Economy Novembre 2017

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CONSUMI

COME VINCERE IL GRAN PREMIO DI NATALE ECONOMY | ANNO I | N.06 | MENSILE | NOVEMBRE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 9 NOVEMBRE 2017

Gestire l’impresa | Finanziare l’impresa | Vita da Manager | Domande&Offerte | E poi il piacere...

www.economymag.it

Novembre 2017 | Euro 4,50

STARTUP & UNIVERSITÀ/ Pegaso e Digital Magics lanciano il primo master per imprenditori-innovatori

SUPERMARKET, OUTLET, E-COMMERCE, WEB MARKETING, PORTA-A-PORTA: I CONSIGLI DEI GURU PER CHI VENDE E PER CHI COMPRA. PUGLIESE (CONAD): «CON IL CUORE SI CRESCE»

Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad

WORKSHOP / RISPARMIO GESTITO

I BIG DI UN SETTORE IN ESPANSIONE RACCONTANO SFIDE E OPPORTUNITÀ

Novembre 2017

INTERVISTA CON POLETTI

Il ministro del Lavoro: «Le soluzioni vanno trovate su misura dei territori»

PARLA GUIDO GRIMALDI

Il presidente di Alis: «Sulla logistica si gioca il futuro del sistema Paese»

BONUS PUBBLICITÀ

DE BORTOLI

Un superammortamento per rilanciare la comunicazione

«C’è troppa irrazionalità

Axerta, un detective per amico Axitea, vigilanza e tecnologia

L’innovazione finanziaria viaggia sulle quattro ruote

AZIENDE & SICUREZZA

nelle scelte sull’economia»

BMW


S H O P V E R SAC E . C O M


B RU C E W E B E R



EDITORIALE

RIPRENDIAMO FIDUCIA, NONOSTANTE IL PALAZZO

L

a legge di bilancio per il 2018 è un tentativo onesto, ma fatalmente modesto, di mantenere viva la legislazione di favore che ha DI SERGIO LUCIANO contribuito a rilanciare gli investimenti industriali in Italia senza poter però derogare alla necessità di destinare i due terzi delle risorse disponibili ad evitare il rincaro dell’Iva dal 22 al 24% che l’Europa ci avrebbe imposto se avessimo sforato il tetto del rapporto deficit/pil. Ma nonostante la modestia della finanziaria, le buone notizie non mancano. Dopo ben 29 anni, per la prima volta un’agenzia di rating (la Standard and Poor’s) ha fatto risalire un gradino al nostro debito pubblico, poca roba ma comunque un “aiutino” alla spesa da interessi. E soprattutto la fiducia delle imprese sul futuro è tornata ai livelli di prima della crisi. Addirittura al livello di giugno 2007, un’era geologica fa. E, in parallelo, è aumentato anche l’indice del clima di fiducia dei consumatori, cresciuto per il quinto mese consecutivo passando da 115,6 a 116,1. Ecco: è questa la brace da far divampare. Non

IL CORSIVO

bastasse a farcelo capire quel poco o quel tanto di ottimismo che, in fondo, illumina il carattere di noi italiani, c’è un altro argomento, ben più autorevole, che provvede a convincerci che la fiducia nel futuro non è una variabile indipendente rispetto all’andamento dell’economia ma ne è, in parte, il carburante. Ed è la c.d. “economia comportamentale”, quella metodica di analisi dei fenomeni economici che ha permesso a Richard Thaler di vincere il Premio Nobel. In sostanza, Thaler dimostra che il comportamento economico umano non è solo la risultante della razionalità, ma anche dell’emotività. Dando quindi crisi lunga dieci anni deve pur trovare una a quest’ultima dignità di “fattore economico”. fine, ed è quello che forse sta avvenendo. Ebbene: ci conviene essere fiduciosi! La cosa Crediamoci. A cominciare da queste settimaincide sulla realtà. E così come sbagliamo ne, da qui a Natale. Il momento di vendere, il spesso, emotivamente, a fare le nostre scelte momento di comprare. Entrambe le cose al (per esempio nell’investire i risparmi, come meglio. Come spiega la nostra coverstory. spieghiamo in questo numero) così possiamo invece emotivamente “sentire” le cose giuste da fare al di là di quanto la razionalità suggerirebbe. Forse è venuto il momento di aggiungere un pizzico di positività emotiva al nostro modo (presunto) razionale di spendere e investire. Una PALAZZO CHIGI, SEDE DEL GOVERNO: AUTORE DI UNA MANOVRA PRUDENTE

NESSUNA FINANZIARIA PUÒ SOSTITUIRE LA NOSTRA VOGLIA DI INVESTIRE E SPENDERE

MA ORA PIÙ CHE MAI BISOGNA AIUTARE CHI NON CE LA FA Sabato 25 novembre, in oltre 12.300 supermercati in tutta Italia, sarà possibile consegnare a uno dei 145.000 volontari una spesa per chi è meno fortunato. L’anno scorso hanno partecipato più di 5,5 milioni di donatori, tra questi anche persone che avevano perso tutto nel terremoto. In un solo giorno sono state raccolte 8.500 tonnellate di alimenti. È la “Giornata Nazionale della Colletta Alimentare”. Un’iniziativa coordinata dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus (nella foto, il presidente Andrea Giussani), che s’inserisce

idealmente nel solco delle celebrazioni della Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco per il 19 novembre e richiama tutti a considerare quanto sia ancora diffuso, anche nel nostro Paese e a dispetto della rimozione collettiva di cui è oggetto, la “povertà assoluta”, come l’Istat definisce la condizione delle famiglie che non dispongono del reddito corrispondente al valore del paniere di beni e servizi essenziali per vivere. Ebbene, secondo il nostro Istituto di statistica le famiglie povere, in Italia, sono 1,6 milioni per 4,7 individui. Tanta gente, ridotta sul lastrico, spesso anziani impossibilitati a lavorare, che non muore “tecnicamente” di fame ma mangia troppo poco e soprattutto mangia male.

Proprio nel momento in cui sembrano tornate le premesse, ed è giusto coglierle, per riprendere fiducia e rilanciare consumi e investimenti, è più che mai necessario ricordarsi di chi non ce la fa, di chi è rimasto indietro. Nessuno sviluppo è possibile se il sistema dell’economia di mercato continuerà ad allargare il fossato dell’ineguaglianza. Addirittura tollerando la fame (degli altri). Non è comunismo, è cristianesimo, quindi cultura comune – anche per chi non crede – del nostro Occidente. La colletta alimentare, oltretutto, ha il merito di spingerci a concentrare l’attenzione sulla nostra abitudine allo spreco, che può essere riconvertita tutta in solidarietà. Facciamolo, da subito.

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SOMMARIO

Ottobre 2017

005

L’EDITORIALE DI SERGIO LUCIANO

011

COVER STORY

IL GRAN PREMIO DEI CONSUMI

014

LA GRANDE DISTRIBUZIONE

016

SHOPPING NELL’OUTLET

Si tornerà a correre a Natale?

Intervista all’a.d. di Conad

McArthur punta sull’experience

018

ACQUISTI ON-LINE eBay: numeri in netta crescita

019

VENDITA PORTA A PORTA

020

STRATEGIE DIGITAL

021

TECNICHE DI PERSUASIONE

011

022

MARKETING? PARLA KOTLER

042

MILLENNIALS, ECCO CHI SONO

062

L’identikit: idealisti e antistress

CRESCE IL PRIVATE DEBT

023

COME LANCIARE UN MARCHIO

044

UNIVERSITÀ PER STARTUPPER

063

Accordo Pegaso-Digital Magics

OSSERVATORIO ECONOMICO

024

IL VENDITORE PERFETTO

047

MANAGEMENT-SCOUTING

064

Talenti, Seltis: «li troviamo così»

USURA, PIAGA MAI ESTIRPATA

048

LAVORATORI ESPATRIATI

066

A gestirli ci pensa ECA Italia

COMMERCIALISTI IN CRISI

Marebonus, un successo di Alis

051

CONFPROFESSIONI

069

COMMMENTI

PARLA GUIDO GRIMALDI

052

(IN)FLESSIBILE POLETTI

L’ITALIA COESA VISTA DA NORD

070

QUEL CHE RESTA DEL MESE

Modello vecchio ma “anticiclico”

Scacco ai consumer in 3 mosse

Vendere con la neuroscienza

«Vince chi umanizza i brand»

A lezione dal guru Michael Watras Le 10 regole d’oro di “zio Mike”

027

GESTIRE L’IMPRESA

RIFLETTORI SULLA LOGISTICA

030

Valorizzare il Jobs-Act

Il rapporto dell’Osservatorio Aifi Ma neanche il private equity frena I numeri di un fenomeno sociale

L’analisi di Win the Bank sul settore

di Alfonso Ruffo

«Fare sistema per il Paese»

032

SICUREZZA, IL CASO AXERTA

Il business dei detective d’azienda

055

FINANZIARE L’IMPRESA

035

I MODELLI: AXITEA

Dai vigilantes alla cybersecurity

INDUSTRIA 4.0

072

Incentivi fiscali leva per la crescita

PRIVATE BANKER

036

PROTEZIONE DATI AZIENDALI

058

CREDITI CON LA P.A.

074

Ora l’anticipo fattura è via fintech

COMPLEANNO DA RICORDARE

040

INFRASTRUTTURE

060

CAPITALI PER QUOTARSI

076 L’INTERVENTO

Federmanager: «tema delicato»

Arpinge, la previdenza costruttiva

6

Intervista al Ministro del Lavoro

Come trovarli? O la va o la Spac

A cura de ilsussidario.net di Ugo Bertone

Il Niaf festeggia i suoi 42 anni

a cura di studio Bonelli Erede



SOMMARIO

078

QUI PARIGI

080

CI PIACE/NON CI PIACE

di Giuseppe Corsentino

Mensile edito da Economy Srl

Affari, i promossi e i bocciati

082

SHORT STORIES

085

WORKSHOP RISPARMIO GESTITO

UN SETTORE A UNA SVOLTA

098

OPERATORI MOBILITATI

Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi

Brevi dal mondo delle imprese

Contributors Ugo Bertone, Gaetano Fausto Esposito, Camilla Sala, Giuseppe Corsentino, Giovanni Francavilla

Con la direttiva Mifid, dal 2018 l’industria del risparmio cambia

Hanno collaborato Alessio Beltrami, Valerio Boni, Germana Cabrelle, Piero Caltrin, Angelo Curiosi, Marco Gemelli, Valerio Malvezzi, Marina Marinetti, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Luigi Orescano, Giovanni Pastore, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Elisa Stefanati, Franco Vergnano

Tutte le nuove strategie in arrivo

101 COMUNICARE L’IMPRESA

BONUS PUBBLICITÀ

Boccata d’ossigeno per gli editori

104

INTERNET&COMUNICAZIONE

Andrea Granelli: misurate l’inutile

121 124

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori

IL NUOVO CHE AVANZA

Modelli e case histories in breve

106

SINERGIE PER L’EXPORT

109

STORYLEARNING

Più dei soldi, serve la reputation

PAOLO CASTELLI S.P.A.

L’azienda che ha salvato Expo

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112

AQUAFIL

FONDI IMMOBILIARI

130

IL MATTONE IN BORSA

114

EPSON

115

SICILY BY CAR

133

VITA DA MANAGER

Ebt, made in Piemonte nel mondo

Spazzano il mare per produrre filo

La rivoluzione digitale dei tessuti

Un autonoleggio da esportazione

116

ALPI

125

DOMANDE&OFFERTE

COME SI COMPRA UNA BMW

Caniggia: «l’Italia resta al palo» Crescono le Siiq: il caso Nova Re

AZIENDE FAMILIARI

Pro e contro del modello italiano

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MANAGER ALLO SPECCHIO

Il lato etico del trading online

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E POI IL PIACERE...

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CARLSON WAGONLIT TRAVEL

121

START-UP TELLING

I “re” del legno ecosostenibile

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IG ITALY

L’app che pianifica i viaggi

Interviste a Noviello, Sisto e Racca

LA BICI FA BENE A TUTTI

E la bike economy oggi vale 6 mld

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MOTORI

Panamera: è rivoluzione Porsche

COME “SMARTIZZO” LE CITTÀ

Il caso Planet Idea ora fa scuola

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MUST HAVE

123

L’INVENZIONE DI QUAGGA

146

LE RAGIONI DEL GOSSIP

La moda green dalla plastica

Oggetti irrinunciabili I sussurri di Monica Setta

Segreteria di redazione Monia Manzoni m.manzoni@economymag.it Dominio web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Amministratore unico Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco Partnership editoriali Aifi – Assocamerestero – Confprofessioni – Federmanager – Università Carlo Cattaneo Liuc HRCommunity - ilsussidiario.net Casa editrice Economy s.r.l.

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CONSUMI, TUTTI PRONTI A TORNARE IN PISTA PER IL GRAN PREMIO DI NATALE COVERSTORY

Da Confesercenti a Confcommercio la tesi è unanime: gli italiani, come dice l'Istat, hanno ritrovato la fiducia. Per la ricorrenza di fine anno, è tornata la voglia di spendere. Ma non sarà una corsa "senza freni" di Riccardo Venturi

P 14 I PROTAGONISTI DALLA G.D.O. AL MONDO OUTLET, ECCO LE RICETTE DI CHI "VENDE"

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I MODELLI E-COMMERCE O PORTA A PORTA? LE VIE DELLA VENDITA SONO INFINITE

20 LE STRATEGIE COME CONQUISTARE IL CLIENTE SUL WEB E CON LA NEUROSCIENZA

22 I GURU LEZIONI DI MARKETING DA KOTLER, WATRAS E DAL NOSTRO "ZIO MIKE"

arola chiave: nonostante. Nonostante il Mariano Bella, responsabile del centro studi sia pur lieve calo dei consumi in luglio di Confcommercio. «Le aspettative per i cone agosto, nonostante i redditi crescano ma sumi natalizi possono essere abbastanza poa un ritmo ancora troppo lento, nonostante sitive, anche se non esaltanti per i negozi con l'occupazione aumenti ma con un peso eccespiccole superfici» gli fa eco Antonello Oliva, sivo del tempo determinato e del part time... responsabile ufficio economico Confesercennonostante tutto ciò e molto altro ancora, il ti. «Siamo moderatamente ottimisti, la gente clima sembra essere ha voglia di passare IL CODACONS: «DAL 2007 AL 2015 LE cambiato, e sull'anun Natale migliore FAMIGLIE HANNO DIMINUITO I CONSUMI damento dei consumi DI 80 MILIARDI. C'È VOGLIA DI PASSARE di quello degli ultimi nel prossimo Natale anni: si pensi che dal UN NATALE DIVERSO DAGLI ULTIMI» a prevalere è l'ottimi2007 al 2015 le famismo. «Credo sia più probante il senso geneglie italiane hanno diminuito i consumi di 80 rale di una ripresa dell'economia e anche dei miliardi di euro» dice Carlo Rienzi, presidente consumi che non il piccolo calo registrato in del Codacons. Con una crescita che, almeno agosto proprio sui consumi» dice Mauro Ferper il momento, impatta ben poco sulla creraresi, docente di Sociologia dei consumi all'uscita dei redditi, la vera novità è proprio l'auniversità Iulm di Milano. «Se l'aumento della mentata fiducia dei consumatori, per l'Istat ai fiducia dei consumatori misurato dall'Istat massimi dal gennaio 2016 e a livelli quasi mai si confermerà in ottobre e novembre, allora raggiunti negli ultimi anni. «I consumi si basaavremo qualche miglioramento sul fronte dei no sulle aspettative future rispetto agli introiconsumi pur in presenza di un rallentamento ti, e le aspettative non sono così negative come del reddito disponibile delle famiglie» dice sono state per tanto tempo in Italia. Quindi mi

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COVERSTORY

A destra nella foto Mariano Bella, responsabile Centro Studi della Confcommercio

attendo un Natale più consumistico, non di abbondanza o di spreco, ma certo non così striminzito dal punto di vista dei consumi come quelli che abbiamo avuto dal 2008 fino all'anno scorso. Mi aspetto città più abbellite, più traffico, più rotazione di merce sugli scaffali, più gente sui marciapiedi a lécher les vitrines, come dicono i francesi, letteralmente leccare le vetrine, guardarle per poi decidere gli acquisti» dice il professor Ferraresi. «La consistente crescita dell'indice del clima di fiducia dei consumatori è un segnale importante per l’andamento dell’economia italiana nei prossimi mesi. Maggiore fiducia e ottimiredditi ok, altrimenti la ripresa dei consumi smo da parte delle famiglie si traduce infatti in è destinata a ridursi». Ma nonostante tutti i una più alta propensione alla spesa nel breve nonostante, l'ottimismo resta prevalente. «La periodo, un fattore cruciale ai fini della ripresa ripresa c'è, questo è indubbio. Su questo innedei consumi. Quindi se la fiducia dei consumasterei elementi di psicologia dei consumi: la tori si manterrà a questi livelli, senza dubbio gente è anche stanca di non darsi le gratificai consumi natalizi torneranno a salire, dopo zioni che l'acquisto natalizio (e non) può dare, anni di continua spending review da parte destanca di essere consumatore razionale: non gli italiani» dice Rienzi del Codacons. siamo solo tali, scegliamo anche per necessiBella di Confcommercio fa notare però che tà più volatili, perché quel prodotto racconta non necessariamente un elevato indice di qualcosa di quel che siamo o vorremo essere, fiducia si traduce interamente in maggiori del nostro gusto, della consumi: «nella fiduE LA RIPRESA DEI CONSUMI RISCHIA nostra ritrovata cacia ci sono indicazioni DI FAVORIRE SOLO LA G.D.O.: IN ESTATE pacità di spesa, tutti anche sul risparmio o IL CALO GENERALE DELLE SPESE HA l'acquisto di case, ma- IMPATTATO DI PIÙ SUI PICCOLI ESERCIZI fattori che concorrono a spingerci all'acgari la fiducia cresce quisto» dice Mauro Ferraresi. «Stando così le ma non è immediatamente correlata ai concose, se non accade un disastro a livello polisumi, la gente può anche risparmiare di più». tico o fatti eclatanti, terroristici ecc., allora sì, Oliva di Confesercenti nota che se la scelta è si tornerà a un Natale più luminoso, non solo quella di incrementare i consumi, anche nel in riferimento alle luminarie, e più dedito allo periodo natalizio, a essere intaccato è il rishopping. Non dico che è bene sia così, faccio sparmio, e quindi l'aumento rischia di avere le semplicemente un ragionamento a occhi più gambe corte: «Il reddito e il potere d'acquisto che aperti. Nel capitalismo digitale che stiamo non sono cresciuti. Quindi l'aumento dei convivendo in questi anni, di cui scrivo nel mio ulsumi ha eroso ulteriormente la propensione timo libro (Le nuove leve del consumo, Guerini al risparmio, scesa attorno al 7,5%, un dato Next, NdR), il consumo è il traino del benesmolto basso. Nel breve periodo può essere un sere delle nazioni, che non sono produttrici di dato positivo, ma in prospettiva solleva qualbenessere solo se hanno unità produttive che che dubbio: se ci sarà un consolidamento dei

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CONFESERCENTI OTTIMISTA MA CON MODERAZIONE: IL REDDITO DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE NON È CRESCIUTO permettono di riempire gli scaffali, ma dimostrano di avere benessere anche consumando questi prodotti» aggiunge il docente Iulm. La ripresa dei consumi natalizi rischia però di non essere tale per gli esercizi commerciali più piccoli, travolti dalla marcia trionfale della grande distribuzione. A tal proposito è significativo il fatto che il calo dei consumi registrato nel mese di agosto si compone in realtà di una crescita dell'1,4% della grande distribuzione e di un calo del 2,4% delle imprese che operano su piccole superfici, che sale al 3,1% tra le imprese fino a 5 addetti. «Il nostro auspicio è che la forbice possa ridursi sotto Natale, ma c'è il rischio concreto che non sia così» dice Bella di Confcommercio, associazione che invoca misure urgenti volte a ridurre gli scompensi tra piccoli esercizi di vicinato e GDO. Ferraresi indica ai negozi tradizionali la via da seguire per non perdere la ripresa dei consumi attesa per Natale: «Le piccole vetrine devono giocare su due fattori: da un lato la qualità e specificità del prodotto, che sia di nicchia ma altamente in grado di avere appeal sul consumatore; dall'altro la capacità del gestore di lavorare sulla creatività, che può essere esplicitata a vari livelli, dal layout del negozio alla relazione con il cliente fino al gioco delle promozioni».



COVERSTORY I PROTAGONISTI

«IL SEGRETO PER VENDERE? LA RELAZIONE COL CLIENTE»

Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, ha scelto per l'azienda una comunicazione testuale e concettuale, anche se non ama parlare di "story-telling"

Intervista con Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad, protagonista di una delle crescite più brillanti e convincenti della Grande Distribuzione italiana: «Oggi siamo una vera comunità» di Sergio Luciano

«LA RELAZIONE CON I CLIENTI: LA CHIAVE È TUTTA QUI. RECUPERARE IL CONCETTO DELLA RELAZIONE CON I CLIENTI»: Francesco

Pugliese, amministratore delegato di Conad, è più di un manager. È un ideologo d’impresa. Un sacerdote laico della responsabilità sociale. Un provocatore intellettuale che potrebbe perfino risultare divisivo. Ma è un vincente: per questo è meglio starlo a sentire, se si vuole vendere di più. Ha dimostrato di saperlo fare.

Perché da anni la sua Conad ha scelto questa pubblicità narrativa, quasi intimista, basata su concetti, su brevi riflessioni… niente di direttamente commerciale. Perché? Non siamo per lo story-telling ma per lo story-doing. Facciamo cose, e ne parliamo. Per dirla in gergo, abbiamo costruito un posizionamento basato su un dato di fatto. Prendiamo impegni con i nostri clienti: sostenibilità, responsabilità sociale. Altrimenti si corre rischio delle multinazionali che vanno dietro alla trimestrale, e non guardano più al lungo periodo Lei ci crede a questa storia della responstabilità sociale? E come no? Ti fa comprendere qual è valore di comunità. Noi siamo inseriti nelle comunità dove operiamo… fare commercio in una comunità che sta male… no. Contribuire alla

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qualità della vita della comunità è un interesse primario. Conad è una comunità? Assolutamente sì. E come andate? Io sono in Conad da 13 anni. Conad 13 anni fa era il quarto gruppo distributivo italiano. Oggi siamo secondi assoluti, siamo leader nei supermercati e leader nell’alimentare. E la nostra marca commerciale ha una quota del 28% cresce anno su anno del 7,5% ed è ben presente al Centro-Sud”. Guadagnate anche al Sud? Non possiamo fare trade-off tra punti vendita che guadagnano e punti che perdono. Non è che per conquistare un mercato accetto di accunulare perdite! Ogni punto vendita deve chiudere in positivo il suo conto economico. Come si fa? «OGGI SIAMO SECONDI ASSOLUTI SUL MERCATO, SIAMO LEADER NEI SUPERMERCATI E LEADER NELL’ALIMENTARE»

La relazione col cliente, e anche la cura dei dettagli. Per questo si chiama commercio al dettaglio. Noi lavoriamo su piccoli profitti e grandi fatturati, è cura del dettaglio e dei particolari. Senta, ma come la vede questa ripresina italiana?

In effetti c’è una ripresa in Italia, ma è a macchia leopardo e segue lo sviluppo delle imprese di quei territori. I consumi sono determinati dai flussi di denaro, e i flussi di denaro dal lavoro. Ovvio che in tutte le aree occupazionalmente depresse, non c’è ripresa e non ripartono i consumi. Il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini cita sempre il suo 6% di disoccupazione, che è praticamente fisiologico: ma non è un dato omogeneo, è un’eccellenza. Lo scivolamento della classe media verso la povertà c’è stato, il potere d’acquisto è calato drammaticamente. Il dato veramemte positivo è che per la prima volta il delta fra la crescita del nostro Pil e quella media europea si è stretto. Ci tolga una curiosità: ma lei non ha paura dell’e-commerce? L’incidenza dell’e-commerce nel dettaglio alimentare è minimo. Circa il 2,5%. Una nicchia, e se togliamo Milano dalle statistiche, i dati sono ancora inferiori. E allora? L’e-commerce ha peculiarità utili: chi non ha tempo, chi ha lista della spesa breve, se ne gioverà molto. Anche se ci sono dei falsi miti: il benestante vero usa la colf e la manda in negozio, non trae vantaggio dell’e-commerce. Il vero tema nell’ecommerce è il rispetto del lavoro e delle regole. Il lavoro sporco lo fa l’uomo, che va in giro con la sua cassettina, sottopagato, che esegue gli ordini di una macchina. È così che la tecnologia diventa un problema. Anziché porsi al servizio dell’uomo interviene al contrario: utilizza l’uomo come schiavo. Ce l’ha con l’e-commerce? Ce l’ho con chi gioca con le carte truccate. Per esempio, nel mercato della grande distribuzione c’è una bellissima legge che regola il sottocosto, si possono fare tre promozioni all’anno per 50 prodotti totali. Loro, i big dell’e-commerce, si inventano il black-friday,


ALLA FINE I CONSUMI SONO DETERMINATI DALL'ANDAMENTO DELL'OCCUPAZIONE: CHI INCASSA, SPENDE tutto va sottocosto, e grazie: non pagano tasse! E’ una questione di regole. Devono essere comuni. Se no è come fare il campionato di calcio con una squadra che gioca con 15 calciatori e tutte le altre stanno a 11. Mi pare che lei sta tornando sulla sostenibilità… Da una parte la sostenibilità, dall’altra il social dumping… L’Onu ha indicato 17 obiettivi di sostenibilità. Per esempio, la non-povertà, l’azzeramento della fame nel mondo e il rispetto del lavoro. Curare la sostenibilità significa intervenire su tutti e 17 i punti. Tutte le imprese domani si dovranno misurare su questi punti. Oggi le

Bastano per distinguersi? aziende devono finire di fare semplicemenSappiamo che oggi tra i primi parametri rite da maestri, devono essere concretamente guide, sul tema della restituzione. Ciò che chiesti per la scelta di un consumo c’è la sotrasforma da maestri a guide è questo: non stenibilità, non il prezzo. Si guarda anche al più soltanto far bene il proprio mestiere ma pezzo, ma non come prima cosa. Nel cibo ad essere guida, maestro di vita. Si diventa guida esenpio si guarda alla salubrità, alla personaquando si diventa esempi, cioè investendo su lizzazione del servizio. Dieci anni fa il bio era questi temi o parte del mio tempo o parte del all’1% del mercati, oggi è al 3,5%. mio portafoglio. Ed e-commerce in secondo piano…nonoE l’e-commerce? stante che i Millennials siano in arrivo! Ci sarà un po’ di riflusso. Sta cominciando E’ vero, i Millennials che stanno entrando nella moda. E un’ibridazione tra canale fisinel mercato attivo, è che parlare e agire con queste categorie sociali. Ma siamo sicuri che i co e canale virtuale. Pochi lo sanno ma già Millennials di oggi, avanzando negli anni, non oggi Wall Mart vende via rete più di Amazon. faranno come facciaPerché la sua offerta «SIAMO SICURI CHE I MILLENNIALS è già tarata… Ha fatto mo noi oggi? DI OGGI, AVANZANDO NEGLI ANNI, l'accordo tecnologico Giochiamo a fare NON SI COMPORTERANNO con Google, ma i dati politica. Cosa farebCOME FACCIAMO NOI OGGI?» sui clienti sono i suoi be per risanare l’ee li preleva nella rete fisica straordinaria che conomia italiana? ha…l’ibridazione tra fisico e digitale darà Guardi, abbiamo un buon trend economico grandi risultati. nazionale: ma abbiamo un gap di innovazioInvece Amazon? ne tecnologica: le nostre imprese investono Sistemi come Amazon vanno sempre di più poco. E un gap di patrimonializzazione. E verso la banalizzazione. un gap fiscale: abbiamo una tassazione su Dunque: dettagli, sostenibilità, relazione. imprese e persone fisiche che è fuori da ogni lotica. Questo Paese deve affrontare seriamente questi problemi. Per rilanciare i consumi interni, che la globalizzazione non può sostituire. Il grande sogno global ci ha distolto tutti, ma il benessere di ogni Paese deriva da come stanno i suoi cittadini, e in Europa anche gli altri europei. Come si fa? O con la flat-tax, come in Ungheria, ma all’inizio è durissima. O agendo sulle imprese: bisognerebbe non tassare tutto quel che viene reinvestito in innovazione e sviluppo. Un messaggio d’elite. Il nostro concetto di elite è quello di chi si espone prendendo impegni e mettendoci la faccia. Elite sono i pochi che lottano per i tanti. Che operano per il bene comune cercando di coinvolgere tanti.

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COVERSTORY I PROTAGONISTI

Altro che fare la spesa, questa è una “shopping experience” Puntando sullo stile architettonico e la cura del dettaglio, il gruppo McArthur Glen, da pioniere dei centri commerciali, è diventato leader d’Europa del design outlet. E la crescita non si ferma più

za di acquisto, rendendo l’arte accessibile a tutti i nostri visitatori» spiegano i vertici del gruppo – e crea edifici compatibili con l’estetica del territorio. «Dalle passeggiate di Marco Gemelli protette fino alle piazze soleggiate – aggiungono dal quartier generale di McArthuri è affacciato sul mercato europeo Glen – sappiamo che un’esperienza positiva dei centri commerciali ormai più di di shopping sta tutta nella cura del dettaglio. 22 anni fa, ed in poco tempo McArI nostri centri ospitano inoltre divertimenthurGlen ha smesso i panni del pioniere del to libero durante tutto l’anno, con feste, “retail outlet” per vestire quello del leader concerti e spettacoli fashion». E non finisce continentale nel settore dello sviluppo e qui: McArthurGlen fa segnare la più rapida della gestione di punti vendita focalizzati crescita del settore dei designer outlet in Eusul design. Accogliendo un portafoglio di ropa. «Siamo prossimi all’obiettivo di incre90 milioni di visitatori sparsi su 24 centri in mentare lo spazio al dettaglio dl 50%, fino nove Paesi, nel 2016 il a 900mila mq attra90 MILIONI DI VISITATORI IN 24 PUNTI Gruppo ha fatto regiverso un approccio SPARSI NEL MONDO E UN GIRO D’AFFARI strare una crescita ana tre livelli di cresciDA 4 MILIARDI DI EURO. E L’ESPANSIONE nua di oltre 4 miliardi ADESSO VA IN DIREZIONE NORD-EUROPA taorganica, sviluppo di euro. Del resto, con e nuove acquisizioni. oltre 630mila mq in gestione diretta e quaDall’inizio dell’anno, McArthurGlen ha acsi 3000 negozi in tutto il portafoglio, oggi quisito con successo il Rosada Fashion OutMcArthurGlen conta su 30mila dipendenti al let nei Paesi Bassi, aperto il McArthurGlen lavoro nelle diverse strutture dei quasi mille Provence Designer Outlet (la prima struttubrand che lungo tutto l’arco dell’anno offrora del genere nel sud della Francia) mentre no risparmi compresi tra il 30 e il 70%. con Sonae Sierra ha ottenuto un permesso di McArthurGlen pone un accento particolacostruzione per lo sviluppo della McArthurre sullo stile – «non costruiamo solo cenGlen Outlet Designer Malaga nel sud della tri commerciali, ma ambienti progettati in Spagna, che segna l’ingresso del gruppo sul modo architettonico che elevano l’esperienmercato spagnolo». Sviluppi sono previsti

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anche nel nord Europa: «Abbiamo avuto l’approvazione per pianificare la costruzione di un nuovo designer outlet a Remscheid, in Germania, che sarà il quarto outlet di McArthurGlen nel Paese tedesco - fa sapere il gruppo - infine abbiamo ufficialmente inaugurato la nuova estensione a Roermond (Paesi Bassi), aumentando il centro di un terzo, e implementato la struttura di Parndorf (Austria), prendendo una superficie commerciale utile di 36.500 mq».

SÌ, SARÀ UN BUON NATALE Anche nel mondo outlet c’è ottimismo in vista di Natale. «Abbiamo un trend positivo sui nostri centri. C’è voglia di riprendersi il gusto di fare un’esperienza di shopping anche con la famiglia» dice Massimiliano Peron di Momi, filiale italiana del gruppo olandese Multi Mall Management. Nel portfolio italiano di Momi ci sono 5 punti vendita (600 nel mondo, con 17 milioni di visitatori nel 2016). «Anche noi abbiamo registrato un picco negativo dei consumi in agosto. Ma ritengo sia sostanzialmente dovuto alle alte temperature» aggiunge Peron, che è anche membro del Consiglio nazionale centri commerciali, «sì, per come vedo dipanarsi le prossime settimane, la previsione è ottimistica». Momi da poco ha lanciato per i suoi outlet italiani il brand unico Land of Fashion: «ma più che un brand di lusso spinto» conclude l’outlet management director, «siamo piuttosto di gamma medio-alta». (r.v.)


M. Di Lorenzo

Leader Europeo nelle Autostrade del Mare

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COVERSTORY GLI ACCELERATORI

E-commerce? In Italia sta crescendo a “ritmi cinesi” Il commercio elettronico è salito al 17%, raggiungendo i 23,6 miliardi. E per eBay ci sono ancora margini di crescita, soprattutto grazie ai marketplace e alle nuove tecnologie di vendita. A sorpresa al top c’è il Sud di Marco Scotti

«L

a crescita dell’e-commerce in Italia è una costante di questi ultimi anni. Anche negli anni più difficili della crisi economica il commercio elettronico si è dimostrato un settore in grado di registrare tassi positivi, anche in ragione di un tasso di penetrazione tra le aziende (il 5,7% nel 2017) che ha ampi margini di miglioramento se confrontato con quello dei mercati più maturi». Parola di Susana Voces, General Manager di eBay in Italia e Spagna che commenta gli ultimi dati dell’indagine condotta da Netcomm e Politecnico di Mila-

LE SPESE ON-LINE DA NOI

I dati raccolti da Netcomm e Politecnico di Milano certificano una crescita del 17% a 23,6 miliardi nel 2017. Il mercato legato ai prodotti raggiunge i 12,2 miliardi, grazie alla crescita di informatica ed elettronica (+28%), abbigliamento (+28%), Food(+43%) e arredamento (+31%). Il turismo rimane il primo settore per valore (9,2 miliardi di euro). Gli acquisti da smartphone sono in crescita del 65% rispetto al 2016 e nel 2017 hanno superato i 5,8 miliardi. Nel 2017 l’Export (ossia il valore delle vendite da siti italiani a stranieri) vale 3,5 miliardi.

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pre secondo dati IPSOS, infatti, la maggior parte delle donne che pensano a un futuro da imprenditrice (6 milioni in Italia, una percentuale della popolazione nazionale più alta di quella di Francia e Spagna) guarda con interesse al commercio elettronico». La nuova faccia di eBay, passata dall’essere un sito di aste online a un marketplace, è solo l’inizio di una trasformazione digitale ancora tutta in divenire. Attualmente la piattaforma, in Italia, ha 100 milioni di inserzioni e 5 milioni di clienti attivi. 7 venditori professionali su 10 esportano grazie alla tecnologia messa in campo dal colosso. Ma, per il futuro, ci sono nuove offerte: «Con Image Search - afferma Voces - gli utenti potranno SUSANA VOCES, GENERAL MANAGER DI EBAY ITALIA E SPAGNA cercare gli oggetti in vendita su eBay a partire da una foto mentre con Find It on eBay si no sull’e-commerce. Una crescita, nel 2017, potrà semplicemente condividere con eBay del 17%, che ha portato il fatturato complesl’URL di un’immagine e l’app troverà il prosivo del settore a 23,6 miliardi di euro, quasi dotto tra le inserzioni». Inoltre, attraverso equamente suddivisi tra acquisto di servizi Facebook Messenger Shopbot, assistente (48%) e beni (52%). Al primo posto tra i virtuale all’acquisto, l’utente può ricevesettori troviamo l’informatica ed elettronire i consigli di acquisto più adatti suggeriti ca di consumo, che insieme valgono oltre 4 dall’intelligenza artificiale. Amazon, che miliardi di euro. Tra i segmenti in maggiore sembrava dovesse “ammazzare” il mercato, crescita c’è quello del marketplace, ovvero fa meno paura. Secondo eBay, infatti, una canali dedicati in cui aziende “fisiche” metcrescita del 17% anno su anno dimostra che tono in vendita i propri prodotti attraverso i margini di crescita ci sono per tutti. A livelportali di grandi dimensioni come Amazon, lo mondiale, la quota di vendite al dettaglio eBay o Alibaba. In particolare, scorrendo la effettuate tramite il colosso di Bezos (dai classifica delle prime Netcomm) è rimasto 10 province italiane LA CLASSIFICA DELLE 10 PROVINCE PIÙ invariato nel 2012 e DIGITALIZZATE SECONDO EBAY VEDE per densità digitale su 2014, attestandosi INASPETTATAMENTE AL 1° POSTO eBay (ovvero numero all’11,5% del totale. SALERNO, E POI MACERATA E NAPOLI di venditori profesInfine, uno sguardo al sionali ogni 10.000 abitanti), scopriamo che mobile: «Nell’e-commerce – conclude Voces moltissime appartengono al Meridione, con - il mobile è stata una vera rivoluzione. QueSalerno al primo posto. «E, dato ancora più sto trend è stato fotografato dal report del incoraggiante, - aggiunge Voces - il tasso di Politecnico di Milano e Netcomm che stima densità digitale di queste 10 province è suuna crescita del 65% degli acquisti da mobiperiore a quello delle prime 10 in Spagna e le. Sono dati forti che non lasciano dubbi sulin Francia». «Secondo i dati di una ricerca la sempre maggiore centralità dei dispositivi IPSOS - racconta ancora la general manager mobili nelle fasi di acquisto online, soprateBay -, il 40% dei millennial italiani (18-35 tutto in due mercati come Italia e Spagna anni) ha un “desiderio di imprenditorialità”. dove, secondo gli ultimi dati ComScore, la Inoltre, l’e-commerce rappresenta un’oppenetrazione degli smartphone è molto alta portunità straordinaria per le donne. Sem(73% in Italia, 82% in Spagna)».


I MODELLI COVERSTORY

Ma il vecchio porta a porta è sempre... il benvenuto Numeri ottimi e mai in calo per i venditori diretti. E il presidente dell’associazione che li raggruppa non ha dubbi sul futuro: la fiducia dei consumatori sta risalendo e questo a Natale inciderà anche sulla spesa di Riccardo Venturi

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ra tanti punti interrogativi, una certezza: sarà un Natale di pieno successo per la vendita diretta, un settore che non conosce crisi, anzi, vanta numeri ottimi. Più di 361 milioni di fatturato nel primo semestre dell’anno, con una crescita di oltre il 9% rispetto allo stesso periodo del 2016 (vedi tabella), e un boom degli addetti alle vendite, con oltre 200mila unità (+16%). Sono dati che riguardano le 38 aziende associate di Avedisco, Associazione Vendite Dirette Servizio Consumatori, il cui settore più importante è l’alimentare-nutrizionale (integratori e surgelati, per intenderci), in grande spolvero con 273 milioni di fattura-

to nel primo semestre, in crescita di oltre il 10%, seguito da cosmesi e accessori moda. «Sarà un buon Natale: questo risveglio dell’economia di cui si parla, vero o falso che sia, spingerà i clienti al consumo. La gente ha voglia di fare un Natale più allegro degli anni scorsi. Una spinta che si sentirà anche sulla vendita diretta, che già sta andando molto bene» dice Giovanni Paolino, presidente di Avedisco. «Credo andranno per la maggiore i profumi, i prodotti alimentari, gli integratori, i piccoli e grandi elettrodomestici. Certo, per Natale è più facile regalare un profumo che un aspirapolvere... Ma qualcuno regalerà, o si regalerà, anche beni durevoli». C’è inoltre

Aziende associate Avedisco - Fatturato vendite 1° trimestre 2016/2017 (dati in migliaia di Euro - IVA inclusa) CATEGORIE MERCEOLOGICHE

Cosmesi e accessori moda

1° Semestre 2016

29.967

1° Semestre 2017

31.262

DIFFERENZA assoluta

DIFFERENZA%

1.295

4,32%

7.209

7.178

-31

-0,43%

Casa beni durevoli

19.057

20.374

1.317

6,91%

Tessile

10.766

10.079

-687

-6,38%

246.260

273.170

26.910

10,93%

Casa beni di consumo

Alimentare-nutrizionale Servizi Altro

TOTALE N. INCARICATI ALLE VENDITE

3.207

4.852

1.645

51,29%

14.124

14.115

-9

-0,06

330.590

361.030

30.440

9,21%

174.644

203.471

28.827

16,51%

un motivo strutturale che spinge i venditori diretti a raddoppiare gli sforzi a fine anno, contribuendo a buone vendite natalizie: «Tutti gli addetti alle vendite hanno dei target che, se raggiunti, prevedono premi-attività, come per esempio viaggi omaggio. Non a caso anche il Natale dell’anno scorso è andato bene» spiega Giovanni Paolino. Il presidente di Avedisco crede poco nel calo dei consumi registrato ad agosto, molto invece nella crescita della fiducia dei consumatori: «Il piccolo calo dei consumi in agosto è stato sopravvalutato, perché ha inciso molto il clima, con temperature altissime. La crescita della fiducia dei consumatori invece è molto importante. Se tutti i giorni leggo dappertutto che “siamo in crisi” si diffonde il timore sul futuro e i consumi si contraggono. Ma se mi si comincia a dire che le cose si muovono, anche se come salariato con reddito fisso io non lo percepisco, cambia però la mia propensione al consumo, perché si diffonde un clima di fiducia e comincio a pensare che i miei figli forse troveranno lavoro... Negli ultimi mesi abbiamo notato «GLI ITALIANI HANNO BUONA CAPACITÀ DI REAGIRE ALLA CRISI. NON RINUNCIANO ALLA QUALITÀ MA ALLA QUANTITÀ: BEVO MENO, MA BEVO UN BUON VINO»

questo cambiamento nei clienti della vendita diretta». Secondo Giovanni Paolino, poi, gli italiani hanno una buona capacità di reagire alle crisi, e quindi anche di uscirne più in fretta: «Ci sono meccanismi tipicamente italiani. In tempi di crisi non rinuncio alla qualità, ma riduco la quantità: bevo sempre un buon vino, ma ne bevo un po’ di meno. Idem la crema, non ne compro una scadente, continuo ad acquistare un prodotto di qualità e magari ne uso meno. All’estero quando c’è crisi si blocca tutto. In Germania quando hanno detto: c’è crisi, la gente ha letteralmente chiuso i mutui, anche rinunciando alle rate già pagate dell’auto. Noi abbiamo una capacità di sopportare e di reagire alle crisi molto più forte». Che sollievo: un po’ di ottimismo.

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COVERSTORY GLI ACCELERATORI

Scacco ai digital consumer in 3 mosse

digitale, ma tutto si esaurirà in quel momento. Offrire la possibilità di un’interazione in tempo reale invece è ciò che cambia le regole del gioco dando al cliente una gratificazione istantanea. Si può fare con i sistemi di assistenza chat integrabili nel sito. Esistono decine di soluzioni gratuite o a pagamento e sono il modo migliore per comunicare al cliente un messaggio importante: se hai bisogno siamo qui.

Alla base di una strategia online di vendita efficace c’è una relazione sana tra azienda e cliente. E come si costruisce? Offrendo assistenza in tempo reale, informazioni in pochi click e un linguaggio “fresco” e diretto

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Stop agli stereotipi comunicativi

di Alessio Beltrami

A

cquistare un prodotto in un negozio fisico o acquistarlo online, sono due cose molto diverse anche se il risultato finale non cambia. Un click è diverso da una stretta di mano, un’e-mail di conferma è diversa dallo scontrino. Quello che non vediamo però, è che sotto a quei comportamenti così lontani tra loro, c’è una “stanza dei bottoni” in cui le nostre decisioni vengono influenzate in maniera sempre più simile. E anche se una stretta di mano continuerà a essere diversa da un click, in entrambe le situazioni saranno le informazioni sul display del nostro smartphone a determinare le sorti della partita… compro o non compro? Comprendere questo, significa ragionare su una strategia di digital marketing che lavori a 360 gradi per supportare la vendita di prodotti, senza limitarsi a considerare il digital come strumento di supporto per le sole vendite online. Oggi ognuno di noi online acquisisce informazioni, forma le proprie ALESSIO BELTRAMI È CONSULENTE DI COMUNICAZIONE SPECIALIZZATO IN CONTENT MARKETING. HA FONDATO CONTENTMARKETINGITALIA.COM

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opinioni e orienta le proprie decisioni di acquisto, ecco perché non si tratta di una soluzione di marketing riservata a imprese illuminate, ma di un passaggio obbligato per chiunque voglia costruire un rapporto di fiducia con i clienti. Obbligato anche per tutte quelle aziende che in Rete non vendono nulla. Appurato che non possiamo farne a meno, bisogna capire come sfruttare il web perché oggi il vero problema è determinato dall’abbondanza: troppe scelte, troppe variabili e troppe promesse che si traducono in un nulla di fatto. Proviamo così ad ipotizzare 3 soluzioni mirate che agiscono nel rispetto di quei principi che potremmo definire universali. Scelte semplici che funzionano a prescindere dal settore in cui si opera, perché di fronte a un display abbiamo tutti la stessa attitudine. Scelte che non richiedono di rivoluzionare la propria presenza online, ma che se applicate garantiscono un ritorno anche nel breve periodo.

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Assistenza real-time

L’online accorcia le distanze. In un click accediamo a immagini, video e informazioni, ma la vera distanza che separa aziende e clienti è costituita dal fattore umano. Se manca l’interazione in tempo reale ci ritroveremo a sfogliare un bellissimo catalogo

Ci vuole un modo personale e chiaro per comunicare. Farlo è importante perché in quel momento saranno le nostre parole a fare la differenza. Il nostro sito come quello dei nostri concorrenti avrà il medesimo spazio sul monitor dei clienti e solo le nostre parole potranno trasmettere il concetto più prezioso: la differenza. Questo si applica a tutti quei contenuti che hanno il compito di descrivere chi siamo e cosa facciamo (scordiamoci l’azienda leader e dinamica), ma anche a tutte quelle parti del sito dove chiediamo all’utente di fare qualcosa. Per questo dalla pagina di contatto a quella che descrive i nostri servizi, dobbiamo sforzarci di eliminare ogni stereotipo comunicativo. Ci vuole un’alternativa. I clienti sono stufi di comunicazioni grige e copia-e-incolla, di retorica e frasi fatte, vogliono arrivare al sodo e vogliono leggere qualcosa di sensato e personale.

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Indichiamo la strada più breve

Un click richiede un gesto semplice, ma è al tempo stesso frutto di una decisione tutt’altro che superficiale. Per questo strutturare il nostro sito in modo da ridurre al minimo il numero di click necessari per giungere a un determinato obiettivo, è una sfida vitale. L’attitudine del cliente è quella di pretendere risposte a fronte di uno sforzo minimo. Per questo vanno eliminati tutti i passaggi inutili e ripensato il modo in cui rendere fruibili le informazioni. Un percorso strutturato in modo logico e intuitivo diventa al contrario uno stimolo ad approfondire e questo è ciò che serve per costruire fiducia.


GLI ACCELERATORI COVERSTORY

Neuroscienza, i nuovi segreti per conquistare ogni cliente La massima efficacia nella persuasione all’acquisto si consegue limitandosi a tre concetti e usando parole e toni gradevoli per l’interlocutore di Lorenzo Dornetti *

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orbido, fresco, caldo, dolce, chiaro: ecco cinque parole che eccitano i cinque sensi. Vi piacciono? Probabilmente sì. Veloce, rapido, elastico, camminare: evocano movimento, vi sono gradite? Sì. Gioia, serenità, entusiasmo, paura: vi intrigano? Ancora una volta, sì. Benvenuti nel fantastico mondo delle neuroscienze. Finalizzate al business: alle vendite, in particolare. Imparate a trasmettere al cervello del vostro potenziale cliente le parole che apprezza, le frasi che gradisce, e l’avrete conquistato. L’applicazione delle neuroscienze al campo nelle vendite è la Neurovendita. Studi basati sul “potenziale evocato” hanno dimostrato quali sono le parole che stimolano le aree corticali responsabili dell’attenzione. Chi comunica con il cliente deve usare frasi cerebralmente attivanti. Le ricerche sulla memoria dimostrano come l’eccesso di informazione generi una demotivazione all’acquisto. Vale anche per i preventivi scritti. Una descrizione efficace deve includere al massimo sette infor-

mazioni. La potenza comunicativa aumenta se spetto al recente passato. La crisi ha cambiato si riduce ulteriormente il perché acquistare a in maniera irreversibile priorità e abitudini di sole tre informazioni. “Le racconto tre cose” consumo. L’innovazione tecnologica determiè una comunicazione molto adatta al funziona un’immensa possibilità di scelta grazie alla namento cerebrale. Le neuroscienze hanno facilità d’accesso all’informazione. Chi vende migliaia di applicazioni utili per chi vende, da oggi si relaziona con un cliente attento, inforadattare ad ogni specifico business. Nel contemato, parsimonioso, sempre connesso. Se un sto economico attuale “sales manager” si L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA la relazione con i clienfosse ibernato per un DETERMINA UN’IMMENSA POSSIBILITÀ ti è “complicata”. Chi lungo sonno durato 8 DI SCELTA GRAZIE ALLA FACILITÀ si relaziona con utenti anni, faticherebbe a D’ACCESSO ALLE INFORMAZIONI finali post crisi e super riconoscere i propri tecnologici deve comunicare molto meglio riclienti al risveglio. Ogni prodotto invecchia con spetto al passato. Rinunciare alla Neurovendiuna rapidità senza precedenti. Ogni prezzo è ta aggiunge difficoltà ulteriori a quelle che già confrontabile in tempo reale su scala globale. ci sono. Perché non cogliere i timidi segnali di Ogni scelta di acquisto avviene tra una molteripresa stimolando scientificamente il cervello plicità di proposte. Chi è in prima linea nella di chi compra? Se il cliente è cambiato, anche relazione con il cliente, ha vissuto e vive “sulla chi vende deve farlo. propria pelle” questo cliente “geneticamente Del resto, chi lavora nelle vendite ha il privimutato” dall’esposizione alle radiazioni della legio di avere un rapporto diretto con i clienti crisi economica e della rivoluzione digitale. dell’azienda. Chi si relaziona con l’utente finale Si dice che chi lavora nelle vendite sia “stressa(business o consumer) comunica direttamento”. Gli studi scientifici confermano. Chi si relate, senza mediazioni, con chi ziona con l’utente finale ha molto cortisolo nel compra. Due dinamiche hansangue (l’ormone dello stress). Sarebbe da stu* LORENZO DORNETTI, LAUREATO IN NEUROSCIENZE ALL’UNIVERSITÀ SAN RAFFAELE DI MILANO – DOVE no completamente ridefinito pirsi del contrario. Come si fa a non essere sotOGGI LAVORA - NEL 2006, HA FONDATO TRE ANNI la relazione tra aziende e to pressione quando si è dentro un frullatore? PIÙ TARDI AGF GROUP, L’UNICA ORGANIZZAZIONE IN ITALIA COMPOSTA DA PSICOLOGI SPECIALIZZATI NEL clienti in tutti i settori: “crisi Non si torna indietro. Serve guardare avanti e RECRUITING E NELLA FORMAZIONE DEL PERSONALE COMMERCIALE. HA DEPOSITATO IL BREVETTO “ economica” e “rivoluzione fornire a queste “risorse umane”, il 16% degli NEUROVENDITA©. TRA I SUOI CLIENTI: VODAFONE, ALLIANZ, SORGENIA, GEFCO, BARILLA, FEDERAZIONE digitale”. Il cliente ha un dioccupati in Italia, metodologie per adattarsi ad MODA ITALIA, BLUMARINE, WOOLRICH, SALMOIRAGHI verso modo di acquistare riun simile nuovo mondo. E VIGANÒ.

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COVERSTORY GLI ESPERTI

«Nell’economia di oggi, si vince col lato umano del marketing» Secondo il “guru” Philip Kotler, inventore delle 4P (Product, Price, Place, Promotion), il web oggi impone di “umanizzare” i brand e offrire prodotti e servizi sempre più a misura del cliente di Franco Vergnano

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er avere 86 anni, li porta molto bene. Viaggia in tutto il mondo a dispetto dei fusi orari. Ed ha la risposta pronta per ogni domanda. Stiamo parlando di Philip Kotler, l’inventore del marketing. Ma, da allora, Kotler ha scritto circa 50 pubblicazioni, compreso un mitico articolo sull’Harvard Business Review intitolato “Demarketing, yes demarketing” nel quale spiegava in modo inappuntabile come rendere un ristorante costoso “appealing” e con lunghe liste di attesa applicando “upside down”, cioè al contrario, le sue famose 4 P (Product, Price, Place, Promotion). Che oggi però, a sentire lo stesso Kotler, non bastano più. «Gli amministratori delegati di cui sono consulente mi chiedono perché scrivo nuovi libri – dice – in primo luogo perché non mi stanco mai di apprendere, rielaborare e quindi scrivere cose originali. Poi, perché il mondo cambia. Internet è diventato un moltiplicatore sull’asse dei tempi, nel bene e nel male. Oggi chi vuol vincere deve applicare il marketing 2017, anzi ormai 2018. I listini devono essere “flessibili” o, meglio ancora, “dinamici”, cioè in correlazione inversa alla domanda. Come fanno ad esempio le compagnie aeree o gli alberghi per ottimizzare il tasso di occupazione. Un grande albergo spende 15 euro per pulire una stanza. Il resto è margine. Può stabilire lei da

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solo qual è il prezzo marginale, comunque più conveniente che lasciare la stanza vuota. Ma questa strategia, grazie ai “big data”, può essere usata per qualunque articolo e, meglio ancora, per i servizi o per quei prodotti che non possono essere stoccati, dall’energia a tutta la gamma delle telecomunicazioni. Anche perché il web permette oggi di “personalizzare” i prodotti e i servizi. Quindi farli “su misura” del cliente, quasi come un sarto». «SONO DIVENTATO FAMOSO CON LE “4P” MA OGGI BISOGNA MISURARSI CON LE “4F”: FRIENDS, FAMILIES, FACEBOOK FANS, TWITTER FOLLOWERS»

Quando gli chiediamo se si può fare marketing a costo quasi zero per le imprese, Kotler scoppia a ridere e commenta: «Sarebbe bello. Ma poi non venderei più i miei libri e non incasserei i diritti d’autore. Detto questo, ricordo il grande Peter Drucker. Diceva che in azienda c’erano solo due funzioni importanti: l’innovazione e il marketing. Il resto sono costi. E non mi dica che non ho risposto. Ci vorrebbe un corso intero per spiegarlo. Il concetto è che, ancora oggi, gli stessi manager non hanno ben chiaro che cosa sia il marketing. E spesso glielo devo ricordare; non serve a vendere di più, aiuta a crescere. Per l’Italia delle Pmi, un buon esempio è rappresentato dai Consorzi

di tutela, specie all’estero, che così riescono a fare massa critica. Bisogna però stare attenti a gestire bene i budget che devono sempre avere ritorni finanziari. Solo così si possono avere altri finanziamenti da investire nel marketing. Oggi una delle chiavi del successo è il “lean marketing”, cioè diventare un’organizzazione che apprende. E questo si fa attraverso la riflessione incessante (“hansei”) e il miglioramento continuo (kaizen”)». C’è poi il “marketing umanistico” che forse si adatta molto bene al made in Italy. E infatti Kotler spiega che «occorre “umanizzare” i brand attraverso l’attribuzione di qualità antropomorfe». Certo, non basta nemmeno questo. Il guru dell’Università di Chicago insiste infatti su quello che lui chiama il “viaggio del cliente”. O, meglio ancora, il percorso che le aziende devono monitorare con grande attenzione. «In passato - afferma - si diceva che il nostro caro cliente seguiva un “percorso a imbuto”. Un “customer funnel” dove ad ogni passaggio il numero di clienti si riduceva. Oggi, con il web, possiamo fare molto, molto di più».

