Economy 12 2017 12 07

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AUTO

IN REGALO

RITORNO AL FUTURO

QUI SI FA SUL SERIO, CIOÈ SI GIOCA! ECONOMY | ANNO I | N.07 | MENSILE | DICEMBRE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 7 DICEMBRE 2017

Gestire l’impresa | Finanziare l’impresa | Vita da Manager | Domande&Offerte | E poi il piacere...

www.economymag.it

Dicembre 2017 | Euro 4,50

LOGISTICA / Alis da record, 1300 imprese iscritte in un anno. Guido Grimaldi: «Facciamo ripartire l’Italia»

ESCLUSIVO / Luca De Meo, capo della Seat, l’”altro italiano” delle quattro ruote mondiali, racconta come viaggeremo (e lavoreremo, e ci divertiremo) a partire da molto presto

Luca De Meo, Amministratore delegato Seat

WORKSHOP / RISPARMIO GESTITO

I MEGATREND DEL 2018 E POI ROBOT, PREVIDENZA, ETICA E PRIVATE BANKING

Dicembre 2017

CONFPROFESSIONI

Piovono fondi da Bruxelles Come attrezzarsi per averli

FEDERMANAGER

Perchè i dirigenti puntano sul welfare aziendale

INTERVISTA CON GIOVANNI LEGNINI

Il vicepresidente del Csm: «Criminalità e corruzione soffocano lo sviluppo delle imprese meridionali»

IMPRESE GIOVANILI

CREDITO

IMMOBILIARE

DE BORTOLI

A Salerno le «best practices» e il Sud supera spesso il Nord Hines, il colosso del mattone riscrive le strategie in Italia

Perchè la Bce stanga (solo) le banche italiane «I miti del web si incrinano la Rete si salvi dai monopoli»




S H O P V E R SAC E . C O M


B RU C E W E B E R





EDITORIALE

LOGISTICA E FINANZA D’IMPRESA, MUOVIAMOCI

U

na buona notizia per la nostra economia è che nel 2016 il Trade Performance Index 2016 ha assegnato all’Italia la palma di DI SERGIO LUCIANO “secondo Paese più competitivo nel commercio mondiale” dopo la Germania: sulla base di un confronto tra 189 nazioni e 14 settori, nei quali il nostro Paese svetta. Lo ha avvistato per primo, col suo tipico compassato entusiasmo, l’economista che più di ogni altro si è specializzato nell’analisi dell’Italia esportatrice (e manifatturiera): Marco Fortis. Siamo leader per competitività nell’abbigliamento e nei prodotti in pelle e cuoio; secondi nel tessile, nella meccanica non elettronica, nei prodotti elettrici ed elettrodomestici, nei manufatti vari (plastica, occhiali e gioielleria) e nell’automotive; terzi nei manufatti di base (metallurgia, conceria); quinti negli alimentari trasformati. Tutti settori non a caso in crescita. Che – vinca Di Maio o Renzi, torni Berlusconi o resti Gentiloni – possono contare sui mercati del mondo su un consenso diffuso. Facciamo leva su questi settori e sull’export per far sì che la ripresa

“esogena” che sta sostenendo la nostra economia si rafforzi, crei più lavoro, ci lasci in casa più ricchezza. Per riuscirci però sarebbe necessario che, oltre alla laboriosa creatività degli imprenditori di successo, ci fosse anche la corresponsione intelligente del governo, anche quello attuale, di Paolo Gentiloni. Su quali temi? Non tanto sulle tasse. Anche, certo: sono schiaccianti; ma si sa che i governi nazionali dell’Ue hanno le mani legate. Piuttosto, possono agire dove non c’è da spendere: sburocratizzando e riscrivendo regole semplici. Che oggi invece inibiscono due fattori essenziali al successo delle nostre imprese: logistica e finanza. Sul fronte della logistica sta finalmente rivendicando una svolta (con crescente riscontro) la giovane ma già poderosa Alis, l’Associazione logistica per l’intermodalità sostenibile. Attivare la massima integrazione tra vie del mare, ferrovie e – sul breve raggio – autotrasporto, significa sprigionare un differenziale di Pil che molte statistiche stimano addirittura nell’ordine del 2%. Ben venga, ad esempio, la nuova “Via della seta” inaugurata a fine novembre col primo treno merci dall’Interporto di Mortara diretto per la Cina: ma le merci a Mortara dovrebbero poterci arrivare presto e bene da tutta Italia. Il che oggi non

L’ITALIA DELL’EXPORT MERITA MENO VINCOLI E PIU’ SOCIETA’ QUOTATE IN BORSA accade. Dunque: per esportare di più, promuovere un nuovo sistema logistico. L’altro “spread” tra Italia ed estero è aperto sulla Borsa. Le società quotate sono pochissime rispetto al Pil. È ora che aumentino, perché le banche non ci finanzieranno mai più come prima. Per esempio quotandosi all’Aim, un listino alternativo ma regolato, dove i Pir hanno convogliato e convoglieranno molta liquidità. E dove da pochi giorni Ir Top, una società specializzata (partner di Economy) ha lanciato una piattaforma digitale, Pmi Capital, che garantisce trasparenza e informazione. Miglior logistica e più finanza d’impresa. A quel punto, governi chiunque, non ci fermerà più nessuno

DA SINISTRA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PAOLO GENTILONI E IL MINISTRO DELL’ECONOMIA PIERCARLO PADOAN

9


SOMMARIO

Dicembre 2017

009

L’EDITORIALE DI SERGIO LUCIANO

015

COVER STORY

AUTO, VIAGGIO NEL FUTURO

020

...E I NUMERI DEL PRESENTE

025

GESTIRE L’IMPRESA

IL MADE IN ITALY IN RUSSIA

Intervista al presidente Seat

Un mercato per dieci marchi

Le sanzioni non frenano l’export

028

PANORAMA A NEW YORK CITY

030

EXPORT, LUCI SU CO.MARK

032

LOGISTICA, VERTICE ROMANO

036

WELFARE AZIENDALE

038

FONDI UE E PROFESSIONISTI

Gli Usa scoprono il Made in Italy

I maghi della globalizzazione

Alis, quasi un’agenda di governo

015

Federmanager: «Avanti così»

059

COMUNICARE L’IMPRESA

074

FAMILY UP

EmearOerlikon e Konica Minolta

GRAN PRIX DELLA PUBBLICITÀ

076

IL RISANAMENTO AZIENDALE

DIGITALIZZAZIONE & IMPRESE

060

STRATEGIE EDITORIALI

078

QUI PARIGI

080

CI PIACE/NON CI PIACE

082

SHORT STORIES

085

WORKSHOP RISPARMIO GESTITO

Lo sportello di Confprofessioni

040

MODELLI DI VALORE

044

046 048

050

Parla l’ad Reply, Tatiana Rizzante

LAVORARE GRAZIE ALL’APP

062

Shakejob riqualifica i voucher

FIDUCIA ONLINE

064

053

Sechi, Eni e una nuova avventura

WEB, LIBERTÀ A RISCHIO

I moniti di Ferruccio De Bortoli

PUBBLICHE RELAZIONI

Partono i corsi per le imprese

Tre consigli per guadagnarla

GIUSTIZIA CIVILE

067 COMMENTI

Intervista al vicepresidente Csm

Vincono gli studenti di Milano

FINANZIARE L’IMPRESA

UOMINI&DENARI

di Alfonso Ruffo

a cura di Liuc a cura di Andaf

di Giuseppe Corsentino Affari, i promossi e i bocciati Notizie dalle imprese in breve

L’EMILIA ROMAGNA È UN CASO

068

a cura del Sussidiario.net

INVESTIRE SUI MEGATREND

Prima regione negli investimenti

QUEL CHE RESTA DEL MESE

054

PIANO IMPRESA 4.0

070

LA BCE E LE BANCHE ITALIANE

087

BITCOIN? SOLO UNA BOLLA

056

CREDITO AL CONSUMO

072

PRIVATE BANKER

088

PROBLEM SOLVING DIGITALE

Tutte le novità del Ddl Bilancio

Cofidis: «funziona se su misura»

10

di Sforza Fogliani e Malvezzi di Ugo Bertone

È la stella polare del risparmio Il parere del premio Nobel Shiller

Gli strumenti offerti da Fineco


OUTLINES

LIVE TYPE

PERFECTING THE JOURNEY

PERFECTING THE JOURNEY


SOMMARIO

090

PREVIDENZA, CHE FARE?

092

FINANZA ETICA

Ce lo spiega Intesa Assicura

Mensile edito da Economy Srl

Il risparmio gestito alternativo

094

FAMIGLIE IMPRENDITORIALI

097

OSSERVATORIO IMMOBILIARE

Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi

Ersel a fianco del family business

Contributors Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Corrado Sforza Fogliani

I NUOVI PIANI DI HINES

500 mln da investire sul settore

100

PORTALI IMMOBILIARI

103

CROWDFUNDING&MATTONE

105

STORYLEARNING

Hanno collaborato Francesco Avati, Alessio Beltrami, Guido Casetta, Angelo Curiosi, Giordano Fatali, Alessandro Luongo, Valerio Malvezzi, Marina Marinetti, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Luigi Orescano, Francesco Pacifico, Rita Palumbo, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Elisa Stefanati,

Come far soldi in Rete con le case

Bastano 50 euro per guadagnare

PREMIO BEST PRACTICES

Il Sud che innova protagonista

107

SAS

I guru dell’intelligenza artificiale

108

GLS TRASPORTI

Un gigante dal cuore “green”

124

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori

124

AFFITTI BREVI

126

PULIZIE SU MISURA

129

VITA DA MANAGER

Vacanze smart in case di lusso Anche il cleaning è specialistico

109

OPTIMA

111

START-UP TELLING

Solidali fa rima con competitivi

Un mercato tutto da costruire

APP & SOCIALE

131

IMPRESE IN CATTEDRA

113

BEINTOO

132

MANAGER ALLO SPECCHIO

Servizi per la digital revolution

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E POI IL PIACERE...

IL NUOVO CHE AVANZA

SUGHERO&VINO

Una multiutility che punta la Borsa

L’azienda che cattura l’attenzione

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ENNOVA

115

Modelli e case histories in breve

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DOMANDE&OFFERTE

RESPONSABILITÀ SOCIALE

Lezioni di business al CUOA Colzani, Poggio, Giannetto

Economy è un marchio registrato da Arnoldo Mondadori Editore Spa. Tutti i diritti riservati. Pubblicato da Economy Srl su licenza di Arnoldo Mondadori Editore Spa

IL VOLTO SOCIALE DI BMW

142

CRISTALLO PER TUTTI

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MOTORI

146

LE RAGIONI DEL GOSSIP

Mercedes-Benz punta sulle flotte

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AUTONOLEGGI GREEN

Sicily by Car, un premio negli Usa

Casa editrice Economy s.r.l.

Corso Vittorio Emanuele II, 15 20121 Milano - Tel. 02-8688641 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Piazza Borromeo 1, 20123 Milano 02/89767777

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Partnership editoriali Aifi – Assocamerestero – Confprofessioni – Federmanager – Università Carlo Cattaneo Liuc HRCommunity - ilsussidiario.net

Calvisius ha conquistato i russi

UN SEGRETO TRA LE PIEGHE

E-CAR AZIENDALI

Editore incaricato Domenico Marasco

IL CAVIALE PARLA ITALIANO

140

122

Amministratore unico Giuseppe Caroccia

138

SHOPPING EXPERIENCE

Da 17 anni a fianco dei più deboli

Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio

Un matrimonio che dura da secoli

Promos: «Ecco il mall del futuro»

Dominio web www.economymag.it

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Le cravatte di Vincenzo Ulturale La rivoluzione di Swarovski Stonic, il crossover di Kia

I sussurri di Monica Setta

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UN CERTO MONDO CAMMINA ROSSETTI.


:

«AUTO? NIENTE SARÀ PIÙ COME PRIMA, MA IO VI SPIEGO COME CAMBIERÀ» COVERSTORY Chi dice dieci anni, chi venti, chi - come Luca De Meo, il top-manager italiano da molto tempo prestato al gruppo Volkswagen, il "padre" della nuova Cinquecento - preferisce tracciare scenari al 2050. Che spiega quasi nei minimi dettagli. Ma attenzione: quel che solo tra trenta o quarant'anni riguarderà tutto il mercato, è già realtà oggi per le aziende e per i professionisti. Il car-sharing sta contagiando e rivoluzionando il noleggio a lungo termine; l'elettrico a circuito chiuso si afferma; la guida automatica anche. Imprese e professionisti leggano per credere.

20 NUMERI & STRATEGIE IL PRESENTE DELL'AUTOMOTIVE: DIECI BRAND SI CONTENDONO IL MERCATO

Intervista al presidente della casa automobilistica spagnola, Luca De Meo che ci racconta la macchina di domani: green, pay per use, connessa e autonoma. Ma di km da fare e nodi da sciogliere ce ne sono ancora tanti di Franco Oppedisano

L

uca De Meo è un uomo risolto. Ha una fermata: responsabile marketing del marchio moglie, due figli gemelli ormai grandi, una tedesco, poi di tutto il Gruppo, capo delle venposizione di assoluto prestigio e un compidite in Audi, l’ingresso nel consiglio di gestioto difficile da portare avanti. Ma sa anche di ne dei Quattro Anelli, di Lamborghini, Ducati, potercela fare. Ora è presidente di Seat, uno la presidenza del Cda di Volkswagen Group dei marchi del Gruppo Volkswagen, la prima Italia e infine, due anni fa, l’arrivo in Spagna. realtà industriale della ricca Catalogna. Il suo In Seat ha chiuso nel 2015 il primo bilancio in nome, però, resterà pari dopo sette anni legato al lancio della LUCA DE MEO È ARRIVATO ALLA GUIDA di rossi consecutivi e DELLA CONTROLLATA DEL GRUPPO nuova 500, dieci anni l’anno successivo ha VOLKSWAGEN DOPO ESPERIENZE fa. Fu lui, come ammesso a pie’ di lista un IMPORTANTI NEI GRUPPI FIAT E AUDI ministratore delegato utile di 150 milioni di di Fiat, a perorare il progetto, a realizzarlo, a euro. «Anche grazie ai progetti e alle iniziative presentare al mondo l’utilitaria rediviva, inmessi in campo prima che io arrivassi qua» ci dossando un paio di pantaloni bianchi e una tiene a precisare, «perché il settore dell’auto è felpa blu con la zip e la scritta Fiat. Una di un gioco di squadra». quelle volute da Lapo Elkann. Sei mesi dopo E adesso si gioca in un campionato sempre arrivò l’incomprensibile ridimensionamento più impegnativo… al vertice di Alfa Romeo, un marchio allora Cambierà tutto e abbastanza in fretta. in disarmo, il successivo divorzio dal LingotIn dieci anni? to, non consensuale, e l’approdo nel Gruppo Dieci anni sono “l’adesso” per un’industria Volkswagen nel 2009. come la nostra, in cui ce ne vogliono più o Da allora la carriera di De Meo non si è più

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COVERSTORY

Luca De Meo, presidente di Seat. Nel suo curriculum, ci sono esperienze importanti in Fiat (suo il lancio della moderna "500"), Audi e Volkswagen

L'AUTO ELETTRICA NON SI VENDE? QUANDO COSTERÀ SOLO IL 10% IN PIÙ DI QUELLA TERMICA ARRIVERANNO I GRANDI VOLUMI

meno quattro per presentare un modello nuovo.

Allora diciamo 50. Facciamo uno scenario al 2050, per semplicità, e facciamo un’ipotesi estrema.

Quale? In una città come Barcellona non ci saranno più auto private. L’amministrazione comunale darà quattro o cinque licenze ad altrettanti operatori di mobilità. Ci saranno i rossi che offriranno auto superpiccole, i verdi per spostarsi in gruppo o con della merce, i bianchi low cost e i neri che magari saranno quelli premium, quelli dell’auto di lusso. Perché ci sarà sempre qualcuno che vuole distinguersi. E non sarà solo una questione di pelle sui sedili, ma in auto troverai il profumo che ti piace, la selezione della tua musica preferita, contenuti premium di Netfix e non so cos’altro.

tempo staranno quasi sempre in movimento e si consumeranno molto prima. E nessuno possederà un’auto? Lei è proprietario del taxi che prende?

No. Vede? Io comunque la macchina la produco e la vendo.

Auto che si guidano da sole? Certo: come lo sharing, la guida autonoma Un po’ angosciante… porta dei vantaggi ai clienti e alle autorità riAllora torniamo indietro ai temi che stiamo ducendo gli incidenti. Le auto, poi, saranno trattando adesso e raelettriche perché gli «CREDO CHE NEL 2050, NELLE CITTÀ gioniamo su cosa sucoperatori troveranno NON CI SARANNO PIÙ AUTO PRIVATE. il modo di ricaricare I VEICOLI SARANNO ELETTRICI, SHARED, cederà sicuramente velocemente le batte- A GUIDA AUTONOMA E PERSONALIZZATI» da qui a dieci anni. rie, magari mentre le Meglio. auto viaggiano. Ci sono quattro temi di cui si stanno occupando tutti. Il primo viene identificato con l’eletE i costruttori? trificazione, ma più correttamente è quello Continueranno a fare auto. Ma le venderanno della riduzione delle emissioni. Il secondo è a botte di 20/30 mila pezzi agli operatori di quello dell’auto che si guida completamente mobilità o offriranno loro il servizio. Servida sola e della tecnologie per rendere l’auto ranno meno auto, ma invece di venderne una più sicura. Poi ci sono i sistemi di connessione ogni sette anni a un cliente privato ne vendedelle auto e le piattaforme di condivisione. ranno tre nello stesso periodo. Perché? Le auto invece di stare ferme per il 95% del

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Cominciamo con l’auto elettrica. C’è poco da discutere: se noi dobbiamo rag-

giungere gli obiettivi di CO2 imposti della commissione europea per il 2030 dovremo fare il 25% di macchine elettriche. Altrimenti scatteranno multe miliardarie e, di riffa o di raffa, magari facendo di più in alcuni mercati e in altri meno, ci arriveremo. Intanto, fino a 2030, avremo più tecnologie sul mercato: elettrico, ibrido, ibrido plug-in, diesel, benzina, metano e gpl. I costruttori spenderanno molto di più in ricerca e sviluppo, mentre i clienti avranno molta più scelta. E confusione in testa. Spiegare dev'essere il nostro e il vostro compito, come media, ma anche le autorità, specie quelle locali, devono essere chiare.

Per ora una sola cosa è chiarissima: la gente non compra auto elettriche. Se lei fosse un appassionato di fotografia e avesse una ottima Nikon, sarebbe disposto a cambiarla solo se il nuovo modello le offrisse delle possibilità in più. Oggi invece possedere un’auto elettrica significa dover sottostare a una serie di compromessi in termini di autonomia di percorrenza, tempi di ricarica, che non sono i 5 minuti per fare il pieno di carburante, e maggiori costi di acquisto.


Tutto vero. E allora? Tra qualche anno ci sarà un salto tecnologico che introdurrà batterie che permetteranno maggiore autonomia, il costo scenderà in maniera molto rapida e scatterà la regola d’oro dell’optional.

Cosa scatterà? Si ricorda che quando l’aria condizionata in auto costava 2/3 mila euro e non la metteva nessuno? Oggi che costa molto meno, non ci rinuncia nessuno. Non si fanno volumi di vendita con un optional che costa più del 10% del totale del valore della vettura: quando la versione elettrica costerà solo il 10% in più di quella con motore a scoppio arriveranno anche i grandi volumi di vendita.

E quando capiterà? Posso dire che ci arriveremo abbastanza presto. Con quale autonomia? 500 chilometri.

E la guida autonoma? Dico ai miei che prima di pensarci, bisognerebbe trovare il modo di vendere il cambio automatico ai clienti, che sulle Seat lo scelgono solo nel 15% dei casi. Ma a parte le questioni commerciali, penso che verrà introdotta velocemente nel trasporto delle merci dove ogni risparmio è importante e la riduzione dell’incidentalità è fondamentale. Poi, forse, ci saranno dei robotaxi su percorsi protetti e la troveremo nelle auto top di gamma dei marchi premium, dove ogni novità è uno status symbol. «QUANDO INTEGRI L'AUTOMOBILE IN UN ECOSISTEMA DIGITALE, CONNETTI IL TUO PRODOTTO CON ALTRI PRODOTTI E PUOI GENERARE MILIARDI DI TRANSAZIONI»

Poca roba, insomma. Gli investimenti nel settore sono importantissimi e, come le ho già detto, ci si arriverà, ma i problemi, a cominciare da quelli normativi e assicurativi, sono ancora enormi.

C’è anche una questione culturale. È vero: alla gente piace guidare, anche se detesta stare in coda e cercare parcheggio. Per questo abbiamo deciso di concentrarci su quei dispositivi che hanno il miglior rapporto costi-benefici, quelli che riguardano la sicurezza, come l’anticollisione, il riconoscimento del pedone la frenata automatica. E i dati? Posso capire che Google abbia voglia di trasformare il "driving time" in "leisure time" perché in quel tempo sperano che si continui a stare su Internet per vendere pubblicità. Ma noi non siamo in questo business. Gli automobilisti, invece, vogliono restare connessi. Per noi è l’argomento dove c’è più ciccia. Basta un’antenna 4G plus o 5G, uno schermo, che già abbiamo, e una sim. Quando integri la regina dell’hardware, cioè l’automobile, in un ecosistema digitale, connetti il tuo prodotto con altri prodotti, con il telefono del tuo cliente, con le infrastrutture, il retail e generi potenzialmente miliardi di transazioni. Che rendono? Non sappiamo ancora se una transazione ha più valore di un’altra, o da chi verrà controllata e in che percentuale. Ma dove ci sono transazioni c’è business.

E chi paga? Una parte la pagheranno le assicurazioni e una parte i clienti che si abboneranno, per esempio, a servizi di informazioni sul traffico.

Manca solo il car-sharing. Io lo utilizzo quando sono a Milano, ma chi mi fornisce l’auto sta perdendo dei soldi, perché nessuno ha ancora trovato la formula magica per guadagnare sulla condivisione.

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COVERSTORY

Quest'anno, De Meo, ha ricevuto il premio "Ceo dell'anno 2017" da Eurostars

Allora non vi interessa? Tutt’altro, perché le persone ormai si sono abituate al car-sharing, che resterà parte dei sistemi di mobilità del futuro. Ci sono tre ordini di costi in queste piattaforme: quelli di gestione, i costi amministrativi per la sosta e il valore delle auto. I costi si possono abbassare solo se si ingegnerizza un prodotto pensato apposta per il car sharing, ma le auto che sono usate attualmente non sono state pensate per fare 5km alla volta. Che veicolo ha in mente? Non sarebbe certo un trabiccolo brutto, ma potrebbe avere, ad esempio, una velocità limitata perché viene usato solo in città, fari rivisti perché c’è l’illuminazione pubblica, dovrebbe essere facilmente riparabile ed essere capace di fare un milione di km.

Un auto che porterebbe il marchio Seat? E perché no? All’interno del Gruppo Volkswagen la nostra clientela è la più giovane d’Europa. Non solo: 7 clienti su 10 sono clienti nuovi. E poi siamo una marca del Sud, quindi siamo associati alla creatività, al colore, alla socialità. Quando combini questi tre fattori puoi sintetizzare il ruolo di Seat come quello di una porta orientata verso l’Europa del Sud, o verso l’Africa, o il bacino del Mediterraneo, per conquistare le nuove generazioni e portarle nel Gruppo Volkswagen. Dopo aver comprato una Ibiza, i nostri clienti magari prenderanno Touran perché avranno messo su famiglia, poi un’Audi e, se sono fortunati, una Porsche. Il nostro ruolo è questo. Quindi i prodotti devono essere accessibili, perché il potere d’acquisto dei giovani è quello che è, e dobbiamo puntare su costi di utilizzo bassi, sulla connettività, sul design, e, visto il loro successo, anche sui servizi di car sharing. I conti vanno bene? Nel 2015 abbiamo raggiunto il break-even vendendo 400 mila macchine. E l’anno scor-

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so abbiamo guadagnato 250 milioni di euro vendendone 410 mila. È un miracolo: non c’è nessuna marca che riesce a pareggiare i conti con volumi del genere. Ci riusciamo perché il nostro business model è basato sul fatto che noi andiamo a comprare tecnologia nel supermercato del Gruppo senza dover cominciare da zero. «IL CAR-SHARING È IL FUTURO MA OGGI LE PIATTAFORME DI CONVIDISIONE NON GUADAGNANO. CI VORREBBE UN VEICOLO PENSATO APPOSTA PER IL SERVIZIO»

Ma se era così facile, perché i sette anni di perdite in bilancio? C’era un po’ di confusione sul nostro ruolo. Qualcuno pensava che potessimo essere l’Alfa spagnola, qualcun altro un’auto per famiglie. Poi per anni c’erano da spegnere gli incendi perché non riuscivamo ad arrivare alla fine del mese. Quando è cambiata la situazione? Ci sono stati due livelli di discontinuità. Il primo quando il Gruppo ha deciso di costruire l’Audi Q3 nei nostri stabilimenti. Tutto il sistema ha dovuto adattarsi, alzare il livello della produzione. Il secondo con il lancio della Leon, quando per la prima volta il Gruppo ha deciso che saremmo usciti con l’ultimo livello di tecnologia disponibile all’interno e noi abbiamo ripagato la fiducia vendendo 180 mila auto nel segmento C: quello più competitivo. Com’è lavorare, fianco a fianco, con i tede-

schi? Immagini un cruscotto con tre pulsanti grandi, e con sotto una scritta bella evidente. Schiacciandoli otterrà, esattamente e tutte le volte, la stessa reazione che era chiaramente indicata. I tedeschi sono così. E gli italiani? Un cruscotto con cento pulsanti, alcuni con la scritta, altri no. Non è detto che quanto scritto corrisponda sempre all’azione indicata e a volte bisogna premere tre o quattro pulsanti, contorcendo le mani, per ottenere il risultato previsto. In Germania è tutto molto più semplice.

Anche viverci? Ho vissuto a lungo a Wolfsburg, nel Nord della Germania, quella "vera" non quella delle grandi città. E a volte mi lamentavo perché mi pareva che fossero tutti un po’ freddi. Poi sono passato in Audi, dovevo trasferirmi a Monaco ed è stata organizzata la classica serata di saluto con una cinquantina di colleghi in un ristorante proprio di fronte alla sede storica del gruppo. Quella notte, vicino al laghetto che sta di fronte alla fabbrica con le tre grandi ciminiere, c’erano 15 mila persone perché era in programma uno spettacolo di luci e acqua, uno dei più belli della Germania, paragonabile a quelli Las Vegas. A un certo punto sul muro di mattoni rossi della fabbrica è stata proiettata un’enorme scritta: “Ciao Luca”. Io ero senza parole. Non ha idea di quanto fosse grande la scritta e di quanto siano riusciti ad emozionarmi.



COVERSTORY NUMERI&STRATEGIE

Automotive too big to fail... ma attenzione alle nuove sfide Guida autonoma, trazione elettrica, car sharing: non sono mode, ma innovazioni con cui il settore va a caccia di redditività. Ma c'è posto solo per pochi: in dieci marchi si contendono il 70% del mercato di Franco Oppedisano

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ELON MUSK, FONDATORE DI TESLA

95 MILIONI

VEICOLI AUTO E VEICOLI LEGGERI VENDUTI NEL

2016

50 MILIONI OCCUPATI NEL SETTORE

1,3 MILIARDI IN CIRCOLAZIONE NEL MONDO USA

821 AUTO SU

1000 ABITANTI

SU

AFRICA

42 AUTO 1000 ABITANTI

2016

L’

compensano le vendite ridotte con alti marindustria dell’auto ha di fronte sfide da far tremare i polsi. Si va dalla nuove gini di guadagno, e qualche azienda cinese. tecnologie di comunicazione al camPoco altro. Lo scorso anno sono stati venduti nel mondo 94 milioni di veicoli auto e veicoli biamento del paradigma di vendita, dalla rotaleggeri. E nessuno fa mistero che l’obiettivo è zione dei mercati di sbocco alle irrisolte quesuperare di slancio quota cento milioni. stioni ambientali, dall’introduzione di nuovi Per farlo la prima strada è aprire nuovi sbocsistemi di guida e di trazione alle battaglie legali. Questioni complesse, interrelate, persichi commerciali in regioni con un tasso di motorizzazione ancora molto basso. Nel monno pericolose che il settore affronta, però, con la certezza di essere ancora uno dei più floridi do circolano oltre 1,3 miliardi di veicoli, ma a del pianeta. Secondo l’Oica, Organisation Infare da contraltare agli Usa, all’Europa e all’Oceania, dove il tasso di motorizzazione va dai ternationale des Constructeurs d’Automobi581 agli 821 veicoli ogni mille abitanti, ci sono les, nel mondo ci sono 9 milioni di persone che Paesi come l’India, dove questo dato scende a lavorano direttamente per le case automobiliquota 22, e un intero stiche (il 5% del totale dei lavoratori del ma- LO SCORSO ANNO SONO STATI VENDUTI continente come l’Afri94 MILIONI DI VEICOLI NEL MONDO, MA ca, dove questo numenifatturiero) e oltre 40 L'OBIETTIVO È TROVARE NUOVI SBOCCHI milioni che sono occuro arriva appena a 42 COMMERCIALI NEI PAESI EMERGENTI e si vendono in anno pate nell’indotto. Ogni meno auto che in Spagna. Gli spazi di crescita anno tutte insieme le aziende pagano tasse sono potenzialmente enormi. L’esempio della per 430 miliardi di euro e ne spendono 85 in Cina è istruttivo: dieci anni fa si vendevano 5,7 ricerca. Il fatturato globale del settore ammonmilioni di auto. Lo scorso anno ha acquistato ta a 2 mila miliardi di euro. Se fossimo in un oltre un quarto della produzione mondiale altro settore diremo “Too big to fail”. E grandi (28 milioni di veicoli), ma ha ancora un tasso lo sono davvero: le prime cinque case costrutdi motorizzazione di 118 auto ogni mille pertrici (Volkswagen, Toyota, Renault, Hyundai e General Motors) sono imperi transnazionali sone. Se dovesse magicamente raddoppiare che hanno, tutte insieme, il 45% del mercato ci sarebbe bisogno di 162 milioni di veicoli e globale, ma, se si considera la classifica fino al se dovesse portarsi a livello americano (821) decimo posto, la quota di mercato totale arriva ce ne vorrebbero oltre un miliardo (la produal 70%. C’è spazio per i marchi premium come zione mondiale per oltre dieci anni). Stesso Bmw, Mercedes e Jaguar-Land Rover che discorso, e medesime cifre, per l’India, l’Indo-

28 MILIONI

VEICOLI VENDUTI IN CINA


IL SELF DRIVING È IL CAVALLO DI TROIA DEI GAFA (GOOGLE, APPLE, FACEBOOK, AMAZON) PER ENTRARE NELL'INDUSTRIA DELLE 4 RUOTE nesia, la maggior parte dei Paesi africani. infrastrutture, di sicurezza, etici e assicurativi La seconda strada per oltrepassare la quota verranno, forse, risolti. Nel frattempo un certo dei cento milioni di veicoli venduti nel mondo grado di autonomia nella guida, da usare solè offrire prodotti che diano almeno l’imprestanto quando lo vuole il guidatore, o i sistemi automatici di sicurezza, serviranno a vendere sione di fare un salto tecnologico in avanti di più e, soprattutto, rispetto alle auto che hanno in garage euro- SECONDO STRATEGY ANALYTICS E INTEL a segnare il territorio LA PASSENGERS ECONOMY ARRIVERÀ sotto attacco. Perché pei e americani. La riA VALERE 800 MILIARDI DI DOLLARI NEL il self driving è anche il duzione dei consumi, 2035 E 7 MILA MILIARDI NEL 2050 Cavallo di Troia scelto l’integrazione tra auto dagli Over the Top per entrare a gamba tesa e smartphone, i sistemi di sicurezza avanzati nell’industria dell’auto. A loro, Google e Apple sono gli strumenti di marketing utilizzati per in testa, della mobilità interessa poco o nulla. convincerci a cambiare auto. Ma si cammina Quello che vogliono sono i megadati che arrisul filo del rasoio, perché nei mercati maturi la concorrenza è altissima, la tecnologia costa poco e si rischia di vendere, ma senza guadaLE AUTO PIÙ VENDUTE gnare. Il miraggio della guida autonoma è il AL MONDO Sacro Graal di questa tipo politica, anche se un recente studio di AAA, l’American Automobile TOYOTA COROLLA - 1.316.383 Association, ha rilevato che il 75% degli americani ha paura di essere trasportato in auto che D FORD F-SERIES - 993.779 si guidano da sole. Tutti, comunque, ci stanno lavorando. Tutti magnificano i progressi fatti. VOLKSWAGEN GOLF - 991.414 E tutti sanno che, se va bene, bisogna aspetHYUNDAI ELANTRA - 788.081 tare una decina d’anni prima di poter parlare di un mercato per questo tipo di auto, quanHONDA CR-V - 752.463 do gli enormi problemi tecnici, legislativi, di

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vano dal sistema e la possibilità di trasformare il tempo di guida in tempo di acquisti e di consumo di contenuti. Questo mercato ha già anche un nome, Passenger Economy, e, secondo Strategy Analytics e Intel, arriverà a valere 800 miliardi di dollari nel 2035 e, addirittura 7 mila miliardi nel 2050. Per dominare questo business gli Over The Top hanno investito fiumi di denaro, ma non hanno trovato campo libero. I costruttori, quelli più importanti, hanno messo mano al portafoglio e accettato la sfida dei giganti della silicon Valley sul loro terreno. La trazione elettrica è l’altro grande salto tecnologico che potrebbe convincere i clienti a cambiare auto. Con le buone o con le cattive, se è vero che molte città europee fanno a gara per annunciare divieti per le auto a combustione interna, soprattutto a gasolio. Tutti o quasi i costruttori hanno in listino auto elettriche, ibride o ibride plug in, ma (soprattutto le prime) non le vendono. E vorrebbero tanto farlo perché farebbero meno fatica a rientrare nei limiti di emissioni imposti dalla Ue. L’auto elettrica costa troppo e ha un’autonomia ancora troppo scarsa. Ma quando questi problemi saranno un ricordo, ne arriveranno

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COVERSTORY NUMERI&STRATEGIE

Le prime cinque case automobilistiche sono veri e propri imperi transnazionali che insieme si dividono addirittura il 45% del mercato globale.

PRIMI CINQUE COSTRUTTORI AUTO GRUPPO VOLKSWAGEN 10.102.036 TOYOTA 9.947.416 RENAULT 8.513.050 HYUNDAI 8.175.871 GENERAL MOTORS 7.972.401

altri. Il primo è la produzione di batterie. Tesla, che fa solo vetture elettriche, ha iniziato la costruzione di una gigafactory (per produrre batterie) da mezzo milione di metri quadrati, il secondo edificio più grande del mondo, e finora ha costruito 3 blocchi su 16. Lo ha fatto perché se davvero riuscisse a costruire 10 meno competenze e meno pezzi. Significa che mila vetture elettriche al mese dal 2018 come da una parte la nuova tecnologia stimola altri afferma, dovrebbe da sola accaparrarsi l’intecompetitor a entrare nel settore. L'ultimo in ordine di tempo è Dyson, specializzata in aspira produzione mondiale di batterie. Se poi si ipotizza, come fa il Gruppo Volkswagen che rapolveri, ma sono ormai decine le aziende più vuole investire 10 miliardi di euro nei prossio meno sconosciute che hanno annunciato di voler realizzare un veicolo elettrico e alcune mi cinque anni, che un quarto delle auto ven- come Tesla - l’hanno dute nel 2025 saranno PER VOLKSWAGEN UN QUARTO DELLE già fatto, anche se i elettriche, ci sarebbe AUTO VENDUTE NEL 2025 SARANNO gli utili ancora non si bisogno di altre 40 ELETTRICHE: PER QUESTO INVESTIRÀ 10 vedono e ogni giorno gigafactory di cui, ora, MILIARDI NEI PROSSIMI CINQUE ANNI emergono nuovi pronon si vede nemmeno l’ombra. Inoltre, alcune delle materie prime blemi di produzione. Dall'altra parte centinaia per realizzare le batterie stanno diventando di migliaia di lavoratori del settore perderansempre più costose e difficili da reperire, speno il posto di lavoro e molti di più subiranno la stessa sorte nell’indotto: meno pezzi che si cie si si vogliono rispettare regole etiche di rompono, meno manutenzione uguale meno estrazione. Non solo. Costruire un'auto eletmeccanici. Se non basta quello che abbiamo trica è più semplice che realizzarne una con scritto, se non bastano la caccia alle streghe sui un motore a combustione perché occorrono

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motori diesel, i magistrati e i regolamentatori scatenati sulle emissioni e i miliardi di multa pagati e da pagare, il settore è alle prese con un vero cambiamento del paradigma di fruizione del prodotto auto. Si passa dal possesso del bene alla richiesta di un servizio di mobilità personale a fronte di un canone, ovvero il car sharing e il noleggio a lungo termine. Tutti i costruttori si sono attrezzati per andare in questa direzione. Peccato che ancora nessuno abbia guadagnato un soldo con l’auto condivisa: solo per fare un esempio, le quattro principali società che operano in Italia in questo settore hanno accumulato 26 milioni di euro di perdite nel solo anno scorso. Il noleggio a lungo termine sembra più promettente, specie se i tassi di interesse rimangono bassi ed è possibile fare margini a livello finanziario. Poi si vedrà.




UN’IMMAGINE DELLO STAND CHE LA RUSSIA ALLESTÌ ALL’EXPO 2015 DI MILANO E CHE FU MOLTO FREQUENTATO NONOSTANTE LE RECENTI SANZIONI

GESTIRE L’IMPRESA La parola chiave è “globalizzazione”. Non è una parolaccia, non evoca una purga; significa fare soldi. Pulitamente, da imprenditori. Andando nel mondo, Russia compresa. Associandosi, come fanno le imprese dell’Alis, per commercializzare al meglio le merci italiane verso il mondo, o assumendo i temporary export manager per farsi guidare. Auguri!

27 ASSOCAMERE LA SECONDA SETTIMANA DELLA CUCINA ITALIANA NEL MONDO

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PANORAMA A N.Y. CON THIS IS ITALY IL MEGLIO DEL BELPAESE A NEW YORK

32 ALIS TREMILA DELEGATI ALLA PRIMA ASSEMBLEA NAZIONALE

RUSSIA, MADE IN ITALY IN RIPRESA LA CREATIVITÀ BATTE LE SANZIONI Luisa Barone e Vittorio Torrembini, ai vertici del Gruppo imprenditori italiani a Mosca: «Le opportunità ci sono. Bisogna saperle cogliere. Abbiamo 100 imprese italiane che producono qui, con 75 mila addetti» di Fernando Mezzetti

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a Russia, pur sotto sanzioni euro-atlantialle grandi - con la cooperazione di banche che per l’Ucraina, si rivela efficace stimoe istituzioni quali la Sace, hanno saputo aflo per la creatività italiana: in questo caso frontare le nuove situazioni, riuscendo a applicata non alla produzione ma soprattutlimitare gli effetti negativi delle tensioni to al marketing in un ambiente appesantito politiche. Sì, a Mosca c’è ancora posto per da difficoltà estranee all’economia. Dopo fare impresa, per operare, per produrre e due anni disastrosi per le nostre esportazioper imporsi sul mercato. E non mancano, a ni verso la Russia, il 2017 si chiude con un Mosca, solidi studi professionali di avvocabilancio incoraggiante per noi: ci si avviciti d’affari italiani capaci di districarsi nella na infatti al recupero normativa russa. Gli LA PROVA PIÙ EVIDENTE DEL TREND totale delle posizioni italiani, presso i conÈ NEL TRAFFICO AEREO: AEROFLOT HA precedenti le misusumatori, sono fa3 VOLI AL GIORNO DA MOSCA A MILANO re punitive adottate voriti soprattutto da E 3 CHE VANNO DA MOSCA ROMA dall’Unione Europea un fattore: l’enorme nella primavera 2014 contro Mosca. All’emsimpatia, per alcuni aspetti perfino amore, bargo decretato dall’Europa ha corrisposto dei russi verso l’Italia, mai venuto meno un contro embargo stabilito da Mosca per anche nei momenti più aspri della guerra alcuni settori, in primis l’agro-alimentare: fredda. La prova più evidente è nel traffico gli scambi commerciali tra Russia e Europa aereo: Aeroflot ha 3 voli al giorno Mosca-Mine sono stati sconvolti, con effetti diversi nei lano e 3 Mosca–Roma. Altre compagnie low vari paesi dell’Unione. Ma almeno per quancost volano su altri scali italiani, per un toto ci riguarda, dopo il primo choc, i nostri tale di una decina di voli al giorno tra Itaoperatori - dalle piccole e medie imprese lia e Russia. L’Italia è al secondo posto tra i

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GESTIRE L’IMPRESA

partner commerciali della Russia, dopo la Germania, e al sesto posto tra gli esportatori europei verso la Russia. Il nostro export nel 2014, quando l’effetto delle sanzioni non si era ancora pienamente dispiegato, è stato di 9.503 milioni di euro; nel 2015 è crollato a 7.093 milioni; nel 2016, è precipitato a 6.720. Il 2017 è l’anno della ripresa: nei soli primi sei mesi, da gennaio a giugno compresi, è arrivato a 4.557 milioni. Nell’insieme, il nostro export è salito del 39%; ogni giorno esportiamo verso la Russia per 20 milioni di euro. I settori in maggior recupero sono stati l’agro-alimentare, con un aumento del 39,9 %, chimico-farmaceutico, con 32,2 %, i mezzi di trasporto, con 53,5 %, e la moda, col 32,6 %. Sono dati incoraggianti, ma che considerando altri Paesi lasciano vedere molte opportunità di crescita ancora da cogliere: l’export francese è salito del 57,2%, quello tedesco del 53,7”. Dicono Luisa Barone e Vittorio Torrembini, presidente e vice presidente del GIM, il Gruppo imprenditori italiani a Mosca, a cui aderiscono decine di piccole e medie imprese: «Lo slancio dell’export è dovuto in buona parte a fattori contingenti,

MAPEI DA SEMPRE TRA I BIG

Oltre ai big di sempre – dall’Eni alla Merloni - vi sono alcuni altri campioni nella presenza industriale italiana in Russia. La Mapei, innanzitutto, con tre fabbriche: una nella regione di Mosca, una a San Pietroburgo, una a Ekaterinenburg, negli Urali. Buzzi Unicem, che con due cementifici è al 2° posto nel mercato. Marazzi, con due fabbriche. DKC, con una fabbrica a Tver, start-up per sistemi di trasporto e distribuzione di elettricità. Sorta da zero alcuni anni fa, ha il 35 % del mercato russo, con 600 milioni di fatturato. Sest Luve: industria del freddo. E ancora, la Laminam: innovativa produzione di lastre di gres di piccolo spessore ma grandi superfici. Infine la San Marco che fa vernici sopeciali per facciate di edifici.

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in primo luogo la stabilizzazione del cambio del rublo, ottenuta con saggia politica monetaria, e non con fallaci atti d’imperio; gli importatori avevano esaurito le scorte; e poi, la campagna di rinnovo di macchinari e impianti, promossa dalle direttive del Cremlino di produrre in casa invece che importare. Ma intanto è calato il potere d’acquisto dei consumatori, e questi fattori si faranno sentire». Luisa Barone è a Mosca dai tempi dell’impianto della fabbrica automobilistica della Fiat. Oggi svolge attività di consulting ed è manager di Novasider, società storica, che attualmente si occupa di macchinari per la lavorazione della gomma. Di recente è stata insignita da Mattarella dell’onoriGIORGIO SQUINZI, IMPRENDITORE DEL GRUPPO MAPEI ficenza di Cavaliere al merito della Repubblica. Anche Torrembini è da molti anni a fece un grande investimento nella regione Mosca, consulente di varie imprese, tra cui di Lipetsk. Successivamente, Merloni decise la Zamperle di Vicenza, leader mondiale di ritirarsi ma poi nel 2000 ha ricomprato la nella realizzazione di parchi a tema. «Non fabbrica, stabilendo rapporti eccellenti con si può parlare solo di export per la presenle autorità locali, che su suo suggerimento za italiana», dicono Barone e Torrembini, hanno creato una zona economica speciale, al lavoro nei loro uffici di Novasider, a due creando condizioni virtuose per produrre. passi dal Cremlino: «Bisogna considerare Dopo 2 anni, Indesit ha raddoppiato la caanche imprese italiane che producono per il pacità produttiva. Dopo 4 anni, ha fatto una mercato interno, non per esportare in Italia fabbrica di lavatrici. Attorno, sono sorte 40 e altrove, e quelle che sono venute qui come piccole imprese di fornitori. Le opportunità sub-fornitori, al seguito di grandi multinaci sono. Bisogna saperle cogliere». zionali con cui già operano in Italia. E’ il caso Considerando l’Unione doganale fra la Rusdi Procter & Gamble, sia e le ex repubbliSONO ALMENO 300 LE IMPRESE che ha voluto a San che sovietiche del ITALIANE CON PRESENZA FISSA, E Pietroburgo lo stescentro Asia, Mosca ALTRE 400 CON PERSONALE ITALIANO so fornitore che ha è anche un punto di CHE FANNO ATTIVITÀ COMMERCIALE in Italia. L’attenzione ingresso in mercati verso la Russia non vuol dire de-localizzapiù ampi. La Sace destina parte cospicua dei re, come è avvenuto in tanti casi per la Cina. suoi fondi alle coperture per le esportazioni, Abbiamo 100 imprese italiane che svolgono ma anche per favorire gli investimenti esiattività produttiva in Russia, con 75 mila diste una leva finanziaria concordata dai due pendenti e un fatturato di 8 miliardi di euro. governi: un fondo strategico di 500 milioni A parte queste, sono almeno 300 le imprese di euro della Cassa Depositi e Prestiti, e, da italiane con presenza fissa, e altre 400 con parte russa, altri 500 milioni dallo Stato. “Vi ufficio e personale italiano che svolgono sono operatori che lamentano scarsa assiattività commerciale. Non è una presenza stenza dall’Ice”, conclude Torrembini, “ma da poco, ed è qualificante. Valga per tutte la l’Ice in realtà svolge un buon lavoro di inforvicenda della Indesit, in cui si riassumono le mazione e conoscenza. E’ illusorio che l’Ice opportunità e le difficoltà. Nel ’91-92, mendebba fare di più: non può certo sostituirsi tre il sistema sovietico crollava, l’Indesit all’imprenditore!”.


