Breve storia di Aversa

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Maria Chiara Naselli Stevens architetto

Breve storia di Aversa

Associazione Gaetano Parente



Indice

La fondazione. La Città di Rainulfo (1030-1135)

p.

La Città di Ruggero II (1135-1156)

“. 10

La Città Normanna (1198-1266)

“. 12

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La Città Angioina (1266-1442)

“. 15

La Città Aragonese (1442-1501)

“. 18

Il Viceregno Spagnolo (1501-1734)

“. 20

La Città consolidata

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La fondazione. La città di Rainulfo (1030-1135)

Nel 1030 il Duca Sergio IV Conte di Napoli concesse a Rainulfo Drengot, capo dei Normanni, il territorio del piccolo borgo di Sanctum Paulum ad Averze per l’aiuto prestatogli nel 1027 contro Pandolfo IV, principe longobardo di Capua. Rainulfo Drengot cinse di mura il primitivo borgo e ne fece una contea indipendente (la prima contea normanna in Italia), riconosciuta dall’imperatore Corrado nel 1038. Nacque così la Contea di Aversa, che estese il suo dominio su buona parte della Campania. Il primitivo nucleo urbano, sviluppatosi secondo il modello radiocentrico delle città francesi, era costituito dalla chiesa di San Paolo, dal preesistente castello di origine bizantina che divenne la residenza di Rainulfo e da alcune fabbriche civili che vi erano sorte intorno; anche per Aversa, come per le città francesi, si prevedeva quindi la subordinazione dei vari elementi al centro dove si trovavano il potere politico e quello religioso. Un’ipotesi accreditata da più studiosi è che l’originaria struttura difensiva fosse costituita da un terrapieno più che da una cinta muraria; il tracciato di questa struttura è ancora oggi leggibile nell’articolazione delle attuali strade di S.Marta, S.Nicola, S.Domenico e S.Gennaro. I collegamenti della città con le strade consolari avvenivano da quattro porte, di cui quella occidentale è da riconoscere nell’androne del fabbricato sito in via S.Marta 37. Tra il 1000 e il 1030 fu fondato dai monaci benedettini il Monastero di S.Lorenzo ad Septimum che favorì la crescita del primo borgo extra moenia. La residenza di Rainulfo, nell’antico castello bizantino, venne inglobata nel Seminario in seguito ai lavori


settecenteschi e le numerose trasformazioni operate nell’edificio non consentono una precisa definizione dell’originario aspetto. Oltre alla cattedrale, che assunse una definitiva configurazione entro l’XI secolo, all’interno del primo anello murario svolsero un ruolo fondamentale per lo sviluppo urbano le fabbriche religiose di S. Croce e di S. Antonino.

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Dipinto di Arcuccio, che si trova nell’Aula Magna del Seminario, e che rappresenta il martirio di S. Sebastiano, antico protettore della città , sullo sfondo del panorama di Aversa medioevale

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La città di Ruggero II (1135-1156)

Nel 1135 prese il potere Ruggero II avendo vinto,con le sue truppe, un duro assedio della città di Aversa. La città di Ruggero II d’Altavilla si ampliò secondo l’originario sistema radiocentrico inglobando all’interno di un nuovo tracciato murario le parrocchie normanne di S.Maria a Piazza, S.Nicola, S.Giovanni Evangelista e S.Andrea che avevano favorito la nascita di nuovi quartieri. Le quattro chiese costruite al di fuori della città rainulfiana erano caratterizzate da una pianta a tre navate dal contenuto sviluppo longitudinale: la navata centrale era più ampia delle due laterali ed aveva un notevole slancio verticale; gli slarghi irregolari antistanti le parrocchie svolgevano un’importante funzione di aggregazione della collettività testimoniata dalla presenza, attorno ad essi, di antiche fabbriche civili come, per esempio, palazzo Merenda (poi Gaudioso) e palazzo Fedele nella piazza S.Nicola. Lo studio delle trasformazioni urbane della città di Aversa è stato caratterizzato dalla scarsità di fonti iconografiche. Aversa, infatti, fu per lungo tempo trascurata dai cartografi; per questo motivo ha assunto un’importanza fondamentale la tavola di Angiolillo Arcuccio, il Martirio di S.Sebastiano, del 1468, custodita nel deambulatorio della cattedrale: nel fondale della tavola, alle spalle della figura del santo, si sviluppa l’esemplare veduta di un’Aversa turrita e compatta ma, soprattutto, è ben leggibile nella sua originaria articolazione con le sue quattro torri il castello di Ruggero II. Il castello fu costruito fuori porta S.Andrea, nel borgo di Mercato vecchio, in posizione strategica per il controllo della via Atellana. Segue planimetria nella pagina successiva.

