissime di fine sabbia dorata; ed è proprio la perfetta complementarietà delle due realtà - appartato e monumentale il borgo, mondano e moderno il centro marino - che ne ha decretato il fascino, attirando “da queste parti” teste coronate, attori e artisti, che ne hanno condizionato anche il tessuto urbano (la villa dove soggiornarono Gabriele d’Annunzio ed Eleonora Duse al culmine

della loro storia d’amore, per esempio, è oggi un hotel di lusso sul mare). Ma se la storia recente parla di amore e arte, quella passata narra invece di fede e pellegrini, di quando “Campo Maggiore” era un punto nodale della Via Francigena - viene citata anche dall’arcivescovo di Canterbury nei suoi famosi diari di viaggio risalenti al X secolo - e ancora oggi la longobarda Badia di San Pietro, il cui nucleo è datato 761 d.C., e la Pieve di Santo Stefano, appena più recente, riecheggiano il passaggio dei viandanti diretti a Roma.

Casciana-Lari: bellezza diffusa

Nel cuore del territorio precollinare pisano, un grappolo di dodici borghi, ognuno con la propria fisionomia e ognuno con piccoli e grandi tesori da svelare, forma il “comune sparso” di Casciana-Lari: un comune che ha una storia millenaria da raccontare, che affonda le proprie radici nelle origini etrusche e romane e che si racconta attraverso le innumerevoli chiese, rocche, torri, palazzi nobiliari, santuari, fattorie e persino mulini disseminati sul territorio. A iniziare dalla stessa Lari, costruita attorno a una fortezza medievale ristrutturata in epoca rinascimentale dai Medici

e trasformata nel Castello dei Vicari, da dove i fiorentini amministravano l’intero territorio - processi di stregoneria inclusi: secondo la leggenda, il maniero sarebbe abitato dal fantasma di Rosso della Paola, giustiziato tra le sue mura -. Per continuare con Casciana, immersa tra uliveti e vigneti, famosissima per le sue acque termali e “protetta” da un crocefisso ligneo - custodito nella trecentesca chiesa di San Martino in Petraija - ritenuto miracoloso e venerato sin dal Cinquecento. E poi ancora Ceppato con le sue case-torri e Collemontanino con l’imponente rocca.

Rosignano: Marittimo per vocazione

Non inganni il nome, Rosignano Marittimo, perché il delizioso borgo sorge in realtà su un colle a una manciata di chilometri dalla costa, che domina con l’antico castello turrito, costruito intorno al 1100 e fortificato quattro secoli dopo. Un altro castello, più recente, gli fa eco “dal basso”, quello di Castiglioncello, elegante e colta località balneare frequentata in passato da attori, scrittori e politici, celebrata dai Macchiaioli e oggi amata

soprattutto dagli appassionati di vela, windsurf e diving grazie alle acque limpide, alle baie riparate e all’infinita sequenza di cale, spiaggette e scogliere a picco sul blu che la caratterizzano. Ma questo tratto di costa riserva ancora una sorpresa, da esplorare a piedi o in bicicletta: la Riserva Naturale Tombolo di Cecina, una splendida pineta che digrada fino alla spiaggia, lambita da un mare incredibilmente trasparente.

Bolgheri: una poesia di vino

Appena si pensa a Bolgheri, sono sicuramente due le cose che vengono in mente: “I cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar” di carducciana memoria e il Bolgheri Superiore, il rosso corposo che il particolare microclima del territorio permette di ottenere da vitigni di origine bordolese - insieme ad alcuni altri dei più grandi vini toscani, Sassicaia, Ornellaia e Masseto in primis -. E se andare per cantine a Bolgheri è un must, anche il borgo, con le sue stradine

lastricate, le botteghe artigiane e i bei palazzi nobiliari ornati di gerani, merita assolutamente un visita. Scenografico è l’accesso al raccolto abitato, che avviene attraverso una porta del magnifico castello in mattoni rossi, così bello da sembrare appena uscito da un libro di favole: di proprietà dei conti della Gherardesca fin dal Duecento, è dominato da una singolare torre rettangolare, ingentilito da una serie di bifore e monofore e impreziosito da un giro di merlatura.