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COVERSTORY

«Aziende italiane, svegliatevi! I vostri marchi sono oro puro» Sbarca in Italia il “guru” americano che ha lanciato marchi come Pfizer, Xerox, Chrysler: Michael Watras. «Non tutti i capi azienda capiscono l’importanza del brand» di Riccardo Venturi

«L

’Italia fatica a comprendere l’importanza dei brand. Le aziende italiane hanno un potenziale straordinario, credo che sia giunto il momento di valorizzare i loro marchi e di portarli alla ribalta internazionale». Michael Watras, “brand-guru” che nella sua carriera ha dato un contributo determinante all’affermazione di colossi quali Pfizer, Bausch & Lomb, Xerox, T-Mobile, Chrysler, Lloyds Bank, solo per citarne alcuni, è in Italia. Sta cercando di far capire a imprenditori e aspiranti tali che sono seduti su una miniera d’oro, solo che non se ne accorgono. «Il Made in Italy è un valore enorme, ma nessuno ne approfitta. La mia vuole essere una “wake up call” per le aziende italiane: il mondo sta cambiando, la competizione è globale, chi riesce a capire ora l’importanza del brand ha una grande opportunità». Per capire cosa intenda esattamente Watras per brand gli chiediamo come si dovrebbe fare per costruirne uno da zero. «Ci vuole un business plan chiaro, una mission, una vision (non a caso tutti termini che spesso non vengono tradotti, proprio come brand, ndr). Che cosa vuoi che sia il tuo brand? Quale il messaggio, la storia, che cosa vuole ispirare? Come ti relazioni con i tuoi stakeholders, cioè con chi entra in contatto con il brand: dai dipendenti, che sono i più importanti in quanto ambasciatori e portabandiera del brand stesso, agli in-

MIICHAEL WATRAS

vestitori, dai business partner ai clienti? Come potevi prendere un caffè, ma dovevi essere trasmetti a questi stakeholders la tua idea, la membro. È stato un successo, in 3 mesi i negotua visione? Tutto ciò forma quel che definisco zi erano 25, in 18 mesi abbiamo completato la piattaforma del brand» spiega Watras. L’errotrasformazione del brand da cheap a top qualire più frequente, quando si cerca di costruire ty». Importanza fondamentale nella visione di un nuovo brand, per Watras è proprio la manWatras riveste la figura del Ceo: «È essenziale canza di una completa comprensione del mesche il Ceo creda nel suo brand. Non deve solo saggio che il marchio investirci denaro, ma IL BRAND È TUTTO QUELLO CHE C’È dovrebbe portare con anche sentirlo, viverlo DIETRO AL LORO. IL LOGO È IL VOLTO DEL sé: «a un nuovo imin prima persona, aveBRAND. ABBIAMO BISOGNO DI VEDERE prenditore chiedo: care una visione e saper CHE COSA C’E DIETRO A QUEL VOLTO pisci abbastanza bene prendere dei rischi, il tuo business da articolarlo e trasmetterlo altrimenti non può avere successo. Per questo agli stakeholders? Poniamo che sia una nuovo ho sempre rifiutato lavori anche importanti caffè all’angolo della strada. Ce ne sono tanti di che non prevedessero il coinvolgimento diretcaffè, qual è il messaggio che vuoi mandare? to del Ceo». Il tuo caffè è migliore? Costa meno? È diverso Ma non tutti i Ceo capiscono che cos’è un dagli altri? È più un’esperienza che un locale brand, come racconta ancora Watras: «All’inidove si beve caffè, come Starbucks? E che prozio del lavoro con un’azienda importante ho getto hai, ne vuoi fare altri dieci, cento, mille?». chiesto al Ceo che cosa fosse per lui il brand. Mi Una delle specialità di casa Watras è la brand ha risposto: il logo! Di fronte alla mia esprestransformation. Già: un brand già esistente sione perplessa ha chiesto: non è così?... E io può essere trasformato anche in modo radicagli ho risposto: il brand è tutto quello che c’è le. «È quel che abbiamo fatto per esempio con dietro al logo. Il logo è il volto del brand. Ma Max Mobil in Austria. Il Ceo ci disse: siamo il abbiamo bisogno di vedere anche che cosa c’è brand più economico e vogliamo diventare il dietro a quel volto». Watras ha iniziato il suo migliore. Così abbiamo iniziato a creare nuovi giro d’Italia che proseguirà in inverno a Milaservizi di qualità, come Max Mobil Business no e Bologna, dove sono previsti incontri con Class, prodotto dedicato a una clientela affari. top manager. Il tour è organizzato da Carmelo Abbiamo aperto un primo negozio davanti alla Spinella e Marco Fanti, i soci della società di cattedrale di Vienna, solo per i clienti business: consulenza 2.zerogroup.

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COVERSTORY GLI ESPERTI

«Non vergognatevi di vendere, non pensate ai soldi e vincerete» I consigli di Michele Tribuzio, per tutti “zio Mike”, tra i “coach” più apprezzati non solo in Italia, autore di manuali commerciali best-seller: «Il segreto per diventare un grande venditore è “vendere” se stessi» di Marco Gemelli

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ra vendere un termosifone o una Fervendere prima è una relazione, un rapporto. rari per lui c’è davvero poca differenza. Prima occorre entrare in sintonia con chi si ha Che si tratti di proporre l’acquisto di un di fronte, poi una volta raggiunta una buona oggetto, convincere un elettore o conquistare empatia si può iniziare a vendere il resto. È il una donna, per Michele “zio Mike” Tribuzio quoziente emotivo, la capacità di interpretare l’importante sono l’approccio giusto e i prol’altro, che mette in moto la parte intellettiva cessi adeguati per ottenere risultati. Coach, e apre le porte per tutte le altre fasi. A parità formatore manageriale ed esperto di comudi merito e competenze, nella vendita vince nicazione, Tribuzio ha frequentato seminari chi riesce a instaurare un rapporto». Un caso e master internazionali con personalità del emblematico è quando bisogna vendere se settore come Anthony Robbins, Deepak Chostessi, magari per ottenere un nuovo lavoro: pra, John Grinder o Roy Martina. Nei suoi «I titoli presenti nel curriculum non bastano libri – l’ultimo, dal titolo “Il successo ti sta – taglia corto Michele Tribuzio – ed è per quecercando… non ti nascondere”, è da poco disto che le aziende chiedono un colloquio coventato un best seller noscitivo: è lì che bisoEX PROF DI CHIMICA, OGGI TRIBUZIO su Amazon – Tribuzio gna giocarsi le proprie TIENE CORSI, MASTER E SEDUTE DI racconta una sorta di carte, puntando sul COACHING IN ITALIA: 6 MILA GLI EVENTI decalogo per il ven- ORGANIZZATI E 230 MILA I PARTECIPANTI potere di un rapporto ditore perfetto, una con l’interlocutore». serie di grandi e piccoli suggerimenti che Soprattutto in un Paese come il nostro, l’atto attingono a un background che oscilla tra fidella vendita in sé non gode sempre di buona siognomica e semiotica, comunicazione non reputazione, e “zio Mike” dà una sua spiegaverbale e grafologia, fino alla deambulazione zione del fenomeno: «In Italia – conferma – ci prossemica. «Nella vendita il prodotto non è si vergogna a vendere, mentre nel mondo ancosì importante – esordisce – ma ciò che conglosassone non è così. Le ragioni vanno ricerta è la modalità con cui ci si presenta. Quando cate in una serie di fattori, persino religiosi: sei davanti a un cliente, pensare di vendergli nella cultura cattolica, ad esempio, il lavoro un oggetto è già un errore. Pensare ai soldi è strettamente legato al concetto di sacrifiche guadagnerai è la peggior cosa che tu poscio, mentre un filosofo dell’etica protestante sa fare, perché diventeresti aggressivo: lui lo come Max Weber ha sviluppato un approccio percepisce e te lo sei giocato. Ciò che bisogna del tutto diverso». Per poter vendere bene,

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UN MOMENTO DI UNA CONFERENZA DI ZIO MIKE

secondo Michele Tribuzio, occorre seguire meticolosamente una serie di passi. In primis, frequentare venditori eccellenti per imparare da loro. «Del resto, l’imitazione è un meccanismo che avviene già a livello dei neuroni nella corteccia cerebrale: pensiamo ai bimbi, che non fanno ciò che i genitori dicono loro, ma seguono l’esempio di ciò che mamma e papà fanno. Poi bisogna essere sicuri di sé, possedere autostima e coltivare serenità interiore: il venditore dev’essere consapevole che il “no” al prodotto non


è un “no” alla persona. Il piano personale non c’entra con una vendita non finalizzata, quindi non ci si deve lasciare abbattere da un rifiuto. Nella vendita occorre sempre essere etici, sforzarsi di capire la personalità altrui, essere capace di socializzare e stare bene in mezzo al prossimo». I piccoli e grandi suggerimenti di “zio Mike” non finiscono qui: «È sempre meglio essere puntuale, arrivando in anticipo a un appuntamento. Questo perché una buona impressione iniziale modifica anche la perce-

zione delle considerazioni successive: se sin da subito mostriamo elementi positivi, chi ci sta di fronte continuerà a cercarne in noi, mentre se all’inizio sbagliamo qualcosa è facile che l’interlocutore inizi a contare gli altri punti di debolezza. Tanto è importante la prima impressione, che per un buon venditore non c’è miglior investimento di un buon abito. Inoltre è importante non lamentarsi o dar retta a quel tarlo tutto italiano del ‘io speriamo che me la cavo’. Come detto, bisogna abituarsi al dissenso e ad accettarlo». Può sembrare semplice, ma non è così. «Essere simpatici e preparati non basta – mette infatti in guardia il coach – perché occorre anche conoscere i principi della persuasione, dalla reciprocità, imparare a parlare con autorevolezza, ottenere il consenso e mostrare pragmatismo. Meglio evitare in una presentazione parole e concetti negativi, così come è fondamentale vincere la paura del giudizio altrui che spesso ci blocca: quanti di noi, magari spigliati in un contesto privato, non oserebbero raccontare una barzelletta in pubblico per paura che non faccia ridere?». C’è una metafora interessante, al riguardo, che Tribuzio cita spesso nell’attività di coaching che va avanti da oltre 30 anni: «Quando il conquistatore spagnolo Hernan Cortes si trovò

LE 10 REGOLE D’ORO DEL GRANDE VENDITORE

1 Davanti a un cliente, non pensare mai ai soldi che potresti guadagnare 2 Devi saper comunicare e stare bene in mezzo alla gente 3 Frequenta venditori eccellenti e impara da loro 4 Sii sicuro di te e vinci la paura del giudizio altrui 5 Abituati all’insolito 6 Supera i tuoi limiti 7 Sii etico, sempre 8 Aumenta il potere delle tua mente 9 Sii puntuale e ricorda che “l’abito fa il monaco” 10 Evita concetti negativi ed usa invece parole positive

UN VENDITORE PREPARATO DEVE RIUSCIRE NEL 25% DEI CASI: CIOÈ UNA VENDITA OGNI 4 TRATTATIVE davanti a selvaggi e cannibali, vide che i suoi uomini erano terrorizzati dalla prospettiva di combattere e soccombere. Ordinò allora di bruciare le navi della sua flotta, in modo che i suoi uomini, per poter tornare a casa, avessero come unica possibilità quella di battere i nemici e prendersi le loro imbarcazioni». L’importante è puntare sulle proprie capacità e buttarsi, insomma. «Nei miei libri insegno l’arte di vendere e descrivo le caratteristiche del venditore eccellente, partendo dai quattro stadi dell’apprendimento fino al modo di gestire al meglio il proprio tempo. Ma spiego anche come esporre il prezzo, usando il sistema del “sandwich” a strati: prima si descrivono le caratteristiche tecniche del prodotto, in mezzo c’è il prezzo, infine si illustrano le modalità di pagamento». Utilizzando e le tecniche di Tribuzio, il venditore dovrebbe ottenere risultati applicabili a qualsiasi contesto – dall’amore alla politica – proprio perché si tratta di insegnamenti che nulla hanno a che vedere con il prodotto da vendere. «Il cuore di tutto – conclude – è cercare negli altri ciò che ci unisce, non ciò che ci divide, perché chi si somiglia si piglia. Se il cliente può scegliere tra un rappresentante sprovveduto o preparato, tra uno scortese o uno gentile, tra uno che veste male o veste bene, bisogna essere quello che lui sta cercando. Ci salveranno l’etica e l’estetica».

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Trasporto merci: noi e gli altri

Traffico merci. Variazione % volumi trasportati 2010-2014 -50

AUTOTRASPORTO -25 0 +25

+50 -50

-10,3

Italia

-25

MARITTIMO 0 +25

FERROVIARIO -25 0 +25

+50 -50

-37

+50

+7,6

Germania

+10,1

Grecia

+30,9

-30,2

Spagna

+13,4

-24,4

+31,8

-4,8

+2,8

-4,2

Francia

+11,6

+5,9

Olanda

-1,7

R. Unito

+2,6 -46,2

+8,2

+10,8

-0,9

+21,6

Bulgaria

+18,7

+17,8

+5,8

Polonia

+15,5

+6,9

+5,1

Romania

+14,8

+9,7

Slovenia

+23,4

-4,1 +10,8

-8,5

FONTE: ELABORAZIONI OSSERVATORIO CONFTRASPORTO-ISFORT SU DATI EUROSTAT 2016

GESTIRE L’IMPRESA Ci sono pochi “denominatori comuni” che coinvolgono tutte le imprese, indipendentemente dai settori: la finanza, l’energia, le tasse, la logistica. E come sia dalla finanza che dal fisco le imprese italiane subiscono un “gap” che le svantaggia, così lo subiscono anche dalla logistica. Ma qualcosa comincia a cambiare, anche grazie al fenomeno-Alis.

31 GUIDO GRIMALDI TIR E NAVI UNITI IN ALIS IN NOME DELLA COMPETITIVITA’

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SICUREZZA/1 AXERTA, I CONSULENTI DEI PM PREVEGONO FRODI E HACKER

35 SICUREZZA/2 AXITEA, DALLA VIGILANZA ALLA CYBERSECURITY

DATEMI UNA LOGISTICA EFFICIENTE E VI SOLLEVERÒ L’ECONOMIA I piani di Alis, la nuova associazione che rappresenta tutto il settore dell’intermodalità, e un primo successo, lo sblocco del Marebonus. Con un appuntamento in agenda per l’assemblea generale di Roma

I

di Sergio Luciano

mpegni e sfide crescenti sul piano dell’egamenti marittimi, 120 linee di Autostrade cosostenibilità e degli investimenti; grandi del mare e 200 sedi. E ce l’ha fatta proprio opportunità di business, legate anche all’inperché rappresenta la possibilità, forse in cipiente ripresa economica; valorizzazione extremis, di dare voce unitaria a un settore piena degli incentivi definiti “Marebonus” che vale circa 110 miliardi di euro, il 7% del che finalmente, a fine ottobre, dopo una Pil, e che potrebbe essere considerato dal lunga impasse euro-burocratica, sono stati governo nazionale e dalle autorità europee sbloccati: e non a caso, ma anche grazie al anche più di quanto sia stato in passato. pressing di Alis, anche grazie al pressing di A fronte del successo del progetto Alis, è Alis – Associazione nata dal basso la duLE SFIDE GLOBALI DELL’ECOLOGIA logistica dell’interplice richiesta delle E DEGLI INVESTIMENTI, MA ANCHE modalità sostenibile imprese di estendeLA GESTIONE DEI NUOVI INCENTIVI – che anche a questa re l’impatto positivo NEI PROGRAMMI DEL SETTORE tematica dedicò le dell’intermodalità sue assisi napoletane di luglio e la sua aziosostenibile a tutti i settori dell’economia del ne di moral suasion istituzionale. Una prima nostro Paese e di amplificare la voce delle dimostrazion concreta dell’efficacia operaimprese in Europa, attraverso una maggiore tiva della giovane ma già capillare associarappresentatività presso le istituzioni cozione, presieduta da Guido Grimaldi, che in munitarie. appena un anno dalla nascita ha potuto agComincia da qui la partnership con Federagregare ben 1.220 aziende associate, di tutti zione Imprese e la nascita di Confalis, confei settori coinvolti, per 140.500 unità di forza derazione di Associazioni e Federazioni che, lavoro, quasi 100 mila mezzi, 2.700 collenel rispetto della loro singola autonomia

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GESTIRE L’IMPRESA

ed identità, ha l’obiettivo di incentivare lo sviluppo di una rete plurisettoriale europea che si adopera per portare all’attenzione delle istituzioni le necessità e le aspirazioni delle imprese, facendone la priorità. Confalis rappresenta oggi gli interessi di 33.000 imprese tramite 200 sedi in tutta Italia e un numero complessivo di 320.000 addetti. Il primo focus dell’azione di Alis – come si diceva - è stato assicurarsi che il “Ferrobonus” venisse efficacemente applicato favorendo lo spostamento della merce dalla gomma al ferro ed ottenendo lo sblocco dei finanziamenti stanziati già lo scorso anno dal governo, sotto il titolo “Marebonus”. La misura è in vigore da gennaio 2017, ha portata triennale ed ha tutte le potenzialità per rilanciare il trasporto merci e sostenere la ripresa restituendo competitività (cioè: migliore efficienza a prezzi inferiori) alla nostra logistica. Guido Grimaldi, presidente della neonata Alis, aveva più volte fatto presente l’importanza di questo contributo e spinto in termini accesi affinchè quanto prima venisse superato questo impasse inammissibile, appoggiato in pieno da Confitarma, l’associazione degli armatori da poco guidata da Mario Mattioli, che ha rilevato l’eredità della gestione di Manuel Grimaldi. E alla fine, la

UNA VEDUTA DEL PORTO DI CIVITAVECCHIA

sensibilità dell’eurocrazia si è come risvemaldi Group – gruppo armatoriale italiano gliata, chiudendo positivamente la partita. leader mondiale nei trasporti automotive Meglio tardi che mai: e se ne parlerà certae coleader in numerosi altri settori, con 3 mente all’assemblea generale di Alis, convomiliardi di fattura, 120 navi e 13 mila dipencata a Roma per il 14 novembre prossimo. denti di cui 4500 italiani, pur realizzando Ma questo del Mareall’estero l’80% del bonus non era affatto suo business – l’ha I NUOVI OBBLIGHI DI SOSTENIBILITÀ SONO MOLTO SFIDANTI: LE EMISSIONI l’unico fronte di imposto al centro della DI CO2 DEL TRASPORTO MARITTINO pegno e di stress per convention Euromed VANNO RIDOTTE DEL 40% ENTRO IL 2050 le categoria della losvoltasi in Sardegna. gistica. Ce n’è un altro, ancor più importante “Si tratta di un obiettivo coraggioso, quello e per certi versi problematico: gli obblighi del -40% di emissioni in 33 anni, un obietdi sostenibilità ecologica appena dettati tivo che sarà necessario raggiungere indidall’International Maritime Organization e pendentemente dall’andamento dei traffici, dall’International Chamber of Shipping. Le dalla crescita di volumi e dalle nuove tecnodue istituzioni si pongono, quale obiettivo logie che si renderanno disponibili – ha difinale entro il 2050, la riduzione del 40% chiarato Manuel Grimaldi – L’inquinamento di emissioni di Co2 prodotte dal trasporto ambientale non solo compromette le nostre marittimo. Manuel Grimaldi, il capo di Gricoscienze e la nostra immagine ma nel breve termine comporta alti costi di carburante e rischio di sanzioni amministrative, nel lungo termine rende scarsamente competitivi perché provoca una crescita aziende associate esponenziale dei costi operativi”. addetti Grimaldi Group si sta dando da fare: “Nell’ultimo anno abbiamo effettuato l’ormezzi dine per 6 greenship di ultima generazione, collegamenti marittimi settimanali solo per le isole mentre abbiamo già opzionato la costruzione di altre quattro navi con le stesse carattelinee di Autostrade del Mare ristiche: queste 10 nuove navi ro-ro, la prisedi ma delle quali ci sarà consegnata nel 2020,

A.L.I.S. 1220 140.500 100.000 2.700 120 200 28



GESTIRE L’IMPRESA

ridurranno a zero le emissioni inquinanti norma di legge passata in Italia ma ferma a quando saranno ancorate in porto, grazie Bruxelles che ridefinisce i requisiti per l’acalle innovative batterie al litio. Sul fronte rocesso degli armatori ai benefici fiscali legati pax sono invece lieto di annunciare un inveall’organico degli equipaggi, restringendoli stimento di 60 milioni di euro per l’allunga– nell’ambito del cabotaggio nazionale, estemento dei due cruise ferry gemelli Cruise so perà anche alle tratte con toccate di porti Roma e Cruise Barcelona, che incrementeinternazionali – alle sole navi che imbarchiranno la loro capacità di trasporto da 3.000 no soltanto marittimi europei. Una norma, a 3.500 passeggeri. Negli ultimi 4 anni, il pensata al fine dichiarato di tutelare l’occuGruppo Grimaldi ha investito 2 miliardi di pazione dei marittimi italiani, ma talmente euro nella costruzione di ben 25 unità gremal congegnata da rappresentare en e ha destinato 0,3 miliardi di euro a circa un regalo per gli armatori non italiani che 150 operazioni di retrofit della propria flotpossono invece, in base al Regolamento cota, con l’obiettivo di munitario n.3577/92 NEGLI ULTIMI 4 ANNI, IL GRUPPO ridurre le loro emis(che ha liberalizzato i GRIMALDI HA INVESTITO 2 MILIARDI sioni ambientali. La traffici di cabotaggio DI EURO NELLA COSTRUZIONE nostra flotta ha ridotall’interno dell’UDI BEN 25 UNITÀ GREEN to le emissioni di Co2 nione europea) imdel 9% in soli sei anni mentre nello stesso barcare anche marittimi non comunitari. periodo le emissioni di zolfo sono calate del Quindi, l’obbligo di imbarcare personale 24%”. Ma questo primato di un operatore, esclusivamente italiano/comunitario sulle per grande che sia, non basta a risolvere in tratte coinvolte, farà perdere competitività prospettiva il problema dell’adeguamento alla bandiera italiana, con l’inevitabile traecosostenibile dell’intero settore. Che resta sferimento della flotta traghetti sotto altra tutto da valutare e gestire in senso sistemibandiera comunitaria: secondo i calcoli di co. Anche perché i problemi di contorno non Confitarma la nuova norma, se non corretmancano. In particolare resta, sullo sfondo, ta, anziché far crescere l’occupazione del da chiarire l’esito dell’iter europeo della settore, comporterebbe una perdita di circa cosiddetta riforma Cociancich, la nuova 1.500 posti di lavoro in Italia.

«Camion e navi uniti sul campo dall’esigenza di competere» Intervista con Guido Grimaldi, presidente di Alis: «Un esempio della forza dell’intermodalità? È grazie ad essa che oggi l’Acqua Sant’Anna, da Cuneo, è riuscita a diventare leader in Sicilia, pur avendo le fonti in Piemonte» PRESIDENTE

GRIMALDI,

CON

ALIS

PROMETTETE DI RIBALTARE IL TAVOLO DELLA RAPPRESENTANZA DEGLI INTERESSI DI TUTTI GLI OPERATORI DELLA LOGISTICA:

autotrasportatori, armatori, operatori di scalo. E poi: questa nuova aggregazione con la Federazione imprese in Confalis... Qual è il minimo comun denominatore? «Il nostro fattore di aggregazione è e sarà sempre

di più una logistica efficiente», risponde Guido

Grimaldi, promotore e primo presidente di Alis, nonché top-manager del gruppo armatoriale di famiglia, leader mondiale in vari settori del trasporto marittimo. «Il mercato richiede che il trasporto sia sempre più competitivo, e il

trasportatore deve poter scegliere tra modalità

diverse di azione. Molte imprese clienti hanno ormai capito che il migliore investimento è trovare un’alternativa modale sempre più

sostenibile sia da un punto di vista economico che

ambientale,

appunto

l’intermodalità.

E quindi, lavorando insieme, l’armatore e l’autotrasportatore possono dare all’utente

finale un prezzo più competitivo ed un miglior servizio».

A chi giova questa nuova filosofia? “Non solo alle grandi aziende, alla Barilla piuttosto che alla Sant’Anna. Giova ai consumatori. Alle famiglie italiane, che devono spendere meno, per cui oggi l’Acqua

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GUIDO GRIMALDI, PRESIDENTE DI ALIS

Sant’Anna è riuscita a diventare una delle più competitive sul mercato siciliano, pur avendo le sue fonti a Vinadio, grazie alla competitività del prezzo del trasporto derivante da una perfetta soluzione logistica che sfrutta l’intermodalità, riducendo quindi il costo della distanza”. Ma quanto risparmiano le aziende italiane che beneficiano del trasporto intermodale? Dal 20% al 50% grazie alla competitività dell’intermodalità marittima rispetto al tutto strada. Un grande sconto! Le distanze economica e geografiche si assottigliano fino ad annullarsi. Se ad esempio nel trasporto intermodale si utilizzano navi con una capacità di carico di 250 camion, è possibile raggiungere importanti economie di scala e poter essere quindi molto più competitivi rispetto al trasporto stradale. Ho esordito affermando che il risparmio oscilla da un 20% ad un 50% poiché all’aumentare della distanza kilometrica cresce in misura più che proporzionale il beneficio economico: già su una distanza di 700 km possiamo registrare un risparmio economico del 20%. E poi c’è il beneficio ambientale della riduzione delle emissioni di CO2 consentito dal trasporto intermodale, a diretto vantaggio della collettività nel suo insieme. Anche in tal caso il risparmio di CO2 cresce in misura più

che proporzionale al crescere della distanza kilometrica oscillando dal 40% al 70%. E Confalis? Sicuro dell’efficacia? Attraverso questa confederazoone si riesce a parlare di tutto a tutti, e mettere a sistema un mondo che non trova adeguato conforto in altre associazioni e in altre rappresentanze. L’intermodalità diventa l’anello di congiunzione, lo striumento privilegiato con cui Confalis concretizza la cooperazione intersettoriale tra i diversi comparti industriali. Quanto sarete presenti a Bruxelles? Molto! Ci auguriamo che il governo italiano ci ascolti, ma andremo comunque in Europa a testimoniare e difendere i nostri interessi. Sia Alis che Confalis hanno già sedi a Bruxelles. Occorre guardare ad una Europa sempre più unita e non divisa dove la logistica sarà il collettore tra produttori, industrie ed utenti. Cosa dirà alla prossima assemblea dell’Alis, nella sua relazione, il 14 novembre?

su quanto è stato fatto ma soprattutto su cosa

ancora c’è da fare. Interverranno esponenti di

spicco del mondo istituzionale, imprenditoriale, bancario e associativo moderati dalla grande esperienza ed autorevolezza di Bruno Vespa.

Cos’è la cosiddetta legge Cociancich? Una legge che ignora i 37 mila marittimi in più che hanno trovato lavoro dal’98 ad oggi, cioè da quando è stato istituito il Registro Internazionale che la riforma Cociancich vuole sovvertire. Allora navigavano navi italiane per 8 milioni di tonnellate e 30 mila uomini, oggi siamo a 16 milioni di tonnellate e oltre 67 mila addetti. Un miracolo, che ha resistito a molti governi, per i frutti oggettivi e preziosi che ha dato. E adesso quella legge vuol cambiare tutto. Una legge che qualcuno ha definito anti - Grimaldi. E solo per ascoltare qualcuno che vive incassando oltre 70 milioni all’anno di contributi dello Stato per i collegamenti verso le isole impiegando le navi più vecchie d’Europa, alcune addirittura di 50 anni, e Faremo il punto della situazione, su quanto è prova a screditare noi che invece impieghiamo stato fatto dalla nostra associazione nel corso navi giovani per fornire collegamenti alle di quest’anno, gli accordi stipulati ed i risultati nostre isole senza usufruire di aiuti di Stato raggiunti a livello sociale, istituzionale ed ed impieghiamo oltre 13.500 persone in economico. Ad oggi Alis offre ai suoi associati tutto il mondo, di cui 10.000 europei tra un’ampia gamma di servizi dedicati che portano personale di terra e di bordo. Voglio ricordare competitività e valore aggiunto; il tutto è possibile che per esempio operiamo sull’isola di Creta grazie ad accordi stipulati con importanti 360 giorni l’anno senza contributi di Stato, partner del settore. lo stesso vale per i Per i nostri associati nostri collegamenti GRIMALDI GROUP IMPIEGA SULLE SUE OLTRE 120 NAVI CON VARIE BANDIERE Alis rappresenta un giornalieri per Sicilia e EUROPEE 4.600 DIPENDENTI ITALIANI, riferimento a livello Sardegna; quindi non 2.500 EUROPEI E 2.300 EXTRAEUROPEI europeo per tutto capisco perché dare ciò che concerne i servizi per la mobilità, di contributi ad un armatore che fornisce servizi consulenza assicurativa, del lavoro e legale peggiori dei nostri e non darli per esempio ai oltre che servizi di pagamento innovativi sardi o ai siciliani e in generale a passeggeri e veloci. Alis vede l’unione di imprenditori e trasportatori che sono loro poi realmente a determinati nel voler risolvere le criticità del garantire la continuità territoriale. settore dell’intermodalità e della logistica con Ma Grimaldi Group quanti italiani uno spirito di collaborazione proattiva verso stipendia? la soddisfazione dei consumatori finali. Oggi Per quanto riguarda il solo personale contiamo oltre 1.200 aziende, 140.500 unità marittimo, sulle sue oltre 120 navi con varie di forza lavoro, quasi 100 mila mezzi, 2.700 bandiere europee impiega 4.600 italiani, 2.500 collegamenti marittimi, 120 Autostrade del Mare europei e 2.300 extraeuropei ed ha avviato e 200 sedi Alis Service in tutta Italia. L’assemblea una campagna di assunzione di 500 marittimi del 14 novembre sarà l’occasione per riflettere italiani per le nuove navi in costruzione. (s.l.)

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GESTIRE L’IMPRESA

SERVE IL DETECTIVE IN AZIENDA? ELEMENTARE, WATSON: SÌ! Il 67% delle imprese italiane teme la criminalità informatica e i raggiri di dirigenti, dipendenti e soci: difendersi si può, ma non è facile. Il caso di Axerta, un piccolo colosso del settore, gettonato anche dalle Procure di Maurizio Tortorella

È

dal 1963 che indaga: lo fa per conto di ne: è uno specifico punto di forza. Nell’esped’imprese, banche, e perfino dello Starienza di Axerta, infatti, le indagini antifrode to. In 54 anni ha scoperto decine di micondotte presso le aziende portano all’indigliaia di frodi, falsi malati, concorrenti sleali, viduazione dei responsabili nel 90% dei casi. ladri di beni aziendali oppure di marchi e breNove successi su dieci sono già un’ottima mevetti; ma anche assenteisti, spioni. Il suo claim dia. Un’altra quota del 5% rivela poi situazioni pubblicitario, assertivo e tosto, è diventato un non punibili, per esempio quando il danno riconoscibilissimo slogan grazie a una battenè stato generato da errori e non dal dolo dei te campagna radio: «Indaga, documenta, acdipendenti. Il fallimento, insomma, è un fatto certa». È Axerta Spa, la leader italiana nelle inpiù che residuale. «Quel che però è sempre dagini. Che non ha mai indagato quanto oggi. fondamentale» dice Stefano Martinazzo, che Creata da 57 anni fa a Padova come Istituto in Axerta è responsabile del forensic accounveneto investigativo da Gioacchino Francese, ting, cioè del settore analisi legali «è che il noil fondatore passato alle cronache per la sua stro lavoro si svolga sempre con la massima abilità nelle investigazioni telefoniche, poi ditrasparenza e in piena legalità. Altrimenti, è venuta Ivi negli anni evidente, le prove che «DISPONIAMO DI TECNICHE Ottanta, l’azienda si è raccogliamo non poINNOVATIVE, CHE ALLA METÀ DEGLI trasformata nel tempo trebbero essere utilizANNI NOVANTA PER PRIMI ABBIAMO e ha definitivamente zate in nessuna sede». IMPORTATO IN ITALIA» cambiato nome nel Sorprende scoprire 2008. Oggi Axerta è un colosso delle investianche che Axerta è stata molte volte partner gazioni: ha 100 dipendenti nelle tre sedi a Painvestigativo delle Procure della Repubblica. dova, Milano e Roma, e si avvale della collaboA Milano, per esempio, Axerta ha contribuito razione di altri 3 mila collaboratori. Vincenzo alle indagini sulle malversazioni dei partiti Francese, figlio di Gioacchino, è dal 1989 l’amnel consiglio regionale della Lombardia; e ministratore unico: «Ogni anno» calcola «afpiù a Sud i suoi esperti sono stati reclutati in frontiamo da 8 a 9 mila casi». Il fatturato suimportanti inchieste sulla criminalità orgapera gli 8 milioni. È curioso scoprire che possa nizzata. «Disponiamo di tecniche innovative, esistere una società fatta soltanto di avvocati, che alla metà degli anni Novanta per primi abcommercialisti e informatici, tutti trasformati biamo importato in Italia dalle grandi società in investigatori multidisciplinari. Ma in Axerta internazionali dell’accounting» spiega Martiquesto non è soltanto un marchio di fabbrica, nazzo. «È per questo che alle Procure siamo o una caratteristica intrinseca alla sua missioutili nell’analisi di bilancio e delle contabilità.

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L’altro vantaggio, per gli inquirenti, è che attraverso di noi possono evitare di usare professionisti locali, spesso “rischiosi” in quanto potenzialmente compromessi con gli interessi su cui s’indaga». La gran parte del lavoro di Axerta, comunque, si svolge con le aziende e con le banche. Francese e i suoi collaboratori non fanno nomi, perché la discrezione è un inevitabile dogma aziendale, ma Axerta si vanta di lavorare con 20 tra le prime 50 società italiane per dimensione, con 40 tra le prime 200, e con 80 tra le prime 500. Una volta assunto un incarico, il lavoro viene rigidamente strutturato: Axerta nomina un supervisore che studia il caso e gli dà forma, affidandone i diversi segmenti a tecnici specifici di ogni ramo. E il cliente ottiene un progetto preventivo, con il dettaglio delle azioni da intraprendere e con l’indicazione di costi, tempi e risultati previsti. Il prodotto finale è una relazione scritta da avvocati e giuristi, e corredata da immagini e video. È un documento pienamente utilizzabile in qualsiasi sede, ovviamente anche in giudizio. Secondo un’analisi condotta nel 2016 proprio da Axerta tra 167 professionisti della sicurezza aziendale, la criminalità informatica e l’infedeltà di dipendenti, dirigenti, ammi-


LA STORIA TIPICA DELLA CONTABILE STIMATA DA TUTTI CHE SI PENSIONA E SI SCOPRE AUTRICE DI ANNI DI FURTI nistratori e soci sono le frodi più temute dal 67% delle imprese italiane. Seguono le frodi negli acquisti (il 53% delle risposte), i furti e

2016

ITALIANE INTERVISTATE 167AZIENDE DA AXERTA HANNO SUBITO PERDITE PARI

MEDIA 5%DEL FATTURATO

PERDITA MEDIA

PER FRODI 127.500

AZIENDE INTERVISTATE

23,2% SUPERIORE A 850.000

FRODE AZIENDALE PIÙ DIFFUSA seguita da

83,5% APPROPRIAZIONE INDEBITA

CYBERCRIME - FALSIFICAZIONE BILANCIO

18 MESI E SCOPERTA DELLA FRODE

TRA MESSA IN ATTO

gli atti vandalici (40%), quindi lo spionaggio industriale (33%), l’assenteismo, la violazione della proprietà intellettuale e il furto di materie prime (entrambe al 27%). «Quattro imprenditori su dieci» stima Francese «subiscono effettivamente frodi, spesso con danni ingenti». Le storie finite negli archivi di Axerta sono decine di migliaia (vedere anche i riquadri a pag. XX) e raccontano l’Italia delle frodi anche meglio di un trattato di sociologia. Certi casi sembrano uscire da un romanzo: «Una capocontabile aveva lavorato per ben 32 anni nella stessa società» racconta Michele Franzè, presidente di Axerta ed ex generale dei carabinieri. «La donna godeva della piena fiducia di tutti, era davvero una colonna dell’azienda. Poi, nella tristezza generale, era andata in pensione». Nei mesi successivi, a mano a mano, prima uno, e poi dieci, cento fornitori avevano bussato alle porte dell’azienda: «Tutti» spiega Franzè «lamentavano di essere da tempo in credito di piccole somme, perché segnalavano di non essere stati pagati integralmente per le merci consegnate». L’azienda si era così rivolta ad Axerta. Dalle sue indagini era emerso un ammanco totale di 3,2 milioni di euro e una scoperta imbarazzante: «Per anni e anni» conclude Franzè «la “fedelissima” capocontabile aveva intascato parte di quello che avrebbe dovuto pagare ai fornitori». Ma come partono le indagini di Axerta? «Sempre più spesso» risponde Francese «l’impresa si muove contro i suoi dipendenti infedeli grazie alle segnalazioni che le arrivano dai dipendenti onesti». Questa è una sorpresa, per un’Italia considerata tradizionalmente «omertosa» a tutte le latitudini. «Una sorpresa molto positiva» risponde Francese «perché indica che anche da noi le coscienze si svegliano, che l’etica è più diffusa. Ci vorrà ancora del tempo, forse, ma la tolleranza e la quiescenza verso gli illeciti stanno finalmente passando di moda».

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GESTIRE L’IMPRESA

DA SINISTRA VINCENZO FRANCESE E MICHEL FRANZE’, RISPETTIVAMENTE AMMINISTRATORE DELEGATO E PRESIDENTE DI AXERTA

MALATI “IMMAGINARI”

U

n prestigioso studio di professionisti, in una grande città del Veneto, incarica Axerta di verificare quale sia l’effettivo stato di malattia di una dipendente sospetta di frode, K.P., e (nel caso) di raccogliere elementi di prova per un licenziamento. K. P. ha 37 anni, è stato assunta a tempo indeterminato come impiegata. In malattia da più di un mese, ha appena presentato allo studio un certificato di prosecuzione di malattia. Viene sottoposta a controlli per alcuni giorni, con pedinamenti. Già dal primo giorno Axerta scopre che la donna si reca presso un negozio fuori città. I giorni successivi la donna si reca ancora nel negozio, dove si conferma che lavora come addetta alle vendite. Il tutto viene documentato con foto e video. Con questi elementi di prova lo studio ha potuto licenziare la dipendente per giusta causa. Il risultato aggiuntivo è stato un visibile calo dei periodi di malattia di tutti i dipendenti.

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LA CASISTICA DEGLI IMBROGLI CUI SONO ESPOSTE LE AZIENDE SPAZIA IN TUTTI GLI AMBITI DELL’ATTIVITÀ MA SI CONCENTRA SULL’ASSENTEISMO

L’INVALIDO TENNISTA

A

xerta viene contattata dal direttore del personale di una grande società per azioni del Nord Italia, attiva nel settore dei servizi: l’ufficio risorse umane sospetta l’infedeltà di un dipendente, A.V, 42 anni e sposato. Costui è assente dal lavoro da 4 mesi per malattia. Ha dichiarato al datore di lavoro di avere subito un grave trauma a un arto superiore, e la sua malattia viene continuamente prorogata con certificati medici. Vengono programmati alcuni giorni di controllo, con pedinamenti, nei giorni in cui il soggetto risulta assente dall’azienda. Già dal primo giorno Axerta verifica che A.V. si allena presso un circolo di tennis: questo però avviene nel primo pomeriggio, fuori dagli orari di reperibilità fiscale. Dai controlli emergerà anche che il compagno di gioco è lo stesso medico che prorogava la diagnosi nei certificati medici di A.V.. Il dipendente è stato licenziato per giusta causa, con prove inoppugnabili.

I FURBETTI DELLA 104

I

l direttore del personale di un’azienda leader mondiale nel commercio di oreficeria e oggetti preziosi contatta Axerta per un problema sorto con una dipendente: G.O., di 31 anni. La dipendente usufruisce di permessi per assistere un parente invalido, in base alla legge 104/1992. Ma l’azienda, a causa di alcune telefonate ricevute dal marito di G.O. che la cerca in ufficio negli orari coincidenti con i permessi, ha motivo di ritenere che la donna non si dedichi ad alcuna assistenza. Axerta inizia i controlli e scopre che la dipendente, in ciascun monitoraggio, trascorre nella casa del parente assistito soltanto un terzo del tempo concessole: passa invece i restanti due terzi delle ore in compagnia di due amiche, per fare acquisti e svolgere commissioni. L’azienda ha ottenuto così precisi elementi di prova che le hanno permesso di affrontare positivamente la causa di lavoro e di licenziare G.O. per giusta causa.


LA SICUREZZA GESTIRE L’IMPRESA

Qui a fianco il Ceo di Axitea, Marco Bevazzano. A fianco gli esperti dell’azienda all’opera negli uffici

Da vigilantes in crisi a (ricchi) paladini della cybersecurity Un vero esempio di riconversione digitale quello di Axitea, l’ex Sicurglobal che grazie all’intuizione dell’attuale Ceo Marco Bavazzano, ha trasformato il suo core business, passando dal crac a un fatturato in crescita esponenziale di Riccardo Venturi

C

era una volta un istituto di vigilanza in fallimento. Era il risultato di varie operazioni di consolidamento, acquisizione, incorporazione di tante società di vigilanza a livello provinciale e regionale. Si chiamava Sicurglobal ed era un progetto troppo ambizioso, per passare indenne gli anni della crisi e il fallimento dei propri clienti. Per non parlare dell’operazione di leverage buyout fatta nel 2008 che, nel giro di 6 anni, aveva portato la società ad accumulare un debito con le banche (Mps, Unicredit, Bpm e Ge Capital) per 78 milioni di euro. Finire in pasto ai draghi è un attimo, in certi frangenti. Ma, come nelle favole, anche in questa, è arrivato un salvatore audace. Che ha guardato dove gli altri non avevano guardato e ha visto quello che gli altri non avevano visto. Il paladino in questione si chiama Marco Bavazzano, un manager con competenze tecniche, che, dopo anni trascorsi in Telecom Italia e Symantec, ha assunto la consulenza per quella

che lui definisce una “boutique della cybersecurity” ed è incappato in Sterling Square Capital Partners, il fondo che aveva in mano la patata bollente. «Mi sono reso conto che l’azienda aveva asset non sfruttati – racconta Bavazzano, oggi Ceo dell’ex Sicurglobal diventata Axitea – il primo passaggio è stato quello di convincere il fondo che l’azienda poteva avere un rilancio, perché posizionata su un business in fortissima crescita: quello della sicurezza. Il fondo si è convinto e ha investito altri 32 milioni». Era il 2011 e Bavazzano indossava il cappello di consulente. Secondo lui, Axitea aveva al proprio interno le potenzialità per svilupparsi in una direzione più in linea con il mercato di riferimento. E non sbagliava: «Tutti gli indicatori economici e operativi danno bene la misura di quanto Axitea sia tornata a operare generando cash flow. Nel 2016 il fatturato è stato di 71,5 milioni e quest’anno chiuderemo più o meno allo stesso livello».

Rispetto al management precedente che non era riuscito a orientare l’azienda sul mercato, il merito di Bavazzano è aver avuto l’occhio lungo notando un asset mai utilizzato appieno. «L’azienda aveva una centrale operativa in grado di tenere sotto controllo le segnalazioni d’allarme di tutti i clienti. Era un asset importantissimo che si poggiava su una considerevole struttura di data center proprietario. In questi 3 anni abbiamo trasformato la centrale operativa in un security operation center. Non è un gioco di parole: abbiamo acquisito capacità tecnologie e skill professionali specifiche per poter gestire non solo gli allarmi di sicurezza fisica, ma anche le segnalazioni di allarme collegate al mondo cyber. Oggi siamo gli unici in Europa ad avere un centro operativo in grado di gestire in modo integrato segnalazioni sia “fisiche” che “cyber”. Gli unici a poter garantire ai nostri clienti una protezione globale». Oggi Axitea impiega più di 1400 persone e conta su 30mila clienti, soprattutto aziende di grandi dimensioni, protetti dall’avveniristico security operation center di Milano e dalla cosiddetta disaster recovery di Ancona, la centrale operativa che supporta quella milanese nei casi di emergenza. Ma lo sguardo di Axitea si è posato anche sulle piccole e medie imprese: «Con l’Internet delle cose – spiega il Ceo – c’è sempre più permeabilità tra mondo fisico e cyber. Pensiamo agli edifici intelligenti, al controllo degli accessi, alla domotica. I rischi per la sicurezza aumentano sempre più ed è ingenuo pensare di prevenirli solo con un software antivirus. Oggi siamo gli unici sul mercato a poter offrire alle Pmi, che non possono permettersi di fare insourcing sul tema sicurezza, una protezione completa».

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GESTIRE L’IMPRESA

Parte la caccia agli sceriffi della privacy per le aziende Da maggio 2018 diventerà obbligatoria nelle aziende la figura del Data Protection Officer, per effetto di una direttiva Ue. Una scelta delicata e cruciale, più un nuovo asset che un costo

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a cura della Redazione

el 2014 l’allora direttore dell’FBI Jale, una dimensione di cooperazione tra le mes Comey dichiarava che negli StaNazioni e una dimensione culturale che ti Uniti esistono soltanto due tipi di riguarda tutti. grandi aziende: quelle che hanno subito un Finora sono state numerose le aziende fiattacco informatico e quelle che non sanno nite nel ciclone cibernetico. I case studies di averlo subito. si accavallano, con effetti che superano la Il fenomeno del cyber attack è trasversale e dimensione della singola impresa. Yahoo! e in grande crescita al punto da aver conquiEquifax, ad esempio, lo hanno fatto capire stato la vetta delle agende governative. Per molto bene. esempio, è una priorità per la CommissioParte della ragione dell’esposizione delne europea che spinge per la creazione, nel le aziende al rischio informatico si deve 2018, di un centro di allo sviluppo delle CUZZILLA: «NON SI SOTTOLINEA ricerca per la cybertecnologie, digitali, ABBASTANZA CHE IL TEMA CYBER security, il cui cominterconnesse, autoÈ UN TEMA CHE COINVOLGE TUTTO pito sarà quello di somatizzate, che aproIL MANAGEMENT AZIENDALE» stenere lo sviluppo di no continuamente soluzioni a difesa della data economy. Annuovi fronti di vulnerabilità difficili da geche il G7 Industria di settembre scorso ne stire. «Non si sottolinea abbastanza che il ha fatto uno dei pilastri di intervento, con tema cyber è un tema che coinvolge tutto l’obiettivo di proteggere dati, informazioni, il management aziendale, e non solo chi ha brevetti e segreti industriali. Nel documenla responsabilità dell’IT», chiarisce Stefano to finale approvato dai governi alla Reggia Cuzzilla (nella foto), presidente Federmadi Venaria compaiono anche le controminager, la Federazione dei manager indusure da prendere: educazione ai rischi instriali italiani. In particolare, la figura del formatici, cooperazione tra Stati e centri di Data Protection Officer, che diventerà obricerca e lo scambio di informazioni, anche bligatoria da maggio 2018 per effetto della tra le imprese. direttiva NIS, «deve qualificarsi con un proPer mettersi al riparo dal rischio cyber si filo manageriale». Secondo Stefano Cuzzilla, devono quindi affrontare simultaneameninfatti, «non basta affidarsi a un harware di te una dimensione prettamente aziendacompetenze tecniche in grado di prevenire

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UN VOUCHER PER L’EXPORT MANAGER Dopo la prima sperimentazione del 2015 tornano i voucher per l’internazionalizzazione delle Pmi, estesi anche alle società di persone e alle start-up innovative. Sul piatto 26 milioni di euro di contributo a fondo perduto per chi intende avvalersi di un Temporary Export Manager - TEM per perseguire la propria strategia di export. Il TEM non è una figura qualsiasi, ma un manager specializzato, con competenze di analisi e ricerche di mercato, di individuazione e acquisizione di nuovi clienti, di assistenza legale, organizzativa, contrattuale e fiscale, capace di realizzare nel più breve tempo possibile il posizionamento all’estero del business aziendale. Per individuare il professionista più idoneo, l’azienda deve rivolgersi alle società accreditate dal ministero dello Sviluppo Economico a fornire servizi di accompagnamento ai processi di internazionalizzazione. La società CDi Manager, nata all’interno del sistema Federmanager (www. cdimanager.it), è tra quelle candidate a valutare i migliori profili di manager potenzialmente interessati a operare in questa funzione. La domanda on-line si può attivare a partire dal 21 novembre sul sito del Mise. Il termine per l’invio scatta alle ore 10.00 del 28 novembre.


FONDIRIGENTI: CRESCE LA VOGLIA DI FORMAZIONE 4.0 Cresce la voglia di formazione 4.0 delle aziende italiane. Il bando per l’aggiornamento delle competenze digitali lanciato da Fondirigenti, il Fondo interprofessionale per la formazione dei manager, è partito con una dotazione di 6,5 milioni di euro – pari a 15 mila euro ad azienda. La risposta? Sono arrivate richieste per ben oltre 10 milioni di euro. Analisi dei dati, cyber security e privacy, e-reputation e innovazione dei processi organizzativi/produttivi erano le 4 aree di intervento tra cui scegliere. Data la grande adesione, ora si devono valutare i singoli progetti «affinché i fondi siano assegnati

Distribuzione per regioni della domanda di formazione

39%

24% 20%

17%

secondo un sistema basato sul merito, per premiare la qualità», ci dice Carlo Poledrini, presidente Fondirigenti. «Il successo dell’iniziativa – aggiunge - ci dimostra comunque che imprese e manager rispondono con entusiasmo alle proposte formative, se si individuano giusti strumenti e obiettivi». I fondi interprofessionali rappresentano, nel nostro Paese, uno dei principali strumento per ridurre i gap formativi. Fondirigenti si conferma il maggiore tra i Fondi per i dirigenti (conta oltre 13 mila imprese aderenti per 76 mila manager) e il quinto, tra tutti i Fondi attivi in Italia, in termini di risorse raccolte.

Distribuzione per area tematica della domanda di formazione

33% 20%

31%

16%

24% Emilia Romagna

33% Processi organizzativi/produttivi

20% Veneto

31% Analisi dei dati

17% Lombardia

16% Sicurezza e privacy

39% Altre regioni

20% e-reputation

e poi operare nel crisis management. Servono manager con soft skills adeguate per trasferire la cultura del rischio informatico a tutti i colleghi, anche a chi svolge mansioni diverse e in posizioni diverse». Intervenendo a Cybertech Europe 2017 a Roma, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha utilizzato una similitudine da pelle d’oca. «Non possiamo dis-inventare le tecnologie cibernetiche offensive, come non possiamo dis-inventare le armi nucleari»,

ha detto, invocando azioni di sistema per fronteggiare un allarme generale. A ben vedere, l’attacco informatico ha una ROI elevatissima. Un hacker con mezzi limitati può produrre un danno esponenziale, di ordini di grandezza superiori rispetto a quanto investito. Perciò, quella cyber è una minaccia che si definisce asimmetrica perché comporta, per chi deve garantire la difesa, un continuo e costante sforzo di ottimizzazione e efficientamento delle politi-

che di sicurezza cyber. Nonostante i proclami ad effetto, sono ancora poche le aziende che hanno raggiunto un tale livello di consapevolezza. Secondo il Cybersecurity Report 2017 di Cisco, l’entità delle perdite collegate a una violazione informatica supera il 20% in termini di clienti, fatturato, opportunità di business. Mancano gli strumenti adeguati. E tra i principali ostacoli annoverati dal rapporto figurano i limiti di budget, la scarsa compatibilità dei sistemi e la carenza di talenti specializzati. «La sicurezza digitale dovrebbe essere interpretata come un fattore di vantaggio competitivo per le imprese e una variabile sempre più determinante per l’attrazione di investimenti esteri», spiega Mario Cardoni, direttore di Federmanager. «Se si lavora sulla sensibilità aziendale, si può trasformare l’investimento nei sistemi informatici in un asset di garanzia molto apprezzato». ANTONIO URICCHIO, RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI BARI, HA VOLUTO TRA I PRIMI IN ITALIA UNA LAUREA MAGISTRALE IN CYBERSECURITY

La partita si gioca molto sulla formazione universitaria. Prendiamo Taranto, dove ha sede il corso di laurea in cyber security promosso dall’Università di Bari Aldo Moro. Il Rettore Antonio Uricchio ne è convinto sostenitore: «Siamo stati tra i primi in Italia ad promuovere una laurea magistrale in questa disciplina perché volevamo dare una risposta al crescente fabbisogno espresso dalle aziende e dai poli industriali del nostro territorio. Le competenze sui sistemi informatici e la relativa sicurezza sono quelle più richieste dall’industria ad alto tasso di innovazione e l’università ha il compito di strutturare i talenti in questa direzione». Guardare al tema della sicurezza informatica in termini di opportunità, dunque, è un approccio obbligato. Un cambio di orientamento che trova sponda nella definizione di “cyber resilience”, sempre più diffusa negli accordi internazionali e nei report ufficiali.

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GESTIRE L’IMPRESA

L’investimento in infrastrutture fa funzionare il pensionamento C’è un po’ di dinamismo nella nebulosa delle casse previdenziali: sta decollando la sfida di Arpinge (la società fondata dalle Casse di architetti, periti e geometri) di Angelo Curiosi

PARMA, DOVE ARPINGE OPERA. A DESTRA. FEDERICO MEROLA

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rendimenti nel tempo. Un modello che ha ispiuanto a selettività non scherzano, rato anche una replica nel Regno Unito dove questi di Arpinge: in due anni, hanno lo scorso anno 10 fondi pensione si sono uniti esaminato 300 progetti, ne hanno apper fare investimenti in infrastrutture”. provati 15 (del valore di 228 mln), finalizzati I tre progetti in portafoglio sono interessanti 6 e ne hanno ancora in trattativa 3. Ma è anche anche a colpo d’occhio: 3621 parcheggi a Pargrazie a questa severa cernita che poi hanno ma, d’intesa col Comune (“Non conoscevo il “fatto i fatti”. La società per azioni costituita sindaco Pizzarotti”, racconta Merola, “ma qabdalle casse previdenziali private di architetti biamo lavorato bene insieme”); a Pescara, Te(la “ar” della ragione sociale), periti induramo, L’Aquila e Pesaro Urbino, Arpinge ha acstriali (“pin”) e geometri (“ge”) ha infatti maquisito 5 impianti fotovoltaici già in esercizio turato nel suo secondo anno di vita, il 2016, per una potenza istallata complessiva di circa pochi ricavi diretti, 875 mila euro, ma ben 2,3 6 megawatt, che si agmilioni di dividendi FEDERICO MEROLA: «IL RISPARMIO giungono ai 4,2 MWe e 1,7 di plusvalenze PREVIDENZIALE VA COSÌ IN SOCCORSO del progetto Nora potenziali. Rischiando DELL’ECONOMIA REALE, ALIMENTANDO Energy, acquisito nel poco e niente, come si UN CIRCOLO VIRTUOSO» corso del 2015, per un conviene a chi gestisce investimento complessivo in asset fotovoltaici risparmio previdenziale; e in più, come pure di proprietà (parte già finanziati e parte in full si conviene ma non viene fatto quasi mai, attiequity) di circa 20 milioni. E la “pipeline” di vando pil e investimenti infrastrutturali. ulteriori opportunità in analisi ammonta a ul“Senza false modestie, crediamo di essere un teriori 12 megawatt. Sempre sull’energia s’improgetto pioneristico non solo per l’Italia”, pernia, ma con una declinazione molto diverdice Federico Merola, amministratore delesa, la riqualificazione energetica di 13 punti gato di Arpinge, docente alla Luiss, già senior vendita Conad, con 33 milioni di investimento, partner di F2i Sgr e direttore di Fimit Sgr: “Il in gran parte costruendo ex novo. E’ stato un risparmio previdenziale va così in soccorso progetto in project finance finanziato da una dell’economia reale, alimentando un circolo banca all’80%, che ha immediatamente frutvirtuoso che rende gli amministratori locali tato in termini di performance delle strutture meno soli ma che poi torna in termini di ottimi

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rilanciate, dove dopo due mesi dalla riapertura il giro d’affari era già salito del 50 per cento. Tutto questo, ovvio, deve rendere ai pensionandi delle tre Casse che rappresentano complessivamente circa 273 mila iscritti e gestiscono un patrimonio di oltre 12 miliardi di euro e che, alla fondazione, hanno stanziato per Arpinge 100 milioni di euro di capitale iniziale (seed capital), che – con una leva moderata ed altri partner – può attivare investimenti complessivi tra i 200 e i 400 milioni di euro. Ma sia i soci promotori che Merola sanno, e stanno iniziando a sperimentare con successo, che gli investimenti nelle infrastrutture sono più redditizi rispetto ai titoli di Stato quando va bene, il 10% lordo è un traguardo raggiungibile – sono meno volatili del mattone, e possono offrire flussi di cassa stabili e prevedibili di medio-lungo termine: quel che ci vuole per pagare le pensioni.