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La cittĂ di Rainulfo La cittĂ di Ruggero

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La città normanna (1198-1266)

Lungo la seconda cinta muraria iniziata da Ruggero II furono poste cinque porte, quattro delle quali in corrispondenza delle arterie di traffico regionale, in particolare S. Maria, S. Giovanni, S. Nicola, S. Andrea e, in ultimo, Portanuova che consentiva il collegamento diretto con i casali meridionali. In seguito al decreto dell’imperatore Enrico VI emanato nel 1195 divennero importanti poli di riferimento della città normanna i Sedili che beneficiarono di esenzioni fiscali: il Seggitello di Piazza, il Seggio di S.Luigi e il Seggio di S.Antonio. Il Seggitello di Piazza sorgeva lungo il perimetro murario normanno, in corrispondenza della porta nord-occidentale. In origine apparteneva ai nobili della porta Castello, cioè a coloro a cui, probabilmente, era affidato il compito di custodire la porta della città, posta in corrispondenza del quadrivio nella città rainulfiana; successivamente fu concesso ad una Confraternita cui si deve l’iniziativa della trasformazione dell’originaria fabbrica divenuta chiesa di S.Maria del Popolo. Il Sedile di S.Luigi era posto in corrispondenza di una porta settentrionale della cerchia muraria rainulfiana: completamente trasformato nel 1692 dai nobili aversani che lo vollero restaurare perché non si perdesse la memoria degli antichi privilegi delle loro famiglie, conserva dell’originaria articolazione medioevale il solo sviluppo planimetrico, composto da due vani adiacenti di diversa dimensione con antistante porticato. Il Seggio di S.Antonio che si trovava lungo il perimetro delle mura di Ruggero II, in corrispondenza della porta sul Mercato del Sabato ed era riservato alle numerose famiglie nobili che

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risiedevano lungo la via Seggio, fu inglobato nel palazzo Motti di cui subĂŹ le trasformazioni. Ai tre seggi va aggiunto quello di S.Andrea, ritenuto scomparso dalla storiografia locale ma ancora esistente, anche se trasformato, nel Settecento. Segue planimetria nella pagina successiva.

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La cittĂ normanna

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La città angioina (1266-1442)

Dopo la morte di Ruggero II Aversa, che durante tutte le lotte di successione rimase fedele agli Svevi quando questi furono vinti da Carlo d’Angiò, divenne la terra delle rivendicazioni degli angioini. Con la politica angioina la città visse un periodo florido e di grande importanza al punto che i precedenti ampliamenti furono continuati e la stessa regina Giovanna I amava risiedere alla corte di Aversa. I sovrani angioini aprirono la Strada Nuova di collegamento tra Napoli e Capua e tangente all’impianto normanno; determinarono così il definitivo superamento del modello radiocentrico: dallo sviluppo urbano della città “per anelli concentrici” si passò a uno sviluppo “lineare”. Il nuovo asse viario, che causava l’abbandono dell’antica strada consolare e la seguente emarginazione del borgo di S.Lorenzo, sconvolgeva il precedente assetto della città e destinava l’area orientale, da sempre adibita alle attività commerciali, al successivo sviluppo urbano. Il perimetro murario angioino, la cui costruzione ebbe inizio nel 1382, inglobava a nord il borgo delle Benedettine di S.Biagio e a sud gli insediamenti coagulatisi intorno al monastero francescano di S.Franceso delle monache e a quello dei Benedettini di Montevergine. La politica promossa dai sovrani angioini a favore degli ordini mendicanti produsse una rapida crescita delle istituzioni religiose dei Francescani, dei Domenicani, dei Celestini, degli Agostiniani che divennero i nuovi poli di riferimento. I nuovi ordini si differenziano dai precedenti in quanto sono Ordini urbani: diversamente dall’isolamento cercato dai Benedettini, cercano il rapporto all’interno della

