Cari amici, caro Stefano, mi fa un piacere immenso sapere che tra genitori e amici state mettendo in scena 'Storia di un ciliegio'... è un modo per far rivivere quel testo e renderlo efficace ancora un'altra volta! e il Natale mi sembra un'ottima occasione! Sapete, a volte mi viene chiesto: ‘Perché scrivi storie?’. Questa domanda spesso significa: “Nel mondo succedono tante cose brutte, che senso ha narrare, che senso ha scrivere delle storie? A cosa serve”. Io rispondo raccontando la verità. Dico che a volte lo scrittore per ragazzi diventa triste. E allora si chiede proprio questo: ‘Che senso ha scrivere dei racconti che parlano di pace, di amore, di cose belle, di amicizia, di fiducia, di bene, di bellezza, di desideri profondi, di sogni che si realizzano, di speranze quando nel mondo accadono cose cattive, cose brutte? Come ad esempio la fame, le guerre?’. Poi subito lo scrittore si riprende e dice: “Adesso combatto contro la guerra, contro le cose brutte del mondo! E lo faccio come so fare io!”. E allora lo scrittore scrive un racconto che parla di cose belle. Perché dei ragazzi lo leggano. E il mondo magari produce una cosa brutta. E allora lo scrittore scrive ancora di cose belle. E c’è una battaglia. Tra lo scrittore e il mondo. Chi vincerà alla fine? Io penso che vinceranno tutti quelli che provano ad esprimere e a comunicare i propri sentimenti, i propri desideri più profondi, le proprie paure, le proprie speranze. Attraverso la parola, attraverso le storie, la narrazione, la lettura, la scrittura. C’è un personaggio che rappresenta benissimo la potenza della narrazione, ed è una figura femminile: Shahrazàd. Shahrazàd è un personaggio delle Mille e una notte. All’inizio c’è un re, Shahriyàr, straziato dal tradimento della moglie. Sconvolto dal dolore e dal desiderio di vendetta ordina che ogni sera gli venga portata una fanciulla che sposa e che poi, di notte, immancabilmente, uccide. Il popolo inorridito comincia a fuggire. Resta Shahrazàd, la figlia del visir. Si dice abbia letto mille libri di storie. Si offre di sposare il re per salvare la vita delle altre ragazze. Penso se lo sia chiesto anche Shahrazàd: ‘Che senso ha raccontare storie, di fronte a questo re che mi vuole uccidere, di fronte a tutto questo male?’. Ma poi ogni notte Shahrazàd racconterà una nuova storia al re e, prima che sia terminata, ogni volta sopraggiungerà il mattino e dovrà interromperla. E ogni volta il re giurerà di farle salva la vita finché non avrà ascoltato il resto del racconto. Le storie narrate da Shahrazàd tengono, così, lontana la morte. Quelle storie sospendono il tempo, e la violenza del re. Le storie che Shahrazàd narra, in quelle milleuno notti buie, salvano non solo la sua vita, ma quella di tutto il popolo. Salvano il futuro dell’intero regno, ne garantiscono la pace. Salvano anche lo stesso re che alla fine si pentirà della propria
vendetta, annullerà la condanna a morte fin lì tenuta sospesa, e saprà di nuovo gioire della vita. E in realtà tutte le storie narrate, il tempo, lo sospendono. Ci fanno vivere, ci salvano dal caos: danno nomi ai fatti, ai delitti, al male, alle paure, ma danno un nome anche ai desideri più profondi (e così li sanno proteggere). È per questo che credo siano importanti le storie che sappiamo inventare, che scriviamo, raccontiamo o mettiamo in scena! Spero di riuscire ad essere presente per la rappresentazione, ma ora non posso dirlo: dipenderà dallo spazio che riesco a ritagliare tra gli altri impegni che mi stanno portando molto in giro... In ogni caso, vi abbraccio tutti forte fortissimo e vi invio gli auguri di buon Natale! E puntate sempre alle mete più alte! Luigi