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GESTIRE L’IMPRESA

I MILLENNIALS ALLO SPECCHIO IDEALISTI E ANTISTRESS Identikit in tre ricerche: considerano la sostenibilità un valore a cui condizionare addirittura il sì ad un’offerta di lavoro. Pagherebbero di più i prodotti sostenibili. E non vogliono farsi fagocitare dagli impegni dalla nostra redazione

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ica stupidi, questi Millennials. I giovani nati tra il 1990 e il 2000 hanno idee chiare sul loro fturo lavorativo e sul loro rapporto con il lavoro. Che stanno iniziando a influenzare marcatamente le politiche aziendali dei grandi gruppi, ed anche di quelli meno grandi. HrCommunity (nella foto, il presidente Giordano Fatali) ha interpellato quattro manager per capire come le loro aziende fronteggiano queste novità, e i risultati delle testimonianza in queste pagine sono eloquenti. Coerenti, del resto, con tre recenti studi globali che hanno ben configurato la nuova tendenza. Secondo uno studio di Price Waterhouse Coopers, dal titolo “Think Sustainability ENEL «OPEN POWER UN PROGRAMMA CHE DA SPAZIO ALLA DIVERSITA» Iliana Totaro, Diversity Manager Enel

P

er Enel, che vuole offrire soluzioni innovative ai clienti, rispettando nel contempo l’ambiente e creando valore per le comunità, è fondamentale avere persone diverse per genere, età, nazionalità, diverse abilità, e promuovere un ambiente di lavoro

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The millennials view”, il 92 per cento dei giovani desidera lavorare per un’azienda responsabile a livello ambientale e sociale. E si

candida solo a questo genere di aziende. Secondo un’altra ricerca, questa volta il “The 2016 Deloitte Millennial Survey”, l’81% dei millennials sarebbe disposto addirittura a pagare un sovrapprezzo per prodotti sostenibili, il 56% non vuole averte a che fare con imprese che non operano in modo sosteni-

bile e il 49% ha rifiutato incarichi in contrasto con la propria etica professionale. E non basta. I Millennials sperano anche di avere un raopporto con il lavoro meno trafelato e stressante di quello che hanno osservato nei loro genitori: Più dell’82 per cento dei ragazzi punta a un buon equilibrio tra lavoro e vita privata. Lo racconta “Lo stato della Csr nelle Business School e l’attitudine dei loro studenti” redatto da Debbie Haski-Leventhal e Julian Concato, docenti alla Macquarie Graduate School of Management australiana. Inoltre, l’84% vuole vivere e lavorare in modo coerente con i propri valori e il 69,8 per cento vuole impegnarsi a rendere il mondo un posto migliore.

aperto al contributo di tutti, perché solo da team di lavoro misti possono nascere nuove idee. Questo approccio, che noi chiamiamo “Open Power”, significa valorizzare le specificità, passioni, originalità dei singoli, ed è del tutto in linea con il modo di pensare dei Millennials e della Z Generation. I giovani vogliono poter contribuire in prima persona, prediligono aziende con un business sostenibile, e sono attenti all’equilibrio tra vita privata e vita professionale, convinti giustamente che questo porti qualità e soddisfazione a lungo termine.

Proprio rispetto al work-life balance, che è uno dei principi della nostra Policy Diversity&Inclusion, recenti studi hanno evidenziato l’importanza che assume per i giovani. Anche per questo lo smartworking si sta diffondendo. In Enel, entro fine anno, saranno 7000 le persone che ne usufruiranno. Diversità, inclusione, sostenibilità sono quindi molto attrattivi per i più giovani, ma sono innanzitutto le modalità con cui nelle organizzazioni ogni persona può lavorare al meglio e dare il massimo.

L’84% VUOLE VIVERE E LAVORARE IN MODO COERENTE CON I PROPRI VALORI E IL 69,8% VUOLE IMPEGNARSI PER MIGLIORARE IL MONDO


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LAMBORGHINI «LA MASSIMA ATTENZIONE ALLA CRESCITA DELLE PERSONE»

MICROSOFT «UNA CULTURA AZIENDALE APERTA E INCLUSIVA»

Chiara Sonaglioni, HR Lamborghini

Pino Mercuri, HR Director Microsoft Italia

e fino a qualche anno fa il mito lavorativo a cui aspirare era quello del tanto agognato “posto fisso”, i ragazzi di oggi si sono fatti portavoce dell’instabilità dei nostri tempi, andando a ricercare nelle aziende una risposta a bisogni intangibili e un’affinità sempre più legata alla sfera valoriale. In un’epoca in cui i giovani più appassionati e motivati hanno a disposizione mille strumenti per ricercare il luogo di lavoro dei loro sogni, le imprese che ambiscono al successo devono saper parlare in maniera trasparente sia ai dipendenti di oggi che a quelli di domani, sviluppando una sempre maggiore attenzione al benessere ed alla crescita delle persone e dichiarando apertamente quelli che sono i valori aziendali e l’etica con cui si approccia al business. In questo senso, la nostra azienda ha messo in campo molteplici iniziative: oltre all’articolato Maternity&Paternity Program ed alle innumerevoli opportunità formative, abbiamo pensato a tante attività dedicate ai nostri dipendenti ed alle loro famiglie anche fuori l’orario di lavoro, con una costante attenzione al territorio. Da qui sono ad esempio nate le partnership con il Teatro Comunale di Bologna e la Fondazione Cineteca, il tutto senza dimenticare la cura per l’ambiente: proprio quest’anno infatti è stato lanciato un importante progetto di car sharing aziendale, che garantisce ai colleghi non solo vantaggi legati alla mobilità, ma contiene le emissioni di Co2.

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e nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro mettono al centro delle loro scelte professionali elementi distintivi: una cultura aziendale aperta e inclusiva, un impatto positivo del proprio lavoro sulla società e un’organizzazione che permetta di bilanciare vita privata e e professionale. Tutti questi fattori sono da anni al centro della missione di Microsoft, che punta a supportare persone e organizzazioni a esprimere al meglio il proprio potenziale facendo leva sulla tecnologia. Microsoft è infatti impegnata ad aiutare aziende pubbliche e private, ONG e startup a cogliere i benefici del digitale, migliorando la società in cui tutti viviamo e lavoriamo. Lo facciamo con una DANONE «IL BENESSERE DEI DIPENDENTI E LA RESPOSABILITA SONO AL CENTRO» Sonia Malaspina, HRDirector Mellin-HRDirector

I

l benessere dei dipendenti e la responsabilità sociale fanno parte del DNA di Danone, che da sempre opera in coerenza con la convinzione fondante che il business debba essere sostenibile dal punto di vista economico e sociale. Questa convinzione costituisce un tratto fondamentale della nostra brand reputation. Ci sono molti esempi concreti di questo impegno delle 3 aziende della company in Italia (Danone, Mellin e Nutricia). Uno tra tanti è il “Baby Decalogo” che mira a dare valore alla diversità di genere e a sostenere

cultura incentrata sui valori della diversità e dell’inclusione, in grado di aprire le menti dei nostri talenti a nuove idee, creando un clima di confronto costruttivo dove ognuno si sente libero di dare il proprio contributo. Oltre ai programmi di Diversity&Inclusion, a sostegno della presenza femminile in ambito tecnologico e manageriale – oggi il 50% del board di Microsoft Italia è donna – e delle community LGBT, un altro aspetto che ci contraddistingue è il lavoro flessibile, che consente a tutti di bilanciare vita privata e lavorativa. Oggi, i collaboratori di Microsoft sono al 100% smart worker e possono lavorare dove e quando preferiscono. Il nostro impegno è stato recentemente riconosciuto a livello globale visto che Microsoft è al primo posto nel ranking delle aziende preferite dalle nuove generazioni. Questo importante risultato, unito ai diversi riconoscimenti ottenuti come Best Place to Work negli scorsi anni, conferma che il percorso intrapreso è la strada giusta per poter cambiare il mondo attraverso i migliori talenti”. la genitorialità, considerata un valore ineguagliabile e una nuova “competenza” che si riflette sulle abilità professionali. I neo-genitori, infatti, sono supportati sia economicamente (es. l’azienda raddoppia il normale contributo fornito durante il periodo di maternità facoltativa; 10 giorni di congedo retribuito per i papà), che a livello psicologico e nutrizionale. Il Baby Decalogo ha poi ispirato la nascita della “Parental Policy” destinata ai 100.000 dipendenti nel mondo, che è stata citata da Anne Hathaway come best practice nel contesto del dibattito #HeForShe alle Nazioni Unite. Inoltre, a partire dalla valorizzazione dei temi riguardanti la genitorialità, nel 2016 Mellin è entrata a far parte del programma internazionale “Tackling Childcare Commitment” promosso dalla Clinton Foundation, che ha la finalità di promuovere migliori opportunità di carriera per i genitori.

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GESTIRE L’IMPRESA

IL MASTER CHE INSEGNA A CREARE UNA START-UP VINCENTE E’ l’ultima innovazione dell’Università telematica Pegaso di Danilo Iervolino in partnership con Digital Magics: un corso on-line di un anno che permette di impadronirsi dei metodi gestionali essenziale di Angelo Curiosi

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enius is one percent inspiration, ninety-nine percent perspiration”, diceva Thomas Alva Edison, il geniale inventore della lampadina e del grammofono. Il genio è 1% di ispiratione e 99% di traspirazione, cioè sudore. Sudore: lavorare, studiare. Già: ma come fa un giovane a studiare per creare un’impresa, per lanciare una start-up, se non c’è nessuno che gli sappia insegnare “come si fa”? E’ condannato a restare autodidatta o può trovare un indirizzo giusto dove andare ad imparare? Domanda corretta, ma la risposta è che adesso questo insegnante c’è, anzi questi insegnanti. E insegnano in un’università, qualificando con le loro storie professionali un corso specialistico dedicato proprio a chi vuol lanciare una SI CHIAMA START-UP DISCOVERY ED HA APPENA AVVIATO LE LEZIONI, RISCUOTENDO UN SUCCESSO SUPERIORE ALLE ATTESE

start-up. Gente del calibro di Luca Barboni, uno startupper che lavora oggi in Silicon Valley, con la sua startup Resonance AI, selezionata per il programma di accelerazione di 500 startups a Mountain View, California, dove ha sede Google; o di Giovanni Laquidara, technical leader del Google Developer Group di Roma e membro di CodeInvaders, community romana di developers; o di Paolo Napolitano e Federico Belli, fondatori di Peekaboo; o di Valerio Fortunato, startupper seriale che si è inventato roba coms Spagrillo, una pasta fatta con farina d’insetti, o TaylorMail, intelligenza artificiale per profilare le mail; o Federico Pacilli, l’ideatore della startup Baasbox, che pro-

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duce software per la tecnologia mobile. Gente così difficilmente potremmo trovarla, però, dietro una classica cattedra universitaria, di quelle di legno chiaro un po’ tarlato o di tubolari di ferro sormontati da un ripiano di formica verde. E di fatti, stanno altrove: stanno dentro i videocorsi di Startup Discovery, l’idea di Startup University, il più importante polo italiano di formazione telematica nato dall’accordo tra Digital Magics, Universitas Merca-

torum e Università Telematica Pegaso che ha presentato nell’aprile scorso e avviato giusto un mese fa i primi corsi della prima università per startupper mai creata nel nostro Paese. Inutile dire che le iscrizioni non sono andate bene ma benissimo, andate meglio delle migliori previsioni. Perchè la fame di sapere “come si fa” a lanciare una start-up che abbia concrete possibilità di farcela, di avere successo e diventare grande è tanta. In un panorama socio economico dominato dall’innovazione tecnologica, sono sempre più numerosi i nuovi imprenditori che decidono di fondare una startup, per sfruttare i vantaggi delle piattaforme online: costi accessibili, e-commerce, canali social, network mondiale, affermandosi in uno dei molti segmenti di business che sembrano essere – e in molti casi sono davvero - scalabili e replicabili. “Il corso online Startup Discovery fornisce le

«Vogliamo cambiare il mondo e si comincia dall’università

Intervista con Danilo Iervolino, il fondatore e presidente del Gruppo: «Sono convinto che molti dei geni del futuro possono nascere in Italia. Il concetto stesso di start-up è perfetto per noi italiani» “L’IDEA DI FAR NASCERE UN’UNIVERSITÀ PER LE START-UP CI È VENUTA DALL’OSSERVAZIONE DEL MERCATO, cioè della realtà, ma anche dal desiderio di imprimere un impatto positivo sul mondo”: benvenuti nel “mondo avanti” di Danilo Iervolino (foto a destra in alto), l’imprenditore che ha fondato, ancora giovanissimo, l’Università telematica Pegaso undici anni fa e che oggi è al vertice di un vero impero della didattica di nuova generazione. “Il nostro intento è stato quello di creare le condizioni per le quali un’impresa neonata possa avere basi solide non solo sul suo prodotto ma anche su tutte le materie gestionali che richiedono competenze: la finanza aziendale, il marketing,

il diritto del lavoro, occorrono competenze trasversali di cui tanti parlano ma che quasi nessuno dà”. E l’impatto positivo sul mondo? E’ implicito, con la differenza che noi ci crediamo al punto da dimostrarlo e dichiararlo. Sono convinto che molti dei futuri geni di domani possano nascere dall’Italia. L’idea di un’impresa che nasce piccola ma può scalare le sue dimensioni fino al mercato globale è perfetta per noi italiani, in pochi anni sono nate quasi 8000 start-up che danno lavoro a 10 mila addetti, si può e si deve parlare di fenomeno…. Ma sono piccole e gracili! Infatti, fatturano mediamente 80 mila euro, quindi sono piccole, ed hanno ancora un


competenze di base per strutturare la propria business idea all’interno di un presentazione (pitch) in grado di attrarre i fondi di potenziali investitori”, spiegano a Pegaso, la più grande università on-line italiana, fondata 11 anni fa da Danilo Iervolino, cresciuta esponenzialmente per linee interne e poi anche attraverso l’acquisizione del controllo dell’Universitas Mercatorum (in cui l’Unioncamere, socio fondatore, ha conservato il 30%) ed ora alleatasi strategicamente con Digital Magics. Il corso, Startup Discovery, appena iniziato, ha durata annuale, per un carico didattico complessivo pari a 1500 ore corrispondenti a 60 Crediti formativi. Studiare, superare gli esami e diplomarsi costa 350 euro compresi i bolli di legge. Funziona come tutti i migliori corsi on-line: una volta perfezionata l’iscrizione, il corsista riceve le credenziali necessarie per accedere alla piattaforma telematica “Pegagrado di mortalità troppo elevato. Forse perchèe le idee da cui nascono non sono poi così buone? No: è che vengono finanzoate poco e male. Nel tempo in cui Uber ha raccolto 23 miliardi di dollati, una nostra start-up magari racimola 230 mila euro. E la vostra startup university cosa propone, per avere l’impatto di cui parlava? Il nostro progetto, costruito con quello che è il più accreditato incubator-accelerator italiano – Digital Magics - è un unicum nel campo nazionale, perché insegna rilasciando crediti universitari, validi a tutti gli effetti secondo un piano di studi con tutte le tipologie di corsi necessari appunto a far crescere sane e forti le startup, e lo fa non solo con docenti professionali di prim’ordine ma anche attraverso le testimonianze vive e vitali di persone che ce l’hanno fatta. Vede, il web viene definito il luogo dove le idee fanno sesso, Tim Barnes Lee l’ha definito anche una rivoluzione più sociale che tecnologica. Io lo definisco il posto più democratico e meritocratico che ci sia, perché permette a chiunque di poter diventare un leader globale. I giovani startupper che nascono con il mito

DANILO IERVOLINO, FONDATORE E PRESIDENTE DI PEGASO

del self made man, hanno con noi la possibilità concreta di trasformare il mito nella loro realtà. Insomma, lei è l’ideologo della start-up! Indubbiamente, ci credo fino in fondo. Ho scritto due libri, “Now!” e “Just press start (up)” per testimoniarlo anche in base alla mia personale esperienza di imprenditore. Le start-up rappresentano la vera occasione di agganciarci appieno alla rivoluzione digitale, quella in cui gente appassionata e creativa può impattare il mondo positivamente, e rendere realtà il cambiamento sempre più necessario. Non teme che il tema startup sia inappropriata per l’insegnamento universitario? Al contrario, sono certo che le università debbano aprirsi alle tematiche attuali, alle grandi opportunità, per poterle offrire al meglio ai giovani e alle future generazioni. Secondo noi, in questo modo un’università si apre, diventa democratica e flessibile, accompagna i giovani alla creazione della loro startup, sicuramente valorizzando il processo creativo e di grande innovazione che è il germe per farle fiorire ma focalizzandosi

anche su tutto quello che riguarda l’expertise della gestione aziendale in termini economici, di marketing, giuslavoristi, che sono poi altrettanti elementi di base del fare imprenditoriale. E, ricordiamocelo, i nostri corsi non forniscono mai una formazione solo teorica ma fanno in modo da “sporcarci tutti le mani” per dare concretezza a quel che viene insegnato. Il corso parte con alcuni momenti didattici che sono una sorta di one day university per poi confluire in un percorso di durata annuale, un anno appassionante in cui i futuri e aspiranti startupper avranno l’opportunità di conoscere aziende, vivere le loro prime esperienze, creare progetti pilota per poi lanciarsi in proprio nell’agone imprenditoriale. C’è qualcosa del modello della Singularity University americana! Grandissima esperienza, ma noi siamo diversi perché loro hanno sceto di occuparsi dei massimi sistemi, di temi come il clima o l’energia, con una declinazione su misura di una cultura e di una fascia elitaria di competenze, mentre noi scendiamo nel concreto delle realtà imprenditoriali vincenti. Chi sono i vostri concorrenti? Non ce ne sono, per ora. Veda, negli Usa, il presidente Jefferson fece un’importante riforma del sistema universitario, come anche Newmann in Gran Bretagna e Jaspers in Germania. In Italia, invece, l’ordinamento accademico si richiama ancora ai regi decreti, ad un sistema che venne strutturalmente toccato l’ultima volta da Aldo Moro, abbiamo università pubbliche che non sono ancora abbastanza aperte al cambiamento e dovrebbero cambiare pelle. C’è bisogno di un’università 4.0, animata dalle persone giuste, mutuando i modelli dai Paesi più avanzati. Cioè? Occorrono persone appassionate e creative che vogliano avere un impatto positivo sul mondo. Start-up non è solo nuova partita Iva ma un modo di lanciare cuore oltre ostacolo. Un punto di riferimento importante può essere Israele come start-up nation. Lì il pa-

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GESTIRE L’IMPRESA

NELLA PIATTAFORMA PEGASO ON LINE TUTTI GLI STRUMENTI DIDATTICI, 24H. MA GLI ESAMI SI SVOLGONO «IN PRESENZA»

DA SINISTRA EDMONDO SPARANO, ALESSANDRO MALACART , LAYLA PAVONE, MARCO GAY, GABRIELE RONCHINI, ALBERTO FIORAVANTI

sOnLine”, dove potrà reperire tutti gli strumenti didattici elaborati e a sua disposizione 24h su 24h: lezioni video on-line; documenti scaricabili correlati; bibliografia; sitografia (link di riferimento consigliati dal docente per approfondimento); power point editabile per l’invio del proprio progetto imprenditoriale. Queste le materie di studio, fatalmente indicate tutte in gergo inglese, visto che è l’inglese la lingua unica mondiale (Cina compresa!) delle start-up: Startup Ecosystem, Technology Trend, Idea Generation, Business Model, Tech-

nology Benchmarking, Market Analysis, Value Proposition, Lead Generation, Agile Methodology, Minimum Viable Product, Pitch. C’è dentro tutto, come si vede: la valutazione dei fattori predisponenti o condizionanti dell’ecosistema, i trend tecnologici, l’ideazione, il modello di business, il confront delle tecnologie, l’analisi di mercato, la proposta di valore al mercato, la generazione dei contatti, il metodo gestionale “Agile” (che si deve pronunciare “agiàil”, all’inglese, ma sempre “agile” significa), la determinazione del prodotto minimo

necessario per sopravvivere. Ai corsisti vengono richiesti i seguenti, classici adempimenti, che corrispono poi ai dettami di legge: studio del materiale didattico appositamente preparato; superamento dei test di autovalutazione somministrati attraverso la piattaforma PegasOnline, superamento della prova finale orale che si svolgerà “in presenza”. Il corso potrà prevedere degli ulteriori incontri in presenza ad integrazione delle attività formative.

radigma è chiaro, lineare ed efficiente: moltissime start-up nascono dentro le università e vengono poi accelerate in centri costituiti ad hoc. Ma quando in Italia si spendono 6,5 miliardi di euro per la formazione e in Germania 24, la partita è persa. Mi viene da sorridere quando dobbiamo autovalutarci e i parametri di valutazione si riferiscono ad università considerate ancora come vetusti anfiteatri del sapere misurando le loro biblioteche, quando ormai l’intera biblioteca del Trinithy College di Dublino sta in una chiavetta…

Almeno converrà che l’arco di studio universitario può restare quello attuale, di 4 o 5 anni? Nient’affatto, ormai l’ università non è più un pezzo, un vagone isolato, del trenino della vita. Quando si pensava che tra i 7 e i 25 anni si fosse il momento dello studio e poi cominciasse quello del lavoro. Non è più così. Inutile pensare che dopo aver studiato si trova lavoro subito, e non ci si deve più aggiornare al contrario: bisogna sempre autoalimentare le proprie competenze e manutenerle: siamo all’university of life. E poi, mi stia a sentire: l’università dei privilegi e dei privilegiati deve finire, chi ritiene che

debba essere per pochi sbaglia. I dati Ocse collocano l’Italia all’ultimo posto per numero di iscritti e di laureati sulla popolazione. Non servono dietrologie per capire che c’è qualcosa che non va, di strutturale. L’Università italiana è al 90 per cento pubblica e gratuita. E quindi: o è diventata elitaria, o piuttosto le persone la vedono come una perdita di tempo inutile, e non si fidano della formazione universitaria che viene fornita. Occorre rendere consapevole l’opinione pubblica sull’urgenza che l’università italiana cambi pelle. Bisogna agire tutti insieme per uscire dall’immobilismo di ieri e di oggi. (Sergio Luciano)

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Management, Seltis sa trovare il talento dietro l’algoritmo Il metodo della società parte dall’analisi del problema, fino alla sua piena comprensione, e si sviluppa con la ricerca, la selezione e il supporto all’inserimento di Luigi Orescano

L’

DA SINISTRA FRANCESCA BARDAZZI E ROBERTA LAMBERT, SALES-MANAGER DI SELTIS, SOCIETA’ DEL GRUPPO OPENJOBMETIS

algoritmo, certo, conta: ma non bagià vecchio”. L’approccio professionale, ma sta. Quando la ricerca da fare non anche commerciale, di Seltis è sempre forriguarda una parola sconosciuta o un temente qualitativo: “Il nostro obiettivo va ristorante stellato ma il talento di un esseoltre quello di trovare la persona giusta per re umano, digitale fa rima con valoriale, con coprire la posizione necessaria”; aggiunge relazionale. È la filosofia di Seltis (www.selFrancesca Bardazzi, un’altra sales manager tis.it), la società specializzata nella ricerca e di Seltis, “Vogliamo creare un rapporto di fiselezione del personale di middle e top maducia col nostro cliente, che lo incoraggi ad nagement controllata al 100% dall’Agenzia affidarsi a noi anche per le esigenze più comper il Lavoro Openjobmetis SpA. Un’azienplesse”. Ad esempio può capitare che un’ada estremamente zienda-cliente chieda ESSENDO CONSULENTI POSSIAMO focalizzata sulle sue a Seltis di individuare INTERVENIRE AL MEGLIO ANCHE competenze specifipresso un proprio QUANDO NON C’È NESSUN UFFICIO che, un team di proconcorrente i manaDEL PERSONALE DA INTERFACCIARE fessionisti affiatato ger che cerca, facendo (“Siamo un team di persone che incontrano anche riservati sondaggi sulla disponibilità persone”), con un basso turn-over perché si degli interessati: “Spesso questi profili non trovano bene a fare quel che fanno. Già: ma sono raggiungibili in via digitale, neanche cosa fanno, di preciso? dai social media, e davvero la nostra attività “Forniamo un servizio su misura, diverso diventa un talent-hunting, una caccia al taper ogni cliente, in relazione alle sue esigenlento. Quasi un lavoro di intelligence. Cataze, e ci piace definirci una boutique”, spiega lizzante, ma anche delicato e riservatissimo”. Roberta Lambert, una delle sales manager di Seltis adotta da sempre un metodo di lavoSeltis: “Puntiamo ad entrare in sintonia col ro collaudato. Analisi dell’esigenza, fino alla cliente per coglierne e se possibile anticiparsua piena comprensione, ricerca del persone i bisogni. Essendo consulenti possiamo nale, selezione, supporto all’inserimento, intervenire al meglio anche quando non c’è monitoraggio degli esiti. Le case-histories di nessun ufficio del personale da interfacciare. successo ormai non si contano più. Abbiamo un database di profili molto ricco Il personale selezionato è composto per il e preciso, ma lo sottoponiamo a continui 24% da diplomati e per il 76% da laureati; di aggiornamenti, un curriculum di sei mesi è cui il 30% in economia, il 25% in ingegneria,

il 15% in giurisprudenza, il 15% in lingue e comunicazione e 15% in altre discipline. Chi si affida a Seltis per una ricerca ha bisogno di quadri e dirigenti per attività commerciali o di marketing (30%, di cui il 18% export manager) per le aree aziendali tecniche (25%), per la gestione delle risorse umane (15%). Tra i tanti clienti soddisfatti, la Tecnau: “È una multinazionale che opera nell’ambito delle macchine automatiche e robot”, racconta Lambert: “Fanno automazione nelle tecnologie di stampa, 6 sedi nel mondo: Italia, Usa, Svezia, Belgio, Singapore e Cina. Abbiamo lavorato con loro per potenziarne la struttura della ricerca e sviluppo, con ottimi risultati”. Un’altra multinazionale che si serve con soddisfazione di Seltis, la Alliance Medical Diagnostic: opera in Irlanda, Italia, Germania, Paesi Bassi e Spagna. “In Italia ha 3 linee di business”, racconta Bardazzi, “con trenta centri diagnostici. Abbiamo contribuito all’inserimento di una decina di ruoli professionali medi e alti, è stato un lavoro prevalentemente da cacciatore di teste, head-hunter, in una realtà giovane, in pieno sviluppo che si sta strutturando. Siamo stati costantemente a contatto col cliente, la differenza la fa la capacità di adattarsi a un contesto aziendale particolare, condividendo i valori e la cultura di ciascuna impresa”.

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GESTIRE L’IMPRESA

Lavoratori espatriati, c’è una soluzione “all inclusive” Gestire gli aspetti fiscali, previdenziali e contrattualistici degli “espat”, i dipendenti distaccati oltreconfine, non è cosa da tutti. Ce lo spiega ECA Italia di Riccardo Venturi

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l personale espatriato chiavi in mano: contratto, fisco, previdenza. È il servizio di ECA Italia, unica società italiana verticale sui temi della mobilità internazionale del management ed agente italiano di ECA International, società leader a livello mondiale nella consulenza per la gestione degli espatriati. Il dipendente espatriato, che sia un top manager o un tecnico, è l’avamposto dell’azienda all’estero, un elemento fondamentale per il successo sui mercati internazionali. Le complicazioni di carattere fiscale e previdenziale, però, non vanno sottovalutate, specie in certe aree del pianeta. Ecco perché tante multinazionali e Pmi scelgono il supporto specializzato di ECA Italia. «Il nostro ruolo inizia quando l’azienda ha definito il progetto che coinvolgerà una risorsa espatriata, che si tratti di un dirigente o di un tecnico» spiega Andrea Benigni, ad di ECA Italia. «Spesso si tratta di ruoli chiave, di tipo prettamente manageriale, come per esempio il commercial manager o il direttore tecnico in un determinato Paese. L’espatriato è certamente un fattore endemico del successo all’estero, è la faccia dell’azienda che investe sul territorio oltre confine. C’è bisogno di qualcuno che trasferisca all’estero la cultura aziendale» dice Benigni. Oltre ai manager e ai tecnici, tra gli espatriati delle aziende italiane sta assumendo un rilievo importante

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ANDREA BENIGNI, AMMINISTRATORE DELEGATO ECA ITALIA

anche la logica dello sviluppo delle risorse umane: «le aziende evolute fanno talent management, mandano all’estero giovani under 32 come tappa di crescita del loro percorso di carriera. Gli ingegneri vincono per distacco sui laureati in economia, e l’ingegneria gestionale in particolare sta crescendo». I problemi che incontrano le imprese riguardano soprattutto gli aspetti fiscali e previdenziali: «Si deve fare i conti con normative che si incrociano. C’è un tema fiscale con diverse criticità, a partire dalla doppia imposizione a cui può essere sottoL’ESPAT È FONDAMENTALE PER IL SUCCESSO, È LA FACCIA DELL’AZIENDA CHE INVESTE SUL TERRITORIO. COLUI CHE TRASFERISCE ALL’ESTERO LA CULTURA AZIENDALE

posto il dipendente distaccato, che in linea di principio continua a pagare le tasse anche in Italia: poi eventualmente avrò la possibilità di recuperare il credito d’imposta se dimostrerò che il pagamento dell’imposta avviene a titolo definitivo nel Paese estero» spiega Benigni. «Anche sul piano previdenziale si deve gestire una potenziale doppia contribuzione, che si evita, in caso di distacco estero, solo se il Paese è convenzionato con l’Italia dal punto di vista previdenziale: in questo caso i contributi si pagano solo in Italia» aggiunge l’ad di ECA Italia.

Per affrontare al meglio le diverse complicazioni, ed evitare brutte sorprese dal punto di vista dei versamenti richiesti, ecco che affidarsi ai professionisti di ECA può essere l’idea vincente. «Pianificazione fiscale, previdenziale e contratto sono tre binari paralleli, ma che si incontrano. Aiutiamo l’azienda a costruire bene il trattamento economico per poi gestirlo in modo ottimale a livello fiscale e previdenziale. Tutto deve atterrare sul contratto di distacco, che integra il rapporto di lavoro e norma il rapporto tra l’azienda distaccante e il dipendente» spiega ancora Benigni. «Parliamo di distacco, perché potrei anche procedere alla localizzazione, assumendo in loco il dipendente, ma non risolverei il problema fiscale: se il centro vitale rimane in Italia, l’Agenzia delle entrate chiede comunque di versare imposte nel nostro paese». Quelle che sembrano scorciatoie a volte si rivelano trappole: «negli Stati Uniti ci vogliono 4 o 5 mesi per avere un visto di lavoro. È anche oneroso, ti devi appoggiare a professionisti che si fanno pagare bene. C’è chi usa come escamotage il “business visa”, ma ci vuole grandissima prudenza: lo può utilizzare l’ad che va a fare incontri strategici, non il direttore finanziario che fa il suo lavoro». Meglio non incorrere nelle ire della giustizia, in questo caso a stelle e strisce... e più in generale del paese ospitante!




in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA

Con il Jobs Act, un fondo di solidarietà per garantire il lavoro Confprofessioni e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto l’accordo per gestire direttamente le prestazioni di sostegno al reddito e gestire le crisi. Stella: «E’ un primo passo»

REGIONE LOMBARDIA AGEVOLA IL CREDITO PER I PROFESSIONISTI

GAETANO STELLA PRESIDENTE CONFPROFESSIONI

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ramontata l’era della Cassa integraziostudi professionali» commenta Stella. «Con ne in deroga, una nuova rete di prol’entrata in vigore del Jobs Act, che ha demantezione sociale si estende sugli studi dato alle organizzazioni datoriali e sindacali la professionali. Il primo step è stato sancito lo stipula di accordi e contratti collettivi per i setscorso 3 ottobre a Roma, quando il presidentori non più coperti dalle integrazioni salariali te di Confprofessioni, ordinarie e straordiL’ACCORDO CHE ISTITUISCE IL FONDO Gaetano Stella, ha ragnarie, come appunto DI SOLIDARIETÀ DOVRÀ ESSERE giunto l’accordo con gli studi professionali, RATIFICATO ENTRO 90 GIORNI CON UN i rappresentanti sinle parti sociali del setDECRETO DEL MINISTERO DEL LAVORO dacali di Filcams Cgil, tore hanno deciso di Fisascat Cisl e Uiltucs per istituire il fondo di dare vita al Fondo di solidarietà per gestire le solidarietà destinato a garantire l’occupazioprestazioni di sostegno al reddito previste dal ne negli studi nei casi di riduzione o sospenDlgs 148/2016». sione dell’attività lavorativa. L’accordo che istituisce il Fondo di solidarietà «Si tratta di un primo passaggio essenziale dovrà essere ratificato entro 90 giorni con un per salvaguardare i livelli occupazionali negli decreto del ministero del Lavoro, di concerto

A ROMA IL CONGRESSO NAZIONALE DI CONFPROFESSIONI Un confronto aperto con la politica e con le istituzioni, ma anche un laboratorio di idee condiviso per tracciare le linee dello sviluppo e dell’innovazione per il futuro della libera professione in Italia e in Europa. Sono gli ingredienti del Congresso Nazionale 2017 di Confprofessioni dal

titolo “Il professionista 4.0. L’evoluzione delle competenze tra normativa e mercato”, che si terrà a Roma il 15 novembre, presso l’Auditorium Antonianum, in viale Manzoni 1. Attraverso un format originale, l’evento Confprofessioni intreccia i trend del cambiamento con le risposte e le proposte della politica,

gli indirizzi e i programmi delle istituzioni nazionali e regionali con i driver di una crescita decisiva per il Paese, fondamentale per i professionisti. Il congresso sarà accreditato, ai fini della formazione continua, dagli ordini dei dottori commercialisti, ingegneri, architetti, geologi e giornalisti.

La Lombardia allarga i cordoni della borsa per consentire ai 250 mila professionisti lombardi di accedere al programma “Credito Adesso”, una delle linee di credito agevolato più importanti dedicate alla imprese promosse da Regione e da Finlombarda. L’obiettivo, secondo Mauro Parolini, assessore regionale allo Sviluppo economico, è quello di «sostenere gli studi professionali alle prese con i ritardi dei pagamenti e le difficoltà di accesso al credito». Positivo il commento del presidente di Confprofessioni Lombardia, notaio Giuseppe Calafiori, secondo il quale «la Regione conferma il suo impegno verso un settore economico vitale per il nostro territorio, intervenendo sull’accesso al credito, uno dei problemi più sentiti dai professionisti». con il Mef, prima del varo della gestione costituita presso l’Inps. Una volta concluso l’iter ministeriale, il nuovo Fondo di solidarietà, che nella sua fase iniziale coprirà gli studi che occupano in media più di tre dipendenti, potrà prevede il finanziamento di un assegno ordinario a favore dei lavoratori interessati da una riduzione dell’orario di lavoro o da sospensione temporanea dell’attività lavorativa. Viene previsto, nei casi di incentivi all’esodo, un assegno straordinario per il sostegno al reddito dei lavoratori che hanno raggiunto l’età pensionabile o coinvolti in pensionamenti anticipati. «Ancora una volta è prevalso il nostro senso di responsabilità sui temi di grande impatto sociale e abbiamo allargato la sfera di applicazione ai lavoratori attualmente non coperti dal Fondo di Integrazione Salariale» conclude Stella. «Il nuovo Fondo rappresenta, quindi, un importante strumento per la protezione dei lavoratori e la nostra intenzione è quella di coinvolgere i fondi interprofessionali per coniugare efficacemente politiche attive e politiche passive».

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GESTIRE L’IMPRESA L’INTERVISTA

POLETTI MINISTRO (IN)FLESSIBILE: «PER IL LAVORO RICETTE SU MISURA» La “diversità delle situazioni” è il principio su cui il titolare del dicastero del Lavoro s’è mosso negli interventi in materia di occupazione, crescita, pensioni: «E il bilancio di fine mandato del governo», dice, «è positivo» di Francesco Condoluci A TRE ANNI E MEZZO DALL’ASSUNZIONE DELLA CARICA DI MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, GIULIANO POLETTI FA IL PUNTO CON ECONOMY SUI RISULTATI RAGGIUNTI E SULLE SFIDE FUTURE.

costante processo di cambiamento legato alla digitalizzazione e all’automazione. Questa nuova strumentazione ha ovviamente bisogno dell’infrastruttura che la metta in pratica: per questo puntiamo a rafforzare i centri pubblici per l’impiego ed a favorire la loro collaborazione con le agenzie private e del privato sociale.

Con la legge di Bilancio per il 2018 il governo di cui Lei fa parte, si avvicina al compimento del suo mandato. Può trarre un bilancio provvisorio dei progressi che È corretto, a suo avviso, continuare a lail Paese ha fatto sul fronte cruciale dell’ocvorare sul problema dell’occupazione cupazione da quando lei, negli ultimi due come se avesse identici connotati ovunesecutivi, ne ha assunto la responsabilità? que, mentre le statistiche dimostrano che Il nostro Paese ha subito due crisi pesantisè quasi esclusivamente concentrato nelle sime che hanno laregioni meridionali? sciato segni profondi «PIL E OCCUPATI ORA SONO IN CRESCITA, Sicuramente vanno NON POSSIAMO DIRE DI AVER RISOLTO nella società e nell’earticolate le politiche, I PROBLEMI, MA LA DIREZIONE conomia, in particoa partire da quelle di È SICURAMENTE QUELLA GIUSTA» lare nell’occupazione. sostegno alla crescita. Adesso i dati ci dicono che si sta consolidanPer questo abbiamo sottoscritto accordi e do un’inversione di tendenza: si rafforza la patti territoriali che fanno riferimento alle crescita del PIL e aumenta l’occupazione. condizioni specifiche di queste aree sul piano Certo, non abbiamo risolto il problema, ma sia infrastrutturale che economico. Abbiamo stiamo andando nella giusta direzione. Abdiversificato anche le politiche per l’occupabiamo prodotto dei cambiamenti strutturali, zione, ad esempio con interventi di deconaggiornando l’impianto complessivo delle tribuzione articolati e più vantaggiosi per il relazioni contrattuali con l’introduzione del sud. Insomma, c’è la consapevolezza di una contratto a tutele crescenti, più moderno e in linea con l’Europa, e l’eliminazione di forme particolarmente precarizzanti come le collaborazioni a progetto e l’associazione in partecipazione. Abbiamo modificato gli ammortizzatori sociali ed avviato le politiche attive, con l’obiettivo di realizzare un sistema di sostegno e di accompagnamento dei lavoratori più efficace e coerente con il

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CON IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI ABBIAMO ELIMINATO VARIE FORME DI PRECARIATO E CI SIAMO ALLINEATI ALL’EUROPA


diversità di situazioni sulla quale bisognerà sicuramente continuare a lavorare.

I nuovi voucher per il lavoro occasionale: la partenza sembra ancora ingessata, quali prospettive offrono? In realtà i voucher non esistono più. Abbiamo scelto di eliminarli in quanto si erano prestati troppo spesso ad utilizzi impropri. Sono stati sostituiti da tipologie contrattuali diverse, che hanno la caratteristica della piena tracciabilità e di un’utilizzabilità limitata a prestazioni ben definite. Naturalmente, anche questa regolazione ha bisogno di un periodo di sperimentazione e di un monitoraggio costante. Tra i fenomeni positivi del sistema va segnalato l’inedito fenomeno delle “Agristartup”, una rivisitazione in chiave millennial del fare occupazione attraverso il “ritorno alla terra” delle nuove generazioni. L’Italia, con 50.543 imprese condotte da under 35, è leader in Europa nel numero di giovani in agricoltura. Una risorsa eccezionale che però è frenata dalla burocrazia e dal credit crunch. Cosa si può fare per incentivare questa risorsa? L’impegno dei giovani in agricoltura è un elemento positivo, che merita di essere incoraggiato e sostenuto. È un fronte sul quale stiamo lavorando da tempo insieme al Ministro al ramo, Martina. Già nella scorsa legge di bilancio abbiamo inserito l’azzeramento dei contributi previdenziali per 3 anni per i giovani che aprono un’azienda agricola. Una misura che è andata oltre le aspettative: sono nate 9 mila nuove imprese contro le 6 mila attese. Ci sono poi altri strumenti del Ministero delle Politiche Agricole come i mutui a tasso zero, l’aumento del 25% dei fondi europei e la priorità per l’accesso alle terre pubbliche. Nelle ultime settimane si è discusso molto su alcune derive inappropriate che sarebbero state prese nella

prassi operativa della recente alternanza scuola-lavoro. Qual è il suo punto di vista al riguardo, nei limiti in cui le sue deleghe abbracciano questa questione? Penso che introdurre l’alternanza scuola-lavoro sia stata una scelta positiva, che nel tempo darà risultati importanti per il futuro del Paese. Quando si avviano interventi così significativi, che cambiano la modalità di relazione tra scuola e lavoro, possono verificarsi situazioni non del tutto regolate. Ma questo non può significare una rinuncia allo strumento, bensì porsi l’obiettivo di evitare distorsioni. Da questo punto di vista è importante la scelta del Miur di pubblicare, a breve, una carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. Stiamo inoltre lavorando sul tema del tutoraggio, per assicurare che nelle scuole, nelle imprese e nella relazione tra questi due soggetti via sia una figura di riferimento che possa intervenire se si verificano problemi nella realizzazione dei progetti di alternanza. Parlando di pensioni, recentemente lei si è espresso a favore dell’Ape sociale. Può fare un punto anche su questo fronte? Siamo intervenuti sulle pensioni per produrre migliori condizioni di flessibilità per l’uscita dal lavoro. L’Ape sociale poggia su un principio di equità: consente un’uscita anticipata alle persone che vivono situazioni di particolare problematicità (disoccupati, disabili, lavoratori che debbono prendersi cura di familiari disabili o impegnati in attività gravose). Credo sia una scelta corretta, che introduce un principio generale giusto: non tutti i lavori sono uguali e, di conseguenza, non tutte le situazioni possono avere la stessa considerazione dal punto di vista previdenziale. Nello stesso tempo, con l’Ape volontaria diamo a tutti gli altri cittadini l’opportunità di anticipare la pensione: ognuno potrà decidere se utilizzarla valutando le proprie condizioni personali e familiari ed i propri interessi. Un’ultima considerazione, in questo caso più di scenario. Gli ultimi 10 anni, compli-

ce la congiuntura economica gobale e il contestuale avvento della cosiddetta “digital revolution”, hanno rivoltato come un calzino il quadro economico-produttivo del Paese. Settori tradizionalmente trainanti, specie nel segmento della manifattura, sono andati in affanno e altri che in passato invece erano marginali, si sono ritagliati un ruolo sempre più importante sul mercato. Lei, dall’alto della sua esperienza personale e di governo, che idea si è fatto su quella che potrebbe essere la futura identità economica dell’Italia nel medio e lungo periodo? Continuo a pensare che un pilastro come la manifattura, soprattutto in alcuni comparti, possa rappresentare un motore di crescita e di sviluppo, anche se non potrà, da sola, rispondere all’esigenza di creare nuova occupazione. La digitalizzazione e l’automazione aiutano le imprese a svilupparsi, ma non si traducono automaticamente in crescita dell’occupazione. Credo che il futuro del nostro Paese stia nella capacità di mettere in valore da un lato il suo patrimonio culturale, artistico e territoriale, dall’altro le sue competenze, un “saper fare” ed una qualità spesso unici nell’artigianato e nella manifattura. Credo sia questa la leva per acquisire una leadership in segmenti di mercato importanti.

L’APE VOLONTARIA? SCELTA CORRETTA, FONDATA SU EQUITÀ. VA A VANTAGGIO DI CHI HA SITUAZIONI PROBLEMATICHE 53



Fatturato e ordinativi dell’industria

Luglio 2015-luglio 2017, variazioni percentuali tendenziali (base 2010=100) 18 14 10 6 2 -2 -6 -10 fatturato

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FINANZIARE L’IMPRESA Incentivi, credito, problemi, finanziamenti per crescere. Economy aiuta le aziende a trovare la chiave giusta.

58 CREDITI CON LA P.A. L’ANTICIPO FATTURA VIA FINTECH BANCA IFIS LANCIA UN PORTALE WEB

60 CAPITALI PRO-QUOTAZIONE SPAC, UNO STRUMENTO IDEALE, LA CASE HISTORY DI GIACOMETTI

62 PRIVATE DEBT/PRIVATE EQUITY I DATI SULLA CRESCITA DEL FENOMENO SECONDO I RAPPORTI DI AIFI E LIUC

64 USURA&IMPRESE UNA PIAGA SEMPRE PIÙ DIFFUSA LA DENUNCIA DELL’AVV. RICCIO

66 COMMERCIALISTI UNA CATEGORIA IN CRISI, LA RIFLESSIONE DI WIN THE BANK

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Curiosi INDUSTRIA 4.0 Edi Angelo STARTUP INNOVATIVE UN TANDEM CHE CORRE SENZA SOSTA

Grazie all’effetto moltiplicatore delle modifiche previste dalla Legge di Bilancio che hanno reso operativi gli incentivi fiscali, cumulabili al pacchetto Industry 4.0, per investimenti sulle aziende ad alta tecnologia

I

dati Istat sulla produzione industriale ad utilizzando strumenti fiscali automatici e agosto e quelli comunicati da Ucimu - l’asneutrali dal punto di vista della dimensiosociazione dei costruttori italiani di macne e del settore in cui operano le imprese» chine utensili, robot e automazione – sugli commenta il Ministro dello Sviluppo Econoordinativi interni nel terzo trimestre 2017, mico Carlo Calenda, enfatizzando il ruolo sono chiari: assistiadel Pacchetto InduNELLA PRODUZIONE DI UTENSILI mo ad una crescita stria 4.0 per la cresciGLI ORDINATIVI INTERNI NEL TERZO ininterrotta da setta, in occasione della TRIMESTRE 2017 PARLANO CHIARO: te mesi consecutivi, SETTE MESI DI CRESCITA ININTERROTTA diffusione dei dati lo che tocca ad agosto scorso 10 ottobre. Un un +5,7% rispetto allo scorso anno e che fa trend positivo e a breve inarrestabile, grazie registrare un’accelerazione degli ordinativi all’effetto moltiplicatore atteso dalle modiinterni delle macchine utensili al 68,2% nel fiche previste dalla legge di bilancio per il solo periodo luglio-settembre. 2017 - e ora autorizzate dalla Commissio«È questo l’obiettivo ne europea che ci eravamo pre(SA 47184), fissati quando abbiamo che il 18 setdeciso di investire sultembre ha le politiche dell’offerta p u b b l i c a to la relativa decisione L’ AUTRICE, LAURA DE LISA

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FINANZIARE L’IMPRESA

SODDISFATTO IL MINISTRO CARLO CALENDA «È L’OBIETTIVO CHE CI ERAVAMO PREFISSATI» che hanno reso ora pienamente operativi e permanenti gli incentivi fiscali per chi investe in start up innovative. Gli incentivi, volti a sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese innovative ad alto valore tecnologico, sono destinati sia alle persone fisiche - per le quali è prevista una detrazione dall’IRPEF lorda pari al 30% della somma investita nel capitale sociale delle startup innovative, fino ad un investimento

GLI INCENTIVI RIVOLTI ALLO SVILUPPO DI AZIENDE AD ALTO TASSO DI INNOVAZIONE SONO FRUIBILI SIA IN CASO DI INVESTIMENTI DIRETTI CHE INDIRETTI

massimo di un milione di euro annui - che alle persone giuridiche, che possono beneficiare di una deduzione dall’imponibile IRES pari al 30% dell’investimento, con tetto massimo di investimento annuo pari a 1,8 milioni di euro. Gli incentivi, usufruibili sia in caso di investimenti diretti, sia in caso di investimenti indiretti - per il tramite di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) e di altre società che investono prevalentemente in tali società – potranno cumularsi alle misure di sostegno del Pacchetto Industria 4.0, incrementandone l’effetto soprattutto nei settori IT e ad elevata innovazione. La quarta rivoluzione industriale continua.

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Incentivi fiscali per trasformare l’Industria 4.0 in Ecosistema 4.0 Per il Mise l’obiettivo è investire per crescere nella formazione. Credito di imposta, Ricerca&Sviluppo, iper e super ammortamento e Fondo di Garanzia saranno ancora protagonisti della manovra di bilancio

P

er il 2018 “La sfida cruciale”, secondo Carlo Calenda, «è passare da Industria 4.0 a un Ecosistema 4.0 con al centro lavoro e competenze». Il credito di imposta, in particolare, «sarà il modo per formare chi fa dei lavori che oggi con il ritmo del cambiamento tecnologico appaiono a rischio». Confermata, pertanto, dal Mise la presenza degli incentivi fiscali protagonisti del pacchetto 4.0 nella Manovra di Bilancio: credito di imposta, ricerca e sviluppo, iper e super ammortamento e fondo di garanzia continuano a esserci anche nel 2018, sempre cumulabili, e stavolta con l’obiettivo di rafforzare anche il sistema

IL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, CARLO CALENDA

della formazione. Ma vediamoli nel dettaglio:

Credito di imposta ricerca e sviluppo

Con le modifiche normative apportate dalla Legge di bilancio 2017 e la conseguente semplificazione del meccanismo applicativo dell’agevolazione, risulta rafforzata la portata incentivante. - Tra le novità viene concesso un anno in più per effettuare gli investimenti agevolati, ammessi dunque fino al periodo di imposta 2020 (2020-2021 per le imprese con periodo d’imposta non coincidente con l’anno solare).


Fatturato dell’industria per raggruppamenti principali di industrie Luglio 2017, variazioni percentuali (base 2010=100) Raggruppamenti principali di industrie

Dati destagionalizzati Lug17 Giu17

Mag-Lug17 Feb-Apr17

Dati corretti per gli effetti di calendario Lug17 Luyg16

Gen-Lug17 Gen-Lug16

-1,5

+1,1

0,0

+2,1

Durevoli

+1,0

+2,2

+6,0

+1,2

Non durevoli

-1,8

+0,9

-1,0

+2,3

Beni strumentali

+0,3

+1,0

+3,7

+4,8

Beni intermedi

-0,1

+1,2

+6,5

+6,3

Energia

+1,3

-3,7

+10,9

+17,0

Totale al netto Energia

-0,5

+1,1

+3,5

+4,5

Generale

-0,3

+0,8

+4,0

+5,3

Beni di consumo

- Dal 2017, inoltre, viene quadruplicato da sia indicato nel modello di dichiarazione 5 a 20 milioni di euro l’importo massidei redditi relativo al periodo di imposta nel mo annuale del credito che ciascun becorso del quale sono stati sostenuti i costi neficiario può maturare (per una soglia agevolabili, nonché nei modelli di dichiaraminima di spesa pari a 30.000 euro). Le zione relativi ai periodi di imposta successpese agevolabili restano le stesse: costo sivi, fino a quello nel corso del quale se ne del personale impiegato nella ricerca, conclude l’utilizzo. consulenze, ammortamento attrezzature Iper e super ammortamento di laboratorio, collaborazioni con univerSi tratta di strumenti volti a supportare e sità ed enti di ricerca. incentivare tutte le imprese italiane, indi- Più impulso all’incentivo con la nuova pendentemente dalla dimensione e settore aliquota unica, più alta rispetto a queldi appartenenza, che investono in beni strula fissata precedentemente. L’aliquota mentali nuovi, in beni agevolativa appliDA QUEST’ANNO L’IMPORTO MASSIMO materiali e immatecabile al valore ANNUALE DEL CREDITO D’IMPOSTA CHE riali (software e sisteincrementale deI BENEFICIARI POSSONO MATURARE mi IT) funzionali alla gli investimenti VIENE QUADRUPLICATO DA 5 A 20 MLN trasformazione tecin R&S aumenta nologica e digitale dei processi produttivi. al 50% e diventa unica per tutti i tipi di • Iperammortamento: supervalutazione del spese ammissibili. 250% degli investimenti in beni materia- Infine, diventano più ampi i confini della li nuovi, dispositivi e tecnologie abilitanricerca agevolabile: entrano nella platea ti la trasformazione in chiave 4.0 acquidei beneficiari anche le imprese residenstati o in leasing. ti che svolgono attività di ricerca e svi• Superammortamento: supervalutazione luppo per conto di imprese committenti del 140% degli investimenti in beni strunon residenti. mentali nuovi, acquistati o in leasing. Per chi beneficia dell’iperammortamento Per la fruizione del Credito di imposta, mepossibilità di fruire dell’agevolazione andiante compensazione in F24, non sono che per gli investimenti in beni strumenprevisti limiti temporali, purché il credito

I DESTINATARI? TUTTE LE IMPRESE CHE INVESTONO IN BENI FUNZIONALI A TRASFORMARE TECNOLOGICAMENTE I PROCESSI DI PRODUZIONE tali immateriali (software e sistemi IT). Ai benefici si accede in maniera automatica, in fase di redazione di bilancio e tramite autocertificazione . Il diritto al beneficio fiscale matura quando l’ordine e il pagamento di almeno il 20% di anticipo sono effettuati entro il 31 dicembre 2017 e la consegna del bene avviene entro il 30 giugno 2018.

Fondo di garanzia

Sostiene le imprese e i professionisti che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario mediante la concessione di una garanzia pubblica, fino a un massimo dell’80% del finanziamento, per operazioni sia a breve sia a medio-lungo termine, sia per far fronte a esigenze di liquidità che per realizzare investimenti. 1 PER GLI INVESTIMENTI IN IPERAMMORTAMENTO SUPERIORI A 500 MILA EURO A SINGOLO BENE È NECESSARIA UNA PERIZIA TECNICA GIURATA DA PARTE DI UN PERITO O INGEGNERE ISCRITTI NEI RISPETTIVI ALBI PROFESSIONALI O UN ATTESTATO DI CONFORMITÀ RILASCIATO DA UN ENTE DI CERTIFICAZIONE ACCREDITATO ATTESTANTI CHE IL BENE POSSIEDE CARATTERISTICHE TECNICHE TALI DA INCLUDERLO NEGLI ELENCHI DI CUI ALL’ALLEGATO A O ALL’ALLEGATO B DELLA LEGGE DI BILANCIO 2017

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FINANZIARE L’IMPRESA

Crediti con la P.A. ora è più facile: Stato certifica, banca anticipa Dalla piattaforma ministeriale a quella dell’intermediario, in pochi click si ottiene l’anticipo fattura: il “new deal” del debito da fornitura passa (anche) dal fintech di Francesco Condoluci

U

no stock di debito complessivo che si faticava persino a quantificare. Pagamenti in ritardo anche di 6 mesi. Enti locali che nemmeno si prendevano la briga di richiedere al governo centrale i trasferimenti necessari a onorare i propri debiti. E imprese che, impossibilitate a incassare le loro spettanze e strozzate dalla mancanza di circolante, erano costrette a chiudere. Alla fine del 2012, era questa la fotografia del debito commerciale statale nei confronti delle aziende italiane. L’aveva scattata la Cgia di Mestre, evidenziando, in uno studio sulla mortalità aziendale, che le imprese costrette a chiudere per colpa della morosità della Pubblica Amministrazione, erano arrivate, nel quinquennio “horribilis” 2008-2012, ad essere 15 mila. Praticamente oltre il 30% di tutte quelle che, nel pieno della congiuntura economica, s’erano ritrovate,

IL PORTALE TIANTICIPO DI BANCA IFIS

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loro malgrado, a dover a portare i libri in tribunale. Manutenzioni, forniture, prestazioni professionali e appalti mai liquidati: cinque anni fa, come arrivò a documentare la Banca d’Italia, il debito commerciale dello Stato italiano nei confronti delle imprese fornitrici era lievitato fino a 91 miliardi di euro. IL CASO BANCA IFIS: “ACQUISTATI” 140 MILIONI DI CREDITI DALLE PMI. E IL GRUPPO IL 31 OTTOBRE HA LANCIATO UN PORTALE WEB DEDICATO: “TIANTICIPO”

Un dato considerato persino sottostimato dal momento che non teneva conto dei crediti accumulati da aziende con meno di 20 addetti e dai fornitori della sanità e dei servizi sociali. Ma tant’è: quei 91 miliardi sono diventati il parametro di riferimento ufficiale del debito vantato dalle aziende italiane nei confronti del settore pubblico. Una cifra astronomica, con pochi confronti nell’Eurozona, che ha costretto i governi del biennio 2012-2013 a mettere mano una volta per tutte al debito di fornitura. Come? Con il cosiddetto “Dl Certificazione” e successive misure legislative in grado di “certificare” i crediti vantati dalle imprese fornitrici, favorirne lo smobilizzo e monitorare lo stesso debito acquisendo, direttamente dal Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate, le fatture elettroniche e le operazioni di pagamento intervenute tra privati e pubbliche

amministrazioni. Si apriva così, attraverso una piattaforma digitale dedicata (la Pcc) la nuova era dei “crediti commerciali certificati” che in 5 anni, oltre ad aver reso trasparente e consultabile online l’evolvere della situazione, consente oggi al Ministero dell’Economia e delle Finanze di poter quantificare lo stock non pagato a fine 2016 in 43,5 miliardi, a fronte di un totale fatturato di 158,9 miliardi. E di avere oggi, grazie allo stanziamento di 45,5 miliardi del Mef, un debito commerciale complessivo che si attesta a 61 miliardi, contro i 91 del 2012. Un risultato eccellente, reso possibile da un lato, dalle somme messe a disposizione dal Mef attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, dai rimborsi fiscali e dalle compensazioni tra debiti e crediti, e dall’altro dalla cessione degli stessi crediti. Se la P.A., insomma, ha iniziato a onorare i propri debiti nei confronti di fornitori e professionisti in misura più rapida ed efficiente rispetto al passato (stando al cruscotto del Mef, i tempi medi ponderati occorsi al 31 dicembre 2016 per saldare le fatture sono stati pari a 58 giorni), a dare una mano alle imprese per farsi anticipare i pagamenti in tempi celeri, ci ha pensato sicuramente anche lo strumento della cessione del credito certificato a intermediari finanziari, con la garanzia dello Stato. Banca IFIS Impresa, gruppo con alle spalle 30 anni di attività nel finanziamento alle Pmi e nel credito finanziario “di


IL DEBITO COMMERCIALE, DAI 91 MILIARDI DI EURO DEL 2012, È STATO RIDOTTO DI OLTRE UN TERZO difficile esigibilità”, è stata tra i primi a sposare il nuovo corso: «Finora abbiamo “acquistato” 140 milioni di euro di crediti dalle aziende e portato a termine 400 deal – spiega il responsabile Banca IFIS Impresa Italia, Raffaele Zingone (foto a destra) – la banca, al momento, è mediamente esposta per circa 40 milioni». Un feedback talmente positivo da indurre il gruppo a implementare e lanciare online a fine ottobre il portale web, TiAnticipo - il primo nel suo genere - per semplificare e accelerare l’anticipo del credito. Una procedura 100% digitale che come prerequisito richiede appunto la registrazione alla Pcc, sulla quale imprese individuali, società di persone e capitali devono accreditarsi e inviare i documenti utili a farsi “certificare” il credito vantato nei confronti di amministrazioni statali, regioni e province autonome, enti locali, servizio sanitario. Una volta ottenuta dal Mef entro massimo 30 giorni, la certificazione con in calce la data di pagamento, si può andare sul portale TiAnticipo e cedere pro-soluto il credito (che ovviamente non dev’essere prescritto) senza bisogno dell’atto notarile. La P.A. debitrice ha 7 giorni per rifiutare la cessione del credito alla banca: se non risponde vale il silenzio-assenso. «E il cliente», conclude Zingone, «in 10 giorni ha sul conto i soldi: un credito sano e certificato dallo Stato. Il tutto, con velocità, semplicità e zero costi di gestione e burocrazia».

