arturo gabanizza, diario dei giorni

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Signore, tu sai che invecchio

e che un giorno sarò vecchia: difendimi dall’impulso di dover dire sempre la mia in ogni occasione. Liberami da quell’immenso desiderio di voler mettere ordine negli affari degli altri. Insegnami ad essere riflessiva e soccorrevole, ma non prevaricante. Insegnami la meravigliosa saggezza dell’ammettere che io posso anche sbagliarmi. Fa’ che io sia il più possibile amabile. Santa Teresa di Gesù

Vivi di noi. Sei la verità che non ragiona. Un Dio che pena nel cuore dell’uomo Padre David Maria Turoldo

diario dei giorni e delle occasioni

di giorno in giorno

diario dei giorni e delle occasioni arturo gabanizza

foto di gianmarco cavallin giacomo de bortoli e marco rigo

Questa semplice raccolta di poesie mette insieme le riflessioni che sono andato a fare in date importanti e in occasioni avute nel corso di un anno. Viviamo in tempi difficili e mi sembrava giusto non perdere la memoria concreta dei sentimenti di amicizia e di speranza cristiana che ho vissuto in questo tempo e che dono a coloro che hanno condiviso con me parte di questo cammino. Testmonianze autentiche di questa speranza sono le immagini fotografiche che accompagnano il testo. Fatte da alcuni amici di età diversa ma di eguale sensibilità. Vorrei attraverso questo libro ricordare i 25 anni da quando un gruppo di giovani di allora e di oggi si sono messi insieme per aiutare attraverso questi libri altri giovani meno fortunati. Grazie!


Signore, tu sai che invecchio

e che un giorno sarò vecchia: difendimi dall’impulso di dover dire sempre la mia in ogni occasione. Liberami da quell’immenso desiderio di voler mettere ordine negli affari degli altri. Insegnami ad essere riflessiva e soccorrevole, ma non prevaricante. Insegnami la meravigliosa saggezza dell’ammettere che io posso anche sbagliarmi. Fa’ che io sia il più possibile amabile. Santa Teresa di Gesù

Vivi di noi. Sei la verità che non ragiona. Un Dio che pena nel cuore dell’uomo Padre David Maria Turoldo

diario dei giorni e delle occasioni

di giorno in giorno

diario dei giorni e delle occasioni arturo gabanizza

foto di gianmarco cavallin giacomo de bortoli e marco rigo

Questa semplice raccolta di poesie mette insieme le riflessioni che sono andato a fare in date importanti e in occasioni avute nel corso di un anno. Viviamo in tempi difficili e mi sembrava giusto non perdere la memoria concreta dei sentimenti di amicizia e di speranza cristiana che ho vissuto in questo tempo e che dono a coloro che hanno condiviso con me parte di questo cammino. Testmonianze autentiche di questa speranza sono le immagini fotografiche che accompagnano il testo. Fatte da alcuni amici di età diversa ma di eguale sensibilità. Vorrei attraverso questo libro ricordare i 25 anni da quando un gruppo di giovani di allora e di oggi si sono messi insieme per aiutare attraverso questi libri altri giovani meno fortunati. Grazie!


1 | anno 2012


Una delle grandi prove della vita

“viveva nel mondo da Lui

consiste precisamente nell’ammirabile

fatto ed il mondo non lo riconobbe…”

dono di vivere molti anni: gli anni ci portano verso

Affascinante è in tal caso

una cima sempre più solitaria,

la pace in Dio,

più fredda e più deserta.

la soavità con tutti, l’irradiamento celestiale

Davanti alle nuove leve,

di bontà e di dolcezza,

poco contano i lavori passati,

l’interessarsi dell’altrui successo,

i meriti acquisiti,

parlare poco di sé;

le opere realizzate…

sopportare in silenzio

Però è stupendo, ammirevole

la prova interiore,

collocarsi al di sopra

curarsi la salute senza esagerare,

di tutto questo.

ed assaporare le amarezze senza amareggiarsi,

A nostro incoraggiamento,

perché Dio vuole farci capire

possediamo il grande Modello:

che Lui solo basta. Card.John Newman



diario dei giorni e delle occasioni gli autori

5 | anno 2012


per le poesie Arturo Gabanizza

nella “Scuola Grafica” prima come

Ha ormai l’età veneranda cui uno viene

tecnico, ora come docente

definito “emerito”: 75 anni,

di Educazione Civica e Religione.

è salesiano di don Bosco e poeta.

In questi ultimi anni pur lavorando ancora

Coltiva l’amicizia come valore umano

con la Formazione Professionale e la

e cristiano assieme a giovani di ogni età

Pastorale Sociale e del Lavoro, è stato

e condizione sociale.

costretto a rallentare le sue attività, l’età

Veronese “de soca”, nato nel rione

lo ha fatto, forse, più riflessivo, osserva,

di San Zeno, ha vissuto la sua infanzia

coltiva le relazioni, la bicicletta, la buona

e giovinezza attorno alla chiesa degli

compagnia con i giovani dalla prima

“Scalzi” immerso in quegli ambienti

alla quarta età, scrive poesie che ogni

popolari di cui è scomparsa

tanto, in ambienti diversi della nostra

perfino la memoria.

provincia declama e con l’aiuto di amici

Operaio rotocalcografo dal 1953

pubblica in simpatici libri come questo

al 1971 presso la Mondadori, prima

che gli servono per racimolare qualcosa

a San Nazaro e poi a San Michele, ha

per aiutare degli altri amici dispersi

vissuto in prima persona le vicende che

in terre di missione.

poi, alcuni, diranno del “sessantotto”. Dal 1971 don Bosco lo ha chiamato ad essere Salesiano-laico, e da salesiano ha vissuto e vive all’Istituto “San Zeno” 6 | anno 2012


per le fotografie Marco Rigo Veronese, diplomato al“San Zeno”, ha avuto responsabilità nel settore stampa rotocalco in una grande azienda veronese. Ha fatto un’esperienza di cooperazione nei primi anni ’80 in Cina, collaborando all’avvio di una scuola grafica per l’imballaggio a Wuxi. Da sempre appassionato di fotografia, cerca di cogliere alcuni attimi significativi della vita che scorre, prediligendo il bianco e nero. Dal 1984 collabora con Arturo Gabanizza per i suoi libri di poesie. Con la moglie Rossella, ha avviato uno studio fotografico specializzato nella ripresa e stampa in bianco e nero con tecniche tradizionali.

Gianmarco Cavallin Gian Marco Cavallin, veronese, 52 anni, diplomato perito grafico nel 1978 alla “Scuola Grafica Salesiana S. Zeno di Verona”. Dal 1984 lavora nel mondo della fotografia, un hobby che è diventato professione. Ha collaborato a più pubblicazioni fotografiche. I suoi sono reportage che riprendono persone di diverse culture ed etnie in giro per il mondo.

Giacomo De Bortoli È nato a Villafranca di Verona ed ha 17 anni. Si è recentemente qualificato con ottimi voti come “progettista Grafico” presso la “Scuola Grafica Salesiana San Zeno”. Possiede la passione e il talento per la fotografia il che fa ben sperare per il suo avvenire artistico e professionale.

7 | anno 2012

Alberto Sperotto Nato a Verona 50 anni fa, si è diplomato nel primo corso di fotocomposizione al San Zeno: un diploma che sembrava futurista allora e che oggi, a trent’anni di distanza, è storia. Finita la scuola, al servizio militare preferisce partire come volontario per tre anni a Sucùa, in Ecuador, con la Federaciòn de centros Shuar. Dopo varie esperienze professionali, oggi si occupa di comunicazione ambientale. L’impegno civile per la democrazia partecipata e la tutela del territorio lo ha portato, negli ultimi anni, frequentemente sui giornali. Fotografo per caso: un trasloco ha fatto riaffiorare delle strisce di negativi mai stampati.





al nuovo anno un pensiero per un nuovo anno che viene tra passato e futuro, tra ricordi e speranze Quanto tempo gh’è passà da quando volea essar alegro e spetavo in piè, con il bicer pien insieme a la Jole, Giorgio, Paola e Andrea un ano novo che vegnea… Adesso che el corpo mio se frusta e l’anima non so se la se giusta… Ghe vò drio con la me vosse roca e malcunà al Te Deum che se canta in ciesa pàr ringrassiar el Signor de essar rivà fin qua… E arvedo i ani che passava e i saludavo i novi in meso a le bobine e a la spussa de toluene fra le rotative a San Nazar… O in in qualche sera in compagnia dei frati coi butei dei Scalsi, a l’oratorio.

de la comunità de Franz… E adesso che vo in leto bonorìa sogno e prego pàr sti fioi de ancò che i se goda ma no i se fassa mal… E quando me also e guardo sto ciaro sol del novo ano ve auguro a tuti veci e zovani un ano novo de felissità. Auguro Pace nel mondo e nele vostre fameie… Prudensa e passiensa nele me comunità! E a tuti voia de darse da far sensa giudicar ci non fa o non fa mai bastansa…

O ad Albarè

Auguro a mi e a tuti quanti de çercar el silenssio

con quei cari amissi “strani”

che te fa scoltàr el Dio serto 11 | anno 2012

quel che te gh’è dentro… El Dio securo che ne parla con la vosse de ci vive tribulando… E a voialtri gente de ciesa e gente de cultura che voli spiegarme ben el parché de la me vita… Ve dirò che so ch’el Signor non vegnarà nel molinamento de un novo taramoto, gnanca nel fogo che brusa le foreste ma in quela arieta fresca e de sesto che vien so dal Monte Baldo che me da el soriso che ve regalo tuto a voialtri gente amiga che sa volerse ben e fa del ben…


12 | anno 2012


la strada sula neve per iniziare una strada che si costruisce nella condivisione con gli altri L’è duro versar na strada caminando sula neve neta. El scarpon el se fonda e passo dopo passo… te gh’è da metarlo ben postà vissin a n’albareto tacà a la rocia dura… Ci te vien drio no g’à da pestàr dove te gh’è pestado ti, ma in un posto difarente, e anca quel dopo e i altri… Così el santier se slarga e pol passar più gente e cavai e slite e caretini… Così anca nela vita ghe vol ci fa fadiga, el primo che pesta la neve neta ma anca el secondo, el terso… Lori no i deve mai pàr asìo metar el piè dove el primo g’à pestà.

