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Ottobre 2017 | Euro 4,50
IL FESTIVAL DEL DOCUMENTARIO DI MILANO: la fabbrica dei sogni ora punta sul “cinema della realtà”
ECONOMY | ANNO I | N.05 | MENSILE | OTTOBRE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 5 OTTOBRE 2017
BOLLETTE SU MISURA, RISPARMI DA PAURA(?) ENERGIA LIBERA/ Per le imprese, soprattutto, ma anche per le famiglie risparmiare sull’ elettricità si può. Ma bisogna saper scegliere
BULGARI/ Una strategia franco-italiana
per rilanciare l’arte orafa da Valenza nel mondo
FLOTTE AUTO/ Un business che conviene
e cambia il modo di vivere l’uso dell’automobile
DELRIO: «PER LA LOGISTICA 112 MILIARDI»
PARLA IL MINISTRO / «Meno emissioni, porti interconnessi» FERRUCCIO DE BORTOLI «Il controllo di una società è di chi nomina il vertice»
IMMOBILIARE
Il franchising del mattone riparte in ordine sparso
GIOVANNI TOTI
MARCO BARDAZZI
DONNE & DENARO
LOW COST
Intervista al governatore ligure «Più lavoro grazie alle riforme»
«Ogni grande azienda è una media company»
Un binomio oggi difficile da ricostruire in fretta
Comincia a scricchiolare il mito del volo economico
Da oggi è anche online, dite addio alla fila. Raccomandata Digitale
nexive.it
Più libertà per il destinatario che in caso di assenza può scaricare la raccomandata comodamente online
Massima efficacia della consegna per il mittente che vede aumentare le possibilità di raggiungere il destinatario
Completa sicurezza e conformità alla normativa
Tariffe più competitive del mercato
OUTLINES
LIVE TYPE
PERFECTING THE JOURNEY
PERFECTING THE JOURNEY
EDITORIALE
COPIAMO DAI MIGLIORI, AGGANCIAMO LA RIPRESA
B
ando alle vazione industriale è stato fatto abbastanza. polemiche, e Non a caso a opera di due tra i ministri meno alle disquisigraditi al leader Pd: Dario Franceschini e Carzioni sui decimali: lo Calenda. Merito anche del pacato Padoan, un po’ di crescita poche iniziative ma resistenza passiva ai voli economica in Italia pindarici dell’ex premier. E merito di Paolo Il abbiamo finalmente Calmo, Gentiloni, che sta facendosi appreziniziato a rivederla. zare sempre più proprio perché, rispetto a DI SERGIO LUCIANO È un fatto. Di chi sia quanto poco parla, fa tanto. Ecco: qualche il merito, conta relativamente. Molto di più altra cosa dovrebbe fare. Raddrizzare la princonta, per il nostro Paese, riuscire ad avvacipale stortura della nostra finanza pubblica, lercene, di questa crescita, farla irrobustire, criminosamente a suo tempo concordata trasformarla in posti di lavoro, in consumi con cinismo bipartisan per condividere il interni, in benessere, in welfare sostenibile. malcostume dello sperpero: i costi standard. Stare meglio tutti quanti. Utopistico? Anche Quella regola folle per cui le Regioni meno no. Dipende da noi. virtuose non sono obbligate ad adeguarsi a Dipende dall’iniziativa di ciascuno, innanziquelle che spendono meglio i soldi pubblici, tutto: perché per quanto la crisi possa essere ma possono continuare a scialacquare peralle spalle, panierini dal cielo, pasti gratis e ché il livello di riferimento della spesa non beneficiate varie il mercato globale non ne è quello ottimale, conseguito dagli enti pubpermette più a nessuno. Se c’è ripresa per l’Iblici più efficienti, ma la media tra efficienze talia, c’è anche per gli altri: tutti competono e inefficienze. Davvero una follia. contro tutti per prendersi le fette più granE’ contro questa follia che, sostanzialmente, di, e c’è già chi in Europa, di questa crescita si concentrano i referendum consultivi di congiunturale, sta avvalendosi più di quanto Lombardia e Veneto per l’autonomia fiscale riusciamo a fare noi italiani. Quindi diamoci regionale. La Lombardia dà allo Stato 59 mida fare, ciascuno di noi: è il momento di inliardi di euro in più di quanti lo Stato trasfeventarsi cose nuove, proporle all’estero, marrisca ad essa; il Veneto, 19. Molise, Abruzzo, tellare con le offerte, fare i doppi turni. Sbattersi, insomma. Poi dipende dalla politica economica. Dei mille giorni di Renzi al governo e dei trecento di Gentiloni si può dire che le elargizioni a pioggia (gli 80 euro) abbiano inciso poco e niente, che il Jobs-Act, ha fatto poco, ha prodotto un paio di centinaia di nuovi posti (peraltro non confrontabili con quelli “di prima”), ma si deve anche dire che DA SINISTRA LUCA ZAIA E ROBERTO MARONI, PRESIDENTI DELLE REGIONI E LOMBARDIA sul turismo e sull’incenti-
E’ IL MOMENTO DI DARSI DA FARE E TENERE IL RITMO DEI PIU’ EFFICIENTI Basilicata, Campania, Sardegna, Puglia, Calabria e Sicilia nell’insieme assorbono 30 miliardi più di quanti ne versino. E nessuno chiede conto di questo sbilancio. E le si lascia libere di spendere male. Senza neanche chiamare “assistenza” quella che tale è. La tesi di Maroni e Zaia è chiara, ed è difficile non condividerla: se una parte di quei soldi venisse lasciata alle Regioni che li generano, potrebbero finanziare molto più sviluppo di quanto riescano senza, a beneficio dell’intero Paese. Se è vero che l’Italia deve mettersi al passo con i Paesi più competitivi dell’Europa, è altrettanto vero che le Regioni italiane meno dinamiche devono mettersi al passo con quelle efficienti. Ecco: in questo senso, il referendum consultivo del 22 ottobre – pur privo di effetti legislativi vincolanti - può essere uno scossone politico. Un sì alla maggiore autonomia sarebbe un segnale non trascurabile, per il gioverno centrale. La chiave della vera crescita del Paese, sta nel fatto che il Paese diventi tale, che non ce ne siano più due, diversi. Due Italie. Sarebbe il modo migliore per agganciare la ripresa e portare tutti gli italiani in Europa.
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SOMMARIO
Ottobre 2017
009
L’EDITORIALE DI SERGIO LUCIANO
015
COVER STORY
LUCE E GAS, TANA LIBERA TUTTI
020
L’INTERVISTA: BELLO (AIGET)
022
LE TESTIMONIANZE
024
I MODELLI
029
GESTIRE L’IMPRESA
Nel 2019 addio mercato tutelato
Energia, troppe regole nel settore
Operatori, consumatori, imprese Innowatio e Illumia
INDUSTRY 4.0, IL METODO LEAN “L’impresa snella” secondo Liuc
031
«AZIENDE, FATE PIÙ RICERCA»
032
EXPORT, I PRIMATI ITALIANI
015
L’appello del manager Pileri
051
WORKSHOP FLOTTE AUTO
074
MEDIA COMPANY
VETTURE AZIENDALI, È BOOM
076
CONTENT MARKETING
Vendite: una su 5 entra in flotta Le strategie di Ford e FCA
059
FINANZIARE L’IMPRESA
078
FERRUCCIO DE BORTOLI
Andaf: «una panacea per le Pmi»
ECONOMIA E FINANZA ETICA
Casse Centrale in rampa di lancio
081 OSSERVATORIO IMMOBILIARE
LAVORO: L’OUTPLACEMENT
062
SHOPPING SULLE BANCHE
Si riparte dalle specializzazioni
064
BANKING VIRTUOSO AL SUD
087
L’AGENTE PERFETTO ESISTE
067
COMUNICARE L’IMPRESA
089
COMMENTI
Spopola il vending e il food in Cina
034
CONSUMI IN CRESCITA
Per Cofidis sarà un Buon Natale
036
MONITORARE LE VENDITE
Apparound propone la sua app
038
CESSIONE DI FATTURE IN RETE
040
Openjobmetis spiega i vantaggi
041
STUDI PROFESSIONALI
Accordo Confprofessioni-UniCredit
042
IL MONITO DI FEDERMANAGER
Senza manager, innovazione sterile
Assopopolari prende posizione Il caso Banca popolare Bari
033
L’ARTE DEL BILANCIO
Cybersecurity sottovalutata
DOCUFILM, MILANO CAPITALE
Un Festival sul “cinema del reale”
046
LOGISTICA, PARLA DELRIO
072
BUSINESS E CULTURA
090
In arrivo 108 opere e 112 miliardi
10
Rai Cinema: «Investiti 300 milioni»
Meglio i dipendenti comunicatori
La lezione di Telecom-Vivendi
L’opinione di Bardazzi (Eni)
FRANCHISING
Tempocasa: «lo formiamo noi»
UOMINI&DENARI
QUEL CHE RESTA DEL MESE
Ruffo racconta Pasqualino Monti I commenti dal sussidiario.net
SOMMARIO
092
IL RISPARMIO CINESE Secondo l’analisi di Ugo Bertone
093
Mensile edito da Economy Srl
PRIVATE BANKING IN ASCESA
Parola di Anna Gervasoni
094
IL BILANCIO DI GIOVANNI TOTI
096
ARRIVA “RINASCIMENTO”
Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi
Intervista al governatore ligure
Il partito di Sgarbi e Tremonti
098
INCENTIVI FISCALI
100
QUI PARIGI
102
CI PIACE/NON CI PIACE
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SHORT STORIES
107
STORYLEARNING
Contributors Ugo Bertone, Gaetano Fausto Esposito, Camilla Sala, Giuseppe Corsentino, Giovanni Francavilla
Chi ne giova? La parola al legale
Hanno collaborato Alessio Beltrami, Piero Caltrin, Angelo Curiosi, Giordano Fatali, Marco Gemelli, Marco Liera, Valerio Malvezzi, Marina Marinetti, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Rita Palumbo, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Elisa Stefanati, Luca Vergani,
Redditi da capitale, meno tasse
Affari, i promossi e i bocciati
Notizie dal mondo delle imprese
AUTHOS
131
Ieri in crisi, oggi top dealer Ford
125
109
MILLER GROUP
Insegnare il fashion italiano si può
110
128
DIRIGENTI ALLO SPECCHIO
Un chatbot per sostituire le app
131
DOMANDE&OFFERTE
CELLI
COMARCH
114
Birra, gli italiani la spillano meglio
115
LIMONI LA GARDENIA
Verso la fusione con Douglas
117
START-UP TELLING
IL CASO ULIXE
VOLI LOW COST IN PICCHIATA
La scarsa qualità inizia a pesare
134
LUSSO, IL RILANCIO DI BULGARI
136
La strategia riparte da Valenza
HOME RESTAURANT
Come ti disintermedio il ristorante
E POI IL PIACERE...
Come ti conquisto gli States
139
119
N26
Una banca per smartphone
Crespi, Pascucci e Massirone
DONNE &RISPARMIO
Una liason che pare impossibile
Far business con le foto d’autore
112
VITA DA MANAGER
ALIDEM
Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori
LE APP DA VIAGGIO
Utilissime, e non vanno in valigia
120
CLIENTE OK
142
LE MILLE VIRTÙ DEL GOLF
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7PIXEL
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LA BIRRA CHE HA MERCATO
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MUST HAVE/A PLACE TO BE
Fare soldi con l’email-marketing
Il Trovaprezzi che va gonfie vele
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WIIT
123
IL NUOVO CHE CRESCE
Un exploit sul mercato del cloud
Storie e case histories in breve
12
148
Uno sport che fa ricco il turismo Tutti pazzi per le “bionde” italiane Oggetti e luoghi irrinunciabili
LE RAGIONI DEL GOSSIP
I sussurri di Monica Setta
Segreteria di redazione Monia Manzoni m.manzoni@economymag.it Dominio web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Amministratore unico Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco Partnership editoriali Aifi – Assocamerestero – Confprofessioni – Federmanager – Università Carlo Cattaneo Liuc Hrcommunity Casa editrice Economy s.r.l.
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COVERSTORY
LUCE E GAS: TANA LIBERA TUTTI A OGNUNO LA TARIFFA CHE MERITA Dal 2019 finisce il mercato “regolato”. Famiglie e imprese potranno costruire la bolletta a misura dei propri consumi. Risparmiare? In Rete si può, ma bisogna saper scegliere servizi e fornitori
18 IL COMMENTO ANTONIO SILEO (IEFE-BOCCONI) ANALIZZA IL MERCATO TUTELATO
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L'INTERVISTA PER MASSIMO BELLO (AIGET) ORA «OCCORRE SNELLIRE IL SETTORE»
22 I PUNTI DI VISTA COSTI E MERCATO LIBERO: COSA PENSANO AZIENDE E CODACONS
24 I MODELLI INNOWATIO E ILLUMIA: DUE ESEMPI DI COME SI CAMBIA INNOVANDO
di Francesco Condoluci
M
eglio lasciare il mercato al libero gioco aveva iniziato il lungo percorso verso la libedella domanda e dell’offerta o regolarlo ralizzazione. Ma, da allora, ci sono voluti altri con degli interventi dall’alto? Da Adam Smi20 anni perché il mercato potesse dirsi “pieth ai giorni nostri, 250 anni di pensiero econamente concorrenziale”. Lo sarà, di fatto, nomico non sono (ancora) serviti a dare una soltanto a partire dal 1° luglio 2019, quando risposta inoppugnabile. Così, ogni volta che – a seguito della recente “Legge per il Mercale politiche pubbliche to e la Concorrenza” LA LEGGE DEL 2007 HA APERTO IL affrontano il tema delapprovata il 4 agosto MERCATO MA CON LA MAGGIOR TUTELA le “liberalizzazioni”, HA ANCHE LASCIATO GLI EX MONOPOLISTI scorso – cesserà la finisce che la questiodisciplina transitoria IN UNA POSIZIONE DI "INCUMBENT" ne in oggetto diventi del cosiddetto “regiargomento di lunghissimi dibattiti e scontri me di maggior tutela”. Un mercato (a tutt’oggi) prolungati tra i gruppi di interesse. E che, gio“regolato”, nel quale i clienti che non scelgono coforza, prevalga il compromesso. La regola, un fornitore tra i “nuovi entrati”, fruiscono, in Italia, non ha risparmiato nemmeno il merappunto, della “tutela” offerta dall’operatore cato dell’energia elettrica e del gas naturale storico, quello cioè esistente prima della libeche dopo essersi retto per circa quarant’anni ralizzazione. Ovvero – per il cosiddetto “effetsul monopolio Enel, nel 1999, con il “decreto to trascinamento” – Enel e i suoi distributori Bersani” seguito alle direttive imposte dall’UE, locali. In sostanza, la legge sulla liberalizza-
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COVERSTORY
Energia elettrica: punti di prelievo nel mercato libero, nel servizio di Maggior Tutela e nel servizio di Salvaguardia - anni 2012/2015
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2012
2013
2014
2015
2012
2013
2014
2015
Domestici
BT Altri usi
Maggior tutela
Mercato Libero
Salvaguardia
FONTE: AUTORITÀ PER L'ENERGIA ELETTRICA, GAS E SISTEMA IDRICO
zione della vendita di energia elettrica, varata nel 2007, ha sì aperto anche ad altri fornitori, mettendo fine al regime monopolistico di Enel, ma con la maggior tutela ha consentito, ipso facto, agli ex-monopolisti di ritagliarsi una posizione da “incumbent” sul mercato.
Le tutele: ostacolo o paracadute? Il meccanismo è più o meno questo: i clienti domestici e le piccole imprese connesse in bassa tensione – ritenuti dal legislatore “dotati di minor potere contrattuale e minore conoscenza del mercato” – che non hanno stipulato
Composizione percentuale della spesa per la fornitura di energia elettrica dell'utente tipo domestico in maggior tutela - Il trimestre 2017 Spese per il trasporto e la gestione del contatore
Ped (prezzo Energia+prezzo Dispacciamento)+ Perequazione PPE
20,61% Spese per Oneri di sistema
Spese per la materia energia
18,89% Imposte
13,30% ELABORAZIONE EVIVA-NOI SIAMO ENERGIA
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38,55%
47,20% 8,65% Commercializzazione
un contratto di fornitura sul mercato libero (dove i corrispettivi per l’acquisto sono definiti in via discrezionale dai fornitori, in concorrenza tra loro), ad oggi pagano l’energia ad un prezzo all’ingrosso formatosi attraverso gli acquisti fatti dal grossista pubblico, l’Acquirente Unico, sulla base dell’andamento dei mercati internazionali e comunicato ogni tre mesi pubblicamente dall’Autorità per l’Energia Elettrica, Gas e Sistema Idrico. Il compromesso di cui sopra, appunto. O, per i più favorevoli, “il paracadute” che assicura prezzi ragionevoli a quei piccoli utenti che non hanno la capacità, il tempo (o la voglia) di trovare da soli l’offerta migliore su un mercato, quello dell’approvvigionamento energetico, che in Italia, nel caso dei consumatori industriali, continua peraltro ad avere prezzi più alti di circa il 20% rispetto alla media europea. A sostenere la necessità del “paracadute”, avversando la piena liberalizzazione, sono soprattutto i movimenti a difesa dei consumatori che vedono nel mercato libero un mare magnum pieno di insidie ma privo di reali opportunità di risparmio per gli utenti. Di certo c’è che, dal 2008 ad oggi, gli
operatori sul mercato libero sono aumentati in maniera costante arrivando a quasi 500 e la diffusione delle pratiche commerciali scorrette, così come l’invadenza dei call-center, ha contribuito in effetti ad alimentare diffidenza e confusione. Dall’altra parte, a protendere per la tesi “compromissoria” e a contestarla, ci sono i nuovi venditori dell’energia elettrica per i quali la presenza di prezzi tutelati finora avrebbe distorto il mercato, demotivando i clienti allo “switching” (cioè al passaggio ad altro operatore) e avvantaggiando in maniera palese, per via dell’effetto trascinamento, gli ex monopolisti. Con la rimozione del sistema delle tutele – sollecitata, è il caso di sottolinearlo, nel 2014 da una denuncia dell’Antitrust – tra due anni però tutto questo sparirà e i circa 25 milioni di clienti (sui quasi 37 dell’utenza complessiva italiana, di cui l’80% famiglie) che a oggi non hanno ancora scelto il loro fornitore, dovranno farlo, dal momento che non potranno più affidarsi, per inerzia, a quel “gruppo d’acquisto automatico” rappresentato dalla Maggior Tutela. In pratica, dal 2007 ad oggi, solo un cliente su quattro (in ANTOINE AREL (LUCE-GAS.IT)
A OGNUNO IL SUO OPERATORE: 10 CONSIGLI SU COME ORIENTARSI Con l’apertura del mercato, ogni cliente – che si tratti di famiglie o imprese – dovrà selezionare il proprio fornitore e sarà libero di decidere quale offerta scegliere. Già da tempo, gli operatori energetici hanno iniziato a proporre all’utenza offerte e promozioni, ma con l’approvazione del Ddl Concorrenza dell’agosto scorso, dal 1° luglio 2019 i consumatori finali dovranno fare necessariamente una scelta che prevede una doppia opzione: rimanere con il proprio fornitore storico o optare per uno nuovo. Per provare ad orientarsi, da qui ai prossimi due anni, nell’infinita giungla di offerte, operatori, promozioni e slogan come “Ti dedichiamo un bonus speciale”, “Con noi risparmi 30 euro al mese”, sarebbe bene conoscere alcuni presupposti e osservare una serie di prescrizioni prima della scelta:
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NON SOLO RISPARMI, L'ALTRO BENEFICIO DELLA PIENA CONCORRENZA STA NELLA QUALITÀ DEL SERVIZIO COMMERCIALE
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Non c’è nessuna urgenza, è meglio ponderare bene le alternative a disposizione; Leggere attentamente le possibili clausole dei contratti, magari scritte in caratteri minuscoli; Ad esempio quando ci viene promesso un bonus, è opportuno verificare se è indicato che il bonus prevede una permanenza in fornitura di un certo lasso di tempo, obbligatoria per poterne usufruire. Oppure se sono previste delle condizioni per cui il regalo ci può venire chiesto indietro; Se ci vengono proposte condizioni di vantaggio iniziali (ad esempio: prezzo scontato per 3 mesi), cerchiamo di capire cosa accade dopo: devono essere sempre specificate con chiarezza le condizioni che vengono attuate al termine della promozione iniziale; Non bisogna dimenticare di stare attenti a chi ci propone l’offerta: è un fornitore serio? È chiaro in quello che scrive oppure omette alcune cose? Ha una buona reputazione su internet e sui social media? Ormai le informazioni sono facilmente accessibili, sul web si possono trovare opinioni e recensioni su qualsiasi fornitore; Contattare le stesse società che propongono l’offerta, tramite le loro pagine Facebook ad esempio, per chiedere un confronto con quanto state pagando ora; Online ci sono molti siti che fanno la comparazione delle offerte dell’energia: da quelli privati (Segugio.it, Luce-Gas.it, Facile.it, SosTariffe. it, Comparasemplice.it) a quelli istituzionali (es. Trova Offerte, Tutela Simile); È possibile rivolgersi direttamente anche ad associazioni dei consumatori o ad altri siti che offrono supporto per comprendere le offerte. Se proprio si dovesse incorrere in una scelta sbagliata, in qualunque momento si può cambiare fornitore e nel giro di pochi mesi il passaggio al nuovo (o ritorno al vecchio) fornitore è fatto.
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In tutti i casi, per ogni dubbio e per informazioni di carattere generale si può contattare lo “Sportello per il consumatore di energia” al numero verde 800-166654 (fonte: Aiget)
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COVERSTORY IL COMMENTO
«L'importante è ricordare agli utenti di scegliere»
Più che di complessità, senza neanche parlare delle tante offerte del mercato libero, possiamo tranquillamente parlare di un dedalo (manca solo il Minotauro) in cui anche il semplice lessico usato fino ad oggi ha scoraggiato i consumatori dall’abbandonare un regime: quello delle "tutele", che per definizione - a cominciare proprio dalla denominazione - lo proteggeva. Nel caso dell’energia elettrica addirittura DI ANTONIO SILEO ESPERTO DI ENERGIA in misura maggiore. Termini riportati E RICERCATORE chiaramente nell’intestazione della bolletta IEFE- BOCCONI in misura certamente più comprensibile delle voci analitiche. A cui, incredibilmente, si è aggiunto anche a concorrenza, il canone Rai. Inevitabile, dunque, che la si sa, è per maggior parte dei “piccoli” consumatori, definizione a e le famiglie in particolare, quasi due casi vantaggio del su tre, hanno preferito finora restare consumatore, grande o piccolo che sia. nel mercato regolato. Quest’ultimo però L’energia elettrica e di gas naturale è destinato a sparire da luglio 2019. Nel sono prodotti omogenei, non hanno frattempo per governare la transizione cioè differenze nelle caratteristiche o sono state messe a punto misure di nella qualità (che, invece, può variare accompagnamento: come la Tutela nel servizio), e sono venduti in grandi Simile, che replica molte caratteristiche mercati nazionali con un numero di del mercato libero con minori rischi e acquirenti ma anche di venditori elevato. forti sconti (per ora scelta da un ristretto Tutte caratteristiche congeniali alla numero di consumatori). E sono già concorrenza; tanto che dalle norme stati individuati regimi per il post-tutela europee sull’energia, ormai da più di come un’offerta con caratteristiche 15 anni, proprio la concorrenza è stata individuata come lo strumento principe per standardizzate (detta PLACET) che, pur lasciando la libera determinazione del il funzionamento del mercato, lasciando prezzo ai venditori li obbliga ad offrire ai agli Stati membri la realizzazione dettagliata del percorso per abbandonare clienti finali, facilitando comprensione e comparazione. i prezzi più o meno regolamentati. Ma come potranno i consumatori In Italia fino ad oggi, le condizioni finora tutelati beneficiare davvero della economiche di fornitura relative alla sola concorrenza? I meno piccoli dovranno componente energia del prezzo finale del decidere se affidarsi ad un consulente gas naturale e dell’energia elettrica sono (in aumento i soggetti che offrono questo fissate trimestralmente dall’AEEGSI per servizio) o dedicare proprio tempo i consumatori considerati più bisognosi alla scelta del fornitore. Per le attività di protezione. Dal 2007, quelli che non non commerciali, per le famiglie, sarà scelgono un contratto nel mercato libero o che rimangono senza fornitore possono fondamentale avere un’idea compiuta dei propri consumi: oggi in tanti sanno quanto usufruire del Servizio di Maggior Tutela, spendono, ma sono molto pochi coloro offerto per ciascuna zona da un solo che hanno a mente i mc di gas naturale operatore, lo stesso che c’era prima del o kWh di energia elettrica consumati in 2007. un anno o in un mese. A quel punto si Il principale fornitore di Maggior Tutela potrà approfondire su quelle che saranno è dunque inevitabilmente Enel, che di modalità di offerta del servizio (ad esempio recente, per obbligo di legge, ha creato le prepagate). A tutti, però, e sin da subito una specifica società, detta Servizio bisognerà ricordare – con apposite Elettrico Nazionale, che serve i clienti compagne istituzionali – che sono ormai domestici, le piccole imprese connesse diventati maggiorenni e quindi in grado di in bassa tensione e anche l’illuminazione scegliere. pubblica.
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FINO AD OGGI ANCHE IL LESSICO UTILIZZATO HA SCORAGGIATO I CONSUMATORI DALL'ABBANDONARE IL MERCATO "DELLE TUTELE" totale 6 milioni di domestici e 3 di business) è passato al mercato libero, anche se il trend dice che il mercato tutelato – controllato per tre quarti dalla sola Enel, primo gruppo industriale italiano nella vendita complessiva di energia, seguito da Edison ed Eni – soffre di un’emorragia lenta ma continua, specie per quel che riguarda i clienti non domestici, evidentemente più “maturi” nel vagliare e cogliere le opportunità rese disponibili dalla liberalizzazione dell’approvvigionamento energetico. Da qui alla metà del 2019, si apre dunque una partita commerciale non da poco che l’AEEGSI dovrà gestire in maniera oculata per favorire “la confrontabilità” di tutte le opzioni di fornitura e consentire “una scelta consapevole ed informata” da parte dei clienti finali, attraverso una serie di misure previste dallo stesso DDl Concorrenza fresco di approvazione: a partire dal portale web per la raccolta e pubblicazione, in modalità open data, delle offerte vigenti sul mercato di vendita al dettaglio di elettricità e di gas naturale con particolare riguardo alle utenze domestiche e alle imprese di piccola taglia, per finire all’Albo dei Venditori.
Primi 20 gruppi di vendita al mercato libero nel 2016 Volumi in GWh; quota percentuale GRUPPO
QUOTA
POSIZIONE 2015
40.831 11.793 10.686 7.772 6.655 6.557 6.222 6.197 5.962 4.662 4.459 4.380 4.315 4.176 4.074 3.739 3.593 3.222 3.072 3.038 48.321
21,10% 6,10% 5,50% 4,00% 3,40% 3,40% 3,20% 3,20% 3,10% 2,40% 2,30% 2,30% 2,20% 2,20% 2,10% 1,90% 1,90% 1,70% 1,60% 1,60% 24,90%
1° 2° 3° 5° 4° 6° 8° 10° 7° 13° 9° 19° 11° 12° 17° 16° 15° 14° 20° -
193.725
100%
-
VOLUMI
Enel Edison Eni Axpo Group Gala Hera E.On Metaenergia Sorgenia A2A Acea Iren C.V.A. Energetic Source Duferco Dolomiti Energia Repower SC Holding Egea Alperia Altri operatori TOTALE VENDITORI AL MERCATO LIBERO
Principali esercenti servizio di Maggior Tutela Anno 2015
FONTE: INDAGINE ANNUALE SUI SETTORI REGOLATI (AEEGSI)
Risparmi? La partita si gioca in Rete Ma quando non ci saranno più contratti standardizzati e tutti i consumatori di energia elettrica e gas naturale potranno/dovranno contrattare le proprie forniture scegliendo in piena autonomia e dal miglior offerente, le condizioni contrattuali più adatte alle proprie esigenze, si aprirà davvero una nuova era di risparmio per le tasche degli italiani? Secondo Antoine Arel, ex uomo Enel oggi Ceo e co-fondatore di Selectra Italia, gestore del comparatore luce-gas.it, quando il prezzo d’acquisto di energia e gas lo fa il libero mercato e non l’Autorità regolatrice, il risparmio c’è anche se, tiene a puntualizzare, «nessuno deve aspettarsi i vantaggi economici che, ad esempio, hanno portato nei viaggi le compagnie aeree low-cost rispetto a quelle tradizionali». La convenienza, insomma sarà limitata, anche perché il margine di risparmio è circoscritto solo a quella porzione di bolletta non gravata da imposte e oneri di rete e di sistema (trasporti, contatore, incentivi per le rinnovabili) che, secondo una rilevazione AEEGSI, per il consumatore domestico tipo in regime di maggior tutela, oggi incide sul prezzo lordo
Volumi (GWh) Quota% Enel Servizio Elettrico Acea Energia A2A Energia Iren Mercato Trenta Hera Comm Azienda Energetica Trading Acegas-Aps Service AGSM Energia CVA Trading A.I.M. Energy Amet Asm Vendita e Servizi Gelsia Azienda Pubbliservizi Brunico Altri Esercenti TOTALE
48.776 2.833 1.939 661 399 326 250 364 132 118 87 55 50 47 47 828
85,7 5,0 3,4 1,2 0,7 0,6 0,4 0,6 0,2 0,2 0,2 0,1 0,1 0,1 0,1 1,5
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Dati provvisori. I dati si riferiscono agli operatori che hanno risposto alle varie edizioni dell'Indagine Annuale. FONTE: INDAGINE ANNUALE SUI SETTORI REGOLATI (AEEGSI)
per il 18,9%. Come fa rilevare l’operatore Eviall’anno: 70 sulla bolletta luce, ossia il 13% va, allo stato, la componente “oneri generali di rispetto alla tariffa di Maggior Tutela che amsistema” rappresenta oltre il 38% della fattura monta a 533 euro, e 91 sul gas, cioè il 9% riemessa dal distributore al venditore, per cui le spetto alla tariffa di Maggior Tutela pari a 976 imprese di vendita possono agire, e fare sconeuro». Dalle stime di luce-gas.it, le cifre del ti, solo su una porzione di bolletta pari al 42%. risparmio (che possono arrivare anche fino Ergo, nella migliore delle ipotesi, il risparmio a 150 euro) e la parte di bolletta “aperta agli non può superare il 30%. sconti concorrenziali”, sono uguali anche per In tutti i casi, sarà il web il campo ideale sul i piccoli clienti business. Ma, sempre a detta quale si potrà giocare del Ceo di Selectra, c’è IL RISPARMIO SULLA BOLLETTA CI SARÀ questo match, grazie un altro beneficio del MA NON OLTRE IL 30%. IL MARGINE a quelle offerte venmercato libero che in È LIMITATO DAL PESO DEGLI ONERI dute in Rete, tramite molti sottovalutano: DI RETE, DI SISTEMA E DALLE IMPOSTE comparatori o diretla qualità del servizio tamente dai fornitori, che garantiscono tariffe commerciale. «Ancora oggi – ricorda Arel – la competitive a chi è disposto a pagare la bolletmodalità normale di gestione dell'utenza luce ta tramite domiciliazione bancaria e a gestire e gas rimane la chiamata al call-center o il fax, le utenze in autonomia tramite l’area clienti. modalità scomode e superate. I nuovi fornitoSì, ma in soldoni, quanto si potrà risparmiare? ri, invece, mettono a disposizione aree clienti «Abbiamo fatto una simulazione per un clienmediante le quali gestire direttamente le prote domestico “tipo”, con 2700 kWh di consuprie utenze e canali veloci, come e-mail e chat, mo luce e 1400 Smc di consumi gas a Milano – per contattare il servizio. L’apertura piena del ha spiegato ad Economy, Antoine Arel – e sulla mercato permette di gestire comodamente le media di 3 offerte web disponibili in tutta Itautenze luce e gas con lo stesso fornitore, aplia, proposte da Wekiwi, Sorgenia e Enel, queprofittando delle offerte più adeguate al prosto cliente andrebbe a risparmiare 161 euro prio profilo di consumo».
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COVERSTORY L'INTERVISTA
CI SONO ANCORA TROPPE REGOLE E VANTAGGI PER POCHI Per Massimo Bello, presidente AIGET (Associazione Grossisti di Energia e Trader) la Legge Concorrenza è fondamentale, ma a breve bisogna procedere con le "discipline di contorno" di Francesco Condoluci
«UN PASSAGGIO INDISPENSABILE PER IL FUTURO DEL MERCATO ENERGETICO». Massimo
Bello, presidente di AIGET, non nasconde tutta la sua soddisfazione per l'approvazione in Parlamento del Ddl “Concorrenza”. A luglio, prima del passaggio in aula del disegno di legge che ha fissato a metà 2019 il termine per la cessazione in Italia del cosiddetto “servizio di maggior tutela” e la piena liberalizzazione dei mercati dell’energia elettrica e del gas, l’amministratore delegato e founder di Wekiwi (primo operatore energetico all-digital italiano) che da marzo scorso presiede l’Associazione dei Grossisti di Energia e Trader, quasi non ci credeva che, alla fine, il complesso iter di approvazione della normativa si sarebbe chiuso con un epilogo positivo. E invece ha dovuto ricredersi: il lungo lavorìo che ha visto AIGET in prima fila – con audizioni davanti alla Commissione Attività Produttive di Montecitorio, convegni e position paper – lottare per la fine del mercato regolato e il passaggio ad uno libero, competitivo e “future proof”, ha portato al risultato che si auspicava da almeno tre lustri. Presidente, l’individuazione di una data certa per il completamento del processo di liberalizzazione è un punto d’arrivo, ma anche un punto di partenza...
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Certo, e ne siamo perfettamente consapevoli. Tanto è vero che all’indomani dell’approvazione di questa norma fondamentale sulla fine del mercato tutelato o regolato nel luglio 2019, come AIGET abbiamo rilasciato una dichiarazione nella quale, al compiacimento per quanto avvenuto alla Camera, accompagnavamo una serie di auspici relativi ai prossimi step che vanno necessariamente compiuti da parte del Ministero dello Sviluppo Economico in coordinamento con l’Autorità per l’Energia Elettrica, Gas e Sistema Idrico e con il Garante della Concorrenza e del Mercato. LA CESSAZIONE DEI REGIMI DI TUTELA DEL PREZZO DA SOLA NON BASTA A GARANTIRE CHE L'ASSETTO FINALE DEL MERCATO SARÀ DAVVERO COMPETITIVO
E che, nello specifico, sarebbero? Di sicuro la garanzia che non ci sarà più “l’effetto trascinamento” in base al quale chi non effettua una scelta rimane col proprio fornitore e basta. Questo continuerebbe a creare posizioni di vantaggio competitivo. Meglio incentivare una scelta con una forte campagna di informazione istituzionale e prevedere, per chi non sceglie, un meccanismo che consenta di provare più fornitori qualificati con tetti antitrust. E poi l’altra misura a tutela dei consumatori introdotta dal Ddl Concorrenza,
e cioè l’Albo dei Venditori. Capiremo meglio come sarà strutturato nei prossimi mesi, ma l’auspicio è che possa garantire i clienti finali domestici sulla serietà e l’affidabilità dei soggetti che operano in questo mercato, senza che diventi un limite all’esercizio della concorrenza. Senza queste misure contestuali, la sola cessazione dei regimi di tutela di prezzo non è, di per sè, un elemento sufficiente a garantire che l’assetto finale del mercato sarà effettivamente competitivo. Allo stato, quali sono i fattori che impediscono una concorrenza piena, libera e trasparente? Le questioni ancora “aperte” sono numerose. Nonostante il mercato sia liberalizzato già da una decina d’anni, il quadro è rimasto estremamente concentrato. I principali fornitori detengono oltre i ¾ del mercato finale. Questo, a mio avviso, il principale problema. Il peso degli ex-monopolisti è ancora troppo elevato: finora la presenza di tariffe regolate non ha consentito una vera apertura alla concorrenza. Finché la concorrenza sarà esercitata da aziende medio-piccole o piccole, sarà una concorrenza asfittica senza reali benefici per i consumatori. L’obiettivo da perseguire per il 2019 è dunque quello di garantire la pluralità dei competitors, così da incentivare investimenti, innovazione, concorrenza reale
L'AIGET VISTA DA VICINO
OCCORRE SNELLIRE, FARE CHIAREZZA E RIDURRE IL PESO DI EX MONOPOLISTI E BUSINESS REGOLATI
tività dei business regolati che fanno capo ai distributori e al cosiddetto "Transmission System Operator", il Tso: cioè Terna. Ma lo sa che nell'energia, il rendimento degli asset regolati, pur in presenza di profili di rischio decisamente contenuti, è molto più elevato di quello dei Titoli di Stato?
Ma in tutto questo magma normativo e commerciale, il consumatore finale? Non sembra poter fruire di vantaggi reali… su prezzi e servizi. E non solo: gli strumenti In parte è vero. Molti consumatori lamentano per fronteggiare la morosità nell’energia sono le pratiche commerciali non sempre corrette deboli e tutto il rischio ad oggi è concentrato quando si abbandona il regime tutelato, ad sull’ultimo tassello della catena: il fornitore di esempio un’eccessiva pressione commerciale energia. Le bollette, i contratti, le offerte sono da parte dei callcenter. L’Albo dei Venditori troppo standardizzate e complesse a seguito può essere una soluzione per rassicurare suldi un’enorme mole di la solidità e credibilità POCHI SANNO CHE 3/4 DEI COSTI DELLA regole e prescrizioni dei fornitori. Per ciò BOLLETTA FANNO CAPO AI DISTRIBUTORI da rispettare, che alla che concerne i prezzi, E ALL'OPERATORE TERNA E NON INVECE fine, vanno a vantagin realtà, di tariffe più A COMPONENTI COMMERCIALI gio dei pochi. E poi c’è convenienti rispetto a il problema delle componenti della bolletta… quella tutelata, ne esistono già. Il web è pieno di esempi. Semmai il problema è come fare a Si riferisce agli oneri di sistema? fornire a chi non adopera Internet, strumenti Sì, in quanti, al di fuori degli addetti ai lavori, semplici per accedere alle offerte più vantagsanno che la componente di commercializgiose. E bisogna fare di tutto per evitare di alizazione rappresenta solo una minima parte mentare la confusione, con troppe alternative dei costi in bolletta? Secondo le stime AIGET, e formule poco comprensibili. Io stesso, da adpesa realmente sul 10%. Per cui, focalizzarsi detto ai lavori, mi muovo in maniera goffa tra solo sui prezzi commerciali potrebbe essere le varie offerte regolate o gli strumenti di confuorviante e diventare un argomento di opfronto istituzionali che dovrebbero facilitare portunità per preservare lo status quo. I prezla vita al consumatore: Tutela Simile, Maggior zi deviano l'attenzione dal nocciolo del proTutela, offerta Placet ,Trova Offerte etc etc. blema. Occorre chiarirlo con forza: il grosso della marginalità che sottende alla bolletta, fa In conclusione: in vista del 1° luglio 2019, capo a business “regolati” come distribuzione, ci vogliono più regole uguali per tutti o trasporto, dispacciamento, incentivi alle fonti meno regole per semplificare il settore? rinnovabili. Bisognerebbe intervenire affinUn eccesso di pianificazione non mi pare comché la bolletta cessi di essere un contenitore patibile con l'idea di liberalizzare il mercato. di oneri e balzelli slegati dalle attività proprie Bisognerebbe cambiare poche cose e poi, dei fornitori di energia e calmierare la reddisemplicemente, lasciare fare al mercato.
È nata nel 2000, all’alba della liberalizzazione del mercato. Pochi mesi prima della nascita dell'Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader – in breve AIGET – il decreto Bersani, nel marzo 1999, recependo le direttive del Parlamento Europeo, aveva aperto infatti un mercato, quella della “consegna” dell’energia elettrica, che in Italia veniva gestito in regime di monopolio pubblico, da parte di Enel, fin dagli anni ’60. L’apertura alla libera concorrenza, poi perfezionata con il decreto legge del 2007 che ha portato il nostro Paese ad allinearsi al resto dell’UE, ha spinto i nuovi operatori (fornitori, grossisti, trader e shipper nei settori del gas naturale e dell’energia elettrica) che nel frattempo si erano affacciati sul mercato a riunirsi in un’associazione al fine di “promuovere tutte le iniziative che, nel campo economico, finanziario, tecnico e scientifico, potessero giovare al settore energetico italiano ed alla sua liberalizzazione e competitività”. Ed è questa infatti, ancora oggi, la mission di AIGET, che attualmente raggruppa circa 60 aziende di diversa dimensione, nazionali ed estere (tra cui E-On, Edison, Erg, Illumia, Sorgenia, Shell Italia) le quali puntano a rappresentare un’alternativa ai fornitori tradizionali per i clienti finali. L’associazione con sede a Milano, da anni – attraverso consultazioni, analisi e dibattiti promossi sui temi energetici – spinge verso la piena liberalizzazione, la concorrenza e la trasparenza dei mercati dell’energia elettrica in Italia. «Il nostro fine è contribuire a diffondere in Italia una sempre più corretta cultura dell’energia» ha ripetuto più volte AIGET, nel corso del lungo processo di concertazione, aperto nel 2015, che ha portato il Parlamento, ad agosto, ad approvare, con il Ddl “Concorrenza”, la fine dell’era delle tariffe regolate dell’energia a partire dal 1° luglio 2019.
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COVERSTORY I PUNTI DI VISTA a cura di Marco Scotti
GLI OPERATORI
I CONSUMATORI
(Facile.it)
(Codacons)
I big energetici rischiano di più ma i prezzi si abbasseranno
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ono diventati uno strumento imprescindibile per misurare i consumi e le abitudini degli italiani, sempre alla ricerca di un risparmio: i comparatori di prezzi che, ovviamente, sono chiamati in causa dal Ddl Concorrenza. Facile.it non ha ancora iniziato a fare delle simulazioni realistiche sulla bollette, ma «quello che è certo - dice Ivano Narciso, Responsabile Business Unit Luce e Gas di Facile.it - è che per i consumatori le principali novità legate all’entrata in vigore del DdL saranno legate ad un maggiore livello di trasparenza e di tutela che caratterizzerà il mercato dell’energia. Gli utenti finali dovranno essere messi al corrente dal loro attuale fornitore di cosa effettivamente cambierà con l’addio al mercato tutelato dell’energia e ricevere adeguate informative da parte di ciascun fornitore in relazione al superamento delle tutele di prezzo o, successivamente, all’adeguamento delle proprie tariffe. I consumatori avranno, altresì, il diritto alla rateizzazione delle maxi-bollette derivanti da problemi di fatturazione. Tutti i fornitori saranno obbligati ad accettare le richieste di pagamento a rate dei conguagli legati a ritardi o disguidi imputabili a quest’ultimi; altra novità importante riguarda la modifica e il miglioramento delle agevolazioni per le famiglie disagiate con una ri-definizione dei criteri per l’accesso al bonus gas e luce sulle bollette». Per il portale di comparazione dei prezzi, non c'è il rischio che i "big" del settore partano da una posizione di privilegio. Inizialmente man-
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Altro che concorrenza, pagheremo tutti di più terranno la loro clientela ma poi «rischieranno che la loro base utenti in regime di tutela sia aggredito dalla concorrenza. In uno scenario del genere, compagnie molto competitive sul mercato libero potrebbero guadagnare quote di mercato. Nel corso dell’ultima revisione del DdL è stata eliminata la modifica che prevedeva l’introduzione del meccanismo delle aste per gli utenti che non scelgono il loro fornitore alla scadenza del regime di maggior tutela». Infine, la domanda più importante e più urgente per gli utenti è quella relativa ai prezzi della bolletta. Davvero il Ddl Concorrenza porterà benefici per le tasche delle famiglie e delle imprese italiane? Narciso tende a tranquillizzare tutti, nonostante si sia fatta insistente la voce di un rincaro dei prezzi. «Sebbene ci siano grandi preoccupazioni circa un possibile rincaro dei prezzi dell’energia in seguito alla totale liberalizzazione del mercato, la maggiore comparabilità delle offerte, unita alla volontà dei big di difendere la propria base clienti dalla concorrenza, produrrà probabilmente un effetto di abbattimento delle tariffe. Oltre alla competizione sul prezzo, la libera concorrenza stimolerà senz’altro anche strategie alternative di fidelizzazione del cliente e, anche, l’incremento per l’azienda del valore di ciascun cliente, presumibilmente attraverso la vendita dei servizi legati all’efficienza energetica (strumenti di monitoraggio consumi, LED, caldaie, termostati etc.)». Proprio sull'educazione al consumo, infatti, si potrebbe giocare la partita più importante.
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l Ddl Concorrenza, con le sue novità in materia di energia, «causerà un considerevole rialzo delle tariffe per i consumatori italiani. Dall’esperienza delle liberalizzazioni nel settore energetico si è appreso che coloro i quali negli ultimi anni sono passati volontariamente dal “servizio di tutela” a quello del mercato libero, hanno subito un aumento di spesa e un rialzo delle tariffe mediamente del +20% per l’elettricità e +8% per il gas. Inoltre, si è assistito ad un sensibile incremento delle controversie tra operatori e consumatori». Il Codacons, storica associazione di tutela dei consumatori fondata e presieduta da Carlo Rienzi (in foto) non usa mezzi termini nel definire le novità che saranno introdotte con la liberalizzazione del mercato dell'energia. Anche perché «con tale provvedimento i consumatori si troveranno senza possibilità di scelta né di tornare indietro, e l’aumento delle tariffe sarà, orientativamente, del +30%. È necessario che il Governo e la maggioranza introducano tutele specifiche per i consumatori, massima vigilanza su pratiche scorrette e verifiche costanti sulle tariffe praticate all’utenza e su possibili cartelli tra operatori». Con l'eliminazione del servizio di maggior tutela, quindi, si avrà una discontinuità con il presente, ma non esattamente positiva. Finora, infatti era stata l'Autorità per l'energia a fissare, ogni tre mesi, l'ammontare delle bollette nel mercato tutelato. Con il Ddl Concorrenza, invece «quest’ultimo servizio sarà interrotto: da metà 2019 il mercato tutelato dall’Autorità per l’energia an-
LE IMPRESE (Edison)
I vantaggi? Per le famiglie. La sfida sarà l'innovazione drà in pensione e gli utenti dovranno passare al libero mercato e optare per uno dei numerosi fornitori privati di luce e gas. Possono cioè decidere se rimanere con lo stesso fornitore privato di cui si sono finora serviti, ma senza le garanzie del mercato a maggior tutela, o in alternativa, cambiare e sceglierne un altro». Un Ddl che porta il nome di "Concorrenza", però, dovrebbe quantomento tutelare il libero mercato e permettere a tutti i soggetti impegnati nel settore di giocare sullo stesso tavolo. Ma anche da questo punto di vista il Codacons vede nero: «Tale decreto legge tutela i volti noti e i poteri forti e va a discapito delle piccole imprese e dei cittadini, quindi non crediamo porti reali benefici sul fronte della concorrenza. La stessa Autorità per l’energia nelle sue relazioni ha evidenziato come le liberalizzazioni nel settore di luce e gas finora introdotte in Italia non abbiano apportato vantaggi sul fronte delle tariffe, traducendosi in una mera corsa all’accaparramento di clienti, spesso con metodi truffaldini e scorretti senza puntare su una reale e sana concorrenza». Alla vigilia di una svolta epocale, quindi, rimangono ancora molti punti interrogativi per quanto riguarda il versante consumatori, quello che si troverà nella situazione di dover decrittare, e quindi decidere, il proprio futuro energetico. Il Codacons, d'altronde, proprio per la sua funzione di tutela, non può che restare con le antenne dritte per captare i segnali - finora, a detta loro, non proprio brillanti - che arrivano dalle aziende e dalle istituzioni.
Come cambierà il mercato dell'energia per gli operatori? Quali sono le nuove sfide che si porranno per gli operatori a partire dal 1° luglio 2019? Secondo Edison «la completa liberalizzazione del mercato elettrico era attesa da tempo e l’identificazione di una data certa è un enorme passo in avanti perché l’apertura del mercato porterà notevoli vantaggi per le famiglie italiane. Libero mercato è sinonimo di concorrenza e quindi di stimolo per le imprese a essere innovative e competitive. Edison ha già iniziato questo percorso di innovazione che pongono il consumatore e la sua casa al centro dell’attenzione. Il mercato totalmente libero sarà un ulteriore stimolo alla chiarezza e alla trasparenza per permettere che i clienti possano scegliere con consapevolezza e facilità, selezionando gli operatori migliori, in grado di garantire un servizio di elevata qualità e di proporre offerte sempre più su misura per le singole esigenze. Il mercato che vogliamo dovrà essere innovativo e trasparente, ma non dovrà dimenticarsi della tutela dei clienti più vulnerabili: il mercato libero e sostenibile passa anche per un aggiornamento del meccanismo del “bonus sociale”». Le aziende, quindi si troveranno di fronte alla necessità di un'offerta energetica che non sarà più soltanto di mera fornitura, ma dovrà essere integrata con servizi all'avanguardia. Da questo punto di vista Edison «ha l’ambizione di diventare il punto di riferimento per la casa dei propri clienti.
Per fare ciò ci presentiamo sul mercato con una dimensione di servizi (Edison World), che permette di dare risposte concrete all’esigenza di consumare energia in modo consapevole ed efficiente e alla necessità di comfort, benessere e sicurezza della casa. In quest’ottica Edison offre già prodotti specifici per una casa intelligente (Edison Smart Living), per una casa sicura e protetta (Edison Casa Relax–My Comfort), efficiente e dai costi trasparenti e alimentata da energia rispettosa dell’ambiente (Energy Control, Edison World Luce e Gas ed Edison My Sun)». Infine, il Ddl Concorrenza porterà a un mercato più libero in cui anche i player di dimensioni più contenute potranno dire la loro? «La fine del mercato di tutela - raccontano da Edison - introdurrà inizialmente un maggiore livello di concorrenza, ma riteniamo probabile che si verifichi in seguito un processo di concentrazione attorno a soggetti affidabili e con competenze consolidate. L’apertura del mercato è una grande opportunità e non è quindi da escludere che gli stimoli concorrenziali arrivino anche da operatori ad oggi non presenti sul mercato dell’energia. Pensiamo a importanti player multinazionali che hanno come punti forza l’eccellenza tecnologica. La partita si giocherà sulla capacità di innovazione e di “delivery”. Edison vuole vincere questa sfida ed è pronta a valorizzare al meglio lavorando in partnership con operatori di eccellenza».
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COVERSTORY I MODELLI
A sinistra, il sistema di telecontrollo. Sotto, l’amministratore delegato di Innowatio, Fabio Leoncini
Diversificare per efficientare i consumi e fare più risparmio
le antenne a player industriali italiani e internazionali, anche perché l’azienda sembra essere disposta ad accettare anche un ingresso che rilevi la maggioranza della società. Per controllare queste situazioni potenzialmente complesse, ci si è rivolti all’IoT, che consente di gestire sia Innowatio è attiva dal 2008 nel mercato dell’energia. Il fatturato è passato i siti fisici di produzione, sia quelli di consumo. da 100 milioni a 1,8 miliardi, ma “il bello”, dice il suo Ceo, “deve ancora venire” La formula vincente di Innowatio è concentrata soprattutto su un’educazione del cliente. «Pundi Marco Scotti tiamo due direzioni – conclude Leoncini – una l mercato dell’energia può essere un dedalo in 1,8 miliardi: un balzo in avanti sostenuto da una prima è di efficienza energetica quantitativa, la cui è facile perdersi. Per questo Innowatio ha crescita non organica avvenuta oltre un anno e seconda è quella comportamentale del cliente, studiato una formula ritagliata per le aziende mezzo fa attraverso la creazione di un veicolo trasformandolo da passivo ad attivo e approfitche unisce due variabili – il prezzo e la quantità paneuropeo che ha consentito l’ingresso nel tando di certi sbalzi di prezzo. Per fare questo – per garantire risparmi alla clientela. «La parmercato tedesco attraverso l’acquisto di una soperò è necessario conoscere appieno il nostro ticolarità della nostra offerta – spiega il Ceo Facietà che fatturava circa 600 milioni di euro. «La partner, in modo da poterlo profilare al meglio bio Leoncini – è che non siamo un fornitore che Germania – afferma Leoncini – è il mercato che e potergli suggerire così delle strategie di effipuò promettere qualche sconto sulla bolletta o sta portando avanti le maggiori novità e noi ci cientamento». Tra i clienti, il comune di Castegun soggetto che propone un’offerta energetica siamo entrati per metgio (Pv) dove è stato PUÒ SEMBRARE BANALE MA CIÒ CHE senza confrontarsi con l’andamento del prezterci alla prova. Lì si realizzato un progetto RAPPRESENTA LA VERA RICETTA zo del mercato. Il nostro è un approccio olistisupera il 30% di enerdi efficienza energetica DELL’AZIENDA È: COMPRARE MEGLIO co, proponendo ai nostri partner di cogliere le gia prodotta da vento e che ha portato a una PRESCINDENDO DALL’ASPETTO FISICO opportunità che il mercato propone, come la sole e questo comporta riduzione del 55% dei diversificazione e gli strumenti per ottimizzare dei fattori di rischio sul sistema, perché il venconsumi e a significativi benefici ambientali. Il i consumi». Profit sharing e saving sharing sono to, più del sole, è molto imprevedibile e quindi progetto di riqualificazione degli edifici comule due parole chiave di Innowatio: un risparmio possiamo avere situazioni o di abbondanza o di nali e dell’illuminazione pubblica ha permesso virtuoso per il cliente, che di conseguenza genescarsità che richiedono strumenti maggiormendi ridurre le emissioni di CO2 di 326,4 tonnellara valore anche per l’azienda che lo guida lungo te flessibili». Il futuro è aperto a molte soluzioni: te. L’investimento totale è stato di 1,4 milioni e il percorso di efficientamento energetico. La Innowatio si dice pronta ad aprire il capitale ha previsto la riqualificazione degli impianti terstoria aziendale è relativamente recente: nataper accelerare le opere di digitalizzazione ed mici dei 10 edifici pubblici coinvolti e della rete nel 2008, il fatturato del 2009 era sotto i 100 miefficientamento dei consumi, attraverso un audi illuminazione pubblica con l’installazione di lioni. Oggi, dopo otto esercizi, i ricavi superano mento di capitale. Possibilità che ha fatto rizzare circa 1.600 nuovi corpi illuminati a led.
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COVERSTORY I MODELLI
«Accettiamo questa sfida, cambiare è positivo» L’azienda bolognese Illumia esprime compiacimento per la liberalizzazione del mercato. Per la famiglia Bernardi la parola d’ordine, è sempre stata “vietato fermarsi”
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di Piero Caltrin
opo un lungo iter, durato oltre due anni, siamo soddisfatti dell’approvazione del Ddl Concorrenza e siamo pronti a giocaA DESTRA IL PRESIDENTE DI ILLUMIA, MARCO BERNARDI re la nostra partita, anche se avremmo preferito evitare di posticipare l’apertura del mercato redini dell’azienda nel 2015 dal padre Franceenergia elettrica e di e-bike, l’operatore energefino al 2019. Ora dovremo tutti lavorare fin da sco, che con lungimiranza ha scelto di cedere il tico sta per lanciare sul mercato le pile alcaline subito, e senza ulteriori tentennamenti, affinché passo ai figli per un cambio generazionale che per uso domestico, consolidando la strategia di i decreti attuativi confermino la strada della ha premiato la società. Illumia è sul mercato materializzazione del servizio elettrico iniziata vera concorrenza». Illumia è un’azienda che, ai dell’energia da oltre dieci anni ma mantiene proprio con i Led. L’azienda punta così ad afcambiamenti, ci è abituata: «Amiamo le sfide e ancora lo spirito di una startup. Il logo, “Illumia fermarsi tra i principali player nazionali, forte da noi nessuna scelta è definitiva», aggiunge il Start Everyday”, racchiude lo spirito dinamico anche del rating B.1.1. assegnato da Cerved, che presidente Marco Bernardi, «siamo abituati a del gruppo, da sempre attento anche alla forla colloca tra i più affidabili operatori energetici non essere mai passivi di fronte al cambiamenmazione del proprio team. Per questo è stata in Italia. I numeri ci sono. L’azienda ha chiuso il to, che per noi è sinonimo di opportunità». La creata Illumia Accademy, dove si formano sia la 2016 con oltre 800 milioni di euro di fatturato e notizia della piena liberalizzazione del mercato struttura sia i canali di vendita diretti così da far quest’anno nei primi sei mesi del 2017 ha ragdell’energia a partire dal 2019, è arrivata, non crescere i profili di carriera nel medio e lungo giunto oltre 440 milioni di euro, rispetto ai 338 a caso, in un periodo nel quale l’operatore boperiodo. La società, inoltre, devolve ogni anno il milioni dello stesso periodo del 2016. In crescilognese attivo nella vendita di energia e gas, si 2% dell’utile netto in attività benefiche. Diverse ta anche l’Ebitda che si attesta a 8,1 milioni di stava già confrontando con nuove sfide. A partisono i progetti di Csr, euro (7,6 a fine giugno 2016). «I dati ci dicono re da una nuova sede di DOPO LE LAMPADINE A LED ABBINATE dal torneo di calcio “La che siamo sulla buona strada», conclude Ber6 mila mq a risparmio ALLA FORNITURA DI ENERGIA E E-BIKE, Mongoalfiera” a favore nardi, «dobbiamo continuare a raccogliere le energetico, con oltre L’AZIENDA ORA STA PER LANCIARE LE dei bambini con disasfide del mercato con entusiasmo, alla luce della 200 collaboratori. Età PILE ALCALINE PER USO DOMESTICO bilità, a quello di rugby prossima liberalizzazione. È grazie alla determimedia: 31 anni. Percon i Giallo Dozza, la squadra del carcere di Bonazione con cui stiamo perseguendo gli obiettiché «per rendere l’energia un bene tangibile, logna, e all’adesione al progetto “Atleti speciali” vi del nostro Piano Industriale che fino ad oggi c’è bisogno di forze nuove, in grado di mettersi a sostegno degli atleti paraolimpici. L’azienda, siamo riusciti a raggiungere oltre 14 mila clienti in discussione ogni giorno»: è così che si vuole inoltre, è sponsor del Bologna FC e del velista al mese. La parola d’ordine è: vietato fermarsi». presentare al pubblico il gruppo che rappresenMichele Zambelli, testimonial della società con ta uno dei più grandi family business italiani del la sua barca chiamata Illumia 12. L’azienda, insettore, con a capo Marco Bernardi. Insieme somma, di sfide ne ha raccolte tante. Dopo esa lui, al timone della società, il fratello Matteo, sere stata pioniere in Italia nella distribuzione amministratore delegato, e Giulia, responsadi lampadine a Led abbinate alla fornitura di bile HR. I tre fratelli hanno preso in mano le
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città2a Persone, energia, ambiente, nuove tecnologie per disegnare il futuro. Siamo parte del tuo mondo, ogni giorno. Perché la tua città è la nostra città.