Banca IFIS: «Convinti a investire dalle buone politiche del Mef» Come

è

nato

TiAnticipo? Perchè

no a circa 158 miliardi di euro, ma solo in

l’intervento

normativo,

ciali, i crediti inseriti nel 2016 ammontava-

che

piccola parte risultavano certificati. Que-

ha

sto di informare le aziende sulle procedure

portato alla creazio-

di certificazione dei credi commerciali è un

ne del portale di cer-

lavoro che spetta anche alla banca. Ad oggi

tificazione dei crediti,

le imprese registrate sulla Pcc sono poco

ci ha messo nelle condizioni ottimali per

più di 20 mila. Lo Stato, per parte sua, come

poter sviluppare la piattaforma digitale e

detto, ha fatto parecchi passi in avanti.

implementare una modalità di erogazione

Nella mappa del debito commerciale, ci

più semplifice. Dobbiamo riconoscere che

sono aree dove le imprese vantano più

il Mef ha lavorato con grande attenzione

crediti nei confronti degli enti pubblici?

sulla trasparenza dei crediti non pagati

Sì, il fenomeno è molto legato alla variabile

alle imprese. Fino a qualche anno fa non

territoriale. Il track record dice che stori-

si sapeva nemmeno a quanto ammontasse

camente il debito è tanto più ampio laddove

lo stock di debito commerciale della Pubbli-

la gestione della cosa pubblica è più dififici-

ca Amministrazione nei confronti dei pro-

le. Cioè nel Centro-Sud. Ci sono anche delle

pri fornitori. Negli anni scorsi, sono state

eccezioni, comunque. La Puglia, ad esem-

impegnate molte risorse e si è cercato di

pio, dal punto di vista dei pagamenti pubbli-

fronteggiare anche l’incapacità di gestire

ci alle imprese, performa meglio rispetto al

il debito da parte degli enti locali che per il

passato. Ma è dal Mezzogiorno che arriva-

77% pagano in ritardo. Banca Ifis si è chie-

no più richieste di anticipo fatture.

sta come partecipare al “nuovo corso”, e

Oggi l’erogazione del danaro non è più

così, riflettendo sulla necessità di semplifi-

esclusiva delle banche. La crowdeconomy

care e sulle opportunità offerte dal fintech,

offre alternative concrete a famiglie e

è nato il servizio “TiAnticipo”.

imprese. Come dovrà evolvere il banking

Quanto incidono i ritardi nella liquidazione

tradizionale per non lasciare in mano il

delle fatture da parte della P.A. sui bilanci

credito agli algoritmi?

e sulla crescita delle Pmi?

È una questione molto complessa. Io credo

Circoscriverne l’impatto non è facile. Nella

che il settore bancario abbia tanto da ap-

fornitura di beni e servizi, le aziende me-

prendere dal fintech, specie nelle modalità

dio-piccole lavorano anche con i privati,

di erogazione del credito. Gli operatori fin-

oltre che con lo Stato. Nel settore appalti

tech hanno competenze importanti, soprat-

pubblici invece, la gran parte lavora solo

tutto sul piano della cosiddetta “user-expe-

con la P.A., e per loro i crediti sono più alti

rience” ma anche dell’architettura delle

e dunque l’incidenza dei mancati pagamen-

piattaforme online, sempre più innovative e

ti sui bilanci è più importante. Da quando

sicure. Le banche, così come il legislatore,

sono stati accesi i riflettori sul debito di for-

devono saper recepire gli stimoli che ven-

nitura, abbiamo registrato tuttavia evolu-

gono dal mercato e agire di conseguenza.

zioni positive. Al momento, sono 875 mila le

Ma la contaminazione dev’essere da finte-

aziende che lavorano per lo Stato. Nel 90%

ch a banca e non viceversa. Il fintech non

dei casi sono di dimensioni “micro” e “pic-

va incapsulato nella logica della banca tra-

cole”. Nella piattaforma dei crediti commer-

dizionale. Deve rimanere una risorsa.

59 59


FINANZIARE L’IMPRESA

Trovare capitali per quotarsi? C'è un mezzo che Spac É l'acronimo di "Special Purpose Aquisition Company" , un veicolo di investimento che dal 2011 ad oggi ha consentito 15 operazioni di Angelo Curiosi

L

uca Giacometti sta alle Spac come Lancillotto alla Tavola Rotonda. È un investitore seriale, e la sua firma decora alcune tra le operazioni più brillanti delle «Special Purpose Acquisition Company», veicoli di investimento che contengono esclusivamente cassa, e vengono costituiti specificatamente per raccogliere capitale con il quale, al momento buono, effettuare operazioni di fusione e/o acquisizione di aziende e ritrovarsi - sempre che si possa essere quotati - in Borsa. Dal 2011 ad oggi, ne sono sbarcate in Italia (con capitali italiani) una quindicina, e sono andate tutte a buon fine. Luca Giacometti quest’anno ha fatto due operazioni da manuale: definita in tutti i suoi ultimi aspetti la "Spac Glenalta Food", con l’aquisizione e la quotazione di Orsero, azienda specializzata nella trasformazione di frutta che rischiava il crac ed è stata risanata e rilanciata dalla sua Spac; e poi, da luglio, ha quotato al listino Glenalta, e l’ha lanciata alla ricerca di un’azienda target, non (necessariamente) specializzata nel food ma in

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QUI SOPRA LUCA GIACOMETTI E IN BASSO GINO LUGLI

QUANDO L'ABBIAMO ACQUISITA, LA SESA FATTURAVA 700 MILIONI. OGGI FA 1,4 MILIARDI, È IN BORSA ED È ESPLOSA INDUSTRIALMENTE

qualsiasi altro settore. «Glenalta è nata con una coequipier. E il loro track-record: che con il ridote pronta ad essere investita di 98 milioni, su sanamento e il rilancio di Orsero ha veramente una raccolta di 190 milioni» spiega: «e stiamo toccato un livello di prestazioni eccellente. L’acercando un’azienda medio-piccola, con forti zienda ligure, quotatasi in Borsa attraverso la potenzialità di crescita per ripetere ad esempio Spac a febbraio a 10 euro, è poi salita fino a tocl’esperienza vincente di Italian Wine Brand». careo i 14 euro, ed è scesa poi di nuovo attorno Per Giacometti, la Spac «è uno strumento inai 10,60 «ma solo perché nel frattempo tutti i telligente, non è invasivo, non comporta comwarrant in circolazione sono stati convertiti». plessi patti parasociali, Un altro record all’at«LA SPAC NON È UNO STRUMENTO né costringe l’imprentivo di Giacometti è INVASIVO, NON COMPORTA PATTI ditore dell’azienda acl’operazione Sesa: PARASOCIALI COMPLESSI E NON quisita a scomparire. «L’acquisimmo che COSTRINGE L'IMPRENDITORE A SPARIRE» Tutto sta nel fare una fatturava 700 milioni, scelta corretta. Che noi abbiamo sempre persecon 25-27 di Ebitda; oggi fa 1,4 miliardi con 54 guito, e alla fine quindi fatto, selezionando con milioni di ebitda. Ha raddoppiato tutti i propri estrema attenzione le aziende da acquisire». parametri. Portata in Borsa nel 2013, è esplosa Lo staff di Glenalta è lo stesso di Glenalta Food, industrialmente nonostante la crisi economica, Giacometti ha il pacchetto azionario di riferied ora è sullo Star». mento, un 42%, e ci sono altri 5 soci, il secondo Le Spac piacciono ed hanno un grande futuro dei quali ha il 20%, e c’è ancora Gino Lugli, ex come veicoli di investimento perché, spiega amministratore delegato di Ferrero: «In tutto ancora Giacometti, «non predono commissioni, abbiamo messo 2 milioni di euro, noi promotonè all’investitore quando dà i soldi né all’azienri. Poi c’è sata la raccolta, che giace in un conto da target quando li incassa. I promotori della deposito intoccabile fin quando non avremo Spac e gli investitori sono perfettamente alliindividuato l’acquisizione da fare». Ciò vuol neati negli interessi. I promotori guadagnano dire che quella racolta di 180 milioni di cui ne ricevendo azioni ordinarie con lock-up dell’asono stati accettati 98, ha premiato unicamenzienda target che ci vengono concesse al ragte la “materia grigia” di Giacometti e dei suoi giungimento di determinati target».


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FINANZIARE L’IMPRESA

Private debt, alternativa utile che richiede un salto mentale Aifi ha presentato il suo primo Osservatorio su tale mercato, in tandem con Deloitte. Il fenomeno c'è ma può crescere ancora molto

A

di Angelo Curiosi

ndante ma non troppo: il fenomeno dei debt-fund, ovvero del private debt come pure viene definito, continua a crescere sul mercato italiano, ma con un ritmo che non valorizza appieno l’opportunità derivante dalla stretta creditizia. Si può fare di più: vale la pena. Questione di tempo, di “apostolizzazione” dei clienti potenziali, di determinazione degli operatori. È stato questo il senso della conferenza che l’Aifi – l'Associazione italiana finanziarie d’investimento – ha svolto per presentare i primi dati del suo “Osservatorio sul private debt”, in tandem con Deloitte. Ebbene, se nel 2016 il valore degli investimenti in private debt è stato di 500 milioni, nel primo semestre di quest’anno la lancetta si è fermata a 195 milioni, in linea quindi col 2016 visto che è sempre il secondo semestre la parte più effervescente dell’anno. Solitamente, i fondi attivi in questo segmento ancora d’avanguardia hanno sottoscritto obbligazioni, o finanziamenti a titolo di credito rappresentati da obbligazioni. «Gli operatori censiti ad oggi sono in tutto 22, di cui 10 internazionali», ha spiegato Anna Gervasoni, che di Aifi è direttore generale oltre ad ANNA GERVASONI, DOCENTE DI ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI ALLA LIUC

ANDREA PEZZI (GAGOO GROUP) È TRA I TESTIMONIAL

essere docente di Economia e gestione delle imprese alla Liuc di Castellanza, «e hanno operato in tutti i settori, purchè le aziende emittenti fossero determinate ad una verosimile crescita». «I messaggi che ricaviamo da questo osservatorio ci sembrano tre», ha osservato Luigi Tommasini, top-manager fondo italiano d'investimento: «Secondo noi è nata una nuova asset class, destinata a durare, con un mercato che otrebbe almeno raddoppiare in pochi anni; d’altronde è e resterà un asset class di nicchia, e non la risposta al credit crunch. È comunque una fonte alternativa reale al finanziamento delle imprese in crescita, che molti imprenditori iniziano a prendere in considerazione». «Nel nostro caso, il private debt di Riello investimenti Sgr ci ha dato 7 milioni di euro di pla-

LE CARATTERISTICHE DELLE OPERAZIONI PER ANNO 2014

2015

2016

I Sem2017

TOTALE

5,99%

5,59%

5,29%

5,88%

5,61%

Amm.medio op. (EuroMIn)

12,8

8,4

9,5

9,8

9,7

Amm.medio sottoscritto dai fondi di private debt (EuroMIn)

6,4

5,0

5,0

6,7

5,5

Durata media

5 anni e 2 mesi

5 anni e 2 mesi

6 anni

5 anni e 5 mesi

5 anni e 6 mesi

Tasso medio

FONTE: OSSERVATORIO AIFI/DELOITTE

62

fond» ha raccontato Paolo Sandali di Energon Esco, «cioè il tassello che ci mancava per fare il desiderato salto dimensionale. L’investitore ha voluto approfondire molto le prospettive dell’azienda, ha voluto capire come funzionano gli impianti, scandagliare la replicabilità delle nostre buone performance». «Il private equity ci ha concesso l’opportunità di scegliere come svilupparci, con le mani libere dai vincoli del credito bancario ma senza che l’imprenditore abbia dovuto rinunciare alla piena proprietà dell’azienda» ha osservato invece Franco Francione, direttore finanziario di Bv Tech, «è stata riconosciuta una progettualità che nessuna banca avrebbe mai potuto finanziare e che d’altronde un fondo di private quity avrebbe sì sposato, ma a patto di entrare profondamente nella proprietà e nella gestione». Per Andrea Pezzi, infine, amministratore delegato e fondatore di Gagoo Group Srl (nonché startupper seriale, tra i primi in Italia sul digitale), «la cosa esseziale per chi opera nell’hi-tech è essere solidissimi nella propria proposizione tecnologica, e lo siamo stati». «Queste esperienze», ha concluso Andrea Giovannelli, partner di Deloitte Financial Advisory, «mi sembrano in linea con una nostra convinzione, che cioè il private debt sia un fatto culturale, prima che tecnico. Tante aziende che incontriamo hanno questo genere di esigenze, ma farvi fronte col private debt presuppone una trasformazione culturale profonda».


OSSERVATORIO ECONOMICO

Mass-market e beni industriali nel mirino del Private equity I due settori, insieme, valgono il 50% del mercato in termini di operazioni portate a conclusione nel primo semestre 2017 E il trend di crescita non si ferma a cura della Redazione

P

iù 21%: è il numero di operazioni – in gergo “deals” – di private equity concluse nei primi sei mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta di 51 investimenti che fanno attestare il Private Equity Monitor Index, l’Indice trimestrale realizzato dai ricercatori dell’Osservatorio PEM® di LIUC – Università Cattaneo, a quota 208, un valore in linea con il dato del primo trimestre dell’anno. Un dato, oltretutto, che certifica la vivacità e lo stato di buona salute del settore. Una doverosa nota metodologica: il PEM non monitora le attività di venture capital e quella degli operatori pubblici. Prende in considerazione, inoltre, solo i first round financing ed esclude i follow on (successivi ingressi nel capitale di aziende già oggetto di operazione di private equity). Nel primo semestre del 2017 la maggior parte degli investimenti ha riguardato interventi di Buy out (poco più del 50%), seguiti dagli Expansion (33%), dai Turnaround (12%), dai Replacement (4%) e dagli

2015-2017: Private Equity Monitor Index - PEM®I (2003 base 100) 300 275

250

250

267

217

200 183

150

183

175

208

217

167

100 50 0

I/'15

II/'15

III/'15

IV/'15

I/'16

II/'16

III/'16

IV/'16

I/'17

II/'17

FONTE: PEM - WWW.PRIVATEEQUITYMONITOR.IT ®

Add-on, in flessione rispetto a quanto avdel nord. venuto negli ultimi anni e che rappresentaLe prospettive per il futuro rimangono no solo il 4% delle operazioni complessive. positive: il bimestre luglio/agosto, l’ultiIl fatturato medio delle aziende coinvolte è mo soggetto ad analisi del PEM, ha fatto di 60 milioni, in linea con il dato dello scorregistrare 18 nuovi deal, un numero che so anno. Valore che cresce di una decina deve far guardare con ottimismo al futuro di milioni se si analizzano le operazioni di del comparto soprattutto se si pensa che Buyout, mentre quelle di Expansion hanno si tratta di mesi estivi, tradizionalmente un fatturato medio di 40 milioni, un dato meno attivi da questo punto di vista. Un che certifica che il segmento del capitale numero in aumento del 50% rispetto allo per lo sviluppo ha come sempre nella picstesso periodo del 2016. cola e media impresa italiana il principale Come già detto, il 2017 ha confermato un interlocutore. Quali sono i settori che attrend di crescita in un settore, quello del traggono maggiormente il mercato? I beni private equity, che fa pensare di poter destinati al largo consumo e i prodotti per chiudere l’anno con la realizzazione di cirl’industria valgono insieme oltre il 50% del ca 100 operazioni. mercato in termini In tale contesto, si di numero di opera- INVESTITORI INTERNAZIONALI AL 53% E segnalano l’acquizioni. Ottime notizie LOMBARDIA ED EMILIA ROMAGNA COME sizione di Surfaces TERRITORI MAGGIORMENTE ATTIVI: anche sul versante QUESTI I DATI DELL'OSSERVATORIO PEM Technological Abradegli investitori, che sives effettuata da nel 53% dei casi sono internazionali. Astorg (con un investimento di circa 200 Rimanendo in ambito geografico, il 76% milioni di Euro), nonché quella di Isoclima delle operazioni concluse in questi primi condotta da Stirling Square Capital. Degni sei mesi riguardano il Nord Italia, con la di nota, anche, l’ingresso di Ncp in CaffiLombardia a farla da padrona che, da sola, taly (valorizzata circa 500 milioni di Euro). attrae il 34% del mercato. La seconda reTra le operazioni tricolore, segnaliamo gione con maggiore attrattiva, soprattutto gli ingressi di Ambienta SGR in Safim ed negli ultimi mesi, è l’Emilia Romagna. La in Restiani, di Mittel in Ceramica Cielo, di ricerca conferma una certa polarizzazione Progressio SGR in Garda Plast, di Alcedo in del private equity intorno a queste due aree Agrimaster e di Cdp Equity in Hotelturist.

In collaborazione con l’Università Carlo Cattaneo – LIUC

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FINANZIARE L’IMPRESA

Usura, volontari in soccorso alle imprese sotto scacco

L'avvocato Pasquale Riccio

Nonostante le normative di contrasto come la legge 108/96 - complice la crisi - i numeri del fenomeno crescono. La denuncia dell'avvocato Pasquale Riccio di Giovanni Pastore

L

e aziende italiane, che pure iniziano a intravvedere uno spiraglio di luce dopo anni di buio pesto, rimangono ancora a rischio usura. Ma prevenire la piaga si può. Come? L’avvocato Pasquale Riccio è tra coloro che cercano, con il volontariato, di riuscirci. Esperto dirigente industriale, ex coordinatore dei volontari della Fondazione antiusura di Napoli, è impegnato con Padre Alex Zanotelli, con Finetica ONLUS, con l’Asl di Napoli nella lotta contro l’usura ed il gioco d’azzardo. «L’usura – racconta – è un fenomeno sociale diffuso e grave, che ha origine dalla necessità di procurarsi danaro per far fronte ad una spesa necessaria ed indilazionabile, determinata da cause indipendenti dal soggetto che vi fa ricorso. Costui, non disponendo di liquidità, spesso respinto dal sistema bancario, la ritiene l’unica e l’ultima possibilità di salvezza». Una salvezza che, però, si tramuta rapidamente in un cappio che si stringe sempre più intorno al collo. E le istituzioni che fanno? Esiste una serie di leggi, a partire dalla 108 del 1996, che contrasta l’usura, ma a volte le norme rischiano di non essere sufficienti, non tanto per la loro inefficacia, quanto per la vergona, mista a paura, che affligge chi finisce in questa “rete”. «L’usura – aggiunge l’avvocato - agli inizi degli anni ‘90 diventa più pervasiva diffondendosi in tutte le aree d’Italia ed in tutti gli strati so-

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ciali. Sorgono numerose Associazioni antiusura, che richiamano l’attenzione del Legislatore. Una volontà trasversale ai partiti ed agli schieramenti, che porta alla Legge 108 del 1996». Ma chi ricorre all’usuraio? «Soprattutto coloro che sono stati espulsi dal sistema bancario perché sono incorsi in un protesto o in un ritardo di pagamento di rate, con conseguente iscrizione alle varie Centrali dei Rischi – racconta ancora Riccio – gli impoveriti, spesso sovraindebitati per problemi familiari di qualsiasi tipo e natura; le aziende commerciali ed imprenditoriali per la chiusura di conto banca«COME HA DENUNCIATO AD ECONOMY IL PROCURATORE ANTIMAFIA ROBERTI, LE MAFIE, ATTRAVERSO I PRESTITI USURARI, S'IMPADRONISCONO DELLE AZIENDE»

rio, per necessità di cassa derivanti da perdite di mercato, da investimenti intempestivi, dal fallimento di clienti. Come denuncia sul vostro mensile anche il Procuratore Antimafia Franco Roberti, spesso la malavita organizzata, attraverso il prestito nel momento difficile e la conseguente usura, si impadronisce dell’attività». Rimane però il problema delle banche, da leggere sotto una duplice lente. Da una parte, perché - ancora scottate dalla crisi sistemica e dal timore che Mario Draghi e la Bce possano iniziare a breve le procedure di tapering - sono restie a erogare mutui e finanziamenti. Dall’altra, perché per anni l’anatocismo, cioè l’appli-

cazione degli interessi sugli interessi, è stata pratica diffusa nel sistema bancario. Eppure, conclude Riccio, «la legge è chiara e precisa su quali interessi sono leciti e quali sono usurari. Per la determinazione del tasso di interesse usurario si tiene conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito». E allora come si è arrivati all’anatocismo? «La spiegazione è purtroppo semplice: all’art. 2 della legge troviamo: “Il Ministro del tesoro, sentiti la Banca d’Italia [...] , rileva trimestralmente il tasso effettivo globale medio degli interessi praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari”. In sostanza determina il tasso soglia oltre il quale c’è l’usura. Invece, nel disinteresse del MEF, la Banca d’Italia ha dato vita a delle “istruzioni” dispositive che sono utilizzate dalle banche per imporre tassi altissimi alla clientela pur essendo contrarie allo spirito della legge. Questa copertura ha contribuito a porre milioni di italiani fuori dal circuito creditizio, ed ha dato origine a decine di migliaia di cause bancarie che intasano i Tribunali. Ha contribuito fortemente a formare lo stagno in cui sguazzano gli usurai».

USURA

GIRO D’AFFARI ANNUO

82 MILIARDI

VITTIME PRESUNTE

3 MILIONI

DI FAMIGLIE

PRESTITO MEDIO

30 MILAEURO

PROVINCE PIÙ COLPITE PARMA, CROTONE, SIRACUSA *Dati Eurispes



WIN THE BANK

C’ERA UNA VOLTA “IL DOTTORE D’AZIENDA” Il mercato che impone competenze sempre più specifiche e le normative perennemente ingarbugliate mettono il “vecchio” commercialista in difficoltà: e così calano redditi e iscritti all’Ordine Valerio Malvezzi*

U

n tempo, il consulente aziendale si di produttività dovuta all’ingresso di nuovi per eccellenza era il commercialista competitor e alla sempre maggiore compeiscritto all’ordine; se è vero che la tizione internazionale, ricercano nel profesprofessione è ancora oggi fondamentale per sionista soluzioni concrete, siano esse la pial’importanza delle scritture contabili e delle nificazione finanziaria, il business planning, dichiarazioni fiscali, è altrettanto vero che la la pianificazione strategica, la valutazione di figura è sempre più ritenuta un costo e non redditività di un investimento o la valutaziouna risorsa da parte delle aziende, con le conne finanziaria delle quote d’impresa, giusto seguenze connesse. per citare qualche aspetto. E questi compiti si Un recente articolo scontrano con il meCON 33 MILA EURO DI REDDITO LORDO dell’Ansa ha infatti stiere vero e proprio MEDIO, TANTI COMMERCIALISTI SI mostrato come i reddel commercialista: CHIEDONO SE NON SAREBBE STATO diti reali della catego- MEGLIO ACCETTARE IL POSTO IN BANCA se una volta il “Dottoria professionale siano re d’azienda” poteva scesi dal 2007 al 2015. Inoltre circa il 50% deessere considerato un generalista, con comgli iscritti dichiara meno di 33 mila euro come petenze trasversali apprezzate dalle imprese, redditi lordi. E non è solo questo. oggi la complessità ha colpito anche lui. Se Nel 2016 è stato registrato un dimezzamenmolti provano ad improvvisarsi esperti nel to della crescita dei nuovi iscritti (appena un settore, per non perdere il cliente, creando +0,5%), con la costante diminuzione dei giovaproblemi legati alla scarsa conoscenza di mani, i quali sembrano sempre meno attratti dalla terie complesse, altri si limitano alle attività professione e le motivazioni sono diverse. contrattualizzate, che assorbono gran parte In primis le aziende, colpite da una dura cridel tempo della giornata lavorativa. In entrambi i casi la risposta che viene data agli imprenditori è insufficiente o ancor peggio inaffidabiVALERIO MALVEZZI, CO-FONDATORE DI WIN THE le, con una perdita di stima e reputazione. BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E Al primo punto si collega un secondo, ed è DOCENTE INCARICATO PRESSO una delle cause principali dell’impoverimento IL COLLEGIO UNIVERSITARIO GRIZIOTTI, UNIVERSITÀ DEGLI della categoria: il sistema burocratico e fiscale STUTI DI PAVIA. italiano è sempre più ingarbugliato, con leggi che si accavallano e creano incomprensioni

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nell’interpretazione. I continui adempimenti previsti dall’Agenzia delle Entrate, poi, gravano sul commercialista che è costretto ad aggiornarsi continuamente per rincorrere le assurdità previste dal proprio “padrone”, lo Stato. Sembra un paradosso, ma il termine non è casuale: se la peculiarità in passato per il professionista che decideva di intraprendere la strada da commercialista era la libertà e la possibilità di scegliere con quali clienti ed in che modo lavorare, egli oggi si trova a dover rispondere alle continue modifiche ed assurdità dell’Agenzia delle Entrate, senza poter dedicare tempo alla vera consulenza. Adempimenti, aggiornamenti e rincorse contro il tempo diventano l’ordine del giorno. Per citare alcune delle irragionevoli scelte recenti: triplo rinvio (“proroga della proroga della proroga” qualcuno l’ha definita) dell’invio delle fatture emesse e ricevute; costruzione di un impianto informatico da diversi milioni di euro per la gestione degli studi di settore, ora aboliti (forse); proroghe che generano complicazioni e fanno moltiplicare gli adempimenti con un vero e proprio “effetto domino” (vedasi Ires, Irap e Iva). Si potrebbe continuare a lungo, ma siamo certi che i commercialisti che stanno leggendo queste righe sanno già cosa gli aspetta nelle prossime scadenze. Si riporta un grafico rappresentativo dei redditi medi degli ultimi.

Media IRPEF REALE commercialisti in Italia (2007-2015)

62.000,00 $ 60.000,00 $ 58.000,00 $ 56.000,00 $ 54.000,00 $ 52.000,00 $ 50.000,00 $ 48.000,00 $ 46.000,00 $ 44.000,00 $

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

FONTE: CENTRO STUDI WIN THE BANK


Il grafico è elaborato dai dati “Rapporto 2017 sull’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili”: un crollo del reddito reale medio, in pochi anni. Se il reddito medio reale, deflazionato quindi sulla base dell’indice IPCA (Base = 2007) nel 2015 era pari a 51.501 €, assume ancora più importanza il valore mediano, pari a 33.602 €. Per ragioni statistiche, infatti, è opportuno confrontare entrambi i dati in quanto la media potrebbe essere influenzata dai cosiddetti “outlier”, ossia valori molto lontani dagli altri. Così sembra essere, visto il divario di quasi 20.000 € tra il dato medio e quello mediano. Con 33.000 € di valore mediano, tanti commercialisti si chiedono oggi se non sarebbe stato meglio accettare anni fa quell’impiego in Comune o in banca, con ferie e malattie pagate. LA VIA D’USCITA È LA CONSULENZA. MA LE IMPRESE OGGI CERCANO MEDICI SPECIALISTI E NON GENERICI. AVER STUDIATO SUI LIBRI NON BASTA PIÙ

La sintesi è che, al di là dei freddi dati statistici, la professione tradizionale ha una distribuzione asimmetrica, con pochi studi che mantengono posizioni privilegiate (per quanto tempo?) e tanti studi che si ritrovano, ormai, a tener la contabilità del parrucchiere all’angolo, in concorrenza con le associazioni di categoria. Fino a che – cosa certa, dato il fiscal compact in Costituzione - il Governo italiano non scaricherà sui commercialisti altri oneri, che in un Paese civile sarebbero di competenza di funzionari pagati dallo Stato. Esiste una via d’uscita?

La specializzazione

La via d’uscita è la consulenza, ovviamente. Tuttavia, il problema è che le aziende cercano medici specialisti, non medici generici. E i medici specialisti operano con strumenti, non hanno solo studiato sui libri. Fuor di metafora, servono modelli proprietari in excel per una serie ben precisa di casi di intervento, ma servono anche modelli word

per sviluppare perizie e relazioni e modelli power point per presentare la consulenza in riunioni pubbliche a diversi soggetti portatori di interesse. Possedere queste soluzioni professionali comporta, per le diverse tematiche, molti anni di esperienza e pratica professionale che, pur partendo dai libri, si costruiscono solo dalla vita in azienda. Uno degli ambiti di consulenza certamente più interessanti nel momento in cui stiamo vivendo la vita

professionale è quello del passivo dello stato patrimoniale, cioè dei finanziamenti d’azienda e della costruzione di strategia finanziaria. Le recenti prese di posizione di BCE e FMI in tema di NPLs per le banche italiane, per esempio, accelererà ulteriormente la difficoltà delle piccole e medie imprese italiane ai finanziamenti, perché continuerà la stagione, ormai lunga, del “credit crunch”. Di qui, uno spazio enorme per la consulenza (specialistica) alle PMI.

MASTERBANK: LA SOLUZIONE PER FINANZIALISTI La società Win The Bank (www.winthebank.com) offre a commercialisti, consulenti e manager un Master, della durata di un anno, per diventare finanzialisti. I finanzialisti sono aziendalisti specializzati nei finanziamenti d’azienda, in grado di operare come specialisti nei propri studi professionali. La ragione ulteriore del progetto è gestire,

su tutta l’Italia, le consulenze che vengono richieste a Win The Bank dal mondo delle imprese, che partecipa ad altri corsi. Il Corso è altamente specialistico, solo pratico, e dura un anno, in 12 giornate di lezioni, un sabato al mese (si veda programma allegato). Si diventa finanzialisti solo superando un rigoroso esame finale e si accede

MODULI E FINALITÀ: 1°SEMESTRE 1

COME LA BANCA LEGGE IL BILANCIO

MODULI E FINALITÀ: 2°SEMESTRE 7

Anticipare le valutazioni

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START UP (QUANTITATIVO)

ANALISI FINANZIARIA PROFESSIONALE

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BUSINESS PLAN (QUANTITATIVO)

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BUSINESS PLAN (QUALITATIVO)

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BUSINESS PLAN (PRELIMINARE) Costruzione del budget

IL PEF Saper scrivere un Piano Economico Finanziario

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Parte descrittiva dei progetti

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PEOPLE MANAGEMENT Avere strumenti per la consulenza strategica

Come si lavora su aziende in continuità

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VALUTAZIONE D’INVESTIMENTO Decidere se investire o meno in un progetto

Consulenza sui bilanci

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SISTEMI DI RATING SINTETICI Dotarsi di capacità previsionale

Come si fa nascere un’impresa

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esclusivamente mediante selettivo colloquio di ammissione su colloquio telefonico volto a capire il profilo psico attitudinale del richiedente. Al superamento dell’esame, a seguito di accordo di ambo le parti, si può diventare partner su clienti Win The Bank ed entrare nel network nazionale dei finanzialisti. Per informazioni: www. masterbank.it

VALUATION Decidere se investire o meno in un’impresa

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LIVELLO MASTERBANK Ripasso generale per prepararsi all’esame

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Soluzioni formative, consulenza per lo sviluppo dell’impresa e amministrazione avanzata del personale. Openjob Consulting, società di supporto all’Agenzia per il Lavoro Openjobmetis SpA, si occupa principalmente dell’amministrazione del personale (per esempio, gestendo l’elaborazione delle buste paga). Provvede ad analizzare i fabbisogni di formazione delle imprese sull’intero territorio italiano e, tramite l’ausilio e la collaborazione di Enti di formazione accreditati, suggerisce alle aziende clienti soluzioni formative appropriate per il personale da inserire in azienda. Il ventaglio della formazione spazia in tutti i settori economici del mercato, dalla piccola alla grande impresa, perseguendo l’obiettivo di poter contare su Risorse Umane qualificate, anche al primo impatto con il mondo del lavoro. Openjob Consulting è una società controllata dell’Agenzia per il Lavoro Openjobmetis SpA.

Via Marsala, 40/C - Centro Direzionale Le Torri - 21013 Gallarate (VA) info@openjob.it


«RESTIAMO UNITI», IL SUD VISTO DA NORD E SENZA PRECONCETTI Stefan Pan, vicepresidente della Confindustria e responsabile del Comitato delle Regioni, è il “re dello strudel” ed è nato a Bolzano. Ma è convinto che «nell’interesse complessivo del Paese è meglio aggregare che dividere»

I COMMENTI “Uomini & Denari”, la rubrica di Alfonso Ruffo, apre in questo numero - con la singolare annotazione sulla visione lungimirante di un industriale bolzanino che difende la coesione nazionale contro gli eccessi del regionalismo - una nutrita sezione di commenti che, oltre ad avvalersi come sempre della preziosa partnership del Sussidiario, annovera ancora un contributo di un avvocato dello studio Bonelli Erede, Stefano Simontacchi, sul futuro economico dell’Africa.

72 PRIVATE BANKER CRIPTOMONETE ANTI-DEBITO DI UGO BERTONE

76 L’INTERVENTO AFRICA, GRANDE FUTURO DI STEFANO SIMOTACCHI

78 QUI PARIGI UN MEDICO CON UN CLICK DI GIUSEPPE CORSENTINO

di Alfonso Ruffo

S

i trova più a suo agio col tedesco che con l’Italiano e infatti nella lingua della Merkel celebra le assemblee della Confindustria nella sua Bolzano. Non per niente è il grande animatore del periodico incontro tra le organizzazioni imprenditoriali di Roma e Berlino. Insomma, Stefan Pan è un uomo di confine. Eppure…Eppure il re dello strudel, 50 chilometri lineari prodotti ogni giorno e distribuiti in tutto il mondo, è l’uomo che in Confindustria presiede il Comitato delle Regioni. Il luogo dove si compongono gli equilibri tra le varie associazioni territoriali. L’organismo che ha sostituito il vecchio Comitato per il Mezzogiorno. Insomma, esponente del profondo Nord, Pan si trova nella condizione di rappresentare anche il Sud. Cosa che dopo un breve periodo di rodaggio gli viene benissimo di fare, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E si è anche appassionato al nuovo compito – che svolge da vice presidente di Confindustria – scoprendo un Mezzogiorno che non immaginava nemmeno esistesse, fatto di uomini operosi e imprese efficienti. Certo, non tutto è così. Ma le numerose eccezioni nelle quali si è imbattuto, gli hanno cambiato il giudizio. E adesso è più che mai convinto che il Paese vada tenuto unito e che la coesione è L’AUTORE ALFONSO RUFFO

un obiettivo che va perseguito con tenacia. Non solo in Italia, ma anche in Europa dove si comincia a giocare la delicata partita per l’assegnazione dei fondi comunitari del prossimo ciclo 2020-2027. Guarda avanti, Stefan. E per riuscirci deve tenere i piedi saldamente piantati nel presente. Vede che la concorrenza nel mondo si è fatta molto aggressiva: per affrontarla bisogna avere grandi dimensioni e organizzazioni raffinate, che non si discostino da quelle dei nostri competitori. Bisogna aggregare, dunque, e non dividere. In Italia e in Europa. Perché i nostri interlocutori si chiamano America, Cina, India e Russia.Non si è appassionato, Pan, ai referendum per l’autonomia di Veneto e Lombardia. Non perché trovi irragionevoli le ragioni che li hanno ispirati ma perché è convinto che ragioni superiori consiglino di tenere compatto il Paese. Per spingerlo tutto ad abbracciare un modello di sviluppo che metta l’impresa, “luogo d’intelligenza applicata”, al centro della società per puntare a un vero e proprio rinascimento industriale e offrire un futuro ai giovani. Nato a mille chilometri di distanza e cresciuto in un ambiente culturale ancora più lontano, l’industriale dolciario di Bolzano sembra far suo il motto del compianto Peppino De Filippo quando col ciuffo ritto in testa e l’italiano incerto del napoletanissimo personaggio di Pappagone, di fronte alle avversità invitava a restare “vincoli e non sparpagliati”.

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QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

Ecco i nuovi disastri dell’Eurocrazia irresponsabile DI GIULIO SAPELLI

I

l Consiglio europeo che si è svolto a Bruxelles nei scorsi giorni sarà storicamente ricordato per due questioni fondamentali. La prima è quella del rifiuto della cuspide sia politica, sia tecnocratica del potere eurocratico di intervenire in alcun modo nella crisi catalana. Si tratta di una decisione per taluni versi scontata, ma per altri sconcertante. La Costituzione spagnola configura la Spagna come nazione formata da nazionalità diverse, secolarmente consegnate alla storia dalle loro radici non transeunte o derivate dalla meccanica dei partiti politici, come invece accade pensosamente, per esempio, in Italia.

Il fatto che non si sia tentato di convocare un incontro ad alto livello tra catalani e castigliani, non tanto per cercare una mediazione, impossibile, ma per disperdere le tensioni, implica il fatto che il potere eurocratico sottolinea gravemente l’accumularsi del disagio e della disgregazione sociale, che in questi anni è stata messa in atto in tutta Europa, non solo per la crisi economica, ma per la paralisi continua che le politiche di austerità e di lenta distruzione del principio della rappresentanza popolare hanno provocato in questi anni.

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LA SEDE DELLA COMMISSIONE EUROPEA A BRUCELLES

non ce l’ha. Sia a Bruxelles, sia a Strasburgo non si ode Di questo in Europa non si parla, e invece più nulla e si pensa che si possa continuasi pensa a svillaneggiare la povera Theresa re a governare l’Europa senza mai posare May e si continua a non capire la tragedia l’orecchio a terra così da sentire ciò che si della Brexit, per l’Europa naturalmente, e muove lontano e nel profondo. non per il glorioso Regno Unito. Quello che La prova di ciò che dico è nel fatto indiscuè interessante sottolineare è che in questo tibile che in Europa si fatica sempre di più sfacelo i seguaci dell’austerity e dell’ordoa formare dei governi. Gli olandesi ne sono liberalismus guadagnano terreno. I povesenza da mesi, in Germania si annuncia ri governi portoghese e greco, che pur si che forse per le feste natalizie avremo il battono come leoni, da soli non possono governo della nuova grande coalizione, in bastare. In compenso, invece, Martin WeFrancia Macron, che è stato eletto in una ber, leader del Pppe e della Cdu tedesca ha nazione che ha fatto registrare 24 milioni osannato il ritorno di Silvio Berlusconi alle di astenuti contro 22 milioni di votanti, ha riunioni del benevoperso la maggioranL’ASTENSIONISMO DELL’UNIONE lente Ppe europeo a za in Senato perché SULLA CRISI CATALANA DIMOSTRA matrice tedesca e sul non gli è riuscito di CHE IL POTERE UE SOTTOVALUTA Giornale di Berluscoamalgamare quei LA DISGREGAZIONE IN ATTO ni ha cantato le lodi transfughi dai redi un leader che si sta scoprendo sempre pubblicani e dai socialisti che invece alla più europeo, sic!, ossia più ordoliberista Camera sostengono il suo governo. In Spache mai. Del resto il Ppe europeo è in grangna poi tutto precipita. I re non riescono a de spolvero e lo stesso Weber ha brindato essere re e il discorso del Re che abbiamo alla vittoria di un giovanotto prodigio auvisto e udito da un famoso re inglese balstriaco, anche lui popolare, che si appresta bettante, in un film famoso, è un simbolo a governare con la destra xenofoba e razdella maestà regia che fa sfigurare un razista. gazzotto con la barba, come il suo primo ministro, e tutti e due sembrano usciti Il populismo getta la maschera e si rivela dalle comiche di Ridolini. E anche lì, in una per quello che è: il ritorno della destra stodelle terre più belle e più ricche della storica sull’onda gigantesca delle migrazioni ria del mondo, il governo una maggioranza


in atto. Di questo, forse, c’è un certo tipo di consapevolezza nell’oligarchia europea. Mi spiego: Tusk esalta il risultato raggiunto in commissione libertà civili dell’Ue che straccia il trattato di Dublino e auspica l’applicazione delle quote di accoglienza dei migranti in tutte le nazioni europee. L’Italia ha vinto una battaglia. È indubitabile. Si odono grida di osanna verso il buon Minniti. Anche Juncker festeggia e disvela l’altra questione, ossia la trasformazione dell’eurocrazia in eurocrazia neocoloniale e neoimperialista in Africa.

Parliamoci chiaro, “aiutarli a casa loro” per impedire che emigrino non ha nessun senso. Tutti gli studi seri dimostrano che emigrano soprattutto i popoli che escono da una situazione di pura sopravvivenza e se migliorano proprio allora si scatenano le grandi ondate migratorie. Quindi aiutarli a casa loro da parte dei tedeschi, e, come vedremo, dei bravissimi olandesi, che sono espertissimi in queste pratiche, altro non vorrà dire che affiancarsi al colonialismo francese, l’unico che da un paio di secoli è presente in Africa con grande dispiegamento di forze. Ne vedremo delle belle e interessanti. Chissà se i francesi rinunceranno al franco africano che imposero durante il trattato di Bretton Woods del 1945 e che da allora non hanno mai abbandonato e che unifica monetariamente una quindicina di “nazioni” africane. I tedeschi “aiuteranno” con l’euro o risfodereranno il marco? E gli olandesi? E gli spagnoli apriranno ancora il fronte Polisario per impedire gli sbarchi a Ceuta? E i cinesi, che diranno di questi nuovi protagonisti? Romano Prodi non li aveva avvisati dell’arrivo di questi scomodi intrusi, e la vicenda dei lavori italiani alla diga di Mosul doveva essere un’eccezione. Naturalmente Juncker, tra un bicchiere e l’altro, queste cose non le dice a Tusk, che del resto non le capirebbe.

GIAN LUIGI DA ROLD

GIORGIO VITTADINI

Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini

Luca Zaia presidente della giunta regionale del Veneto

AMBIGUITA’ PADANA, O NO?

RISPUNTA IL FEDERALISMO

Il fondo di Repubblica intitolato “L’ambiguità padana”, che parlava di una sorta di destino quasi crudele per due Regioni che sembrano destinate a ritornare al centrodestra, secondo i sondaggi, gli umori e i risultati degli ultimi due referendum. E nel prospettare una vittoria del centrodestra in queste due Regioni del Nordest Repubblica vede solo il riaffermarsi di una politica di basso livello. Una politica rappresentata, oltre che da Berlusconi e da Salvini, soprattutto dai ricordi lasciati da Roberto Formigoni in Lombardia e da Giancarlo Galan in Veneto. Ma liquidare così il problema rileva una superficialità assoluta, figlia di una ignoranza e dimenticanza colpevole della storia, più antica e recente. E’ vero, ad esempio, che la “questione padana” è ambigua così come l’hanno sempre posta i leghisti, ma che esista una “questione settentrionale” lo si sa dal 1861, dalla proposta delle autonomie di stampo anglosassone fatte in primavera, svanite dopo la morte di Cavour, dopo la rivolta delle province meridionali e infine dalla svolta accentratrice del premier Bettino Ricasoli, che introdusse il prefetto e applicò alla Lombardia l’odioso statuto del 1859. Fatto di cui la classe dirigente lombarda non si è mai dimenticata, persino quella riformista di Filippo Turati e Anna Kuliscioff, che chiamava il suo Psi sezione del socialismo milanese. Lo capì in epoca più recente il comunista Giorgio Amendola, che fece a Monza nel 1970 il primo convegno sulle piccole e medie aziende.

Al di là dell’uso che se ne farà, i due referendum sull’autonomia del 22 ottobre hanno sortito un effetto positivo importante: quello di avere riaperto il dibattito sulle riforme istituzionali, cioè sulla qualità della macchina politica e amministrativa, che finora è stato troppo sacrificato a logiche politiche di breve respiro. Ma, oltre a questo importante risultato culturale, proviamo a chiederci: che ne sarà, in concreto della vita dei cittadini e delle istituzioni se davvero, come è parso sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria del sì, si dovesse intraprendere un cammino verso un’Italia federale? In premessa, va detto che la stampa estera ha considerato con favore questi referendum, non li ha associati ad esempio a quello della Catalogna, ma li ha letti come un primo passo verso un più ampio progetto di adeguamento del nostro sistema di finanza pubblica. In una parola, gli osservatori internazionali hanno capito che non è in gioco la battaglia di retroguardia delle “piccole patrie”, ma quella della modernizzazione dell’obsoleto assetto istituzionale italiano. Che l’Italia si muova per cambiare qualcosa delle sue istituzioni ci consentirà di dialogare più alla pari con i partner europei su tutte le questioni che oggi sono sul tappeto, a tutela dei nostri interessi. Modernizzare i nostri apparati comporta innanzitutto riorganizzare le competenze dei diversi enti locali, regioni e Stato, secondo logiche di efficienza, tentando di eliminare tutte le duplicazioni e le “anarchie” di quello che è stato definito “un sistema policentrico esploso”.

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PRIVATE BANKER

Criptomonete arma segreta contro il crack del debito? Dietro il fenomeno dei bitcoin tanti fattori, molte attrattive, altrettante incognite. Bidone o pietra filosofale. Intanto che i mercati se lo chiedono, loro... Con questa rubrica, UGO BERTONE - una delle migliori firme finanziarie italiane, inizia la sua collaborazione con Economy.

U

n proverbio cinese recita: “I profitti ingiusti sono come la moneta falsa. Più ne hai, più ti viene voglia di rischiare”. Niente di più adeguato alla parabola del Bitcoin, la moneta virtuale, nata meno di dieci anni fa, che si avvia a toccare le vette più impensate. A metà ottobre il suo valore ha superato per la prima volta la barriera dei 5.000 dollari, e promette di arrivare a 10.000 e oltre, prevede Michael Novogratz, il gestore di Fortress che da sempre è uno dei grandi detrattori di quello che considera “uno dei grandi bidoni finanziari della storia”, destinato a gonfiarsi prima di esplodere in un fragoroso sboom. Ma non la pensano tutti così. Goldman Sachs, in particolare, ha aperto uno sportello specializzato nel trading di bitcoin. Anzi, la banca non intende limitarsi a gestire la compravendita di moneta elettronica, ma intende sviluppare la propria vocazione di gruppo a forte impronta tecnologica. Non solo banca, insomma, ma fornitore di servizi a 360 gradi, combinando competenze secolari e nuove attività. Non c’è da stupirsi della svolta di Goldman Sachs. In una stagione in cui i Big del commercio elettronico, vedi Alibaba o Amazon, piuttosto che i colossi del tech,

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come Apple o Google, tendono a invadere pito dei propri teorici della valuta virtuale. Il il terreno tradizionale delle banche, si può Bitcoin, infatti, è oggi una moneta “vecchia” comprendere la ragione della controffensiva rispetto all’universo delle valute virtuali in di Goldman. circolazione. Secondo coinmarketcap.com La prima preoccupazione è di presidiare le oggi nel mondo si contano 1.157 criptovaluquote di mercato e di profitto contro un avte, assai più efficienti per quel che riguarda versario insidioso che non paga tasse, non la funzione iniziale del sistema, cioè servire ha a che fare con i costi di un’organizzazioda moneta. Monero o Ethereum, per citare le ne fissa e, particolaconcorrenti più famoLA COMPARSA DELLA NUOVA MONETA re non da poco, è lo se, permettono tranHA COINCISO NON A CASO CON LA FASE strumento ideale per sazioni assolutamenDELL'ESPLOSIONE DELLA LIQUIDITA' chi vuol nascondere te anonime mentre PER CONTRASTARE LA RECESSIONE il proprio business da Litecoin ha fortemengoverni e polizie. Un nemico così, insomma, te innovato la crittografia, con grandi vantagnon lo puoi battere, semmai lo puoi imitare gi sul piano della velocità delle transazioni. e sconfiggere con le sue armi: se e quando Eppure, tradendo le previsioni dei pionieri, il i governi, specie la Cina, saranno in grado di mercato sta snobbando le novità a vantagfar la loro parte pr tenere sotto controllo la gio del Bitcoin vecchio di dieci anni, che nel finanza ombra alimentata dall’esplosione del modo digitale sono un’enormità. E’ come se debito del Drago Rosso. Ma non di sola Cina il pubblico si rifiutasse di lasciare per l’iPhosi deve parlare. La comparsa della moneta ne X il vecchio Nokia del 1999 . elettronica ha coinciso, non a caso, con la Il mistero ha una spiegazione semplice: molti stagione dell’esplosione di liquidità per conseguaci del Bitcoin dell’ultima ora, altro non trastare la recessione. La valanga di moneta sono che speculatori più o meno avveduti, a stampata (o più semplicemente immessa caccia di uno strumento per l’espatrio illecito nei computer) per alimentare l’economia dei capitali o affascinati dalla moltiplicazione ha inevitabilmente eroso il prestigio delle dei capitali grazie alla spinta di una bacchetbanche centrali. Il progresso tecnologico è ta magica. Come finirà? Per loro senz’altro fatto il resto, abbattendo nei fatti il monopomale. Per chi gestisce il banco probabilmenlio delle zecche del Sovrano nella creazione te no. Anche perché un’economia globale del denaro. La moneta “tradizionale” ha così gravata di un debito superiore al 235% del perso progressivamente valore, favorendo la pil, deve pure inventarsi qualcosa per evitare nascita di alternative private, anche a scail grande crack.



ECONOMIA&SOCIETÀ

Niaf, il club italo-americano che fa business da 42 anni Un'associazione che vuole rappresentare gli statunitensi di origine italiana, al di là degli stereotipi. Coinvolgendo personaggi di spicco come il sindaco di NYC Bill De Blasio o la speaker democrat Nancy Pelosi di Letizia Airos*

È

stato un lungo fine settimana quello dal 3 al 5 novembre, e tutto all’insegna della migliore italianità presente negli Stati Uniti d'America quello organizzato dalla Niaf (National Italian American Foundation), punto di riferimento del mondo italo-americano negli States. Anche quest’anno, come accade da 42 anni, nelle giornate culminate con la serata di gala, tra presentazioni, buona musica, arte, ottimo cibo e vino, sono nate alleanze strategiche, accordi commerciali e finanziari, consulenze, nuove amicizie, progetti crossborder tra l’Italia e gli Stati Uniti. Ma cosa è oggi la Niaf? Partiamo dai dati del censimento Usa, che parla di quasi 20 milioni di americani di origine italiana. Cittadini statunitensi che dichiararono di avere ascendenze italiane. Una presenza tangibile e molto diversificata, dalle Little Italy folkloristiche alle boutique della Quinta Strada.

Il capitale sociale degli italo-americani Nel parlamento dello Stato di New York il 40% dei legislatori è di origine italiana. Venivano dalla Campania i nonni del governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, * Direttore responsabile di i-Italy Network, New York Con questo articolo ha inizio la collaborazione editoriale tra Economy e i-Italy, il più grande gruppo editoriale in lingua inglese dedicato all’Italia negli Stati Uniti. Nato nel 2008 con sede a New York, i-Italy Network comprende tre testate: il quotidiano onlne “i-Itay.org”, la rivista bimestrale “i-Italy Magazine”, e il rotocalco televisivo “i-ItalyNY”, in onda ogni domenica alle 13 su NYC Life, la stazione televisiva pubblica della città di New York.

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ANDREW CUOMO, GOVERNATORE DI NEW YOR

e di Bill de Blasio, sindaco di New York City. stioni che riguardano gli italo-americani. I È campana anche Nancy Pelosi, capogruppo suoi esponenti vengono spesso consultati democratico alla Camera, mentre viene da anche su questioni che riguardano i rapporti Montebello Jonico uno dei 9 giudici che siecon l’Italia. dono a vita nella Corte Suprema degli Stati Si tratta a tutti gli effetti di una grande lobUniti, Samuel Alito. by politico-economica e non meraviglia che Per non parlare del mondo degli affari, la sua maggiore convention annuale, che si dell’arte, della scienza. Tre nomi di spicco? tiene a Washington in autunno, venga visitaLucio Noto, il Ceo della Mobil che negoziò la ta dalle più alte cariche istituzionali dei due fusione Exxon-Mobil. L’immunologo di fama paesi e dai maggiori esponenti del mondo internazionale Anthony Fauci, Direttore politico, della cultura e dell’economia e dalla dell’Istituto nazionale per le malattie infetfinanza. tive d Washington e IL 40% DEI LEGISLATORI PRESENTI Niaf: Cosa fa, chi la consulente di cinque presidenti sulle que- NEL PARLAMENTO DELLO STATO DI NEW guida YORK È DI ORIGINE ITALIANA. COSÌ Si legge sul portale stioni della sanità, in COME IL GOVERNATORE CUOMO web ufficiale dell'asprimo luogo l’Aids. E sociazione www.niaf.org, che «le due più imGabriel Battista ex Ceo di Cable & Wireless, portanti finalità che la Niaf si prefigge sono nominato da Ernst & Young, il più grande imquella di far sì che gli italo-americani contiprenditore delle telecomunicazioni dell’area nuino a mantenere sempre vivo e presente metropolitana di Washington nel 2004. il ricchissimo patrimonio dei propri valori Dati e nomi che possono dare un’idea del cae delle proprie tradizioni culturali». La Niaf pitale di relazioni sociali, istituzionali e ecoha eletto di recente due nuovi co-presidenti: nomiche rappresentato dagli americani di Patricia “de Stacy” Harrison (il nonno, Nunorigine italiana. E ricordano la centralità delziato De Stasio, era di Salerno), e Gabriel A. la Niaf, la storica fondazione nata nel 1975 Battista. La prima è Presidente e AD della proprio per radunare l’elite italo-americana. Corporation for Public Broadcasting (CPB), L’influenza della Niaf, che ha la sua sede l’ente che coordina e finanzia l’intera rete raprincipale a Washington, è rafforzata dagli dio-televisiva pubblica statunitense. Il seconstretti rapporti a livello politico con il Condo, di origini abruzzesi, dopo aver lasciato la gresso degli Stati Uniti e con la Casa Bianca, carica di Ceo di Cable & Wireless ha diretto con cui collabora su tutte le maggiori que-


LA CONVENTION HA SAPUTO RIUNIRE PERSONAGGI DEI DUE "MONDI" diverse società di enorme successo nel campo delle comunicazioni, come Network Solutions e Talk America. Cinque anni fa la Niaf avviò una rivoluzione culturale ed elesse il presidente più giovane della sua storia: John Viola - allora appena ventottenne, con una carriera nella gestione di attività no-profit. Di famiglia originaria di Teggiano, nel Vallo di Diano, John lascerà il suo incarico alla fine dell’anno. La sua presidenza ha rappresentato un momento importante per l’associazione che - come molte altre - deve affrontare la necessità di svecchiare i propri quadri e di avvicinare sempre piu’ giovani. Si tratta di esponenti della classe media che stanno raggiungendo posizioni

ANTONELLO MONTANTE

Italy per le sue famose biciclette, affiancate in termini di reputazione e qualità alle Ferrari. Tra gli estimatori il presidente emerito della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e lo scrittore siciliano Andrea Camilleri autore del Commissario Montalbano. Presente anche il neo presidente dell’Autorità portuale di Palermo Pasqualino Monti, già insignito del Premio Niaf per le relazioni internazionali quando era alla guida del Porto di Civitavecchia dove ha realizzato un hub per il trasporto in America delle auto Chrysler Il Gala di quest’anno prodotte in Italia e precisamente a Melfi. Partecipazione altamente significativa al La partecipazione della giovane cantante paGala è stata quella del presidente di Conlermitana Alessandra Salerno, fortemente findustria Vincenzo Boccia che ha portato voluta dal presidente John Viola per la perun saluto alla comunità italo americana e formance canora al Gala, ha confermato l’atpresentato un premiato della serata: il Ceo di tenzione particolare della Niaf i giovani. Finmeccanica Alessandro Profumo. Il gala ha reso omaggio anche ad altre perRegione d’onore di sonalità di spessore CINQUE ANNI FA L'ASSOCIAZIONE HA questo 42° annidiverso tra cui, Nick ELETTO IL PIÙ GIOVANE PRESIDENTE versario era Sicilia, Stellino, chef televiDELLA SUA STORIA: JOHN VIOLA regione che ha dato sivo e autore di rinoALL'EPOCA AVEVA APPENA 28 ANNI agli Stati Uniti il magmati libri di ricette, gior numero di emigranti italiani. L’Expo era e la principessa Beatrice della Real Casa di quindi dedicato a prodotti di eccellenza siciBorbone delle Due Sicilie. liana. A guidare il nutrito gruppo d’imprenUn ponte tra passato e futuro dunque, al di là ditori siciliani c’era il presidente di Uniondell’oceano. Una realtà importante su cui tecamere Antonello Montante che in seno a nere gli occhi anche dall’Italia, per cogliere le Confindustria guida l’importante raggruppamille opportunità anche economiche offerte mento delle reti d’impresa.Montante è noto da questo patrimonio di italianità nel mondo. nel mondo tra gli appassionati del Made in Una vera risorsa. influenti nella società americana. Eredi degli immigrati italiani partiti 50 o 100 anni fa come contadini e muratori, ciabattini e pizzaioli, esprimono oggi una grande domanda di contemporaneità. Vogliono conoscere l’Italia attuale e spesso non la trovano nelle associazioni tradizionali. La presidenza di John Viola ha svolto quindi un ruolo vitale nel catalizzare questo tipo di attenzione, proiettando una visione moderna e globale dell'italianità nel mondo.

