each ISSUE N°1 - LUCE

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editoriale

“Dare alla luce” è anche “iniziare” Quale tema poteva essere più adatto per una prima edizione? La luce osservata da più angolazioni, che rispecchiano punti di vista e categorie diverse. experiences — arts — creativity — high-tech

L

U

C

E

each è un magazine online e cartaceo promosso da Svoltastudenti e realizzato con il contributo del Politecnico di Milano, che garantisce un’informazione di qualità mirata a coinvolgere gli ampi interessi degli studenti, nostri cari lettori.

3


ARTS EXPERIENCES

Cinema Il kinetoscopio di Edison

14

Katia Kutsenko Belle Arti Luci intonate:

19

La milonga del colore Cristina Pizzo Eventi

Letteratura La festa della luce

4

Luce e Lume

Sebastiano Cristaldi

20

Amina Black

Storie

Musica Thomas Edison ha paura del buio Silvia Gava

10

Light my fire Antonio Galli

23


H I G H -T E C H

indice

C R E AT I V I T Y

Ambiente Uomo, luce, progresso

36

L.C. Paraguay Vilacas F. Cruz Torres Informatica La luce per l’olografia

42

Giulio Mario Martena Architettura Human Centric Lighting

Energia 26

Laura Olivastri

L’energia di ciò che ci illumina L.C. Paraguay Vilacas F. Cruz Torres

Design Circa la luce Gennaro Merolla

32

45


№1 LUCE

e

La festa della Luce Quando la luce è protagonista


experiences

4

EVENTI

La festa della Luce

10

STORIE

Thomas Edison ha paura del buio


S C RITTO DA SEBASTIANO CR I S TA L D I

Og

ni anno, spesso nel periodo che precede il Natale, la Luce, in tutte le sue forme

ed accezioni, diventa protagonista di famosi festival

Numerosi sono i festival e gli eventi internazionali che valorizzano la Luce e la rendono protagonista di imperdibili momenti di ricerca scientifica e sperimentazione artistica. L’olandese Glow Festival, la Fête des Lumières di Lione, il Geneva Lux e il Festival della Luce di Como sono quattro esempi di come questo misterioso tema oggi possa essere interpretato con le nuove tecnologie.

sparsi in tutto il mondo. Artisti, architetti, designer e ingegneri si uniscono per esaltare uno dei più antichi misteri, che da solo riesce ad unire arte e scienza, toccando discipline sì diverse tra loro, come filosofia e ottica, fisica e pittura, ma unite dalla stessa naturale tensione verso la Luce. Con la voglia di esplorarne e sperimentarne la versatilità e le tante combinazioni possibili, questi festival illuminano le città del globo, regalando agli spettatori la possibilità di cambiare la propria percezione visiva dello spazio. Ciascun festival, quindi, si pone l’obiettivo di sviluppare una tematica originale legata alla Luce e lo fa mostrando e dimostrando, anno dopo anno, innovazione, passione e sperimentazione.

GLOW FESTIVAL, EINDHOVEN, 2015 8


FÊTE DES LUMIÈRES, LIONE, 2016

eventi

Di particolare interesse sono i festival nord-europei

moderna con una delle più interessanti collezioni

dedicati alla Luce. Uno dei più acclamati

del Paese. La luce disegna un cammino luminoso

è sicuramente Glow Festival, che si è tenuto

che raggiunge la Stratumseind, la via dell’allegria

nella città neerlandese di Eindhoven, tra il 12 e il 19

notturna.

novembre 2016. Giunto alla sua undicesima edizione, Glow illumina le opere più importanti di Eindhoven

Restando in Europa, Francia e Svizzera sono note

con la magia delle luci, sviluppando questa volta

per il fenomeno dei mercatini natalizi e sono

il tema “City and Science”, che sottolinea

pertanto molto attive nell’ultima parte dell’anno.

la relazione tra la città e la scienza, resa possibile

Non mancano manifestazioni legate alla Luce.

grazie all’uso della luce. Quaranta artisti

La Fête des Lumières (Festa delle Luci) è un evento

internazionali trasformano così questa città

che accoglie a Lione, dall’8 al 10 dicembre 2016,

dei Paesi Bassi, tradizionalmente legata alla libertà

circa 4 milioni di visitatori. La festa nasce

artistica e alle tecnologie. Non a caso, il punto

nel lontano 1643, a seguito di un voto alla Vergine

d’inizio del festival è il Philips Museum, dove si può

Maria da parte degli abitanti della città, affinché

osservare la storia e il progresso dell’impresa Philips,

la Madonna scongiurasse l’epidemia di peste

dalla fabbricazione di lampadine alla modernissima

che stava colpendo duramente il sud della Francia.

tecnica luminaria. Si passa poi nelle vicinanze

In occasione del giorno dell’Immacolata,

di un altro edificio straordinario, l’Evoluon,

i lionesi erano soliti accendere candele accanto

e sulla riva del fiume Dommel, dove si può

alle finestre e questa tradizione si è evoluta

ammirare il Van Abbemuseum, museo di arte

nelle famose Illuminations, come consacrazione

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LE BORGNE CEDRIC, VOYAGEURS, GENEVA LUX, 2014

moderna della luce, grazie agli straordinari sviluppi

Geneva Lux cerca di rendere il quotidiano più

dell’illuminotecnica. Durante la Festa delle Luci,

leggero e spensierato, presentando opere culturali,

tutta la città, monumenti, vicoli, chiese, fontane,

emozionali, colorate, contrastate, diversificate.

metropolitana, ponti, si accendono generando

Maestri di arte plastica, architettura e design

un vero e proprio museo di luci e colori, totalmente

della luce e degli spazi urbani danno il proprio

all’aperto. Professionisti del settore giungono da tutto

apporto a questo festival positivo e propositivo.

il mondo a Lione, per esprimere creatività e tecnica

In Italia, un evento di grande interdisciplinarietà

eccezionali, rievocare quell’antico voto e rinnovare

è il Festival della Luce – Lake Como, tenutosi dal 5

ogni anno l’amore per la Luce.

al 25 maggio 2016. La terza edizione del festival ha fatto brillare la città di Como grazie ad un serie

Anche Geneva Lux è ormi diventato uno dei più

di spettacoli, mostre e conferenze che hanno

interessanti appuntamenti invernali dedicati alla luce

espresso la Luce secondo più punti di vista scientifici,

e in particolare all’arte svizzera. Per la terza edizione

abbracciando scienze come biologia, fisica, astrofisica

dell’evento, che si svolge fino a gennaio 2017,

e fotonica. Il festival è promosso dall’Associazione

vengono esposte opere artistiche di illuminotecnica,

Città della Luce e dalla Fondazione Alessandro Volta,

creazioni contemporanee che coinvolgono più punti

e coinvolge non solo il comune di Como ma anche

della città di Ginevra. Opere di artisti internazionali

i comuni limitrofi di Cernobbio e Brunate.

si alternano a progetti della prestigiosa Alta Scuola

Il tema trasversale scelto è stato il dualismo Luce

di Arte e Design. “In un’epoca difficile”, afferma

e Oscurità. Sono stati ospiti illustri del festival

il direttore artistico Julien Pavillard, “abbiamo

il Premio Nobel per la Fisica 2014 Shuji Nakamura,

più che mai bisogno di sognare, di immaginare,

l’inventore dei LED a luce blu, il filosofo Massimo

di lasciarci trasportare dai progetti artistici,

Cacciari, il genetista Edoardo Boncinelli, i filosofi

non per dimenticare temporaneamente la realtà

Giulio Giorello, Antonio Sparzani e Carlo Sini,

ma per percepirla in modo diverso”. In quest’ottica,

l’astrofisico Giovanni Bignami, il Direttore Editoriale

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eventi

del famoso fumetto “Diabolik” Mario Gomboli e il

e spettacoli musicali hanno animato le serate

Direttore artistico di SKY Cinema Roberto Amoroso,

del festival; numerosi workshop hanno fatto

lo scrittore e architetto Gianni Biondillo.

conoscere i legami tra arte contemporanea

Tra gli eventi più attesi ed entusiasmanti si ricordano

e mondo digitale; mostre e talk tra pubblico e artisti

il videomapping sulla facciata del Teatro Sociale

sono stati occasione di riflessione su come la luce

in Piazza Verdi, le mostre presso il Palazzo

possa unire splendidamente arte e tecnologia.

del Broletto di Como e la Villa Bernasconi di Cernobbio, e un itinerario dedicato ad Alessandro Volta, che culmina nella scultura The Life Electric donata a Como da Daniel Libeskind.