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PRODURRE “4.0” NON BASTA SE L’AZIENDA NON È SNELLA GESTIRE L’IMPRESA Attenti ai disinganni: quel che va sotto il nome di “Industry 4,0”, cioè le nuove tecnologie e i nuovi metodi legati all’Internet delle cose, non è una bacchetta magica. E’ anche una disciplina, una competenza gestionale. Chi crede che si tratti di una scorciatoia si sbaglia. Tra economisti ed esperti di management la cosa è chiara. Chiariamola anche qui.
31 STEFANO PILERI SOGNO UNA RICERCA CHE VALGA IL 3 PER CENTO DEL PIL
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I MODELLI GAMOS, IL CIBO MADE IN ITALY CHE CONQUISTA LA CINA
46 LOGISTICA DELRIO: MENO GOMMA, PER RIDURRE LE EMISSIONI DI CO2
Un metodo gestionale messo a punto dalla Liuc e formulato in un corso insegna a semplificare i processi aziendali prima di importare all’interno di essi le nuove tecnologie: altrimenti, si rischia il flop di Riccardo Venturi
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er mettersi un abitino attillato con ne del paradigma Industry 4.0. Il rischio è di successo, una donna deve essere suffiutilizzare le tecnologie per gestire una gran cientemente snella. In modo analogo, per confusione; prima devo semplificare, e dopo indossare le pratiche di Industry 4.0 con applicare le tecnologie. È come pretendere profitto un’industria deve avere una prodi far funzionare un modello matematico duzione snella, in inglese lean. Altrimenti senza verificare le ipotesi su cui è basato» l’abitino digitale invece di amplificare le sue spiega Rossi. Il termine lean manufacturing qualità rischia di evidenziarne i difetti. «C’è è stato ideato da due studiosi americani per il rischio che sull’onda dell’entusiasmo per definire il sistema di produzione della Toyole agevolazioni fiscali del piano industria ta, messo a punto dall’ingegnere meccanico 4.0 si cerchi di scimmiottare quello che hanTaiichi Ohno. «Lean è fare di più e meglio no fatto le industrie con meno, arrivare LEAN È FARE DI PIÙ E MEGLIO CON tedesche automobia rendere possibile MENO, ARRIVARE A RENDERE POSSIBILE listiche, nelle quali il paradosso di aveIL PARADOSSO DI AVERE LA BOTTE è nato il paradigma re la botte piena e la PIENA E LA MOGLIE UBRIACA Industry 4.0, dimenmoglie ubriaca. Con ticando che in quanto automotive sono le tecniche lean riesci a fare efficienze, e industrie lean, che cioè prima hanno semquesto recupero non è fine a se stesso ma plificato i processi e li hanno resi stabili, e investito per dare maggiore valore al cliensolo successivamente hanno cominciato ad te. Con il lean elimini tutti gli sprechi nelle applicare le tecnologie» dice Tommaso Rosattività produttive e logistiche, cose che se si, direttore alla Liuc – Università Cattaneo il cliente avesse visto avrebbe detto: questa dell’Executive Program L’eandustry 4.0, il quota parte del tuo tempo non te la pago...». cui titolo incrocia i termini lean e Industry Per Taiichi Ohno è uno spreco l’utilizzo di 4.0. «Processi produttivi e logistici snelli, qualsiasi risorsa - uomo, macchina, spazio, ovvero pensati in ottica lean, sono un preretempo - in quantitativo superiore al minimo quisito fondamentale per l’implementazionecessario per dare al cliente il valore che
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GESTIRE L’IMPRESA
vuole avere. Una ricerca dell’essenzialità produttiva nella quale si sentono gli echi della filosofia zen, così come quelli della celebre frase dell’architetto tedesco Mies van der Rohe Less is more, meno è meglio: forse non è un caso che proprio in Germania i principi lean siano stati applicati in modo sistematico, preparando il terreno per la nascita di Industry 4.0. «Taiichi Ohno ha codificato 7 sprechi, in giapponese muda, che significa anche peccato, il che ricorda i 7 peccati capitali... Ci dice: cercate in queste 7 aree e troverete gli sprechi. Una volta che ci si è abituati a cercarli, poi, si riesce a individuarli anche senza l’aiuto di questo metodo strutturato» dice Rossi. Ecco i 7 peccati: sovrapproduzione («molte aziende pensano che produrre un lotto sia più economico di produrre solo quel che vuole il cliente, ma in realtà con il lotto si immobilizza il capitale e aumenta il rischio di obsolescenza del prodotto» dice Rossi); movimenti («si possono risparmiare gli
TOMMASO ROSSI, DIRETTORE DEL PROGRAMMA L’EANDUSTRY 4.0
spostamenti degli operatori: un passo, un secondo, uno yen»); attese («ogni volta che faccio attendere il prodotto alla macchina non aggiungo valore e faccio sì che il cliente abbia il prodotto più tardi; è il concetto di just in time»); scorte («quando pianifico di produrre in anticipo occupo spazio, aumento il rischio di obsolescenza, immobilizzo capitale»); perdite di processo («spreco di
PIU’ CHE UN CORSO, UN VERO ALLENAMENTO A GESTIRE L’Executive Program L’eandustry 4.0 della LIUC – Università Cattaneo fa proprio il principio confuciano del «sento… dimentico, vedo… ricordo, faccio… capisco e imparo»: è insomma un corso con un marcato tratto esperienziale. Per ciascuno degli argomenti trattati nell’ambito lean e in quello Industry 4.0, i partecipanti sono chiamati a sperimentare quanto appreso sull’i-FAB, una fabbrica simulata per la produzione di calcio balilla progettata da LIUC e realizzata con il contributo di numerosi partner industriali. Una sorta di palestra dove poter operare senza
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paura di commettere errori. «Mettiamo le mani in pasta nella tecnologia attraverso la nostra fabbrica, che assembla calcio balilla e poi li disassembla – altrimenti ci ritroveremmo con una scorta infinita...» spiega il direttore Tommaso Rossi. «La produzione viene giocata in varie configurazioni, prima tradizionale senza lean, poi piano piano i concetti lean sono applicati dagli studenti con le nozioni che noi forniamo. Dopo averli applicati tutti risimulano una produzione e vedono di quanto sono aumentati produttività, qualità, sicurezza. Solo a quel punto
si cominciano ad applicare i pilastri di Industry 4.0 rilevanti per la produzione di calcio balilla: sono ogni volta gli studenti a decidere quali pilastri applicare, così si vede il miglioramento portato da ognuno» aggiunge Rossi. L’Executive Program prevede 160 ore di attività didattica suddivise in 4 moduli, dal 27 ottobre 2017 al 28 giugno 2018. Per iscriversi c’è tempo fino al 20 ottobre.
IL METODO TOYOTA INSEGNA AD EVITARE I «SETTE SPRECHI» DELLE IMPRESE materiale quando ne uso più del necessario, e di tempo quando per esempio finisce il mio turno e non do valore al tempo residuo»); prodotti difettosi («spreco di capitale immobilizzato che addirittura nessuno ripagherà»); trasporto (il cosiddetto turismo aziendale: succede che in una fabbrica con un’estensione, poniamo, di 300 metri i componenti da lavorare compiano spostamenti per più di 1 km»). Presso la LIUC – Università Cattaneo è attivo il Lean Club, dal 2012 parte del Lean Educational Network del MIT, divenuto un punto di riferimento per le aziende italiane e non che vogliono scandagliare a dovere le sette aree di spreco individuate da Taiichi Ohno. «Le circa 70 aziende che gravitano attorno al nostro Lean Club dopo 5 anni di servizi, corsi, seminari, hanno un elevato livello di semplificazione dei processi, come attestato dal lean assessment. Sono abituate ad analizzare i dati per fare problem solving prima di compiere il passo successivo, sono insomma pronte per compiere il salto verso Industry 4.0, e molte lo stanno facendo, chi con più mezzi e più rapidamente chi con mezzi minori. Ma paradossalmente la scarsità di mezzi acuisce l’ingegno, spinge a cercare di capire davvero quale o quali pilastri di Industry 4.0 servono per il proprio contesto di business, e cosa potrà darmi un vantaggio competitivo e amplificare così i vantaggi che già ottengo con il lean» dice Tommaso Rossi, che è anche direttore del Lean Club.
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«Le imprese accelerino su ricerca e sicurezza»
Stefano Pileri Presidente Anitec e Valeria Fedeli Ministro dell’Istruzione
base. Piuttosto, abbiamo segnalato al ministro Fedeli che va ottimizzata la collaborazione tra Università e imprese. Sarebbe giusto spingere le università a cooperare con le aziende cambiando la valutazione della qualità della ricerca dall’attuale impostazioParla Stefano Pileri, top-manager ne basata sulla biblometria (quante pubblitecnologico di riferimento in Italia: cazioni parlano della mia ricerca) ad un’al«Sogno una ricerca che assorba tra, che misuri anche il numero di brevetti il 3% del Pil e sia misurata prodotti e risultati economici generati da anche sul successo economico» quella determinata innovazione». Di buono c’è che l’infrastrutturazione digitale del Padi Sergio Luciano ese sta finalmente accelerando. «In tre anni, tefano Pileri ha un sogno: che la rinon se ne verrà fuori vincenti. Vediamo un diciotto milioni di case avranno la banda cerca in Italia raggiunga il 3% del po’ di ripresa economica, finalmente, doblarghissima. Ci sono 10,5 miliardi di investiPil, più che raddoppiando rispetto biamo assolutamente coglierla fino in fonmenti pubblici e privati stanziati nel trienad oggi. «E’ indispensabile per il futuro del do». nio», osserva Pileri: IL MECCANISMO DEL CREDITO Paese», si infervora il top-manager tecnoDa bravissimo tec«L’Italia ha saputo D’IMPOSTA È VALIDO, MA ABBIAMO logico, a.d. di Italtel, che ha guidato come nologo prestato alla cambiare passo dal FORMULATO UNA NOSTRA PROPOSTA presidente l’Anitec, l’associazione tra le rappresentanza, Pipiano per l’ultra-broPER MIGLIORARLO ULTERIORMENTE aziende dell’information e communication leri si è applicato al ad-band del governo technology (Ict) alla fusione con Assinform, meccanismo degli incentivi pubblici alla varato nel marzo del 2015 che indicò le pril’associazione tra le aziende d’informatica, ricerca, che ormai significano europei, sia orità di intervento e stanziò le risorse per le perfezionata recentemente: «Noi, come inpure strutturati a livello nazionale. «Il mecaree a rischio di mercato. Ora la burocrazia dustria, abbiamo detto al governo che siamo canismo del credito d’imposta è valido, abdeve a sua volta accelerare per non intrala disposizione per pianificare i prossimi setbiamo formulato una nostra proposta per ciare questo boom». A trainare, quattro forte anni di investimenti in ricerca, altrimenti migliorarlo ulteriormente ma è una buona midabili direttrici di sviluppo del business: il cloud, l’Internet delle cose (Io), i Big Data, la Cybersecurity. Il tutto, naturalmente, fruInvestimenti in R&S ibile anche in modalità mobile. Sono fattori Spesa per ricerca e sviluppo per settori di performance (%GDP) 2015 collegati, naturalmente. Il cloud, perché è il (Italia, Germania, Francia, UK, EU) 3 nuovo modo di fruire di tutti i servizi digitali; l’Internet delle cose, perché sta cambian0,5 2,5 do dalle fondamenta il modo di produrre, 0,03 0,43 2 distribuire e condividere beni e servizi; i 0,45 0,02 0,47 dati, perché la loro colossale possibilità di 0,03 0,29 1,5 0,44 0,24 0,04 raccolta e analisi sta diventando il “nuovo 0,12 0,38 1 petrolio” del sistema; la sicurezza informa1,95 0,18 tica, indispensabile per proteggere tutto 1,45 0,5 1,12 1,3 questo. «E’ un impegno forte”» conclude Pi0,74 0 leri, «ma indispensabile alle quali le azienItalia (p) Germania (sp) Francia (p) UK (p) EU28 sp) de dovrebbero dedicarsi meglio e in fretta. p=provvisorio sp= stimato, provvisorio Imprese Governo Istruzione superiore Privato non-profit Facendo attenzione non solo alle tecnologie FONTE: EUROSTAT per la sicurezza, ma anche alle procedure».
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GESTIRE L’IMPRESA I MODELLI
Sergio Rossi, direttore di Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano-Monza-Brianza-Lodi
«Con noi vola l’export dei distributori del caffè» L’Italia è il Paese-fenomeno nella produzione delle «macchinette» di distribuzione automatica. Nel primo semestre del 2017 c’è stato un boom delle esportazioni. E a novembre a Roma si terrano gli «stati generali» europei di Riccardo Venturi
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amera Cafè non è solo una sitcom divertente, ma anche la fotografia di un fenomeno: l’Italia è il Paese dei distributori automatici. Oltre 800mila “macchinette” installate, primato europeo: ci seguono a distanza Francia con 590mila, Germania con 545mila e Inghilterra con 421mila. Ai distributori prendiamo non solo caffè ma anche altre bevande calde e fredde, oltre che snack, sviluppando un fatturato di 1,8 miliardi, che diventano 3,4 miliardi se si aggiungono macchine a capsule e cialde, con 10,5 miliardi di consumazioni all’anno. Ma l’Italia è anche il principale produttore europeo di distributori automatici, che per la maggior parte vengono esportati, in Europa e in tutto il mondo. E che a novembre riuniranno a Roma i loro «Stati generali». «L’export dell’intero comparto ha raggiunto nel 2016 quasi 400 milioni di euro. Nei primi sei mesi del 2017 si sono raggiunti i 213 milioni, con una crescita del 5% rispetto ai 202
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milioni del primo semestre 2016» dice Sergio Rossi, direttore di Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano-Monza-Brianza-Lodi. «Le esportazioni relative al solo vending, cioè dei distributori automatici di alimenti e bevande, hanno fatto registrare nel 2016 un valore complessivo di 300 milioni di euro» aggiunge Rossi: gli altri 100 milioDA GENNAIO A GIUGNO SI SONO AGGIUNTI I 213 MILIONI DI VENDITE ALL’ESTERO, CON UNA CRESCITA DEL 5% RISPETTO AI 202 DELL’ANNO PRIMA
ni circa riguardano i distributori automatici di sigarette, preservativi e altri articoli non alimentari. Il mercato principale di esportazione è la Francia con il 17%, seguita da Spagna al 12% e Germania all’11%; complessivamente l’Ue vale circa tre quarti dell’export. Fuori dall’Europa, negli Stati Uniti va il 2,8% del totale, in Sud America il 4,4%, ai mercati asiatici il
6,5% e in medio Oriente il 3,4%. I distributori automatici sono insomma una produzione di punta dell’industria meccanica italiana, e stanno diventando sempre più tecnologici con l’integrazione di funzioni intelligenti come schermi touch, sistemi di telemetria, pagamento tramite mobile, controllo da remoto della macchina e dell’assortimento dei prodotti, produzione di Big Data. «Le vending machines permettono una semplice e efficace integrazione uomo – macchina, e quindi oggi rappresentano una delle migliori applicazioni dell’Internet of Thing in Italia» spiega Piero Lazzari, presidente di Confida, l’unica associazione di categoria che rappresenta i diversi comparti merceologici dell’intera filiera della distribuzione automatica. «Inoltre, i produttori italiani dei distributori automatici e di queste tecnologie sono leader a livello mondiale, e quindi rappresentano un esempio pratico anche dell’Industria 4.0 italiana da esportazione» aggiunge Lazzari. Leader di mercato è la N&W di Valbrembo, nel bergamasco, che nasce dal ramo vending di Zanussi, e produce tra l’altro un’avanzata smart vending machine, la Canto Touch. Quest’anno N&W ha fatto due importanti acquisizioni, Saeco Vending e Ducale, e una partnership con il produttore canadese di macchine da caffè Les Entreprises Cafection per il mercato del Nord America. Tra gli altri principali player figurano la Reha Vendors di Caronno Pertusella, nel varesotto, della famiglia Mayer; la Bianchi Industry di Zingonia, ancora nel bergamasco, della Famiglia Trapletti; e FAS International di Schio,Vicenza, storica azienda del settore di proprietà della famiglia Adriani.
I MODELLI GESTIRE L’IMPRESA
Vendere nei supermercati cinesi con lo storytelling Per far conoscere snack, cioccolato e bevande del Belpaese, Gamos Group manda nei punti vendita cinesi giovani promoter italiane che raccontano le aziende di Riccardo Venturi
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romozione, posizionamento, profitto miliare, apprezzano le fotografie del nonno (con una marginalità ridotta). Sono le fondatore, delle fattorie degli anni Venti... 3 P necessarie per vendere con succesA raccontare i prodotti in piccoli espositori so i prodotti alimentari italiani in Cina. Paroo stand sono una o due promoter italiane, la di Stefano Devecchi Bellini, cofondatore di stagiste che hanno frequentato il prestigioso Gamos Group, trading company con sede a Master Global Management China diretto dal Shanghai attiva da 5 anni nella distribuzione Prof. Renzo Cavalieri all’Università Cà Foscadi F&B: «checché se ne dica, l’Italia non è così ri di Venezia». Per quanto riguarda il profitto, famosa in Cina. Il cliente cinese della grande la chiave è quella di accettare almeno nella e della piccola distribuzione non è tendenfase iniziale una marginalità ridotta: «il prezzialmente abituato ad acquistare prodotti zo è fondamentale, ci vuole buon senso, altriitaliani, non sa che sono migliori, se non molmenti si va fuori mercato. Per cominciare a to migliori, di quelli far girare un prodotto PER AFFERMARE UN PRODOTTO IN che provengono da poco conosciuto ci si CINA SI DEVE ACCETTARE, NEL PERIODO altri paesi, specie exdeve sacrificare, noi INIZIALE, UNA BASSA MARGINALITA’, tra-Ue. per tracciabilicome i produttori». ALTRIMENTI SI VA FUORI MERCATO tà, sicurezza, qualità». Nel corso dei cinque Di qui l’esigenza di investire nella promozioanni di attività, Gamos Group ha sperimentane dei prodotti, specie nella grande distrito sul campo diversi tipi di prodotti, per poi buzione. «Quello cinese è un popolo molto focalizzarsi su un settore particolarmente incurioso. Abbiamo preso spunto dai coreani, dicato per avere successo nella classe media maestri nel promuovere i loro prodotti nelcinese: quello di snack, cioccolato e bevande. la GDO cinese, e siamo entrati direttamente «Abbiamo provato a portare in Cina un po’ nei supermercati. Non solo facciamo assagdi tutto, pasta, olio, aceto balsamico, sottoli, giare il prodotto, ma raccontiamo la storia confetture, latte a lunga conservazione, cafdell’azienda» spiega Devecchi Bellini. Gamos fè... Va bene contenere la marginalità, ma in Group organizza nei supermercati un’operaCina con questi prodotti non fai volumi, perzione di storytelling, che vede protagoniste ché non sono entrati nell’uso comune». Le giovani donne italiane che parlano il cinese: abitudini dei cinesi sono da considerare con «I consumatori sono affascinati dalla storia attenzione: «Al mattino non fanno colazione delle nostre aziende, specie a carattere facome noi, vanno spesso al bar o in ufficio, e
Nella foto Stefano Devecchi Bellini, cofondatore di Gamos Group, trading company con sede a Shangai che importa in Cina prodotti alimentari italiani, specie snack, cioccolato e bevande.
prendono un sandwich o dei ravioli. Mangiano quasi sempre fuori casa, hanno case piccole e anche la cucina è ridotta, poco adatta quindi per organizzare cene conviviali. Però sono forti consumatori di snack dolci e salati e di bevande analcoliche, gassate e non. Spesso li acquistano nei convenience store, i negozietti aperti 24 ore su 24, ogni 10 vetrine in ogni via delle città ce n’è uno. Fanno un po’ le veci del frigo in ufficio, gli impiegati scendono diverse volte al giorno dagli uffici per comprare qualcosa e per fare una pausa. Le catene più importanti hanno centinaia di punti vendita in ogni città. È fondamentale quindi essere presenti anche nella piccola distribuzione, che ti permette di fare volumi importanti: e torna il tema del posizionamento» aggiunge Devecchi Bellini.
QQUANTI, UN NUOVO SOCIO
Dallo scorso Capodanno cinese Gamos Group ha un nuovo socio: QQuanti SpA, società biellese attiva da decenni in Asia nel settore tessile, che ha deciso di entrare anche in quello alimentare. QQuanti ha rilevato il 40% delle azioni di Gamos Group per condividere l’espansione in tre ambiti: aumento del personale, incremento dei prodotti acquistati, apertura di nuovi uffici a Shangai nel corso del 2018. «La nostra esigenza era principalmente finanziaria: non riuscivamo a evadere tutti gli ordini che ricevevamo dai clienti cinesi, ordinavano più di quel che potevamo comprare dai fornitori» spiega il cofondatore di Gamos Group Stefano Devecchi Bellini. L’operazione è stata curata dall’avv. Giovanni Pisacane, Managing Partner e Fondatore della boutique legale cinese GWA con sedi in Cina, Italia, Iran e Svizzera.
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Natale caldo per i consumi. Caccia al brand in promozione Le previsioni di McKinsey & Co riprese da Cofidis. La fiducia dei consumatori sta crescendo in tutto il mondo e con essa la propensione agli acquisti di Angelo Curiosi
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he Natale si profila, dal punto di vista dei consumi? I segnali sono positivi. E arrivano da più parti. Potrebbe essere un periodo di riscossa sul fronte delle vendite al dettaglio, in Italia. Un “riaggancio” ai migliori trend europei. Lo prevede uno studio molto autorevole che annualmente McKinsey & Co – la società americana numero uno mondiale nella consulenza strategica – pubblica nella seconda metà dell’anno e che è stato ripreso sul suo sito istituzionale da Cofidis, il gruppo francese leader nel credito al consumo: Cofidis punta infatti ad essere un generatore di valori e un facilitatore di business anche attraverso l’approfondimento dei temi più rilevanti del mondo del commercio. Ebbene, secondo gli insight che provengono dalla Global Sentiment Survey 2017 di McKinsey, appare evidente il fatto che i Consumatori siano in generale finalmente meno preoccupati dello stato di salute delle loro condizioni economiche che appaiono più rosee di qualche tempo fa, pur rimanendo attenti ai prezzi per non “abbandonarsi” ad eventuali sprechi. L’attenta analisi effettuata da McKinsey per elaborare il suo “consumer confidence index” (indice della fiducia del consumatore), ha stabilito che – seppur con le debite differenze – anche il consumatore Italiano sta riprenden-
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Sentiment finanziario dei paesi selezionati per l’anno 2016 Index 2015=100
Emirati Brasile Francia India Giappone USA Arabi Mondo Cina Germania Italia Arabia Regno Saudita Unito
PIÙ POSITIVO
101
104
102 101 101
105 101
101
104
99 PIÙ NEGATIVO
92 93
FONTE: MCKINSEY GLOBAL CONSUMER SENTIMENT SURVEY, 2016
si è ridotto e a volte anche annullato del tutto. do quella fiducia che ha latitato negli ultimi Effetto, questo, probabilmente dovuto al mas8-9 anni, ossia da quando la crisi provocata siccio potere di acquisto della Grande distridalla bolla finanziaria a stelle e strisce, ha buzione organizzata, che ha sempre maggior condizionato via via tutta l’economia moninfluenza nei confronti dei produttori da essa diale. I maggiori incrementi nella fiducia dei commercializzati, dai quali riesce a ottenere consumatori si sono manifestati nel Regno di più. Quindi, scegliendo con oculatezza, allo Unito, in Germania e appunto in Italia, ma mestesso prezzo si può acquisatare un prodotto diamente in tutti i 25 Paesi in cui è condotto di marca anziché uno di seconda fascia. il Global Survey Sentiment: più o meno ovunQuale conseguenza pratica può trarre un detque è infatti calato il numero dei consumatori taglianti da quest’analisi? Una, senza dubbio: che dichiarano di attendere altre riconferme che, al fine di interprima di decidersi a IL RICORSO AL CREDITO AL CONSUMO cettare il maggior nutornare a fare comNEI PRIMI SEI MESI DEL 2017 È mero di consumatori pere perché ancora AUMENTATO COMPLESSIVAMENTE nuovamente “fiducioincerti sull’economia DEL 10,7% IN VALORE E dell’8,9% si”, tutte le condizioni traballante. di vendita, relative al prezzo ma anche alle In Italia si riscontra una particolarità: conmodalità di pagamento (e qui un ruolo imtinua ad essere manifestata una particolare portante lo gioca proprio il credito al conattenzione nello sfruttare ogni possibilità sumo), possono e devono fare la differenza. di risparmio che sia offerta dal mercato. Per I dati rilevati da Assofin – l’associazione fra McKinsey & Co, infatti, il consumatore italiagli operatori del credito al consumo – conno sta riguadagnando la fiducia proprio per fermano decisamente la ricerca di McKinsey una minor preoccupazione a proposito della (vedere tabella in questa stessa pagina. Il risua “sicurezza finanziaria“: ma appare parcorso al credito al consumo nei primi sei mesi ticolarmente attento agli sconti che vedono del 2017 è aumentato complessivamente del sempre più spesso interessati anche prodotti 10,7% in valore e dell’8,9% per numero di di marca. Questo anche grazie al fatto che il operazioni finanziarie. Sono le cifre di una divario dei prezzi tra un prodotto di marca in ripresa, ed anche di una ripresa molto vivace. promozione e un prodotto di seconda fascia,
GESTIRE L’IMPRESA
Gestire tutti i venditori come un sol uomo? Sì, con Apparound La holding, nata in provincia di Pisa, consente alla direzione vendite di monitorare la forza commerciale. Promette di ridurre i costi di stampa e logistica di quasi il 90%. E infatti ha tra i suoi clienti la big Vodafone di Alessandro Luongo
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estire in maniera efficiente la rete vendita e aumentare la produttività e la professionalità del venditore? Sì, è possibile farlo, e adesso anche attraverso un’applicazione. Si chiama Apparound ed è possibile provarla gratuitamente per un mese per poi attivare il contratto. L’app dà alla direzione vendite la possibilità di orientare e monitorare il comportamento del venditore in tempo reale. Al momento è la soluzione software per la digitalizzazione delle reti di vendita più performante in Italia. «Il nostro unico e vero competitor è l’azienda americana Sales Force – spiega il direttore Massimiliano Farabbi, azionista di Apparound al 38,32% – che primeggia nel mondo nel settore del CRM, ma noi li abbiamo già battuti nella gara Vodafone, e pensiamo di poterlo fare ancora con altri grandi e piccoli clienti». Ecco, Vodafone. Al momento tutta la loro forza vendita, 10 mila agenti, utilizza la piattaforma Apparound per gestire il comparto business. Entrando dunque in un negozio del colosso della telefonia mobile o se un consulente Vodafone vi verrà a trovare in ufficio, con il suo Ipad o smartphone compierà tutte le attività di vendita previste dalle procedure Vodafone; e la tecnologia all’interno del device è di proprietà di Apparound.
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Come funziona
MASSIMILIANO FARABBI, DIRETTORE DI APPAROUND
in trenta secondi non è facile, ma con il Ma come funziona in dettaglio l’applicazione? nostro modulo è realmente possibile, senza Il primo modulo è la Digital Content commettere errori e con la proposizione Distribution, che trasforma i cataloghi, automatica da parte del sistema al venditore le brochure, i listini, e gli altri supporti di di tutte le opportunità di cross selling e up marketing in documenti digitali coinvolgenti e selling previste dalla direzione aziendale». interattivi; garantisce che i venditori abbiano In definitiva tutte le quotazioni si trasformano sempre a disposizione materiali di vendita in un solo click in un’offerta e, l’offerta stessa, aggiornati; permette l’invio degli stessi al mediante una firma digitale, si trasforma cliente e ai partner via mail; riduce, infine, i in un altro click in un contratto, che viene costi di stampa e logistica del 90%. Il secondo passato in tempo reale al sistema di gestione modulo è il Real Time ordini del cliente. LA SVOLTA È ARRIVATA CON Quoting, che supporta Il terzo modulo è il L’AGGIUDICAZIONE DELLA GARA la forza vendita Sales Tracker, in grado VODAFONE. SOLO CON QUESTO CLIENTE, nella configurazione di monitorare tutta L’AZIENDA HA FATTURATO 1,6 MILIONI di offerte. Guida l’attività del venditore pertanto il venditore nella scelta di prodotti in tempo reale. Ogni azione di vendita è tra essi compatibili; calcola automaticamente tracciata per creare una visita dinamica sullo prezzi e sconti; fornisce suggerimenti di crossstato delle offerte e dei clienti. I venditori selling e up-selling; permette la creazione e il possono vedere i clienti più importanti e le confronto fra carrelli differenti; integra i dati azioni di follow-up. I manager hanno una dei clienti dal sistema CRM e invia l’offerta visione complessiva di tutte le offerte inviate al cliente stesso via email; funziona, infine, ai clienti. al 100 per cento offline. «Questa tecnologia, La comodità a portata di click unica nel suo genere (multi platform, Ios, I benefici? Nessun data entry necessario, Android, Win and Web; intuitive &easy; innanzi tutto. Non è necessario poi aggiornare offline, open platform, customer facing), è le informazioni sui clienti e le offerte per il la punta di diamante della nostra azienda – forecasting (gestito in automatico). C’è una riprende Farabbi – fare quotazioni complesse
reale davanti al cliente, e sono supportati da dispositivi mobili anche offline; chiudono infine contratti sul posto. I sales manager, per finire, notificano gli aggiornamenti ai venditori; hanno i dati di vendita in tempo reale e di CRM ed ERP aggiornati in maniera automatica. La management platform consente inoltre di aggiornare i materiali di vendita e inviarli ai venditori in tempo reale; gestire in autonomia le regole di pricing, scontistica e le compatibilità; analizzare in tempo reale i dati di vendita e le performance dei venditori; filtrare gli accessi in base ai ruoli e all’area geografica.Altri clienti dashboard visuale per indirizzare le azioni importanti di Apparound sono WindTre, di vendita più importanti. In numeri si ha Sara Assicurazioni, Wellcome Italia, Diasorin, un’efficienza della forza vendita superiore CRIF, Pepsi, Farmigea, Allianz, Eataly, Birra al 40 per cento e un Peroni, Marchiol. L’EFFICIENZA DELLA FORZA VENDITA incremento della L’innovativa soluzione MIGLIORA DEL 40%, MENTRE LA velocità di creazione informatica nata per VELOCITÀ DI CREAZIONE DELL’OFFERTA dell’offerta dell’80 rendere le vendite AUMENTA DELL’80% per cento. E non più semplici per i è finita. I clienti hanno il supporto di un venditori si applica a diversi settori: dalla consulente e vivono un’esperienza di acquisto manifattura ai servizi, al retail, passando più coinvolgente, ricevendo offerte e contratti per le telecomunicazioni, i media, e il via mail. Gli agenti creano preventivi in tempo food&beverage.
A BREVE TUTTE LE AZIENDE DOVRANNO DOTARSI DI UNA PIATTAFORMA COME APPAROUND. NOI SIAMO PRONTI
VISTA DA VICINO Il gruppo Apparound Holding è stato creato nel 2014 a Montacchiello, in provincia di Pisa (ma è presente anche a Milano, Roma, Londra), perché il suo fondatore (che oggi detiene il 38,69 per cento delle azioni) Gianluca Cagiano, è nato a Cascina, frazione della cittadina toscana. L’altro socio, che si occupa dello sviluppo commerciale dell’azienda è appunto Massimiliano Farabbi. Poi ci sono altri tre soci di minoranza. Il contesto socio-economico in cui sorge Apparound è molto rilevante. Montacchiello è diventato infatti un importante polo tecnologico. Nel suo stesso edificio, ha sede difatti anche Aruba.it e in quello adiacente la Wellcome Italia Spa. L’Università Normale di Pisa è un altro elemento considerevole di crescita e sviluppo per tutte le aziende tecnologiche presenti. Nel 2016, grazie al cliente Vodafone, il fatturato ha raggiunto quota globale 4,6 milioni. La previsione di crescita del 2017 è di un incremento fra il 70 e l’80 per cento. Nell’organigramma, oltre a Cagiano e Farabbi, ci sono Giovanni Volpi (9,32% delle azioni), Alessandro Raffi (6,41%), e Nuova società finanziaria di sviluppo e partecipazione srl con il 7,25 per cento. Da rilevare che Fabio Vaccarono, Country manager di Google, è presente nel cda di Apparound holding spa, e apporta dunque uno standing internazionale alla stessa società, che punta tutto al momento sulla crescita in Italia con la soluzione all-in-one per digitalizzare le vendite. Per approfondire: www.apparound.com
L’ EDIFICIO CHE OSPITA AL TERZO E AL QUARTO PIANO GLI UFFICI DI APPAROUND A PISA.
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GESTIRE L’IMPRESA in collaborazione con ANDAF
Trading on-line per le fatture, più liquidità e meno costi Il vantaggio per l’imprese, soprattutto medie e piccole, è il miglior finanziamento del capitale circolante senza garanzie collaterali e la rapidità di risposta.
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a Il sistema delle Piccole e Medie nanziario, sia a breve che a lungo termine, imprese (PMI), che producono oltre tramite adeguate fonti di finanziamento. la metà del PIL globale e circa i due La finanza alternativa di fronte alla carenterzi dei posti di lavoro, ha tradizionalmenza di offerta di risorse da parte del sistema te basato la raccolta di risorse finanziare sui bancario e alla crescente domanda da parmeccanismi dell’autofinanziamento e del te delle imprese ha generato nuovi canali credito bancario, i quali risultano aver subidi finanziamento al capitale circolante, tra to negli ultimi anni un ridimensionamento i quali, nell’ultimo anno, ha avuto una creper effetto della crisi iniziata nel 2008. scita rilevante il sistema dell’Invoice Trading Come testimoniato dall’analisi dello Euon-line (vale a dire, cessione di fatture comropean Investment merciali attraverso Fund sulla situazione IL MERCATO POTENZIALE DELL’ANTICIPO un portale internet). FATTURA IN ITALIA È STIMATO dell’accesso al capiLe piattaforme di IN 500 MILIONI DI EURO. I RITARDI tale nell’Unione EuInvoice trading sono DEI PAGAMENTI AUMENTANO ropea, in Italia i prodiffuse nei mercati cessi di approvvigionamento finanziario da anglosassoni, Stati Uniti, Germania e Paesi parte delle PMI risultano essere più difficolscandinavi e stanno registrando una partitosi che altrove. Per il sistema bancario socolare crescita in altri Paesi europei tra cui stenere il fabbisogno di risorse finanziarie Francia, Spagna ed Italia. delle PMI risulta essere troppo costoso in In Italia, nel 2016, secondo l’indagine svolta termini di “capital requirement”, a prescinda Atradius, i tempi di pagamento tra imdere dalla remunerazione ottenibile. prese sono saliti a 87 giorni contro gli 81 Pertanto, le PMI italiane sono attualmente dell’anno precedente. L’Italia risulta essere obbligate ad individuare e considerare catra i Paesi europei che registrano le maggionali alternativi alla finanza tradizionale al ri percentuali di fatture pagate in ritardo sul fine di sostenere il proprio fabbisogno fimercato nazionale. Di conseguenza, il mercato potenziale dell’anticipo fattura in Italia è stimato in oltre 500 miliardi di Euro. L’Invoice Trading on-line a metà del 2017 ha raggiunto un volume di circa 88,5 milioni Euro, importo otto volte superiore all’anno precedente.
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Antonella Della Rovere e, a destra, Federico Vincenti di Valente Associati GEB Partners, gli autori di quest’articolo
Il sistema e le piattaforme di Invoice Trading on-line Il sistema dell’Invoice Trading On-line si configura come la cessione di una fattura commerciale contro un anticipo in denaro attraverso l’utilizzo di una specifica piattaforma on-line. In tal modo, viene offerta alle imprese la possibilità di ottenere liquidità attraverso la cessione delle proprie fatture. L’arrivo sul mercato di piattaforme Internet che consentono la cessione delle fatture al pubblico dei piccoli risparmiatori (“web-surfers”) inserisce l’Invoice Trading tra le opportunità di crowdinvesting (peer to peer), anche se, ad oggi, la maggior parte degli operatori è di natura istituzionale. L’operazione si configura secondo quanto stabilito dagli artt. 1260 e ss. del Codice Civile, che disciplinano le operazioni di cessione dei crediti in generale. Con riferimento al funzionamento del sistema, a seguito di specifica documentazione ricevuta dall’impresa, la piattaforma seleziona le proposte da accettare sulla base di una serie di parametri relativi sia alla fattura presentata sia all’impresa stessa. I parametri vengono sintetizzati in un rating che viene processato tramite il supporto di provider quali Modefinance o Cerved Rating Agency. Superata la fase istruttoria, la fattura viene sottoposta sulla piattaforma ai possibili investitori, che possono procedere all’ acquisto tramite un’asta al rialzo che si conclude entro un tempo stabilito dalle diverse piattaforme, di solito 24-48 ore. La remunerazione dell’investitore dipende dalla differenza fra il prezzo di acquisizione e il corrispettivo della fattura. L’acquirente della fattura anticipa all’impresa una percentuale del corrispettivo, mentre il saldo viene liquidato alla scadenza. Il rischio dell’operazione normalmente viene sopportato dall’investitore.
A giugno 2017 risultano attive in Italia cinque piattaforme di seguito elencate; il modello di business di ognuna delle piattaforme presenta sostanziali differenze: • Cashinvoice: prevede l’accesso alla piattaforma solo ai soggetti iscritti all’albo delle imprese che praticano la cessione dei crediti d’impresa. Solo tali soggetti possono partecipare ad aste competitive per l’acquisto delle fatture approvate dalla piattaforma. • Cashme: prevede l’accesso alla piattaforma a tutte le società di capitali che abbiano depositato un bilancio e che presentino un fatturato pari ad almeno € 1.500.000. La piattaforma prevede un meccanismo di asta competitiva per l’acquisizione delle fatture. • Credimi: è l’unica tra le piattaforme ad essere autorizzata come società finanziaria dalla Banca d’Italia e quindi acquisisce direttamente le fatture, che
I NUMERI DEL FACTORING
PEER-TO-PEER
TOTALE RACCOLTA
88,5 MILIONI
DELTA SUL 2016
+800%
2017
FATTURE CEDUTE
2000
FATTURE
CEDUTE
2016
220
* Dati in euro al 30 giugno 2017
LA CESSIONE NON RICHIEDE LA SEGNALAZIONE ALLA CENTRALE RISCHI. WORK INVOICE PRIMO OPERATORE, CINQUE PIATTAFORME GIA’ ATTIVE vengono poi cartolarizzate attraverso la creazione di asset backed securities sottoscritte da fondi di investimento. • Crowdcity: prevede l’accesso alla piattaforma solo ad investitori istituzionali che possono partecipare ad aste competitive per l’acquisto delle fatture approvate dalla piattaforma. Tramite partner iscritti all’albo dei mediatori creditizi, la piattaforma suggerisce una valutazione “equa” della fattura. • Work Invoice: primo operatore del mercato dell’Invoice Trading on-line in Italia, opera quasi esclusivamente con investitori istituzionali italiani ed esteri. Le operazioni di investimento ed i versamenti sono regolate su conti gestiti da un istituto di pagamento europeo autorizzato. La piattaforma prevede un meccanismo di cessione delle fatture ad asta competitiva.
Conclusioni
Le piattaforme sopra descritte consentono di soddisfare una delle funzioni caratteristiche del mercato finanziario, cioè collegare soggetti in situazione di surplus finanziario a soggetti in situazione di deficit.
Il vantaggio per l’imprese è l’accesso alla liquidità per finanziare il capitale circolante senza garanzie collaterali, ovvero la rapidità di risposta. Inoltre, la cessione non richiede la segnalazione alla Centrale Rischi del circuito bancario. I fattori determinanti dello sviluppo del sistema sono identificabili nell’incapacità del sistema bancario di sostenere l’incremento del fabbisogno di risorse finanziarie a sostegno del capitale circolante, nello sviluppo della “Fintech” (Financial Technology) e nell’azzeramento dei rendimenti risk-free, che hanno portato le PMI a ricercare finanziamenti alternativi e gli investitori a cercare opportunità alternative di rendimento. Dal momento che la gestione del pagamento è frequentemente utilizzata come strumento negoziale rilevante nelle trattative tra PMI (più deboli rispetto ad intermediari finanziari) e grandi aziende di distribuzione, il sistema di Invoice Trading on-line potrebbe essere considerato non conveniente per le seconde. Tuttavia, tale strumento potrebbe essere considerato anche a sostegno dell’intera filiera data la finalità di garantire maggiore liquidità alle PMI.
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GESTIRE L’IMPRESA
Outplacement? Un’opportunità. Tutto dipende dalla formula Corium, la società specializzata di Openjobmetis, guidata da Ivano Tognassi, ha lanciato uno strumento innovativo per chi vuole tutelare il proprio futuro di Angelo Curiosi
L’
«
outplacement è un’opportunità di cambiamento e di rinnovamento»: Ivano Tognassi, amministratore delegato della società specializzata (controllata dall’Agenzia per il lavoro Openjobmetis) che si occupa di ricollocare nel mercato del lavoro le risorse (dirigenti ma anche quadri, e talvolta anche operai e impiegati) che hanno perso un posto, s’infervora quando parla del suo lavoro, perché – spiega – «nel 2013 abbiamo acquisito Corium, che operava già dall’86, per diffondere la cultura dell’outplacement in Italia che purtroppo non è ancora diffusa quanto merita e quanto potrà esserlo, perchè è utile e virtuosa. Si tratta, però, di lanciarla innovando. Ed è quel che stiamo facendo. Il mercato chiedeva prodotti-servizi nuovi, e noi abbiamo inventato la Corium Card». Di che si tratta? In sintesi: l’outplacement non viene più proposto soltanto come paracadute in caso di fuoriuscita dall’azienda, ma diventa un kit di potenziamento della propria posizione professionale, che arricchisce la proposta di assunzione di una nuova risorsa. Spiega Alessio
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IVANO TOGNASSI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI CORIUM. IN BASSO, DA SINISTRA, ALESSIO MONDAINI, SALES DIRECTOR, E SILVIA PERONI, DELIVERY COORDINATOR SENIOR CONSULTANT
CON LA CORIUM CARD SIA LE IMPRESE CHE I DIPENDENTI POSSONO ASSICURARE IL PROPRIO FUTURO
Welfare aziendale», spiega Mondaini, «abbiaMondaini, sales director di Corium: «Quando mo invece introdotto la Green Corium Card, abbiamo sviluppato la Corium Card, abbiamo che fornisce consulenza di carriera, orientavoluto far sì che gli assunti con un contratmento per i giovani e coaching, che può essere to del nuovo genere introdotto dal Jobs Act acquistata all’interno della retribuzione in naavessero un paracadute che gli permettesse tura prevista appunto dai contratti di welfare in caso di separazione dall’azienda, sia per aziendale». E c’è di più: «Sta per arrivare la licenziamento che per dimissioni volontarie, Pink Corium Card» dice Silvia Peroni, «che si di avere fino a dodici mesi di supporto. E’ una rivolge alle donne che rientrano dalla matersorta di prodotto assicurativo, prepagato, frunità e devono coniuibile al bisogno. Un caTRA LE NOVITÀ LA PINK CORIUM CARD gare il doppio ruolo, nale che permettesse PER LE NEOMAMME CHE VOGLIONO ma tornando ad esdi essere riconosciuti POTENZIARE O INTEGRARE LE PROPRIE sere produttive rapie adottati dal mercato SKILL AL RIENTRO AL LAVORO damente. Le aziende in forma cautelativa, possono offrire la Card a tutte le mamme che cioè prima dell’eventuale cessazione del raplavorano dando così l’opportunità di fruire porto di lavoro. Quindi una parte delle sue di sei sessioni di coaching». Il cliente-tipo di funzionalità è legata all’area dello sviluppo Corium e ideale acquirente della Corium Card del talento: con tre sessioni di coaching, con restano le aziende, ma “abbiamo anche prival’assessment delle competenze, formazione ti che si rivolgono a noi per cambiare lavoro”, sul change management». Oggi, la Corium conclude Tognassi: «In quel caso parliamo di Card offre ai suoi titolati 12 mesi di supporto, consulenza di carriera, un servizio che a lisplittati però in due semestri. Il primo, garanvello di contenuti ha le stesse caratteristiche tisce il servizio di outplacement tradizionale; dell’outplacement ma con diverse modalità nel secondo semestre - oltre all’outplacement di erogazione». Alla squadra di Corium piace per il lavoratore (cedibile anche a terzi) - sono parlare di Easyplacement 4.0, una rivoluziopreviste le sessioni di coaching. «Nei primi 6 ne copernicana dell’outplacement. Un nuovo mesi, di regola, statistiche alla mano», dice concetto. Non più e non soltanto, quindi, una Silvia Peroni, delivery coordinator senior tutela in uscita, ma una strategia da mettere consultant, «ricollochiamo il nostro assistito; in atto fin dall’ingresso in un’azienda. Un salto e i secondi sei mesi restano a disposizione quantico, per il settore. dell’interessato per altri tre anni». «Sul fronte
in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA
Upgrade degli studi, asse di ferro con UniCredit Si rafforza la partnership tra Confprofessioni e il gruppo bancario: quattro nuove linee di intervento per sostenere gli investimenti e rilanciare il settore
R
iorganizzazione dello studio, investimenti iRiorganizzazione dello studio, digitalizzazione, nuovi servizi professionali e potenziamento delle leve di marketing. Su questi trend di cambiamento si gioca il rilancio degli studi professionali, che guardano con fiducia al sistema bancario per sostenere i propri piani di sviluppo e investimenti. E se i liberi professionisti provano a scrollarsi di dosso la crisi economica che negli ultimi dieci anni ha eroso oltre il 18% dei redditi reali, le banche valutano con estrema attenzione un settore economico che continua ad attirare i giovani e che punta sull’innovazione e sulle competenze. Sulla base di queste premesse, a metà settembre Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, e Andrea Casini, Co-Head Country Italy Unicredit, si sono incontrati a Milano per analizzare le potenzialità del settore degli studi professionali e dei liberi professionisti e ribadire le sinergie tra l’istituto di credito e la Confederazione. Un confronto che è stato anche l’occasione per rinnovare la partnership tra Confprofessioni e Unicredit, avviata già nel 2010 con Valore Professioni, un massiccio piano di interventi finanziari a favore dei professionisti. «In un mercato in continua evoluzione - ha sottolineato il presidente Stella - il nostro compito è quello di rendere più competitivo il settore degli studi, dove i liberi professionisti,
utilizza per finalità promozionali. La seconda area di intervento mira a sostenere le start up professionali, che registrano un tasso di crescita medio del 3,5% all’anno. Solo nel 2015 si è registrata l’iscrizione di 53 mila profesionisti agli enti previdenziali privati. Si tratta di nuove realtà che presentano un livello di rischiosità inferiore alle start up tradizionali, ma che richiedono un adeguato sostegno finanziario che può essere garantito anche attraverso Fidiprof, il consorzio di garanzia che fa capo a Confprofessioni. In questo ambito, Unicredit si è impegnata a CASINI (UNICREDIT) E STELLA (CONFPROFESSIONI) mettere a disposizione dei professionisti e studi professionali aderenti al sistema Confprofessioni ulteriori servizi di carattere fisoprattutto i più giovani, si trovano di fronte nanziario, come finanziamenti specifici per a nuove sfide che richiedono investimenti in investimenti in innovazione o per il lancio di tecnologia, start up interdisciplinari e interstartup di nuovi studi professionali, microcrenazionalizzazione». dito e strumenti per una più efficiente gestioL’analisi congiunta del settore professionale ne della liquidità, anche di tipo revolving. ha permesso di individuare quattro aree di in«Siamo felici di supportare un settore come tervento, che ricalcano le mutate esigenze dequello dei liberi progli studi professionali SOLO IL 30% DEGLI STUDI HA APERTO fessionisti e siamo indi fronte alle nuove UN SITO WEB E APPENA IL 13% DI ESSI coraggiati ad andare sfide del mercato dei LO UTILIZZA REGOLARMENTE avanti dai positivi dati servizi. PER FINALITÀ PROMOZIONALI di qualità creditizia Il primo step coniuga del settore - ha affermato Casini - Abbiamo la riorganizzazione in atto negli studi con la rinnovato il nostro accordo con Confprofesnecessità di investimenti in innovazione, disioni, di cui siamo il principale partner bancagitalizzazione e nuovi strumenti di marketing rio, allo scopo di garantire un’offerta sempre come driver di sviluppo. più strutturata e coerente con le esigenze dei Secondo recenti ricerche, infatti, solo il 30% liberi professionisti italiani». degli studi ha un sito web e appena il 13% lo
POLIZZA INFORTUNI, EBIPRO IN SOCCORSO DEGLI AVVOCATI Confprofessioni lancia “Infortuni & Welfare”, nuova formula di assistenza per gli avvocati, che a partire dall’11 ottobre avranno l’obbligo di attivare una polizza antinfortuni. La copertura, infatti, nasce per soddisfare i requisiti previsti dal decreto del ministero della Giustizia del 2016, prevedendo
massimali e diaria da inabilità al lavoro in linea con quanto richiesto. Rivolta agli avvocati e ai loro collaboratori e praticanti (per i quali non sia operante l’assicurazione obbligatoria dell’Inail), “Infortuni & Welfare”, offerta a condizioni molto vantaggiose, garantisce anche un’ampia
gamma di prestazioni di assistenza sanitaria integrativa. Per attivarla, sipotranno utilizzare le procedure on line disponibili dal 10 ottobre sul sito www.ebipro.it/ gestioneprofessionisti. Per Stella «un’importante strumento di tutela per i professionisti dell’area legale, e per i giovani in particolare».
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GESTIRE L’IMPRESA
Industria 4.0, l’investimento ora va fatto sul capitale umano Federmanager sulla traduzione in concreto del Piano Calenda: «Senza ricerca e managerialità l’innovazione non si realizza. Decisivi i Competence Center» DI STEFANO CUZZILLA, PRESIDENTE FEDERMANAGER
donne e i giovani. Che l’istituzione dei competence center sia stata rinviata a fine 2017 non è una buona notizia. A dire il vero, non e c’è un punto è affatto una notizia, dato che, a distanza di debole in quel un anno dal varo del Piano nazionale, non progetto del sono stati compiuti passi in avanti su questo Mise che fino a ieri cocapitolo. noscevamo con il nome di Piano Industria Voglio ricordare perché questo dei compe4.0, quel punto si chiama capitale umano. tence center è un pilastro portante per la Per mettere in atto un’azione efficace di innostra industria. E perché merita tutto il vestimento in capitale umano si deve coinsupporto (anche il nostro, di rappresentanti volgere, oltre al mondo dell’università, la del management industriale) per una sua formazione in azienda e a quella pre-univerrealizzazione concreta. Innanzitutto il Piano sitaria. Vanno molto Calenda ha avuto il «IN EUROPA SIAMO INDIETRO COME bene, ad esempio, il coraggio di dire che PARTECIPAZIONE ALLA FORMAZIONE Piano per la Scuola al tema delle compeIN AZIENDA. CI VUOLE INFRASTRUTTURA digitale e quello per tenze vanno destinati ALLARGATA A SCUOLE E UNIVERSITÀ» l’Alternanza scuospecifici stanziamenla-lavoro su cui, come Federmanager, siamo ti pubblici. Senza investimenti mirati non direttamente impegnati, perché anticipano è possibile recuperare il gap in Ricerca&l’incontro con il mondo dell’impresa in una Sviluppo di cui soffriamo. Siamo 2,5 punti fase cruciale del percorso di studi dei nostri percentuali sotto alla media Ue per partecifigli. La formazione in azienda, però, deve pazione dei lavoratori a programmi di forpuntare a interventi di qualità e all’aggiormazione in azienda ed è un dato che parla namento professionale continuo, esteso anda solo. Secondo, perché l’idea dei compeche alle figure senior. Le nuove tecnologie tence center si basa sulla costruzione di poli renderanno inutili alcuni lavori e ci dobbiadi eccellenza capaci di mettere in raccordo mo preoccupare per tempo delle disponibimondo universitario e mondo della manilità di nuovi profili. Anche perché su alcune fattura. Chi oggi sviluppa e sperimenta idee specifiche aree siamo in ritardo rispetto ad per il futuro non può non essere consapealtri Paesi e ciò riguarda prevalentemente il vole del fabbisogno del tessuto produttivo e Sud e alcune categorie di lavoratori, come le della domanda di competenze che riuscirà
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PATTO TRA FEDERMANAGER E L’ATENEO DI PADOVA Si rivolge a manager, giovani studenti e imprese del territorio il protocollo firmato tra Federmanager e Università degli Studi di Padova allo scopo di mettere a fattor comune competenze e servizi nel campo della formazione imprenditoriale, della promozione delle startup innovative, della gestione manageriale d’impresa e del trasferimento della tecnologia dall’università al tessuto produttivo. Grazie alla collaborazione con un Ateneo che gioca un ruolo chiave all’interno del Competence Center delle Venezie, si punta a trasferire le competenze tecnologiche e manageriali, nonché a promuovere modelli di sviluppo finalizzati alla creazione di valore in azienda. Un Comitato bilaterale per 4 anni avrà il compito di individuare e proporre iniziative di studio e ricerca, e monitorare l’attuazione dei progetti. Il protocollo è il primo esempio dell’azione che Federmanager sta portando avanti con i poli universitari individuati dal Piano Industria 4.0 del Mise per l’alta formazione e lo sviluppo di progetti di ricerca industriale. ad assorbire nei prossimi anni. Terzo, in questa infrastruttura allargata, il management deve poter svolgere un ruolo capofila quale soggetto attuatore, portatore di competenze di alto profilo e di quella buona dose di expertise che è indispensabile per far
SCUOLA-LAVORO, I MANAGER INCONTRANO GLI STUDENTI
abbiamo detto e continuiamo a ripetere che le competenze manageriali sono linfa vitale per alimentare un circuito virtuoso che
consenta di traghettarci con successo nella dimensione 4.0. Senza managerialità e ricerca, l’innovazione non si realizza nei fatti. Il piano Calenda, che ha avuto il merito di svegliare dal torpore la politica industriale italiana, oggi viene frettolosamente rinominato Piano Impresa 4.0, chiamando in causa così altri settori, altri soggetti, altri progetti. Il rischio è che, appannato l’obiettivo di realizzare davvero la Quarta rivoluzione industriale, non venga completato l’ambizioso progetto di innovare il settore manifatturiero, punta di diamante della nostra economia. Per dare la spinta giusta all’industria dovremmo riconoscere ai manager il ruolo di “trascinatori di innovazione”. Invece di spostare il baricentro dall’Industria 4.0 a una più generica Impresa 4.0 e rischiare di
Spirito
percorsi di alternanza scuola lavoro. Simulazione di impresa, acquisizione di competenze professionali, condivisione di conoscenze e visite in azienda saranno le attività condivise tra ragazzi, docenti e manager. Per garantire un’esatta corrispondenza tra esigenze delle imprese e mondo
Un’alleanza pubblicoprivato per avvicinare il mondo del lavoro alle giovani generazioni. Questo è lo scopo del protocollo firmato dal Ministero dell’università, istruzione e ricerca e da Federmanager grazie al quale gli alunni degli Istituti di secondo grado entrano in contatto con i manager dell’industria i quali, in funzione di tutor, li accompagnano nei
decollare le PMI italiane, molte delle quali a carattere familiare e poco orientate alla crescita dimensionale. Come Federmanager
Innovazione, così formiamo i nuovi dirigenti
creatività,
Si studia sempre, il training è fondamentale.
soprattutto se si lavora in contesti ad
Sono molto selettivo nella scelta di un corso
alto tasso di innovazione, e il giusto
perché è importante spendere il tempo in
atteggiamento verso le persone.
maniera efficace. Inoltre è utile avviare
Chi è oggi il manager per l’innovazione,
una formazione che sia complementare a
che profilo ha?
quella che si trova in azienda. Consente
La considero una qualifica high level, che
di imparare cose nuove che poi ti riporti
Claudio La Torre ha 34 anni e in Ericsson
corrisponde all’idea di un manager che sa
nel lavoro quotidiano. L’aggiornamento
è
gestire le fasi di cambiamento. La verità è
in ambito Industry 4.0 e la possibilità di
Ha
che oggi si affrontano sfide simili al passato,
confronto con altre realtà aziendali sono
aderito al programma “Be Manager”
ma in modo completamente diverso. Io, pur
motivi per cui ho scelto il programma di
di Federmanager e sta ottenendo la
non avendo un profilo tecnico, ho la fortuna
Federmanager.
certificazione di Innovation Manager.
di lavorare a stretto contatto con ingegneri
E come sta andando?