El primo na insegnà la strada ma anca noialtri dovemo metarghe del nostro, le nostre idee, el nostro cor, el nostro butarse dentro… Copiar i altri el pol dar ben na olta do se i te la fa passar ma dopo ti te resti lì… Nela fameia nela società nel nostro far quel che ghe sta val pàr far capir dove se va ma se nessuno se sforsa da pestàr più in là el sentier se ferma e ti te resti qua… Nessun omo pàr grande che sia no el pol far gnente se no divide el so passo 13 | anno 2012

co un amigo al fianco e altri pàr de drio… La strada alora la sarà più grande e la neve pàr tera no lo spaentarà…


14 | anno 2012


carneval a verona allegria vissuta fra ricordi e realtà

I dise che a carneval Ogni scherso el val…

le cose serie che bisognarìa saver…

Mi invesse son un scherseto che i g’à fato a carneval e che da alora no sa più rimesso in sesto…

Scuseme tanto siori benedeti mi no so ridar come fasì voialtri su le disgrassie de i altri…

Ma no me dispiase proprio d’essar così malmesso parché posso godar de la vostra simpatia e rìdarghe su dele persone serie quele che ghe fa senso la me pora compagnia… Me ricordo che mi da bocia sansenato fasea el “gnocheto” ala gran sfilada de San Zen al venardì del gnoco… Adesso son sol un poro gnoco come i me dise uno indrioto che no capisse

Mi rido soltanto su de mi, su le tentassioni che mi fasì vegner, che son vecio, grasso e bruto che non sa el valor dei schei e no g’à ambissioni de saver de più… Cari saoni del saver più alto no calcoleme massa mi non so dei vostri mi prego Cristo ma come Lu non son dela vostra religion quela che i combina fra de lori e la pàr roba da siori… Mi son son soltanto un scherso fato a carneval

15 | anno 2012

che a carneval se gode che gusta i gnochi, come bei ricordi de fameia e beve saorìo pàr la compagnia… E ride e bala E sente da dentro che la vita l’è bela pàr tuti, par ci le zovine e no g’à pensieri… Ma anca par ci come mi l’è nato ieri e fa un po’ scaresse ma sa che con un piato de gnochi un bicer de vin e le vostre caresse el pol rissusitàr e deventàr n’ vero scherso ma vivo pàr sto carneval!



par la festa dela renga una tradizione di amicizia a Parona

Quando el carrneval l’à finido la baldoria e la quaresima l’è pronta a ricordar a mi de far la penitensa… Mi scapo in un paesoto a le porte de Verona sior de vecie tradissioni… Sì mi vo a Parona a ciuciàr la renga con la polenta brustolà e un po de vinelo pàr calmar la sé… I dise che sta bela tradission la g’abia storia vecia da quando Parona l’era un portesel pàr i barcaroi che vegnea so dal Nord e che i portava legna pàr i masaroi e renga fumegada par i pistori… Fermandose nele taverne in riva a l’Adese postade

i ghe ofriva sto bon pesse pàr quatro goti de Valpolesela… E così con gusto preparada la renga l’è deventà piato gustoso pàr quei veronesi che ghe piase le tradissioni, la compagnia de amissi, la polenta brustolà, el Valpolesela che fa passar la sé… A tuto chesto ancora la renga me ricorda le çenete pitoche a casa mia dove la polenta pociada nela renga la me iutava a far passar la me fame vecia… Cari amissi ve ringrassio tuti quanti… Mi che ormai son fato più

17 | anno 2012

pàr la quaresima che pàr el carneval sta renga l’à gusto volentieri l’à g’à el saor forte de le cose mie quela de la me gente quela che savea vivar a testa alta in meso ale disgrassie e te tolea cussì come te sì… Sensa brontolamenti. E la me dise: “sentete so! Gh’è un piato de renga e do fete de polenta anca par ti!”


na matina a nazareth... ricordi della bottega artigiana e di una semplice famiglia amica della “Sacra Famiglia” La botega de me pare l’era na botegheta verta su la strada… Sul retrè gaveino na cusineta co le scale e sora do camere quele dei me veci e quela mia da butel col leto alto e na scansia che doparavo come scrivania… Le prime poesie l’ò scrite lì sora la botegheta de papà sentendo el so scopel che modelava sorisi pàr Cristi e Madonine e dove me mama e mi lustraino colonine pàr le tombe dei siori…

me ricordava quei che Bepino ghe fasea a Maria sul senso de quel Fiol che l’era lì ma el volea andàr via… E quando Lu, Gesù l’era fora coi amissi lori se domandava cossa sarà de quel fiol? Dove l’andrà a finir? Maria tuto la savea ma gavea paura che tuto fusse sogno e che Gesù se fermasse a fàr el mestier che Bepin el gavea insegnà…

ma che lo risusitarà pàr farlo deventàr el gran profeta, el Messia pàr l’umanità… Me piase tornar Nela preghiera mia ala bottegheta nazarena e pensar che anca Gesù prima de far el Cristo l’abia scominssià con semplicità, a tiràr de piala co Bepin…

In sta botegheta artesana g’ò imparà l’amor del laoro fato ben… E lì me nata la devossion pàr la me religion cressuda nela botega del Bepi marangon…

Ma na matina quel fiol con un soriso sveio el’à saludadi el g’à spiegado cose che i fasea fadiga a capir. El g’à da un baso forte a tuti e du, l’è andà… Nasse così a trentani pàr Gesù quela so mission

In quela botegheta che ghe someiava a quela de papà. Verta sula strada in meso ai buteleti che suga ala gente che va, che compra, che ciacola, che beve a l’ostaria… L’è par chesto che a Nazareth g’ò trovà el Gesù che na s-cianta me someia, uno de quei che laora e tase de quei che prima de predicar

I discorsi dei me veci

che lo portarà in crosse

i pensa su quel che i g’à da far…

18 | anno 2012


riconossar don bosco per ricordare e riconoscere don Bosco

Vorìa… Ma come se fa riconossar don Bosco? Gh’è passà massa ani da alora o no gh’è tempo… Ma so che ogni tanto se sero i oci lo rivedo ripensando a çerti salesiani che me passà vissin che sensa tanti discorsi i me la fato vedar dentro nel ben che i volea al butel che corea pàr el campeto e no pensava a ti…

E sogno i salesiani che come don Bosco i sa smontàr dal vanto dele so careghe e core là dove el butel sofre la fame e la sé de la parola quela tua, quela che consola.

e converta so papà!” N’altro me domanda “se conosso ci me podarìa darme na man pàr trovar laoro che no ghe la fo più de farme mantegnar a vintani da la me fameia…”

Sogno salesiani che sa desmentegà de scaricar la predica da gugol ma te sa ciapar dal cor un cor che vorìa scopiàr d’amor ma no i sa pàr ci e pàr qual parché!

Uno me conta “d’essarse inamorà de na butela e de sentir la voia de andar co ela a fàr come don Bosco e far zugar altri butei in Africa, in Brasile in tere lontane, più in là del mar…”

Adesso che no son più slusente e me incocono nel parlàr come farò a riconossarlo in meso a tuta sta gente indafarada che te urta e core sempre e quando la se ferma l’è pàr lesar l’ultim mesagin che riva sul telefonin? E mi pàr no far la figura del cretin me guardo atorno, me sento so sensa fàr gnente,

Sento na vosse tra la veia e el sono che me fa tornàr in mi… “Ei vecio salesian… guarda dentro qua vedito… questa l’è la me compagna, se volemo ben…” “E alora sposala musso!...” “Questo l’e el me butin, el g’à siè mesi…” “L’eto fato batesar?

speto, me impisoco via…

Ch’el sia cristian almanco lu 19 | anno 2012

Non so sa dir me gira la testa, vago in ciesa a ringrassiar el Signor d’averme da don Bosco come amigo… E spero e prego che i salesiani, come mi i ghe la meta tuta pàr no farghe fàr, con sti butei bruta figura!... Don Bosco pàr piaser dane na drita!




san valentin un pensiero ai morosi di oggi e di sempre

Adeso no ricordo ben, tanti ani fa, ma tanti assè me s’ero inamorà de na butela l’era zovine e bela, el me cor batea forte pàr ela e me fasea sospiràr come adeso me capita quando fo le scale… La se ciamava Jole nome che come mi l’è andà fora de moda… No l’ò persa del tuto ogni tanto s’è trovemo ghe ofro al bareto un bon cafè maciado sperando che no sia massa pecà volerghe ancora ben… Me fermo lì savì, don Bosco,

i me voti, la me età… No voi andàr più in là… E vardando sti butei che s’à fissà a ciamarse amissi mei e che più in là i ghe va sensa pensieri, me vien da dir a lori: “volive ben come ve va ma tuto fasilo con passion sensa fàr massa i conti, savive perdonàr che no essar perfeti l’è segno de l’amor!” E a san Valentin Santo guardian de sti morosi così vorìa pregarlo: “daghe n’ociada a sti cari toseti, ma sensa farte vedar, aiutili a volerse ben così come ghe vien

22 | anno 2012

e anca a quei de mesa età o de età vansada faghe coraio che l’amor no el g’à registri da farse registràr…” E anca pàr mi che l’amor l’è diverso ma importante slarga el me cor che no se tegna mai distante da la gente quela come ti e quela difarente e che ognuno de lori possa entrar a star de casa in mi a pregàr, a sognàr, a vivar come se deve quela vita che Cristo Signor g’à preparà pàr tuti, pàr noialtri e pàr quei che vegnarà!