Come esportare la nostra cucina senza imbrogli e imitazioni Assocamerestero ha partecipato alla seconda Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. Per celebrare le eccellenze della nostra tavola e per arginare il fenomeno dell’Italian Sounding di Marco Scotti

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UN MOMENTO DELLA SETTIMANA DELLA CUCINA ITALIANA NEL MONDO APPENA CONCLUSA

entoventi appuntamenti culinari in origine italiana. Bel Paese che, inoltre, vanta giro per il mondo, per accendere i rianche una leadership per numero di prodotti flettori sul ruolo della cucina italiana. Dop/Igp/Stg nel food (292) e Doc/Docg/Igt È la Settimana della Cucina Italiana che si è nel vino (523). Nonostante questa evidente svolta in oltre 30 paesi del mondo dal 20 al 26 eccellenza della “tavola” italiana, il giro d’afnovembre scorsi. Un’iniziativa organizzata dal fari dell’Italian Sounding si attesta intorno Ministero degli Affari Esteri, insieme a molti ai 60 miliardi di euro, concentrandosi prevaaltri soggetti istituziolentemente nelle aree nali sia di natura go- IL CIBO “ITALIAN SOUNDING” IN REALTÀ geografiche di Nord È CONTRAFFAZIONE CHE DI ITALIANO vernativa, sia di proe Centro America (24 NON HA NIENTE. DI QUI L’ESIGENZA DI venienza accademica. miliardi), Europa e DIFENDERE E VALORIZZARE QUELLO VERO Assocamerestero – Africa (21 miliardi). l’Associazione di cui fanno parte le 78 CameDal punto di vista delle Camere di Commercio, re di Commercio Italiane all’Estero, Soggetti la Settimana della Cucina Italiana nel mondo imprenditoriali privati, esteri e di mercato – si è sviluppata attraverso molteplici tappe per ha partecipato attivamente per valorizzare il valorizzare le eccellenze produttive e, al tembinomio “Cucina e vino di qualità”. po stesso, mantenere sempre alta l’attenzione Scopo preciso della manifestazione, inoltre, sul business delle PMI coinvolte. è arginare il cosiddetto “Italian Sounding”, Per le CCIE di Montréal, Toronto, Vancouver, ovvero quel fenomeno che porta sulle tavole Chicago, Houston, Los Angeles, Miami e New mondiali prodotti che rievocano nomi e simYork protagonista è stata la pizza, con serate boli del cibo Made in Italy ma che non hanno culinarie, dimostrazioni e degustazioni guidanessuna delle qualità peculiari del nostro cibo. te del prodotto simbolo per eccellenza della Per potenziare la distribuzione e la presenza cucina italiana. Chef e professionisti con show commerciale dei prodotti del vero agroalicooking dedicati hanno svelato tutti i segreti mentare italiano è stata studiata un’apposita di preparazione della vera pizza italiana, coincampagna di promozione strategica attravolgendo oltre 70 pizzerie presenti sul terriverso le 21 camere di Commercio italiane in torio che hanno ospitato le “Italian Pizza NiEuropa e Americhe. Dei 100 prodotti agroalight”. Finalità di queste iniziative culinarie è la mentari più venduti al mondo, ben 68 sono di sensibilizzazione di food blogger, giornalisti e

IN NUMERI 60 miliardi, il valore dell’Italian Sounding 120 eventi realizzati 292 presidi Dop/Igp/Stg nel food 523 vini Doc/Docg/Igt operatori dell’industria alimentare e del turismo nei confronti della qualità e dell’eccellenza della vera pizza 100% Made in Italy. Nell’area europea, molteplici le iniziative di spessore che hanno animato la settimana, coinvolgendo in prima linea i ristoranti certificati “Ospitalità Italiana” con serate formative cui hanno partecipato influencer selezionati, e cene di lancio dedicate alla presentazione del nuovo progetto per contrastare l’Italian Sounding in Germania, UK, Francia, Svizzera, Spagna e Benelux. L’attestazione “Ospitalità Italiana” promossa da Unioncamere è volta a distinguere l’offerta della ristorazione italiana di qualità nel mondo, e vede oltre 557 ristoranti certificati in Europa su più di 2.200 riconosciuti in tutto il mondo, con Francia al primo posto, seguita da Germania e Uk. Con riferimento alle città, troviamo sul podio della ristorazione italiana di qualità Londra, seguita da Monaco e Barcellona.

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GESTIRE L’IMPRESA

«This is Italy», e Panorama narra agli Usa la meglio Italia Il settimanale della Mondadori ha organizzato un’applauditissima kermesse a New York per presentare alla business-community americana il “meglio” del nostro Paese che spesso è sconosciuto e sfugge alle rappresentazioni correnti. Ed è fonte di affari a cura della redazione

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on era mai successo che un grande risultato del nostro lavoro, della nostra storia giornale italiano facesse i bagagli per e della nostra civiltà, che abbiamo il dovere di una settimana per raccontare il suo mettere a frutto”. Paese ai business man d’Oltreoceano. L’ha fatIn realtà, in passerella, hanno potuto coabitato Panorama, il settimanale della Mondadori re realtà geniali nel mettere insieme il piccolo, insiem al quale Economy distribuisce in edicocome la rete d’imprese siciliane agroalimenla una parte della sua tiratura. Che ha organiztari come Gustoso con grandi aziende della zato a Manhattan, ad uso e consumo di tutta la meccanica più sofisticati come Ducati o Lamcomunità finanziaria americana che fa o vuol borghini, piccole multinazionali tascabili del fare più business con l’Italia, una specie di cagusto come Urbani Tartufi e colossi mondiali leidoscopica passerella di eccellenze italiane, dell’ingegneria come Salini Impregilo. Stilisti che meritano ogni riguardo: “This is Italy, di genio come Gianluca Isaia e imprenditori parts unknown”. Già, perché questo è il prodi genio come Tommaso Dragotto o ancora blema: l’Italia è poco colossi del trasporto MATTARELLA: «IL VALORE conosciuta negli Stacome Grimaldi e gemtes, al là di spaghetti, DEL PRODOTTO ITALIANO, L’ATTENZIONE me dello stile come A QUALITÀ E A BELLEZZA SONO UN pizza e Ferrari. Ed è su Vhernier. Ma Giorgio PATRIMONIO DA METTERE A FRUTTO» questo punto che s’imMulè, direttore di Papegna da ormai sette anni Fernando Napolitanorama, non s’è accontentato che i “panel” no, consulente aziendale e businessman, che dei convegni in cui si parlava dell’Italia poco crea ponti finanziari e culturali tra le imprese conosciuta fossero di prim’ordine. Ha voluto innovative italiane e il grande capitale Usa ed lasciare un segno nel territorio che ci è proha affiancato Panorama in quest’impegno. Ma prio e ci viene riconosciuto: l’arte, la musica, soprattutto, è stato su quest’obiettivo che il il bello. E così, nel bellissimo salone del Gugpresidente della Repubblica Sergio Mattarelgenheim Museum, e nel suo delizioso auditola ha fatto voluto giungere alla “carovana” di rium si sono esibiti per gli ospiti i Cameristi This is Italy e Panorama il suo saluto, tramite della Scala di Milano, per celebrare il 150° l’ambasciatore Armando Varicchio: “Il valore anniversario della nascita di Arturo Toscanini, del prodotto italiano, l’attenzione alla qualità suonando alcune delle aree più celebri di Rose alla bellezza costituiscono un patrimonio, sini, Puccini, Verdi cantate dall’ormai mitico tenore italiano, Vittorio Grigolo. Uno spazio Dall’alto, alcuni dei vip premiati da Panorama, di rilievo, infine, per tre Regioni: Lombardia, tra cui Andrea Pirlo; il governatore della Lombardia Roberto Maroni; Vittorio Grigolo Umbria, Emilia Romagna, rappresentate dai intervistato da Giorgio Mulè; la relazione del loro governatori: diverse ma simili per impedirettore di Panorama; un momento del panel gno e risultati nell’amministrare. con Costantino Baldissara di Grimaldi Group

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GESTIRE L’IMPRESA

Gli “evangelisti dell’export” che globalizzano le mini imprese Li chiamano “temporary export manager” e stanno aiutando ad esportare migliaia di aziende italiane senza esperienza di mercati esteri. Il caso di scuola della Co.Mark di Riccardo Venturi

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MASSIMO LENTSCH, FONDATORE DELLA CO.MARK

nostri Davide che battono i Golia della edizione dei vaucher, finanziandola con 26 concorrenza globale, cioè le Pmi italiane milioni e alzando il finanziamento singolo che conquistano i mercati internazionali, a 15 mila euro che nella versione advanced hanno in molti casi un segreto. Si chiama può essere rinnovato se l’azienda riesce ad Temporary Export Manager, è lo specialista aumentare del 30% le esportazioni. Nella in esportazioni che supporta le piccole e prima edizione dei voucher ben 226 azienmedie imprese prive de sono state assidi una figura interna MOLTE AZIENDE ITALIANE NON HANNO stite dai Temporary LA CULTURA PER VALORIZZARE I LORO dedicata. La sua imExport Manager di PRODOTTI ALL’ESTERO, E NON POSSONO portanza è stata comCo.Mark, il cui fonPERMETTERSI UN EXPORT MANAGER presa dal Ministero datore e ad Massidello Sviluppo Economico che ha istituito mo Lentsch è di fatto l’inventore di questa nel 2015 dei vaucher per finanziare il ricorfigura professionale in Italia. A Economy so a queste figure professionali da parte delLentsch racconta come un giorno del 1993 le piccole e medie imprese: ci furono 4.146 gli venne l’idea: «Da ragazzo studiavo e inrichieste, di cui 1789 accolte e finanziate tanto lavoravo in una microazienda nel setcon 17,9 milioni di euro. tore della robotica industriale. Per vendere Quest’anno, il Mise ha varato una seconda un nuovo robot avevo individuato una lista

USIAMO UN MANUALE DI 300 PAGINE CHE DETTA I CRITERI CON CUI GESTIRE IL RAPPORTO CON I BUYER di buyer interessati in Germania e Austria. Andai dal titolare e gli dissi: guarda, ho già dieci appuntamenti fissati. Ma lui mi rispose: io pago già te, non posso sostenere i costi di spostamento. Eppure vendere il robot per telefono era un po’ complicato... Tornando a casa pensai: certo che queste aziende che non hanno la cultura per valorizzare i loro prodotti all’estero, e non hanno la possibilità di sostenere i costi di un export manager a tempo pieno, sono messe male. E mi chiesi: perché non fare questo mestiere per le piccole imprese?». Co.Mark nasce nel 1998, e negli anni raffina competenze e procedure del Temporary Export Manager, anche con il supporto dell’informatica. «Nei primi tempi giravamo per l’Europa in auto con le pagine gialle,

NERI LABELS: CON IL TES DI CO.MARK FATTURATO ESTERO AUMENTATO DEL 4% IN TRE ANNI

Una delle centinaia di piccole imprese che si affidano ai Temporary Export Specialist (TES) di Co.Mark è Neri Labels, che produce etichette autoadesive per il settore farmaceutico, con un fatturato di circa 5 milioni di euro. «Il TES ha effettuato inizialmente un’attenta analisi del mercato di riferimento, dei punti di forza

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e di debolezza dell’azienda, del panorama competitivo» spiega il Temporary Export Specialist Eva Lugnan, che supporta Neri Labels. «Ha poi sviluppato una strategia prodotto/canale/ mercato, customizzata sulla realtà aziendale. I mercati oggetto dell’attività di internazionalizzazione sono stati individuati analizzando

i paesi europei che maggiormente producono farmaci (Germania, Francia ed Italia) e si è successivamente sviluppata l’attività commerciale diretta alle maggiori realtà farmaceutiche». Il supporto del TES ha prodotto in 36 mesi una crescita del fatturato export sui mercati obiettivo del 4%.

«Nonostante le difficoltà insite nel mercato di riferimento (tempistiche lunghe, prospect di dimensioni globali, normative stringenti, aggressività della concorrenza), dopo poco più di 3 anni di collaborazione stiamo ponendo le basi per importanti collaborazioni internazionali» commentano a Neri Labels.


prima l’edizione cartacea, e in seguito i cd. Oggi il foglio Excel con la lista dei buyer è diventato un software CRM molto sofisticato, che ci aiuta a impostare tutto il percorso lavorativo, dalla raccolta dei dati aziendali fino all’utilizzo di un algoritmo complesso per la scelta dei mercati, con l’analisi dei competitor e del posizionamento sul mercaazienda tutte le settimane lo vedo, ci prento. Tutti questi dati comunicano con la piado un caffè, creo un’empatia e lo convinco nificazione strategica, successi e insuccessi della bontà del progetto, dell’importanza di contribuiscono alla ridefinizione di obiettivi globalizzarsi. Così tocca con mano quel che e strategie» spiega Lentsch. Venti anni di faccio, altrimenti non funziona. Questo è un esperienza sul campo sono racchiusi in un lavoro da fare in tandem con l’imprenditore, manuale di 300 pagine, una sorta di prezioche ha il portafoglio, decide i prezzi, decisissimo mega-bigino che contiene tutti i sede di innovare oppure no. Se lui è ricettivo, greti utili nel gestire il rapporto con i buyer: attento, se si impegna allora abbiamo suc«fa parte della nostra formazione, tutti decesso, altrimenti no». Le aziende clienti di vono saperlo a memoria» dice l’ad. La caCo.Mark hanno un fatturato che va mediaratteristica del metomente dai 5 ai 30 miCHEVALLARD: «ABBIAMO CREDUTO do Co.Mark è proprio lioni. Ma mentre un SUBITO NELLA CO.MARK, TANTO DA quella di essere batempo il primo motiACQUISIRNE IL 70% NEL 2016, E NE sata sull’esperienza, vo per cui affidarsi a ABBIAMO COLTO LE POTENZIALITA’» di trarre ogni giorno un Temporary Export sul campo la direzione da prendere: «noi Manager era l’eccessivo costo di una figura il marketing lo facciamo mentre vendiamo. dedicata interna, oggi non è più così. «Ormai È attraverso la vendita che raccolgo infordire che un’azienda che fattura 15 milioni mazioni, perché una piccola azienda non non può permettersi un export manager può permettersi di farlo a priori. Mi butto è una bestemmia. Ma la nostra proposta è nella vendita e mentre vendo raccolgo intalmente perfezionata che oggi un’azienda formazioni che mi permettono di rìdefinire spesso la preferisce all’ipotesi interna. Pola strategia, di pianificare come e dove anniamo che io imprenditore voglia andare in dare». Venti anni di esperienza hanno perKazakistan a vendere accessori per macchimesso a Co.Mark di mettere a punto la figune edili. Mi serve un madrelingua russa, ma ra del Temporary Export Specialist (TES), perché assumere una persona quando posuna versione evoluta di export manager so prendere un professionista, un TES che che è stata registrata per sottolinearne l’unicità. I numeri confermano che l’approccio al mercato è quello giusto: nel 2016 i TES Co.Mark hanno generato 780 milioni di euro di ordini per circa 750 clienti. «I Temporary Export Specialist stanno crescendo anche in numero, oggi siamo a 130. Ciascuno segue circa 7 aziende. Non di più perché per noi è fondamentale essere fisicamente in azienda mezza giornata alla settimana: questo è un altro elemento che ci distingue. Nella micro e piccola impresa l’anello debole sull’export PIER ANDREA CHEVALLARD, AD DI TECNOINVESTIMENTI è la cultura dell’imprenditore. Se sono in

sa il russo e che visto che conosce il mercato mi riesce a disegnare una strategia in poco tempo? Stessa cosa se voglio migliorare la mia presenza in un mercato dove sono già presente, ma sospetto di poter fare di più. Quando lavori su più aziende, come fanno i nostri manager, per tua natura sei portato a produrre risultati. Se poi la cosa va bene l’imprenditore può valutare di affiancare al Temporary Export Specialist una sua risorsa». Dall’anno scorso Co.Mark fa parte del Gruppo Tecnoinvestimenti, con piena soddisfazione dell’ad Pier Andrea Chevallard: «Tecnoinvestimenti si basa su tre business unit: digital trust, credit information, sales and marketing solutions. Quest’ultima è rappresentata da CoMark, una società nella quale abbiamo creduto subito, tanto da acquisirne il 70% nel 2016, e della quale abbiamo colto immediatamente le potenzialità, sia perché perché CoMark rappresenta perfettamente la direzione verso la quale le PMI (e noi stessi) si stanno muovendo, e cioè la necessità e l’opportunità di guardare ad un mercato sempre più globale, sia perché con le sue competenze di marketing e di export, CoMark offre servizi complementari con le altre società del Gruppo».

LE AZIENDE CLIENTI DI CO.MARK HANNO RICAVI TRA I 5 E I 30 MILIONI DI EURO 31


GESTIRE L’IMPRESA

«BUSINESS, LAVORO E AMBIENTE: COSÌ LA LOGISTICA CAMBIA L’ITALIA» Sala gremita con 3mila delegati per 1300 aziende associate, alla prima assemblea nazionale di Alis, svoltasi al Parco della Musica a Roma. Il presidente Guido Grimaldi: «Qui, insieme, nell’interesse del Paese» di Sergio Luciano

È

nata una stella, e si chiama Alis. È nata tanta è stato la politica dei redditi, ora il nuovo e cresciuta: ha appena compiuto un collante è la logistica sostenibile e intermodaanno, che sarebbe poco per un’assole. Che significa più opportunità commerciali, ciazione d’imprese, ma le è bastato per divenpiù lavoro, meno costi, meno inquinamenti, tare adulta. Alis fa sul serio: tutto qui. Vuole meno incidenti stradali, meno morti, più coerilanciare l’economia attraverso lo sviluppo sione sociale. della logistica sostenibile, “facendo sistema”. All’auditorium centrale del Parco della MusiE dialogando col sisteca, il “miracolo Alis” «IL PRIMO NOSTRO OBIETTIVO ma politico e istituzioera plasticamente È IL RILANCIO VERSO L’ESTERO nale. L’ha riaffermato rappresentato dalla DELLE AZIENDE ITALIANE, SPINA con chiarezza il suo DORSALE DELL’ECONOMIA NAZIONALE» plaea gremita da 3000 presidente Guido Gripersone. In prima fila maldi, sottolineando i risultati concreti già - e poi sul palco per discutere la relazione ottenuti, alla sua prima assemblea annuale, il due sottosegretari di Stato, Barbara Degani, 14 novembre a Roma. “Fare sistema”, dunque: all’Ambiente e Gabriele Toccafondi, all’Istruun vecchio e inascoltato appello, che stavolta zione; il capo di Gabinetto del Ministero dello sembra diventato realtà. Un’unica, nuova asSviluppo economico Ernesto Somma; il presisociazione per 1300 imprese che danno ladente di Confitarma Mario mattioli, il presivoro a 140 mila addetti. E se il cemento della dente di Confimea Roberto Nardella. grande Confindustria degli Anni Settanta e OtAl microfono, Guido Grimaldi. Ringrazia tutti,

A.L.I.S.

1300 aziende associate 140.500 addetti 100.000 mezzi 2.700 collegamenti marittimi settimanali solo per le isole 120 linee di Autostrade del Mare 200 sedi 32

si rivolge a tutti, legge la sua relazione, parlando con impeto ma senza arroganza. Inizia richiamando i quattro principali obiettivi dell’Alis: l’internazionalizzazione delle aziende di trasporto, la continuità territoriale con le grandi isole, lo sviluppo del Mezzogiorno, la riduzione di emissioni di Co2. Ribadisce un concetto-guida: “Alis affonda le sue radici nel coraggio, nella forza e nell’entusiasmo di donne ed uomini, imprenditori protagonisti di tante battaglie quotidiane volte al progresso ed alla crescita delle aziende” e “alle grandi responsabilità sociali che comporta essere un imprenditore, prima tra tutte quelle nei confronti dei lavoratori delle nostre imprese e delle loro famiglie”. “La sfida dell’intermodalità passa attraverso una seria, competente e lungimirante opera di divulgazione


La sala gremita per l’assemblea di Alis al Parco della Musica di Roma il 15 novembre scorso. In basso a sinistra, il presidente dell’associazione Guido Grimaldi

un sostegno concreto nel loro processo di internazionalizzazione favorendo il loro avvicinamento ai mercati esteri tramite lo sviluppo di sistemi e reti di trasporto sempre più intermodali, sostenibili ed efficienti”. Ma non basta: occorre anche “una massiccia campagna di digitalizzazione, finalizzata all’efficienza”. Poi c’è la continuità territoriale: una chimera, fino ad oggi. E invece “garantire la continuità territoriale per la Sicilia e la Sardegna deve rappresentare un punto cardine della politidella validità e opportunità del suo utilizzo ca dei Trasporti del nostro Paese. Ma occorre (...) L’intermodalità è il modo più efficace per che non ci siano alterazioni della concorrenza. decongestionare le strade e ridurre il tasso di Invece in Italia vengono tuttora erogati 92 miincidentalità e, quindi, di vittime e di costi per lioni di euro di contributi di Stato in favore di il sistema sanitario”. un operatore marittimo che collegamenti le 2 “Si parla di sviluppo sostenibile”, prosegue, isole maggiori con navi vetuste, alcune addi“quando un sistema economico rispetta la rittura con oltre 50 anni” e nonostante abbia regola delle tre E: economics, equity e envimolti debiti con lo Stato. Questo a discapito ronment”. La prima “E”, l’economicità, per un di altri operatori marittimi che offrono serPaese come l’Italia transita per l’internaziovizi sulle stesse direttrici senza alcun tipo di nalizzazione: chi non esporta, chi non s’interaiuti pubblici. “Sarebbe molto più utile eronazionalizza, è perduto. La seconda significa gare tali contributi direttamente ai cittadini ridurre finalmente il divario Nord-Sud, vera ed alle aziende di trasporto sarde e siciliane. palla al piede del PaChiediamo quindi che DAL 2007, LE AUTOSTRADE ese; la terza è la riduil Ministero riveda in DEL MARE HANNO EVITATO IL 37,2% zione delle emissioni maniera lungimirante DEGLI INCIDENTI STRADALI di CO2 che ci stanno la sua posizione”. CHE COINVOLGONO VEICOLI PESANTI avvelenando. Per rilanciare l’econo“Il primo nostro obiettivo – dice ancora Grimia del Sud occorre “abbattere i costi della maldi - è certamente il rilancio verso l’estero logistica e del trasporto (...). La sfida del cadelle aziende italiane, che devono avere sembotaggio continentale, che sta favorendo sia pre maggiori possibilità di operare su scala inil Mezzogiorno che le aree settentrionali del ternazionale e Alis, su questo aspetto, si pone nostro Paese, è stata lanciata dai nostri ascome aggregatore per la creazione di nuove sociati su diverse direttrici, ad esempio sulle opportunità di business attraverso la promolinee marittime Venezia/Bari e Ravenna/ zione di nuove linee marittime, l’apertura di Brindisi sul versante adriatico. Ma anche Genuove direttrici, l’impiego di navi più efficienti nova/Salerno sul versante ligure-tirrenico. e con maggiore capacità di carico. Tra i paesi Linee che al momento hanno conseguito degli europei, l’Italia è quello con il più alto numero ottimi risultati, contando circa 50.000 camion di piccole e medie imprese. Si tratta della spiall’anno, ovvero 1.000 a settimana, con 1,5 na dorsale dell’economia nazionale.(...) Ed è milioni di tonnellate sottratte alla strada”. Un proprio a queste aziende che Alis vuole offrire serpentone virtuale di 825 km. “Gli associati

LE COMMISSIONI

DI LAVORO IN ALIS

AMBIENTE

ENERGY SAVING

PORTI INTERPORTI

INFRASTRUTTURE AFFARI EUROPEI

TRASPORTO

INTERMODALE

E RELATIVA NORMATIVA

TRASPORTO

INTERNAZIONALE

TRASPORTO

MERCE PERICOLOSA RIFIUTI E TRASPORTI

ECCEZIONALI

TRASPORTO

LIQUIDI

ALIMENTARI E NON

C.C.N.L

LOGISTICA INTERMODALITÀ

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GESTIRE L’IMPRESA

Alis hanno evitato questo mega ingorgo stradale! Dal 2007, le Autostrade del mare hanno evitato il 37,2% degli incidenti stradali che coinvolgono veicoli pesanti in autostrada e le persone coinvolte sono diminuite del 32,2%. La prospettiva è, nel prossimo triennio, di arrivare a 200.000 camion trasportati via mare che sottrarranno circa 6 milioni di tonnellate alle nostre strade e autostrade”. Grandi i risultati sul fronte ambientale: “Nei primi otto mesi del 2017, le emissioni di CO2 derivate da benzina e gasolio sono diminuite di quasi 1 milione di tonnellate, pari a -1,4% rispetto ai primi otto mesi del 2016”. Il futuro del trasporto su gomma resterà “fondamentale per il primo ed ultimo miglio, sul corto e medio raggio, per permettere alla merce di raggiungere il primo nodo logistico dal luogo di partenza ed il proprio destino finale sull’ultimo nodo logistico”. “L’Europa è stata molto chiara: entro il 2030 il 30% delle merci che percorre più di 300 km dovrà viaggiare su simi mesi dalla sua nascita, Confalis ha fatto ferrovia o sulle vie navigabili ed al 2050 si doil suo ingresso sulla scena internazionale in vrà arrivare al 50%. In questo senso il 2018 qualità di Advisor Esterno presso la Mid-Term si prefigura come un anno di scelte nel nostro Conference del Progetto europeo Stm - Sea settore. Scelte alle quali la politica dovrà porre Traffic Management. Di fronte a più di 300 molta attenzione”. In questa direzione vanno delegati in rappresentanza di oltre 20 Paesi anche gli incentivi governativi di Marebonus ed in presenza della Commissione Europea, e Ferrobonus, che mirano a premiare i fruitori la Confederazione “ha del trasporto intermoannunciato un progetdale, soprattutto gli ENTRO IL 2030 IL 30% DELLE MERCI CHE PERCORRE PIÙ DI 300 KM to che prevede l’inveautotrasportatori. Ma DOVRÀ VIAGGIARE SU FERROVIA stimento entro il 2022 è solo un timido inizio: O SULLE VIE NAVIGABILI di 15 milioni di euro in “L’Austria, che non ha iniziative strategiche di de-carbonizzazione e mare, destinerà 130 milioni per cinque anni al blue economy, tramite il nuovo strumento deltrasporto combinato, mentre in Italia il Marela Fondazione Csmare”, che finanzierà “azioni bonus e Ferrobonus prevedono uno stanziastrategiche, le prime volte in particolare all’umento medio annuo di solo 65 milioni per tre tilizzo di carburanti alternativi nel trasporto, anni”. Per rafforzare la propria azione Alis si è principalmente Gnl (Gas Naturale Liquido) e alleata in Confalis con la Federazione Imprebio-Gnl. Per massimizzare la propria rapprese, una realtà forte di oltre 20 mila associati, sentatività, Confalis ha firmato un accordo con specializzata nella relazione con le istituzioni Confimea, Confederazione italiana delle imeuropee. Il 13 settembre a Treviso, a pochis-

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prese radicata sul territorio, e insieme costituiranno il fulcro di riferimento per le istituzioni ed il polo per il confronto sulla creazione di contratti collettivi nuovi, unici nel loro genere per la prima volta sulla scena italiana. In tal modo, questa sinergia si traduce in beneficio per gli oltre 3 milioni di lavoratori che Confalis e Confimea insieme rappresentano e mantengono sotto la propria tutela”. “Alis è diversa da tutte le altre associazioni di settore”, ha concluso Guido Grimaldi. “in quanto si ispira a valori di semplicità e concretezza che mettono l’impresa e l’imprenditore prima di tutto. Temi di questo tipo impongono la necessità di far parte di una grande Associazione al fine di proteggere gli interessi nostri, dei nostri lavoratori e delle nostre famiglie ma soprattutto la voglia di poter dare ai nostri ragazzi ed ai tanti giovani presenti qui oggi la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e gioia di vivere”.


Economia del mare, quasi un’agenda per il Governo Tre ministeri rappresentati alla tavola rotonda che ha concluso l’assemblea Alis: Mise, Ambiente e Istruzione. Mattioli (Confitarma): «Quando si lavora in team si arriva al successo»

«L

a strategia energetica nazionale appena approvata dal governo riserva alla logistica un capitolo importante per gli obiettivi sfidanti che l’Europa ci indica», dice Ernesto Somma, capo di gabinetto del Ministero per lo Sviluppo economico, e subito la tavola rotonda gestita da Bruno Vespa che segue la relazione di Guido Grimaldi all’assemblea Alis, assume i contorni di un’agenda degli impegni delle istituzioni per il settore. Barbara Degani, sottosegretaria all’Ambiente, riconosce l’importanza «dell’in-

GABRIELE TOCCAFONDI, SOTTOSEGRETARIO ALL’ISTRUZIONE

MARIO MATTIOLI, PRESIDENTE DI CONFITARMA

BARBARA DEGANI, SOTTOSEGRETARIO ALL’AMBIENTE

frastrutturazione che deve procedere nel ritutti i paesi europei che l’hanno istituiti riespetto dell’ecosistema. Anche per questo, il scono a competere nel mondo». E «fare squagoverno ha inserito nel decreto collegato alla dra», ricorda il presidente di Confimea Roberlegge di bilancio l’obbligo dei criteri minimi to Nardella, «significa portare le imprese ad ambientali». E il sottosegretario all’Istruzione allargare i loro mercati». L’amministratore deGabriele Toccafondi conferma la linea dell’allegato della Banca per il Mezzogiorno Bernarternanza scuola-lavoro, molto cara a tutte le do Mattarella conferma la disponibilità a fiimprese, tra cui prinanziare le buone idee PER IL RAPPRESENTANTE DEGLI missime quelle della d’impresa, e Guido ARMATORI ITALIANI «IL REGISTRO logistica: «Abbiamo Grimaldi “schiaccia”: INTERNAZIONALE E LA TONNAGE TAX iniziato, non dobbiaVANNO MANTENUTI PER COMPETERE» «Grazie a Mattarella mo fermarci: l’81% se finanzia le imprese dei ragazzi ha trovato un lavoro coerente al virtuose, spina dorsale del Paese. E al governo suo titolo studio, dobbiamo avere dei percorsi voglio chiedere due cose: al sottosegretario post-diploma professionalizzanti». all’Ambiente, di aiutare la logistica moderna Il presidente di Confitarma, Mario Mattioli, nel suo impegno di abbattere le emissioni. conferma la linea del “fare sistema”: «Quando Al sottosegretario all’Istruzione, di aiutare i si lavora in team si arriva al successo. Il reginostri ragazzi a coronare i loro sogni. Meglio stro internazionale e la tonnage tax vanno qualche ragioniere in meno e qualche marinamantenuti, derivano da una scelta europea, io o qualche addetto alla logistica in più».

BERANRDO MATTARELLA, AD DELLA BANCA PER IL SUD

ROBERTO NARDELLA, PRESIDENTE DI CONFIMEA

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GESTIRE L’IMPRESA

Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervenuto al convegno che ha celebrato i 40 anni di attività del FASI

lato con soluzioni flessibili capaci di costruire una risposta di rete, dove i servizi alla persona sono diffusi in modo solidaristico tra più aziende». Un altro ostacolo da superare è la scarsa conoscenza delle opportunità connesse all’adozione di politiche di welfare aziendale. Perché, ha affermato Stefano Cuzzilla, presidente dell’associazione manageriale, «dalle nostre ricerche è emerso un vero deficit di alfabetizzazione: gli italiani non hanno un’idea chiara di cosa sia, per esempio, la sanità integrativa né dei vantaggi che essa può generare. Anche in azienda c’è molto da fare – ci confida – e in questa opera di sensibilizzazione le Organizzazioni di rappresentanza svolgono un ruolo chiave». I vantaggi a cui allude Cuzzilla si misurano in termini di riduzione dell’assenteismo, maggiore produttività del lavoratore, miLe grandi multinazionali stanno applicando, sempre più numerose, gliore clima aziendale e crescente competiquesti piani di gratificazione del personale, anche per via degli sconti tività del business. Il che richiede anche un fiscali. Rimangono indietro le Pmi, che spesso non conoscono i benefit cambio di mindset. Chiarisce ancora Cuzzilla: «Il welfare come lo concepiamo noi segna a cura della redazione il superamento della logica paternalistica in cui solo l’imprenditore illuminato “conceecondo i dati del ministero del Lavozioni industriali. C’è vivacità nelle grandi deva” il benefit al dipendente, in favore di ro, dal 2016 a oggi si contano 27.288 imprese multinazionali che, tra applicauna logica di valore socio-economico condiaccordi aziendali che prevedono forzione del CCNL e iniziative aziendali, stanviso, in cui la relazione tra i due soggetti è me premiali correlate alla produttività. Lo no adottando piani di welfare sempre più responsabilizzata e il welfare è negoziato». sconto fiscale, scattato con la Legge di Biestesi. Il problema, semmai, si riscontra La sanità integrativa è uno dei driver di svilancio 2016 e con quella, ancora più favorenelle PMI, vale a dire luppo più rilevante QUASI UN TERZO DEGLI ACCORDI vole, del 2017, raggiunge il 100% per chi, a per il 98% del tessudel nuovo welfare. DI LAVORO PREVEDE DI CONVERTIRE determinati requisiti, sceglie di convertire il to produttivo italiano Un esempio su tutti I PREMI DI PRODUTTIVITÀ IN MISURE premio di produttività in una misura di welche non riesce a ragè il FASI (vedi interDI WELFARE AZIENDALE fare aziendale: parliamo di 4.764 accordi di giungere una massa vista a lato) che ogni questo tipo registrati presso il ministero, critica sufficiente a promuovere il welfare anno rimborsa prestazioni sanitarie per olsui 14.556 tuttora attivi. mix. Secondo Federmanager, che parla in tre 300 milioni di euro. Il bilancio 2015 ha Una scommessa che sembra aver colto nel rappresentanza dei dirigenti dell’industria, chiuso in attivo intermediando una spesa segno: il fabbisogno aziendale di investi«il dato dimensionale delle nostre aziensanitaria che avrebbe gravato, in alternatire in programmi che gratificano le risorse de va affrontato con il rafforzamento della va, sul Servizio Sanitario Nazionale oppure umane sta crescendo, spalancando la porta componente welfare presente nella condirettamente sui bilanci delle famiglie. a una nuova fase di dinamismo delle relatrattazione nazionale da un lato, e dall’altro Durante il recente convegno che ha cele-

Welfare aziendale, la formula magica che rivitalizza le imprese

S

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condo cui l’86% di quei 40 miliardi di euro si concentra in servizi ambulatoriali e beni (soprattutto farmaci). Per la generazione “sandwich”, quella che regge il peso di figli

da crescere e di genitori che invecchiano, le politiche di welfare integrativo stanno diventando il supporto a un carico che non è più sostenibile. Ed è per questo che fondi come il Fasi o come l’Assidai, nati per la categoria dei manager, di fatto stanno svolgendo una funzione da apripista nelle aziende per realizzare un allargamento delle tutele a tutti i lavoratori e ai loro familiari. Chissà che nei prossimi anni la complementarietà tra welfare pubblico e welfare privato non sia messa a sistema.

Paese, e il sistema welfare non è da meno.

Questi

Se in futuro vogliamo mantenere un elevato

esemplificativo l’impatto sociale del FASI

livello di assistenza, dobbiamo costruire

sui costi che altrimenti graverebbero

una sinergia maggiore tra pubblico e

sullo Stato. Insistiamo sull’integrazione tra

privato. Questo impone anche al FASI di

pubblico e privato non certo per un ideale,

fare un’evoluzione.

ma perché il sostegno al sistema welfare

In quale direzione?

è davvero concreto. Per questo dico che

Sul fronte interno lavoriamo con operazioni

è necessaria un’opera di coordinamento

organizzative in modo da essere sempre

tra Stato centrale, Regioni e Fondi di

e

efficaci ed efficienti verso gli iscritti e,

assistenza integrativa per definire un serio

tecnologie

contemporaneamente, siamo molto attenti

programma di tutela integrata.

digitali stanno rivoluzionando la sanità». Ad

alle opportunità che il mercato sta aprendo.

Secondo recenti studi, la spesa privata in

affermarlo è Marcello Garzia, presidente

Pensiamo ai grandi passi avanti fatti dalla

sanità ha sfiorato i 40 miliardi di euro annui

del FASI, il fondo sanitario dei manager

ricerca in campo genetico o epidemiologico:

mentre ci sono cittadini che rimandano o

industriali che, dalla sua costituzione, ha

con test a costi sempre più accessibili è

rinunciano alle visite mediche. Quanta di

visto crescere il numero di iscritti del 160%.

possibile definire la predisposizione di un

questa spesa riuscite a intermediare?

Oltre 300.000 persone assistite, dato

individuo ai fattori di rischio. Tale livello di

Ci preoccupa lo sforzo economico che

che protegge l’intera famiglia, compresi

consapevolezza permette una prevenzione

i cittadini stanno sostenendo di tasca

coniuge, figli e genitori a carico.

mirata,

prestazioni

propria. Oggi meno di 5 miliardi sono

sanitarie che sono interamente a carico

utilizzati dagli italiani per l’assistenza

Presidente Garzia, come vede il futuro del

del FASI. È un investimento che, fatto oggi,

sanitaria intermediata, un dato molto al

fondo? Sostenibile?

fa risparmiare in futuro.

di sotto della media europea. Dobbiamo

Il nostro è il fondo contrattuale di

A proposito di risparmio, voi avete

fare in modo di trasferire una quota più

Confindustria e Federmanager, quindi

preso ad esempio 3 prestazioni di tipo

consistente di queste somme agli enti che,

si sostiene con i contributi di aziende e

ortopedico e avete calcolato che, in 40

senza scopi di lucro, basano la loro attività

manager. Difendere questa solidarietà

anni di vita, il FASI ha alleggerito il Servizio

sul principio mutualistico e della porta

per noi è una regola aurea. Poi, c’è il dato

Sanitario Nazionale di una spesa di 41,3

aperta, senza esami preventivi all’ingresso.

di scenario da considerare. Siamo in una

milioni di euro. Qual è il valore della Sanità

Gli strumenti ci sono. Non guasterebbe una

fase di profondo cambiamento per tutto il

integrativa?

maggiore volontà politica.

brato i 40 anni di attività di questo fondo, è intervenuto anche Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, parte istitutiva dell’ente sanitario insieme a Federmanager. «Bisogna valorizzare l’integrazione tra sanità pubblica e complementare per garantire stabilità e sostenibilità al sistema salute», ha detto Boccia invocando lo sviluppo del secondo pilastro sanitario come «la chiave per accrescere l’efficienza della spesa sanitaria privata, che oggi ammonta a circa 40 miliardi di euro». L’out of pocket

Integrazione per salvare la sanità di Dina Galano

«La

cronicizzazione

l’impetuoso

sviluppo

delle

malattie

delle

sanitario, come si definisce in gergo, è stato quotato anche dall’Osservatorio della School of management della SDA Bocconi, se-

LA SPESA SANITARIA PRIVATA AMMONTA A 40 MILIARDI DI EURO. L’86% RIGUARDA SERVIZI AMBULATORIALI E FARMACI. IL WELFARE INTEGRATIVO È L’UNICA VIA

con

pacchetti

di

numeri

mostrano

in

37 37

modo


GESTIRE L’IMPRESA

Pioggia di fondi in arrivo dall’UE per non perderli urge attrezzarsi Ormai equiparati alle grandi imprese, le Pmi e i professionisti italiani potranno accedere al monte risorse per l’imprenditoria. E Confprofessioni ha già un piano di Francesco Pacifico

D

a qui al 2020, c’è un tesoro che sfiorerebbe i 15 miliardi di euro. Ma gli interessati, i professionisti, non lo sanno. E non approfittano dei fondi strutturali europei, ai quali pure avrebbero diritto di accedere. Per questo Confprofessioni, la principale organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia, ha deciso di correre ai ripari e si appresta ad aprire uno sportello ad hoc per i propri iscritti. Nel 2003, con un’apposita raccomandazione, l’Ue ha allargato il concetto di imprese, considerando tali «ogni entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un’attività economica», non facendo distinzioni se queste «entità esercitino un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare». E tanto è bastato per equiparare micro, piccole e medie imprese alle professioni, anche nell’accesso ai fondi europei. Per la cronaca, il Belpaese ci ha messo 12 anni, con la Finanziaria del 2015 e con il Jobs act del lavoro autonomo del 2016, per fare proprio il principio. Fatto sta che si è finalmente aperto un sentiero verso un monte di risorse complessivo, che per Pmi e grandi

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NEL 2018 VERRANNO APERTI SPORTELLI IN TUTTA ITALIA PER SUPPORTARE I PROFESSIONISTI SU BANDI E PROGETTI questo riconoscimento erano ammessi ai banimprese - e soltanto sommando Fesr e Fondo di soltanto i professionisti con partita Iva, di sociale europeo e i rispettivi cofinanziamenti fatto aziende individuali, o gli studi professionazionali - vale oltre 73 miliardi di euro nelnali su base societaria. Ora però c’è da fare un la programmazione 2014–2020. Dei quali, lavoro per certi aspetti più complesso: sederci come detto, circa 15 miliardi sembrano dea un tavolo con le associazioni professionali a stinati per taglia e tipologia ai progetti di Pmi noi associate, capire e professionisti. Al NELLA PROGRAMMAZIONE UE 2014-2020 le priorità, altrimenmomento sono pochi 15 I MLD A DISPOSIZIONE DELLA ti non potremo mai quelli che, nelle more CATEGORIA MA PERCHÈ POSSA della programmazio- ACCEDERVI OCCORRERÀ PRIMA FORMARLA discutere con gli enti preposti per gli accorne precedente 2007 di di partnenariato necessari». Da qui la ne2013, hanno sfruttato questa possibilità: nel cessità di formare i professionisti per renderli suo monitoraggio Confprofessioni ha calcopronti a diventare attori della programmaziolato che soltanto il 2,4 per cento degli aventi ne in corso. «Entro l’anno prossimo – annundiritto l’ha fatto. Spiega Susanna Pisano, presicia Andrea Dili, presidente di Confprofessioni dente di Confprofessioni Sardegna e delegata Lazio – apriremo su tutto il territorio naziodell’associazione su questo fronte: «Prima di Nella foto in alto il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella. Qui a sinistra Susanna Pisano, che presiede la Confprofessioni Sardegna. Nella pagina a fianco in alto Ernesto Somma capo gabinetto del Mise e in basso l’esperto di Internet e digitale, Andrea Granelli


in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA

nale degli sportelli per aiutare i professionisti negli adempimenti legati alla contrattazione di secondo livello. Accanto a questo gli sportelli daranno consulenza per scrivere i progetti e confrontarsi con i bandi inseriti nei Por regionali, che spesso sono incomprensibili». Eppure, come rilevato dal monitoraggio della stessa Confprofessioni, l’Italia è in coda alla classifica tra i Paesi Ue nella spesa dei fondi strutturali. «Sì, c’è un’altra criticità da affrontare: ci siamo accorti che i professionisti non sono informati su quali possibilità sono disponibili. Anche per questo stiamo concludendo un monitoraggio nazionale sulle risorse messe a disposizione a livello comunitario, nazionale o territoriale. Già adesso informiamo in tempo reale le associazioni professionali sparse sul territorio». L’ITALIA È IN CODA ALLA CLASSIFICA UE SULLA SPESA DEI FONDI STRUTTURALI. I CONSULENTI SPESSO, SONO POCO O MALE INFORMATI SULLE OPPORTUNITÀ

Ma quali sono gli strumenti ai quali possono guardare i quattro milioni di autonomi? «Intanto - sottolinea Susanna Pisano - bisogna ricordare che non tutti i bandi finiscono, visto l’entità dei progetti, per essere accessibili alle piccole realtà. Per esempio la Puglia, nel piano operativo complessivo del Fesr, destina alle Pmi 1,1 miliardi di euro sui 5,076 miliardi complessivi, mentre la Liguria 135 milioni sui 392 milioni totali». Ma i professionisti possono guardare anche alle garanzie per il microcredito che alcune regioni come il Lazio finanziano con il Fse oppure al credito d’imposta per la ricerca e sviluppo per gli investimenti nell’ambito del programma Horizon 2020. «Anche se le domande sono state poche - aggiunge Dili - è forte l’interesse da parte di avvocati, commercialisti, notai, farmacisti giornalisti, grafici, guide turistiche, che vista la loro attività guardano soprattutto alle forme di autoimprenditorialità e alla formazione finanziate dal Fondo sociale europeo. Mentre il Fser è adatto a chi, in progetti imprenditoriali più grandi, punta all’incentivo per i beni strutturali. Anche a fondo perduto».

L’associazione studia un “manifesto del professionista 4.0” per riscrivere le regole N

ota Gaetano Stella, commercialista e presidente di Confprofessioni: «I professionisti devono sapere affrontare la rivoluzione 4.0, che è in corso. È chiaramente un problema culturale, ma è anche una questione strategica. Altrimenti il digitale ci sovrasterà: non possono essere gli algoritmi a definire le nostre prestazioni, ma dobbiamo sfruttare le nuove tecnologie per orientare il lavoro professionale su percorsi innovativi di sviluppo per migliorare i servizi». Ecco allora che l’associazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia, si appresta a lanciare nei prossimi mesi il ”Manifesto per il professionista 4.0”, che potrebbe riscrivere i confini giuridici e strategici di questo mondo. Al documento, che a breve sarà oggetto di un dibattito tra le varie associazioni professionali

del Paese, sta lavorando Andrea Granelli, delegato alla digitalizzazione di Confprofessioni ed ex responsabile ricerca di Telecom. Il documento ricorderà che il professionista è centrale nella digitalizzazione dei settori più innovativi, iniziando dal terziario; sottolinerà il bisogno del settore di investire su saperi e formazione, avrà un ruolo centrale nella diffusione, nella qualità e nei controlli delle informazioni presenti nei Big Data. «Il professionista – spiega Granelli – attingerà a piene mani al potere degli algoritmi e all’intelligenza artificiale senza però mai cedere all’assolutizzazione delle macchine. E avrà un peso sempre maggiore nella digitalizzazione della P.A.». È facile pensare ad avvocati e commercialisti immersi dalle carte, che impongono ai clienti di presentare decine e decine di documenti, da recuperare fisicamente in uffici (Catasto, Anagrafe, Agenzia delle entrate) che spesso non si parlano tra loro. La realtà invece ci parla dei nota, i quali attraverso la digitalizzazione della loro rete, sono i migliori guardiani del mercato mobiliare o immobiliare.

Per non parlare dei medici che operano in remoto con bracci chirurgici trasportati da droni o la P.A. che chiede ai progettisti di partecipare ai bandi con Cad sempre più evoluti. Le linee guida di Industria 4.0, scritte dal ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, vanno proprio in questa direzione: investimenti innovativi per stimolare l’adozione di nuove tecnologie e aumentare la spese in ricerca; infrastrutture abilitanti per assicurare adeguate connessioni di rete e la protezione dei dati; percorsi formativi ad hoc; awareness e governance per diffondere conoscenze sulle nuove applicazioni delle tecnologie contenute. «Eppure – si lamenta Stella – non possiamo accedere al superammortamento previsto in Finanziaria». Tanto che dal Mise, il capo di gabinetto Ernesto Somma, che non vede modifiche a breve in proposito, promette «una maggiore dialettica con il mondo professionale. Non foss’altro perché è un veicolo importantissimo per diffondere in maniera capillare la rivoluzione digitale nell’economia italiana».

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GESTIRE L’IMPRESA RISORSE UMANE

Dai bisogni ai servizi: così il dipendente acquista valore Emear Oerlikon racconta il suo programma di company welfare dedicato ai dipendenti e ai loro familiari, con un sito internet dedicato per raccogliere tutti i servizi di cui è possibile fruire

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di Giordano Fatali

uando abbiamo pensato a cosa dei colleghi secondo i loro bisogni». Emear avremmo potuto fare di “più” Oerlikon è radicata sul territorio nazionale per le nostre persone, siamo da oltre 65 anni con 5 siti produttivi ed un partiti da una domanda ben precisa: di cosa dipartimento di Ricerca e Sviluppo. Nell’orpossono aver bisogno? Quali sono le esigenganizzazione sono presenti lavoratori adze che potremmo soddisfare? Così è nata detti al controllo di macchinari e ingegneri l’idea di cambiare il paradigma di partenza: che pensano al futuro dei nostri prodotti. da “Company Welfare” a “Valore per Te”». Pertanto le esigenze delle persone devono Adriano Caponetto, HR manager Emear essere valorizzate secondo il principio di Oerlikon, racconta a Economy il nuovo proterritorialità, seniority e necessità familiagramma di welfare aziendale. Un progetto ri. «Per questa ragione con il partner che ci un cui ognuno può decidere cosa può essere seguirà in questo percorso abbiamo deciso utile per se stesso e di dedicare e investiNON SOLO DATORI DI LAVORO, per tutta la sua famire moltissimo tempo MA CONSULENTI PER IL PERSONALE: glia e come utilizzanel creare un “sito IL PROGRAMMA “+VALOREPERTE È UN re al meglio i servizi VIAGGIO INSIEME AI PROPRI DIPENDENTI dedicato” che prevemessi a disposizione, de l’utilizzo di tutti i nessuno escluso. «“+ValoreperTe” è un viagservizi di cui oggi è possibile fruire secondo gio insieme alle nostre persone, o meglio, è la normativa in materia di Welfare azienil nostro programma di “Valore” per le nodale, senza limitazione alcuna. Parliamo di stre persone» ci spiega Caponetto. «Viaggio “Più valore” perché ci poniamo nei confronti in quanto l’iniziativa è partita quest’anno delle nostre persone come loro consulenti e, ed è parte integrante di un processo molto pertanto, non mettiamo a disposizione solo più ampio di CSR - Corporate Social Responun valore economico nel loro conto welfasibility - e “Cultural Change Program”, che re, ma svolgiamo un servizio informativo, coinvolgerà tutta la Società e le sue persoconsultivo nonché un aggiornamento norne nei prossimi tre anni. Perché più valore mativo». Il programma non è finalizzato ad per le nostre persone? Perché si tratta di un un mero beneficio fiscale della Società, in programma che racchiude le esigenze, tutte, quanto Oerlikon contribuisce con un +10% sul conto welfare destinato alle proprie GIORDANO FATALI, persone e vuole sensibilizzare ed enfatizFONDATORE zare servizi a valore facilmente esigibili. I E PRESIDENTE DI HRC GROUP rimborsi alle persone, relativamente a quei servizi che richiedono un’anticipazione economica, sono rapidi. «“+ValoreperTe” è un primo passo verso la creazione di una nuova cultura e visione aziendale - conclude il ma-

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LE ESIGENZE E L’INGEGNO Sono anni, decenni, che i governi promettono alle imprese italiane di ridurre il “cuneo fiscale”, ossia quella fortissima differenza che c’è tra i soldi che le imprese stesse spendono per ciascun loro dipendente e quelli che il dipendente si mette in tasca. Promesse vane. Solo negli ultimi anni, più che altro per incuranza, la legge ha aperto dei varchi di convenienza fiscale per l’erogazione da parte delle imprese di vantaggi non monetari ai propri dipendenti. Il welfare aziendale nasce così: come un espediente ingegnoso per soddisfare l’esigenza di pagare meglio la gente, ma non in denaro. La solita, utile, arte di arrangiarsi.