Castagneto: dai longobardi a Carducci

Se il nome suggerisce il castone di verdi castagni che lo racchiude - siamo nel cuore della Maremma pisana - la storia di Castagneto - il cui nome completo dal 1907 è Castagneto Carducci, in onore del grande poeta che da bambino vi abitò per alcuni anni - si perde nella notte dei tempi. E si lega indissolubilmente alla nobile famiglia longobarda dei Della Gherardesca che lo fortificò dotandolo, intorno all’anno Mille, di un possente castello - più volte attaccato nel corso dei secoli - con duplice giro di mura del quale oggi resta il

fronte rivolto verso il mare, appollaiato sulla sommità di una collina da dove, in anelli concentrici, si sviluppa il borgo. Una località con le sue stradine, le delicate piazzette e i vicoli abbelliti da palazzi aristocratici e chiese di antica fattura, tra le quali meritano sicuramente una visita quella di San Lorenzo e quella del S.S. Crocifisso, con il suo splendido crocifisso ligneo quattrocentesco. Infine, una sosta la merita pure la Piazza della Gogna, dove storicamente avvenivano le esecuzioni di infamanti pene alla gogna e alla berlina.

Sassetta: un borgo da presepe

Un minuscolo gomitolo di case dai colori pastello appollaiate su un poggio e strette intorno a un edificio nobiliare - il settecentesco palazzo Ramirez-Montalvo -, che tradisce la presenza precedente di un maniero, il medievale Castello degli Orlandi: questo è il colpo d’occhio che accoglie il visitatore che dal verde riposante della Val di Cornia si dirige verso Sassetta, lasciando i clamori del turismo di massa e il vociare delle località costiere. Se già la Maremma per sua natura invita a rallentare i ritmi - siamo ai margini della Maremma

livornese - Sassetta è un vero inno al turismo slow e al bien vivre, posizionato com’è sulla Strada del Vino e dell’Olio, perfetta per escursioni in mountain bike, passeggiate a cavallo - magari provando la monta “alla buttera” - e indimenticabili trekking a piedi, inoltrandosi nel vicino Parco Forestale di Poggio Neri, dove è allestito il curioso Museo del Bosco, dedicato all’antico mestiere del carbonaio. Bien vivre fa rima anche con remise en forme, da queste parti: nella vicina località La Cerreta, infatti, sgorga una fonte termale, ideale conclusione di una giornata in movimento.

Campiglia Marittima: essenza minerale

Se è vero che ogni borgo dell’immediato entroterra toscano ha un storia a sé da raccontare - scandita da fatti storici unici - è anche vero che ogni borgo consente di immergersi in una realtà totalmente diversa dagli altri. E questo assioma è più che mai vero a Campiglia Marittima, che, accanto a un borgo di raro fascino, cala il suo asso nella manica: il Parco Archeominerario di San Silvestro, 450 ettari dedicati alla scoperta delle antiche miniere di rame, piombo e argento della Val di Cornia con musei, gallerie minerarie - da

percorrere anche a bordo di un simpatico trenino -, percorsi archeologici e l’interessante Rocca San Silvestro, i resti del villaggio di minatori fondato nel Medioevo. Tornando al borgo vero e proprio, non mancano scorci seducenti: vicoli silenziosi bordati di antiche case in mattone, volte e archetti, portali in pietra, resti suggestivi di una rocca medievale mentre appena fuori dall’abitato la severa romanica Pieve di San Giovanni, che tradisce più di un indizio del passaggio dei Templari, affascinerà con la suo mole solitaria e con i suoi lasciti misteriosi.

Piombino: non solo il porto

Associato in primis al suo porto, da dove partono i principali collegamenti per le isole, Piombino merita in realtà una visita approfondita del suo centro storico elegante e, quasi a sorpresa, ricco di gemme preziose. A iniziare da torrione e rivellino, quattrocenteschi e possenti a sufficienza per svelare la loro antica funzione militare di protezione dell’abitato, per continuare con l’imponente Palazzo Comunale e la svettante Torre dell’Orologio, di epoca tardomedievale. Piazza Bovio è invece il luogo perfetto per

una pausa e per abbeverare gli occhi nell’azzurro infinito del Tirreno: si tratta infatti di una terrazza panoramica costruita su uno sperone roccioso e affacciata sul mare, sul pittoresco porticciolo usato dai pescatori e sull’Isola d’Elba - ma nelle giornate limpide si avvistano anche le altre isole dell’arcipelago, Montecristo, Giglio, Capraia e, in lontananza, la Corsica -. Un’ultima perla dona luce alla collana di Piombino, il complesso del castello, risalente al XIII secolo, e della Fortezza Medicea, aggiunta nel Cinquecento per volere di Cosimo de’ Medici.