In quest’epoca difficile,

Dal 4 al 27 novembre 2016 si è tenuta sempre a Como la prima edizione di 8208 Lighting Design Festival, promossa dalla Fondazione Alessandro Volta e dal Festival della Luce. L’evento, che prende il nome dall’asteroide dedicato a Volta, ha permeato gli spazi pubblici della città con lo stupore delle luci,

abbiamo più che mai bisogno di sognare, di immaginare.

dividendosi in una miriade di attività: installazioni di light designers hanno trasformato la percezione dello spazio urbano notturno; performance

— JULIEN PAVILLARD

BERNARDINI CARLO, TRAIETTORIE ORBITALI, 8208 L. D. FESTIVAL, COMO, 2016 11


Thomas Edison ha paura del buio S CR I T TO DA S I LV IA GAVA

Le tende in campeggio, un fuoco in mezzo alla notte, le torce, la luna e tanto buio. Momenti per riflettere sulla luce, sull’oscurità e su tutte le loro sfumature.

A

12 anni, Thomas lavorava come venditore di giornali e dolciumi sul Grand Trunk Railway, il treno che prendeva ogni

mattina alle sette da Port Huron, per poi farvi ritorno solo verso le dieci o undici di sera. Ed era questa la parte che più odiava della giornata, trascinare il suo carretto nell’oscurità per quella strada tanto familiare all’alba quanto minacciosa al crepuscolo. Quando, anni dopo, chiesero all’allora ormai Thomas Alva Edison se avesse paura di qualcosa, lui rispose proprio così: «Ho paura del buio». La scorsa estate ho avuto la mia prima esperienza in campeggio. Eravamo in cinque, con due tende, sacchi a pelo, cibo, attrezzatura varia, tra cui torce e carbonella, che più tardi apprezzai particolarmente. Ci trovavamo poco sopra Carona, in provincia di Bergamo, vicino ad un villaggio piccolissimo, con una decina di case in pietra tutte in pendenza, di cui solo tre o quattro sembravano abitate. Più sotto, al di là del torrente, col bosco alle spalle e

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storie

le montagne di fronte, stavano discrete le nostre tende leggere. Mi divertiva l’idea di essere messa alla prova dalle ostilità della natura e avevo una fiducia incosciente nella mia capacità di adattamento; nonostante piovesse e fossimo bagnati e non riuscissimo ad accendere il fuoco per scaldarci e cucinare, la cosa che più mi mise in crisi fu il buio. Eravamo chini attorno all’anello di pietre che circondava legna e carbonella, intenti a proteggere la fiamma e farla crescere, e intanto sulle nostre nuche calava scura e silenziosa la notte. Era l’ultima cosa di cui avrei pensato mi sarei preoccupata: di notti ne ho viste tante e non ne ho mai avuto paura; ma da quella notte la cosa che più aspettavo era la fine. Tutto attorno a noi era indistinguibile, anzi, attorno a me, perché appena ci allontanavamo l’uno dall’altro sparivamo anche noi nel buio e ognuno rimaneva solo. L’unico punto di riferimento che avevo erano le montagne: ne vedevo il contorno, in alto, perché, nerissime, facevano un debole contrasto col cielo. Ero indifesa, immersa in un nulla compatto di cui non sapevo niente. Certo, avevamo il fuoco, e le torce, e mentre da un lato erano di grande conforto, dall’altro ci rendevano ancora più vulnerabili e ciechi: potevamo essere visti, senza vedere, e più stavamo alla luce più il buio diventava impenetrabile ai nostri occhi. Mi venne in mente quel che diceva Jim Morrison: «È meglio stare all’ombra e vedere la luce che stare alla luce e vedere l’ombra».

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Come quando viaggio in treno di notte e guardando dal finestrino vedo solo il mio riflesso: sono nel posto più sicuro in mezzo al niente, ma sono pervasa da quella strana inquietudine che se scendo da qui potrò solo peggiorare la mia situazione. Se invece fossi in quel posto indefinito chiamato “lì fuori”, quella luce che vedo in lontananza sarebbe una speranza, un desiderio, un obiettivo. Chissà se Thomas e Jim, chiacchierando, sarebbero arrivati ad una conclusione sull’argomento: forse Jim l’avrebbe ringraziato per avergli dato la possibilità di guardare quell’unica finestra luminosa alle tre di notte nel palazzo parigino di fronte al suo. Come io lo ringrazio per avermi dato la possibilità di spegnere la mia torcia e vedere la tenda dei miei amici illuminata dalla loro; la possibilità di essere un Jim o un Thomas, di scegliere tra l’avere e il desiderare. Thomas morì il 18 ottobre 1931 nella sua casa nel New Jersey. tutte le luci erano accese.

14


storie

È meglio stare all’ombra e vedere la luce, che stare alla luce e vedere l’ombra. — JIM MORRISON 15


№1 LUCE

a

Il kinetoscopio di Edison Il nonno del cinema moderno prima dei fratelli Lumière

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CINEMA

Il kinetoscopio di Edison

19

BELLE ARTI

Luci intonate: la milonga del colore


arts

20

LETTERATURA

Luce e Lume

23

MUSICA

Light my fire


S C RITTO DA KATIA KUTS E NKO

Al

la domanda “Chi ha inventato il Cinema?” la risposta più scontata, e decisamente quella

più comune, sarebbe una sola: i fratelli Lumière.

Tra le varie invenzioni di Thomas Alva Edison, il Kinetoscopio è considerato uno dei più interessanti antenati del cinema moderno, prima dei fratelli Lumière.

Furono infatti loro a proiettare nel 1894 il primo vero film della storia, mostrando una serie di immagini che ritraevano gli impiegati della loro fabbrica all’uscita dal lavoro. Fu anche la prima proiezione a cui era necessario pagare l’entrata — anche se, probabilmente, i prezzi erano più contenuti del costo di un qualsiasi biglietto del cinema che acquisteremmo oggi. Benchè sia un’affermazione politicamente corretta, e nessuno voglia togliere ad Auguste Marie e Louis Jean il loro grande merito, la base del loro cinematografo è in realtà da inseguire nel passato, scrutando con attenzione un anno particolare, il 1888. È in quell’anno, infatti, che Thomas Edison ideò un apparecchio alquanto interessante, nonno

18


cinema

del cinematografo dei Lumière.

Se con i Lumière la proiezione avveniva su uno

La sua creazione era il kinetoscopio e, benchè

schermo, rendendo tutti partecipi di un grande

la lampadina resti la sua più grande conquista,

evento collettivo, quella di Edison era una realtà

è a lui che il cinema deve il suo primo, autentico

più intima, finalizzata all’osservazione di un singolo

tentativo. La luce dei film di Edison – mai più lunghi

individuo tramite un oculare montato su una sorta

di 30 o 45 secondi – era quella solare, benchè

di grande cassa. Un’esperienza privata che oggi

le riprese si svolgessero principalmente in ambienti

potremmo paragonare facilmente alle nostre

interni. Si trattava di un unico lungo ciak, senza

abitudini. Nessuno disdegna una bella serata fuori,

movimenti della cinepresa e senza tagli successivi

un cinema Imax e possibilmente una confezione

della pellicola. Paradossalmente, si trattava

di popcorn gigante. Non conosciamo nessuna

di immagini senza una trama o storia concreta.

delle persone in sala sedute con noi eppure, dopo quei 120 minuti, usciamo dal cinema consapevoli

Oggi discutiamo molto — io per prima! — di quanta

di aver condiviso qualcosa con loro, che si tratti

importanza possa avere una trama lineare, una logica

di lacrime o di risate. Difficilmente potremmo parlare

consequenziale in una pellicola e quanto la trama

di esperienza collettiva, viceversa, quando guardiamo

aggiunga o sottragga al valore finale della pellicola

un film o una serie tv a casa, nella tranquillità del

stessa. All’epoca non era la ricerca di complessi

nostro salotto, lo schermo del pc o della televisione

intrecci sul grande schermo a spingere la curiosità

come unica fonte di luce nella stanza. Non ci sono

delle persone ma la novità di poter osservare una

estranei con noi, si tratta di un’esperienza ridotta al

realtà traslata, una “realtà in scatola”.

personale, costretta ad una fruizione unilaterale.