a san giuseppe “A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa...” Ancò sento sta preghiera come la sentivo alora al scuro, la sera, ne la ciesa dela me contrà ripetuda svelta, dopo el rosario ala bona, dale done quele che m’à insegnà a pregàr… Adesso no te sì più de moda gnanca ti caro Bepin, adesso anca i preti i vol gesti importanti segni de na evangelisassion

la g’à da essar ciara e non la segadura che nela to bottega catava su Gesù… Gesù? Le sta con ti pàr tanto tempo. L’à imparà da ti come se fa a laoràr e a pregàr fasendo el to mestier… E Maria prima de farse tiràr de qua e de là sui monti e su le grote… La impastava el pan la pareciava el disnar e la scoltava tuti spetando e sperando che quel fiol se spiega… Te l’è visto partir e t’è capido…

che se veda ben… Ma che segni pol essar na piala, un martel, na sega? La fede i dise,

I governanti pàr risparmiar i t’à cavà la festa… I commercianti pàr fàr schei i l’à ciamà la festa del papà… 24 | anno 2012

Ma ti Bepin te si restà quel che te sì un galantomo che g’à fato da pare al Dio del mondo… El più vissin a Maria te ghe dà n’amor che non se frua col tempo e coi discorsi… Che g’à voludo ben al so laoro e te l’è fato amar da Gesù fin a noialtri… Grassie de tuto e stane più vissin a noialtri gente del popolo che no vol grandesse che se mantegne col poco che la ciapa e che g’à solo ti che la capisse…




ho voglia di deserto... alla ricerca di assoluto

G’ò voia de deserto voia de andàr in posti dove no posso sentir el tontonàr del mondo, quele parole fate e consumade pàr imbroiàr la pora gente… G’ò voia de deserto pàr sentir el vento che se alsa che caressa la sabia sossura i canti e canta le cansoni… G’ò voia de deserto pàr guardàr le stele che brila nela note e çercàr quela più slusente quela da dove son partì…

o Dio del tempo eterno vosse che me guarda che me insegna come se fa a vivar e amàr sora sta tera… G’ò voia de deserto pàr far la strada giusta verso quel’oasi dove se se riposa e dopo se pol riciapàr el camin… G’ò voia de deserto pàr vinsar le tentassioni dela borìa, dela vanagloria del comando… Dopo el deserto posso ritornar dentro le case nela me cità, con la me gente, con gnente de finto che me sia tacà…

G’ò voia de deserto pàr sentir solo

Col cor libero e puro

la to vosse

come quel Cristo 27 | anno 2012

che g’ò trovà sentà su quel sasso che ciuciava el miel… Gavea sé quel giorno, e Lu gentile come sempre el m’à passà la boracia el m’à spalmà la galeta col so miel… “Amigo el deserto l’è finido el t’à servido ben, la to cossiensa l’à capido ma adesso basta!” “Vien so con mi de là verso el Giordano gh’è Zuane che ne speta el ne batesarà… Gh’emo tanta gente da amàr che se converte!”


per le donne all’altra metà del Cielo co-autrice della Vita

In Paradiso al scominssiàr del mondo Adamo, el primo omo disea al Padreterno che l’era stufo d’essar solo con tanto bendiddio… Ghe mancava qualcossa che ghe metesse forsa, voia de vivar goduria, sodisfassion…

“Ecola qua caro Adamo la to dona, voghe ben e pensighe voialtri a fàr pulito!” La storia l’è sta longa. E la dona nel tempo l’è deventà la vera cossiensa de l’umanità.

“Va ben, va ben” E el Signor sa fato su le maneghe, el sa messo el grombialeto g’à tira fora na costola da l’omo. L’à modelà de fin i bei fianchi rotondi, la tira su gaiarde colinete… L’à sistemà fili de seda su la so facia tonda… La cavà fora la boca granda dal bel color de fiama… La postà i oci fati a posta

L’omo fasea la guera e la dona stasea in casa a curàr le fèrìde.

pàr speciàr el sol…

vederte ancora in giro

Dona, e te sarè mama, creatura amada che g’à rubà al Signor el segret de la vita. E così te saludo amiga mia… E a mi me piasarìa

28 | anno 2012

a cantar la to belessa e la bontà e d’averte vissin prima che mora!


giovedì santo pane, vino e un catino...

Quasi dumila ani fa a Gerusaleme de Giudea, in Palestina… Na sera quando el sol ciapa el color del fogo prima de sparir… Gesù el maestro la ciapà i so amissi el sa trovà na taverneta e in ‘na sala al pian de sora la volù saludarli ben come se deve… Prima de sentarse a tola el sa messo un grombialeto la ciapà un sugaman un cadin, el sa cucià e a tuti el g’à lavado i piè!

ve lasso qualcossa de mi che ve sia de memoria… Ciapè sto pan, son Mi! bevi dentro sto bicer quel vin, son Mi!” Quei omeni gresi paurosi, rasegnadi, Piero che lo rinegarà anca Giuda che lo tradirà no i capiva ma i sa comunicà! E così i cristiani lo ricordarà sempre, e Gesù sarà presente! Anca noialtri adesso lassemolo vegnar femo la comunion Ma no desmenteghemo de tor su el grombial el sugaman e de metarghe aqua nel cadin…

E dopo entanto che i mangnava el g’à fato un discorso che parea balengo… “Butei bisogna che ve lassa

No se pol far ben l’eucaristia se no se se sente in comunion con ci g’à pitoco e malcunà

ma prima de ‘ndar via

i piè sporchi e consumà! 29 | anno 2012




venerdì santo preghiera sul dolore di gesù e sul nostro dolore

Signor Gesù quanto t’è patì! Tuto quel che se potea patir el t’è tocado a Ti! Fin a quel tristo final Inciodà su quela sbuderada asse fata a crosse! I t’à cavà so I ta rubà la verità I volea torte l’amor I g’à copà la to belessa…

sensa gnente sensa un diman pàr Poder speràr… Signor nel to patir dane na man pàr soportàr le umiliasioni… Dane na man e voia pàr riscominssiàr e fa che ben o mal la to Parola, noialtri no la tradimo mai!

Giudicà, frustà, condannà. Solo inciodà con du briganti. Soto sol Maria e Zuane a piansar su noialtri, su le miserie umane… Ancò vivo la To passion e me sento anca mi tradì bandonà, 32 | anno 2012


33 | anno 2012


l’era matina de bonora... un pensiero per la Pasqua che viene

L’era matina de bonora e Maria col passo tristo e svelto de ci g’à un dispiaser che non se pol consolàr, corea verso la tomba a metarghe a Gesù un bel vestì da festa che cuersesse la morte de la so vita onesta… No ricordava più le so parole quele de speransa… L’era morto e basta. E no se savea più consolàr… Rivà vissin a la piera che cursea la tomba l’à visto da distante na figura… “Ci elo? Na guardia? No! El me pàr un butel el g’à la facia bona… Sentì zovinoto Se t’el sé dimelo ciaro dove g’ai portà el me Gesù? Voi farlo tribular anca da morto?

“No piansar più Maria lu l’è risorto le andà via a ripescàr i soi ch’era scapà… Scolteme ben done mie sante ve lo digo ancora, l’è risusità!” Maria nol vol credar E domanda a l’ortolan “Dimelo ti se te l’è sconto? Ridame el me Gesù!” “Maria!“ Ela alora la capisse la vol saltarghe adosso con na goduria ritrovà. “Lasseme star Maria son mi la tera l’era freda e me son desmissià! Ciamali tuti che voi riscominssiàr…” E con Maria, Piero e Zuane L’è nata sta Ciesa che l’è rivà fin qua! Anca noialtri cristiani dopo Cristo gh’emo da andàr in crosse, nel dolor pàr ci

34 | anno 2012

g’à speso la so vita pàr farnelo capir… No ghe sarà el Risorto se prima anca noialtri no passaremo tuti nel patir e no pardonaremo de cor ci n’avrà colpido duro, sensa saver… Nel nome del Signor Risorto femo che la vita nostra viva nel so nome e fassa nassar ogni giorno el nostro amor pal mondo pàr ci sofre e speta da mi e ti na man pàr rissusitàr in quel’amor più forte quelo che ne vive dentro quelo che in quela Pasqua e pàr sempre g’à domà la morte!



36 | anno 2012


pasquetta ricordi familiari

Un zovinoto, cristian de costumansa tuto orassioni e tante devossioni el m’à dito da rabià: “le ora de finirla co tute ste usanse fate de consumo!” E nela so foga santa el m’à rovinà anca Pasqueta… Fermi là! Catolici devoti! Cristiani sensa Cristo! Pasqueta l’è festa de gente come mi sensa creansa, che prega ma sensa sfrodrar quel che la crede… Me ricordo sta festa del pena dopo guera quando con me pare parenti e amissi andaino fin ale ostarie de fora porta co le tole incementà pàr tera

a magnar ovi duri, paneti col salame e vinel da pochi schei…

la gustà el pessin arosto che Piero ghe passava pàr farse perdonàr…

E se cantava quei canti popolani e popolari che penso i sia imparentà a quei dei amissi de Gesù che i cantava a Cana. Dopo nel tempo co i me amissi andaino più in là in bici, su strade de colina meteino so la cuerta sul prà e la tovaia, e tuti a far paneti a brustolar polenta a ciacolar del mondo e caressar butele… E penso che anca Gesù dopo la resuression la volù sponsàr e in riva al mar de Galilea

Gesù dighe qualcosa Ti a sti butei devoti che vol farme deventàr omo pàr ben e desmentegàr che Ti con la Pasqua te sugà el me pianto e te portà viva nel me cor la contentessa!