Perché un manager giovane come lei ha
e informatici: il mio contributo consiste
Ho iniziato da poco e ho completato la
sentito l’esigenza di certificare le sue
nella capacità di tradurre in termini di
fase di attestazione. Raccogliere le mie
competenze?
business i cambiamenti tecnologici. Per
esperienze passate mi ha consentito
Sono attratto dalle cose nuove. E il mondo
questo, essere un “innovation manager”
di fare un mio update personale che
del lavoro sta cambiando rapidamente
vuol dire possedere capacità di sintesi e
poi ho trasferito al valutatore. È stato
anche per la mia generazione. Questa
di risultato. Saper interpretare e ispirare,
interessante individuare i gap da colmare
esperienza è come un investimento sul
gestire team virtuali e con competenze
per migliorarmi. Dovrò iniziare fra poco il
mio futuro. Esistono tante certificazioni
trasversali. Insomma, muoversi in un
master breve e le visite aziendali. Le mie
che
tecniche
“holarchy system”, si direbbe in inglese.
aspettative sono molto alte e mi auguro di
oppure specialistiche, ma a me interessava
Le divisioni gerarchiche con centinaia di
riuscire a far conciliare questa formazione
ottenere
persone che riportano con diversi livelli
con gli impegni lavorativi. Sarà un’ottima
Qualcosa che accertasse anche le mie
all’unico dirigente stanno sparendo.
occasione per incrementare la mia rete
competenze “soft”.
Quanto è importante la formazione per la
di conoscenze in Italia, dopo una lunga
Ad esempio?
crescita professionale?
gavetta internazionale.
and
Head
of
business
performance
riguardano una
development
management.
competenze
certificazione
di
ruolo.
di
dell’education, le singole esperienze progettuali sono declinate sulla base del fabbisogno espresso dalle realtà locali, e che stanno emergendo durante il ciclo di appuntamenti sull’alternanza scuola lavoro che Federmanager organizza sul territorio, in coordinamento con le sue 57 sedi e con la sua onlus di riferimento, VISES.
adattamento,
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GESTIRE L’IMPRESA L’ARTE DEL BILANCIO
CYBERSECURITY: POCHI FONDI E SCARSA COMPETENZA In Italia si spende solo il 5% dei fondi allocati per l’ICT nella sicurezza aziendale. Le imprese non hanno un manager per la sicurezza e mancano piani pluriennali di security contro le minacce digitali
N
el nostro paese, stando ai dati disponibili per il 2016, vengono spesi in ICT circa 66 miliardi di Euro ma di questi solo il 5% è destinato alla sicurezza informatica, non molto rispetto ad altri Paesi e viene quindi spontaneo pensare che rispetto ai rischi reali e potenziali non si faccia abbastanza. Approfondendo l’analisi, solo il 50% delle grandi aziende ha un manager per la gestione della sicurezza informatica, una figura che adesso diventa sempre più essenziale, e solo un’azienda su sei (il 58% del totale nel caso delle grandi aziende) dispone di un piano pluriennale riferito alla security. C’è più consapevolezza verso le minacce digitali ma solo in una società su tre viene varato un piano organico annuale mentre circa il 30% delle aziende agisce e assegna un budget solo all’occorrenza, magari troppo tardi. Spesso mancano piani e coordinamento definiti in uno scenario di medio/lungo periodo anche se circa il 14% delle impre-
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dall’impreparazione dei dipendenti, come se ha già sottoscritto una non è altrettanto raro che non si sappia quapolizza assicurativa contro i li e quanti rischi si corrano. Ad esempio bacyber rischi e i danni causati sta una banale raccolta dati da GPS sui meza terzi. Con la diffusione del zi aziendali per avere potenziali fortissime cloud, e dell’internet delle implicazioni di security e privacy. Le stratecose si sono introdotti nuovi gie di risposta ci sono e fortunatamente ofelementi di rischio ma anche frono ampi spazi di miglioramento, questo è su questi si fa ancora troppo il core su cui bisogna lavorare in ottica di inpoco, pochi infatti hanno delle policy spenovazione tecnica e operativa ma senza mai cifiche sebbene circa il 40% delle aziende, trascurare la crucialità del fattore umano. stando a recenti sondaggi, sta ragionando Le aziende devono valutare e possibilmensulla definizione di azioni in difesa da cyte prevenire i rischi legati all’ICT, i rischi berattacchi. La situazione peggiora per i crescono in parallelo ai benefici, e devono dispositivi smart dove sembra che appena farlo anche interveil 10% delle organizSOLO IL 10% DELLE AZIENDE IMPIEGA nendo sui processi zazioni adotti delle SOLUZIONI SPECIFICHE PER PROTEGGERE gestionali dello staff, soluzioni specifiche. SMARTPHONE E TABLET. SI IMPIEGANO Statistiche alla mano, IN MEDIA 6 MESI A SCOPRIRE UN ATTACCO sulla formazione del personale, sul sistequasi un attacco su ma globale di controllo interno. Investendo tre va a buon fine e nel 66% dei casi viene su strategie specifiche e di ampio respiro scoperto in media dopo almeno sei mesi e l’impresa può e anzi deve disporre di un troppo spesso manca personale specializzasostanziale ed irrinunciabile punto di forza. to per farvi fronte e sviluppare rapidamenSe questo è lo scenario, con andamento pote contromisure adeguate. Non è una cosa sitivo ma non soddisfacente, della security rara inoltre che gli attacchi siano agevolati in Italia il nuovo regolamento UE (GDPR) L’AUTORE: sulla privacy si innesta su di esso come una FABRIZIO BULGARELLI PARTNER - HEAD minaccia ed una opportunità. E’ evidente OF RISK ADVISORY a tutti che privacy e security sono strettaSERVICE (RAS) AND IT SERVICES mente legate tra loro, potremmo certamenRSM SOCIETÀ DI REVISIONE te definirle facce diverse della stessa medaE ORGANIZZAZIONE glia. Per il GDPR resta meno di un anno e CONTABILE S.P.A. per molti si tratta di un oggetto misterioso.
C’è il concreto rischio che vada a finire come con il provvedimento sugli amministratori di sistema; fu una corsa all’ultimo minuto che portò spesso all’implementazione di soluzioni artigianali, incomplete e discutibili che mostrarono presto la loro inadeguatezza. Ma il GDPR è uno strumento non eludibile che impone obblighi non differibili e per molto tempo resterà il tema caldo della security. Il GDPR si pone sicuramente come un nuovo problema da gestire ma anche e soprattutto può essere l’occasione per una seria riflessione che porti ad affrontare in ottica nuova anche il problema della IT security e cybersecurity. E’ chiaro che le grandi imprese, di fatto quasi tutte multinazionali, operanti in Italia si stanno muovendo e anche abbastanza velocemente ma riguardo alle imprese italiane medio piccole, la spina dorsale della nostra economia, lo stato dell’arte è molto diverso. Queste imprese, che possono fatturare anche decine o centinaia di milioni, vedono in questi obblighi praticamente solo nuove spese da sostenere che nella maggioranza dei casi si limitano a subire senza capirne la necessità o l’utilità. In realtà oltre ad essere un provvedimento doveroso il GDPR è anche una occasione per rimettere in ordine molti aspetti della sicurezza dei dati e dei propri sistemi, non di rado colpevolmente trascurati. Ricordiamoci che spesso le leggi o i regolamenti non sono poi così complicati o ambigui, a rendere difficile e a volte inefficace la loro applicazione è piuttosto il modo in cui vengono affrontati. Ci si accontenta di una conformità formale senza realmente scendere a fondo e sistemare quanto c’è da sistemare ed il bollino di conformità serve soprattutto come biglietto da visita o come medaglia, oppure come requisito per partecipare a qualche gara. La superficialità fa vedere tutto come un fastidio, un’inutile imposizione arrivata dall’alto, senza voler fare lo sforzo di analizzare veramente i contenuti di una legge o di un regolamento. Sostanzialmente manca consapevolezza di certi aspetti della realtà
contingente e del valore di ciò che si produce e gestisce. Molti imprenditori non hanno una cognizione esatta del valore effettivo di una specifica informazione che sia tecnica, privata o personale. Non sanno quanto vale per loro e ancora di più non sanno quanto può valere per gli altri. Le informazioni, le più sono critiche e le più correnti sono generalmente trattate allo stesso modo con livelli di sicurezza non adeguati. LE PMI, SPINA DORSALE DELLA NOSTRA ECONOMIA SONO ANCORA MOLTO INDIETRO NELLA REALIZZAZIONE DI UN PIANO DI IT SECURITY E CYBERSECURITY
E si tratta in buona misura di un problema di natura culturale. Quanto del miliardo di cui si parlava prima viene speso in formazione del personale ed in particolare dei manager? Occorre crescere da questo punto di vista e adeguarsi ad una concezione moderna indispensabile per operare con successo ed in sicurezza. Limitandosi all’essenziale, per arrivare alla conformità con il GDPR e quindi ad un conseguente incremento della security, occorrerebbe fare poche cose semplici, per qualcuno pure scontate, anche se
impegnative: • Classificare i dati secondo criteri di security e privacy • Determinare il valore reale e funzionale di dati ed informazioni (per l’azienda e per i terzi interessati) • Verificare il livello effettivo di security esistente • Stabilire livello attuale e desiderato di conformità a GDPR e Dlgs 196/03 e rilevare i gap da colmare • Definire e mettere in pratica le azioni necessarie e avviare un adeguato programma di mantenimento/incremento del livello di conformità raggiunto Un lavoro di questo genere obbliga a rivedere ed a volte a creare ex-novo le politiche di sicurezza e di privacy aziendale con evidenti vantaggi. Sono attività impegnative che richiedono la presenza di specialisti qualificati. E’ necessario trovare un punto di incontro tra offerta di consulenza specializzate e la piccola media impresa che rappresenta il mercato più grande. Serve un offering di qualità ma modulabile, in sostanza occorre saper proporre esattamente quello che serve, con un prezzo ragionevole.
IL MERCATO DELLA SECURITY TECNOLOGIA (28%)
15%
28%
28%
SERVIZI INTEGRAZIONE E CONSULENZA (29%) SOFTWARE (28%)
29%
MANAGED SERVICES (15%)
FONTE: OSSERVATORI.NET
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GESTIRE L’IMPRESA L’INTERVISTA
DELRIO: «IL MIO IMPEGNO: CHIUDERE LO SPREAD LOGISTICO» Il ministro Delrio annuncia il progetto di rivoluzione del trasporto: riduzione dei camion e delle emissioni, porti interconnessi con le ferrovie. L’obiettivo? Tornare a essere il centro nevralgico d’Europa di Sergio Luciano INTERVISTA CON IL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI GRAZIANO DELRIO
Da più parti e da tempo si afferma che l’Italia soffra di uno “spread” con l’estero nocivo quasi quanto quello sui titoli di Stato: quello dell’inadeguata logistica. Condivide questa critica? E’ un problema serio ed è il primo che abbiamo affrontato, con una risposta strutturale. L’economia tedesca funziona anche perché funziona la sua logistica, peraltro un settore imprenditoriale rilevante. In Italia da decenni non si ragionava su come le merci, viaggino entrino ed escano dal nostro Paese. I colli di bottiglia, i mancati collegamenti di ultimo miglio ferroviario nei porti, i porti come repubbliche autonome e troppo burocratiche, la sottovalutazione dei trasporti merci ferroviari e aerei sono stati una zavorra gravosa per le nostre imprese. La logistica che perde in inefficienza 12 miliardi l’anno e vale 40 miliardi. Con “Connettere l’Italia”, la strategia del Ministero, e in particolare con il Piano della Portualità e della Logistica, abbiamo disegnato una rete prioritaria di interventi e di programmi, materiali e immateriali, che sta cominciando a dare risultati. Per la prima volta crescono i trasporti cargo aereo e merci su ferro e grazie alla collaborazione con l’Agenzia delle Dogane, l’Italia è scalata al vertice mondiale del Doing business index per tempi e costo di sdoganamento nel 2016, quando nel 2015 era al 37’ e nel 2014 al 56’.
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Dovendo individuare delle priorità per migliorare l’efficienza logistica del sistema, quali individuerebbe? La geografia è destino. L’Italia può essere considerata la piattaforma logistica dell’Europa nel Mediterraneo. Ha una posizione privilegiata che sulla carta è competitiva con il Northern Range, il fortissimo Nord Europa. Ma il destino va compiuto con le nostre azioni, individuando quale è la rete di opere prioritarie, porti, aeroporti, ferrovie, strade. Innanzitutto abbiamo individuato il completamento della rete principale, lungo i corridoi europei, e la secondaria con i collegamenti di ultimo miglio ai porti, concentrandoci più sulla rete ferroviaria, che consente trasporto sicuro e sostenibile. Questo ha significato ridare impulso per esempio ai trafori, Torino-Lione, Brennero, Terzo Valico. Siamo separati dal Continente dalla più alta catena montuosa. Poi impostare il lavoro per una Alta Velocità di Rete, cioè diffusa e a velocità sostenuta se non altissima, che arrivi fino a Sud e nelle Isole. Fondamentale è, quindi, che questa rete di opere sia connessa, cucita, che non ci siano “buchi”. Oggi abbiamo 17 fast corridors, cioè corridoi ferroviari che
IL NOSTRO PIANO «CONNETTERE L’ITALIA» PREVEDE 108 NUOVE OPERE E 112 MILIARDI DI INVESTIMENTI COPERTI AL 76%
Una nave della flotta di Grimaldi Lines. Attualmente in Italia ci sono 17 “fast corridors” che permettono di arrivare dai porti direttamente a destinazione, passando dal mare alla ferrovia
hanno già colto la necessità di un cambio di marcia, a loro stesso vantaggio, e i risultati ci sono. Nel 2017 il trasporto merci è cresciuto in tutti i settori e quello ferroviario vede una ripresa, trainata dai privati con un più 7% e con la nascita del gruppo di Fs Mercitalia Rail.
permettono alle merci di arrivare dai porti direttamente a destinazione, passando dal mare al ferro.
E’ necessario, a suo avviso, arrivare a un “testo unico” della normativa in materia che faccia giustizia delle stratificazioni spesso contraddittorie che la caratterizzano? E’ necessario soprattutto, e lo abbiamo fatto, un piano strategico, con piani di settore che lo declinano e che rimettano ordine a opere e risorse: abbiamo pianificato la strategia, programmato opere e risorse per venti anni. Nell’allegato Def 2017, Connettere l’Italia, abbiamo selezionato 108 opere di primo livello, regione per regione, strategia per strategia, per circa 112 miliardi, finanziate al 76%. Stiamo gradualmente realizzando i nostri obiettivi. Abbiamo messo in revisione progettuale opere obsolete e ci siamo posti l’obiettivo di completare le incompiute utili e di realizzare solo le opere utili, grandi o piccole che siano. Si tratta di buona amministrazione, la rivoluzione della normalità. Questa programmazione consente ad Anas, Fs, alle concessionarie e così via di ragionare in termini di presente e futuro e ai cittadini consente di sapere cosa vogliamo diventare come Paese in termini di sostenibilità. Un Paese meglio connesso, con trasporti sostenibili e servizi efficienti di stampo europeo.
Passando agli aeroporti, si afferma che il piano nazionale nato ormai cinque anni fa non abbia permesso alcun vero progresso. Approfondendo i vari temi “classici” parE’ un’affermazione che non condivido. Il traftiamo dalle ferrovie. Il salto di qualità fico passeggeri aereo conosce una crescita compiuto con l’alta velocità passeggeri esponenziale e credo che le nostre infrastrutnon sembra essere stato seguito nel comture in concessione rispondano molto bene, parto merci. scegliendo la strada del servizio di qualità ai Sicuramente c’è molta strada da fare, ma le passeggeri. Poco tempo fa abbiamo presencose stanno cambiando. L’Alta velocità ha tato gli investimenti in corso nei tre maggiori cambiato la geografia e i modi di vita e lavoaeroporti Roma Fiumicino, Milano Malpensa e ro di una parte del Paese. Ci siamo posti la Venezia, che, dopo 1, 8 miliardi di opere realizsfida del Sud. La stazione di Afragola, che sta zate nel precedente quinquennio, ora stanno funzionando, è la porta Av che guarda a Sud a lavorando su altri 2,9 miliardi. Nel frattempo Reggio Calabria e Palermo e qui vanno riverabbiamo programmato le connessioni con le sate le nostre energie sul trasporto persone. metropolitane di superficie con le maggiori Sul trasporto merci, abbiamo l’obiettivo nel città. Gli hub aeroportuali, come i porti del 2018 di far viaggiare le merci su ferro di notte, resto, non sono enclave chiuse su se stesse, quando la linea è scarica. Abbiamo varato un ma rilevanti motori per indotto e occupazione Documento Strategico del Paese. Stiamo deL’ITALIA PUÒ ESSERE CONSIDERATA LA per il rilancio del Trafinendo, di intesa con PIATTAFORMA LOGISTICA sporto Ferroviario ENAC e con le AssociaDELL’EUROPA NEL MEDITERRANEO delle merci, dal quale zioni del cluster aereo, PER LA SUA POSIZIONE PRIVILEGIATA sono scaturiti una seanche un Documento rie di provvedimenti attesi da anni: “sconto Strategico per il rilancio del Cargo Aereo. Malpedaggio”, “ferrobonus”, incentivi per il rinnopensa, ad esempio, è in grossa crescita e attira vamento delle flotte e dei carri, incentivi per i investimenti privati importanti per la costruterminalisti che conferiscono merce su treno, zione di nuovi magazzini. fondo per la formazione dei macchinisti. Se contiamo anche le risorse destinate nel ConPorti e interporti: c’è anche qui in corso un tratto di Programma RFI alle connessioni di riassetto, procede a suo avviso nei modi e ultimo miglio con porti e interporti, ragioniatempi giusto? mo di un investimento complessivo sul settoLe riforme costano sempre fatica e tempo e il re di oltre 600 mln di euro. Il più importante nostro Paese reagisce con chiusura al cambianella storia dei trasporti. Gli imprenditori mento, salvo poi abbracciarlo con entusiasmo
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GESTIRE L’IMPRESA L’INTERVISTA
quando ne comprende la reale utilità. Abbiamo creato da 57 porti una rete di 15 Autorità di sistema portuali, con vertici snellissimi al posto di comitati pletorici. Abbiamo centralizzato strategie e investimenti istituendo la Conferenza Nazionale delle Autorità di Sistema Portuale, da me presieduta al Mit. E’ stato un cambio epocale, che dovrebbe anche portare le città ed i territori a sentire i propri porti come un polmone di dinamismo, di opportunità e di idee al servizio di se stessi e del Paese. Abbiamo finalmente semplificato la normativa sui dragaggi, quella sull’adozione dei Piani Regolatori Portuali e reso molto più tecnologiche le operazioni di sdoganamento della merce. Abbiamo varato lo Sportello Unico Doganale e dei Controlli. Abbiamo in corso circa 140 cantieri nei porti per un totale di investimenti di mezzo miliardo l’anno. Il traffico è in crescita per tutte le tipologie merceologiche, siamo leader in Europa per le Autostrade le Mare, e tanti investitori internazionali ricominciano a guardare con interesse al nostro sistema portuale. La piattaforma logistica nazionale sta decollando? Si, il progetto è partito poco prima dell’estate, sperimentalmente, dal porto di Genova. Si sta ora espandendo ad altri scali, a cominciare
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da Ravenna, Ancona, La Spezia. Connettere i porti con gli interporti e con tutti i varchi dai quali la merce transita, consentirà un abbattimento dei costi ed un efficientamento del sistema complessivo di portata storica. Mai più file di camion che paralizzano gli svincoli autostradali e in molti casi addirittura le arterie cittadine. C’è uno dei più grandi operatori mondiali della tecnologia applicata alla logistica, HP, che in partnership con altre realtà private sta investendo decine di milioni nel progetto.
Le autostrade del mare sono o saranno mai qualcosa in più di una felice definizione? Le MoS, Motorway of Sea, non sono una felice definizione, ma una splendida realtà da tempo. L’Italia ne è leader in Europa con una flotta di circa 300 traghetti per 5 milioni di tonnellate di stazza lorda e 105.000 imprese di autotrasporto. Stiamo sostenendo lo Short Sea Shipping con grande convinzione, ed il Marebonus va in questa direzione. Abbiamo lanciato, a Trieste, le cosiddette “autostrade viaggianti”. Possiamo puntare a spostare dalla strada al mare 12 milioni di tonnellate di merci, togliendo dalla strada oltre 600.000 camion, riducendo il consumo di gasolio annuo di circa 200 milioni di tonnellate e le emissioni di CO2 di 400 tonnellate.
VOGLIAMO SPOSTARE DALLA STRADA AL MARE 12 MILIONI DI TONNELLATE DI MERCI RIDUCENDO LA CO2 EMESSA DI 400 TONNELLATE La rete autostradale italiana può dirsi oggi adeguata? La dotazione di autostrade in Italia è sicuramente adeguata, sviluppata nei decenni, affidata forse a troppe concessionarie, tanto da meritare di pensare a sistemi più omogenei e raggruppamenti. Il trasporto su gomma è ancora molto troppo diffuso: una media nazionale del 73% rispetto alla media europea del 44 %. Quello che è mancato in tutto questo tempo sono una buona e profonda manutenzione, input dato alle imprese e ad Anas, e progetti utili a rendere la rete più funzionale. Anche in questo ambito siamo intervenuti per razionalizzare, come stiamo facendo nelle zone colpite dal terremoto 2016: stiamo lavorando perché la rete di strade e autostrade sia armonizzata per rispondere meglio, soprattutto sul versante Adriatico, al bisogno di mobilità. Tutte le infrastrutture hanno un valore sociale, è un tema che abbiamo posto al centro del G7 Trasporti a Cagliari. Sono un mezzo e non un fine, su di esse e sul sistema di trasporto viaggiano il diritto alla mobilità dei cittadini, alla connessione tra territori differenti, il valore della coesistenza e della conoscenza.
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WORKSHOP FLOTTE AUTO UN BUSINESS DALLA A ALLA Z
FLOTTE AUTO ALL’ARREMBAGGIO NEL MERCATO DELLA NUOVA MOBILITÀ
Un’inchiesta a tutto campo sul mondo delle auto aziendali, con dati e cifre per decifrare il fenomeno e «cavalcarlo» nel modo migliore.Nelle pagine che seguono, confronti, prezzi e dinamiche, oltre naturalmente alle interviste ad alcuni dei protagonisti di questo mercato che sta crescendo e impronterà sempre di più ai propri criteri, gusti e orizzonti il grande mondo delle quattro ruote.
Su 1,85 milioni di auto vendute nel nostro Paese nel 2016, il 38%, sono sono state intestate a società. E una su 5 entra in una flotta aziendale
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FORD FABRIZIO QUINTI: «NUOVE PROPMOZIONI IN ARRIVO»
57 FCA «FIAT NEL NOLEGGIO A LUNGO TERMINE VEDE IL 50% DI QUOTA»
di Franco Oppedisano
U
n mercato nel mercato. Quello delle auto se che hanno esigenze più contenute. Difficile, aziendali è quasi un mondo a parte: in variegato, competitivo, il mercato delle auto comune con tutto il resto del settore ci sono aziendali è, però, anche una grande opportunisolo i veicoli. Se per la vendita ai privati conta tà per le case automobilistiche, uno strumento il fattore emozionale, importante per ragPER LE AUTO CHE SI USANO PER la linea, il design, per giungere gli obiettivi LAVORO L’ELEMENTO DECISIVO le auto che si usano di vendita, un modo È IL DENARO: IL PREZZO, IL COSTO per lavoro l’elemento per recuperare risorse DI GESTIONE, IL VALORE RESIDUO decisivo è il denaro: il concedendo prestiti e prezzo, il costo di gestione, il valore residuo. giocando sulla leva finanziaria. Per questo tutti Poi, sono diversi i canali di vendita che solo in hanno i costruttori hanno degli specialisti che parte passano attraverso i concessionari. E ci vistano i grandi clienti, disegnano strategie di sono i clienti, anche se la faccenda si complica espansione, trattano sconti e allestimenti. E ne perché nello stesso paniere ci sono società di vale la pena perché, secondo i dati dell’Unrae, noleggio che acquistano migliaia di veicoli e il l’associazione che riunisce i costruttori esteri professionista che ne vuole solamente uno, le in Italia, su 1,85 milioni di auto vendute nel grandi società che hanno un manager dedicato nostro Paese nel 2016, oltre 700 mila , il 38%, alla flotta aziendale e le piccole e medie impresono sono state intestate a società (706.751l).
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FLOTTE AUTO
Il mercato 2016 auto e fuoristrada - valori assoluti SOCIETÀ NOLEGGIO
TOTALE
VAR%
PRIVATI
VOLUME
1.848.844
16,3
1.142.060
340.620
366.164
VALORE (€ x 000)
43.772.074
19,9
25.090.837
9.128.067
9.553.171
23.675
3,1
21.970
26.798
26.090
SCONTO CANALE E KM 0 (€ x 000)
7.472.136
21,7
3.637.972
1.650.935
2.183.259
VALORE NETTO SCONTI (€ x 000)
36.299.938
19,5
21.452.894
7.477.132
7.369.912
18.784
21.952
20.127
VALORE MEDIO UNITARIO A LISTINO (€)
VALORE MEDIO UNITARIO (€ x 000)
19.634
2,8
I VALORI PERCENTUALI SONO ARROTONDATI. I TOTALI POSSONO ARRIVARE A 99 E 101 PER NON DISTRIBUIRE DECIMALI CHE ALTERINO LA QUOTA
Circa la metà di queste sono autoimmatricolacessi ai privati. Per questi ultimi la media dei rizioni dei concessionari che poi diventano km0 bassi del prezzo è stata del 14,5%, mentre per oppure vendite a società di noleggio a breve le società e le partite iva la percentuale è salita termine. Ma anche togliendo queste ultime al 18% e per i noleggiatori al 22,8%. Ma nonodue categorie si parla stante gli sconti, quello di circa mezzo milione LE IMMATRICOLAZIONI DELLE SOCIETÀ dei veicoli aziendali SONO CRESCIUTE DEL 28% E QUELLO di veicoli, il 19% del resta una mercato ricDEI NOLEGGIATORI DEL 17%. totale. Uno su cinque, co, anzi ricchissimo. PERCENTUALI RECORD quasi. E se il mercato Lo scorso anno comnel suo complesso è cresciuto del 16% rispetto plessivamente in Italia valeva 18,6 miliardi al 2015, le immatricolazioni delle società sono di euro, con un valore medio a listino delle cresciute del 28% e quello dei noleggiatori auto vendute di 26.400 euro, 4500 euro in più del 17%. Percentuali record che quest’anno di quelle immatricolate dai privati. I clienti ci rischiano di essere stracciate. Nei primi otto mesi del 2017, infatti, le vendite totali in Italia Ripartizione sono state 1,37 milioni. Ma se quelle ai privadelle immatricolazioni a privati ti battono la fiacca (-1,2%) a quota 773 mila, con partita IVA quelle alle aziende volano: le immatricolazioni delle società registrano un incremento del Agenti di 35,7% e quelle ai noleggiatori a lungo termine, Agricoltori Commercio che questi ultimi in otto mesi hanno acquistato 10,6% 19,3% pressapoco lo stesso numero di auto comprate in un anno intero nel 2015, salgono del 17,8%. Professionisti Un po’ per merito di una timida ripresa del clima economico, un po’ per la necessità di rin21,4% novare un parco auto ormai invecchiato, un po’ Imprese per le misure fiscali che hanno reso meno ves48,7 satoria la tassazioni sulle auto, le aziende sono tornate ad acquistare. A questo boom, in parte, dobbiamo dirlo, hanno contribuito anche gli sconti, che sono più consistenti di quelli con-
WORKSHOP
sono e hanno voglia o necessità di comprare. Bisogna solo riuscire a vendere. Ma non è un compito facile: l’offerta si è moltiplicata e tutti i costruttori hanno nelle proprie gamme auto in versione business. Perché, come dicevamo, il cliente potenziale va dal professionista alla grande impresa: tutti hanno la partita iva, ma le esigenze sono del tutto diverse. E perché il mondo sta cambiando e, anche in Italia, si sta modificando profondamente pure l’atteggiamento del cliente, che ora ha di fronte a sé tre grandi alternative. La prima e più tradizionale è l’acquisto. Semplice, lineare, popolare. Si entra in un concessionario, si sceglie un’auto e la si compra. Magari si accende anche un finanziamento o si “dà dentro” il proprio veicolo usato. Come un normale automobilista privato. L’auto diventa di proprietà del professionista o dell’impresa che, oltre a quelli dell’acquisto, si assume anche i costi dell’assicurazione, delle tasse e di tutte le spese relative al veicolo. Queste ultime possono essere dedotte tutte fiscalmente se è un bene usato esclusivamente per lavoro o solo in parte se non lo è. È considerata la forma preferita dalle piccole imprese e dai professionisti per entrare in possesso di un auto. Forse soltanto perché si è sempre fatto in questo modo. O forse per mancanza di informazioni sulle possibilità alternative. La seconda alternativa è il leasing, che in parole povere è una forma di finanziamento nel quale si paga un canone per un periodo prestabilito al termine del quale si può decidere di acquistare la vettura. Può essere finanziario oppure prevedere nel canone anche le spese dell’auto, in ogni caso è prevista una maxi rata all’inizio e alla fine del contratto. Fiscalmente i canoni sono deducibili e seguono le regole generali sui beni strumentali e su quelli che non lo sono. Il leasing è uno strumento che continua ad avere una suo ampio spazio di mercato. Secondo Assilea, l’associazione che riunisce le società che lo offrono, sono stati stipulati 309 mila contratti (+23% rispetto al 2015) per una
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WORKSHOP
Il best seller del segmento è la Panda
cifra pari a 8,9 miliardi (+28%). Il 54% dei contratti sono stati firmate da aziende e professionisti, il 46% da società di noleggio a breve (41%) e a lungo termine (5%). La terza alternativa è proprio il noleggio a lunhe a sceglierla sia un privato o go termine. La stella nascente del settore autoun noleggiatore a lungo termine mobilistico nel suo complesso che ha mosso i fa poca differenza. La Fiat Panda, suoi primi passi nelle auto aziendale e che ora l’auto più venduta in Italia nel 2016, è comincia a guardare anche i privati. Il mezzo la best seller anche nel segmento Ntl desiderato viene acquistato da una società e, perché lo scorso anno è stata scelta pagando a quest’ultima un canone mensile da 17.872 clienti. A fare da vallette alla sempre uguale, si ha a disposizione la vettura o reginetta del mercato ci sono, poi, tutte il veicolo commerciale per un periodo variabile versione della 500, quella allargata le dai 12 ai 60 mesi. Nessun impiccio burocratiL (9.876 vetture), la classica (7.946) e co, nessuna scadenza fiscale da rispettare e nel la X fuoristrada (6.897). Poi con volumi canone di noleggio sono compresi un’ampia che vanno dalle 6300 alle 5000 unità, gamma di servizi: l’assicurazione obbligatoria, seguono la Peugeot 308, la Volkswagen la copertura per furto e incendio, la copertura Passat ,la Ford Fiesta, l’Audi A4, la per danni ulteriori al veicolo, la manutenzione Volkswagen Golf, la Nissan Qashqai e ordinaria e straordinaria, il soccorso stradale. la Renault Clio. Con queste premesse I canoni sono deducibili fiscalmente nelle traè facile immaginare anche chi sia il dizionali percentuali e l’auto resta sempre del marchio preferito dai noleggiatori in noleggiatore, che al termine del contratto la Italia. Fiat ha, infatti, il 22% del mercato, rivenderà come usato. Se si parla di flotte in senso stretto, ovvero di auto usate anche o soto per lavoro da imprese piccole e grandi e dai professionisti, il noleggio fatti, ha incrementato nel 2016 il proprio giro a lungo termine fa la parte del leone perché ord’affari di oltre mezzo milione di euro, portanmai ha una percentuale superiore al 60% del dolo a 6,5 miliardi, di cui 1,7 dalla rivendita di mercato. Nel 2016 le società del settore tutte veicoli usati a fine noleggio. Cinque anni fa non insieme possedevano 520 mila auto e 151 arrivava ai 4 miliardi di euro. mila veicoli commerciali. Una cifra enorme, Il business del noleggio a lungo termine crese considerate che è paragonabile al numero sce perché è conveniente per i clienti? A dire di auto presenti in una il vero non è questo il LE SOCIETÀ DI NOLEGGIO A LUNGO città come Milano. punto. Il canone viene TERMINE NEL 2016 AVEVANO UN PARCO Nei primi otto mesi di stabilito considerando DI 520 MILA AUTOMOBILI E 170 MILA quest’anno, poi, il setla cifra di acquisto e VEICOLI COMMERCIALI LEGGERI tore ne ha acquistato di rivendita dell’autooltre 180 mila e si vince facile (anche se non mobile, gli interessi sul capitale investito nel si vince nulla) se si scommette sul fatto che veicolo, i costi dell’assicurazione, del bollo, il numero di auto date a noleggio crescerà e della manutenzione e di ogni altro servizio ofdi molto nei prossimi anni. Quello che conta, ferto. Ma non sono gli stessi costi che chiunque poi, è che è non solo un business destinato a avrebbe dovuto sopportare per avere la stessa crescere, ma che produce fatturato. Il Nlt, inidentica auto, perché il noleggiatore, compran-
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FLOTTE AUTO
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mentre al secondo posto c’è Volkswagen, affiancata da Ford, entrambe con il 7,4%. Fin qui non c’è nessuna novità perché la classifica delle auto noleggiate a lungo termine rispecchia quella generale e anche le quote di mercato si spostano di poco. Ma poi cambia tutto. Appena dietro al podio appaiono i marchi premium di Audi e Bmw che riescono a vendere nel noleggio, in proporzione, quasi il doppio di quanto facciano normalmente in Italia. E anche Mercedes si piazza al settimo posto superata nella classifica da Renault. Questi sorpassi si comprendono meglio se si guarda alla struttura del mercato. I segmenti delle auto più piccole, le city car e le utilitarie, rappresentano solo il 48% delle vendite delle Nlt, una percentuale inferiore rispetto alle vetture medie e quelle medio grandi, come la Bmw Serie 3, che hanno due punti percentuali in più. E le auto più grandi quelle di lusso o dirigenziali come l’Audi A8? Naturalmente ci sono ma rappresentano solo il 3% del mercato. (F. Op)
do migliaia di veicoli, di contratti assicurativi e di servizi ed avendo un trattamento fiscale agevolato dal fatto che per lui le automobili sono comunque beni strumentali interamente deducibili anche se destinati a un uso promiscuo da chi la noleggia, risparmia molto e spesso riversa questi vantaggi sul cliente. Diciamo che i costi del noleggio e quelli dell’acquisto non si allontanano molto tra di loro anche se sono distribuiti in maniera diversa nel tempo. In questo caso, però, il costo non è la cosa più importante. Quello che conta davvero è l’assenza di problemi, o meglio di pensieri. Per il professionista ma anche per l’azienda, piccola o grande, che non deve perdere tempo nella gestione delle flotte, ricordarsi scadenze, far fronte agli imprevisti. Chi noleggia deve solo pensare a guidare e a null’altro. E non è poco.
WORKSHOP
FABRIZIO QUINTI, FORD «L’auto, un ufficio su quattro ruote»
Sarà possibile un noleggio di 12 o 24 mesi con zero anticipo e un canone competitivo, ma solo per alcune versioni Mondeo ed Edge LA MACCHINA COME UN UFFICIO SU QUATTRO RUOTE. Comodo, connesso e che magari si guida da solo per poter lavorare anche in viaggio. Per Fabrizio Quinti, fleet manager di Ford in Italia, il futuro delle auto aziendali è questo. «Temo che sarà così» dice scherzando «e non avremo un momento di pausa neanche mentre guidiamo. Nessuno può sapere quando accadrà, ma finirà così». Un futuro tragico... È il progresso. Ricorda il drone di Amazon che consegna i pacchi. Lo stanno già sperimentando, come stanno sperimentano veicoli per il trasporto della merce con la guida autonoma. Poi si arriverà anche alle auto. Ford sta facendo degli investimenti importanti in questo settore. E le auto elettriche? Questo è un altro discorso. Storicamente oltre il 90% del mercato business in Italia è rappresentato dalle diesel. Un reale interesse nelle auto elettriche per i clienti business dipende da tre fattori: l’autonomia che deve arrivare attorno ai 500 chilometri di marcia, la presenza di infrastrutture di ricarica e la riduzione dei costi delle vetture, ovvero l’accoppiata batterie e motore elettrico deve arrivare a costare quanto
UNA VETTURA GRATIS PER UNA SETTIMANA A CHI HA UNA FLOTTA DI ALMENO 10 AUTO la meccanica completa di un motore termico. Ora non è così ma le case automobilistiche ci stanno lavorando e con ogni probabilità ci arriveremo. È sempre una questione di costi... Specie per le flotte. Anche se noi possiamo anche contare sui nostri tre punti di forza. Quali? Abbiamo una gamma ampia di vetture e siamo stati tra i primi a introdurre le versioni business. Con che accessori di serie? Quelli che vanno per la maggiore: ad esempio il navigatore, il bluetooth, il cruise control, il supporto lombare e i dispositivi per la sicurezza. Aveva detto tre punti di forza. La qualità di guida delle nostre vetture è un elemento riconosciuto da tutti. Bisogna provarle e per questo nei prossimi mesi lanceremo il programma try and drive per le piccole e medie
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aziende. In cosa consisterà? Daremo una vettura in prova gratis per una settimana alla aziende che hanno una flotta di almeno 10 veicoli e la porteremo a domicilio a chi ne ha almeno trenta. Poi sarà possibile un noleggio di 12 o 24 mesi con zero anticipo e un canone competitivo, ma solo per le versioni Vignale di Smax Mondeo ed Edge. Mi sembra un momento buono per crescere: il mercato diventa più grande. Con percentuali importanti grazie a due elementi: il sentore di una ripresa economica e la necessità di rinnovare i parchi auto che stavano invecchiando perché durante gli anni della crisi si era deciso di rimandare l’acquisto o di prolungare il contratto di noleggio a lungo termine. E il superammortamento? L’impatto è stato importante sui veicoli considerati beni strumentali dal fisco. Quelli che non lo sono hanno forse beneficiato dell’interesse suscitato dal provvedimento tra i clienti. Ma come funziona il mercato per le aziende? Ci sono tre grossi bacini: le vendite, le grandi aziende e i noleggiatori a lungo termine E in Ford come li affrontate? La rete dei concessionari si occupa dei professionisti e delle piccole e medie aziende mentre nella sede della casa madre c’è un pool di esperti che visita le società, spiega il prodotto, fa consulenza, da soli o insieme alla rete commerciale del noleggiatore a lungo termine con cui collaboriamo in maniera stretta.
FLOTTE AUTO
ALESSANDRO GROSSO, FCA «Molto merito va ai benefici fiscali»
Fiat Professional nel noleggio a lungo termine veleggia verso una quota di mercato prossima al 50 per cento
OGNI MODELLO FCA È LEADER NEL SUO SEGMENTO E NEI VEICOLI COMMERCIALI ABBIAMO METÀ DEL MERCATO NLT
QUELLO DELLE FLOTTE AZIENDALI È UN MERCATO CHE NEGLI ULTIMI ANNI È CRESCIUTO COSTANTEMENTE, ma si è anche evoluto, sposatando l’attenzione dei clienti dall’acquisto in proprietà al noleggio, specie a lungo termine. «Tutto merito dei benefici fiscali derivanti dal super ammortamento dei beni strumentali, che molte società di noleggio hanno trasferito come vantaggio al cliente finale» spiega Alessandro Grosso, Fleet & Business Sales Director Italy and LTR & Corporate Sales Manager Emea di Fca «Il 2017 sta registrando una crescita di quasi il 16% rispetto al 2016. Ed era cresciuto di oltre il 17%. Mentre il canale degli acquisti in proprietà, dopo un 2016 in forte crescita (+ 23%), sta lievemente rallentando per effetto combinato del termine dei benefici fiscali e per la tendenza delle imprese medio-piccole a valutare con maggiore attenzione il passaggio al noleggio». E Fca cosa fa? Presidiamo tutti i canali: quello dell’acquisto in proprietà e quello del noleggio, sia a lungo che a breve. Fca sta cavalcando il mercato, contribuendo in maniera sostanziale alla sua crescita. I dati relativi ai primi 8 mesi del 2017 mostrano un incremento della quota di mercato dei prodotti FCA di oltre il 3,7% nel canale del noleggio a lungo termine (dal 28,2% del 2016 al 32,% del 2017), e del 2,3% nel canale dell’ac-
WORKSHOP
quisto in proprietà (dal 16,2% del 2016 al 18,5% del 2017). Con quali modelli? Ogni modello ha raggiunto la leadership nel segmento di riferimento e si rivolge a una specifica categoria di mercato, senza sovrapposizioni. Stelvio, in particolare, è un successo, perché è diventato un oggetto del desiderio dei decisori aziendali. Un desiderio facilmente soddisfabile dal parte dei Fleet Manager perché i canoni sono competitivi rispetto alla concorrenza. Anche Giulia sta andando molto bene: l’apprezzamento lo si può misurare dal mix di vendita, sbilanciato nel canale fleet verso la versione Veloce. E i veicoli commerciali Fiat Professional? Fiat Professional nel noleggio a lungo termine veleggia verso una quota di mercato prossima al 50%. Anche la diffusione di punti di assistenza su tutto il territorio contribuisce alla sua reputazione “Premium”. Quest’anno, poi, l’arrivo del Talento (a metà tra il Doblò a passo lungo e il Ducato a passo corto) ha animato le vendite sia nel canale del noleggio a lungo termine che dell’acquisto in proprietà. Negli ultimi tempi FCA ha proposto numerose formule finanziarie innovative. Le cito tre esempi di assoluto successo, che hanno raccolto molti ordini in pochi mesi: Be Free e Be Free Pro che danno la possibilità, rispettivamente dopo 12 mesi o 24 mesi, di restituire la vettura senza penali. Il programma ha avuto un successo tale da aver “ispirato” un nostro importante concorrente a fare qualche cosa di simile. Leasys Unlimited, invece, è la prima soluzione di “abbonamento” annuale nel settore auto, con tutti i vantaggi del noleggio. Un altra innovazione sono i Business Days. Un’operazione unica nel suo genere: una serie di offerte speciali dedicate ai clienti dello small business, valide solo per un periodo temporale molto ristretto. L’effetto sul pubblico è stato sorprendente, facendo registrare un record dietro l’altro in termini di vendite.
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WORKSHOP
Dipendente al volante? Senza tecnologia è pericolo costante TomTom Telematics offre alle aziende soluzioni innovative per migliorare la sicurezza al volante dei propri dipendenti e per rendere più dinamico il business A cura della Redazione
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l 63% delle aziende italiane con dipendenti alla guida per motivi di lavoro sostiene che i propri collaboratori siano stati coinvolti in incidenti stradali: questo dato è emerso da una recente ricerca condotta da TomTom Telematics, su un campione di 400 dirigenti. I ritmi pressanti, una formazione superficiale del driver, insieme alle numerose distrazioni che ormai distolgono l’attenzione dalla strada - come il cellulare, tanto per citare l’esempio più evidente -, sono solo alcune delle cause. Il 33% delle aziende intervistate, afferma di non fornire ai propri collaboratori corsi di formazione per aiutarli a guidare in modo più sicuro. «La formazione è fondamentale per supportare i collaboratori ad adottare uno stile di guida sicuro ed efficiente» spiega Marco Federzoni, Sales Director Italia di TomTom Telematics. «Inoltre, dobbiamo iniziare a pensare che la formazione classica possa vedere aumentata la sua efficacia se affiancata da nuove soluzioni tecnologiche, come i dispositivi telematici di ultima generazione in grado di fornire consigli di guida in tempo reale ed alert predittivi». Secondo i dati della ricerca, ad oggi il 20% delle aziende ancora non fornisce nessun tipo di dispositivo tecnologico per aiutare i propri collaboratori a guidare
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A DESTRA, MARCO FEDERZONI, SALES DIRECTOR ITALIA DI TOMTOM TELEMATICS
in modo più sicuro e, dato ancora più preoccupante, più dei due terzi delle aziende italiane (il 67%) dichiara di non utilizzare i sistemi tecnologici introdotti negli ultimi cinque anni –tra cui la telematica-. Fogli di calcolo e registri cartacei la fanno ancora da padroni in un mercato che dovrebbe affrontare la sfida dell’industria 4.0 di cui tanto si parla. «La tempestività è un fattore essenziale nell’introduzione di nuove tecnologie in azienda. Attendere significa perdere il vantaggio competitivo» aggiunge Federzoni. «Strategie digitali a lungo termine, unite all’integrazione di soluzioni tecnologiche, sono la chiave di volta per semplificare i processi, migliorare l’efficienza delle operazioni, la produttività e contribuire alla crescita dell’azienda incidendo positivamente sul ROI (Return On Investment). Se un investimento iniziale è indispensabile, la tecnologia una volta implementata in azienda e correttamente utilizzata dagli utenti, porta risultati certi in termini di efficienza». Secondo alcune “best practice” internazionali, i clienti di TomTom Telematics hanno osservato ritorni sull’investimento già dopo tre mesi. TomTom Telematics è uno dei leader mondiali nella fornitura di solu-
FLOTTE AUTO
zioni telematiche con oltre 763.000 sottoscrizioni a livello globale. WEBFLEET, la soluzione Softwar e - a s - a -S e r v i c e per la gestione delle flotte aziendali, supporta 48.000 aziende di tutte le dimensioni aiutandole a migliorare le performance dei veicoli, risparmiare carburante, supportare i conducenti e incrementare l’efficienza aziendale nel suo insieme. Federzoni conclude: «Un approccio consapevole alla sicurezza stradale assicura notevoli vantaggi al proprio business. Adottare soluzioni tecnologiche per monitorare lo stile di guida e fornire ai conducenti feedback in tempo reale, oltre ad organizzare corsi di formazione ad hoc in base alle proprie esigenze, contribuisce a migliorare la sicurezza dei propri collaboratori e consente di ridurre i consumi di carburante, aumentando la produttività aziendale nel suo insieme». La tecnologia non è più un’opzione in azienda, da sola non può risolvere i problemi, ma può aiutare i manager a prendere decisioni in modo consapevole e a rendere sempre più dinamico il business.
ECONOMIA REALE E FINANZA ETICA CASSA CENTRALE BANCA AL DECOLLO Identità territoriale, focalizzazione sulle piccole e medie imprese per sostenere lo sviluppo. La banca capofila di un’aggregazione di 110 Bcc mette il turbo con il patrimonio e l’innovazione
FINANZIARE L’IMPRESA Prosegue l’impegno di Economy nel trattare il delicato snodo dei rapporti banca-impresa. A rischio di snaturamento, per la distanza che soi è creata tra economia reale e credito. Ma ci sono fenomeni sani in atto, come la riforma delle Bcc di cui si parla in questo servizio di apertura. Consapevolezze nuove, come quelle descritte da Corrado Sforza Fogliani e Valerio Malvezzi. E casi di successo, come quello della Popolare di Bari.
62 SALVIAMO IL CREDITO MALVEZZI E SFORZA FOGLIANI SPIEGANO I RISCHI DEL SETTORE
63 LE MANI SULLE BANCHE LA RIFORMA DELLE POPOLARI HA SVENDUTO UN COMPARTO
64 QUI BARI, A VOI MONDO LA POPOLARE BARESE RESISTE AGLI ATTACCHI
di Angelo Curiosi
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dentità territoriale, focalizzazione rigorosa e ha lanciato l’ultimo comparto per gli investisul sostegno all’economia reale, con partimenti etici. Con il comparto Risparmio Italia colare riguardo alle piccole e medie imprese: PIR l’offerta di strumenti di investimento e di sono le chiavi di volta della strategia che Cassa risparmio è stata arricchita di opportunità sia Centrale Banca, la Bcc trentina presieduta da per la clientela più dotata patrimonialmente, Giorgio Fracalossi e impegnata nel processo sia per quella che riesce ad accantonare un che la renderà la capofila del nascente Gruppo po’ di risparmio tempo per tempo, attraverso i Bancario Cooperativo, sta affermando in tutte Pac piani di accumulo capitale. Non solo. Dopo le sue iniziative, in vista della piena attuazione aver lanciato Nef Ethical Balanced Conservatidel progetto di riforma delle Banche di Creve e Nef Ethical Balanced Dynamic, che hanno dito Cooperativo. L’istituto macina (e attua) raccolto rispettivamente 65 e 200 milioni di progettualità, come euro, è partito l’8 agoLA SOGLIA PATRIMONIALE un fiume in piena, il sto anche Nef Etichal DI UN MILIARDO DI EURO, NECESSARIA che – di questi tempi – total return bond con PER L’AGGREGAZIONE, non è affatto scontato, un approccio sosteniÈ STATA RAPIDAMENTE RAGGIUNTA nel settore creditizio. bile agli investimenti. Dopo aver rapidamente raggiunto la soglia paMa andiamo con ordine. In autunno dovrebbe trimoniale di un miliardo di euro necessaria prendere formalmente avvio l’iter di otteniper sostenere, fino alla completa attuazione, mento delle autorizzazioni da parte di Banca il processo di aggregazione, ha recentemente d’Italia e Banca centrale europea (Bce) per avviato, tramite la partecipata Neam (Nord la nascita di Gruppo Cassa Centrale Banca, Est Asset Management S.A.), società di diritto un nuovo e moderno soggetto di credito e filussemburghese di cui è azionista al 50% che nanziario, che scaturisce dal piano di riforma gestisce a sua volta il Fondo comune di investidel credito cooperativo. La quota patrimoniamento Nef, il nuovo comparto Risparmio Italia le raggiunta a fine marzo è stata non solo un Pir che sarà gestito in ottemperanza a quanto passaggio formale ma una tappa strategica previsto dalla specifica normativa Pir fruendo che ha dato entusiasmo e enfasi ad un’unione così degli importanti benefici fiscali connessi, di realtà territoriali a cui il progetto si rivolge.
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FINANZIARE L’IMPRESA
I REQUISITI DELLE BANCHE
DI CREDITO COOPERATIVO
70% UTILI
L’attuale assetto del Gruppo ha origine nel chal total return bond, l’obiettivo entro fine 2007 con la costituzione del Gruppo Bancario anno è quello di raggiungere 600 milioni di Cassa Centrale Banca, composto dalla capoeuro, tutti investiti secondo principi etici, che gruppo Centrale Finanziaria del Nord Est e da si traduce in “no armi, no energia nucleare, Cassa Centrale Banca-Credito Cooperativo del no uranio arricchito, no pornografia, no gioco Nord Est, la quale detiene, a sua volta, parted’azzardo e infine no tabacco e alcol”. Ma non cipazioni di controllo in altre società. Presto solo: le indicazioni date ai gestori prevedono al Gruppo si aggregheranno le oltre 110 BCC, anche una valutazione reputazionale sulle Raiffeisen e Casse Rurali da tutta Italia che aziende su cui investire, che devono quindi hanno deciso di unirsi. tenere una condotta Parallelamente, Cassa trasparente e non agIL NEF ETICHAL TOTAL RETURN BOND SI PONE L’OBIETTIVO Centrale Banca è angressiva nei confronti ENTRO FINE ANNO DI RAGGIUNGERE che impegnata a pordel mercato e porre al I 600 MILIONI DI EURO tare avanti iniziative centro la tutela dei diche vadano nella direzione di sostenere una pendenti. Troppo facile fare soldi sulle spalle strategia di crescita ormai segnata. Il fronte è dei lavoratori. “Le casse rurali sono nate oltre quello della raccolta di capitali, appunto attra100 anni”, spiega Salvetta, “con lo spirito soliverso il veicolo di Nef, un fondo con numerosi dale tra le persone che decisero di mettere in comparti capace di offrire al risparmiatore la comune le risorse e cooperare per la crescita possibilità di costruire un portafoglio ampiadel territorio. Per cui la finanza etica ce l’abmente diversificato in funzione della propria strategia di investimento. Ma l’identità del gruppo vuole connotarsi anche più marcatamente, sottolinea il vicedirettore generale di Ccb Enrico Salvetta, che è poi il vero deus ex macchina degli investimenti della banca: con gli investimenti etici. Riuscire ad unire ritorni economici ed eticità è una sfida che molti hanno tentato di affrontare, ma spesso con risultati di scarso rilievo. Cassa Centrale Banca, la prima Bcc ad avere avviato questa tipologia di comparti, pare ci stia riuscendo. Il primo dato da cui partire è appunto la raccolta di capitali. ENRICO SALVETTA, VICEDIRETTORE GENERALE E DIRETTORE AREA FINANZA CASSA CENTRALE BANCA Con il lancio dell’ultimo comparto, il Nef Eti-
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PRESTITI NELLA PROPRIA ZONA
95%
500 SOCI
NUMERO MINIMO
100.000
EURO
GIORGIO FRACALOSSI, PRESIDENTE DI CASSA CENTRALE BANCA
È PARTITO L’8 AGOSTO IL NUOVO FONDO NEF ETICHAL TOTAL RETURN BOND
A RISERVA
VALORE MASSIMO
PER UN SINGOLO
SOCIO
biamo nel Dna e con questa cerchiamo ancora di sostenere il territorio e le aziende locali. Ricordo che gli utili di Neam vengono ridistribuiti sul territori, come fanno le Bcc da sempre”. Ma la vera sfida, secondo Salvetta, è di riuscire a far percepire la finanza etica non come un investimento di serie B, ma come un comparto che possa offrire ritorni economici sostanziali: “La nostra proposta non vuole essere di nicchia, ma si rivolge a tutti, con caratteristiche commerciali valide e redditizie”. Cogliendo tutte le opportunità dell’innovazione: come appunto i Pir: “Siamo stati”, conclude Salvetta, “la prima banca ad avere lanciato una raccolta di capitali per i PIR, senza passare da un fondo. La risposta è stata ottima, in pochi mesi abbiamo raccolto quasi 100 milioni di euro”.
SALVETTA: “LA FINANZA ETICA NOI DELLE CASSE RURALI L’ABBIAMO NEL DNA”
FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK
ORA LA POLITICA DIFENDA LE BANCHE DAGLI AVVOLTOI In arrivo un documento programmatico promosso da Assopopolari in vista del prossimo voto per mobilitare le forze politiche su un tema cruciale di Corrado Sforza Fogliani e Valerio Malvezzi*
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egli ultimi tempi, si assiste impotenti di conversione delle popolari in S.p.A., controllo all’acquisizione massiccia delle banesclusivo della Corte Costituzionale. Possiamo che italiane da parte di fondi specuchiederci se tale legge - non firmata dal Presilativi esteri. Il fenomeno, partito dalle banche dente della Repubblica ma dal Presidente del sistemiche italiane, si sta allargando al sistema Senato in qualità di supplente - sia stata immadelle banche di territorio, le Popolari. La riforginata da dilettanti allo sbaraglio o, come è più ma voluta dal Governo Renzi è stata foriera realistico ipotizzare, da esperti ben consci delle di questo risultato; una scelta improvvida o conseguenze. voluta? Difficile credere che qualsiasi esperto Quali siano stati gli interessi precisi alla base governativo potesse del provvedimento IL CROLLO DEL MERCATO IMMOBILIARE non immaginare che non è dato sapere, ma NON POTREBBE ESSERE STATO INDOTTO sarebbe finita con la è semplice osservare DA CHI AVEVA INTERESSE A CHE GLI svendita a fondi esteri che certamente la fiITALIANI NON VI INVESTISSERO PIU? delle Popolari obbligananza speculativa inte per legge a divenire Società per azioni. Si è ternazionale abbia un – documentato, come nel capito subito che si trattava di riforma pasticbox a fianco – interesse a occupare posizioni di ciata. Con due ordinanze il Consiglio di Stato ha controllo nel sistema bancario dell’area Euro. dichiarato illegittimo la costituzione di holding Siamo sicuri che il crollo del sistema immobitra banche popolari. Per fortuna del sistema liare a suo tempo determinatosi – e non ancora economico italiano, tale salvifica decisione è recuperato – sia stato casuale, oppure espresstata presa dal Consiglio di Stato in quanto sione di un sistema finanziario che aveva intemateria di sua competenza. Non altrettanto è resse a che i risparmiatori italiani smettessero potuto succedere per l’iniziale provvedimento di investire nel mattone? Quali che siano state DA SINISTRA: CORRADO SFORZA FOGLIANI, PRESIDENTE COMITATO ESECUTIVO BANCA DI PIACENZA, È ANCHE PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE BANCHE POPOLARI ITALIANE E VICE PRESIDENTE ABI (ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA) E VALERIO MALVEZZI, CO-FONDATORE DI WIN THE BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E DOCENTE INCARICATO PRESSO IL COLLEGIO UNIVERSITARIO GRIZIOTTI, UNIVERSITÀ DEGLI STUTI DI PAVIA.