ADRIANO CAPONETTO, HR MANAGER EMEAR OERLIKON

nager - ma tanti altri ne abbiamo già fatti: la flessibilità lavorativa è parte integrante della nostra organizzazione, nonostante operi in un mercato B2B e abbia una presenza significativa di operatori direttamente impegnati nei processi. Abbiamo in mente altre iniziative per le nostre persone, quali ad esempio: pillole formative ed informative, bio-market negli stabilimenti e sviluppo di una comunicazione più interattiva».



GESTIRE L’IMPRESA RISORSE UMANE

Il welfare aziendale secondo Konica Minolta

Hiroshi Yoshioka, Amministratore Delegato Konica Minolta, autore dell’articolo

A ottobre la filiale italiana ha stanziato mille euro per ogni dipedente da spendere su una piattaforma open in check-up medici, viaggi, istruzione. Anche per i figli

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settembre 2017, grazie ad un generoso budget stanziato per iniziative volte ad aumentare la soddisfazione e il benessere aziendale, Konica Minolta Italia è stata orgogliosa di comunicare a tutta la popolazione aziendale che, a partire dal mese di ottobre, ciascun dipendente avrebbe avuto a disposizione 1.000 euro netti da poter sfruttare per servizi di diversa natura. Nella scelta del partner con cui collaborare, l’azienda ha deciso di puntare su una piattaforma che rispondesse a tre requisiti importanti: semplicità, flessibilità e ampiezza nella gamma dei servizi offerti. Così è nato EasyLife, un portale che permette a tutti i dipendenti di Konica Minolta Italia di collegarsi in qualunque momento della giornata tramite pc, smartphone o tablet, e che mette a disposizione una molteplicità di servizi tra cui rimborso spese mediche, viaggi, abbonamenti in palestra, rimborso spese scolastiche (dall’asilo nido all’università), corsi di lingua e corsi di cucina, hotel, buoni spesa, etc. «Il punto di forza, che ci ha fatto propendere per questa piattaforma», spiegano da KM Italia, «è l’estrema flessibilità ed elasticità: ognuno è libero di scegliere il servizio che preferisce, per se stesso o per altri membri della propria famiglia, senza il vincolo di dover decidere unicamente tra partner convenzionati. Se, ad esempio, un dipendente vuole regalare al figlio un abbonamento in palestra è libero

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di scegliere la struttura desiderata, vicino a casa o a scuola, caricando il preventivo sulla piattaforma online e attendendo che l’assistenza tecnica di Easylife provveda a contattare la struttura scelta e a pagare in suo nome e per suo conto. Questo vale per tutti i servizi offerti e garantisce un alto tasso di soddisfazione tra i nostri dipendenti, dovuto anche al fatto che i servizi messi a disposizione interessano molteplici ambiti, dallo svago alle spese mediche e scolastiche diventando in tal modo appealing per tutti i target di popolazione aziendale». LE PAROLE CHIAVE SONO FUTURO, CUSTOMER CENTRICITY, INNOVAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE PER RAFFORZARE LA BRAND REPUTATION

A pochi mesi dal lancio di questa iniziativa i riscontri sono stati più che positivi: dalle analisi statistiche l’azienda ha notato che il portale viene utilizzato in modo continuativo da più della metà della popolazione aziendale e i servizi maggiormente utilizzati sono quelli legati al rimborso delle spese mediche e scolastiche e quelli dedicati allo svago. La funzione HR ha chiesto ad alcuni lavoratori un feedback informale e ciò che è tornato indietro come percepito è senza dubbio positivo, ma l’azienda conta poi di fare una survey interna ad aprile per avere informazioni utili per eventuali prossime iniziative.

Attraverso il Welfare l’obiettivo è quello di trasmettere a tutti i dipendenti che KM crede molto nel fattore umano, che altro non è se non la chiave del successo di un’azienda: un lavoratore orgoglioso e soddisfatto del contesto in cui opera sarà sicuramente più ingaggiato e collaborativo rispetto a chi lavora in un contesto che non lo valorizza. «Avendo inoltre due sedi in Italia, una a Milano e un nuovo Lab a Roma (che verrà inaugurato a dicembre) - spiegano da Konica Minolta - queste iniziative ci consentono di arrivare a tutti e non solo ai colleghi della sede milanese, permettendoci di rendere la nostra organizzazione sempre più capillare e vicina ai nostri dipendenti». Ma non è tutto: parallelamente a questa iniziativa, l’azienda sta portando avanti altre azioni finalizzate al miglioramento dell’ambiente lavorativo e al benessere dei dipendenti, come ad esempio la partecipazione ad Orientation Days per i loro figli o il futuro spostamento della sede aziendale in una location più green e più smart. «Siamo in una fase aziendale di riorganizzazione e cambiamento in cui le parole chiave sono futuro, customer centricity, innovazione e internazionalizzazione - concludono - ed è proprio per questo che vogliamo rafforzare ancora di più la nostra Brand Reputation in termini di attrattività, sia interna che esterna: per noi è importante rendere Konica Minolta Italia un ambiente flessibile, smart, collaborativo ed accogliente al pari di realtà aziendali numericamente più grandi e più conosciute della nostra». Le idee in mente per il futuro non mancano e troveranno terreno fertile con iniziative volte a premiare l’individuo, non solo come lavoratore, ma soprattutto come Essere Umano, conciliando così sempre di più la sfera professionale con quella privata.



GESTIRE L’IMPRESA

Il domani è (già) digitale: preparatevi al mix and match Parla Tatiana Rizzante, ceo e azionista di Reply, l’azienda che sta disegnando il futuro dell’Information technology e che in Borsa capitalizza più di 1,8 miliardi di euro grazie a un modello a rete di Marina Marinetti CHI AVREBBE IMMAGINATO CHE AVREMMO COMANDATO I DISPOSITIVI CON LA VOCE COME IN BLADE RUNNER? E che avremmo

Dica la verità: cosa avrebbe voluto fare da grande? La pittrice: volevo studiare all’Accademia di Belle Arti. Anche se già giocavo col Commodore 64. A studiare Ingegneria mi ha convinto mio padre: “Falla, che ti dà un mestiere, poi avrai sempre tempo per coltivare l’arte”, mi diceva. Ma non è vero che si riesce a fare le due cose in parallelo: dipingo, quando posso, ma – scherza, ndr – nun se po’ vedé.

effettuato videochiamate come in Star Trek? O letto quotidiani su un tablet come in 2001: Odissea nello spazio? Siamo già nel futuro: a creare la realtà è l’immaginazione. Quella che mette a collaborare il manager in doppiopetto col geek rasta sul mobile banking, l’operaio specializzato col nerd occhialuto sulla smart factory, la maestra d’asilo con lo sviluppatore sul machine learning. Si chiama In compenso l’informatica è andata bene. mix di competenze ed è un mantra per Reply, Ormai è in tutte le cose, non per niente si parla l’azienda di consulenza informatica fondata di Internet of thing, IoT. Ci stiamo lavorando nel ’96 da Mario moltissimo: per Grohe LA MISCELA DI COMPETENZE È L’ASSO Rizzante, che oggi in abbiamo studiato la borsa capitalizza più NELLA MANICA CHE HA FATTO CRESCERE nuova generazione di REPLY FINO A FARLO DIVENTARE LEADER di 1,8 miliardi di euro, prodotti connessi, in DELL’INFORMATION TECHNOLOGY nel 2016 ha fatturato grado di interrompere 780,7 milioni e occupa 6015 dipendenti grazie il flusso dell’acqua, per Cnh lavoriamo al suo modello a rete di aziende altamente sulle grandi macchine agricole connesse specializzate. Le sue specialità? Spaziano per raccogliere dati e fornire servizi legati dal cloud computing ai big data, dai digital all’analisi del suolo e all’automatizzazione. media all’Internet delle cose, dall’Intelligenza Persino il Bimby scarica le ricette dal web e Artificiale alla system integration e ai servizi fa l’autodiagnosi. Per non parlare della Virtual digitali per media, banche, manufatturiero, Reality e dell’Augmented reality. retail, utilities, governi: una specie di ACME (A Company Making Everything) Parliamone, invece. dell’Information technology. Definizione che Stanno facendo passi da gigante. Per Daikin fa sorridere Tatiana Rizzante, Ceo di Reply abbiamo sviluppato una piattaforma che fa la e degna figlia di tanto padre: un’entusiasta simulazione del condizionatore nell’ambiente. visionaria. Per Poltrona Frau abbiamo creato il

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TATIANA RIZZANTE, CEO DI REPLY

configuratore di prodotto: nessuna foto, ma 3D modelling con tanto di granulometria precisa del tipo di pellame scelto. La consideriamo ancora solo come marketing, ma in realtà la parte esperienziale diventa sempre più presente. Nelle gare di droni, per esempio, i piloti indossano caschi collegati in peer to peer. Dal prossimo anno troveremo l’Augmented reality negli shop fisici per cambiare l’esperienza d’acquisto: inquadri un bene e puoi avere sconti personalizzati o l’avviso che un partner, se compri quel bene, ti manderà a casa un’altra cosa in bundle. Oggi abbiamo l’oggetto e il servizio di supporto scorrelato dal momento della vendita, ma non sarà più così. No? Se a Vr e Ar aggiungiamo il servizio, abbiamo un business model completamente diverso. Per esempio: voglio cambiare le tende del salotto? Inquadro le mie finestre e la stanza e l’esperto online, grazie all’augmented reality, mi fa vedere il suo progetto e mi manda il link dell’e-commerce col pricing apposta per me.

Non esiste più un confine netto tra fisico e digitale? Fondamentalmente in ogni sistema ci sono tre blocchi: uno è di tecnologia pesante, che nel web vedi poco. Poi c’è la parte esperienziale: dalla parte più banale, che è il design, alla


QUALUNQUE SUCCESSO DIPENDERÀ DAL SAPERE UTILIZZARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE realtà virtuale, la realtà aumentata. Man mano che la tecnologia sta progredendo sta diventando sempre più immersiva. Infine c’è il know how di contesto, di industry e di processi.

Già adesso il search engine di Google non è prodotto dall’uomo, ma lavora su un sistema che si addensa su milioni di immagini e va alla velocità delle macchine. Non è facile stare al passo. Solo una parte ristretta della popolazione riesce a relazionarsi con le macchine. Man mano che andremo avanti, questa fetta aumenterà sempre di più. Come quando gli operai si distinguevano in generici e specializzati. Adesso si dà per default che l’operaio generico del primo Novecento non esista più. Paradossalmente è meno specializzato il lavoro dei colletti bianchi.

Un consiglio per non restare indietro? Sul futuro, ha le idee ben chiare. Tenersi aggiornati: con la velocità a cui le cose Penso di sapere abbastanza bene cosa ci cambiano o sei predisposto a fare continuous sarà nel breve, nei prossimi cinque anni. Ma learning oppure a un certo punto avrai dei la tecnologia stia cambiando in modo così problemi. E poi mettere un po’ di varietà nel rapido che è impossibile fare previsioni. Con percorso. Anche se si pensa che l’informatica la realtà aumentata si sta andando velocissimi, non piaccia, studiarne almeno un po’. Non per intanto sta progredendo anche l’intelligenza diventare un coder, ma per conoscere quali artificiale: cosa strumenti esistono diavolo produrrà? LE NUOVE PROFESSIONALITÀ SI BASANO e come utilizzarli. SUL CONTINUOUS LEARNING: CHI Nessuno di noi è in Il pezzo che manca NON È DISPOSTO AD AGGIORNARSI grado vagamente tantissimo, in Italia, è COSTANTEMENTE RIMANE INDIETRO di prevederlo. il mix di competenze. L’unica certezza è che sarà un elemento Noi abbiamo percorsi scolastici molto stretti, di cambiamento importante, un elemento mentre in Germania tutte le lauree sono disruptive con un’accelerazione ancora miste: business con indirizzo informatico, maggiore di quella che stiamo vedendo su Iot, informatica con indirizzo psicologico... Ar, Vr. E creerà una posizione ancora maggiore dei cosiddetti GAFA (Google, Apple, Facebook Il mix di competenze è l’asso nella manica e Amazon) e degli altri mostri di internet. di Reply. È il nostro modus operandi. Abbiamo La tecnologia va avanti veloce, ma l’uomo, una struttura, si chiama Social network, anche se la genera, è lento ad adattarsi. che lavora solo per fare in modo che tutti Però alla fine la tecnologia produce se stessa facciano formazione continua, condividano, e questa è una delle cose più eccitanti e si aggreghino e generino nuove idee. Se non spaventose dell’intelligenza artificiale: a lavori in team col mix di competenze non un certo punto l’AI può produrre altra AI. vai da nessuna parte. Diciamo che siamo una

buona macchina e siamo anche una buona scuola.

In che senso? Organizziamo più di 250 eventi l’anno in Europa, dai Lab Camp, corsi dedicati alle tecnologie, ai Net Camp e Bar Camp, seminari collaborativi e di orientamento al business, agli Hackathon, eventi di idea generation e fast prototyping. Poi ci sono lo Student Tech Clash e il Tech Fest dedicati agli studenti. L’approccio è bottom up: qualcuno propone un progetto e chi vuole si iscrive. Se tra gli iscritti ci sono almeno due nazionalità e tre società diverse, il mix di competenze è garantito e il progetto parte. Un’idea uscita da questi incontri? Il crowdsourcing. Starbytes è una piattaforma per l’esternalizzazione di microlavori, dedicata ai free lance, con committenti che vanno da Lavazza a Banca Sella, a Tim. Fino al piccolo negozietto. Reply certifica la professionalità dei freelance, supporta il progetto e gestisce anche i pagamenti. Non sarà un pennello, ma l’informatica è molto creativa. Non solo: la cosa più pericolosa è la chiusura.

Perché? Qualunque strada si intraprenda, avremo moltissimi agenti artificiali sulla rete, alcuni micro, specializzati per task, altri molto grossi, come Google o i servizi di traduzione, distribuiti in ogni cosa che facciamo. Qualunque successo, individuale o aziendale, dipenderà dal sapere cosa c’è disponibile e saperlo aggregare ed utilizzare efficacemente. Se non si fa questo ci si ritrova in competizione con un software. È come se un operario volesse essere più veloce del robot che monta i vetri: no way, non c’è storia.

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GESTIRE L’IMPRESA

Shakejob, l’app che rimpiazza i voucher e dà lavoro ai giovani Una piattaforma che mette in contatto imprenditori attivi nel settore della ristorazione e giovani in cerca di un “lavoretto”, anche soltanto per poche ore

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di Angelo Curiosi

IL TEAM DI SHAKEJOB, CON DANIELA POMAROLLI AL CENTRO E ROSARIO RASIZZA ALLA SUA SINISTRA

uattro ragazzi di talento, una piccola razione – dai lavapiatti agli chef – con le neuniversità privata, un bancario svecessità imprevedibili di manodopera specifiglio, un imprenditore illuminato. Meca (“e ora che ci hanno prenotato 50 coperti scolare bene, lasciar riposare qualche mese, per domani, dove li troviamo 3 camerieri in ed ecco il risultato: si chiama Shakejob, è una più?”) che possono sorgere in qualunque piattaforma digitale, un’App semplicissima e momento agli esercenti bravi. costituisce l’alternativa legale, equa e traspaNe parlano con i loro docenti, e in questa Itarente ai vecchi voucher, per un settore che li lia che sta per molti versi cambiando in meusava tanto e che ne ha bisogno, quello della glio, trovano ascolto e sostegno. Si rivolgono ristorazione. a una Banca di credito cooperativo per farsi A raccontarcela è Daniela Pomarolli, responfinanziare l’idea, e non ci riescono perché si sabile del progetto e, di fatto, di una bella stosa che oggi le banche le idee non le finanziaria targata Openjobmetis, nata a Gallarate, no: ma il direttore della Bcc di Busto Garolfo appena lanciata e suli indirizza da Rosario bito decollata. I quat- QUATTRO STUDENTI DI INGEGNERIA DELLA Rasizza, l’imprendiLIUC CON ESPERIENZE DI LAVORO A LONDRA tro ragazzi – Alberto tore self-made-man HANNO TROVATO AIUTO DA PROFESSORI E Brianza, Alessandro che di buona idea in DAL MONDO DEL LAVORO INTERINALE Roveda, Andrea Corbuona idea ha creato sini e Carlo Gravina – compagni di corso in dal nulla Openjob nel lontano 2001 e poi l’ha ingegneria all’Università Cattaneo di Castelfatta crescere inglobando Metis fino a quolanza, scoprono di essere accomunati dall’atarla in Borsa dov’è la prima e unica impresa ver fatto i camerieri stagionali all’estero, per del settore. mantenersi agli studi e sanno quanto sia più Rasizza coglie subito la forza dell’idea, la acagevole, a Londra, trovare lavoro così. In Itacoglie, la arricchisce, e la “fa sua”, così il team lia, con i voucher, stava iniziando ad esserlo di Openjobmetis e i ragazzi la sviluppano. altrettanto: ma poi i soliti furbi hanno guaL’“open innovation” fa sentire la sua efficacia, stato la festa della sburocratizzazione. Di qui e oggi quell’idea è un prezioso servizio. Che la loro idea. funziona bene sia per gli aspiranti lavoratori Una piattaforma informatica in grado di inche per i datori di lavoro. crociare, in pochi “tap”, la disponibilità dei “I lavoratori devono fare richiesta di contatlavoratori per le mansioni tipiche della ristoto - spiega Pomarolli. «Vengono quindi chia-

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mati dalla filiale più vicina per creare il profilo, inserendo tutte le competenze e abilitazioni di legge in modo da essere già disponibili nel database dell’App. I datori di lavoro, a loro volta, dopo un incontro con un nostro commerciale vengono abilitati ad inserire in piattaforma le loro richieste e il motore di ricerca incrocia le informazioni su competenze, distanza e disponibilità oraria. Una grande piattaforma virtuale di opportunità, che si concretizzano in tempo reale.” Quando il datore di lavoro lancia una richiesta di prestazione sulla piattaforma, il cervello elettronico incrocia le disponibilità con le esigenze e propone la “missione” al lavoratore: se entrambi sono interessati, confermano il contratto con una firma digitale legalmente valida impostata su un codice univoco che viaggia su smartphone. Non a caso, lo slogan di Shakejob è Contatto giusto, contratto giusto. “A quel punto, non c’è che da iniziare, all’orario e alla data condivisa, la prestazione. E alla fine - conclude Daniela Pomarolli - sempre sulla piattaforma, confermare la durata della missione.”


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GESTIRE L’IMPRESA

Tre consigli per guadagnare la fiducia online (e non tradirla) In Rete l’obiettivo primario del business è far avvicinare il cliente ed evitare che il suo istinto da consumatore lo porti altrove. Come? Con trasparenza e umiltà

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di Alessio Beltrami

ssere online rappresenta un’opportunità per espandere e consolidare il business. Il web, infatti, azzera i confini fisici e temporali (ecco l’espansione) e ci dà la possibilità di essere quotidianamente nella vita dei clienti (consolidamento del rapporto). Non sempre però il risultato descritto è una conseguenza naturale per le aziende che investono online. Tra i tanti problemi che possono rovinare il lieto fine, uno è particolarmente insidioso perché non è di natura tecnica. Se è facile riconoscere un sito web troppo lento nel caricamento delle pagine, è più difficile invece riconoscere un sito web che “comunica male”. È difficile perché non esiste una formula per stabilire oggettivamente quale sia una buona comunicazione online. Quella formula però, i clienti la applicano e anche se non saprebbero definirla, sanno decidere all’istante se rimanere o allontanarsi da una pagina web appena aperta. La loro reazione non è frutto di ragionamenti, ma è il semplice istinto del consumatore. In pratica, se qualcosa non quadra o se qualcosa richiede più tempo del dovuto, si ALESSIO BELTRAMI È CONSULENTE DI COMUNICAZIONE SPECIALIZZATO IN CONTENT MARKETING. HA FONDATO CONTENTMARKETINGITALIA.COM

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passa oltre perché c’è sempre un’alternativa. La domanda è: come evitare che i clienti vadano dalla concorrenza? Proviamo a definire alcune linee guida che non hanno la pretesa di eliminare i concorrenti, ma, se rispettate, miglioreranno la comunicazione web di ogni tipo di business.

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Mostra alle persone dove e come contattarti

Online siamo tutti uguali e bisogna far capire che dietro a un sito ci sono persone in carne ed ossa e un’azienda vera. Quindi, non nascondere indirizzo fisico, recapiti telefonici, indirizzi email diretti e altro. Questo deve avvenire in una sezione dedicata (la pagina contatti), ma anche nel footer (la barra inferiore del sito). Rendere visibili queste informazioni non ha nulla a che fare con il fatto che le persone possano chiamare o venire in azienda, risponde solo alla necessità dei clienti di essere rassicurati. Il numero di telefono fisso fa capire che dall’altra parte c’è un’attività reale. Aggiungere gli orari d’ufficio rafforza il concetto, perché proietta nella mente l’immagine di un ufficio con persone che lavorano e orari prestabiliti.

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Spiega cosa succederà

Non possiamo avere la pretesa di portare l’utente a compiere il prossimo passo senza avergli spiegato cosa accadrà dopo.

In questo, anche la semplice richiesta di e-mail necessita di un’adeguata spiegazione sul “dopo”. Spiegare che dopo aver lasciato l’e-mail, riceverà a breve un messaggio con informazioni sulle attività è un inizio. Ma si può fare meglio, specificando da che indirizzo arriverà la comunicazione e magari indicando la cadenza delle prossime email. Comunicarle non ha lo scopo di far sapere nel dettaglio quelle informazioni, ma di trasferire un messaggio ben più importante: ci siamo e puoi fidarti.

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Fallo dire ai clienti

Che possono fidarsi, che si è un’azienda affidabile e seria, bisogna farlo dire ai clienti. Gli unici che hanno l’autorità per pronunciarsi al riguardo. Chi ha già speso soldi e tempo provando ciò che offriamo, ha tutti i titoli per esprimere la propria soddisfazione. Si chiamano testimonianze e sono una delle forme di marketing più potenti. Basta questo per migliorare la reputazione aziendale e guadagnare la fiducia dei clienti? No di certo. L’alternativa però è quella di un sito web senza riferimenti di contatto (o nascosti), dove si chiede di lasciare dati personali e prenotare il primo appuntamento senza spiegare nulla di ciò che accadrà dopo e dove le uniche parole positive su prodotti e servizi sono quelle scritte dall’azienda stessa. Ma il cliente così si lascerà convincere?



GESTIRE L’IMPRESA

«La giustizia civile è più rapida e sarà ancora più efficiente» Intervista con il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini: «Gli organici giudiziari stanno raggiungendo il fabbisogno e l’arretrato è sceso di 2 milioni di cause» di Sergio Luciano LA GIUSTIZIA CIVILE STA ACCORCIANDO

perduto. E dissuade gli investimenti stranieri.

GIOVANNI LEGNINI

economica e gli investimenti stranieri esiste ed è rilevante. Un sistema giudiziario più prossimi mesi: parola di Giovanni Legnini, A che punto siamo sulla conquista in capo efficiente , più prevedibile nei tempi e negli vicepresidente del Consiglio superiore della civilistico della “ragionevole durata del esiti , costituisce un importante fattore di magistratura da tre anni, apprezzato da tutti processo” prescritta competitività. Le cause IN QUESTI ANNI SONO STATI per l’equilibrio con cui sta conducendo i lavori dalla Costituzione? dell’anomalia italiana INTRODOTTE PROCEDURE dell’organismo di autogoverno delle toghe, Si registrano sono molteplici, tra DI MEDIAZIONE E CONCILIAZIONE pur in anni fitti di polemiche, contestazioni miglioramenti ma esse vi è anche una CON RISULTATI APPREZZABILI e lacerazioni di natura politica e ideologica. occorre proseguire scarsa qualità della Alcune anche proprio sui temi della per poter affermare il principio costituzionale legislazione. Ma il quadro sta migliorando giurisdizione civile e societaria. E soprattutto cui ha fatto riferimento . E’ difficile Di quanto? sul problema dei problemi, l’inaccettabile quantificare l’entità della minore crescita Le pendenze arretrate sono sensibilmente lungaggine dei procedimenti. Che secondo la attribuibile all’inefficienza del processo civile scese negli ultimi anni. Nel 2009 c’erano Confindustria costa al sistema un punto di Pil ma ciò che è certo è che il nesso con la crescita circa 6 milioni di procedimenti arretrati, oggi sono meno di 4. Inoltre in questi anni sono stati introdotte procedure di mediazione e conciliazione ed altre modalità di risoluzione alternativa dei giudizi e i risultati si sono Dati 2016 (fonte: ministero della Giustizia) rivelati apprezzabili. Che fare per i contenziosi condominiali cause per fallimenti ed esecuzioni e assicurativi, 1,5 milioni di cause? contenziosi lavoro e famiglia Penso che in particolare per le cause di modesta entità come quelle condominiali sarebbe auspicabile estendere e rafforzare le differenza su 2015 procedure extragiudiziarie. Ma occorre anche un cambiamento culturale che coinvolga tutti gli operatori del diritto e i cittadini. Meglio un cause arretrate da più di un anno in Cassazione cattivo accordo – recita il vecchio adagio - che di queste sono tributarie una causa vinta. cause arretrate da più di due anni in Appello Un altro tema spinoso è quello delle invasioni di campo di cui la giustizia in cause arretrate da più di tre anni in Tribunale alcune vicende aziendali. Lei ha detto TEMPI E ARRETRATI, e ancor più lo farà nei

LA GIUSTIZIA CIVILE IN ITALIA 570.208 3.233.128 TOTALE 3.803.336 -3,6% 77.177 52% 135.201 424.429 50


ERA INDISPENSABILE INTERVENIRE PER RIDURRE I TEMPI DELLE PROCEDURE DI RECUPERO CREDITI che “prevedere l’impatto delle decisioni giudiziarie sui processi economici e sociali non può più essere considerato un tabù”. Confermo questa mia opinione, che si riferiva all’epoca alle misure cautelari reali in relazione alle vicende Ilva e Fincantieri. Quando il giudice ha a disposizione più soluzioni egualmente rispettose della legge, e ‘ auspicabile che scelga quella che ha il minore impatto sull’ economia e sull’occupazione. Non si tratta di limitare l’indipendenza di ciascun magistrato, che non è in discussione, nè il rispetto della legge, che non può essere messo in discussione. Si tratta di valutare appieno le conseguenze della scelta dell’una o dell’altra soluzione processuale possibile. Al Tribunale di Torino era stato riorganizzato il processo civile procedendo per anteriorità: prima i più vecchi. E le cose stavano andando molto bene: un caso isolato. Si può far di meglio, e ovunque? Non è vero che l’esperienza è rimasta isolata, abbiamo adottato una risoluzione lo scorso anno con cui abbiamo indicato a tutti gli uffici giudiziari la necessità di attribuire priorità nei programmi di gestione alla trattazione dei procedimenti arretrati ultra triennali , quelli che cioè rischiano di esporre lo Stato al pagamento degli indennizzi previsti dalla legge Pinto. Gran parte degli uffici ha provveduto ad accogliere tale indicazione e il numero degli arretrati o meglio dei procedimenti più datati

sta progressivamente riducendosi. Dunque il cosiddetto progetto Strasburgo 2, a cui lei si riferisce, sta avendo piena attuazione. Esiste un’agenda elettronica che accelera i processi perché combina al meglio le udienze, risparmiando tempo. Ma non viene adottata. Che ne pensa? Si tratta di materia di esclusiva competenza ministeriale. Al Csm è stato chiesto di esprimere un proprio parere sul sistema, e ha espresso un orientamento favorevole che confermo. Ma il ministero ha ritenuto che il sistema presentasse rischi legati alla sicurezza informatica . Mi auguro che il ministero possa rivedere la sua decisione magari suggerendo soluzioni per superare i rilievi formulati. Ha fatto scalpore la nuova norma che abbrevia le esecuzioni immobiliari: una norma impopolare. Era necessaria? SIAMO FAVOREVOLI ALLE AGENDE ELETTRONICHE CHE OTTIMIZZANO LE UDIENZE, CI AUGURIAMO CHE IL MINISTERO RIVEDA LA SUA DECISIONE

Capisco bene l’impatto sociale delle esecuzioni immobiliari , però tra gli elementi maggiormente considerati dagli osservatori internazionali nelle valutazioni di performance del sistema giudiziario italiano , vi è proprio la lentezza nel recupero dei crediti. Le procedure esecutive non riguardano solo le banche ma le imprese di ogni dimensione e anche i cittadini. Noi abbiamo adottato una risoluzione finalizzata a introdurre buone prassi per ridurre i tempi accrescendo, contemporaneamente , la trasparenza e l’efficienza nella gestione dei procedimenti esecutivi. Abbiamo anche dato indicazione agli Uffici, su proposta delle associazioni dei consumatori, di fornire ogni informazione ai debitori sui loro diritti e sugli strumenti a disposizione per estinguere le procedure evitando le vendite all’asta. I problemi sociali

vanno presi in considerazione dal legislatore e non possono essere risolti facendo leva sulla lentezza delle procedure. Come valuta oggi lo gli organici giudiziari? Ne aveva denunciato l’insufficienza! Dopo che le scoperture di organico avevano superato 1200 magistrati, un mese e mezzo fa sono stati immessi in ruolo 360 magistrati in tirocinio . Inoltre, negli ultimi mesi il ministero ha anche indetto un concorso straordinario ulteriore rispetto a quello ordinario già in corso. Complessivamente oggi sono 3 i concorsi che pendono per l’assunzione dei giovani magistrati, uno è nella fase conclusiva della prova orali, un altro è nella fase di valutazione delle prove scritte e l’altro ancora inizierà il prossimo mese di gennaio. Il complesso di queste procedure dovrebbe essere sufficiente a coprire le scoperture dell’organico. Resta il problema della sfasatura temporale, perché i tempi per l’assunzione delle funzioni sono molto lunghi ed altre scoperture si determineranno per l’uscita fisiologica dai ruoli. Insomma, le difficoltà ci sono ma sono stati fatti passi avanti notevoli negli ultimi mesi da parte del Ministero della Giustizia. Si dia un voto a tre quarti del mandato: soddisfatto di quanto realizzato dal Csm? CNon sono la persona più indicata per dare un voto o esprimere un giudizio. Rilevo solo che questa è stata una consiliatura di innovazioni e di riforme che stanno cambiando il volto dell’organo di autogoverno e che sono destinate a produrre effetti sul sistema giudiziario. Mi riferisco a molteplici iniziative consiliari, tra cui l’immissione massiccia di dosi di cultura organizzativa negli uffici giudiziari italiani, il ricambio di gran parte dei dirigenti , la riforma del Regolamento interno ed altre importanti iniziative consiliari . Solo il tempo potrà dirci quali effetti positivi si produrranno sulla giustizia italiana.

51



NELLA FOOD VALLEY LA FINANZA HA TROVATO PANE PER I SUOI DENTI Secondo i dati Aifi, l’Emilia-Romagna è la regione che sta registrando il maggior numero di deal di private equity. Segmento preferito dagli investitori, e non poteva essere altrimenti, il manifatturiero alimentare di Mara Cinquepalmi

FINANZIARE L’IMPRESA Prosegue l’impegno di Economy nel trattare il tema del “credito alternativo”, sia per ciò che riguarda le imprese che i consumatori. L’Emilia Romagna, ad esempio, dimostra che l’impresa può anche fare a meno delle banche: se il tessuto produttivo è sano, innovativo e di qualità, gli investitori non si girano dall’altra parte. In fondo è tutta una questione legata a quella “cultura dell’investimento” che oggi deve necessariamente percorrere altre strade. Nella “Food Valley” l’hanno fatto, e anche il Pil se n’è giovato.

54 INDUSTRIA 4.0 RMS CI SPIEGA TUTTE LE NOVITÀ DEL DISEGNO DI LEGGE DI BILANCIO 2018

56 CREDITO AL CONSUMO OGGI VA FATTO “A MISURA DEL CLIENTE”, PAROLA DI COFIDIS

U

n tessuto imprenditoriale che guarda al fra manifatturiero e terziario conta 30 mila imfuturo grazie ad una tradizione ben conprese e 142 mila addetti, per oltre 4 miliardi solidata. In Emilia-Romagna la cultura dell’indi export (il 13% di quello nazionale). Si tratta vestimento trova nuove strade come quella del in sostanza di uno dei pilastri del sistema ecoventure capital che ha dato il via alle start up o nomico emiliano-romagnolo, insieme all’agroquella del private equity a sostegno dell’interalimentare, al turismo e alla manifattura, sul nazionalizzazione, rispetto a quella più tradiquale la Regione Emilia Romagna punta decizionale del credito bancario. Secondo i dati di samente nell’obiettivo di far nascere la Fashion AIFI, l’Associazione Italiana del Private Equity, Valley. Interessante è anche il risultato relativo Venture Capital e Private Debt, l’Emilia-Romaa energia e ambiente: 11 le operazioni nello gna è un piccolo caso di studio, dove la nuova stesso periodo di tempo, per un settore in forte finanza appunto sta dando sempre più ossigeespansione. A trainare, invece, gli investimenti no alle aziende. Dal 2013 al primo semestre nel venture capital sono l’Ict con 18 operaziodi quest’anno sono state 112 le operazioni di ni e la sanità con 14. Beneficiari di questo tipo private equity, con un picco di 31 operazioni di investimenti sono soprattutto le aziende di nel 2014, per un topiccole dimensioni: su AGROALIMENTARE, MA ANCHE MODA tale di 1.891.038 mila 159 sono 119 quelle E INDUSTRIA: NEGLI ULTIMI 4 ANNI, euro di investimenti. che hanno un fatturato PORTATE A TERMINE 112 OPERAZIONI E i dati dei primi sei inferiore ai 50 milioni PER OLTRE 1 MILIARDO DI EURO mesi del 2017 sono di euro. Meno brillanti ancora più incoraggianti: a giugno, infatti, sono i risultati sul fronte private debt. Nel primo sestate registrate già sette operazioni per un mestre del 2017 sono state solo 2 le operazioammontare investito pari a 129.928 euro. A ni contro le 4 dell’anno precedente. Su questo guardare i deal da un punto di vista dei settori versante, sono i beni e servizi industriali (6) interessati, spicca il manifatturiero alimentare e il manifatturiero alimentare (3) a registrare oggetto di 25 operazioni di private equity dal il maggior numero di operazioni dal 2014 ai 2013 ai primi sei mesi dell’anno, e nella regioprimi sei mesi del 2017. L’Emilia-Romagna è ne che ha fatto del food una forte leva econola regione che cresce di più in Italia, secondo mica non poteva essere altrimenti. Al secondo le stime Prometeia che ha rivisto al rialzo le posto troviamo i beni e servizi industriali (20 previsioni per fine 2017: +1,7% il Pil (sopra operazioni) e al terzo il manifatturiero moda l’1,4% nazionale) mentre la disoccupazione, (16). Quest’ultimo, infatti, è un comparto che (al 9% nel gennaio 2015) si attesta al 5,9%.

53


FINANZIARE L’IMPRESA L’ARTE DEL BILANCIO

INDUSTRIA 4.0, COSA C’È DI NUOVO NEL DDL DI BILANCIO 2018 Il vecchio piano varato da Calenda è diventato “Piano Impresa 4.0” . I suoi pilastri sono tax credit al 50% sulla formazione dei dipendenti, iper e super ammortamento e agevolazioni su R&S. Vediamolo nei dettagli.

M

olte sono le novità introdotte lo scorso 13 ottobre dal Disegno di Legge e dal Decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio che impattano in modo sostanziale sul “Piano Impresa 4.0” (già “Industria 4.0”). Già nella presentazione dei risultati del 2017 e nelle linee guida per il 2018 del Piano Nazionale Impresa 4.0, il Ministro dello Sviluppo Economico aveva chiarito che i pilastri del nuovo Piano Impresa 4.0 sarebbero stati: tax credit al 50% per la formazione dei dipendenti, iper e super ammortamento, agevolazioni alla Ricerca e Sviluppo. Ecco quali saranno le principali novità che si registreranno a partire dal 2018:

Iper-ammortamento

L’iper-ammortamento si è rivelata una tra le misure agevolative più apprezzate del Piano Industria 4.0 garantendo nel primo semeNELLA FOTO L’AUTORE GIUSEPPE CAPRIUOLO, PARTNER DELL’UFFICIO DI ROMA DI RSM ITALY

54

QUI ILMINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZA, PADOAN. NELL’ALTRA PAGINA IL COLLEGA ALLO SVILUPPO ECONOMICO, CALENDA

Super-Ammortamento stre del 2017, secondo le staL’attuale formulazione del Super-Ammortatistiche rese note dal Ministemento consiste in un incremento del 40% ro dello Sviluppo Economico, del costo deducibile degli investimenti in un sostanziale incremento beni strumentali realizzati dal 15 Ottobre degli ordinativi nel mercato 2015 e sino al 31 Dicembre 2017 o 30 Giuinterno dei beni strumentali gno 2018, a condizione che entro la data con picchi del +11,6% per del 31 Dicembre 2017 il relativo ordine rimacchinari e altri apparecchi. sulti accettato dal venditore e sia avvenuto L’agevolazione attualmente consiste in una il pagamento di almeno il 20% di acconto. maggiorazione in bilancio del 150% del Fanno eccezione i fabbricati e le costruziocosto (quote di ammortamento o canoni ni, i beni con coefficiente di ammortamento di leasing), di taluni beni strumentali ad inferiore al 6,5% ed alcune ulteriori esclualto valore tecnologico o digitale, compresi sioni, quali ad esempio talune tipologie di nell’Allegato A alla Legge di Bilancio 2017 e veicoli. acquistati dal 1° GenL’IPER-AMMORTAMENTO È UNA DELLE La novità > La nuonaio al 31 Dicembre MISURE PIÙ APPREZZATE DEL PIANO va Legge di Bilancio 2017. Sono agevolati, INDUSTRIA 4.0. LA LEGGE DI BILANCIO inoltre, anche gli in- 2018 PROROGA I TEMPI PER GLI ACQUISTI dovrebbe prevedere una proroga finavestimenti conclusi lizzata ad agevolare gli acquisti realizzati entro il 30 Settembre 2018, a condizione entro il 2018, con ultimazione degli inveche entro la data del 31 Dicembre 2017 l’orstimenti entro giugno 2019, purché venga dine del bene risulti almeno accettato dal pagato un acconto di almeno il 20% entro venditore e che sia pagato un acconto almeil 2018. La nuova formulazione dell’agevono del 20% sul totale. La novità > La legge di Bilancio 2018 dolazione, tuttavia, vedrà ridursi dal 40% al vrebbe introdurre una proroga che, tra l’al30% la maggiorazione del costo fiscalmente tro, estenderà l’agevolazione agli acquisti riconosciuto ai fini della deduzione, accoeffettuati fino al 31 Dicembre 2018, con gliendo inoltre un’ulteriore restrizione della facoltà per le imprese di ultimare gli inveplatea dei veicoli agevolabili. stimenti entro il 31 Dicembre 2019 (a conCredito d’imposta per formazione 4.0 dizione che entro fine 2018 sia effettuato Il Ddl di bilancio 2018 introduce un credito il pagamento di un acconto almeno pari al d’imposta destinato ad agevolare le spese 20% della spesa).


di formazione 4.0 sostenute da tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano nonché dal regime contabile adottato. Il beneficio è riconosciuto in misura pari al 40%, entro importo massimo annuale di 300.000 euro per ciascun beneficiario da utilizzare in compensazione in F24, delle spese relative al costo aziendale del personale dipendente per il periodo in cui viene occupato in attività di formazione negli specifici ambiti che saranno specificamente indicati nella legge di bilancio 2018. Sono ammissibili al credito d’imposta le attività di formazione, pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali, finalizzate all’acquisizione ed al consolidamento delle conoscenze delle tecnologie previste dal piano nazionale “Industria 4.0”, quali big data e analisi dei dati, cloud e fog computing, cyber security, sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo macchina, manifattura additiva, internet delle cose e delle macchine, integrazione digitale dei processi aziendali. Restano escluse dall’agevolazione le attività di formazione ordinaria o periodica or-

ganizzata dall’impresa per adeguarsi alla normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, di protezione dell’ambiente e a ogni altra normativa obbligatoria in materia di formazione.

Credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali al Mezzogiorno

La legge 27 Febbraio 2017, n.18 di conversione del decreto-legge 29 Dicembre 2016, n. 243 ha potenziato a decorrere dal 1° Marzo 2017 il credito di imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi dedicato al Sud introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 e finalizzato ad agevolare gli investimenti destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni meno sviluppate (Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Basilicata, Sardegna) e delle regioni in transizione (Abruzzo e Molise). BENI STRUMENTALI: SUGLI INVESTIMENTI FATTI AL SUD DAL MARZO 2017, IL CREDITO D’IMPOSTA È CUMULABILE CON ALTRI AIUTI OTTENUTI DAI BENEFICIARI

Si stima che alla data odierna almeno 3.000 nuove unità produttive abbiano proposto piani di investimento agevolati, rendendo opportuno incrementare la dotazione finan-

RSM, RAFFORZATA LA BRANCH ITALIANA RSM Italy consolida il suo organigramma con l’ingresso del nuovo partner Giuseppe Capriuolo, che seguirà, nella qualità di responsabile, l’ufficio di Roma della società. Giuseppe Capriuolo ha avviato la propria carriera professionale in Ernst & Young, nell’area audit, per proseguire poi in Rödl & Partner nel dipartimento di financial & business advisory. La crescita inarrestabile di RSM continua dopo

l’entrata in squadra di Massimo Innocenti, esperto di IFRS e audit, responsabile dell’ufficio di Firenze, e di Fabrizio Bulgarelli e Luca Pulli per l’ufficio di Milano. Responsabile del dipartimento IT and Risk Advisory Services, Fabrizio Bulgarelli arriva in RSM con quasi trent’anni di esperienza nel settore IT e sicurezza, 13 dei quali passati come head dell’IS Audit & Compliance Department per BDO e Mazars.

Luca Pulli, docente della business School del Sole-24ore e laureato in economia aziendale presso l’Università Bocconi, sarà responsabile della nuova service line Luxury & Fashion Retail e dello sviluppo della sede di Lecce.

ziaria per gli anni 2018 e 2019 di ulteriori 300 milioni di euro (200 milioni di euro per l’anno 2018 e 100 milioni di euro per l’anno 2019) con corrispondente riduzione del Fondo per lo Sviluppo e Coesione, precedentemente stanziata in 507 milioni di euro per l’anno 2017 e in 672 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019.Beneficiarie dell’agevolazione, la cui intensità può variare dal 10 al 45% a seconda della dimensione dell’impresa e della collocazione geografica e temporale dell’investimento - trattato distintamente se realizzato nel periodo compreso tra il 1 Gennaio 2016 ed 28 Febbraio 2017 oppure tra il 1° Marzo 2017 al 31 Dicembre 2019 - sono tutte le imprese operanti nei territori agevolati. Fanno eccezione le imprese in difficoltà ed i soggetti operanti nei settori dell’industria siderurgica, dell’industria carbonifera, della costruzione navale, delle fibre sintetiche, dei trasporti e delle attinenti infrastrutture, della produzione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, nei settori finanziario, creditizio, ed assicurativo. La Novità > A partire dagli investimenti realizzati a far data dal 1° marzo 2017, il credito d’imposta per investimenti al Mezzogiorno è cumulabile con aiuti de minimis o altri aiuti che abbiano ad oggetto i medesimi costi ammessi al beneficio. Tale cumulo sarà ammesso, tuttavia, fino al limite dell’intensità o dell’importo di aiuto più elevato consentiti dalle pertinenti discipline comunitarie di riferimento. È consentita, inoltre, la cumulabilità con il super ammortamento del 140% e con l’iperammortamento del 250%.

55


FINANZIARE L’IMPRESA

«Il credito al consumo va fatto su misura di chi compra» Intervista con Jean Francois Remy, direttore generale Italia di Cofidis, tra i gruppi più attivi sul mercato europeo del settore: «Abbiamo sviluppato soluzioni di pagamento molto flessibili rispetto alle richieste del cliente» di Luigi Orescano «OGGI IL CONSUMATORE ITALIANO VUOLE SCEGLIERE IN CHE MODO PAGARE». E noi sappiamo e vogliamo offrirgli la scelta più ampia, così come i nostri partner commerciali”: Jean Francois Remy, direttore generale Italia della

finanziaria francese del credito al consumo, potrebbe tenere un corso sul perché, oggi, per i dettaglianti è indispensabile dotarsi di tutti gli strumenti più nuovi per agevolare i pagamenti

dei loro clienti e sul perché per i consumatori sia sbagliato non ricorrere al credito al consumo ogni qual volta gli possa convenire: «C’è un fenomeno

realmente nuovo», spiega, «il consumatore vuole decidere

lui

come

acquistare: se usare la

carta di credito o un

assegno, se rateizzare e in che modo, se saltare

A giudicare dai risultati direi di sì. Perché oggi

sempre di trovare una soluzione per loro che gli

sul tema. E questo a noi va bene: sono più

sempre in modo responsabile.

i consumatori conoscono molto meglio di un tempo il credito al consumo, sono più educati esigenti, vogliono scegliere, sanno perfettamente

cos’è una dilazione di pagamento, sanno fare

la differenza tra due prestiti personali, e noi abbiamo le competenze per soddisfarli!

Non più. Dieci-venti anni fa quasi ci si vergognava

anche sui rapporti umani. Faccio un esempio.

di

aver

rateazione,

fatto

una

non

era

vista come una scelta

vincente. Oggi, con la moltiplicazione

e

la

democratizzazione delle soluzioni di pagamento,

lui, gli imponeva ad esempio di pagare per forza

con tasso zero sarebbe stupido rifiutare. I clienti

in 24 rate, o farsi anticipare necessariamente

5000 euro, anche se gliene sarebbero bastati

4000, è un’epoca finita.. Questo per spiegare perché abbiamo cercato di sviluppare soluzioni di pagamento molto flessibili rispetto alle richieste del cliente».

E i consumatori flessibilità?

56

apprezzano

tanta

E il vostro rapporto con i dettaglianti? Non è decisivo per la buona qualità della relazione sostanziale con il consumatore finale? Sì, assolutamente: e noi cerchiamo una relazione

una rata, o ridurne l’importo allungando il

budget. L’epoca in cui la finanziaria decideva per

vari strumenti di pagamento ormai flessibili, ma

Ma comprare a rate, in Italia, non è ancora una scelta considerata soprattutto in alcuni territori in qualche modo socialmente imbarazzante?

«FINO A DIECI-VENTI ANNI FA QUASI CI SI VERGOGNAVA DI AVER FATTO UNA RATEAZIONE, NON ERA VISTA COME UNA SCELTA VINCENTE»

finanziamento. Insomma, vuole controllare il suo

permetta. di concludere l’acquisto utilizzando i

assolutamente non è più così. Se voglio comprare

un televisore e mi propongono di pagare a rate non hanno più paura, è venuto meno il blocco

psicologico di fronte al credito al consumo. E normale servirsene, sempre che naturalmente tutto rimanga sotto controllo.