37 | anno 2012


38 | anno 2012


amissi del risorto Gesù è tornato ed è presente

Dopo la resurresion, Gesù l’era comparso ai soi. Ma nissuni volea credàr in Lu “L’è un fantasma… No pol essar Lu!” “Guardè sti busi su le mane e sui piè. Guardè sto sbrego…” “Ma? Non savemo…” Gesù g’à perso la passiensa! Ghe dise: “G’avio qualcossa da metar soto i denti?” Piero tira fora del pessin rostì e fu da alora che tuti g’à credù che l’era proprio Lu, Gesù! Cari amissi penso proprio che anca noialtri pàr farse riconossar ghemo bisogno de dividar qualcosa con dei altri.

ma anca dela roba che se pol magnàr… Robe che no costa schei ma costa fadiga pàrchè l’è nela fadiga che se deventa veri. M’accorso adesso che se vivo l’amicissia alora so! Che ghe son e son vivo pàr mi pàr voialtri pàr i altri pàr quei che conosse riconosse e sa dividàr con un soriso quel poco che se g’à…

Non solo idee o preghiere 39 | anno 2012


a san zeno dedicata al Santo Patrono e alla Chiesa Madre di Verona

Quando la me testa la se fa pesante mi çerco na’ parola bona che me cava dal cor ogni magon e possa trovàr un Dio che me perdona me daga na paca sul copin pàrché camina svelto e porta ala fine el me destin... Alora l’è el tempo de tornàr a San Zen la me Cesa de Verona dove i m’à cresimà… Dal vescovo moro ch’el ride ancora in barba a ci vol che Verona no g’abia amor a ci el Signor g’à da n’altro color... Un zovinoto co l’aria da bechin el m’à fermà, el m’à ciapà pàr un foresto che no pol entràr sensa pagàr… G’ò spiegà che s’ero un sanzenato de quei de prima dela guera

neodo de uno “mostri” che zugava a s-cianco e a tamburel su la piassa davanti al campanil... Uno dela maraia che andàa al cinema “miola” pàr spetàr “i nostri” e batàr mani e pié quando i vegnea de corsa su i cavai a vinsar su i indiani “siù” che alora i parea nefandi… L’ometo vestido da bechin el m’à lassà passàr... E fra un cinese che guardàa in su e un tedesco che lesea el libreto, me son tirà vissin a San Zen pàr vedàr se el so soriso l’era sempre là... “Voi ringrassàrte San Zen parché no te te si desmentegà de soridar a la to gente e te pol dala to ciesa 40 | anno 2012

dir ancora al campanil lasseli zugar, sti fioi pensa… mile ani e semo ancora qua….”


libertà e republica ricordi civili

Ci come mi da butin e buteleto l’à visto nassar sta nova Italia adesso ghe fa senso quel che sente e vede sui giornai e in tivù… Ma devo tasar parché son vecio e non so capir l’economia la stagion che cambia e la modernità… Lo so che el tempo l’era diverso alora da quel che vedo adesso nel me sogno de vecio bauco e fato mal… Ma gh’era del sanch rosso nele nostre vene e i butini i corea sensa pensieri, le mame le pregava Gesù e Maria e i omeni i andava a l’ostaria a parlar de libertà

che tornava a essar parola de senso e de speransa! E mi da zovane laorante podea credar con fede nel me Gesù Signor compagno de strada de tuta quela gente che no g’à mai avudo gnente… Risento la to vosse Carlin Te seri alegro e altin “Erminia, Arturo femo festa gh’emo la republica!” “Sì va ben ma iè le tre cavete le scarpe e vien in leto!” “Ma no te capissi che noialtri, Popolo sovrano semo la nova Italia!” “Sì va ben, ma vien in leto, ghe ne parlaremo ben doman…” Poro Carlin Ghe passà del tempo Mi son più vecio de ti oramai 41 | anno 2012

ma no g’ò visto tornar la libertà! I siori i sa cambià camisa con camise da tanti colori, una pàr ogni ocasion… Ma ci g’à schei iè rimasti quei… A Dio, Patria e Famiglia i g’à sontà Popolo Laoro e Libertà! Ma noialtri semo restà pitochi e i zovani iè avelìdi pàr el so doman tanto balarin… Sa posso far Carlin? La me pàr na busarada! Che ghe sia ancora dei zovinoti sinceri che possa ridarghe la poca speransa che ancora m’è restà?




44 | anno 2012


il primo maggio è la festa del lavoro e dei lavoratori

Me contava me papà che durante el fassismo lu con qualche amigo socialista e popolare i se trovava verso sera in qualche vecia ostaria soto i portegheti dela “sotoriva”, i se ordinava meso litro de vin e sensa dar ne l’ocio al fassista che ghe passava soto i brindava a sta festa. El primo magio l’era tuto dentro l’ombra de quel goto…

“i mammut” dela società bona gente, se sà ma ratatuie dela preistoria… Del secolo passà!

Dopo che gh’era finì la guera averghe le mane sporche da operaio l’era l’orgoglio de na “classe” intera, e tacadi a brasso se andava cantando in corteo fin su la piassa “Su fratelli e su compagni tutti uniti nella libera bandiera…”

Noialtri quatro gati ormai semo tuti pensionati, tornemo a “sotoriva” a bearse un goto e ricordarse dei “primi magi” passadi che gh’emo consumà…

Adesso noialtri semo deventà

“Sentete qua… Come la te va?”

Pàr i operai de ancò l’è solo na festa pagada dal contrato… i più zovani amanti dela musica moderna i va a Roma a piassa San Zuane a scoltàr el gran concerto che ghe regala i sindacati…

Un forestier me se vicina l’è scuro de facia e de pensier… “Gh’eto da tacar?”

45 | anno 2012

“Mal! I ma licensià! Se no me trovo un laoro i me ributa in mar…” Me guardo in giro semo veci ma anca pàr lu bisogna scominssiàr! Mi credo in Gesù e posso vedarlo solo se resto ancora come alora dala parte de la gente che laora…


a maria ricordi del mese di maggio

Ricordo a magio come fusse adesso le nostre fasili preghiere a la Madona a la vecia maniera de la nostra franca fede arlevada in quela To cieseta vissina a casa mia... I nostri canti cantadi a vosse piena… “Mira il tuo popolo o bella Signora che pien di giubilo oggi ti onora…” i ne impieniva el cor. Ricordo la fede forte dele nostre mame che contrariava el nostro ciasso butel che spetava che la predica la finisse impressia pàr poder portàr in nome de Maria la me bela dal gelatàr sul canton del corso…

In pochi ani el mondo s’à cambià. Ancò pàr vedar la Madona bisogna ciapàr la coriera e andàr distante, quela soto casa l’è brava ma no la basta più… Ma a mi che me manca fià e palanche me piase tornàr a Ti Madona cara de la cieseta del me vecio quartier… Anca Ti te fe le to bele grassie ma non te vol che lo se sapia in giro pàr non fàr massa dispeto de quei che pàr trovarte i vol andàr distante…

46 | anno 2012



a maria ausiliatrice madonna che aiuta i cristiani

Cara Madona Maria Ausiliatrice Madona che da na man… Man pàr desboiarse da tuti sti casini che me sa ingropà nela vita mia che vivo… Man che me iuta a capir cossa bisogna far pàr far pulito… Man che me iuta a pensàr cosa l’è meio cosa l’è giusto e sano pàr iutar quei che nissuni pensa mai… Man che me tira vissin a to Fiol che m’à ciamado e che me vorìa più sveio e più de bona siera…

Maria g’ò bisogno de ti dela to drita in meso a sta gente a posto e bachetona che me vorìa difarente da quel che son e me presento in giro… G’ò bisogno dela to man che sa slongar la mia pàr ciapar ci aris-cia de andar a fondo in sto malsicuro mar del nostro mondo… Cara Madona Maria Ausiliatrice Madona che da na man… Ciapa la me preghiera porteghela al Signor dame la to man sicura e fame star vissin a to Fiol come quel zorno come in quela santa benedeta sera…

48 | anno 2012




a mia madre e alle altre ricordo di mia mamma e di tutte le mamme

Gh’è passà massa tempo. E el me ricordo s’à perso, l’è andà via… Ma qua e là rivedo ancora la to facia rapolada e straca che guardava sto fiol che t’à lassàdo sola e no capiva alora el to silenssio dentro la parola… “Fa quel te te sentì de far ma no desmentegarte mai che da qua te sì partì e la porta l’è verta se te vol tornàr…” Ghe passà massa tempo ma no bastansa pàr desmentegàr quel broseghin in gola che me ricorda quel che no g’ò fato e che dovea fàr pàr ti… Mama mi vorìa se te podessi strucarme ancora nei to brassi, sentir la to voçe piana e gustàr le le to rosarie che te me sussuravi

Mama mi vorìa ritornàr butel in quela cusina streta fra el camin e la cardensa, sentirte criar col papà pàr i schei che no gh’era o che l’avea speso pàr iutàr l’amigo che no podea pagàr l’afito…

pàr farme indormenssar…

brontolè pure

Mama me piassarìa rivedarte dopo le guere de fameia a fàrte fàr la pace e risentir papà… “Arturo va dal Checo e dighe che te daga meso litro de quel bon de soto el banco e passa dal pastisser de fianco e porta a casa siè pastine…” “Gh’emo da sugar el so pianto e fàrghe capir el ben che ghe volemo!” Care mame stele del dumila

51 | anno 2012

sui vostri omeni che no capisse ben o no il vol capir… Ma lasseve basar e caressarve… Fasive ritornàr el soriso largo e pien sora quel pianto… Parché sensa voialtre e el vostro ben, i vostri fioi e fiole che omeni o done mai sarìa o diventàr podrìa?