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le pressioni della finanza internazionale, è un fatto che oggi il risparmiatore italiano sia portato a modificare il proprio paniere di risparmio, nel nostro Paese per decenni ancorato all’immobiliare. Possibile poi che nessuno abbia ancora posto formale attenzione sul fatto che è quanto meno inopportuno che massimi rappresentanti delle istituzioni, in grado di condizionare scelte in materia bancaria, fossero notoriamente legati, direttamente o meno, a grandi banche d’affari, a partire da JpMorgan? Stiamo parlando di una delle più grandi banche d’affari del mondo, intervenuta di recente a “curare” la vicenda Mps. Un medico ben retribuito, considerando i 500 milioni di euro di parcella; davvero nessun altro operatore italiano sarebbe stato all’altezza? A chi giova tutto questo? E’ indubbio che ci siano dei vincenti e dei perdenti, in questa scelta politica. I vincenti sono i grandi fondi speculativi internazionali; i perdenti sono il tessuto bancario italiano e il tessuto della micro piccola e media impresa. Intere zone del Paese, come ampie aree del Mezzogiorno, dopo aver perso il sistema bancario locale, hanno perduto il credito stesso. Ora è giunto il momento di lanciare un grido di allarme, nella speranza che qualcuno nel mondo politico si accorga che questi non sono temi per addetti ai lavori, ma argomenti vitali per il
Paese. Se la nostra classe politica non prenderà atto di un disegno del pensiero unico internazionale, estero vestito, di creare una situazione di oligopolio in Italia, ci troveremo nel giro di pochissimi anni in una situazione da incubo. In quello scenario, se nessuno interverrà per contrastarlo, avremo milioni di imprese dominate da cinque o sei grosse banche, a spartirsi il credito senza concorrenza. Che la finanza sia vitale al sostentamento del sistema industriale è fatto noto anche ai bambini; che in un sistema privo di sostanziale alternativa al capitale di debito questo tema diventi questione di vita o morte appare addirittura incontestabile. Di fronte a tali ovvietà, il mondo politico italiano assiste impassibile a un rito già annunciato, a partire dalla gestione, o meglio dal management. Chi comanda nelle banche italiane? Basta vedere Unicredit, dove - a nostro parere - di “italiano” resta soltanto il ricordo di un nome prestigioso, giacchè il capitale italiano è ormai di fatto in posizione di minoranza rispetto al capitale estero. Quella delle banche sistemiche è la rotta, tracciata: tenere gli amministratori italiani, magari per un paio d’anni, giusto per non sollevare polveroni mediatici, e poi procedere alla loro silente sostituzione con nomi che rispondono a logiche lontane. In questa banca sistemica, il cambio
è già avvenuto. Eppure, basterebbe un vagito, un cenno di vita del mondo politico: basterebbe che qualcuno chiedesse a gran voce il rispetto del requisito di proporzionalità disatteso dall’Unione Europea. E’ di tutta evidenza il fatto che se le autorità europee con potere normativo in materia bancaria continuano impunemente a legiferare disattendendo tale inviolabile principio giuridico, nell’ignavia dei più, imponendo le stesse regole per banche siDALLE PAGINE DI ECONOMY INIZIA UNA BATTAGLIA CULTURALE A TUTELA DELL’ECONOMIA NAZIONALE E DEL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA’
stemiche e banche territoriali, si crea economicamente una situazione di concorrenza sleale, nelle quali le seconde si trovano a non poter competere, e quindi a essere mangiate dalle prime. Tuttavia, da queste pagine non ci limitiamo a richiedere una generica indicazione di principio, ma annunciamo di chiedere una ben precisa presa di posizione al riguardo, chiara e circostanziata. Annunciamo che è nostra intenzione proporre un’iniziativa, tramite Assopopolari, nella quale presenteremo al mondo politico, in vista dell’appuntamento elettorale del prossimo anno, un documento programmatico richiedente la sottoscrizione di precisi impegni
I FONDI ESTERI OCCUPANO LE BANCHE ITALIANE
L’analisi dei dati sul controllo degli istituti riclassificati dall’Adn Kronos I fondi esteri alzano il tiro degli investimenti nelle banche italiane puntando con decisione le popolari trasformate in società per azioni: da BlackRock a Silchester International Investors da Capital group a Invesco, gli azionisti rilevanti sono loro, con punte anche del 100%. La tendenza emerge da un’elaborazione dell’Adnkronos sui dati relativi agli investimenti esteri nei primi 15 gruppi bancari del paese per
capitalizzazione a Piazza Affari. I fondi esteri sono primi azionisti delle due maggiori banche italiane, Unicredit e Intesa Sp, sono gli unici a detenere quote di capitale oltre il 3% in Banco Bpm, sono oltre il 30% del capitale segnalato alla Consob in Ubi. In Mediobanca la percentuale del capitale straniero rilevante è al 40%. Dei primi 14 azionisti di Unicredit che detengono il 33,8% del capitale, solo il 6,4% e’ in mani italiane.In Intesa
San Paolo, dei primi 14 azionisti che al 20 agosto 2017 detengono il 40,6% del capitale, i soci italiani sono al 22,7%, mentre i fondi esteri sono al 17,9%. Ma colpisce l’avanzata degli investitori esteri e in particolare dei fondi nelle ex popolari. Di Banco Bpm si è detto, ma i fondi investono anche in Ubi. Anche nel Credito Valtellinese hanno trovato spazio gli stranieri con una posizione di forza.
di difesa del sistema bancario italiano da indebite ingerenze dei fondi speculativi. Non ci bastano gli ordini del giorno e le dichiarazioni di principio: chiediamo precise assunzioni, formali, di impegno all’azione normativa. La classe politica italiana deve decidere se intende stare in disparte ad osservare il sacco di Roma, oppure chiedere di rivedere le norme, con particolare riferimento al principio inviolabile della proporzionalità. Dalle pagine di questo mensile economico oggi intendiamo iniziare, per spostare un dibattito finora rimasto al chiuso delle ristrette aule degli addetti ai lavori, trattandosi di vita o di morte dell’economia di questo Paese. Se i principali organi di stampa italiani non hanno trovato il tempo di dedicare neppure un trafiletto a tale tema, si trovi la spiegazione nel loro azionariato. Non stupisce, leggendolo, comprendere perché da anni sentiamo raccontarci da autorevoli loro firme che è necessario e impellente “fondersi”, rinunciando a qualsivoglia tutela del nostro tessuto economico, che ha bisogni e interessi molto diversi da quelli pensati nelle lontane piazze finanziarie. Vi è un ultimo grido che vogliamo lanciare al mondo politico, in altre cose affaccendato: da anni sentiamo levarsi atti d’accusa nei confronti – giustamente – di coloro che illegalmente portano capitali all’estero. Ebbene, lasciare che, legalmente, fondi speculativi spostino ingenti somme di denaro al di fuori delle logiche di investimento nel nostro Paese non è forse, mutatis mutandis, foriero di analogo risultato in termini di PIL? Facile, accusare il piccolo evasore fiscale; un po’ meno occuparsi delle grandi questioni che, ictu oculi, riguardano, legalmente, lo stesso fenomeno, in forma soltanto diversa. Chi sottrae, legalmente, enormi risorse al sistema produttivo italiano, non danneggia maggiormente la capacità di portare il pane sulla tavola dei nostri concittadini? Questa è la domanda che porremo, in termini formali e documentati, al sistema politico italiano, attraverso un documento che sarà posto allo studio da Assopopolari, affinché sia inequivocabilmente chiaro chi si schiera dalla parte del grande capitale e chi produce lavoro.
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FINANZIARE L’IMPRESA
Vitalizzare l’economia del Sud? Col credito popolare si può Lancia 4 Pir e due prodotti per agricoltura e turismo, aumenta raccolta e impieghi, cartolarizza con la garanzia governativa gli Npl e fa utili: la Banca popolare di Bari, una felice anomalia. Invisa a qualcuno di Sergio Luciano
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è chi fa i fatti, e costruisce sviluppo economico al Sud, cioè dove ce n’è maggior bisogno. E c’è chi fa interdizione, a volte torbida. È la fotografia di quel che fa la Banca popolare di Bari, i fatti; e di quel che si muove attorno ad essa, i tentativi di interdizione. La popolare barese è oggi l’unica e ultima grande banca meridionale indipendente. Va bene, genera utili, aumenta la raccolta a quota 14,5 miliardi perché suscita fiducia, impiega il denaro a vantaggio delle aziende e innova: ha usato per prima e ad oggi ancora unica le garanzie governative sulla cartolarizzazione delle sofferenze (i cosiddetti Npl, cioè i non performing loan), si è quotata in un listino secondario ma regolamentato e ha lanciato quattro Pir per investire nelle piccole e medie imprese.
Attorno alla Popolare, le punture di spillo mediatiche connesse a due inchieste che – con tutto il rispetto per i doveri della magistratura vo di 2, ma che industrialmente è andato molinquirente – partono da presupposti politici e to bene, l’Istituto guidato da Marco Iacobini relazionali a dir poco surreali. La prima attiesta moltiplicando le iniziative. ne al salvataggio, chiesto dalla Banca d’Italia Grazie alla sottoscrizione di un’importante alla Bari, della Banca Tercas e di Banca Caripe, partnership con Arca Sgr, uno dei principali costato 400 milioni. Le indagini riguardano player di mercato, la Banca popolare di Bari il finanziamento dei mezzi propri legati all’oha creato quattro Pir (Piano individuali di riperazione, che venne sparmio), diversi tra L’ISTITUTO HA QUOTATO I PROPRI naturalmente approloro per le logiche di TITOLI DA GIUGNO ALL’HI-MTF, vato dalla autorità di investimento, con il MERCATO AZIONARIO PRIVATO controllo. L’altra, è vantaggio, offerto al CONTROLLATO DALLA CONSOB un’inchiesta nata dalla cliente, di poter diverdenuncia di un ex dirigente licenziato per giusificare i conferimenti su più prodotti. Sono sta causa che, per iscritto, aveva chiesto soldi riservati alle sole persone fisiche che mantenalla banca, minacciando altrimenti una degano l’investimento per almeno cinque anni nuncia (ed è stato a sua volta denunciato per e che siano disposti a impegnare al massimo estorsione). Ed è su questo genere di credibili30.000 euro all’anno, o 150.000 nel periodo. tà che é partita l’inchiesta! Si chiamano: Arca Economia Reale BilanciaMa tant’è. to Italia 30, Arca Economia Reale Bilanciato UN ACCORDO CON CERVED SUGLI NPL Nel frattempo, il lavoro Italia 55, Arca Economia Reale Equity Italia e Marco Nespolo, a.d. di La Banca Popolare – quello serio - procede. Arca Azioni Italia. Cerved, “la valutazione di Bari ha siglato un Dopo un utile 2016 di 5,2 Il primo offre un approccio più conservativo, della piattaforma di accordo con milioni di euro; dopo un con investimento fino al 30% in azioni di sorecupero crediti della la Cerved per una primo semestre 2017 che cietà italiane di medie dimensioni; il secondo Banca Popolare Bari è in partnership industriale linea con i multipli attuali di lungo termine per solo quella sorta di “dansi offre di diversificare anche a livello internadel mercato”. L’asse la gestione dei propri no para-erariale” del fonzionale, investendo al 55% tra azioni di soCerved-PopBari gestirà crediti a sofferenza do Atlante, 22 milioni di cietà italiane di medie dimensioni e azioni di inizialmente ben 1,1 e delle inadempienze contribuzione forzata, ha società internazionali. Il terzo serve a investimiliardi di Npl. probabili (Npl). Secondo potuto mandare in passire in maniera mirata nel made in Italy, puntan-
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L’ISTITUTO PUNTA A SOSTENERE L’ECONOMIA REALE E LA CLIENTELA RISPONDE AGGANCIANDO LA RIPRESA IN ATTO
degli Npl: altri 340 milioni stanno per essere cartolarizzati, sempre con la garanzia pubblica delle Gacs. E intanto hanno preso il via le attività di vendita sul mercato del titolo senior, da poco meno di 600 milioni di euro, della Banca Popolare di Bari derivante dall’operazione di cartolarizzazione dei mutui ipotecari residenziali, gestiti dalla JpMorgan. Per neutralizzare le polemiche sulla “illiquidità” delle azioni della banca, dal 30 giugno del 2017 la banca ha deciso di avviare le contrattazioni del proprio titolo sul mercato Hi-Mtf, con l’ultimo scambio a un prezzo di 6,6 euro. La scelta di quotarsi ha accolto, anzi anticido fino al 95% su azioni di piccole e medie impato, uno specifico indirizzo Consob, perché prese italiane. Infine, il quarto Pir consente di questo mercato mira proprio a rendere più investire anche nelle grandi imprese italiane, liquidabili i titoli degli istituti non quotati destinando fino al 75% nelle azioni di grandi che, negli ultimi anni, anche a causa della soggetti nostrani. crisi, hanno subito uno stop degli incroci tra Sempre guardando all’economia reale, la domanda e offerta. Tra l’altro si tratta di una Banca ha recentemente lanciato due prodotpiattaforma controllata dalla Consob. ti dedicati rispettivamente all’agricoltura ed Anche il percorso di adesione al mercato Hial turismo, due settori dell’economia italiana Mtf e di innovazione della gamma dei prodotti che possono rappresentare un importante rientra nel piano industriale 2016-2020 varavolano per la crescita di alcuni territori e che, to dalla Banca. Che sta procedendo con regotra l’altro, sono molto larità svizzera. PROSSIMA LA CARTOLARIZZAZIONE sviluppati in alcune Ed è probabilmente DI ALTRI 340 MILIONI DI EURO delle 13 regioni in cui questo che infastisce DI NPL CON LA GACS DOPO QUELLE il Gruppo Banca Popomolti. Tutti quelli che CEDUTE L’ANNO SCORSO lare di Bari è presente, –attorno alla riforma tra cui: la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la delle popolari voluta dal governo Renzi – hanCampania, il Lazio ma anche l’Abruzzo, le Marno lucrato su un ribaltone ormai chiaramente che e l’Umbria. disvelato per quello che era, una svendita di Il primo si chiama “Semina”, e sostiene le otto banche ai fondi stranieri (si vedano gli araziende che operano nel settore agricolo e ticoli alle pagine XX e YY). Infastidisce il fatto nella filiera agroalimentare; il secondo si chiache ua banca popolare, l’unica sfuggita, insiema “Inviaggio”, ed è un pacchetto commerciame alla “consorella” di Sondrio, alla riforma le dedicato invece alle aziende che operano renziana grazie alla sentenza con cui il Connel turismo. Tra l’altro, proprio “Inviaggio” ha siglio di Stato ne ha bloccato la cervellotica il vantaggio di essere legato anche alla stagiocostruzione giuridica, da allora stia andando nalità del settore. sempre meglio. E questa sbugiardante verità Sul piano finanziario, la Banca Popolare di inchioda gli autori di quella riforma alle loro Bari prosegue nella sua strategia di cessione responsabilità politiche. Se la popolare barese
Rete distributiva gruppo BPB (Numero di filiali per regione al 31/12/2016)
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dovesse subire ingiustizie e iniquità di provenienza istituzionale, è chiaro fin d’ora chi ne andrebbe considerato il mandante.
Qui sopra, la sede centrale della Banca. Nella pagina accanto, un’immagine della filiale automatizzata aperta recentemente a Bari.
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COMUNICARE L’IMPRESA Si può mangiare con la cultura? L’interrogativo è vecchio ma mai del tutto chiarito. Certo il business vero sta da un’altra parte, ma chi è convinto che non si possa vivere producendo cultura, sbaglia. Per capirne qualcosa di più, questo mese, in occasione del Festival Visioni dal Mondo, Economy si occupa di un tema alternativo: il mondo dei docufilm.
74 L’INTERVISTA BARDAZZI: «IN OGNI GRANDE AZIENDA UNA MEDIA COMPANY»
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CONTENT MARKETING IL BLOG AZIENDALE? MEGLIO SE I CONTENUTI LI FANNO I DIPENDENTI
78 DE BORTOLI «REGOLE DA RISCRIVERE SUL CONTROLLO DELLE SOCIETÀ»
L’INDUSTRIA DEI SOGNI ORA PUNTA SUL “CINEMA DELLA REALTÀ” È pronto ad aprire le danze a Milano il 3° Festival Internazionale del Documentario: quattro giorni di anteprime mondiali, eventi e incontri tra autori, produttori e distributori sui docufilm. Anche in chiave business di Francesco Condoluci
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orreva l’anno 2001 e i numeri, impietosi, diventati cult come “Sacro Gra” e “Fuocoamdi Cinetel, dicevano che in quella stagione, mare”, i due titoli con i quali il più noto tra i nelle sale italiane, erano stati proiettati appena nostri registi-documentaristi, Gianfranco Rosi, 5 docufilm. ha sbancato ai festival del cinema di Venezia e A quindici anni di distanza, il mondo italiano di Berlino tra il 2013 e il 2016. del cinema documentario, se ancora non sorSe la media di incassi di un documentario (di ride dal punto di vista di spettatori e incassi successo) ammonta a circa 100 mila euro, – le decine di milioni di euro che registrano Rosi, per capirci, è riuscito, con “Sacro Gra” puntualmente al bot(che racconta storie NEGLI ULTIMI 15 ANNI, I DOCUMENTARI teghino le commedie ordinarie di variegaHANNO VISTO CRESCERE LA LORO di Checco Zalone o i ta umanità attorno DIFFUSIONE, PASSANDO DAI 5 TITOLI “cinepanettoni” sono al Grande Raccordo DISTRIBUITI NEL 2001 AI 121 DEL 2016 lontani anni luce e, reAnulare a Roma) a alisticamente, irraggiungibili – può farlo, persuperare la soglia del milione di euro, per poi lomeno, sul piano dell’attenzione crescente da sfiorarla tre anni dopo con “Fuocoammare”, parte dei distributori, dei riconoscimenti della il documentario sugli sbarchi dei migranti a critica, dell’interesse del pubblico. Lampedusa che è stato anche candidato agli I dati oggi dicono infatti che nel 2016, su un toOscar. Exploit (forse anche inattesi) che hanno tale di 876 titoli distribuiti al cinema, le opere contribuito ad allargare la platea dei consumadocumentaristiche proiettate sono state 121. tori di docufilm, dimostrando che “il cinema A dare una mano alla diffusione del cosiddetto che racconta il vero” ha margini di crescita “cinema del reale” nel nostro Paese, ci hanno impensabili fino a qualche decennio fa. Sì, ma pensato – è innegabile – i successi di prodotti dove può arrivare?
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GLI APPUNTAMENTI D’ECCEZIONE Tra i momenti clou della quattro giorni dedicata al cinema documentario, c’è sicuramente l’omaggio a “Hot Docs”, il festival canadese tra i principali punti di riferimento mondiali del settore. Il programma prevede infatti all’interno della sezione Panorama Internazionale la proiezione, in anteprima italiana, di una selezione di produzioni canadesi presentate alla 24° edizione di Hot Docs a Toronto. La sezione Fuori Concorso offrirà invece, in collaborazione con Rai Cinema, Rai Cultura e Istituto Luce-Cinecittà, la proiezione di alcuni film documentari più significativi, tra cui “Alla ricerca delle radici del male” di Israel Cesare Moscati e Piero D’Onofrio, “Ibi” di Andrea Segre, “Il Club dei 27” di Mateo Zoni e “Uno sguardo alla terra-Part. 1” di Peter Marcias.
“Visioni” in mezzo ai grattacieli L’occasione per avere qualche risposta arriva da Milano, dove per quattro giorni, nella prima settimana di ottobre, si daranno appuntamento professionisti e player del settore audiovisivo nazionale e internazionale. Toccherà a loro provare a smentire la vecchia tesi condivisa dai critici secondo la quale sarebbero le tv e le case di distribuzione a non dare il giusto spazio alla qualità di molti documentari. Nel capoluogo lombardo, a tastare il polso al cinema documentario, ci saranno in prima fila la Rai e ci sarà la Fox. Con accanto i delegati delle piattaforme online, dei distributori, delle case di produzione, del circuito cinema, dei festival del settore. L’appuntamento – e non poteva essere altrimenti per un evento dedicato al cinema che “guarda al contemporaneo” – è all’UniCredit Pavilion nell’avveniristico quartiere Porta Nuova: lo spazio d’incontro polifunzionale fatto sorgere dal gruppo bancario oggi guidato da Jean Pierre Mustier, nel cuore del downtown meneghino. È qui che è pronta ad aprire le danze la terza edizione del Festival Internazionale del Documentario “Visioni dal Mondo,
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aprirà la quattro giorni di proiezioni aperte al pubblico, raccontando l’esperimento che vede scienziati di tutto il mondo collaborare intorno all’acceleratore di particelle LHC, la più grande macchina mai costruita per scoprire i misteri dell’universo; o come “Pre-Crime” docufilm che, indagando sulle più avanzate tecnologie utilizzate dalle forze dell’ordine per tentare di sventare i crimini, s’interroga sul confine semVia alle proiezioni pre più labile tra sicurezza e privacy. E ancora: Quest’anno la ker“Brexitannia” dell’inAL CONCORSO “STORIE DAL MONDO messe, che avrà come glese Timothy George CONTEMPORANEO” PARTECIPANO 12 madrina la scrittriKelly sui retroscena TITOLI DI GIOVANI CINEASTI ITALIANI ce pakistana Fatima del referendum epoSCELTI TRA 200 DOCUFILM PERVENUTI Bhutto, punta i riflettocale che ha portato il ri sull’incertezza e le distorsioni della società Regno Unito fuori dall’Unione Europea, e “Itacontemporanea: le anteprime internazionali liani - Elio Fiorucci”, documentario prodotto da toccano infatti temi come migrazioni, confini Rai Storia sullo stilista italiano che ha cambiato che cadono, rimescolamento demografico, la storia della moda. Ma le, seppur attesissime, scontri tra culture, violenze domestiche, gueranteprime internazionali non sono l’unico re, scienza e innovazione spinte fino agli estreplus che Visioni dal Mondo vuole offrire. Anzi, mi. Il profilo è quello dell’attualità mondiale e come confermano gli organizzatori, nel fitto le “visioni dal mondo” che il Festival proietterà calendario di proiezioni, eventi, tavole rotonannoverano, tra gli altri, titoli come “Il senso de, masterclass e ospiti prestigiosi, «il nucleo della bellezza” dell’italiano Valerio Jalongo che centrale resta il concorso “Storie dal mondo Immagini dalla Realtà”, l’evento organizzato da UniCredit Pavilion e dalla società di produzione Frankieshowbiz, con la direzione artistica di Fabrizio Grosoli, che dal 2015 si propone “di valorizzare e promuovere la produzione, diffusione, conoscenza e la fruizione del cinema documentario italiano e internazionale con un occhio particolare al dialogo interculturale”.
LA GUEST STAR: LEONARDO DI COSTANZO Dopo Gianni Amelio nella prima edizione e Pietro Marcello nel 2016, quest’anno sarà Leonardo Di Costanzo l’ospite d’onore di Visioni dal Mondo. Il regista di origine campana – autore di documentari come “Cadenza d’Inganno” (premiato alla 60esima mostra del cinema di Venezia come miglior mediometraggio italiano) e film come “L’intervallo” (la sua opera prima, Ciak d’Oro e Gran Premio della stampa estera sempre
a Venezia nel 2013) – sarà il protagonista dell’Omaggio che il festival milanese riserva ogni anno ai cineasti italiani che si sono distinti nell’ambito documentaristico. A Di Costanzo, di cui qualche giorno fa è uscito in sala l’atteso ultimo lavoro “L’intrusa”, verrà consegnato il Premio Visioni dal Mondo Cinema della Realtà 2017 e verrà dedicata una retrospettiva quasi integrale delle sue produzioni. Nella
giornata conclusiva dell’8 ottobre, toccherà a lui, insignito nel 2012 anche del David di Donatello come “miglior regista esordiente”, tenere una masterclass sul tema “Dal film documentario al cinema del reale”.
LE ANTEPRIME INTERNAZIONALI APERTE AL PUBBLICO
INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA
I NUMERI IN ITALIA
2016
876TITOLI
PRODOTTI
(COMPRESI ANCHE CORTI E MEDIOMETRAGGI)
121 FILM DOCUMENTARI
681 PELLICOLE MILIONI INCASSO TOTALE
10
A Better Man di Attiya Khan e Lawrence
Accidental Anarchist di John Archer
Jackman
e Clara Glynn
MILIONI
INCASSO DOCUMENTARI
1000
PRODOTTI IN ITALIA
DOCUMENTARI OGNI ANNO COSTO MEDIO DI PRODUZIONE
150MILA EURO
contemporaneo” rivolto ai giovani cineasti italiani, che vedrà la proiezione in anteprima assoluta di 12 titoli che, selezionati tra gli oltre 200 documentari pervenuti, concorreranno ai vari premi in palio», tra cui, è il caso di sottolinearlo, la possibilità di vedere l’acquisizione dei diritti da parte di Rai Cinema.
Brexitannia di Timothy George Kelly
Il senso della bellezza di Valerio Jalongo
In the name of all Canadians di registi vari
Pre-Crime di Monika Hielscher e Matthias Heeder
Rancher, Farmer, Fisherman di Susan
RUMBLE - Il grande spirito del rock di
Froemke e John Hoffman
Catherine Bainbridge e Alfonso Maiorana
Taste of Cement di Ziad Kalthoum
The Last Animals di Kate Brooks
Giovani documentaristi crescono
Il finanziamento, il sostegno e la diffusione dei documentari del “Panorama Italiano” sono, del resto, il grande tema che il Festival milanese vuole contribuire a sviscerare, ponendosi come un punto di riferimento concreto per documentaristi e produttori. E i risultati, già nelle prime due edizioni, non sono mancati: basti dire che due delle opere presentate qui nel 2015 (“The Swedish Theory of Love” di Erik Gardini e “Astrosamantha, la donna dei record nello spazio”, prodotto da Morol e distribuito da Officine UBU) sono usciti in sala nel 2016, mentre il documentario “Non voltarti indietro”, proiettato come anteprima milanese, è stato anche trasmesso su Canale 5 in seconda serata nello “SpecialeTg5” e, dopo il pieno di ascolti, in replica anche su Tgcom24.
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«Non solo anteprime, vogliamo creare “il mercato” dei docufilm» Il direttore generale Francesco Bizzarri spiega come e perché è nata la sezione “Industry” del Festival, che si propone di fare pitching, aiutando filmaker e produttori a farsi finanziare i loro prodotti e a distribuirli di Francesco Condoluci COME TUTTE LE BELLE STORIE, “VISIONI DAL MONDO” È NATO DA UNA PASSIONE.
Quella del suo ideatore, mentore e attuale direttore generale, Francesco Bizzarri, verso il “cinema del vero”. Dopo una vita intera passata a fare tivù e comunicazione in posizioni sempre d’avanguardia – è stato tra i fondatori della pay-tv Telepiù negli anni ’90, ha diretto la prima televisione musicale italiana, Videomusic, ha fatto da consulente a Sky Italia, Rcs Digicast, Raisat/Sky, De Agostini Digital e Tv, Nbc-Universal Italia, lavorando a produzioni televisive importanti sia per la tv a pagamento che per quella free – Bizzari ha deciso di investire il suo tempo e le sue energie per costruire un progetto di ampio respiro attorno ai documentari, prodotti che lo hanno sempre affascinato, dice, «per la loro profondità e la capacità di raccontare la realtà che ci circonda con un approccio più originale, meno superficiale rispetto ai media tradizionali». «In Italia – spiega a Economy – non c’è mai stata grande attenzione verso questo filone, troppo spesso percepito dal grande pubblico come un segmento delle produzioni audiovisive legato soprattutto alla scienza o alla storia. In realtà invece, con il “cinema della realtà”, si sono cimentati tanti grandi,
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da Pasolini ad Antonioni, da Ermanno Olmi a Gianni Amelio, con opere che hanno indagato i cambiamenti sociali e i grandi fenomeni contemporanei. La bellezza dei documentari sull’attualità sta nel loro registro stilistico: anche se sono girati come dei film il plot narrativo nasce da storie reali». OGNI ANNO INVITIAMO AUTORI E FILMAKER A PRESENTARE I LORO PROGETTI ANCHE EMBRIONALI AI PLAYER DEL SETTORE AUDIOVISIVO
L’idea fondante infatti è stata quella di progettare una “vetrina” in grado di dare ai documentari e ai loro autori un’ampia visibilità, ma anche un’opportunità per far incontrare l’offerta culturale con la domanda del mercato. «Non ho mai pensato a un semplice “festivalino” come ce ne sono tanti in giro - puntualizza Bizzari - ma a un qualcosa che potesse diventare in Italia un punto di riferimento concreto, anche dal punto di vista “business”, per il mondo del documentario che, tradizionalmente, essendo poco popolare e quindi commerciale, fatica a trovare finanziatori e distributori». L’occasione giusta per dare corpo e forma all’idea del primo festival italiano del documentario si è materializzata quindi un paio
d’anni fa, con l’apertura a Milano, dell’UniCredit Pavilion. Così, grazie al fortunato connubio tra la creatività di Francesco Bizzarri, con la sua società di produzione Frankieshowbiz, e il sostegno concreto dei responsabili del Pavilion, “Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà” ha potuto vedere la luce. Poi a ruota sono arrivate le partnership prestigiose, a partire dalla Rai per finire al ricchissimo parterre di quest’anno nel quale in prima fila ci sono istituzioni come Regione Lombardia e Comune di Milano, università, fondazioni, associazioni e scuole di cinema. Ora siete alla terza edizione. Il bilancio? È certamente in attivo. Siamo partiti nel 2015 da un presupposto strategico: Milano, oltre che capitale economica, è il più grande polo culturale del Paese, qui ci sono tutti gli editori più importanti, e, ovviamente, anche le potenziali fonti di finanziamento. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per ospitare anteprime internazionali e il meglio del nostro cinema documentario. Siamo riusciti a coinvolgere enti e soggetti per fare assieme ricerca culturale, tra i quali a partire da quest’anno – mi piace sottolinearlo – la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli che indaga sulle trasformazioni sociali della contem-
DOPO CINEMA E TV, IL FUTURO DEL DOCUMENTARIO È DI CERTO NELLE PIATTAFORME WEB ON-DEMAND, COME RAI-PLAY O INFINITY poraneità. Abbiamo portato al Festival e premiato personaggi come Gianni Amelio e Pietro Marcello. Poi, l’anno scorso, a darci una mano, è arrivato il successo di “Fuocoammare” che, a cascata, ha dato lustro a tutto il settore, richiamando su di esso l’attenzione di media e grande pubblico. Fuocoammare è l’esempio lampante di come questo genere riesca ad affrontare un soggetto così delicato, in questo caso l’emergenza migranti, con un punto di vista diverso, più approfondito, più tendente al reale, meno esemplificativo.
È questo l’obiettivo del Festival? Ampliare il pubblico dei documentari? Contribuire a renderli un prodotto di “largo consumo”? Be’, sì, certamente. Fin dall’inizio ci siamo posti come modelli di riferimento alcuni tra i festival internazionali più importanti come ad esempio il Sundance Film Festival e quello di Toronto. Anche la scelta di far svolgere il nostro evento nel mese di ottobre, dopo il Festival del Cinema di Venezia e prima della Festa del Cinema di Roma, va in questa direzione: far concentrare cioè tutti i riflettori su “Milano capitale del documentario”. Ma “Visioni dal Mondo”, come detto, nasce anche in funzione di un altro obiettivo, non meno importante. Quello di aiutare autori
e produttori del cinema indipendente sul piano del finanziamento e della distribuzione dei loro progetti audiovisivi. Puntiamo a creare, in buona sostanza, “un mercato” del cinema documentario all’interno del Festival, sulla falsariga di quanto, per il cinema tradizionale, avviene al festival di Cannes. In soldoni, avete creato un marketplace B2B “fisico” del documentario. Quello che nel gergo delle produzioni televisive si chiama “pitching”. Ma come funziona? È previsto all’interno della specifica sezione “Visioni Incontra” del nostro Festival, inaugurata a partire dalla seconda edizione. Una sezione “industry” dedicata ai progetti work-in-progress. Selezioniamo film documentari italiani, anche in fase embrionale o di lavorazione, che necessitano di fondi per essere sviluppati e invitiamo autori, filmaker e produttori a presentare il loro progetto davanti a una platea circoscritta di professionisti del settore che possono
DOCUMENTARI
IN TV
1.100 180 900
PASSAGGI IN TV
OPERE PRODOTTE DA RAI CINEMA
SUI CANALI GENERALISTI
(RAI 1 E SPECIALE TG1)
SUI CANALI SPECIALIZZATI
(RAI5 E RAI STORIA)
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DI ASCOLTATORI
(FONTE: RAI CINEMA)
aiutarli con finanziamenti, preacquisti e distribuzione: acquisition manager, distributori, piattaforme, produttori indipendenti, editor televisivi e circuiti cinema, direttori di festival. Questa sessione di pitching è prevista nei primi due giorni del Festival, nel corso dei quali si svolgono anche gli incontri one-to-one tra i documentaristi e i soggetti interessati ai loro prodotti. Al miglior documentario work-in-progress, su scelta di una commissione di giurati, viene anche assegnato un premio del valore di 2.500 euro. Quest’anno sono quindici i titoli che concorrono a questo premio.
Quanto costa produrli e come si finanziano oggi, in media, i documentari? Nel nostro Paese, per produrre un film documentario di qualità media, ci vogliono almeno 150 mila euro, contro i circa 1-2 milioni che servono per finanziare un prodotto cinematografico di pari livello. Poi, se alziamo lo standing, i docufilm migliori possono arrivare a costare anche 400 mila euro. Allo stato attale, a parte Rai Cinema e Sky Arte che coproducono, gran parte dei finanziamenti arriva da parte pubblica, dal Mibact, attraverso le Film Commission regionali. Anche da parte della SIAE ci sono delle sovvenzioni. E poi fondamentale è il tax credit, che dà la possibilità ai finanziatori privati extrasettore, come banche e industrie, di recuperare il 60% dell’investimento.
Ma, realisticamente, dove può arrivare il filone del cinema documentario? La strada è lunga e difficoltosa. Sotto il profilo commerciale, il gap con il cinema tradizionale è incolmabile. Ma il fatto che vi sia una differenza abissale, non solo in termini di incassi, ma anche nei costi di produzione, può rappresentare un vantaggio nella raccolta dei finanziamenti. Uno sbocco naturale per i documentari può essere rappresentato però dalle piattaforme web “on demand” come Rai Play o Infinity di Mediaset Premium: è questo, dopotutto, dopo cinema e televisione, il modello distributivo del futuro.
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COMUNICARE L’IMPRESA
PAOLO DEL BROCCO A.d. Rai Cinema
«QUELLO ATTUALE È CERTAMENTE UN MOMENTO FAVOREVOLE PER I DOCUMENTARI PRODOTTI IN ITALIA. Secondo uno studio recente dell’Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli di Roma, fino a qualche anno fa quest’offerta non riusciva a destare un’attenzione particolare da parte del pubblico: soltanto poco più del 6% delle opere realizzate aveva una distribuzione e appena l’1% arrivava in sala». Anche l’amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco, manager di lungo corso in Viale Mazzini e profondo conoscitore della filiera cinematografica italiana e internazionale, è convinto che per il nostro cinema documentario, specie dopo i successi di “Sacro Gra” e “Fuocoammare”, si sia aperta una nuova era. «Da fenomeno eterogeneo e sotterraneo, con qualche discontinuo exploit, nel giro degli ultimi anni – spiega – si è imposto all’attenzione nazionale e soprattutto internazionale come un vero e proprio “nuovo corso del cinema italiano”. I docufilm, del resto, si distinguono da altri prodotti audiovisivi, sia grazie ad un linguaggio che riesce a dare forma ed espressione a
SUI DOCUMENTARI ABBIAMO INVESTITO 20 MILIONI DI EURO E PRODOTTO 300 TITOLI molteplici contenuti culturali, sia perché il loro ciclo di vita ne permette un utilizzo prolungato rispetto al film». Non è assolutamente un caso dunque se la divisione Rai diretta da Del Brocco – nata una ventina d’anni fa proprio allo scopo di produrre, acquisire e gestire i prodotti audiovisivi dell’industria del cinema – dal 2010 ad oggi abbia contribuito alla realizzazione di più di 300 opere documentaristiche, investendo circa 20 milioni di euro solo su questa linea di prodotto. «Da Cannes a Toronto, da Locarno a Hot Docs, attualmente non c’è festival importante che non accolga uno o più “film della realtà” di autori italiani, anche in competizioni tradizionalmente dedicate al cinema
VISIONI DAL MONDO... LE DATE
5 – 8 ottobre 2017 I LUOGHI • UniCredit Pavilion Piazza Gae Aulenti 10, Milano • Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Viale Pasubio 5, Milano
PREMI & RICONOSCIMENTI
(CONCORSO STORIE DAL MONDO CONTEMPORANEO) •Premio UniCredit Pavilion da 5 mila euro (assegnato da autorevoli giurati quali Chris McDonald, presidente di Hot Docs il più grande festival di documentari del Nord America, Minnie Ferrara, produttrice e direttore della Scuola di Cinema Antonioni, Paolo Madron, scrittore e giornalista, Davide Ferrario, regista e documentarista e Maurizio Nichetti, regista, attore e sceneggiatore)
•Premio UniCredit Pavilion Giovani da 2.500 euro (conferito da una giuria composta da studenti delle facoltà e delle scuole di cinema milanesi più rappresentative) •Riconoscimento Rai Cinema (prevede l’acquisizione dei diritti televisivi per le Reti Rai)
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di finzione – aggiunge non senza una punta di soddisfazione il dirigente Rai – un risultato che è frutto di un progetto organico che Rai Cinema ha disegnato e sostenuto con convinzione e tenacia. Per noi, il ruolo di sostegno all’industria culturale italiana non può prescindere dalla produzione dei film della realtà». Un’attività che, a suo giudizio, «non va a rispondere soltanto alla vocazione del servizio pubblico nei confronti dei telespettatori, ma arricchisce in maniera significativa l’offerta editoriale televisiva». I numeri, del resto, lo confermano: dal 2013 sono 1.100 i passaggi sulle reti Rai e oltre 71 milioni i telespettatori raggiunti dalla messa in onda di opere documentaristiche.
Dal lavoro alla salute, dai diritti umani e civili ai conflitti, dall’ambiente alle geografie e alla storia, dalla cultura alla spiritualità fino alle migrazioni: la produzione documentaristica targata Rai Cinema, negli ultimi anni, in effetti, si è diversificata e arricchita, dando spazio al punto di vista di giovani autori talentuosi che così hanno potuto provare a seguire le orme di “maestri” già affermati come Gianfranco Rosi, Pietro Marcello, Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, Andrea Segre. «Il cinema documentario – sono ancora le parole di Del Brocco – possiede due caratteristiche peculiari rispetto alle altre tipologie di cinema: l’immersione nella realtà e il tempo necessario del racconto e della scrittura, a favore di una libertà dai dettami industriali. In un’epoca caratterizzata dalla fluidità, il cinema del reale ci offre un’occasione imperdibile: riappropriarci dell’umanesimo perduto riaffermando la responsabilità etica nei confronti della materia trattata». Il target ideale dei docufilm, come conferma Rai Cinema, sembra essere quello delle generazioni under 40, che, per sensibilità culturale, appaiono più di altre inclini al cinema documentario, sia dal punto di vista della produzione che del consumo. (f.co.)
...IN SINTESI
TONI TRUPIA documentarista
HA VINTO IL CONCORSO “STORIE DAL MONDO CONTEMPORANEO” LO SCORSO ANNO, oltre ai premi UniCredit Pavilion e UniCredit Pavilion Giovani. Toni Trupia è stato il mattatore dell’edizione 2016 di Visioni dal Mondo con il suo documentario “Ero malerba” e, guardandosi indietro, non può che riconoscere la grande opportunità che il festival gli ha dato. «Visioni dal Mondo – racconta Trupia – consente di dare visibilità a lavori che non sono normalmente contemplati dal mercato e permette loro di entrare in contatto con il grande pubblico. Per una volta non parliamo di addetti ai lavori o interni al mondo del cinema, ma gente comune che affolla le sale in cui si svolge il festival. Senza contare l’attenzione mostrata da uffici stampa e giornalisti: il Corriere della Sera ci ha dedicato un’intera pagina. Il documentario non prevede mai nei propri budget delle spese per il lancio, queste occasioni sono uniche per avere attenzioni sui film. E non dimentichiamo che si svolge a Milano, una città fuori dal contesto canonico romano della cinematografia». Inoltre, grazie alla visibilità datagli da Visioni dal Mondo, Trupia ha subito una notevole accelerata anche per quanto riguarda la sua carriera: «“Ero
TUTTE LE PROIEZIONI
12 titoli in concorso in anteprima assoluta 10 titoli internazionali in anteprima italiana 10 titoli fuori concorso 15 progetti documentari work in progress
PARTNER & PATROCINI
•Regione Lombardia, •Comune di Milano •100autori, Associazione dell’autorialità cinetelevisiva, •Rai (main media partnership) •Rai News24 e Rai Cultura (media partnership) •Rai Cinema •SIAE, Società Italiana Autori ed Editori, •Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, •Istituto Luce-Cinecittà •Doc/it - Associazione Documentaristi Italiani
malerba” era un documentario preparatorio a un film che non sapevo quando saremmo riusciti a portare a termine. Dopo la vittoria dei prestigiosi riconoscimenti, la realizzazione del film è diventata realtà in poco tempo, verrà girato grazie a una grande casa di produzione tra Italia e Germania». (m.s.)
IL PREMIO DI VISIONI? UNA SPINTA DECISIVA PER FARE IL MIO FILM •Lombardia Film Commission, •Hot Docs •MyMovies.it (web media partnership) •Radio Popolare •IULM •Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti •Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano •IED •Università degli Studi di Milano Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali •Centro Sperimentale di Cinematografia
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COMUNICARE L’IMPRESA
«Dentro ogni grande azienda c’è una media company» Intervista con Marco Bardazzi, capo della Comunicazione esterna dell’Eni: «Finché i leoni non racconteranno le loro storie i cacciatori saranno sempre eroi» di Claudio Sonzogno
MARCO BARDAZZI, CAPO COMUNICAZIONE ESTERNA ENI
ni web e social sono passati al primo posto ed è stata avviata la cosiddetta content LE LORO STORIE I CACCIATORI SARANNO strategy. Qual è stata la maggiore difficoltà SEMPRE EROI’’ è il mantra dichiarato di che ha incontrato ? Marco Bardazzi: cinquant’anni, formazione Più che di difficoltà parlerei di sfida e nel caso giornalistico-digitale - è’ stato per una decina della content strategy è una sfida non molto d’anni corrispondente dell’Ansa a New York dissimile da quella che devono affrontare gli e poi Digital editor de ‘’La Stampa’’ - da due organi d’informazione. E’ la sfida dell’inteanni e mezzo a capo della Comunicazione grazione. Produrre contenuti di qualità non esterna dell’Eni. è impossibile per le ABBIAMO CREATO UN DATA LAB DELLA Non deve stupire che aziende e anzi sta diCOMUNICAZIONE E IN ESSO ABBIAMO nel «cane a sei zamventando un’opporSVILUPPATO UN PROGETTO DI MISURA pe», storico simbolo tunità che le imprese DEL RISCHIO REPUTAZIONALE del gruppo petrolifeinseguono sempre di ro, Bardazzi abbia rivoluzionato la strategia più, favorite dalla trasformazione digitale. Ma di comunicazione con il cosiddetto «storyteluna vera strategia basata sui contenuti richieling», ossia il racconto a tutto campo delle de integrazione tra tutte le realtà aziendali strategie e delle attività dell’Eni ai 34.000 stache si occupano di comunicazione e tra loro keholder nel mondo e oltre. e i partner esterni che le assistono. Altrimenti «Più che in passato – sottolinea ad Economy si perde coerenza narrativa e si perdono so– la struttura di comunicazione di una grande prattutto opportunità: un bel video che racazienda deve operare con la modalità di una conta la nostra strategia sul gas deve nascere Media Company. E ciò vuol dire una riduzione con il contributo di tutti e va poi utilizzato da degli investimenti tutti al meglio, per raggiungere tutti i possibili verso l’esterno e stakeholder. Quindi la sfida è stata ed è anche più risorse e capaquella di abbattere muri all’interno dell’aziencità per produrre da, collaborare e condividere di più, far circoin casa contenuti». lare i contenuti che produciamo e le idee che li Così nella comualimentano. Devo dire che qui in Eni ci stiamo nicazione dell’Eriuscendo. SE IL DETTO AFRICANO ’’FINCHÉ I LEONI NON
COMINCERANNO
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A
RACCONTARE
PER LE AZIENDE NON È IMPOSSIBILE PRODURRE CONTENUTI DI QUALITÀ. ANZI È UN’OPPORTUNITÀ Circa un anno fa ha annunciato che avrebbe creato un sistema per valutare il ritorno delle nuove strategie della comunicazione aziendale, storytelling etc… Lo ha fatto? A, che stiamo completando e che riteniamo innovativo a livello internazionale. Grazie al nostro Data Lab, gestito da ingegneri ed esperti di big data che sono entrati nella squadra della comunicazione, siamo sempre più in grado di misurare e analizzare ciò che si dice di noi online e offline, nelle varie aree geografiche in cui siamo presenti, e di studiare gli effetti delle nostre iniziative di comunicazione. Il modello di misurazione del rischio ci offre poi uno straordinario strumento di creazione del valore reputazionale che stiamo proponendo alle nostre aree di business perché valutino, all’inizio dei processi e non alla fine, i possibili impatti reputazionali. Siamo partiti dal ridisegnare la mission aziendale di Eni, da questa abbiamo tratto i valori su cui è costruita la nostra reputazione e abbiamo sviluppato un modello per misurarla mixando e “pesando” la reputazione interna, quella esterna e l’effetto live della rete. Il tutto ripetuto per ciascuno dei nostri stakeholder: perché non abbiamo una sola reputazione, ne abbiamo tante quanti sono gli stakeholder a cui parliamo e i Paesi in cui siamo presenti. Adesso stiamo per far certificare questo modello a un’importante
università. La sua reazione, due anni fa, all’inchiesta sulle presunte tangenti nigeriane di ‘’Report’’ su Rai Tre, con le risposte via tweet in contemporanea con la trasmissione, ebbe tanti consensi da giornalisti come Gianni Riotta o comunicatori come Gianluca Comin, ma trovò anche alcuni critici, ad esempio Roberto D’Agostino con Dagospia, che sottolineò: ‘’nessuno li ha letti’’. Che cosa ne dice oggi? «La riflessione di D’Agostino è sostanzialmente corretta, se si guardano solo i numeri. All’epoca Eni su Twitter aveva 25 mila “followers”, Report 850 mila e la trasmissione aveva soprattutto un’audience televisiva di 2 milioni di persone. Senza dubbio, su Twitter, il messaggio arrivò direttamente solo a una ristretta platea. Nello stesso tempo, però, ci ha permesso di mostrare che esiste un “second screen” molto attivo che accompagna le trasmissioni Tv, creando in pratica un effetto-diretta anche quando sono registrate. Misurando poi l’eco suscitato da quei tweets, ci accorgemmo che in 24 ore il tema aveva raggiunto un’audience potenziale di 10 milioni di persone. Quindi può essere vero che “nessuno li ha letti”, ma molti ne hanno sentito parlare e non è un caso che ne stiamo ancora parlando due anni dopo». Anche riguardo alla pubblicità cominciano ad affacciarsi dei dubbi sulla valenza del clik sulla rete. Sul digitale esiste ancora una moltiplicità di modi di capire se una
CLAUDIO DESCALZI, A.D. DELL’ENI
pubblicità funziona e non tutti funzionano pito, per immaginare come essere presenti in allo stesso modo. TQual è secondo lei futuro come aziende e come individui sulla il miglior modo per ottenere ritorni rete. Il web e i social non vanno considerati un pubblicitari sulla rete? altro medium, come la Tv, la radio o i giornali. «Sarò banale ma penso che la ricetta giusta, su Sono luoghi, vanno vissuti come dei posti che carta o sul digitale, resti sempre la qualità. La dobbiamo imparare ad abitare. Per questo grande scarsità con cui ci confronteremo tutti va ripensato profondamente anche il modo nei prossimi anni è l’attenzione delle persone, di fare informazione e pubblicità in questo bombardate da 211 milioni di contenuti che ambito. Occorre rinunciare al messaggio vengono prodotti ogni minuto nel mondo. “broadcast” che ha caratterizzato il XX secolo E’ chiaro che quando si tratta di competere e cominciare a programmare ed agire in una per l’attenzione delle persone, un’azienda logica “sharing”, che è la logica della comunicome Eni si trova ad avere come rivali non cazione del XXI secolo. tanto Esso o Shell, bensì realtà come Netflix. Nel nuovo vostro sito è evidente la sezione I vecchi banner non bastano più per attrarre “sostenibilità”, un’attività in grande l’attenzione, specialsviluppo nelle NON È PIÙ RINVIABILE L’INTEGRAZIONE mente sui dispositivi aziende. Come TOTALE TRA CARTA E WEB NEI mobili su cui verranno valuta questo trend? GIORNALI, CHE DEVONO ESSERE CENTRI consumati i contenuti. Per quel che ci riguarDI PRODUZIONE DI CONTENUTI Occorrono prodotti di da, è parte del nostro qualità, grande estetica, contenuti significatiDna da sempre ed è fondamentale oggi che vi che siano utili per la vita delle persone e li siamo in cammino verso un futuro dove alla spingano a condividerli sui social. E visto che domanda di energia si accompagna la necessiquesti contenuti le aziende li produrranno tà di produrla riducendo sempre più le emissempre più in casa, non mi sembra scandalosioni di carbonio. La nostra comunicazione sta so pensare che i media li possano diffondere accompagnando la trasformazione di Eni in in modalità native advertisement, molto più di questo scenario low carbon e la sostenibilità quanto si faccia oggi» in questo senso è parte integrante e decisiva E come valuta rispetto alla comunicazione di ogni scelta e processo di business. e alla pubblicità la tradizionale editoria di Che ne pensa del bilancio sostenibile che carta e quella sul web e come si possono molte aziende cominciano a fare? fare interagire al meglio ? Il nostro bilancio di sostenibilità, che abbia«Non penso sia più rinviabile l’integrazione mo battezzato “Eni for”, mette in evidenza gli totale tra carta e web nei giornali, che devono elementi distintivi della nostra strategia intediventare centri di produzione di contenuti grata per coniugare la stabilità finanziaria con giornalistici da diffondere su tutte le piattala sostenibilità sociale e ambientale, al fine forme, utilizzandole tutte al meglio: carta, sito di creare valore a lungo termine per tutte le web, social, podcast, Tv ecc. Ma la carta avrà parti interessate. Abbiamo presentato questa sempre un futuro e soprattutto per le piccole strategia anche agli investitori “socialmente e medie imprese resterà il modo migliore per responsabili”, in un evento ad hoc a Parigi, per raccontarsi sul territorio. cercare di rispondere alla grande sfida del noE per le aziende che utilizzano spesso stro settore: massimizzare l’accesso all’eneril mezzo televisivo la considerazione e gia contrastando i cambiamenti climatici. In l’esperienza sulla Rete è oggi adeguata? “Eni for” abbiamo sottolineato l’integrazione E’ la Tv che si congiungerà sempre più con il tra sostenibilità e business spiegando al meweb, trascinando e integrando quindi le espeglio i risultati della sostenibilità e rappresenrienze che oggi stiamo facendo sui due fronti. tando come gli obiettivi aziendali possono Però c’è un fenomeno importante che va caessere rafforzati grazie a qiesto approccio».
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COMUNICARE L’IMPRESA
1.
Spiegare l’importanza di un ruolo insostituibile
Il marketing e la comunicazione sono stati visti a lungo come qualcosa di separato dalle normali attività aziendali. Ora però c’è necessità di far comprendere che il ruolo di ogni persona in azienda diventa indispensabile per una comunicazione autentica. Nessun esperto di marketing potrà mai sostituirsi all’esperienza e alla sensibilità di chi lavora in azienda. Questo rende ogni figura interna insostituibile nella produzione di contenuti.
2.
Fare un inventario iniziale
Dipendenti-comunicatori: ecco il marketing fatto in casa Il lavoro quotidiano e l’esperienza sono gli ingredienti più importanti per un contenuto che deve guadagnarsi la fiducia del consumatore. Blog, siti o social: con le risorse interne si comunica in maniera più efficace di Alessio Beltrami
N
el 2014 Bryan Kramer ha messo in discussione la classificazione di azienda “B2C” e “B2B”. Secondo il social business strategist americano l’unica prospettiva per costruire una strategia di marketing efficace è costituita da un approccio “Human to Human” ovvero H2H. Non più aziende che vendono ad aziende o a persone, ma “esseri umani che si relazionano con altri esseri umani”. Questo concetto che può sembrare lontano dalle problematiche delle imprese, ha invece un’importanza vitale in ogni azione di marketing. Che si tratti di pubblicità tradizionale o di comunicazione sui social media, ALESSIO BELTRAMI È CONSULENTE DI COMUNICAZIONE SPECIALIZZATO IN CONTENT MARKETING. HA FONDATO CONTENTMARKETINGITALIA.COM
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lo scopo è sempre quello di generare fiducia. I contenuti ci possono aiutare e quelli che funzionano meglio replicano proprio le dinamiche di una comunicazione tra persone. Persone che parlano ad altre persone insomma. Quanto spiegato da Kramer nel suo libro “Human to Human: H2H”, ha un’applicazione pratica e preziosa per tutte quelle aziende che non sono abituate a comunicare. Non nascondiamocelo: produrre contenuti richiede tempo e competenze, ma soprattutto mette le aziende di fronte a una domanda insidiosa “Di cosa potremmo parlare?”.
La comunicazione in 4 mosse
La risposta è a portata di mano, infatti per rendere la comunicazione aziendale umana, il primo passo è quello di coinvolgere le risorse interne all’azienda. Ora però vediamo come coinvolgere quelle figure professionali che non sono abituate a creare contenuti.
Lo scopo è quello di capire quali contenuti siano già disponibili e partire da quelli per sviluppare, con poche modifiche, dei contenuti utili. Ad esempio, ogni email a cui ha risposto l’assistenza clienti diventa preziosa, in molti casi si tratta di istruzioni che hanno aiutato l’utente. Quel problema potrebbe riguardare molti altri clienti e in quel caso ci si troverebbe con il lavoro già fatto.
3.
Scegliere la forma di contenuto più conveniente
La creazione di un contenuto è spesso associata alla scrittura, ma per alcune persone la parola scritta potrebbe diventare un limite. Il nostro scopo è tradurre esperienza professionale e sensibilità umana di chi lavora con noi in un contenuto e questo a volte può avvenire più facilmente utilizzando un audio, un video o dei semplici appunti schematici.
4.
Creare un processo
Le regole, in un processo ben strutturato, non costituiscono un limite, ma un supporto. Creare un processo significa definire una sequenza di azioni da compiere per aiutare le persone a creare contenuti. Ad esempio, potremmo chiedere di individuare l’idea centrale, assicurarci che abbia attinenza con le problematiche dei clienti, costruire un esempio rappresentativo di ciò che vogliamo comunicare e così via. Insomma, creare una sequenza di azioni per guidare i meno esperti.