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città con le comunità alle quali più si addiceva la loro interpretazione della fede. L’ubicazione delle nuove comunità religiose era determinata dalla possibilità di reperimento di idonee aree all’interno del contesto urbano ma anche dall’opportunità di porsi ad adeguata distanza tra loro. Tra le nuove fondazioni di epoca angioina vanno ricordati i complessi degli Agostiniani, che scelsero il quartiere sud occidentale nel borgo S.Nicola, dei Domenicani, che si insediarono nell’area settentrionale ai limiti della cinta rainulfiana accanto alla parrocchia di S.Croce, delle Francescane, che insieme ai Celestini e ai Benedettini occuparono il popoloso quartiere del Mercato vecchio. Agli inizi del Trecento fu fondata l’Annunziata sui terreni lungo la Strada reale fuori la porta del Mercato vecchio, venne dotata di rendite e privilegi dai sovrani angioini perché ad essa fu affidata la cura degli infermi e l’assistenza ai fanciulli abbandonati. Fuori la porta S.Nicola si sviluppò la Maddalena, fondata da Carlo I d’Angiò e destinata all’assistenza e alla cura dei lebbrosi. Segue planimetria nella pagina successiva.

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La cittĂ angioina

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La città aragonese (1442-1501)

Durante il periodo aragonese la città non vide un grosso ampliamento perché tutte le opere pubbliche volsero per lo più a ristrutturare il preesistente, tranne il borgo extra-muros lungo la Strada nuova tra l’Annunziata e la zona del mercato vecchio. E’ in questo contesto che il complesso dell’Annunziata inizia a svolgere un ruolo fondamentale per lo sviluppo della città: polo centrale sia per le zone di collegamento viario sia per il commercio. Non si registrano nuove fondazioni religiose ad eccezione del monastero di S.Girolamo (1499) fondato dalle Francescane, alle quali venne concessa l’antica parrocchia normanna di S.Croce. Gli aragonesi decisero di costruire ad Aversa una nuova struttura fortificata poiché la fabbrica di Ruggero II aveva assunto prevalente carattere residenziale e risultava poco idonea a svolgere funzioni difensive. Era, inoltre, strategicamente opportuno edificare un nuovo castello sul versante settentrionale con la possibilità di controllo della consolare in direzione Capua. Nella veduta di Francesco Cassiano da Silva è ben visibile l’originaria articolazione dell’edificio privo di baluardi. La fabbrica aragonese, completata negli anni Settanta del XV secolo, si sviluppava intorno ad un cortile quadrato porticato senza torri angolari ed era protetta da un mastio posto in corrispondenza dell’angolo occidentale collegato alla porta della città. Il castello fu oggetto di lavori di ampliamento sin dal 1739 ad opera degli ingegneri di Carlo di Borbone per adeguarlo alla nuova funzione di caserma: di recente è stato portato a termine

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un restauro dell’edificio destinato a scuola carceraria. Tra il XV e il XVI secolo si registrò un notevole incremento delle fabbriche civili.

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Il viceregno spagnolo (1501-1734)

Il viceregno fu caratterizzato dal rifiorire dell’edilizia religiosa: si moltiplicarono le cappelle e nuove istituzioni religiose si insediarono nel centro antico trasformando fabbriche in precedenza destinate ad abitazione, tanto che l’originario nucleo rainulfiano assunse sempre più le caratteristiche di cittadella monastica; si registra nei primi anni del Seicento l’esodo degli abitanti, espulsi dai palazzi trasformati in monasteri , nelle aree fuori Portanova. Le Clarisse nel 1562 fondarono il monastero dello Spirito Santo; le Cappuccinelle si insediarono nel 1599 in un’area adiacente al Seggitiello di Piazza a ridosso delle mura di Rainulfo; nel 1558 costruirono la loro sede ad Aversa anche i Paolotti che fondarono il monastero di S.Francesco di Paola L’ampliamento urbano seicentesco si concretizzò sul territorio denominato Lemitone che fu acquisito nel 1519 dall’Annunziata, circoscritto ad occidente dal sentiero che collegava la chiesa di S. Maria del Casale a Portanova, a nord dai fossati della città, ad oriente da un fossato che lo separava dalle Botteghelle, a sud dal viottolo di collegamento dell’Annunziata con la nuova chiesa, denominato via della Lava proprio per l’antica funzione di raccolta delle acque. Nel nuovo fondo vennero costruite strutture di supporto alla fiera, botteghe e fondachi, mentre soltanto dal 1640 si cominciarono a stipulare contratti di concessione, per un periodo di ventinove anni, dei suoli preventivamente suddivisi in lotti. Il piano di urbanizzazione redatto da architetti chiamati dalla capitale del viceregno, dovendo tener conto essenzialmente della volontà di procedere alle censuazioni nel più breve tempo, prevedeva il frazionamento dei terreni in un’ottica speculativa. Questa circostanza unitamente al limite temporale della concessione determinò frammentari e parziali interventi nelle fabbriche che, in assenza di un progetto