E voi approfittate di questa nuova mentalità più aperta e disponibile per crescere! Ma in che modo? Noi

siamo

consapevoli

di

avere

una

responsabilità verso i clienti finali. E cerchiamo

eccellente con i merchant. La vediamo come

qualcosa che deve durare nel tempo, deve essere a lungo termine. Per farlo, puntiamo molto Quando si va per la prima volta in un ristorante,

è possibile ma è molto raro che il cibo sia cattivo.

La differenza la fa di solito la qualità del servizio. Se il piatto che abbiamo ordinato arriva presto, se viene servito alla giusta temperatura, se

il personale è gentile, se asseconda le nostre

richieste. Torneremo sicuramente, e volentieri, in un ristorante dove avremo mangiato bene ottenendo anche qualcosa in più. Ebbene:

le stesse regole valgono anche per il nostro

settore. I servizi devono essere validi e flessibili, la relazione con il merchant e il consumatore dev’essere ottimale.

In che senso la relazione dev’essere ottimale? Vi capiterà comunque di dover dire qualche no. Facciamo di tutto per assecondare le richieste

dei consumatori, e quando si deve dire di no,


Le richieste di prestiti al consumo in Italia

CERCHIAMO UNA RELAZIONE ECCELLENTE CON I MERCHANT, LAtVEDIAMO COME QUALCOSA CHE DEVE DURARE NEL TEMPO sappiamo che c’è modo e modo per dirlo. Poi ci impegnamo per sburocratizzare, digitalizzare,

Marzo 2017

+6,6%

Aprile 2017

+1,4%

Maggio 2017

+3,1%

Giugno 2017

+1,2%

Luglio 2017

+3,5%

Agosto 2017

+5,5%

Settembre 2017

+3,4%

Ottobre 2017

+2,5%

IL NUMERO DI RICHIESTE DI PRESTITI PERSONALI E FINALIZZATI IN ITALIA NEL 2017 - SCOSTAMENTI PERCENTUALI MESE SU MESE - FONTE CRIF

questo vostro approccio strategico tailormade?

migliorare e sveltire i processi per rendere la

Pagodil: è l’esempio perfetto. Siamo partiti

tassi e sulle condizioni ma sulla semplicità.

una finanziaria ha bisogno di dati. Quando

vita più semplice ai merchant e ai clienti. La

differenza con i concorrenti non si gioca più sui

Quanto conta l’innovazione digitale nella vostra attività? Il

criterio-guida

è

quello

dell’eccellenza

relazionale che ci obbliga a usare tutti gli

strumenti di contatto disponibili: vent’anni

fa si lavorava moltissimo col telefono, oggi se il cliente o il partner usano la chat, noi ci

adeguiamo e forniamo risposte immediate. Sulle

dall’osservazione che il processo del credito al consumo è impegnativo e assorbe tempo, perché abbiamo inventato Pagodil abbiamo deciso di fare il contrario. Ci facciamo bastare pochi dati

essenziali e rispondiamo in tempo reale. Non siamo i più grandi del settore, quindi dobbiamo essere i più innovativi. E i nostri partner, i merchant, i dettaglianti, lo apprezzano.

Risultati?

ogni momento controllare tutti i suoi prodotti

«IL NOSTRO “PAGODIL” HA TROVATO UN POSIZIONAMENTO BUONO SUL MERCATO PERCHÉ AGEVOLA TUTTI: DAL PARTNER AL CLIENTE»

L’approccio del nostro gruppo, non solo in Italia

Molto positivi. Oggi siamo centrati al 100% sulle

costruite dialogando con panel di merchant e di

rateizzazione in tre mesi ai prestiti personali

nostre App per smartphone, il cliente può in

Cofidis, non è più costretto a contattarci, siamo obbligati all’eccellenza e siamo lieti di questo. ma su tutti i mercati, è quello di copilotare il

lavoro con i partner, anche le App le abbiamo

consumatori, per arrivare davvero a servizi cuciti su misura, tailor made, per le esigenze dei nostri

clienti. È questo il nostro vero punto di forza

strategico.

Ci può fare qualche esempio concreto di

soluzioni di pagamento retail in partnership con i merchant, abbiamo molti prodotti, dalla

anche fino a 10 anni. E questa nostra leadership ci viene riconosciuta dal mercato anche in un altro filone…

Quale?

Siamo partiti dal principio che questa nostra

cultura della partnership poteva andare bene

non solo con i dettaglianti ma anche con le

banche, con cui oggi lavoriamo molto. Le banche per diverse ragioni hanno esternalizzato l’attività

di credito al consumo, in molti casi affidandola

a noi, che quindi operiamo in modalità white label, dunque con il marchio della banca ma

con i nostri processi. E’ sempre la stessa cultura della partnership. In Italia abbiamo 30 mila

punti vendita che usano i nostri servizi e molte banche, due gambe per noi equivalenti al fine di sviluppare il nostro business.

Riepilogando e per concludere: consumatori, dettaglianti e banche. Sono dunque questi i vostri tre interlocutori di business ? Sì, e vogliamo accompagnare tutti nel lungo

termine. All’inizio intrecciamo il rapporto con il dettaglianti, poi ci relazioniamo direttamente

anche con cliente finale. E’ quel che succede con Pagodil, che ha trovato un posizionamento buono sul mercato perché agevola tutti: dal partner che

non deve più compilare 8 pagine di moduli con 8 firme, poi mandare un fax e attendere risposta, al cliente che in due minuti si vede accettare la

richiesta…e controlla le sue rate co semplicità e immediatezza sulla App.

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AND THE WINNER IS... PER GUARDARE IL VIDEO DELLA CAMPAGNA PREMIATA SCANSIONA IL QR-CODE

STUDENTI PRIMI AL GRAND PRIX CON UNA CAMPAGNA SUL SOCIALE A trionfare nel consueto contest sulla Pubblicità, quest’anno sono stati gli studenti dell’Accademia della Comunicazione di Milano, grazie a un video che racconta come il social Linkedin aiuta gli ex detenuti a reinserirsi di Riccardo Venturi

COMUNICARE L’IMPRESA I ragazzi dell’Accademia di Milano che vincono il Grand Prix della Pubblicità con una campagna sociale realizzata per Linkedin e i dubbi che Ferruccio De Bortoli avanza circa la condotta dei big della Rete sono due facce della stessa medaglia. Quella del web 2.0 che, volenti o nolenti, ci ha cambiato la vita. Meglio indagarlo a fondo, allora.

60 ENERGIA&POLITICA MARIO SECHI CI RACCONTA IL NUOVO HOUSE-ORGAN DI ENI

62 WEB, LIBERTÀ A RISCHIO SALVIAMO LA RETE DAI MONOPOLISTI I MONITI DI FERRUCCIO DE BORTOLI

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PUBBLICHE RELAZIONI COME IMPARARE A COMUNICARE, BOLLA LANCIA DEI CORSI PER PMI

«U

n lavoro straordinario, perfetto in in piccoli gruppi secondo la logica dell’apprenogni dettaglio, completo, maturo, perdere a bottega una professione, lavorando tinente, umano. Un lavoro che ha saputo metdurante la formazione su progetti reali e direttere gli studenti al centro della nostra attenziotamente a contatto con le aziende. Lavorano ne e della nostra ammirazione». Quale miglior duramente, in pieno stile meneghino, 8/12 ore biglietto da visita per l’Accademia di Comunial giorno - e anche più - dal lunedì al venerdì. Al cazione delle parole con le quali Andrea Stiltermine della formazione, vengono inseriti in lacci - fondatore e presidente di Herezie Group stage, sulla base della loro naturale vocazione. nonché presidente degli ADCI Awards 2017 Ogni anno tutti i programmi di studio vengono ha consegnato il Grand Prix della Pubblicità a rivisitati e aggiornati in relazione alle esigenze un gruppo di studenti della stessa Accademia? del mercato. In 29 anni il 100% degli studenti, Si tratta del premio assoluto, quello conferito per un totale di oltre 4.500, è stato inserito nel alla campagna perfetta e da sempre riservato mondo del lavoro; quasi 500 di loro erano stualle agenzie, che per denti non abbienti, per ENNESIMO RICONOSCIMENTO PER la prima volta nella L’ACCADEMIA CHE DA 30 ANNI ASSICURA i quali è scattato l’acL’ASSORBIMENTO NEL MONDO DEL storia del contest è coglimento gratuito. stato assegnato a degli LAVORO PER IL 100% DEI SUOI STUDENTI Un risultato conseguistudenti. Il video premiato racconta il progetto grazie a questo particolare processo di forto Linkedinmate, con il quale Linkedin aiuta mazione, al numero chiuso, al tempo pieno, e gli ex detenuti nel reinserimento lavorativo. Il all’intensa attività di placement di Accademia. livello di preparazione e professionalità dimoNon è la prima volta che gli studenti dell’Accastrato dagli studenti si spiega con la formula demia partecipano e vincono a Concorsi naunica che da quasi 30 anni caratterizza l’Aczionali ed internazionali come The One Show cademia di Comunicazione, nata a Milano nel College Competition dell’Art Directors Club 1988, una scuola postdiploma e postlaurea in New York, The D&AD Student Awards dell’Art tutte le aree della Comunicazione persuasiva, Directors Club inglese, Spot School Award Marketing, Pubblicità, Media, Comunicazione - Premio Internazionale del Mediterraneo, strategica, Creatività (art direction, copywriYoung Lions Competition della Roger Hatchuel ting e graphic design) e nelle loro applicazioni Academy di Cannes. Il 2018 l’Accademia comtecnologiche. Gli studenti infatti sono formati pie trent’anni: c’è davvero di che festeggiare.

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COMUNICARE L’IMPRESA

Per il bene dell’editoria serve uccidere i giornalisti-sacerdoti Mario Sechi, da poche settimane direttore dell’House organ di Eni, spiega la ricetta che ha preparato per fare di We - World Energy un’eccellenza a livello mondiale. Con un occhio di riguardo al passato di Claudio Sonzogno MARIO SECHI RITIENE CHE L’EDITORIA ABBIA

infatti il confronto fra un grande quotidiano come Il Giorno - voluto dal fondatore dell’Eni, Enrico Mattei e diretto da una storica firma del giornalismo come Italo Pietra - con l’innovativo magazine trimestrale We – World Energy. Cinquant’anni, già Direttore de ‘’L’Unione Sarda’’ e ‘’Il Tempo’’, Vicedirettore de ‘’Il Giornale’’ e di Panorama, nonché brillante opinionista e conduttore radiotelevisivo, dallo scorso autunno è approdato con grande entusiasmo alla principale rivista del gruppo petrolifero.

su un piccolo universo di attività editoriali, fra le quali l’agenzia di stampa, Agi, sinergica con i rapporti internazionali del gruppo e We – World Energy trimestrale di cultura geopolitica ed energia: una torretta d’osservazione unica su un settore che è l’essenza di ogni attività umana. Punto di contatto fra Il Giorno di Pietra e il mio We la grafica: una tradizione coerente con il mondo Eni, fin dalla originale scelta del marchio all’inizio degli anni cinquanta: il Cane a sei zampe, del grafico Luigi Broggini, che simboleggiano le quattro ruote dell’automobile e le due gambe del guidatore.

Tutto questo che cosa c’entra con We? Oggi sarebbe improponibile per l’Eni possedere un quotidiano, ma ha un senso invece contare

Resta il fatto che è insolito che giornalisti abituati a stare in prima linea siano attirati da un magazine aziendale. Che cosa sta succedendo? Sia pure conciliando questo lavoro con tante altre cose che faccio, lo considero un’occasione unica per vedere da vicino come va il mondo, come sta cambiando questo secolo. Le riunioni con un management, come quello dell’Eni, che conosce a fondo non solo il settore energetico, ma soprattutto lo scenario e il

BISOGNO DI UN NUOVO CONCEPT. Non teme

Sia pure col precedente di Lucia Annunziata, che cosa porta un giornalista dalle barricate dell’informazione ad accettare la sfida di un genere editoriale più riflessivo? Italo Pietra – risponde Sechi ad Economy - fu un grande innovatore, portò il meccanismo del rotocalco nel quotidiano, abbondando di immagini e didascalie: un mix equilibrato tra cronache popolari e qualificata informazione politica, confezionato da una grafica di buon livello.

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«OGGI PER L’ENI SAREBBE IMPROPONIBILE POSSEDERE UN QUOTIDIANO, MA HA UN SENSO POTER CONTARE SU UN PICCOLO UNIVERSO DI ATTIVITÀ EDITORIALI»

MARIO SECHI, DIRETTORE DI WE - WORLD ENERGY

futuro geopolitico, sono fondamentali per il Direttore non solo per progettare il magazine. Ma soprattutto per l’aggiornamento su questi temi e per maturare quindi una dimensione critica adeguata per raccontare i fenomeni che ci circondano.

Si sono innovati gli “House organ” o sono cambiati i giornalisti? Tutti e due. Per le riviste delle aziende oggi è improponibile comunicare solo ogni pensiero vicino all’impresa e limitarsi alla promozione del brand. Con il contributo di una buona professionalità editoriale si possono realizzare magazine che offrono uno scenario approfondito dell’ambiente, settoriale e geopolitico, dove opera l’azienda, più di tante testate giornalistiche. Esse, trascinate da Internet, sono sempre più orientate verso un’informazione generalista e superficiale. In due lingue: italiano e inglese, gli articoli di We, pubblicati sul magazine a stampa e diffusi sulla Rete, raggiungono una base di lettori sorprendente. Qual è il segreto? Un valido lavoro editoriale. Che vuol dire un buon giornalismo che rende accattivante e di immediata comprensione argomenti talvolta anche ostici e difficili. E’ un modello di business culturale prima di tutto, che diventa


anche un’opportunità per i giornalisti di rinnovarsi. Mentre quotidiani e periodici sono sempre più impegnati nella caccia di click per il digitale, che sconvolge la gerarchia delle notizie. Vengono privilegiate quelle notizie che suscitano maggiore emozione, a scapito della importanza o meno di eventi e dei temi trattati. Su We come pensa di affrontare la grande attualità esterna e le vicende sindacali o giudiziarie che potrebbero vedere coinvolto il gruppo? Raccontandoli con la massima oggettività e approfondimento. Come siamo intenzionati a raccontare tutti i grandi eventi del mondo. Nel prossimo numero ci occuperemo del congresso cinese che ci fa cogliere il cambiamento entro il 2030 e quello ancora più importante nel 2050, quando i cinesi contano di diventare una potenza fortissima e di sopravanzare gli Stati Uniti. Tanto più che gli investimenti nel settore energetico saranno decisivi. Per l’Eni il Mediterraneo è importantissimo e il suo attuale capo, Claudio Descalzi, ne ha una conoscenza profonda grazie a una preparazione eccezionale sul ‘’terreno’’. Da che parte può cominciare un’azienda per avviare o rilanciare l’ House organ procedendo sulle orme di We? Occorre partire da un comitato scientifico nel quale deve essere presente il responsabile della produzione, un bravo giornalista,

CLAUDIO DESCALZI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI ENI

un economista che faccia il cosiddetto ‘’contrarian’’ per un’azione di stimolo, nonché il fondatore dell’azienda che porta la memoria storica. Il motore del sistema editoriale è l’azienda, le sue ramificazioni e conoscenze, mentre i redattori sono l’intermediario professionale per comunicare con l’esterno attraverso prodotti editoriali cartacei o web indirizzati a pubblici specifici. Più che la tradizionale pubblicità, che il pubblico ha imparato ad evitare, tanto sulla carta stampata che sul web, gli investimenti nei media interni, di grande qualità professionale, sono diventati fondamentali per la creazione e la cura del marchio della propria azienda.

il Financial Times o l’Economist che puntano sulla qualità e un pubblico distinto. In Italia invece tendono tutti verso il basso e tocca alle aziende fare la qualità che non c’è nei giornali. Soprattutto quando hanno all’interno un management di grande qualità.

Che cosa suggerirebbe ad altri nostri gruppi industriali? Alla Fiat di Sergio Marchionne suggerirei un grande progetto culturale sulla mobilità. Diego Della Valle dovrebbe realizzare un grande magazine sullo stile italiano e i suoi valori culturali. Avrebbe dovuto ormai capire che stare nel salottino delle ‘’rotative’’ non serve a niente e da tempo non funziona (il Non pensa di riferimento è alla LE SOCIETÀ DI COMUNICAZIONE SONO esagerare? quota di minoranza Affatto. Si è rovesciato VECCHIE E DISINTERMEDIATE. NESSUNA che possiede nella È IN GRADO DI RENDERTI CREDIBILE DI il rapporto. Finisce la Rcs-Corriere della FRONTE A MIGLIAIA DI FOLLOWER figura dei giornalistiSera n.d.r.). Oscar sacerdoti, depositari della reputazione Farinetti ha capito tutto e comunica con se dell’azienda. Oggi è l’azienda che produce stesso, ha fatto del cibo l’evento culturale contenuti e si espone direttamente al suo dell’Italia. Infine la Rai, nonostante le tante pubblico. I giornali più che occuparsi dei brand professionalità, non è capace di raccontarsi se degli altri dovrebbero impegnarsi a rifarsi il non rilanciando i volti più grandi del passato. loro. E i manager dovrebbero dar meno peso Non riesce a internazionalizzarsi e ad avere ai loro articoli. una propria visione del prodotto. Il servizio pubblico non è il racconto della politica, ma E delle società di comunicazione che cosa quello degli italiani, come sanno fare bene gli ne pensa? inglesi. Sono vecchie, completamente ‘’disintermediate’’. Nessuna società di comunicazione è in E nel turismo ha qualche cosa da grado di renderti credibile di fronte a centinaia consigliare, visto che nonostante gli di migliaia di followers. O lo sei o non lo sei. La innumerevoli tentativi continuiamo a piccola lobby per i comunicati stampa serve scendere nella classifica mondiale? sempre a meno, tanto più che i bravi giornalisti Anziché la banalissima pianificazione non subiscono pressioni. L’idea di pensare che pubblicitaria sui media occorre elaborare i giornali siano al centro di tutto è sbagliata. ‘’il racconto al mondo’’. Basta folklore, monumenti, città d’arte… bisogna far vedere Anche all’estero sono in sviluppo le mediail futuro. Vengono da noi per vedere le company aziendali? ‘’rovine’’ poi se ne vanno da un’altra parte per In Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e divertirsi. Dovremmo anche noi elaborare una Francia le aziende sono già ben organizzate cultura dell’intrattenimento che punti alla con loro media. Mentre i giornali si dividono fra contemporaneità. In tal senso, senza voler fare ‘’Pop Rock’’, ossia quelli popolari che soffrono un dispetto al buon amico, il ministro Dario sempre più la concorrenza dei social network, Franceschini, non c’è alcun motivo che di e ‘’Musica Classica’’, ossia quelle testate come turismo si occupi il ministero dei beni culturali.

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COMUNICARE L’IMPRESA

«Il mito del web inizia a incrinarsi, la Rete va salvata dai monopolisti» Ferruccio De Bortoli: «Il potere delle multinazionali tecnologiche influisce sulla democrazia sostanziale, sull’umore della società, e pone problemi a tutti noi» di Sergio Luciano «SPIATI E CONTENTI, SUDDITI FELICI: È QUESTO, FORSE, UNO DEI PARADOSSI PIÙ ACUTI DEI NOSTRI TEMPI COMPLESSI»:

Ferruccio De Bortoli, giornalista e scrittore, presidente della Fondazione Vidas e a lungo direttore del Corriere della Sera e del Sole24 Ore, sintetizza così la strana impasse del mondo occidentale di fronte di Facebook, Apple, Google, Amazon e degli altri giganti del web. «Il potere di queste multinazionali tecnologiche influisce sullo sviluppo della democrazia

TIM COOK, CEO DI APPLE

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MARK ZUCKERBERG, FONDATORE DI FACEBOOK

sostanziale, sull’umore della società, pone problemi a tutti noi che concediamo ogni giorno quantità impressionanti di dati agli Ott (acronomico per “over the top”, sopra il tetto, cioè le società che gestiscono servizi in Internet senza avere la rete, ndr) senza farceli non dico pagare ma almeno proteggere». E pensa che si possa imbrigliare Internet? Il luddismo non è mai giustificato ma certamente sta accadendo qualcosa di straordinario: amiamo visceralmente strumenti che ci rendono più liberi ma meno

TIM COOK: «CLOUD SIGNIFICA PRESTARE PIÙ ATTENZIONE A COME SONO CONCEPITI I PRODOTTI»

MARK ZUCKERBERG: «LA PRIVACY ERA UN VALORE. PER I MIEI COETANEI CONDIVIDERE È UN VALORE» cittadini, stiamo dando tutta la nostra identità digitale a queste aziende senza preoccuparci di difendere la nostra privacy e stiamo aprendoci senza prudenza a questa nuova frontiera dell’Internet delle cose, nella quale gli oggetti riveleranno ai loro padroni, quelli veri - cioè non noi - dati che faranno parte della nostra vita più intima. E noi, niente: per questo dicevo spiati e contenti… E dunque? Colpisce l’accondiscendenza degli utenti che vengono sostanzialmente brutalizzati e schedati, ma non è ancora in atto alcuna forma di reazione anticorpale. La dignità del consumatore si è un po’ perduta. Gli stessi giovani dovrebbero guardarsi allo specchio e farsi qualche domanda, sono forti utilizzatori di App che tolgono loro i futuri posti di lavoro e che li riducono a consumatori passivi. Però stavolta sul fronte dell’elusione fiscale un po’ di reazioni si vedono. Sì, un piccolo cambiamento c’è: per esempio, così come le grandi multinazionali farmaceutiche sono da molto tempo indicate, con molta diffidenza, big pharma, vedo che ora si comincia a parlare di big tech. C’è anche un acronimo antipatizzante di un certo successo: Faang, che sta Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google. La lunga fase di simpatia e di adesione entusiastica al mito del


web inizia ad avere qualche crepa, qualche incrinatura. Forse, almeno in sede politica, si inizia a distinguere l’eccesso di potere che si è coagulato in pochissime mani. E l’eccesso di indifferenza alle regole. Cioè? C’è stato un vero punto di svolta: l’audizione dei rappresentanti di Facebook, Google e Twitter davanti al Congresso americano. Colpisce che non ci siano andati i capi supremi ma i dirigenti degli uffici legali. Se guardiamo la quantità di falsi account creati durante la campagna elettorale americana, dagli hacker russi; se misuriamo la forza della grande centrale di depistaggio presente a Mosca; il turbine di fake news di origine sospetta; aver scoperto che Geenna Adams, paladina dei neoconservatori americani dal 2014 ad oggi, era un falso assoluto, che ha addirittura ingannato l’ex ambasciatore Usa a Mosca, e si è scoperto che non esisteva; aver scoperto anche che Heart of Texas, il sito che ha mobilitato i cittadini di Houston in una manifestazione contro l’islamizzazione del Paese, era anche vicino agli hacker russi, be:’ tutto questo getta una luce sinistra davvero su una situazione che si delinea sempre più come pericolosa. Che fare? È in gioco la sicurezza politico istituzionale di molti Paesi e c’è una palese incoscienza in

LARRY PAGE, CAPO DI GOOGLE

JEFF BEZOS, PATRON DI AMAZON

chi gestisce i social. Incoscienza e indifferenza. Bisogna intervenire, ma la forza dei giganti del web è enorme, incute timore. Se si pensa al caso di Stonecrest, la cittadina della Georgia che si è detta disposta a cambiare il proprio nome in Amazon, pur di ospitare il secondo quartier generale del colosso dopo quello di Seattle, si capisce davvero quale la potenza abbiano questi gruppi. E si capisce anche perché di web tax si parla da anni invano: a parole tutti sono d’accordo, lo era anche Renzi, ma poi nei fatti, nulla.

LARRY PAGE: «PREFERISCO CHE LA GENTE CI VEDA CONFUSI PIUTTOSTO CHE DARE SPAZIO AI CONCORRENTI»

JEFF BEZOS: «NOI UMANI EVOLVIAMO ASSIEME AI NOSTRI STRUMENTI» Insisto: secondo lei, come se ne può uscire? Il problema di fondo che va affrontato è quello della responsabilità editoriale dei colossi della Rete, che praticamente finora sono riusciti a non rispondere mai di nulla di quanto è accaduto nei loro server, per pericoloso o dannoso fosse per la società. Non potrebbero investire una parte dei loro enormi utili per difendere la Rete da questi inquinamenti? La Apple ha 260 mld di liquidità, una cifra che corrisponde al pil della Finlandia; solo nell’ultimo trimestre Facebook ha totalizzato un utile di 2,07 miliardi. Perché non investono di più nella sicurezza, nella prevenzione? Perché non creano squadre efficienti di tutori della sicurezza? Perché non pongono quella stessa attenzione che mettono per profilare tutti i nostri gusti anche più reconditi nel presidiare la regolarità dei loro sistemi, probabilmente tutto andrebbe meglio. Cosa propone: imporre uno spezzatino a Google & C.? Sicuramente, se questo monopolio si fosse creato con altre multinazionali ugualmente potenti in altri momenti storici, la reazione popolare sarebbe stata diversa e avrebbe indotto un break-up. Ma stavolta è diverso, i monopolisti di ieri stavano antipatici a tutti, questi sono stati capaci di rendersi simpatici, anzi di essere mitizzati.

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COMUNICARE L’IMPRESA

Pr ne abbiamo! Venite a cena e vi spieghiamo come vendere Si chiama così il programma di corsi lanciati per far incontrare in eventi informali le Pmi con media e influncer e insegnare loro la comunicazione d’impresa di Nicola Greuso

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a è importante, per una piccola o mai – “Prneabbiamo”, rispondono a questa media impresa, avere una visibilità esigenza. In che modo? Dunque: innanzitutto, mediatica significativa? Nella mag“Prneabbiamo” è una community online che gior parte dei casi, senza dubbio sì. Certo, ad si occupa di far incontrare le Pmi con i media. alcune imprese iper-specializzate, che produUtilizzando gli strumenti del networking, cono componenti industriali sofisticatissime cioè favorendo l’incontro di persone tra sé destinate a pochissimi affini in un contesto clienti nel mondo, può IL PROSSIMO EVENTO DI #PRNEABBIAMO informale, ma attento SI TERRÀ A MILANO AL TEATRO CIAK, non servire che i mealle relazioni; e DOVE LE IMPRESE ISCRITTE AI CORSI dia parlino di loro. C’è insegnando a esporre INCONTRERANNO RANA E PIVETTI un’azienda abruzzese i propri contenuti in fantastica, produce componenti in leghe spemodo tale da poter trasformare le relazioni in ciali per le ali degli aerei di linea, ha cinque o business. Nel corso di serate di Gala, ognuna sei clienti in tutto il mondo: ecco, questo gecon la sua tematicità, si cerca di fornire dei nere di aziende non ha bisogno di farsi pubcontenuti che servono come collante per unire blicità. Ma chiunque i clienti debba contarli due mondi: da una parte, gli imprenditori; in migliaia o decine di migliaia, deve curare la dall’altra, giornalisti e influencer. propria immagine, la propria comunicazione, «Prima degli eventi», spiega Gerardo Capozzi, le proprie pubbliche relazioni. cofondatore del progetto con Bolla, «vengono Da questa constatazione si è mosso Massimo sempre affrontati i contenuti necessari per Bolla che, con i sui collaboratori, opera preparare il pubblico degli imprenditori ad da decenni nella formazione qualificata incontrare personaggi influenti del mondo manageriale e professionale. E ha deciso dei media. Il nostro suggerimento è quello di di lanciare un programma di corsi rivolti studiare bene il contesto prima di affrontare appunto agli imprenditori e ai dirigenti delle qualsiasi tipo di discorso con il proprio tante piccole e medie aziende che producono interlocutore, perchè questo condizionerà e vendono a decine di migliaia di clienti e ogni decisione che quest’ultimo prenderà in vogliono, giustamente, farsi un’immagine. seguito ad una richiesta e, probabilmente se Il nuovo programma di corsi, battezzati – si sbaglia approccio non ti ascolterá nemmeno non senza un po’ di humour, che non guasta durante un’ipotetica conversazione».

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Due protagonisti dei corsi Prneabbiamo. Qui a sinistra l’imprenditore Giovanni Rana, in basso l’ex presidente della Camera e oggi conduttrice tv, Irene Pivetti

L’obiettivo è quello di utilizzare l’influenza di chi può dare visibilità all’impresa e al suo business. Dalla visibilità scaturisce l’engagement del potenziale cliente, e da questo il business. «I membri della nostra comunità, durante gli eventi, entrano personalmente in contatto con gli esponenti dei media e, grazie a questi incontri, hanno la possibilità di aumentare la propria autorevolezza e diventare attrattivi». Per riuscirci, però, c’è da studiare se stessi e la propria capacità di raccontarsi. Imparare cioè a fare di se stessi e del proprio business una presentazione efficace rispetto ai media che si desidera raggiungere. «Tutto questo e moltissimi altri contenuti», aggiunge Capozzi, «vengono spiegati nel nostro “Club” settimanalmente attraverso delle Video Conferenze sui social network e in workshop in aula durante il corso dell’anno». In giro per l’Italia, è stato sviluppato già quest’anno, e ancor più lo sarà l’anno prossimo, un calendario di eventi locali in tutta Italia chiamati Meeting di Prneabbiamo, dove si impara a organizzare eventi dal vivo: Roma, Milano, Monza, Padova, Bologna , Treviso, Verona, e presto Torino, Lodi, Biella, Novara, Foggia e Matera saranno le sedi del tour. Il prossimo appuntamento è fissato a Milano, al Teatro Ciak, con Giovanni Rana e Irene Pivetti.



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CULTURA E TEMPO LIBERO


BRUNO SCUOTTO E IL MINISTRO DEL LAVORO, POLETTI

I COMMENTI “Uomini & Denari”, la rubrica di Alfonso Ruffo, apre in questo numero con i piani del neopresidene di Fondimpresa Bruno Scuotto, che vuole rilanciare la formazione dei lavoratori attivi - una ricca sezione di commenti. Oltre agli editoriali del Sussidiario, un pezzo sulle banche di Corrado Sforza Fogliani con Valerio Malvezzi le rubriche di Bertone e Corsentino e un intervento della professoressa Valentina Lazzarotti della Liuc sulleimprese familiari.

70 BCE E BANCHE ITALIANE DI CORRADO SFORZA FOGLIANI E VALERIO MALVEZZI

72 PIU AZIENDE IN BORSA ALZARE LA POSTA DEL MERCATO DI UGO BERTONE

74 DI PADRE IN FIGLIO UN LIBRO DELLA LIUC DI VALENTINA LAZZAROTTI

LA SCOMMESSA DELLA FORMAZIONE, DA PASSATEMPO A LEVA STRATEGICA Bruno Scuotto guida Fondimpresa, il più grande fondo interprofessionale italiano. E vuole richiamare l’attenzione di tutti, anche dei più piccoli di Alfonso Ruffo

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runo Scuotto è un maratoneta. E non è un caso se a 50 anni suonati è riuscito a scendere sotto il muro delle quattro ore nella 42 chilometri più famosa al mondo: quella che tutti gli anni si corre a New York a ridosso della festa di Halloween. Un risultato ancora più apprezzabile se si considera che l’uomo non è un atleta di professione ma per mestiere fa l’imprenditore e per vocazione si occupa di formazione con una pazienza che l’allenamento alla corsa non può che consolidare. Viene dall’impegno associativo nella Piccola impresa di Confindustria, Scuotto, e dopo la palestra nella territoriale di Napoli cresce nel movimento fino a raggiungere la vice presidenza nazionale nella squadra dell’uscente Alberto Baban. Da un anno è alla guida di Fondimpresa dove ha preso il posto di Giorgio Fossa passato al vertice del Sole 24 ore. E qui ha messo in pratica quello che ha imparato a costo di sudore e fatica muovendo un passo dopo l’altro, senza fermarsi. Per i non addetti L’AUTORE ALFONSO RUFFO

ai lavori va detto che Fondimpresa è il più grande fondo interprofessionale del Paese alimentato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Un raggruppamento formidabile e proprio per questo delicato da gestire. Compito dell’istituto è favorire la formazione continua dei lavoratori delle aziende italiane. E mai come in questo momento l’attività si presenta centrale per la dinamica competitiva delle imprese che devono fare i conti con le tecnologie che cambiano. E allora, superando una tradizione che privilegiava il passaparola interno, una sorta di tam tam tra i diretti interessati, sta immaginando di venir fuori con una campagna promozionale che possa scuotere anche l’attenzione dei più distratti. Si tratta, evidentemente, di una trasformazione radicale che comporta un graduale adeguamento della struttura per un’attività che si vorrebbe allargare al maggior numero di beneficiari: grandi, medi, piccoli e piccolissimi. Per Scuotto e la sua squadra – dopo la prematura scomparsa di Paola Vitto la direzione generale è stata assunta da Elvio Mauri – la formazione in azienda non sarà mai più un passatempo ma una leva strategica per la crescita.

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QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

Alla politica mancano idee. E occhio ai moniti di Draghi DI STEFANO CINGOLANI IL PRESIDENTE DELLA BCE MARIO DRAGHI AVVISA: È IL MOMENTO DI METTERE ORDINE NELLE NOSTRE CASE FISCALI

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i programmi? Dove sono i programmi? Non le promesse, non le fantasiose scenografie con due monete e la decrescita felice, non i libri dei sogni (per la verità non c’è davvero aria di Italian Dream), ma i noiosi, concreti, dettagliati programmi. Li invoca alla Leopolda Matteo Renzi. È tempo di programmi, proclama, ma per la verità non si riesce ancora a capire attorno a che cosa ruoti l’offerta politica del Partito democratico. Prima c’era la rottamazione, poi c’era la ripresa economica e adesso? Forse è troppo presto, magari siamo ingenerosi, ma per il momento manca una idea forte e un progetto che parta dal Pd e sia in grado di parlare al litigioso e masochista mondo della sinistra di governo (tanto l’altra è solo il cartello dei no). Lo stesso si può dire del centrodestra, quello moderato guidato da Silvio Berlusconi. Un tempo c’era il taglio delle tasse che faceva perno sul “popolo delle partite Iva”, vero punto di riferimento politico-sociale di Forza Italia e, sia pur con accenti nordisti e autonomisti, della Lega di Umberto Bossi. Adesso c’è un po’ di tutto, dagli animalisti sull’orlo del delirio alle “pantere grigie” come un tempo venivano chiamati

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pegnati bonus per ben 62 miliardi. i pensionati, dal muro contro l’onda miIl ministro dell’Economia Pier Carlo Padogratoria (Matteo Salvini) alla diga contro i an ha staccato gli assegni, ma sostiene che pentastellati. tutto è avvenuto rispettando i limiti di biAnche il Movimento 5 Stelle, a parte l’eterlancio imposti all’Unione europea. A Bruna battaglia alle caste (altrui), ha perso la xelles dicono che la flessibilità concessa è purezza e non può più chiedere di marciastata utilizzata per spendere e spandere, re tutti uniti sotto le bandiere dell’onestà. con erogazioni sostanzialmente assistenPer il resto ha cambiato posizione un’inziali, mentre troppo poco è stato usato per finità di volte su tutti i temi chiave della spingere la produzione e gli investimenti prossima legislatura. Un po’ di qua un po’ (si salvano sostanzialmente gli incentivi di là, a seconda delle convenienze e degli varati dal ministro Calenda). Si è speso per interlocutori. lo più in deficit, aggravando il debito pubPassando dalle parole ai fatti, vediamo che blico. Così facendo si i partiti in quest’ulI TRE POLI SONO ACCOMUNATI DALLA è lasciata una eredità timo spicchio di MANCANZA DI UN’IDEA CREDIBILE PER IL difficile alla prossima legislatura sono acPAESE. E FAREBBERO BENE AD ASCOLTARE comunati da un solo IL MONITO CHE VIENE DA MARIO DRAGHI legislatura. La Commissione europea ha comportamento: rinviato a dopo le elezioni il giudizio finale spremere il più possibile il bilancio dello della manovra di politica fiscale, ma ciò siStato. Un bonus al giorno leva l’elettore di gnifica che il nuovo governo partirà con un torno. Così spunta di tutto: incentivi per i handicap di diversi miliardi da recuperare giovani, il verde, lo sport, gli agricoltori, i a tambur battente. bebè, i biglietti degli autobus e l’immancaA questa situazione faceva riferimento bile sviluppo del Mezzogiorno, senza conGiorgio Napolitano. In una intervista a Matare l’allargamento degli 80 euro ad altri rio Calabresi, direttore della Repubblica, 380 mila lavoratori. La Repubblica ha fatto l’ex presidente della Repubblica ha rivolun calcolo sommario dal quale vengono to un appello alle forze politiche: “Diamo fuori erogazioni per 12,2 miliardi l’anno retta a Draghi”, questo il suo messaggio. E prossimo. Mettendo insieme i quattro anni ha ricordato le parole del presidente della dei governi Renzi-Gentiloni sono stati im-


Bce al quale si deve gran parte della ripresa economica della zona euro e dell’Italia in particolare: “Questo è il momento per mettere ordine nelle nostre case fiscali e costruire ulteriori garanzie per il futuro: non semplicemente attendendo la crescita per ridurre gradualmente il debito”. Dunque, un programma c’è e lo indica Napolitano sulla scia di Draghi: “Ridurre il peso del debito, selezionare in modo significativo la spesa pubblica e aumentare l’avanzo primario (entrate pubbliche meno spese al netto degli interessi sul debito, ndr.) nella prospettiva del pareggio del bilancio”.

PER SALVAGUARDARE E RAFFORZARE LA RIPRESA SI DEVE DISINNESCARE LA MINA DEL DEBITO PUBBLICO. ALTRIMENTI SCATTERÀ LA TRAPPOLA DELLO SPREAD

Ma così non torna l’austerità? Sia a destra, sia a sinistra s’odono grida scomposte. Chi legge queste colonne ricorderà che abbiamo sempre criticato l’astratto rigore alla tedesca che ha avuto un effetto pro ciclico, peggiorando la congiuntura e provocando una recessione troppo lunga e distruttiva nell’euro zona (in Italia una doppia recessione). Ma allora bisognava spingere la ripresa, oggi bisogna salvaguardarla e rafforzarla ed è chiaro che la mina vagante dell’economia italiana si chiama debito pubblico. Se non saremo in grado di disinnescarla tornerà a minacciare la domanda per investimenti e per consumi: basta un refolo di vento sui mercati finanziari per far scattare di nuovo la trappola dello spread. Dunque, è opportuno che, alla viglia ormai delle elezioni, le forze politiche diano retta a Draghi e a Napolitano. Il programma c’è, senza bisogno di una nuova lettera-diktat della Bce come nell’agosto 2011. Ciascuno lo può orchestrare a modo suo, ma lo spartito è lì, già scritto con tutte le note.

DI GIANNI CREDIT

DI GIANLUIGI DA ROLD

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. La disoccupazione resta elevata

Bettino Craxi vedeva grandi poteri esteri in azione sotto mentite spoglie

IL JOBS ACT SOTTO ATTACCO

MANI PULITE. OPPURE NO?

Per ora è solo una voce quella che vorrebbe Susanna Camusso capolista di Mdp a Milano e chissà se alla fine la leader Cgil percorrerà davvero a ritroso la storica cinghia di trasmissione fra “sindacato” e “partito”. Ma il rumor è già indicativo di un preciso clima elettorale: il Jobs Act sarà uno dei grandi dadi che verranno giocati dentro le urne. E la sinistra irriducibile vuole tenere nel 2018 in Piazza Duomo, al centro della Lombardia, comizi anni 50 o anni 70 (anche se sarebbe interessante poter ascoltare Luciano Lama sulla riforma del mercato del lavoro). Può sembrare scontato: lo è in realtà sul filo di un pesante equivoco politicoeconomico. La crisi dell’occupazione è certamente la prima emergenza del Paese a fine 2017: più della gestione dei flussi migratori, più della messa in sicurezza del sistema bancario. Ed è evidente che il quinquennio di governo del centrosinistra soffra proprio su questo fronte alla partenza del confronto elettorale: soprattutto quando il Jobs Act è la sola riforma degna di questo nome che il Pd può intestarsi, con il riconoscimento di tutte le grandi istituzioni internazionali. Ma al Jobs Act non è seguito in tempi brevi un forte rilancio dell’occupazione e questo è un buon pretesto per forze politiche antagoniste vecchie e nuove per cavalcare una “riforma della riforma” che - certamente nel caso di Mdp - equivale ad “abolizione e restaurazione”. In realtà il Jobs Act non ha mai promesso “milioni di posti di lavoro”, che solo una ripresa del ciclo economico appena ora visibile sta cominciando a creare...

Il 10 ottobre 1998, Bettino Craxi, già da qualche anno ad Hammamet in Tunisia, ascoltava in casa le notizie dalla televisione sul primo governo di Romano Prodi che era caduto per un voto. Commentava con cautela che “forse il sistema non sarebbe riuscito a consolidarsi”. Ma l’interesse di Craxi era rivolto a ben altre cose e i suoi giudizi sulla situazione italiana erano sempre improntati al pessimismo. Teneva soprattutto a una cosa: a ricordare e a ricostruire bene quanto era avvenuto. Diceva: “Quello che è accaduto non può passare alla storia in modo distorto, falso e contraffatto, o addirittura sotto silenzio. Tutta questa vicenda bisogna ricordarla bene, consegnarla alla cronaca e alla storia nel modo più corretto possibile”. Diceva alla fine, solo con un moto di rabbia: “In Italia ci sono personaggi che stanno mentendo per la gola”. Descriveva quindi un quadro di destabilizzazione del Paese che non si limitava solo alle incursioni della magistratura nella politica. Lo scenario era più ampio, dove l’azione del pool di “mani pulite” rappresentava solamente “l’aviazione e l’esercito” di quello che era stato scatenato contro l’Italia. Grandi poteri esteri, grandi interessi internazionali, lo stesso ridimensionamento geopolitico e probabilmente anche molti errori della classe dirigente italiana, lui compreso, avevano provocato il trauma del 1992 con le conseguenze che si possono vedere. Il famoso modello milanese, con il riformismo storico di Palazzo Marino trasferito in sede nazionale, la grande politica del “fare”...

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COMMENTI WIN THE BANK

PERCHÈ LA BCE CE L’HA CON LE BANCHE ITALIANE? L’istituzione europea non si comporta da organo tenico ma fa politica, al di fuori delle regole. Il sistema bancario italiano è a rischio. Urge una levata di scudi di Corrado Sforza Fogliani e Valerio Malvezzi*

DANIÈLE NOUY, CAPO DELLA VIGILANZA BCE

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ecentemente, la Banca Centrale Eudel primo orientamento…). Al contrario, apropea si è espressa, in un paio di ocpare a noi del tutto logico, se si parte da tre casioni, esponendo due direttrici volassunti. te a ipotizzare un panorama futuro che può Primo: la Banca Centrale Europea non è essere descritto, se attuato, in un solo modo: soggetto imparziale ma di parte poiché, agghiacciante. Mentre partiti e partitini itanell’attaccare da anni i crediti deteriorati, liani sono indaffarati a fare alleanze elettosistematicamente non vede il reale prorali, nessun capopartito alza la voce contro blema esplosivo, e cioè l’enorme massa di questi tecnocrati, che spazzatura data dai LA BANCA CENTRALE EUROPEA NON È pare abbiano decititoli tossici e derivati IMPARZIALE: ATTACCANDO I NOSTRI NPL, so due cose. Prima nascosti, in assenza NON VEDE I TITOLI TOSSICI NEGLI ATTIVI cosa, che le banche DELLE BANCHE TEDESCHE E FRANCESI di qualsiasi controldebbano – quasi foslo (almeno, noto) da se una legge economica darwiniana – essere parte sua, negli attivi di altre grosse banche spolpate dal grande potere finanziario in(prevalentemente tedesche e francesi). ternazionale. Seconda, che per rendere tale Secondo: la BCE, obbligando le banche a processo più semplice, ad abundantiam, gli svalutare gli attivi deteriorati, impone una NPL (Non Performing Loans) detenuti dalle svendita a basso costo; ciò agevola un merbanche commerciali debbano essere svalucato della finanza, in cui è avvantaggiato tati a livelli superiori a quanto previsto dalle il compratore a danno del venditore. Nuoattuali normative. Molti commentatori italiavamente, si danneggiano le banche che ni hanno ritenuto incomprensibili le ragioni danno credito alle imprese a vantaggio dei del secondo provvedimento (a parte quelle fondi speculativi internazionali (a conferma DA SINISTRA: CORRADO SFORZA FOGLIANI, PRESIDENTE COMITATO ESECUTIVO BANCA DI PIACENZA, È ANCHE PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE BANCHE POPOLARI ITALIANE E VICE PRESIDENTE ABI (ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA) E VALERIO MALVEZZI, CO-FONDATORE DI WIN THE BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E DOCENTE INCARICATO PRESSO IL COLLEGIO UNIVERSITARIO GRIZIOTTI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA.

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dell’assunto precedente). Terzo: la BCE non si mantiene organo tecnico, ma sta facendo politica; in realtà, sta spostando ricchezza da alcune fasce sociali ad altre, attuando una chiara manovra di politica economica, al di fuori delle aule parlamentari e del controllo democratico dei cittadini, di fatto calpestando le regole millenarie della democrazia. Infatti, la BCE è al di fuori, per statuto e trattati, dalle regole democratiche. Questo il quadro della situazione di queste settimane.

Sulle Popolari, due pesi e due misure Veniamo ora all’analisi di quanto si può fare. Intanto, non si nutre alcuna fiducia nel dibattito democratico; prova ne siano i tempi. Il modo in cui la BCE onora le regole del confronto, si appalesa anche nei tempi risibili concessi al dibattito: consultazione della normativa fino all’8 dicembre ed entrata in vigore dal 1° gennaio 2018. La domanda retorica, di fronte all’assurdità della stretta normativa – palesemente, ulteriore manovra pro ciclica in fase negativa – e di fronte al plauso per la stessa da parte dei tecnocrati dell’Eurogruppo, è dunque: ma perché ci dobbiamo difendere dall’Unione Europea? In Italia, la peggiore riforma del sistema bancario che la storia repubblicana ricordi – solo in epoca fascista, come già rimembrato su


queste colonne, ci furono normative simili per le banche di territorio – è stata certamente quella promossa contro le Popolari dal Governo Renzi. Oggi, le banche popolari italiane sono, paradossalmente, sempre sotto la scure della citata riforma. Infatti, anche se molti lo dimenticano, le popolari sono condannate a quello che Dante avrebbe definito “l’etterno dolore”. Non possono crescere, senza perdere la libertà; qualora infatti superino la soglia fatidica degli 8 miliardi di attivo, sarebbero costrette alla trasformazione giuridica. L’illegittimità della normativa è stata sancita dal Consiglio di Stato, che ha rilevato che non esiste alcun aggancio giuridico in altra norma che preveda il richiamo a tale soglia, invece di qualsiasi altra, altrettanto arbitrariamente, definita. Per esempio, giova invece ricordare che in Europa il limite è ben altro: 30 miliardi. Perché, dunque, il Governo Renzi ha assunto una posizione benvista alla finanza internazionale, creando le condizioni per un disastro annunciato, poi verificatosi con la perdita di credibilità e fiducia dell’intero comparto bancario? La prova dell’infondatezza delle affermazioni dell’ex Primo Ministro, che sosteneva che il sistema delle Popolari, basato sul principio capitario (una testa un voto), «fosse obsoleto e inadatto al mercato del credito moderno», sta nella realtà del mercato. Il Crédit Agricole, ad esempio gode di ottima salute, al punto da fare shopping sistematico di diverse banche italiane. Perché dunque la forma cooperativa va bene all’estero, ma in Italia diventa obsoleta? Abbiamo uno strumento democratico per far luce su queste palesi gravissime contraddizioni: la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Ricordiamo tutti come lo stesso Renzi, dalle pagine del Sole-24 Ore, si sia detto ansioso di vederne l’insediamento, al fine di indagare anche sulla sua riforma. In realtà, stranamente, tutte le volte che, in Commissione come in Aula, sia al Senato che alla Camera, sono stati presentati emendamenti volti a

chiedere espressamente che la Commissione indagasse anche su questa materia, il PD ha sistematicamente votato contro.

