Dalle origini ad un immaginario futuro
Il pane (filastrocca di Gianni Rodari)
S’io facessi il fornaio Vorrei cuocere un pane Così grande da sfamare Tutta, tutta la gente Che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole. Un pane così Verrebbero a mangiarlo Dall’India e dal Chilì I poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Sarà una data Da studiare a memoria: un giorno senza fame! Il più bel giorno della storia.
In questi tempi bisogna evitare gli assembramenti e non si possono svolgere diverse manifestazioni. È anche un invito a pensare a quel che è stato e ciò che potrà essere. Forse è il momento migliore per progettare una vita comunitaria consona ai tempi che ci aspettano e come spesso succede, un divieto può aiutarci a scoprire nuove vie che partono dal comune desiderio del bello. Allora, come fossero dei quadri che appartengono alla storia del luogo in cui viviamo, cerchiamo di appenderli, come frammenti di ricordi o dialoghi attuali nelle case a tutti comuni, i bar, per mantenere un dialogo costruttivo tra l’arte e chi coscientemente o meno ci passa accanto. Tra la poesia del luogo e la creatività che con una consapevole naturalezza vi si intrecciano.
La libertà non è star sopra un albero E neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.
Quel che rimane della scuola bottega sono i sorrisi ed i saluti dei ragazzi dal finestrino delle macchine che ti parlano come ad un amico, che è poi quel che si desiderava. Sono ricordi di sogni che potevamo permetterci di sperimentare in quel senso assoluto di gratuità. E’ stato come toccare con un dito il cielo cercando poi con quello che sulla pelle ti rimane, di dipingere gioiosamente tutto quanto ti sta attorno. Ma non eravamo come dei palloncini nel vento. La nostra testa era si fra le nuvole, e qualche volta anche sopra, ma i nostri piedi sono sempre stati radicati per terra. Si, la scuola bottega ha sperimentato un fare creativo dove con umiltà si era prima apprendisti, poi artigiani e poi con uno stimolo ulteriore, creativi e magari ancora con quel dito alzato ad accarezzate l’arte.
GRATUITÀ In un bel racconto, che ci è stato tramandato dalle cronache medievali, si parla di crociati che, nelle loro peregrinazioni, un giorno si imbatterono in una donna, una mistica, che se ne andava senza mai fermarsi, portando in un secchio dell’acqua e nell’altro del fuoco. A chi le domandava perchè se ne andasse senza soste, portando acqua e fuoco, rispondeva che portava acqua per spegnere le fiamme dell’inferno e fuoco per bruciare il paradiso, perchè, diceva, nessuno più facesse il bene per meritarsi il paradiso o per timore dell’inferno, ma gratuitamente, solo per la gioia di farlo.
Io so che un giorno (Giorgio Gaber) Io so che un giorno Verrà da me Un uomo bianco Vestito di bianco E mi dirà: “Mio caro amico tu sei stanco” e la sua mano con un sorriso mi darà Mi porterà Tra bianche case In bianche mura In bianchi cieli Mi vestirà Di tela greggia dura e bianca E avrà una stanza Un letto bianco anche per me Vedrò il giorno E tanta gente E anche ragazzi Di bianco vestiti Mi parleranno Dei loro sogni Come se fosse La realtà
Li guarderò Con occhi calmi E dirò loro Di libertà Verrà quell’uomo Con tanti altri forti e bianchi E al mio letto Stretto con cinghie mi legherà “La libertà – dirò – è un fatto voi mi legate ma essa resiste” Sorrideranno “Mio caro amico tu sei matto” la libertà la libertà più non esiste Io riderò “Il mondo è bello tutto ha un prezzo anche il cervello. Vendilo amico Con la tua libertà E un posto avrai In questa società”
Viva la vita Pagata a rate Con la Seicento La lavatrice Viva il sistema Che rende uguale e fa felice Chi ha il potere E chi invece non ce l’ha
Radici (Francesco Guccini) …Ma è inutile cercare le parole la pietra antica non emette suono o parla come il mondo o come il sole parole troppo grandi per un uomo. E te li senti dentro quei legami i riti antichi e i miti del passato e te li senti dentro come mani ma non comprendi più il significato … La casa è come un punto di memoria le tue radici danno la saggezza e proprio questa è forse la risposta e provi un grande senso di dolcezza.
Da “lettera a Dionieto” Abitano ciascuno nella propria patria, ma come immigrati che hanno il permesso di soggiorno. Adempiono a tutti i loro doveri di cittadini, eppure portano i pesi della vita sociale con interiore distacco. Ogni terra straniera per loro è patria, ma ogni patria è terra straniera. Obbediscono alle leggi stabilite, ma col loro modo di vivere vanno ben al di là delle leggi. Sono poveri e fanno ricchi molti. Sono privi di tutto e sovrabbondano di ogni cosa.
in collaborazione con il comune di Bienno
e la comunitĂ di Bienno