vieni o spirito mio santo Pentecoste di un tempo e di oggi

Ero bocia picinin e mal mauro e me mama pàr farme passar l’esame de quinta elementare la ma mandà a ripetission da na zovane maestra signorina… Sensa titoli sensa la patente... La costava poco, l’era brava ela con passiensa la me rispiegava quel che le moneghe le m’avea sa spiegà! Mi me godevo parché ala fine, sempre la me dasea un dolceto o na caramela al miel. I so discorsi iera novi pàr quel ora la me parlava de Cristo sensa la facia dura e malcontenta dele me moneghe de alora

che le me metea in colpa sensa aver mai pecà… Un giorno che no gavea ben capì el discorso dela suora g’ò domandà “conteme signorina ci elo mai sto Spirito Santo che nomino nel segno della croce ma no g’ò visto mai?” Ghe sa luminà i so oci la ma parlà dela libertà dei doni ch’el porta, de la lusse che da pàr caminar dela so stofa fata pàr consolar… Dela so relassion col Pare. Dela forsa che sa dar al Fiol. Del vento che fa sofiar dove l’è Lu ch’el vol! Spirito mio Santo sento ancora el bisogno

53 | anno 2012

de sentir le to ali de colomba E sero i oci e me pàr de scoltar la me maestrina che me riconta la storia del to regal grando a Maria quel Gesù che g’à cambià la storia de l’umanità! Vieni o Spirito mio Santo manda so dal Ciel un ragio dela luce tua che la possa vegnar e riposàr felice e sana dentro el cor grande de sta umanità!




i me morti ricordi di un passato e speranze per il futuro

Sento ale me spale na vocina “dolceto, scherseto…” Iè i buteleti che suga co la celtica mania… Mi no me va de brontolar g’ò gusto che se possa anca coi morti far alegria… Ma vo so da n’altra strada vissin a l’Adese dentro al cimitero a impissar el me cero ala me gente che riposa là. E me vien in mente quel che me disea papà “vedito qual’angiolo grosso sora la sogia co la tromba in boca quando sarà el momento co so sòn profondo tuti el sveiarà” E mi pensavo a quanta confusion che ghe sarà! E penso a tuta

quela gente che potrò incontràr… Gli amissi del quartier, quei de bottega, i me butei de scola andà via massa presto, i me veci i me frati i me maestri tuta quela gente che g’à perso del tempo pàr tirarme su… Ma anca la gente che no conosso sola e solitaria… Butei sensa doman done sensa passion omeni sensa laoro… Spetime! Voi essar anca mi dela vostra compagnia quela che entrarà alegra

56 | anno 2012

par prima cantando nel regno del Signor!


a santa lussia ricordi di una santa di casa mia

Cara santa Lussia santa de casa santa de fameia santa dei me ani butini quando me mama me compagnava ai bancheti in piassa Bra e te scrivevo na bela leterina sperando d’aver non sol carbon dentro al me piato…

I buteleti de ancò iè più smalissiadi e crede poco a ti cara vecieta coi oci sul piatin che compagnà dal castaldo sul musseto te vegnei de note co le scarpe tute rote a portarme la cariola e el cavalin…

E te prometevo d’essar bon e de far tuti i compiti e de scoltàr la mama… Cose che volea fàr ma no g’ò mai fato ben…

Adesso la to parte le fa le none, le sie, mama, papà e i so amissi novi che ghe gira atorno…

E me vedo guardàr papà de drio al camineto che el te ciamava “Santa Lussia dala scuffia Santa Lussia dal scuffieto scolta sto buteleto!” e vedeo vegnàr so e no so come sia sta caramele toroni naranse

Ma no l’è la stesa cosa. E alora scolteme ancora santa de casa mia, cara Santa Lussia: voghe ben ai butini de alora insieme a quei de adesso che se anca i s’à modernisà i vien ancora da ti a guardàr la stela che brila sui to bancheti in piassa Bra…

e ogni ben de Dio… 57 | anno 2012



e natale verrà! il nostro Natale, ricordo di tanti Natali

L’altrieri g’ò sognà ch’ero cascà in una note come questa non so come e parché in un campo de pastori fora Betleme in quel de Palestina… Fasea fredo ma no quel fredo boia che gh’è qua… Vissin al fogo se stava ben e mi discorea beato del tempo passà e de quel che vegnarà. Quando un ciaro, na vosse, un stormir de ali m’à scurlà! “Sveive gente! ghe nato el Salvator!” “El Salvator? Ma dove?” “In quela grota là vissin al vostro campo!”

“In una grota el Salvator del mondo?” Ma i pastori come la pora gente crede sempre e pàr prima… I g’à ciapà del late, del formaio pegorin e iè corsi inansi pàr adoràr quel Butin cussì belo e picinin! E mi pàr colpa del sogno me son trovado là In quela note fortunà presente dove se divideva el mondo quel de prima e quel dopo de Cristo. E adesso che el Salvator l’è qua cossa me speta? De far el presepio

59 | anno 2012

pàr rimirar quela grotina? O de sercarlo in giro dove l’è ritornà? Nadal l’è rivà fin qua e noialtri come i pastori dovemo andar da Lu, dai butei che fa fadiga, con i foresti che spussa e nessuni vol. Dai veci col fià groso e la man co la tremarola, coi remenghi che sa solo sbagliàr, con ci no smete mai de speràr nela lusse del Salvator… Semo na stramba compagnia ma te volemo ben caro Signor! Ridane el soriso che gh’em desmentegà! Rifane la facia alegra e adopareli tuti i colori del Nadal!


Io non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti.... Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi. Alda Merini


anniversari e ricordi Sono immagini, annotazioni di eventi, anniversari, situazioni che mi hanno coinvolto. Riflessioni, crisi, speranze, illusioni che a me piace condivividere e mantenere (tener per mano) con voi cari amici del cuore.

61 | anno 2012



caro “san zeno” per i 50 anni di questa “Casa” che sento ancora la mia casa…

Caro “San Zen”… Casa dela me salesiana religion gh’è passà çinquantani da quando un brao sindaco e un vescovo santo g’à benedì la prima piera de sta Casa Salesiana che sarà Casa vera pàr quei che vegnarà mile e migliaia de butei. Posto preparàdo ben pàr imparàr un mestier co l’onestà del vivar cristian nela maniera che don Bosco g’à insegna! Mi son rimasto con ti pàr tanti ani Casa de vita mia oramai, dove g’ò insegna e imparà da voialtri butei e salesiani i valori che Cristo g’à donà… Lo so che el tempo passa e le rughe anca su de ti se fa pesar…

Anca ti come mi te devi far la dieta pàr campar… Te l’è fata sensa brontolàr… Mantegnendo el ciasso salesian sensa lassar andar via speransa… Ma vorìa dir ai to brai dotori che te cura ben, de salvàr almanco salvàr la speransa del cor la nostra simpatia pàr sti butei… Che se possa anca con fadiga mantegnar l’allegria la voia e l’atension pàr el primo

63 | anno 2012

come a l’ultimo butel. Altri aniversari, pàr fortuna, dal basso no li vedarò… Ma me piasarìa sognar che un toco de maton del me laoro dela me orassion el ghe restasse nel cor de ci m’à visto passar fra ste stanse e fra sti laboratori…



caro don bosco e cari salesiani... a ricordo di chi con me ha vissuto questa scommessa

Vedo calar le ombre del tramonto dentro ste care corti salesiane e me ciapa un poco de paura, ve la confesso tuta… La paura de non aver fato el me dover… E d’aver fato mal quel poco che g’ò fato… Ma istesso ciapo fià pàr dirve na parola: Grassie! A tuti! Grassie pàr averme soportà fato coraio nele me disgrassie! Voi ringrassiarve tuti a partir dai più zovani che sa tante robe e le sa dir sa tasar e sa capir scoltar le me magagne e me iuta a speràr anca contro la speransa… Grassie ai più veci de età, paesani mei lori me conta del vivar la so storia e i valori che se g’avea

Grassie ai me superiori, quei che me comanda o che ghe pàr de comandar, l’Ispetor col so Gran Consiglio l’Economo de vaglia, che sa e la sa contàr… Diretori importanti e straripanti… Presidi e professori de licei e università strapieni de sapiensa… Veci maestri coadiutori de arte e dei mestieri che no se impara più… Catechisti e animatori de spirito e de vita che ogni tanto pàr l’entusiasmo smissia la rete co la fede e confonde l’amen co l’aipad… Grassie anca a quei salesiani che vive e laora nei vilagi in tera de mission… O pàr la strada a trovàr ci el so caminàr g’à perso… Vedo la note ormai sempre più arente e nela note rivedo

e adeso i pàr sparidi…

i me veci maestri 65 | anno 2012

quei che riposa e che me speta, ancora… E mi no vedo l’ora de ritrovarve e discorar e pregar pàr ci vive nel mondo… Quel mondo che amo e che sarìa sta diverso se un giorno don Bosco no l’avesse scominssià… Grassie ancora amissi salesiani de soportar e de scoltàrme de lassar a mi del tempo pàr pensàr ai altri pàr no sentirme solo… Grassie pàrché ogni sera nel recitar compieta possa dir ancora come Simeon profeta “vo via contento… parché so che g’ò visto el Signor longo la via…”


alla comunità dei giovani per i suoi 40 anni, per l’amicizia che da voi ho ricevuto.