19


Commenteremo quel film il giorno dopo, la sera

è sicuro che avesse anche solo in parte idea

stessa, tra un anno, e potremo farlo su un social

— era un uomo di grande intelletto, dopotutto —

o con una persona appena incontrata. Quei pochi

che il loro impatto ci sarebbe stato.

minuti, quella sequenza di storie e di eventi potrà farci sentire maggiormente legati ad una persona

Oggi ci sono migliaia di sale cinematografiche

o più distanti. Sapeva Edison che, inventando

in tutto il mondo. Milano ne conta almeno 20,

il suo kinetoscopio, avrebbe dato il via a tutto questo?

offrendo una varietà di pellicole ogni sera che può

Nì. Uomo di grande ingegno e spirito di iniziativa,

raggiungere fino alle 100 proiezioni per serata

l’inventore statunitense non era estraneo al concetto

complessive. Ogni qualvolta si desideri staccare

di capitalizzazione – anche se probabilmente

dalla routine, o semplicemente divertirsi

il termine gli sarebbe sembrato inopportuno,

in compagnia, la prima proposta che si avanza è il

all’epoca. Nella sua vita ottenne un numero

cinema. Forse non è possibile, se non dopo minuziose

di brevetti record, addirittura 1093, e quelle sue

ricerche, stabilire con precisione quando il cinema

stesse invenzioni sarebbero state destinate

sia diventato così importante nelle nostre vite.

a cambiare radicalmente il corso della storia. Anche se non sapeva con certezza fino a che punto

Una cosa, tuttavia, è certa: senza il kinetoscopio e senza

le sue invenzioni sarebbero state importanti,

Edison questo non sarebbe stato affatto possibile.

20


NICODEMO ENRICO, UN TANGO A COLORI, 2012

belle arti

sensi, in un’armonia compositiva ben bilanciata e annodata alla forza empatica che lo stesso Demò desidera comunicare. La mano del pittore diviene così strumento di traduzione che ad un linguaggio uditivo ne associa uno tattile. La musica si trasforma in colore ed il colore in luce; ed è proprio quest’ultima la vera protagonista dei suoi dipinti. Ecco che la luce dipinge un abbraccio di due amanti ballerini

Luci intonate — La milonga del colore

che esprimono, attraverso forme circolari illuminate da tocchi di colore accesi quasi cristallini, uno dei sentimenti più forti della quotidia-

SC RITTO DA CR I S TI NA P I ZZO

nità: la passione. Nicodemo sembra volere escludere l’osservatore

Enrico Nicodemo trasforma la musica in colore ed il colore in un abbraccio appassionato di luce.

da questa realtà intima, mostrando una bellezza quasi utopica, onirica, ma allo stesso tempo lo invita

Il

dolce rumore di una pen-

insieme materia e realtà astratta.

ad entrare fisicamente nel quadro,

nellata su un foglio ancora

È attraverso la sperimentazione di

creando un movimento viscerale

bianco esprime la sublimità di una

questa logica psicofisica, che Un

con le stesse luci e e gli stessi colori.

bellezza che ancora deve nascere.

Tango a Colori prende forma nella

Demò si impossessa della materia-

Questa armonia di suono ripetuto

mente del genio creativo di Enrico

lità del contrasto armonico fra luce

che si conclude con una firma in

Nicodemo. In arte Demò, il pittore

e ombra, tangibilità e intoccabilità

fondo al lato destro di un quadro

salernitano realizza dipinti unici

e con un’incredibile verve narrati-

è una sorta di dipinto anch’es-

nel proprio genere, giocando con

va racconta la propria esperienza,

so, intrinseco d’arte e di spirito.

l’istinto di tre sensi fondamentali

dando corpo alla propria anima.

Effimera è l’emozione generata da

dell’uomo: vista, tatto e udito. Le

Come direbbe Baltasar Gracián,

esso, come effimero è il significato

sue opere sono vere e proprie luci

«La passione tinge dei propri colori

legato al quadro stesso che si tra-

intonate, nate dal movimento spon-

tutto ciò che tocca», ed è così che

sforma di volta in volta in qualcosa

taneo di una spatola che si lascia

la musica di Julio Iglesias ispira

di nuovo, di speciale, di inaspetta-

cullare dal dolce suono della mu-

l’universo di seduzione che Demò

to. Nessuno potrà rivivere lo stim-

sica. Il suo percorso creativo parte

coglie e riproduce in un’atmosfera

mung creativo del medesimo pittore

quindi

di

vibrante, in cui, mano a mano l’at-

o di uno stesso osservatore. È così

un sentimento che nasce natural-

trazione prende il posto dell’imma-

che il soggetto del quadro si ani-

mente dall’ascolto di note musicali

ginazione ed i contorni della realtà

ma, inizia a respirare, diventando

e sfocia, attraverso una sintesi dei

si sfumano in brividi di piacere.

dall’esteriorizzazione

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Luce e Lume S CR I TTO DA A MI NA B L AC K

Dacché l’Uomo se ne ricordi, la luce è da sempre stata parte intrinseca della vita e delle lettere e ne ha permeato così larga parte che non basterebbero mille pagine per raccontare di tutte le varie forme di luce, metaforiche e reali, che sono state scritte negli anni. Distinguendo a grandi linee la luce in sé dal lume, però, è possibile fare un resoconto di alcune delle manifestazioni letterarie di questo ente fisico.

Sp

esse volte il concetto di luce è difficile da definire, poiché la parola in sé contiene molteplici significati. Tommaso,

nella sua Summa theologica, definì la luce come una qualità accidentale come il colore, che è una qualità attiva che consegue dalla forma sostanziale del sole, ossia la luce è una qualità in potenza di esistere che viene resa in atto dal sole. Questa spiegazione prende corpo dalla Summa philosophiae, scritta dall’anonimo autore pseudo-Grossatesta, secondo cui la luce è distinguibile tra luce in sé (lux) e luce derivata da una sorgente (lumen). Dato di fatto che questa distinzione è ben evidente nella letteratura di tutti i tempi. La luce in sé è stata spesso relazionata al concetto cristiano di Dio, soprattutto nelle letterature del periodo medievale, tra le quali risalta in questo aspetto la poetica del “dolce stil novo”. Tra i più comuni esempi vi è la tematica centrale della Divina Commedia di Dante: la luce divina eterna increata si propaga in luci interme-

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letteratura

die e riflesse nei diversi lumi delle creature; sempre nella Divina Commedia il paradiso, o empireo, è rappresentato come “ciel ch’è pura luce” (par. xxx, v. 39) o “ciel che più de la sua luce prende” (par. I, v. 4). Altra interpretazione della luce in sé viene data dagli illuministi nel XVIII secolo, la cui metafora della luce, contenuta nel termine, deriva dalla laicizzazione dell’idea di progresso o provvidenza, non più intesa come rivelazione cristiana, bensì come “attività storica umana”. È così che il concetto di “luce di natura” è stato contrapposto dai deisti inglesi alla rivelazione cristiana, in quanto sostenitori che il concetto fosse possesso della mente umana. Curioso il fatto che le epoche medievale e illuministica contrappongano le opinioni sulla luce in sé, pur trattando entrambi dell’idea della medesima tipologia di luce: il primo periodo a sostegno della “luce come buio dell’ignoranza”, il secondo a parteggiare per la “luce come lume della ragione”. Il principio illuminista, inoltre, era già stato precorso da Tito Lucrezio Caro, poeta e filosofo romano seguace dell’epicureismo, nel De rerum natura; egli sostiene, nella sua opera, la tesi di Epicuro che identifica la religione come la causa prima dei mali dell’uomo e della sua ignoranza, nonché la ragione (ratio) è invece vista come luce della verità, capace di annientare le tenebre dell’insipienza e della superstizione. Non meno importante della luce in sé, è la luce derivata da una sorgente, identificata col sinonimo di lume. Molte opere, scritte soprattutto in un periodo più moderno, narrano di manifestazioni luminose che portano ad avvenimenti salienti nella trama, o si vedono attribuire grande importanza e significato per i personaggi. Nel 1843, in A Christmas Carol, Charles Dickens dà ai suoi tre fantasmi la forma di luce; lumi non solo derivati, ma anche senzienti, in questo caso, che mostrano ad Ebenezer Scrooge gli errori ch’egli ha commesso durante la sua vita — «a bright clear DORÈ GUSTAVE, ROSA CELESTE, XIX SECOLO 23