COMUNICARE L’IMPRESA
«Sul controllo delle società ci sono regole da riscrivere»
La sede di Vivendi, il gruppo francese che controlla Telecom Italia
Ferruccio De Bortoli: «Chi nomina la maggioranza del consiglio e i manager, ha il controllo di fatto: impensabile negarlo. E c’è una questione che riguarda i fondi» di Sergio Luciano
C
hi nomina i manager, controlla la società, era solito dire l’Avvocato Agnelli. E mi sembra che la sintesi migliore resti questa. E nominare i manager comporta responsabilità a cui non è giusto sottrarsi”: Ferruccio De Bortoli, presidente di Vidas, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, estrae una riflessione di metodo dal caso Telecom-Vivendi, al centro del dibattito giuridico-societario del momento. Alcuni giuristi non sarebbero altrettanto tranchant. Per esempio Luigi Bianchi… Sì, cì’è una tesi suggestiva sul piano dottrinale, secondo cui non necessariamente una lista di maggioranza significa avere il controllo di una società. Ma bisogna distinguere il profilo di diritto dalla situazione pratica. Abbiamo nella realtà numerosi casi di controllo da parte di azionisti di minoranza, in assenza di una maggioranza che si organizzi e si manifesti. In fondo, il concetto dei patti di sindacato che ha retto per decenni il capitalismo rispondeva a questo interrogativo, cioè come controllare ‘di fatto’ una società anche quando nessuno dei partecipanti al patto ne avrebbe potuto avere da solo il diretto controllo.
«
L’INTERVISTATO FERRUCCIO DE BORTOLI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE VIDAS ED EDITORIALISTA DEL CORRIERE DELLA SERA
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Un espediente? Diciamo che spesso i leader dei sindacati di controllo erano soggetti che possedevano quote molto piccole delle società sulle quali esercitavano un grande potere. Nel caso Telecom Vivendi ha circa il 24%. Be’, quello è un caso eclatante. Vivendi ha insediato come presidente il proprio capo-azienda, Peylerevade. Ha licenziato l’amministratore delegato dalla sera alla mattina, oltretutto caricando sull’azienda un costo di uscita che evidentemente mai avrebbero voluto caricare se stessi; hanno assunto un altro top-manager di loro fiducia, dandogli quasi tutte le deleghe classiche del capo-azienda.... Come possono dire di non avere il controllo di Telecom alla luce di queste oggettività? Non capisco come possano fare gli scandalizzati per la delibera Consob. In Francia il regolatore sarebbe stato anche più rigido sul controllo di fatto! Ho la sensazione che si siano infilati nel ginepraio giuridico italiano confidando sulla nostra propensione all’arrangiamento, nonché deviati da un po’ di arroganza francese. Però dicono: la maggioranza di Telecom ce l’hanno i fondi d’investimento. Nell’ultima assemblea la lista dei fondi ha perso. Punto. Semmai, è giusto porsi qualche domanda sul ruolo dei fondi nel sistema delle società quotate oggi, visto che quelle in cui essi prevalgono nell’azionariato sono ormai molte
e importanti. Basti pensare a Unicredito. Cioè? Mi chiedo: fino a che punto i fondi attivisti possono esimersi dall’esercitare la gestione? Se sono nella condizione anche giuridica di esercitare il controllo, di influenzare la gestione di quella società o di quella banca, e se ne astengono, di fatto indeboliscono il ruolo del mandato fiduciario che come sottoscrittore delle loro quote gli ho conferito loro. Perché questa scelta? E’ un tema che Assogestioni si dovrebbe porre. Quando i tuoi associati sono di fatto la maggioranza di una società ma non vogliono gestire, è nel loro diritto. Ma come Assogestioni, tu che nomini i consiglieri e quindi, quando sei nella condizioni di maggioranza di fatto di una società, ne ispiri la gestione, che fai: ti esimi dell’esercitare il tuolo ruolo? Ma così vieni meno a un dovere verso chi ti ha dato fiducia. Se la banca o l’azienda poi va male forse è dovuto anche al fatto che non hai esercitato il ruolo guida che potevi esercitare. Volenti o nolenti? Mettiamola così: c’è un problema di riluttanza al controllo che riguarda anche i regolatori. Va inquadrato e risolto”. E non è questa l’unica incongruenza nella governance delle public company… No, infatti. Un’altra, grave, è quella dei rapporti tra presidente e ceo. Il presidente non può essere soltanto il silente compagno di viaggio dell’amministratore delegato. Ha compiti che deve esercitare. Lo si è visto nel caso delle banche... se i presidenti avessero rappresentato e tutelato meglio gli azionisti sarebbe andata diversamente... Paradossalmente nell’era di una governance perfino troppo occhiuta e pervasiva, c’è spazio per molto arbitrio quando il capo azienda sbaglia, per insipienza o disonestà. È come se il sistema avesse meno anticorpi.
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COME FARE SOLDI VENDENDO CASE
OSSERVATORIO UN BUSINESS CHE VA IN ORDINE SPARSO IMMOBILIARE Un’inchiesta a tutto campo sul franchising immobiliare, quel variopinto mondo di negozi con mille insegne diverse, tutte variazioni del tema “casa”, che colorano ancora i nostri centi urbani, nonostante il web. Per scoprire alcune cose: è un mestiere difficile, che non va ancora bene come accade all’estero; sta cambiando pelle; richiama molti giovani. Alcuni gruppi innovatori crescono più di altri, le grandi griffe non sono sempre le più forti. E’ interessante per chi voglia entrarci. E da conoscere, per chi voglia servirsene.
86 CHI VENDE IL LUSSO LA SCELTA AMBIZIOSA DI ENGEL & VÖLKERS
87 TEMPO CASA FORMARE GLI AGENTI SENZA AVARIZIA
Il settore del franchising immobiliare sta ripartendo ma su ritmi dimezzati rispetto all’Europa. Il numero dei punti vendita si sta riducendo per tutti i marchi. E ciascuno insegue una sua specializzazione. di Marina Marinetti
F
requentano corsi a pagamento, come i in royalty. Perché oltre all’investimento iniziaseguaci di Scientology. Sono giovani e ben le per negozio, layout e formazione (in media vestiti, come gli Avventisti del Settimo Giorno. 20mila euro), ogni franchisee mette sul piatto Vanno sempre in coppia, come i Testimoni di un chip – il diritto di entrata - che va dai 7.500 Geova. E come loro, si attaccano ai citofoni. euro di RE/MAX o Gabetti ai 42.500 di Engel Entrano nelle case offrendo valutazioni rigo& Völkers. Ma, soprattutto, si impegna a pagarosamente gratuite, conquistano casalinghe, re al franchisor canoni mensili che variano in anziani, persone sole. E sono i primi a sapefunzione del fatturato. La “decima” – benché re quando, nel caseggiato, qualcuno pensa di il riserbo su questi dati accomuni quasi tutti i vendere. Si definiscono “acquisitori” e sono i grandi marchi, sappiamo che si tratta perlopiù ragazzi che muovono proprio del 10% degli i primi passi nel fran- GLI ADDETTI DEL SETTORE SONO 19.897, incassi - assume diAUMENTATI DELL’8,3% RISPETTO chising immobiliare. Il mensioni decisamente AL 2015, E SI DISTRIBUISCONO cui vero business non interessanti se proietSU 5221 PUNTI VENDITA è vendere case, ma artata su una rete ampia ruolare nuovi adepti. Per far crescere sempre come quella di Tecnocasa, che conta su 1.635 di più la propria rete. Sono preziosi perché agenzie che si occupano di mercato residensono loro, l’esercito dei franchisees, a garanziale, ognuna delle quali fattura mediamente tire ai grandi brand dell’immobiliare ricavi dai 150 ai 200mila euro. milionari: il giro d’affari garantito dai 19.897 Chi sostiene che le dimensioni (della rete) addetti del settore (l’8,3% in più rispetto al non contano, quindi, mente spudoratamente. 2015) in 5.221 punti vendita, fotografato dal Anche se le dimensioni, come osserva il prerapporto Assofranchising Italia 2016, è di 759 sidente dell’associazione di categoria, Italo milioni di euro (+ 3,2% rispetto al 2015). Tutto Bussoli, in larga parte dipendono dal momen-
81
OSSERVATORIO IMMOBILIARE
Giro d’affari a confronto (migliaia di euro) 32.000 30.000 28.000 26.000 24.000 22.000 20.000 18.000 16.000 14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0
5.430 30.828
1.106 3.230
3.120
2.459
Solo Affitti Tecnocasa Tempocasa
Engel & Völkers Italia
(30.828)
Tecnorete (5.430)
8.496
6.703
1.347 1.055 5.577 Fondocasa
Gabetti (5.577)
Grimaldi
Gruppo Toscano
328
567
Retecasa
Coldwell and Bankers
(1.106)
2.421 Frimm
RE/MAX
Professione Casa (1.347)
FONTE: RETI E AGGREGAZIONI IMMOBILIARI 2016, GERARDOPATERNA.COM
to del mercato: «Il franchising immobiliare si è sviluppato moltissimo nel periodo felice per il settore, tanto che da più parti si sono levate voci che mettevano in dubbio la professionalità degli addetti. Tutti saltavano sul carro per fare soldi facili… e qualcuno li ha anche fatti. Poi la crisi ha provveduto a limare quel che andava limato e ora possiamo parlare di una dignitosa ripresa». Non per minimizzare, ma più che di una ripresa, si tratta di una “ripresina”, come la definisce il presidente di Scenari Immobiliari, Mario Breglia: «Se il mercato immobiliare europeo corre, quello italiano cammina» spiega. –«Nel corso del 2016 il fatturato immobliare italiano è cresciuto del 2,7% (114 miliardi di euro) contro il 4,6% degli altri Paesi del continente». E anche quest’anno il divario è destinato a restare: secondo l’istituto di ricerca, il mercato dovrebbe crescere del 4% in Italia e dell’8,4% in Europa. Nonostante una domanda potenziale stimata in 850mila case, Breglia e i suoi ricercatori prevedono 550mila compravendi-
82
te residenziali nel corso del 2017. A frenare, la disoccupazione che non cala e la tassazione sugli immobili elevata: «Sono gli ostacoli a una vera ripresa», sostiene. Ripresa o ripresina, se la rete cresce, cresce anche il fatturato. E viceversa. Di “viceverssa”, negli ultimi anni, se ne sono visti parecchi. Bussoli cita il big dei big, ovvero Tecnocasa, che è peraltro uscita dalla “sua” Assofranchising («una scelta A FRENARE LA PUR VISIBILE RIPRESA DELLE COMPRAVENDITE, SECONDO SCENARI IMMOBILIARI, LA DISOCCUPAZIONE E LE TROPPE TASSE
aziendale», specifica il presidente di Tecnocasa Franchising SpA, Antonio Pasca): «Per lunghissimi anni è stata l’esempio del franchising immobiliare, ma poi è diventata l’emblema della crisi del settore». Per citare solo gli ultimi anni, se nel 2013 il valore della produzione di Tecnocasa era di 37,17 milioni di euro, l’anno successivo la cifra scendeva a 34,21 milioni per poi calare ulteriormente a 32,49
milioni nel 2015 (al momento in cui scriviamo il bilancio 2016 non è ancora disponibile). Ma, nonostante il parere di Bussoli, coi suoi 32,49 milioni di ricavi da franchising nel 2015 Tecnocasa guarda dall’alto – da molto in alto – tutti gli altri brand, dato che il secondo posto nella classifica è occupato da RE/MAX che fattura 7,27 milioni di euro. In più Tecnocasa ha capito, forse prima di altri, che il franchising non è tutto. I soldi, quelli veri, si fanno con altri soldi. Si chiamano “servizi finanziari” e rendono molto. La società di mediazione creditizia di Tecnocasa, quella che fornisce mutui e prestiti ai clienti, si chiama Kìron Partner e negli ultimi tre anni ha più che raddoppiato i propri incassi: se nel 2013 fatturava 19,82 milioni di euro, «nel 2016 i ricavi legati all’attività di mediazione creditizia sono stati di 49,6 milioni di euro, con una crescita del 34,4% rispetto al 2015, e le previsioni per il 2017 vedono un’ulteriore crescita dei ricavi, stimata in circa il 10%» sottolinea Renato Landoni, presidente Kìron Partner, mettendo nero su bianco il
Italo Bussoli Presidente, Segretario Generale, Tesoriere di Assofranchising
“sorpasso” del fatturato delle attività creditizie rispetto a quelle del franchising.
La verità è che il franchising immobiliare, come modello di business, inizia a dare segni di stanchezza. Basta dare uno sguardo alla torta elaborata da Gerardo Paterna, che da anni tiene d’occhio le reti e le aggregazioni, per notare come tutti i principali brand, salvo poche eccezioni, registrino una contrazione in percentuale dei propri punti vendita sul territorio. «Il franchising» spiega l’analista «copre circa 10% di un mercato, quello immobiliare, che è molto frammentato. Non è poco, ma i numeri hanno dimostrato che i modelli tradizionali di franchising, chi più chi meno, seguono esattamente le compravendite: quando queste crescono, aumentano i punti vendite, mentre quando le compravendite diminuiscono anche i punti vendita lo fanno. Questo non è un elemento positivo: la rete dovrebbe manifestare il suo valore proprio quando le cose vanno male. C’è qualcosa di anacronistico sia nel modello di affiliazione che nel sistema di gestione delle agenzie: il franchising tradizionale prevede costi fissi significativi, obbliga a seguire determinati standard in termini sia territoriali che di staff, alcune reti addirittura vincolano le zone operative. Tutti questi paletti non vanno certo a favore di mercato». Si salvi chi può, allora: ognuno mette a punto la propria ricetta per far sì che il proprio franchising sia più bello di quello degli altri. Perché bisogna reclutare il franchisee e poi
fare in modo che non se ne vada. E quest’ultizione talmente efficiente e coinvolgente che mo è il problema principale perché, una volta l’abbandono sembra essere un’ipotesi neppuformato e avviata l’attività sul territorio, care contemplata. Tempocasa (vedi intervista a pita – spesso – che l’agente immobiliare “alzi pag. XXX), per esempio, cura il proprio vivaio la cresta” e se vada per conto suo, lasciando il di affiliati con meticolosa attenzione: «La nofranchisor, magari già dopo i primi 5 anni obstra peculiarità è che invece di affacciarci al bligatori di contratto. Lo si è visto in particomercato per farci conoscere dai professionilare negli anni della crisi: molte insegne, spesti del settore puntiamo tutto sui giovani che cialmente quelle delle reti più sviluppate sul non hanno esperienza e li facciamo crescere», territorio, sono camspiega Flavio Ferrari, IL GRUPPO TEMPOCASA È UNO biate. Tenendo conto presidente e cofonDEI POCHI AD AVER REGISTRATO NEGLI anche delle nuove ULTIMI ANNI UNA CRESCITA COSTANTE datore del marchio. aperture, AssofranE il sistema funziona: DEL VALORE DELLA PRODUZIONE chising ha registrato il gruppo è uno dei una contrazione dell’1,5% nel numero dei pochi ad aver registrato negli ultimi anni una punti vendita dal 2014 al 2016: un dato che crescita costante sia del valore della produziopotrebbe sembrare minimo, ma che va invece ne, ormai ai quota 3,23 milioni di euro, che dei valutato tenendo conto del cambio di casacca punti vendita affiliati, che oggi sono 365. di quegli agenti che hanno deciso di “mettersi Ma gli altri non stanno certo a guardare. In in proprio” abbandonando il frinchisor famoTree, il gruppo che riunisce i marchi Gabetti, so e fondando una propria microrete, sempre Grimaldi e ProfessioneCasa, per esempio, si fa in franchising, compensando quindi la contraun’accurata selezione all’ingresso: «Ci capita» zione delle reti dei marchi principali. spiega Marco Speretta, direttore generale di C’è poi chi ha messo a punto un’organizzaGabetti «di respingere le candidature di per-
Percentuale punti vendita in franchising per brand 1,74%1,62% 1,78% 3,21%
Gabetti 10,77% SoloAffitti 6,37%
4,16%
Tempocasa 6,18%
4,61%
5,59%
Tecnocasa/Tecnorete 48,19%
48,19%
RE/MAX 5,78% Altri brand 5,59% Toscano 4,61%
5,78%
ProfessioneCasa 4,16%
6,18%
Grimaldi 3,21% Fondocasa 1,78%
6,37%
10,77%
Primacasa 1,74% Retecasa 1,62%
FONTE: RETI E AGGREGAZIONI IMMOBILIARI 2016, GERARDOPATERNA.COM
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OSSERVATORIO IMMOBILIARE
Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. Nella pagina accanto a sinistra Antonio Pasca, Presidente di Tecnocasa e Renato Landoni, presidente di Kìron Partner
sonaggi noti nel settore che non superano le nostre verifiche di credibilità. Preferiamo affiliare agenti senza una storia di lungo corso». Scegliere gli affiliati è delicato: sono loro i portabandiera del marchio e incidono direttamente sulla percezione che il mercato ha del brand. Se poi, come per il gruppo Tree, i brand sono più di uno, il rischio è moltiplicato. Ma si moltiplicano anche le offerte commerciali per i potenziali franchisees, con campagne delle royalty in base ai servizi aggiuntivi che il sconti ad hoc per mantenere la rete: «Offriafranchisor offre: si inizia con un kit di base di mo» continua Speretta «diverse opportunità soli 550 euro, che diventano 750 inserendo un all’affiliato. gestionale per gli affitti, per arrivare alla terza Gabetti è il marchio storico e quindi gode di fascia di business con amministrazione conun avviamento implicito, ma abbiamo avuto dominiale e gestione immobiliare». Insomma, come tutti negli anni difficili qualche difficolce n’è per tutti i gusti. tà nel mantenere il numero di affiliati perché non riuscivano a pagare le royalties. Quindi Poi ci sono quelli che “franchising anch’io perabbiamo deciso di ché ce l’hanno tutti”, LA SCELTA DI TOSCANO HA PAGATO ridurre il numero di ma senza mai crederVISTO CHE IL FATTURATO, NONOSTANTE agenzie e puntare alla ci fino in fondo come LA CRISI DEL SETTORE, È RIMASTO qualità, diminuendo il modello esclusivo di STABILE NEGLI ULTIMI ANNI pagamento dei canoni business. E, prudencaso per caso». Queste difficoltà si sono lette temente, hanno tenuto il piede in due scarpe. anche nel calo del valore della produzione del Toscano, uno dei marchi storici dell’immomarchio, sceso a 5,64 milioni di euro nel 2016 biliare in Italia, sulla breccia da 35 anni, si è dai 7,4 milioni di euro del 2013. Cresce invece tenuta ben stretta 28 punti vendita diretti in il fatturato e il numero di agenzie di Grimaldi: zone strategiche del mercato. Che restano fon«Da qualche anno il marchio offre la possibidamentali, se consideriamo che tutti insieme i lità di muoversi liberamente su tutto il terri152 affiliati hanno garantito solo la metà dei torio, senza zona di esclusiva. Mentre, Proricavi del gruppo che ammontano a 8,5 miliofessioneCasa propone una crescita modulare ni di euro. «Noi abbiamo una struttura mista»
Il franchising immobiliare in Italia
INDICATORI
2016
2016vs2015
2016vs2014
INSEGNE OPERATIVE
50
-3
-3
GIRO D’AFFARI
795 MLN €
+ 3,2%
+ 4,2%
5.221
-1,2%
-1,5%
19.897
+8,3%
+11,8%
PUNTI VENDITA ADDETTI OCCUPATI FONTE: ASSOFRANCHISING
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GABETTI HA RIDOTTO IL NUMERO DELLE AGENZIE MENTRE GRIMALDI OFFRE LA POSSIBILITA’ DI MUOVERSI LIBERAMENTE SU TUTTO IL TERRITORIO conferma l’amministratore delegato del Gruppo Toscano, Fabrizio Tolli. «Nel 1997 abbiamo messo in piedi la nostra rete di franchising, inizialmente, e fino a poco tempo, fa rivolta soltando a chi lavorava già con noi». Fu una scelta strategica, più che l’inseguire la moda del momento: «Dovevamo dare opportunità maggiori a chi operava all’interno del nostro gruppo e aveva bisogno di più soddisfazioni, di crescere professionalmente. C’erano molte persone che ambivano a diventare imprenditori, così nacque l’idea di dar loro autonomia, per non perderli. Ora la rete è aperta anche ad agenti immobliari già esperti o qualificati». E per salvare l’immagine del brand? «Avendo una struttura mista, con la rete diretta che opera su tutto territorio nazionale e poi il franchising, ci siamo imposti ovviamente un alto livello di professionalità e formazione da parte di tutti». Una scelta che paga visto che il fatturato di Toscano, nonostante la crisi del settore, è rimasto stabile negli ultimi anni. Meglio hanno fatto due piccoli network che hanno registrato incrementi significativi dei ricavi. Si tratta di SoloAffitti (di cui parliamo
nel box a pag. XXX, n.d.r), specializzato neldi RE/MAX «perché porta al miglioramento le locazioni, un mercato in crescita da dieci della performance globale, ce lo insegna Steve anni a questa parte, e di RE/MAX, cresciuta in Jobs. Gli agenti, comunque, lavorano con un modo esponenziale proprio negli anni della codice di etica e regole semplici ma efficaci di crisi perché, raggruppando in unica sede più collaborazione, interagiscono tra di loro nonoagenti come imprenditori, ha eliminato fortestante siano di fatto anche in concorrenza». Il mente i costi fissi e aumentato la possibilità modello è quello americano. di collaborazione tra più agenti. Il network Quello di RE/MAX è un sistema ibrido tra franimportato da Oltreoceano da Dario Castiglia chising e Multiple Listing Service, e come tutti conta ormai su 240 agenzie affiliate con circa gli ibridi, segna il passo dell’evoluzione in cor1.500 consulenti immobiliari e, nella classifica so. Per MLS si intende la messa in condiviziodei ricavi da franchising, è al secondo posto a ne dei database di clienti, offerta e domanda quota 7,27 milioni di fra i vari agenti. A inLA STRATEGIA DI RE.MAX HA PAGATO euro. «Il nostro motrodurlo in Italia, imFACENDO CRESCERE IL GRUPPO dello» spiega Castiportandolo dagli Stati IN MODO ESPONENZIALE FINO glia «si differenzia da Uniti, è stato Roberto AL SECONDO POSTO NEL MERCATO quello degli altri. RagBarbato, presidente di gruppiamo all’interno della nostra agenzia più Frimm, una decina di anni fa: «Eravamo partiti agenti immobiliari e si sviluppano anche altre con il franchising puro» racconta Giulio Azzofigure di supporto alla nostra attvità: notaio, lini, product manager di MLSReplat, il servizio geometra, tecnico, broker finanziario. Ogni che raggruppa quasi 4.000 operatori in Italia agenzia è autonoma e crea maggiore mas«ma da una decina d’anni abbiamo iniziato sa critica aggregando più persone: abbiamo a utilizzare il sistema MLS: è un modello di agenzie con 50, 60, anche 80 persone, libere business completamente diverso da quello a di muoversi senza zone di esclusiva. Noi siacui erano abituati gli agenti immobiliari». Ma mo il centro commerciale dell’immobiliare». di cosa si tratta, esattamente? «MLS è essenDalla collaborazione alla cannibalizzazione, zialmente un software, una piattaforma, che il passo, però, è breve: «La concorrenza inpermette di mettere in contatto due agenti, terna è una buona cosa» ribatte il presidente uno che ha la domanda, cioè il cliente, l’altro
che ha l’offerta, ovvero l’immobile. Il software abbina le due esigenze per far concludere l’affare in un terzo del tempo. Nato con Frimm, che è ancora un marchio in franchising, oggi al sistema sono connessi anche moltissmi agenti affiliati ad altri marchi, oltre agli indipendenti. Il Multiple Listing Service è per definizione uno strumento trasversale: utilizzarlo è una scelta del singolo professionista». In Italia il fenomeno sta crescendo a vista d’occhio: Paterna nel 2016 ha censito 2.114 agezie con 3.596 agenti immobiliari che condividono le informazioni. Quanto frutti è presto detto: nel
AFFITTI, MERCATO IN TIRO
La crisi delle compravendite ha soffiato nelle vele di un certo tipo di agenzie immobiliari: quelle che si occupano di locazioni. SoloAffitti conta su una rete di ben 550 punti vendita in Italia (300 diretti e 250 in franchising), anche grazie all’eseguità dell’investimento iniziale, a partire da 6mila euro, e dell’impegno di esclusiva che vincola l’affiliato per un triennio. Il gruppo, che fattura ogni anno una cifra intorno ai 4 milioni di euro, garantisce incassi annuali alle agenzie che variano dai 90mila euro al sud ai 130mila al nord: per un giovane possono bastare. Quanto ai clienti, l’alternativa del fai-date non è propriamente allettante. «Solo Affitti» spiega la presidente del gruppo, Silvia Spronelli «è una rete unica, che ha scelto di offrire ai propri clienti la competenza in materia, la preparazione, le garanzie. La nostra specializzazione ci porta oggi, con 20 anni di storia, a garantire ogni contratto di affitto in caso di morosità dell’inquilino. Con affittosicuro offriamo una gamma di tutele crescenti per la sicurezza completa di proprietari ed inquilini».
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OSSERVATORIO IMMOBILIARE
Marco Speretta, direttore generale di Gabetti e Dario Castiglia, Presidente, AD e Cofondatore RE/MAX Italia. Sotto, Roberto Barbato, presidente di Frimm.
STA PRENDENDO PIEDE IL MULTIPLE LISTING SERVICE PER FARE RETE SENZA FRANCHISING, CHE SI BASA SULLA MERA COLLABORAZIONE E SULLE SINERGIE, MA PRESUPPONE UN SALTO CULTURALE PER UNA VERA COLLABORAZIONE FRA AGENTI
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2016 il sistema MLSReplat ha generato 43,22 milioni di euro in provvigioni da compravendite e 28,24 miioni di euro in provvigioni da collaborazioni fra agenzie. «Il Multiple Listing Service è la vera alternativa per fare rete senza franchising» conclude Paterna. «Si basa sulla mera collaborazione e sulle sinergie, ma presuppone un cambiamen-
to culturale per accettare una vera collaborazione fra agenti, un passaggio obbligato per limitare il fenomeno della disintermediazione, della compravendita tra privato e privato o con l’ausilio di consulenti abusivi, quei white collar che poi staccano la fattura per la consulenza. Albi, patentini e associazioni di categoria, l’abbiamo visto, funzionano poco».
ENGEL & VÖLKERS PUNTANO SULL’ALTO DI GAMMA Sparare nel mucchio? Non è detto che ne valga la pena, dal momento che vendere dieci appartamenti da 250mila euro frutta la medesima provvigione che venderne uno solo da 2,5 milioni. Quindi meglio mirare in alto, dove la crisi, se c’è, si avverte di meno. È la scelta di Engel & Völkers, brand nato nel 2004, ma che solo da pochi anni ha iniziato a farsi conoscere sul mercato italiano. Particolari, di pregio, di lusso: sono questi gli immobili che il marchio seleziona. Tutti gli altri vengono scartati. Certo, l’investimento iniziale, considerato che il punto vendita deve trovarsi in zone centrali delle principali città, si aggira
intorno ai 200mila euro, senza contare i 42.500 di diritto di ingresso e royalty del 12,5%, tra le più alte del settore, ma il ritorno è assicurato: il fatturato medio delle agenzie si colloca intorno a 350mila euro, ben al di sopra dei 200mila euro che fatturano in media le agenzie del franchising “generalista”. «In realtà» specifica Alberto Cogliati, direttore commerciale del marchio in Italia «abbiamo anche agenzie che fatturano dieci volte tanto. Sono quelle che si trovano nei centri storici delle grandi città, o delle città d’arte». Il piano commerciale del brand è piuttosto aggressivo: «Quest’anno chiuderemo probabilmente intorno
ai 70 contratti» spiega il manager «e arriveremo a circa 120 contratti totali alla fine del triennio». Praticamente il doppio degli affiliati 2016, che hanno consentito al marchio di chiudere l’anno con un fatturato di 2,46 milioni di euro. «Il cliente» conclude Cogliati «ci sceglie perché il marchio inizia ad esser famoso. Noi non abbracciamo tutto il mercato, ma solamente una nicchia. L’immobile deve essere rigorosamente scelto, ma non è il prezzo che fa la differenza. Il monolocale a Milano in piazza Brera è in target anche se costa 250mila euro, l’attico a Quarto Oggiaro, che magari costa il doppio, non lo è».
L’INTERVISTA
Così ti formo l’agente perfetto per i tempi
Flavio Ferrari, presidente e cofondatore di TempoCasa
Parla Flavio Ferrari, presidente e cofondatore di TempoCasa: «Portiamo l’agente immobliare a diventare un manager, gli insegniamo a gestire le risorse umane, a formare squadre di giovani» AVETE MAI AVUTO L’IMPRESSIONE CHE IL CORE BUSINESS DI UN NOTO MARCHIO DEL REAL ESTATE FOSSE LO SMERCIO DI ABITI
blu e camicie immacolate a giovani di belle speranze? Ebbene, potrebbe esserci un fondo di verità: «Siamo vestiti tutti nello stesso modo», conferma sorridendo, impeccabile nel suo completo (blu, ça va sans dire), il presidente - e cofondatore, nell’ormai lontano 1988 – di Tempocasa, Flavio Ferrari, «ma in realtà noi forniamo solo la cravatta regimental. È una questione di immagine, di professionalità». E soprattutto, aggiungiamo noi, di senso di appartenenza. Insomma, ai vostri agenti insegnate prima di tutto a vestirsi. «Ma non solo: abbiamo investito in formazione fin dall’inizio con una struttura composta da colleghi più esperti, che si chiama Tempocollege. La prima cosa che facciamo è far conseguire il patentino di agente immobiliare a tutti i ragazzi che entrano a lavorare con noi». Un investimento rischioso, perché poi potrebbero decidere di aprire una propria agenzia. «Proprio per questo, un anno e mezzo o due dopo che il giovane ha preso il patentino con noi fa corsi particolari per la gestione del punto vendita e si accinge ad aprire il suo
primo ufficio». Primo? «Sì, perché poi c’è la cosiddetta ‘spinta a cascata’: l’affiliato può affrontare un progetto con i suoi collaboratori e far aprire loro ulteriori agenzie, che ricadono sotto la sua supervisione» Una vera e propria struttura piramidale. «Esatto. Ma non basta: Perché poi, quando un collega ha aperto un ufficio, si è avvalso della collaborazione di altri giovani e poi ha aperto altri due o tre uffici, magari ha voglia di ritagliarsi un ruolo più prestigioso nel gruppo» E quindi cosa fa? «Va avanti a studiare e fa carriera. Portiamo l’agente immobliare a diventare un manager, gli insegniamo a gestire le risorse umane, a formare squadre di giovani, eccetera. Abbiamo così junior manager, area manager (con 10-15 uffici), organizziamo riunioni settimanali, incontri, attività ludiche. Poi se uno ha 40 agenzie diventa top manager: è molto gratificante» Anche economicamente? «Il ritorno economico è sempre rapportato al numero di punti vendita che uno segue . Poi i manager sono spesati in tutto. Anche nella giornata trascorsa alle terme. Sono figure che rappresentano l’azienda». Insomma, si comincia con voi appena col
diploma di maturità in tasca e si finisce con la pensione. «Effettivamente dovremmo esplodere nei prossimi anni: avendo seminato tanto in questo viviaio ci ritoviamo centinaia di professionisti che col passare degli anni, avendo diverse agenzie sotto di loro, si sono perfezionati frequentando corsi di personaggi come Anthony Robbins. Così abbiamo creato una struttura affiancata a TempoCollege che si chiama Beatyful Minds Un nome che è tutto un programma. “È una società che fa la formazione ad alti livelli a tutti quegli organi direttivi come i top manager, gli area manager, gli junior manager, che poi sarebbero il primo gradino. Poi da affiliato a sua discrezione può diventare formatore” Mi perdoni, ma mi ricorda qualcosa. Si tratta di corsi a pagamento? «Il percorso con TempoCollege è incluso nella royalty dell’affiliato, invece Beautyful Minds è a pagamento» Oltre a gestire il vostro vivaio, pensate anche al cliente? «Quest’anno abbiamo costituito una società che si chiama TempoQuality che segue il postvendita, una cosa di cui si parla in tutti i corsi ma che poi nessuno fa davvero. Curare un cliente già acquisito costa molto meno che cercare nuovi clienti». Cosa fa esattamente TempoQuality? «Dalla classica telefonata in cui si fanno gli auguri di buon compleanno o di Natale al tenere fresco il rapporto chiamando di tanto in tanto. Poi mandanoo a casa qualche presente come il telo mare, il cuscinetto da spiaggia, la borsa». Temo di essere finita nel database di TempoQuality, allora. «Allora riceverà anche TempoMagazine, che distribuiamo tre volte l’anno esclusivamente a questi clienti».
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Non solo l’oggi, ma anche il domani. Il team di consulenti Seltis, specializzato nella ricerca e selezione di middle e top management, guarda al futuro, puntando allo sviluppo del capitale umano per le aziende e alla valorizzazione dei talenti dei candidati. Il principio che ci guida è il miglioramento continuo. La capacità di ascolto è il nostro punto di forza. Il nostro obiettivo è tradurre le esigenze dei clienti in selezioni rapide e mirate. Questo, per noi di Seltis, vuol dire essere specializzati nel dialogare “ad alti livelli”.
PASQUALINO MONTI, IL MANAGER PUBBLICO CON LA FACCIA PULITA Ischitano di nascita, 43 anni, un master in banking and finance, Monti non ha la complessione grigia dei commis di Stato. E mentre attende di guidare il porto di Palermo, pubblica libri con Mondadori per raccontare l’Italia nella palude di Alfonso Ruffo
I COMMENTI “Uomini & Denari”, la rubrica di Alfonso Ruffo, apre in questo numero una nutrita sezione di commenti che, oltre ad avvalersi come sempre della preziosa partnership del Sussidiario, annovera per la prima volta tra le proprie firme quella prestigiosa di Ugo Bertone, giornalista e analista finanziartio di lungo corso. Grazie alla partnership con la Luiss, invece, un’analisi - che vale cento commenti - del settore del private banking come lo percepiscono i suoi principali protagonisti di mercato
90 ILSUSSIDIARIO.NET COMMENTI E ARTICOLI DALLE PIÙ ILLUSTRI FIRME DELLA TESTATA
92 L’OPINIONE DI BERTONE LA CINA, UN PIR DA 450 MILIARDI CHE L’ITALIA PUÒ AGGREDIRE
96 IL RETROSCENA LA STRANA COPPIA SGARBITREMONTI HA UN PADRE NOBILE
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ome manager pubblico Pasqualino Monti è certamente sui generis. Concluso il mandato di presidente dell’Autorità portuale di Civitavecchia e in procinto di essere nominato al vertice di quella di Palermo (cosa che poi è avvenuta), per distendere i nervi o forse per fare un punto della sua esperienza si mette a scrivere un libro che pubblica per Mondadori con l’indicativo titolo di “In mare controvento”. Sarà per la giovane età (43 anni), sarà per i suoi natali (Ischia, parenti a Napoli), sarà per gli studi conseguiti (laurea in Scienze statistiche ed economiche alla Sapienza più master in Banking and Finance), Monti mette insieme competenza e simpatia apparendo più simile a un uomo d’affari privato che a un commis di Stato. L’allergia agli sfaccendati che spingono l’Italia verso gli ultimi posti nelle classifiche mondiali dell’efficienza compare in ogni rigo dei suoi scritti e contagia il lettore. Per colpa degli imbrattacarte e degli ignavi che fuggono da ogni responsabilità il Paese è fermo e perde occasioni d’oro. Eppure basterebbe poco per fare dell’economia del mare uno dei settori trainanti per la ricchezza e l’occupazione del Paese emulando l’opulenta Germania. Basterebbe soltanto convincersi, con Pietro Metastasio, che L’AUTORE ALFONSO RUFFO
“La vita si misura dalle opere e non dai giorni”. Tutt’altro, insomma, delle Enormi strutture costruite per caso, scandalosamente sbagliate, progettate e realizzate per mercati che non esistevano, palesemente clientelari, che rappresentano una buona parte delle realizzazioni nostrane. Come se l’obiettivo fosse la semplice costruzione del manufatto e non la sua gestione. Che, a questo punto, può essere assegnata a chiunque non essendoci alcuna aspettativa di buon funzionamento. I cattivi esempi sono tanti (il volume è molto istruttivo) e si aggiungono alle occasioni perdute. Per dirla con Mark Twain: “Tra vent’anni non saremo delusi (solo) dalle cose che abbiamo fatto ma (anche) da quelle che non avremo fatto”. Tra scelte sbagliate e scelte mancate, insomma, l’Italia marittima sta annullando la sua centralità geografica facendosi imporre dagli scaltri governi del Nord Europa una fitta serie di regole concepite per il loro successo e il nostro fallimento. Una situazione della quale siamo spesso complici inconsapevoli ma non per questo meno colpevoli. È duro fallire – insegna Theodore Roosevelt – ma è ancora peggio non aver cercato di avere successo. Ecco, lo spirito del libro è contenuto in questa formula. Un’incitazione a non dormire sugli allori e a riprendere in mano il destino prima che le possibilità spariscano del tutto e con esse le residue speranze di tornare protagonisti sui mari e anche oltre.
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QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET
Una rissa da bar di propaganda tra Kim Jong-Un e The Trump DI MAURO BOTTARELLI
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rmai siamo veramente al delirio, siamo in presenza di due leader mondiali che si comportano come due ubriachi al bar che litigano e cercano la rissa, perché obnubilati dai fumi dell’alcool. Kim Jong-un ha alzato il tiro: non solo ha definito Donald Trump «squilibrato, bandito e vecchio rimbambito» e promesso che «pagherà caro il suo discorso all’Onu», ma anche minacciato un esperimento nucleare nel Pacifico, testando una bomba H. Siamo in pieno dottor Stranamore 2.0, tanto più che a stretto giro di posta il presidente Usa ha dichiarato che «Kim-Jong-un presto sarà messo alla prova come mai prima» e che «è chiaramente pazzo». C’è davvero da temere o siamo di fronte alla prosecuzione del gioco delle parti che abbiamo visto finora, per mesi mesi? Io propendo per la seconda ipotesi. Per un semplice motivo: l’obiettivo Usa è un altro e in queste ore stanno accadendo cose che dovrebbero attirare l’attenzione molto più di queste sparate senza senso. Partiamo da una notizia che ha avuto poca eco sui media. Ieri, infatti, la pagliacciata Russiagate si è arricchita di un nuovo capitolo: la pubblicità politica comprata su Facebook da entità riconducibili alla Russia nel corso dell’estate 2016 per avvelenare le elezioni e direzionarle a favore di Trump. Non solo gli hacker, quindi ma anche il
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IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI DONALD TRUMP COL PREMIER ITALIANO PAOLO GENTILONI
social media più ubiquo del pianeta, nel 2016 Hillary Clinton. Bene, sapete quanto avrebbe avrebbe lavorato per i russi durante la campaspeso la Russia per sabotare le presidenziali gna presidenziale americana. Lo ha ammesso dello scorso novembre? Ben 50mila dollari! il patron, Mark Zuckerberg, con un annuncio Diciamo che la sicurezza politico-informatica clamoroso fatto giovedì sera, durante il quadella presunta nazione più potente al mondo le ha accettato di cooperare con le autorità viene via con poco! per fare luce sull’accaduto. «Mentre ero in Ora, non ho voglia di spendere tempo (vocongedo paternità ho speso tanto tempo con stro) e parole (mie) al riguardo, basta questo le nostre squadre a discutere l’interferenza grafico: le spese russe per pubblicità politica russa nelle elezioni…», cominciava così il presu Facebook sono state talmente alte da non ambolo alla resa di Zuckerberg alle pressioni rientrare nemmeno nel range minimo di midella giustizia e del Congresso rispetto alla surazione. Quelle della Clinton, come vedete, “pubblicità politica” che venne comprata dalla un po’ più alte. L’ennesima pagliacciata. Cui il Russia sul social media. E ancora: «Crediamo Cremlino ha risposta in maniera molto netsia d’importanza vitale che le autorità di gota, ancorché pacata, negando del tutto che la verno abbiano tutte le Russia sia implicata in LE SPESE RUSSE PER PUBBLICITÀ informazioni necessaquelle pubblicità: inPOLITICA SU FACEBOOK SONO STATE rie per far sapere ciò somma, i famosi interTALMENTE ALTE DA NON RIENTRARE che accadde durante venti back-door della NEL RANGE MINIMO DI MISURAZIONE l’elezione del 2016». Cua svelati da WikiLeDopo essersi rifiutata a lungo di compiere aks, quello con devices in grado di entrare in questa operazione-trasparenza, Facebook un sistema e lasciare tracce di un soggetto terfornirà quindi i dettagli sia alle Commissioni zo per incolparlo, potrebbero essere entrati in parlamentari che al super-procuratore speazione la scorsa estate. E se anche Trump ha ciale, Robert Mueller, cioè tutti coloro che immediatamente bollato come non-sense la indagano sul Russiagate. Insomma, la nuova nuova pista - «L’inganno Russia prosegue, ora vulgata - dopo averne provate un centinaio, con le inserzioni su Facebook. E la copertura collezionando figure barbine una dopo l’altra mediatica totalmente offensiva e disonesta in - è che Facebook fosse diventato uno dei cavalfavore della corrotta Hillary?» -, qualcosa si li di Troia usati dai russi per interferire nella sta muovendo nel corpaccione del Deep Stacampagna elettorale, sempre a senso unico: te. Per l’esattezza nell’area calda e operativa, in appoggio a Donald Trump e per ostacolare il Pentagono. E non ha nulla a che fare con il
presunto nemico nordcoreano ma molto con la Russia. Tutti voi immagino conosciate Morgan Freeman, premio Oscar e famosissimo attore statunitense, protagonista di decine di film di successo. Bene, questa settimana ha prestato il suo volto a una nuova campagna di fiancheggiamento che la cosiddetta “società civile” statunitense ha messo in campo per fiancheggiare proprio l’inchiesta Russiagate, una mossa mediatica di primo livello. L’iniziativa si chiama Investigate Russia e nello spot televisivo di cui proprio Morgan Freeman è protagonista una parole non sono concilianti. Il protagonista di Deep Impact e Al vertice della tensione - dove, guarda caso, interpretava rispettivamente il presidente Usa e il capo della Cia - è stentoreo nel proclamare che «siamo stati attaccati» e, soprattutto, «siamo in guerra». Non sono parole a caso, dire siamo in guerra ha un suo peso: e, ripeto, non si è scelto un testimonial a caso, ma uno che la gente si ricorda, recentemente e quasi pavlovianamente, in ruoli da grande patriota americano. Lasciate stare che nel board del Committee to investigate Russia, che gestisce l’operazione mediatica, ci siano uno spergiuro conclamato come James Clapper, ex direttore della National Intelligence e nientemeno che Rob Reiner, uomo il cui contributo alla geopolitica mondiale è stato dirigere Harry ti presento Sally, la questione è seria per un altro motivo: quando il Pentagono muove Hollywood e le sue star, qualcosa sta per accadere. Come si sa, l’America eccede in propaganda e questo vale anche per i film di successo, ovviamente romanzati. Come dimenticare Rambo III, nel quale Sylvester Stallone combatteva al fianco dei valorosi mujaheddin afghani contro l’esercito russo? E la scena finale del film, con dedica appunto ai combattenti islamici afghani... E la seconda versione della stessa, post-11 settembre, per il mercato Usa. Non male, trattasi di contrappasso, penso. O di karma. Il tutto reso ancora più comico dal fatto che l’11 settembre, stando agli atti del Congresso, ha visto lo zampino saudita, non afghano. Propaganda allo stato puro.
STEFANO CINGOLANI
GIOVANNI PASSALI
Articolo pubblicato il 24 Settembre 2017 (nella foto, Pier Carlo Padoan)
Articolo pubblicato il 22 Settembre 2017 (nella foto, Mario Draghi)
PADOAN E L’INCOGNITA RENZI
SE LA BCE FA POLITICA
Più crescita e meno debito, è questo il messaggio che il governo affida alla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza in vista della prossima Legge di bilancio. Pier Carlo Padoan potrebbe stappare una bottiglia di spumante (rigorosamente made in Italy per contribuire all’aumento del prodotto lordo), invece sprizza prudenza da tutti i pori. Certo, una crescita dell’1,5 per cento anche nei prossimi due anni e un debito pubblico che si ferma in rapporto al prodotto lordo, non l’avrebbe mai immaginata. Gli ultimi dati macroeconomici dell’Istat, gli indici della produzione industriale, l’occupazione, tutto mostra un’accelerazione che va al di là del dato medio. Se continua così, l’Italia non sarà più il vagone di coda dell’euro-treno, anzi tra i grandi paesi è quello che cresce di più insieme alla Germania. E senza violare il parametro del disavanzo pubblico (a differenza dalla Spagna e dalla Germania). Ma allora perché Padoan ha quella faccia triste? La risposta non sta nelle cifre, ma nelle insidie della politica. Il governo pensa di presentare al parlamento due documenti paralleli per due voti che hanno un diverso impatto politico. Il primo è la nota di aggiornamento al Def che deve essere approvata a maggioranza semplice, il secondo è l’autorizzazione ad aumentare il deficit pubblico rispetto a quanto votato in precedenza, che deve ottenere la maggioranza assoluta. Viene rimandato ancora al 2019 il pareggio del bilancio che avrebbe comportato una manovra massiccia, del tutto sconsigliata alla vigilia...
Io non sono un esperto di psichiatria: diciamo pure che ne so poco o nulla. E quindi non posso che meravigliarmi quando scopro qualche forma di delirio che non conoscevo. In fondo ne conosco solo una, quella nota come “delirio da onnipotenza”. Ma nei giorni scorsi ne ho scoperta un’altra; non so se abbia un nome, ma io la chiamerei “delirio da ignoranza”. Primo caso. Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Maria Elena Boschi afferma: “Dobbiamo porci il problema di come incentivare l’utilizzo della moneta elettronica in Italia. Valutare leggi fiscali che possano aumentare in una prima fase l’utilizzo della moneta elettronica”. Bene, brava. Ma poi prosegue: “E dobbiamo porci il problema di come aggredire il contante che è presente nelle case”. Il contante presente nelle case? E a quanto potrebbe ammontare, tanto da suscitare l’interesse del governo? Lo hanno detto i titoli di alcuni siti internet in questi giorni; Il Sole 24 Ore: “Contanti tesoro da 200 miliardi”; Wallstreet Italia: “Rispunta ipotesi condono per cash, tesoretto da 200 miliardi”; Qui Finanza: “Contanti un tesoro da 200 miliardi rispunta ipotesi sanatoria”. A me piacerebbe sapere una cosa semplicissima: se, secondo il bilancio della Banca d’Italia, le banconote in circolazione ammontano a circa 150 miliardi, come fanno a esserci nelle case degli italiani 200 miliardi in contanti? Oltretutto l’idea, del ministro Padoan, non è per nulla nuova e lui stesso l’aveva accennata proprio un anno fa, proprio in occasione delle discussioni sulla...
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PERSONAL BANKER
Il Dragone, un mega-Pir da 450 miliardi di dollari Il 4% del Pil cinese (ogni anno!) cerca un porto sicuro: è a quanto ammonta il risparmio delle famiglie. L'Italia può dire la sua nella gestione di questo tesoro, sfruttando un rapporto consolidato Con questa rubrica, UGO BERTONE - una delle migliori firme finanziarie italiane, inizia la sua collaborazione con Economy
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l Congresso del Partito Comunista Cinese in corso a Pechino è probabilmente l’evento geopolitico più importante di qui alla fine dell’anno. Ma anche il più misterioso. Non sono previste, almeno all’apparenza, novità di rilievo ai piani alti del potere della seconda economia del pianeta. Ma, oltre a confermare la leadership del presidente Xi Jingping e del premier Li Kequiang, i 2.300 delegati riuniti nella capitale dovranno nominare cinque nuovi membri del comitato centrale e una valanga di quadri intermedi, che dovranno tradurre in pratica la transizione del Drago da potenza manifatturiera a gigante dei servizi. Finanza compresa. In questa cornice ha un valore rivoluzionario l’autorizzazione concessa a inizio settembre ai fondi di Man Group a raccogliere il risparmio dei cinesi. Certo, è solo il primo passo, ma è evidente che si sta aprire un mercato immenso, caratterizzato da forti esigenze previdenziali (mancanza di welfare), ma anche da un bacino di capitali di tutto rispetto. Una stima realistica calcola infatti che il totale dei risparmi della classe medio-bassa e medio-alta (cioè i 3/5 della popolazione urbana) ammonti ogni anno a 3 mila miliardi di renmimbi (circa 450 miliardi di dollari) ovvero
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SOPRA IL PRESIDENTE CINESE XI JINPING. SOTTO A SINISTRA ENNIO DORIS E A DESTRA PIETRO GIULIANI
al 4% del Pil. Un vero e proprio tesoro in cerca Europa, grazie a 168 operazioni (dato a fine di un porto sicuro, al riparo dalle oscillazioni 2016)? Non si tratta, è ovvio, di competedi una Borsa fortemente speculativo o delle re con le fabbriche prodotto Usa, da Black avventure (vedi bitcoin) che caratterizzano Rock in giù. Ma di applicare ad un mercato il Far West finanziario nel Paese del Drago. di risparmiatori alle prime armi le tecniche C’è da chiedersi se l’industria del risparmio sperimentate nel corso di questi anni nel gestito italiano possa partecipare alla granBel Paese. Anche perché la Cina, Paese alle de gara. Alcune preprese con un debito L'ITALIA È LA TERZA META DEGLI messe ci sono, se si pubblico a livelli strINVESTIMENTI CINESI IN EUROPA pensa alla presenza tosferici, assomiglia CON 168 OPERAZIONI PORTATE ormai pluridecennaall’Italia più di quanto A TERMINE SOLO NEL 2016 le delle Generali nel non si creda. Senza Paese del Drago o all’esperienza maturata dimenticare che l’impero del Drago è davvero oltre confine da Azimut. Certo, forse è troppo vasto ma i Big americani si concentreranno a presto per staccare il biglietto per Pechino Shanghai, Pechino e pochi altri centri Ma le o Shanghai, ma per cogliere le opportunità province, dove il costo della vita è assai più nell’era del digitale, occorre sapersi muovere basso, sono serbatoi di risparmio altrettanto per primi. Del resto, chi l’avrebbe detto solo interessanti. Non è facile immaginare Doris, pochi anni fa che l’Italia sarebbe diventata la Giuliani o Foti nei panni di Marco Polo. Ma, si terza meta degli investimenti del Drago in sa, mai dire mai.
in collaborazione con AIFI L’INTERVENTO
Una crescita a doppia cifra: private banking, ora viene il bello Il Private Banking Barometer fotografa un settore dinamico in cui gli operatori guardano con fiducia al futuro a cura della Redazione
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l settore del private banking sta bene, anzi, molto bene. E non lo dicono i soliti, inguaribili ottimisti, ma il Private Banking Barometer, uno strumento elaborato dall'Università LIUC e Banca Generali con il supporto di M&G Investments e di Morgan Stanley Investment Management. Il Barometro nasce a valle dell'Osservatorio Private Banking in affiancamento al "Private Banking Index", l'indicatore proprietario che misura l'andamento del settore in esame - che nel 2017 ha registrato un valore in aumento dell'8% rispetto al dato precedente. Il Barometro consta di quattro semplici domande da sottoporre a un panel di esperti, provenienti da primarie realtà del settore, come Sgr, società internazionali di asset management, private bank italiane e altri: il primo quesito riguarda le aspettative del semestre appena concluso; la seconda riguarda le attese per i sei mesi successivi; la terza chiede conto dell'evoluzione delle masse gestite con possibilità di risposte che oscillano tra una diminuzione superiore al 20% a un incremento oltre il 20%; la quarta e ultima si ANNA GERVOSONI, DOCENTI DI ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI ALLA LIUC
PRIVATE BANKING, CHE BUSINESS Conferma aspettative precedenti
Aspettative quadrimestre successivo
17%
17%
83% si
83% no
Evoluzione masse gestite
17%
stabilità/crescita
Evoluzione clientela amministrativa
17%
83% crescita, entro il 10%
crescita
83% Crescita, tra il 10% e il 20%
crescita, entro il 10%
Crescita, tra il 10% e il 20%
FONTE: PRIVATE BANKING BAROMETER
concentra sull'attesa relativa ai clienti del specializzata di matrice privata. Inoltre, non prossimo semestre. Il risultato è che il trend è da trascurare l'impatto di Mifid II, che rivodi crescita del private banking viene sostanluziona il settore del credito e che consentirà zialmente confermato anche per il prossimo di incrementare il bacino di clientela target semestre dall'outlook del panel di esperti, per il comparto del private banking. sia per quanto riguarda le masse gestite, sia Se poi, come sembra, dovesse essere atper quanto concerne la clientela. Lo scenatuata la procedura di tapering - ovvero di rio maggiormente condiviso dagli esperti è progressiva diminuzione nell'acquisto dei una crescita tra il 5 e il 10%, anche se non titoli di stato - da parte della Banca Centrale manca una previsioEuropea, il prossimo IL SETTORE DEL PRIVATE BANKING ne ancora più ottimifuturo andamento stica che si spinge ad È FIDUCIOSO CHE NEI PROSSIMI SEI MESI del mercato dei titoli CI SARANNO INCREMENTI ENTRO IL 10% una quantificazione a reddito fisso sarà DI MASSE GESTITE E DI CLIENTI dell'incremento che profondamente mopotrebbe raggiungere il 15%. Ciascuno dei dificato e, di conseguenza, anche il mercato quattro quesiti ha ricevuto risposte converazionario. genti nei 5/6 dei casi, segnale di un sentiInfine, è importante ricordare che la posiment notevolmente condiviso dagli esperti. tività confermata dei dati macroeconomici Tra le principali motivazioni del diffuso otdell'area euro (Pil continentale a +2,2%, timismo ci sono in particolare due driver dato migliore rispetto al precedente) favorirà principali che ricorrono nelle risposte date l'afflusso di capitali verso i cosiddetti «risky dagli esperti del settore: un progressivo e assets», una categoria di prodotti finanziari ulteriore passaggio della clientel facoltosa riconducibile ssenzialmente alla clientela tidai tradizionali isituti di credito alle banche pica del settore del private banking.
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I VALOROSI in collaborazione con HRC
TOTI: «SE C’E’ PIÙ LAVORO IN LIGURIA DOPO DECENNI DI IMMOBILISMO, È GRAZIE AI LIGURI E ALLE RIFORME» Intervista con il presidente della Regione: «In questi anni abbiamo cancellato l’Irap alle aziende che aprono, abbiamo applicato la legge urbanistica per rilanciare l’edilizia e abbiamo creato un fondo strategico per aiutare le imprese a insediarsi nel nostro territorio». di Giordano Fatali «CHIUDIAMO
UN
BIENNIO
IN
CUI
COMINCIAMO A VEDERE I PRIMI SEGNALI DI VITALITÀ. Abbiamo dimostrato di saper mantenere le promesse, mettendo in campo moltissimi provvedimenti per far ripartire questa Regione. I liguri lo hanno capito e ci hanno voluto premiare a Genova e alla Spezia, che dopo quarant’anni di fallimentari amministrazioni di sinistra hanno ora dei Sindaci di centrodestra»: Giovanni Toti, governatore della Regione Liguria, ha festeggiato a giugno i suoi primi due anni di presidenza. In quest’intervista ad Economy ne fa un bilancio e traccia le nuove linee d’azione.
Dunque, soddisfatto? Direi che è un bilancio più che positivo.
Il dato migliore è forse quello della disoccupazione che, nel secondo trimestre del 2017, è scesa dell’1,3% rispetto a un anno fa, mettendo a segno un risultato L’AUTORE, GIORDANO FATALI
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migliore della media nazionale di 1,6 punti percentuali. Come ci siete riusciti? Sono risultati incoraggianti ma c’è ancora molto da fare, penso ad esempio al lavoro femminile. Le ragioni sono tutte nelle riforme con cui abbiamo sbloccato la Liguria dopo anni di immobilismo: in questi anni abbiamo cancellato l’Irap alle aziende che aprono, abbiamo applicato la legge urbanistica per rilanciare l’edilizia e abbiamo creato un fondo strategico per aiutare le imprese a insediarsi nel nostro territorio.
economia e nuove opportunità di lavoro.
Obiettivi principali dei prossimi tre anni di mandato? Sviluppo, crescita e occupazione sono le priorità assolute della nostra Regione come del nostro Paese. L’obiettivo principale della nostra attività amministrativa è proprio l’aumento dell’occupazione, che cercheremo E il turismo? di rafforzare continuando a mettere in Il turismo ci ha dato molte soddisfazioni, campo incentivi per le aziende che investono la Liguria è una delle regioni più belle del e rinnovano. Il mondo, ma per anni PER ANNI QUESTA RICCHEZZA NON ERA turismo continuerà questa ricchezza non STATA SFRUTTATA: BASTI PENSARE ad essere un asset era stata sfruttata: CHE LA REGIONE NON ERA PRESENTE fondamentale, basti pensare che AL FESTIVAL DI SANREMO come la formazione. la Regione non era Un’altra priorità è rompere l’isolamento presente al Festival di Sanremo. Genova e la infrastrutturale e logistico della Liguria. Liguria sono state protagoniste dell’estate e Infine vedremo crescere il raccolto di tutto di Ferragosto, all’insegna del tutto esaurito, quello che abbiamo seminato in questi due grazie anche a iniziative come il Red Carpet. anni, dalla riforma della sanità al Jobs Act. Il marketing territoriale per promuovere la nostra bellissima regione con l’hashtag Occupazione giovanile e femminile. #lamialiguria, il Patto per lo sviluppo del L’ingresso nel mercato del lavoro risulta turismo, strumento per riqualificare la nostra sempre pieno di ostacoli per questi due offerta, costruiscono il futuro della nostra
SVILUPPO, CRESCITA E OCCUPAZIONE: RESTANO QUESTE LE NOSTRE PRIORITÀ, COME DEL RESTO IN TUTTO IL PAESE, E IL TURISMO RESTERÀ UN ASSET FONDAMENTALE target. Come vi state muovendo da questo punto di vista? La Regione Liguria sta mettendo in campo tutte le risorse disponibili, sia in termini di regia pubblica, sia in termini di risorse economiche, sia in termini di formazione professionale, con una serie di interventi e riforme che iniziano a dare i propri frutti. Abbiamo rivoluzionato le politiche di orientamento collegandole alle esigenze del mondo del lavoro, ricordo fra le tante iniziative le scuole di formazione professionale per i giovani che lavoreranno sulle nuove navi e i bandi sulla Blue Economy. E dunque? Gli ultimi dati sono incoraggianti: in Liguria sono calati i Neet (giovani che non studiano, né lavorano), ponendoci su percentuali migliori rispetto alla media nazionale e al Nord Ovest. Su tutto quello che riguarda il mondo del lavoro noi ci siamo perché riteniamo che la prima emergenza nella nostra regione e nel nostro paese sia l’occupazione, in particolare dei giovani.