Un giorno o forse l’era sera un prete l’à scommesso la so vita pensando che valea la spesa prima de parlar o de pregar trovar el modo de far qualcossa pàr ci sta mal tanto pàr scominssiar… Scominssiar con e pàr la gente tegnù da parte da la gente ben pensante. Ma che in piassa la domanda parché? Don Sergio … amissi cari quante olte g’ò sentì la storia tua e dei to compagni de la prima ora. Ma g’ò voia ancora de risentirla ben… La me ricorda quela gente e mi son fra lori

che no ghe piase star con quei che gà vinto, i vincitori… Dopo quarantani quante cose iè cambià! Anca i tosici i gà trova roba più nova da farse o da fumar… I g’à cangià color de pele e de disperassion… Ma ci patisse l’è ancora ch’el gira pàr de qua e g’à bisogno de la man de ci sensa interessi ghe daga speransa e possa parlarghe e discorar de fede d’amor e de speransa come quela gente ne la sofita sora le Regaste o nel prà a Pian de Festa… Mi son vecio ormai ma me piasarìa

66 | anno 2012

vivar bastansa fin a rivedar altri zovani come voialtri come alora che fassa nova sta comunità… Che sapia far vivar la speransa anca in ci come mi a caminàr fa fadiga ma el vorìa andàr…


agli amici di padre claudio per un grande amico e per tanti amici uniti nel suo nome.

Padre Claudio oramai iè passà diesani che te sponsi nel cimitereto del Frassino vissin a la to Madonina e te guardi el to lago da de sora… Vorìa lassarte un ricordin che non sia triste… I to amissi iè rimasti quei… Gh’è passà del tempo qualcuno l’è vegnù a trovarte su… Altri i gìà qualche malan ma i prega ancora e canta sempre “Venessia” el alsa ala to memoria el goto de amarone o de recioto de quei vigneti che te gh’è benedì nele bele tere de Rafaelo nela santa Fumane francescana e con mi e don Romano anca un poco salesiana… Diese ani i pàr tanti ma non iè gnente pàr ci come noialtri se vol ben

e sa che el ben non serve tegnerselo in scarsela…

dove gh’era bisogno de regalàr amor!

Le fabriche iè quasi sparide I to operai iè tuti pensionadi. E quei che ancora i laora i fa fadiga a darse da fàr pàr iutàr el prossimo e voler ben al nostro bon Gesù…

Grassie Padre Claudio Maestro e fradel del tempo vero, quel che ne restà e che mai el se cancelarà!

L’altro giorno col fredo, in bicicleta son passà dale parti de San Bernardin e vissin ala “mensa dei poareti” nel vedar tuta sta pora gente in coa scura de facia e de amaressa in cor, g’ò visto un fratin descalso, l’era più zovane de ti ma el g’avea stampà in viso el to soriso e me parea de rivedarte come alora, alegro sempre lì, dove ocorea

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i butei dei scalsi per il nostro annuale ritrovo che ricorda un tempo felice e ancora vivo

Adesso che son vecio me piase ricordàr i tempi beati dela me zoventù dove i butei iera tanti e le machine poche... Dove se trovava impressia i posti pàr zugàr... E la Tivu no’ comandava e i mesagi che me rivava i vegnea solo dala voce de me mama che me ciamava dal so pontesel...

del teatro, dele gite, del mese de magio e le preghiere, dele nostre prime ciciarade a le butele... l Scalsi na cesa e un convento: L’è sta anca preson... «Facia da Scalsi» me ciamàa me mama pàr dirme che s’era un lasaron...

El tempo dele corse col caretin so dala pontara,

Adesso «i Scalsi» l’è na ciesa seria dove la gente la vien solo pàr pregàr... Le nostre case i l’à butade so pàr fàr ufici de avocati e de notai e no gh’è più posti pàr poder zugàr... Noialtri «i butei dei Scalsi»

dele partie de l’Ausonia,

gh’emo qualche

L’era el tempo de la me zoventù el tempo dei «butei dei Scalsi» tiradi su con passiensa e con amor da padre Cherubino e dai frati del Carmelo...

69 | anno 2012

aneto in più i cavei più bianchi, la pelada, qualche afaneto al cor… Ma no gh’emo perso l’amor, quela voia de stàr insieme, in compagnia e da sta Ciesa, da sti frati, da padre Cherubino ne rimasta incolà la simpatia! E ai nostri fioi de ancò che ride poco, quei dala facia dura e inmusonada volaressimo darghe tuta l’alegria che gh’emo in cor e dirghe che la zoventù l’è bela e no l’è na busarada…


70 | anno 2012


maridarse... la più classica e amata delle mie poesie sul matrimonio

Decidar ’na sera... “Sa disito che ’ndemo a stàr insieme?” Decidàr ’na sera... “Sa disito che metemo su fameia?” “Che trovemo un prete che ne benedissa, pensemo a dei fioi che ne someia...” Maridàrse e vol dir no’ stàr più soli... Maridàrse e vol dir trovàr ci te capisse, che g’abia voia de restàr co’ ti... Maridàrse e lassar mama e fradei ’na casa calda pàr rifàr el nido pàr ’n’altra casa calda pàr altre mame pàr altri fradei.

Maridàrse, el vel bianco de la sposa el prete che ve benedisse, i anei el riso tirado dai butei. La torta grande co’ su scrito Viva i sposi! E... Finalmente soli, nel silenssio, desmissiado soltanto dal sbatar de l’onda sula ria… Dal profumàr dei basi. Nel sano saor de la speransa...

71 | anno 2012





la vita che nasse per un battesimo di uno dei miei tanti nipoti ideali

La vita che nasse la nasse in un momento, ma la se maura pian pianin… Dopo quel tempo che du che se vol ben no’ ià voludo solo dirlo e basta ma i l’à fato deventàr persona…

La ve soridarà e ve pararà forse che non capissa ben… Ma sensa far vedarlo in giro tuto ela la immagasina dentro le caresse le parole, el sentimento…

E sta creatura al momento giusto cussì la sa presentà sul palco dela vita…

E so che al momento giusto, quel ben donado alora tuto ve tornarà… E da ancò che Gesù l’à voludo che sia creatura dela so comunità sarì contenti d’essar stadi la man sua, del Signor de la vita che fa vivar par ridar forsa nova a sta umanità che fa fadiga… Ma che no’ g’à perso la più cristiana dele so virtù la più poareta, quela che compagna la nostra Fede e el So Amor… La nostra cara picola Speransa!

I g’à taiado el cordon che la tegnea ligà fissa a so mama… e con ’na sberleta sul culeto da alora, sta creatura s’à messo a respiràr… Adesso la vedarì cressar giorno dopo giorno, e el pianto lassarà posto al riso… La ve conossarà e la s’avarà che ti te sì so mama e ti el so papà…

75 | anno 2012


la vita nasse dal cor... per una adozione, per un bambino nato due volte…

La vita prima che da la carne la vien su dal cor... Mi g’ò visto butini e butelete dai grandi ocioni verti che me guardava come da mi i spetasse qualcossa che someiasse a l’amor... Mi g’ò visto mame e g’ò visto papà che me guardava come i volesse qualcossa che ghe desse senso a quel’amor che i se sentiva dentro... Mi g’ò visto un giorno quei grandi ocioni verti incrociarse coi vostri che slussiava ’na s-ciantina pàr domandàr sensa parlàr se si voialtri i so genitori? E ogni parola la g’à perso el senso e no scoltì più

le insulse parole de la gente: «No l’è de la rassa nostra...» «Ci sà da dove el vien...» «No te vedi che color el g’à...» «Ci sà ci sarà sta so mama...» Te i compatissi se no i capisse gnente. Lori no i sa che la Vita se se vol ciamàrla Vita la nasse prima dal cor che da la carne. E che l’Amor e solo l’Amor l’è quel che Dio compagna e che v’à fato incontràr quela creatura che ve ciama mama che ve ciama papà e che ogni giorno rinassarà dentro el vostro cor e sarà segno che l’Amor vostro, vissudo l’è deventado Vita!

76 | anno 2012



per una prima comunione un ricordo per un “nipote” che accoglie Gesù

In sti giorni dove tanti buteleti iè compagnadi a la prima comunion, vorìa ricordàr quela sera... Quando... Gesù prima de ciapàr bote e sudàr sangue, prima de ciapàr la strada del calvario... Quela sera quando sentà a tola e dentro la locanda, prima che Giuda lo venda e Piero lo rinega, prima che i altri i scapa via... L’à volù saludando i soi e fasendo le racomandassioni come un pare fa ai so fioi, benedir, rompàr e dividàr el pan benedir e fàr passar el calice del vin. Segno de vita de un Amor che no se ferma e deventa Comunion! CarI buteleti cussì vissini al me cor e che in sti giorni pàr la prima olta

vegnerà a voialtri Gesù nostro Signor ricordeve che da sta Comunion parte la nostra fede ma che no se ferma qua! Quel Gesù l’è vegnudo a ti ma nol vol fermàrse lì a riposar el vol che te lo compagni, che te te fassi comunion comunion verso la mama, el papà, tuti i to cari e più in la coi amiçi e ci no te conossi ancora... Questo l’è el me augurio che slargo a tuti quanti, femo che ogni comunion sia come questa, la prima... Co la stessa meraveia, co lo stesso amor, co la stessa voia de ci no’ vol essar solo nel fàr comunion col Corpo del Signor!

78 | anno 2012




caro prete... lettera-augurio per un amico salesiano che diventa prete

Caro amigo, ti ch’el Signor t’à ciamado più vissin pàr far sì che la so Ciesa continuasse la strada scominssiada quela sera al pian de sora del Cenacolo de alora... Caro amigo, ti che i t’à ciamado a butar la to rete so nel lago sensa saver se i pessi vegnarà... Ma el to cor g’à dito ciaro, «se te lo disi Ti... Me fidarò!» E cussì gh’è scominnssià la to ventura... Mi son un poro fratesel pien de ani e de pensieri che ricorda volentieri tuti i so preti de ’na olta, quei de poca sciensa ma de tanto cor che i m’à lassado el segno de l’Amor...