jet of light». Quattro anni più tardi è il turno di Charlotte Brontë dare al fuoco, in Jane Eyre, il ruolo di fondale alle scene più salienti: lume amico quando la protagonista è assieme a personaggi amichevoli, lume distruttivo nelle mani di Bertha. A una piccola luce verde in lontananza, nel 1925, viene dato il simbolo del sogno americano, degli ideali e delle speranze nel futuro; un lume irraggiungibile e flebile, metafora di tutta l’opera di cui fa parte: The Great Gatsby di F. Scott Fitzgerald. E ancora il lampione di Le Cronache di Narnia – Il Leone, la Strega e l’Armadio di C. S. Lewis, lampione punto di riferimento dei fratelli Pevensie, che segna l’inizio del regno di Narnia; lampione creato da Aslan da una sbarra di ferro che gli era stata gettata contro dalla Strega Bianca, mentre egli stava generando gli esseri viventi col suo canto, simbolo del cambiamento e della sorte. Altri esempi sono: la fiala di Galadriel ne’ Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, lume in aiuto di Frodo nei luoghi più bui; la Luce del Nord, ossia l’aurora boreale, in Queste Oscure Materie di Philip Pullman, che diventa il collegamento tra due mondi distinti, che permette a Lyra di andare incontro al suo destino. Il mondo letterario è permeato di luci e lumi, dalla poesia alla prosa. A prescindere dal concetto e dalla definizione, non se ne può fare a meno, poiché comunque la luce venga intesa è fonte di vita e calore, distruttiva e costruttiva. La luce permette di vedere e nei poemi e nei romanzi fa sì che il lettore possa viaggiare e comprendere.

THE GREEN LIGHT, THE GREAT GATSBY, REGIA DI BAZ LUHRMANN, 2013 24


musica

Light my fire S C RI TTO DA AN TON IO GA L L I

Ot

to von Bismarck, il primo cancelliere dell’Impero tedesco, una volta

paragonò le salsicce alle leggi, osservando

Los Angeles, l’oceano, l’amore e la morte: come nasce una delle più famose canzoni dei The Doors.

canzoni qui”, disse rivolto agli altri. “Su cosa vuoi che scriviamo?”, rispose Robby Krieger, il chitarrista.

che: “Chiunque ami le leggi e le salsicce non

“Scrivete su qualcosa di… universale!

dovrebbe mai sapere come sono fatte.” Lo

Non semplicemente qualcosa su di oggi”.

stesso capita quando si prova a registrare

Così si separarono e si diedero appunta-

un album di successo di una grande rock

mento per l’indomani.

band. Era il 1966, agosto, e se Los Angeles era

Il giorno dopo, sempre a Venice, Krieger ritornò con Light My Fire.

sempre la stessa i The Doors non c’erano

“Perché il fuoco?”, gli domandarono.

ancora: il loro primo album (The Doors) sa-

“Non lo so… le uniche cose universali

rebbe stato pronto solo a gennaio.

che mi sono venute in mente ieri sono i

In quel periodo Jim Morrison frequen-

quattro elementi fuoco, acqua, vento e ter-

tava spesso le spiagge di Venice, distretto

ra. Ho scelto il fuoco perché mi ricorda Play

di Los Angeles.

With Fire degli Stones”, spiegò lui.

“Ragazzi, dobbiamo scrivere più can-

Robby Krieger, nato l’8 gennaio del

zoni, non voglio essere l’unico a scrivere

1946, sino a quel momento non aveva mai

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composto nulla; aveva studiato la chitar-

26

conclude nel gruppo, insieme.

ra spagnola e lo stile del flamenco sin da

E, come sempre accadeva, non appena

ragazzo e ultimamente si stava appassio-

Robby Krieger finì di presentare Light My

nando al folk rock, alla Johnny Cash, per

Fire, la macchina dei The Doors si mise in

intenderci. Infatti, all’inizio, Light My Fire

moto: John Desmore, con le sue percussio-

non aveva niente a che vedere con la can-

ni, contribuì con un ritmo latino alterna-

zone che conosciamo.

to a una marcia hard-rock, Ray Manzarek

I The Doors furono una delle band più

compose tutta la struttura d’accompagna-

grandi del mondo, ma non per i loro testi

mento e l’assolo con il suo organo, l’incon-

(che più che testi erano poesie) o per il loro

fondibile Vox Continental. C’è un aneddo-

carisma unico o per i loro live (che più che

to divertente su come il tastierista compose

live erano spettacoli teatrali). Non per tutto

l’introduzione di Light My Fire: aveva appe-

questo, o perlomeno non solo. I suoi mem-

na finito di scrivere i riff centrali, quando

bri seppero influenzarsi l’uno con l’altro,

si accorse che non poteva in alcun modo

erano una mente comune, la coabitazione

usarli per l’inizio della canzone.

di quattro personalità e stili completamen-

“Quando mi accorsi che non pote-

te diversi tra loro, ma che riuscivano, quasi

vamo iniziare il pezzo così” racconta lo

per miracolo, a stare insieme tutti sotto il

stesso Manzarek in un’intervista, “dissi ai

tetto di quell’unico, ormai storico nome.

ragazzi di allontanarsi, prendere un gela-

Succede con le grandi band: non c’è sem-

to, che ne so, andare fino all’oceano. Mi

plicemente il talento di uno o due di loro,

lasciarono solo con la mia mente e, come

ma quello di un gruppo di persone che

per miracolo, tutte quelle lezioni di pia-

si riuniscono per creare qualcosa di più

noforte riaffiorarono nel mio subconscio.

grande di loro stessi. Ciò che noi conoscia-

Improvvisamente mi ritrovai con un giro

mo e ascoltiamo, altro non è che il risultato

di quinte (quinte musicali) ed era fantasti-

di un processo che parte un solo uomo e si

co! Richiamai i ragazzi, in cinque minuti


musica

avevo finito, non erano nemmeno arrivati all’oceano!”

Il primo a comporre un personale arrangiamento del brano fu Mr. Jose Felicia-

E poi Morrison aggiunse il secondo

no, e la cosa gli riuscì anche piuttosto bene,

verso: “The time to hesitate is through/No

visto che gli assicurò un Grammy Award

time to wallow in the mire./Try now we can

come “miglior performance maschile pop”

only lose/And our love become a funeral pyre.”

e come “migliore nuovo artista”, nel 1968.

Quando gli altri lo lessero rimasero

Dopo di lui iniziarono a suonarlo in tan-

interdetti. “Jim, non puoi dire cose come

ti, tra cui Santana, Steve Wonder e Shirley

“funeral pyre”… Questo pezzo sarà un’hit!

Bassey.

La gente lo ascolterà!”

Robby Krieger, sulla cover di Feliciano,

Lo stesso Krieger, che poi era il creatore

affermò: “It’s really great to have written a

della canzone, gli domandò: “Jim, perché la

classic. I think I owe a big debt to Jose Felicia-

morte, perché deve sempre essere la mor-

no because he is actually the one, when he did

te? Perché devi fare sempre così!?”

it, everybody started doing it. He did a whole

Jim rispose: “Non se ne accorgeranno

different arrangement on it.” Ha ragione: c’è

nemmeno, fidatevi! Poi è perfetta, pensate-

dell’irripetibile nella sensazione che un

ci, prima c’è la parte sull’amore e poi quella

artista prova nel rendersi conto di aver la-

sulla morte… semplicemente perfetta.”

sciato qualcosa di suo alla storia.

E, come ammisero tutti gli altri successivamente, aveva ragione.

In ultimo, vorrei lasciarvi con una versione live di Light My Fire: accendete Spoti-

Traccia centrale dell’album di esordio

fy o Youtube, e cercate American Nights – In

The Doors, Light My Fire divenne in poco

Concert, una raccolta di interpretazioni live

tempo una delle canzoni più iconiche del-

della band. Alla terza posizione del secon-

la band. I The Doors arrivarono sulla scena

do CD la troverete: dura ben dieci minuti,

californiana come uno scolaretto dotato

e a un certo punto Jim Morrison si ferma e

ma irrispettoso, uno di quelli che prende

recita una sua poesia, The Graveyard poem.

continuamente in giro la professoressa ma

Ascoltatela, ne vale la pena.

non viene mai punito seriamente perché è un genio. Quando i The Beatles di John Lennon cantavano “All you need is love”, Jim Morrison ammiccava maliziosamente: “C’mon baby, light my fire”. Era sempre amore, ma di un altro tipo. Light My Fire raggiunse presto le vette delle classifiche: trascorse ben tre settimane sulla cima della statunitense Billiboard Hot 100 e alla posizione 35 fra le 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone.