È uno smeraldo incastonato in un mare dalle cromie cangianti - dal turchese al blu cobalto, all’azzurro intenso - l’Elba, un paradiso governato dalla natura, a tratti selvaggia e aspra come le scogliere a picco sul mare, a tratti placida e irresistibile come le calette di sabbia soffice; un paradiso avvolto da una storia intensa di avvenimenti e ricca di lasciti architettonici: dalle fortezze per difendere l’isola dai pirati moreschi - due su tutte: la cittadina fortificata di Portoferraio e la torre di San Giovanni - alle ville patrizie disseminate qua e là, molte delle quali fatte ristrutturare da

Napoleone durante il suo esilio isolano - tra le più famose, quella di San Martino e quella dei Mulini -, via via fino ai segni dei conflitti bellici, come i tunnel, le postazioni di tiro e le piccole caserme e polveriere. Proprio questo mix rende l’Isola d’Elba una destinazione multitarget e perfetta in tutte le stagioni: per chi desidera scoprirla in sella a una mountain bike, per chi invece preferisce circumnavigarla in barca a vela, ma anche per chi desidera soltanto stare placidamente sdraiato al sole su una spiaggia da sogno, magari come quella dell’Innamorata, che narra del triste amore tra Maria e Lorenzo, stroncato dai saraceni.

Arcipelago Toscano: le isole del mito

Ha il sapore romantico della mitologia la leggenda che narra dell’origine dell’arcipelago toscano: si racconta, infatti, che Afrodite, emersa dalla spuma del Tirreno, nel raggiungere l’amato Eros perse la collana di perle donatele da Paride. Sette di queste perle, invece di inabissarsi, formarono sette meravigliose isole, oggi protette nel Parco Nazionale Arcipelago Toscano, tra i più vasti d’Europa. Se l’Elba è la più grande e forse la più famosa, le sei “sorelle minori” - Montecristo, Giannutri, Giglio, Gorgona, Capraia e Pianosa, più alcuni

isolotti - sono altrettanti scrigni ricchi di gioielli, da scoprire in tutto relax, alternando le incursioni nell’entroterra con effervescenti bagni in mare. Dalla selvaggia Montecristo all’impervia Capraia - con l’affascinante Cala Rossa - dai resti romani di Pianosa alla stupenda Gorgona - accessibile solo con permessi speciali perché sede di una colonia penale –, dall’appartata Giannutri all’elitaria Giglio, con il suo borgo di Giglio Castello ancora cinto da mura e dominato dalla medievale Rocca Pisana: sei atmosfere che regalano emozioni indelebili.

Roccastrada: balcone naturale

Sembra quasi una corona posta sulla sommità di un colle, il borgo di Roccastrada, che dall’alto domina la Maremma senese e quella grossetana, le distese di vigneti, gli ulivi e i boschi di querce e castagni. E la sua cinta muraria sembra quasi fondersi con lo sperone roccioso sul quale poggia, in un unicum di pietra minaccioso e misterioso al contempo. Ad addolcire il paesaggio, le case assiepate sotto la fortezza e un dedalo di vicoli con archi, piazzette e antichi portoni.

Tutt’intorno, un sistema di borghi fortificati, con castelli e torri d’avvistamento - due su tutti: il suggestivo Montemassi e il raccolto Roccatederighi - da raggiungere percorrendo stradine panoramiche e immerse nel verde. Non solo. Da Roccastrada partono diversi sentieri per gli amanti di trekking e mountain bike - sono circa 120 i chilometri di itinerari del “Trekking Roccastrada” - mentre per gli amanti del turismo equestre, il tracciato dell’ippovia grossetana passa proprio da queste parti.

Castiglione della Pescaia: cuore maremmano

Castiglione della Pescaia racchiude nel proprio territorio tutto quello che serve per una vacanza all’insegna della natura ma che sia anche glamour, sportiva ma rilassante al contempo, culturale ma che non trascuri la buona tavola. La stessa varietà di stili e di proposte si ritrova anche nelle spiagge del territorio, in un affascinante alternarsi tra selvagge e attrezzate, di sabbia fine e di ciottoli, libere e di scogli. Sorprendente anche l’abitato, con il ben conservato

castello aragonese a fare da vedetta con le sue torri quadrangolari, i camminamenti di ronda, i palazzi nobiliari, come il quattrocentesco Palazzo Camaiori e il più antico Palazzo Centurioni, ma anche la delicata chiesa di San Giovanni, risalente al XVI secolo. E per chi avesse voglia di fare una manciata di chilometri - circa una ventina - è imperdibile l’antica città etrusca di Vetulonia, con la sua interessantissima area archeologica, la necropoli e i preziosi manufatti conservati nel museo civico archeologico locale.