VINCENZO BOCCIA

NANCY PELOSI

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L'INTERVENTO

Il Continente Nero in futuro può diventare tutto d'oro Tutto dipenderà dalla capacità e velocità dei vari Stati di diversificare la propria economia interna col sostegno di partner stranieri. Il ruolo dell'Italia di STEFANO SIMONTACCHI Managing Partner di

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egli ultimi anni, l’Africa ha registrato e continua a registrare significativi tassi di crescita economica, superando quelli registrati dalle altre economie globali e dall’ Eurozona e mani-festando enormi potenziali di ulteriore sviluppo. Recenti studi prevedono che il continente continuerà a svilupparsi registrando un tasso di crescita economica del 3.4% nel 2017 fino a raggiungere il 4.3% nel 2018 L’opportunità per il continente africano di tramutare la propria immensa potenzialità in un effettivo sviluppo economico dipende, tuttavia, molto dalla rapidità e dalla capacità del continente di diversificare la propria economia interna. A questo fine, il sostegno di partner stranieri è cruciale. L’Africa ha, in particolare, bisogno di partner a lungo termine, disposti ad abbracciare un percorso di crescita economica con-giunta e sostenibile. Per questi partner commerciali, lo sviluppo del continente africano apri-rà opportunità uniche e con ricadute positive di ampia portata (si pensi ai flussi migratori e alla lotta al terrorismo). In questo quadro, credo fermamente che l’Italia abbia un’occasione unica di creare

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commerciali delle nostre imprese nei settori a più alto sviluppo dell’economia africana. Sotto il secondo aspetto, occorre promuovere la specializzazione degli studenti e lavoratori africani nelle nostre università o presso le nostre aziende. Con riferimento, da ul-timo, al terzo aspetto, occorre intraprendere una serie di misure (sia a livello di trattati bila-terali sia a livello di normativa interna) volte a rendere il nostro sistema giuridico più appetibile, per un investitore estero che voglia qui stabilire un hub per i propri investimenti nel continente africano. Con particolare riferimento alla revisione della normativa interna, qualche passo avanti è recentemente stato fatto . In generauna partnership privilegiata con l’Africa, asle, si è tuttavia trattato di misure che, seppur sumendo un ruolo importante nello sviluppo positive in sé, sono ancora troppo isolate e economico e sociale del continente e nella rischiano, quindi, di non riuscire a vincere stessa economia globale. Rispetto ad altri il tradizionale scetticismo degli investitori paesi poten-zialmente concorrenti, a favore stranieri, che sovente considerano l’Italia dell’Italia militano, in particolare, fattori quali come un Paese dove le regole cambiano la prossimità geografica nonché i legami pospesso, a discapito della credibilità del sistelitico-culturali privilegiati con l’area mediterma. Sotto questo punto di vi-sta, pertanto, la ranea ed i paesi sub-sahariani. circostanza che le nuove misure siano inseA tale riguardo, cosa dovrebbe in concreto rite in una strategia di medio lun-go termine, fare l’Italia? Da un condotta (e pubbliDOBBIAMO ACCREDITARCI PRESSO lato, è necessario cizzata) in maniera I PRINCIPALI PAESI INVESTITORI COME sviluppare ulteriorsistematica dall’Italia LOCALIZZAZIONE IDEALE DI UN HUB mente e quanto più risulta cruciale. VERSO IL MEDITERRANEO E L'AFRICA possibile le relazioni Se l’Italia vuole com(non solo commerciali) con i paesi africani; petere nello scacchiere internazionale del dall’altro, l’Italia deve accreditarsi presso i prossimo futuro da protago-nista, la scelta principali paesi investitori (ad esempio Cina per un “cambio di passo” non è prorogabile e India) quale paese ideale per la localizzae va effettuata immediatamente. Questa è, zione di hub per gli investimenti nel bacino infatti, l’ultima chiamata: il rischio è che l’edel Mediterraneo e in Africa. norme opportunità venga colta da altri paesi Per il raggiungimento di questo obiettivo quali ad esempio la Cina, gli Stati Uniti e la è cruciale dotarsi di una strategia di medio Russia che, benché per certi versi meno “talungo termine che sia perseguita, in malentuosi” dell’Italia, sanno cogliere un’occaniera coordinata e sistematica, attraverso sione quando si presenta. interventi multi-settoriali. In questo contesto, occorre sicuramente dare priorità alle 1 Si consideri, ad esempio, la recente imprese, alla formazio-ne dei lavoratori e introduzione della cosiddetta “Flat Tax”, un regime di tassazione agevolativa per ricchi alla revisione del nostro sistema giuridico. stranieri che trasferiscono la propria residenza Sotto il primo aspetto, occorre adottare una in Italia (e quindi potenzialmente applicabile anche manager stranieri che si stabiliscono serie di misure volte a creare dei corridoi in Italia per la creazione di un hub volto alla preferenziali per gli insediamenti produttivi e gestione degli investimenti in Africa).



QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Cercate un medico? In Francia basta un click Basta pagare una fee di 109 euro al mese e consultare Doctolib.com - molto più di un sito o di un motore di ricerca - per chiedere consulti e prenotare visite presso dottori che magari operano proprio nel vostro quartiere di Giuseppe Corsentino

TRENTAMILA MEDICI SPECIALISTI, 800 TRA OSPEDALI PUBBLICI, come quelli dell’Assi-

stance publique-Hôpitaux de Paris, e cliniche private, tra cui quelle del gruppo Ramsay Générale de Santé, un autentico colosso con 6 mila medici convenzionati e 1,6 milioni di pazienti. E per contattarli, prenotare una visita, chiedere un consulto o la “second opinion” di uno specialista, bastano pochi click sul pc o sul display del telefonino. Doctololib.com è molto di più di un sito e di un motore di ricerca. Dal 2013, quando è stato fondato dal solito genialoide studente di economia di Hec - l’Haut école de commerce, la Bocconi parigina - Stanislas Niox-Chateau, è diventato qui in Francia il modo più semplice ed efficace per trovare un medico, controllare le sue credenziali professionali e fissare un rendez-vous, un appuntamento, sapendo in anticipo se il nostro dottore accetta la Carte Vitale, se cioè è convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, se lo si potrà pagare con la carta di credito o se ci si dovrà presentare con il libretto degli assegni. So che non è elegante, che non si fa, ma posso, personalmente certificare che Doctolib mi è stato utilissimo per intercettare reumatologi, ortopedici, gastroenterologi, pediatri, quasi tutti nel quartiere, oltre a individuare centri medici e laboratori di analisi. Tutto in pochi minuti, incrociando la mia agenda elettronica Outlook con le agende elettroniche dei medici, e tutto gratis perché il servizio di prenotazione è a carico dei professionisti che pagano per questo una fee di 109 euro al mese, poco più dell’importo di una o due visite (non ci si stu-

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pisca, in Francia la visita del medico di famiglia costa 25 euro, quello di uno specialista mai oltre gli 80-90 euro). Certo, non bastano a ripagare il servizio, tant’è che Doctolib, che in questi anni ha attivato “levé de fonds”, finanziamenti per oltre 50 milioni di euro da parte di banche e fondo d’investimento che ovviamente credono nel progetto, prevede di chiudere il suo primo bilancio in attivo nel 2022, ma questo, al momento, non interessa né al suo fondatore (che, nel frattempo, in società con un altro “start-upper” come lui, Pierre Edouard Sterin, ha creato un altro sito di prenotazioni, ma di ristoranti stellati, la Fourchette.com e l’ha venduto a TripAdvisor) né, ovviamente, ai pazienti che, difatti, consultano Doctolib con sempre maggiore frequenza e indubbia soddisfazione. Infatti, sono più di 11 milioni i francesi che almeno una volta al mese vanno sul sito e prenotano, fanno sapere da Doctolib che per il 2022, data fatidica del pareggio di bilancio, si è dato obiettivi ambiziosi, ma non irraggiungibili, come un database di 100mila medici, vale a dire il 50% di tutta la popolazione professionale (circa 216mila iscritti all’albo, insufficiente comunque ad assicurare la copertura territoriale) e un tasso di prenotazione pari ai 2/3 degli appuntamenti per ogni medico associato alla piattaforma. Dati economici a parte, il segreto di Doctolib è la facilità di consultazione e l’affidabilità. In Italia ci sta provando anche dottori.it (sede a Milano) che però deve fare i conti con tutte le rigidità normative che regolano la pubblicità dei dati degli iscritti agli Ordini professionali.

SE SONO I PENSIONATI A RIEMPIRE IL “DESERTO MEDICALE” Il “désert medical”, lo chiamano così anche nei documenti ufficiali del Ministero della Salute, il deserto dei medici. Anche se ce ne sono 216mila iscritti agli Ordini professionali, intere zone della Francia, interi pezzi di dipartimenti nelle aree rurali, non sono in grado di garantire una copertura sanitaria accettabile. Mancano i medici generici, e il fenomeno comincia a interessare anche l’Italia, le piccole isole e le province più lontane. Qui in Francia, negli ultimi anni c’è stato un calo di 88mila generici (l’8% circa della categoria) e così più di cinque milioni di francesi per trovarne uno, sono costretti a prendere l’auto e farsi decine di chilometri, attraversare paesi e villaggi, un viaggio, appunto, nel deserto medicale del Paese. Qualche amministrazione comunale proprio come ha fatto da noi il Comune di Pantelleria - ha provato a offrire alloggi gratuiti e rimborsi spese. Ma non funziona, non risolve il problema. Al punto che la nuova ministra macroniana, Agnès Buzyn, ematologa tra le più note di Francia, ha deciso di varare un piano strutturale, non qualche incentivo e qualche bonus, che pure serve. Un grande investimento in telemedicina, per esempio; stage pagati per gli studenti alla vigilia della laurea; stop all’obbligo di residenza nel Comune e, infine, stop al divieto di cumulo per i medici pensionati. Ce ne sono almeno 18mila che, adeguatamente remunerati, potrebbero trasferirsi in provincia e riempire il deserto medicale.



TALENT SHOW

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CI PIACE IL COLPO D’ALA INTERNAZIONALE DI MAINETTI L’imprenditore di Sorgente Group tronca le polemiche con Enasarco vendendo il patrimonio ad Hines Usa che gli riaffida la gestione del fondo

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e l’espressione fosse ancora di uso corrente – e invece è “all’antica” – si potrebbe dire che Valter Mainetti ha inferto all’Enasarco uno schiaffo morale. Gradito a chi l’ha incassato, ma pur sempre schiaffo. Perché ha tagliato corto, con un colpo da maestro, alla stressante sequela di polemiche aperta contro di lui dall’ex, discusso presidente della Cassa previdenziale degli agenti di commercio Ferruccio Boco, e forse per troppa prudenza non chiusa dal successivo vertice. Mainetti, infatti, che con il suo Sorgente Group aveva in gestione per conto di Enasarco un patrimonio immobiliare da 355 milioni di valore inserito nel fondo Megas, l’ha venduto in blocco al colosso immobiliare Usa Hines. Il valore della transazione è ancora top secret ma dovrebbe garantire una succosa plusvalenza all’Enasarco: almeno una trentina di milioni, consentendogli oltretutto (come prescritto invano a tutti i fondi pensioni dalle autorità) sotto il 40% di incidenza dell’immobiliare sul patrimonio investito. Hines ha anche deciso di lasciare in futuro la gestione degli immobili alla stessa Sorgente Group, a ratifica del fatto che la qualità della gestione è stata ottimale e quindi dovrebbe restare tale nel prosieguo. Nel portafoglio di Megas ci sono “gioielli” come, a Roma, la Galleria Alberto Sordi o il palazzo della Rinascente di Piazza Fiume, a Milano la sede del Banco Santander a Milano e addittura a New York una quota del Flatiron. E’ proprio la reputazione in America che ha agevolato Mainetti nell’accordo con Hines: negli States la famiglia è attiva da un secolo, ed ebbe un ruolo chiave nella costruzione del Chrysler Building di New York.

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+ IL RUOLO GLOBALE + LA CONCRETEZZA + LA TRASPARENZA + LA DETERMINAZIONE LA FURBIZIA D’ANTAN IL PASSATISMO LA FACCIA TOSTA L’ANTI-CONSUMERISMO -

i vuole veramente faccia tosta nell’intestardirsi a difendere la fatturazione a 28 giorni, come stanno facendo le compagnie telefoniche – riunite nell’Asstel-Confindustria – resistendo all’offensiva del governo. Significa non aver capito che l’epoca delle vacche grasse è finita, quanto meno dall’indomani dell’offensiva della Commissaria europea Marghrete Vestager contro il roaming in poi. È chiaro ed è noto che con quel bizzarro metodo gli operatori telefonici intascano un 8,6% in più di quanto fattureranno passando al mese intero: ma è per l’appunto quel che si vuole abolire! È una categoria che nel decennio del boom si è viziata a guadagnare cifre iperboliche. Tuttora gli operatori registrano un margine industriale (ebitda) che in media sfiora i 40%, un livello stratosferico se confrontato a quello di tanti altri settori. Solo che, ritenendosi evidemente unti dal Signore e come tali al riparo degli strali dell’anti-concorrenza, hanno costruito nei loro bilanci modelli finanziari insostenibili, caricando su questa redditività – in generale, ma Tim in modo particolare, visto l’onere debitorio che l’Opa dalemiana le ha lasciato in pancia – una leva finanziaria troppo pesante. Oggi che il mercato è diventato maturo, che gli sms non si vendono più perché tutti usiamo i messenger gratuiti, che il traffico è in parte scappato su Skype… continuare a macinare gli stessi utili sarà per loro sempre più difficile. Be’, che si adattino. Ogni tempo viene. Magari facendo un po’ di efficienza sui costi, recuperare margini si può. E quanto agli investimenti... chiedere all’industria dell’auto per ricordarsi quanto sia amaro ma possibile dover comunque investire anche guadagnando poco…

NON CI PIACE I TELEFONICI SU UNA TRINCEA ANTISTORICA La bolletta a 28 giorni che il governo giustamente vuole abolire viene difesa dagli operatori con troppa faccia tosta: è tempo di piantarla...



SHORT STORIES

Imprese

Startup

Project finance: una grande idea irrealizzabile?

Il food b2b è pronto a quotarsi Ristoranti.it raccoglie grandi risultati con la sua formula tailor made dedicata alle imprese

Italiana Costruzioni sta portando avanti una battaglia per il restauro dell’Arsenale di Verona Italia, patria di santi, poeti, navigatori e ricorsi (insensati) al TAR. Se il marziano di Flaiano piombasse oggi nel nostro paese, non potrebbe non accorgerci delle tante storture che ci rendono unici – e non in senso positivo – nel mondo. Una di queste è il ricorso presentato al Tar nei mesi scorsi da Legambiente e dal Comitato Arsenale di Verona che consentirebbe di attuare in project financing il restauro dell’Arsenale medesimo, un compendio asburgico che oggi versa in condizioni difficili, da parte di Attilio Navarra e della sua Italiana Costruzioni. Ma andiamo con ordine. Nel 2016 la proposta di project financing (un partenariato

pubblico privato) era stata approvata dal Consiglio Comunale che allora era composto a maggioranza dalla giunta di Flavio Tosi. Secondo tale proposta, la palazzina di comando dell’Arsenale sarebbe stata destinata ad attività congressuali ed espositive, la Corte Est in parte a scuola dell’infanzia ed asilo nido, in parte a bar e ristoranti ed attività commerciali; la Corte Ovest a spazi museali e attività direzionali; la Corte centrale a piccole attività commerciali oltre che a bar e ristoranti. Secondo Tosi il project financing era l’unica strada. percorribile.

Tra tanti “boom” che stanno caratterizzando la nuova economia, quello del food delivery è sicuramente tra i più eclatanti: prima di tutto, perché l’Italia, che si fa paladina del mangiare bene e della cucina come occasione di interazione sociale, è divenuto uno dei mercati più floridi d’Europa, con un valore complessivo di circa 13 miliardi di euro. Inoltre, la crescita negli ultimi quattro anni delle applicazioni via smartphone relative al cibo a domicilio è stata nell’ordine dell’800%. Per questo motivo,

L’articolo integrale su: www.economymag.it

Sociale

FONDAZIONE BRACCO A SOSTEGNO DELLA MODA PER IL SOCIALE

“Milano Moda per il Sociale” è la mostra – unica nel suo genere – organizzata da Fondazione Bracco con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana e del Comune di Milano, che il 28 e il 29 ottobre metterà in esposizione non solo abiti ma anche, e soprattutto, storie di riscatto sociale. Le protagoniste, infatti, saranno tre sartorie “sociali”: Fiori all’Occhiello di Baranzate, un contesto in cui si intrecciano storie di persone venute da lontano e che in questo luogo

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hanno trovato lo spazio e la possibilità per ripensare al proprio futuro in maniera creativa e dignitosa; Gelso di Torino, che favorisce l’inserimento lavorativo, in particolare delle fasce più deboli, continua ad essere l’obiettivo primario; SanVittore di Milano, che nasce all’interno dell’omonima Casa Circondariale con l’intento di dare uno sbocco lavorativo alle presone precedentemente formate nei corsi di sartoria. In Italia le sartorie sociali sono una realtà di crescente importanza, perché uniscono solidarietà e mercato proponendo modelli capaci di produrre e trovare risposte a nuovi bisogni. La mostra si svolgerà a Palazzo Morando, in Via Sant’Andrea a Milano, e

sarà aperta dalle 9 alle 13 e della 14 alle 17.30. Dall’inizio del 2016 Fondazione Bracco è attiva nel Comune di Baranzate, periferia milanese dove convivono 72 etnie differenti, con il progetto «Oltre i Margini». I filoni di attività variano dal favorire l’inclusione sociale con il lavoro, a tutelare la salute dei «soggetti ai margini», sino al contrasto alla povertà educativa. L’accesso al mondo del lavoro passa attraverso la sartoria sociale Fiori all’Occhiello, composta prevalentemente da sarte immigrate nel nostro Paese. «“Oltre i margini” è un’iniziativa di cui siamo molto fieri, anche per il suo valore emblematico per le nostre periferie afferma Diana Bracco, Presidente di Fondazione

non stupisce affatto che realtà internazionali come Foodora o Deliveroo abbiano trovato terreno fertile nel nostro paese. Un esempio un po’ diverso è invece rappresentato da Ristoranti. it, un servizio b2b lanciato nel 2016 che ha raccolto ampi consensi. Il meccanismo ribalta la prospettiva finora utilizzata: non più un intermediario che guadagna sulle singole transazioni, ma una piattaforma tailor made che faccia emergere, tramite una buona indicizzazione, i ristoranti sul web. Non c’è rapporto con la clientela, quindi, ma solo con il ristoratore. Il fondatore, Alberto Pirovano, gongola: «Non ci aspettavamo risultati di questo tipo». La piattaforma è stata pensata nel 2015 e sviluppata grazie al ruolo di axéleroLab, il veicolo di corporate venture capital che accelera startup ad alto potenziale per le PMI. E non si esclude una possibile quotazione in Borsa. «Oggi– dice Pirovano - dobbiamo camminare con le nostre gambe. L’ipo è una possibilità, grazie ad axélero potremo capire con chi farlo».

Bracco - La sartoria Fiori all’Occhiello costituisce, insieme al negozio che vende a Baranzate gli abiti fatti a mano, un importantissimo punto di riferimento lavorativo e formativo. Con l’iniziativa “Milano Moda per il Sociale” accendiamo i riflettori su queste realtà che meritano di crescere ed essere sostenute».


SHORT STORIES

Gender balance

LA PARITÀ DI GENERE È UN AFFARE: GARANTISCE SODEXO

Mentre in Italia si scopre che senza politiche che accelerino la parificazione tra i generi si raggiungerà un equilibrio tra 118 anni, Sodexo, l’azienda leader nei servizi che migliorano la qualità della vita, ha studiato le sue filiali in cui vi è un migliore bilanciamento tra uomo e donna e ha scoperto che la parità è un vero e proprio “affare”. Gli indicatori di performance impiegati sono stati quattro: impegno dei collaboratori, immagine del marchio, margine operativo lordo e crescita interna. Ebbene, la prima voce ha avuto risultati migliori di quattro punti rispetto alle altre filiali; l’immagine è risultata più forte di 5 punti. Ma, soprattutto, le filiali con squadre manageriali equilibrate hanno avuto il 23% di possibilità in più di vedere il loro margine operativo lordo progredire negli ultimi tre anni. Infine, le filiali con equilibrio di genere hanno avuto il 13% di possibilità in più di vedere la loro crescita interna progredire. «Siamo sempre stati convinti – ha dichiarato Michel Landel, AD di Sodexo – che vi sia una stretta correlazione tra equilibrio di genere e performance e i dati raccolti grazie alle nostre ricerche ci permettono di capire a fondo l’impatto di questo fenomeno».

Economia

Benvenuti nell’era della silver economy Gli over 65 sono in costante aumento ma rappresentano anche il segmento più ricco della popolazione Un italiano su quattro ha più di 65 anni e, nel 2050, il rapporto sarà di uno su tre. Siamo, inutile girarci attorno, il paese più anziano d’Europa e il secondo al mondo, dietro soltanto al Giappone. Ma non necessariamente questo progressivo invecchiamento

della popolazione deve essere letto soltanto come un aspetto negativo. Basti pensare, infatti, che la cosiddetta “Silver economy” può valere circa 620 miliardi di euro, perché le fasce più anziane della popolazione godono di redditi mediamente più alti e dei maggiori patrimoni. Tra i 55 e i 64 anni il 40% delle famiglie dispone di una ricchezza netta superiore ai 250mila. Per capire la portata del fenomeno, lo scorso 17 ottobre a Roma è stato organizzato da Assoprevidenza – in collaborazione con Itinerari Previdenziali – un workshop dal titolo “Silver Economy: l’invecchiamento come

risorsa”. Dalle ricerche presentate al workshop è emerso una sorta di identikit dell’italiano over 65: vive in una casa di proprietà, i mezzi e il tempo gli consentono di aiutare economicamente i familiari (30% dei casi), di avere una vita sociale ricca, di fare sport (il 14,4% tra i 65 e i 74 anni) e vacanze.

rendono difficile mantenere i livelli qualitativi che ci siamo prefissi. Tante case di cura sono andate fallite e, d’altro canto, l’imprenditore non è stimolato a investire. Siamo tra i pochi che ancora ci credono, ma non abbiamo ricevuto nessun aiuto». Il rapporto tra cliniche private e sanità pubblica rimane complesso, anche perché le norme in materia non sono molto chiare: le visite convenzionate, infatti, non possono riguardare le ecografie, che pure costerebbero allo Stato un prezzo inferiore rispetto a quello attualmente corrisposto e aiuterebbero a ridurre rapidamente le liste d’attesa che oggi sono lunghissime. Nel Lazio, poi, ci sono gravi

difficoltà a rispettare i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) per 12 visite specialistiche e 8 ecografie. «Ci piacerebbe – aggiunge la Faroni – aiutare e collaborare con lo Stato. Ma ci sono degli assurdi: prendiamo il caso dei posti letto dei pronto soccorso. Abbiamo fatto un accordo con la regione ma manca il decreto attuativo. Noi, dal canto nostro, cerchiamo di fare tutto quello che vogliamo e che possiamo, la nostra aspirazione è essere innovativi e complementari al Servizio Sanitario Nazionale». Nonostante una situazione difficile, però, Jessica Faroni ha fiducia nella giunta Zingaretti, che è quella «che ha fatto di più». La speranza, insomma, è quella di tornare rapidamente competitivi, anche perché attualmente la parte di pil che viene investita in sanità ci colloca in una posizione più vicina alla Croazia che non a una nazione con cui dovremmo confrontarci come la Francia. Le elezioni amministrative nel Lazio potrebbero quindi non essere una buona notizia, nel caso in cui dovessero cambiare lo scenario nella regione.

Sanità

Cliniche private: Italia indietro di anni Jessica Faroni è a capo di un grande gruppo di cliniche e ambisce a diventare presidente dell’AIOP nazionale Un’imprenditrice di successo ma anche una donna delle istituzioni: Jessica Faroni. A capo di INI – una società che opera nel campo medico all’avanguardia soprattutto nell’oncologia, dove è stato elaborato un modello che è da esempio per molte strutture europee - gestisce alcune delle più importanti cliniche italiane nel Lazio ed è in predicato di diventare presidente nazionale di Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata), dopo aver ricoperto negli ultimi anni l’incarico di numero uno di Aiop Lazio, che rappresenta circa un quarto delle case di cura italiane e poco meno di un terzo dei posti letto. Proprio la regione guidata da Nicola Zingaretti sta vivendo «un momento difficile – racconta Jessica Faroni – che dura da otto anni. Finora abbiamo visto soltanto tagli lineari che

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1 2


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Inchiesta a tutto campo su un settore con grandi attese e qualche incognita:

Il risparmio gestito, in tutte le sue articolazioni - dalle più popolari alle più esclusive - è alla vigilia di una avvincente stagione di cambiamenti: che potrebbero fare qualche vittima, ma nell’insieme dovrebbero giovare di Ugo Bertone

90 FOTI IL CAPO DELLA FINECO: «CON I ROBOT LAVOREREMO MEGLIO»

92 CORCOS L’A.D. DI EURIZON: «-TRA I PLUS CONDIVISIONE E TEAM»

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ZANCONARI IL N.1 DI BANCA ALETTI: «DIAMO TEMPO COMPETENTE»

96 CAGLIERO IL FONDATORE DI BANOR: «L’INDIPENDENZA PAGA»

M

olti indizi lasciano intuire che il risparuna considerazione: è in questo campo che la mio gestito tricolore sia alla vigilia di imfinanza potrà garantire le maggiori soddisfaportanti sviluppi, sotto una triplice spinta: la zioni in un clima che resta altamente comperichiesta del mercato di prodotti adeguati ad titivo a fronte di tassi d crescita dell’economia affrontare la stagione inferiori al passato. La posta in gioco, indei bassi rendimenti, LE NOVITÀ REGOLATORIE DELLA MIFID 2 MA ANCHE L’ANDAMENTO DEI TASSI fatti, è alta. In Italia a destinata a durare un E LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE fine 2016 le masse stibel po’ perché, come STANNO CAMBIANDO IL MERCATO mate che fanno riferisostiene Massimo mento alle famiglie con disponibilità finanziaGreco, head of European Funds Business di JP rie superiori a 500 mila euro hanno raggiunto Morgan Asset Management, “probabilmente ci la cifra di 1.100 miliardi, in aumento rispetto ai sarà un’intera generazione che non vedrà mai 1.090 miliardi di un anno prima. Di questi asgli alti livelli di costo del denaro dei decenni set, la quota in mano alle private bank è pari a scorsi”; la pressione imposta dalla Mifid 2 e 870 miliardi, arrivando quindi a coprire il 79% dalle numerose ( e costose) innovazioni legadel mercato. Negli ultimi quattro anni gli opete al nuovo regime; la disruption legata all’irratori del settore hanno intercettato 220,8 miruzione delle tecnologie digitali e dal Fintech. liardi (dato che a fine 2012 detenevano 648,7 A stimolare il cambiamento contribuisce poi

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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO miliardi). Nonostante questa crescita, resta quindi scoperto un 21% di masse non ancora raggiunte dai servizi di private banking, una fetta che vale 230 miliardi. In questa cornice, prende velocità la corsa dei bankers. Intesa Sanpaolo, leader indiscusso del settore grazie al maxi polo Fideuram-Intesa San Paolo Private Banking (forte di masse amministrate per 145,7 miliardi) ha consolidato il suo primato con l’acquisto delle divisioni private banking di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca (5 miliardi di euro in tutto) oltre a rafforzare la sua presenza oltre confine grazie all’acquisto del gruppo Morval Vonwiller (2 miliardi le masse amministrate) attivo sulla piazza di Ginevra che va ad aggiungersi ad altre presenze internazionali, compresa Yi Tsai, ovvero “Talento italiano”, la società di Wealth Management creata in Cina per la distribuzione di prodotti finanziari alla clientela di alto profilo. Anche Azimut, intanto, prosegue il suo sviluppo sui mercati internazionali, ultima tappa (per ora) Dubai. Il risiko tra le banche ha prodotto altri effetti. Dopo l’acquisizione delle tre good banks Ubi ha costituito un polo nel private forte di oltre 32 miliardi di masse gestite. Non meno rilevante l’effetto della fusione tra Banco Popolare e Bpm culminato nella concentrazione delle iniziative private sotto lo storico brand di Banca Aletti (34,6 miliardi). Altri competitor affilano le armi. La corazzata Unicredit, oltre alla divisione PB forte di masse amministrazione per 64 miliardi, può contare sul dinamismo di Fineco, entrata nel private banking con grande successo (già figura nella top ten), e sulle proposte di Cordusio Sim, nata lo scorso anno con l’obietti-

CLAUDIA SEGRE, CREDEM

86

vo di puntare sui patrimoni dai 5 milioni in su. Banca Generali, già in occasione del Mifid Day dello scorso luglio, non ha fatto mistero di voler fare shopping di quelle che il ceo Gian Maria Mossa ha definito le banche – boutique, a suo dire “le perdenti nella prospettiva della Mifid. Cominciamo a vedere alcune opportunità sul mercato. Al giusto prezzo siamo pronti ad integrare piccole banche”. Votata all’espansione anche un nuovo player d’eccezione, Mediobanca che ha completato l’incorporazione di Banca Esperia nell’ambito della nuova divisione private di cui fanno parte anche Che Banca, Cairn e la rete acquisita da Barclays.

LA CONCORRENZA TRA I GRUPPI BANCARI NON È MAI STATA COSÌ ASPRA

Mappa trimestrale del Risparmio Gestito RACCOLTA NETTA 2°Trim 2017 1°Trim 2017 da inizio anno Mln euro Mln euro Mln euro

PATRIMONIO GESTITO Giugno 2017 Mln euro %

Marzo 2017 Mln euro %

Industria del risparmio gestito TOTALE

29.103

27.868

56.971 2.012.722 100% 1.985.500

100%

GESTIONI COLLETTIVE Fondi aperti Armonizzati (Ucitas) Alternativi non riservati Alternativi riservati Fondi chiusi Fondi mobiliari Fondi immobiliari

28.372 28.089 22.525 -43 5.607 283 167 116

16.186 16.079 16.354 -96 -179 106 96 11

44.558 1.012.859 50,3% 44.168 963.528 47,9% 38.879 915.164 45,5% -139 1.449 0,1% 5.428 46.916 2,3% 390 49.331 2,5% 263 2.226 0,1% 127 47.105 2,3%

991.235 49,9% 941.930 47,4% 893.202 45,0% 1.501 0,1% 47.227 2,4% 49.305 2,5% 2.143 0,1% 47.162 2,4%

GESTIONI DI PORTAFOGLIO GFP retail GPM retail Gestioni di patrimoni previdenziali Gestioni di prodotti assicurativi Altre Gestioni

730 1.233 302 -87 1.180 -1.896

11.682 1.193 1.089 3.473 6.062 -135

12.412 2.426 1.391 3.386 7.242 -2.031

994.265 50,1% 35.402 1,8% 96.443 4,9% 91.328 4,6% 687.846 34,6% 83.247 4,2%

NUMERO GRUPPI NUMERO SOCIETA’

999.863 49,7% 36.858 1,8% 96.270 4,8% 92.460 4,6% 698.656 34,7% 75.619 3,8%

73 225

71 223

Industria del risparmio gestito TOTALE

28.089

16.079

44.168

963.528 100%

941.930 100%

FONDI DI LUNGO TERMINE Azionari Bilanciati Obbligazionari Flessibili Hedge FONDI MONETARI

27.543 3.494 5.721 12.570 5.860 103 546

16.920 2.099 4.480 7.626 2.943 -229 -840

44.462 5.593 10.201 20.196 8.803 -332 -294

930.942 211.100 88.613 402.745 224.312 4.171 32.586

909.504 209.655 82.240 390.619 222.614 4.377 32.427

FONDI DI DIRITTO ITALIANO FONDI DI DIRITTO ESTERO

4.819 23.270

2.702 13.378

7.521 36.648

248.299 25,8% 715.229 74,2%

96,6% 21,9% 9,2% 41,8% 23,3% 0,4% 3,4%

96,6% 22,3% 8,7% 41,5% 23,6% 0,5% 3,4%

247.159 26,2% 694.771 73,8%


ORA IL CLIENTE HA L’OCCASIONE DI SCEGLIERE DAVVERO Il lavoro del consulente – dice Nicola Ronchetti di Gfk Eurisko può essere equiparato al lavoro della guida di montagna, cioè riportare il risparmiatore sul giusto sentiero, evitando che cada

“N

on sarà un mercato facile. Solo chi barriere difensive di altri, tipo il lusso, ove si dimostrerà di sapersi mettere in ha un grande peso il brand”. gioco vuoi sul profilo delle competenze che Si annuncia un sistema più trasparente e dei costi sarà in grado di prevalere”. La vede con qualche trabocchetto in merito per il così Paolo Balice, past president dell’Aiaf, pubblico. Con le nuove regole, il risparmial’associazione italiana degli analisti finantore non dovrà più temere (o temere meno) ziari, una lunga esperienza nei settore. Gli di essere taglieggiato” da strumenti con coaspetti positivi non mancano. ”i contraccolpi sti e rischi non valutabili, quali le obbligadelle recenti crisi bancarie, che hanno suscizioni strutturate, i certificates, le obbligaziotato uno shock profondo tra i clienti, hanno ni subordinate, i fondi a cedola e così via. O avuto anche una funzione salutare, quella di pagare costi esorbitanti come quelli denunsottolineare l’importanza di non affidarsi al ciati a suo tempo da Alberto Foa di AcomeA: caso ma di predisporre una strategia per la “Abbiamo preso i bilanci di sette tra le maggestione dei risparmi che non può che pasgiori banche italiane . scriveva a proposito sare, vista la crescendei bilanci 2015 - per te complessità del le quali abbiamo calCOMMISSIONI-MONSTRE mercato, da gestori Alberto Foa: «Dalle commissioni colato le entrate deriprofessionisti”. Ma di collocamenteo nel 2015 vanti da commissioni questi ultimi devono quasi un terzo dell’utile delle banche» di collocamento titoli affrontare una proe le abbiamo messe va inedita, quella della Mifid 2 (che sta per in rapporto al loro utile lordo. Risultato: le Market in Financial Instruments Directive), commissioni di collocamento superano i 2,5 la direttiva che, dopo infinite discussioni e miliardi, generando quasi un terzo dell’utile il rinvio di un anno, entrerà finalmente in e fornendo un sostegno decisivo alla reddivigore il 3 gennaio 2018. Una vera e propria tività delle nostre banche”. A tutto questo, rivoluzione sul fronte della tutela dei risparspiega il professor Mario Noera, docente in miatori che, tra l’altro, prevede che d’ora in Bocconi di diritto ed economia dei mercati poi i risparmiatori potranno conoscere il finanziari, la Mifid dovrebbe porre rimedio: prezzo della consulenza fornita loro dai pro“Gli strumenti offerti devono essere adeguafessionisti, una voce chiave soprattutto per i ti alle esigenze dei clienti, alla loro tolleranclienti meno sofisticati “perché il nostro setza ai rischi e capacità di sostenere eventuali tore – continua Balice – non dispone delle perdite; le comunicazioni di marketing de-

NOERA (BOCCONI) «COMUNICAZIONI CHIARE DA CHI FA CONSULENZA» vono essere corrette e chiaramente identificate; il personale addetto alla consulenza deve possedere un adeguato livello di conoscenza e competenza dei prodotti offerti e non deve essere valutato o premiato in maniera da indurlo a vendere strumenti non rispondenti pienamente all’interesse del cliente”. Al centro del sistema, dunque, cresce il valore del consulente, il più esposto alla concorrenza, anche se il legislatore ha scartato la via scelta dal Regno Unito, che prevede obbligatoriamente la remunerazione diretta da parte del cliente, per sposare la soluzione della consulenza “ristretta” che prevede la retrocessione sulle commissioni pagate dal cliente sui prodotti collocati. Ma anche così, spiega Nicola Ronchetti, direttore di Gfk Eurisko, oneri e responsabilità crescono. “Il lavoro del consulente – dice - può essere equiparato al lavoro della guida di montagna: riportare il cliente sul giusto sentiero evitando che cada in un baratro o venga travolto da una valanga. Fermo restando che trovare il giusto sentiero non è una cosa semplice, ma ancora più complesso è gestire il cliente nelle fasi di forte emotività. In questo contesto – che come sappiamo imporrà anche una maggior trasparenza dei costi – i consulenti eccellenti avranno solo da guadagnare in termini di acquisizione di clienti e di riconoscimento”.

WORKSHOP RISPARMIO GESTITO > 87


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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO ANCHE L’EUROPA È PREOCCUPATA PER GLI EFFETTI DELLA MIFID 2

I

Una recente analisi del Financial Times ha rivelato che, su un campione di 80 asset manager europei, solo il 10 per cento ritiene di esser del tutto pronto per affrontare la novità

l compito dei promotori non darà affatto facile. Anche perché, a poco più di un mese dall’avvio della riforma, molte cose vanno ancora sistemate. Non solo in Italia. Una recente analisti del Financal Times ha rivelato che, su un campione di 80 asset manager europei, solo il 10 per cento ritiene di esser del tutto pronto per affrontare la novità. Un buon 40 per cento, al contrario, ritiene che le cose si sistemeranno dopo un congruo periodo di rodaggio in cui le case chiariranno una volta per tutte le questioni più spinose, a partire dalla ripartizione dei costi. Sul fronte dell’analisi finanziaria, ad esempio. Non è facile per nessuno, anche sui più mercati più evoluti, convincere i risparmiatori a pagare per esempio una fee sulle ricerche, finora inglobate sotto la voce generica di commissioni. Non a caso alcuni colossi, come Man Group o Henderson, che avevano scelto la strada della massima trasparenza, hanno scelto di far marcia indietro. Non è facile per nessuno, anche sui mercati più smaliziati, muoversi sul terreno della product governance, per assicurare al cliente i prodotti più adeguati alle sue necessità, Con le nuove regole non sarà più sufficiente testare la tolleranza al rischio del risparmiatore a proposito di un prodotto, ma provare che l’’investimento risponda al suo effettivo bisogno. Il risultato? secondo un sondaggio europeo condotto da Silverfinch, dall’83 per cento delle risposte emerge che una buona metà degli operatori “non si sente sicuro” di poter garantire un servizio in linea con le richieste previste dalla MI-

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assieme a Spagna e Portogallo. Un gap particofid. Dai sondaggi italiani emerge la sostanziale larmente grave per le donne. Basti dire che da sfiducia sulle potenzialità della domanda, più una ricerca condotta dal museo del risparmio che sull’offerta. Dalle indagini condotte da Gfk emerge che il 23 per cento delle donne italiane emerge che il 100% dei consulenti finanziari non ha un conto corrente. Anche tra le donne intervistati – che operino in
una banca private, che lavorano la percentuale è comunque alta, in una rete
di consulenti o in una banca geneil 17 per cento. “Ma se ralista – dice di sapere non c’è l’indipendenza cosa è la Mifid 2;
gli economica si crea una stessi consulenti però CLAUDIA SEGRE «Più grave il gap di educazione finanziaria situazione di suddiammettono che ben a carico delle donne, il 23 per cento delle tanza” tuona Claudia l’89% dei propri clien- italiane non ha nemmeno il conto corrente» Segre, private banker ti ne sa poco o niente,
e che ha deciso di ocsolo il 44% dichiara cuparsi di educazione finanziaria. E’ una batdi aver sensibilizzato adeguatamente i propri taglia chiave per il futuro del Paese: 4.100 miclienti sul tema. Eppure la richiesta esiste: il liardi di ricchezza finanziaria del Paese spesso 65% degli investitori italiani dichiara di essere non sono, come abbiamo visto, allocati in maalla ricerca di consulenza finanziaria ed il 20% niera efficiente. Spesso l’industria finanziaria si dice disponibile già da ora a pagarla. L’esiha spinto per spingere le risorse secondo le genza di una miglior educazione finanziaria, esigenze di raccolta o di redditività dei grandi insomma, comincia a farsi sentire, complice le gruppo bancari piuttosto che per rispettare i tante delusioni patite in questi anni. bisogni del cliente. E sul fonte dei costo troppo Ma si parte davvero dal basso: l’indagine spesso sono stati offerti investimenti con costi sull’alfabetizzazione finanziaria condotta da e rischi non valutabili, come obbligazioni strutAnnamaria Lusardi conferma che l’Italia octurate, certicates, bond strutturati. cupa gli ultimi posti della graduatoria europea

La ricchezza delle famiglie italiane

la ricchezza delle famiglie italiane cresce ad un tasso moderato (+0,4%), più sostenuta, invece, la crescita della ricchezza dei private (+4%) Ricchezza famiglie italiane (€ mld) CAGR 2008-2015 +0,4% 9.733

9.785

9.828

9.835

9.809

9.725

9.770

10.002

3.792

3.734

3.676

3.586

3.763

3.876

3.991

4.223

5.941

6.051

6.153

6.249

6.046

5.849

5.779

5.779

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

Attività finanziarie

Attività reali Ricchezza finanziaria famiglie private (€ mld) 37 795

2008

859

4

19

882

-29

6

43 859

42

3

8

955

17

12

985

17

16

1.017

904

26

2009

2010

FONTE: ANALISI PWC SU DATI BANKIT E AIPB

2011

2012

2013

2014

2015


Gestire bene, nel tempo, un patrimonio è un mestiere difficile. Noi lo facciamo da quattro generazioni.

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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO ALESSANDRO FOTI Fineco

«Il robot farà lui il gestore? No! Coi robot gestiremo meglio noi» Parla Alessandro Foti, fondatore e capo di Fineco: «Viviamo un momento magico: il boom del risparmio, con uno stock di 4.170 miliardi per un terzo immobile sui conti correnti, la maggiore domanda di consulenza e la digitalizzazione dureranno: e noi siamo pronti» ALESSANDRO FOTI, AMMINISTRATORE futuro del risparmio gestito ed in particolare DELEGATO E DIRETTORE GENERALE DI del private in un momento delicato, sotto la FINECOBANK, AMA DA SEMPRE LE SFIpressione delle proposte digitali (a costo caDE COMPLICATE. Quando la parola Fintech lante) e delle prescrizioni (assai onerose per non faceva parte nemmeno del vocabolario il settore) richieste dalla Mifid 2. di Silicon Valley, Foti intuisce le potenzialità dell’economia digitale nell’Italia della fine Con un po’ di cattiveria si potrebbe sostenere che gli anni migliori del settore del millennio scorso. E oppone all’irruzione sono alle spalle. Non sarà facile in futuro del robot-advisory, minaccia al ruolo attivo sostenere i tassi di crescita di questi anni. dei consulenti, la strategia del cyborg advisory: il digitale al servizio e non contro il E’ d’accordo? fattore umano. “Quando si tratta di gestire Assolutamente no. Anzi. Guardiamo innanzitutto alla cornice entro cui ci muoviamo: le il proprio patrimonio, i clienti richiedono famiglie sono estreespressamente la mamente ricche. Lo consulenza di un professionista in carne LA NORMATIVA stock di risparmio, a ed ossa. L’unico in L’introduzione della Mifid2, con un sistema fine 2016, era pari a grado di compren- di regole poste a difesa dei clienti circa 4.170 miliardi va senza dubbio nella direzione giusta derne i reali obiettivi di euro, più o meno di vita e tradurli in il doppio del debito scelte di pianificazione finanziaria. Qual è il pubblico. Un capitale enorme, in buona parte inoperoso, perché su questa cifra almeno nostro obiettivo? È quello di esaltare le capacità dei nostri consulenti grazie a strumenti 1.350 miliardi restano in giacenza sui conti digitali che sono insieme estremamente soficorrenti o nei fondi monetari con rendimensticati ma estremamente semplici da usare”. ti che nel lungo termine non consentiranno Queste e altre motivazioni non meno convinmai di difendere i livelli di spesa nei tempi centi (l’ascesa del private, ad esempio, dove lunghi. In questo contesto, garantire la tutela in pochi anni Fineco è salita nella top ten del risparmio è un obiettivo strategico, perché si tratta dell’oro del Paese. E l’introducon una massa amministrata di 24 miliardi, zione della Mifid2, con un sistema di regole +22% anno su anno a fine giugno) spiegano poste a difesa dei clienti va nella direzione perché una visita a Foti, “miglior banchiere giusta”. d’Europa” nel 2017 nel comparto Small&Mid Cap secondo il giudizio di Institutional Investor, resta una tappa chiave per capire il Si tratta di favorire un salto di qualità ur-

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gente, come dimostrano i recenti disastri bancari. Ma che cosa ci fa pensare che sia possibile il salto di qualità? “L’aggiustamento è già in corso, sotto la pressione dei cambiamenti in atto. Fino a pochi anni fa l’investimento veniva considerato un problema banale, quasi secondario: si compravano Bot e certificati di deposito. E si guardava soprattutto al real estate. Gli anni della crisi, i tassi a zero, le difficoltà di alcuni istituti locali hanno fatto capire l’importanza della diversificazione e di una corretta pianificazione del patrimonio. Di qui una domanda sempre più diffusa: e adesso che faccio? Gli italiani, che sono da sempre un popolo di grandi risparmiatori stanno prendendo coscienza che la gestione del risparmio è molto complessa e che questo richiede una consulenza finanziaria sempre più appropriata e competente”. Ha preso il via, dunque, un cambiamento strutturale legato a bisogni di nuovo tipo. Ma non è il solo. Fineco è seduta all’incrocio tra due trend secolari: oltre al cambio di approccio al tema del risparmio da parte degli investitori, assume un valore altrettanto rilevante la digitalizzazione irreversibile del


CI CARATTERIZZIAMO PER UN ALTO LIVELLO DI INNOVAZIONE, MAI FINE A SE STESSA MA VOLTA A SEMPLIFICARE LA VITA DEI CLIENTI settore che non riguarda solo le nuove generazioni. Basta guardarsi in giro per prender atto della diffusione di smartphone e tablet anche tra i meno giovani. L’accelerazione della digitalizzazione del Paese non riguarda perciò solo le nuove generazioni ma anche fasce adulte, cosa che esalta il modello di banca multicanale di Fineco. La digitalizzazione sta cambiando i razionali che guidano

la scelta delle banche da parte dei clienti. Fino a poco tempo fa contava la prossimità, perché le transazioni quotidiane si facevano in filiale. Ma una digitalizzazione sempre più rapida e diffusa, anche nelle fasce più anziane di popolazione tramite tablet e smartphone, sposta sempre più i razionali sulla modalità di fruizione dei servizi: il mobile banking sta rapidamente sostituendo la filiale come luogo deputato alla gestione dei servizi bancari di base: fra quattro o cinque anni chi andrà allo sportello di una banca per un bonifico sarà considerato un marziano. Viviamo un momento magico: il boom del risparmio, la crescita della domanda di consulenza e l’aumento della digitalizzazione sono destinati a durare e Fineco è pronta a farne tesoro. Da sempre Fineco si è caratterizzata per un forte livello di innovazione, mai fine a se stessa ma sempre volta a semplificare la vita della clientela, un approccio premiato da indici di soddisfazione della clientela estremamente elevati come confermano diverse indagini”. Fin qui gli aspetti positivi. Ma la Mifid 2, non solo a valutare i malumori di alcuni player nostrani ma anche a leggere i sondaggi effettuati presso i gestori internazionali, è anche fonte di preoccupazione. O no?

“Il cambiamento in atto è senz’altro virtuoso ma, come sempre, la medaglia ha due facce. Come, del resto, capita in questa fase storica un po’ in tutte le attività messe sotto pressione dall’innovazione dei prodotti, dalle richieste del mercato e dalla riduzione dei margini. Nel nostro settore prevalgono le buone opportunità, ma il sistema deve cambiare alcuni atteggiamenti. A nostro vantaggio gioca la forte innovazione tecnologica, interamente sviluppata all’interno, che non è limitata ai servizi di banking ma opera anche nel mondo della consulenza. La tendenza, anche per abbassare i costi, è di puntare sugli algoritmi a disposizione dei robot advisors. Voi battete una strada parzialmente diversa. E’ così? Diciamo molto diversa. Secondo la nostra filosofia l’innovazione tecnologia non sostituisce, semmai integra e moltiplica le potenzialità della consulenza. Per questo abbiamo abbracciato il modello della Cyborg advisory che, a differenza dei modelli basati sui robot advisory, non sostituisce il consulente ma lo mette in condizione di fornire un miglior servizio al cliente. Gli algoritmi, tutto sommato, sono simili. Ma la sostanza è ben diversa. Nel nostro modello è prevista l’integrazione tra piattaforma digitale e rete di consulenti finanziari. Il sistema Fineco, dunque, si evolve ma la logica non cambia. La nostra filosofia poggia ancora sui tre pilastri fondativi: leva operativa, con base di costi che scende mentre la banca è in forte crescita; innovazione di processi e prodotti; approccio leale con il cliente, come sulle commissioni, per rendere il business più sostenibile.

Nella pagina accanto, Alessandro Foti. Qui a fianco la sede Fineco

WORKSHOP RISPARMIO GESTITO > 91


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I segreti di un “impero” da 300 miliardi di asset

IL NOSTRO RAPPORTO CON I DISTRIBUTORI SARÀ RAFFORZATO DALLE NUOVE NORME

Parla Tommaso Corco, l’ad: «Uno dei nostri plus è la condivisione, il team è solido, le responsabilità condivise. Siamo cresciuti grazie alla collaborazione sulla qualità» di Marina Marinetti UN PALAZZETTO ANONIMO DI TRE PIANI, CHE SFIGURA ACCANTO ALL’IMPONENTE VILLA OTTOCENTESCA CHE DOMINA LO SLARGO. Nessuna insegna sulla facciata, nessun vistoso impianto di sicurezza, se non qualche grata alle finestre del piano terra. Eppure, nelle stanze di questo edificio, si muovono quantità di denaro paragonabili al Prodotto interno lordo dell’Austria o di Singapore, due volte quello del Kuwait, dieci volte quello del Bahrein. Nella piazzetta intitolata a Giordano dell’Amore, presidente della Cariplo per 26 anni, tra Brera e la Scala, in pieno centro a Milano, ma defilata rispetto al clamore della mondanità meneghina ci sono gli uffici di Eurizon. La società di asset management del Gruppo Intesa Sanpaolo nel 2016 ha raccolto più di 18 miliardi di euro, piazzandosi – secondo Morningstar - al primo posto in Europa, con un patrimonio che a fine giugno 2017 ha superato i 300 miliardi di euro, senza contare i 74 miliardi della partecipata Penghua in Cina, in cui la sgr è al 49%. Seduto (si fa per dire) sopra questa immensa massa di denaro, l’amministratore delegato, Tommaso Corcos, romano, classe 1962, laurea in Economia e Commercio alla Sapienza, Master in Intermediazione Finanziaria e un passaggio

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strategico all’Harvard Business Schoool Advanced Management Program, dove, come recita lo slogan “Transforming Proven Leaders into Global Executives”, si fabbrica la classe dirigente. By the way, Corcos è pure presidente di Assogestioni. Dei suoi 55 anni ne ha passati la metà nel Gruppo Intesa Sanpaolo, dove è approdato nel 1990. E poi si dice che in banca non si fa carriera. IL METODO GESTIONALE Abbiamo consolidato il nostro brand costruendo all’interno della struttura valori forti che definiscono l’identità aziendale

In realtà ero uscito da Banca Intesa nel 2002 per entrare in Fideuram, società del Gruppo Sanpaolo IMI che nel 2007 si è fuso con Banca Intesa. Nel 2014 sono tornato nell’asset management del Gruppo alla guida di Eurizon. Come dorme uno che in sei mesi ha raccolto denaro quanto una mezza manovra finanziaria, 9,7 miliardi di euro, e ne gestisce 300 non suoi? Uno dei plus di Eurizon è la condivisione: il nostro è un team molto solido e la responsabilità è diluita, non minore, ma comunque

condivisa. D’altra parte è importante mantenere la tranquillità, in queste posizioni. E con uno spirito aziendale forte è tutto più facile. Il tema di fondo è la nostra crescita sostenibile, basata su una profittabilità di tutto rispetto e un attento controllo dei costi. È questo che ci ha permesso di consolidare il nostro brand costruendo all’interno della struttura valori forti che definiscono l’identità aziendale. Abbiamo raccolto tanto, da diversi anni, grazie allo stretto rapporto di collaborazione instaurato con i nostri distributori, basato sulla continuità e qualità del servizio. Questo rapporto si rafforzerà nel 2018 con Mifid II. Come vi organizzerete? Gli impatti legati alla nuova normativa porteranno a una maggiore condivisione di responsabilità tra produttori e distributori nel disegno e lancio dei prodotti e nella verifica anche ex post della corrispondenza tra prodotto e clientela per la quale il prodotto è adatto. Ma noi ci siamo già attrezzati per rispondere a queste nuove sfide, non prevedo pertanto delle modifiche ai nostri processi. Però ogni volta che decide di investire (o disinvestire) in una realtà, crea (o distrugge) ricchezza anche per soggetti che non sono vostri clienti. Una responsabilità. È un tema che ci sta particolarmente a cuore: nel ’96 siamo stati i primi a offrire fondi etici in Italia, nel 2014 abbiamo sottoscritto i principi italiani di Stewardship per l’esercizio responsabile dei diritti amministrativi e di voto delle società quotate, nel 2015 abbiamo fir-


mato i Pri, Principles for Responsible Investment, nati in capo all’UNEP-FI (il Programma Ambientale dell’ONU) , quest’anno abbiamo integrato nel processo d’investimento i principi ESG, Environmental, Social e Governance, e SRI, Socially Responsible Investing. Manca soltanto la Csr, Corporate social responsability, e la collezione degli acronimi è completa. Lei scherza, ma è un concetto che recentemente ho dovuto spiegare a mia figlia, alle prese con una ricerca scolastica. E come gliel’ha spiegato? Le ho detto: “Compreresti un vestito cucito sfruttando il lavoro minorile nei paesi poveri? Daresti dei soldi a un marchio che si comporta in questo modo? Tutto qua”. La decisione di acquisto del consumatore è come la nostra decisione di investimento. Noi gestori abbiamo un ruolo importante e anche a livello associativo con Assogestioni quest’anno abbiamo intensificato la collaborazione con le società emittenti e con gli enti regolatori. Ma oltre alla scelta di investimento, c’è la corporate governance. Sessantotto assemblee di società in sei mesi. Esclusi i festivi, tre alla settimana. Non sono poche. Le emittenti come hanno reagito? Le aziende di dimensioni più importanti sono sensibili alla questione e generalmente condividono queste tematiche. E le altre? Alcune rimangono sorprese, altre quando si comincia a parlare di corporate governance sono infastidite, ma in generale sono più che collaborative. All’estero queste tematiche sono presenti ma gli investitori istituzionali non partecipano come succede in Italia ai Comitati di Corporate Governance insieme agli emittenti. In Italia la nostra partecipazione sta aumentando e le aziende si stanno abituando. Un po’ come fumare al ristorante: all’inizio sembrava un’assurdità non poterlo fare, oggi sembra assurdo farlo. Infatti: abbiamo avviato una rivoluzione culturale. La linea di progressione verso la

propensione all’investimento responsabile è management locale con cui condividiamo i segnata e inevitabile. valori aziendali e gli obiettivi. Esg, Pri, Csr, sono sigle che pronuncia in A proposito di consulenza: in Italia ci si afitaliano. Ma l’inglese non dovrebbe essere fida al fai-da-te anche nel risparmio. un problema visto che, tra Lussemburgo, Si pensa di risparmiare, ma è come se, invece Francia, UK, Cina passa quasi più tempo di andare dal dentista, ci si trapanasse i denti all’estero che in Italia. da soli. Se nel rapporto col distributore si riÈ vero, ma in quelle occasioni si parla sopratesce ad avere un servizio di consulenza adetutto un inglese tecnico. guato è assurdo non approfittarne. E allora cosa fa per mantenere l’uso corMa i Pir sono andati bene. La vostra raccolrente delle lingue? ta è a 1,2 miliardi di euro. Come procede? Sono molto mattiniero. E prima di venire in È andata meglio del previsto, non solo per ufficio ho già guardato almeno due servizi di Eurizon. Come industria del risparmio gestinews, uno in spagnolo to dovremmo arrivae uno in inglese. re a raccogliere nel A proposito di este- L’ESPANSIONE ALL’ESTERO solo 2017 tra i 10 e ro: il vostro piano di La nostra è una crescita organica i 12 miliardi di euro, e rafforzeremo la presenza nelle aree espansione? quando le stime di in cui abbiamo già dei presidi La nostra è una crepartenza del Governo scita organica, puntiaerano di 10 miliardi mo a rafforzare la presenza nelle aree in cui in 5 anni. E ora c’è chi ipotizza che in 5 anni abbiamo già dei presidi. Abbiamo strutture si arrivi a 70 miliardi di euro. I Pir stanno anproduttive in Lussemburgo, UK e un hub dando bene, ora è necessario che aumenti il nell’Est Europa. L’idea è quella di creare basi numero di aziende interessate a queste forme commerciali nei Paesi che riteniamo interesdi finanziamento. Positiva in questa direzione santi: Francia e Germania ed entreremo Svizè stata la decisione del Governo di concedere zera. In altre aree privilegiamo partnership un beneficio fiscale collegato alle spese sostelocali come in Spagna e nei Paesi Nordici. In nute per la quotazione. Asia abbiamo rafforzato la presenza in Cina, Anche questa è una rivoluzione culturale. dove già avevamo il 49% di Penghua, con un Il Pir è uno strumento particolarmente inteprogetto realizzato a tre mani in capo al Grupressante per il risparmiatore perché lo induce po Intesa Sanpaolo: Yi Tsai, società dedicata a estendere l’orizzonte temporale dell’invealla distribuzione di prodotti finanziari alla stimento grazie all’introduzione dell’agevolaclientela di alto profilo. Infine, abbiamo una zione fiscale. Dall’altra parte crea un canale di sussidiaria a Hong Kong. finanziamento alternativo al sistema bancaLa Cina è un mercato interessante... rio a supporto della crescita del sistema proHa un potenziale di crescita fenomenale. Si duttivo. È perfetto per un paese come l’Italia pensi che Penghua nel 2013 aveva un patriin cui il tessuto industriale è formato sopratmonio inferiore a €20 miliardi ed è arrivata a tutto dalle piccole e medie imprese che hanno 74 miliardi a fine giugno 2017. Cerchiamo di maggiori difficoltà a reperire capitali. comunicare avvicinandoci alla loro cultura e Un volano per il rilancio dell’economia reoffrendo i prodotti giusti. ale. E con l’introduzione del terzo pilastro E voi li avete? previdenziale a che punto siamo? Offriamo un’ampia gamma di prodotti e serCi troviamo in fase regolatoria. Ma anche i vizi e puntiamo alla pianificazione del risparPepp funzioneranno solo se ci sarà un’incenmio in un’ottica di lungo periodo. Abbiamo tivazione fiscale nella fase di investimento o sviluppato un’ottima collaborazione con il di decumulo. Altrimenti sarà difficile.