A.A.A. cercasi patrioti Eppure, ci sarebbe da indagare, per esempio, sul fatto – evidente ictu oculi – di come tutte le banche italiane obbligatoriamente convertite per effetto di tale riforma (che ricade nell’orientamento del pensiero unico internazionale esterovestito, unico a tirar le fila della BCE) siano preda del capitale estero. Quel capitale è detenuto ormai dai grandi fondi speculativi internazionali. Eppure, il sistema dei partiti italiani, distratto ormai dal dibattito elettorale, appare lontano, assente, incapace financo di comprendere l’assoluta gravità della situazione. Ma come pensate di governare, una volta eventualmente giunti al governo, quando vi troverete un sistema LE BANCHE ITALIANE, CONVERTITE DALLA RIFORMA AVALLATA DAL GOVERNO RENZI SONO PREDA DI QUEL CAPITALE ESTERO, OGGI DETENUTO DAI FONDI SPECULATIVI

bancario nelle mani di capitali esteri? È ormai acclarato che il sistema finanziario internazionale, i tecnocrati in carriera e i politici, stia spingendo senza pudore a svendere le banche di territorio, che nel caso italiano costituiscono un esempio storico illustre, un modello mondiale di socialità che ha consentito lo sviluppo di quel tessuto di piccola e media impresa da cui il nostro Paese è costituito, piaccia o non piaccia questa innegabile realtà. Tale tessuto, in assenza di qualche altra autorevole voce contraria, si troverà a veder scomparire il proprio interlocutore di riferimento, cioè la banca locale, negli anni assorbita dalle grandi banche internazionali, in un piano volto a creare qualcosa che, in economia, non è mai foriero di vantaggi per i più deboli: l’oligopolio. Che le imprese italiane, familiari e di piccola dimensione, siano soggetti deboli, pare indubitabile. E allora, noi facciamo voti augurali a che

qualche uomo politico, onesto di intelletto e di libero pensiero, si erga in Commissione parlamentare d’inchiesta, con un sussulto di dignità verso quel popolo italiano che egli rappresenta. Ci auguriamo che egli chieda espressamente di votare, in Commissione, affinché le questioni ricordate in questo articolo siano argomento d’indagine. Forse, mancheranno i tempi per appurare la verità, ma almeno il gesto e il voto, palesemente espresso, sarebbero un atto di patriottismo. Ci auguriamo che esista ancora un patriota che ponga la richiesta esplicita di voto su questa questione: colleghi, votate a favore o contro l’indagine su questi temi? Se ci fosse in Commissione parlamentare d’inchiesta un voto palese, almeno sapremmo chi ha a cuore gli interessi dell’Italia, e chi si è invece di fatto prostrato, per interessi personali diretti o indiretti, al grande potere finanziario, speculativo, internazionale. Di certo, l’Associazione delle Banche Popolari italiane darà battaglia, come già preannunciato su questo giornale. Scriveremo un documento, un memorandum contenente precise richieste di difesa del sistema bancario italiano dall’indebita e sistematica aggressione della finanza speculativa internazionale, che vuol far deserto del nostro centenario valore nel campo del credito, come già è accaduto, per altri versi, nel campo industriale, smembrato e svenduto ai capitali estero vestiti. Lo presenteremo, anche attraverso Economy, a tutte le forze politiche, affinché, sottoscrivendolo o meno, prendano una posizione inequivocabile e chiara sui programmi di governo, e non solo sulle alleanze. In un’epoca in cui si spaccia per solidità la precarietà, per libertà l’oligopolio, per democrazia la dittatura, per pluralità il pensiero unico, per globalizzazione la perdita di una storia nazionale, non è più il momento dei tecnocrati, e nemmeno dei politici interessati ad altro (o volontariamente) distratti. È questa, drammaticamente, l’epoca dei patrioti. Per info: www.winthebank.com

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PERSONAL BANKER

Pmi e capitali, per il salto in avanti bisogna alzare l'asticella Tra la raccolta dei Pir e i risultati conseguiti da Elite, il 2017 si chiuderà in positivo rispetto alla crescita delle aziende, ma sugli investimenti c'è ancora da lavorare

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a perché non ci abbiamo pensato prima? Viene da chiederselo di fronte al successo dei Pir, i Piani Individuali di Risparmio che promettono di chiudere l’anno con una raccolta complessiva attorno ai 10 miliardi, molto più di quanto immaginato al momento del varo della legge. Salvo la “profezia” di quel mago del risparmio gestito che è Ennio Doris che, non appena pubblicata la legge, ebbe a dichiarare “Due miliardi li raccolgo io da solo”. Obiettivo che probabilmente verrà battuto al rialzo sotto l’impulso degli spot dedicati alle piccole imprese (altra genialata di Mediolanum), ovvero lo sbocco naturale dei quattrini raccolti via Pir. Ma torniamo alla domanda iniziale. Ci voleva tanto a capire che l’Italia era pronta a seguire le orme di altri Paesi che ai Pir ci hanno pensato da tempo? La Francia, ad esempio, che vanta un patrimonio di 120 miliardi di euro nei Pea. O il Regno Unito, ove gli Isa amministrano asset per 517 miliardi. Probabilmente sì. Era necessario che il "Bot people" sbattesse prima la faccia contro i rendimenti negativi del deL'AUTORE UGO BERTONE, TORINESE, EX UFFICIO STAMPA DI BORSA ITALIANA, È UNA DELLE MIGLIORI FIRME DEL GIORNALISMO ECONOMICO-FINANZIARIO

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ENNIO DORIS

LUCA PEYRANO

bito pubblico. O, peggio, finisse vittima di le. Ma è matura l’Italia per un passaggio scandali e raggiri più o meno fraudolenti del genere? Forse più di quel che non si che hanno accompagnato in questi anni creda, a giudicare dal successo di Elite, il tanti investimenti sulla carta sicuri, specie programma di Borsa Italiana che in cinque in banca. Ma ci voleva anche che gli imanni ha già “laureato” più di 400 imprese prenditori, da sempre abituati a rischiare alla ricerca di un salto di qualità managepiù con i quattrini altrui elargiti dal crediriale, finanziario o tecnologico. All’ultima to (non sempre con procedimenti lineari), edizione, presentata il 6 novembre scorprendessero atto che per i finanziamenti so, partecipano 34 aziende, ditte in origine non si poteva contare più (solo) sulle banquasi tutte a carattere familiare che oggi che. già vantano un fatturato medio di 58 milioni Per questi motivi i segnali del cambiamen(con un tasso di crescita annuo del 13 per to, Pir ma non solo, rappresentano forse cento): un campione rappresentativo del l’eredità più virtuosa del 2017. Certo, non capitalismo in via di trasformazione che è il caso di cantar magari non approvittoria prima del NEL 2018 BISOGNERÀ PUNTARE SUI FONDI derà in Borsa ma DI CRESCITA PER LE NON QUOTATE, tempo. L’Italia resta che, sia dal punto di SUL PRIVATE PLACEMENT E SUI BASKET il Paese ove i granvista della governanBOND PER LE AZIENDE IN ESPANSIONE di investitori istituce che degli equilibri zionali, specie i fondi pensione, hanno un finanziari, è pronto ad un salto di qualipeso risibile (il 3,7 per cento) sul mercato. tà. Magari attraverso i basket bond, nati Ma non è più il momento dei piagnistei: nell’ambito di Elite con la garanzia di Cdp e questa si avvia ad essere un’ottima annata. della Bei. Si tratta di obbligazioni che hanIl prossimo passo, da compiere nel 2018, è no per sottostante un gruppo di aziende, la creazione di Fondi di crescita che raccolmagari di settori diversi, ma accomunate gano capitali per aziende non quotate, vuoi dalle buone prospettive di crescita e che, perché troppo piccole, vuoi perché in una grazie a questa combinazione, possono fase di crescita che non consiglia l’approdo presentarsi sul mercato con una massa sul mercato. critica sufficiente per aver accesso a granSenza trascurare lo strumento dei private di investitori. placement, arma preziosa per rimuoveLa prima operazione, presto sulla rampa di re un altro gap storico del capitalismo di lancio, consentirà ad una dozzina di imprecasa nostra: le dimensioni troppo piccose di raccogliere tra i 150 e i 180 milioni.



OSSERVATORIO ECONOMICO

Passaggio generazionale, nodo cruciale per le imprese

* Professore Associato Scuola di Ingegneria Industriale Università Cattaneo – LIUC

Continuità o cambiamento? In Italia il 70% delle aziende non sopravvive alla successione. Ma ci sono anche esempi positivi. Tutte le risposte nel libro "Family Up!" di Valentina Lazzarotti*

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n Italia gestire un’impresa familiare e garantirne la longevità non è un compito agevole: circa il 70% delle aziende non sopravvive alla prima generazione e una percentuale inferiore al 10% raggiunge più di 50 anni di vita, rendendo quindi le prospettive aziendali ancora meno promettenti all’avvicendarsi delle generazioni. D’altro canto, altri studi prendono in considerazione la parte positiva e sostengono che la successione può generare processi di cambiamento a favore del rafforzamento della formula imprenditoriale e delle fonti di vantaggio competitivo. Perché possono manifestarsi situazioni di transizione così diverse? La risposta è tutt’altro che semplice e dipende da una serie di fattori interrelati fra loro in modo complesso, dunque non basta "dare la colpa" alla generazione uscente, che si ostina a deresponsabilizzare il giovane entrante, o a quest’ultimo, perché non dotato di sufficiente spirito imprenditoriale o di competenze adeguate. Talvolta, anche le dinamiche compe-

titive dei settori di riferimento sono tali per cui nessun imprenditore potrebbe far molto per contrastare l’inevitabile declino della propria impresa. Forse allora, per comprendere l’esito del passaggio generazionale, occorre fare un passo indietro, e chiedersi innanzitutto quale sia la natura peculiare dell’impresa familiare. Quali sono i fattori valoriali che hanno consentito il prosperare di innumerevoli realtà imprenditoriali familiari o che, all’opposto, ne hanno decretato il fallimento? Che influenza esercita l’erede sull’impresa? L’influenza è positiva, e in tal caso il passaggio generazionale risulta riuscito, o negativa? Quali valori “restano”, ed è importante che siano “in tradizione” per il buon esito

IL 15 DICEMBRE LA "PRIMA" Family up! Verrà presentato il prossimo venerdì 15 dicembre alle ore 17.30 all’Università Cattaneo – LIUC in una tavola rotonda con gli autori del volume e alcuni fra gli imprenditori protagonisti delle storie raccolte. Modera il Direttore di Economy, Sergio Luciano.

del passaggio, e quali evolvono, sempre per favorire la transizione e buone performance aziendali? Nel libro “Family up! Il giovane imprenditore tra continuità e cambiamento”, che ho curato insieme al Rettore della LIUC, Federico Visconti, per Guerini Next (collana Università Cattaneo Libri) con il contributo di colleghi delle Scuole di Economia e Management e Diritto, vengono dapprima identificati i fattori valoriali secondo il paradigma teorico del Socio-Emotional Wealth (SEW): alcuni innegabilmente favorevoli alla prosperità delle imprese (senso di dedizione; spirito di sacrificio; orientamento al lungo periodo; rapporti di fiducia con fornitori e clienti); altri invece, soprattutto se estremizzati, sono tali da comprometterne persino la sopravvivenza (chiusura ostinata dell’assetto proprietario; confusione nei ruoli fra famiglia e impresa; rifiuto di avvalersi di competenze manageriali perché esterne alla famiglia). Tali valori, e le azioni concrete da essi derivanti, vengono poi analizzati in 15 storie aziendali per le quali la transizione è stata positiva. Protagonista è la nuova generazione alla guida dell’impresa, composta da giovani che hanno conseguito la loro formazione universitaria o post-universitaria presso la LIUC e che da circa 10 anni sono impegnati stabilmente, con ruoli di responsabilità crescente nell’attività di famiglia. L’analisi condotta mostra come il giovane imprenditore si riveli un attore fondamentale per assicurare il successo del passaggio generazionale. Da un lato riesce a fare propri quei valori della tradizione che si sono rivelati favorevoli per lo sviluppo dell’azienda, dall’altro è capace di evolvere, sviluppando conoscenze e competenze, favorendo l’ingresso di professionalità esterne e prendendo in considerazione l’apertura del capitale.

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Anche l’azienda più in dissesto si può risanare. Ma con un piano Dalle professioni contabili rappresentate da Andaf, Apri, Aidea, Aiad ed Ocri e dall’Ordine dei dottori commercialisti, un documento congiunto sui criteri

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l piano di risanamento è uno degli strumenti strategici nei processi di risoluzione della crisi d’impresa applicabile a qualsiasi azienda, sia essa di grandi, micro, piccole e medie dimensioni; o a gruppi di imprese in quanto controllate e/o soggette alla direzione e coordinamento di un unico soggetto economico. I “Principi di redazione dei piani di risanamento” sono stati redatti da importanti associazioni quali AIDEA, ANDAF, APRI, AIAF ed OCRI approvati lo scorso 5 settembre 2017 anche dal CNDCEC. Obiettivo del documento è quello di presentare una best practice da seguire al fine di individuare correttamente il percorso di riorganizzazione aziendale di uscita dalla crisi. Il fine principale del piano di risanamento, ancorché atto unilaterale del debitore, è quello di convergere in un’unica direzione il consenso di tutti gli stakeholders coinvolti per una rimodulazione dei tempi di pagamento dei debiti esistenti e/o riduzione per rinuncia di parte degli stessi. Ecco allora che diviene obbligatoria la sottoscrizione

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A sinistra Alberto Tron, commercialista, docente incaricato di Economia Aziendale presso l’Università di Pisa e presidente del comitato tecnico di ANDAF “Financial Reporting Standards”

Un piano di risanamento deve essere: 1) sistematico, ovvero descrivere l’attuale situazione e quella che si ipotizza di perseguire coinvolgendo tutte le attività, i processi, la struttura organizzativa e manageriale; 2) coerente, su di esso si fonda l’attendibilità del piano, dotato di ipotesi di nessi causali tra le variabili tecnico-operative e quelle economiche, patrimoniali e finanziarie. Lo stesso dicasi per il rapporper accettazione della richiesta da parte del to tra strategia di risanamento ed evolucreditore. In esso dovranno essere descritte zione dello scenario nel contesto storico le ragioni dello stato di crisi distinguendo e della situazione attuale dell’impresa tra elementi esterni quali le dinamiche di con quello competitivo ed ambientale di settore e lo scenario macro-economico, ed riferimento; elementi interni riconducibili alla gestione 3) attendibile, che le ipotesi preventivate aziendale. siano ragionevoli e dimostrabili volte al Il piano ha configurazioni differenti a seraggiungimento di un equilibrio econoconda del contesto di crisi in cui l’impresa mico, patrimoniale e finanziario sosteversa, può quindi interessare un’impresa in nibile ivi inclusa la continuità aziendale IL PIANO HA CONFIGURAZIONI capacità di conseguio nei casi di elevato DIFFERENTI A SECONDA DEL CONTESTO re flussi di cassa ope“distress” ed imposDI CRISI IN CUI L’IMPRESA VERSA, CHE sibilità ad un ripri- SIA IN CONTINUITÀ AZIENDALE O MENO rativi che consentano investimenti di manstino della redditività tenimento e assolvimento delle imposte portare alla liquidazione nonostante un pesul reddito. Trattandosi di dati previsioriodo di temporanea prosecuzione dell’attinali, per natura con diversi gradi d’invità aziendale. certezza rispetto al concreto verificarsi, Affinché un piano abbia credibilità necesè suggerita una suddivisione secondo il sita di risorse, informazioni e conoscenze grado di oggettività ed incertezza deteorico-pratiche come: gli elementi prospettici di “forecasts” a) sistema informativo amministrati(previsione) e “projections” (previsione vo-contabile da cui disporre di dettagli ipotetica) di cui al principio ISAE 3400 economici, patrimoniali e finanziari con“The examination of Prospective Finansuntivi e previsionali; cial Information”, corredato da dettaglio b) processo di acquisizione ed elaborazioni di ipotesi preventive ed analisi di sensidi dati contabili e gestionali per l’adetività (individuazione e misurazione dei guato monitoraggio degli effetti del piafattori di rischio a cui impresa e piano no sulla gestione aziendale; sono soggetti) successiva. c) adeguate competenze manageriali in Il piano non richiede che l’intera esposiziomateria tecnica, giuridica, amministratine debitoria si estingua, bensì che divenga va, commerciale e finanziaria.


NEL FORMULARE LE PREVISIONI SUL BUSINESS FUTURO, ESSENZIALI PER IL RISANAMENTO, È BENE SUDDIVIDERLE PER GRADI DI ATTUABILITÀ sostenibile e coerente con i flussi di cassa ed il livello di patrimonializzazione. Il piano deve prevedere un indice, una parte descrittiva comprensiva di grafici e tabelle per maggior chiarezza esplicativa e capacità di valutazione del relativo stato di avanzamento, l’oggetto, l’intervallo temporale, la data di redazione e di riferimento contabile, contenere una parte industriale ed una economico-finanziaria e patrimoniale, ed essere approvato dell’organo amministrativo. Cercando di descrivere la struttura di un piano di risanamento dovremmo innanzitutto identificare una parte generale nella quale descrivere sinteticamente la realtà aziendale in cui il piano si inserisce; lo scopo del piano che deve essere realistico e realizzabile; i tempi necessari per l’esecuzione, le azioni principali (enunciate in un “action plan”) che debbono essere attuate ed i risultati che ci si prefigge di ottenere; dati economico-finanziari e patrimoniali antecedenti, concomitanti e successivi al piano con i relativi raffronti; l’organizzazione aziendale con sintetica descrizione quantitativa e qualitativa del personale dipendente e nel caso di

interventi significativi fornire una stima dei costi/benefici e del relativo profilo temporale; descrizione dell’attività con diversi livelli di profondità variabili in relazione allo piano stesso; descrizione del prodotto, dei mercati e della tecnologia impiegata; l’identificazione della strategia generale di risanamento sia nel caso di proseguimento della gestione aziendale che di dismissione degli elementi di patrimonio. La strategia, ovvero le azioni di medio termine, sulla quale si fonda il piano di risanamento deve essere coerente con l’attività dell’azienda, la capacità produttiva, le attese macroeconomiche e tutte le variabili esogene che seppur non controllabili possono interferire significativamente sull’andamento del business e quindi sulle proiezioni del piano; con i tempi di esecuzione, con i nessi causali tra le diverse azioni e

le risorse finanziarie occorrenti alla realizzazione. Un piano realistico e coerente è più facilmente ottenibile con fonti terze grazie ad una maggior neutralità e verosimiglianza. Il risanamento dell’assetto finanziario, detto anche “manovra finanziaria” ha lo scopo di riportare il debito ad un livello sostenibile e rispondere al fabbisogno finanziario del capitale circolante ed un ragionevole margine di cassa per la copertura di scostamenti fisiologici che non compromettono gli assunti del piano. Il piano deve anche prevedere l’effetto della componente fiscale prevedendo, ove possibile, l’applicazione di agevolazioni o idonei regimi per un’ottimizzazione del carico fiscale. Di contro dovranno essere esposte nel piano gli importi dovuti maggiorati delle eventuali sanzioni precisando le tempistiche di adempimento.

LA PROFESSIONE DEL CFO STA DIVENTANDO “4.0” «La nuova rivoluzione digitale è una sfida che sta già cambiando e cambierà completamente, nei prossimi anni, il nostro modo di lavorare perché attraverso le nuove tecnologie digitali dovranno velocemente evolvere sia le competenze che gli stumenti organizzativi dei Cfo»: è stato uno dei passaggi chiave del presidente dell’Andaf – l’Associazione nazionale dei direttori finanziari – al Congresso che si è svolto ai primi di novembre a Perugia – con un grande concorso di speaker e di ospiti di assoluto prestigio - focalizzando il dibattito proprio sul future della professione del Cfo alla luce della prepotente

evoluzione tecnologica in atto. Giocoforza, discutere di industria 4.0, di “Internet delle cose”, di “fintech”: un repertorio di novità che se già incrocia ormai quotidianamente il lavoro di moltissimi Cfo non è ancora completamente entrato nelal mentalità professionale corrente e, soprattutto, richiederà per rivelarsi per quel che è, ovvero una risorsa preziosa, un’evoluzione ed un aggiornamento professionale possibile ma certo impegnativo. Dalla “due giorni” perugina è scaturita, comunque, la netta sensazione che la categoria sia consapevole di tutto questo e non solo pronta ma addirittura desiderosa di mettersi

in gioco ed accogliere le novità con lo spirito giusto. Il concetto-chiave sarà quello del passaggio del ruolo del Cfo dalla storica funzione di “manager dei conti” a quella attuale, che assorbe la prima ma la travalica e di molto: il “manager dei dati finanziari”. Più impegno, più responsabilità, più soddisfazioni.

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Liberté, Ègalité e…Sécurité così Parigi tutela l’export Il Ministero dell’Economia sta per ridefinire la normativa e varare lo sportello che lavorerà per mettere al riparo dagli eccessi giuridici e dalle sanzioni delle autorità estere le circa 200 imprese transalpine che operano fuori sede di Giuseppe Corsentino

CERTO L’ITALIA, A DIFFERENZA DELLA FRANCIA, NON ESPORTA RAPHAL, CACCIABOMBARDIERI, SISTEMI D’ARMI E I MITICI AIRBUS

(l’ultima commessa per un centinaio di velivoli da parte di Emirates ha messo in sicurezza i conti dell’azienda di Tolosa per i prossimi anni) e non ha banche globali come Bnp Paribas che, per aver trattato affari con certi Paesi considerati “filo-terroristi” dalla Casa Bianca, s’è beccata una multa di 10 miliardi di dollari da un giudice americano. Le nostre aziende esportatrici, per quanto eccellenti e spesso imbattibili per la qualità dei prodotti, o sono subfornitrici o si muovono in nicchie di mercato meno sensibili e strategiche. In ogni caso, quello che si appresta a concludere entro fine anno il Ministero dell’Economia francese è un esempio straordinario (e replicabile in Italia se si volesse) di come l’autorità pubblica di un Paese che ha un’alta considerazione di sé – magari eccessiva, ma questo è un altro discorso – riesca a immaginare programmi e sistemi di protezione giuridica delle proprie aziende quando esse giocano fuori casa, sotto l’ombrello non sempre amichevole di giurisdizioni straniere. Se uno pensa, con tutto il rispetto, alla nostra Sace e all’Ice, non può non rendersi conto della differenza, del “soft power” esercitato da una diplomazia abituata ad accompagnare, con “allure” ma anche grande pragmatismo, gli interessi delle imprese nazionali. Cosa ha fatto, in pratica, Bercy (così si chiama il ministero dell’Economia con sede nell’omonimo quartiere sulla Senna)? Ha convocato i responsabili legali, i direttori commerciali e i manager

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che si occupano di contratti e deal internazionali di circa 200 aziende, pubbliche e private, grandi (come le 40 quotate al Cac e le altre 80 quotate al BSF120 della Borsa di Parigi) e piccole (le cosiddette Eti, Entréprises de taille intermédiaries) e, insieme a loro, ha cominciato a ragionare su come mettere al sicuro i contratti, evitando intromissioni giuridiche “fuori norma”, ma soprattutto i fatti di corruzione, concussione, frode, esportazione di valuta e altri reati che non di rado sono il coté criminale di tante operazioni internazionali (basti pensare agli scandali della Total e dell’Eni sui mercati petroliferi mondiali). Bercy ha fatto di più. Ha costituito un servizio apposito per dialogare con le imprese, il Sisse (Service de l’information stratégique et de la securité économique, che già nel nome chiarisce gli obiettivi) e ha chiamato come consulenti due super-esperti di diritto commerciale internazionale che arrivano dai cabinet più prestigiosi del settore, il Fti-Forensic technology international, e Brown Rudnick, che hanno l’incarico di ascoltare le ragioni delle aziende francesi che vogliono essere tranquille quando fanno affari nel globo. Tranquille al loro interno con un sistema di procedure, controlli e buone pratiche che evitino o riducano il rischio di farsi coinvolgere in network corruttivi (leggasi, tangenti e richieste di tangenti). E tranquille anche nella relazione con sistemi giuridici opachi e poco conosciuti (si pensi ai mercati africani o a quelli orientali) senza contare quello che in Francia viene definito l’imperialismo giuridico americano e che ha portato all’incriminazione

BNP PARIBAS, ALSTOM E TUTTE LE VITTIME DELL’IMPERIALISMO GIURIDICO AMERICANO Il caso più noto e che è finito sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo è quello di Bnp Paribas, la prima banca francese e della zona euro, che due anni fa è stata costretta a pagare una multa-record di dieci miliardi di dollari per essere stata in affari con i governi di alcuni paesi inseriti nella “black list” dei cosiddetti “Stati canaglia” (cioè amici dei terroristi) redatta da Washington. Pochi, invece, conoscono le vicissitudini di un top manager di Astolm, il colosso ferroviario francese appena ceduto alla Siemens, che s’è fatto 14 mesi di carcere nel Connecticut e poi è stato rilasciato su cauzione (oltre ad una multa di 774milioni di euro all’azienda) con l’accusa di aver passato qualche bustarella per accaparrarsi un maxiappalto pubblico in Indonesia. Che c’entrano gli Stati Uniti con l’Indonesia? C’entrano. Perché nelle more dell’assegnazione dell’appalto Alstom ha venduto la sua controllata indonesiana alla General Electric e, in base al Foreign Corrupt Pratices Act, il giudice ha condannato i francesi. Manager e azienda. È proprio contro questi “eccessi giuridici” che il ministero dell’Economia ha deciso di intervenire.

di manager o a multe colossali. Non sono pochi i casi in cui gli Usa hanno imposto le loro regole e la loro giurisdizione. E a poco è servita la legge del 1968, la Loi de blocage, che dovrebbe mettere al sicuro le aziende francesi all’estero. Per questo Bercy vuole riscriverla creando uno “sportello” per dare sicurezza agli esportatori.



TALENT SHOW

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CI PIACE IL CAR SHARING SOSTENIBILE CHE SALVA LE CITTÀ Share’ngo garantisce vetture a basso impatto e soluzioni intelligenti per le aziende che offrono benefit ai dipendenti ma con un occhio al portafoglio

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e città soffocano, il traffico è sempre più congestionato e gli spazi pubblici si riducono ogni giorno di più. Di fronte a quella che è ormai un’emergenza conclamata, servono provvedimenti che incentivino la mobilità sostenibile. ma servon anche offerte commerciali intelligenti a quei soggetti che possono coglierne, più del privato cittadino, la convenienza, se c’è: le aziende. Ed è l’idea che ci piace lanciata da quelli di Share’ngo, la compagnia di car sharing contraddisinta dalle vetturette elettriche gialle che stanno diffondendosi in molte città italiane. L’idea è presto detta: per le imprese, tagliare i costi dei ticket per le zone Ztl e per i parchetti (nelle zone blu l’elettrico per ora sosta gratis) è un grande vantaggio. e la ridotta autonomia dell’elettrico sui percorsi urbani è un non-problema. Dunque, Share’ngo (nella foto l’amministratore delegato Emiliano Niccolai) propone alle aziende di registrarsi portale e indicare il nome dei dipendenti autorizzati ad usare i veicoli di Share’ngo. In questo modo si dà un taglio netto ai costi, che rientrano esclusivamente nella logica di “pay-as-you-go”. E si può dire addio alla vecchia e più costosa flotta. Il tutto, in modo ecologicamente corretto: il 28% delle emissioni complessive di Co2, infatti, dipende proprio dai veicoli diesel e benzina. Problema che le vetture elettriche ovviamente non presentano. Sarà per questo che Share’ngo ha vinto il Premio Sostenibilità 2017 per l’attivazione del primo servizio di car sharing elettrico con prenotazione tramite smatphone, pc o tablet. Entro l’anno il numero di vetture - che offrono un’autonomia fino a 100 km - in città come Milano, Roma, Firenze e Modena arriverà a 2.500.

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Le imprese possono essere i soggetti più reattivi nell’adottare le nuove formule auto La lista dei debitori insolventi di Montepaschi riporta alla memoria una prodezza di De Benedetti

tempi biblici delle procedure giudiziarie (e para-giudiziarie, come le commissioni parlamentari d’inchiesta) italiane hanno il pregio di riportare periodicamente a galla fatti e persone. Il che, se per gli innocenti è un ingiusto tormento, per i colpevoli (o quantomeno i furbastri) è una giusta punizione. E’ il caso di Carlo De Benedetti e della sua famiglia, che ogni tot mesi (la prima volta clamorosamente nel gennaio scorso, l’ultima qualche giorno fa) viene richiamato in ballo per il fallimento Sorgenia, che ha scaricato circa 1,8 miliardi di euro di sofferenze sul ceto bancario italiano un terzo delle quali a carico proprio del Monte. Qualche tempo fa, in un comprensibile rigurgito di orgoglio dell’anziano capo carismatico, il gruppo si produsse in un sesto grado superiore di arrampicata sugli specchi per dire che, in sostanza, Sorgenia non era affar sup perché era una jont-venture con l’austriaca Verbund (che ancora ulula per la fregatura) quando anche Giggetto il caldarrostaio sospetta che nessun austriaco avrebbe potuto avere quel che si pensava fosse il dividendo pingue della liberalizzazione elettrica, finanziata oltre ogni senso dalle banche. Un po’ come dire: “Non c’ero, e se c’ero dormivo”. Bene. Nessuno desidera e osa immaginare chissà quali nefandezze a carico dell’Immacolato. L’importante è ricordare che il mago dell’Olivetti, poi fallita; il conquistatore del Belgio, poi perso; lo scalatore dell’Ambrosiano, e sorvoliamo; colui che ha fatto prediche e predicozzi a tutto il capitalismo italiano, la tessera 1 dell’Ulivo, ebbene: proprio lui, ha beccato, e girato ad altri un bidone da 600 milioni Così, pro memoria. Alla prossima predica, sapremo la tara qual è.

NON CI PIACE RICORDIAMOCI COME RAZZOLA CHI PREDICA Risale al dissesto Sorgenia un buco da 600 milioni di euro provocato nelle casse senesi, la maggior singola voce di danno tra le tante



SHORT STORIES a cura di Marco Scotti

Università

Business

Al via l’anno accademico Liuc 17-18

EQUITA GROUP PIACE ALLA BORSA

Il Rettore Federico Visconi ha puntato sulle strategie di internazionalizzazione «La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti». Il Rettore della LIUC - Università Cattaneo, Federico Visconti, ha scelto Kirkegaard per presentare il nuovo anno accademico, che rappresenta «una grande opportunità per mettere a tema la strada lungo la quale l’Ateneo è incamminato, le tappe percorse e quelle ancora da percorrere. Nei fatti, sono proprio queste ultime che contano». Visconti ha ricordato il rapporto dell’Ocse “Education at a glance”: la bassa quota di laureati in Italia (18% della popolazione adulta, pari alla metà della media Ocse) e, nonostante l’importante recupero di posizioni dal 2000

Credito

TUTELA DEL CREDITO E NPL, SERVE “FUOCO”

Agos, Unicredit, MPS, Intesa. Ma anche Tim, Eni, Vodafone e Fastweb. Sono solo alcuni dei clienti di FIRE Spa, azienda italiana leader nel settore della tutela del credito con un fatturato di oltre 40 milioni e più di 4 milioni di pratiche gestite nel 2016. Oltre a questo business, dal 2015 FIRE è entrata anche nel mercato degli NPL a qualsiasi stadio di maturazione e natura riferibili a qualsiasi tipo di debitore assicurando performance a basso impatto.

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IL RETTORE DELLA LIUC FEDERICO VISCONTI PRESENTA IL NUOVO ANNO ACCADEMICO CON UN DISCORSO CHE PARTE DA KIRKEGAARD PER METTERE IN LUCE L’IMPORTANZA DEL CAMBIAMENTO

in poi, il divario nella quota di laureati nella fascia tra i 25 e i 34 anni (26% contro il 43% della media Ocse). Formulare e realizzare l’idea di sviluppo di un’istituzione universitaria, risulta doveroso. Perché significa «lavorare su interrogativi di portata strategica» ha aggiunto il rettore. I fronti di attività su cui spinge “il cantiere LIUC” sono: l’offerta formativa e didattica, ricerca e dottorati, LIUC Business School, Faculty, relazioni istituzionali. I risultati gli stanno dando ragione: prima di tutto, dal punto di vista delle iscrizioni, che hanno permesso di

superare la soglia dei 2.000 studenti; poi per il migliorato posizionamento nei ranking universitari relativamente al tempo di attesa per l’inizio dell’attività lavorativa dopo la laurea alla LIUC. Infine, una crescente attenzione alle relazioni internazionali, con 128 accordi in essere in 41 paesi e una crescita del 60% degli studenti interessati a Erasmus, Exchange e Doppio titolo dall’anno accademico 2014-2015 a oggi. LIUC, insomma, «deve tirare diritto, innovando, investendo, puntando ai fatti. Con tanto buon senso, sfidando il senso comune» conclude Visconti.

Real Estate

che, il 25 gennaio 2018 a Milano, nelle sale di Palazzo Mezzanotte, radunerà un club esclusivo quale è quello del settore immobiliare di alto livello. Giunto alla sua settima edizione, il RE Italy Winter Forum vedrà sedere allo stesso tavolo imprese quotate, risparmio gestito, advisor, analisti, fondi immobiliari, investitori, istituti di credito, legali, network immobiliari, property e facility services, SIIQ, sviluppatori. «Lo scorso anno abbiamo visto la sala gremita con 1.100 persone», dice, il direttore di Monitorimmobiliare, Maurizio Cannone, «segno che il settore è in fermento e c’è l’interesse a confrontarsi». Cannone ha raccolto il testimone dell’Eire, l’Expo Italia Real Estate, la fiera che fino al 2014 radunava a Milano gli operatori di settore e che il

A Milano gli Stati Generali del Real Estate Appuntamento il 25 gennaio 2018 a Palazzo Mezzanotte per il RE Italy Winter Forum Gli Stati Generali del Real Estate: non si potrebbe definire altrimenti l’evento

Il 23 novembre scorso Equita Group ha avviato la sua quotazione sul segmento AIM di Borsa Italiana. Il prezzo fissato per azione è stato di 2,90 euro, ma durante la prima giornata di negoziazioni il prezzo è salito anche del 9%, ben oltre la soglia dei 3 euro. Le richieste sono arrivate da oltre 80 investitori istituzionali italiani ed esteri, un vero e proprio record per il segmento AIM, se si escludono le cosiddette SPAC. Il ricavato complessivo proveniente dalla quotazione è stato di oltre 45 milioni di euro. La cerimonia è avvenuta in Piazza Affari con l’introduzione da parte del Presidente di Borsa Italiana Andrea Sironi.

presidente di Ge.Fi., Antonio Intiglietta, dal 2015 ha deciso di non organizzare più avendo, a suo dire, «faticato a trovare una vera “community del settore”». Evidentemente, qualcosa sta cambiando e gli operatori si sono messi in cambio per la trasformazione del Paese, generando sempre più credibilità e autorevolezza. «L’alto numero di adesioni che stiamo raccogliendo – continua Maurizio Cannone - indica che in realtà c’à tutto l’interesse a incontrarsi per aggiornarsi, mettere insieme le competenze, pianificare le strategie future e individuare forme di sensibilizzazione anche per il mondo legislativo e politico». Per non parlare delle occasioni di businness: è in questo genere di eventi che nascono progetti di riqualificazione, idee per nuovi format, linee di finanziamento ad hoc per il settore..


SHORT STORIES

Industria 4.0

Nella terra di Olivetti ritorna l’innovazione 4.0fficine sarà in grado di preparare professionisti per l’industria meccanica e robotica Nasce a Ivrea - ma sarà un punto di riferimento per tutto il Canavese - la prima Fabbrica Simulata

Commercio

LE VALUTE VIRTUALI E I PUNTI FEDELTÀ

Nel 2019 il valore globale del settore “loyalty”, cioè dei premi fedeltà per i clienti arriverà a toccare i 500 miliardi di dollari. È questa la stima realizzata da Affinity Capital Exchange, il primo operatore sul mercato che dal 2017, in partnership con NASDAQ, si è proposto come marketplace per la compravendita di titoli di punti fedeltà: si tratta di circa 60 miliardi di “punti” che ogni anno vengono emessi, e la quota è destinata a salire. In Italia Advice Group si è lanciata in questo business creando relazioni personalizzate per migliorare il livello di fidelizzazione tra consumatori e brand.

4.0. Si tratta di un autentico laboratorio in cui i giovani potranno sperimentare in maniera fedele il lavoro in una fabbrica di ultima generazione. Il territorio, d’altronde, richiede un personale sempre più qualificato e pronto a raccogliere le nuove sfide della rivoluzione industriale che è in atto. Per questo motivo, 4.0fficine di C.I.A.C. ha realizzato uno spazio di circa 200 metri quadri in cui sorgerà una fabbrica

simulata, attrezzata con le tecnologie più evolute e organizzata riproducendo un ciclo produttivo 4.0. Un investimento non soltanto per le imprese, ma per tutto il territorio piemontese, che avrà a disposizione uno spazio per investire nella riqualificazione e aggiornamento del capitale umano. «Siamo orgogliosi - dichiara il Direttre Generale di C.I.A.C. Pier Mario Viano - che questo progetto sia diventato una realtà, grazie anche all’aiuto e al sostegno di importanti player rappresentanti del mondo dell’automazione industriale, della robotica e data scientist. 4.0fficine è un progetto che ci auguriamo sia di aiuto al nostro territorio attraverso la preparazione e la formazione specialistica di giovani e adulti».

Editoria

commerciale. Non solo: le piattaforme possono essere sfruttate per digitalizzare la pubblicità cartacea e fornire un servizio in più ai propri inserzionisti. Le diverse soluzioni offerte da Paperlit, infatti, non si limitano a digitalizzare automaticamente qualsiasi contenuto cartaceo con la contestuale realizzazione di una app - disponibile su App Store e Google Play - , ma ne espandono notevolmente le potenzialità al fine di ampliare le opportunità di business per gli editori. In questo modo, una semplice inserzione si trasforma automaticamente in un rich content pronto per le moderne piattaforme di publicità digitale. Non basta: i contenuti digitali potranno essere oggetto di un’analisi dati che spieghi quale specifico gruppo di lettori ha apprezzato maggiormente quanto trovato sulla piattaforma. Per quanto riguarda il prezzo, Paperlit richiede una fee mensile, senza quote di setup. Permette, inoltre, un

La piattaforma sarda che salva l’editoria Paperlit amplia le opportunità di business per gli editori digitalizzando i contenuti cartacei Fino a oggi il supporto tramite cui si sceglieva di fruire di un contenuto caratterizzava il contenuto stesso: il sito, l’edizione cartacea, il social network imponevano canoni rigorosi che potevano essere riassunti sotto lo slogan “a ogni mezzo il taglio giusto”. L’editoria deve adeguarsi in fretta a tempi e modi del web. Paperlit, azienda fondata in California nel 2009 ma di anima italiana con sede a Cagliari, prova a rispondere alle nuove esigenze degli editori, che necessitano di piattaforme che semplifichino, ottimizzino e velocizzino la penetrazione dello stesso argomento sui diversi mezzi digitali, anche in chiave

App e lifestyle

THE SOOPER: CHE SI FA A NAPOLI STASERA?

Siete di Napoli e non sapete che cosa fare stasera? Una app vi viene in soccorso per rispondere a una delle domande più spinose, specie nel weekend. The Sooper fornisce indicazioni sulle attrazioni di Napoli, sugli eventi e i concerti, sui luoghi in cui mangiare. Si può scaricare dall’App Store o tramite Google Play, oppure consultare direttamente da desktop o da mobile. Gli appuntamenti sono suddivisi per i sette giorni successivi secondo le diverse tipologie. E ampio spazio è dato anche ai luoghi in cui mangiare.

numero illimitato di download e di sottoscrizioni e le app mobile sono completamente personalizzabili dal cliente. Attualmente la piattaforma è utilizzata da più di 150 editori in oltre 20 paesi nel mondo. Tra i grandi marchi che hanno scelto Paperlit si trova Condé Nast, Il Gruppo Editoriale l’Espresso e, guardando all’estero, Digit e Fine Cooking. Inoltre, la piattaforma aiuta anche brand internazionali come Swatch o Samsung a digitalizzare i propri contenuti di marketing e i cataloghi, trasformandoli in potenti app. Un’offerta tailor made garantisce una migliore penetrazione dei contenuti e, di conseguenza, una più proficua raccolta pubblicitaria. In un’epoca in cui l’editoria arranca, si tratta di una soluzione apprezzabile.

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5 anni

Dal lancio

6 mesi

Da inizio anno

Mensili

1 anno

EUR

01/2015

01/2016

250

200 150

100

50 01/2009

01/2010

01/2011

01/2012

01/2013

01/2014

01/2017

Il diagramma giallo è quello del fondo, il diagramma grigio è il confronto con l'indice Msci che registra l'andamento dei fondi globali nelle Borse mondiali

CAMBIA IL MONDO, CAMBIA IL BUSINESS Fatti epocali e innovazioni tecnologiche: chi vuol fare affari deve “stare sul pezzo”

88 FINECO UNA NUOVA PIATTAFORMA E UN’ANIMA DA PRIVATE BANK

90 INTESA CON IL FONDO APERTO MENO GAP PREVIDENZIALE

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ETICA I BUONI FRUTTI DEL RISPARMIO INVESTITO IN ATTIVITÀ ETICHE

94 ERSEL AFFIANCARE SEMPRE LE FAMIGLIE IMPRENDITORIALI

WORKSHOP RISPARMIO GESTITO

3 mesi

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1 mese

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I nove portafogli tematici sono nutrizione, energia pulita, digitale, salute, premium brands, robotica, sicurezza, legno, acqua

LA STELLA POLARE DEL RISPARMIO? BISOGNA INVESTIRE SUI MEGATREND Individuare i settori economici di sicuro sviluppo in relazione con l’evoluzione del pianeta e dell’umanità, scegliere i “player“ giusti e puntare su di essi: pochi ci riescono, ma quei pochi vincono di Ugo Bertone

C

ronaca di un giorno qualsiasi dell’aua caratterizzare l’economia e, più ancora, la tunno 2017. Da Phoenix, Arizona, arrifinanza che, al solito, anticipa le tendenze. E vano le foto delle auto a guida autonoma di a premia gli investitori che sanno cavalcare Google che circolano per le vie della città, le correnti giuste. Sfida non facile, ma nepsenza nessuno al volante. Da New Dehli, la pure temeraria, come dimostra il successo capitale indiana, arriva intanto l’allarme di Pictet, la casa di investimenti svizzera che smog: ogni cittadino della capitale indiana fin dagli anni Novanta ha creato un team di respira ogni giorno esperti, supportato DALL’AUTO A GUIDA AUTONOMA ALLE l’equivalente di 50 sida consulenti di valogarette anche se non TECNOLOGIE PER TUTELARE L’AMBIENTE re mondiale (tra cui il FINO ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE fuma. L’emergenza Copenhagen Institute LA TRADIZIONE DI PICTET idrica in Val Padana for futures studies) guadagna la prima pagina mentre quella sui con un grande obiettivo: selezionare i trend rifiuti a Roma non fa quasi più notizia. La che vinceranno la sfida sui mercati nel lunnostra vita quotidiana è ormai influenzata go periodo dai cambiamenti epocali di natura geopoli«Il nostro è un metodo particolare – spietica, ambientale, economica, sociale e demoManuel Noia, country manager per l’Italia grafica che stanno trasformando il mondo. di Pictet, società indipendente con un patriSi chiamano “megatrend” e sono destinati monio gestito attorno ai 200 miliardi di dol-

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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO

MANUEL NOIA

lari – L’approccio tradizionale si basa sulla storia passata di un titolo o di una strategia di gestione. Noi invece guardiamo al futuro, ovvero alle forze che stanno cambiando il mondo». L’idea poteva apparire azzardata a metà degli anni Novanta quando Pictet lanciò il primo fondo tematico, dedicato alle biotecnologie. Ma, dopo l’esordio fortunato (il fondo biotech ha raggiunto performance a tripla cifra) c’è stata la replica con il fondo dedicato all’acqua, la risorsa strategica del secolo. E di lì ad altri 13 prodotti che coprono settori diversi, dal legno alla robotica o alla salute, passando per le tematiche della sicurezza. Il metodo è sempre quello di integrare le competenze degli analisti con vari esperti di megatrend, una qualificata compagnia di accademici del settore sotto esame. Aiutati da questo confronto periodico i professionisti vanno a caccia delle “pepite”, ovvero dei possibili vincitori sul mercato. Prendiamo ad esempio il tema della mobilità elettrica che è uno dei temi di investimento del Pictet-Global Environmental Opportunities (GEO) dedicato alla sostenibilità ambientale. «Possiamo affermare - dice Noia – di essere attualmente il più grande investitore tematico nel settore e-mobility (electro mobility). A recentemente speso un’intera settimana in Giappone ed in Corea visitando gli stabilimenti che producono batterie

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e la loro filiera di distribuzione; abbiamo anche visitato la Gigafactory di Tesla negli Stati Uniti». L’esposizione al settore e-mobility comprende 18 titoli che salgono a 25 se si includono le società produttrici di energia rinnovabile. Spiccano campioni della Smart Mobility (Delphi, Valeo e Tesla), colossi dei chips (Infineon) e dello stoccaggio dell’energia (Samsung SDI, Edison). Non meno affascinante il dossier sull’intelligenza artificiale. Il mercato dell’AI dovrebbe salire dai 2 miliardi di dollari del 2015 a 127 miliardi di dollari entro il 2025. Ma non sarà una sfida vincente per tutti. «Si tratta – ammonisce Pictet- di una tecnologia che sarà la fortuna di alcune società e la rovina di altre. La differenza tra successo e fallimento sta nella velocità e nell’efficacia con cui le imprese impiegano l’intelligenza artificiale». Utilizzare in modo efficace l’AI significa semplicemente essere in grado di analizzare una grande quantità di dati. Nel 2025 la quantità annuale di dati prodotti dovrebbe raggiungere i 163 mila miliardi di gigabyte, dieci volte il volume del 2016. Questo favorirà la domanda di chip di memoria e di

soluzioni di cloud storage. In questa partita la chiave del successo, spiegano gli esperti, coincide nella capacità di sfruttare i dati e trasformarli in opportunità. Uno dei modi più diretti per accedere agli investimenti nel campo dell’AI, insomma, consiste nell’ individuare gli specialisti del settore tecnologico con i migliori prodotti hardware e software. Un compito che nessun investitore privato (e ben poche società) possono assolvere. A differenza del team di Pictet, una sorta di accademia dell’investimento intelligente, più adatto ai fondisti che agli sprinter perché la scommessa sui megatrend non è certo un processo “mordi e fuggi”, bensì una scelta di medio-lungo termine (tra i 5 e i 7 anni), il tempo necessario per raccogliere i frutti di un trend epocale. Anche perché, visto l’investimento intellettuale alle spalle dei fondi, le commissioni si collocano nella fascia del mercato. Ma anche così è un investimento per tutte le tasche: presso gli sportelli bancari e la maggior parte delle sgr si possono sottoscrivere Piani di Accumulo a partire da 100 euro al mese o acquistare quote da mille euro in su.

Ripartizione settoriale del portafoglio azionario in base ai Megatrend

IT

23.15%

Industriali

20.03%

Salute

15.25% 13.33%

Beni di consumo durevoli 9.66%

Materie prime 6.25%

Beni di prima necessità

5.48 %

Utilities 2.81%

Settore immobiliare Telecom

1.74%

Liquidità

1.62%

Finanziari

0.42%

Energia

0.26%

I criteri del comparto “Pictet megatrend selection”: “Il comparto perseguirà una strategia di crescita del capitale investendo almeno due terzi del suo patrimonio complessivo in azioni di società che possono trarre vantaggio da megatrend globali (...). L’universo d’investimento non è limitato ad alcuna area geografica specifica”.