THE DOORS, LIGHT MY FIRE, 1966 27


№1 LUCE

c

Human Centric Lighting Verso l’illuminazione circadiana


creativity

26

ARCHITETTURA

Human Centric Lighting

32

DESIGN

Circa la luce


SCRI TTO DA LAURA OLIVA S TR I

La

luce viene studiata fin dall’antichità, per dar forma, spazio e tempo all’oggetto

architettonico. «Un’architettura senza luce», infatti,

Un nuovo studio europeo sulla luce artificiale ci fa riflettere sull’illuminazione degli ambienti oltre che con la luce naturale. L’illuminazione circadiana potrà giovare sul nostro benessere nel vivere l’architettura.

«non è architettura», come recita Alberto Baeza nella sua costante ricerca sulla luce nella qualificazione dello spazio, ricerca nel corso degli anni sempre innovativa per i progettisti di architettura ed ingegneria. Ad oggi importanti sono le nozioni sulla luce naturale e sulla luce artificiale approfondite nei nostri studi con innumerevoli software di calcolo e di elaborazione progettuale: il fattore di luce diurna, parametro che valuta l’illuminazione naturale all’interno di un ambiente confinato, la luminanza, quantità di luce che effettivamente giunge al nostro occhio da un oggetto, l’illuminanza, quantità di flusso luminoso intercettato da una superficie di un oggetto. Ma abbiamo mai pensato realmente all’uomo che vivrebbe l’architettura che stiamo creando senza luce naturale? MONROVIA PUBLIC LIBRARY

30


architettura

Human Centric Lighting (hcl), proveniente dallo studio di A.T. Kearney per LightingEurope e zvei (Associazione tedesca dei produttori di materiale elettrico ed elettronico) sta per illuminazione al servizio dell’individuo, attraverso l’utilizzo del led, e sicuramente potrebbe diventare un business da miliardi di euro, coprendo circa il 7% del mercato dell’illuminazione generale in Europa! Lo studio parte dall’effetto della luce sugli esseri umani. La luce, il principale fattore per l’analisi sia del sistema visivo che di quello circadiano, può essere scomposta nelle sue grandezze primarie: quantità, spettro, distribuzione, tempo e durata. È importante notare che il concetto di luce valido per il sistema visivo è però profondamente diverso da quello valido per il sistema circadiano. Il sistema visivo è un sistema di rilevazione a distanza che ci permette di valutare l’ambiente che ci circonda

UNIVERSITY OF NORTHERN IOWA’S SABIN HALL

per individuare minacce e opportunità, sia durante le fasi più luminose della giornata che durante le notti stellate. Il sistema visivo è progettato innanzitutto per mantenere un’elevata fedeltà spaziale. Il sistema circadiano ha tempi di risposta decisamente lenti e richiede uno stimolo luminoso prolungato per assicurare l’attivazione in condizioni di vita normali. La lunghezza del periodo di tempo necessario a misurare gli effetti della luce sul sistema circadiano si misura in minuti, non in frazioni di secondo come avviene per il sistema visivo. Il disturbo dell’umore ad andamento stagionale (sad — Seasonal Affective Disorder), una manifestazione del disturbo del ciclo circadiano che colpisce alcune persone, può essere trattato con successo usando la luce, sebbene occorrano parecchi minuti, talvolta un’ora o più, perché il trattamento abbia efficacia.

«Dipingere è scrivere con la luce» sosteneva Salvat. «Innanzitutto devi imparare il suo alfabeto; poi la sua grammatica. Solo allora potrai avere stile e magia».

Così vengono definiti la luce, il sistema visivo e quello circadiano nel libro More than vision

— CARLOS RUIZ ZAFÓN 31


del Centro Studi e Ricerca iGuzzini.

riproducendo luce diurna e all’estensione dell’effetto

Sempre dal LightingEurope jwc, gli effetti

giorno nei centri commerciali; in ambito ospitale

della hcl hanno specifiche applicazioni,

all’elevazione dell’architettura e del design;

per residenze, uffici, industrie, negozi. Una migliore

in ambito residenziale alla prevenzione

illuminazione porterebbe in ambito salutare

di depressione e demenza e al supporto integrato

all’incremento dell’efficacia dei medicinali

al risveglio e al rilassamento.

e alla riduzione dell’invasività delle tempistiche delle terapie; in ambito educativo alla riduzione

Possiamo essere quindi capaci di progettare

dell’affaticamento e tempi di risveglio più brevi

un’illuminazione circadiana?

e maggiori ed intensi periodi di concentrazione; in ambito lavorativo l’incremento di impegno

Sì, in parallelo alla sostenibilità e al risparmio

e motivazione dei dipendenti e massimizzazione

energetico delle sorgenti luminose. Per questo

della concentrazione e dell’energia degli individui,

ci serve distinguere delle tipologie di luce da poi

al miglioramento di rendimento e riduzione

risolvere con i sistemi hcl che utilizzano i led.

degli errori in attività ripetitive, all’adattamento

La composizione spettrale della luce naturale

del bioritmo per i lavori notturni; in ambito

cambia nel corso della giornata. Questi cambiamenti

commerciale all’esposizione dei prodotti

stabilizzano il ritmo circadiano dell’organismo

32


architettura

umano. Un’illuminazione circadiana modificherà

a seconda delle esigenze del caso, un’illuminazione

quindi la propria composizione spettrale nel corso

ad effetto sulla melanopsina che può essere sia

della giornata, analogamente a quanto avviene

attivante che riposante. Tali sistemi sono ideali

per la luce diurna, supportando in questo modo

quando si tratta di svolgere compiti non orientati

il ritmo alternante di veglia e sonno. Si ha bisogno

ad uno schema temporale.

quindi di un sistema circadiano che si orienta al ciclo naturale della luce diurna entro le 24 ore,

Luce color bianco caldo, bianco freddo o colorata.

che riproduce sulla base di diverse temperature e intensità di colore. Una luce con un’elevata

A seconda della situazione, le esigenze degli utenti

componente di blu (bianco freddo) ha un effetto

sono spesso molto individuali. Una soluzione di hcl

attivante sull’organismo incrementando la

offre all’utente la possibilità ad esempio di adattare

prestazione cognitiva e la capacità di concentrazione

perfettamente, tramite la scelta dell’intensità

e viene detta luce accattivante.

e del colore della luce, l’atmosfera di un locale

Può essere risolta con sistemi dinamici.

all’umore dominante nella rispettiva situazione.

Una luce con un’elevata componente di rosso (bianco

I sistemi emotivi si ricorrono a soluzioni con luce

caldo) ha un effetto fisiologicamente rilassante.

colorata (a comando rgb) o con speciali tonalità

I sistemi a comando manuale garantiscono,

di bianco. Questo tipo di illuminazione viene utilizzato per suscitare sensazioni, creare esperienze forti o mettere accenti. Sicuramente la moderna migrazione verso le città, la grande quantità di tempo speso in ambienti interni e l’aumento dell’aspettativa di una durata della vita hanno reso più necessario e da mettere in atto il fornire un ambiente interno più sano. L’illuminazione ha effetti diversi sull’individuo: influenza positivamente e/o negativamente la salute umana, come disturbi nel ciclo sonno/veglia, disturbi d’umore, e quindi nei luoghi di lavoro la concentrazione, fino a ipotetiche influenze su patologie tumorali. Per questo i sistemi hcl potrebbero essere una soluzione per stimolare l’organismo biologico e migliorare le prestazioni cognitive, anche con impatto emozionale e creando ambienti stimolanti ed accattivanti.

CHROMOSATURATION, 1965 INSTALLATION BY CARLOS CRUZ DIE

33


JAMES TURRELL, BRIDGETS BARDO, 2009

Circa la luce S CR I T TO DA GE NNA RO M E RO L L A

La luce artificiale: linea guida del design contemporaneo.