L’amor che no sa contàr i schei ne se dana pàr tiràr su quatro quarei... Ma al primo posto el mete el ben dei zovani e de ci come mi, no sta proprio tanto ben... Caro amigo, no’ lamentarte mai se la sera te te indormensarè straco lì vissin a l’altar porta passiensa, lassete magnàr... Magnàr d’amor come don Bosco ve volea in corte, su l’altar, a fàr lession, sempre stessi, sempre salesiani che sa voler ben a tuti quanti ma un po’ de più a quei che fa fadiga ma par don Bosco iè lori la meio zoventù! Avanti sempre, col Signor nel cor col soriso in facia e sensa mai arfiàr!..

81 | anno 2012




per un pensionato la più antica e cara poesia per voi amici neo-pensionati

Qualche giorno fa, l’era de matina I m’à ciamado su ne l’uficio grande. I era gentili, de più de quel che basta… “El se comoda” E i g’à scominssià un discorso ala larga, pien de complimenti. “Savemo che lu da tanti ani el ne da la so colaborassion con braura, interesse, con passion…” G’ò capìo tuto! “Ecola qua pronta la domanda par la me pension…” Son torna zo dala me gente no g’ò dito gnente farò da ridar ma s’ero un po’ ingropà!

Dure le noti, dure le fadighe… vissude ne l’amicissia de tanta cara gente… Adesso curarò l’orto portarò a spasso le neodine farò qualche laoreto pàr sentirme vivo… E quando in piassa incontrarò l’amigo che laora ancora… E lu pàr farme contento me dirà che no l’è più come na olta… Mi savarò che no l’è vera ma me consolarò con l’ultimo goto da bear in compagnia…

E cussì te lasso caro reparto… ti te me visto cressar, te me ciapà butel e te me lassi vecio…

84 | anno 2012


vecia rotocalco dedicata al Signor Maritano e a quel mondo che mi ha iniziato al lavoro e alla vita

In un canton sconto de un vecio reparto in demolission g’ò trova un quadro, gh’era la foto de la facia austera del Sior Maritano el me vecio capo dela rotocalco e primo maestro dentro sta scola qua… Adesso pochi te mensiona ma mi to ciapà istesso e t’ò porta nel me buso dove tegno rancurà i me ricordi, i strafanti e le ratatuie prima che le se perda via… Caro sior Maritano a vardarte così me ciapa al naso la spussa de solvente che vegnea su dale bacinele che me tocava netar… la Prima, la Rembrandt, la Champlain…

Quanti ricordi e quanti amissi cari e quanta paura de ti e de sbagliar… Me ricordo quando te me mandavi dal “capo grosso” con el foglio in man parché el firmasse se se volea giràr… Sbassavo la testa soto le bastemie ch’el tirava seche e in talian “Dica a quel cane del suo capo che giri e se vuole la firma eccola qua!” Te s’eri galantomo… Quel che te pretendei da mi ultimo bocia, te lo volei anca dal paron… E anca adesso come alora fin che se fa tribular el pitoco i tase tuti… Ma se te discuti con ci sta più su,

85 | anno 2012

no sta ben pàr uno come ti! Nei to ultimi ani te si sta maestro de rotocalco in sta scola qua e sensa volerlo te me parecià la strada pàr farme salesian… Quel baston che te me da adesso anca mi el dovarìa passar… Ma no gh’è nissuni che me cora incontro… E alora coro da solo e speto che i vegna tuti in fondo a quel local… Dove se sente ancora l’odor agro del solvente che te imbriagava come el fusse vin…



nozze d’oro per 50 anni di un matrimonio di vecchi amici del cuore

Cari Amissi Penso che ancò dopo çinquantani se pol arfiàr na s-cianta sentàrse so e ricordàr i bei giorni de ci gh’è stado alora, e ancor più le face bele de ci l’è vegnudo dopo... Ve ricordè? La man del prete che ve benediva che va passà i anei el va ciamado sposi e da quel giorno no si sta più morosi Ve ricordè? Quele parole nela gioia e nela malatia, insieme a farse compagnia... L’è belo el ricordàr sereno de quei tempi forti nel tribulàr nel discutàr se ocoreva ma sensa rabia col sentimento che ela o lu

quel che te rumava dentro... Ancò se vede che i rami iè cressudi cressudi gli amissi, cressuda la fameia... E me pàr proprio che se possa dir che i çinquantani noi i sia più de drio mai i sia ancora avanti! Pàrché l’è belo ritrovàrse co l’aiuto del bon Dio pàr desmemtegàr tristesse e afani sensa sentir el peso dei to ani e riscominssiàr ancò insieme come se fusse ieri!

capiva sempre prima de ti 87 | anno 2012



esami... un ricordo affettuoso per un evento

Ne la vita se sa i esami no’ i finisse mai gh’è ci le fa, gh’è ci li subisse e gh’è i comisari che controla... Anca sta scola no’ l’è fata difarente gh’è sempre ci interoga, ci scolta, ci risponde “Dimmi cosa fu la guerra fredda?” No so forse na guera fata de genàr... “Mi dica come si configura il Dadaismo?..” Ch’el sia un novo zugo da zugàr coi dadi? “Ragazzo sono io che faccio le domande! Mi parli ora dell’usucapione...” “Ma l’è dificile sior volo proprio farme fàr la figura del...

le l’arma segreta de ci no sa sa far... Tuto finido!.. Pàr grassia de Dio nissuni me g’à telefonà co quela voçe insulsa da bechin spissiga-morti “Scusi siora come la sta? devo dirle che el so fiol proprio no l’è passà!” “Cossa? Bruto porçel! Come? Me l’avì bocià?”

“Faccia silenzio! Non aggravi con una parola la sua situazione!...” El me scusa ma me son blocà! Savea tuto solo un momento fa... A dirla ben

Inveçe noialtri semo sta promossi! Anca le butele, quele più smorfiosete… Tri basi de qua e altri du de la un piantin de la nona, la mancia de papà!.. Se sa i esami come i salmi i finisse in gloria e sti butei anca se no i ve lo dirà i sarà contenti pàrché

la memoria che sparisse

i pol scominssiar… 89 | anno 2012

A far cossa no se sa… Importante adesso l’è solo scominssiar!


voria trovar... in un momento di crisi

Ve confesso cari amiçi che vivo sto tempo con fadiga... No’ ghe la fasso più de coràr sempre o de sgombiàr pàr contàr de più. Vorìa molàrghe un ponto ralentàr la corsa e trovàr se se pol un cantonsin de mondo dove incontràr gente che no’ brontola più... Co la moier che no capisse col marì che fa quel ch’el vol co fiol che no studia e no fa gnente co ci comanda che vol solo comandàr... Trovàr un posto dove anca mi g’abia rason e se la rason l’è dei mati essàr mato pàr na olta tanto el me farìa piaser...

Trovàr un posto dove la gente possa dir quel che la pensa e possa pensàr quel che la dise... Trovàr un posto dove possa sentàrme sensa che nissuni me sconda la carega... Dove se se capissa e nissuni voia capir de più de quel che serve... Forse sto posto no lo trovarò e non so gnanca s’el ghe sia... Ma averlo pensado e trovà gente che pàr la strada m’à fato compagnia... Pàr mi sto posto amici l’è come lo g’abia sà trovà!...

90 | anno 2012


c’è un dio che non mi piace riflessione su una moda corrente e ricorrente in questi anni…

Gh’è un dio tristo che no me piase proprio el gira su la tera desfa i cori roina le campagne imbastarda el sàngoe de la gente che comanda no so come el se ciama mi g’ò da un nome, el dio palanca… I schei l’è la so trista dotrina e tanti pàr servirlo fa tribular i fioi strapaza la fameia, slisa le scole, desfata le ciese despianta i parlamenti… No so come fermarlo! Me dasìo na man voialtri che credì ancora in un Dio diverso forse perdente ma così tanto vero?

Quel Dio l’ò incontrà na sera vestì da pelegrin sora un mureto vissin a na colina mentre mastegavo tera dopo na bota che mavea molà un poro butel sora na motoretta che pensava de far l’eroe pestando mi poro can che in meso al santier ripensava al ciel… Lu el ma disenfetà la bota e pàr tirarme su el ma slongà la boraceta de graspa casalina quela che Bepin fasea de scondon dei farisei… E m’à dito na parola che m’à fato speràr…

91 | anno 2012

“No lamentarte mai soridi e non pensar ai schei… El “dio palanca” non vinsarà se se trovemo in tanti a no badarghe più! Se ghe volemo ben a la gente anca a quela che no compra o vende… che imparemo a regalar el nostro ben sensa interessi… Che çerchemo la felicità solo là nel nostro cor dove la nasse…”





amissi... l’amicizia, uno stile, il più vicino a Dio

L’omo l’è fato pàr no’ essar solo... L’omo g’à bisogno de altri pàr sentirse vero... E anca mi no’ me sento mi se no’ me specio ne l’altro più vissin se no vedo ci me convinsa che son ancora vivo. Me bastarà ’n saludo pàr la strada na’ streta de man, ’na letera, ’na telefonada. Anca se ancò semo ne l’era del ciasso che te stordisse el cor mi sento el bisogno de paçe, de tranquilità de ’n silenssio ch’el sapia scoltàr anca ci parla co un fià de voçe... Amigo mi te sento... Ti che te me conti de la to fameia

dei to butei che fa fadiga a cressar... Ti zovane che te voressi da mi ’na parola in più che te daga più forsa e più speransa... E ti vecio amigo, compagno de laoro che te me riconti le vecie storie de botega de na vita operaia mai desmentegà... Anca ti caro amigo che te te sforsi de ridar su la to malatia... Amissi mi ve voio ben anca se ste parole no le sa dir pàr ben quel ben che viagia dentro i nostri cori... E quel ben mi lo porto dentro la me Cesa

95 | anno 2012

dove ciacolo col me Signor e ghe domando i piaseri che m’avì domandà… Lu el me scolta. Nol me da sempre rason, ma el me la spiega e me fa vedar el ben anca drio le miserie de tuto quel che vien...


quel che conta! un saluto ai genitori dei miei allievi

L’altra matina pedalavo straco verso casa quando na machina ma taià la strada… La s’à fermà e ghe smontà du siori “Sa voi?” g’ò pensà… “Cossa g’ò combina?” me son dito…

ma no pàr quel che le fa ma pàr quel che le vol dir…

“Bongiorno professor se ricordalo? semo i genitori…” e i m’à ricordà un butel de qualche ano fa i m’à conta sa el fa, el laoro che finalmente g’à trovà el bel ricordo, che i dise, g’ò lassà! “Ne fa piaser vedarlo ancora…” “El piaser l’è mio che m’avì riconossù!”