ROBERT SHILLER Premio Nobel

«Il bitcoin? Solo una bolla» L’economista, docente a Yale, ha stroncato con un’analisi ad alzo zero il fenomeno della moneta virtuale che seduce Wall Street «IL BITCOIN È IL MIGLIOR ESEMPIO OGGI DI UNA BOLLA SPECULATIVA, ALMENO COME LA DEFINISCO IO»: Robert Schiller,

docente di finanza a Yale e premio nobel per l’Economia, ha stroncato senza appello rispondendo ad un’intervista della sua Università la moneta virtuale che fa esaltare molti, forse troppi, operatori di mercato. “Nel mio libro Irrational Exuberance del 2005, ho definito una bolla come “una situazione in cui la notizia dell’aumento dei prezzi stimola l’entusiasmo degli investitori, che si diffonde per contagio psicologico da persona a persona, amplificando nel processo storie che potrebbero giustificare l’aumento dei prezzi, e generando una classe sempre più ampia di investitori che, nonostante i dubbi sul valore reale di un investimento, sono attratti dall’invidia dei successi altrui e in parte dal brio della scommessa”. (...) Gli eventi di Bitcoin si adattano chiaramente a questa definizione, nel 2013 nell’originale moto di entusiasmo per Bitcoin, e poi, dopo un temporaneo crollo del valore, nel 2017. Quale pensa sia “la storia” alla base dell’ aumento dei prezzi di Bitcoin? L’ aumento di valore di Bitcoin nel 2013 è stato determinato da alcune storie di base che hanno grande risonanza: una nuova moneta che vive nel cyberspazio senza interferenze o controlli governativi. Si rivolge a giovani indipendenti che trovano noiose e invadenti le norme governative.

Che cosa pensi possa causare un’ inversione di tendenza in questa storia? Di solito non serve nulla di esogeno per invertire una bolla. La bolla si logora da sé, come Bitcoin ha fatto a partire dal 2014. La parola bolla può essere fuorviante. Le bolle di sapone scoppiano una volta per tutte. Le bolle speculative non finiscono così. “I ROBOT PER INVESTIRE? SERVONO E SERVIRANNO, MA NEL MEDIO PERIODO SOPRATTUTTO A SUPPORTO DELLE RETI DI PROMOTORI FINANZIARI” Pasquale

Orlando, informatico e cofondatore di Deus Technology, azienda leader rnella realizzazione delle piattaforme di “robo advisor” che oggi attraggono l’attenzione di

tutti i gestori e gli investitori del mondo, ne è sicuro: “Preveediamo un forte utilizzo del cosiddetto robo-for-advisor. Più a supporto dei banker che dei clienti finali: per una serie di ragioni, molto legate alla cultura delle persone, non ancora pronte a farsi seguire in maniera automatica. E crediamo anche che i clienti individuali che si convertiranno alla consulenza automatica rimarranno nell’ambito delle banche. Saranno le banche a offrire servizi di robo-advisory ai loro clienti. Ma che differenza c’è tra robo-advisory e robo for advisor? Il robo advisory è tutta la tecnologia di generazione di un portafoglio che il ciente utilizza da sè. Tu dici al robot chi sei, compili un questionario con le tue esigenze, e ti viene proposto un profilo e un portafoglio su cui tu metterai i tuoi soldi. E ogni volta che vuoi accedi al sito e vedere come stanno andando i tuoi investimenti. Tutto è automatico, al massimo ti danno una mail o una chat e puoi fare domande. Invece il robo for advisory serve a generare in maniera automatica e massiva una serie di proposte di investimento, allocando il portafoglio del cliente in base a certe regole ma personalizzando. Mentre il mondo robo advisory è standard/massivo, quindi chi ha lo stesso profilo prende stessi profili di investimento, il robo for advisor usa la personalizzazione come elemento distintivo. Per ogni cliente viene fatta una proposta di gestione specifica.

PASQUALE ORLANDO Informatico

«Così dai robot arriva un aiuto Pasquale Orlando, informatico e cofondatore di Deus Technology, spiega il futuro del «robo-advisory» all’interno del mondo del risparmio

WORKSHOP RISPARMIO GESTITO > 87


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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO PAOLO DI GRAZIA Fineco

«Siamo consulenti e risolviamo problemi» Intervista con il vicedirettore generale di FinecoBank: «Con la piattaforma X-Net si possono analizzare le esigenze dei clienti e prevedere almeno in parte il futuro» di Marina Marinetti IL FUTURO NON SI PUÒ CONTROLLARE, MA SI PUÒ (ALMENO IN PARTE) PREVEDERE. E se lo dice uno che è stato tra i primi a credere nel modello di banca multicanale, c’è da credergli. Paolo Di Grazia non è solo il vicedirettore generale di FinecoBank: ne è anche uno dei fondatori. Nel 1998, quando in Fineco venne lanciato il primo servizio retail di brokerage online, lui c’era. Nel frattempo Fineco è diventata la prima piattaforma di brokerage in Europa, nonché la banca più consigliata al mondo - Boston Consulting Group dixit - ormai multicanale con 372 boutique disseminate in tutta Italia, poco meno di 1,2 milioni di clienti, attività finanziarie per 66,2 miliardi di euro e una Rete di più di 2.600 personal advisor. «Sono anche loro i nostri clienti», dice, illustrando l’ultima release della piattaforma X-Net sviluppata proprio per semplificare il lavoro dei consulenti finanziari: in un unica applicazione tutto quello che serve per svolgere il lavoro di consulente al meglio, decine di strumenti per monitorare attività dei clienti, l’andamento delle proprie perfomances e preparare proposte di consulenza, tutto online senza perdite di tempo o carta. Come il tool che si potrebbe chiamare

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“Sibilla”. «E invece si chiama Bisogni di investimento», puntualizza Di Grazia. «Anche se effettivamente predice il futuro». Rivoluzionario. E soprattutto utile. Grazie a fonti statistiche e algoritmi, il sistema dà la misura del gap previdenziale del cliente, cioè predice quanto gli mancherà per mantenere, una volta in pensione, il suo tenore di vita. Oppure evidenzia la somma da accantonare per la futura istruFONTI STATISTICHE E ALGORITMI Il sistema dà la misura del gap previdenziale del cliente, cioè predice quanto gli mancherà per mantenere il tenore di vita in pensione

zione dei figli, a seconda dell’ateneo in cui li iscriverà, inclusi i costi di vitto e alloggio. Un tool che aiuta anche a prendere coscienza di questioni patrimoniali cui non si pensa. E quindi a valutare una corretta pianificazione finanziaria. Ad esempio, il tool ipotizza anche il bisogno di una rendita mensile, il mantenimento di una seconda casa, la protezione del capitale, la ricerca del massimo rendimento. Quindi, davanti ai fatti…

…il cliente diventa consapevole che non si può far finta di niente. I calcoli sono già elaborati dal sistema: il consulente decide solo come inviarlo: sul sito, via mail oppure lo stampa e lo mostra al cliente di persona. A quel punto la consulenza è d’obbligo. Come recita la nostra campagna, “Da sempre investiamo sulla tecnologia più evoluta che esista: l’uomo”. Non mi stanco mai di ripeterlo. Riassume la filosofia di Fineco. I 2.629 promotori e consulenti finanziari che lavorano con noi ci aiutano a sviluppare il nostro modello, basato sulla forte vocazione tecnologica, e a renderlo operativo coi clienti finali. La definiamo cyborg advisory. Sintesi perfetta tra banca e softwarehouse. In effetti FinecoBank nasce come piattaforma di brokerage e banking. Poi nel corso degli anni si è evoluta al servizio dell’enorme stock di risparmio presente in Italia. Oggi non c’è più spazio per i conti di deposito: lasciare i soldi sul conto significa ormai erodere inevitabilmente il proprio capitale. Abbiamo sviluppato modelli di investimento semplici, con un rapporto qualità/prezzo ottimo e che lasciassero la possibilità di interagire con delle persone fisiche: i professionisti, i consulenti


Accanto, una videata della piattaforma X Net, nella nuova release. A sinistra Paolo Di Grazia, vicedirettore generale di FinecoBank

finanziari. Quindi chi prima utilizzava Fineco soltanto come banking o come brokeraggio ha cominciato a utilizzare anche i nostri servizi di consulenza, chi non era cliente si è avvicinato alla banca e ne è rimasto molto soddisfatto. E com’è andata? Molto bene ma riteniamo che questo sia solo l’inizio, poiché stiamo cavalcando un trend che durerà per molti anni a venire. Tutto home made. Assolutamente. Tutto il know-how sviluppato in casa, del quale siamo molto gelosi e attenti a non diffondere all’esterno, l’abbiamo portato su X-Net, in modo che i consulenti finanziari possano gestire in maniera più efficace e produttiva tutti i loro clienti e quindi soddisfare ancora di più il cliente finale. Anche il consulente è vostro cliente! Certo. E considerarli come tali cambia completamente l’approccio. Se li considerassimo un target interno, potremmo tralasciare dettagli importanti, dandoli per scontati. Invece la loro soddisfazione dev’essere massima: se c’è qualcosa che viene considerato macchinoso e poco fruibile, è fondamentale sistemarlo.

Come si misura la performance? C’è un pannello in cui il consulente tiene sotto controllo la redditività dei portafogli, per cliente o segmenti di clienti, può capire se sta raccogliendo meglio in un segmento di clienti Viene voglia di fare il consulente Fineco. piuttosto che un altro, se gruppi di portafogli Qualche anno fa i consulenti, per proporhanno redditività maggiore di altri, se ci sono re i piani di investimento, dovevano uscire clienti che hanno portato liquidità ultimamendall’ufficio, salire in auto (o prendere i mezzi) te e segnala le potenzialità di clienti in entrata. per recarsi dal cliente, fargli firmare un conO in uscita... tratto, eccetera. Tutti processi che impiegava...Il che significa che c’è un problema e quindi, no molto tempo del consulente. una volta evidenziato dalla piattaforma, viene E adesso? preso in considerazione il prima possibile. Con X-Net semplicemente preparano un piaIl consulente ci mette molto del suo. no di investimento a partire dai portafogli È il concetto della tecnologia con l’uomo al modello sviluppati comando. La figura dalla Banca e lo landel consulente ficiano direttamente TECNOLOGIA CON L’UOMO AL COMANDO nanziario è un ruolo sull’app o sulla pagina Per misurare la performance c’è un pannello chiave per una serie web del cliente. Lui in cui il consulente tiene sotto controllo di motivi, il primo dei la redditività dei portafogli dei clienti riceve un alert e per quali a parer mio non mandare in esecuzioè la creazione di una ne il piano basta un clic. Questo aumenta la pianificazione finanziaria ad hoc. produttività del consulente. No? Anche quella del cliente. No. Il consulente deve prima di tutto stare Assolutamente. La quasi totalità delle operavicino ai clienti nei momenti difficili dei merzioni ormai viene confermata tramite web o cati, che sono altalenanti per natura. Ci sono mobile, mentre cliente e consulente per l’anamomenti in cui i portafogli “soffrono” e c’è bilisi della situazione patrimoniale sfruttano la sogno di qualcuno che spieghi al cliente come possibilità di navigare insieme da remoto e in gestire la situazione: la cosa peggiore sarebbe totale in sicurezza. Si chiama cobrowsing ed è uscire e disinvestire. un risparmio di tempo per entrambi. Deve arginare la spinta emotiva Senza contare gli smartphone. Dev’essere un po’ psicologo. Vicino al cliente. Non bisogna più aspettare di avere un E i consulenti di Fineco come se la cavano? desktop davanti, a casa o in ufficio, l’operatiMolto bene, direi. La raccolta dei primi dieci vità è estesa dovunque: in treno, in vacanza, mesi è a livello record da quando esistiamo, in taxi possiamo approvare il progetto del nocirca di 4,7 miliardi di euro ed il numero dei stro consulente online. lienti in aumento del 7% a quasi 1,2 milioni. Tutta vita guadagnata. Fineco nel mondo del Private Banking? Non solo: con X-Net il consulente nota subito I clienti Private vogliono esattamente quello quali clienti richiedono attenzioni particolari, che offre Fineco: un consulente professioniquelli che potrebbero avere delle problematista di livello, servizi semplici e trasparenti che o quelli che hanno delle potenzialità ancon un giusto rapporto qualità/prezzo, la micora inespresse. Ma il consulente deve sapere glior piattaforma di banking e brokerage ad anche come vanno le sue performances, cosa oggi presente nel Paese. Questo spiega come ha fatto fino a oggi, se le sue potenzialità sono mai abbiamo sui conti Fineco più di 25 miliarstate totalmente espresse o se può fare di più. di di euro appartenti a clienti Private.

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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO ALESSANDRO SCARFÒ Intesa San Paolo

«Provvedete per tempo a chiudere il gap previdenziale» L’amministratore delegato di Intesa San Paolo Assicura e responsabile commerciale di intesa San Paolo Vita spiega le strategie per i clienti.

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limentate la vostra pensione per fare in modo che la vostra pensione alimenti voi. Altrimenti vi troverete a fare i conti con la dura realtà del gap previdenziale. «Ci sono sempre più pensionati e sempre meno lavoratori: il sistema previdenza è gravato dallo squilibrio demografico e si autobilancia sulle spalle dei cittadini: a fronte dall’allargarsi della platea dei beneficiari, non può che ridursi l’importo delle pensioni», afferma Alessandro Scarfò, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Assicura e responsabile commerciale di Intesa Sanpaolo Vita. Uno che ha voluto inserire in home page sul sito della compagnia (www.intesasanpaolovita.it) un simulatore che stima la pensione futura. Un po’ come ha fatto l’Inps con la lettera inviata lo scorso anno a 7 milioni di italiani: «La busta arancione ha fatto fare un bagno di consapevolezza a tutti sulla differenza tra lo stipendio e l’ammontare dell’assegno che riceveranno a fine carriera». La previdenza complementare vede, a fine settembre 2017, 8,145 milioni iscritti ai fondi pensione di cui 6 milioni di lavoratori dipendenti, per un patrimonio accumulato netto da destinare alle prestazioni di 157,5 miliardi di euro tra fondi negoziali, fondi aperti e i nuovi

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di Marina Marinetti Pip. Deducibilità fiscale fino a 5.164,57 euro l’anno dei contributi versati dal lavoratore e dal suo datore di lavoro, tassazione sui rendimenti del 20%, esenzione dall’imposta di bollo, al momento del pensionamento rendita (o capitale) tassati dal 15% al 9%: scegliere la previdenza complementare è anche una questione di convenienza rispetto all’altro risparmio gestito. Ma tra lasciare il Tfr in azienda, aderire a fondi chiusi, investire in fondi LA PAROLA CHIAVE È BILANCIARE Il fondo aperto è articolato in quattro linee di investimento con un profilo rischio/ rendimento differenziato in base al timing

aperti, qual è la scelta migliore? «Bisogna osservare soprattutto i rendimenti», dice Scarfò. A fronte di una rivalutazione del Tfr (al netto dell’imposta sostitutiva) dell’1,4%, nei primi nove mesi del 2017 (già dedotte tasse e costi di gestione) i nuovi Pip hanno reso in media l’1,1%, i fondi negoziali l’1,8% e i fondi aperti il 2,7%, E, anche in passato, salvo rare eccezioni i fondi aperti sono quelli che hanno reso di più. La teoria, che vede i fondi aperti meno redditizi di quelli chiusi (per via della

LE PERFOMANCE DEL NOSTRO FONDO APERTO BATTONO SEMPRE GLI OBIETTIVI parte liquida da mantenere per agevolare il disinvestimento), nel caso dei fondi pensione è contraddetta dalla pratica». «Le performance del nostro fondo aperto, che non a caso abbiamo chiamato “Il mio domani“, sono sempre superiori non solo ai benchmark, ma anche all’obiettivo di rendimento dichiarato nei documenti contrattuali», spiega Scarfò, «grazie all’approccio total return: l’obiettivo di gestione nel medio-lungo periodo deve assicurare rendimenti positivi assoluti ». In una parola: bilanciare. Il fondo è articolato in quattro linee di investimento con un profilo rischio/rendimento differenziato in base all’orizzonte temporale che separa dalla pensione e prevede lo spostamento automatico (con un ribilanciamento graduale per minimizzare gli impatti del passaggio) della posizione maturata sulla linea più adeguata: Lungo termine (azionario internazionale small e large cap fino al 100% dell’esposizione), Medio termine ( bilanciato aggressivo globale, con un’esposizione azionaria massima al 75%), Tfr (bilanciato prudente a garanzia del capitale) e Breve termine (monetario in strumenti liquidissimi con un’esposizione azionaria massima del 10%). Le performance, si diceva. «Da inizio anno il Lungo termine ha reso il 4,5%, contro un obiettivo del 2,8%, mentre nell’ultimo quinquennio il 35,02 contro un obiettivo del 21,02%», conferma il manager di Intesa Sanpaolo Vita. Mind the gap, attenzione al gradino, dunque. Per fare l’investimento giusto.


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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO LUCA MATTIAZZI Etica Sgr

I buoni frutti del risparmio investito in attività etiche Il direttore generale di Etica Sgr: «In qualità di pionieri nel mercato degli investimenti etici, siamo particolarmente orgogliosi dei risultati che stiamo ottenendo»

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di Riccardo Venturi

n fondo etico non solo di nome, ma te orgogliosi dei risultati del nostro processo anche di fatto. È il fondo Etica Azionadi selezione dei titoli. A maggior ragione perrio di Etica Sgr, la società di gestione ché i risultati sono misurati con indicatori che del risparmio del Gruppo Banca Popolare Etifanno riferimento agli Obiettivi di Sviluppo ca. Secondo quanto risulta alla prima edizioSostenibile, traguardi per il nostro pianeta a ne del Report di impatto, infatti, Etica Azionacui tutti dovremmo puntare». Etica Sgr infatti rio ha una performance nettamente migliore ha misurato l’impatto della propria attività di rispetto al mercato di riferimento in termini selezione dei titoli attraverso specifici indicaambientali, di responsabilità sociale e di gotori riconducibili ai Sustainable Development vernance, ovvero di trasparenza della gestioGoals, SDGs, gli Obiettivi di Sviluppo Sostene, i tre parametri che nibile delle Nazioni caratterizzano l’inveUnite. Tali Obiettivi stimento socialmente SCEGLIERE SOLO AZIENDE CORRETTE sono parte integrante responsabile (SRI, Le società che Etica Sgr include nei propri dell’Agenda 2030 per portafogli hanno performance molto migliori social responsible inlo Sviluppo Sostenidei concorrenti sotto i profili etici richiesti vestment). In particobile, un programma lare, le società in cui d’azione sottoscritto investe Etica Azionario hanno un impatto podai governi di 193 Paesi membri dell’ONU sitivo più elevato rispetto al mercato di rifericon l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 mento del 43% in ambito ambientale, del 28% uno sviluppo che unisca crescita economica, in ambito sociale e del 21% in tema di goverinclusione sociale e tutela dell’ambiente. Più nance. «L’investimento socialmente responnel dettaglio, dal punto di vista ambientale sabile permette agli investitori di assumere le società presenti nel fondo Etica Azionario un ruolo attivo nell’economia attraverso l’imche sviluppano iniziative per la riduzione dei patto ambientale e sociale degli investimenrifiuti derivanti dai propri processi industriali ti» dice Luca Mattiazzi, Direttore Generale di sono il 30% in più rispetto a quelle del merEtica Sgr. «In qualità di pionieri nel mercato cato di riferimento, le emissioni medie delle degli investimenti etici, siamo particolarmenaziende per milione di euro di fatturato sono

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LA SOCIETÀ SEGUE GLI OBIETTIVI ONU PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE dell’85% più basse, le società che hanno definito obiettivi di riduzione delle emissioni sono il 51% in più. Esempi virtuosi sono Nokia, che sin dagli anni Novanta ha definito un processo di analisi e catalogazione sempre più minuzioso e dettagliato di ogni materiale presente in ciascun componente dei prodotti; e Ynap (Yoox-Net-a-Porter-Group), che è stata la prima azienda di fashion e-commerce ad aderire a RE100, un’iniziativa internazionale che unisce molte delle aziende più influenti al mondo in un impegno condiviso: l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili al 100%. Dal punto di vista sociale e di governance, le società presenti nel fondo Etica Azionario che adottano politiche formali per prevenire il lavoro minorile al proprio interno sono più numerose del 33% rispetto al mercato di riferimento, quelle che hanno almeno il 20% di presenza femminile nel CdA sono il 30% in più. Buoni esempi in questo campo sono General Mills, società americana attiva nel settore alimentare che ha lanciato un programma nel villaggio di Belambo, in Madagascar, per insegnare a 325 famiglie dedite all’attività agricola a coltivare e produrre vaniglia, così da aumentare i loro guadagni, e Sap, multinazionale leader nel campo tecnologico, che nel 2016 ha conseguito la certificazione EDGE (Economic Dividends for Gender Equality), standard internazionale per la parità di genere che premia e riconosce l’impegno in ambito di gender diversity ed equality sul luogo di lavoro.


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WORKSHOP RISPARMIO GESTITO FEDERICO TADDEI Gruppo Ersel

«Le famiglie imprenditoriali trovano in noi ogni supporto» Parla il direttore commerciale di Ersel, prima società di fondi comuni autorizzata in Italia, e dal 1936 specialista nella gestione dei grandi patrimoni di Riccardo Venturi

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n partner affidabile per gli imprenditori, anche piccoli, che vogliono diversificare parte dei loro patrimoni in startup, aziende innovative e anche Pir. Ersel, prima società di fondi comuni autorizzata in Italia, fin dal 1936 è prima di tutto specialista nella gestione di patrimoni, ma affianca da sempre alla sua attività principale servizi di consulenza sugli investimenti, servizi fiduciari, di asset protection e di corporate advisory. «La clientela tipica del nostro gruppo è rappresentata da famiglie imprenditoriali che affianchiamo nella continuità dell’azienda, nei percorsi di crescita e nei momenti di discontinuità» dice Federico Taddei, direttore commerciale del Gruppo Ersel. «In tutte le diverse fasi di vita di un business, gli imprenditori mantengono la loro straordinaria distintività per lungimiranza, curiosità, visione, tenacia e soprattutto coraggio. L’essenza imprenditoriale sopravvive anche nei casi di vendita dell’azienda e l’investimento in start up e pmi rappresenta il modo per continuare ad essere imprenditori, per avvicinare i figli all’impresa, per trovare e far crescere imprese su settori complementari» aggiunge Taddei. I numeri di Aifi dimostrano che il fenomeno degli “inve-

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stimenti in non quotato” è in crescita anche in Italia: nel 2016 il mercato del private equity e del venture capital ha segnato un record a 8,2 miliardi di euro. Una delle forme di diversificazione in crescita è senz’altro quella in startup: «Anche se gli incentivi fiscali non potranno trasformare il nostro paese nella Silicon Valley o in Tel Aviv, i capitali di ventura scendono in campo per sostenere le iniziative e le imprese del futuro, affiancando università, centri di ricerca, incubatori, acceleratori. MOSAICOON, TREEDOM, SATISPAY o Homepal sono storie di successo, cresciute grazie alla volontà di affiancare e sostenere i clienti nella valutazione di dossier e nella ricerca di potenziali partner

Gli imprenditori portano la propria esperienza e contribuiscono alla crescita delle giovani imprese. Sempre più clienti ci chiedono supporto nella valutazione di dossier e nel coinvolgimento di controparti potenzialmente interessate a specifici deal in diversi settori» spiega ancora il direttore commerciale, grazie alla cui volontà di affiancare e sostenere i clienti in questo campo sono cresciute storie

LE AFFIANCHIAMO NELLA CONTINUITÀ DELL’AZIENDA, NEI PERCORSI DI CRESCITA E NEI MOMENTI DI DISCONTINUITÀ di successo come quelle di Mosaicoon, Treedom, Satispay, Homepal. Anche le aziende innovative sono al centro dell’interesse di chi cerca un investimento alternativo: «Le Pmi innovative, in un paese come il nostro dove dominano i distretti industriali, attraggono altrettanto interesse nella canalizzazione di capitali necessari alla crescita. Si tratta peraltro anche dei casi di piccole aziende molto orientate alla ricerca che potranno essere integrate in strutture più grandi. Tutte le aziende nascono come startup e, nel nostro ruolo di intermediari, grazie ad un consolidato network di relazioni, possiamo favorire l’incontro di grandi e piccoli imprenditori per una contaminazione virtuosa e possiamo contribuire alla valutazione della migliore strutturazione delle operazioni» dice ancora Taddei. Diverso ma ugualmente attuale il discorso relativo ai Pir: «Parliamo in questo caso di società in crescita, che rappresentano spesso i campioni del nostro sistema produttivo. Dal 1991 il nostro Fondersel PMI investe in questi campioni e ha da subito recepito la normativa PIR. L’investimento in PIR permette di sostenere l’economia reale indirizzando risorse anche verso le Pmi».




IL REAL ESTATE? TUTTO DA RIFARE. ECCO LA NUOVA STRATEGIA DI HINES OSSERVATORIO IMMOBILIARE Il real estate si confronta con nuove modalità di business, che stanno rivitalizzando un settore strategico dell'economia italiana: dai nuovi format abitativi in cui il colosso americano Hines sta investendo 500 milioni di euro ai portali immobiliari, Casa.it e Immobiliare.it in testa, che hanno rivoluzionato l'approccio degli agenti al mercato, passando per la nuova frontiera dell'investimento dedicata a chi non vuole sbilanciarsi troppo: il crowdfunding immobiliare

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PORTALI IMMOBILIARI GUADAGNARE CON LA CASA SUL WEB? SI PUÒ FARE

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Dopo l'esperienza di Porta Nuova a Milano, il colosso americano non crede più nel residenziale di lusso, ma in nuovi format abitativi che sbaraglieranno il mercato. Parola del Country Head, Mario Abbadessa di Marina Marinetti

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eati i giovani, perché credono nello shaBroletto (50 milioni), dell’ex sede della Banca ring. E non parliamo di musica, biciclette di Roma in piazza Edison (220 milioni), di un o citycar, ma di interi fabbricati. E di molti, palazzo in via Dante, (55 milioni) dell’ex sede molti soldi: 500 milioni di euro, per la precidi Luxottica, in via Orefici, a due passi da piazsione, da investire nel segmento residenziale. za Cordusio (100 milioni di euro). Migliaia di Che il colosso americano Hines – 93,2 miliarmetri quadrati di uffici di proprietà in pieno di di dollari di asset gestiti nel mondo, tanto centro storico, eppure nel quartier generale di per capirci – non a caso ha appena messo in via Manzoni 5 Hines è in affitto. «Ma io anche mano a un giovane dalla mente aperta: Mario a casa sono in affitto», dice. Abbadessa. Napoletano, un master in Real Estate Finance ad Amsterdam subito dopo Da non credere. la laurea in Bocconi Una casa di proprietà IL GRUPPO HA SPESO 800 MILIONI in Business Adminice l’ho, ma è piccola DI EURO ACQUISTANDO THROPY ASSET. stration e un profilo e quando, da Londra, E STA PER INVESTIRNE ALTRI 500 NEL decisamente riservadovevamo tornare a SEGMENTO RESIDENZIALE to - «E cerchiamo di Milano eravamo ormantenerlo», mette le mani avanti dopo aver mai in quattro. Se avessi comprato casa granconcesso l’essere sposato, padre di due made come quella dove sono in affitto avrei speso schi di 1 e 2 anni, ma niente cani causa veto tutti i miei risparmi e dovuto fare un mutuo. E muliebre che si augura temporaneo - a soli se poi avessi perso il lavoro? 33 anni il Managing Director e Country Head del gruppo a stelle e strisce ha già investito E invece è andata molto bene. per conto di Hines, tra il 2016 e il 2017, 800 In effetti sì. Il tema è l’immobilizzazione del milioni di euro. Solo nel centro di Milano Abcapitale: se fra cinque anni mi trasferissero a badessa ha firmato i rogiti per l’acquisto del New York trovare un inquilino sarebbe compalazzo di piazza Cordusio 2 (130 milioni), del plicato, per non parlare di una vendita. flagship store di Geox in via Torino (51 milioni), di Palazzo Aliverti, ex sede di Gucci, in via Compra edifici meravigliosi, ma non

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Il Country Head di Hines Italia, Mario Abbadessa.

investe nel mattone. In realtà in tutte le operazioni value added Hines coinveste, per avere un allineamento di interessi pieno con gli investitori. E una parte di queste risorse viene investita direttamente dai Country Head delle diverse sedi, quindi anche io investo nel mattone. La casa di abitazione, però, è funzionale, non è un investimento. Poi magari un giorno me ne comprerò una, ma sarà per passione, al mare. E l’amore degli italiani per il mattone? Non è più adeguato alla realtà: le esigenze sono cambiate, l’economia è più fluida. Noi di Hines, io in primis, crediamo nello sharing e quindi stiamo cercando di portare in Italia dei nuovi format abitativi. Hines punta sul residenziale? Perché qui manca l’offerta di qualità. Stiamo cercando immobili da ristrutturare o da ricostruire. Abbiamo 500 milioni di euro da investire tra student housing, multifamily, microliving e senior living.

Non crediamo nel lusso, soprattutto dopo l’esperienza di Porta Nuova. Crediamo nella qualità. E guardiamo al ceto medio.

Il residenziale in Italia è un terreno minato dalla morosità degli inquilini. Non particolarmente. Poi nei nostri piani finanziari assumiamo una percentuale di sfitto strutturale del 10%. E facciamo una due diligence molto forte all’ingresso.

Quel che un tempo si definiva “solo referenziati”. Per esperienza so che che chi ha meno soldi è più attento e rispettoso delle scadenze rispetto a chi ne ha in abbondanza. Poi ci sono gli studenti. Sempre solventi. Stiamo cercando immobili non solo a Milano, ma anche a Firenze, Venezia, Bologna, Roma, Padova, dove c’è un’offerta molto scarsa a livello di qualità. Io stesso sono stato studente fuori sede a Milano, so bene cosa vuol dire.

STUDENT HOUSING, MULTIFAMILY, MICROLIVING E SENIOR LIVING: ECCO I NUOVI FORMAT ABITATIVI CHE HINES STA PER PORTARE IN ITALIA

Arabo. No, inglese. Americano, anzi: per dimensioni Hines è il primo operatore del multifamily negli Usa.

Cos’è il “multifamily”? Sono appartamenti per locazioni a lungo termine. Unità da 50 metri quadri componibili in multipli, con finiture personalizzabili. E con una serie di servizi: security, palestra, sale riunioni, di lavoro, per ricevere. Se sale i livello ci si può immaginare una spa, una piscina, una sala cinema... Poi una cosa che faccio per me: le sale compleanno. Mi è capitato di fare le feste dei bambini in casa ed è stato un trauma. Vi rivolgete a fascia di conduttori alta?

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Come saranno le vostre student houses? Non faremo la classica stanza con bagno, ma realizzeremo una serie di spazi comuni, sale cinema, biblioteche, palestre, sale per lavorare, per ricevere, servizi di comunicazione, bici e auto elettriche a disposizione... Vogliamo creare una realtà di condivisione e di comunità. Puntiamo molto sugli studenti esteri. E il microliving? Miniappartamenti con servizi simili a quelle degli studentati, ma destinati solo ad affitti brevi: da due a 30 giorni. Il target è quello del turista, o dello young professional.

Manca ancora la quarta gamba: quello che

definite “senior living”. Si tratta di residenze assistite per la terza età, non medicali. È un progetto simile allo student housing: i servizi non saranno la discoteca o il pub, ma la possibilità di ricevere i parenti, la riabilitazione, la mensa, il presidio clinico.

Sempre in centro città? Non crediamo nell’anziano confinato nel verde, ma in quello che va al cinema o a fare la spesa da solo. Immagino i miei genitori, tra qualche tempo: hanno tre figli e tutti lontani. Vorrei che avessero sicurezza, un medico se serve e una comunità intorno. Senza contare che se il progetto non funziona, un immobile in centro si può sempre riconvertire. Non per niente definiamo i trophy asset – gli immobili prestigiosi in centro, ndr - permanent asset: edifici che grazie alla loro posizione sono scollegati dall’andamento dell’economia locale. In Italia il ciclo economico è troppo breve e segnato da eventi improvvisi che decretano incertezza. Ci voleva un italiano per gestire la complicata burocrazia italiana. Diciamo che siamo a livello intermedio tra Houston, dove non c’è neanche il piano regolatore, all’India, al cui paragone Napoli è la Svizzera. Ma se le operazioni sono fatte bene e da operatori competenti, qualsiasi problema è gestibile. Se fosse troppo facile non ci divertiremmo.


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Guadagnare con la casa sul web? Si può fare Immobiliare.it e Casa.it: stessa piattaforma, internet, medesimo business, gli annunci immobiliari, ma due strategie completamente diverse di Marina Marinetti

C’

è una profonda differenza tra no che per avere successo non c’era bisogno l’imprenditore e il manager: il di inventare nulla di nuovo: bastava copiare. successo del primo si basa sulla Così si sono guardati in giro in cerca di un visione strategica di lungo periodo, quello modello di business da importare. Si sono del secondo sui risultati concreti che deve imbattuti nella francese Seloger.fr, che in portare nell’esercizio in corso. Quello che italiano suonerebbe più o meno come “alper uno è un investimento, per l’altro è un loggiasi.it”. In Italia c’era già dal 1996 un sito costo. Quella che per l’imprenditore è una che si chiamava Casa.it, ma non era un buon spesa, per il manager è una risorsa. Chi ha modello: «Era di un programmatore veneto ragione lo decide il mercato. A volte, però, – racconta Carlo Giordano che è stato uno le due figure si sovrappongono: Carlo Giordei fondatori di Immobiliare.it - e fatturava dano è un imprenditore che fa il manager e 800mila euro con un utile di 100mila, praLuca Rossetto è un manager che fa l’imprenticamente nulla in un mercato potenziale ditore. Il primo è l’amministratore delegato ricco come quello italiano, in cui già il 48% di Immobiliare.it, il secondo è il ceo di Casa. della popolazione accedeva a internet. Casa. it. Cos’hanno in coit era solo una traspoCARLO GIORDANO DI IMMOBILIARE.IT mune? Molto. Il busizione tecnologica È UN IMPRENDITORE CHE FA IL siness è lo stesso: gli dei classici giornalini MANAGER, LUCA ROSSETTO DI CASA.IT annunci immobiliari. immobiliari: quattro È UN MANAGER CHE FA L’IMPRENDITORE Anche la piattaforma righe di annuncio, è identica: internet. una foto quando c’era, e basta». Così GiordaEd entrambi riescono a fare i soldi grazie no e i suoi amici, finanziati anche dalle loro al web. Ma i punti in comune finiscono qui. liquidazioni hanno raccolto un milione di Perché ognuno di loro ha una strategia, una euro e hanno messo in piedi quello che oggi visione, un’azienda diversa. Le loro storie è il primo portale italiano per la vendita di hanno molto da insegnare. immobili in Italia: più di un milione di visiIn Immobiliare.it c’è molto della faccenda tatori al giorno, 8,5 milioni di utenti unici al dei “ragazzini nel garage”. Solo che i ragazmese, un fatturato che quest’anno toccherà zini che hanno fondato il portale all’epoca i 56 milioni di euro (50 nel 2016), un ebit(era il 2005) erano quarantenni ed erano in da a quota 36 milioni di euro grazie ai suoi quattro, amici dai banchi di scuola. Sapeva21mila inserzionisti agenti immobliari, ol-

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tre a 5mila costruttori, che pubblicano 1,2 milioni di annunci. Ora ha 220 dipendenti, una cinquantina a Roma, tra programmatori (la maggior parte) e marketing, il resto a Milano,in uffici di fronte al Pirellone, riuniti in un open space nel quale Giordano, anziché un ufficio direzionale, occupa il posto peggiore, il primo, all’ingresso, alla mercè dei ragazzi dei delivery, appena prima dei bagni e della macchinetta del caffè. L’idea di partenza di Immobiliare.it? Dare un po’ di più del concorrente. Il pubblico di internet era ed è esigente: cerca e approfondisce. Quattro righe di testo, quindi, non potevano bastare: ci volevano più informazioni. E tante fotografie, soprattutto, come una vera visita virtuale. Senza contare la ricerca su mappa, una vera innovazione per il settore. Ma c’era uno scoglio da superare: mancavano i clienti. «All’inizio non è stato facile far capire agli agenti immobiliari che quello che prima era il loro patrimonio, ovvero sapere dov’era e com’era l’immobile in vendita dell’annuncio, non lo era più. Il mercato andava bene, gli agenti avevano la “pancia piena” e internet interessava poco», ricorda Giordano. Poi è arrivato il 2008, la crisi immobiliare e la necessità di ridurre i costi. Il passaggio al web è stato automatico: molta più visibilità rispetto al classico giornalino, decisamente inferiori i prezzi degli


CARLO GIORDANO, FONDATORE E AD DI IMMOBILIARE.IT

annunci. Ma non bastava: «Abbiamo educato gli agenti immobliari – spiega Giordano – con l’unico metodo che funziona: quello del premio-punizione. Abbiamo inserito nel form da compilare un termometro che misura la completezza delle informazioni. Se l’agente immobiliare è stato bravo nell’inserirle, l’annuncio sale nella visualizzazione. Altrimenti scende». In due anni il portale aveva già il 40% di fotografie negli annunci. Oggi la percentuale è salita al 90%». «Oggi il portale di annunci è uno strumento indispensabile – spiega Gerardo Paterna, analista nel real estate, formatore, nonché agente immobiliare – Non puoi essere dappertutto, ma almeno uno o due siti per fare mass market li devi utilizzare. Sparare nel mucchio serve e deve rientrare nella metodologie di lavoro così come nelle strategie di comunicazione e marketing degli agenti immobiliari». Paterna ha seguito da vicino l’evoluzione dei due siti: «Casa.it aveva i numeri giusti e la cultura adeguata, ma non ha saputo evolvere e sviluppare il suo business. Nel 2011 Immobiliare.it ha staccato e superato in modo rilevante Casa.it. È stato il momento in cui ha cominciato a investire in pubblicità in tv». Merito, dunque, dei 20 milioni di euro (su 56 di fatturato) che vengono investiti in campagne pubblicitarie, se la start-

up di Carlo Giordano ha superato in corsa l’azienda che allora faceva capo a Rea Ltd di proprietà della Neswcorp di Rupert Murdoch. Il magnate australiano l’aveva acquistata nel 2007 per 15 milioni di euro, l’ha controllata per nove anni fino al dicembre 2016, quando ha deciso di venderla a un management team guidato dal (già) allora ceo Luca Rossetto:. «Quando Rea group mi ha comunicato che Casa.it era in vendita e vi erano delle offerte sul tavolo per rilevare le attività europee – racconta Luca Rossetto - io mi sono fatto avanti e ho chiesto al consiglio di amministrazione se potevo attivare un processo di management buyout. Mi hanno imposto condizioni estremamente restrittive e avevamo poco tempo. Mentre i concorrenti avevano iniziato a lavorare a luglio, noi abbiamo iniziato alla fine di ottobre. Ma siamo stati velocissimi: dalla prima telefonata tra me e il fondo di private equity Oakley Capital, al momento in cui abbiamo firmato sono passate solo quattro settimane. Con Tim Pittevils, Julian Kavanagh e

ABBIAMO EDUCATO GLI AGENTI IMMOBILIARI PREMIANDOLI: SE L’ANNUNCIO È FATTO BENE, SALE NELLA VISUALIZZIONE Mario Capocaccia abbiamo messo sul piatto 132,6 milioni di euro senza chiedere prestiti». Soldi che sono serviti per rilevare anche atHome in Francia e Lussemburgo. Rossetto non teme le sfide e considera il secondo posto sul podio assolutamente temporaneo. Ad Immobiliare.it riconosce «il grandissimo merito di avere lavorato sodo e di essersi veramente preoccupato di creare valore per i propri clienti», ma, aggiunge, «ha beneficiato di un demerito altrui: non aveva di fronte un gruppo di persone competenti e all’altezza». Come pensa Rossetto di riconquistare il primato di Casa.it? Con l’abilità propria del manager. Che ha dovuto sfoderare subito, nove mesi prima del buyot, quando è stato nominato Ceo. «Arrivato con il mandato di fare il turn around del portale – ricorda – ho trovato un’azienda che cresceva del 2% in un mercato che saliva del 45, dove la quantità di carta che fisicamente si vedeva negli uffici mi ha fatto dubitare di essere entrato in un business digitale. Quindi, ho inziato a lavorare sulla squadra dei manager, sul business, ma soprattutto sui fondamentali. Faccio un esempio: non avevamo un pricing. Il prezzo era il risultato della discussione

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tra una persona delle vendite di Casa.it e la controparte e questo prezzo aveva due variabili: quanto e con quali contenuti. Senza troppo esagerare, avevamo 13mila clienti con 13mila contenuti diversi che fa 169 milioni di combinazioni. Ora: se il prezzo è una leva di marketing e non hai un’idea di quale esso sia, come puoi misurare i risultati di una manovra? E come avere un’automobile senza nessun controllo dello sterzo. E poi eravamo l’unica azienda digitale ad avere un problema di bad debt: non incassavamo i soldi, vendevamo a gente che non pagava. C’era uno scarso focus manageriale, una modesta visione delle proprie responsabilità». Dopo l’imprescindibile cambiamento manageriale, il miglioramento dei fondamentali del business, e l’abbattimento dei costi, la crescita dei ricavi non si è fatta attendere: dal 2% al 6% nei primi otto mesi sotto la guida del nuovo ceo. Oggi Casa.it pubblica 830mila annunci, ha 7,3 milioni di utenti unici al mese, 13mila clienti operatori del real estate italiano, e chiuso il bilancio d’esercizio al 30 giugno con più di 22 milioni di euro di fatturato e con un margine operativo lordo di mezzo milione di euro. Un risultato che chiaramente sconta gli oneri di ristrutturazione e la profonda trasformazione operata da Rossetto. Anche a livello di struttura operativa. Casa.it era diventata una sorta di ministero, con 8 livelli tra il call center e il ceo, contro i 3 del concorrente: «Allora eravamo 184 persone, ora siamo in 135 – spiega Rossetto – È stato un processo non piacevole, ma indispensabile. La produttività per persona, ovvero i ricavi per dipendente del nostro concorrente, erano, stimiamo, 2,2 volte le nostre. Ora sono “solo” 1,5. Il lavoro, però, non è stato solo quello di ridure l’organizzazione, ma abbiamo dovuto cambiare mix di competenze. Un’area in cui eravamo totalmente assenti era la gestione del traffico. Oggi abbiamo le persone che lo fanno e ci permettono di attrarre e comperare del traffico sul web che è interessato agli annunci immobiliari. Sembra assurdo,

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ai nostri servizi. Stavamo andando fuori mercato. A luglio 2016 abbiamo lanciato il nuovo portale, basato su architeture di ultimo grido, che ha portato prestazioni visibilissime con l’incremento non solo e non tanto di traffico, ma di riscontri (telefonate, email, richieste di informazioni) per i nostri clienti. La quantità di lead è cresciuta a due cifre da subito, del 40% il primo mese e del 60% anno su anno». E se Carlo Giordano con Immobiliare.it, che LUCA ROSSETTO, CEO DI CASA.ITLA ha 8,5 milioni di ricerche attive, ogni mattina manda un milione di email personalizzate che nell’82% dei casi viene aperta e per il 42% porta l’accesso al sito perché, sostiene, «Tutti dormiamo con lo smartphone sul comodino e la mattina ce lo portiamo in bagno», Casa.it in compenso è già riuscita a strappare alla concorrente il primato del traffico mobile: il traffic share misurato da Google Analytics attribuisce al portale di Rossetto il 78% di ricerche dallo smartphone, contro il 64% del concorrente. «E manca il dato del traffico generato dalla app. In ogni caso evidentemente il nostro portale mobile è più performante di quello di Immobiliare.it». Che probabilmente deve parte del successo anche dell’intesa che Giordano è riuscito a stringere con il numero uno del franchising: «Immobiliare.it è stato l’unico ma non l’avevamo. Oggi abbiamo un traffico portale che ha fatto un accordo con Tecdi qualità infinitamente migliore e un team nocasa – spiega l’analista Gerardo Paterna tecnologico che lungi dall’esser completo è - All’inizio non facevano pagare, ma svilupobiettivamente un asset differenziante che pavano il portale insieme. Oggi è una vera ci consente un time partnership: TecnoIL TRAFFIC SHARE MISURATO DA to market molto vecasa compra il serviGOOGLE ANALYTICS VEDE IMMOBILIARE. loce. Ora non c’è più zio e lo rivende agli IT LEADER SUL WEB, MA CASA.IT È niente da togliere, c’è PIÙ PERFORMANTE SUL CANALE MOBILE affiliati». Ci aveva da aggiungere e da provato anche Casa. migliorare, specie nelle aree commerciali it, prima dell’avvento di Rossetto: «Erano c’è un lavoro in corso molto importante sul andati da Gianfranca Beretta (la responsafronte del brand e della nostra capacità di bile Comunicazione e marketing del gruppo vendita». in franchising, ndr) chiedendole due milioni Molto lavoro ha ovviamente riguardato la di euro» racconta il ceo di Casa.it «e incaspiattaforma tecnologica: «Avevamo un porsando un no. Dopo qualche tempo ci hanno tale molto sottoperformante rispetto alla riprovato, abbassando la cifra a un decimo: concorrenza. In cinque anni non era stata 200mila euro. Ovviamente non sono stati approntata nessuna miglioria significativa presi sul serio».

ABBIAMO UN TEAM TECNOLOGICO CHE È UN ASSET DIFFERENZIANTE: CI CONSENTE UN TIME TO MARKET MOLTO VELOCE


OSSERVATORIO IMMOBILIARE

E il mattone ti remunera pure se investi online all'estero Il fenomeno del crowdfunding ha contagiato anche il real estate: bastano 50 euro per accedere al business e ottenere rendimenti medi annui del 4% di Riccardo Venturi

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er investire nel mattone non è necessario acquistare una casa: sono sufficienti 50 euro. Merito di Housers, la piattaforma online di crowdfunding immobiliare che permette di investire un capitale minimo di 50 euro su un immobile situato in Spagna, in Portogallo e da qualche mese anche a Milano. La PropTech (da Property più Technology), lanciata proprio in Spagna nel 2015, ha già superato i 70mila utenti registrati di oltre 110 nazionalità e i 35 milioni di investimenti su oltre 140 immobili, con oltre due milioni e mezzo di euro di rendimenti e restituzioni di capitale e un rendimento annuo medio pari al 4%. L'impatto con il mercato italiano è stato molto positivo: i primi tre immobili milanesi sono stati completamente finanziati, e un quarto sta rapidamente raccogliendo gli investimenti; gli utenti italiani sono oltre seimila. «I risultati italiani danno ragione alla nostra strategia» dice Giovanni Buono, Ceo di Housers Italia. «Crediamo, come gli stessi dati Istat confermano (+1,8% di acquisti nel secondo trimestre 2017) che il mattone, da sempre

LA PROPTECH TARGATA HOUSERS È STATA LANCIATA IN SPAGNA NEL 2015 E HA SUPERATO I 70MILA UTENTI

investimento privilegiato dagli italiani, si stia riprendendo. Inoltre il consumatore italiano è sempre più digital (52% circa usa internet e social regolarmente) e Housers parla il suo stesso linguaggio sia sui social sia attraverso una piattaforma user friendly accessibile da qualsiasi dispositivo. Comunque l’entrata in un nuovo mercato si porta dietro rischi e aspettative, noi stiamo affrontando tutto con grande grinta. L’attenzione e l’interesse che stiamo riscontrando ci riempiono di soddisfaIL PRIMO PROGETTO ITALIANO, UN IMMOBILE A MILANO, È STATO FINANZIATO IN 26 GIORNI DA 516 UTENTI PER 413MILA EURO

zione», aggiunge il Ceo. Il 60% degli Housers italiani sceglie di investire in un immobile estero, con investimenti che partono dal taglio minimo di 50 euro fino ad alcune migliaia di euro. Mentre nei primi mesi di vita di Housers in Spagna la tempistica di finanziamento per gli immobili si aggirava intorno ai tre mesi, il primo progetto italiano, un immobile in via Col di Lana a Milano, è stato finanziato in 26 giorni da 516 utenti per un totale di 413mila euro; il terzo, un appartamento in via Breda nei pressi dell'Università Bicocca, ha raccolto i 150mila euro in soli 6 giorni. L’immobile, messo a reddito e rivenduto dopo la riqualifi-

cazione, permette di ottenere un doppio ritorno sul capitale investito: da una parte si ha il rendimento derivante dalle rendite dell’affitto, dall’altra quello dovuto alla rivendita dopo la rivalutazione del bene. Housers è la prima e unica piattaforma attiva ad avere ottenuto la licenza da un’istituzione ufficiale (CNMV, la Consob Spagnola), e in Italia si configura come agente di Lemonway, Istituto di pagamento autorizzato ad operare sul nostro territorio. Il crowdfunding immobiliare è un fenomeno nuovo da noi ma già consolidato negli Stati Uniti e nel Regno Unito, con più di 100 piattaforme di real estate crowdfunding (tra cui le più note sono Real Crowd, Property Partners e The House Crowd), che secondo una ricerca di Forbes dello scorso giugno raggiungerà nel 2025 un volume di investimenti di 300 miliardi. «Siamo orgogliosi di aver portato il nostro modello di business in un mercato in forte ripresa come quello italiano. La nostra ambizione è di democratizzare il mercato immobiliare valorizzando al meglio i risparmi dei nostri utenti che spesso hanno entrate esigue per investire in immobili. Il nostro è un servizio che unisce semplicità, partecipazione e trasparenza, tre elementi chiave della nuova economia che guarda con fiducia al futuro e che ambisce a essere più responsabile rispetto al passato» conclude.