Gianni Berrino, assessore regionale al turismo e al lavoro
Ilaria Cavo, assessore regionale alla Formazione
E INFATTI NEL TURISMO LE ASSUNZIONI CRESCONO: +40% Nei primi sette mesi dell’anno sono stati registrati 8,9 milioni di turisti (+2,7% rispetto allo stesso periodo del 2016). E sono aumentati anche i contratti di lavoro del 40%. Dal 1° gennaio al 29 agosto del 2017 sono stati 33.776 i lavoratori che hanno stipulato almeno un contratto in ambito turistico, di cui quasi la metà nella ristorazione, il 22% negli alberghi e il 18% nei bar e altri esercizi senza cucina. Nel 2017 si registra una crescita dell’1,6% delle imprese nel settore alloggio e ristorazione, dell’1,8% nel comparto noleggio e agenzie viaggi e del 2,6% nell’ambito delle attività artistiche, sportive e
di intrattenimento. «Il turismo porta lavoro e sviluppo – spiega l’assessore al Turismo e al Lavoro Gianni Berrino – solo nel 2016 si è registrato un impatto economico di 5 miliardi e 658 milioni di euro in Liguria. Ma ciò che dà il polso della ricaduta economica sulle imprese e sul territorio è l’aumento della spesa dei turisti in Liguria: rispetto al 2015, nel 2016 i turisti italiani hanno speso nelle nostre strutture alberghiere il 13,6% in più e gli stranieri il 30,8% in più. Le ricadute positive sono evidenziate anche nel settore della ristorazione, dove mediamente i turisti spendono 21 euro a
testa, quanto nello shopping di prodotti di abbigliamento». In questi due anni Regione Liguria ha investito oltre 14 milioni in corsi di formazione nel comparto turistico. «I risultati ottenuti - spiega Ilaria Cavo, assessore regionale alla Formazione - ci spingono a proseguire su questa strada e presto dedicheremo un ulteriore bando di almeno tre milioni di euro provenienti dal Fondo Sociale Europeo per le figure turistiche di cui ha bisogno questa regione, sulla base del confronto realizzato con sindacati, con le parti sociali e con i rappresentanti di tutte le categorie professionali interessate».
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RETROSCENA POTERE E ISTITUZIONI
Un alchimista della politica per la fusione Sgarbi-Tremonti «Rinascimento», il nuovo partito in formazione attorno al critico d'arte e all'economista, ha in Paolo Naccarato un promotore di consumata esperienza, allievo di Francesco Cossiga: «Gli italiani ci apprezzeranno» di Sergio Luciano
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l ginecologo che ha ideato e accompagnato passo passo la fecondazione di questo inedito zigote politico sono io», dice Paolo Naccarato, e il suo gusto esperto per la politica si coglie già dalle definizioni. Allude a “Rinascimento”, il nuovo partito di Vittorio Sgarbi e Giulio Tremonti, il cui alchimista è proprio questo senatore di Cosenza - eletto a Palazzo Madama nella sottoquota tremontiana (Lista Lavoro e Libertà) riservata dalla Lega all’ex ministro dell’economia - che è stato per vent’anni, e si sente, uno dei giovani politici più apprezzati e ben voluti da Francesco Cossiga, ex presidente della Repubblica, statista di levatura indiscussa, vero padre picconatore dei tentativi di riforma istituzionale del Paese. Se dietro Rinascimento c’è uno così, è segno che non siamo su Scherzi a parte. Lo conferma un sondaggio prodotto da Gpf su Rinascimento che fornisce un responso a dir poco incoraggiante: se si votasse oggi, pur considerando il livello di conoscenza ancora embrionale del nuovo partito, Rinascimento otterrebbe comunque un ottimo 3,8% dei voti. Il nome del nuovo partito piace al 40,5% del campione; il 43,9% apprezza il tandem Sgarbi-Tremonti ritenendo che possano creare un partito “diverso dagli altri” e il “pacchetto” di chi ha fiducia nei due è consistente: un 22% per Sgarbi e un 17,5% per Tremonti, considerando che il più affidabile in questa graduatoria è Salvini con un modesto 33,6%. Dunque si fa sul serio? «Diciamo senz’altro che Rinascimento è una creatura inedita nel panorama politico, sia per i contenuti e le proposte sia perché esteticamente suscita
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sorpresa e attenzione», risponde il senatore. «Ho intuito quest’opportunità dopo aver visto Sgarbi nel suo spettacolo su Caravaggio: applauditissimo, da una platea gremita di giovani. E ho cominciato a sondarli, con reazioni all’inizio respingenti da entrambi i fronti. Però, trattandosi di due persone di intelligenza superiore, hanno avviato una riflessione anche loro e a giugno hanno iniziato gli incontri». Dall’idea, al fatto. Alle prossime elezioni, scenderanno in campo con Rinascimento. «Di fronte a tante etichette ormai vuote, come ‘Partito democratico’ o ‘Forza Italia’ il nostro nome ha il segno distintivo di chi affonda le radici in una storia piena di gloria». Rinascimento si colloca al centro dello schieramento, «ma un centro inteso non come luogo dei vecchi schemi, ma come luogo centrale nella propositività. Veda, il sistema disegnato dalla Consulta fa sparire l’idea maggioritaria della nostra democrazia. Andiamo verso uno schema in cui tutti i partiti esalteranno le proprie proposte e le proprie identità con il corpo elettorale, raccoglieranno i voti e poi si confronteranno in Parlamento e chi avrà più filo da tessere, tesserà. Vogliamo concorrere al governo del Paese in modo innovativo, secondo l’impostazione di Sgarbi, rivoluzionario vero, che considero da questo punto di vista figlio legittimo di Cossiga, di cui Grillo è figlio illegittimo. Ecco: Sgarbi è un dopo-Grillo che si richiama autenticamente alle origini della rivoluzione vera che Cossiga cercò di fare da picconatore nel ’90 e nel ’91». E il ruolo di Tremonti? «E’ stato un grandissimo ministro dell’economia italiana, l’ultimo vero
Dall'alto Vittorio Sgarbi e Giulio Tremonti. A sinistra, Paolo Naccarato, il senatore cossighiano che è promotore del nuovo partito lanciato dai due, «Rinascimento»
ministro dell’economia, direi. Ha fatto cose egregie ed ha idee innovative. E’ una personalità stimatissima nei mondi finanziari che contano. Ama essere chiamato professore. Un grande economista fa il ministro dell’Economia. Sgarbi insiste nell’unire l’economia e i beni culturali, in Italia, sono un tutt’uno...». Direttore d’orchestra, lui stesso, Paolo Naccarato: «Abbiamo una squadra robusta, capace e impegnata, che consentirà ai due leader di rafforzare la loro intera proposta, a breve esordiremo sul web e ci presenteremo sui territori». Da tener d’occhio, questo Rinascimento.
L'INTERVENTO
Incentivi fiscali, la spinta che serve alle imprese Le aziende italiane possono beneficiare di stimoli e deduzioni che potrebbero aumentarne la competitività. Ma questi aiuti devono diventare fissi di ANDREA SILVESTRI Partner e leader del focus team contenzioso tributario di
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ncredibile a dirsi, ma anche in Italia inizia a definirsi un sistema di incentivi fiscali che potenzia la competitività delle nostre imprese, alleggerendo il peso del fisco sulla crescita delle nostre aziende. Questi incentivi tengono conto sia delle storiche debolezze del nostro sistema produttivo che delle esigenze dell’economia attuale e prospettica. Sotto il primo profilo, sono note la sottocapitalizzazione delle imprese italiane con l’eccessivo ricorso all’indebitamento bancario, il basso livello dell’attività di ricerca e sviluppo e - negli anni della crisi - la significativa riduzione degli investimenti. Mentre sul fronte delle esigenze dell'economia attuale e prospettica, rilevano la preminenza nell'economia digitale dei beni immateriali ed il necessario investimento in impianti produttivi compatibili con la rivoluzione industriale in corso. Ebbene, il sistema attuale degli incentivi fiscali affronta tutte queste tematiche e costituisce un valido stimolo per le imprese. Per favorire la loro capitalizzazione, a partire dal 2011 si è deciso di incentivare il capitale di rischio mediante la deduzione figurativa di un importo pari al rendimento nozionale del capitale
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proprio (c.d. “ACE”). In sostanza, ai fini fiscacento del costo di acquisto, mentre quelli in li viene consentita la deduzione di un costo impianti e macchinari “ordinari” beneficiano figurativo in proporzione agli incrementi del di un incremento del 40 per cento. L’aspetpatrimonio netto realizzati a partire da una to positivo è che tutti gli incentivi di cui socerta data. In questo modo, il capitale propra sono tra loro cumulabili, quindi l'effetto prio viene equiparato ai fini fiscali al capitale combinato può risultare realmente rilevante. di debito, e le imprese ottengono dei benefiSi tratta quindi di un quadro incoraggianci fiscali annuali per gli utili che lasciano in te. Ma perché questo possa trasformarsi azienda e per il capitale proprio che decidono in uno scenario pienamente favorevole alla di investire. Per favorire lo sviluppo dei beni competitività delle nostre imprese, mancano immateriali esistono due specifici incentivi. Il ancora due fattori. Tutti gli incentivi devono primo mira ad alleviare il sostenimento dei essere “a regime”, mentre oggi alcuni sono costi nell'attività di ricerca e sviluppo, attraprevisti solo per un tempo limitato. Ed inoltre verso un credito d’imposta di misura signiè necessario aumentare significativamente il ficativa (50%), rapportato all’incremento di livello di certezza del diritto e quindi di affidaqueste spese rispetto al passato. Il secondo, bilità del nostro sistema. Quest’ultimo resta invece, favorisce lo un rilevante punto di PER RENDERE IL SISTEMA ITALIA PIÙ sviluppo degli intandebolezza del Paese, SOLIDO SERVE CERTEZZA DEL DIRITTO gibles sotto il profilo ed incide negativaE INCENTIVI FISCALI "A REGIME" NON SOLO del reddito che questi mente sulla propenPER UN PERIODO DI TEMPO LIMITATO generano. Si tratta sione ad investire. del c.d. patent box, un regime opzionale che Si tratta di un problema generale, che si è consente di detassare il 50% dei redditi gechiaramente manifestato di recente proprio nerati da brevetti e altri intangibles. Infine, i nel campo fiscale: nel giro di sei mesi la norrecenti incentivi del Piano Industria 4.0 somativa ACE è stata cambiata tre volte, ed alla stengono in modo rilevante gli investimenti fine la portata di questo beneficio si è ridotta. delle imprese in impianti e macchinari atInsomma, siamo solo agli inizi della strada. traverso un'extra deduzione nell’ammortaNon basta guardare al futuro, bisogna favomento di questi beni. Così, gli investimenti rire il futuro con misure stabili e un contesto in strutture compatibili con i modelli della meno impervio agli occhi di un investitore nuova rivoluzione tecnologica godono di una internazionale. I bonus svaniscono, ma il Padeduzione virtuale aggiuntiva pari al 150 per ese resta. E ha diritto di crescere.
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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE
Francia En Marche, Fisco...immobile La riforma voluta da Macron colpisce la rendita immobiliare dando respiro ai redditi da capitale, finora tartassati. Un cambiamento epocale che dovrebbe portare a un risparmio da 4 miliardi di Giuseppe Corsentino
UNA LETTERA, UNA “I” AL POSTO DI UNA “S”, PUÒ CAMBIARE TUTTO IL SISTEMA FISCALE FRANCESE. A fine anno, con l’appro-
vazione della legge finanziaria, muore dopo quasi quarant’anni la Isf, Impôt de solidarité sur la fortune, una vera e propria patrimoniale inventata nel 1981 ai tempi della presidenza socialista di François Mitterand per finanziare il Rmi, Révenu minimum d’insértion, una specie di reddito di cittadinanza, che a sua volta è base di calcolo dello Smic, il salario minimo garantito (oggi è di circa 1.500 euro mensili). Al suo posto arriva l’Ifi, Impôt sur la fortune immobilière, un’altra patrimoniale che, invece di colpire tutti i redditi del contribuente (case, azioni, titoli, plusvalenze, etc) si limita a tassare gli attivi immobiliari, le case, a partire da un valore catastale (qui in Francia il Catasto funziona come abbiamo spiegato in altre rubriche di Economy) di 1,3milioni di euro (con un abbattimento del 30% per la prima casa). Non è un cambiamento da poco, anzi è una vera rivoluzione per una macchina tributaria costruita su basi ideologiche, diciamo pure giacobine (tassiamo i ricchi per finanziare il welfare), che in tutti questi anni ha dimostrato la sua inefficacia e la sua sostanziale ingiustizia. Inefficacia, perché le vere grandi ricchezze hanno ben presto lasciato la Francia, come gli aristocratici “émigrés” dopo la Bastiglia (valga per tutti il caso dell’attore Gérard Depardieu che ha chiesto asilo fiscale a Putin). Ingiustizia, perché sommando valori immobiliari e mobiliari (casa + reddito da lavoro + redditi da capitale) a esse-
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re penalizzato è stato quel ceto medio produttivo (nella fascia compresa tra 100 e 200mila euro) che è il vero motore dell’economia di un Paese. Macron, da banchiere (a Banca Rotschild) e da ministro dell’economia, l’ha capito da tempo e a gennaio scorso, al momento della sua discesa in campo, l’ha scritto nel programma elettorale di En Marche!: “Je transformerai l’Isf en impôt sur la rente immobilière”. Ora, la promessa si sta realizzando: Macron presidente cancella l’imposta più odiata (e più elusa) dai francesi (basti dire che colpisce poche migliaia di contribuenti e genera meno di 5 miliardi di gettito) e promette di esonerare “tout ce qui finance l’économie réelle”, tutto quel che finanzia l’economia reale. Con l’obiettivo di scongelare la rendita (“Immobiliare uguale immobilità”, è il pay-off della politica economica macroniana) e immettere carburante finanziario nell’economia. Il risultato della riforma (che porterà il nome dell’attuale ministro dell’Economia, Bruno Le Marie) è che la scure fiscale sarà più pesante con la rendita immobiliare (pur con i tetti e le esenzioni attuali: immobili fino a 1,3milioni di euro e il 30% di sconto per la prima casa, come detto prima) e mano leggera con i redditi da capita-
le, nel senso che questi ultimi non entreranno più nella base imponibile (sommandosi agli altri redditi, per esempio lo stipendio, e portando il contribuente ai gradini più alti della progressività, fino ad arrivare al 70%), ma saranno tassati separatamente - come avviene in Italia - con un’aliquota unica del 30% (mentre da noi si paga il 26% sulle plusvalenze di Borsa e il 12,5% sui rendimenti dei titoli di Stato). Un cambiamento di sistema e di prospettiva radicale che ha, però, due contro-indicazioni. La prima: non si sa se la nuova Ifi riuscirà a liberare davvero risorse per il sistema economico. La seconda: fino a due milioni di euro di patrimonio non cambierà sostanzialmente nulla come ha spiegato a Economy, con una serie di simulazioni e decine di tabelle, il direttore dell’ingegneria patrimoniale della compagnia Swiss Life, Erwan Grumellon. Solo da 5milioni di patrimonio in su, la nuova Ifi colpisce chi ha più mattoni e meno redditi da capitale (35mila euro per chi ha l’80% di case e il 20% di redditi finanziari e 24mila euro per chi ha il 50% di case e il 50% di redditi finanziari). Fino a esonerare quasi completamente chi, a mix invertito, ha l’80% di redditi finanziari e solo il 20% di case. Il saldo finale, a sentire, il ministro Le Marie, dovrebbe essere un taglio complessivo di 4miliardi. Vedremo se sarà vero.
PRODUTTIVITÀ, EFFICIENZA E RISPARMIO SUI COSTI: LE AZIENDE CHIEDONO, LA STAMPA GESTITA RISPONDE. Sempre più aziende nel mondo stanno adottando soluzioni di MPS (Managed Print Services)
COSA SIGNIFICA PER UN’AZIENDA RICORRERE A SOLUZIONI MPS?
PERCHÉ NASCONO I SERVIZI MPS? Per monitorare e gestire tutte le risorse di printing in azienda (le pagine stampate, i materiali di consumo, la reportistica) seguendo un modello in cui tutti i processi risultano ottimizzati sulle esigenze produttive.
OBIETTIVI PIÙ IMPORTANTI DA RAGGIUNGERE In termini di parco stampa e gestione documentale, le PMI italiane si prefiggono:
RIDUZIONE DEI COSTI Hardware e consumabili
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CI PIACE SUPER-FLAVIO, VACANZE BREVI E NUOVE SFIDE Il manager-imprenditore che ha quotato la Fiera, ben gestito la Rai, moltiplicato l’utile a Terna, risanato Italo e svegliato Tim, torna in pista
È
durata pochissimo la vacanza dorata di Flavio Cattaneo, dopo l’anno e mezzo intensamente vissuto al vertice di Telecom Italia, oggi Tim, e i 30 milioni di euro di buonuscita puntualmente intascati – come da contratto, a fronte dei risultati – per la volontà (abbastanza inspiegabile se non in una logica di potere) del socio di riferimento Vivendi di prendersi tutte le leve del potere in azienda (salvo poi farfugliare con la Consob, perdendo il punto, di no avere il controllo della società: ma questa è un’altra storia). Cattaneo è infatti tornato nel suo “centro”: quello di un personaggio indipendente, che per star bene dev’essere imprenditore di se stesso. Quindi è tornato al vertice di Ntv-Italo, l’azienda dell’alta velocità ferroviaria privata dove detiene il 5,1% del capitale e dov’è padre-padrone, avendola presa in crisi finanziaria e condotta all’utile di bilancio in pochi esercizi. Adesso vuol portare in Borsa la società, e riuscirci anche prima di Trenitalia, che per quotare la sola Frecciarossa (come in cuor suo sogna l’a.d. Mazzoncini) dovrebbe superare una gimkana di ostacoli politico-sindacali che levati... Ma, al di là del suo proverbiale caratteraccio, quel che piace della scelta di Cattaneo è la volontà di rituffarsi nella mischia, di non starsene in panchina a godersi i soldi. Non che chi lo fa meriti biasimo: ci mancherebbe. Ma insomma, rimboccarsi le maniche e continuare a creare valore – perché dalla Fiera alla Rai a Terna, Cattaneo ne ha sempre creato – non è una brutta cosa: anzi. Se solo facesse un corso di bon-ton Cattaneo sarebbe perfetto. Ma non si può avere tutto dalla vita.
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+ L’ATTIVISMO + L’INDIPENDENZA + LA VISIONE + LA DETERMINAZIONE TROPPA AUTOSTIMA UN PO’ DI SUPPONENZALA TEMERARIETA’ IL COLLATERALISMO-
agioni esogene a Eataly stessa”: è così che la relazione semestrale del gruppo Tamburi spiegava la perdita di 11 milioni di euro che Eataly, una delle proprie partecipate, ha maturato nel 2016. Ecco un caso in cui, accanto alla rubrica “Ci piace – Non ci piace”, occorrerebbe prevederne una in più, quella del “Ci piace così così”. In che senso? Nel senso che Eataly è e resta una splendida idea, che per la prima volta ha saputo tradurre in “format” commerciale di massa quella cultura enogastronomica così peculiare, ricca e pregiata del nostro Paese da essere – e da secoli – celebre nel mondo; ed è anche una bella impresa, con programmi ambiziosi e una solida realtà già all’attivo. Però deve riuscire a “fare soldi” stabilmente. Invece per ora Eataly ha volato soprattutto nell’anno in cui, premiando il collateralismo politico del capo, le venne affidato senza gara un semestre di ristorazione d’oro all’Expo. E poi ha avviato un piano d’espansione internazionale di fortuna per ora incerta che postula, nel mondo, una domanda sofisticata di prodotti squisiti ma cari che non si sa quanta clientela possa trovare in Paesi popolati da consumatori, diciamo così, di bocca buona. I detrattori hanno ironizzato su questo “sboom” da fine dell’”aiutino” renziano. Fatto sta che l’epopea positiva dell’Expo è archiviata, mentre è rimasta immutata una certa spocchia, una tendenza al predicozzo su come si fa a far volare il made in Italy che sinceramente potrebbero essere anche accontanate e riproposte soltanto a valle dei favolosi utili di bilancio per i quali comunque Oscar Farinetti e il suo top-manager Andrea Guerra meritano i migliori auguri.
NON CI PIACE FARINETTI MENO LEZIONI E PIÙ UTILI Eataly è e resta un’ottima idea e una bella azienda, ma un profilo più sobrio, qualche predicozzo di meno e un rapido conseguimento di profitti
Gestire bene, nel tempo, un patrimonio è un mestiere difficile. Noi lo facciamo da quattro generazioni.
www.ersel.it
SHORT STORIES
Digital innovation
di interoperabilità, invece la caratteristica di tNotice, che può essere spedita a qualsiasi indirizzo email generico nel mondo, consente allo strumento relativo di essere interoperabile in tutta l’Unione Europea a norma di legge.
La raccomandata virtuale che azzera le code Si spedisce e si riceve dal web, ha valore legale e costa pochissimo. In più è gestita da un operatore postale e promette di produrre risparmi ingenti per la Pubblica amministrazione. Così il fondatore Claudio Anastasio parla di tNotice, sistema che consegna, in forma digitale, un avviso di giacenza contenente il codice PIN per il ritiro della raccomandata direttamente dal web, con risparmio di tempo e denaro. Come funziona tNotice e in cosa differisce dalla PEC? tNotice è una comunicazione, normativamente equivalente alla posta raccomandata tradizionale e alla PEC, che rispetta tutti i processi legali di notifica. Prevede la giacenza della comunicazione e il ritiro con firma da parte del destinatario. In pratica, il mittente spedisce la comunicazione dal web- in modalità sicura e certificata - ad un qualsiasi indirizzo email presso il quale arriva un avviso di giacenza, che rimane tale per 30 giorni. Il destinatario può ritirare la giacenza da casa, dal pc, tablet o telefonino, attualmente in cinque lingue diverse (italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo). Lo sportello è virtuale e il ritiro avviene tramite firma elettronica “semplificata”, normata nel nostro Codice ed in quello di tutti Paesi europei, che è equivalente alla firma autografa sulla cartolina di ritorno. In aggiunta, quando il processo di consegna si conclude, essendo tutto digitale, tNotice restituisce al mittente un Certificato Postale Forense (CPF) più completo della semplice cartolina di ritorno.
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QUI SOPRA CLAUDIO ANASTASIO, FONDATORE DI TNOTICE. SOTTO, LA SCHERMATA DI NOTIFICA DELL’AVVISO DI GIACENZA CHE PROMETTE DI ELIMINARE LE CODE E SEMPLIFICARE LA VITA AGLI ITALIANI
Quali potrebbero essere i limiti ed eventuali problematiche relative all’utilizzo di tNotice? I limiti di tNotice sono principalmente culturali. Sotto l’aspetto tecnologico ha gli stessi limiti che può avere la PEC (posta elettronica certificata): la comunicazione è in formato elettronico, quindi ci possono essere problematiche di carattere tecnico che si innescano, ad esempio, nel fallimento della consegna. Il vantaggio rispetto alla Pec è che, con un periodo di giacenza della durata di 30 giorni, è difficile che eventuali problemi tecnici e disservizi siano presenti per tutto il periodo in questione. Per quanto riguarda le problematiche delle classi sociali informaticamente più “analfabete”, tNotice, a differenza di quanto avviene con la Pec, è stata costruita raccogliendo l’esigenza e suggerimenti di oltre 18.000 persone, tra tutte le età e classi sociali. Ne è risultato uno strumento di facilità immediata per tutti. Siamo orgogliosi del risultato che con tNotice anche un pensionato di 85 anni è stato messo nelle condizioni di ritirare una raccomandata dal web: è un dato di fatto come gli oltre 20.000 italiani che nella prima fase sperimentale del 2017 hanno ritirato dal web una raccomandata apprezzando la possibilità di non dover più fare la fila allo sportello. La semplicità
per l’utente finale è, secondo me, il principale metro di valutazione di successo, e le migliaia di email che riceviamo di apprezzamento ci dimostrano che stiamo sulla strada giusta, anche se abbiamo tanto margine di miglioramento. Qual è la situazione all’estero? Cosa avviene negli altri paesi dell’UE? La situazione all’estero è eterogenea, per due ragioni: prima perché il mercato postale è regolamentato a livello europeo dal 2011, poi perché il Parlamento Europeo ha deliberato un nuovo regolamento immediatamente attuativo per gli Stati membri con il quale ha “normato” le nuove caratteristiche nelle comunicazioni elettroniche con valore legale in Tribunale. tNnotice aderisce da subito a tutte le nuove normative, è la prima in tutta Europa, cosa che non fanno la Pec italiana o la Rem europea (Registered Electronic Mail) perché queste ultime mancano soprattutto
Si tratta del primo strumento normativamente aderente anche al nuovo regolamento europeo eIDAS che è diventato completamente attuativo dal 1 luglio del 2016. Qual è il risultato nei primi mesi di esercizio? Oltre 18.000 persone in sei mesi hanno ritirato una raccomandata dal web con tNotice. Una prassi che sta prendendo sempre più piede e che a partire dall’esperienza di Roma e Milano, si sta progressivamente diffondendo sul territorio, rivoluzionando le abitudini degli italiani. Una buona quota di utenti, il 20% circa, approfitta dell’opportunità per scaricare le raccomandate tra le 20 e le 8 del mattino oppure la domenica o nelle giornate festive, quando i punti di giacenza sono tipicamente chiusi. Un vantaggio concreto per i lavoratori con orari fissi che faticano a trovare il tempo per mettersi in coda agli sportelli e per i cittadini che abitano lontano dagli uffici postali. Significativo infatti il numero di ritiri da web registrati nelle periferie e nei piccoli centri limitrofi alla città, tradizionalmente meno serviti e dove le persone non hanno facilmente occasione di transitare in prossimità di filiali postali nella propria rotta giornaliera verso la sede di lavoro. Un’innovativa soluzione in linea con le riforme attuali e il percorso di Trasformazione Digitale del Paese, che sta positivamente impattando sulle modalità di rapporto tra cittadini, aziende e pubblica amministrazione, introducendo un meccanismo di semplificazione basato sulla cultura digitale. Ed è proprio su questo fronte che è necessario continuare a investire.
SHORT STORIES
E-commerce
MEI.COM, DIFFONDERE IL LUSSO (ANCHE) CON IL MADE IN ITALY
Dimenticate il consumatore cinese pronto a comprare qualsiasi “paccottiglia” purché abbia il logo di un brand di lusso. Oggi nella seconda economia mondiale, la classe media - in crescita ben oltre le impennate demografiche - pretende beni di lusso con elementi di design, più ricercati ed esclusivi. Secondo uno studio di Bain&Company, il mercato globale dei beni personali di lusso vale 249 miliardi, di cui la Cina rappresenta il 7% ma i cinesi valgono il 30% del totale. Per venire incontro a questa rinnovata esigenza di lusso, c’è Mei.com, una branca del gigante Alibaba che ha deciso di puntare su aziende del fashion italiano quali Valentino, Bottega Veneta, Giorgio Armani. Il progetto è stato presentato lo scorso 19 settembre a Milano. L’Executive Director Europe di Mei.com, Mattia Mor, ha commentato: «La globalizzazione presenta finalmente grandi opportunità per il Made in Italy: la nuova classe media cinese non vede l’ora di poter acquistare prodotti di lusso italiano, originali, in stagione e anche a prezzo pieno». L’e-commerce in Cina è molto più sviluppato rispetto alla media globale e sta diventando lo standard di acquisto.
Consulenza
EY: decolla il fatturato. In Italia +10% Ricavi globali a 31,4 miliardi, 65.000 nuove assunzioni e oltre 2 milioni di nuove richieste di lavoro EY ha annunciato un fatturato globale di 31,4 miliardi di dollari per l’anno fiscale che si è concluso lo scorso 30 giugno, con una crescita di oltre il 7%. Si tratta del settimo esercizio consecutivo che si chiude con il segno “+”. Merito, tra le altre cose, dei significativi investimenti in innovazione e trasformazione
Imprese
Le nuove sfide per il cfo nell’era digitale XL Congresso Nazionale ANDAF: a Perugia il 27 e il 28 ottobre si parla di futuro Futuro, una parola che evoca scenari che verranno, ma che in realtà vengono costruiti nel presente. Il XL Congresso Nazionale ANDAF ha l’obiettivo di fare un punto delle principali e più interessanti innovazioni in corso nel sistema delle imprese. Un tema che verrà sviluppato a Perugia il 27 e il 28 ottobre, con innumerevoli
digitale, ma anche in intelligenza artificiale, robotica e analytics. Mark Weinberger, Global Chairman e CEO, commenta i risultati con soddisfazione: «Abbiamo raggiunto ancora una volta una solida crescita globale, nonostante il difficile contesto economico. In un mondo in continuo cambiamento i clienti si affidano a EY per una consulenza qualificata». I ricavi nell’anno fiscale 2017 hanno registrato la crescita più elevata nell’area AsiaPacifico (+11,3%) mentre Europa, Medio Oriente, India e Africa hanno avuto un incremento dell’8,6%. L’Italia, con investimenti
nelle nuove tecnologie e in formazione, ha performato meglio degli altri paesi dell’area, facendo registrare un +10% e un fatturato di 640 milioni di euro. Infine, nel 2016 il personale è cresciuto a livello globale del 7,3%, raggiungendo 250.000 occupati, di cui più di 5.000 in Italia, con oltre 65.000 nuove assunzioni e oltre 2 milioni di domande di lavoro.
testimonianze artistiche e culturali. Il viaggio nel futuro inizierà con un percorso d’eccezione nel mondo della pittura italiana, con la guida del professor Vittorio Sgarbi: la sera di giovedì 26 visita alla mostra “da Giotto a Morandi”, per ammirare capolavori artistici e culturali. All’apertura dei lavori, immersione nell’evoluzione digitale, con testimonianze provenienti dal mondo della finanza, della mobilità integrata e della trasmissione delle energie rinnovabili. Nel pomeriggio si farà una panoramica sull’internet delle cose che è la nuova frontiera della connessione, si parlerà di sicurezza dei dati e dell’evoluzione del ruolo del CFO nell’era del digitale e
della robotica. Di ritorno dal mondo digitale e connesso, visita all’azienda di Brunello Cucinelli, dove i partecipanti al convegno verranno ospitati per la cena di Gala. Un luogo d’eccezione, in cui si tornerà a una dimensione naturale e “slow” diventando parte – per una sera – del suo affascinante progetto creativo. Gli argomenti della seconda giornata di lavori vedranno come tema principale alcune modalità di integrazione tra i nuovi strumenti tecnologici e lo sviluppo di nuove idee creative. Ospiti di rilievo porteranno le loro testimonianze sulle principali innovazioni nel campo della distribuzione e del digital manufacturing. A seguire si parlerà dell’algoritmo della collaborazione, un difficile equilibrio tra connessione e disintermediazione, e di Intelligenza Artificiale, valutandone opportunità e impatti per il CFO. Last but not least, il filosofo Umberto Galimberti, che ha lungamente esplorato il rapporto tra essere umano e tecnologia, illustrerà come questi presupposti si legano al tema dell’incompetenza con risvolti sulla politica e sulla democrazia.
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L'escalation del fatturato Authos 200.000
182.000
180.000 151.000
160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0
115.000
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dicembre-13
31%
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proiezione 2017
SFIORARE IL KO, GUARIRE, VOLARE LA STORIA VINCENTE DI AUTHOS STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE
Una vicenda da manuale, che si propone davvero come modello per chi “vuole farcela”: è la storia dell’Authos, concessionaria Ford leader in Italia che ha però alle spalle una storia difficile, di grande debito e poche performance. Il cambio di marcia si è giocato tutto sul terreno commerciale, con l’innovazione più avanzata, che ha cambiato le capacità di vendita dell’azienda. Al centro, l’iniziativa di un nuovo manager, arrivato da fuori. Ad attestare il tutto un’escalation di risultati che appare davvero unica nel suo genere.
Tramortiti dalla crisi, e dopo un difficile ma buon accordo con le banche, la società fa una scelta decisiva: l’innesto di un top-manager dalle grandi capacità commerciali, che fa decollare il fatturato di Luigi Orescano
È
una storia ai confini del “mito americaGruppo Ifas, un aggregato multibrand inseno”, che incrocia competenze professiodiato nel Nord Ovest ed in Lombardia, che nali, sfida imprenditoriale, visione strateginell’insieme arriva a raggiungere negli anni ca e un pizzico di fortuna: la ristrutturazione successivi un fatturato di circa 700 milioni. aziendale di Euromotor, una concessionaria Poi, purtroppo, un brusco risveglio: il merd’automobili Ford di Torino – dal 1997 decato dell’auto entra in crisi, rapidamente e nominata Authos - non solo ha salvato un’aprofondamente e dal 2010 in poi il gruppo zienda ma l’ha trasformata in un’impresa Ifas deve intraprendere un processo di rimodello, con performance d’eccellenza a strutturazione che coinvolge naturalmente livello europeo. Una riconversione da cui anche Authos. La concessionaria nel dicemimparare. Ma andiabre 2010, perfeziona LA CONCESSIONARIA DI TORINO, NEL mo con ordine. con il ceto bancario DICEMBRE 2010, PERFEZIONA CON IL La Società nacque nel una convenzione CETO BANCARIO UNA CONVENZIONE 1973 dalla fusione di ristrutturazione DI RISTRUTTURAZIONE tra le concessionarie nell’ambito di un piafondate già negli Anni '50 da Renato Argono di risanamento preparato in base all’ex nauta. Partì bene, posizionandosi da subito art. 67 della Legge fallimentare. Nel 2012 (per volumi di vendita ed area geografica Authos uscì dal Gruppo Ifas passando sotto coperta), ad alto livello in Italia. Si mosse il controllo diretto della famiglia Loccisano; con determinazione e iniziò ad aggregare e successivamente, ma sempre a seguito concorrenti radicandosi massicciamendel peggioramento della crisi del settore, te nel territorio torinese e incrociando la dovette aggiornare l’accordo fatto pochi Ford come produttore automobilistico di mesi prima. Finchè, a causa dell’ulteriore riferimento. Nel settembre del 2004, una peggioramento della crisi del settore, sotprima svolta: la Società entra a far parte del toscrisse un ulteriore aggiornamento della
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STORY-LEARNING
Francesco Di Ciommo, direttore commerciale di Authos
convenzione, sempre nell’ambito della procedura già aperta. Dopo una serie di modifiche della compagine societaria, finalizzate a semplificarla e potenziarla, la vera svolta gestionale: arriva un nuovo direttore commerciale. Si chiama Francesco Di Ciommo, e non è un manager di primo pelo. Ha maturato un’esperienza professionale pluriennale a carattere internazionale in seno ad importanti gruppi automobilistici, ricoprendo ruoli di responsabilità in varie aree gestionali, dal controllo di gestione, al marketing strategico fino all’area commerciale. Se è vero che esistono gli uomini-squadra, quelmobilistico permanente all’interno di una li che con il loro tocco di palla cambiano le realtà in cui la Società gode della massima sorti di una partita, o addirittura di un camvisibilità nel contesto commerciale numeponato, ebbene: Di Ciommo si è rivelato, in ro uno in Piemonte e tra i primi in Italia: il Authos, esattamente di questa pasta. La sua centro commerciale Shopville Le Gru. Visti azione fa cambiare passo all’azienda, che gli ottimi risultati conseguiti e la continua si mette a macinare fatturato, fino a triplie persistente crescita di volumi di vendicarlo in tre anni, passando dai 55 milioni di ta e fatturato (di gran lunga superiore alla euro del 2013 (con un totale di 2.091 veicoli media del mercato), oltre che il rispetto dei nuovi venduti) ad un parametri finanziari AUTHOS È BALZATA AL PRIMO POSTO fatturato triplo, 151 previsti e sottoscritNELLA CLASSIFICA DEI DEALER FORD milioni di euro nel ti nella convenzione IN ITALIA, GRAZIE ALLE INNOVAZIONI 2016 (con un totale con le banche, nel NEL MARKETING STRATEGICO di 6.644 veicoli nuovi corso del 2016, con il venduti). Authos balza al primo posto nella supporto dell’advisor finanziario RSM Italy classifica dei dealer Ford in Italia, sulle ali nella persona del partner Luca Basso e con di una serie di innovazioni nel marketing il supporto legale del professor Marco Aielstrategico e nella comunicazione, tra cui lo, Authos avanza la richiesta di risoluzione emerge lo Smart Lab, il primo progetto in della convenzione bancaria del 2014 stipuItalia di creazione di uno Showroom autolata nell’ambito della procedura fallimenta-
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NEL CORSO DEL 2016, CON IL SUPPORTO DELL’ADVISOR FINANZIARIO RSM ITALY, AUTHOS CHIEDE E OTTIENE DALLE BANCHE DI RISOLVERE I PATTI re, attraverso la presentazione di un nuovo piano industriale e di una nuova manovra finanziaria basati sul consolidamento di questa innovazione di strategia commerciale, che garantisce il raggiungimento di risultati capaci di configurare l’avvenuto completo risanamento della società in una condizione di mercato per il quale non si prevedono sostanziali modifiche. L’uscita dalla convenzione bancaria colloca l’Authos tra le poche realtà nazionali che, in un contesto di mercato in cui la ripresa economica è ancora prudente e la fiducia dei consumatori è migliorata ma resta titubante, intraprendono il percorso inverso assumendo, nei confronti del ceto bancario, con il ritorno in bonis della stessa.
MILLER STORY-LEARNING
Per i modisti brasiliani Milano è “place to be” Circuito Moda Milano: 30 imprese del fashion in visita. Un progetto formativo e strategico per accrescere competenze e gusto in vista della competizione su un mercato sempre più sfidante di Elisa Stefanati
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A DESTRA PAUL RENDA, CEO DI MILLER
tenze e know-how da poter rapidamente a San Paolo a Milano, per imparare i replicare nelle proprie realtà di business. La segreti della moda e della comunicafiliera in Brasile, alla fine del 2016, è arrivata zione: è quanto hanno fatto dal 9 al 15 a rappresentare la seconda industria del Paesettembre, 30 aziende brasiliane del settore se, con più di 33 mila aziende e 1,5 milioni di fashion, visitando nel capoluogo lombardo persone impiegate. Segnali positivi sono arriprimarie case di moda e imprenditori di settovati anche dalla 44° edizione della San Paolo re e seguendo sessioni formative presso lo Ied Fashion Week, tenutasi in agosto 2017, che ha - Istituto Europeo di Design, la scuola internaevidenziato un rinnovato clima di fiducia da zionale operante nel campo della formazione parte delle aziende e un positivo rilancio dei e ricerca, specializzata in design, moda, arti consumi. visive e comunicazione. A fare da capofila e «Il progetto è stato sviluppato su Milano, città ad aggiudicarsi l’organizzazione del progetto dinamica ed eclettica a livello internazionale, formativo per le 30 aziende brasiliane, Mile prevede un interesler Group, che opera LA FINALITÀ DEL PROGETTO sante “Itinerary LearinternazionalmenERA QUELLA DI SVILUPPARE ning Experience - ha te attraverso le sue UN PERCORSO FORMATIVO spiegato Paul Renda, aziende nel campo FOCALIZZATO SU TREND DI SETTORE Ceo di Miller e condella consulenza prosigliere nel direttivo G.I. di Assolombarda. fessionale, strategica e dell’amministrazione. “Quest’anno il numero di aziende è raddoppiaLa finalità del progetto era quella di sviluppato. Nel frattempo Miller ha proposto lo stesso re un percorso formativo focalizzato su trend format anche ad altre associazioni internaziodi settore, visual merchandising e nuove stranali di Paesi quali Usa, Canada, Lettonia, Cina, tegie distributive ed è stato organizzato per Russia, anche del settore design. «Il format conto del Cin (Centro Internacional de Neoffre l’opportunità alle aziende di godere di gócios-Fiec), in partnership con Confederação uno shock formativo importante, fruito tra Nacional da Indústria (Cni) e Agência Brasileil’altro mixando parte teorica e pratica». Le ra de Promoção de Exportações e Investimenaziende sono state accompagnate presso Guctos (Apex-Brasil). ci, Tod’s, Brian&Berry, Coin per approfondire Il percorso formativo è stato strutturato da inizialmente i megatrends del settore e focaMiller al fine di permettere alle aziende parlizzare l’attenzione sul visual merchandising tecipanti la possibilità di sviluppare compe-
per poi visitare direttamente le imprese e studiare l’impatto della digitalizzazione sul canale distributivo e l’evoluzione del comportamento d’acquisto da parte dei consumatori. «Il progetto, dopo le precedenti edizioni su New York, è stato svolto per il secondo anno consecutivo su Milano grazie alla sua rinnovata centralità nel panorama internazionale – ha spiegato Karina Frota, coordinatrice della missione e Direttore per lo sviluppo internazionale dell’associazione delle aziende brasiliane - in un momento abbastanza complesso per le nostre aziende è importante riuscire a trovare ispirazione in una città cosi dinamica». Il comune denominatore delle nostre attività è la promozione del Made in Italy e delle sue eccellenze settoriali - ha proseguito Paul Renda - tuttavia credo che la cosa funzioni molto bene perché a questi elementi agganciamo ingredienti quali: verticalizzazione/integrazione sulle filiere, visione internazionale, networking. «L’idea con Miller è partita qualche anno fa, ed era quella di creare un hub di servizi dedicato al mercato delle PMI al fine di affiancarle nel percorso di efficientamento«» , ha concluso Paul Renda, “nel tempo abbiamo aggregato una serie di servizi più ampi come fisco e lavoro, aggiungendo quelli strategici, come l’internazionalizzazione.
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STORY-LEARNING
Arte e passione per un business che fa volare le foto d'autore
SOLO ARTISTI IN EDIZIONE LIMITATA E GARANTITA DAI 50 EURO AI 100 MILA
Pompeo Locatelli e la sua Alidem, una start-up del bello che vuole portare nel mondo (e ha già iniziato) il meglio della fotografia artistica: «Crescita di valore nel tempo e un gran diletto nella vita» di Sergio Luciano
S
icuramente diventerà una case-history di business, ma è nata e resterà per sempre, nel cuore del suo artefice, una storia d’amore: l’amore per l’arte figurativa. Fin da ragazzo, la pittura; oggi, diversamente ragazzo, la fotografia, con Alidem, incredibile start-up milanese specializzata nella selezione, produzione e commercializzazione di opere fotografiche in edizione limitata che Pompeo Locatelli ha fondato due anni e mezzo fa e che sta facendo decollare in tutta Europa. Le due passioni che ha voluto coltivare Locatelli, quella per i dolci – farli, sopraffini, più che mangiarli, e donarne in beneficenza il ricavato – e quella per l’arte, le ha condivise con la sua compagna, 46 anni di matrimonio e di comunione intellettuale forte. “Dolci e arte sono nel mio vissuto”, conferma lui, tra i più stimati consulenti d’affari d’Italia, nato commercialista, giunto fino ad avere oltre cento professionisti in studio, oggi raffinato e selettivo solista della consulenza e del business. “E io credo che l’arte debba essere per tutti, l’ho sempre pensato”, continua, “ed è sempre stato un principio profondo in me, come la passione per la pasticceria, visto che sono nato in un bar pasticceria, ed oggi i miei dolci sono il mio modo di aiutare il prossimo. Con i primi risparmi conseguiti attraverso la professione, ho investito in arte. Nel ’73, a 33 anni, ho cre-
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ato Litoinvest, in un certo senso la mamma di Alidem: facevamo litografia, edizioni limitate di firme come Campigli, Fiume, Longaretti, Miccioli, Carrà, pittori che erano già o sono poi diventati famosi. Anche allora volli mettere in gioco mettere le mie competenze di natura economico finanziaria: ricordo una joint-venture con la Banca Provinciale Lombarda del Gruppo Pesenti, che in un’epoca in cui le banche facevano solo le banche, ebbe l’intuizione di affiancarci, offrendo di ritirare entro un
anno le opere, restituendo i soldi ai clienti, naturalmente garantita da noi”. Dunque oggi Alidem, in collaborazione con i più autorevoli critici d’arte, seleziona autori già quotati o in forte crescita, solo fotografi professionisti, valutandone il percorso artistico, e stimandone le prospettive di mercato. Ad oggi, ne ha cento in “scuderia”. Di questi cento ha acquistato i diritti perenni ed esclusivi di alcune opere, al massimo dieci per ciascuno, e ne produce edizioni limitate: da nove a 30
Nella pagina accanto, Pompeo Locatelli e, in basso. “La bellezza delle oche”, di Graziano Perotti. Qui a destra, “Campo”, di Marco Siracusano; in basso, “Landscape”, di Marco Siracusano.
esemplari, la misura entro la quale il mercato mondiale del settore parla di “esemplari originali”, e non di “multipli”: perché, spiega Locatelli, “le nostre sono prevalentemente foto uniche, firmate dall’autore e garantite da noi, con un certificato che attesta la tecnica, la qualità di stampa e l’edizione, corredate inoltre da un ologramma, depositato presso il registro dei Brevetti e Marchi comunitari, posto sul retro della stampa fotografica che non si può rimuovere senza rovinare la foto...”. Falsari, ciao. Sarà un business? Lo sta già diventando: “Le quotazioni delle fotografie d’autore lievitano nel mondo”, dice Locatelli: “In Italia siamo ancora gli inizi ma in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti sono avanti di 10-15 anni. Il mio obiettivo è portare Alidem in Borsa nel giro di un biennio (l’azienda, tra l’altro, conta già una trentina di collaboratori, ndr), capitalizzare il progetto e lanciarlo nel mondo. E poiché ritengo che nell’era di Amazon il retail vada
scelte per garantire nitidezza, naturalezza, ricreinventato, ecco: Alidem sta selezionando chezza dei toni e delle sfumature e, insieme, degli art-advisor che portano il prodotto, e lo stabilità del colore nel tempo. illustrano, a casa dei collezionisti”. I prezzi variano su una gamma larghissima: Locatelli, chiaramente, si diverte come un la “soglia” d’accesso bambino a inventa«COLLEZIONARE SIGNIFICA nell’universo iconico re messaggi d’arte DARE ESPRESSIONE TANGIBILE di Alidem è bassa, con sempre nuovi con le DEL NOSTRO GUSTO E DELLA 50 euro si porta a casa sue mostre - dal 15 NOSTRA SENSIBILITÀ» un “Pixel”, un’immanovembre al 15 digine quadrata, in cornice, bellissima. Con la cembre alla Triennale - e continue variazioni linea “Art-a-porter” si sale a quota 100-150 sul tema, sia nelle soluzioni tecniche che nelle euro, con fotografie da arredo. Tra i 300 e i proposte commerciali. I processi di stampa, 5000 euro le foto della linea “Fine art”; fino ai ad esempio, e le carte: pregiate, rare, uniche, prodotti esclusivi, gli “Alidem Case”, con capolavori fotografici, 4 immagini da collezione, da museo, confezionate in scatole pregiatissime, con guanti in seta bianca per maneggiarle, che possono costare anche centomila euro. “In questo mondo di finanza esagerata”, osserva Pompeo Locatelli, “dove, investendo, rischi di ritrovarti un pugno di mosche, con l’arte hai comunque un asset. Quando individui l'artista emergente puoi avere una straordinaria crescita di valore, e comunque un diletto bellissimo nella tua vita. Per questo Alidem crede nella ‘fotografia per tutti’: fotografia a trecentosessanta gradi, che sappia appagare l’esigenza di bellezza di ognuno. E sosteniamo chiunque voglia iniziare una sua collezione, perché collezionare significa dare espressione tangibile del proprio gusto e sensibilità”̀. Anche i commercialisti hanno un’anima...
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STORY-LEARNING
App addio, arriva il chatbot che ti dà le risposte a voce La software house Comarch, combinando le tecniche di intelligenza artificiale più avanzate, ha messo a punto un'assistente virtuale in grado di rispondere a qualunque quesito di Alessandro Luongo
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all’apprendimento dei dati raccolti nelle intehiedere direttamente a un software razioni con gli utilizzatori (e-learning). invece che consultare un’applicazione. È la soluzione informativa innovativa La rivoluzione è dietro l'angolo ideata da Comarch, fra le maggiori software I chatbot saranno insomma in grado di fornihouse d’Europa, per simulare la conversaziore un servizio clienti analogo a quello umano, ne con un utente in rete. Come? Tramite teccon una notevole riduzione di tempo e denaniche d’intelligenza artificiale quali deep learro rispetto a quanto richiesto dal personale ning, text mining, elaborazione del linguaggio classico. Uno studio recente della società Junaturale. Il funzionamento è semplice: basta niper Research nel commercio al dettaglio, pronunciare direttamente o inviare un mese-commerce, tecniche bancarie e assistenza saggio al software per averne una risposta. sanitaria, indica difatNon occorre scaricaNON OCCORRE SCARICARE NULLA. ti che, entro il 2022 re nulla e nemmeno IL FUNZIONAMENTO È SEMPLICE: BASTA gli assistenti virtuali aprire account, o essePRONUNCIARE DIRETTAMENTE O INVIARE aiuteranno a risparre esperti d’intelligenUN MESSAGGIO AL SOFTWARE miare oltre 8 miliardi za artificiale. Volete ad di dollari l’anno. I temi trattati vanno dalle esempio acquistare un paio di scarpe online previsioni del tempo agli acquisti alimentao un altro oggetto? Invece che visitare un sito ri, passando per le consulenze finanziarie o i web o aprire una delle numerose app, potresuggerimenti per una vita migliore. Da cosa te conversare direttamente con l’assistente dipenderà il loro successo? «Senza dubbio virtuale del negozio, vivendo un’esperienza dall’elevato utilizzo di piattaforme per l’invio simile alla visita di un punto vendita fisico. La di messaggi da parte dei consumatori e dall’asoluzione informatica chatbot è dunque un’efvanzamento nello sviluppo dell’intelligenza ficace alternativa alle icone e ai menù come artificiale» risponde Maciej Wolański, CTO e metodo principale d’interazione uomo-macCapo del Reparo Ricerca e Sviluppo, Divisione china. Non solo. Le competenze dell’assistenServisi Finanziari, Comarch. «In sostanza, le te virtuale si amplieranno man mano grazie
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COMARCH VISTA DA VICINO Fondata nel 1993 a Cracovia, Polonia, Comarch è fra le maggiori software house in Europa con oltre 5000 dipendenti in tutto il mondo e più di 3000 progetti conclusi con successo con le principali istituzioni internazionali. Financial Services, con venti anni di esperienza nel settore, è la sua divisione specializzata nello sviluppo di software e sistemi IT per le più importanti istituzioni finanziarie che operano nei mercati banking, insurance e capital markets. Ampio il portafoglio di clienti, che spazia dalle compagnie di assicurazione, ai broker, banche, fondi d’investimento e di previdenza in oltre trenta paesi. Per citarne alcuni: UniCredit, Société Générale, BNP Paribas, Ergo, Oney, Allianz. applicazioni mobili, a causa di fattori come i negozi sovraffollati, scarsa diffusione, e coinvolgimento insufficiente da parte dei clienti, non ottengono un successo tale da giustificarne l’utilizzo». Insomma, le App sarebbero in una fase calante, di leggero declino. E così, secondo la società di consulenza strategica internazionale Gartner, i nuovi assistenti personali arriveranno ad interessare fino al 20 per cento delle interazioni effettuate tramite smartphone entro il 2019.
UNA GUIDA PER FINANZE SANE
QUESTA SOLUZIONE INFORMATICA È L'ALTERNATIVA PIÙ EFFICACE ALLE ICONE E AI MENÙ Personal advisor preparati e... discreti I chatbot nel frattempo si diffondono sempre più in ambito finanziario. Nel campo della gestione patrimoniale, in particolare. «Una volta raggiunto il livello d’intelligenza richiesto – riprende Wolański – ci solleveranno dal peso legato alle difficoltà di amministrazione dei nostri capitali sul lungo periodo. In altre parole, dovranno pensare e agire per i loro interlocutori, offrendo spunti, riflessioni e idee per aiutarli a mantenere una situazione finanziaria ottimale». Per arrivare a questo livello, gli assistenti virtuali dovranno elaborare e sintetizzare enormi quantità di dati, condivisi dai soggetti assistiti. Solo allora sarà possibile ricevere servizi molto mirati. Come l’elaborazione di un profilo comportamentale
Si chiama Devra e permette di utilizzare il display della tua televisione per aiutarti a pagare le bollette, o visualizzare i dati finanziari che osserverai indossando occhiali VR. E farà lo stesso quando sarai alla guida della tua automobile, senza distrarti nemmeno un attimo, mentre controlla il tuo budget
domestico o il portafoglio d’investimenti. Devra è un’interfaccia a controllo vocale basata sull’intelligenza artificiale in grado anche di anticipare le necessità finanziarie e obiettivi dell’utilizzatore. Risponde subito, appena interpellata, con modi gentili e talvolta spiritosi. Usi Facebook? Lo fa anche
l’interfaccia, sempre come assistente virtuale. Prevista all’inizio per lo smartphone, può invece essere avviata in maniera automatica su un’ampia gamma di dispositivi differenti. E guida i clienti digitali ai migliori consigli in campo finanziario. Per la versione demo scrivere a finance@comarch.com
be di ampliare i confini della “conoscenza del del cliente, e l’offerta d’investimento personacliente”, ma sempre nel rispetto di un’adegualizzata basata sugli interessi individuali e preta privacy. Nella fase iniziale gli assistenti virferenze, sugli eventi della sua vita; e ancora: la tuali garantiranno tuttavia solo funzioni base, guida al bilanciamento del portafoglio o l’esecome le informazioni cuzione degli ordini. GLI ASSISTENTI VIRTUALI POSSONO sul portafoglio e gli ag Ma perché dovremELABORARE ENORMI MASSE DI DATI E giornamenti. Le nuove mo interloquire con OFFRIRE ANCHE CONSULENZE "AD HOC" un assistente virtuale IN AMBITO FINANZIARIO E PATRIMONIALE scelte saranno sviluppate gradualmente. invece che con uno E, va rilevato che le decisioni finanziarie più in carne e ossa? Spiega sempre Wolański che complesse saranno sempre affidate e delegate «sarebbe impossibile da parte di un consulena un consulente reale. Le relazioni personali te fisico gestire una mole di dati del genere, fra il personale bancario e gli utenti non sono non solo per il numero, ma perché il cliente, difatti sostituibili, così come lo sforzo del sinun po’ paradossalmente potrebbe trovare golo consulente per garantire un’esperienza più agevole “confidarsi” con un chatbot». Una positiva al cliente. La piena automazione non è nuova soluzione applicata al campo bancariorealizzabile o, perlomeno alquanto complicafinanziario, dunque questa, che permetterebta da introdurre. Lo sviluppo dell’intelligenza IL CHATBOT artificiale, tuttavia, annuncia la realizzazione CHE CONVIENE di dispositivi che acquisiranno una parte della Uno studio della nostra responsabilità. E così, nel mondo della società Juniper finanza, il chatbot è già considerato come un Research nel affidabile robotadvisor che conosce il profilo commercio al dettaglio, personale, finanziario, di comportamento e rie-commerce, schio del cliente. In grado di adeguarsi ai vari tecniche bancarie e assistenza bisogni e obiettivi, ma soprattutto, anticiparli. sanitaria, indica A questo livello è dunque possibile adottache, entro il 2022 gli assistenti re una ragionevole quantità di A.I. Per finire, virtuali aiuteranno citando Forrester Reaserch, «gli assistenti a risparmiare oltre virtuali sono come semi: una volta piantati ri8 miliardi di dollari chiedono una quantità adeguata d’interazioni l’anno con l’utente finale per crescere».