Non iè le prestassioni de un momento che val ma l’è el sentimento che sa duràr nel tempo.

Riconossar… Eco la parola! Conossar meio Conossar de più Conossar dal de dentro… Le persone,

Ma dopo nei fruti che se maurarà In quel che me dirè fermandome pàr strada beendo na bireta su canton…

Gh’è passà pàr mi el tempo dei voti sul registro che te fa dir e pensar che più iè alti e più quel fiol l’è da consideràr…

Non scolteme gente son fora de seno ma a mi me piasarìa pensar che sta scola se qualche ben la fa no l’è sora a sti banchi…

96 | anno 2012

O quando seri me domandarè el conforto de na preghiera pàr un dolor che v’à ciapà e che no podì dir in fameia… Cari amissi del tempo de scola e de laoro butei, compagni e genitori mi son qua… Savì l’età el decoro i me tien distante da le cose importanti: “no te devi più insegnàr!” Ma i ma lassà del tempo pàr scoltàrve e pregàr pàr tuti quanti, tasar come se deve e lassar parlar el Signor… Ciapar la bicicleta e ritornar a scoltàr…



ai miei maestri ai miei educatori, coloro che mi hanno insegnato i veri valori della vita

I me maestri la gente che m’à insegnà la vita no’ i g’avea quele virtù che de solito porta i santi sui altari.

e el foresto, el poro can, el poareto el g’avea sempre la tola pareciada e pàr le noti d’inverno anca el so leto...

I me maestri più che in ciesa i andava a l’ostaria i fumava la pipa i mastegava el toscan ma i me incantava coi so discorsi de la guera dele done che lori i consolava de le tribulassioni patide in prigionia...

Ghe passà tanti ani, e qualche mona me ciama professor... Mi prego tute le matine e medito sui santi e sul Signor son devoto ala Madona, a don Bosco scolto Messe, fo la Comunion e me comovo sui pitochi, ma solo a la television...

I me maestri però iera cristiani compagni de un Cristo che andava poco in ciesa ma ghe volea tanto ben ai poareti de qualsìa rassa i sia! Le loro case no iera inciavade col lucheto

Ma se un butel me ciama ghe digo che g’ò tanto da fàr! E che mi laoro pàr l’umanità... E la va cussì che sti discorsi me fa desmentegàr l’omo de carne, vero come quel butel che me domanda…

98 | anno 2012

Fra tanta falsità, che i me maestri de çinquantani fa no’ i me g’abia ancora qualcossa da insegnàr?




ai miei ultimi allievi agli allievi che finiscono oggi la scuola e che forse non rivedrò… Che cossa diseli mai i butei de ancò ala fermata del bus, o fora dal cancel o nel canton dove se pol fumàr? O quando i core so dai scalini de sta scola bastarda? Sti butei coi loro zaineti dai mile colori coi loro giuboti dai disegni strani co le braghe che no sta mai su co le facie sincere coi loro sogni stampadi sul muso? De cossa ciacoli pian fra de lori mentre mi conto storie noiose e me impalco in discorsi de poca ’mportansa? No disime gnente la penso da vecio ma a me piase pensàr che sti butei no sia distanti seben i g’abia l’ai-pad digitale dai sogni de ’n tempo che no l’era virtuale...

No so arivarà l’istà e forse el sol el desfarà qualche brontolìo che v’à ingropà! Ci-sà?... Ma pàr mi el tempo che passa nol scancelarà la cara gentil memoria de sto toco de vita passado sognando sui banchi de sta stramba fameia... Dove i profe tuto i volea e voialtri fasei sol quel che ve parea... Ciao a tuti con un po’ de nostalgia dal più vecio e più mona dei profe che gavì incontrà…

101 | anno 2012


arturo gabanizza pubblicazioni (aggiornato al maggio 2012)


Verona… Foto Marco Rigo - Prefazione Michele Gragnato CFP Grafico 1984 Noialtri… Disegni Pietro Vanessi - Pref. Francesco Butturini CFP Grafico 1984 Prima che vegna sera Prefazione Dino Coltro In proprio 1989 Fati cose gente Foto Marco Rigo In proprio 1991 Verona te ricordito Foto Marco Rigo In proprio 1992 Ghe penso su Antologia (1984-94) - Prefaz. Francesco Butturini Centro stampa Albarè 1994 Voria ciamarle poesie Fascicolo - Prefazione Michele Gragnato In proprio 1998 D’inverno rente al camin 3 poesie in una raccolta con altri poeti Della Scala Editore 1999

Su la porta Fascicolo - Foto Bepe De Beni e Marco Rigo Pref. Sen. Luigi Viviani Centro stampa Albarè 1999 Per non perdere la memoria Fascicolo - Ricordi e poesie In proprio 2002 Le stagioni della vita e della natura Copertina Alessandro Rizzi - Foto autori vari In proprio 2002 Storie di Verona e Veronesi Copertina Alessandro Rizzi - Antologia Foto Marco Rigo In proprio 2003 I pensieri i posti le persone Cop. Federico Galvani - Foto Marco Rigo In proprio 2005 Sul canton de casa mia Cop. Mattia Pattaro - Foto Marco Rigo Pref. don Adriano Bregolin e don Redi Maganzani In proprio 2007 Mi? Uno dei tanti Cop. Marco Tonoli - Foto Marco Rigo In proprio 2009

Poesie per una corsa Gruppo ciclisti Roncolevà (VR) Comune Trevenzuolo (VR) 1999

Quel che me resta da dir… Cop. Davide Massignani - Foto Marco Rigo Pref. don Marco Campedelli In proprio 2011

Par quei che vegnarà Foto autori vari (M. Rigo, B. De Beni, F. Veronesi) In proprio 1998

Non so dove i cocai i stia de casa Fascicolo - Foto Marco Rigo In proprio 2011

Traversando el milenio Fascicolo - Disegni di Federico Galvani Centro stampa Albarè 1999 NOTA Le edizioni extra commerciali (in proprio) sono state realizzate da un gruppo di amici coordinati da Bruno Verzè. 103 | anno 2012


104 | anno 2012


Signore, tu sai che invecchio

e che un giorno sarò vecchia: difendimi dall’impulso di dover dire sempre la mia in ogni occasione. Liberami da quell’immenso desiderio di voler mettere ordine negli affari degli altri. Insegnami ad essere riflessiva e soccorrevole, ma non prevaricante. Insegnami la meravigliosa saggezza dell’ammettere che io posso anche sbagliarmi. Fa’ che io sia il più possibile amabile. Santa Teresa di Gesù

Vivi di noi. Sei la verità che non ragiona. Un Dio che pena nel cuore dell’uomo Padre David Maria Turoldo

diario dei giorni e delle occasioni

di giorno in giorno

diario dei giorni e delle occasioni arturo gabanizza

foto di gianmarco cavallin giacomo de bortoli e marco rigo

Questa semplice raccolta di poesie mette insieme le riflessioni che sono andato a fare in date importanti e in occasioni avute nel corso di un anno. Viviamo in tempi difficili e mi sembrava giusto non perdere la memoria concreta dei sentimenti di amicizia e di speranza cristiana che ho vissuto in questo tempo e che dono a coloro che hanno condiviso con me parte di questo cammino. Testmonianze autentiche di questa speranza sono le immagini fotografiche che accompagnano il testo. Fatte da alcuni amici di età diversa ma di eguale sensibilità. Vorrei attraverso questo libro ricordare i 25 anni da quando un gruppo di giovani di allora e di oggi si sono messi insieme per aiutare attraverso questi libri altri giovani meno fortunati. Grazie!


Signore, tu sai che invecchio

e che un giorno sarò vecchia: difendimi dall’impulso di dover dire sempre la mia in ogni occasione. Liberami da quell’immenso desiderio di voler mettere ordine negli affari degli altri. Insegnami ad essere riflessiva e soccorrevole, ma non prevaricante. Insegnami la meravigliosa saggezza dell’ammettere che io posso anche sbagliarmi. Fa’ che io sia il più possibile amabile. Santa Teresa di Gesù

Vivi di noi. Sei la verità che non ragiona. Un Dio che pena nel cuore dell’uomo Padre David Maria Turoldo

diario dei giorni e delle occasioni

di giorno in giorno

diario dei giorni e delle occasioni arturo gabanizza

foto di gianmarco cavallin giacomo de bortoli e marco rigo

Questa semplice raccolta di poesie mette insieme le riflessioni che sono andato a fare in date importanti e in occasioni avute nel corso di un anno. Viviamo in tempi difficili e mi sembrava giusto non perdere la memoria concreta dei sentimenti di amicizia e di speranza cristiana che ho vissuto in questo tempo e che dono a coloro che hanno condiviso con me parte di questo cammino. Testmonianze autentiche di questa speranza sono le immagini fotografiche che accompagnano il testo. Fatte da alcuni amici di età diversa ma di eguale sensibilità. Vorrei attraverso questo libro ricordare i 25 anni da quando un gruppo di giovani di allora e di oggi si sono messi insieme per aiutare attraverso questi libri altri giovani meno fortunati. Grazie!


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