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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO MAURIZIO ZANCANARO Banca Aletti

«Tempo competente offresi a clienti molto esigenti» Parla Maurizio Zancanaro, amministratore delegato di Banca Aletti: «I nostri private banker sono veramente in grado di capire le esigenze di chi ci affida i soldi» di Marina Marinetti CON UN MILIONE DI EURO SI POSSONO FARE UN SACCO DI COSE: ammirare le luci del crepuscolo che colorano il Duomo, passeggiare sopra i resti di una domus romana, attraversare un passaggio segreto tra due edifici storici. Con un milione si può diventare clienti di Banca Aletti, lo storico brand fondato a Milano nel 1826 in cui è confluita tutta l’attività di private banking del Gruppo Banco BPM nato quest’anno dalla fusione del Banco Popolare con la Banca Popolare di Milano. Con un milione si può metter piede in una delle sue caratteristiche filiali, 44 in tutto, nei centri storici delle principali città italiane. Con un milione si può, soprattutto, accedere a un servizio di private banking che si potrebbe definire “sartoriale”: individuale, personalizzato, riservato. Che spazia dalla pianificazione fiscale alla family protection, dalla gestione patrimoniale all’art advisory. Il tutto con una persona di riferimento, un consulente pronto a risolvere problemi. O a indirizzare il cliente da chi può risolverglieli. Un “global account manager”, come ama definire la figura del private banker l’amministratore delegato di Banca Aletti, Maurizio Zancanaro. Un signore (nel vero senso della parola) torinese, ma

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veneto d’origine, classe 1957, che in banca ha fatto la gavetta, partendo dallo sportello e arrivando al vertice dopo aver lavorato sia in Italia che all’estero. «Poi ho sposato il progetto Aletti, a cui ho dedicato vent’anni della mia vita professionale e ne sono molto contento». Non le è parso strano occuparsi di grandi patrimoni durante la recessione? Invece pensi che dal 2008 a oggi, proprio TUTTI MILIONARI INSIEME Il Gruppo Banco Bpm ha fatto confluire in Banca Aletti tutti i clienti con asset mobiliari superiori al milione di euro

durante la crisi, la ricchezza non è diminuita, anzi: dagli 862 miliardi di euro del 2007 si sono superati i 1100 nel 2017. E i dati che le ho citato si riferiscono al totale dei patrimoni con asset mobiliari superiori al milione di euro. E se abbassiamo questa soglia ai 500mila euro, la cifra quadruplica e ci ripaghiamo per due volte il debito pubblico. Come si dice? Quando c’è molto prendi molto, quando c’è poco prendi tutto. Un

“tutto” gestito ancora da banche retail... È vero: solo il 60% di questi clienti sono gestiti da banche specializzate e questa è la vera sfida che abbiamo davanti. Dopo la fusione, tutti i clienti con asset superiori al milione sono stati trasferiti in Banca Aletti. Ed è la prima volta che una cosa del genere succede. Da una parte si avvicina la Mifid II che richiede sistemi di consulenza adeguata al cliente, dall’altra abbiamo constatato che la tenuta del retail su questi clienti è scarsa. Non manca certo la buona volontà: quello che manca è il famoso “tempo competente”. Cioè? Quello che il private banker deve offrire. Le filiali non possono averlo. Intendiamoci, ci sono anche clienti che hanno in portafoglio solo un Btp e vivono con quello. Con questi ci prendiamo un caffè e ci diciamo “buongiorno”. Ma ci sono clienti che, magari in momenti particolari, hanno bisogno di un particolare supporto. Poi ci sono i passaggi generazionali: il cliente eredita, insieme con il patrimonio, anche il private banker? L’obiettivo è quello: abbiamo la prima, la seconda e la terza generazione, assistiamo e


Accanto, un interno degli uffici di Banca Aletti. A sinistra, l’amministratore delegato Maurizio Zancanaro

CON LA MIFID 2 SAPREMO CHI HA FATTO LE COSE PER BENE E CHI NO. PERCHÈ I COSTI SARANNO IN CHIARO gestiamo il passaggio dei patrimoni ai figli. Sono momenti fondamentali: se non li cogli, non riesci a continuare il rapporto. Spesso nei patrimoni ci sono anche gioielli, opere d’arte. Ci siamo resi conto che ogni 100 euro di disponibilità ci sono 20 euro di quadri, sculture, opere d’arte e per l’art advisory abbiamo una

solo una redemption del 60% porterà da noi almeno 6 miliardi dei clienti migliori. Al 30 settembre avevamo masse gestite per 40 miliardi di euro. E se tutto va come deve andare, arriveremo ai 50. È una bella sfida, ma ce la faremo. E non è tutto. Cosa c’è ancora in programma? struttura interna dedicata che lavora da anni Aletti si arricchirà anche di alcune servizi di con le case d’asta internazionali. base che ora non ci sono: bancomat, assegni, Insomma, fate i jolly... carte di credito, rid. Ma non solo: l’investI private banker preparati come i nostri li ho ment banking verrà portato in banca Akros sempre chiamati “global account manager”. - la banca di investimento del Gruppo Banco Le dico di più: i migliori che abbiamo, arriBPM, ndr; in Banca Aletti, dove confluiscono vano dal corporate. Perché hanno una conceanche le gestioni patrimoniali, ci doteremo zione del rischio che chi ha fatto solo finanza anche di una rete di promotori finanziari con non ha. Chi arriva dal caratteristiche molto corporate sa capire innovative e targettizquando un’azienda ha I NUOVI PROGRAMMI zata sul private, . bisogno di fare un’o- Aletti si arricchirà di alcuni servizi che ora Una suddivisione tra perazione, è in grado non ha, come bancomat, assegni o rid società che ricore di una nuova rete di promotori finanziari di captare un bisogno da molto da vicino dell’imprenditore e quella di un concorpoi di seguirne anche gli investimenti. Sono rente che insidiate da vicino: Intesa Sani migliori. paolo. E il cliente quanto paga per questo servizio? Il Gruppo è al terzo posto in Italia come racDa noi i clienti non pagano niente. La concolta e puntiamo a conquistare il secondo. sulenza a pagamento è un argomento molto Banca Aletti è diventata anche competence discusso e l’evoluzione della normativa, insiecenter del Gruppo. Cosa significa? me a Mifid II, contribuiranno ad alimentare Che in Aletti è stata portata l’intelligenza di valutazione e dibattiti. Potrebbe essere un’octutto il gruppo: la pianificazione delle stratecasione per specializzarsi ancora di più. gie di investimento dell’intero Banco BPM è La Mifid II vi viene in aiuto. prerogativa nostra, che siamo specializzati, e Sarà un po’ la linea del Piave: scopriremo chi non del retail. Dovremo far cambiare mentaliha fatto le cose bene e chi no, perché tutti i tà a migliaia di uomini che hanno lavorato per costi dei servizi saranno finalmente in chiaro. anni avendo a matrice l’up-fronted. Mifid II ti Per tutti. obbliga invece a fare un lavoro che porta gli Come hanno reagito i clienti del Gruppo investimenti tutti sul running. Banco BPM ritrovandosi con Banca Aletti? Renderà un po’ di meno, forse. Per ora molto bene perché Aletti è un marNon è vero: come dico sempre, se mangi 10 chio conosciuto, ma il processo è appena panini in un giorno e poi non ne mangi per un iniziato e si concluderà il prossimo anno. Per mese muori di fame, quindi meglio mangiare portarlo avanti abbiamo bisogno di uomini un panino al giorno e vivere più a lungo. Se preparati. Stiamo già selezionando un centiapplichi commissioni importanti su prodotti naio di affluent che gestiranno il passaggio. strutturati, poi ogni anno devi alimentarli, Tenga presente che stiamo parlando di 8 mentre se hai una gestione patrimoniale mamiliardi di euro nel Banco Popolare e di 2,5 gari guadagni la metà, ma ce l’hai in modo miliardi nella Banca Popolare di Milano. Già continuo.

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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO MASSIMILIANO CAGLIERO amministratore delegato Banor

«L’investimento indipendente fruttifica molto e nel tempo»

DURANTE GLI ANNI DELLA CRISI E’ AUMENTATA LA DOMANDA DI GESTIONI QUALIFICATE E PERSONALIZZATE

Massimiliano Cagliero è tra i pochi imprenditori self-made del settore: «La trasparenza paga e sul fronte dei costi è improponibile introdurre elementi spuri» di Sergio Luciano «CHI INVESTE, SI ASPETTA TRASPARENZA. RISCONTRIAMO, SUL MERCATO, CHE È IN ATTO UNA DIFFUSA REAZIONE ALLE TROPPE COMMISSIONI IMPLICITE CHE GRAVANO SULLA GESTIONE DEL RISPARMIO. Per questo mi aspetto che gli obblighi di trasparenza che stanno per essere imposti dalla direttiva Mifid 2 aiuteranno molto: potranno avere un impatto molto rilevante»: Massimiliano Cagliero, fondatore di Banor, riesce a essere pacato nei toni e garbato nel lessico anche quando esprime concetti forti. L’azienda che ha lanciato nel ’99, dopo una carriera internazionale culminata in una qualificante progressione in Goldman Sachs, era una minuscola società del gruppo Banca di Desio, con appena 30 milioni di asset gestiti. Oggi, il totale degli Aui (Asset Under Influence), ovvero gli investimenti su cui con varie modalità si esprime il ruolo-guida dell’universo Banor, sfiora i 7,5 miliardi di euro,di cui 2 in gestione vera e propria e 5,5 tra masse amministrate, family offices e consulenza pura. Oggi Banor conta 18 private banker, 11 analisti tra Milano e Londra e 4 portfolio manager, con un turn-over tendente a zero. Banor non si ferma a Milano: ha uffici a Milano e Torino

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e partecipa Banor Capital, società di diritto inglese e con base a Londra. Banor Capital gestisce le Sicav lussemburghesi Banor Sicav e Aristea Sicavcon due dei suoi fondi – Banor Sicav North America e Banor Sicav Greater China - primi nelle rispettive categorie e con numerosi riconoscimenti ottenuti. Una struttura snella, dunque, molto specializzata. E con alcune peculiarità, che ne spiegano evidentgemente l’espansione e l’essere oggi considerata un’eccellenza del “made in Italy” nella gestione professionale del risparmio. Quali peculiarità, dottor Cagliero? L’indipendenza. La trasparenza. E un approccio gestionale orientato al value investing. Ci spiega meglio? Be’, cominciamo dalla trasparenza. Quando siamo partiti, sulla scorta di come appariva visto da Londra il mercato del risparmio in Italia, ci siamo detti: se creiamo un’azienda che presenti un’ unica, chiara management fee e un’ unica, chiara success fee, eliminando gli elementi spuri come le retrocessioni o le commissioni sui prodotti strutturati, avremo un forte fattore competitivo. E così è stato. E l’indipendenza? In assoluto, garantisce scelte tecnicamente

asettiche. Noi non abbiamo mai avuto pressioni da nessuno a far questo o quello, a investire su un certo asset piuttosto che su un altro. Gli anni della crisi hanno poi fatto emergere un’ altra virtù dell’essere indipendenti. E’ aumentata la domanda di gestioni qualificate da parte di imprenditori che hanno realizzato liquidità vendendo le loro imprese. E si sa che gli imprenditori amano confrontarsi con altri

«Noi promotori abbiamo un’opportunità»

Mei (Anasf): «Il 64,2% di noi sta seguendo corsi di aggiornamento per adeguare le competenze alla nuova sfida della Mifid 2» ALFONSINO MEI


imprenditori, più che con un manager, che magari un anno dopo è altrove. Un imprenditore che ha creato ricchezza tende a trovarsi meglio quando dall’altra parte ha un altro imprenditore, dunque un collega, che a sua volta ha creato un’azienda sua”. E veniamo al criterio del value investing. Che significa? In sintesi: è il metodo di Warren Buffett. Sviluppiamo moltissima analisi documentale, poi incontriamo il management delle imprese su cui siamo interessati a investire, e quando ci decidiamo lo facciamo con un orizzonte temporale di tre anni almeno, ma anche quindici o – perchè no – per un periodo di tempo indefinito. Quindi, certo, siamo lenti nel decidere, perchè non possiamo sbagliare e dobbiamo acquisire una tale consapevolezza conoscitiva degli asset che scegliamo da indurci a comprare anche se il titolo scende… E qui torniamo all’indipendenza: perché questo modello potesse funzionare - ed ha dimostrato di poter funzionare molto bene – non potevamo che essere totalmente indipendenti. Un esempio: potremmo anche non essere capaci di scegliere direttamente il miglior singolo titolo indiano su cui investire, ma la nostra indipendenza ci porta a scegliere il miglior prodotto gestito sull’India. “CHIEDIAMO INFORMAZIONE, FORMAZIONE E STRUMENTI ADATTI PER GESTIRE LA CONSULENZA MIFID II”: ALFONSINO MEI: consigliere nazionale dell’Anasf, manager di rete Finanza & Futuro e consigliere Enasarco, manifesta i desiderata della categoria per le modalità e i tempi con cui le reti – che hanno il rapporto diretto con i clienti - dovranno gestire l’adeguamento alle nuove norme. “Ci troveremo”, spiega, “innanzitutto a gestire una doppia informazione: quella obbligatoria, che rappresenta in percentuale i costi complessivi di prodotti o servizi (come quelli riferibili a quote di fondi o gestioni patrimoniali) applicati ai clienti. Questa voce sarà quindi inserita nei rendiconti che le banche

Alcuni anni fa avete puntato sulla Cattolica del Veneto, dove oggi è entrato Buffet… Bellissima azienda, l’abbiamo esaminata e scelta in tempi non sospetti. Ma sia sincero: il pubblico italiano è in grado di scegliere con consapevolezza a chi affidarsi? Un aumento della consapevolezza del pubblico c’è stato, soprattutto tra i più giovani, più o meno al di sotto dei 50 anni. Gli over fifthy un po’ meno. Sono quelli che il patrimonio «BOLLA? NON SIAMO PREOCCUPATI» Possono esserci alcune aree di mercato sopravvalutate, forse nell’hi-tech, ma non dove noi abbiamo scelto di investire.

l’hanno accumulato ieri e oggi magari non ne controllano con attenzione il rendimento. Perché ci sono ancora in Italia 1600 miliardi di euro in conti correnti bancari che non rendono nulla? Sinceramente non me lo spiego. Ma credo che questa strana anomalia tenderà a sanarsi. Forse fa paura un’altra possibile esplosione della bolla finanziaria. Lei cosa ne pensa, la teme? Non siamo così preoccupati. Possono espresenteranno ai clienti. Al dato percentuale aggregato si affiancherà quello monetario, che dal punto di vista dell’investitore potrà avere una maggiore evidenza”. Ma la Mifid 2 prevede anche la possibilità, per il cliente, di richiedere un estratto conto dettagliato su come si compone il costo aggregato. “Anche questa possibilità – posegue Mei - potrà avere un impatto molto importante sugli investitori. Siamo ancora in una fase esplorativa e non possiamo conoscere gli effetti puntuali della Mifid II sulla nostra categoria”. I consulenti che gestiscono le masse meno consistenti, sotto i 10 milioni, rischiano di uscire dal mercato. I grandi professionisti, potranno invece, se questo dovesse avveni-

serci alcune aree di mercato in bolla, forse nell’hi-tech o nel biotech. Ma non dove investiamo noi. Ci sono valutazioni elevate ma compatibili con la lunga fase di tassi zero da cui proveniamo. Nei vostri documenti si parla molto di sostenibilità… Sì. BANOR è uno dei pochi gestori in Italia ad aver ottenuto la certificazione degli investimenti GIPS (Global Investment Performance Standards), un vero e proprio certificato di qualità e trasparenza rilasciato da Price Waterhouse Coopers. Inoltre, abbiamo sviluppato internamente un modello per la valutazione della sostenibilità nella fase di security selection. Il modello è di tipo best-in-class, volto quindi ad identificare le best-practices nei diversi settori. Siamo soci del Forum della Finanza Sostenibile e collaboriamo con primari istituti universitari con l’obiettivo di contribuire alla generazione di una cultura diffusa sulla sostenibilità. A proposito: stiamo per lanciare una partnership con Unicef, con una classe dedicata del fondo Banor SICAV EuroBond Absolute Return. Il progetto supporterà Unicef per la campagna globale “Lotta alla Mortalità Infantile”.

re, raggiungere nuovi segmenti di clientela magari andando a coprire le necessità della clientela bancarizzata, che vedrà con chiarezza nuova i costi impliciti anche nel rapporto con il mondo bancario tradizionale. A parità di costo, i piccoli risparmiatori, rivolgendosi a un consulente finanziario, potrebbero ricevere una consulenza a 360 gradi. Dal punto di vista del consulente, dunque, complessivamente la sfida MIfid II può rappresentare un’opportunità. “Comunque, noi di Anasf ci stiamo impegnando in una campagna di formazione, con un’adesione confortante, perché il 64,2% di noi – secondo un sondaggio - stiamo svolgendo corsi di aggiornamenti per adeguare le competenze alla nuova sfida”.

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EDUCAZIONE FINANZIARIA

Più razionalità nelle nostre decisioni sul risparmio

Richard Thaler, premio Nobel 2017 per l’economia

Ferruccio De Bortoli: «Scelta giusta il Nobel a Thaler: l’irrazionale ha un grande ruolo nelle scelte di tutti noi. Ma si può fare di più sull’educazione finanziaria» di Sergio Luciano «SCELTA MOLTO GIUSTA E TEMPESTIVA, QUESTA DI AVER PREMIATO COL NOBEL RICHARD THALER, l’economista che ha studiato l’incidenza dell’irrazionalità nel sistema economico. Scelta giusta tanto più se la si misura osservando i comportamenti collettivi nel settore del risparmio. Se solo asset allocation medio italiano migliorasse di 1 punto, libereresti una risorsa da 40 miliardi. Perché il risparmiatore è così poco attento a come vengono gestiti i suoi risparmi?”. Ferruccio De Bortoli, tra i migliori giornalisti economici italiani di tutti i tempi, è convinto che l’informazione debba e possa fare molto di più per migliorare la situazione: “Facendo cultura dobbiamo cercare di far riscoprire l’attrattività di un’informazione di servizio attinente all’uso saggio delle risorse, delle risorse scarse. I cittadini devono essere messi nella condizioni di fare scelte più razionali».

Ma perché tanta irrazionalità? «È chiaro che l’economia è sempre più governata dall’econometrica e sempre di meno dalla sociologia, ci si dimentica che Smith fu un filosofo, che scrisse un grande libro sulla L’INTERVISTATO FERRUCCIO DE BORTOLI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE VIDAS ED EDITORIALISTA DEL CORRIERE DELLA SERA

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moralità, si trascura che l’economia è fatta da persone che si muovono su grandi scelte non sempre razionali. Che senso ha che gli italiani lascino 1600 miliardi di euro a fruttare nulla nei conti correnti? O ch ci siano in giro 200 miliardi di euro di contanti, sotto i mattoni? Non è tutto riciclaggio, è anche insipienza. Un terzo è composto da banconote da 500 euro che gente comune non vede. Perché il risparmiatore medio non distingue tra tasso semplice e tasso composto? Perché commissioni che erodono il 30% dei rendimenti? Il Fondo Cometa, più grande fondo previdenziale integrativo, che ha 10 mld di massa gestita che dà a Black Rock, non gliene frega niente, vive su quel 2% di interessi … Al risparmio si dedica un’attenzione irrazionalmente modesta. Thaler qualche indicazione la fornisce... Sì, parla nei suoi libri della spinta gentile, è interessante. Forse in Italia occorrerebbe qualche spinta più rude. Ma pensiamo anche tutta l’irrazionalità che si accompagna alla scarsa educazione civica, per noi è una carenza di educazione verso gli altri, ma in realtà è anche un problema di efficienza del sistema collettivo, significa che non abbiamo introiettato il concetto che comportarsi bene civicamente è una scelta economica razionale: se non si gettassero le cartacce per strada si ridurrebbero i costi della nettezza urbana e di conseguenza le tasse!

Pensa alla pubblicità sociale? Sicuramente la funzione civile e moderna dell’informazione di servizio dovrebbe essere mettere sempre il consumatore nella condizione di fare velocemente un benchmark delle proprie scelte. Va corretta l’eccessiva attenzione al presentismo, cioè a quel che ci succede nel giro di pochi mesi, e accentuata la capacità di programmare a dieci-vent’anni… Per esempio sulle scelte relative allo studio e alla formazione mi colpisce che, per quanto sbagliando indirizzo di studi si rischi di rovinare la vita dei giovani, spesso si fanno scelte per amicizia, malinesa convenienza immediata, senza alcun approccio sistematico sui pro e i contro! Non si vedono ragionamenti sul rapporto prezzo-qualità delle soluzioni che vengono proposte. Idem sui consumi: siamo bombardati da proposte alternative sulle utenze, ma non ci mettiamo nella condizione di scegliere oculatamente. Troppi algoritmi, poco discernimento? Direi che gli algoritmi non possono sostituire la razionalità umana, al pensiero critico, senza il quale si diventa soggetti passivi. In Italia, poi, le crisi bancarie hanno minato la fiducia dei risparmiatori... la neocostituita Commissione parlamentare farà giustizia? Ha un ruolo importante, deve far chiarezza. Il rapporto della Banca d’Italia sulla gestione di Banca Etruria contiene contestazioni pesantissime, è ora di indagare sui conflitti di interessi locali, ragionare su tutta la nuova legislazione europea in materia che richiede i nostri decreti attuativi. Quanto è costato al risparmio degli italiani e alla solidità delle nostre banche il dilagare del conflitto d’interessi nell’erogazione dei crediti?




COMUNICARE L’IMPRESA Nel mondo globale, si sa, la comunicazione è diventata cruciale per le aziende. Parafrasando un vecchio detto si potrebbe dire che “far sapere” oggi conta più di “saper fare”. A maggior ragione su un mercato nel quale la domanda passa da Internet e ha un bacino potenziale di 3 miliardi di clienti. Attenzione però: un esperto come Andrea Granelli mette in guardia sulle trappole della comunicazione digitale. E in Italia intanto il Governo si ricorda dei vecchi intermediari dell’informazione, i giornali in crisi, con un bonus sulla pubblicità. Servirà?

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WEB & COMUNICAZIONE PER IL PADRE DI INTERNET IN ITALIA GRANELLI, “OGGI SI MISURA L’INUTILE”

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EDITORIA, IL GOVERNO LANCIA LA CIAMBELLA MA LA RIVA È LONTANA Con il credito d’imposta per investimenti pubblicitari negli anni 20172018, carta stampata, tv e radio possono respirare, ma lo stanziamento è di 62,5 milioni. Editori comunque fiduciosi: «Prendiamo quel che c’è» di Riccardo Venturi

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n’attesa boccata d’ossigeno per l’editoria «Il bonus pubblicità è una novità molto posicartacea e online, forse però un po’ troptiva» dice il presidente di RCS Urbano Cairo. po piccola per farla respirare a pieni polmoni. «Anche la logica incrementale del credito È il credito d’imposta varato dal Governo per d’imposta è condivisibile, può interessare sia gli investimenti pubblicitari sui giornali e sui chi già investiva in pubblicità sia chi ancora periodici, anche online, realizzati nella seconnon lo faceva. Lo stanziamento previsto però da metà del 2017 e nel 2018. Un bonus che sarebbe andato bene se l’incentivo fosse stato si applica agli investimenti incrementali, cioè solo per la stampa, ma nel momento in cui si alle spese pubblicitaè deciso di estenderlo rie aggiuntive rispetto IL BONUS APPLICATO AGLI INVESTIMENTI anche alle testate onliINCREMENTALI, CIOÈ ALLE SPESE a quelle sostenute l’anne, si sarebbe dovuto PUBBLICITARIE AGGIUNTIVE, VALE PER IL no precedente - l’au- 75%. IL 90 SE PMI O STARTUP INNOVATIVA prevedere uno stanmento degli investiziamento aggiuntivo e menti dev’essere almeno pari all’1%. Il credito dedicato, anche perché la domanda sull’online d’imposta è di per sé piuttosto generoso: vale è molto più lanciata: così mi sembra un po’ il 75% degli investimenti incrementali, pertroppo contenuto» aggiunge Cairo. «Per quancentuale che sale addirittura al 90% nel caso to riguarda quotidiani, periodici, radio e tv lodi microimprese, Pmi e startup innovative. A cali la misura è molto stimolante» dice Angelo non essere altrettanto generoso però è lo stanSajeva, che guarda al bonus pubblicità in ottica ziamento previsto: 62,5 milioni di euro comsia nazionale come presidente di Class pubbliplessivi, di cui 20 milioni per la seconda metà cità e consigliere per le strategie di sviluppo di del 2017 e 30 per il 2018, mentre gli altri 12,5 Class Editori, sia locale come cofondatore di milioni sono destinati a radio e tv locali. Gds Media & Communication, concessionaria

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del Giornale di Sicilia e della Gazzetta del Sud. «Il bonus permette di muovere una fascia importante del mercato, quella delle Pmi, molto indirizzata su investimenti non grossissimi su quotidiani e periodici. Una Pmi che magari non ha mai fatto un passo in questa direzione perché spaventata dai costi. La misura permette di aprire un dialogo nuovo con questi utenti, di fargli capire che ci sono mezzi importanti e di farglieli provare con sconti importanti. Una misura azzeccata in questa fase» aggiunge Sajeva. La scelta di premiare gli investimenti incrementali sembra in effetti puntare più sull’ampliamento della platea di investitori pubblicitari che non sull’incremento della spesa di chi già investiva. Infatti per chi entra sul mercato pubblicitario per la prima volta, o comunque senza aver investito nell’anno prima, tutto l’investimento è incrementale, e quindi soggetto

ANGELO SAJEVA (CLASS E GDS

LORENZO SASSOLI DE BIANCHI, PRESIDENTE UPA

LUCA LOTTI EX SOTTOSEGRETARIO ALL’EDITORIA

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motivazione per chiedere un incontro, ora sì: ti a forte credito d’imposta. Per chi invece già invengo a trovare e ti racconto una storia nuova, vestiva, il bonus vale appunto solo per la quota quella del bonus. Così si aprono molte porte aggiuntiva rispetto a quanto investito nell’anche erano chiuse, poi com’è giusto che sia la rino precedente. Il presidente di Class pubblicità uscita dipende dalla bravura della rete di venfa notare che per quanto riguarda l’estensione dita e dalla bontà del mezzo». Un elemento che alla stampa online il testo del decreto lascia pare cruciale è l’esatta definizione di investiqualche margine a diverse interpretazioni: «Il mento incrementale. Se un’azienda cambia il testo parla di “stampa quotidiana e periodica, tipo di medium sul quale investe, per esempio anche online”: potrebbe anche riferirsi alla passa dalla radio nazionale ai periodici, quegli versione online di giornali cartacei. Si deve investimenti potrebbero essere considerati aspettare il decreto attuativo, dove ci saranno incrementali e quindi aver diritto al bonus. spiegazioni molto più puntuali. In ogni caso Anche se, va aggiunto, la scelta dei media sui prendiamoci quello che in questo momento ci quali investire, per esempio la televisione, è sta dando il nuovo sistema del bonus, che trouna scelta strategica e non dipende in prima vo interessante soprattutto per le Pmi, aziende battuta dai costi: altrimenti all’editoria cartache fatturano meno di 50 milioni. Per loro il cea sarebbe bastato abbassare le tariffe, e non bonus è pari al 90% della parte incrementale. è stato così... Un altro Se non facevano pubblicità, significa che PER SAJEVA (CLASS EDITORI), IL SISTEMA aspetto che dovrà esBONUS È POSITIVO: “LE PMI CHE NON comprano 10, pagano FACEVANO PUBBLICITÀ PAGHERANNO 10 sere chiarito riguarda 10 ma il loro costo rea- MA IL COSTO REALE PER LORO SARÀ 1” l’applicazione del bonus nel 2017: c’è chi le è 1: una promozione osserva che sarebbe singolare se fosse applicapazzesca. Se poi le domande saranno tante la to, come sembra, anche agli investimenti effetpercentuale si abbasserà un po’, ma anche se tuati prima che il bonus si conoscesse, dopo il diventasse che so, l’81%, resterebbe un forte 24 di giugno: una sorta di sconto a propria insconto. Così come è forte il 75% per tutte le saputa. Secondo questa interpretazione sarebaziende non piccole e non startup». Se dunbe più logico concentrare le risorse sugli ultimi que, come si teme soprattutto dopo che grazie due mesi dell’anno. Al di là dei limiti e dei punti all’intervento del ministro Luca Lotti la misura che restano da chiarire (almeno al momento di è stata estesa anche all’online, le risorse non chiudere questo numero di Economy), il bonus dovessero essere sufficienti per far fronte a è stato accolto con soddisfazione dagli editori. tutte le richieste, le aliquote saranno rimoduIl presidente della Federazione Italiana Editori late proporzionalmente. Il bonus pubblicitario Giornali (Fieg) Maurizio Costa, in particolare, ha già avuto un effetto importante, quello di ha espresso «grande soddisfazione per una rivitalizzare il settore, come spiega lo stesso misura anticiclica, positiva per l’economia in Sajeva: «Le reti di vendita hanno già fatto parripresa e a lungo attesa da imprese, investitori tire le lettere di richiesta di appuntamenti con e operatori dell’informazione». i potenziali investitori. Prima non c’era una

MAURIZIO COSTA (FIEG)

URBANO CAIRO (RCS)



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«Ora su Internet il pericolo è di misurare solo l’inutile» Lo spiega Andrea Granelli, esperto Tlc di lungo corso, che, da Grauso a Renzi, racconta i limiti e le illusioni dell’innovazione made in Italy che passa dal web di Claudio Sonzogno

ANDREA GRANELLI, CREATORE DI TIN.IT

Sarda, Nicola “Niki” Grauso, lei è stato protagonista dalla nascita di Internet in DIGITALE’’. Andrea Granelli, 57 anni, creatore Sardegna. Sono passati 25 anni. Come vent’anni fa di Tin.it, società internet del come mai l’anniversario di una così grande gruppo Telecom, oltre a credere nel futuro intuizione sta passando sotto silenzio? del web non ha mai avuto timore a mettere Grauso è un uomo di grandi intuizioni e geniaanche in guardia dalle illusioni del digitale. lità. Aveva già capito che i video avrebbero avuLasciata Telecom e fondata una società di to grandissimo sviluppo sulla rete. Con Video consulenza, tre anni fa aveva anche scritto una on line ha anticipato YouTube. Ma era anche lettera aperta all’allora un uomo solo, che non BISOGNA GUARDARE AL FUTURO premier Matteo Renzi, riconosceva il valore CON LE LENTI DEL DIGITALE, MA per segnalargli i falsi della partnership. Del PENSANDO A IBRIDAZIONI INTELLIGENTI miti dell’innovazione resto, i grandi editori TRA FISICO E VIRTUALE e indicargli la “via che aveva cercato di italiana al digitale” in 5 punti. «Occorre saldare far interessare al progetto non solo non hanno il potere delle nuove tecnologie – scriveva – saputo cogliere l’opportunità, ma lo hanno ancon la vocazione dei nostri luoghi, dal turismo che deriso senza riflettere sugli sviluppi delle all’agroalimentare, riprendendo il percorso sue intuizioni. Ed è naturale che oggi l’abbiano iniziato da Camillo e Adriano Olivetti». dimenticato, soprattutto per non ricordare il Anche se arrivava da un grande esperto, quel grande errore di aver sottovalutato la potenza consiglio, in piena ubriacatura digitale, venne di Internet, che Niki aveva servito loro su un considerato solo l’esternazione solitaria di piatto d’argento. un manager che aveva abbandonato giacca La sua formazione informatica e medica e cravatta per passare al look da professore (metodi diagnostici in psichiatria) l’aveva universitario. Oggi però l’avvertimento di avviata a una carriera votata al business Granelli è quanto mai attuale. Economy lo ha della riprogettazione di progetti aziendali incontrato per ripercorrere insieme quella per sopperire alle inefficienze. Cos’è man‘’via italiana’’ al digitale. cato alle imprese europee che hanno laDa braccio destro del fondatore di ‘’Video sciato pressochè esclusivamente agli USA i on line’’ e allora editore dell’Unione grandi business della Rete? STA PER USCIRE UNA NUOVA EDIZIONE

DEL SUO LIBRO ‘’IL LATO PIÙ OSCURO DEL

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FINORA SI È PUNTATO A FAR SOLDI CON L’INTRATTENIMENTO, LE AZIENDE ITALIANE OFFRONO SERVIZI MA NON SOLUZIONI In Italia aziende e regolatori hanno creduto troppo nelle reti e poco nei servizi a valore aggiunto che avrebbero potuto e dovuto produrre. Hanno sviluppato la competizione nelle infrastrutture e nei servizi per il mercato di massa, come le suonerie e gli sms e i contenuti di puro intrattenimento. Anziché creare servizi per le imprese, si sono tutti interessati al retail. Hanno così perso l’occasione per vedere il digitale come rafforzamento competitivo delle imprese. Ancora oggi, i piani sono orientati soprattutto a fare tv, senza tener conto che un digitale orientato ai consumer non è di alcun aiuto al Paese. Le aziende italiane di software si sono impegnate soprattutto a far soldi vendendo competenze, e non soluzioni, alla Pubblica Amministrazione. Hanno fornito “persone” approfittando dell’ingenuità degli acquirenti invece di sviluppare soluzioni stabili ed esportabili. Come è noto, il software richiede continue manutenzioni: acquisendo persone e non prodotti standard, non si può che continuare a richiedere le stesse persone per assicurare l’evoluzione del software. A questa cattiva pratica il mercato ha dato un nome suggestivo: “body rental”. In questo modo si crea una dipendenza micidiale fra acquirente e venditore. Amazon e Google, invece, hanno creato soluzioni standard capaci di valorizzare le tante forme di comunicazione offerte dalla Rete.


È vero che l’e-commerce negli USA sta mettendo in difficoltà i grandi supermercati, ma intanto Jeff Bezos di Amazon ha acquistato una rete di multivendite di prodotti green, mentre Google investe nell’auto senza pilota e nell’intelligenza artificiale. Sono entrambi segnali della consapevolezza di un rallentamento del business digitale? Credo di sì. La grande concorrenza sui prezzi lanciata dall’e-commerce comincia a scoprire l’eccessivo sfruttamento dei giovani impiegati, nonché il massacro che queste grandi aziende fanno dei fornitori. Inoltre, alcuni osservatori si sono accorti che l’incremento vertiginoso delle consegne a domicilio sta aumentando l’inquinamento e il traffico nelle città. Le aziende “platform” come Uber o Airbnb offrono un servizio al cliente, ma non lo tutelano. Gli autisti Uber che violentano i passeggeri hanno portato alla ribalta il problema. È notizia di qualche giorno fa che una coppia che aveva affittato un appartamento tramite Airbnb ha scoperto che c’erano delle webcam nascoste ma attive in camera da letto. Sono segnali evidenti che il meccanismo basato esclusivamente sul prezzo e i tempi di consegna si sta rompendo. Lo dimostra anche la crisi di Ryanair, abbandonata dai piloti per gli stipendi troppo bassi. Per contro, per i clienti il prezzo è importante, ma l’acquisto è anche un’esperienza da vivere non solo con un click. Quando, a fronte dell’insostenibile bolletta telefonica accumulata, Video on line venne rilevato da Telecom, lei divenne responsabile della loro area internet per poi guidarne la struttura per la ricerca e l’innovazione. Con 15 anni di Tlc alle spalle, quale pensa sia oggi lo scenario per le Telecom italiane ed europee? Penso che dovrebbero sviluppare la connet-

JEFF BEZOS, PATRON DI AMAZON, E A DESTRA NICOLA GRAUSO

tività e quei servizi, come cloud, sicurezza, di interazione sulla Rete occorre ricostruire e sensoristica e monitoraggio, che traggono sviluppare direttamente la relazione col clienbenefici dall’essere fortemente ancorati alle te. Oggi l’azienda deve reinventarsi al servizio infrastrutture di comunicazione. Dovrebbero del cliente. impegnare tempo e risorse per dare servizi Siamo in grado di stabilire la reale visibilialle Pmi che sono il tessuto economico dell’Ità di una pubblicità in Rete, ma non il suo talia, contribuendo a renderle più competivero impatto sul consumatore. Internet tive. Invece si continua a mettere al centro la dovrebbe essere più misurabile dei media convergenza con la tv e il mix di contenuti di tradizionali, ma nei fatti non è così. Perché? intrattenimento da offrire. Solo in quest’ottica Si cerca di avere misure ovunque, ma si rischia si possono considerare strategici i grandi indi misurare l’inutile. Non tutto ciò che conta vestimenti nella ‘’Banda Larga’’ che serve a far può essere contato. Ma c’è molta innovaziofare ancora più soldi ai Berlusconi di turno, ma ne anche nel modo di misurare i fenomeni. nulla porta alle imprese. Il futuro non è la fiEsistono per esempio rilevatori basati sugli bra, ma il mondo dei ‘’sensori’’ che raccolgono infrarossi in grado di capire cosa guardano dati e li trasmettono ai esattamente gli uten«LE SOCIETÀ DI TLC DOVREBBERO ‘’misuratori’’ e agli atti davanti a un video. OCCUPARSI DELLE ESIGENZE DELLE tuatori, nella medicina Recenti rilevazioni IMPRESE E NON SOLO DEI CONSUMER: come nell’agricoltura o hanno dimostrato che COSÌ NON AIUTANO IL PAESE» nei beni culturali. spesso l’utente non Di fronte all’espansione digitale, gli editovede i banner sui siti web, anzi li evita. Essere ri tradizionali, in particolare della carta esposto non vuol dire guardare. Guardare non stampata, non riescono a ‘’reingegnerizvuol dire essere interessato, essere interessato zarsi’’. Per la maggior parte, il business non vuol dire agire. continua a restringersi per la contrazione L’aumento delle imprese impegnate nella dei ricavi pubblicitari. Il loro è un un desti‘’sostenibilità’’ e il premio Nobel attribuito no segnato? a Richard H.Thaler - fondatore della cosidNo, non lo è affatto. Oggi sembra prevalere il detta “economia comportamentale” che digitale, ma dobbiamo tener conto che l’ecotiene conto della psicologia nelle scelte finomia è caratterizzata da ciclicità. Gli editori nanziarie - sono forse risposte alla crisi del dovrebbero impegnarsi a capire ciò che l’upost -liberismo digitale? tente vuole davvero. Non credo che l’editoria Il cambiamento fa paura e va affrontato con cartacea si esaurirà. Ci si dovrà abituare a una competenze psicologiche. Bisogna cambiare carta “ibridata” con il digitale. È sbagliato conprospettiva, vedere il futuro con gli occhiali del trapporli: bisogna capire invece che il mondo digitale ma non necessariamente digitalizzare sarà sempre più ibridato. tutto ciò che s’incontra. Creare cioè ibridaLa Rete e la tv digital sono alla portata di zioni intelligenti fra fisico e virtuale. Apple e un numero maggiore di aziende, ma per i Amazon, facendo un omaggio a Olivetti, hanno proprietari dei mezzi il fatturato pubblicicapito quanto un negozio reinterpretato con tario è in discesa. E c’è chi sostiene che le un design accogliente, riesca a cementare la medie-grandi aziende devono progressivarelazione col cliente. Lo stesso Jobs ha ammesmente diventare “media company”, ossia so che i suoi Apple Store devono qualcosa ai attrezzarsi a comunicare senza mediazionegozi Olivetti, primo fra tutti quello realizzato ni. Che ne pensa? nel 1957 da Carlo Scarpa in Piazza San Marco Sono d’accordo. Le aziende devono cominciaa Venezia. La gente acquista in Rete, ma ama re a utilizzare i Crm, le applicazioni on-line anche intrattenersi con persone con gli stessi che servono a raccogliere e gestire le inforgusti e gli stessi interessi. Così un acquisto dimazioni del cliente. Attraverso meccanismi venta anche un’esperienza comunitaria.

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Il diciassette porta bene all’export del Piemonte È il numero delle aziende che raggruppa Ebt, rete di imprese piemontesi che, in sinergia, sta facendo crescere l’esportazione di prodotti esclusivi nel mondo di Riccardo Venturi

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QUI GLI IMPRENDITORI DEL GRUPPO EBT. IN ALTO IL LORO PRESIDENTE PININFARINA

unione fa la forza: anche nell’alto di territorio, rappresentando il Piemonte e le sue gamma, e specie quando l’obiettivo è eccellenze in numerose missioni all’estero, ma l’internazionalizzazione. Lo dimostra anche accogliendo delegazioni straniere, come l’esperienza di Exclusive Brands Torino (EBT), nel caso della scorsa Torino Fashion Week in una rete di imprese promossa dall’Unione Incui la rete ha coinvolto in una serie di eventi dustriale di Torino per una delegazione di LA PROSSIMA MISSIONE DI EBT SARÀ lo sviluppo e la proospiti dagli Emirati A DUBAI DAL 19 AL 20 NOVEMBRE, IN mozione sui mercati Arabi Uniti. Tra gli OCCASIONE DELL’EVENTO “BUONA ITALIA esteri di una selezione - TRADE SHOW” DEDICATO AL FOOD&WINE obiettivi della rete per di brands e di prodotti il biennio 2017/2018 d’eccellenza del territorio torinese e piemonc’è infatti l’intensificazione dei rapporti comtese. «Nei primi 5 anni di vita di EBT, dal 2011 merciali con gli Emirati Arabi Uniti: anche al 2016, il fatturato delle aziende aderenti alla per questo motivo la prossima missione sarà rete è cresciuto mediamente del 18%. La quota a Dubai, dal 19 al 20 novembre, in occasione export è cresciuta del 20% attestandosi ad una dell’evento “Buona Italia - Trade Show”. Si percentuale sul totale intorno al 45%» dice il Presidente di EBT Paolo Pininfarina. Aderi“MADE IN PIEDMONT” scono a EBT 17 imprese operanti in diversi EBT (www.exclusivebrandstorino. settori, dalla gioielleria al settore alimentare, it) è composta da 17 brands: Acqua dal vitivinicolo e dalla distilleria alla moda e al Lauretana, Allure, Altec, Bava Winery, Costadoro Caffè, Gelati design, dal tessile all’editoria, fino alle essenze Pepino, Guido Gobino, Mattioli e profumi. Aziende che condividono una clienGioielli, l’Opificio, Oscalito, Nimbus, tela selezionata e una forte vocazione internaPastificio Defilippis, Peyrano, zionale, e che si distinguono per la creatività, Pininfarina Extra, Quagliotti, San l’innovazione, la ricerca e la qualità dei loro Maurizio 1619 e Tonatto Profumi che da sei anni operano in sinergia prodotti e servizi, che rientrano tutti nell’alto per rafforzare la loro presenza di gamma. EBT persegue l’internazionalizzasui mercati internazionali e zione dei suoi 17 brands con un’intensa attivipromuovere all’estero un’immagine tà all’estero, e non solo. Il gruppo è riconosciudinamica del territorio piemontese. to dalla Città di Torino come ambasciatore del

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tratta del primo tradeshow tematico dedicato alla promozione delle imprese agroalimentari italiane che intendono entrare nel promettente mercato dell’area MENA - Medio Oriente e Nord Africa. Un evento organizzato dalla Camera di Commercio Italiana negli EAU, in collaborazione con Italian Cuisine World Summit. Ma già ai dicembre è in programma un’altra importante missione a Miami in occasione di Art Basel, tra le più importanti fiere d’arte contemporanea del mondo, una vetrina perfetta per i prodotti d’eccellenza “Made in Piemonte”. In questo contesto EBT darà luogo ad una cena seguita da un’asta benefica in collaborazione con NIAF, la National Italian American Foundation. Il gruppo insomma non si accontenta dei buoni risultati di crescita dell’export delle sue 17 aziende: «È una quota, seppur importante, non sufficiente, considerando la potenzialità di aziende che in decenni di storia hanno costruito un marchio notorio – dice Pininfarina - l’export non è più soltanto una possibilità, ma un’opportunità da cogliere per consentire alle aziende di svilupparsi e rimanere competitive sul mercato globale. Ci si pone quindi l’obiettivo di far crescere sensibilmente la quota export nei prossimi anni ed è questo il motivo per cui le due missioni del 2017 sono state programmate in due mercati di riferimento come il Medio Oriente ed il Nord America».


Tutti i giochi con vincite in denaro sono vietati ai minori di 18 anni.

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CASTELLI, IL "PAZZO SCATENATO" CHE (SORRIDENDO) HA SALVATO EXPO STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

Anche su questo numero, una piccola-grande storia esemplare risalta tra le altre, quella della Paolo Castelli di Bologna. Sull'abbrivio di un'ebanisteria di famiglia, è stato costruito un gruppo oggi globale, qualificatissimo, che compete su commesse grandi e grandissime, senza paura di mettersi in gioco, progettare da zero, innovare nei materiali, nei processi e nei prodotti. E naturalmente, in questo modo, continua a crescere in valore e ad assumere nuovo personale qualificato.

L'azienda bolognese è riuscita a ultimare i lavori del Padiglione Italia in soli 54 giorni. Grazie a una squadra affiatata e un capo smart. E poi è riuscita a crescere ancora. Un segreto? il 5% dei ricavi in ricerca di Marco Scotti

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anno realizzato l’intero Padiglione ItaGiuseppe Sala di averci sempre supportati e lia, dagli allestimenti fissi a quelli modi essere venuti a trovarci in cantiere anche bili, oltre all’impianto elettrico e a quello all’una di notte». audiovideo, in 54 giorni e 54 notti. Parliamo Ma Castelli non ha intenzione di fermarsi. Si di Paolo Castelli S.p.A., un’azienda italiana definisce “un pazzo scatenato”, ma sa bene attiva nel settore del general contracting che è grazie a quel pizzico di follia che è stae del design, che gestisce grandi e piccoli to possibile terminare tutto in tempo. Altriprogetti chiavi in mano in tutto il mondo. La menti il Padiglione Italia non sarebbe mai realizzazione del Padiglione Italia ha richiestato completato in tempo, con conseguente sto 20 persone operative tutti i giorni all’infigura barbina in diretta planetaria. Ora, terterno dell’azienda. A minata questa fatica IN SOLI 54 GIORNI (E NOTTI) SONO queste vanno aggiundi Sisifo, Paolo CastelRIUSCITI AD ALLESTIRE IL PADIGLIONE li è pronto a lanciarsi te altri 200 al giorno, ITALIA AD EXPO MILANO, IN TEMPO PER in cantiere o fuori dal in nuove sfide, anche L'INAUGURAZIONE DEL 1° MAGGIO 2015 cantiere, che sono se al momento non arrivati attraverso i fornitori. «Ok, abbiamo ci sono gare d’appalto cui partecipare. «Ed finito!» hanno potuto gridare alle 11 del 1° è un peccato – aggiunge Castelli – perché al maggio. Un’ora dopo, l'allora premier Renzi nostro livello si acquisiscono requisiti che inaugurava ufficialmente l’Esposizione Uniti permettono di partecipare a gare molto versale. qualificate ed elevate». La sua azienda è un «È stata una battaglia all’ultimo sangue – piccolo gioiello, che prevede di incrementadichiara il titolare Paolo Castelli – ora spere l’utile, rispetto all’anno scorso, del 50%, riamo solo che ci sia la stessa premura che passando da 14 a circa 20 milioni di euro. Le ci è stata richiesta quando si parlerà dei principali commesse in essere riguardano il pagamenti. Va dato merito a Diana Bracco e settore navale, quello del retail e il contract.

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STORY-LEARNING

Attualmente è quest’ultimo il più redditizio, producendo circa il 60% degli utili. Il navale costituisce circa il 30% del totale, dopo aver incamerato una maxi-commessa triennale con Fincantieri. Inoltre stanno realizzando uno show-room monomarca a Londra con un partner prestigioso. C’è un’altra bellissima anomalia che caratterizza il business della Paolo Castelli S.p.A.: investe circa il 5% degli utili in ricerca e sviluppo, concentrandosi sia sulla forza lavoro, sia sul software e le macchine. Dall’inizio dell’anno sono state assunte 15 nuove persone, portando il totale degli occupati a quota 53. Le assunzioni sono state realizzate attraverso il Jobs-Act ed erano finalizzate a Expo. Ma poi i nuovi impiegati sono rimasti in azienda, perché design e di grandi progetti gestiti da general nel frattempo sono state incamerate nuove contractor. Come detto, le aree di specializcommesse. La storia parte nel 1887 quando zazione sono tre: contract, retail e navale. Ettore Castelli apre un’ebanisteria artigiaTra i principali progetti di contract: il Grand nale a Bologna, una bottega che si concentra Hotel Bilià di Saint Vincent, Le Gallerie d’Isul “saper fare”. Nel corso del secolo scorso talia di Milano, l’Hotel Mandarin Oriental di la Castelli riesce ad adattarsi ai cambiamenMilano e l’allestimento degli interni delle tre ti dei tempi e delle monde, mantenendo stazioni funiviarie di Nuove Funivie Monte intatto il know-how. Bianco. Tra i prodotti Nel 1994 il pronipote L'AZIENDA È NATA NEL 1887 PER OPERA icona del settore reDEL CAPOSTIPITE ETTORE. OGGI di Ettore, Paolo (un tail la poltrona Calla, LA PAOLO CASTELLI SPA È SPECIALIZZATA giovanotto neo-laureil divano Morfeo, lo IN CONTRACT, RETAIL, NAVALE ato), si lancia con passgabello Vitesse, la sione in una nuova sfida: rilanciare la Modulibreria Autum. Durante il Salone del Mobile lar, azienda di famiglia che produce tendaggi 2012, infine, è stata presentata la collezione e che non riesce più a performare. Castelli “Inspiration”, che si rifà al gusto di grandi riesce a riportare il segno “+” in bilancio e, architetti del calibro di Le Corbusier, Frank nel 2011, dalla fusione con Domodinamica, Lloyd Wright, Van Der Rohe, Giò Ponti, Carlo specializzata in arredi e design, crea la PaScarpa. Infine - in collaborazione con la Boolo Castelli S.p.A., azienda che si occupa di logna Design Week che si è svolta all’ombra

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CON EXPO 2015 ABBIAMO ACQUISITO REQUISITI CHE CI CONSENTONO DI PARTECIPARE A GARE DI ALTO LIVELLO delle Due Torri dal 26 al 30 settembre scorsi - è stata organizzata la prima edizione del concorso fotografico “Cathedrals of Light”, un contest nato per omaggiare, attraverso la luce, le architetture della città di Bologna. Il concorso è stato organizzato a conferma dell’interesse dell’azienda per lo sviluppo e la promozione della cultura nella città di Bologna. Cathedrals of Light è stato dedicato a fotografi amatoriali e professionisti di ogni nazionalità, con l’obiettivo di permettere ai partecipanti di offrire il loro personale punto di vista sul capoluogo emiliano. Scopo del concorso, quindi, è quello di analizzare e documentare la relazione tra la luce, naturale o artificiale, e i luoghi – noti e non – della città. Così, i protagonisti sono diventati monumenti religiosi e laici, edifici di ogni epoca, scorci particolari, architetture affascinanti.



STORY-LEARNING GREEN ECONOMY

A sinistra la sede di Aquafil ad Arco, sotto nella fotina il suo presidente e amministratore delegato Giulio Bonazzi

Con il business eco-friendly Aquafil adesso pesca in Borsa

le difficoltà incontrate sono state anche altre: «la logistica sembra facile ma non lo è affatto. Un giorno all'inizio del progetto mi chiamano dallo stabilimento in Slovenia dedicato al progetto Econyl. Era arrivato un camion con una Una vera case history di economia circolare quella dell'azienda trentina rete da pesca. Mi chiedono: come facciamo a player globale nella produzione di filo di nylon per vari utilizzi - che usa scaricarla? C'è voluto un giorno intero solo come materia prima reti da pesca recuperate dal mare e vecchia moquette per capire come scaricare il camion. Sembra un aneddoto ma è la realtà, abbiamo dovuto di Riccardo Venturi affrontare problemi più complessi del previempre meno petrolio, sempre più vecsistema Econyl. Una quota che sta crescendo sto. Inoltre nel 2011 il petrolio era molto più chie moquette e reti da pesca dismesin modo costante, il nostro obiettivo è arrivacostoso, siamo passati da 120 dollari al barile se recuperate dal mare, salvando così re al 100% nel giro di 7 anni» dice Giulio Boa 45-50. Abbiamo dovuto mettere a punto un la vita a tanti delfini e tartarughe marine che nazzi, presidente e amministratore delegato processo in grado di competere con un pene sarebbero rimasti altrimenti prigionieri e di Aquafil, che nella trolio a prezzi molto NEL 2016, CHIUSO CON UN FATTURATO vittime: sono le materie prime utilizzate da produzione di filo per più bassi di quel che DI 483 MILIONI, IL 35% DELLA PRODUZIONE Aquafil per creare il filo di nylon con il quale pavimentazione tessicredevamo all'inizio» È DERIVATA DA MATERIALE RIGENERATO. si producono nuova moquette e anche abbile è leader di mercato L'OBIETTIVO È ARRIVARE A BREVE AL 100% spiega ancora l'ad. gliamento sportivo. Una scelta ecologica nel in Europa e secondo All'inizio la qualità segno dell'economia circolare che si è rivelaplayer globale. Ma per arrivare a questi risulottenuta con il processo di rigenerazione non ta produttiva e vincente, come dimostrano il tati ci sono voluti anni di faticosa messa a punera ottimale e il costo era fuori mercato. Ma a fatturato 2016 a 483 milioni e la quotazione to: «Per fortuna abbiamo abbondantemente differenza di altre aziende multinazionali che al segmento Star del mercato MTA di Borsa sottostimato le difficoltà. Siamo partiti con un ci avevano già provato senza successo, e avevaItaliana, prevista per metà novembre in seguiprogetto per rigenerare le materie prime ricino gettato la spugna, Aquafil ha insistito e alla to alla fusione con Space3, da cui arriveranno clando reti da pesca e altri scarti. Ma presto ci fine è stata premiata. «Fortunatamente lavoranuove importanti risorse. siamo resi conto che la composizione di tante no per me persone eccezionali per impegno e reti e tappeti era diversa da quel che ci aspetprofessionalità. Con tanto lavoro abbiamo dePrimi in Europa, secondi nel mondo tavamo. L'avessimo saputo forse non saremfinito un processo produttivo a costi contenuti, «Nel 2016 quasi il 35% della produzione è mo partiti, un minimo di mancanza di conoe oggi il sistema Econyl procede benissimo. Da derivata da materiale rigenerato con il nostro scenza è stata importante» dice Bonazzi. Ma quest'anno il nostro materiale è competitivo

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A METÀ NOVEMBRE LO SBARCO IN PIAZZA AFFARI

CON L'ECONYL REGENERATION ABBIAMO MESSO A PUNTO UN SISTEMA CHE PUÒ FARE A MENO DEL PETROLIO nonostante il basso prezzo del petrolio. Troviamo sempre più materie prime, cioè scarti, il mondo ne è pieno. Le reti da pesca vengono dal Mediterraneo, dal Sudamerica, dall'Oceano Indiano, da Paesi come Olanda, Scozia, Norvegia, Canada, Stati Uniti, India, Pakistan, Thailandia, Australia. Abbiamo costituito un'organizzazione non governativa insieme a una Ong e a un produttore di calze olandesi. Procuriamo i fondi a sommozzatori professionisti per recuperare le reti da pesca. In Italia lavoriamo con Legambiente, stiamo mettendo a punto un primo progetto pilota» aggiunge Bonazzi.