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STORY-LEARNING FOOD&WINE
Birra, gli italiani spillano meglio. lo sanno anche in Germania L’azienda Celli ha da raccontare una storia lunga oltre 40 anni nata da un’idea “casuale”. Oggi è leader mondiale e ha triplicato il fatturato, oggi a 100 milioni, in soli 5 anni di Marco Scotti
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LA COLONNA THE BULL REALIZZATA DA PININFARINA, SOTTO LO SPILLATORE GRUPPO FIAMMA
uali sono i maggiori frequentatori delche vanno da Coca Cola ad Heineken passanla riviera romagnola? I tedeschi. E che do per Carlsberg, con un management di comcosa bevono? Birra alla spina. Allora provata esperienza internazionale. perché in Italia continuiamo a dare loro solSi è poi aggiunta «una strategia di acquisizioni tanto le bottiglie? Devono essere state queste molto mirata – come racconta Mauro Galavotle domande che Goffredo Celli si è posto in una ti, Ceo del gruppo – che ha portato a compracalda estate del 1974 sulla Riviera. All’epoca re nel 2015 ADS2, nel 2016 Cosmetal, leader i tedeschi già frequentavano assiduamente le europeo negli impianti di erogazione acqua, coste romagnole, ma non riuscivano a trovare e a maggio 2017 Agram, che realizza pompe la loro bevanda di elezione, la birra alla spina tradizionali per le birre artigianali». Un altro per l’appunto. Così, l’imprenditore parte alla driver su cui puntare è quello dell’IoT, l’involta della Germania insieme al fratello per ternet delle cose, che consente di monitorare capire le tecniche di funzionamento. Quando i gli impianti e di attuare la cosiddetta “manudue tornano in patria, tenzione predittiva”. OGGI IL GRUPPO È UNO DEI TRE hanno il know-how Un occhio, poi, viene PLAYER PIÙ IMPORTANTI A LIVELLO GLOBALE, CON CLIENTI COME necessario per riuscirivolto anche all’amHEINEKEN, COCA COLA E CARLSBERG re a realizzare gli spilbiente: le bibite conlatori. La realtà si afferma rapidamente e fino sumate tramite i dispositivi di spillatura hanal 2012 continua una storia fatta di imprendino un impatto inferiore dell’80% rispetto ai tori illuminati e di multinazionali tascabili. Nel soft drink in bottiglia. Un aspetto importante 2013 la svolta: si passa dai 32 milioni di fattuè anche quello dell’estetica: alcune colonnine rato dell’anno precedente ai 100 previsti per il da birra sono state disegnate da Pininfarina 2017 e da 100 a 400 dipendenti. Celli rimane per un motivo preciso: «Se pensiamo a come come socio di minoranza, ma cede la maggiosi sta evolvendo il consumo dei locali – spiega ranza a un fondo di private equity, Consilium ancora Galavotti – ci accorgiamo che ci sono Sgr, specializzato nell’acquisire aziende di sempre più strutture dal design e dall’arredo questo tipo. La strategia è aggressiva ma funsofisticato. Noi lavoriamo molto sulla tecnoloziona: un player riconosciuto a livello internagia che il consumatore non vede, ma tutto ciò zionale viene fatto espandere fino a diventare che sta sopra il bancone deve essere adeguato. uno dei tre leader del mercato, con clienti big Non per niente il nostro pay-off è: “Celli, ita-
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lian design for better drinking”». In conclusione, uno sguardo al futuro: da una parte, la scelta di investire nelle cosiddette “casette per l’acqua”, quei distributori che si trovano soprattutto nei piccoli comuni e che mettono a disposizione dei cittadini acqua purificata a un costo ridottissimo (in genere, 5 centesimi al litro). Dall’altra, la necessità di essere “cittadini del mondo”, con filiali già operative a Singapore e Mosca e investimenti continui in Africa e Sud America, con crescita a doppia cifra e con un posizionamento sempre migliore. Per quanto riguarda l’Italia, il business su cui puntare è quello degli erogatori per il mercato domestico, magari realizzati su scala condominiale invece che per singola abitazione, in modo da offrire a tutti gli inquilini acqua naturale e gasata sempre pura e a prezzi molto contenuti.
STORY-LEARNING
Limoni La Gardenia, dal “baratro” alla rinascita Fabio Pampani è diventato amministratore delegato del gruppo LLG nel 2011, quando l’azienda era prossima al fallimento. Ora sta per festeggiare la fusione con il colosso Douglas di Marco Scotti
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FABIO PAMPANI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI LLG
«È stata una scommessa con una probabilità e si volesse tratteggiare la figura madi successo di 50 a 1 – racconta ancora l’amnageriale di Fabio Pampani, amminiministratore delegato di LLG -. Siamo partiti stratore delegato del gruppo Limocon un’azienda che perdeva quasi 4 milioni di ni-La Gardenia, c’è un aspetto da cui non si EBITDA e ci siamo dovuti rimboccare le mapuò prescindere: la sua passione per il mondo niche per cercare di risanarla, seguendo due retail. Un amore nato oltre 25 anni fa quando strade separate ma necessarie». Il primo perPampani, napoletano di nascita, ha iniziato la corso è stato quello, ovvio, della riduzione dei sua carriera nel gruppo Coin come aiuto diretcosti: 100 negozi sono stati chiusi, grazie a un tore. «Facevo il commesso – racconta il CEO di accordo con i sindacati che è riuscito a ridurre LLG con una punta di orgoglio – e non me ne al minimo gli esuberi. Nel contempo sono stati vergogno affatto. Negli anni ’90 il gruppo Coin rinegoziati gli accordi in essere con i fornitori. era una scuola di retail, un’esperienza straorParallelamente, Pamdinaria in un’azienda LA FUSIONE TRA LLG E DOUGLAS pani e il suo team hanche è sempre stata, DOVREBBE ESSERE DEFINITIVA no deciso di modificaalmeno per i primi 15 ENTRO LA METÀ DI NOVEMBRE re il posizionamento anni della mia carrieSI ASPETTA L’OK DELL’ANTITRUST dell’azienda. «Siamo ra, a gestione familiadovuti uscire dal mondo del mass market re. E anche dopo, con l’ingresso dei fondi di e abbiamo lanciato la sfida all’e-commerce. private equity, è rimasta un’esperienza straVisto che non potevamo battere i colossi del ordinaria che mi ha permesso di arrivare fino web con la leva del prezzo, abbiamo iniziato a alla direzione generale di OVS e, soprattutto, offrire ai nostri clienti una serie di trattamenti di “farmi un nome”». “extra” che non potevano trovare online. Mi riUn nome che torna utile nel 2011, quando il ferisco, per esempio, alle epilazioni, al trucco, fondo Orlando, che ha rilevato Limoni e La alla cura per le unghie che forniamo nei nostri Gardenia, due brand della profumeria che negozi e che vanno ad ampliare un’offerta che, sono ben oltre il baratro. Le banche premono, in un mondo difficile come quello del retail, è e il fondo Orlando decide di giocare, come ultila vera chiave di volta». ma carta, quella del rimpasto dei vertici, chiaOggi LLG è un gruppo solido che ha saputo mando proprio Fabio Pampani.
IL COMMERCIO È IL PRIMO DATORE DI LAVORO IN ITALIA DOPO LO STATO, MA TROPPO SPESSO LO DIMENTICHIAMO prendere il meglio dai due brand, Limoni e La Gardenia, e che si appresta a fondersi con uno dei due colossi europei nel settore beauty, il gruppo Douglas. Per la definitiva “stretta di mano”, dopo la firma del preliminare, secondo il management si dovrà aspettare non oltre la prima metà di novembre, dopo che l’Antitrust avrà svolto tutte le indagini di prammatica per verificare che non vi siano irregolarità. «Quello che nessuno dice – prosegue Pampani – è che il settore del retail sta vivendo una crisi continua di cui nessuno si ricorda. I dati che vedono la ripresa tengono conto degli stranieri, soprattutto russi e cinesi, che sono top spender e che ci permettono di avere il segno “+”. Ma senza di loro? Siamo il primo datore di lavoro italiano dopo lo Stato. Se domattina dovesse esserci una crisi del mondo industriale o bancario, i tg e i giornali avrebbero materiale su cui scrivere per mesi. Ma nessuno ha ancora detto che il commercio è il più grande mercato del lavoro privato, perché ci sono soprattutto piccole imprese con tre o quattro dipendenti, e la loro crisi non fa notizia. Abbiamo impiegato vent’anni per liberalizzare le licenze, mentre la Francia ci è arrivata nel 1988. Siamo l’unica nazione europea che non ha scuole e università sul commercio. Come pensiamo di tutelare questo settore?».
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STARTUP-TELLING, C’E’ FALLIMENTO E FALLIMENTO E’ come un «mantra» che si sente ripetere ad ogni pie’ sospinto: chi fa startup non deve aver paura di fallire, dietro i grandi «unicorni» americani c’è sempre qualche tentativo fallito. Belle parole ma, in Italia, solo parole, Chi in Italia fallisce, anche se nel modo più incolpevole, per il sistema finanziario diventa un appestato. Questione di normativa, certo, scritta eccessivamente «dalla parte» dei creditori. Ma anche di mentalità.Dura a cambiare.
ALLE STARTUP ITALIANE MANCA UN PO’ DI VOGLIA DI RISCHIARE Simone Offredo e Francesco Scrufari hanno saputo prendere il meglio dall’Italia e dai paesi anglosassoni, costruendo un piccolo “impero”. Ma le difficoltà per chi vuole innovare in Italia rimangono moltissime di Marco Scotti
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are startup, innovare, essere imprendollari e che aveva ricevuto 118 milioni di ditori di se stessi. Tutte parole molto dollari di finanziamento ma che ha chiuso belle ma che nel tessuto economico italiano i battenti nei mesi scorsi per la carenza di rischiano di avere ben poco peso. Quello che acquirenti per il loro elettrodomestico. Di manca nel nostro paese, infatti, è la propenesempi ce ne sono molti, e possono essere sione al rischio e, perché no, perfino al falletti sia come un surplus di aziende innolimento. Secondo dati aggiornati a gennaio vative, sia come una propensione al rischio 2017, il 92% delle che, nel nostro paese, IL 92% DELLE STARTUP TECNOLOGICHE startup tecnologiche non riesce a prendella Silicon Valley STATUNITENSI FALLISCE. NEL 2017 SONO dere piede, sia come AUMENTATE LE AZIENDE CHE, ANCHE SE fallisce. E nei nove una eccessiva valo“LIQUIDE”, HANNO CHIUSO I BATTENTI mesi del 2017 sono rizzazione di idee aumentate le aziende che hanno chiuso. Ma astratte che, poste di fronte al mercato, non attenzione, non si parla di piccole realtà che rendono come auspicato. D’altronde, alzi non riuscivano a sostenersi, ma di progetti la mano chi sarebbe disposto a imbarcarsi che avevano ricevuto oltre un miliardo di in un’operazione che ha un tasso altissimo dollari e che sono poi collassati per diversi di fallimento, oltretutto dovendo farsi stramotivi. Come nel caso di Juicero, una startup da in una giungla di norme e di burocrazia che aveva progettato una centrifuga da 400 che rende difficilissimo accedere ai finan-
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STARTUP-TELLING
Nell’altra pagina i fondatori di Ulixe Simone Offredo (a sinistra) e Francesco Scrufari. Qui a destra un fumetto visto sul tablet grazie alla app Visionbooks
ziamenti, cosa che invece negli Stati Uniti è decisamente più semplice. Fortunatamente, qualcosa si muove: dal 1° gennaio di quest’anno, infatti, è diventato possibile per le aziende innovative ricevere un finanziamento e decidere in un secondo momento se tramutarlo in equity o rimborsare l’investitore, cosa che prima non era contemplata e che di fatto legava mani e piedi degli imprenditori che si trovavano costretti a “drogare” le proprie performance per soddisfare gli investitori. Ancora, non va dimenticato il meccanismo di retribuzione che vige in Itaparte e dall’altra: è il caso di Simone Offredo lia rispetto a quello statunitense: nel nostro e Francesco Scrufari, due piemontesi che paese, infatti, è possibile ricevere stock opnel 2001 hanno fondato Ulixe, azienda nata tion dell’azienda innovativa in cui si lavora inizialmente per fornire software gestionali soltanto dal 1° gennaio scorso, mentre nee CRM (ovvero piattaforme per la gestione gli USA è un meccanismo ormai rodato che della clientela). I due all’epoca avevano 23 abbassa i costi fissi per gli imprenditori e, e 24 anni e faticavano a trovare credito – in soprattutto, lega a doppio filo i dipendenti tutti i sensi – presso le banche e il mercato. con i risultati aziendali. Il problema più conPerfino l’assunzione di personale qualificasistente, però, è l’accesso ai finanziamenti: to è un problema: nell’Italia dei “giovani” mentre negli Stati Uniti, soprattutto nella 50enni, chi si fida di due che hanno poco zona della Silicon Valley, c’è un sistema conpiù di vent’anni? Ma nonostante queste difsolidato che prevede business angels, fondi ficoltà, Ulixe continua a crescere e, nel 2010, d’investimento, consulenti legali e acceleraaggiunge alla filiale torinese anche una sede tori d’impresa, in Itamilanese. Due anni LUMYER È LA SECONDA APP CON PIÙ lia la situazione è in più tardi viene preDOWNLOAD SU GOOGLE. DI RECENTE una fase più embriosentato sul mercato ANCHE FORBES NE HA PARLATO, MENTRE nale: perché gli acceVisionbooks, vera IN ITALIA SE NE SA POCO leratori non esistono “svolta” per l’aziene gli incubatori, come quello del Politecnico, da, non tanto dal punto di vista economico, non entrano nel merito del business model, quanto piuttosto per le possibilità che spama si limitano a giudicare la tecnologia; perlanca: Visionbooks è una app che consenché la finanza italiana, ancora “bancocentrite l’animazione di contenuti editoriali su ca” si concentra molto più sulla sostenibilità tablet e che viene notata dalla UCLA, che la del progetto che sulla possibilità di sviluppi inserisce nel progetto GAP. Ma finanziarsi futuri; perché le norme sono ancora comnell’anno della grave crisi sul debito italiano plicate e difficilmente intellegibili. Per cadiventa problematico, e per questo Francepire quanto profondo sia il solco tra Italia sco e Simone decidono di aprire una sede in e Stati Uniti, è utile parlare con chi conosce UK, prima, e negli Stati Uniti poi. A Los Anentrambe le realtà ed è capace di apprezzargeles, capitale mondiale dell’entertainment, ne le peculiarità, cogliendo il meglio da una nasce Visionborne Inc. Nel 2015 viene lan-
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ciata Lumyer, una app di photo editing che ha avuto un enorme successo a livello globale – ripresa di recente dalla rivista Forbes – e che, nel 2016, è stata la seconda app più scaricata in ambiente Google. Lumyer è la cartina al tornasole della bontà della ricetta dei due soci fondatori: quando ancora non c’era alcun prototipo, ma solo l’idea primigenia, un fondo valuta l’azienda 1,5 milioni e offre di entrare con 450.000 dollari ricevendo in cambio il 30%. I due soci rifiutano e vanno avanti, dimostrando che la loro idea può valere molto di più. Oggi, quindi, Offredo e Scrufari hanno letteralmente un piede in Italia – che hanno deciso di non abbandonare nonostante le evidenti difficoltà – e uno negli Stati Uniti e danno lavoro a 260 dipendenti nelle cinque sedi complessive (tre in Italia, una a Londra e una a Los Angeles). Oltre a Visionbooks e Lumyer, che vivono di vita propria, Ulixe continua a fornire servizi diversificati alle imprese, utilizzando tre diverse branch: Ulixe Technologies srl, partner di Oracle, fornisce consulenza su Project Management e supporto applicativo; Ulixe Solutions srl, che offre consulenza per i mondi Microsoft, IOS e SAP; Ulixe Europe Ltd, che fornisce consulenza ICT su misura per il settore finanziario e per i servizi CRM per società con sede in UK, Irlanda, Europa del Nord e centrale.
STARTUP-TELLING
N26, la banca per smartphone conquista anche il nostro Paese La startup che offre servizi finanziari digitali innovativi corre in Europa, dove ha già conquistato mezzo milione di clienti e si espande nel mercato italiano di Elisa Stefanati N26 È LA PRIMA E PIÙ GRANDE BANCA
MATTEO CONCAS, GENERAL MANAGER DI N26 ITALIA
cario che tutela i depositi». Siete una start up che sta crescendo molto CON GRANDE SUCCESSO. velocemente anche in Italia. La ricetta? Ma grazie a quale innovazione? «Abbiamo recentemente conquistato la so«N26 è una neo banca on line, nata in Gerglia dei 500.000 clienti con un incremento mania come startup fintech berlinese, ed di 200.000 solamente negli ultimi 5 mesi. oggi operativa in 17 Paesi europei», risponQuesta crescita è stata resa possibile prinde il general-manager per l’Italia, Matteo cipalmente dal passaparola dei clienti già Concas, «E’ la prima banca on line d’Eurofidelizzati. In media, N26 cresce a un ritmo pa, per smartphone, con licenza bancaria di 1.500 clienti al giorno. Tra i fattori chiacompleta, che sta ve alla base della noL’OBIETTIVO CHE CI SIAMO POSTI È ridefinendo gli stanstra crescita, oltre a QUELLO DI DIVENIRE NEI PROSSIMI ANNI dard del settore. Ha semplicità e velocità, LA BANCA MOBILE LEADER PER disegnato una app anche l’abbattimento I CLIENTI DIGITALI DI TUTTA EUROPA per il conto corrente, dei costi. In Italia oggi caratterizzata da semplicità d’uso, velocità e è un fattore competitivo». sicurezza. La parola in codice è “Fun”: il proPerché siete sbarcati qui in Italia? cesso per l’apertura di un nuovo conto cor«Nel mercato italiano, l’81,6% della popolarente richiede solo otto minuti e può essere zione maggiorenne con accesso ad Internet completato interamente da smartphone. I ha un conto corrente ed il 73,8% di questi clienti possono inviare denaro istantaneagestisce un conto in modalità “mobile banmente in pochi click ai loro amici e contatti king”, ma esiste un’ampia area di mercato via email o sms. La nuova tecnologia all’ache pur usando abitualmente Internet, non vanguardia garantisce tutti i servizi finanè abituato ad includere i servizi finanziari. A ziari: dall’apertura di un conto corrente, questi utenti siamo interessati e se a magtramite i-Phone, in tutta Europa, ai servizi di gio i clienti Italiani erano 10.000 , l’obiettivo credito, pagamento, e risparmio; dai servizi è arrivare a 50.000 entro fine 2017, ma il assicurativi, agli investimenti. Inoltre, aventrend è ampiamente incoraggiante. I clienti do ricevuto la licenza bancaria dalla Bce, i di N26 provengono da 170 diverse nazioni depositanti di N26 sono garantiti fino alla e utilizzano le loro carte in 207 Paesi diffesomma di 100mila euro dal fondo interbanrenti per transazioni in 143 valute. Oggi il MOBILE IN EUROPA. ED È SBARCATA IN ITALIA,
40% dei clienti ha un’età superiore ai 35 anni. Nel nostro Paese, terzo mercato dopo Germania e Francia, stiamo lavorando per semplificare sempre di più le procedure grazie ad aggiornamenti costanti. I nuovi servizi sono erogati con la collaborazione di partner facendo diventare N26 una vera e propria piattaforma finanziaria. N26 è stata fondata all’inizio del 2013 da Valentin Stalf e Maximilian Tayenthal. In due anni ha registrato una crescita esponenziale in 17 paesi: Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna e al momento impiega 290 dipendenti. E’ disponibile su Android, su iOS e su desktop. Ha ricevuto più di 55 milioni di dollari da fondi quali Horizon Ventures, Battery Ventures e Valar Ventures, in aggiunta ai membri del consiglio di amministrazione di Zalando, EarlyBird Ventures e Redalpine Ventures». Ma una banca mobile può essere affidabile e sicura? «La sicurezza è regolamentata dalle procedure di audit di Bundesbank, dalle policy di sicurezza informatica e della PSD2, la nuova direttiva europea sui servizi di pagamento, che mira a promuovere lo sviluppo di un mercato interno dei pagamenti al dettaglio efficiente, sicuro e competitivo, rafforzando la tutela degli utenti dei servizi di pagamento, sostenendo l’innovazione e aumentando il livello di sicurezza dei servizi di pagamento elettronici». Mentre realizziamo questa intervista lei è tra i relatori all’assise di Unicom. Perché ha scelto di essere qui? «L’obiettivo è quello di divenire nei prossimi anni la banca mobile leader per i clienti digitali di tutta Europa e vogliamo far conoscere il più possibile la realtà innovativa di N26: è anche per questa ragione abbiamo aderito all’edizione 2017 del Forum di Unicom, intitolato quest’anno’Il futuro fa 40’, intervenendo come relatori alla tavola rotonda del Convegno sugli scenari della comunicazione nei prossimi 40 anni».
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STARTUP-TELLING
Tra cash-back e passaparola il marketing cambia marcia Cliente Ok è una start-up che è nata tra Arezzo, Siena, Perugia e Terni su un’idea del tutto innovativa: email-marketing e sconti spendibili in un network di Luigi Orescano
È
MARCO DI CESARE
una sfida non banale, attorno a un’ivolge, deliberatamente snobbando la grandea vincente, in sé non del tutto de distribuzione. Dunque il cuore dell’idea nuova ma talmente ben rielaborata è presto detto. Anziché dare punti fedeltà e arricchita rispetto agli archetipi da cui si ai clienti, gli si dà cash-back: cioè soldi veri, muove (e avere premesse solide è peraltro spendibili subito. Inoltre, seconda idea, atun bene) da porre le premesse di un succestraverso una piattaforma web che esiste già so potenzialmente internazionale: si chiama – www.clienteok.com - il consumatore può cliente Ok, ed è un incrocio di marketing traaccumulare i suoi crediti in denaro e andardizionale e marketing innovativo, di logiche seli a spendere dove vuole in tutti i negozi digitali e competenze analogiche, insomma, che aderiscono all’iniziativa. E non basta: se una bella ricetta, che il singolo cliente che IN QUESTA FASE, CLIENTE OK c’è da augurargli rieentra nel network STA “ARRUOLANDO” sca al meglio. presenta altri clienSIA DETTAGLIANTI L’idea è di Marco Di ti, non viene pagato CHE CONSUMATORI Cesare, un gioviale (come accade nel diaretino non di primo pelo, che ha passato i scutibile mondo del multilevel marketing) primi 51 anni della sua vita – c’è da supporma incamera una piccola quota dei buoni re che abbia iniziato in fasce - a occuparsi d’acquisto in denaro che spetta ai nuovi appunto di marketing, anche territoriale: clienti presentati. In questa fase, Cliente Ok ma proprio dalla gavetta. La sua idea parte sta “arruolando” sia dettaglianti che consuda un presupposto: i programmi di loyalmatori. Infatti offre vantaggi anche ai detty, ovvero di fidelizzazione, della clientela, taglianti: ovvero, campagne pubblicitarie sono ormai la regola nel largo consumo, ma dal valore di migliaia di euro, quasi gratis: li usano tutti e non riescono più, salvo ecce30 euro al mese, per la precisione (come 6 zioni, a “fare la differenza”. Inoltre, prescinpacchetti di sigarette, per chi ancora fuma). dono da quella potente molla di vendite che Campagne di email-marketing indirizzate a è la prossimità: lo è ovunque, anche negli tutti i consumatori del network. E’ evidente Stati Uniti, ma tanto più in Paesi come l’Ila forza potenziale del circolo virtuoso che talia, dove il territorio è ricchissimo di detsta partendo. Poniamo che in una determitaglio tradizionale e diversificato. E infatti nata zona aderiscano al network 100 negozi Cliente Ok a questo genere di dettaglio si rie 10 mila consumatori: i 100 negozi aderen-
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UN NETWORK DI NEGOZI CHE FA SCONTI UTILIZZABILI IN TUTTI GLI ALTRI ESERCENTI SOCI ti, saranno promozionati presso i 10 mila consumatori; i quali, concentrando i loro acquisti presso quegli esercenti e non gli altri, incamereranno sconti che potranno spendere presso tutti e 100 gli esercenti. Evidente il vantaggio dei consumatori; ma evidente anche quello degli esercenti che, in cambio di un piccolo sconto, si procureranno una clientela molto più vasta di quella che può arrivare da un “passaparola” di tipo tradizionale, perché la raggiungeranno con una garbata ma puntuale pubblicità gratuita. Più in dettaglio: Di Cesare e il suo coequipier Marco Cannelli hanno creato il bacino-mail di partenza illustrando la loro idea ad una serie di associazioni che si vedono coinvolte nella possibilità di assicurare ai loro soci un consistente vantaggio economico. Lo sconto che gli esercenti riconosceranno ai consumatori tesserati è dunque un cash-back su ogni acquisto, pari al 4% che il cliente sborsa al momento, ma si ritrova in tasca. Di questo 4%, un quarto - l’1 per cento del valore degli scontrini - resta a Cliente Ok, che deve pur campare. L’altro 3% viene ripartito tra chi acquista e il presentatore che l’ha fatto aderire al network. La rete di vendita che sta reclutando gli esercenti da una parte e i consumatori finali dall’altra sta muovendosi già con ottimi risultati in quattro province: Arezzo, Siena Terni e Perugia.
STARTUP-TELLING
La “vecchia” startup che compara i prezzi La lombarda 7Pixel ha inventato 15 anni fa il comparatore Trovaprezzi.it. Non teme la concorrenza di Amazon e offre ai dipendenti un luogo di lavoro sostenibile e un welfare di ultima generazione di Marco Scotti
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ell’epoca della sharing economy, dei colossi di Internet che scandiscono il ritmo circadiano dei loro dipendenti cronometrando le loro prestazioni e chiedendo risultati sempre più difficili da raggiungere, esistono ancora imprenditori illuminati pronti a offrire ai lavoratori luoghi di lavoro sostenibili e welfare aziendali da fare invidia ai paesi del Nord Europa? La risposta è sì. Per trovare una realtà di questo tipo basta recarsi a Giussago, in provincia di Pavia, e chiedere di 7Pixel, azienda italiana leader nel settore della comparazione dei prezzi e dello shopping online attraverso il motore di ricerca Trovaprezzi.it. Un sito che attualmente ha 13 milioni di utenti unici al mese, con quasi 15 milioni di offerte che provengono da 3.500 negozi differenti. Le visualizzazioni di pagina ammontano a circa 80 milioni al mese, un numero che ha fatto di Trovaprezzi.it un’eccellenza tale da entrare, nel 2015, nel Gruppo MutuiOnline, operatore leader nel mercato italiano nei crediti e nei servizi assicurativi. Ma come nasce 7Pixel? «Grazie a una piccola banca locale, la Cassa Rurale Artigiana di Binasco – racconta Nicola Lamberti, Ceo dell’azienda – che nel 2002 aveva deciso di fare un bando per il territorio. All’epoca la
SOPRA, LA SEDE DI 7PIXEL A GIUSSAGO. A DESTRA, NICOLA LAMBERTI, CEO DELL’AZIENDA
parola startup non era così invalsa, dopo la bolla delle cosiddette ‘dot com’ c’era grande prudenza. L’idea era di realizzare un portale per l’istituto di credito e quindi 7Pixel nasce come webagency». All’epoca, i cinque fondatori si sono mossi con cautela: solo uno di loro ha abbandonato il suo lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla realizzazione del progetto, ovvero un comparatore di prezzi che inizialmente doveva essere venduto a grossi portali. Solo che nessuno se la sente di acquistare questo motore di ricerca, e così i cinque decidono di gestirselo da soli. OGNI MESE SU TROVAPREZZI.IT 80 MILIONI DI VISUALIZZAZIONI DI PAGINA, CON QUASI 15 MILIONI DI OFFERTE DA 3.500 NEGOZI
Tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004 salgono a bordo altri tre soci, mentre oggi lavorano tra le 130 e le 140 persone, divise tra Giussago, Varese e Madrid. Lamberti dice chiaramente di non temere la concorrenza di Amazon: «Su Trovaprezzi si può trovare molto di più e a un prezzo più basso, perché noi mappiamo l’intero mercato, non soltanto le aziende che lavorano con il colosso di Bezos». Un tema molto caro a 7Pixel è quello del
rispetto per l’ambiente e del welfare aziendale. «Dobbiamo cercare, in tutte le scelte che facciamo, di massimizzare il valore per tutti e non solo per noi. Per questo la nostra sede è interamente ecosostenibile, con pannelli solari che non solo bastano a soddisfare il nostro fabbisogno energetico, ma generano anche un surplus di circa il 20%; abbiamo eliminato l’uso della plastica dai distributori automatici. Per lo stesso motivo abbiamo sviluppato piani di welfare che comprendono attenzioni particolari per mamme e papà, con flessibilità sugli orari lavorativi e un contributo da 200 euro per gli asili nido. E ancora: abbiamo previsto un aiuto per i libri scolastici e durante le chiusure invernali ed estive delle scuole apriamo centri di aggregazione per bambini. Infine, sul tema della mobilità, abbiamo offerto biciclette elettriche in comodato e installato colonnine per il rifornimento del metano». Qualche imprenditore storce il naso e accusa 7Pixel di “viziare” i propri dipendenti. Ma non sarà un caso se, per tre anni consecutivi, l’azienda è stata votata come Best Workplaces di Great Place to Work, una medaglia di cui andare fieri.
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STARTUP-TELLING DIGITAL
IL DATA CENTER DI WIIT. A DESTRA, L’AMMINISTRATORE DELEGATO ALESSANDRO COZZI
Crescere del 20% all’anno grazie al cloud per le imprese Wiit è un’azienda italiana specializzata in servizi di private cloud e ha il record di certificazioni SAP. Quotata all’AIM da giugno, continua ad assumere ed è pronta a conquistare anche i mercati di Germania e UK di Marco Scotti
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icavi in crescita del 23%, EBIT Adjudie e grandi dimensioni. «In Italia – racconta sted su del 76%, cassa in attivo per Alessandro Cozzi, amministratore delegato 4,9 milioni. Sono i numeri – più che di WIIT – c’è un mercato ancora immaturo commendevoli – del bilancio semestrale di dal punto di vista dei servizi cloud, ma queWIIT, un’azienda quotata sul mercato AIM sto non è un ostacolo, anzi: si tratta di un e tra i principali player italiani nel mercato mercato che cresce a ritmi del 20% all’anno del Cloud Computing. Un’eccellenza italiana da circa sei anni. La resistenza a questa tipoche si è specializzata logia di gestione dei A TRAINARE IL MERCATO CLOUD NON nei servizi di Hosted dati è culturale, più Private e Hybrid SONO LE PICCOLE AZIENDE, MA I GIGANTI che tecnologica, ma IL CLIENTE MEDIO DI WIIT, OGGI, FATTURA Cloud, gestendo tutte a mano a mano che si TRA I 500 MILIONI E I 3 MILIARDI quelle applicazioni rinnova la classe di“critiche” senza le quali il business aziendarigente c’è una forte accelerazione a dotare le non può andare avanti. Un settore estrel’azienda di queste tecnologie. mamente specifico in cui WIIT ha saputo I manager non si pongono neanche più la ritagliarsi uno spazio preminente, divendomanda se si debba o meno utilizzare un tando l’azienda con il maggior numero di cloud, ma semplicemente dove posizionare certificazioni in SAP, l’applicativo che ha il i propri sistemi». D’altronde il cloud è uno monopolio – o quasi – delle aziende di mestrumento più sicuro dei server in house e
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consente una migliore continuità nel servizio. Inoltre, anche se non è questo il motivo principale per cui si ricorre a questa tecnologia, ha anche costi minori rispetto ai modelli tradizionali di conservazione dei dati. E questo vale soprattutto per le Pmi. A sorpresa, però, a trainare il mercato non sono le piccole aziende, come si poteva credere inizialmente, ma i giganti. Il cliente medio di WIIT è passato, negli ultimi due anni, da un fatturato medio tra i 100 e i 500 milioni a ricavi compresi nella forchetta 500 milioni – 3 miliardi. E questo, ovviamente, si riverbera anche sui conti di WIIT, che ha commesse sempre più “sostanziose”. «I risultati della semestrale – continua Cozzi – sono lusinghieri ma anche largamente attesi. Questo perché nel nostro business abbiamo un’alta prevedibilità dei flussi di cassa avendo commesse pluriennali. E siamo ottimisti anche per il 2018, visto che l’ordinato sta andando molto bene». WIIT si è quotata sul segmento AIM di Borsa Italiana nei primi di giugno di quest’anno con un prezzo di collocamento di 45 euro per azione. Oggi il valore è ben oltre i 55 euro. Grande interesse è stato riscontrato da parte del mercato anglosassone, che ha fatto pervenire quasi metà delle richieste per il capitale azionario collocato. L’aumento di capitale è stato non perché i conti della società avessero bisogno di ossigeno (tutt’altro), ma perché si sta rendendo necessaria una strategia di espansione all’estero. I riflettori sono puntati su Germania e UK, e i prossimi mesi saranno decisivi per la scelta del paese in cui espandersi. Intanto, però, WIIT continua ad assumere. A fronte di una forza lavoro attualmente intorno alle 100 unità, si sta cercando di implementare soprattutto la rete di vendita: «Siamo – conclude Cozzi - un po’ indietro rispetto alla nostra tabella di marcia con le assunzioni di figure commerciali, ma siamo molto – forse troppo – selettivi. Sul versante tecnico, invece, continuiamo un ampliamento costante dei dipendenti nell’ordine dei 10-15 nuovi assunti ogni anno».
Centro Servizi Immobiliari. Dove la grande tradizione è orgogliosa del suo futuro. «Vedo l’inserimento dei miei figli in azienda – precisa Loretta Lazzarini, titolare del Centro Servizi Immobiliari - come un incrocio virtuoso tra la mia esperienza ormai ventennale e l’innovazione portata dalle nuove generazioni. Il mio desiderio è che la mia azienda sia sempre più immersa nel cambiamento. L’ingresso dei miei figli ha contribuito a far sì che il Centro Servizi Immobiliari sia sempre più un’impresa 4.0. Ed in questo senso il confronto generazionale è oggi la premessa necessaria per un salto di qualità, con la tecnologia come elemento imprescindibile per le aziende proiettate nel futuro, come vuol essere il Centro Servizi Immobiliari».
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VITA DA MANAGER Sono sempre più importanti nelle aziende, più importanti per la vita della collettività: i manager. Sono strapagati e iperstressati. Economy dedica in particolare a loro le pagine che seguono. E in questo numero l’approfondimento si concentra sul rapporto tra le (loro) donne e il denaro.
128 MANAGER ALLO SPECCHIO MIRCO CRESPI, ELISABETTA PASCUCCI E ALBERTO MISSIRONE
TRA IL DENARO E LA DONNA LA LIASON (SEMBRA) IMPOSSIBILE Una ricerca del Museo del Risparmio di Torino con Intesa Sanpaolo fotografa una realtà sconcertante: il 21% delle donne italiane non ha nemmeno un conto corrente bancario. E agli investimenti pensa l’uomo. di Elisa Stefanati ibertà ed indipendenza delle donne pensioni più basse, ma restano anche un passano per il portafoglio, ma in matepasso indietro quando si tratta di decidere ria finanziaria oltre ad un grande divario di come gestire i risparmi. Sono i dati emergenere, le donne dimostrano scarsa propensi nell’ambito del dibattito intitolato “Donsione al rischio e problemi di autostima nel ne e denaro: una relazione impossibile?” misurarsi con il tema del denaro. La gestioall’interno del programma “Il tempo delle ne del denaro in famiglia è ancora prevadonne” il festival-inchiesta del Corriere lentemente delegata della Sera - giunto «SIN DA BAMBINE, LE DONNE all’uomo; è l’uomo a quest’anno alla sua DIMOSTRANO MENO FAMILIARITÀ gestire i rapporti con quarta edizione- che CON IL PORTAFOGLIO il mondo finanziario con 100 eventi e 200 E LA PROPENSIONE AL RISCHIO» e gli investimenti. Sin ospiti in tre giorni da bambine, le donne dimostrano meno faha condotto una grande inchiesta su temi miliarità con il portafoglio e la propensione di attualità alla Triennale a Milano. L’inal rischio. Risultato: non contro - moderato dalle giornaliste Maria solo a parità di mansioLuisa Agnese e Rita Querzè - è stato l’ocne sono pagate meno, in casione per presentare una ricerca inedita tutto il mondo e hanno del Museo del Risparmio di Torino e Intesa Sanpaolo. Secondo l’indagine, il 21% delle donne italiane non ha un conto corrente, la L’ AUTRICE, ELISA STEFANATI
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VITA DA MANAGER
Accanto, Giovanna Paladino, direttore del Museo del risparmio. Sotto, Claudia Segre, presidente Global Thinking Foundation. Nella pagina a fianco, in alto Martina Colombari, già Miss Italia, e, sotto, da sinistra, Roberta Gatti di Banca Profilo e Alessandra Orlando, segretaria dei bancari della Cgil
percentuale sale al 26,4% al Sud. Gli uomini invece solo l’8,7%. E’ vero poi che 4 donne su 10 dicono di essere loro ad amministrare le entrate familiari, ma in realtà si riferiscono a spese legate alla quotidianità di cibo, vestiario, bollette. Gli investimenti sono curati esclusivamente dagli uomini nel 55,2% dei casi. C’è un divario di genere molto difficile da colmare. Il 63% delle donne Italiane ha un reddito inferiore al marito, al compagno, al padre. E’ sempre l’uomo ad occuparsi della dichiarazione dei redditi (60 per cento contro il 44,5% delle donne) ed è l’uomo ad amministrare le entrate di famiglia (57,1 per cento contro il 41,2% delle donne). La situazione migliora se si considerano le donne laureate e soprattutto le più giovani, quelle nella fascia fra i 25 e i 44 anni, dove il
IL 63% DELLE DONNE HA UN REDDITO INFERIORE AL MARITO O AL PADRE livello di bancarizzazione è allineato a queltion, (la Fondazione che persegue finalità di lo degli uomini. pubblica utilità e solidarietà sociale legate Molti problemi si potrebbero risolvere alla all’educazione finanziaria) e tra le relatrici radice inserendo l’educazione finanziaria dell’incontro «ed io ho sono cresciuta con il nei programmi scolastici- ha sottolineato lessico finanziario che sentivo parlare in caGiovanna Paladino direttore e curatore del sa,che mi ha trasmesso – come un mandatoMuseo del Risparquello di restituire a LE DONNE NON PENSANO mio- per far sì che mia madre il valore ALL’ACCUMULO, IL DENARO È ogni individuo sia in di quell’ indipendenUN VETTORE ECONOMICO, NON grado, sin da piccolo, za, anche economiRAPPRESENTA UN VALORE IN SÉ di capire l’importanca che mi era stato za del denaro e la sua corretta gestione. «Il trasmesso». Alessandra Orlando, segretaMuseo del Risparmio incentiva enormeria generale della Fisac Cgil in Lombardia, mente le iniziative che possono “educare” i il sindacato che rappresenta i dipendenti più piccoli al tema del denaro, questo li renbancari ha evidenziato un altro aspetto: il de adulti più abili nella gestione». fatto che le donne deleghino la gestione del «A casa mia non c’erano riviste femminidenaro è influenzato in parte dal fatto che li, ma quotidiani finanziari, spiega Claudia guadagnano meno degli uomini, ma anche Segre, presidente Global Thinking Foundaperché le donne tendono ad accontentarsi e questo non va bene perché se la capacità reddituale femminile non diventerà pari a quella degli uomini, non sarà possibile fare passi in avanti. Nessuna delle donne intervistate dalla ricerca ha mai chiesto un aumento di stipendio. «Un problema dunque – ancora una volta- in termini di autostima?» ha rilanciato la giornalista Maria Luisa Agnese. «Un minimo di propensione al rischio è necessaria» ha concluso Alessandra Orlando. «Le donne non pensano all’accumulo, il denaro è un vettore economico, non rappresenta un valore in sé assoluto, ma per i servizi ed i beni che consente di acquistare e godere. Quan-
A CASA MIA NON C’ERANO RIVISTE FEMMINILI MA FINANZIARIE
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A NOSTRO FIGLIO TREDICENNE INSEGNIAMO IL VALORE DEL LAVORO do ho iniziato il giro delle sartorie – ha spiegato Stella Jean, fashion blogger- ero spinta più dalla volontà di realizzare un sogno più che da un plus economico». Sul palco per la prima volta insieme poi Martina Colombari e Billy Costacurta. Lui – ha raccontato la coppia- controlla le bollette e fa spegnere le luci. Al figlio 13enne «che –dicono - ha tutto» insegnano il valore del lavoro e della fatica. Ma esiste un modo femminile di muoversi nella finanza? Come ragionano le donne quando investono? Da dove partire per incentivare una cultura finanziaria “femminile”? Lo abbiamo chiesto a Roberta Gatti Private Banking di Banca Profilo S.p.a. L’approccio della donna nei confronti del denaro e della gestione di esso - spiega Roberta Gatti - varia molto in funzione di innumere-
voli fattori tra i quali status (nubile o coniugata), estrazione sociale, età, professione, maternità, mille sfumature accumunate da una tendenza molto conservativa insito nella donna stessa. La donna poi si avvicina con maggiore sicuPER INCENTIVARE UNA CULTURA FINANZIARIA “FEMMINILE” È FONDAMENTALE IL RUOLO DI BANCHE ED ISTITUZIONI FINANZIARIE
rezza a settori finanziari conosciuti, come moda, cosmetica ed e-commerce. Per incentivare una cultura finanziaria “femminile” è fondamentale il ruolo di banche ed istituzioni finanziarie stesse. «La Banca per cui lavoro ha promosso, in collaborazione con ValoreD (la prima associazione di grandi imprese create in Italia
per sostenere la leadership femminile in azienda) , una community economica tutta al femminile, Profilo D, che ha finora coinvolto più di 200 persone che hanno potuto condividere opinioni, esperienze, interrogativi legati alla gestione del patrimonio personale o degli interessi familiari». «Preservare il capitale e assumere un rischio basso è il must femminile quando si parla di investimenti finanziari. “Prudenza” è il primo concetto che associo al modo femminile di muoversi nel mondo finanziario». «La tutela del capitale è nella maggior parte dei casi l’obiettivo principale di una donna che investe i propri risparmi», conclude la Private Banker: «La predilezione è per prodotti assicurativi e piani di accumulo perché la preoccupazione è quella di poter garantire capitale ai figli».
PRESERVARE IL CAPITALE E AVERE UN RISCHIO BASSO È IL MUST FEMMINILE 127
VITA DA MANAGER DIRIGENTI ALLO SPECCHIO
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Mirco Crespi «I manager imparino da Leonardo a dare valore all’estetica» Gli uomini fanno sempre più attenzione alla salute ed alla cura della bellezza. A cosa si deve questo fenomeno?Pochi potrebbero rispondere meglio di Mirco Crespi, project manager di Miromed Group, azienda che sviluppa, nel mondo, marchi e prodotti per estetica, oral care e canale farmacia. «Negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale il numero di cosmetici appositamente dedicati all’universo maschile. Se fino a poco tempo fa era solo la donna a “dover essere bella”, ora anche per l’uomo un aspetto curato può svelare dettagli importanti anche su identità e personalità alla ricerca di un nuovo equilibrio, comprendente, anche e soprattutto, la propria immagine, l’ aspetto fisico, il carattere, all’interno di un nuovo concetto di eleganza che porta a privilegiare il giusto mix di accessori, offrire a tutti la migliore rappresentazione di se stesso. Di qui la scelta, obbligata, di una vasta gamma di cosmetici ed integratori “dedicati” esclusivamente all’uomo». Nel settore cosmesi, l’export 2017 è in accelerazione positiva: questo ha influenzato anche le sue scelte strategiche? «Negli ultimi 50 anni le quote export sono cresciute esponenzialmente, e l’Asia sta guadagnando quote significative tra le preferenze di destinazione dell’export cosmetico Italiano. Il gruppo che rappresento è titolare di diversi Brand nelle categorie dispositivi medici di classe 2A / 2B / 3; integratori alimentari e cosmetici.
INTERVISTE A CURA DI SUSANNA MESSAGGIO QUI A FIANCO NELLA FOTO
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Un imprenditore aperto al mondo come Mirco Crespi sceglie per sè: 1. Il nuovissimo Iphone X a partire da 1189 €; 2. Yachts Prestige (prezzo a richiesta); 3. il mare della Sardegna appena può, e quando è lontano Acqua di Sardegna Maijda Man - Eau De Parfum 50 Ml 45,00 €
Nella nuova frontiera del beauty svettano gli integratori da bere, ora anche in versione “ for Men”: ad esempio Be Filler Beauty drink è un integratore a base di acido ialuronico, peptidi da collagene e vitamina C da sciogliere in acqua e da bere per idratare e nutrire la pelle, che come sappiamo, è il nostro organo più grande e, al pari, di una pianta, va curata, “innaffiata”, nutrita ed integrata, preferibilmente dall’interno. Ma è anche il primo biglietto da visita verso l’esterno. E questo un manager lo sa. Integrare diventa dunque essenziale, per “rifornire” la pelle, apportando, dall’interno, una serie di elementi che col passare del tempo diminuiscono progressivamente». Dunque, bellezza dovrà sempre di più fare rima con benessere maschile? «Credo valga sia per la donna sia per l’uomo, anche perché un corpo sano “diventa”, per forza di cose anche “bello”. Non occorre andare troppo indietro nel tempo, per ricordare, per esempio, la definizione di “estetica” fornita da un certo Leonardo Da Vinci, secondo cui “l’estetica è l’espressione plastica di una funzione».
Elisabetta Pascucci «Sì, gli uomini hanno scoperto la cura del corpo (e i massaggi)» La sua azienda opera, con la divisione Novaestetyc, nell’ambito dell’estetica. Com’è cambiato il rapporto degli uomini con la cura del corpo? Che fetta di mercato rappresentano e cosa chiedono? «Sicuramente negli ultimi anni si è registrata una inversione di tendenza nel rapporto degli uomini con l’estetica e la cura del corpo: secondo l’ultimo rapporto di Cosmetica Italia nel 2015 rappresentavano il 30% dei consumi sul fatturato globale del comparto bellezza in Italia, con un +2,7% rispetto all’anno precedente. Anche in istituto si riflette questa tendenza: gli uomini sono in numero crescente, sono giovani e meno giovani e, se prima chiedevano quasi esclusivamente depilazione, oggi prenotano trattamenti per il viso personalizzati, per avere un aspetto fresco e rilassato, manicure e soprattutto massaggi (rappresentano circa il 60% delle richieste). Li richiedono uomini di età compresa tra i 35 e i 65 anni, uomini d’affari in primis ma non solo, perché una volta scoperto il beneficio di un massaggio dopo una giornata stressante o prima di una riunione impegnativa, non riescono più a farne a meno. E’ infatti su questo trattamento, e sull’esperienza rigenerante che rappresenta, che si concentrano le nostre ricerche in azienda e le novità in arrivo per il 2018». Cosa dobbiamo aspettarci? «La tendenza delle aziende produttrici di device per l’estetica negli ultimi anni è stata quella di produrre macchinari che si sostituissero alle estetiste. Noi lanciamo, proprio in questi giorni con un roadshow che ripercorre l’Italia da Sud a Nord, un nuovo device dal nome evocativo, Ego, che invece di sostituirsi all’estetista la supporta nel suo lavoro, potenziando in modo rilevante e gradevole gli effetti benefici del massaggio
che si trasforma così, appunto, in una regenerating experience». Secondo una ricerca di Manageritalia, Federazione nazionale dirigenti e quadri, che prende in esame il periodo compreso fra il 2011 e il 2015, sono le donne a trainare la ripresa dell’occupazione manageriale in Italia, mettendo a segno un balzo in avanti del 17,5%. Cosa significa essere una donna manager oggi, e in particolare in un’azienda che distribuisce in tutto il mondo, Medioriente compreso? «Significa avere capacità di ‘leadership’ una dimensione più etica, umana e di condivisione. La performance dei numeri è importante per l’azienda ma si rischia di convivere tra individualismi ed egoismi che non sono soggetti produttivi in termini di valore. La donna ha la capacità di ascoltare e questo la porta a fare ciò che è meglio per il gruppo, ma in Italia necessitiamo ancora di un cambiamento culturale che favorisca il talento».
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Una manager dalle spiccate competenze sia tecniche che di marketing come Elisabetta Pascucci non può rinunciare a: 4. i libri come il suo preferito Il giovane Holden 5. al suo profumo preferito Chanel N°5 Parfum Grand Extrait, 900 ml 4386€ 6. la radiofrequenza 4 Plus di Novaclinical
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Alberto Massirone «La ricerca medica nell’estetica a nuovi traguardi scientifici» Nel 2016, nel mondo, ci sono state 13.209.539 prestazioni di medicina estetica: uno schiaffo alla crisi. Professor Massirone, lei presiede la società Italiana di Medicina estetica Agorà-Amiest: ci conferma che la medicina estetica è una realtà consolidata anche per l’uomo? «Sicuramente sì, tra le richieste di procedure di medicina estetica l’uomo è in costante ascesa. Dal 2000 questo tipo di interventi è aumentato di oltre il 200% nella popolazione maschile. Considerare la medicina estetica un lusso o un espressione di vanità sarebbe un errore: è piuttosto il mezzo per vivere in maniera adeguata la terza e la quarta età». È iniziato il countdown per la 19° Edizione del congresso internazionale di medicina estetica Agorà, uno dei più importanti in Europa. Quali novità attenderci? «La XIX edizione del Congresso, cui parteciperanno oltre 2.800 medici provenienti da 15 paesi al mondo, vedrà sessioni dedicate ad Alimentazione, dermatologia, flebologia estetica, chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica sono solo alcune delle tematiche che saranno affrontate nel corso delle giornate specialistiche. E poi incontri dedicati alla medicina termale, ginecologia estetica e medicina estetica in oncologia, e specifiche sessioni dedicate ai temi cardine come biostimolazione e rivitalizzazione cutanea, filler, adiposità localizzata e fili in medicina estetica, peeling, laser e luci, tossina botulinica, medicina rigenerativa e tutte le ultime novità di una overview mondiali». Quali i trattamenti più richiesti al maschile? «Secondo l’indagine condotta dalla Società di Medicina Estetica Agorà la procedura più richiesta dagli uomini dopo i 50 anni è la tossina botulinica, seguita da fili di sostegno
9. Un imprenditore della medicina come il professor Alberto Massirone ama: 7. scattare foto con la nuova Nikon D850, Kit completo a partire da 4599 € 8. seguire percorsi detox e di washout bevendo acqua dall’assoluta leggerezza; 9. avere gli impegni di lavoro sotto controllo grazie al supporto del suo Iphone.
e biostimolazione, per avere un aspetto fresco e riposato. Fra i più giovani, invece, la gran parte delle richieste riguarda la rimozione dei tatuaggi, seguita dai laser e dalla radiofrequenza ablativa. Negli ultimi anni si va diffondendo anche il trattamento dell’alopecia androgenetica con Prp, che va eseguito in un centro autorizzato». Medicina estetica e chirurgia estetica. Facciamo chiarezza sulle differenze? «La Chirurgia estetica agisce sull’inestetismo con interventi chirurgici, più o meno invasivi, che richiedono sedazione e un post operatorio di durata variabile. I risultati in genere non sono permanenti, ma comunque durano alcuni anni. La medicina estetica, invece, ha un approccio differente: non si limita a risolvere l’inestetismo a se stante ma prende in esame l’organismo nella sua totalità, andando a ricercare e curare le cause che hanno prodotto l’inestetismo. Noi diciamo che guarda il soggetto in modo globale e sistemico. In secondo luogo propone trattamenti mininvasivi, collaudati, che seguono linee guida molto severe e internazionalmente riconosciute».
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DOMANDE &OFFERTE Cambiano gli orientamenti al consumo e cambia il mercato. Economy vi racconta i nuovi modi di fruire di beni e servizi di prima necessità o per il tempo libero. Le nuove opportunità, ma anche i rischi o i disinganni. Per esempio quelli dei voli lowcost, sui quali, di recente, non a caso, è scoppiata la bufera. Ed è su questo tema che esordisce su Economy un’altra firma di eccellenza, Marco Liera, giornalista di lungo corso e imprenditore della formazione. (nella foto in alto, O’Leary capo di Ryanair; Nella pagina seguente, Carolyn McCall, ceo di Easyjet.
134 BULGARI NELLO SCRIGNO DI VALENZA PARLANO I LEADER DI UN MITO
136 HOME RESTAURANT QUANDO LA CENA AL RISTORANTE (O LA PAUSA-PRANZO) È A CASA DI AMICI
LOW COST, IL MITO SCRICCHIOLA. È STATO BELLO, FINCHÈ È DURATO Nel giro di un mese due esperienze illuminanti con due compagnie aeree low-cost. Nel primo caso un overbooking “singolare”, nel secondo il tentativo di non corrispondere i rimborsi dovuti di Marco Liera rima esperienza: overbooking
non partire con il volo prenotato. Le compaIl biglietto l’avevo pagato 293 euro gnie tradizionali, anche loro ormai avvezze a per un volo domestico, quindi non propriabrutalità varie, nel lasciarti a terra tengono mente low-cost, ma d’altra parte quando invece conto dell’appartenenza o meno ai viaggi per lavoro, spesso sei costretto a propri club di frequent flyers, e alle tariffe prenotare all’ultimo momento e quindi tipagate oltre che del momento del check-in picamente paghi di più. Avevo acquistato (che di solito resta aperto molto meno temanche lo speedy boarding e la sistemazione po che nelle low-cost). in “poltrona comoda” per ulteriori 17 euro Con gli altri sventurati lasciati a terra, siamo per tratta, ma anche questo non è servito stati messi a dormire in un hotel vicino all’aa farmi ammettere eroporto, e “riproteta bordo. Sulle low- PRIMA FAI IL CHECK-IN, PIÙ PROBABILITÀ ti”, quindi imbarcati HAI DI VOLARE SECONDO I PIANI. CHI cost, il criterio per il giorno dopo su una PRENOTA PIÙ TARDI PAGA DI PIÙ, MA essere “bumped” destinazione vicina a RISCHIA DI RESTARE A TERRA (lasciato a terra) in quella originaria, con caso di overbooking è quello del check-in: costi ovvi disagi. Come da regole europee, prima lo fai, più probabilità hai di volare ho ricevuto un indennizzo di 250 euro presecondo i piani. Io ho fatto il check-in tra visto in questi casi, oltre al rimborso per la gli ultimi perché ho acquistato il biglietto cancellazione di una notte in hotel che avevo solo 3 giorni prima del decollo. Da notare già pagato. Però ho capito che se volete aveche l’ultimo dei passeggeri ammessi a borre una conoscenza reale dei maltrattamenti do mi ha riferito di avere fatto il check-in 4 subìti dalle compagnie (low-cost e non) dogiorni prima del decollo. In altre parole, chi vete parlare con i dipendenti degli hotel vicicome me ha pagato il biglietto molto di più ni agli aeroporti, abituati ad accogliere più o degli altri comprandolo 3 giorni prima, era meno quotidianamente gruppi di viaggiatori già certo (ma ovviamente non lo sapeva), di disperati, con tanto di classifiche aggiornate
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DOMANDE&OFFERTE
sul grado di abbruttimento dei vari vettori.