L’

architettura del xx secolo ha invocato la luce come realizzazione dell’intimo rapporto con la natura lasciando che

la luce naturale irrompesse negli interni attraverso le grandi superfici vetrate. Essa non diede però altrettanta importanza all’illuminazione artificiale, che il design assunse invece come campo privilegiato d’intervento. Ciò avvenne in due modi: da un lato il continuo progredire degli studi illuminotecnici portò nella seconda metà del XX secolo l’industria italiana all’avanguardia del settore; dall’altro la ricerca formale fece degli apparecchi illuminanti oggetti o pezzi di arredo di grande raffinatezza, la cui presenza fu spesso in grado di definire di per sé, anche a luce spenta, un intero ambiente. L’Italia ancora patria della luce, quando riesce ad ammorbidire la tensione continua del progetto delle cose verso una bellezza che possa reclamare un proprio senso profondo e una propria incidenza sul comportamento estetico di massa, ed

34


design

equilibrare il rapporto tra arte e tecnica sul quale il design si è fondato fin dall’inizio e che costituisce tuttora un nodo irrisolto, ma vitale. Da Piero Chiesa ai Castiglioni, la mente italiana è forse la vera Ville Lumière. A più di cinquanta anni da Arco possiamo affermare che, oggi come ieri, due costanti dettano legge nel mondo della luce, opposte e in rima: tecnologia e nostalgia. L’una serve all’altra. La prima è rivoluzionaria, ma anziché spazzar via forme e idee che hanno fatto la storia, semplicemente LA LUCE SI DONA LIBERAMENTE

le rende più leggere, funzionali, al passo con i nuovi canoni della

RIEMPIENDO TUTTO LO SPAZIO

contemporaneità; la seconda a sua volta riempie di contenuti e

DISPONIBILE. NON CERCA NULLA

di memoria quella tendenza a smaterializzare che spesso la tec-

IN CAMBIO... SI DÀ DI PER SÉ

nologia porta con sé. Tuttavia pare che il design della luce vada

E NON SI RISPARMIA MAI

indirizzandosi verso nuovi orizzonti — «il medium è il messaggio». Il led s’atteggia a Cézanne contemporaneo e rompe col passato; la tecnologia leggera e minuta permette di avviare la progettazione verso campi inusitati. Ma il vero passo nel futuro, in cui la lampada, la bellezza formale, l’unicità dell’accostamento di materiali e colori, l’oggetto, si dissolve con la tecnologia oled. La luce diventa il vero materiale, puoi toccarla, plasmarla, è come avere un pezzo di cielo bianco tra le mani. Henry Cole, parlando dell’oggetto moderno, osservò che per «ottenere in ogni oggetto un’utilità maggiore», bisognava «scegliere forme pure», ovvero organiche alla struttura. Oggi la luce artificiale abbandona la struttura perché è essa stessa forma e purezza. Per Schopenhauer «la luce è l’elemento più spirituale e intellettuale dell’architettura»; per lui contava la sua immaterialità, eppure adesso si può dire che essa sia diventata una dei più importanti materiali di progettazione perché guida la percezione dei luoghi rendendoli più plastici e vitali. «La luce si dona liberamente riempiendo tutto lo spazio disponibile. Non cerca nulla in cambio... si dà di per sé e non si risparmia mai». È quello che accade davanti alle opere di Dan Flavin o James Turrell che segnano una soglia tra l’ambiente reale e l’ipermondo artificiale. Anche quando Livio Castiglioni si occupò più costantemente di progetto della luce, non ebbe mai il design dell’apparecchio come interesse

JAMES TURRELL, GANZFELD, AMRTA, 2011 35


primario ma, come nel caso delle alogene nude, la possibilità di individuare e sperimentare un congegno puro, arcaico, assoluto, della luce, come fenomeno e manifestazione. Illuminazione come verità: «inapparente far apparire», o scomparire: il designer tedesco Ingo Maurer progetta Holonzki. Una semplice lampadina a filamento, dal bulbo scoperto, avvitata a un elementare portalampada da parete con un interruttore a catenella. Nulla lascia trapelare la presenza di un progetto formale. L’oggetto si presenta nella sua nuda elementarità — una sorta di in-

FLAVIN DAN, UNTITLED E MONUMENT FOR TATLIN, NEW YORK, 2015 36


design

nocente ovvietà — finché non si fa scattare l’interruttore. A questo punto, la luce si spegne, ma la lampadina scompare. Essa in realtà non è mai esistita: era un ologramma, ovvero una rappresentazione tridimensionale virtuale, e la luce proveniva dal portalampada, corpo tecnico dell’oggetto che non vi era contenuto, ma dal quale veniva evocato.

ECKHARD KNUTH, INGO MAURER, 2000

BRILLARE, COMUNICARSI, SPARIRE E MANIFESTARSI: QUESTA È L’ESSENZA DELLA LUCE 37


№1 LUCE

h

Uomo, luce, progresso Luce e ambiente nella storia e nell’avvenire dell’uomo

36

AMBIENTE

Uomo, luce, progresso


high-tech

42

INFORMATICA

La luce per l’olografia

45

ENERGIA

L’energia di ciò che ci illumina


SCRI TTO DA L.C . PARAGUAY V I L ACA S F. C RUZ TOR R E S

Se

prendiamo in considerazione la natura della luce e la relazioniamo alla specie

di cui facciamo parte, cominciamo a scoprire nuovi

Dalla sua apparizione sulla terra fino a oggi, l’uomo, come tutti gli esseri viventi, è circoscritto nella luce ed è circondato da tutti i fattori fisici e naturali dell’ambiente in cui vive.

aspetti che ci permettono di interpretare il suo comportamento come corpuscolo, onda, radiazione elettromagnetica, spettro visibile dell’energia radiante nello spazio. Senza dubbio l’interazione dell’uomo con la luce è stata da sempre una relazione costante e importante per la nostra vita. I primi abitanti del pianeta Terra si organizzarono in gruppi sociali, perché era necessaria una integrazione e una inclusione tra persone, al fine di salvaguardare il benestare e il soddisfacimento di bisogni fisiologici. In questo modo l’uomo andava configurando un modello di vita con una sua capacità creatrice, relazioni sociali e tradizioni, diverse a seconda del contesto geografico.

40


ambiente

Proviamo a considerare la luce come flusso

e l’ambiente. Si presenta ora una breve storia della

di energia. Risuonano a tal proposito chiare

crescita graduale delle nostre conoscenze riguardo

le parole di Emilio Moran nella sua opera di

alla fisica della luce, presentando lo sviluppo

Ecología Humana de los Pueblos de la Amazonia (1993),

delle teorie fisiche, fino a quella della meccanica

che afferma riguardo alla evoluzione umana:

ondulatoria, che sono state avanzate negli anni

«la società è concepita come una entità con capacità

per spiegare la natura singolare della luce.

di organizzare il flusso di energia» Risale al XVII secolo la teoria corpuscolare della Come la luce propaga in tutti i mezzi del mondo che

luce, di Isaac Newton. Il fisico inglese affermò

ci circonda, dando origine a varie fonti

che la luce era costituita da un flusso di corpuscoli

di energia, che noi poi utilizziamo nelle case,

microscopici senza massa che si muovevano in linea

nelle strade pubbliche e nelle medie e piccole

retta ad alte velocità, e che venivano emessi

industrie, così noi, in modo simile, ci distribuiamo

dalle sorgenti di luce. In contrapposizione,

in una multiculturalità, differendo da contesto a

la teoria ondulatoria dell’Olandese Christiaan

contesto per comportamento, percezioni, adattabilità,

Huygens, contemporaneo di Newton, fu portatrice

utilizzo di strumenti e tecnologie. È una prospettiva

di una spiegazione diversa della natura

questa, nuova e interessante, che legge cioè l’essere

e del comportamento della luce. La luce emessa

umano in funzione di ciò in cui è immerso: la luce

da una sorgente, secondo Huygens, è formata

41


da onde, le quali corrispondono al movimento

Successivamente, sulla base della teoria dei quanti

specifico che segue la luce quando si propaga

di Planck, nel 1905 il fisico di origine tedesco Albert

attraverso il vuoto, un mezzo inconsistente

Einstein spiegò l’effetto fotoelettrico attraverso

e invisibile chiamato etere. La teoria spiega inoltre

dei corpuscoli di luce, che egli chiamò fotoni.

come la velocità della luce diminuisca al penetrare

E fu in seguito, con Luis de Broglie nel 1924, che

dell’acqua, secondo il fenomeno della rifrazione. Nel

venne messo in evidenza infine il comportamento

XIX secolo, fu proposta la teoria elettromagnetica

duale della luce. Un comportamento ondulatorio

del fisico James Clerk Maxwell, la quale spiega

per quanto concerne la sua propagazione,

come i fenomeni elettrici fossero legati a fenomeni

e uno corpuscolare in quanto a energia trasportata.