Magliano: la “casa” del Morellino

Anche i vini seguono le mode ma la ribalta, solitamente, viene guadagnata dalla qualità della materia prima e dall’equilibrio di gusto: non stupisce allora che il Morellino di Scansano si sia ritagliato un suo posto di primo piano tra i grandi vini toscani. E Magliano si trova proprio nel cuore del territorio di produzione di questo Doc rosso dai sentori intensi, in un angolo di Maremma grossetana di rara bellezza. E il borgo medievale aggiunge fascino alla cartolina naturale del paesaggio con il suo profilo arroccato dal

quale “spuntano” le merlature della poderosa cinta muraria - imperdibile una passeggiata sulle mura -, le svettanti torri medievali e i palazzi nobiliari. Vale tuttavia la pena anche avventurarsi appena fuori dall’abitato per ammirare le scenografiche rovine dell’abbazia di San Bruzio, risalente all’XI secolo, e il meraviglioso Ulivo della Strega, che la leggenda vuole essere vecchio di 3.500 anni - e la circonferenza del tronco non fa che avvalorare la tesi - e che in epoca pagana pare essere stato testimone di sabba e altri riti stregoneschi.

Capalbio: tra sacro e profano

Visto dall’alto, il borgo murato di Capalbio affascina per l’armonia cromatica del suo abitato: le case in pietra e i tetti in cocci rossi formano un tappeto uniforme, assiepato intorno al castello fortificato di epoca medievale, che merita una visita non solo per salire sulla terrazza panoramica, da dove abbracciare con lo sguardo il Tirreno e il promontorio dell’Argentario, ma anche per ammirare il pianoforte che suonava Puccini nei suoi frequenti soggiorni a Capalbio.

I ritmi slow di questo borgo ben si coniugano anche con il ricco programma di manifestazioni culturali che ne ravviva l’estate, mentre il territorio si arricchisce anche di unicum che attirano i più curiosi, come il singolare Giardino dei Tarocchi, un parco artistico ed esoterico al contempo con sculture alte dai 12 ai 15 metri realizzate da Niki de Saint Phalle e perfettamente integrate con l’ambiente circostante, realizzate su una collina alle porte di Capalbio.

Porto Ercole: glamour per vocazione

Dici Porto Ercole e pensi al glamour degli yacht e delle barche da diporto, dei ristorantini dove tirare tardi le sere d’estate, magari incontrando qualche “vip”: se è vero che l’intero promontorio dell’Argentario è avvolto da un alone di mondanità elitaria, è anche vero che la bellezza del posto non lascia scampo e seduce inesorabilmente non appena si decide di percorrere uno dei tre “bracci” che dalla terraferma portano sul promontorio - Orbetello, con la sua laguna omonima, è il paradiso degli amanti del birdwatching, ma anche dei romantici, per i tramonti infuocati che regala -.

Il borgo di Porto Ercole sembra quasi sorgere in posizione appartata, protetto da numerosi forti e torri costiere risalenti alla dominazione spagnola che lo sguardo, libero di spaziare, riesce a individuare all’orizzonte. Anche il borgo è avvolto da una possente cinta muraria e dominato da una rocca, la cui severità quasi contrasta con il profumo di salmastro che arriva dalla reti dei pescatori, stese sulle banchine del porticciolo ad asciugare. Ma forse, proprio questa armonia di contrasti ha decretato la fortuna di Porto Ercole a livello internazionale (un nome solo: pare che Vladimir Putin abbia casa qui).

Le città del tufo: incursioni nell’entroterra

Siamo giunti all’ultima tappa del nostro viaggio lungo l’affascinante “entroterra costiero” della Toscana - che ci ha portato dal confine con la Liguria fin quasi a quello laziale - in un susseguirsi di borghi fortificati, castelli fiabeschi, luoghi leggendari e spiagge da sogno. Per chi tuttavia desiderasse lasciare il blu del Tirreno per spingersi ancor più all’interno del meraviglioso territorio toscano, c’è un “trittico” che merita assolutamente una sosta: Pitigliano, Sovana e Sorano, tre splendidi borghi incastonati nel cuore delle terre etrusche, che sembrano quasi fluttuare e sfidare le leggi della natura, in bilico come sono su speroni tufacei.

Pitigliano lascia a bocca aperta appena la si avvista in lontananza e non smette di affascinare mentre la si visita perdendosi tra i suoi vicoli. Sorano, dedicata all’antico dio Suri, è un dedalo di stradine acciottolate strette intorno alla fortezza Orsini, mentre Sovana racchiude gioielli sobri ma preziosi, come l’austero Duomo e la chiesa romanica di Santa Maria. Se il modo migliore di visitare i tre borghi è in bicicletta, imperdibile è una sosta al Parco Archeologico Città del Tufo, dove addentrarsi alla scoperta delle Vie Cave, suggestivi percorsi viari scavati nel tufo dagli etruschi e ancora di origini e significato incerto.

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