Seconda esperienza: ritardo ingiustificato di sei ore. “Motivi tecnici”, è la misteriosa ragione per il quale il decollo del volo europeo di un’altra compagnia lowcost pagato 544 euro è stato rinviato di 5 ore e 50 (poi diventate effettivamente sei), a sole due ore dall’orario previsto, quindi senza alcun preavviso. Nell’attesa in aeroporto, nessun rappresentante della compagnia si è materializzato per dare assistenza ai 180 passeggeri in bivacco forzato. Una volta a bordo, la cosa vianti, rendendo complicata la presentaziointeressante è che nessuno dei passeggeri ne dell’istanza, e imponendo la riservatezza si è sentito di protestare per il ritardo e la a chi “miracolosamente” li ottiene. Pare che mancata assistenza con il personale della comunque questa strategia funzioni: seconcompagnia, tranne me e un altro. E a chi do una stima, ci sono più di otto miliardi di chiedeva informazioni per chiedere un insterline di diritti a indennizzi e rimborsi che dennizzo, gli assistenti di volo replicavano non sono stati mai richiesti dai passeggeri che non ne avevamo diritto. Niente di più danneggiati (*). falso. Le regole UE prevedono un indennizzo di 250 euro per i ritardi superiori alle tre La lezione che ho imparato ore non imputabili a circostanze eccezionali A proposito del personale delle compagnie, per i voli inferiori a 1500 km, più il rimborho notato che si divide in due categorie: i so delle spese sostenute in conseguenza del “convinti”, che difendono l’azienda qualunritardo. Risarcimento che ho chiesto e regoque nefandezza possa perpetrare ai passeglarmente ottenuto in seguito, ma anche qui geri, e i “disincantati”, con due “raffinatezLE REGOLE UE PREVEDONO UN che ti prendono sotze”: la prima è che il INDENNIZZO DI 250 EURO PER I RITARDI tobraccio e ti dicono form per l’indennizzo SUPERIORI A 3 ORE NON IMPUTABILI A in un orecchio che previsto per questi CIRCOSTANZE ECCEZIONALI mai nella vita voleritardi (disrupted flirebbero con la loro compagnia dopo tutto ght compensation) è disponibile solamente quello che hanno visto con i loro occhi. Mesul sito in inglese e non su quello in italiano. diamente, queste persone mi sono sembraIl secondo è che l’indennizzo è arrivato con te molto più addestrate alle vendite di varie una lettera “private and confidential”, come paccottiglie a bordo che non nella gestione se fosse una transazione “amichevole” da delle conflittualità con i passeggeri, forse un non rendere nota agli altri passeggeri che segno delle basse paghe e dei contratti “flesne hanno diritto tanto quanto me. Chiara sibili” di cui sono fortunati beneficiari/ie. in questo caso la strategia della compagnia: Le compagnie low cost hanno trionfato non quella di minimizzare gli indennizzi da corsolo e non tanto perché prendono soldi da rispondere per via del ritardo, istruendo il autorità locali, albergatori e fornitori di serproprio personale a dare informazioni fuorvizi turistici in cambio dei passeggeri che portano in località altrimenti poco raggiun(*) HTTP://WWW.DAILYMAIL.CO.UK/NEWS/ARTICLE-3362338/ THE-8BILLION-WORTH-COMPENSATION-DELAYED-FLIGHTS-GOINGgibili. Non solo e non tanto perché fanno UNCLAIMED-EUROPEAN-PASSENGERS-NOT-KNOW-REIMBURSED. soldi sulle vendite a bordo, né tantomeno HTML
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LE COMPAGNIE LOW COST HANNO CREATO UNA CLIENTELA CHE NON PROTESTA MAI perché portano come turisti a Berlino o Dublino gente che non ha mai visitato gioielli vicini a casa come Mantova o Parma. No. Le compagnie low-cost hanno trionfato perché sono riuscite in una cosa rivoluzionaria e magica, che è l’opposto di quanto prescrivono i manuali di marketing. Anziché adattarsi alle esigenze della clientela, sono riuscite a forgiare una domanda di massa che si adatta plasticamente ad attese in piedi, overbooking, costi aggiuntivi, riprotezioni, ritardi ingiustificati, spazi limitati, bagagli smarriti, rimborsi mai dati. Una moltitudine che giustamente veste in modo molto pratico per affrontare le probabili avversità, che magari mugugna ma ha rinunciato perfino a protestare, ed è poi è prontissima a studiare le tariffe con un anno d’anticipo per ripartire con la stessa compagnia perché dice che “non ci sono alternative”. Signori, massimo rispetto per le compagnie low-cost. Sono riuscite nel sogno di una moltitudine di imprenditori: modificare le caratteristiche della domanda. E ne sono conseguiti profitti a go-go. Tant’è vero che fino a oggi una possibile consolazione per chi vola low cost è stata quella di detenere le azioni delle rispettive compagnie. Le loro performances borsistiche negli ultimi 10 anni hanno surclassato gli indici dei mercati azionari e quelle dei concorrenti. Prima di volare low-cost dunque comprate un po’ di azioni della compagnia che avete scelto. Vi ripagherà dei (quasi certi) disagi.
DOMANDE&OFFERTE
LA NUOVA SEDE DI BULGARI A VALENZA PO. ACCANTO, UN MOMENTO DELLA LAVORAZIONE, RIGOROSAMENTE MANUALE, DI UNO DEI TANTI «PEZZI UNICI» DELLA MAISON. NELLA PAGINA ACCANTO, JEAN-CHRISTOPHE BABIN E DUE IMMAGINI DELLA MITICA FEDE DI BULGARI.
Grandezza francese, cuore italiano la nuova lezione dello stile Bulgari
La strategia di Lvmh per la mitica griffe del gioiello italiano sta dando risultati brillanti come gemme: «Ogni nostra creazione», spiega il Ceo Jean-Christophe Babin, «rappresenta l’eternità del valore e dei desideri» di Rita Palumbo
l piano industriale è più che ambizioso: un insediamento orafo alle porte di Valenza – la Manifattura Bulgari - che in solo sei mesi ha occupato 541 unità, destinate a diventare 700 entro il 2019, 15 hotel di lusso entro il 2025, una produzione di centinaia di migliaia di oggetti di alta gamma venduti in più di 300 negozi monomarca sparsi nel mondo, una rigorosa strategia di e-commerce. Obiettivo: rimanere leader nel mercato globale del lusso. L’operazione Manifattura, esempio di architettura avveniristica e funzionale di 15mila metri quadrati organizzati secondo i criteri Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), infatti, è molto di più di un semplice insediamento produttivo. È una vera e propria scommessa sulla gioielleria Made in Italy, “che riflette la filosofia del brand Bulgari e dell’intero gruppo LVMH: coniugare tradizione e innovazione tecno-
I
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logica, preservare il patrimonio artigianale di un’azienda, dandogli nuova linfa con la formazione di giovani artigiani, sostenendo allo stesso tempo il territorio che ha contribuito a creare quel Dna di savoir faire. Senza alcun compromesso sull’italianità”. Parola di Jean-Christophe Babin, Ceo di Bulgari dal 2013, parigino di nascita e orgoENTRO IL 2025 GLI HOTEL DI LUSSO SARANNO 15. DOPO QUELLI DI BALI, MILANO, LONDRA, SARÀ INAUGURATA UNA STRUTTURA A PECHINO
gliosamente italiano di adozione. Nel 2011, infatti, la famiglia fondatrice ha deciso di vendere al gruppo Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennessy). E anche se, per policy, il colosso francese non rilascia informazioni finanziarie separate per ciascuno dei brand che fanno parte del suo portafoglio, il fatturato del marchio italiano viene stimato cre-
dibilmente intorno ai 2 miliardi di euro. “Il successo mondiale di Bulgari sta nella capacità di rappresentare i valori più profondi del Made in Italy: storia, cultura, arte, architettura, stile, eleganza e gioia – afferma Babin – è un’azienda unica al mondo che non ha stagionalità né segue le tendenze perché ha una forte identità, che viene declinata in modo traversale in tutti i prodotti”. Ed è propria gioia quel che Babin trasmette quando parla dell’unicità di Bulgari ed anticipa che “entro il 2025 gli hotel di lusso saranno 15. Dopo quelli di Bali, Milano, Londra, sarà inaugurata a fine settembre una struttura a Pechino, ai primi di dicembre un’altra a Dubai, a metà gennaio 2018 sarà la volta di quella a Shanghai, nel 2020 quella a Mosca ed entro il 2021 ce ne saranno altri 2, location top secret. Il parco multi stellato Bulgari avrà 15 hotel entro il 2015”. In altre parole: la strategia franco-italiana
È UN’AZIENDA UNICA AL MONDO, VA OLTRE LA STAGIONALITÀ E LE TENDENZE PERCHÈ HA UNA SUA FORTE IDENTITÀ punta sul brand Bulgari non solo per il rireale. Fino ad ora il 95% degli studenti hanlancio dell’arte orafa, ma anche per l’afferno ottenuto un’assunzione. Il modello: automazione del Made in Italy e del lusso Italian nomia e responsabilità. Style globalizzato. Con una politica di reale, “Il ciclo produttivo è organizzato in 16 isole concreta e scientifica diversificazione: hoche lavorano secondo una logica di sistema tel, profumi, accessori (borse ed occhiali) spiega Nicolò Rapone, Direttore Operations e gioielli, che restano il cuore pulsante del di Bulgari Gioielli - la creatività, la manuamarchio. lità, l’intervento meccanico e il controllo La gioielleria, che al momento dell’ingresso computerizzato si sposano in modo sintoniin casa LVMH quotava il 50% del fatturato, co per ricreare in termini tecnologici l’anti“oggi è una percentuale molto più alta perca bottega orafa. La ricchezza del progetto ché un gioiello Bulgari rappresenta l’eterniè la flessibilità unita ai processi in paralletà sia del valore finanziario dei materiali, sia lo. Oggi la sfida è trovare un equilibrio tra del desiderio e dell’etradizione dell’arte L’ETÀ MEDIA DEI 541 ADDETTI DI mozione”, dice Babin. orafa e i cambiamenVALENZA È INFERIORE AI 40 ANNI, Emozioni che in terti sociali in tutto il LA METÀ VIENE DALLE SCUOLE ORAFE mini economici si tramondo”. E aggiunge: CON CUI BULGARI HA FATTO ACCORDI ducono in pezzi unici “Lo stabilimento è realizzati nel laboratorio di Roma e nella destinato ad esistere per molti decenni. produzione di centinaia di migliaia di gioAumenteranno gli spazi, raddoppieranno ielli che prendono forma nella Manifattura le macchine per far fronte alle esigenze del di Valenza, ovvero il progetto di industriamercato. Non abbiamo outlet, non abbiamo lizzazione della tradizione con lo sguardo al invenduto”. futuro e ai giovani. Il progetto Manifattura è un inno al sistema L’età media delle 541 unità lavorative attive orafo Italiano, ha già coinvolto 80 fornitori è inferiore ai 40 anni, metà degli occupati per dare ossigeno all’indotto, è un modello sono junior, ovvero ragazzi formati nelle formativo concreto per i giovani “plus strascuole orafe con cui Bulgari ha fatto accordi tegico del progetto” afferma Rapone, “ai di formazione. Dalle scuole passano all’Acquali si insegna a coniugare la manualità cademy Bulgari per la specializzazione per alla tecnologia, grazie ad un algoritmo che poi arrivare, se “promossi”, alla produzione governa il processo produttivo: determina
l’urgenza, indica le competenze, la schedulazione, la scadenza dell’ordine. Ogni orafo ad inizio turno sa quel che deve fare e consegna il prodotto a fine giornata, con la responsabilità del controllo dell’intero processo e il monitoraggio fase per fase.”. Un esercito di creatività e precisione. Un progetto alla ricerca del talento italiano. Un’operazione che crea valore e costruisce autorevolezza per l’intero settore orafo.
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DOMANDE&OFFERTE
Home restaurant se a cena fuori il conto si paga all'amico
Un fenomeno in fortissima crescita che deve essere normato, mediando tra la spinta "conservatrice" degli esercenti e il desiderio di innovazione e socializzazione degli utenti di Silvana Delfuoco
tra loro sconosciuti si incontrano grazie alla mediazione di piattaforme digitali. Un mercato talmente in crescita da costringere il legislatore a intervenire per mettere ordine nella materia.
Una legge in fieri a prossima volta venite da me: mangiamo meglio e spendiamo meno». Alzi la mano chi questa frase non l’ha mai pronunciata, o se l’è sentita rivolgere, dopo una cena al ristorante non del tutto soddisfacente. Certo, la cucina di un amico che sappia il fatto suo fa subito pensare a un miglior rapporto qualità/prezzo. Senza contare i vantaggi, in termini di comfort e di relax, di trovarsi fra le pareti domestiche. E allora, complice la crisi che ha costretto un po’ tutti a tagliare sul superfluo, perché, con un pizzico di coraggio, non provare davvero? Magari unendo al dilettevole anche l’utile e trasformando una cena tra amici in un’occasione di lavoro? Sono nati cosi gli "home restaurant", uno dei più rilevanti fenomeni degli ultimi anni, nel mondo del food. Un business che secondo i dati della Camera dei Deputati, nel 2014 ha fatturato 7,2 milioni di euro, coinvolgendo 7 mila cuochi attivi in Italia e circa 300 mila persone per un incasso medio a serata di 194 euro. Si tratta in sostanza di cene private dove cuochi ufficialmente non professionisti e commensali
«L
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mestico, con picchi del 70% in riferimento a preparazioni di conserve casalinghe». E così è iniziato l'iter per l'approvazione della Legge sull'home restaurant che però, dopo un rapido avvio sembra essersi arenato su chissà quale dimenticato litorale. Ma nell’attesa di nuovi sviluppi in ambito legislativo, che cosa dicono, nel frattempo, gli interessati?
Il tutto ha avuto origine dalla richiesta al Governo da parte delLA DIFFUSIONE DEL FENOMENO HA la Fipe (FederazioIMPOSTO UN INTERVENTO NORMATIVO Digitale sì, digitale ne Italiana Pubblici CHE PERÒ È FERMO ALLA CAMERA DA no Esercizi) perché fosGENNAIO. NON SENZA POLEMICHE Se il provvedimento sero adottate a breve nel suo complesso sembra aver incontra«misure che impediscano quest’attentato to, per ora, il favore della Fipe – «Un buon alla salute pubblica e mettano freno a un’epunto di partenza per la futura regolamenvasione fiscale e contributiva pressoché tazione del settore» l’ha giudicato il suo totale». In base ai dati dell'Istituto Supepresidente Lino Enrico Stoppani – non alriore di Sanità – ricorda ancora la Fipe – «la trettanto si può dire di altre parti in causa. maggior parte delle tossinfezioni alimentari Quello che sembra essere divenuto il punto denunciate in Italia deriva dall'ambito docentrale della normativa, e cioè l’obbligo di servirsi di piattaforme digitali per prePROVATI PER VOI notazioni e pagamenti non piace, ad esempio, a Giambattista Scivoletto, titolare del GNAMMO.COM : il più affollato sito www.bed-and-breakfast.it, il quale, su www.homerestaurant.com, ha espresso il VIZEAT.COM: con puntate all’estero suo dissenso, giudicandolo «fortemente diEATWITH.COM: da Israele agli USA scriminatorio» rispetto a quanto previsto per tutte le altre attività. Nessun dubbio, BONAPPETOUR.COM: in tutto il mondo invece, sul loro utilizzo per tutti i passaggi, WITHLOCALS.COM: dalla cena dalle prenotazioni ai pagamenti, per Cristiaall’escursione no Rigon, fondatore e Ceo di Gnammo.com,
il primo e a tutt’oggi – con i suoi 230 mila utenti – il più affollato portale italiano di social eating: «Ritengo che la trasparenza sia un aspetto fondamentale – queste le sue parole – la tecnologia facilita la tracciabilità delle transazioni, allontanando i "furbi del contante" e lo spauracchio del "è tutto fatto in nero».
ABBIAMO MESSO UN CAPPELLO TECNOLOGICO ALLA VECCHIA CENA TRA AMICI, DOVE SI DIVIDEVA LA SPESA
Home restaurant, questo sconosciuto?
«Gli home restaurant? Se ci pensiamo bene, non sono certo una novità - racconta ancora Rigon. Noi abbiamo semplicemente messo un cappello tecnologico a qualcosa che, in realtà, qui in Italia esiste da sempre: una cena tra amici dove si condivide la spesa». La piattaforma, e quindi il mondo di internet che la comprende, sono, secondo lo stesso Rigon «l’unica via che hanno gli home restaurant per ottenere visibilità». Soprattutto se teniamo conto che loro “luogo deputato” sono quasi sempre le grandi città, dove è più difficile riuscire a fare nuo-
vi incontri. E la tavola è, per eccellenza, il luogo della socializzazione. «Quest’anno, a Milano, su Gnammo c’è stato anche il pranzo di Natale! – racconta ancora Rigon – mi fa piacere pensare di aver aiutato qualcuno a sentirsi meno solo in un giorno di festa».
Nell’attesa che il legislatore si pronunci, affrontando anche la complessa questione, ancora oggetto di dibattito, della sharing economy, la vita continua. E con lei, pranzi e cene in compagnia. Perché “a tavola – come dice il proverbio – non s’invecchia mai”.
coloro che, a vario titolo, sono a casa a
dell’Expo a Milano. Volevo dare una svolta
ora di pranzo, e aggiungono volentieri
al mio lavoro e mi sono reinventata come
un piatto in più alla propria tavola, con
consulente. Lavorando prevalentemente
chi invece pranza fuori casa ogni giorno
da casa, in solitudine, ho scoperto che la
per lavoro. Praticamente è l’offerta di un
mia condizione era condivisa, a vario titolo,
pasto casalingo dietro un rimborso della
da circa 17 milioni di persone, mentre circa
spesa. Un modo per garantire un piccolo
12 milioni erano quelli costretti a pranzare
“Sono a casa, cucino per me e mi piace
guadagno ai cuochi, favorendo al contempo
fuori casa. Così ho elaborato un progetto
socializzare”. Questo il ritratto-tipo del
nuove relazioni.
che, al di là delle mie aspettative, ha avuto
“cuoco” di SOlunch, il nuovo modello di
Un modello, questo, in cui il digitale è
successo: siamo on-line con la piattaforma
consumo della pausa-pranzo. Un vero e
fondamentale.
da fine marzo 2017 e, tenuto conto della
proprio ecosistema che, grazie al digitale,
Certo, con la piattaforma si offre, si prenota
pausa estiva, abbiamo già più di tremila
aggrega per la prima volta la più grande
e si paga il pranzo, e alla fine si vota anche,
iscritti in tutta Italia!
offerta di ristorazione di prossimità: la
attraverso un meccanismo peer-to-peer.
E per il futuro?
cucina di casa.
La piattaforma infine, trattiene una piccola
Dopo il consolidamento italiano, abbiamo
fee, e tutto avviene alla luce del sole, con
intenzione di portare
Ne parliamo con l’ideatrice del progetto,
rilascio di ricevute mensili e annuali.
la piattaforma pausa-
Luisa Galbiati.
Inoltre, da un punto di vista sanitario, la
pranzo
in
tutta
Sia ben chiaro, noi non siamo un home
tutela è già implicita: anche il cuoco mangia
Europa.
Per
cui…
restaurant – tiene subito a precisare
quello che ha cucinato!
incrociamo le dita!”
–
Come nasce un’idea di questo genere?
SOlunch: è nata la schiscetta 2.0
non
abbiamo
Semplicemente
fini
mettiamo
imprenditoriali. in
contatto
Da un incontro tra amici nel periodo
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Reflusso Difficoltà di digestione Acidità
Scegli un nuovo modo di curarli Protegge la mucosa spegnendo rapidamente il bruciore
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ANCHE IN GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO
NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE “…e poi il piacere”, abbiamo titolato questa sezione: perché trattarsi bene, volersi bene, concedersi pause piacevoli dopo il lavoro, non soltanto “non è peccato” ma è necessario. Anche per riprendere ancor meglio con il “dovere”. E quindi: bei posti, buon cibo, un po’ di lusso
142 GOLF E TURISMO LO SPORT PIÙ PRATICATO AL MONDO STA PRENDENDO PIEDE IN ITALIA
144 BIRRA E MERCATI I PICCOLI PRODUTTORI DOMINANO IL MERCATO DELLE “BIONDE”
146-148 MUST HAVE A PLACE TO BE LE RAGIONI DEL GOSSIP
LE APP DA PORTARE NEL BAGAGLIO A MANO
Che si tratti di prendere il biglietto del treno, scegliere il volo più conveniente, trovare un buon hotel o un ristorante all’altezza, le applicazioni ci aiutano a rendere più facili i nostri spostamenti di Isa Grassano
uardatevi intorno. Il vostro capo uflo smartphone in un bagaglio a mano da cui ficio ha prenotato il suo volo con non separarsi mai. Ecco le più utili, ma anun’app. Un altro collega di lavoro si muove che le più curiose, con una piccola guida per solo se ha la lista per fare la valigia pronta districarvi nella giungla digitale. sul cellulare. Per organizzare i nostri viagTreno, auto, aereo: le app migliori gi (di lavoro e non) utilizziamo sempre più Per chi preferisce il treno come mezzo di traspesso le app, che ci vengono in aiuto per risporto, Trainline permette di prenotare in sparmiare tempo. Sono “ancore di salvatagmaniera facile e rapida i biglietti proponengio “e riducono pure lo stress». A parlare è do soluzioni di viaggio adatte alle proprie Alessia De Piro, business coach specializzaesigenze, confronta in imprenditoria, IL BIGLIETTO DEL TRENO? LO COMPRI IN tando orari e prezzi da sempre utilizzatri58 SECONDI CON TRAINLINE. IL VOLO? di diverse compagnie ce assidua di un gran CONFRONTI LE DIVERSE OFFERTE E numero di applica- SCEGLI IL PIU’ CONVENIENTE CON KAYAK ferroviarie. In soli 58 secondi è possibile zioni anche in caso acquistare il biglietto del treno. Particolardi spostamenti. Ed è in buona compagnia: mente utile il fatto di avere sullo smartphoentro il 2021 gli utenti che utilizzeranno le ne il numero del binario di partenza. Se vi applicazioni saranno quasi raddoppiati: da spostate in macchina, l’app OsservaPrezzi, 3,4 miliardi a 6,3 miliardi, secondo i dati di lanciata dal Ministero dello Sviluppo Econoanalisi firmati App Annie. «Aumentando la mico, vi aiuta a monitorare il costo del carredditività nel proprio lavoro, viaggi inclusi, burante e vi indica i distributori più convesi migliora di conseguenza anche la qualità nienti. Se il vostro prossimo viaggio invece della vita», aggiunge la coach. La maggior prevede un volo, Kayak vi permette di sceparte delle app da viaggio sono gratuite, algliere la tratta, indicando anche un budget tre costano pochi euro. Tutte trasformano
«G
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E POI IL PIACERE...
Le app sono sempre più utilizzate anche quando arriva il momento di cercare un ristorante. Nella speranza che le recensioni degli altri utenti ci aiutino a scegliere al meglio e a evitare brutte sorprese
preciso, per qualsiasi meta, confrontando orari e prezzi. FlightAware vi consente di monitorare qualsiasi volo in tempo reale, di ricevere notifiche e di vedere eventuali ritardi ancor prima di arrivare in aeroporto. Per organizzare l’agenda giornaliera l’ideale è Todoist, che permette di gestire i propri impegni organizzandoli in liste con tag e categorie, così da avere sempre tutto sotto controllo. Il viaggio può anche essere una preziosa occasione per migliorare le lingue. Con Babbel
NEL TEMPO LIBERO
I viaggi di lavoro spesso lasciano anche del tempo libero per scoprire le città. Musement propone una lista di opzioni selezionate che si può affinare secondo i propri gusti. È una sorta di assistente digitale che si avvale dei consigli degli esperti del luogo per proporre le esperienze migliori. Google Goggles fornisce curiosità su monumenti, palazzi e musei. È sufficiente puntare la fotocamera verso un edificio e l’applicazione guida direttamente alla pagina di Wikipedia dedicata. ARTin racconta i segreti del patrimonio artistico e culturale italiano, con itinerari e video dedicati. Al momento è operativa su Venezia, presto su molte altre città d'arte italiane. Eupolia, infine, raccoglie una community con il desiderio di esplorare e condividere i luoghi più originali d’Europa. Ha l’obiettivo di invitare e guidare la scoperta di luoghi insoliti.
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è possibile imparare a parlarne 14 fin da subito, direttamente dallo smartphone, anche senza collegamento internet: basta scaricare le lezioni per imparare quando fa più comodo. All’interno della sezione Inglese per il lavoro ci sono lezioni specifiche dedicate al Business travel. Siete proprio impacciati con le lingue? Ci sono diverse possibilità, come Translation Pronunciation, con tanto movimenti in entrata e in uscita. Alessia De di traduzione e relativa pronuncia. Piro suggerisce anche Captio, «strumento Le app aiutano perfino a preparare la vautilissimo perché genera automaticamente ligia. Packing Pro permette di creare un i resoconti spese dalle foto degli scontrini. elenco, per evitare di scordare qualcosa o Importa anche i pagamenti effettuati con le appesantire il bagaglio con roba inutile. Per carte aziendali e aiuta a ottenere maggiore muovervi velocemente con i mezzi pubblici detrazione dell’IVA delle spese aziendali». si può usare All Subway. Racchiude le mapPer i piaceri del palato, TheFork aiuta a scepe delle linee metropolitane di 128 città nel gliere fra 40000 ristoranti in 11 Paesi, di cui mondo e, ciliegina sulla torta, una volta sca8000 in Italia. Si può facilmente selezionare ricata la mappa, funziona anche off line, nel un ristorante in base alle preferenze, consulcaso in cui il cellulare non prenda. Ancora, tare le recensioni degli utenti, controllare la Mytaxi permette di visualizzare le auto libedisponibilità e prenotare in tempo reale. È re, ne chiama una e vi dà la prenotazione. Si pratica perché aiuta a superare l’eventuale paga sempre tramite l’applicazione, con tandifficoltà linguistica di una prenotazione teto di fattura. lefonica. Per la notte, Sembrerà banale, ma NIENTE DI PIU’ UTILE DI PUBLIC TOILETS, Hipmunk individua CHE TI GUIDA VERSO IL BAGNO PIU’ è invece utilissima, l’hotel più comodo, VICINO: UN AMICO SU CUI CONTARE NEL Public Toilets: forma anche più vicino MOMENTO DEL BISOGNO... nisce la mappa delle ai luoghi della movitoilette più vicine a dove ci si trova. E al... da. Se siete alla ricerca di un hotel di lusbisogno, la ringrazierete. Non potrete fare so, una spa esotica, una casa di campagna, a meno anche dell’applicazione Dal Meun boutique hotel, vi viene in aiuto la app dico, per consulti on line 24 ore al giorno. Condenast Johansens. Le proprietà sono Un network di specialisti a disposizione e selezionate e controllate ogni anno da un una bella preoccupazione in meno. Se siete team di 30 esperti locali che garantiscono all’estero, da non dimenticare Trova la mia un’esperienza indimenticabile. medicina. Al momento sono presenti oltre Infine, tra le app più insolite da provare c’è 6500 tipi di farmaci in nove paesi del mon“iSin Confess”: per liberarsi dal rimorso per do, cercando per nome, principio attivo o gli eventuali piccoli peccati fuori casa. Si categoria farmacologica. Sono inclusi solo scrive e si condivide tutto con altri per alliequelli acquistabili senza prescrizione mevare (se c’è) il senso di colpa o per consolardica. Utile per registrare le spese della trasi leggendo le storie simili alla vostra. Come sferta è Live Expenses. Tiene traccia delle dire “chi è senza peccato (e senza app), scaproprie note spese e permette di inserire i gli la prima pietra”...
E POI IL PIACERE...
NELLA PAGINA ACCANTO DA SINISTRA UNO SCORCIO DEL CIRCOLO GOLF IS MOLAS A CAGLIARI, IL TROFEO DELLA RYDER CUP DAVANTI AL COLOSSEO E IL MARCO SIMON GOLF & COUNTRY CLUB DI ROMA
Con il golf, anche il turismo va in buca
abbastanza alto del lago Maggiore (ma più in generale Lom(sono 413, di cui bardia e Piemonte, con 74 e 61 club) posso141 con almeno no contare su un forte afflusso di giocatori 18 buche e quinsvizzeri, tedeschi e francesi che in poche ore di turisticamente di macchina riescono a raggiungere i campi. Un tempo era considerato "roba da ricchi". “appetibili” dai Nella classifica delle regioni non sfigurano Oggi, complice la Ryder Cup del 2022, l'Italia sta golfisti internazioneanche la Toscana e l’Emilia Romagna, riconoscendo un turismo d'élite in costante crescita nali) e soprattutto spettivamente con 35 e 37 circoli: nel primo su un territorio ad caso sono ben rappresentati sia l’interno di Marco Gemelli altissima densità che la costa, nel secondo invece il bolognedi punti d’interesse sotto il profilo storico, se e il ferrarese registrano la maggior conn molti lo considerano ancora una dinaturalistico, gastronomico e così via. Non centrazione di strutture. Il numero dei club sciplina di nicchia, ma pochi sanno che a caso, nel corso del 2016 l’Italia ha visto diminuisce man mano che si scende verso oggi – oltre ad essere lo sport più praticato aumentare del 10% il numero dei green fee sud, anche se la Sardegna può offrire alcual mondo, con oltre 70 milioni di persone (costo per l’utilizzo giornaliero del campo) ni dei circoli – da Is Molas, nel cagliaritano, tra professionisti e dilettanti – è un ecceziodi giocatori stranieri portandosi da 550.000 al Pevero in Costa Smeralda – con il miglior nale volano di sviluppo economico, pronto a 600.000 presenze. E da qui al 2022 il trend impatto naturalistico in assoluto. «Tra le al salto di qualità da qui ai prossimi cinque dovrebbe continuare, per poi godere anregioni che si sono mosse meglio sul fronte anni. Ecco perché le potenzialità del golf in che dell’onda lunga della promozione del CON L’INTRODUZIONE DELLA TESSERA termini di ricadute sull’indotto sportivo e dell’evento. golf c’è sicuramente LIBERA, CHE CONSENTE DI GIOCARE turistico vanno ben al di là di ciò che accatutto il nord – spiega SENZA PAGARE QUOTE AI CIRCOLI, L’Italia del green a de sul green. Anzi, con l’assegnazione della il presidente della OGGI NON È PIÙ UNO SPORT DI NICCHIA due velocità Ryder Cup 2022 al nostro Paese – il terzo Federgolf e vicepreA livello regionale, la parte del leone la fa la evento sportivo al mondo dopo le Olimpiadi sidente vicario del Coni, Franco Chimenti Lombardia, ed in particolar modo l’area del e i Mondiali di calcio – gli occhi di tutto il – già ben sviluppato vista la vicinanza con lago di Garda che - avvantaggiata dalla vicipianeta saranno rivolti verso l’Italia, almeno i Paesi confinanti dove il gioco è più radicananza con il mercato tedesco e da un microcome accaduto durante i Mondiali di calcio to. Al sud invece la Puglia e la Sicilia stanno clima che permette di giocare a golf anche in del ’90 o le Olimpiadi invernali di Torino facendo moltissimo, sotto l’onda lunga della inverno - fa registrare più di 100mila green nel 2006. Rispetto ad altri Paesi con una promozione turistica tout court: la bellezza fee stranieri all’anno. Alle spalle di questo tradizione golfistica anche più consolidata dei luoghi e il clima sono elementi fondaterritorio, anche la zone del lago di Como e l’Italia può contare su un numero di campi mentali, al riguardo. Tutto il meridione, co-
I
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munque, può e deve fare di più: pensiamo alla Calabria (la cui amministrazione sta però portando avanti iniziative lodevoli) o alla Basilicata in termini assoluti, oppure alla Campania per il rapporto tra numero di campi e densità di popolazione”.
Il boom del turismo golfistico
La location e l’efficienza dei campi è fondamentale per più ragioni, soprattutto in chiave di avvicinamento alla Ryder Cup. Non c’è solo la difficoltà del percorso, ad esempio, a incidere sulla scelta di un golfista. Molto conta l’offerta complessiva delle attrazioni presenti nelle vicinanze del campo. Finita la partita in sé, infatti, per golfisti e accompagnatori inizia la parte più strettamente “turistica”, che genera indotti tutt’altro che marginali: considerando una spesa media di 50 euro, solo i 165.000 green fees lombardi rappresentano entrate per i campi da golf pari a circa 8,25 milioni. Inoltre, valutando che in media un golfista in vacanza gioca una volta ogni due giorni, gli attuali giri di golf effettuati dai giocatori stranieri in Lombardia generano già circa 330mila pernotta-
ITALIA
90.259
TESSERATI FEDERGOLF (DICEMBRE 2016)
+ 6MILA IN 10 ANNI
DONNE 20.076 8.823 MINORENNI
660 GIOCATORI
PROFESSIONISTI
RYDER CUP 2022: UN GRAN BEL BUSINESS PER L'ITALIA È considerato il terzo evento sportivo al mondo dopo le Olimpiadi e i Mondiali di Calcio, e per la prima volta arriverà in Italia: è la Ryder Cup, torneo che dal 1927 si disputa ogni due anni tra una selezione di 12 giocatori statunitensi e altrettanti europei, e che si disputerà al Marco Simon Golf & Country Club di Roma nel 2022. L’Italia ha battuto la concorrenza di Austria, Germani a Spagna, e si appresta a ospitare un evento in grado di dare un impulso senza precedenti sia al golf italiano che a tutto il relativo indotto.
Basti pensare che i per prossimi Open d’Italia - la manifestazione golfistica italiana più importante – il montepremi salirà fino a 7 milioni, richiamando le stelle mondiali di questa disciplina e spettatori da tutto il mondo. Oltre a spingere molti giovani talenti ad avvicinarsi al golf, la Ryder Cup dovrebbe produrre un aumento dei flussi turistici (studi di settore stimano un bacino di oltre 25 milioni di turisti golfisti e prevedono una crescita annua del 5% fra oggi e il 2019, la creazione di 3 mila nuovi campi e 3 milioni di nuovi
menti o presenze nelle strutture alberghiere ed extra alberghiere lombarde pari ad entrate per circa 16,5 milioni l’anno. In generale le vacanze golf di stranieri generano un fatturato globale per l'indotto di circa 55 milioni. Le spese di un golfista in un viaggio di golf – che costa in media 1200 euro, tre volte più di una vacanza standard - vanno infatti a beneficio del campo da golf soltanto nella misura del 15% mentre il 75% delle restanti spese contribuiscono ad arricchire considerevolmente l’economia locale. Il rimanente 10% è invece rappresentato dal costo medio del volo. Da un'indagine di mercato promossa dalla IAGTO (International Association of Golf Tour Operators) il nume-
giocatori nel mondo). Considerando che i 40 miliardi di dollari spesi nel 2016 per viaggi di golf sono stati ripartiti tra alloggio (30%), volo (10%) e cibo (25%), ecco che con la Ryder Cup l’Italia e i suoi 413 campi da golf diventeranno una meta di grande richiamo per gli appassionati di tutti i continenti. Al momento Ryder Cup 2022 ha un costo di circa 157 milioni di euro, con 37 manifestazioni di avvicinamento più 60 gare del circuito Alps Tour. A fronte di un finanziamento statale di 60 milioni, ci sarà un ritorno di 109 in tasse.
ro di coloro che pianificano le loro vacanze in funzione del golf è passato dai 7,9 milioni del 1989 ai 25 milioni del 2015: un “esercito” che nel 2016 ha speso quasi 40 miliardi di dollari. Per ciò che riguarda l’Europa, nel 2015 ci sono stati 2 milioni di turisti golfisti e 15 milioni di giorni di vacanza legati al golf da ripartire verso le varie destinazioni turistiche: ogni giorno dell'anno più di 5.000 giocatori europei sono in vacanza su qualche campo da golf nel mondo. Il cliente golf è decisamente un turista molto ambito, ha tempo libero, alti livello di reddito, è un buon consumatore e preferisce periodi fuori stagione avendo la possibilità di scegliere i propri periodi di vacanza.
ETÀ MEDIA 45 ANNI
75 EUROCOSTO ANNUALE (20 EURO UNDER 18)
TESSERA
IN ITALIA 413 IMPIANTI 143
E POI IL PIACERE...
LA PAROLA AI PROTAGONISTI
Birra, tra i tanti Golia vincono i Davide italiani
Il mercato delle "bionde" è cambiato molto negli ultimi 20 anni. Sebbene poche multinazionali controllino la quasi totalità dei volumi, i tassi di crescita più decisi li hanno conseguiti i nostri piccoli produttori di Maurizio Maestrelli
uando, alla metà degli Anni Settanta, un ingegnere americano decise di autoprodursi la birra in casa, stufo dell’omologazione imperante nel gusto delle più diffuse lager, forse non poteva immaginare quale rivoluzione stesse contribuendo ad accendere. La storia di Charlie Papazian, questo il nome dell’ingegnere, è un aneddoto fondamentale per capire le origini di un movimento che, negli States, ha portato la cifra di birrifici attivi da un “desertico” numero di 89 unità del 1978 a uno sfolgorante numero di 5301 aziende (fonte: Brewers Association). Per rendere ancora più chiaro il fenomeno che poi avrebbe conquistato altre nazioni sparse in tutti i continenti, basti dire che nel solo quinquennio 2012-2016 il numero dei birrifici presenti in Nord America è più che raddoppiato. La cosiddetta “rivoluzione artigianale” - che tuttavia va compresa come una “reazione” alla standardizzazione del prodotto offerto sul mercato dai grandi gruppi internazionali come ABinBev, Heineken, Molson Coors, Carl-
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sberg per citare i principali player che, da soli, controllano comunque ancora la stragrande maggioranza dei volumi e dei relativi fatturati - è senza dubbio l’elemento di novità più rilevante all’interno di questo settore. Il mercato della birra ha sempre conosciuto momenti di capillarizzazione dell’offerta ai quali hanno fatto seguito una fase di acquisizioni e fusioni. La seconda metà dell’Ottocento è il periodo storico nel quale nascono le prime aziende moderne, capaci di scommettere sui vantaggi delle scoperte scientifiche e tecnologiche e, di conseguenza, elevarsi a una dimensione più grande vincendo la competizione con i concorrenti. Spesso assorbiti e poi cancellati. Ma il fenomeno craft, termine con il quale s’identifica la birra artigianale ovvero non pastorizzata e prodotta da microimprenditori, è del tutto nuovo. Puntando sulla maggiore integrità del gusto, sulla creatività dei birrai, su nuovi ingredienti come i luppoli aromatici americani, i birrifici artigianali hanno messo a segno il loro successo. Crescendo, per anni,
«L’assetto societario di Birra Toccalmatto è cambiata», conferma Bruno Carilli, fondatore e anima del birrificio di Fidenza nato nel 2008. «Era necessario gestire la crescita a fronte di un mercato che sta cambiando rapidamente, e la crescita non la puoi gestire solo con un impianto nuovo. La crescita costa, quindi devi fare investimenti anche in organizzazione, in marketing e in vendite». Toccalmatto è stato quindi acquisito da Caulier Italia che è al 100% di Caulier Belgio, società della quale oggi Carilli ha una quota di minoranza. «Ma è una quota in evoluzione», ci tiene a precisare, «e resto il responsabile, all’interno del cda, della parte brewing & operations». Di certo, la sua storia, pur diversa da quella di Birradamare, Birrificio del Ducato e Birra del Borgo, appare come una delle mosse che si registrano tra i “piccoli” per resistere e sopravvivere alla recente controffensiva dei big player. «Che il mercato sia diventato più competitivo è chiaro per tutti», spiega Leonardo Di Vincenzo, fondatore e oggi ad di Birra del Borgo dopo il suo ingresso in ABinBev, «e certamente per l’affollamento del settore. Ma il problema vero resta quello dell’allargamento del pubblico, che non è cresciuto quanto il numero di birrifici italiani e non». Come Carilli, anche Di Vincenzo ritiene che le prossime sfide per vincere sul mercato si giocheranno nel marketing e nella distribuzione. E loro, come alcuni colleghi sparsi dovunque nel mondo, si stanno attrezzando per giocarle al meglio.
dove ABinBev, la multinazionale certamente più dinamica su questo fronte, ha inglobato una decina circa di piccole aziende birrarie arrivando a costituire una divisione specifica ribattezzata High End. Ma altre acquisizioni si sono verificate in Estremo Oriente, in Belgio, nel Regno Unito e, lo scorso anno, pure in Italia con il laziale Birra del Borgo, attività decollata appena nel 2005, entrata a far parte proprio di ABinBev. Ovviamente gli altri grandi non sono rimasti alla finestra: l’olandese Heineken ha perfezionato recentemente l’acsul mercato americano a doppia cifra e laquisto della californiana Lagunitas, il leader sciando al palo i big. del mercato spagnolo, il gruppo Mahou-San Miguel, è entrato con una quota determinanLa situazione in Italia te nell’americana Founders Brewing, il belga L’Italia è stata ed è tra i protagonisti di queDuvel Moortgat ha inglobato il birrificio Firesta “rivoluzione”. Il 1996 è considerato l’anno stone Walker, il gruppo birrario giapponese zero, con la nascita di meno di una decina di Sapporo ha messo le mani sulla californiana birrifici di piccole o piccolissime dimensioni Anchor Steam. Perfino Costellation Brands, concentrati soprattutto nell’Italia settentrioleader planetario nel mercato del vino, ha nale. Ma oggi la Penisola può vantare una compiuto un’operazione di diversificazione cifra che ha di poco superato le 1400 unità comprandosi in blocco il birrificio di San Die(fonte: Microbirrifici.org), includendo nel go Ballast Point. In Italia, dopo l’acquisizione computo brewpub, beerfirm e microbirrifici nel 2016 di Birra del Borgo, un altro birrifipropriamente detcio laziale è entrato SUL FRONTE QUALITÀ E CREATIVITÀ, ti. Un cambiamento nell’orbita di una mulI BIRRAI ITALIANI STANNO DIMOSTRANDO epocale che, pur non IL FATTO LORO. LO CONFERMANO I PREMI tinazionale con il pasincidendo con persaggio di Birradamare INTERNAZIONALI E IL MERCATO centuali americane al gruppo Molson Co(la birra artigianale italiana vale circa il 4% ors. Nello stesso periodo di tempo, l’emiliano del mercato nazionale in termini di volumi e Birrificio del Ducato ha annunciato l’ingrespoco più del 10% in termini di valore. Fonte: so nell’assetto societario, con una quota del Assobirra), si è certamente fatto notare all’at35%, di Duvel Moortgat. E, un suo “vicino di tenzione del grande pubblico. Il successo non casa”, il Birrificio Toccalmatto ha resa pubblisolo americano e italiano, ma decisamente ca la sua “joint venture” con il belga Caulier. internazionale, della birra artigianale ha, da Un vero e proprio terremoto ma che getta una qualche tempo, acceso l’interesse dei grandi luce ormai chiara sul futuro della birra artigruppi. Oltre a un effetto di concentrazioni su gianale, in Italia come all’estero. Un settore grande scala (il gruppo belga Interbrew si è dove la concorrenza, determinata dalla giganprima fuso con i brasiliani della birra Brahma, tesca proposta di prodotti diversi, si sta faha poi acquisito il colosso americano Anheucendo sempre più dura perché l’offerta è deser Busch e ha infine messo a segno l’ingresso cisamente superiore alla richiesta di mercato. al suo interno dell’altro big player Sab Miller), E dove a vincere non saranno quindi sempliè partita tutta una serie di acquisizioni, in toto cemente le birre e i birrifici migliori, ma quelli o in percentuale, di piccoli e medi birrifici che si stanno attrezzando per essere più comcraft. Come sempre, le prime mosse in quepetitivi. Sia in termini di forze fresche sia in sta direzione si sono registrate negli States quelli di, altrettanto freschi, capitali.
PROVATI PER VOI EQUILIBRISTA – BIRRA DEL BORGO Frutto di un paritario incontro dei sensi tra la Duchessa, birra al farro coltivato in zona, e il mosto di un Chianti è birra complessa, strutturata (10,9% vol) ma decisamente intrigante al palato per la sua carbonazione spumeggiante e aromi che vanno dal fruttato al vinoso di grande eleganza. Prezzo al pubblico: 18 euro da 75 cl www.birradelborgo.it
OPPALE – 32 VIA DEI BIRRAI Birrificio artigianale aperto sulle colline che da Treviso salgono verso le Dolomiti nel 2006, 32 Via dei Birrai è cresciuto costantemente negli anni grazie a un azzeccato mix di indiscutibile costanza qualitativa e un packaging raffinato. Oppale è una birra chiara in stile belga, quindi molto equilibrata con sentori erbacei e fruttati di ananas. Prezzo al pubblico: 15 euro da 75 cl www.32viadeibirrai.it
SIMPHONIA – BIRRIFICIO RURALE Una delle ultime nate in questo birrificio lombardo alle porte di Milano, è una specialità che affina a lungo in barrique. Speciale è anche il gusto dove le punte acide tipiche di questo stile la rendono inizialmente difficile. Tuttavia, se approcciata con curiosità e mente libera, le emozioni che regala sono davvero uniche. Prezzo al pubblico: 9 euro da 37,5 cl www.birrificiorurale.it
BLANCHE DE VALERIE – ALMOND ‘22 Eccellenza dal 2003 quando ha aperti i battenti, Jurij Ferri si è sempre distinto per l’eleganza e l’equilibrio delle sue birre. Questa blanche dalla straordinaria pulizia e bevibilità, costruita con malti d’orzo, segale, grano e farro, ha un cenno delicatamente speziato conferitole dall’impiego di pepe rosa e nero. Prezzo al pubblico: 12 euro da 75 cl www.birraalmond.com
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MUST HAVE di Alessandro Luongo
Il lusso del tempo. I consigli da chi se ne intende
Nata nel 1940 dalla passione per l’arte orologiera, Pisa Orologeria è diventata presto una bottega artigianale e negli anni una moderna azienda familiare, premiata più volte tra i migliori negozi del comparto, in Europa, per tradizione, professionalità e offerta. Da sempre in via Verri - all’interno del Quadrilatero della Moda - nell’attuale Flagship Store disposto su tre piani, presenta oltre 45 marchi di prestigio che rappresentano il panorama dell’alta orologeria, i migliori brand underground in circolazione, le novità assolute e due laboratori all’avanguardia in grado di offrire qualsiasi intervento rapidamente e secondo i più elevati standard qualitativi. Oltre al Flagship Store, dal 2008 la famiglia Pisa gestisce la prima Boutique Rolex nel Vecchio Continente in via Montenapoleone e la prima e unica Boutique Patek Philippe in Italia, di recente rinnovata e ampliata. Abbiamo chiesto a Chiara Pisa, nipote del fondatore Ugo, e attuale Direttore Generale quali saranno i segnatempo più di tendenza dell’autunno- inverno 20172018, gli imperdibili must have. Eccoli.
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In prima fila il Classic Fusion di Hublot (7.600 euro), che rappresenta ormai un classico dell’orologeria: dalle linee moderne ma ormai entrate nei canoni del settore, dai tratti sportivi e subito identificabili, ma che nella versione di acciaio con quadrante blu rappresenta un’ottima scelta anche per occasioni formali. E’ inoltre disponibile in quattro diverse dimensioni di cassa: 45, 42, 38 e 33 mm, il che lo rende facilmente adatto ad ogni tipo di polso e personalità.
L’altro must have è il Grande Seconde di Jaquet Droz (20.300 euro), un prodotto senza tempo, «che siamo felici di poter presentare sul mercato italiano» termina Chiara Pisa. La finissima cassa in oro rosa da 43 mm racchiude un quadrante smaltato color avorio che colpisce subito per il rilievo dato alla lancetta dei secondi, decentrata a ore 6 rispetto a quelle di ore e minuti posizionate verso le 12. I due contatori si sovrappongono parzialmente, aggiungendo una leggera complicazione a un quadrante che presenta una grande armonia ed eleganza. Un orologio di una grande raffinatezza, destinato senza dubbio a polsi sofisticati.
A PLACE TO BE
Al San Pietro, luxury sostenibile Una cucina da 400 metri quadri di design e tecnologia ecocompatibile con un restyling costato circa 3 milioni di euro che l’ha resa un unicum nel panorama dell’hotellerie di lusso. Un’esperienza gastronomica a 360° che coniuga la stella Michelin – confermata – con l’eccellenza tecnologica che non ha eguali nel segmento luxury dell’ospitalità. Vito Cinque, proprietario e General Manager de Il San Pietro di Positano non ha letteralmente badato a spese per ristrutturare la cucina, mettendo sul piatto tre milioni di euro che si sommano alle cifre spese precedentemente per ammodernare la struttura che dirige. Una cifra notevole per un hotel di 56 stanze. Negli ultimi quattro anni, l’hotel è stato sottoposto a una serie di interventi di restyling che hanno avuto il punto più alto nella nuova concezione della cucina, mirando a un progetto che ha pochi eguali nel mondo alberghiero. Si è passati, infatti, da un ambiente “nascosto” a uno “aperto”, visitabile dagli appassionati che desiderano osservare i molteplici e complessi processi di lavoro dietro a un piatto, in ossequio a una tendenza che sta prendendo piede nel mondo della ristorazione. La cucina si sviluppa su due piani e ha al centro il concetto di sostenibilità: in questo senso va letta la scelta di utilizzare frigoriferi personalizzati con temperature gestibili in funzione della tipologia di prodotto da conservare. I carichi energetici vengono ottimizzati da un computer PLC intelligente che, senza andare a detrimento delle performance delle macchine, consente di ridurre i consumi. Al piano inferiore,
scavato nella roccia, è situato il sistema di gestione dei rifiuti, in un ambiente dedicato e totalmente refrigerato – per evitare il proliferare dei batteri – che consente di ridurre dell’85% il volume dei rifiuti organici e dei materiali riciclabili. Sempre per quanto riguarda l’igiene, da segnalare l’utilizzo di ozono per la sanificazione degli ambienti, un procedimento che viene adottato solo da due ristoranti al mondo. . Il nome del ristorante, “Zass”, è la napoletanizzazione del termine “Zar”, appellativo che venne conferito al fondatore, Carlo Cinque, da amici russi che si trasferirono a Positano poco prima della rivoluzione del 1917. Il San Pietro di Positano è ormai un “must” tra gli hotel di lusso, complice la posizione che consente di dominare il golfo e la costante attenzione nei confronti della clientela. Vito Cinque conferma la sua visione imprenditoriale volta al contemporaneo e a tutto ciò che la tecnologia può offrire. (m.s.)
Far vendemmia tra i negozi di via Montenapoleone Dal 9 al 15 ottobre si tiene a Milano l’ottava edizione dell’appuntamento con il mondo vitivinicolo italiano e internazionale che anima le vie della moda. Dal 16 al 22 ottobre, per la prima volta, l’iniziativa arriverà anche per le strade di Roma, prima di proseguire il suo viaggio fino a Shanghai, dove si inserirà in un progetto di valorizzazione e promozione del territorio italiano e delle sue eccellenze, dalla moda ai gioielli, dal design al food. A Milano “La Vendemmia” sarà l’occasione di scoprire grandi ristoranti, che offriranno i menu a prezzi ridotti, 35 euro per il pranzo e 60 per la cena. L’iniziativa ha riscosso enorme successo fin dalla prima edizione,
La Toscana vista da un Wine resort A pochi chilometri da Siena, in una cornice suggestiva come solo il Chianti sa essere, sorge il Dievole Wine Resort. Nel XVI secolo era la residenza della famiglia Malvolti, poi è passata alla famiglia Terrosi Vagnoli. La tenuta si estende su un terreno di 600 ettari, immersa tra oliveti, cipressi, vigneti e borghi medievali. Il Dievole consente di godere appieno delle bellezze naturalistiche, ma anche dei
e il numero dei brand partecipanti è cresciuto progressivamente, passando da 30 a 105: «Una sorpresa - racconta Guglielmo Miani, presidente di MonteNapoleone District - per i nostri ospiti che vedono ampliarsi la scelta e l’offerta delle più belle Boutique del mondo». La tappa romana dell’iniziativa avrà il patrocinio del Comitato Grandi Cru d’Italia e di ASDI Dimore Storiche Italiane. L’evento clou sarà il cocktail di apertura della Shopping Experience di giovedì 19 ottobre e avrà a corredo una serie di visite guidate di palazzi storici solitamente chiusi al pubblico.
27 km di strade medievali che sono state recuperate e adibite a sentieri per trekking e passeggiate a cavallo o in bici. Il resort è composto da una struttura centrale, La Villa, e intorno La Limonaia, Casa Dievolino, il Colombaio e Casa Olivo, per un totale di 19 camere e 9 appartamenti, un risotorante, due piscine e, a breve, anche una spa. Fiore all’occhiello della struttura, tra gli altri dettagli, sono i giardini, curati con attenzione maniacale. Il resort dista circa mezz’ora da Siena e un’ora da Firenze ed è l’ideale per conoscere la Toscana. COSA
Forme QUANDO
20-22 Ottobre DOVE
Bergamo
Un concorso per formaggi 100% italiani Per la prima volta Bergamo ospiterà la finale del presigioso “Italian Chesse Awards”, il premio che ogni anno elegge i migliori formaggi nazionali prodotti con latte 100% italiano. L’evento avrà luogo il 21 ottobre, dalle ore 20, presso il Palazzo della Ragione e sarà parte di una tre giorni interamente dedicata al mondo dei formaggi. Sotto il porticato del Palazzo della Ragione verrà presentata una selezione dei formaggi in lizza per l’Italian Cheese Awards accanto ai migliori formaggi della Lombardia Orientale. Inoltre, sempre dal 20 al 22 ottobre, il formaggio verrà presentato come un bene di lusso, con un approccio inedito, con particolare riguardo ai formaggi d’alta gamma.
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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta
LA GRANDE BELLEZZA A TAVOLA RESISTE AD ALTRI DECLINI E SI REINVENTA L’offerta gastronomica, un mix sapiente di gusto e look, è in fermento nella Capitale, nonostante Atac e dintorni. In vista dell’autunno, ecco le offerte più cool, quelle più «esperienziali», ritorni graditi e sorprese LO DICE DA SEMPRE SIRO MACCIONI, LO STORICO PATRON DI LE CIRQUE , verace toscano che ha fatto fortuna in tempi non sospetti a New York: il successo è preferibilmente questione di positioning. Fateci caso: seguire il mood, spesso, non basta. Bisogna individuare la propria posizione sul mercato, avere uno “statement”, conoscere i competitors nei loro punti deboli ed osare, essere visionari. Indovinare non solo quello che piace ma pure ciò che piacerà nel medio periodo. Ē così che il food d’autore nella fascinosa ma complicatissima, gelatinosa Roma gourmet (modaiola, a tratti blasfema) vince quando dimostra di avere talento o personalità. Adesso è il momento dei ristoranti-bar experience dove si mangia divertendosi, guardando magari lo chef che prepara i piatti o declama le ricette. Dei tanti, nuovi locali il “Thę Best of”comincia da via Giulia dove il Dom Hotel ha perfezionato la fusione con Achilli al Parlamento, enoteca con cucina blasonata di via dei Prefetti. Qui, Massimo Viglietti ha manifestato la sua arte in modo sfrontato, quasi anticonvenzionale, eppure profondamente contemporaneo. Lo chef genovese che piace alla gente che piace è stato chiamato a fare il supervisor della new proposta gastronomica dell’albergo ospitato all’interno del seicentesco palazzo Dom. In cucina si muovono, leggiadri, impeccabili, Andrea Fiducia ed Alessio Tagliaferri che sfilano in perfetta sincronia con Viglietti. Ecco allora l’aperitivo in pillole sulla terrazza che parte dall’ostrica al cucchiaio con mousse di gorgonzola e confettura d’arance, la polpetta di seppia con panatta alle mandorle e finta maionese al nero, il gambero di Mazara crudo affogato al gin ed il
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mini medaglione di sogliola. La degustazione che attira un pubblico di manager, professionisti, imprenditori ma anche di studenti under 30 costa 20 euro mentre la cena, più ricercata, con vista sui tetti della Città Eterna, spazia fra crudi, cotti, mare o terra (io fossi in voi punterei sulla panzanella di baccalà ed il foie gras con marmellate o il secreto di Pata Negra con spuma di patate e
convulsa dove i locali aprono o chiudono nel giro di pochi mesi il meeting point veramente top? Oltre al Dom, un altro classico imperdibile ė la nuova Terrazza dell’Eden che propone colazioni light perfette anche per chi sta a dieta - griffate da Fabio Ciervo - o aperitivi immersi metaforicamente nel verde mozzafiato di villa Borghese. Spiritosissima poi l’idea della pizza (vegetariana è un must)
IN SENSO ORARIO: SIRO MACCIONI, MONICA BELLUCCI, MIRCO GASPAROTTO E RICHIARD GERE
carbone) con etichette molto raffinate. Ma quando il posto è quello giusto, osserva Mirco Gasparotto, autore del Best seller Pensieri ed azioni per il successo (Linee guida per rivoluzionare la tua quotidianità e andare alla conquista del successo, Hrd Training group edizioni), non è mai una banale questione di tariffe. Come scegliere allora in una capitale
che, abbinata insolitamente ad una spremuta, costa intorno alle 50 euro, prezzo in linea con un hotel over 5 stelle totalmente ristrutturato ed abitato da star internazionali del calibro di Richard Gere e Monica Bellucci o da Paperoni made in Italy come Diego Della Valle, re delle Tod’s. L’importante è stupire si, ma garantire il massimo della qualità, argomenta la bella Belinda Bortolan, giornalista
ed influencer, comunicatrice assai capace che cura le relazioni esterne di un altra celebre terrazza romana, quella dell’ultimo piano del Bernini Bristol che domina piazza Barberini. Belinda ha gestito il cambio di passo del Giuda Ballerino che, fresco di restyling in sala ed in cucina, propone una linea di assaggi in stile tapas ideata dallo chef stellato Andrea Fusco. Si mangia - ed è un plusal bancone dello chef (solo 5 posti per i fortunati vincitori) con degustazione ad hoc. Chi conosce la Roma dei palati finissimi non potrà poi evitare la visita al Pantaleo, inaugurato il 27 settembre ad opera di Sergio Frasca, ex Imago dell’Hassler o La Pergola di Beck. Food, wine, mixology, cocktail sartoriali (se ne occupa Paolo Sanna) ed una cucina che si sporca le mani davanti ai clienti, non quella impettita delle perfette tavole e plateau degli anni ‘90. “C’è un certo tipo di gente che non esce più solo per sedersi a tavola ma vuole un locale di taglio experience, dove lo chef magari finisce di comporre il piatto davanti a te, con la cucina aperta”, sottolinea la giornalista Loredana Tartaglia, firma di punta del quotidiano La Repubblica, grande esperta di food & mood. Quali sono gli altri posti dove si andrà in questo autunno? Pantaleo ok, ma anche All’oro, aperto in aprile, quasi in sordina, dopo il restyling: é uno degli indirizzi “must” del salotto romano. E sta per aprire - questa è un’anticipazione di Economy - il nuovo ristorante della Rinascente di via del Tritone con due opzioni: pizza o ristorante più elegante in terrazza, il tutto griffato dal mitico Riccardo Di Giacinto. Vernisságe il 12 ottobre, grande festa con vip (da Colin Firth a Uma Thurman) i primi di novembre.