Italia Utopia di Cambiamento

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Giuseppe D’Angelo

ITALIA UTOPIA DI CAMBIAMENTO

IL BRUTTO MONUMENTO DI SPRECHI, PRIVILEGI, MAL’AFFARE POTRÀ MAI CROLLARE?


Giuseppe D’Angelo

ITALIA UTOPIA DI CAMBIAMENTO

IL BRUTTO MONUMENTO DI SPRECHI, PRIVILEGI, MAL’AFFARE POTRÀ MAI CROLLARE?

Edizioni Youcanprint.it


Copyright © 2011 YOUCANPRINT EDIZIONI Via roma 73 - 73039 Tricase (LE) Tel. /Fax 0833.772652 info@youcanprint.it www.youcanprint.it ISBN: 9788866183167 Prima edizione digitale 2011 Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’editore. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941


PREFAZIONE * Se l’economia italiana non cresce o cresce meno che in Europa; * Se abbiamo il debito pubblico più alto d’Europa e tra i più alti del mondo; * Se salari e stipendi sono tra i più bassi d’Europa; * Se gli investimenti per scuola e ricerca sono i più bassi d’Europa, mentre tanti giovani ricercatori vanno all’estero; *Se ospedali, trasporti e altri servizi, pur con tante eccellenze, mancano dei necessari e continui ammodernamenti; * Se mancano i soldi per ammodernare la giustizia più lenta d’Europa e per fornire di carburante le auto della polizia; * Insomma, se mancano i soldi anche per far funzionare le cose più necessarie ecco un motivo importante quanto ovvio: Cattiva gestione e distribuzione del denaro pubblico. Fiumi di denaro che vanno nelle mani sbagliate, anziché andare nella giusta direzione. Privilegi abnormi, sprechi, enti inutili, gestione clientelare del denaro pubblico, che sottraggono immense e preziose risorse ai bisogni vitali del paese e alla stessa crescita economica (?), hanno costruito un brutto e saldo monumento, ormai difficile da demolire. 5


Un continuo e incontrollato gioco al rialzo che ingrossa sempre più una larga fascia di privilegi, tra deputati, magistrati, alti burocrati, manager, dirigenti statali e aziendali, direttori di giornali, gente di spettacolo, della televisione, banchieri, calciatori, ecc. ecc., gioco al rialzo che ha fatto dell’Italia forse il paese più ingiusto d’Europa, dove il divario tra alti e bassi redditi assume una sproporzione scandalosa. Questa breve narrazione non dice nulla di nuovo a politici, sindacati ed economisti, i quali, pur sapendo molto bene come andrebbero risolti i vari problemi del nostro paese, hanno validi motivi per tacere o fare “orecchi da mercante”. È semplicemente lo sfogo di un comune e, forse, ingenuo cittadino rivolto soprattutto al popolo per fornire un quadro, credo abbastanza ampio e chiaro, di un insieme di elementi che stanno alla base delle ingiustizie e del degrado economico e sociale dell’Italia. Un popolo, forse, un po’ ignaro e un po’ confuso dagli infiniti dibattiti mediatici, dove i protagonisti sono sempre e soltanto loro, politici, giornalisti, intellettuali che da soli “se la suonano e se la cantano” nella difesa tacita dei loro privilegi. Nessuno vuole illudersi, perché nulla cambierà o cambierà solo qualche virgola, conoscendo bene l’Italia, dove le ingiustizie sono facili da mettere, ma poi molto difficile da togliere, poiché anche le cose più assurde diventano diritti acquisiti. Lo zoccolo duro dei privilegi non si tocca e le risorse si cercano disperatamente altrove, dove magari è più facile prelevarle senza provocare illustri malcontenti personali. Tuttavia si vuole qui avanzare una speranza, un’utopia di cambiamento, con un accorato appello alla coscienza, all’onestà, all’altruismo di tutti gli italiani, specialmente di chi gestisce denaro pubblico, per un servizio di giustizia e 6


di bene verso la collettività e per la riscossa civile e morale della nostra bella Italia. L’esposizione semplice, chiara e diretta è innanzitutto una necessità personale dovuta alla limitatezza culturale di chi scrive, ma nello stesso tempo può tornare utile alle persone semplici per una migliore comprensione di temi, come quelli economici e politici, di per sé un po’ noiosi e che trattati da esperti in maniera troppo tecnica potrebbero essere di non facile comprensione.

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1. IL BRUTTO MONUMENTO

Gli anonimi autori

Se guardo un televisore di oggi e ne osservo soddisfatto il suo eccellente funzionamento, mi chiedo di chi sia stato il merito di tanto ingegno. È difficile ripercorrere tutta la sua storia, dalla sua rudimentale comparsa fino ad oggi, poiché tanti inventori, tanti scienziati hanno contribuito al suo graduale miglioramento, al punto da non poter individuare chiaramente tutti quelli che hanno reso così perfetto questo importante strumento di comunicazione e di svago. E così vale per tanti altri numerosi trovati tecnicoscientifici che sono stati perfezionati nel tempo, invenzione su invenzione. Si sa che ogni cosa, buona o brutta che sia, si costruisce nel tempo, poco alla volta, conoscenza su conoscenza, pietra su pietra. Sarebbe molto bello se questo processo di miglioramento, oltre che per oggetti e servizi, si potesse avere soprattutto a livello umano, in senso di maggiore civiltà, solidarietà, altruismo, amore. Chi potrà mai sapere o ricordarsi i nomi di tutti quelli che, legge su legge, leggina su leggina, emendamento su emendamento, consapevoli di introdurre privilegi su privilegi, hanno contribuito alla costruzione di un’Italia di privilegi, sprechi, malaffare?