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complessivo, assunsero un carattere meramente speculativo. Sicché ancor oggi appaiono concepiti in modo unitario i soli palazzi derivanti da trasformazioni di antichi fondachi. L’area non venne dotata di alcuna attrezzatura pubblica e non fu destinato alcun suolo alla realizzazione di piazze o slarghi. Un’analisi anche superficiale del nuovo quartiere evidenzia il carattere monofunzionale dell’insediamento, per l’esclusiva destinazione residenziale delle fabbriche all’interno della regolare maglia urbana e per l’assoluta mancanza di edifici adibiti ad attività comunitarie, finanche delle chiese. Segue planimetria nella pagina successiva.

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La cittĂ aragonese La cittĂ del viceregno

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La città consolidata

Dal confronto tra la planimetria del Real Officio Topografico del Regno di Napoli(1836-1840) e la tavola del Rizzi Zannoni (1793) emerge la sostanziale coincidenza del centro edificato perché l’attività edilizia ha operato principalmente interventi di restauro, consolidamento, trasformazioni di destinazioni d’uso. La Legge 13 Febbraio 1807,n. 36 e il Decreto 7 Agosto 1809, n.448 sulla soppressione degli ordini religiosi possidenti, portarono alla dismissione delle relative Case e la città avvertì il travaglio della trasformazione dei luoghi di Dio in strutture dedicate al servizio del cittadino.Con decreto dell’11 marzo 1813 Gioacchino Napoleone destina l’abolito complesso francescano della Maddalena a Real casa dei matti di Aversa; un mese dopo viene messo a disposizione il Convento dei Cappuccini per ricoverare le donne matte. Nel 1821 per risolvere il problema del sovraffollamento dei due istituti viene aperto un terzo asilo, destinando a tanto il Convento di Montevergine. Nel 1836 viene adibita ad attività di ricovero e cura dei matti un’altra struttura conventuale soppressa: S. Agostino degli scalzi. La trasformazione di queste strutture è quindi legata a un momento di metamorfosi della città, la cui storia nell’Ottocento è in gran parte connessa alle origini e all’evoluzione della ricerca diagnostica e terapeutica in materia di patologie mentali. Nel 1867, entrando in esercizio il tronco ferroviario NapoliFoggia con fermata ad Aversa, la stazione costituì il fattore determinante di nuovi equilibri dell’assetto urbano. L’attività urbanistica ed edilizia della prima metà del

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novecento è caratterizzata dal fenomeno dello sventramento della struttura antica, in particolare ci furono tre rilevanti sventramenti che interessarono l’insula del Convento di S.Girolamo, l’insula di S.Francesco delle monache, l’insula di S.Francesco di Paola. Lo sventramento totale dell’ex Convento di S.Girolamo, asilo delle Clarisse, fu quello più drammatico anche per l’inconsistenza delle motivazioni: infatti la fabbrica conventuale, che sorgeva a ridosso dell’isola vescovile ed era stata tra le più influenti sull’organizzazione complessiva della vita cittadina, fu rasa al suolo senza l’esistenza di un progetto sostitutivo e il vuoto urbano creatosi, oggi piazza Guglielmo Marconi, è tuttora senza identità. Differente fu il caso dell’intervento sull’insula di S.Francesco delle monache che fu intrapreso secondo il preciso, anche se discutibile, progetto di un Rettifilo per congiungere la Ferrovia dello Stato, posta all’estremo lembo Est del territorio comunale, e il centro cittadino. Tra i nuovi impianti che occuparono aree vaste vi furono l’Ospedale militare baraccato A.Mussolini e il Campo accantonamento truppe di Aversa Marinaro che furono sedi di insediamenti militari di scala e di interesse nazionale. La particolare destinazione di tali due aree comportò, necessariamente, la loro segregazione e determinò il loro porsi come parti finite aggiunte all’esistente e ciò nella continuità della logica di crescita per consistenti elementi insulari che ha caratterizzato l’evoluzione dell’assetto urbano aversano. Segue planimetria nella pagina successiva.

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La città del 1836 La città del 1955

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Associazione Gaetano Parente Via Gaetano Parente, 81031 – Aversa (Ce)


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