magnetici. In particolare, ogni variazione del campo

Questa crescita progressiva ora così brevemente

elettrico provocava un cambiamento in prossimità

riassunta, suggerisce quanto sia necessario essere

del campo magnetico e viceversa. Pertanto, secondo

cauti quando vengono fatte affermazioni assolute

tale teoria, la luce è un’onda elettromagnetica che si

sull’interrelazione esistente tra la luce, l’ambiente

diffonde, che si propaga, mantenendo i due campi

e l’uomo.

elettrico e magnetico l’uno perpendicolare all’altro. La teoria quantistica, proposta dal fisico tedesco

L’uomo è influenzato tanto dalla luce quanto

Max Planck afferma che gli scambi di energia tra

dall’ambiente, in una relazione tra questi tre soggetti,

la materia e la luce sono possibili solo per quantità

che li rende come inseparabili, ma è necessario

finite, i quanti, in seguito chiamati fotoni. La teoria

essere cauti nel fare affermazioni generali su tale

tuttavia si scontra con lo svantaggio di non essere

trinomio. È una relazione questa che può essere

in grado di spiegare i fenomeni ondulatori come

esplorata a partire dalla radiazione elettromagnetica

— tra gli altri — l’interferenza, e la diffrazione.

che eccita la retina dell’occhio umano, producendo

Ci troviamo dunque con due ipotesi in disaccordo,

nella mente una sensazione visiva; così come

la teoria quantistica e quella elettromagnetica.

può essere scorta nell’adattamento ai cambiamenti

42


ambiente

che il genere umano incontra, cercando

nel suo complesso. È fuor di dubbio che la luce

di comprendere la natura della luce. In questo

eserciti sugli esseri viventi un’influenza diretta,

senso possiamo dire che “La Luce” ha una relazione

per esempio sul nostro comportamento, umore,

assoluta con chi la riceve, ed è attraverso di essa

sull’interazione sociale, nel lavoro individuale

che l’uomo si mette in relazione visiva col mondo

o di gruppo e nella copulazione sessuale (bioenergia).

circostante. Si prendano ad esempio le grandi

In linea generale sappiamo anche che la radiazione

scoperte e le grandi invenzioni, le quali ovviamente

solare è importante per lo sviluppo della vita

partono dalla luce e dall’ambiente che circonda

sulla Terra, causando effetti negativi e positivi per

l’uomo. Queste inevitabilmente hanno una grande

l’uomo, intervenendo nella produzione di vitamina

importanza e influenza su molte attività lavorative

D, e nel processo di fotosintesi, permettendoci

del nostro mondo globalizzato, provocando

di percepire i colori grazie ai nostri due tipi

una reazione di adattamento anche nella percezione,

di cellule nervose sensibili alla luce.

nella sensazione umana, nelle modalità di comportamento dell’uomo, e nella interdipendenza

Tutto questo sottolinea l’ambiente dove siamo,

di gruppi etnici, nazioni o paesi. Il sistema sociale,

l’ecosistema, e mette in risalto la varietà

nella sua organizzazione per stati, etnie

dei fenomeni che si verificano nel nostro contesto

e nelle sue relazioni tra gli uomini è legato

di studio: l’essere umano nel suo ambiente,

alla struttura dell’energia radiante, organizzata,

la sua organizzazione sociale, i suoi comportamenti,

peraltro, a suo modo: in lunghezze d’onda o frequenze.

la luce e il suo ordine dato dalla lunghezza d’onda

Come inferisce Herskovitz ne El hombre y sus obras

e dalla suddivisione in fotoni. Un contesto di studi

(1952): «L’antropologo della cultura non perde

che è in movimento costante: a partire dall’uomo

mai di vista le tradizioni e i modi di vita dell’uomo,

in continuo cambiamento, fino alla luce,

i quali sono l’espressione di un comportamento

che si propaga in tutte le direzioni dell’universo.

basato sui processi di apprendimento, e quindi, nel senso più ampio, derivato dalla struttura

In conclusione, la luce nella storia e avvenire

biopsichica dell’uomo».

dell’uomo è stata co-attrice non solo del suo sviluppo biologico, ma anche di quello culturale, del suo

Cioè nello studio dell’uomo della sua natura, i modi

adattamento in ogni habitat della terra, delle sue varie

di vita e le tradizioni umane sono l’espressione

modalità di comportamento, mutate di generazione

di un comportamento che deriva, dice Herskovits,

in generazione. Oggi possiamo identificarla come

dai processi di apprendimento, quindi dalla

una risorsa importante nella vita quotidiana

struttura biopsichica dell’uomo. In ultima istanza,

dell’uomo, così come nell’utilizzo di strumenti

si può inferire come i nostri modi di vita, le nostre

e tecnologie che associano l’uomo, la natura

organizzazioni, e le nostre relazioni sociali siano

e l’energia in un rapporto d’equilibrio.

una delle possibili espressioni dell’ambiente in cui vive il genere umano, il quale determina la nostra struttura biopsichica. In altre parole, l’apprendimento si esprime nei comportamenti, a partire da quelli individuali, delle singole persone, quello di una famiglia, fino a quello della società

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La luce per l’olografia S CR I T TO DA GI U L I O MA R I O M A RT E N A

Le tante opportunità dell’olografia: perché presto smetteremo di essere bidimensionali.

Si

n da quando eravamo piccoli, per chi più, per chi meno, il genere fantascientifico è stato un’attrattiva non ininfluen-

te per la cultura pop; il suo successo era sicuramente dovuto alle trame, ma ciò che davvero lo distingueva dagli altri era la presenza di tecnologie, per l’appunto, fantasiose. O almeno, tali apparivano quando non c’erano basi scientifiche per immaginarle reali. Alcune sono rimaste immaginazione creativa, altre si stanno avvicinando sempre più a diventare realtà. Una di queste è sicuramente l’olografia. Inventata dal fisico anglo-ungherese Dennis Gabor (19001979), l’olografia è una tecnica di memorizzazione di un’informazione visiva; al pari della fotografia, essa si basa sullo spettro d’onda che la luce riflessa su un oggetto emana. La differenza essenziale con la fotografia è che, se quest’ultima necessita di un obiettivo che filtri la direzione dei raggi e li diriga sulla pellicola (bidimensionale), l’olografia si basa sul finissimo intreccio di una luce laser coerente opportunamente proiettata con le frange di interferenza della luce riflessa sull’oggetto. L’impiego delle frange genera un effetto di parallasse, per il quale la leggerissima differenza di posizione dei due occhi umani fornisce due punti di vista leggermente diversi, dando l’illusione della tridimensionalità.

44


informatica

Questo che ripercussioni può avere sulla società? Secondo Meron Gribetz, fondatore e CEO della Meta, un’azienda della Silicon Valley californiana nota per il suo sviluppo di prodotti innovativi nel campo delle realtà aumentate, la tecnologia olografica è alla base di un modo totalmente nuovo di concepire le comunicazioni umane. Laureato in Computer Science and Neuroscience alla Columbia University di New York, durante il suo intervento a ted nel febbraio 2016, ha illustrato come alla base della sua tecnologia ci sia la convinzione che la falla più grande dei dispositivi di computazione elettronica odierni risieda proprio nella bidimensionalità con la quale sono stati pensati. In quest’ottica ha sviluppato un dispositivo con il quale le persone possono interagire, anche a distanza per via telematica, sullo stesso oggetto rappresentato olograficamente nello spazio; grazie alla sua tecnologia (che appare come un headset), l’uomo sarà, infatti, in grado di “afferrare” gli oggetti, spostarli nello spazio che lo circonda, posarli, rimpicciolirli, estruderli, e finanche esploderli per guardarli nelle proprie singole parti. Questo dispositivo è chiamato Meta-2. Lo scopo del CEO israeliano è quello di sostituire mouse, tastiere e touchscreen, con un’interfaccia più intuitiva, creando una “macchina naturale”, che al posto di isolare l’uomo dalla realtà, ne diventa virtualmente parte. Di simili vedute è anche l’inventore Alex Kipman, che da oltre 15 anni lavora per la Microsoft, avendone ampliato il parco tecnologie con invenzioni del calibro del Kinect, il notissimo sistema biometrico videoludico per la Xbox; la sua invenzione più recente è un dispositivo chiamato HoloLens e il suo sistema operativo, chiamato Microsoft Holographic. Anche lui, nello sviluppare HoloLens, ha sentito l’esigenza di fare un passo in più verso delle tecnologie informatiche che mettano al centro l’uomo, e non la macchina. Scopo di Kipman (e come lui, anche altri creatori) è proprio quello di creare una nuova realtà, insoddisfatto di una bidimensionale, fatta di monitor e pixel; una realtà tecnologica, in cui non sia il dispositivo al centro di tutto, ma che abbraccia ciò che l’uomo è per sua natura. E la realtà di cui Kipman parla, non è affatto lontana, già la Volvo Cars usa gli ologrammi in fase progettuale, come la Case Western li usa con i suoi studenti a fini didattici, come ancora la NASA li sta pian piano adottando per “portare”