Prossima fermata: USA

L'Econyl regeneration system permette di

Prima la fusione per incorporazione di Aquafil in Space 3, poi a metà novembre la quotazione della stessa Aquafil al segmento Star del mercato MTA di Borsa Italiana. Una svolta per il gruppo fondato nel 1969 ad Arco, in Trentino, che prelude a una crescita importante. «Dalla business combination con Space 3 arriveranno 45 milioni di euro per un aumento di capitale»

dice Giulio Bonazzi. «Li utilizzeremo in due direzioni – annuncia il numero uno di Aquafil – prima di tutto la crescita per linee interne, soprattutto per incrementare la capacità produttiva e il recupero di competitività del nostro processo di rigenerazione Econyl. Inoltre ci guardiamo intorno, potremmo acquisire qualche

azienda interessante del settore e crescere per linee esterne. Una cosa è sicura, l'azienda vuole crescere, e più rapidamente di quanto fatto fino ad ora, anche se già nell’esercizio in corso si è registrato un significativo incremento della redditività e della generazione di cassa del Gruppo per effetto degli importanti investimenti realizzati nell’ultimo triennio».

ottenere da reti da pesca e vecchie moquette na limitazione estetica, da uno scarto verde una materia prima che ha la stessa qualità di possiamo fare un foglio giallo, bianco, beige, quella derivata dal petrolio: «Abbiamo messo marrone... Il consumatore vuole prodotti soa punto un processo di depolimerizzazione: il stenibili, ma devono essere anche belli» spiepolimero che costituisce il materiale plastico ga l'ad. Il gruppo Aquafil ha 14 siti produttivi torna allo stadio precedente, viene disaggrein Europa, America e Asia, con circa 2700 colgato e torna ad essere laboratori. Prossima «IL CONSUMATORE VUOLE SEMPRE un monomero puro. mossa l'apertura di PIÙ PRODOTTI SOSTENIBILI, E IL MONDO Così mentre una bottiun nuovo impianto È PIENO DI SCARTI CHE POSSONO glia in pet colorata che negli Stati Uniti, preDIVENTARE MATERIE PRIME» viene rifusa subisce cisamente a Phoenix, un peggioramento delle caratteristiche mecArizona, per la raccolta e la lavorazione di mocaniche e limiti nella parte estetica, perché quette e tappeti usati. L'investimento previsto mantiene lo stesso colore, con il nostro proè di 11 milioni di dollari nei prossimi tre anni. cesso otteniamo prestazioni identiche a quelL'obiettivo è recuperare direttamente la mole che si hanno utilizzando il petrolio e nessuquette esausta senza passare dalla discarica, e suddividere i materiali cosicché solo il 35% di nylon possa essere mandato all'impianto di trasformazione per rigenerarlo con il sistema Econyl. Considerato che negli Stati Uniti quando si entra in un appartamento non sempre si imbiancano le pareti, ma sempre si cambia la moquette, la materia prima non manca. Altri impianti di questo tipo sono previsti nei prossimi anni, non necessariamente negli Usa. C'è insomma di che essere ottimisti: «per quest'anno prevediamo una crescita del fatturato a 510/530 milioni di euro, con un Ebitda a 70/73 milioni (da 65)» conclude Bonazzi.

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STORY-LEARNING

La tecnologia made in Como che ha lanciato la moda 2.0 Sul Lario, nel vecchio distretto della seta, Epson ha investito su due aziende locali per produrre “Monna Lisa”: una stampante che digitalizza e accorcia i processi di stampa sui tessuti di alta qualità

C’

era una volta il distretto della seta di Como. C’era una volta e ora c’è di nuovo grazie a una partnership a tre tra Epson, Robustelli e Fortex per la realizzazione di un rivoluzionario macchinario che ha ribaltato il concetto di stampa sui tessuti, facendolo passare da analogico a digitale: si tratta di Monna Lisa, un sistema di stampa tessile digitale industriale basato su tecnologia Epson Micro Piezo. Così, il distretto serico lariano, che era un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale che aveva portato lustro all’area intorno al Lago cantato da Manzoni, è tornato a essere competitivo. Poi, complice la sempre minore richiesta di prodotti di pregio a prezzi poco competitivi e l’incremento dei costi di una filiera produttiva che necessita di gelsi, bachi e soprattutto tanta acqua, la zona è andata in crisi e si è iniziato a delocalizzare. Questo succedeva alla fine dello scorso Millennio, dopo una storia di successo durata oltre un secolo. Poi, nel 2003, il progetto Monna Lisa ha consentito di riportare in Italia la produzione che era stata dislocata all’estero. La stampa digitale non è una tecnologia particolarmente nuova: è nata una trentina di anni fa ma la collaborazione tra Fortex (che ha offerto la parte chimica), Robustelli (che si è occupata della parte ingegneristica e mecca-

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MONNA LISA, IL MACCHINARIO CHE HA DIGITALIZZATO LA STAMPA SU TESSUTO

nica) ed Epson (che ha fornito la testina e la offre una gamma amplissima di possibilità. tecnologia di stampa) ha permesso di spostaPunto fermo della digitalizzazione è l’abbatre rapidamente il focus del distretto comasco timento dei tempi di produzione. L’analogico, dall’analogico al digiinfatti, richiedeva un GRAZIE ALLA MACCHINA I TEMPI tale. Oggi oltre il 70% complessivo di cinque PER LA REALIZZAZIONE DI UN TESSUTO delle imprese a Como processi che andavaSTAMPATO SI SONO ABBASSATI DA 30 stampa in digitale: A 1 GIORNO MANTENENDO LA QUALITÀ no dalla creazione del la differenza sta nei disegno a mano alla volumi produttivi e nella gamma dei colori: la campionatura, per concludersi con il fissag“customizzazione” è il vero trend e il digitale gio: totale, circa 30 giorni da lavoro. Oggi con il digitale è possibile realizzare tutte le fasi in giornata, con conseguente abbattimento dei costi. Monna Lisa viene distribuito in oltre 350 distretti nel mondo, tra cui, oltre all’Italia, UN TESSUTO STAMPATO si annoverano Turchia, Portogallo e Francia. PRIMA DELL’AVVENTO DEL DIGITALE La partnership a tre si è tramutata in un’acquisizione da parte di Epson, che ha portato progetti di investimento e la realizzazione di un centro di ricerca. STAMPA DIGITALE MONDIALE Nel 2014, infine, è stato inaugurato il Textile Solution Center, il primo polo mondiale per lo sviluppo e la promozione della stampa digitaDEL DISTRETTO COMASCO le su tessuto. Con un investimento di due miCHE STAMPANO IN DIGITALE lioni di euro, il TSC offre agli operatori di merANNO DI REALIZZAZIONE cato l’opportunità di riprodurre il processo industriale di stampa digitale su tessuto. L’intera industria della stampa tessile genera 31 miliardi di metri quadrati di tessuto stampato a livello globale, con la Cina a farla da padrone (29,3%) Emea al 23,1% e India al 17,6%.

30 GIORNI PER REALIZZARE

31 MILIARDI

DI METRI QUADRI

70% AZIENDE

2003

di Marco Scotti

PRIMO PROTOTIPO

MONNA

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STORY-LEARNING

Il primo autonoleggio che esporta il made in Italy Un’altra innovazione di Tommaso Dragotto, il più grande imprenditore italiano del ramo con Sicily By Car: si lancia all’estero aprendo una società a Tirana, in Albania, e un ufficio di prenotazioni a Mosca di Angelo Curiosi

C’

L’UFFICIO DI TIRANA DI SICILY BY CAR. A DESTRA, TOMMASO DRAGOTTO

Tirana, e sono rimasto colpito. Visitandola, mi è una start-up di 54 anni, con a capo sono detto: ma cos’è successo? Ho trovato una un imprenditore-ragazzino nei pacittà dinamica, elegante, divertente. Un miraraggi dei settanta, che ha scelto di colo: reso possibile dal lavoro di un sindaco chiamarsi come la regione in cui è nata, la Sicieccezionale, sostenuto da una maggioranza lia, è oggi la più grande società di autonoleggio monocolore e da un governo a sua volta retto a capitale italiano, ma vuole essere anche la da un premier molto bravo. Insieme, il Comune prima società nazionale del settore a sbarcare e il governo hanno fatto grandi cose per i cittaall’estero, diventando multinazionale: è Sicily dini e Tirana s’è risvegliata con splendore, con By Car, l’azienda che Tommaso Dragotto ha fonun’armonia di giovani, un fenomeno davvero dato a Palermo nel 1963 e che dal 1° ottobre ha unico, fuori dalla normalità. Mi creda: io ho giaperto i battenti sul suolo straniero. In Albania, rato il mondo. E una simile metamorfosi mi ha in particolare: a Tirana. incuriosito, mi ha spinto ad approfondire». «Fino ad oggi molte volte avevo pensato ad uno Ma Dragotto non è un sbarco oltre confine, «C’È STATA UN’ALTRA COSA CHE MI turista qualsiasi. Il suo ma sempre con pruHA INVOGLIATO: IN ALBANIA C’È UN “approfondire” è queldenza, quasi con timoVILLAGGIO CHE SI CHIAMA DRAGOTTO lo di un imprenditore. ne», spiega Dragotto, E UN PONTE CON LO STESSO NOME» «Mi sono detto: esasfoderando uno dei miniamolo meglio, adesso, questo mercato. Ho suoi sorrisi tra cordialità e (lieve) ironia, per i fatto una ricerca di mercato, ho fatto confronti quali è famoso e che, con un pizzico di narcisieuropei, ho consultato i broker e ho raccolto smo, utilizza per i manifesti con cui “mette la molti incoraggiamenti e mi sono detto: perché faccia” sulla pubblicità della sua azienda. no?». «E avevo pensato più volte ad uno dei grandi Oggi a Tirana, in un’ubicazione ottimale, c’è un paesi dell’Est Europa, che dopo la caduta del grande, nuovissimo ufficio di Sicily By Car AlbaMuro e l’emancipazione dai regimi filosovietici nia, un perfetto duplicato di un ufficio italiano. mi sembravano avere le maggiori possibilità di «E poi, la vuol sapere una cosa?» continua sorsviluppo e di progresso. Ma, visitandone molti, ridendo: «C’è stato un altro fatto che mi ha invoproprio l’Albania era quella che mi aveva congliato: in Albania c’è un villaggio che si chiama vinto di meno». Dragotto e un ponte che si chiama Dragotto… Un imprenditore che ha sempre avuto fiuto, Il sindaco di quel paese so che mi aspetta a Dragotto: «Ma recentemente sono tornato a

braccia aperte, sarò conto di andarci appena possibile». Sicily By Car ha naturalmente individuato un partner locale che ha preso il 49% della società: «È necessario per lavorare e governare un ufficio all’estero, oltretutto l’Albania non è nell’Unione europea, applica le sue leggi che sono diverse, era opportuno avere un partner», spiega Dragotto. «Per me, è una nuova sfida di sviluppo, mi piace creare lavoro. Stiamo mandando la prima flotta da 50 macchine, in estate saranno 600, ma secondo me dovremo aumentarle». Ma non basta: Dragotto ha ormai deciso di cedere al fascino dell’estero. Ancora in Albania, con la città di Saranda, e presto in Montenegro. Ma soprattutto a Mosca, la capitale della Russia. «Non è una società di autonoleggio - precisa ma un ufficio di rappresentanza. Non noleggiamo auto direttamente sul territorio russo ma dalla Russia prenotiamo auto per l’Italia, che resta una meta ambitissima per i turisti e gli uomini d’affari russi. Siamo in un posto strategico, a due passi dall’ufficio consolare che dà i visti per l’Italia, e a due passi da Eataly. È un ufficio veramente bello, peraltro allestito benissimo con un investimento prudente… Bello, sobrio. I russi amano l’Italia moltissimo, come i giapponesi amano Gucci. E fanno bene: l’Italia è a mio giudizio insuperabile e inimitabile. Dopo la Sicilia, naturalmente».

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STORY-LEARNING DESIGN

Il legno ideale secondo Alpi: africano e fatto a fette L’azienda forlivese è un fornitore d’eccellenza per l’arredamento e il design del lusso. Guidata dal presidente Vittorio Alpi cresce grazie a tecniche innovative e materie prime di qualità di Riccardo Venturi

L

egno africano sfogliato e ricomposto in decine di essenze, finiture e decori diversi, privo dei difetti del legno tradizionale e con caratteristiche qualitative superiori. È il legno di Alpi, multinazionale partner di grandi aziende del lusso, dell’automotive, della nautica, oltre che di prestigiose realtà dell’arredamento, del product design, dell’architettura di interni. Un’azienda e un legno dalle radici italiane, romagnole per l’esattezza, e dai tronchi africani, camerunensi per la precisione – ma si utilizza anche pioppo italiano. L’altra caratteristica peculiare del legno Alpi infatti è il controllo diretto dell’intera filiera, dal tronco al legno finito, attraverso la gestione di 500mila ettari di foresta africana secondo criteri di sostenibilità sociale ed ambientale, che garantiscono lo sviluppo delle comunità locali in termini economici e di infrastrutture. Il legno Alpi è quindi tracciabile, eco-responsabile e sostenibile, come confermano certificazioni quali FSC (Forest Stewardship Council), che garantisce la provenienza da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, e OLB (Origine et Legalité du Bois), che attesta la legalità e la tracciabilità delle operazioni forestali e di trasformazione industriale del legno in Camerun. Alpi si avvia verso il centesimo compleanno. È stata fondata da Pietro Alpi nel 1919 a Modigliana, in provincia di Forlì, come piccolo

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A sinistra e in basso alcuni esempi del legno di Alpi, prodotto vicino a Forlì utilizzando materiale africano, proveniente in particolare dal Camerun

seconda svolta data 1975, quando Valerio Alpi costruisce una chiatta adibita a stabilimento trasportabile che dal porto di Ravenna viene rimorchiata fino a raggiungere l’Africa, dov’è utilizzata dall’azienda fino a oggi. Oggi Alpi – guidata da Vittorio Alpi, nipote del fondatore – si sviluppa su un insediamento industriale di 180mila mq in Italia e oltre 346mila in Africa, con una capacità produttiva di oltre 30 milioni di metri quadri annui, una distribuzione capillare in oltre 60 paesi, e un fatturato in crescita costante che si attesta attorno ai 150 milioni di euro. «Alpi è stata la prima azienda a indulaboratorio di alta ebanisteria, rapidamente strializzare il processo manifatturiero per il evoluto in manifattura di mobili. Negli anni legno composto - racconta Vittorio Alpi - La Cinquanta con l’ingresso in azienda di Valerio, nostra storia è caratterizzata da una grande figlio del fondatore, Alpi diventa sempre più tradizione unita alla passione per il mondo del un’industria specializzata nella produzione di design». Proprio l’ingresso di Vittorio in azienpannelli prefabbricati e legno composto destida negli anni Ottanta ha segnato l’avvio di prenati all’industria mostigiose collaborazioni LA PRIMA SVOLTA PER L’AZIENDA È biliera allora nascente. con nomi di spicco del AVVENUTA NEL 1961, CON “ALPILIGNUM” La prima svolta arriva IL PRIMO TRANCIATO COMPOSTO CHE HA design italiano quali, nel 1961, quando vietra gli altri, Clino CaDATO AD ALPI IL SUCCESSO ne presentato “Alpilistelli, Aldo Cibic, Dino gnum”, il primo tranciato composto, che porta Gavina, Pierluigi Ghianda, Ugo La Pietra, Anl’azienda rapidamente al successo sui mercati gelo Mangiarotti, Alessandro Mendini, Matteo internazionali, dall’Europa agli USA fino all’ARagni, Ettore Sottsass, Matteo Thun, Marco sia già all’inizio degli anni ‘70. Da allora innoZanini, fino alle recenti collaborazioni avviate vazione e investimento in ricerca e sviluppo con Piero Lissoni, art director dal 2015, Frasono un asse portante della crescita di Alpi. La telli Campana, Front e Kengo Kuma.


TRADING ONLINE STORY-LEARNING

Trading in Rete, rischio limitato se l’operatore è preparato IG Italia, nel settore, è una garanzia. Opera da 10 anni con successo, facendo leva su serietà, competenza e capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato e della tecnologia di Marco Gemelli

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NELLA FOTINA IN ALTO, ALESSANDRO CAPUANO, AD DI IG ITALIA

rando direttamente in Borsa, un ambito che a 10 anni si occupa di compravendita fino a quel momento era limitato a una élite di strumenti finanziari su internet: di operatori professionisti». Non è però l’unica azioni, obbligazioni, titoli di Stato, evoluzione, dal momento che anche la tecnopetrolio e valute. Opera cioè nel campo del logia ha fatto passi da gigante: «In Italia – contrading online. La IG Italia è oggi uno dei tinua l’ad – il numero di transazioni realizzate principali broker sul panorama nazionale ed via mobile è passato dal 2% al 25%, un’evoluha attraversato con successo i cambiamenti zione fisiologica sia dei dispositivi e delle reti avvenuti nel settore. «Il trading online – esora supporto, sempre più potenti che del trading disce l’ad Alessandro Capuano – è un’attività in sé. Al punto che oggi sviluppiamo prima la che nella maggior parte dei casi dovrebbe piattaforma mobile, poi quella per desktop». rappresentare una porzione limitata del porSe cambia la tecnologia, di conseguenza mutafoglio di un cliente (che può essere formato tano anche le preferenze di chi vi opera: «Il da fondi, obbligazioni, azioni, con un orizzoncliente è globalizzato: te temporale di almeIN LINEA CON UN APPROCCIO ETICO, vuole accesso a tutti i no 5 anni), fino a un I CLIENTI RITENUTI PRIVI DI CULTURA massimo del 10%, per FINANZIARIA VENGONO INDIRIZZATI DA IG mercati, insegue la vosfruttare situazioni VERSO OPERAZIONI CON STOP GARANTITO latilità o possibili bolle speculative ovunque speculative sul meresse siano, dai BitCoin alle Borse, dal petrolio cato». Anche se il fenomeno è nato all’inizio all’oro». Su questo fronte, IG Italia offre 15mila degli anni Duemila, il boom nel nostro Paese opportunità. «Troppa speculazione fa male – è avvenuto più tardi. «Quando siamo arrivati chiosa Capuano – ma senza, il mercato non in Italia – racconta Capuano – il trading online funziona. Le informazioni per i clienti oggi era associato soprattutto a un’attività legata al sono aumentate e non hanno nulla da invimercato azionario nazionale. Poi tutto è camdiare a quelle degli addetti professionali: è un biato, a partire dal tipo di asset su cui il cliente processo di democratizzazione di cui benefisi concentra a fare compravendite. Insieme cia tutto il mercato». Insieme a scenari, attori e al processo naturale di crescita del numero tecnologie sono cambiati anche i rischi legati a di clienti e transazioni, nell’ultimo decennio choc di mercato, come il crollo del franco svizabbiamo assistito a una forte migrazione da zero, che hanno portato a grandi perdite. «La altri mercati come quelli valutari. Il cliente ha tecnologia – risponde il numero uno di IG – ci iniziato a diversificare le proprie attività ope-

viene incontro: in risposta a questo tipo di problemi, abbiamo introdotto conti a rischio limitato, per cui tutte le operazioni sono eseguite con uno stop garantito, in modo che il cliente sappia esattamente la cifra massima che potrà perdere. In altre parole, trasferiamo dal cliente all’intermediario il rischio che l’operazione vada in negativo». È a questo genere di conti, che IG indirizza il cliente reputato privo della cultura finanziaria necessaria. «Noi lavoriamo così, ma il mercato è pieno di personaggi che non operano secondo le regole. Ecco perché occorre diffidare dagli intermediari offshore magari senza autorizzazioni (il fatto che siano in Italia è elemento di garanzia perché sono sotto il controllo delle autorità di vigilanza) e di chi non è sul database della Consob (occhio ai certificati falsi), così come di chi non fa domande specifiche sull’esperienza del cliente, di chi offre bonus o promozioni. Inoltre – conclude Capuano – se l’intermediario offre servizio di sostituto d’imposta ha più serietà. In fondo oggi il mercato è composto da una fascia di professionisti competenti, ma anche da persone improvvisate che approcciano al trading con la speranza di diventare miliardari, operando in maniera compulsiva e senza costrutto. Ma passare dal lato vincente richiede competenze e capacità di analisi e gestione dei rischi: la fortuna del principiante esiste, ma rimane per un periodo limitato».

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STORY-LEARNING BUSINESS TRAVEL

Viaggi d’affari, è arrivata l’app che semplifica la pianificazione Scaricata da 750 mila utenti nel mondo, è un servizio dell’azienda Carlson Wagonlit Travel, che in pochi click consente di avere info sui voli, eseguire il check-in, scegliere e prenotare un hotel di Alessandro Luongo

N

pensare la spesa con nuove efficienze». CWT el 018 ci aspettano tariffe aeree e servisi occupa proprio di questo, garantire cioè che zi di viaggio più cari. In media e rispettutto vada per il meglio: dalla pianificazione tivamente del 3,5 e 3,7%. In alcuni casi e prenotazione dei viaggi al servizio offerto, anche del 4. Sono dati forniti dallo studio Glodalle strategie d’acquisto con i fornitori finali bal Travel Forecast 2018, realizzato da Carlson al consolidamento dei dati fino alla gestione Wagonlit Travel, società di rilevanza mondiale delle spese e all’integrazione dei processi. Di specializzata nella gestione di viaggi business, mezzo c’è la competenza del personale e le meeting ed eventi, con GBTA Foundation. In tecnologie all’avanguardia che consentono di Italia c’è da aspettarsi un esborso ancora magrisparmiare in un’ottica di mobilità sostenigiore per le tariffe di voli e soggiorni: il 6 per bile. Le richieste o le prenotazioni dei servizi cento circa. «Finalmente anche da noi ci sono per una trasferta possono, per esempio, essesegni tangibili di ripresa economica e di prore effettuate dai diretti duzione industriale al GRAZIE A SUPPORTI TECNOLOGICI TRA interessati in modo di sopra delle attese CUI UN SITO DI RECENSIONI SUGLI HOTEL, rapido e intuitivo tra– commenta Antonio È POSSIBILE ORGANIZZARE LE TRASFERTE mite semplici interCalegari, vice presiIN MODO SEMPLICE ED EFFICACE facce online, oppure dente e country direcattraverso sistemi di self booking tool, come tor CWT Italia&Grecia – l’andamento positivo il “CWT Book2Go” che è stato sviluppato per degli indicatori macroeconomici è stato antiil mercato italiano e viene integrato ai sistemi cipato come sempre dalla dinamica dei viaggi gestionali aziendali. Oggi l’organizzazione deld’affari che segna un’impennata nel numero di le trasferte può essere gestita anche attraverso trasferte del 2017 soprattutto verso l’estero: una piattaforma mobile estremamente avan+7 per cento sui voli internazionali prenotati zata, CWT To Go, che si è aggiudicata imporper i nostri clienti». Maggiori costi di spostatanti premi sia a livello internazionale sia in menti per aziende e istituzioni che comportaItalia. Grazie a quest’applicazione – scaricata no pertanto, come spiega Calegari «la necessioggi da 750 mila utenti nel mondo – i viaggiatà di rivedere le negoziazioni con compagnie tori possono ricevere informazioni utili come aeree e alberghi e agire sui comportamenti dei avvisi su cambi di gate, ritardi o cancellazioni viaggiatori in fase di prenotazioni per com-

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dei voli, fare il check-in, ricercare e prenotare una camera di hotel scegliendo tra oltre 680 mila strutture nel mondo. La prenotazione dei voli è già operativa negli Stati Uniti e a breve sarà attiva anche in Italia. CWT ha messo a punto anche un social network aziendale dedicato agli hotel, CWT Hotel Intel, nel quale il viaggiatore può trovare commenti e giudizi lasciati dai colleghi che hanno soggiornato presso quella struttura.

VISTA DA VICINO

Carlson Wagonlit Travel opera in Italia da oltre 80 anni, ed è tra le travel management company (agenzie viaggio specializzate esclusivamente nei viaggi business per clienti aziendali) di primaria importanza globale con alle spalle quasi un secolo e mezzo di esperienza nella gestione dei viaggi business. Presente in circa 150 Paesi del globo e forte di circa 18 mila collaboratori, Carlson Wagonlit Travel, tra strutture di proprietà e joint venture, vanta un giro d’affari di 23 miliardi di dollari (dati 2016) e annovera tra i suoi clienti importanti gruppi multinazionali, istituzioni pubbliche e aziende di ogni dimensione.


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STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Città intelligenti e canoe superveloci. Grandi e piccole idee “future proof”. Le startup italiane non cresceranno con i numeri delle pari grado di altri Paesi, ma le idee innovative non mancano e non manca nemmeno il coraggio di osare e di pensare in grande. Planet Idea ne è un chiaro esempio, una storia che Economy vuole raccontare perchè oltre a business, etica e innovazione, parla anche di “condivisione delle competenze”

COME “SMARTIZZARE” LE CITTÀ A TORINO UN CORSO PER STARTUPPER È il primo programma formativo nel suo genere e nasce dall’esperienza di Planet Idea, startup ingegneristica diventata in 2 anni un competence center specializzato nella progettazione smart di edifici e aree urbane di Francesco Condoluci

P

anchine pubbliche con accesso wi-fi e ricae reca in calce il nome di Planet Idea, startup rica per smartphone. Spazi verdi attrezzati ingegneristica innovativa che, nata a Torino con palestre outdoor, bookcrossing, orti urbani, nel 2015, in capo a due anni è diventata il pripiste ciclabili, isole ecologiche. Strade a misura mo “competence center” specializzato nella di pedone, poche auto e livelli minimi di ossido progettazione “smart” di edifici, complessi redi carbonio. Case costruite con materiali ecososidenziali, quartieri e ecosistemi urbani. E se stenibili, che non sprecano energia e non inquicredete che le avveniristiche abitazioni di quenano. E un’app che consente alle “community” ste cosiddette “smart city”, le città intelligenti e di quartiere di consultare dati, monitorare le digitalizzate, siano appannaggio esclusivo di faspese, organizzare eventi, utilizzare servizi miglie benestanti che amano la tecnologia o di condivisi come videcoppie di ricchi col palPLANET IDEA STA COSTRUENDO IN osorveglianza, acquilino del green, sbagliaBRASILE LA PRIMA SOCIAL SMART CITY sti solidali, bike e car te ancora. AL MONDO: UNA “CITTÀ INTELLIGENTE” sharing. C’è qualcuno «Smart City Laguna PER UN TARGET DI 20 MILA ABITANTI che non si è limitato costituirà l’esempio a immaginare le città del futuro, ma le sta già di come l’innovazione e la sostenibilità possacostruendo. E se pensate a un global contractor no essere alla portata di tutti» ama ripetere il cinese, a una “chaebol” coreana o a una corposuo founder e presidente Gianni Savio. Laguration a stelle e strisce, vi state sbagliando. La na sarà infatti la prima smart city al mondo firma su Smart City Laguna – la prima social costruita, per un target di 20 mila abitanti, in smart city del pianeta che sta sorgendo a Crochiave social housing (le case convenzionate atà, nel Nord-Est del Brasile – è italianissima per popolazioni a basso reddito) nella quale il

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STARTUP-TELLING

Al centro della foto, Daniele Alberti di Starboost e alla sua sinistra Gianni Savio, founder e presidente di Planet Idea

prezzo di un trilocale da 75 mq non supererà i 145 mila real brasiliani, vale a dire meno di 40 mila euro. Case, peraltro, che non hanno niente a che vedere con i grigi casermoni-fotocopia o le villette seriali a perdita d’occhio che l’edilizia residenziale convenzionata (10 milioni le unità abitative edificate ogni anno nel mondo in questo segmento) ha costruito in Messico, Cina e altre parti del pianeta. Le residenze progettate da Planet Idea si ispirano infatti ai principi del “Green infrastructure and building” (Gib): un approccio ingegneristico che punta a incidere al minimo sul contesto ambientale e sui costi di gestione e manutenzione e ottenere invece il massimo dell’efficientamento energetico. Un obiettivo alla portata di Planet Idea e il cui conseguimento è frutto del combinato disposto tra tecnologia e best practice innovative, che è un po’ la “killer application” della startup nata a Torino. «La nostra mission – spiega Gianni Savio – è individuare aree nuove da edificare, in accordo con autorità locali interessate ai programmi di social housing. ”Smartizzare” case

dichiarato di Planet Idea è realizzare «spazi socialmente inclusivi e architetture più sostenibili a livello economico e ambientale». In Italia, lo scorso anno, ad esempio è stato fatto un esperimento, con la riqualificazione di Piazza Risorgimento, trasformata per 6 mesi da Savio e soci nella prima piazza smart d’Italia: un luogo che da degradato è diventato accogliente, sicuro, moderno, sostenibile, rivitalizzato. SAVIO: «ATTRAVERSO LA SHARING ECONOMY, PORTEREMO LE SMART CITY DA PROGETTO TEORICO A PROTOTIPO DI MODELLO ECOSOSTENIBILE CONCRETO»

già esistenti infatti è limitativo, al massimo si può intervenire sulla domotica, ma le soluzioni smart, più che a una singola abitazione, sono legate alla rimodulazione funzionale e sostenibile di spazi ampi nei quali le comunità possono condividere servizi e qualità della vita». In un mondo che, secondo le stime, entro i prossimi 25 anni vedrà l’80% della popolazione globale concentrarsi nelle aree urbane, l’obiettivo

LA POPOLAZIONE MONDIALE CHE 50% ABITA OGGI NELLE AREE URBANE

2040 ARRIVERÀ 80% LA PERCENTUALE

75%

PERCENTUALE DI ENERGIA CONSUMATA DALLE CITTÀ

EMISSIONI OSSIDO DI CARBONIO

PRODOTTE DALLE CITTÀ

80%

MILA

250 10 MLN 250$$$ CASE

VENGONO COSTRUITE

OGNI GIORNO

NEL MONDO 122

CASE CHE SI COSTRUISCONO

OGNI ANNO NEL MONDO

PER POPOLAZIONI A BASSO REDDITO

MILIARDI ATTUALE VALORE DI MERCATO

SOCIAL HOUSING

Per disegnare e costruire ecosistemi urbani “future proof”, sfidando sul mercato del social housing le grandi corporation e il loro modello di edilizia seriale, ci sarà sempre più bisogno tuttavia di misure innovative in ambito tecnologico, infrastrutturale e di servizi, da applicare sul campo. «Verissimo, infatti abbiamo pensato di cercare idee e aziende smart da accelerare nell’ecosistema Planet per integrare l’innovazione in ambito urbano» conferma Gianni Savio che infatti, in collaborazione con StarBoost Srl – un movimento di imprenditori, investitori e advisor – ha promosso “Company Creation”, un corso di formazione gratuita per startup, il primo nel suo genere, dedicato al mercato delle città intelligenti. Il programma, partito il 25 ottobre scorso a Torino, prevede 10 settimane di corso intensivo rivolto a 40 tra studenti, ricercatori e imprenditori che vogliano imparare da un team di esperti come si crea un’azienda dedicata all’innovazione e in particolar modo nel settore smart city. Alla fine del percorso formativo, i talenti più meritevoli avranno l’opportunità di realizzare la propria idea di business all’interno di Smart City Laguna. «Company Creation si basa su una collaborazione cross-generazionale tra chi apporta “il capitale intellettuale”, gli azionisti di capitale economico e i professionisti che aiutano i partecipanti a sviluppare il loro modello di business – puntualizza Daniele Alberti, presidente Starboost – un modello che punta ad evitare il fenomeno dell’alta percentuale di fallimento delle start up in fase di early stage».


STARTUP-TELLING

Sotto il vestito.... le bottiglie. Ecco il fashion italiano che si fa green Un progetto di Q-Bottles, ricavare abiti da contenitori di plastica recuperate da discariche e oceani. L’idea è stata finanziata tramite un crowdfunding di grande successo di Marco Scotti

UNO DEI CAPPOTTI REALIZZATI DA QUAGGA RICICLANDO LE FIBRE PLASTICHE

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tto miliardi di dollari di danni agli guono – o, peggio ancora, lasciate sui litorali oceani. Sono il risultato (drammaitaliani. Il progetto è stato lanciato tramite tico) della dispersione annuale di la piattaforma di crowdfunding Ulule, la 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici sepiù importante in Italia, ottenendo il 290% condo l’UNEP (United Nations Environment delle sottoscrizioni necessarie per lanciare Programme). Calcolatrice alla mano, è come l’impresa. L’obiettivo iniziale, infatti, era di se ogni dodici mesi l’uomo lasciasse nei 50 prevendite di diversi capi: polo, felpe e mari 18 mila Boeing 747, i giganti del cielo. due tipi di giacconi. I prezzi andavano dai 27 L’impatto sull’ambiente è tanto ovvio quaneuro per la maglietta a 261 euro per un giubto distruttivo, tanto che già da tempo si sta botto da donna. Il risultato è stata la prenoparlando di come arginare questa enorme tazione di 146 indumenti, quasi il triplo di montagna di materiale nocivo che, oltre a quanto fissato all’inizio della campagna di deturpare gli oceani, sta mettendo a repencrowdfunding, a riprova del fatto che i temi taglio anche la fauna ambientali stanno diOGNI ANNO VENGONO DISPERSI che, attratta dai pezzi ventando sempre più NEGLI OCEANI 8 MILIONI DI di plastica, se ne ciba, importanti nell’agenTONNELLATE DI RIFIUTI PLASTICI: spesso rimanendone da degli italiani. IL PESO DI 18 MILA BOEING 747 soffocata. «Il nostro progetUn modo per offrire una (piccola) soluzione to - spiega Fabio Bonfanti, amministratore c’è, ed è tutto italiano. Si tratta del progetto di Quagga - nasce dall’idea che una moda Q-Bottles, realizzato dall’azienda italiana sostenibile sia possibile e che ormai esseQuagga, che consente di trasformare semre green significhi anche essere cool. Voplici bottiglie di plastica in abbigliamento gliamo dimostrare che è possibile ottenere sostenibile, 100% Made in Italy e cruelil comfort e le caratteristiche del cotone ty-free. L’idea è semplice e rivoluzionaria: utilizzando fibre ottenute dal riciclo di maottenere le fibre necessarie per la realizzaterie plastiche presenti sul territorio, con zione di felpe, magliette e giacche attraverassoluti vantaggi in termini di ecocompaso il riciclo delle sostanze nocive plastiche tibilità durante tutta la vita del prodotto. contenute nelle bottiglie, che altrimenti I filati in plastica riciclata hanno infatti un verrebbero abbandonate in discarica – con impatto ambientale più basso in fase di tutti i costi di smaltimento che ne conseproduzione e i capi in poliestere possono

MODA ECOFRIENDLY? SÌ, SI PUÒ FARE E SENZA SACRIFICARE NULLA ALLO STILE E ALLA PRATICITÀ essere nuovamente riciclati una volta finito il loro utilizzo. La scelta del crowdfunding si è rivelata decisiva». I tessuti che si possono ottenere tramite riciclo sono molteplici: è il caso del jersey in poliestere leggero. Si tratta di una fibra traspirante e resistente che viene colorata in un secondo momento con tinture eco-compatibili. Il progetto Q-Bottles di Quagga è stato interamente pensato e realizzato in Piemonte: la fibra riciclata è prodotta da Sinterama Spa (Biella) con certificazioni Global Recycle Standard. La trasformazione delle fibre in tessuto è invece opera di Alpimaglia Srl, in provincia di Torino.

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STARTUP-TELLING IL NUOVO CHE CRESCE

L’IMPRENDITORIA LUCANA HA UN NUOVO CARBURANTE

IL TEAM EXTRAGEO SRL, UNA DELLE STARTUP NATE GRAZIE A SHELL INVENTA GIOVANI

Shell InventaGIOVANI sostiene gli imprenditori di domani della Basilicata Shell InventaGIOVANI è l’iniziativa del colosso petrolifero rivolta ai ragazzi della Basilicata che hanno un’idea imprenditoriale. Il progetto fa parte del più ampio Shell LiveWIRE, un programma di investimento sociale e sviluppo sostenibile lanciato nel 1982 nel Regno Unito, che oggi coinvolge 15 paesi nel mondo. Lo scopo è quello di promuovere e supportare l’imprenditorialità giovanile, aiutando gli aspiranti startupper a valutare la fattibilità del loro progetto. I requisiti per partecipare sono semplici: i giovani devono essere domiciliati

in Basilicata, avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni e porre l’accento sulla vocazione territoriale e le esigenze imprenditoriali e lavorative della popolazione lucana. Il progetto ha il patrocinio di Regione Basilicata, Confindustria regionale e Università della Basilicata. Nel 2017 InventaGIOVANI si è declinato in tre workshop che hanno coinvolto complessivamente 20 idee imprenditoriali. Inoltre è stato organizzato un corso per “Diventare un imprenditore di successo”.

IL KAYAK IBRIDO CHE AMA L’AMBIENTE Surfcruise consente di realizzare il “camping marino”

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5,40 metri di lunghezza e 60 centimetri di larghezza. La capacità di trasportare fino a 250 chili e una grande qualità: non può affondare. Queste, in estrema sintesi, le caratteristiche che rendono unico Surfcruise, un kayak superveloce che è stato ideato da due donne, Maura Paruzzo e Rossella Schettino. Il cognome della seconda riporta la mente un evento drammatico come il naufragio della Costa Concordia. La Schettino ha saputo affrancarsi dalla pesante eredità paterna e reinventare in chiave positiva il suo lungo rapporto con il mare. Surfcruise è un’imbarcazione che offre una soluzione ibrida tra un kayak e un surf ski, garantendo però le comodità che solo piccole imbarcazioni da diporto hanno finora regalato agli utenti. In

particolare, la possibilità di rendere il natante un piccolo magazzino, grazie a tre stive da 250 litri complessivi che consentono agli appassionati di realizzare il cosiddetto “camping marino”. «Si possono esplorare – ha dichiarato Maura Paruzzo – località in maniera ecocompatibile, portando con sé tutto ciò di cui si può avere bisogno. Surfcruise si rivolge al pubblico del kayak che cerca maggiore velocità e stabilità, ma anche a chi possiede uno yacht e ha la curiosità di raggiungere baie non accessibili dalle imbarcazioni a motore». Proprio la velocità è uno degli atout di questo kayak: si riescono a raggiungere anche i 12 nodi durante la pagaiata, il che consente di muoversi in maniera rapida oltre che agile.

IL CAMPUS AZIENDALE PIÙ AMATO DAI DIPENDENTI

LA SEDE DEL CORPORATE CAMPUS DI VETRYA A ORVIETO CHE SI È GUADAGNATO IL PODIO DELLA “GREAT PLACE TO WORK” NEGLI ULTIMI TRE ANNI

Vetrya ha un tasso di abbandono prossimo allo 0 anche grazie alla sede Attiva nei settori digital, media, mobile, advertising, entertainment, telco, on line advertising, internet e television, Vetrya favorisce il successo dei Clienti con un’ampia offerta di piattaforme cloud computing per reti di telecomunicazioni broadband, media asset management, mobile entertainment, mobile payment. L’ambizione è di cambiare la cultura della rete. “Il mio principio – dice Luca Tomassini, fondatore di Vetrya - è quello di ricreare un equilibrio tra tecnologia e

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umanesimo, cioè superare l’idea che l’innovazione sia soprattutto tecnica. È necessario riportare l’uomo al centro di tutto”. L’azienda ha un Corporate Campus a Orvieto, che negli ultimi tre anni è arrivato sempre nei primi tre posti della classifica “Great Place To Work”. La formula è semplice: non ci sono orari, non bisogna “strisciare” il badge, ci sono piste di atletica e luoghi per riposare la mente. E la formula piace talmente tanto che i dipendenti (età media 33 anni) hanno un tasso di abbandono prossimo allo zero.

UN DETTAGLIO DI SURFRCRUISE, L’IBRIDO TRA KAYAK E SURF SKI CHE CONSENTE DI IMBARCARE A BORDO IL NECESSARIO PER IL “CAMPING MARINO”

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DOMANDE &OFFERTE Investire al meglio i propri soldi, spenderne il meno possibile quando si acquistano beni durevoli, insomma: gestire in modo smart il proprio rapporto col denaro. In questo numero di Economy la sezione Domande & Offerte racconta le novità introdotte nel credito al consumo in un settore cruciale come quello dell’auto e da parte di una marca che nel mondo è sinonimo di prestigio, la Bmw. E sul fronte del mercato immobiliare descrive in dettaglio le strategie di due colossi del settore come Idea Fimit e Sorgente Group, ormai presente in Borsa attraverso la società Nova Re.

128 IDEA FIMIT IL NOME E’ CAMBIATO MA LA PROFESSIONALITA’ RIMANE

130 NOVA RE IL SETTORE CHIEDE CHE LE SIIQ POSSA PRESTO ENTRARE NEI PIR

PER COMPRARE UNA BMW, PIÙ DEI SOLDI, SERVE LA REPUTATION Il Ceo di Bmw Bank GmbH Italia, Enrico Mascetti, spiega le strategie del gruppo automobilistico tedesco per dare ai suoi clienti nuove opzioni di acquisto e ridurre il rischio delle insolvenze per la stessa azienda di Franco Oppedisano utti abbiamo un rating. Ed è ragiodi credito. I pagamenti che non onoriamo ce nevolmente possibile prevedere se li portiamo dietro con noi come un bagaglio una persona ha una “ottimale propensione a mano in aeroporto e può essere molto peal pagamento” oppure no». A dirlo è Enrico sante». Mascetti, ceo della filiale italiana di Bmw Una condanna a vita… Bank GmbH. Bocconiano, 54 anni, tornato Fino a un certo punto. Le confesso che anin Italia a gennaio del 2017 dopo aver prech’io qualche anno fa mi sono arrabbiato sieduto la filiale spagnola della banca della con una compagnia telefonica e, per un po’, casa automobilistica non ho voluto pagare TUTTI HANNO UN “RATING” CHE PUÒ di Monaco, Mascetti una bolletta. AIUTARE A CAPIRE SE SI È DEI BUONI è uno che di credito Allora niente finanPAGATORI OPPURE NO. MA GLI INSOLUTI se ne intende, visto POSSONO DIVENTARE MOLTO PESANTI ziamento anche per che nel giro di otto lei… mesi ha concesso, in varie forme, qualcosa La questione è un po’ più complessa perché come 37 mila prestiti. Per questo aggiunge: non c’è solo questo parametro per concede«Il nostro sistema di rating non è ancora ai re un finanziamento. E qui entra in gioco la livelli Usa dove non concedono prestiti se Scorecard. non si ha alle spalle una storia di credito. Ma Ci aiuti, per favore. anche da noi, nelle banche dati della centraSe vuole può chiamarle “schede di valutale rischi rimane traccia del comportamento zione”. Sono alcuni filtri che i richiedenti dei clienti che hanno avuto accesso a forme finanziamento devono superare per potervi

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DOMANDE&OFFERTE

A sinistra la BMW M4 DTM sponsorizzata da BMW Bank, nell’altra pagina Enrico Mascetti

accedere. È un modello predittivo statistico che ci supporta nell’erogazione del credito. Quanti finanziamenti non concedete?
 Lo scorso anno circa il 10%, quest’anno il trend è migliorato. La percentuale sta scendendo grazie a Scorecard, che è sempre più raffinata e affidabile. Quanti non pagano? Non molti. In rapporto al nostro portafoglio, alla fine del 2016 parliamo di poco più dell’1%. Pensavo di più. Le assicuro che fanno male lo stesso. Quanti contratti devo fare per recuperare il costo di un’auto che in media è di 50 mila euro? Molti, immagino. Ma cosa fate a chi non paga? Utilizziamo tutti gli strumenti e le azioni per il recupero del credito. Ma la questione non è semplice. Ci spieghi. Nel nostro paese, l’automobile oggetto di contratto finanziario non costituisce garanzia del prestito concesso per acquistarla. Se esistono le condizioni per il recupero dell’auto è sempre necessaria un’azione le-

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soggetto alla vigilanza della Banca d’Italia e della Bundesbank. Le assicuro che sono molto fiscali e non permetterebbero mai la concessione di prestiti a chi non è in grado di restituirli. Allora, ci spieghi perché. Perché un contratto finanziario è il modo migliore per restare sempre in contatto con il cliente, conoscerlo a fondo e offrirgli soluzioni che meglio rispondano alle sue esigenze. Se la compra in contanti, il Gruppo Bmw al massimo sa se porta l’auto in officina per i tagliandi e quando lo fa. Il finanziamento è fondamentale nella gestione del cliente e per facilitare un suo ritorno alla nostra marca. Le faccio un esempio che ci riguarda da gale per tornarne in possesso, ma è un provicino: sei mesi prima della scadenza di un cesso costoso e lungo perché in Italia per contratto, iniziamo a dialogare con il clienarrivare a una sentenza civile ci vogliono te e la gran parte di loro rifinanzia un’auto anche sette anni e quando la riprendiamo, nuova del gruppo. l’auto è già vecchia. Nel leasing ma anche Qual è la percentuale delle auto finanzianel noleggio, che non è un servizio offerto te su quelle immatricolate da Bmw? da Bmw Bank in Italia, la faccenda camGeneralmente la quota della nostra rete di bia, perché se qualcuno non paga i canoni, concessionari è di circa 6 vetture finanziate possiamo ingiungersu 10 vendute. IL 10% DEI FINANZIAMENTI RICHIESTI NON gli di ridarci subito Anche qui, pensavo È STATO CONCESSO E L’1% DEI CLIENTI l’auto che è di nostra di più. NON HA PAGATO UNA O PIÙ RATE proprietà. Se non lo Le marche generaMA LA NORMATIVA È COMPLESSA fa, può essere un reliste arrivano anche ato penale, l’appropriazione indebita. E il all’80%, ma nel segmento premium dove responsabile legale di un’azienda, di solil’acquirente ha un reddito più alto, le assito, non è molto contento di rischiare una curo che è un’ottima percentuale. In Bmw condanna penale. Come le dicevo, la quesiamo secondi solo alla casa madre in Gerstione è complicata e gli avvocati ci vanno mania che raggiunge il 70%. Ma vogliamo a nozze. crescere ancora. Allora meglio vendere meno, ma in conE come? tanti. La nostra ultima iniziativa si chiama No, non funziona così. Whybuy e vuole essere un modo per poter Perché volete vendere di più, magari anusare una vettura posticipando la decisione che a chi non se lo può permettere? se acquistarla o semplicemente pagare per Non è la risposta giusta. Siamo la filiale itail suo utilizzo fino alla fine del contratto. liana di un istituto di credito tedesco che è Ovvero?


La base è un leasing che dura, ad esempio, 24 mesi e, fin dall’inizio, il cliente sa quanto costerà la vettura al termine del contratto. In un canone mensile è possibile comprendere una serie di servizi come l’assicurazione e la manutenzione offerti da Bmw attraverso una serie di provider selezionati e all’altezza del marchio che rappresentiamo. I servizi disponibili sono modulabili in funzione delle esigenze del cliente, una specie di “abito su misura”. Whybuy può essere sottoscritto sia da privati che da società. E come sta andando l’iniziativa?
 Nella prima settimana di lancio della proposta, abbiamo promosso l’offerta in rete e chiesto al pubblico e ai potenziali clienti di rivolgersi ai concessionari per ottenere proposte di quotazioni. Il risultato è stato ben al di sopra le aspettative: abbiamo avuto 15

WHYBUY PERMETTE AL CLIENTE DI DECIDERE IN UN SECONDO MOMENTO SE VUOLE ACQUISTARE O MENO L’AUTO mila contatti web e 5 mila richieste effettive nella prima settimana e a oggi abbiamo ben 200 mila visite al nostro sito. Adesso è anche possibile avere quotazioni direttamente via internet, che si aggiungono alle 2 mila già fatte dai dealer. Per ora, partiamo solo

SCORECARD, LA PATENTE DELLA SOLVIBILITÀ

Quando un cliente richiede un finanziamento, per qualsiasi importo, è fondamentale per l’intermediario valutare correttamente la probabilità di avere di fronte un “buon” cliente, ovvero un soggetto che pagherà puntualmente le sue rate. Lo strumento utilizzato per ottenere una stima dell’affidabilità del cliente è la “scorecard”: una scala di valutazione oggettiva che consente di esprimere un giudizio sintetico sulla sua capacità creditizia. Ogni cliente ha, infatti, caratteristiche che, se appropriatamente valutate, consentono di predirne l’affidabilità e di ridurre il rischio di potenziali perdite.

Sviluppata dai ricercatori Robert Kaplan e David Norton nel 1992, la sua funzione era quella di fornire informazioni sulla qualità della clientela delle aziende. Oggi, invece, è utilizzata prevalentemente nell’ambito del processo di accettazione del credito. All’interno della Scorecard, a ogni informazione, patrimoniale e non, del cliente è assegnato un punteggio, che varia a seconda di quanto sia positiva o negativa la natura dell’informazione stessa; ad esempio, se il richiedente un finanziamento è un notaio, la variabile “professione” avrà in media una buona valutazione.

L’assegnazione dei punteggi si basa su metriche oggettive e metodi di analisi statistica. La somma di tutti i singoli punteggi assegnati a ciascuna delle informazioni raccolte, genera uno score finale che rappresenta un indicatore della rischiosità del cliente. Per finalità pratiche e di comparabilità, i clienti sono poi raggruppati in classi omogenee tramite l’assegnazione del Rating, che rappresenta la sintesi dell’analisi di rischiosità condotta tramite il modello e al contempo il punto di partenza della valutazione che conduce all’esito finale della richiesta di finanziamento del cliente.

con tre modelli della gamma Bmw: la Serie 1, la Serie 2 e la X1, ma il nostro obiettivo è estenderlo a tutta la gamma, o quasi. Di che canoni stiamo parlando? Molto dipende dal pacchetto servizi che si sceglie. Per X1, ad esempio, si parte da 350 euro al mese, iva compresa. Ma Whybuy lo fa direttamente la casa madre? È un servizio finanziario erogato da Bmw Bank attraverso la rete dei concessionari, per i quali stiamo anche facendo un investimento consistente nel digitale, per fare in modo che, in un futuro non lontano, possano vendere e finanziare un veicolo anche a distanza. Già adesso abbiamo facilitato il loro lavoro perché ormai i contratti finanziari e la documentazione dei clienti è paperless, in digitale e senza carta. Il cliente firma il contratto tramite un codice digitale che riceve sul proprio telefono e ha una risposta estremamente rapida sulla concessione del finanziamento. Il cliente, entro breve, potrà anche inviare i propri documenti autonomamente da casa. Saranno contenti, i concessionari. Certo ma loro sono molto importanti per il Gruppo. Se i concessionari sono competitivi ed efficienti, lo siamo anche noi.

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DOMANDE&OFFERTE

IDeA Fimit cambia nome Ma la sostanza resta invariata

La prima Sgr immobiliare italiana si chiamerà Dea Capital Real Estate e continuerà a gestire oltre 9 miliardi di masse attraverso 40 fondi immobiliari, di cui cinque quotati in Borsa di Marina Marinetti SE CONOSCEVATE IDEAFIMIT, ALLORA CONOSCETE ANCHE DEA CAPITAL REAL ESTATE SGR. Perché sono la stessa cosa: la prima Sgr

immobiliare in Italia. Cambiano il marchio, le penne, la carta intestata, ma rimane tutta la sostanza: 40 fondi immobliari di cui cinque quotati, per una massa gestita che supera i 9 miliardi di euro. Tre volte il patrimonio personale di Donald Trump. Una cifra che è persino difficile da immaginare. «Qui si perde un po’ la cognizione del denaro», conferma l’amministratore delegato della Sgr, Emanuele Caniggia: «C’è anche da dire che quando sbagli dell’1% su queste cifre, la ritrovi subito...».

vendessimo a fortissimo sconto non inciderebbero sul rendimento del fondo.

E l’altro? Delta, che è nato appena prima della crisi, nel 2006. Un anno fa avevamo dato un parere negativo a un’opa a 65 euro, tanto è vero che oggi quota in borsa 80 euro.

Del fondo Delta, però, era stata prorogata la scadenza, inizialmente fissata per il 31 dicembre 2014. È l’unico modo, in Italia, per garantire la tenuta dell’investimento: il problema del fondo immobiliare è l’illiquidità, oltre al fatto di essere chiuso, con finestre di entrata e di uscita prederminate. Sarebbe come inVi capita spesso? vestire in azioni Fca sapendo che nel 2029 Veramente no: siamo bravi, ma anche fortuchiuderà: non lo farebbe nessuno. Coi fondi nati perché i fondi quotati sono tutti partiti chiusi, in uscita non anni fa, prima della È ALLO STUDIO UNO STRUMENTO CHE hai mai la certezza crisi, quindi sono SIA AL 50% LIQUIDO, COME SIIQ O REITS, E liquidabilità riusciti a prende- AL 50% ILLIQUIDO CON RENDIMENTI PIÙ della del tuo investimenre l’onda buona del ELEVATI E PIU’ FACILITÀ DI ENTRATA to, perché quando il mercato e quindi l’effondo chiude devi vendere l’immobile e se fetto della crisi è molto attenuato. Ne stiamo il momento di mercato è negativo vai in perliquidando quest’anno due. Uno è Beta, che dita, non ci puoi fare niente. È lo strumento ha una storia molto lunga con un rendimenche è nato male. to dalla nascita alla fine del 6,5%, con una coda residua di immobili per una trentina C’è un’alternativa? di milioni di euro che siamo costretti a venNon ancora, ma il nostro azionista è un indere in questo breve periodo, ma anche se

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EMANUELE CANIGGIA, A.D. DEA CAPITAL REAL ESTATE SGR

cubatore di progetti: la stiamo elaborando.

Questa è una notizia. Siamo partiti dall’esigenza dei nostri investitori, siano essi retail o istituzionali, di avere la possibilità di entrare e uscire da un investimento quando decidono loro, a seconda di quelle che sono le loro strategie.

Ma in Italia non esistono fondi aperti. Come farete? Abbiamo pensato a uno strumento che investisse il 50% del capitale in strumenti liquidi riconducibili al Real Estate, cioè Reits (Real Estate Investment Trust) statunitensi, Siiq (Società di Investimento Immobiliare Quotate) o qualunque cosa che sia quotata su mercati regolamentati, e che abbia una buona capacità di denaro e immediatamente liquidabili. E l’altro 50%? Strumenti illiquidi divisi per asset class diverse, quindi core, core plus, value added e anche crediti, in modo che il rendimento di uno e dell’altro siano compensati. Sulla parte illiquida sicuramente avremo un rendimento atteso più alto di quella liquida, però il mix consente di aprire finestre semestrali di entrata e uscita degli investitori.


Effettivamente abbiamo superato i 9 miliardi su un mercato che ne esprime 50. Siamo decisamente troppo grandi: dobbiamo cercare altri mercati. Ma ad avere una presenza europea per crescita diretta ci metteremmo troppo e probabilmente non riusciremmo a cogliere il mercato efficacemente. D’altra parte, subaffittare la raccolta a local partner, come fanno per esempio Blakcstone o Ubs, è un modello di business che non ci piace. Quello che abbiamo è un mesterie: lo facciamo solo dove lo sappiamo fare. LA RINASCENTE, CORSO VITTORIO EMANUELE, MILANO

Un bel progetto. Ma bisogna fare i conti con Consob e Bankitalia. Dai primi dialoghi che abbiamo avuto con l’autorità, con cui abbiamo condiviso informalmente il modello, questo progetto è compatibile con la normativa italiana, quindi si può fare. Adesso ci saranno i passaggi formali del caso. Sarebbe l’unico strumento del genere in Europa. In realtà in Francia c’è già qualcosa del genere, e in Germania ci sono i fondi immobiliari aperti.

In Italia ci sareste solo voi. Almeno all’inizio. Voglio arrivare a fine anno ad approvare il regolamento del fondo e quindi avviare l’iter autorizzativo di commercializzazione, per iniziare dal 2018 a raccogliere denaro. Ed è difficile che, quando dico delle date, lo faccia a caso: normalmente non mi capita. Avete già scelto cosa comprare per la parte liquida del nuovo fondo? Abbiamo fatto uno screening e abbiamo visto quali sono gli strumenti più liquidi: sicuramente i Reits statunitensi o francesi, che hanno dimensioni e mercato tali da garantire entrate e uscite.

Cos’ha l’Italia che non va? Purtroppo in Italia ci sono poche Siiq e non sono molto liquide.

E con gli immobili? Resterete in Italia? Principalmente sì. È dove oggi abbiamo operatività. E non vogliamo affidare a terzi il compito di far rendere i nostri investimenti. A proposito di Italia: non siete un po’ troppo grandi?