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BEST PRACTICES, CHI L'HA DETTO CHE IL SUD NON È INNOVATIVO? STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

Su questo numero ci siamo concentrati sul sud Italia, troppo facilmente additato come "ritardatario" cronico nella feroce corsa alla ripresa post-crisi. Ma parliamo anche di trasporti, e della necessità di concentrare gli sforzi su mezzi di locomozione a basso impatto ambientale. E, ancora, un occhio di riguardo alle nuove tecnologie e al ruolo dell'uomo, che qualcuno teme possa essere messo a repentaglio. Infine, uno sguardo a dei giovani napoletani che hanno dichiarato guerra ai pacchetti "all inclusive"

Confindustria Salerno per l'11° anno organizza il premio dedicato alle eccellenze aziendali, in un territorio dove i numeri dell'imprenditoria giovanile risultano inaspettamente superiori alla media nazionale di Marco Scotti

S

i è parlato anche troppo di un Sud che di Salerno non fa eccezione rispetto al dato arranca e che ha agganciato la ripresa regionale, con una peculiarità in più: una con due anni di ritardo. È vero, secondo uno forte vocazione all’innovazione che ha la studio di Mediobanca e Unioncamere presua massima espressione nel Premio Best sentato nelle scorse settimane, meno del Practices, giunto alla sua undicesima edi10% delle medie imprese italiane - quelle zione, che proclamerà i vincitori il 12 e il 13 che hanno retto meglio l'urto devastante dicembre prossimi. della crisi economica - si concentrano nel «Dal 2006 ad oggi, il Premio Best PractiSud Italia. Un problema che ha di fatto reso ces – racconta Andrea Prete, presidente di ancora più evidente la cesura tra nord e sud. Confindustria Salerno – ha visto la parteciMa motivi per essere pazione di oltre 1000 ottimisti ce ne sono: DAL 2006 A OGGI HANNO PARTECIPATO progetti tra aziende le imprese giovani- AL PREMIO BEST PRACTICES DI SALERNO e startup provenienOLTRE 1000 PROGETTI TRA AZIENDE E li, infatti, corrono, e ti da tutta Italia. Nel STARTUP PROVENIENTI DA TUTTA ITALIA anche parecchio. Le corso degli anni è diaziende in cui gli under 35 sono al timone ventato un punto di riferimento nel sistema rappresentano una quota superiore rispetconfindustriale campano e italiano: molti to al resto d'Italia. Se nell'intero territorio, dei progetti presentati nelle precedenti infatti, queste sono all'incirca il 10% del edizioni, infatti, rappresentano casi di suctotale, in Calabria sono il 15,6%, in Campacesso nazionali ed internazionali. Grazie al nia il 14,3%. Quest'ultima, in particolare, fa supporto di partner importanti e qualificati, registrare il maggior tasso di crescita delle le aziende e le start up hanno la possibilità aziende under 35 tra le regioni dell'Obietdi presentare i loro progetti ed incontrativo Convergenza con un +11% a fine 2013 re investitori e grandi aziende. È questa la rispetto al'anno precedente. La provincia migliore dimostrazione di quanto al Premio

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STORY-LEARNING

non ci si limiti solo a parlare di innovazione o a mostrarla ma, negli anni, si è stati capaci di costruire un sistema che, attraverso partnership, collaborazioni e una rete di relazioni, ha costituito una piattaforma di lancio per tante start up provenienti da tutta Italia». Il premio, insomma, è diventato una sorta di “generatore di opportunità” per i partecipanti e, a maggior ragione, per i premiati. «L’ultima edizione – spiega Edoardo Gisolfi, Presidente del Gruppo Servizi Innovativi e tecnologici di Confindustria Salerno - conclusasi con l’evento dell’1 e 2 dicembre 2016 organizzato alla Stazione Marittima di Salerno, ha fatto registrare risultati significativi, anche in termini di “visibilità”. Tra questi, ci tengo a segnalare: circa 100 partecipanti tra aziende e startup, 2000 presenze registrate nei 2 giorni della manifestazione finale, 1.500.000 di contatti digitali. Numeri positivi che rendono il Premio Bp una delle manifestazioni italiane rivolte a progetti innovativi più seguite ed apprezzate, capace di creare opportunità di business e sviluppo per le imprese secondo il paradigma dell’open innovation». Innovazione è, appunto, la parola d’ordine ma anche un termine estremamente abusato. Si fa rientrare nella categoria non soltanto chi realmente propone qualcosa di nuovo

2.000 SCORSA PRESENZE EDIZIONE 1,5 MILIONI

I CONTATTI DIGITALI

101 6H SPECIALI TV PROGETTI PRESENTATI

DEDICATI ALL'INIZIATIVA 106

"FARE IMPRESA" DEVE DIVENTARE UN'AMBIZIONE DA COLTIVARE FIN DA GIOVANI nei più diversi settori, ma anche chi si limita una consulenza specialistica in materia di a dare “una mano di bianco” a progetti già Finanza di Impresa e servizi di pagamento esistenti. È importante, da questo punto di elettronici per un valore di 1.000 euro. Ci vista, l’educazione all’innovazione: uno desarà TIM, che propone un’attività di “adogli strumenti più in voga è quello dell’hackazione” industriale per una PMI e una starthon, una sorta di maratona digitale in cui i tup. E poi ancora, in ordine sparso, Talent progetti più interessanti vengono messi in Garden Padova, che metterà a disposizione una “centrifuga” cercando soluzioni inedil’utilizzo gratuito per un mese di una postate alle sfide lanciate dalle aziende coinvolzione di lavoro personale; Digital Magics, te. Anche questa edizione del Premio best che predisporrà per la startup più meritePractices conterrà un suo hackathon, in vole un programma della durata di quattro cui studenti universitari guidati da docenti settimane del valore di 10.000 euro che dell’Università di Salerno e dai coach di Selcomprende mentorship, advisory e sviluplaLab dovranno misurarsi con le richieste po del modello di business. delle aziende presenL’idea di fondo del ti. «Da tempo – con- TRA I PARTNER DELL'INIZIATIVA, BANCA Premio best Practiclude Prete – Con- SELLA, TIM, TALENT GARDEN E DIGITAL ces è quella di contriMAGICS. OGNI AZIENDA È PRONTA A findustria Salerno buire alla realizzazioSUPPORTARE PMI E STARTUP investe nel rapporto ne di un “ecosistema con le scuole e l’Università nella convinziodell’innovazione” in cui convivano atenei e ne che “fare impresa” sia un’ambizione da centri di ricerca, fondi di private equity e coltivare fin da giovani. Del resto l’imprenbanche, angel e venture capitalist, incubatoditorialità, la voglia di mettersi in gioco, di ri e piattaforme di equity crowdfunding. La innovare e di rischiare sono attitudini difselezione si è chiusa lo scorso 21 novembre, fuse tra tutti i partecipanti che, negli anni, mentre per avere i nomi delle aziende vincihanno fatto del Premio Best Practices per trici, divise tra aziende e startup, bisognerà l’Innovazione un esempio concreto di quanattendere il prossimo 13 dicembre. to una manifestazione, nata nelle stanze di un’Associazione di provincia, possa contriPER CONOSCERE I VINCITORI DI buire alla diffusione della cultura d’impresa QUESTA EDIZIONE DEL PREMIO BEST e contaminare il Paese». PRACTICES UTILIZZATE IL QR CODE DOPO IL 13 DICEMBRE 2017. Molti e prestigiosi i partner dell’iniziativa: www.economymag.it Banca Sella, che offrirà a una delle aziende


SOFTWARE STORY-LEARNING

Intelligenza artificiale, il Vangelo secondo SAS L’azienda americana da oltre 40 anni fornisce “The power to know”a mezzo mondo. Ma il suo fondatore, sul rapporto uomo-macchina, va controcorrente di Marco Scotti

«N

Il fondatore di sas, Jim Goodnight. Ha creato la sua azienda nel 1966 all’Università del North Carolina

cui si sta giocando la rivoluzione tecnologica e industriale che è appena iniziata. «SAS – spiega Goodnight – sta puntando forte sull’IoT (Internet of Things, ndr) e sulla manutenzione predittiva. Nel mare del Nord abbiamo avviato progetti di controllo dei macchinari che, se guasti, costerebbero alle aziende milioni di dollari al giorno. Ma attraverso la nostra raccolta dati possiamo sapere quale parte del sistema necessita di revisione o sostituzione. E magari si tratta di un pezzo piccolo il cui costo è di poche decine di dollari». SAS oggi esporta in tutto il mondo i propri prodotti: è utilizzato da oltre 80.000 tra aziende, enti e università. Proprio l’esportazione è un tema che interessa molto a Goodnight: «Trump non ha fatto molto, ma sicuramente il fatto che il dollaro stia prendendo vigore ci aiuta molto per gli interscambi commerciali». Ma se i dati possono essere utilizzati per predire il futuro, la grande crisi economica del 2008 poteva essere evitata? «Qualcuno che l’ha predetta c’è stato – conclude Goodnight – e i segnali c’erano tutti: certo che si poteva immaginare che cosa stesse succedendo, peccato che nessuno abbia messo insieme in maniera corretta i dati in nostro possesso».

on sapete quello che vi aspetsempre nelle mani del proprio fondatore: una ta» recitava il promo di una decisione vincente, visto che Goodnight ha famosa serie tv ambientata oggi un patrimonio stimato di poco inferiore a Napoli. Prendendo a prestito questa afferai 10 miliardi di dollari, mentre la sua azienmazione, potremmo dire che anche nell’Induda ha fatturato oltre 3 miliardi nel 2016, forstria 4.0 non abbiamo nendo i propri servizi ancora visto nulla. No- SAS È UN COLOSSO DA PIÙ DI 3 MILIARDI a 94 delle prime 100 DI FATTURATO, MA HA DECISO DI NON nostante si continui aziende presenti nella QUOTARSI IN BORSA, UNA SCELTA a parlare della proFortune Global 500 OPPOSTA A QUELLA DEI COMPETITOR gressiva scomparsa del 2016. Oltre 14mila dell’uomo per far posto alle macchine, c’è chi dipendenti, nel 2016 ha destinato il 26% del è fermamente convinto che siamo solo all’inifatturato alla ricerca e sviluppo. Un colosso zio di una rivoluzione epocale: Jim Goodnight, cresciuto attorno un termine semplice eppufondatore di SAS, fa parte di questo nutrito re sempre più cruciale: i dati. La raccolta di gruppo. «L’intelligenza artificiale – raccontava informazioni è diventato lo snodo intorno a a Economy durante il recente Analytcs Experience di Amsterdam – è ciò su cui ho speso SULLY E IL “FATTORE UMANO” la mia vita, e mi sento di dire che ha ancora imprudente. A stabilirlo, Molti conosceranno un periodo molto lungo di tempo davanti a sé non degli ingegneri, la storia del Capitano prima di poter sostituire l’uomo». E Mr. Goma un software che Sullenberger (per tutti odnight può sicuramente dire la sua: ha fonimmaginava come la Sully), capace di far dato SAS (Statistical Analysis System) come mossa più sicura fosse ammarare l’aereo in progetto universitario alla North Carolina Staquello di cercare di avaria della Us Airways raggiungere la vicina – con a bordo 155 te University per studiare il settore agricolo Newark. Il problema è persone sul fiume già nel 1966. Il software piacque, e nel 1976 Hudson senza provocare che il modello predittivo venne fondata l’azienda, che iniziò a offrire i era sbagliato, perché non morti o feriti. Quello che propri servizi ad aziende farmaceutiche, asè meno conosciuto è che teneva conto di una serie sicurazioni e banche. Un modello che ha funil pilota venne posto sotto di fattori – come lo shock per lo spegnimento dei indagine dall’aviazione zionato talmente bene da diventare presto due motori – che sono civile americana che una pietra angolare del settore. L’azienda ha tipicamente “umani”. SAS reputa la sua manovra deciso di non quotarsi in borsa e di restare

ha invitato il capitano Sully a raccontare la sua storia durante una convention aziendale per dimostrare come l’uomo rimanga, e lo rimarrà ancora a lungo, il vero valore aggiunto. E le macchine, per quanto sofisticate, non potranno mai sviluppare quei “pattern” che sono la cifra stilistica del pensiero.

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STORY-LEARNING LOGISTICA

Gls, il colosso dei trasporti con l’anima ecologista L’azienda del gruppo Royal Mail, che ogni anno gestisce oltre mezzo miliardo di pacchi in 41 paesi del mondo, intende puntare sempre più su veicoli zero emissioni: «Ma i big dell’auto collaborano poco» di Marco Scotti

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A DESTRA IL MANAGING DIRECTOR DI GLS EUROPE SOUTH, KLAUS SCHÄDLE

Il trasporto, soprattutto in questo periodo di inque anni fa ci eravamo posti “fuoco” inaugurato dal Black Friday e dal Cyl’obiettivo di avere il 10% delber Monday e che si concluderà soltanto dopo la flotta composta da veicoli Natale, chiede a gran voce soluzioni che ridu“green”: il nostro impegno continua, ma è difcano l’impatto ambientale. GLS, per esempio, ficile trovare i mezzi adatti. Abbiamo una parha assunto circa 1.000 unità in più per far tnership che ci soddisfa con Nissan. Sappiamo fronte a delle richieste che arriveranno a esche diversi costruttori stanno lavorando sulle sere superiori del 50% rispetto a un periodo tecnologie a basso impatto, ma il tempo ne“normale”. L’azienda, che fa parte del gruppo cessario per raggiungerle pienamente non Royal Mail, ha una fortissima presenza nel sarà breve. Soprattutto, a mio giudizio, non ci nostro paese, con circa 5.300 veicoli, 147 sedi stanno scommettendo a sufficienza. E questo e 13 centri di smistamento e oltre 120.000 è un limite». A parlare così è Klaus Schädle, clienti serviti. «Non per niente l’Italia è il mermanaging director di GLS Europe South. Per cato che è cresciuto di anni, il trasporto su «OGGI PER LA LOGISTICA IL 50% DEGLI più – racconta ancora gomma è stato riteORDINI ARRIVA DALLE VENDITE ON-LINE Schädle – e continuerà nuto il principale reE IL MERCATO È DESTINATO A CRESCERE. a farlo anche nell’imsponsabile dell’inquiINDISPENSABILE UNA SOLUZIONI GREEN» mediato futuro». Nunamento atmosferico meri non può darne, essendo GLS quotata in e delle emissioni di anidride carbonica. Il che borsa, ma la crescita dell’e-commerce del 17% è sicuramente vero, ma manca – e questa ditra il 2016 e il 2017 può far capire quanto poschiarazione ne è la riprova – una volontà forte sa essersi incrementato il volume d’affari per da parte dei grandi brand dell’automotive di l’azienda di logistica, soprattutto se si consiinvestire sulle energie rinnovabili. D’altronde, dera che quasi il 50% degli ordini complesse a lamentarsi in questo modo è un manager sivi proviene proprio dalle vendite online. «Il che fa parte di un gruppo da 2,5 miliardi di fat2017 – aggiunge ancora il managing director turato che ogni anno gestisce oltre mezzo mi– è il primo anno in cui la vendita dei prodotti liardo di pacchi in 41 paesi del mondo, forse è “fisici” è cresciuta più rapidamente di quella giunto il momento di farsi qualche domanda. dei servizi, interrompendo un trend che duSolo a Milano, GLS utilizza 40-45 veicoli interava da anni». Ovviamente, il convitato di pieramente elettrici, e un numero analogo viene tra con cui si deve sempre fare i conti quando impiegato sulla piazza di Roma.

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si parla di e-commerce è Amazon, pronto a rivoluzionare anche il mercato della logistica. Come? Consegnando i pacchi anche quando non c’è nessuno in casa attraverso un apposito dispositivo che “sblocca” le serrature. Già oggi, chi vive in ville e villette può fornire il codice del proprio cancello via app al corriere che provvederà a consegnare il pacco anche se in casa non c’è nessuno. Un domani, anche chi vive in appartamento potrà farlo. «Amazon – ammette Schädle – può permettersi di investire su qualsiasi idea, la sua dimensione glielo consente». Infine, uno sguardo al futuro. Il managing director di GLS è convinto che il biglietto da visita dell’azienda debba essere sempre il guidatore, il primo contatto con il cliente. L’automazione può aiutare, ma non sostituire l’uomo. Un progetto per il futuro, per esempio, è quello di inserire dei transponder sotto i veicoli: «Sarebbe molto pratico se i van potessero spostarsi autonomamente – conclude – immaginiamo una via in cui si devono fare più consegne: intanto che il guidatore si reca al primo indirizzo, il veicolo può già spostarsi verso quello successivo, in modo da tagliare i tempi morti».


MULTIUTILITY STORY-LEARNING

I ragazzi di Optima lavorano nella loro sede napoletana di Corso Umberto I. L’azienda ha appena compiuto vent’anni

Optima, la garage company nata a Napoli ora fa rotta su Milano Obiettivo: quotarsi in Borsa e lanciare l’assalto ai mercati esteri. Come? Attraverso un servizio di telefonia libera dai vincoli dei pacchetti all inclusive. Per il 2017 si prevede un fatturato in crescita del 25% di Francesco Avati

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apoli, corso Umberto I, pieno cenad un bar dove il pianale di un tavolino svela tro, tre passi dalla stazione, quattro il videogioco di Pac-man. Sembra quasi di esdall’Università. Le auto in strada si sere in un ufficio della Silicon Valley e invece incastrano tra loro come pezzi del tetris, i è la sede di Optima Italia, azienda fondata nel clacson “urlano”, i marciapiedi non ce la fan1997 da due cugini, Alessio Matrone e Danilo no a contenere frotte di turisti e di studenti. Caruso. Allora era una società di servizi di teIl numero civico 174 corrisponde al portolecomunicazioni per aziende, oggi è la prima ne di ingresso di un multiutility in Europa IL FATTURATO 2017 SARÀ INTORNO AI 250 bel palazzo del ‘700 a offrire con un unico partenopeo, elegan- MILIONI DI EURO. I DIPENDENTI HANNO canone la fornitura di UN’ETÀ MEDIA DI TRENT’ANNI E SONO te, sobrio. L’androne energia elettrica, gas, AUMENTATI DI 30 UNITÀ IN UN ANNO non è spazioso, anzi fisso, mobile e intersi potrebbe dire addirittura angusto. Come net veloce. Il via libera ad operare come Mvno l’ascensore che quasi arranca nello scalare l’e(Mobile virtual network operator) è arrivato dificio. Le sue porte si schiudono e l’orizzondal Ministero lo scorso 1° settembre. E ora nel te si allarga su un mondo che non ti aspetti, quartier generale di Corso Umberto I già ci si diverso, quasi antitetico rispetto a ciò che c’è prepara al lancio del servizio di telefonia mofuori. Arredamento moderno, parquet, pareti bile in modalità “sciolta”, ossia non ancorata bianche e disegni al muro in stile pop art, diall’acquisto di un pacchetto “all inclusive”. In vanetti bassi, musica ad alto volume, giovani cantiere però ci sono cose più grosse, lo sbarin abbigliamento casual che chiacchierano co nel settore assicurativo ma soprattutto la

conquista di altri mercati – si sondano Olanda, Spagna e Brasile – e la quotazione in Borsa. E pensare che tutto è iniziato in uno scantinato vicino il lungomare con una Srl, un investimento di 20 milioni di vecchie lire e cinque persone “messe a faticare”, come si dice a Napoli. Una storia che Francesco Caliendo, head of business di Optima, conosce bene perché in larga parte l’ha vissuta avendo, dodici anni fa, lasciato il settore marketing della Roma Calcio per sposare il progetto degli amici Alessio e Danilo. «Un progetto che non è mai stato quello di una azienda piccola – dice – almeno nella mente dei suoi proprietari. Loro fin da subito hanno avuto ben chiaro dove Optima sarebbe arrivata». Quei piccoli “Zuckerberg” partenopei sono oggi a capo di una multiutilty in grande espansione. Basti pensare che per il 2017 prevedono un fatturato di 250,4 milioni di euro con un incremento del 24% rispetto al 2016 e del 66% rispetto al 2015. O che i loro dipendenti, quasi tutti giovani (età media trent’anni), passeranno dai 333 del 2016 e ai 362 di dicembre 2017 con un aumento del 9% (+18% sul 2015). Dov’è il segreto? «Credo che stia nel fatto che non vendiamo semplicemente energia elettrica, gas, telefonia ma sicurezza, tranquillità e tempo libero – risponde Caliendo – Optima per le famiglie italiane è un semplificatore. Un po’ come quando in vacanza, per non avere pensieri, scegli il villaggio all inclusive e non l’albergo». In tale ottica il servizio di telefonia mobile arriva come elemento in più di fidelizzazione. «Per questo abbiamo deciso di regalarlo a tutti gli utenti del pacchetto Vita Mia con 400 minuti di conversazione e 3 giga al mese» dice il manager. Una scelta che rimarca la filosofia dell’azienda la cui offerta si adatta ai reali consumi del cliente. L’obiettivo è fissato: raddoppio del customer base da 240mila a 500mila clienti in tre anni e l’approdo in Piazza affari previsto nel 2020.

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STARTUP “SOCIALI”, POCHE VOCAZIONI, CRESCONO SÌ, MA SENZA ESAGERARE STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Startup per il sociale, che abbandonano la vocazione esclusivamente tecnologica e finalizzata al profitto per cercare di realizzare progetti “utili” ai più deboli. È questo il futuro che ci piace raccontare dalle pagine di Economy. Perché il business non passa soltanto per il patrimonio che si può accumulare. O, almeno, questo è quello che ci piace pensare e di cui vogliamo occuparci. Con un occhio sempre attento alle nuove tecnologie e alle modificazioni della società

Su 8mila aziende innovative censite, solo 154 hanno una connotazione sociale. Nel 2018 gli incentivi potrebbero dare la spinta. Ma tutto sta alle motivazioni, come nel caso (positivo) di Kukua di Lucrezia Bisignani di Marco Scotti

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e startup sociali, ovvero quelle aziende seguire finalità d’interesse generale e l’entità innovative che, secondo il Mise, considell’impatto sociale prodotto. Va sottolineato, derano «di particolare rilevanza l’inteinoltre, che delle 154 SIAVS censite, solo 12 resse generale», sono ancora le “cenerentole” sono cooperative, mentre le altre sono normali del comparto. Su circa 8mila startup censite dal srl che per tre anni non potranno corrispondeMinistero dello Sviluppo Economico lo scorso re utili ai soci. Ma d’altronde la peculiarità di 6 novembre, solo 154 – cioè l’1,9% - sono a queste startup è quella di non puntare su una vocazione sociale. Il dato, però, può anche escrescita ad ogni costo, come avviene per le altre sere letto in maniera diversa: rispetto al 2016, imprese innovative, ma di essere l’ideale sbocquesta tipologia di co per investitori più imprese innovative è LE SIAVS RAPPRESENTANO SOLO L’1,9% “pazienti”, che abbiaDELLE STARTUP ITALIANE CENSITE NEL cresciuta del 50%. E no una visione di più 2017. MA SONO IN CRESCITA DEL 50% questo aumento nulungo periodo e siano RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE merico è anche merito disposti ad aspettare delle azioni del governo e delle istituzioni. Per prima di vedere dei profitti. Servono, insomil 2018, il Mise, attraverso la circolare 3677/C, ma, imprenditori profetici che capiscano come ha messo a punto una serie di agevolazioni per l’innovazione non passi esclusivamente dalla le SIAVS (Startup Innovative A Vocazione Sotecnologia ma, anzi, sia a buon diritto contenuciale) che ricalcano quelle già in essere per le ta anche nella vocazione sociale. Tra gli esempi startup innovative, ma che offrono un ulteriore più interessanti di startup con una forte inclivantaggio agli investitori: maggiori detrazioni nazione al bene comune c’è Pedius. Si tratta di Irpef pari al 25% e deduzioni dall’imponibile un’app che si rivolge alle persone con deficit Ires al 27%. Per essere considerati nel novero uditivo. Quintus Pedius, che viveva al tempo di delle SIAVS è necessario autocertificare di perGiulio Cesare, è la prima persona sorda di cui si

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STARTUP-TELLING

Kukua è una startup che vuole combattere l’analfabetismo nei paesi africani

abbia traccia negli archivi storici. L’applicazione consente ai non udenti di dialogare per telefono, trasformando la voce in stringhe di testo. L’idea è venuta a un ingegnere informatico, Lorenzo Di Ciaccio che – dopo aver visto un servizio televisivo che raccontava l’odissea di un automobilista sordo per chiamare i soccorsi dopo un incidente – ha deciso di provare a risolvere la questione. Nell’ottobre 2014, a distanza di due anni dalla nascita di Pedius, Di Ciaccio è riuscito a stringere un accordo con Telecom per integrare l’app nei call center dell’azienda di tlc. traverso una cartuccia d’inchiostro (anch’essa Oggi è disponibile in sei lingue. L’offerta prevepresente nel pacchetto). Bibak, inoltre, svolge de 20 minuti gratuiti al mese, mentre l’abbonaaltre due missioni importanti: insegnare alla mento illimitato annuale costa 30 euro.Un’altra comunità a sviluppare i sensori in modo da direaltà è People4Funds, che puntano forte sul ventare autosufficiente e riciclare CANNY per crowdfunding, ritenendolo uno «strumento di sviluppare il settore agricolo, anche attraverso innesco di processi positivi, oltre la realizzazioforme di microcredito. ne immediata del progetto. Innesca processi Infine, grande attenzione sta raccogliendo come la creazione di posti di lavoro, aumento Kukua, startup nata dal desiderio di Lucrezia del senso civico, senso di partecipazione, agBisignani – la giovane figlia del noto Luigi – di gregazione, cultura, informazione, socializzaprovare ad arginare la piaga dell’analfabetizione». Il crowdfunding, infatti, è una forma smo, un fenomeno che oggi, secondo l’UNESCO, di partecipazione “democratica” che consente costa all’economia mondiale circa 1,3 trilioni di di sostenere progetti dollari. «Kukua – racdal basso, attraverso il L’ANALFABETISMO COLPISCE 250 MILIONI conta la fondatrice – finanziamento colletsignifica “crescere” in DI BAMBINI, DI CUI IL 66% NELL’AFRICA SUBSAHARIANA. SECONDO L’UNESCO tivo. Swahili. In Africa c’è il Ampliando il campo QUESTO FENOMENO COSTA 1,3 TRILIARDI più alto tasso di analdi osservazione anfabetismo e il 66% dei che agli interventi all’estero, troviamo Bibak, 250 milioni di bambini analfabeti vive nell’Afriun’azienda nata nel 2006 dall’idea di una ricerca subsahariana. I giganti del tech stanno tutti catrice italiana che ha ideato un metodo “low scommettendo sul continente africano. I loro cost” per scovare le mine antiuomo. Si tratta mercati principali sono ormai saturi e dunque, di un fenomeno che ancora oggi condiziona la opportunisticamente o meno, connettere l’Afrivita di 1,5 miliardi di persone in oltre 70 paesi ca vuol dire un miliardo di nuovi consumatori del mondo. Secondo recenti stime, ci sarebbeche usufruiscono dei loro prodotti online, tutti ro ancora 110 milioni di mine antiuomo, che rigorosamente via mobile». Kukua, dunque, producono una devastante scia di mutilazioni e utilizza l’entertainment per fare comunità nelle morte. Bibak ha messo a punto un kit – CANNY zone più povere del continente africano e per– che, attraverso un metal detector, un radar e mettere ai bambini e ai giovani di uscire dall’aun sensore di vapori esplosivi consente di sconalfabetismo. Per questo motivo è stata nomivare gli ordigni e di marcarne la posizione atnata tra le 5 realtà in grado di rivoluzionare il

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settore dell’entertainment in Africa. Con questo intento è nata Sema Land, la app che consente ai più piccoli di imparare, attraverso tre capisaldi: il divertimento, che renda l’apprendimento più coinvolgente; una metodologia di alfabetizzazione realizzata da esperti mondiali; contenuti afferenti alla cultura locale, per renderli più coinvolgenti e attraenti per i bambini. «Sapevamo – continua la Bisignani - che volevamo provare a risolvere l’analfabetismo. Abbiamo passato 6 mesi a fare ricerca sul campo in 3 paesi Africani diversi (Sud Africa, Gambia e Kenya). Abbiamo vissuto in aree rurali con famiglie che vivevano con meno di un dollaro al giorno. Dopodiché abbiamo messo insieme un team internazionale di esperti mondiali di alfabetizzazione, edutainment e tecnologia e di persone locali che ci aiutassero ad entrare nelle comunità. Oggi, dopo mesi di lavoro, abbiamo messo a punto un’app che consente a un un bambino che vive in un area rurale, che non ha mai utilizzato uno smartphone, di poterla utilizzare senza l’aiuto di un adulto». E il futuro è ancora tutto da scrivere: «Stiamo lavorando – conclude la fondatrice di Kukua – ad un ambizioso progetto di voice recognition e machine learning: un software che riesce a riconoscere se un bambino sta leggendo i suoni, le sillabe, le parole e le frasi correttamente. Così il bambino può praticare la lettura molto più frequentemente e ricevere feedback immediato, come se l’insegnante sedesse al suo fianco».


ADV STARTUP-TELLING

Catturare l’attenzione il segreto di ogni business In una società sottoposta a migliaia di stimoli al minuto, il vero valore aggiunto è l’attenzione del pubblico. Guadagnarla vuol dire vantaggio competitivo. Il caso Beintoo di Marco Scotti

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iamo connessi, sempre. E siamo sottoposti a migliaia di stimoli, informazioni, immagini che si “mescolano” nella nostra testa creando un mix indistinto in cui non riusciamo a distinguere chi fosse l’emittente del singolo messaggio. Secondo le stime di Activate, i consumatori trascorrono almeno 12 ore al giorno connessi, compresi quei momenti in cui si dedicano a più di un’attività. Di fronte alla molteplicità di connessioni, le aziende “sgomitano” per riuscire a conquistarsi un posto al sole. Prima ancora del nostro portafoglio, devono guadagnarsi la nostra attenzione. Impresa non semplice in un mondo che ha soppiantato i “15 minuti di celebrità” di Andy Warhol con i 15 secondi (e anche meno). I big della Silicon Valley hanno già iniziato ad attrezzarsi per diventare i responsabili del cosiddetto “wow effect”, ovvero lo stupore ingenerato nel pubblico attraverso soluzioni innovative e capaci di lasciare a bocca aperta, raggiungibile attraverso particolari soluzioni come la realtà aumentata. Tra le aziende che stanno cercando di capire come conquistare l’attenzione del pubblico c’è anche Beintoo, una scaleup italiana che ha chiuso il 2016 con il fatturato in crescita del 25% (a quota 6,5 milioni) e che occupava la prima posizione – tra le aziende

Andrea Campana, CEO di Beintoo. L’azienda da lui guidata è la prima italiana nella Deloitte Technology Fast 500 EMEA

sempre con noi sarà possibile accedere in forma rigorosamente anonima a una notevole quantità di informazioni sugli utenti. Non solo saremo in grado di identificare sempre meglio i loro interessi offline, ma potremo sempre più facilmente analizzare le loro abitudini di consumo. Si aprirà così una nuova era nel rapporto tra fruizione di media e tecnologia da parte del consumatore e opportunità per le aziende di allacciare con loro un legame più sentito ed efficace». L’innovazione sta nell’abbandono definitivo italiane – nella Deloitte Technology Fast dei semplici criteri socio-demografici che 500 EMEA, l’annuale classifica stilata dalla bombardavano le persone di messaggi poco società di consulenza che monitora le imrilevanti. Un esempio tipico è quello di imprese innovative a più alto tasso di crescimaginare un uomo prossimo ai 70 anni di ta. L’obiettivo di BeInToo per il 2017 è di nazionalità inglese e con un reddito superioaumentare gli introiti di un ulteriore 40%. re al milione di sterline all’anno. Il risultato Oggi ha sedi a Milano, Roma, Londra, New è che nello stesso gruppo finiscono Ozzy York e Shanghai. Osbourne e il Principe Carlo, non esattaQual è la ricetta per una crescita così sensamente soggetti comparabili. I dati geocomzionale? La piattaforma dell’azienda raccoportamentali, invece, sono quelli più precisi glie in forma anonima i dati di localizzazioe affidabili. «Per una delle ultime campagne ne provenienti da 7 milioni di smartphone, di mobile advertising realizzate per Honda – per analizzare gli inha dichiarato ancora I CONSUMATORI TRASCORRONO OGNI teressi degli utenti Campana - abbiamo GIORNO 12 ORE CONNESSI. IL TEMPO sulla base dei luoghi raggiunto esclusivaSPESO SU MOBILE RAPPRESENTA che frequentano (dal mente tutte quelle IL 73% DEL CONSUMO DI INTERNET cinema alla palestra, persone che avevano dal ristorante al negozio). Solo in questo frequentato nell’ultimo mese concessionamodo potrà distribuire campagne pubblirie auto, scegliendo in particolare gli utenti citarie profilate in maniera estremamente interessati al brand e alle case auto alternaattenta sui dispositivi mobili dei clienti potive più rilevanti. Questo ci ha permesso di tenziali, in modo da misurarne gli effetti in evitare quelle inutili dispersioni di budget termini di azioni nel mondo reale, come le che normalmente si generano quando si utivisite generate nei punti vendita. lizzano solo target socio-demografici, che «Nel 2018 – spiega il CEO di Beintoo Andrea non necessariamente individuano un pubCampana - il tempo speso su mobile rappreblico propenso ad un certo tipo di acquisto. senterà il 73% dell’intero consumo di interDall’altra parte, abbiamo evitato di infastinet e questo dato è destinato ad aumentare dire con un messaggio poco pertinente una ulteriormente negli anni a venire. Con un fascia di persone non interessate al prodotnumero crescente di dispositivi connessi to in quel momento».

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STARTUP-TELLING DIGITALE

Trasformazione digitale, il futuro è delle soluzioni “chiavi in mano”

Fiorenzo Codognotto, presidente di Ennova. Il gruppo guarda con ottimismo al 2018, quando il fatturato potrebbe superare i 50 milioni di euro

rendere imprese già meritevoli ancora più competitive e – soprattutto – più appetibili per gli investitori. «Il gruppo Ennova - ha commentato Fiorenzo Codognotto fondatore e Presidente di Ennova - ha registrato una Il gruppo, nato a Torino nel 2010, significativa crescita dalla sua fondazione, 7 offre diagnostica predittiva per anni fa. Oggi occupa, nelle 5 sedi sul territutti i device di aziende e famiglie. torio nazionale, oltre 800 specialisti, di cui Con un fatturato in crescita è 40 dedicati alla Ricerca e Sviluppo. Nell’ampronto a entrare nel programma bito dei nostri obiettivi di crescita e di sviELITE della Borsa di Milano luppo internazionale abbiamo aderito con di Marco Scotti entusiasmo al progetto “Elite” della Borsa di Milano, una tappa fondamentale del nostro mmaginate di dover fare una telefonaL’idea è semplice eppure di successo: popercorso e una esperienza importantissima ta, importantissima. A un cliente o a un sizionarsi sul mercato come interlocutore sia dal punto di vista formativo che di confornitore, ma anche alla moglie o a un unico capace d erogare tutti i servizi necesfronto con altre imprese». genitore. È da qualche tempo che il vostro sari alla realizzazione e alla gestione di un Tra i suoi clienti, Ennova può contare big smartphone dà qualche piccolo segnale ecosistema digitale. Un progetto nato nel come Vodafone, Tim, Enel, Lottomatica e di “squilibrio”: si spegne senza preavviso, 2010, all’interno dell’Incubatore del Poliha avviato un nuovo progetto, “Digital One non naviga correttamente in rete. Ma voi tecnico I3P, con due Solution”, un ulterioTRA I SUOI CLIENTI PUÒ CONTARE BIG non avete dato peso a questi segnali. E ora, dipendenti. Oggi, i re passo in avanti per COME VODAFONE, TIM, ENEL E che ne avreste più bisogno, decide di pianlavoratori di Ennova la digital transformaLOTTOMATICA. E SI APPRESTA A ENTRARE tarvi definitivamente in asso. Un disastro. sono circa 800, con NEL PROGRAMMA ELITE DI BORSA ITALIANA tion delle aziende. Si Eppure, qualcosa si sarebbe potuto fare. Vi un fatturato di oltre tratta di un tema non sareste potuti rivolgere a un’azienda come 40 milioni di euro e una previsione, per il più procrastinabile per le imprese italiane Ennova che, grazie a una piattaforma tecno2018, di più di 50. Gli ottimi risultati numeche stanno cercando di uscire definitivalogica proprietaria, è in grado di intervenirici hanno consentito alla startup torinese mente dalla crisi sistemica e che non possore in modo preventivo sulla rete e su tutti i di entrare nel programma ELITE, l’iniziatino prescindere da una spinta forte sul tema dispositivi del cliente ad essa collegati, con va che si propone di accelerare la crescita delle nuove tecnologie, dell’automazione e interventi di diagnostica, di azioni da remodelle società attraverso un percorso di svidell’integrazione tra i diversi device. L’offerto e con interventi on-site. luppo organizzativo e manageriale, volto a ta, infatti, sarà sviluppata in collaborazione con Alpitel, mettendo a fattor comune le competenze distintive delle due aziende. In particolare, Alpitel sviluppa e realizza le reti e gli impianti di telecomunicazione i dipendenti di Ennova al momento della creazione utilizzando tecnologie avanzate e di ultima gli addetti che ora sono impiegati presso la società generazione. Ennova, invece, si occupa della realizzazione della piattaforma di servizi e i lavoratori impiegati nel settore ricerca e sviluppo tecnologia per la gestione del ciclo di vita milioni, il fatturato previsto per il 2018 dei device digitali. In questo modo le aziende potranno indirizzarsi verso un unico parl’anno di ingresso nel programma IP3 tner in grado di gestire l’intero processo e del Politecnico di Torino tutte le esigenze dei clienti.

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ENNOVA IN NUMERI 2 800 40 50 2010

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a cura di Marco Scotti IL NUOVO CHE CRESCE STARTUP-TELLING

CLEANBNB, AFFITTI BREVI SENZA PREOCCUPAZIONI

CLEANBNB GESTISCE L’OFFERTA “CHIAVI IN MANO” DI IMMOBILI PER AFFITTI BREVI. È PRESENTE NELLE PRINCIPALI CITTÀ ITALIANE

Una startup offre servizi integrati per risolvere tutti i problemi degli affitti Il settore degli affitti brevi è uno di quelli che ha vissuto i migliori trend di crescita: nel 2016 la redditività è aumentata del 30%, e analoghi risultati potrebbero essere prodotti anche quest’anno. Le migliori performance si rilevano principalmente in città come Milano, Firenze, Roma e Venezia. Chi ha già sperimentato l’affitto di un immobile per brevi periodi sa che può diventare un lavoro a tempo pieno: bisogna accogliere gli ospiti, registrarli, fare le pulizie tra un soggiorno e l’altro, cambiare la biancheria. Per rispondere a queste

esigenze è nato CleanBnB, una startup innovativa nata nel 2015 attraverso un incubatore e diventata indipendente lo scorso anno. La società non lavora con costi di avviamento e di gestione, ma applicando una percentuale sugli introiti. E offre due tipi di servizi: quello base, pensato per piccoli gestori e strutture stagionali, che dà visibilità agli immobili; e quello full, che integra qualsiasi tipo di servizio, dalla gestione degli annunci a quella dei pagamenti, tramite una centrale operativa sempre attiva.

DIGITAL MAGICS LANCIA DUE STARTUP CENTY ed EGGUP entrano nel team del business incubator

Leggi la storia integrale su: www.economymag.it

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Due nuovi ingressi nella “famiglia” di Digital Magics Roma, quarta sede del business incubator quotato sul segmento AIM di Borsa Italiana. Si tratta di Centy e di Eggup. La prima è una startup innovativa che ha ideato un contamonete intelligente, gestito interamente da remoto tramite app, che risolve l’annoso problema delle monete da 1,2 e 5 centesimi di euro. La macchina, collocata negli aeroporti, nei centri commerciali e nei supermercati, grazie all’applicazione di Centy sarà in grado di riconoscere l’utente che, una volta inseriti i centesimi di euro nel contamonete, sceglierà dove accreditare l’importo calcolato. Potrà quindi convertirlo in moneta elettronica (versandolo sul libretto di risparmio, utilizzandolo per l’acquisto di contenuti come film,

musica, applicazioni o donandolo in beneficenza) o trasformandolo in punti, sconti e promozioni (da associare alle carte fedeltà dei supermercati e negozi). Eggup ha invece sviluppato una piattaforma digitale per analizzare le soft skills, le competenze trasverasli quali attitudini personali, tratti caratteristici della personalità e capacità relazionali, sia a livello individuale, sia a livello di team di lavoro. Il candidato, il dipendente o i componenti di un gruppo di lavoro, devono compilare sul sito di Eggup un questionario: le risposte verranno analizzate dall’algoritmo proprietario della startup che elaborerà i risultati e li restituirà attraverso una modalità interattiva, con rappresentazioni grafiche e video.

L’HACKATHON PER I GIOVANI TALENTI ITALIANI

ALCUNI DEI GIOVANI PREMIATI DURANTE L’HACKATHON ORGANIZZATO DA WHIRLPOOL

Rivolto a neolaureati e laureandi in discipline economico-scientifiche Sessanta tra neolaureati e laureandi in marketing, ingegneria e management: sono i partecipanti di #WhirlpoolHacks, l’hackathon aziendale lanciato da Whirlpool EMEA a Milano lo scorso 17 novembre. La sfida consisteva nel risolvere quattro diversi problemi di business: la vita del consumatore digitale nel 2020; nuove soluzioni per il servizio clienti; le sfide della connettività; accelerare l’innovazione interna e creare un ecosistema innovativo guidato da R&D. L’hackathon si è rivolto a studenti

provenienti da numerose università e di diverse nazionalità europee, con l’obiettivo di innescare la collaborazione tra talenti permettendo loro di esprimere capacità di teamworking e di problem solving. Gli sfidanti sono stati affiancati da tutor di Whirlpool pronti a sviluppare le idee e definire i progetti presso l’headquarter della multinazionale del bianco a Pero (MI). L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con Monster, uno dei più grandi motori di ricerca di lavoro al mondo.

CENTY CONSENTE DI CONVERTIRE LE MONETINE DA 1,2 E 5 CENTESIMI IN SCONTI, PROMOZIONI O CREDITO ELETTRONICO

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IL 18% DELLE PERSONE HA RINUNCIATO AD UNA VACANZA ALL’ESTERO PER PAURA DI VOLARE. OGNUNO AFFRONTA LA VITA IN MODO DIVERSO. PROTEGGILA CON MY PROTECTION DI GROUPAMA.

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DOMANDE &OFFERTE I consumer non si accontentano più di girare tra i soliti negozi. Manager e aziende vogliono viaggiare su auto ecosostenibili. I turisti cercano vacanze smart e a prova di portafoglio. Assieme alle esigenze e alle nuove consapevolezze, cambia, giocoforza, anche il mercato. Proviamo a capire come.

120 RESPONSABILITÀ SOCIALE 17 ANNI DI IMPEGNO PER I PIÙ DEBOLI, VI RACCONTIAMO L’ALTRA FACCIA BMW

122 AUTO A ZERO EMISSIONI LE STRATEGIE DI MERCEDES, IL PREMIO IN USA ALL’AUTONOLEGGIO PIÙ GREEN

124 AFFITTI BREVI VACANZA SMART? ORA SI FA IN CASE DI LUSSO. E CI GUADAGNANO TUTTI

126 PULIZIE SU MISURA IL CASO PAPALINI: SPECIALISTI DEL CLEANING PER LE GRANDI STRUTTURE

LO SCAFFALE NON BASTA PIÙ, IL CLIENTE VUOLE L’EXPERIENCE Addio centri commerciali seriali con brand sempre uguali e identici lay out: i consumatori, nello shopping, vogliono vivere un’esperienza all’insegna di fashion, design, food. Così Promos progetta e costruisce i mall del futuro di Marco Scotti hi l’ha detto che i centri commerciagrandi gruppi della GDO a istituti bancari li debbano essere luoghi scomodi da e fondi d’investimento. La parola chiave è raggiungere e nei quali le griffe presenti innovazione, cui si affiancano arte e cultusono sempre le stesse? Chi l’ha detto che i ra. Oggi Promos ha promosso e realizzato grandi marchi della moda o del design non 350mila mq tra Italia, Cina, Polonia e Rodevono essere parte integrante dell’offerta mania. Sono stati prodotti 1,8 miliardi di fatta alla clientela? E chi l’ha detto, infine, investimenti, con il coinvolgimento di 800 che l’area adibita al ristoro debba essere apbrand. Attualmente Promos ha concentrato pannaggio esclusivo, o quasi, dei fast food? il 90% del proprio business in Italia e questo «Nessuno, non l’ha impegno rimarrà soL’AZIENDA ITALIANA, LEADER NEI detto nessuno», è la stanzialmente invarisposta che ha dato PROGETTI IMMOBILIARI COMMERCIALI, È riato per i prossimi 5 STATA LA PRIMA A INSERIRE I RISTORANTI ad Economy Carlo anni, anche perché a STELLATI DENTRO GLI SHOPPING CENTER Maffioli. Lui è l’uomo breve verrà presentache, con l’azienda di famiglia, Promos, da to un nuovo progetto a Pisa. Zona scelta per oltre 30 anni sviluppa e promuove progetdue motivi: prima di tutto perché ad oggi ti immobiliari commerciali come Shopping è ancora “scoperta”, poi perché si trova ad Mall, Factory Outlet, Retail Park, City Style appena 10 km da Forte dei Marmi, una delo Business Center. Oggi a reggere le sorti le località con maggiore capacità di spesa, dell’azienda sono anche i figli Filippo e Tosoprattutto in estate. Attualmente, infatti, il maso, i quali hanno portato avanti l’idea del consumatore di queste zone deve arrivare padre ponendosi come obiettivo quello di fino a Barberino o a Serravalle. Il progetto acquisire aree immobiliari da valorizzare prevede 130 negozi che occuperanno una attraverso partnership con vari soggetti, da superficie di 25mila metri quadri.