45


i propri astronauti su altri pianeti in via del tutto olografica. L’informatica moderna si basa su un rapporto di causalità: si concepiscono le diverse cause, si programmano i vari effetti. Questo approccio ci ha permesso di arrivare allo stadio tecnologico attuale, ma, come chiunque abbia seguito una lezione introduttiva all’elettronica dovrebbe sapere, ha una grossa pecca: la realtà in cui viviamo non è digitale. È governata dalla fisica quantistica, dalle particelle subatomiche, in mezzo al bianco e al nero c’è il grigio con le sue infinite sfumature e fra lo 0 e l’1 ci sono infiniti numeri. Abbiamo imparato, come esseri umani, a tollerare il tipo

di esperienza bidimensionale che la digitalizzazione comporta, perché il progresso è così grosso che ci si illude sia un punto di arrivo. Ma se non lo fosse? Per dirla come Kipman, «Sognare questo mondo è straordinario, un mondo dove la tecnologia ci capisce veramente, dove viviamo, lavoriamo e comunichiamo con strumenti che migliorano l’esperienza umana, non con macchine che limitano la nostra umanità» Fra qualche tempo, guarderemo indietro a quest’epoca con fascino; è l’epoca informatica in cui si è costretti a vivere in una realtà 2D, in cui si interagisce con gli altri uomini come fossero macchine e in cui si gestisce la propria vita da dietro uno schermo. La base per arrivare a questo tempo risiede proprio in questa tecnica, per la quale presto ringrazieremo il prof. Gabor.

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energia

L’energia di ciò che ci illumina

Intuizioni inaspettate ci guidano a una visione insolita dell’energia che ci circonda.

S C RI TTO DA L.C . PARAGUAY V I L ACA S F. C RUZ TO R R E S

«Lancia il Sole partendo pochi raggi, come se

Los Angeles College, spiega in Sunlight our

quelli fossero gli estremi addii che dà alla Na-

Life Source, che la luce del sole è a monte

tura; e le nuvole rosseggiano, poi vanno lan-

di ogni fonte di energia. L’energia non si

guendo, e pallide finalmente si abbujano: allora

crea e non si distrugge, ma può solo essere

la pianura si perde, l’ombre si diffondono sulla

trasformata da una forma a un’altra. Qual-

faccia della terra; e io, quasi in mezzo all’ocea-

siasi forma di energia che noi utilizziamo

no, da quella parte non trovo che il cielo»

oggi, in principio, deriva dalla luce, cioè dall’energia principale che riceve la Terra:

Così Ugo Foscolo ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1817) dipinge il tramonto del sole sulla campagna norditaliana.

quella del sole. Sembrerebbe in altre parole che dietro a quei raggi di sole, gli «estremi addii» visti

Stupisce alle volte quanto siano pre-

ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis, e dietro

senti il sole e la luce in una pagina di let-

a quella lotta della vegetazione per acca-

teratura, nella descrizione di un luogo, o

parrarsi uno scorcio di luce, descritta da

di un’atmosfera. Sembra essere come una

D’Annunzio, si nasconda ben più di quan-

fonte di vita di cui si nutre molto del mon-

to siamo soliti pensare. Sono proprio i rag-

do che ci circonda.

gi del sole l’origine della stragrande maggioranza dell’energia che noi consumiamo.

«Dall’umidità estuosa del terreno pullulava,

L’eni, noto ente italiano, scrive ne Le

scoppiava una forza giovine ed aspra di tron-

fonti di energia: «In generale tutta l’energia di-

chi, di virgulti, di steli, simili a colonne di ma-

sponibile sul nostro pianeta deriva direttamen-

lachite, striscianti in basso, attorcigliantisi con

te o indirettamente dal Sole: l’energia idrica,

spire di rettili, abbracciantisi in impeti di lotta

l’energia eolica, l’energia chimica dei combusti-

per un’occhiata di sole» — scrive D’Annun-

bili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) e

zio sul paesaggio abruzzese in Terra Vergine

delle biomasse (per esempio la legna), persino

(1882).

l’energia delle onde».

Fidarsi per un attimo di queste intui-

Sono infatti i campi gravitazionali del

zioni della letteratura ci porta a guardare

Sole e della Luna a influenzare le maree; è

il sole e la luce da un’ottica diversa, fuori

il Sole e la sua luce a far crescere le piante

dall’ordinario. Una «bella giornata di luce»,

che in milioni di anni si sono trasforma-

lo splendere del sole, potrebbe davvero es-

te, con organismi animali, in combustibili

sere la fonte di quasi ogni nostra energia.

fossili, petrolio e carbone; ed è sempre la

C.D. Shelton, professore di Biologia all’East

nostra stella a produrre i venti, attraverso il

47


48

riscaldamento di masse d’aria, chiarisce Le

Posiamo ora lo sguardo sulla varietà e

fonti di energia.

molteplicità con cui si presentano le fon-

Relazionare la luce e il Sole alla fonte

ti energetiche, lasciando per un attimo la

di tutta la nostra energia sulla Terra (fat-

loro origine comune. È un tema di estrema

ta eccezione per l’energia geotermica e

attualità interrogarsi su quali fonti possa-

quella nucleare) non è pertanto esclusi-

no meglio rispondere alla crescente do-

vamente letteratura, ma porta con se una

manda di energia.

visione nuova ed interessante del concetto

Il 2015, secondo il Renewable Energy Report

di energia.

del maggio 2016 stilato dal MIP, segna un

L’energia proveniente dai raggi solari

anno record per gli investimenti globali in

non è cioè solamente quella catturata di-

rinnovabili, con oltre 290 miliardi di euro

rettamente dagli impianti di pannelli fo-

investiti a livello globale per la realizzazio-

tovoltaici o solari termici, ma anche quella

ne di nuovi impianti di produzione ener-

che viene estrapolata indirettamente dal

getica da tali fonti. Una crescita, sottolinea

vento, dal carbone e dal petrolio.

il report, del 21% rispetto all’anno prece-


energia

dente. In testa alla classifica per quota di

(Clean Power Director della ClimateWorks

investimenti è il fotovoltaico, fonte che

Foundation) in un’intervista al New York

cattura energia direttamente dai raggi del

Times per l’articolo How Renewable Energy

sole, con oltre 120 miliardi di euro, seguita

Is Blowing Climate Change Efforts Off Course,

dall’eolico con 92 miliardi.

una delle problematiche che le nuove fonti

In generale tuttavia, rimangono aper-

energetiche devono affrontare è la transi-

te ancora numerose questioni sulla scelta

zione dall’odierno paradigma energetico, a

delle fonti rinnovabili per rispondere alla

cui siamo abituati, ad uno nuovo: «The issue

domanda energetica in maniera vincente.

is: how do we decarbonize the electricity sector,

Tra le altre, si pensi ad esempio alla difficile

while keeping the lights on, keeping costs low

programmabilità della produzione da fonti

and avoiding unintended consequences that

rinnovabili (con l’eccezione di Idroelettrico

could make emissions increase?»

a bacino e Biomasse), che rende complesso pianificare l’erogazione di energia. Sicuramente, come è sottolineato da Jan Mazurek

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Redazione Federico Altavilla Antonio Galli Laura Olivastri Progetto grafico Sonia Balduzzi Denis Cossu Sebastiano Cristaldi

Hanno collaborato Amina Black Sebastiano Cristaldi Antonio Galli Silvia Gava Katia Kutsenko Giulio Mario Martena Gennaro Merolla Cristina Pizzo Francesco Cruz Torres Luis Carlos Paraguay Vilacas

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AttivitĂ promossa da Svoltastudenti e realizzata con il contributo del Politecnico di Milano




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