E dove non lo sapete fare? Stiamo pensando a farlo in maniera indiretta. Acquisiremo delle società all’estero, per diventare un gruppo e cominciare a prendere confidenza con l’investimento all’estero, da dove peraltro arriva il 57% dei capitali che gestiamo. Avete messo gli occhi su qualcosa? Stiamo guardando con attenzione. Ci sono realtà operative da acquisire soprattutto in Francia e in Germania. Per ora abbiamo fatto uno screening e fatto una breve lista di una serie di aziende. Le stiamo valutando per capire il target su cui concentrarci: però è ancora un cantiere aperto.

Il mercato degli investimenti immobiliari indiretti (valore 60 miliardi) 0,5%

6,6% 10,8%

82,1%

82,1% (49,2 miliardi) 405 Fondi riservati gestiti da 37 SGR immobiliari 10,8% (6,4 miliardi) 4 SIIQ) (Igd, Beni Stabili, Coima Res, Aedes) 6,6% (3,9 miliardi) 24 Fondi quotati destinati al pubblico retail, gestiti da 13 SGR immobiliari 0,5% (300 mln) 5 Società immobiliari quotate (Brioschi, CIA, Gabetti, Prelios, Risanamento)

FONTE: ELABORAZIONE IDEAFIMIT/DEA CAPITAL REAL ESTATE SGR, DATI AL 31 DICEMBRE 2016

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DOMANDE&OFFERTE

Nova Re, la Siiq che ha portato Sorgente Group in Piazza Affari Parla Stefano Cervone, consigliere delegato di Nova Re Siiq Spa: “Abbiamo in programma di aumentare il capitale di 400 milioni di euro nel triennio, e proseguiamo nella nostra politica” di Marina Marinetti

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STEFANO CERVONE, CONSIGLIERE DELEGATO NOVA RE SIIQ SPA

n borsa è il momento del mattone. Il merLos Angeles. Ora, da consigliere delegato, cato è in ripresa e le Società di investiguida Nova Re, nata in seno ad Aedes nel mento immobiliare quotate (Siiq) realiz2008 e ceduta a fine 2015 al Gruppo Sorzano performance a due cifre. Merito della gente, che, dopo l’aumento di capitale di libertà di manovra dei sottoscrittori che, a agosto, ora a quota 34,64 milioni di euro, differenza dei fondi immobiliari, non sono ne controlla il 56,5% più un ulteriore 11,7% vincolati per anni. Ma anche della doppia attraverso Saites srl. rendita dovuta all’incremento del valore del In Italia, però, le Siiq si contano sulle dita di cespite e al rendimento locativo, oltre che una mano. Letteramente: Nova Re è l’ultima della policy dei dividendi che richiede alarrivata (l’adesione al regime Siiq è storia meno il 70% di payout ratio sull’utile distrirecente e rientra nel piano industriale apbuibile, e anche dei benefici fiscali di cui goprovato a fine giugno) e si affianca a Igd, Beni dono: esezione da Ires e Irap e aliquota del Stabili, Coima Res, Aedes. «La norma – spie26% sui dividendi. ga Cervone – è stata IN CASSA CI SONO 23 MILIONI «È uno strumento introdotta nel 2007, DI EURO PER ACQUISIRE ULTERIORI di cui in Italia si avalla vigilia di una crisi ASSET IMMOBILIARI verte decisamente il in cui l’immobiliare E AUMENTARE IL FLOTTANTE bisogno. Il Reit (Real è stato tirato dentro Estate Investment Tust), italianizzato in ingiustamente, dato che all’origine c’erano Siiq, è un veicolo che in tutto il mondo rapcrediti dati in maniera scriteriata». Ma ora presenta uno strumento di elezione per i il vento è cambiato: «C’è un interesse sul grandi enti previdenziali, che vi allocano mercato e ci sono i fondi immobliari quotati in media tra il 10 e il 20% del loro portafoprossimi alla scadenza. Diventa quindi integli». Stefano Cervone ha alle spalle 25 anni ressante fare una valutazione di ristoro che di esperienza in ruoli apicali nell’industria invece di liquidare posizioni oggi in perdita immobliare, inclusa la direzione generale di preveda il passaggio degli immobili da un Sorgente Group fino al 2015. Portano la sua fondo che va in scadenza a un’azione quofirma l’acquisizione del Chrysler building tata di una Siiq in cui i patrimoni possono di New York (poi ceduto), gli investimenti trovare percorsi di valorizzazione». a Roma nella Galleria Colonna (poi Alberto In portafoglio ci sono già sei immobili a redSordi), l’acquisto del Fine Arts Building di dito a Milano (79%), Roma (8,3%) e Bari

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IL SETTORE SI AUGURA CHE LE SIIQ POSSANO PRESTO ENTRARE NEI PIR: E’ STATO UN ASSURDO TENERLE FUORI (12,7%), con un Gav (gross asset value) di 128 milioni di euro, e un tasso di occupancy del 97,5%. Il 53% dei ricavi deriva da Ovs (a Milano in via Spadari, via Cuneo e corso San Gottardo), il 16% da Telecom (sede di Bari in via Dioguardi), l’8% dall’ambasciata canadese (via Zara, Roma) e il restante 8% suddiviso in parti uguali tra Ticket One e Willis Towers Watson (Milano, via Pisani). E in cassa ci sono 23 milioni di euro per acquisire ulteriori asset immobiliari e aumentare il flottante. Il piano industriale prevede infatti un aumento di capitale complessivo nel triennio fino a 400 milioni di euro da attuarsi in più tranches: «Abbiamo bisogno di raggiungere una dimensione che sia di interesse per il segmento di investitori che guarda a dimensioni minime di 500 milioni di euro di attivi, al di sotto dei quali è difficile mobilitare l’interesse di grandi investitori del calibro di BlackRock o Fidelity». E il retail? «Ci auguriamo che le Siiq possano presto entrare nei Pir (Piani individuali di risparmio). Inspiegabilmente – spiega il manager – il real estate è stato escluso dalla legge. È un nonsenso: se l’obiettivo era quello di portare il denaro verso l’economia reale è assurdo escludere il settore che tradizionalmente ne è un cardine. È come se avessimo chiuso una delle arterie di questo sistema circolatorio».


PRODUTTIVITÀ, EFFICIENZA E RISPARMIO SUI COSTI: LE AZIENDE CHIEDONO, LA STAMPA GESTITA RISPONDE. Sempre più aziende nel mondo stanno adottando soluzioni di MPS (Managed Print Services)

COSA SIGNIFICA PER UN’AZIENDA RICORRERE A SOLUZIONI MPS?

PERCHÉ NASCONO I SERVIZI MPS? Per monitorare e gestire tutte le risorse di printing in azienda (le pagine stampate, i materiali di consumo, la reportistica) seguendo un modello in cui tutti i processi risultano ottimizzati sulle esigenze produttive.

OBIETTIVI PIÙ IMPORTANTI DA RAGGIUNGERE In termini di parco stampa e gestione documentale, le PMI italiane si prefiggono:

RIDUZIONE DEI COSTI Hardware e consumabili

FATTORI CHIAVE DI SUCCESSO NEL PERSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI Sono 5 i fattori di soddisfazione che determinano il successo dei servizi di stampa gestita:

Garantirsi il raggiungimento di determinati obiettivi, fondamentali per il successo nel business!

AUMENTO DELLA SICUREZZA Di documenti e stampanti

RIDUZIONE:

- del carico di lavoro sullo staff IT - dell’impatto ambientale

MIGLIORE QUALITÀ E AFFIDABILITÀ DEI SERVIZI

MIGLIORAMENTO: - dei flussi di lavoro - dei costi predittivi - del reporting/analytics

LA SOLUZIONE? BROTHER PAGINE + CLOUD È un servizio flessibile ideato da Brother per le PMI: una soluzione di stampa completa che semplifica la gestione del parco stampa e abbatte i costi, senza più bisogno di installazioni software grazie alla tecnologia cloud. Brother

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VITA DA MANAGER Sono sempre più importanti nelle aziende, più importanti per la vita della collettività: i manager. Sono strapagati e iperstressati. Economy dedica in particolare a loro le pagine che seguono. E in questo numero l’approfondimento si concentra sulle aziende familiari e sulla loro necessità di aprirsi a management diversi per riuscire a vincere le sfide della nuova economia.

136 MANAGER ALLO SPECCHIO SERGIO NOVIELLO, LUCA SISTO, ANNAROSA ROCCA

AZIENDE FAMILIARI, ROSE E SPINE PIU’ FORTI SE APRONO AI MANAGER Negli anni della crisi (2007-2015) hanno vinto il confronto con le «non familiari» per crescita e ricavi; ma di esse il 25% è guidato da un ultra70enne e questo fa scattare un campanello d’allarme di Elisa Stefanati

n Italia il 70% delle imprese con fatzione opportunità e rischi. Al fine di agevoturato superiore ai 20 milioni di euro lare il passaggio di consegne spesso è utile è costituito da aziende familiari. Per una affidare la gestione dell’azienda a manager azienda su 5 il passaggio generazionale esterni che affianchino l’erede fino alla sua dovrà essere affrontato entro i prossimi 5 piena maturità. anni. Solo il 30% delle aziende sopravvive In questo quadro, immutato da almeno al proprio fondatore e il 13% alla terza getrent’anni, dal primo scalino generazionale nerazione. Obiettivo della classe imprenPER UNA AZIENDA SU 5 IL PASSAGGIO del passaggio geneditoriale decollata GENERAZIONALE ANDRA’ AFFRONTATO razionale è tutelare nel dopoguerra, si ENTRO I PROSSIMI 5 ANNI. SOLO IL 30% l’integrità e la consta affacciando un SOPRAVVIVE AL FONDATORE tinuità dell’impresa fattore inedito: manevitando conflitti fra gli eredi. Per fare ciò, co a dirlo, un algoritmo! Esprime la formula è necessario pianificare tempestivamente e del successo per le piccole e medie, si tratta strategicamente il pasdi un algoritmo che prevede che i membri saggio di consegne fra familiari all’interno del consiglio di ammiimprenditore ed erede, nistrazione occupino tra il 50 e il 60% delle valutandone con attenpoltrone. A stabilirlo, una ricerca condotta dall’Ufficio studi Mediobanca su 280 medie imprese italiane per conto di Cineas L’ AUTRICE, ELISA STEFANATI

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VITA DA MANAGER

ALESSANDRO RIELLO (Consorzio universitario per la cultura del sivo per la crescita. Le famiglie imprendirischio). toriali italiane che mostrano una maggiore “Dove c’è un bilanciamento tra famiglia e apertura all’introduzione di manager estermembri esterni come manager e consulenni, assicurano maggiori atout alla salute ti, i risultati appaiono nettamente migliori”, dell’azienda. Per le aziende di medio-grandi commenta Vittorio Villa, Managing Partner dimensioni l’optimum è rappresentato da della società di executive search Villa&Paruna governance che mantenga come ammitners. nistratore delegato un famigliare, ma apra il “La continuità della successione viene talCDA, ove il confronto è decisivo, ad almeno volta considerata un argomento tabù”, predue membri non famigliari. cisa Claudio Devecchi, Direttore scientifico Ma a fronte di tante vicende complesse e di Cerif, il Centro di ricerca sulle imprese di purtroppo a volte perdenti non mancano i famiglia dell’Università Cattolica di Milano, casi positivi, di scuola. In queste pagine apche ha svolto un’indagine su un campione profondiamo quello del gruppo Riello, che di aziende con fatturato compreso tra i 15 e potrebbe essere preso a modello proprio i 150 milioni di euro. È di 3,5 anni la durata per la capacità di gestire il passaggio del temedia di un passaggio generazionale, con stimone attraverso cinque generazioni. una media di 3,5 membri familiari e di 1,5 Ed un passaggio generazionale è in atto consulente coinvolti. Su 34 passaggi geneproprio ora, tra Giordano Riello, classe razionali, il 71% circa sono stati completati 1989, vice presidente nazionale del Gruppo con successo, il 12% Giovani imprenditori ha avuto esito negati- DEVECCHI: «SPESSO GLI IMPRENDITORI di Confindustria, e PROCRASTINANO LA SOLUZIONE vo. Motivo della retiil padre Alessandro, DEL PROBLEMA DATA LA SUA cenza ad affrontare il a sua volta figlio di OGGETTIVA COMPLESSITA’» tema? “Spesso la voValerio Giordano, a lontà del fondatore di rinviare la soluzione confronto nelle due interviste qui a fianco. del problema data la sua oggettiva difficoltà Cinque generazioni che hanno dato vita ad - aggiunge il prof Devecchi - e la presenza un colosso dell’industria Italiana, la Giordi una composizione numerosa dei membri dano Riello International Group, 6 centri della famiglia allargata”. di eccellenza, più di 1.600 dipendenti e 8 Le aziende familiari negli anni della crisi stabilimenti produttivi, con 400 milioni (2007-2015) hanno vinto il confronto con di euro di fatturato complessivi. Alla holle non familiari in termini di crescita e riding fanno capo Aermec (che fattura 200 cavi e soprattutto nelle classi dimensionali milioni di euro) e Sierra, nel settore dei medio-grandi; ma di esse il 25% è guidato condizionatori. Ma anche le aziende di da un ultra70enne e questo fa scattare un Alessandro e Raffaella, i figli di Giordano campanello d’allarme. senior: ovvero RPM (con un fatturato di 40 Il dato emerge dall’Ottavo Osservatorio milioni di euro), che produce motori eletAUB (AIdAF, UniCredit, Bocconi) curato da trici customizzati; Elettrotest, laboratorio Guido Corbetta e Fabio Quarato della Cattedi ricerche avanzate e produzione di strudra AIdAF-EY di Strategia delle aziende famentazione e controlli elettronici; Fast, miliari. Una maggior propensione a uscire specializzata nella costruzione di centrali fuori dai confini nazionali con acquisizioni per il trattamento dell’aria e Gr, che produe joint venture risulta essere fattore decice elettroventilatori.

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La resistenza al passaggio generazionale: quando e come è iniziato questo processo per lei nel “ruolo” di figlio? E cosa è cambiato oggi, ora che segue da padre, il percorso di suo figlio in azienda? “Mio padre Giordano sognava per me un futuro da notaio, quando ho manifestato la volontà di fare l’imprenditore non mi ha osteggiato, ma mi ha detto: “non lo farai con me”. Essendo consapevole della sua tempra d’acciaio e temendo di tarparmi le ali, mi ha indirizzato a “conquistarmi la mia autorevolezza sul campo”. Tutti abbiamo iniziato come imprenditori di prima generazione, facendoci le ossa, entrando solo successivamente con un ruolo attivo nei CDA del Gruppo. E’ importante conoscere i problemi dell’impresa “dal basso”. RPM Motori elettrici ha visto la luce in questo contesto. Posso cambiare la prospettiva? Non parlerei di passaggio generazionale, ma di “convivenza” generazionale come processo.

Ma cosa fa realmente la differenza tra un imprenditore ed un manager anche di grande successo? La più grande differenza è il radicamento al territorio. Quando si intraprende un progetto d’impresa scatta una totale identificazione e prossimità al territorio, e l’attenzione


GIORDANO RIELLO

IL NOSTRO SEGRETO? LA CONVIVENZA AFFIATATA TRA LE GENERAZIONI al sociale pone enfasi sulle persone e sulle relazioni. E’ un debito di riconoscenza. L’impresa è fatta dagli uomini e dalle donne che lavorano con noi. Delocalizzare? Nessuna tentazione. Vogliamo restare in Italia perché un paese che liquida il proprio sistema industriale oltre confine non ha futuro. Uno sguardo al futuro? E un consiglio a suo figlio: una lista degli errori da non commettere? Noi il vento della ripresa lo sentiamo e (da quasi 2 anni). Ci auguriamo, perché questo è il timore, che le prossime elezioni politiche non destabilizzino il quadro socioeconomico. Dobbiamo continuare ad interpretare il mercato innovando prodotti e processi attraverso la ricerca. Industria 4.0? Non mi appassionano gli slogan, è un obiettivo che perseguiamo da tempo, fatto da un continuum di piccoli passi su un sentiero in salita. Non mi piace parlare di “errori” ma l’augurio che faccio a mio figlio è di saper creare una squadra “leale” fatta di persone preparate. Per questo nel CDA servono consulenti esterni alla famiglia, preparati e competenti. A chi ti da sempre ragione, è preferibile chi ha il coraggio di parlarti con franchezza!

DIRITTO DI PAROLA SOLO A CHI DIMOSTRA DI SAPER FARE L’IMPRENDITORE Come ha mosso i primi passi nell’imprenditoria? “Ho avuto la fortuna di respirare il clima aziendale sin da piccolo ascoltando i confronti tra mio padre, mia madre e mio nonno, e la prima regola di famiglia mi è stata applicata da subito e senza sconti: si ha diritto di parola nel CDA del Gruppo, solo quando si dimostra di saper fare l’imprenditore. Come? Reperendo le risorse economiche, avviando una propria start up, facendola crescere e sviluppando gli utili. A quel punto la holding finanziaria entra in quota capitale nella start up. La regola vale per tutti. Nessuno escluso! Su questo terreno, con altri due soci ho lavorato alla nascita di Nplus.

“Fare l’imprenditore è cadere, sbucciarsi le ginocchia, e rialzarsi infinite volte”: lo ha dichiarato lei, quali le sue ambizioni per Nplus? L’obiettivo di Nplus con le sue 3 business unit (illuminotecnica, controllo elettronico, e cablaggi nei trasporti) è chiudere il 2018 con 5,3 milioni di fatturato, il 2017 consegna un fatturato pari a 1,2 milioni. La battaglia quotidiana si sconta sul fronte del sistema fiscale e della burocrazia. Oltre che con i miei soci io mi confronto quotidianamente

con consulenti scientifici ed accademici per garantire che ogni strategia poggi su scelte di competenza e lungimiranza. Piccolo è piccolo, e non è competitivo nei mercati: per crescere serve flessibilità nel rivedere di continuo le strategie. Anche nell’approccio agli strumenti finanziari. Nella famiglia imprenditoriale Riello si percepisce una straordinaria consonanza tra il motto “buon sangue non mente”, il senso per l’etica, la dedizione al lavoro ed il radicamento al territorio….. una formula che pare valere molto di più di qualsiasi algoritmo! Ma qual è il segreto? Suo padre le ha insegnato di più il rischio o la prudenza? Porta il nome di suo nonno. Un mandato importante: anche una sfida? Il rischio è connaturato al mestiere di imprenditore, ma i due valori principali che mi ha trasmesso mio padre, sono l’etica del lavoro ed il rispetto della legalità. Mio nonno Giordano che è presidente onorario, ha 91 anni ma viene in azienda 8 giorni su 7, è continuativamente al timone e si assicura che tutta la squadra remi nella medesima direzione. Portare il suo nome è una grande responsabilità, faccio veramente di tutto per non deludere le aspettative!

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VITA DA MANAGER

DIRIGENTI ALLO SPECCHIO

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Sergio Noviello «Pelle e occhi invecchiano? Ma ora ci sono i protocolli del Dna» Le mani per un manager sono importanti biglietti da visita: ma invecchiano. Al chirurgo estetico Sergio Noviello la parola... Soggette ai segni del fotoaging e del cronoaging, le mani sono una delle parti del corpo maggiormente esposte e che più di altre rivelano la nostra età. Una soluzione estremamente efficace è resa possibile grazie all’impiego dell’idrossiapatite di calcio e alla tecnica a singolo punto che permette di iniettare la sostanza e distribuirla sulla mano in tempi rapidi eliminando quasi del tutto il fastidio, e limitando fortemente gonfiore ecchimosi e lieve dolorabilità possibili in seguito alle sedute di riempimento delle mani. Il risultato è immediato e consente di ritrovare turgore, tonicità. Protocolli su misura in base al Dna: un approccio rivoluzionario? Il trend seguito in questi ultimi anni dalla medicina estetica è quello di rispettare e valorizzare l’unicità di ogni paziente, partendo dall’individuazione di alcune porzioni del DNA che rendono assolutamente unico ogni individuo. Non tutti sanno che il rischio di andare incontro a modificazioni strutturali dovute all’azione del tempo e degli agenti ambientali, non è uguale per tutti. L’espressione fenotipica, anche quella relativa ai processi di invecchiamento, deriva dall’interazione tra caratteristiche genetiche ed ambiente. In particolare, i protocolli DNA nascono dal connubio di quattro elementi INTERVISTE A CURA DI SUSANNA MESSAGGIO QUI A FIANCO NELLA FOTO

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9. Sergio Noviello non può rinunciare a: 7. La Montblanc: «sono legato alla scrittura manuale e non me ne separo mai». 8. Il profumo Tom Ford Oud Wood: «mi rappresenta perché, amando la natura e le attività all’aria aperta, mi dà la giusta energia». 9. L’iPhone. «sono affascinato dalla tecnologia più avanzata che applico anche nella mia attività».

distintivi: in primis viene effettuato il test genetico mediante tampone buccale, per il prelievo di cellule epiteliali. Il Test Genetico DNA analizza specifici polimorfismi per valutare quali siano le caratteristiche personali che influenzano la salute della pelle: struttura della cute, sensibilità al fotoinvecchiamento, predisposizione genetica. Tramite il referto del test genetico è possibile poi valutare il cosmeceutico più indicato per ogni soggetto che sarà veicolato in profondità attraverso l’innovativo dispositivo ad Ultrasuoni Dna Tech in grado di contrastare i segni e le cause dell’invecchiamento cutaneo. Oltre alle mani gli occhi…. gli uomini dopo una certa età vogliono ringiovanire lo sguardo. Quali sono le novità? La pelle in questa zona è molto sottile e priva di grasso, per questo tende a segnarsi di più e spesso precocemente. Oggi accanto alla chirurgia si stanno facendo strada tutta una serie di trattamenti di Medicina Estetica mininvasivi: in primis protocolli combinati come biofilling, botulino e microbotox, impiego dell’acido ialuronico nella correzione delle occhiaie, e molti altri!

Luca Sisto «Da Londra a Milano: decisionismo e nuove tecnologie per il manager» Unilever Prestige, branch del colosso mondiale di cui Luca Sisto è general manager, ha lanciato in Italia un prodotto innovativo per l’igiene orale: “RegenerateEnamelScience, una nuova linea basata sulla scienza dello smalto. Di che si tratta? Di una rivoluzione nell’approccio con cui si guarda all’igiene orale, inaugurando una nuova categoria nel mondo beauty, ponendo l’attenzione su elemento fondamentale e, probabilmente, il più importante della bellezza: il nostro sorriso. Regenerate Enamel Science è infatti l’unico sistema di igiene orale in grado di rigenerare lo smalto e, agendo da antiaging per i denti, di prevenire problemi come carie, ingiallimento, sensibilità e fragilità dei denti. Lei è un giovane, brillante manager italiano che lavora a Londra per una multinazionale. Quali le differenze nell’approccio? La più importante differenza che ho riscontrato è nell’approccio manageriale. Nella realtà in cui opero, sono chiamato a ragionare non come un manager ma come un imprenditore. Prendere decisioni basate su intuizioni ed essere in grado di fare perennemente correttivi, in un costante work in progress, senza mai adagiarsi sui risultati ottenuti. Dalla mia ho il vantaggio di essere un “millenial”, di riuscire a comprendere l’avanzata anche in Italia delle nuove tecnologie; posso dire di divertirmi a sperimentale nuovi canali di comunicazione diretta con i consumatori, qualcosa che solo 10 anni fa era impensabile. Faccio un solo esempio: ogni giorno dedico parte del mio tempo a rispondere direttamente ai consumatori che ci scrivono sui nostri vari canali social per le richieste più disparate. Potrà sembrare banale, ma questo mi permette di uscir fuori dallo schermo del computer nel mio ufficio e di rimettermi in contatto con la realtà che c’è lì fuori”. Anche il settore dell’oralcare attrae una nuova clientela maschile manageriale?


Si va imponendo un modello di uomo curato ma non artefatto e, dato i pochi strumenti a disposizione dell’uomo, escludendo quindi il make-up, il sorriso diventa oggetto di molte attenzioni. D’altronde, quale miglior modo che sfoggiare un sorriso perfetto, magari incorniciato da una barba curata, può rappresentare il fascino maschile? Ma quanto è importante andare al lavoro con il sorriso? Credo che il sorriso abbia un ruolo sociale importantissimo. Non voglio citare i sempre più numerosi studi a supporto che dimostrano che sorridere ci renda vincenti di fronte alle sfide della vita, ma mi rifaccio alla più tradizionale filosofia buddista che auspicava la diffusione della “positività” e della “pace interiore”. Credo che il sorriso sia la più potente arma per combattere odio e intolleranza che sempre più dilagano nella nostra società come risposta alla paura e al cambiamento. Come direbbero i miei collaboratori inglesi: Keep calm and smile!

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Per Luca Sisto le tre cose che porterebbe su un’isola deserta sono: 4. L’ iPhone per stare a contatto col mondo 5. Il libro “La Forza del Sorriso” edito da Esperia Editore, per “cibare la mente” 6. Il siero Avanzato-Regenerate Enamel Science per prendersi cura del corpo

Annarosa Racca «Una farmacia al passo con i tempi e patient-oriented» Cosa cambierà in Lombardia con la riforma dell’assistenza ai malati cronici? Lo chiediamo ad Annarosa Racca, presidente di Federfarma in Lombardia, l’associazione dei farmacisti. Il Sistema sanitario nazionale sta affrontando una vera e propria sfida a livello organizzativo, cercando di istituire un articolato network di servizi socio-sanitari a favore dell’utente, coordinati da una regia univoca. Da queste premesse Regione Lombardia nella Riforma Socio-Sanitaria del 2015 ha introdotto un nuovo modello gestionale della presa in carico dei pazienti cronici: unificando sanità e sociale nell’Assessorato al Welfare e istituendo le ATS (Agenzie di Tutela dalle salute) e le ASST (Aziende Socio Sanitarie Territoriali) che sostituiscono le Aziende Ospedaliere per una presa in carico della persona a 360 gradi passando da un logica “verticale” delle cure, a una logica “orizzontale” patient-oriented. Tra gli attori, ci sono anche le farmacie.La Legge Regionale ha infatti previsto che le farmacie, nell’ambito della Farmacia dei servizi, vengano valorizzate nelle Reti clinico-assistenziali per le malattie croniche a maggior impatto sul SSR che normano il processo di presa in carico dei cronici. Federfarma Lombardia ha elaborato dei protocolli di servizi a favore dei cittadini sottoscritti con la Regione e le ATS che riguardano: Aderenza, Informazione, Educazione, Empowerment, Appropriatezza, Test autodiagnostici, dispositivi utilizzabili presso le farmacie, telemedicina. Come si concilieranno, in farmacia, indipendenza e competitività? La nostra attività si basa sulla volontà di continuare a difendere il principio che tutti i cittadini hanno diritto ad un’assistenza sanitaria adeguata e a difendere il principio che tutti i cittadini hanno diritto alla libera scelta della farmacia.In sintesi: oggi si discute tanto di networking e di fare rete; le catene di farmacie ci sono sempre state e continueranno ad esserci. Acquisto di farmaci da canali non ufficiali, come i siti web non autorizzati, per l’acquisto di diverse tipologie di farmaci. Quale i rischi

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Annarosa Racca non si separa (quasi) mai da: 1. L’iPhone; 2. Il suo camice da farmacista; 3. L’agenda rigorosamente cartacea

per la popolazione? Il problema è reale: l’Interpool nell’Operazione Pangea X ha proceduto al sequestro di 25 milioni di confezioni di medicinali illegali. Comprare farmaci via Internet su siti non autorizzati è pericolosissimo. La quasi totalità dei prodotti in vendita sui siti illegali è contraffatta. Tali farmaci spesso non contengono i principi attivi indicati sulla confezione. Nel migliore dei casi non contengono alcun principio attivo, ma spesso contengono altre sostanze che possono essere addirittura dannose per a salute. Qual è il suo programma di riconfermata presidente di Federfarma Lombardia? Tutela e crescita del ruolo delle farmacie sul territorio; ma massima la collaborazione con Regione Lombardia, per portare uniformità di assistenza in tutto il territorio regionale. Gli obiettivi che verranno riconfermati anche per il prossimo triennio sono: lo sviluppo della dematerializzazione della ricetta, la fatturazione elettronica,la registrazione delle esenzioni presso le farmacie, le autocertificazioni, le prenotazioni,gli screening (es. colon-retto). Abbiamo appena rinnovato l’accordo per il SISS (Sistema Integrato SocioSanitario); stiamo lavorando al nuovo progetto sul Governo della domanda al quale tutta Italia e parte dell’Europa guarda.

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IL BIKE SHARING È SEMPRE PIÙ DIFFUSO NELLE CITTÀ

NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE “…e poi il piacere”, abbiamo titolato questa sezione: perché trattarsi bene, volersi bene, concedersi pause piacevoli dopo il lavoro, non soltanto “non è peccato” ma è necessario. Anche per riprendere ancor meglio con il “dovere”. E quindi: bei posti, buon cibo, un po’ di lusso

142 MOTORI PORSCHE PANAMERA LA NUOVA SPORTIVA QUATTRO PORTE

144 MUST HAVE LE RAGIONI DEL GOSSIP

FATTURATI IN VOLATA, L’ECONOMIA A PEDALI VA CHE È UN PIACERE

Tra produzione, cicloturismo e risparmi vari, il giro d’affari della bike economy è di 6,2 miliardi. E ora anche hotel ed enti locali puntano forte sulla passione per le due ruote, con eventi, servizi e infrastrutture di Germana Cabrelle

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a bici? Un affare, oltre che un piacere, e ambientale. Messasi definitivamente alle spalsotto vari punti di vista. Se ne sono acle il passato da “mezzo per poveri”, la bici oggi, corti ormai in tanti, non solo le aziende produnque, è parte integrante di quella mobilità duttrici di velocipedi e accessori, ma anche le “green” in pieno cambiamento epocale che ha svariate realtà-satellite che gravitano attorno fissato nel 2030 l’anno-spartiacque, dopo il a questa galassia fatta di sportivi, appassionaquale molti governi sono intenzionati a vietare ti, cicloturisti, ambientalisti, salutisti, amanti per legge la circolazione dei veicoli inquinanti. dei viaggi esperienziali e della mobilità slow. Due secoli e tre rivoluzioni industriali dopo la Oggi, la bicicletta non viene più, o almeno non sua nascita, la bici a pedali, insomma, non solo solo, utilizzata per le gite domenicali e il giro di non passa di moda, ma riesce a rinnovarsi e piacere in centro città, reinventarsi, conferma anche per il com- GLI ITALIANI CHE USANO LA BICICLETTA mando la sua vocazioPER COPRIRE IL TRAGITTO CASA-LAVORO muting, i brevi e medi SONO 743 MILA E LA MOBILITÀ CICLABILE ne di veicolo “a prova spostamenti urbani di futuro”. Ne è un È SEMPRE PIÙ IL TREND DEL FUTURO per lavoro che, sulle esempio la sua versiodue ruote, stando ai dati, fanno risparmiare ne di ultima generazione: ovvero la e-bike, la tra il 16 e il 20% dello stipendio. Va da sé che bicicletta con pedalata assistita che è capace di la crescente diffusione della bicicletta come arrivare a 25 km orari di velocità media e che mezzo di trasporto in città – sono 743 mila sul lungo periodo rischia addirittura di sorpasgli italiani che usano giornalmente la bici per sare nelle vendite, quelle classiche, le cosiddetcoprire il tragitto casa-lavoro – è un effetto dite “muscolari”. Sempre più curate nell’estetica retto della congiuntura economica e della tene nel design, con una tecnologia raffinata dove denza al risparmio, oltre che un trend legato l’evoluzione dei motori è data da maggior comalla ritrovata consapevolezza sugli stili di vita pattezza, meno e peso e poco ingombro – tant’è sostenibili, sia dal punto di vista personale che che le batterie sembrano addirittura “assorbi-

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E POI IL PIACERE...

ORA BISOGNA INVESTIRE DI PIÙ E MEGLIO SULLE INFRASTRUTTURE BICI&ECONOMIA VERDE: APPUNTAMENTO A ROMA COL BIKECONOMY FORUM Il 17 novembre al Museo Maxxi di Roma, si terrà la seconda edizione del “Bikeconomy Forum” che quest’anno avrà per tema “Cycling the smart cities”. Al tavolo dei relatori giornalisti, politici, esperti, sportivi e attivisti si confronteranno sui grandi temi del clima, dell’inquinamento, della qualità della vita, della salute, dell’ecologia e del turismo slow. In occasione dell’evento, l’Osservatorio Bikeconomy, il think tank internazionale che si occupa di analizzare tutti i cluster dell’economia della bicicletta, renderà note le ricerche e gli ultimi dati economici relativi appunto alla “bike economy”. L’Osservatorio, ideato e presieduto dall’avvocato Gianluca Santilli, si pone come obiettivo quello di essere l’interlocutore privilegiato di amministrazioni pubbliche, investitori, produttori, organi politici ed istituzionali e di ogni stakeholder della bike economy, “l’economia verde che sposa tutti i più sani e corretti trend del futuro”. Tra i suoi principali partner la Nielsen che svolge le ricerche di mercato correlate, ma anche Ancma/ Confindustria, Touring Club, Aci, Trentino Sviluppo, Federalberghi, Cosmobike, Bikeness, Welcome Chinese.

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QUI SOPRA CICLOTURISTI A TREVISO. A DESTRA IN ALTO LUDOVICA CASELLATI (VIAGGINBICI.COM) E SOTTO LA CICLOVIA DI BELLUNO

te” all’interno dello stesso telaio – le e-bike, nel perta dei territori in sella a una bici. E infatti il 2016, hanno fatto registrare sul mercato un settore alberghiero tricolore ha preso la palla +120% nelle vendite, facendo flettere per conal balzo, puntando proprio sul cicloturismo verso la domanda di quelle “muscolari”, di cui come prodotto ideale per “destagionalizzare” comunque sono stati venduti 1 milione 555 i soggiorni a beneficio di ospiti che arrivano mila esemplari (dati Ancma, l’Associazione Naanche in primavera e in autunno rispetto ai zionale Ciclo Motociclo Accessori che fa capo a classici mesi estivi di alta stagione. E il mercato Confindustria). Segno che la pedalata assistita, finora ha risposto con una media di oltre 1,5 che consente di muoversi agevolmente in città milioni di cicloturisti (dei quali oltre la metà come in campagna e di fare sport in montagna stranieri) che, mossi dalla passione per le due senza affanni, miete sempre più consenso. Ma ruote, soggiornano in Italia ogni anno. a dare l’idea di come la bici sia a tutti gli effetti Un Paese a misura di bici un driver economico (oltre al dato che vede l’I«La vacanza in bici, che cresce a ritmi costanti, talia primo produttore mondiale) è soprattutormai è sinonimo di crescita economica, oltre to la crescente attenzione che turismo e ricettiche di rispetto del territorio e dell’ambiente vità hanno riservato negli ultimi anni al mondo – conferma Ludovica Casellati, direttore deldelle due ruote. In Europa, grazie all’input di la testata Viagginbici. tedeschi e olandesi, il settore è in fortissima L’ITALIA, GIÀ LEADER NELLA PRODUZIONE com, il più autorevole DI BICI, OGNI ANNO VEDE CRESCERE magazine online deespansione, tanto che ANCHE IL NUMERO DEI CICLOTURISTI è stato coniato persino CHE SOGGIORNANO QUI PER LE VACANZE dicato al mondo della bici, con 500mila un termine, “cicloturiciclisti-lettori al mese – e i territori si stanno smo”, per definire i contorni di questo nuovo adeguando al trend: le città si attrezzano per modo di viaggiare che solo in Italia – sommato la mobilità ciclabile e in provincia l’offerta tualla produzione di bici e accessori e ai benefici ristica va aumentando, ma il cicloturismo deve in termini di risparmio di carburante, riduziofarsi ancora conoscere, e i margini di crescita ne di emissioni nocive e benefici sulla salute sono illimitati. Per costruire un “Paese e mi– secondo il primo Rapporto sull’economia sura di bici” bisogna investire di più e meglio della bici in Italia e sulla ciclabilità urbana, gesulle infrastrutture. Viagginbici, a questo pronera un fatturato complessivo di 6,2 miliardi di posito, in collaborazione con Cosmobike Show euro. Il Bel Paese, del resto, con le sue bellezze Verona (la fiera più importante del settore, paesaggistiche, il clima mite e le città d’arte, si NdA) e il Ministero dell’Ambiente ha ideato presta perfettamente a fare da sfondo alla sco-


due premi: l’Italian Green Road Award dedicato alle ciclovie, e finalizzato a diffondere la conoscenza delle “strade verdi”, intese come prodotto turistico che aiuta a promuovere il territorio e le sue eccellenze anche in campo paesaggistico, culturale ed enogastronomico, e da quest’anno, assieme all’Associazione Nazionale Comuni Italiani, anche l’Urban Award, un riconoscimento per gli enti locali virtuosi che hanno implementato infrastrutture e avviato iniziative formative sull’uso della bici per gli spostamenti urbani». Quest’anno l’Italian Green Road Award se l’è aggiudicato la Regione Veneto per la costruzione della panoramica e spettacolare pista ciclabile Cortina-Jesolo mentre l’Urban Award è stato assegnato alla città di Siracusa per il programma di mobilità sostenibile, articolato su piste ciclabili, carpooling e bike sharing, che è riuscita a mettere in cantiere. Il virtuoso esempio siciliano, peraltro, è un ottimo viatico per il futuro, dal momento che i dati di Legambiente del maggio scorso hanno evidenziato una certa discrepanza tra il

6,2 MLD FATTURAT0 DEGLI SPOSTAMENTI

A PEDALI IN ITALIA

2 MILIARDI GIRO D’AFFARI DEL CICLOTURISMO

100 MILIONI GLI INTROITI TURISTICI GENERATI OGNI ANNO

DALLE PISTE CICLABILI IN TRENTINO

2016

1.679.400 BICICLETTE VENDUTE

124.400 LE E- BIKE VENDUTE

18 % NELLA PRODUZIONE DI BICI LA QUOTA ITALIANA DEL MERCATO GLOBALE

Nord e il Sud d’Italia rispetto all’utilizzo della bicicletta come mezzo di spostamento urbano: a fronte dei numeri messi assieme dalle province settentrionali (a Bolzano, Pesaro, Ferrara e Treviso più di un quarto della popolazione usa le due ruote per muoversi in città), il Mezzogiorno sembra riottoso a mettersi in sella, anche per la scarsità di iniziative come il bike sharing, che favorirebbero la diffusione della ciclabilità come alternativa ad auto o scooter.

Bike sharing: Milano batte tutti

Proprio il bike sharing – il servizio organizzato di biciclette fruibili dietro pagamento di una quota associativa o tariffa oraria e da restituire dopo l’utilizzo di uno dei punti di distribuzione dislocati – si sta rivelando un’efficacissima estensione del trasporto pubblico locale oltre che un incentivo alla mobilità a pedali. Sul territorio italiano, ci sono ormai 130 servizi di questo tipo ma Milano resta la punta più avanzata del trasporto pubblico “zero emission”. L’amministrazione comunale meneghina, già nel 2008 aveva attivato con Clear Channel BikeMi, il bike sharing station based (con gli stalli), dotato di oltre 3.650 bici, delle quali mille elettriche. Oggi il servizio conta 20 mila prelievi quotidiani con 60 mila abbonati all’anno che toccano quota 116mila con gli occasionali. È attivo per 365 giorni l’anno, e operativo dalle sette all’una di notte. In città, ora si sono fatti avanti anche altri due operatori, Mobike e Ofobike, che prevedono di incrementare il servizio con 12 mila biciclette che verranno messe a disposizione dei milanesi entro la fine di quest’anno.

E PER I TOP SPENDER ORA CI SONO I LUXURY BIKE HOTELS Una delle novità presentate all’ultimo Cosmobike Show di settembre a Verona è stata la collezione dei Luxury Bike Hotels, che seleziona la migliore hotellerie con una visione modellata sulle personalità e i desiderata dei ciclisti, fornendo indirizzi, spunti e idee. LBH e SBH (Small Bike Hotels, perché si rivolge anche piccole strutture di charme che offrono

ugualmente servizio di alto livello ai bikers) rappresentano la collezione dei migliori hotel “bike friendly” nell’ambito dell’ospitalità di lusso e mettono a disposizione dei clienti la possibilità di vivere esperienze uniche e assaporare il divertimento del viaggio in bici a contatto con la natura, la cultura e il territorio. Il motto? “Ride in the beauty”, muoversi nel bello.

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E POI IL PIACERE MOTORI a cura di Franco Oppedisano

LA NUOVA PORSCHE PANAMERA SPORT TURISMO. SOPRA, IL NUOVO CRUSCOTTO E GLI INTERNI PIÙ SPAZIOSI

La normalità imprevedibile delle Porsche quattro porte Non sarà più una grande sorpresa vedere una macchina della casa di Stoccarda presentarsi nella versione più sportiva abbandonando il coupé, ma la Panamera si è evoluta negli anni e ora arriva anche la Sport Turismo di Valerio Boni na Porsche a quattro porte non è più nato alle famiglie. Negli anni la Panamera si considerata una rivoluzione per una è evoluta, è stata ristilizzata e ora arriva anCasa che negli anni si è costruita un’imche nella versione Sport Turismo, che vuole magine di sportività. Le coupé da gustare essere la risposta alla SW moderne, che oggi da soli, o al massimo da condividere in copsi chiamano shooting-brake, riprendendo pia restano le più desiderate, ma la gamun termine coniato ai primi del Novecento ma comprende oggi per definire le vetture UN PORTELLONE CHE AUMENTA LA anche modelli che di lusso più spaziose. sconfinano nei terri- CAPACITÀ DI CARICO DI 50 LITRI, INTERNI Le sue dimensioni CHE OSPITANO 5 PASSEGGERI: SONO LE tori di altri costrutnon variano di molto, PICCOLE RIVOLUZIONI DELLA PANAMERA tori, come la SUV ci sono un centimetro Cayenne, o la Panamera a quattro porte, in più in lunghezza e tre in altezza nella liappunto. Quest’ultima è arrivata nel 2009, nea del tetto, e le forme rimangono ispirate dopo una gestazione passata attraverso nua quelle della regina di casa, la coupè 911. merosi progetti visti e abbandonati perché Le modifiche che contano sono concentranon rispondevano in pieno alla necessità di te nella zona posteriore, nel portellone che mantenere inalterato tutto il DNA Porsche permette di aumentarne di 50 litri la capaanche in un modello potenzialmente desticità di carico, e negli interni che nascono

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4+1, vale a dire con tre posti nella zona posteriore, anche se resta la possibilità di scegliere la configurazione con quattro sedili separati della berlina. Il temperamento resta quello di una sportiva di razza, e i 259 km/h della versione più tranquilla ne sono una prima testimonianza, tuttavia la Sport Turismo non vuole essere un’auto estrema, è progettata per essere alla portata di molti. Lo confermano dettagli tecnici come la trazione integrale per tutte le versioni, e come le ruote posteriori sterzanti. Ogni volta che si agisce sul volante, non girano solo le ruote anteriori, si spostano lateralmente anche quelle dietro, ma lo fanno in modo intelligente e progressivo. Se fino a una velocità di 50 km/h sterzano in senso contrario rispetto all’anteriore per migliorare l’agilità e facilitare le manovre, sopra quella soglia si muovono parallelamente con l’obiettivo di incrementare la stabilità

Range Rover Velar, il suv minimal

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a famiglia delle Range Rover si è allargata. Alla Classic, alla Sport e alla Evoque si è da poco aggiunta la Velar, un’auto che anticipa quelle che saranno le tendenze future della Casa inglese (ma con capitali indiani) indiscussa regina del 4x4. Il futuro passa però dal passato, dallo stile e dal minimalismo che caratterizzava nel 1970 quella che sarebbe diventata la prima SUV di lusso, che prima di chiamarsi Range era stata battezzata proprio Velar. All’epoca era una sigla, l’abbreviazione di Vee Eight Land Rover, un nome quasi dimenticato, tornato d’attualità quasi mezzo secolo più tardi. L’ultima nata si incastra


permettono di mantenere velocità elevate a nelle curve veloci. Tutto sembra, e in realtà un più basso numero di giri, favorendo così lo è, concepito per coccolare chi deve viagla silenziosità nell’abitacolo e i consumi di giare, lasciando a chi guida la possibilità di carburante. Per i motori c’è solo l’imbarazzo scegliere il livello di divertimento. Se la condella scelta, sono quattro, compreso il 4.0 formazione degli interni è fondamentale per diesel, un otto cilindri a V pensato espresassicurare il comfort sulle distanze più lunsamente per chi cerca le prestazioni, 310 ghe, affrontabili a medie elevate, sono necavalli e 282 km/h possono bastare, con l’ecessari anche altri elementi per isolare ogni lasticità e qual pizzico di risparmio che non elemento di disturbo proveniente dall’eguasta, tipici dei motori a gasolio. Poi ci sono sterno. Come le sospensioni, pneumatiche i V6 e V8 a benzina, e adattive, in grado non solo di ridurre lo LE IBRIDE SONO GIÀ OGGI IN TESTA ALLE che spaziano da 243 scuotimento in curva, PREFERENZE NELLA GAMMA PANAMERA a 404 cavalli, e non ma anche di filtrare in CON UN ORDINE OGNI TRE E LA TENDENZA manca la versione IN COSTANTE CRESCITA ibida E-Hybrid. Non si modo efficace buche, tratta, è evidente, di un’accoppiata di motore tombini e pavé. Il cambio lavora nella stestradizionale ed elettrico da taxista, perché sa direzione, è il classico PDK Porsche, che il concetto è sostanzialmente quello della sfrutta la tecnologia a doppia frizione per Formula 1, anche se non manca la possifavorire passaggi di marcia rapidi e precisi, bilità di percorrere 50 km reali in modalità con otto rapporti. I primi sei sono pensati elettrica al 100 per cento. Tuttavia, se quel per sfruttare al meglio la potenza, automache conta sono le prestazioni, è sufficiente ticamente o usando il comando sequenziaselezionare la modalità Sport Response per le, mentre settima e ottava sono di riposo:

tra Sport ed Evoque senza ispirarsi a nessuno dei due modelli, costruita da zero partendo pianale di un’altra 4x4 del Gruppo, la Jaguar F-Pace. Nell’epoca della globalizzazione e dell’ottimizzazione delle risorse Range Rover affida lo studio dei nuovi modelli a Gerry McGovern, un direttore dello stile che ha il privilegio di poter lavorare liberamente sulle forme, senza porre limiti a priori per l’industrializzazione, visto che le soluzioni per passare dalla carta alle linee di montaggio si definiscono in seguito e senza penalizzare il design. Lo stile, fuori come dentro, è tipicamente Range, fatto di lusso ben percepibile, senza scadere mai nell’eccesso. La Velar è fedele alla filosofia “less is more” che cancella la complessità favorendo la qualità. Lo si nota da piccoli e grandi dettagli, dalle maniglie che spuntano dalla carrozzeria solo quando serve, per sparire appena si superano gli 8 km/h. Non sono dimenticati neanche i materiali, tra i quali si inserisce

un tessuto “premium” alternativo al cuoio, ecocompatibile, piacevole al tatto e assolutamente non economico. Con programmi di guida che sfiorano la fantascienza, come l’ All Terrain Progress Control (ATPC), un evoluto cruise control per l’offroad, si imposta una velocità e la mantiene anche su salite apparentemente impossibili, tra massi e fango, ma non subito, perché la Velar si prende qualche secondo per analizzarre il terreno, poi inizia la scalata.

ottenere per 20 secondi tutta la potenza combinata proveniente dai due motori. Già oggi nella gamma Panamera le ibride sono in testa alle preferenze, con un ordine ogni tre, con una tendenza in costante crescita, che subirà un’impennata quando nel prossimo futuro arriverà la Turbo E-Hybrid, un vero e proprio mostro da 680 cavalli complessivi, già in listino a 194.604 euro. Ma per entrare nel mondo della Sport Turismo, è sufficiente investire quasi la metà, la soglia di accesso è fissata a 101.502 euro.

UN OMAGGIO ALLA VESPA Una replica stradale delle moto di Valentino Rossi è considerata plausibile, come in passato lo era stata quella ispirata alla BMW che vinse la Parigi-Dakar, ma chi mai potrebbe pensare a una Vespa tributo a uno scooter campione del mondo di fuoristada? Invece eccola, è la Vespa Sei Giorni, una serie speciale che celebra il risultato ottenuto nel 1951 con la conquista di nove medaglie d’oro (su dieci scooter iscritti) a quello che è il mondiale per nazioni di regolarità, disputato a Varese. Allora si trattava di elaborazioni della 125 Sport preparate per affrontare percorsi offroad, mentre in quella di oggi la base è quella di una moderna 300 GTS, la più potente e veloce della storia. Si distingue facilmente, per il manubrio tubolare cromato e privo del faro, spostato sul parafango, esattamente come nel 1951. Elementi distintivi sono anche il piccolo parabrezza brunito e la sella dal look monoposto, ma omologata per due oltre, naturalmente, alle tabelle portanumero nere e al colore: una riedizione del mitico 6002M. In tiratura limitata, a 6.290 euro.

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MOTORI/ACCESSORI

Comfort in movimento, sulla moto l’eccellenza è firmata MyTech La MyTech compie dieci anni e li festeggerà all’EICMA, il Salone Internazionale del Ciclo e Motociclo, che si svolgerà alla Fiera di Milano-Rho dal 9 al 12 novembre. Azienda giovane, come tutto il suo management, è divenuta in breve un marchio di riferimento per bauletti e valigie in alluminio per il mototurismo. La MyTech affonda le sue radici nella Meroni F.lli Srl, la storica azienda di Dolzago con oltre mezzo secolo di esperienza nella progettazione e produzione di stampi, e di Meroni è divenuta un brand ormai conosciutissimo. Ma cosa troveremo allo stand MyTech all’EICMA? «Abbiamo scelto di essere ancora più innovativi – ha raccontato ad Economy, Laura Contò, una delle responsabili di MyTech – e per questo ad EICMA porteremo un nuovo modello di valigia in alluminio che abbiamo chiamato “Modello X” in onore dei nostri dieci anni di attività, che avrà un design completamente nuovo». Ma le novità saranno anche molte altre: «I nostri clienti ed i visitatori del Salone troveranno un bauletto modificato, in cui l’apertura da laterale diviene frontale. Come per tutti i nostri prodotti, anche questa novità nasce dal nostro continuo scambio di opinioni con i motociclisti. L’attenzione alle reali esigenze dei mototuristi è una delle nostre priorità.

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Infine ad EICMA ci saranno tante altre novità che non voglio svelare per non rovinare la sorpresa a coloro che ci verranno a trovare». Per gli appassionati delle moto da turismo MyTech prepara diverse novità che nascono da uno studio accurato di questo mercato. Ma come mai dieci anni fa la F.lli Meroni ha deciso di investire in questo brand? «La F.lli Meroni è sempre stata un’azienda di subfornitura che non aveva mai avuto la possibilità di realizzare prodotti finiti per l’utilizzatore finale, per cui c’era il desiderio di fornire un prodotto con il proprio marchio. Con lo sviluppo di MyTech abbiamo centrato l’obiettivo, divenendo un marchio benchmark per il settore». Quali sono allora le caratteristiche che distinguono la MyTech?: «Direi che accanto all’innovazione continua -

conclude Laura Contò - offriamo ai nostri clienti prodotti di design e qualità curati artigianalmente». Per conoscere la MyTech e le sue novità non resta che visitare il Padiglione 15 stand S43 al Salone EICMA a Milano. E’ un appuntamento da non perdere. APPUNTAMENTO ALL’EICMA

Salone Ciclo e Motociclo QUANDO

9-12 Novembre DOVE

Milano, Rho Fiera


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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

COM’È BELLO IL LUSSO “NORMALE” DI DUE SUPER-RICCHI MAI SOPRA LE RIGHE Bernard Arnault e Rocco Forte dirigono due imperi globali dell’alto di gamma - l’uno nel fashion hardluxury, l’altro nell’hotellerie top di gamma - ma restano soprattutto due manager sobri e coi piedi per terra CI SONO DUE UOMINI PARTICOLARMENTE RICCHI CHE HO INCROCIATO NELLA MIA VITA DI GIORNALISTA, due uomini che mi hanno lasciato dentro la sensazione d’aver incontrato multimiliardari con i piedi pragmaticamente poggiati per terra senza voli pindarici oppure illusorie appartenenze a categorie di “intoccabili”. Bernard Arnault e Rocco Forte, due esemplari rarissimi, gente che mette nel proprio lavoro l’attenzione maniacale di chi vince la sfida competitiva mondiale giocando su un unico tasto: la qualità. Cominciamo da Bernard, plenipotenziario del colosso LVMH: non era il primo né l’ultimo multimiliardario che intervistavo nella mia vita. Ma Beà - questo il suo delizioso nomignolo- ha risposto alle mie domande offrendomi un goccio di champagne in modo didascalico, puntuale, esaustivo. Oltre alla capacità manageriale ha mostrato qualcosa in più rispetto agli altri extra ricchi. Intanto, si sente una persona normale, un top manager diligente, disciplinato, riservatissimo, uno che cammina un passo indietro alle luci della ribalta, convinto che “essere ricco” ė un mestiere come un altro. Poi, se chiedi ad Arnault che cosa gli interessi di più nella sua esistenza, lui ti dà una risposta folgorante, ineludibile. «Mi piace sentirmi libero ed avere tempo per me» sottolinea. Trend setter per sua stessa essenza, Arnault ha teorizzato il lusso possibile ipotizzando, in piena crisi economica mondiale, una tendenza positiva per i beni di cosiddetta “alta gamma”. Ha indovinato perché il suo impero chiude il terzo trimestre 2017 con un fatturato in crescita del 12 per cento pari ad un valore assoluto di 10,38 miliardi di euro. Un trend, dunque, più che positivo per il colosso francese del lusso

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che ha portato il giro d’affari complessivo oltre i 30 miliardi di euro (30,095 miliardi) negli ultimi nove mesi con un aumento organico dei ricavi del 14%. «Cresceremo perché intercetteremo una clientela più giovane incrementando le vendite on line» mi aveva detto Beà. Così è stato, anzi, Bloomberg aveva stimato la crescita al ribasso senza contare l’exploit del mercato italiano con i marchi

parlare questo mese: Rocco Forte. Diverso da Arnault caratterialmente, l’imprenditore alberghiero apprezzato in tutto il mondo, condivide con Beà la voglia di una quotidianità normale divisa con la moglie Aliai Ricci ed i figli. In via del Babuino, l’Hotel de Russie controllato da Forte ha appena completato il restyling. Il progetto ideato da Olga Polizzi director OF design della Rocco

IN SENSO ORARIO: BERNARD ARNAULT, LEONARDO DI CAPRIO, ROCCO FORTE E MATTEO RENZI

Bulgari, Fendi, Loro Piana. Insomma, a comprare sono gli under 30 che non si limitano a fare shopping di brand griffati ma “consumano” anche food d’autore, hotellerie top, viaggi stellati. Le boutique che vendono (molto) sono anche quelle di Roma, una capitale che economicamente sta risorgendo. Proprio nella capitale sta investendo (molto) l’altro super ricco di cui vi voglio

Forte Hotels combina un’idea contemporanea di architettura con elementi tradizionali ed una tecnologia avanzata. Sono andata a visitare le suite Popolo & Picasso ed ho scoperto che arabi, cinesi o americani extra ricchi fanno a gara per prenotare questi appartamenti privati in equilibrio fra lusso o comfort: ci sono pezzi d’arredo come tavoli di Porta Romana e plaid di San Patrignano fatti a

mano. Da Leonardo Di Caprio ad Angelina Jolie passando per Sting o Victoria Beckham, l’elenco delle celebrity che si mettono in stand by per conquistare una suite da Forte è lungo e assai curioso. Che cosa piace? «L’Hotel de Russie , a mio parere, resta l’hotel più bello di Roma» spiega la Polizzi ad Economy, «nessun altro può vantare un giardino come il nostro, una vera oasi in città dove potersi rilassare sorseggiando un cocktail o un calice di vino. Il restyling ha interessato tutte le camere, che ne risultano rinfrescate. Abbiamo inserito nuovi colori più vivaci – tra cui le tonalità papali dell’arancio e del viola – e aggiunto un tocco di vitalità con dettagli originali che includono cuscini e carte da parati». «Il nostro progetto - aggiunge - nasce per permettere agli ospiti dell’Hotel de Russie di potersi sentire immediatamente immersi nell’atmosfera della Città Eterna grazie all’originale design combinato allo stile classico contemporaneo che da sempre contraddistingue l’hotel». Il “must” del de Russie è la Suite Nijnsky, costosa ma ricercatissima. E gli investimenti di Forte non finiscono qui. Poche settimane fa c’è stato un cocktail all’Hotel de la Ville nella bellissima via Sistina a cui hanno partecipato le signore più fascinose del generone romano, da Paola Ferrari a Sandra Carraro, tutte impegnate a fare il giro del cantiere tra una flute di bollicine ed una tartina. Nell’hotel di Rocco, fervono i lavori in corso: nel 2018 si apre un albergo tutto nuovo che darà filo da torcere all’hotellerie a 5 stelle. Lusso, ricchezza, qualità. Poi quando chiedi a Forte che cosa conta di più nella sua vita ti risponde d’istinto «vorrei far bene il mio lavoro per lasciare una buona traccia nel futuro». Che dire? Esemplare.


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