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E mentre, forse, si dispiacciono per il loro anonimato i protagonisti dei trovati scientifici e tecnologici, si sfregano le mani gli autori del brutto monumento per il fatto di passare inosservati. Ammesso che costoro abbiano coscienza del danno operato al sistema, e quand’anche fossero riconosciuti e tirati in ballo, sarebbe, secondo loro, solo per una piccola pennellata, un’aggiunta innocente, mentre a costruire tutto quel brutto monumento sarebbero stati gli altri. Come dire: la colpa non è solo mia, e quindi non mi posso sentire colpevole. Così, ognuno si sente al riparo da giudizi o condanne e può tranquillamente continuare a operare, convinto di essere innocente e a posto con la propria coscienza. Chi la pensa così, certamente si sbaglia perché qualunque cosa è fatta in Parlamento, ognuno ha le sue responsabilità anche quando tace per convenienza o per qualunque altro motivo. Facciamo un esempio: se un furbetto in Parlamento introduce un emendamento sottobanco, che aggiunge un ulteriore privilegio nella cosiddetta casta dei politici, un parlamentare onesto non può nascondersi dietro un dito, lasciando passare inosservata qualunque legge, anche quella ritenuta ingiusta. Il fatto è che quando si tratta di soldi nelle mie tasche, la tentazione è forte e non è facile per nessuno fare eroica opposizione, tanto più se si ritrovano in pochissimi quelli che devono lottare contro una maggioranza parlamentare trasversale, che in queste circostanze si ritrova spesso in perfetta armonia. Allora che cosa si può dire, che uno solo si è macchiato la coscienza per avere aggiunto un nuovo obbrobrio al

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monumento, mentre tutti gli altri che usufruiscono del privilegio rimangono indenni da ogni colpa? Se poi tanti cittadini disistimano la classe politica intera, non hanno tutti i torti.

Italiani ancora da fare? Si sa che da qualche tempo in Italia molte cose non vanno bene. L’economia segna il passo, la giustizia è lentissima, la burocrazia pervade la gran parte degli uffici, i servizi sono spesso inefficienti e obsoleti, l’istruzione scolastica è carente: un paese fermo e inadeguato in un mondo che cambia rapidamente. Se è vero che nel mondo globale di oggi l’economia di ogni singolo paese progredito è legata all’andamento economico degli altri paesi avanzati, è anche vero che l’Italia da parecchio tempo cresce meno rispetto ai principali partner europei. Se l’Italia cresce meno, sia nei momenti di congiunture economiche negative mondiali che nei periodi di stabilità, vuol dire che ci sono delle cose che non vanno all’interno della complessa struttura del nostro paese. Forse potrà sembrare banale e scontato affermare che, tranne alcuni eventi naturali imprevedibili, tutto ciò che accade in questo nostro mondo dipende quasi esclusivamente dall’azione dell’uomo nel bene o nel male. S. Paolo ribadisce nei suoi scritti che proprio a causa di un solo uomo (Adamo) l’umanità è caduta nel peccato. Anche oggi, un solo uomo potrebbe sconvolgere il mondo. Non solo nei regimi dittatoriali, ma anche nei governi cosiddetti civili e democratici è possibile, ancor oggi, trovare uomini in grado di provocare incomprensioni e guerre. Così

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come l’azione di un bravo e onesto governante può cambiare in meglio tante cose. In qualsiasi campo, quindi, l’uomo, con le sue scelte, può determinare ogni cosa. Ovviamente anche la situazione economica di un paese dipende in gran parte dall’insieme di scelte e di comportamenti umani. Infatti, se le cose in Italia non vanno bene, non è per chissà quale mistero o artificio, ma perché parecchi italiani, nel posto che occupano, dal più alto a quello che potrebbe sembrare più insignificante, non fanno al meglio il loro dovere. Forse non ci rendiamo conto o non vogliamo ammetterlo che è proprio il comportamento di ciascuno, sia nel lavoro sia nella quotidianità della vita, a determinare l’andamento del nostro paese. Così come i buoni o i cattivi frutti (secondo un brano evangelico) dipendono dal tipo di albero che li produce, i risultati di un paese dipendono proprio dal tipo di uomini che lo amministrano e dall’insieme dei cittadini che lo abitano con i loro comportamenti. Viene spontaneo citare la famosa frase: “L’Italia è fatta, ora facciamo gli italiani”. Sorge spontanea una domanda: ma gli italiani, finalmente, sono fatti? E poi che cosa significa italiani fatti? Se un tempo erano necessari uomini coraggiosi e fisicamente forti per conquistare terreni e beni altrui, oggi servirebbero molto di più uomini intelligenti, capaci e soprattutto onesti per perseguire obiettivi di sviluppo, di benessere e di civiltà. Purtroppo i fatti ci dimostrano che l’umanità, in generale, a differenza di ciò che è in grado di fare per gli oggetti, non va verso un miglioramento e tanto meno verso un 12


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