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DOMANDE&OFFERTE

A sinistra, Filippo Maffioli, è lui a gestire Promos assieme al padre Carlo, fondatore dell’azienda, e al fratello Tomaso

Il secondo progetto vincente, che ha appena festeggiato un anno, è Scalo Milano, autentica summa della filosofia aziendale: in un unico luogo, a Locate Triulzi, convivono tre anime differenti: il fashion, il food e il design. Quest’ultimo, in particolare, è il vero fiore all’occhiello di questo centro commerciale: si tratta di un vero e proprio distretto che accoglie una trentina tra i più importanti brand del segmento, il meglio del Made in Italy. Per la realizzazione di Scalo Milano, i «Incarniamo una formula vincente – spiega Maffioli, insieme alla famiglia Lonati – anFilippo Maffioli – essere un’azienda famich’essa di Brescia – ha investito oltre 200 liare ci consente di essere flessibili, cioè di milioni, creando più di 1.500 posti di lavoro trovare la partnership più adatta in Italia tra diretti e indiretti. A questa cifra vanno o all’estero. La famiglia, per definizione, è aggiunti altri 25 milioni per la riqualificaindipendente e innovativa, mentre le mulzione ambientale e il potenziamento infratinazionali sono più “ingessate” e lente. Un strutturale a supporto del territorio. esempio lampante, che non ci riguarda di«Il progetto – prosegue Filippo Maffioli – è rettamente, è che i grandi gruppi internastato molto complicato, con oltre 10 anni zionali che decidono di fare “shopping” in di gestazione. La nostra idea era creare un questo settore rilevando aziende esistenti, nuovo soggetto sulla piazza di Milano. Oggi nel 90% dei casi lasciano il management abbiamo già realizzato 30mila metri quadri, esistente, per mantenere una continuità». con 130 insegne. Ci inorgoglisce in particoUn successo, quello lare l’aver realizzato di Promos, riassu- SCALO MILANO A BREVE SI ESPANDERÀ: il design district più SARANNO AGGIUNTI 3.600 MQ, PER mibile soprattutto in importante d’Europa ARRIVARE POI A 60 MILA ENTRO IL 2020. due progetti. Il primo COSTO DELL’OPERAZIONE: 10 MLN DI EURO grazie a negozi moè l’outlet di Valmonnomarca. Il pubblico, tone, il più frequentato in Italia con 7 milioitaliano e straniero, ha accolto l’idea e ha ni di visitatori all’anno e oltre 200 negozi. iniziato a spendere. Per quanto riguarda il La struttura, realizzata insieme a Deutsche fashion, poi, parliamo di un aggregato di olBank, ha cercato di evolvere il modello tratre 70 negozi, che vanno da Nike fino a Karl dizionale di business attraverso la costiLagerfeld. Anche in questo caso si tratta di tuzione di un’area con 7 ristoranti che si store monomarca, con un’offerta mista: l’ulaffiancano all’offerta consueta di fast food. tima collezione ma anche l’assortimento a «Abbiamo portato questa innovazione – sconto. Infine, per quanto concerne il food, racconta ancora Maffioli – perché, avendo abbiamo creato un mondo a sé stante, in un “traffico” così elevato, dobbiamo soddicui la cifra stilistica è rappresentata dalla sfare anche le esigenze culinarie dei contrasversalità. Ci sono oltre 10 ristoranti che sumatori. Alcune multinazionali che hanno vanno da quello con lo chef stellato (Arovisto questo prodotto vorrebbero copiarlo, matica, realizzato insieme al gruppo CIR, ma i precursori e gli innovatori siamo noi». guidato da Marco Sacco) fino alla piadine-

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ria, per soddisfare ogni palato e ogni tasca». L’offerta è piaciuta, tanto che, il primo anno operativo dello Scalo Milano ha registrato circa 3 milioni di visitatori. Sul versante della mobilità, il passante ferroviario, con la stazione a pochi metri dall’ingresso del centro, è diventato il mezzo di trasporto prediletto dall’80% dei lavoratori, mentre sul versante clienti c’è ancora da fare: a oggi il traffico privato rappresenta il 90% del totale. Le risposte migliori, però, sono arrivate dai millennials che sfruttano il passante ferroviario per recarsi a Scalo Milano. I dati definitivi sul fatturato complessivo ancora mancano, visto che ad oggi non sono stati messi a bilancio né il periodo del “black friday” (dal 20 al 27 novembre) né il mese di dicembre, storicamente il più performante per aziende di questo tipo. Ma da Promos si dicono certi che sarà «in linea con le aspettative».

350.000 MQ 800 BRAND

TRA ITALIA, CINA, POLONIA E ROMANIA

1,8 MILIARDI DI INVESTIMENTI

200 MILIONI

GIÀ SPESI PER SCALO MILANO

25 MILIONI

INVESTIMENTI PER RIQUALIFICAZIONI AMBIENTALI

E PROGETTI INFRASTRUTTURALI

A LOCATE TRIULZI



DOMANDE&OFFERTE

IN ALTO I DIPENDENTI BMW CHE FANNO I VOLONTARI AL DYNAMO CAMP. QUI A DESTRA, ROBERTO OLIVI CON CARLOTTA “COCCA” VENTURA E I RAGAZZI DEL PROGETTO “BOCCIA RIO”. NELLA PAGINA FIANCO, AL CENTRO IL PRESIDENTE DI BMW ITALIA SERGIO SOLERO CON ALEX ZANARDI

Non solo auto, anche nel sociale il fatturato di Bmw è in attivo

Dal Dynamo Camp di San Marcello Pistoiese alla Summer School, dal progetto SciAbile a quello Boccia Rio: la casa automobilistica tedesca ha alle spalle 17 anni di Corporate Social Responsability dedicati ai disabili di Franco Oppedisano nestamente non l’ho mai fatto il conto di quanto abbiamo investito nel sociale finora. Ci interessa di più misurare i risultati. In questi casi quello che conta non è il denaro, ma poterci mettere al fianco di un progetto in cui ci riconosciamo. Lo facciamo perché ci crediamo, perché queste iniziative ci rappresentano. Perché il business è importante, ma le persone lo sono di più. E aiutarle lo consideriamo un dovere etico. Poi, se vuole, parliamo di reputation economy, di classifiche, di immagine» Roberto Olivi, direttore delle relazioni istituzionali di Bmw Italia, parla più volentieri di Corporate Social Responsibility (Csr), che di auto, velocità massime o iniezioni elettroniche: «Queste iniziative» racconta ancora «ci riempiono di orgoglio come azienda, come dipendenti, come esseri umani. Questi sono i nostri valori e quelli in cui si identificano i nostri clienti». Tutti i progetti in questo campo seguiti dal volto italiano della casa automobilistica tedesca sono raccolti dal 2014 in un’unica piat-

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taforma, con un nome, SpecialMente, un sito internet dedicato e persino una campagna pubblicitaria ad hoc. «Finora – continua Olivi – siamo riusciti a coinvolgere più di 150 mila persone nei nostri progetti di inclusione sociale, dialogo interculturale, sicurezza stradale. E di strada ne abbiamo fatta, visto che abbiamo iniziato 17 anni fa». PIÙ DI 150MILA LE PERSONE COINVOLTE DAL GRUPPO NEI VARI PROGETTI DI INCLUSIONE SOCIALE, SICUREZZA STRADALE, DIALOGO INTERCULTURALE

Era l’inizio del 2001, infatti, quando iniziò la collaborazione di Bmw Italia con la Divisione di Neuroscienze del professor Gianvito Martino, oggi Direttore Scientifico dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che diede vita alla Bmw Research Unit-OSR, e da allora, tassello dopo tassello, il discorso non si è mai interrotto. L’unità medica si occupa di ricerca per la cura delle malattie neurodegenerative e della traumatologia midollare ed è stata finanziata

da Bmw Italia, in questi anni, con oltre due milioni di euro. Dall’esperienza è nato il programma di terapia ricreativa: vere e proprie vacanze dedicate ai ragazzi colpiti da queste malattie e alle loro famiglie, organizzate dal Dynamo Camp di San Marcello Pistoiese che ospita ogni anno circa 1400 ragazzi gratuitamente. «Bmw Italia è vicina a questa fondazione» racconta ancora Olivi «in tre modi diversi: mettendola in relazione con le competenze del San Raffaele e finanziando le sessioni dedicate alle famiglie di ragazze e ragazzi con malattie neurodegenerative, utilizzando, a pagamento, la struttura per l’organizzazione di eventi e favorendo il volontariato dei nostri collaboratori nelle attività del campo. Negli ultimi due anni sono stati coinvolti in questa iniziativa benefica duecento dipendenti del Bmw Group Italia». Il percorso di SciAbile è sulla stessa strada. Partita nel 2003, la scuola di sci per disabili di Sauze d’Oulx, in Piemonte, il primo anno aveva 40 allievi, mentre nelle ultime due stagioni


il loro numero è salito a oltre trecento. Negli gere corsi di guida per disabili all’interno del anni si è ampliato il ventaglio delle patologie programma della Bmw Driving Experience “sciabili” e parallelamente sono diventati via consolida e arricchisce il programma di revia più complessi gli ausili necessari. Dalla sponsabilità sociale SpecialMente di cui sono neve alle bocce il passo sembra lunghissimo, orgoglioso di far parte». ma non lo è. È bastato l’entusiasmo di una Dal 2006 i corsi di guida sicura organizzati ragazza protagonista delle attività di Sciada Bmw, con l’aiuto degli istruttori di Guidabile, “Cocca” Carlotta Ventura, per dar vita a rePilotare di Siegfried Stohr, sono stati oltre un progetto, “Boccia Rio”, sviluppato da Bmw 20 mila, mentre la casa automobilistica ha con la Federazione degli Sport Paraolimpici coinvolto 26.500 i bambini dai 2 ai 14 anni sperimentali, che mira a portare alcuni atleti sul tema della sicurezza stradale nei Kids Tour a Tokyo 2020. In poco che, con la cooperaLA PIATTAFORMA CHE RACCOGLIE più di 8 mesi è nato un zione della Polizia TUTTE LE INIZIATIVE DEDICATE AI team, ci sono state seStradale, vuole inseDISABILI SI CHIAMA SPECIALMENTE dute di preparazione, gnare norme e comED È UNO DEGLI ASSET DI BMW ITALIA tornei internazionali e portamenti da tenere campionati italiani e il “movimento” è in cresulla strada. scita: dai 4-5 atleti iniziali si è arrivati a quasi Ai giovani è dedicato anche il Centro 2.0 rea100 in tutta Italia. E Carlotta, che per lanciare lizzato ad Amatrice da Save the Children dopo la boccia usa la testa, è diventata Campionessa il tragico terremoto del 2016, anche grazie al italiana a coppie nella sua categoria. contributo straordinario di 500mila euro di Bmw Italia. Si tratta di cinque aree attrezzate In pista con “l’ambasciatore” Zanardi dove ogni pomeriggio, dopo la scuola, i bamNella stessa direzione ha preso il via anche bini e i ragazzi possono prendere parte a vari l’ultima iniziativa: un corso di guida sicura per laboratori e attività organizzate da un team di persone disabili. L’idea è nata da due giovani educatrici ed educatori specializzati. Recencollaboratori di Bmw Italia inviati per un intemente il centro, che aveva esaurito la sua contro di One Young World con altri colleghi funzione a d Amatrice, è stato trasferito a Poper sviluppare conoscenze e progetti. Tornati sta per ospitare la scuola. Sotto il cappello di a Milano hanno esposto quello che volevano SpecialMente c’è pure il dialogo interculturale. fare e due mesi dopo a Imola si è tenuto il priBmw ha organizzato nel 2014 e nel 2016 due mo corso di guida sicura per disabili. L’unica giornate di seminari all’università Bicocca di differenza con i corsi di guida sicura per norMilano alle quali hanno partecipato oltre due modotati consiste nell’utilizzo di un acceleratore satellitare Wireless Bluetooth, ovvero un guanto che permette la gestione dell’acceleratore senza staccare le mani dal volante e senza modificare l’auto. Ad Alessandro Zanardi, ambasciatore del Gruppo Bmw, che dopo aver perso entrambe le gambe in un incidente in gara è tornato a correre in auto e ha vinto per tre volte di seguito il campionato mondiale di handybike, l’idea dei ragazzi è piaciuta subito: «Dico spesso che iniziative come questa riescono a esaltare i talenti residui di persone che si rendono conto di poter fare cose che all’inizio non consideravano neppure pensabili. L’idea di aggiun-

mila persone e centinaia le istituzioni nazionali e internazionali, compreso lo United Nations Alliance of Civilizations. Lo scorso anno il tema era “Building Bridges. Tra le due sponde. L’educazione interculturale all’epoca dei nuovi fondamentalismi” e i lavori sono stati aperti dallo scrittore Alessandro Baricco e dal direttore di Limes Lucio Caracciolo, massimo esperto italiano di geopolitica. La filiale Bmw Italia ha dato inoltre il proprio supporto al vincitore italiano dell’Intercultural Innovation Award del Gruppo di Monaco: una Summer School realizzata dall’organizzazione Africa Mediterraneo che quest’anno e nel 2016 ha tenuto un corso di formazione sul tema delle migrazioni forzate e dell’asilo in Europa di 52 tra operatori sociali dell’accoglienza, studenti, membri di organizzazioni internazionali e di Ong, impiegati delle amministrazioni pubbliche nazionali ed europee. «Siamo orgogliosi» sottolinea Sergio Solero, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia «di questi risultati che nascono dall’impegno di tutta l’azienda e dal coinvolgimento dei collaboratori dei concessionari e dei partner. Un’azienda che guarda al futuro non può che avere tra i suoi asset la responsabilità sociale d’impresa e noi abbiamo dimostrato non solo di crederci, ma di essere un punto di riferimento nel settore e nel mondo delle imprese in generale».

Per approfondire: www.specialmente.bmw.it

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DOMANDE&OFFERTE

E-car aziendali? Mercedes-Benz il futuro prossimo ce l’ha in Case

lare 2.700 nuove colonnine di ricarica entro il prossimo anno e 14 mila entro il 2022, investendo 300 milioni di euro. È un notevole passo avanti.

È l’acronimo di “Connected, Autonomous, Shared, Electric” ovvero l’auto sostenibile 2.0 la cui domanda di mercato cresce soprattutto nel settore flotte di Franco Oppedisano

CHRISTIAN CATINI, RESPONSABILE FLOTTE MERCEDES BENZ ITALIA

CASE, IN INGLESE, SIGNIFICA “SCATOLA”,

nelle grandi città, che consenta di entrare nei centri storici senza scocciature. Viaggiare su un’auto a zero emissioni, poi, significa offrire una immagine positiva di sé.

“ASTUCCIO”. UN OGGETTO CHE CONTIENE

QUALCOSA. Nel caso di Mercedes, contiene una filosofia, una visione, una cultura che già ora permea tutte le attività dell’azienda tedesca e che lo farà sempre di più nei E dell’azienda, anche. prossimi anni. Perché Case è un acronimo, in Non solo. Le grandi aziende, quelle che hanno inglese, per sintetizzare una concezione di molte auto nel proprio parco, vogliono avere veicoli del futuro che saranno connessi alla una percentuale consistente di auto elettriche. rete internet (Connected), a guida autonoma Per questo, il prossimo anno, stimiamo che un (Autonomous), condivisi tra più persone buona percentuale sul totale delle vendite di (Shared) e mossi da motori a impatto zero smart electric drive sarà destinata proprio al (Electric). Un modo di pensare al domani che canale flotte. si implementa giorno dopo giorno ed è CHRISTIAN CATINI, RESPONSABILE FLOTTE Smart diventerà il MERCEDES: «DAL 2020 NIENTE PIÙ SMART fondamentale per primo marchio a A BENZINA. LE AZIENDE VOGLIONO PIÙ la casa della stella essere solo elettrico. AUTO ELETTRICHE NEL LORO PARCO» a tre punte. Anche Dal 2020 non ci sarà per i veicoli aziendali. «Perché questi sono gli più la versione benzina. Quanto a Mercedes, argomenti che i fleet manager ci chiedono di in gamma ora ci sono 11 automobili ibride e approfondire di più» racconta Christian Catini, 4 full electric. Un anno fa poi, abbiamo lanciato da gennaio di quest’anno corporate&fleet il marchio EQ che caratterizzerà una nuova fasales manager di Mercedes-Benz Italia. «E non miglia di veicoli elettrici e che sarà sul mercato è soltanto curiosità, ma è un orientamento, un entro il 2022 con 10 nuovi modelli a zero emisvero interesse per migliorare il proprio parco sioni. Nel 2025 il 25% delle nostre vendite gloauto, specie per quanto riguarda la trazione bali avrà una trazione elettrica. elettrica». Una scelta obbligata, se si vogliono Ma chi può volere un’auto elettrica oggi? rispettare i limiti di emissioni in Europa. I top manager che desiderano avere una vettuMa servono le infrastrutture. Enel che è uno ra comoda, che si parcheggia senza problemi dei nostri partner ha in programma di instal-

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E la guida autonoma? Fino a quando non ci saranno regole certe e le infrastrutture necessarie, preferiamo definirla “assisitita”. Un modo per guidare l’auto con più tranquillità, in modo più sicuro e con meno fatica.

Ora va di moda non comprare l’auto, ma noleggiarla. Per il noleggio a lungo termine abbiamo appena lanciato le versioni “Business Extra”, studiate per rendere ancora più semplici le scelte dei fleet manager, attraverso allestimenti realizzati su misura sulle esigenze dei clienti del canale professionale. Le “Business Extra” arricchiscono le tradizionali versioni “Business”, attraverso una dotazione di equipaggiamenti di livello ancora superiore. A caratterizzare, ad esempio, queste versioni sono i fari led, il volante in pelle, il supporto lombare e un sistema di assistenza al parcheggio completo che comprende oltre ai sensori anche la telecamera posteriore. La versione è già disponibile per la Classe B, la C, la E, la Cla e la Gla. Una parte consistente della nostra gamma.

E per i privati? Attraverso la nostra captive, i clienti privati nel noleggio a lungo termine possono già contare su un’offerta estremamente competitiva sull’alto di gamma. Il prossimo anno introdurremo ulteriori prodotti su vetture di volume tramite la nostra rete di vendita. Lo stiamo sperimentando perché dovrà essere sostenibile per tutti. Un’offerta fortemente orientato alla Best Customer Experience e non realizzata unicamente attraverso un sconto ai clienti, come spesso accade.


Sostenibilità, premiato in Usa il self-made man dell’autonoleggio

Il fondatore e presidente di Sicily By Car, Tommaso Dragotto, ha ricevuto all’Harvard Club di New York il “Leadership Excellence Award” dal settimanale Panorama di Luigi Orescano

UNA DELLE AUTO ELETTRICHE CHE SICILY BY CAR OFFRE AI CLIENTI PER IL TOUR DELLA SICILIA

un self-made man che in 60 anni ha crecome il caso di Sicily By Car ha permesso di ato un gruppo internazionale passato dimostrare. da 2 a 20 mila auto nel rent-a-car. Ed oggi proAll’Harvard Club di New York, dunque, in una muove un avveniristico progetto di mobilità serata di gala dall’ambientazione assolutasostenibile in Sicilia”: belle le motivazioni del mente esclusiva, si sono succeduti sul palco premio “Leadership i gruppi premiati, e excellence award” as- IL GOVERNATORE LOMBARDO ROBERTO accanto all’azienda MARONI HA APPREZZATO L’ECO TOUR segnato da Panorama fondata da Dragotto PROPOSTO IN SICILIA E LANCIATO L’IDEA a Tommaso Dragotto DEL “FROM LOMBARDY TO SICILY BY CAR” hanno sfilato colossi e alla sua Sicily By Car della logistica come il nel corso della kermesse newyorkese organizGrimaldi Group con la sua sterminata flotta di zata dal settimanale della Mondadori a New 130 navi, amministratori e politici di assoluto York, col titolo “This is Italy – Parts Unkown” e rilievo come i governatori della Lombardia Rocon la finalità di far parlare l’upper-class ameberto Maroni e dell’Emilia Romagna Stefano ricana di tutto quanto l’Italia sa esprimere di Bonaccini, e tanti altri ancora. Ma un’inattesa eccellente nei più vari settori. Una carrellata apertura è giunta proprio da Maroni rispetto di vere eccellenze: dall’industria del fashion di a uno dei grandi progetti in corso a casa Sicily Gianluca Isaia a quella del food di Urbani TarBy Car: l’Eco Tour della Sicilia, promosso da tufi, dalla meccanica più sofisticata di LamborDragotto e in corso di sviluppo non senza il ghini e Ducati a quella dei servizi più avanzati, freno delle difficoltà burocratiche tipiche della Sicilia, è piaciuto molto al governatore lombardo. Che l’ha detto in pubblico, durante uno dei quattro workshop organizzati da Panorama presso la Downtown Association” di Pine Street, a due passi da Wall Street: il workshop dedicato alla sostenibilità e, in particolare, a quella ambientale e dei trasporti alternativi. Ebbene, la scommessa fervida ed entusiasta che Dragot-

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to ha voluto lanciare in favore dell’auto elettrica, ha suscitato il massimo interesse in Maroni: «Il nostro progetto», ha detto la Responsabile delle Relazioni Esterne Sicily by Car Giovanna Peri, «prevede la creazione di un circuito di 400 colonnine di ricarica in tutta la Sicilia, in collaborazione con l’Enel, che permetterà a regime il primo tour dell’isola a impatto ecologico zero, utilizzando le Renault Zoe, che hanno ormai un’autonomia vicina ai 300 chilometri con una ricarica. Ma in alcuni casi, quando abbiamo chiesto ai Comuni di poter installare le colonnine, gli stessi hanno aderito sulla carta senza poi dare reale seguito alla concreta istallazione sul territorio, per quanto la cosa fosse a nostro carico. E così la concretizzazione del progetto va un po’ a rilento». «Ma allora facciamo Lombardy by car!», ha esclamato Maroni e alla fine del workshop quella che poteva sembrare una battuta – il governatore lombardo ha ipotizzato un tour ”From Lombardy to Sicily by car” – ha dato adito a un contatto del tutto serio che potrebbe condurre, chissà, a qualcosa di operativo. Certo è che Sicily By Car ha avuto modo di ribadire la propria vocazione solidale, sottolineando il ruolo già dalla Fondazione, totalmente dedicata a promuovere «il territorio siciliano con tutte le sue bellezze, e questa è la strada che continueremo a percorrere anche per sensibilizzare tutti a rispettare sempre più consapevolmente l’ambiente in cui vivono».

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DOMANDE&OFFERTE

La vacanza mordi-e-fuggi ora si fa nelle case di lusso

Prezzi pop per i viaggiatori e redditività ai proprietari di immobili di pregio. Così la locazione temporanea è diventata la nuova frontiera del turismo di Alessandro Luongo negli alberghi. Non solo: dal punto di vista menta Danilo Beltrante, ideatore del primo hi la possiede cerca di metterla a reddidei proprietari, la scelta di condividere con percorso di formazione turistica in Italia per to affittandola, e chi sta per comprarne altri “usufruttuari temporanei” la casa-vail settore extra alberghiero e fondatore di Fauna, invece, lo fa già con l’obiettivo-investicanza (di solito dimore di prestigio) nasce, milyApartments.com – oggi invece sono semmento. Magari anche per rientrare in parte in particolare nei piccoli centri, dall’intento pre di più coloro che si rivolgono ai property delle spese onerose di manutenzione. La cadi mostrare quanto di bello possa offrire un managers per darli in affitto. In particolare sa-vacanza, insomma, non è più un bene da soggiorno nella propria terra, e valorizzare sono in aumento le persone che si rivolgono godere in esclusiva, un patrimonio storiagli imprenditori dell’ospitalità residenziale, CHI HA CASA LA METTE A REDDITO, ma piuttosto da conco, architettonico e professionisti abili a destreggiarsi tra il nuodividere e far fruttare CHI VIAGGIA PUÒ AFFITTARE UN'INTERA paesaggistico che divo regime fiscale delle locazioni brevi, obbliABITAZIONE (MAGARI DI PRESTIGIO) economicamente. È la versamente potrebbe ghi di sicurezza e differenti leggi regionali». A COSTI CONTENUTI, PER LE VACANZE sharing economy, belfinire nell’oblio. «Una Sotto il profilo geografico, invece, in questo lezza. E sempre più italiani si vanno orientanvolta i portoni di maison e casali antichi si nuovo segmento immobiliare degli affiti bredo in questa direzione. Sfruttando la formula aprivano per ospitare solo un paio di settivi, sono le città d’arte come Roma, Venezia, vantaggiosa e remunerativa della “locazione mane l’anno il legittimo proprietario – comFirenze quelle che hanno più mercato, ma ovbreve”. Ovvero la possibilità di cedere in affitto per periodi che non superano mai i 30 AFFITTI BREVI, ORA IL SETTORE È ANCHE NORMATO giorni, una villa, un casale, un dammuso, un durata non superiore a superiore a 30 giorni, La manovra correttiva trullo, e senza dover registrare un contratto 30 giorni, il locatore che stipulati da privati che 2017 ha previsto che tradizionale. Così è possibile cambiare i prezincassa direttamente affittano case al di fuori gli intermediatori zi dei canoni secondo le stagionalità. il canone opterà di attività d’impresa. immobiliari, anche eventualmente per la La ritenuta va fatta sul quelli che esercitano cedolare secca nella "corrispettivo lordo mediante la gestione di È la sharing economy, bellezza dichiarazione dei derivante dal contratto", portali online, debbano Un’attività imprenditoriale nata dal bisogno redditi 2018. Oltre i 30 comunicare al fisco i dati cioè sull’ammontare di mettere a reddito gli immobili non abitagiorni vige la regola sui contratti e trattenere dovuto dal conduttore ti, sfruttando l’onda lunga della cosiddetta ordinaria: il contratto va e pagato online. «Su un una somma pari al 21% registrato con modello canone di 1.000 euro, la se intervengono nel “economia della condivisione”. Ma anche RLI e il proprietario può ritenuta è di 210» spiega pagamento o incassano un trend che, dall’altra parte, consente a chi scegliere la cedolare il Ceo di CaseVacanza. i corrispettivi. La viaggia di avere a disposizione, per le proprie secca alla registrazione it, Francesco Lorenzani. ritenuta va applicata sui vacanze, un’intera abitazione a prezzi compeo negli anni successivi». contratti di locazione non «Se il contratto ha titivi e senza sottostare agli obblighi vigenti

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PROVATI PER VOI VILLA MERIDIANA

viamente anche quelle con l’offerta più ricca di case vacanze. Negli ultimi anni, tuttavia, il fenomeno ha preso piede anche e soprattutto nelle località italiane di mare più in, come il Salento o la Sardegna. Secondo una recente analisi di CaseVacanza.it, ad esempio, il 40% dei proprietari che gestisce una locazione temporanea risiede fra Sicilia, Lazio e Puglia. Nel 2016 la stessa offerta è aumentata del 15 per cento e il volume del fatturato del 20. «Abbiamo stimato che il giro d’affari dei proprietari generato dal nostro portale sarà di 100 milioni di euro entro l’anno» fa sapere Francesco Lorenzani, amministratore delegato di Feries, società alla quale fa capo CaseVacanza.it. Sul sito è possibile trovare, oltre ai classici appartamenti, anche immobili tipici come trulli in Puglia, dammusi a Pantelleria e baite nelle zone di montagna.

L'immobile? Te lo gestisco io

Nella maggior parte dei casi, le abitazioni vengono ristrutturate con standard elevati che le rendono proprietà di lusso per un pubblico top spender. E appartengono a chi ha investito nella riqualificazione per avviare appunto un’attività imprenditoriale che seguiranno personalmente, oppure affidandola a un’agenzia specializzata. Gli affitti brevi infatti hanno creato business anche sul piano dell’intermediazione. I property manager, appunto. Dalla cui gestione si può arrivare a ricavare un incremento dell’incasso da locazione fino al 50 per cento. Come? Grazie a una diffusione strategica online dell’appartamento, un’attenzione mirata degli annunci, con foto e recensioni, una gestione dinamica della tariffazione praticabile tramite adeguate tecnologie. È stata l’estate di quest’anno a registrare il boom delle locazioni temporanee esplose soprattutto nelle località turistiche più apprezzate dagli stranieri che sognano di comprare una villa o un casale da noi. Fabio

Tamagnini, titolare dell’omonima Immobiliare di Sarteano – un borgo “Bandiera arancione Touring Club Italia” vicino all’uscita del casello autostradale Chiusi/Chianciano Terme – racconta che «ville storiche o casali con piante secolari, spa, piscina, e tanti altri comfort e servizi come chef a domicilio o autista privato sono stati affittati anche a 24mila euro per 12 giorni, in agosto». Niente male come rendita, insomma. «Le stesse amministrazioni comunali guardano con maggiore interesse alla gestione professionale delle locazioni brevi – aggiunge Stefano Bettanin, Ceo di Rentopolis, start up innovativa del turismo 2.0 e società di property management che segue le compravendite e gestisce le locazioni brevi in tutta Italia e all’estero con una forte impronta tecnologica – ci contattano sempre più non solo per un aumento rilevante della redditività rispetto a una gestione fai da te, ma perché facciamo marketing territoriale a costo zero sulla destinazione».

Luxury chalet di 4 piani per un totale di 800 mq, con parco e piscina, in un punto panoramico della Valsassina, immerso nel verde di fronte alla Grigna. Sala biliardo, sky room, camino, barbecue, zona esterna attrezzata (fino a 15 persone). Barzio (Lc) www.casevacanza.it Prezzo a notte da 650 euro.

GUELFO FAMILY APARTMENTS Appartamento ricercato e di design, nel cuore di Firenze, completamente attrezzato per ospitare famiglie in viaggio. via del Panico 2, Firenze Tel. 055.0763801 www.familyapartments.com Prezzo a settimana: da 740 euro a 1.500 euro.

CASA BRECCIA Appartamento di 230 mq nel borgo medievale di Compignano a pochi chilometri da Perugia e Assisi. Ideale per gruppi o famiglie numerose (fino a 10 persone). via San Cristoforo 2, Compignano (Pg) Tel. 02.36630200 www.rentopolis.it Prezzo a settimana da 1.360 a 2.500 euro

KOMODO APARTMENTS Appartamenti super moderni inseriti in un quartiere nuovissimo completamente disegnato da Renzo Piano, a due passi dal Muse. Piazza delle Donne Lavoratrici, 13 Trento Tel. 346.2751251 www.komodoapartments.com Prezzo a settimana da 500-700 a 1200-1500 per bi/trilocale

In apertura appartamenti con vista mare a Cefalù, in Sicilia. Qui a sinistra i vicoli del piccolo ma gettonatissimo borgo umbro di Compignano, "re" degli affitti brevi nell'estate 2017.

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DOMANDE&OFFERTE

Pulizie su misura, con la Papalini il servizio è a prova di rating

VISTA DA VICINO

Fondata 30 anni fa, l’azienda marchigiana si è specializzata nel cleaning per grandi strutture socio-sanitarie. Oggi conta mille clienti e 47 mln di fatturato di Alessandro Luongo

IN BASSO IL FONDATORE DELL’AZIENDA, MAURO PAPALINI

na lavanderia industriale all’interno cali a Fano. «Dopo quattro anni di esperienza dell’Ucciardone, lo storico carcere di Pa– racconta – decisi di mettermi in proprio e lermo. E anche una linea d’imbottigliamento di mantenere un ottimo rapporto con il mio ex prodotti chimici. Sono gli ultimi due progetti – datore di lavoro, andando a cercare i miei priche diventeranno operativi a gennaio – messi mi clienti fuori dalla provincia, per correttezza in cantiere (assieme a Intra Chimica Srl) da professionale». Da allora di strada ne ha fatta, Papalini Spa, azienda specializzata nel fornire grazie soprattutto a una visione illuminata del servizi di lavanderia, lavanolo e pulizie ad alsettore. «Per fidelizzare i nostri clienti abbiaberghi locali, strutture socio sanitarie ed ecclemo difatti ampliato nel tempo le attività e ci siastiche. All’Ucciardone, le due attività, implesiamo super specializzati» prosegue Papalini, mentate grazie a un investimento di 800 mila che dallo scorso ottobre è anche presidente euro, consentiranno, sin da subito, l’impiego di di Confindustria Pesaro-Urbino. L’azienda una trentina di detenuti. E grazie al rispetto dei marchigiana è attiva in cinque business unit: contenuti del protoSanità, Gdo, InduRISPETTO DEI REQUISITI ANTIMAFIA collo di legalità sottostrie, divisione Civile e E ANTICORRUZIONE, RESPONSABILITÀ scritto tra Mise e ConHôtellerie. E vanta una SOCIALE, TRACCIABILITÀ DEI PAGAMENTI: findustria, la Papalini presenza capillare su COSÌ L’AZIENDA HA OTTENUTO Spa è diventata anche tutto il territorio naIL MASSIMO NEL GIUDIZIO DI LEGALITÀ una fra le sei imprezionale con succursali se italiane ad aver ottenuto il masismo rating strategiche a Milano, Mestre, Roma e Vittoria di legalità con tre stelle. Nata nel 1987 come (Ragusa). In che cosa si distingue rispetto alle Pulirapida Srl, nel settore cleaning e servizi altre? «Soprattutto dopo l’ultima crisi abbiaintegrati, l’azienda con sede legale a Rosciano mo deciso di investire sulla specializzazione di Fano (PU) oggi è un punto di riferimento – aggiunge il suo titolare – fare le pulizie in un prezioso nel panorama nazionale pubblico e albergo è ben diverso che eseguirle in un ospeprivato dei settori pulizia e sanificazione, ridale, ad esempio. Non basta un responsabile storazione, lavanderia, facchinaggio, logistica, generico di area geografica per coordinarle e housekeeping, comparto alberghiero e facility gestirle ma occorre un profilo qualificato». In management. Il suo fondatore, Mauro Papaliambito sanitario, l’interlocutore di Papalini è ni, 52 anni, è partito dalla gavetta, esordendo difatti il direttore sanitario, un medico. E l’ecome dipendente di un’impresa di pulizie losperto della società di servizi è pertanto un

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Papalini Spa ha un fatturato in costante crescita (in un mercato delle pulizie che solo per il 40 per cento circa è appaltato dai privati all’esterno) con 47 milioni di euro nel 2017 rispetto ai 36 del 2016, e conta oggi circa 2.500 dipendenti e 1.000 clienti. Il sistema aziendale è certificato secondo le norme UNI EN ISO 9001:2008 (Qualità); OHSAS18001:2007 (Sicurezza); SA8000:2008 (Etica); EN ISO 14001:2004 (Ambientale); Modello Organizzativo 231 (Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e delle società); Asseverazione del Modello Organizzativo Sicurezza; GSE (Certificazione energia verde su fornitura energia elettrica).

product manager adeguatamente preparato sulla sanificazione. In tutta Italia l’azienda opera pertanto solo con personale selezionato e qualificato: dai product manager ai commerciali fino ai vari tecnici. Un’azienda trentennale sempre attenta alle esigenze formative dei propri dipendenti, che non manca di definire percorsi di formazione con un aggiornamento professionale continuo e che vanta anche l’iscrizione con l’incarico di fornitore per servizi di pulizia, lavanderia, ristorazione e facility management all’albo fornitori del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.


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ADRIANA SPAZZOLI CON IL MARITO GIORGIO SQUINZI, PATRON DI MAPEI E GIÀ PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA

VITA DA MANAGER Dunque essere solidali non significa soltanto essere altruisti, compiere delle buone azioni: a giudicare dalle ricerche di cui si parla nel servizio a fianco, per un’impresa oggi essere socialmente responsabile significa accrescere la propria competitività, la propria credibilità sui mercati, migliorare la qualità del propriorapporto con i dipendenti, i fornitori ma soprattutto i clienti, che alla fine decretano con il loro comportamento il successo o la crisi di qualunque azienda. Un’evoluzione del costume delle imprese da favorire.

131 UNIVERSITÀ&BUSINESS LE IMPRESE SALGONO IN CATTEDRA PER FORMARE I MANAGER DI DOMANI

132 DIRIGENTI ALLO SPECCHIO INTERVISTE AD ANDREA COLZANI, CLAUDIO POGGIO, GAETANO GIANNETTO

AZIENDA, SII RESPONSABILE: NE GUADAGNI IN COMPETITIVITÀ Il tema della Corporate Social Responsibility è al centro dell’impegno della Fondazione Sodalitas che quest’anno ha premiato 8 case history di sostenibilità d’impresa coniugata a innovazione e attenzione al personale di Elisa Stefanati

a responsabilità sociale d’impresa geneSodalitas Social Award 2017 è stato assegnato ra occupazione, è sempre più integrata alle iniziative più efficaci nel contribuire alle sfinella visione e nella pratica quotidiana delle de dei Sustainable Development Goals (SDGs) imprese, supera la crisi e accresce la competidelle Nazioni Unite». Un dato su tutti: 6 mila tività. Il ruolo strategico della Corporate Social imprese in tutta Europa sono state obbligate, Responsibility (Csr) nei processi produttivi è a partire dal 2017, a rendicontare, per effetto stato sottolineato dalla presidente di Sodalitas della Direttiva Europea, sulla propria perforAdriana Spazzoli nel corso del Sodalitas Social mance di sostenibilità rispetto alla rendicontaAward 2017, la cui 15esima edizione si è tenuta zione non finanziaria. Su un campione di 1.524 nell’ambito dell’evento aziende nel mondo, di “Responsabilità e leacui 193 italiane, il 40% A PARTIRE DAL 2017, IN EUROPA, SONO 6 MILA LE IMPRESE OBBLIGATE dership per un futuro di queste ultime ha A RENDICONTARE SULLA PROPRIA sostenibile” ospitato dichiarato di integraPERFORMANCE DI SOSTENIBILITÀ a Milano da Assolomre la sostenibilità nel barda. A promuoverlo è stata la stessa Fondaproprio core-business (fonte Ricerca “Seize the zione Sodalitas, che in Italia rappresenta una change”, EY-DNV GL, 2017). Un consumatore su realtà di riferimento sul tema della Csr. «Oltre tre considera la sostenibilità un criterio prima2.100 imprese hanno partecipato al premio rio per le proprie scelte di acquisto, unitamente e più di 100 sono state a qualità e prezzo (GfK, 2016), contribuendo quelle premiate negli all’evoluzione del ruolo dell’impresa come atultimi 15 anni», ha spietore sociale, non solo economico. Ma è sulla gato Adriana Spazzoli, «il relazione tra Csr e crisi che la Spazzoli ha posto l’accento: «La crisi ha senz’altro contribuito a far crescere la consapevolezza e l’impegno delL’ AUTRICE, ELISA STEFANATI

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VITA DA MANAGER

le aziende. Le imprese leader hanno compreso che realizzare un modello di sviluppo sostenibile è condizione di competitività: i mercati crescono quando cresce la fiducia, e la fiducia non può crescere se aumentano le disuguaglianze, se il territorio soffre, se l’occupazione non è di qualità». Oggi cresce l’aspettativa che le imprese si occupino di questi temi. Anche la “dimensione d’impresa” è un concetto-chiave secondo la Presidente di Sodalitas. Per le imprese più grandi è più facile dare continuità alle proprie strategie di sostenibilità, perché possono dedicarvi competenze e risorse adeguate. Ma l’Italia è un’economia fatta in prevalenza di imprese piccole e medie: realtà produttive che spesso esprimono un impegno autentico, ma che hanno maggiori difficoltà a darvi continuità e a comunicarlo in modo efficace. «Aiutarle e sostenerle in questo impegno è davvero importante, se vogliamo che la sostenibilità diventi davvero pervasiva nel nostro mercato», aggiunge Spazzoli. «Ma c’è di più: lo sforzo di far crescere l’impegno delle imprese sul fronte della sostenibilità significa contribuire a creare buona occupazione». Nei prossimi anni la capacità delle imprese La presidente di Sodalitas, Adriana Spazzoli

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di far crescere le competenze delle proprie persone sarà un fattore sempre più determinante per la loro stessa competitività. C’è una forte correlazione tra sostenibilità, innovazione e attenzione al proprio capitale umano. Nel 2017 le aziende premiate dal Sodalitas Social Awards hanno posto sul tavolo progetti relativi alla gestione ecosostenibile dei rifiuti nel settore edilizia (premio a Saint-Gobain per “Gy.Eco”); alla raccolta dell’organico nei mercati rionali di Milano (Novamont e Amsa); alla realizzazione del primo Smart District Agricolo europeo (Enel per “Agricoltura Smart”, in collaborazione con Bonifiche Ferraresi); all’accoglienza attiva per richiedenti asilo (Quanta per “Anàbasi - Accoglienza attiva per richiedenti asilo”); alla costruzione di una scuola primaria professionale in Sud Sudan (Icop per “Progetto cooperazione Sud Sudan”); all’inserimento lavorativo di ragazzi svantaggiati (Fondazione Allianz Umana Mente per “Impariamo dall’eccellenza”); alla realizzazione di progetti di rilancio del territorio calabrese (Talent Garden Cosenza per “Giovani&FuturoComune”) e all’innovazione nel processo produttivo del tonno (Generale Conserve per “Tonno Zero Spreco”). Otto storie di responsabilità, efficaci nel promuovere crescita, sviluppo e inclusione per un futuro sostenibile. La Csr, insomma, accresce la competitività: la conferma arriva anche dal Direttore dell’Istituto di Management della Scuola Superiore

di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa, Marco Frey. Il Presidente del Global Compact (l’iniziativa Onu nata per incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e nel rispetto della CSR e per rendere pubblici i risultati delle azioni intraprese) non ha esitazioni: «Esistono tre ordini di ragioni», sintetizza: «In primis, è in tempi di crisi che le aziende devono essere più efficienti nell’uso e valorizzazione delle risorse; in secundis è importante il riposizionamento, in quanto è fondamentale legarsi e allinearsi ad indirizzi condivisi nel contesto globale, e infine perché si può dare consistenza tangibile a ciò che si fa ed i risultati sono misurabili». Oggi si chiede ad un’impresa di adottare un comportamento socialmente responsabile, monitorando e rispondendo alle aspettative economiche, ambientali, sociali di tutti i portatori di interesse con l’obiettivo di cogliere anche un vantaggio competitivo e massimizzare gli utili di lungo periodo. «Osservando i progetti che hanno vinto il Premio Sodalitas - conclude Frey - posso evidenziare che la sostenibilità si riconferma il fil rouge che unisce le tre dimensioni con un occhio attento all’inclusione ed all’equità per la riduzione delle disparità socio-economiche. La dimensione d’impresa è una variabile significativa, ma non da sola, lo è quanto l’internazionalizzazione e il green».

GLI OTTO PROGETTI

Il Sodalitas Social Award è considerato il riconoscimento più autorevole per le imprese e le organizzazioni che assumono la leadership per realizzare un futuro sostenibile, attuando iniziative efficaci nel promuovere crescita, sviluppo e inclusione. La partecipazione al contest è aperta a tutte le imprese e organizzazioni che operano in Italia. I progetti al link: http://www.sodalitas.it/conoscere/ news/sodalitas-socialaward-2017-gli-8progetti-vincitori. Scansiona il QR-CODE


Dove si impara il business dalle imprese di successo Al Cuoa, assieme agli accademici, salgono in cattedra docenti in arrivo dal mondo aziendale. Per formare neolaureati ed executive su come cavalcare i mercati

di Riccardo Venturi er affrontare con successo le sfide sempre più complesse dei mercati l’impegno non basta. Ci vuole anche una formazione al passo coi tempi, che dia a tutto l’equipaggio della nave aziendale, dagli imprenditori ai manager ai dipendenti, gli strumenti necessari per contribuire a una navigazione sicura. È quel che si propone di fare il Centro Universitario di Organizzazione Aziendale (Cuoa), che ha una splendida sede nella settecentesca Villa Valmarana Morosini di Altavilla Vicentina, nel cuore del Nordest. Il nome della Business School tradisce la sua vocazione di concreto sostegno alle aziende che hanno un’esigenza crescente di formare il proprio capitale umano secondo criteri poco astrattamente accademici e molto pragmaticamente ancorati alla mutevole realtà. Un esempio di questa direzione è il nuovo Master Brand Ambassador, promosso dal Gruppo Legno - Arredamento di Unindustria Treviso e compartecipato da Confindustria Veneto. «È la nostra risposta a un’esigenza del territorio, in particolare del distretto del legno e del mobile, che ha sempre avuto grandi successi ma oggi cerca strumenti nuovi per affrontare difficoltà diverse rispetto a quelle del passato» dice Federico Visentin, presidente del Cuoa. «Credo che la nostra missione sia quella di accompagnare le aziende verso una capacità di governare i mercati in modo più strut-

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A sinistra Federico Visentin, presidente Cuoa. Sopra, in apertura il momento finale di un graduation-day nella Business School di Altavilla Vicentina

turato. Per far questo è importante avere docenti che vengono soprattutto dal mondo delle imprese, gente che ogni giorno affronta le sfide legate alla crisi e la necessità di adattare i propri prodotti. L’importanza dell’esperienza aziendale però non significa escludere il contributo accademico, che se interpretato in chiave pragmatica aiuta a costruire nuovi utili modelli» spiega Visentin. Il Master Brand Ambassador si caratterizza per la presenza di primarie aziende del settore legno arredo. IL CUOA (CENTRO UNIVERSITARIO DI ORGANIZZAZIONE AZIENDALE) FORMA GIOVANI E MANAGER SECONDO CRITERI SIA TEORICI CHE PRAGMATICI

Sono partner aziendali di eccellenza Veneta Cucine, Arper, Alf e Magis, e sponsor le aziende Antrax IT, De’ Longhi Appliances, Ditre, Homes, Elmar, Estel, Henry Glass. Il Master si compone di due percorsi: uno full time per giovani laureati e una serie di seminari e case history aperti anche al target executive (imprenditori, manager, professionisti). «Sono due percorsi diversi che in certi momenti si incrociano, quando executive e neolaureati si trovano assieme. Non per niente al termine del corso i giova-

ni vengono praticamente tutti assunti nel giro di 6 mesi» dice il presidente del CUOA. Focus del percorso formativo è lo sviluppo di competenze specialistiche e trasversali fondamentali per governare e sviluppare la funzione commerciale nelle aziende design oriented, per vendere meglio il Made in Italy nel mondo e diventare ambasciatori dell’Italian Lifestyle. Tutta l’offerta formativa della Business School è improntata alla ricerca di soluzioni concrete che mettono al centro il capitale umano, visto come il motore del cambiamento. È il caso degli MBA Executive part time e part time International Program, quest’ultimo realizzato in partnership con la University of Michigan - Dearborn, e pensato per i manager che operano in contesti internazionali. C’è anche un corso per le famiglie imprenditoriali, per aiutare i capitani d’azienda a sviluppare competenze specifiche e immediatamente spendibili nella loro realtà quotidiana. All’insegna del confronto, altro mantra del CUOA: «Gli imprenditori - conclude Visentin - che credono che la formazione migliore si faccia in azienda non tengono conto dell’importanza del confronto con le altre imprese e con docenti di qualità, con modelli di gestione diversi e magari innovativi».

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VITA DA MANAGER DIRIGENTI ALLO SPECCHIO

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Claudio Poggio «Dalla cosmetica alla casa ai denti, unica formula: lusso accessibile»

Gaetano Giannetto «Con il mio network porterò le Gift Card a valere 20 miliardi di euro»

Claudio Poggio guida Co.Import, una catena retail di articoli per la casa con oltre 40 punti vendita in Italia ed è a.d. di Dentadent, un gruppo di cliniche dentali. E ora, un’altra sfida: aprire nell’hub commerciale CityLife, una clinica di medicina e chirurgia estetica del brand Juneco. Con quali obiettivi? Per anni ho lavorato offrendo ai miei clienti quello che oggi viene definito “lusso accessibile”. Dai prodotti per la casa alle cliniche dentali la filosofia è stata sempre la stessa: dimostrare al consumatore che, ottimizzando l’organizzazione e razionalizzando le strutture, si può ottenere il massimo della qualità e del servizio anche a prezzi accessibili. Questa è la sfida di Juneco: consentire a tutti di accedere ai trattamenti di medicina e chirurgia estetica in ambienti moderni con medici qualificati e prezzi adeguati. Per fare questo CityLife rappresenta il punto di partenza ideale: è un hub commerciale unico in Italia, presenta un altissimo livello qualitativo dell’offerta ed è posizionato nel cuore di Milano, città leader in questi campi. Applicate protocolli su misura in base al Dna: un approccio rivoluzionario? Il piano di sviluppo delle cliniche Juneco è molto aggressivo: dopo CityLife contiamo di aprire altre 3 cliniche nel corso del 2018 ed altre 10 cliniche nei successivi due anni nelle città più importanti del centro – nord Italia. Juneco offre tutti i trattamenti più innovativi di medicina e chirurgia estetica

Gaetano Giannetto è Chief Executive Officer di Epipoli, azienda che ha fondato nel 2000 dopo 18 anni di esperienza con le corporation e una start-up di successo internazionale. Epipoli ha introdotto le Gift Card in Italia nel 2006 e oggi è l’azienda leader nel mercato con 50 mila punti vendita convenzionati. LQual è il potenziale di mercato di questo servizio? Le Gift Card sono carte di pagamento non bancarie che permettono di acquistare beni o usufruire di servizi presso i network dei punti vendita delle aziende che le hanno emesse o nei punti vendita di terze parti. In pochi anni siamo riusciti ad implementare la piattaforma tecnologica per gestire le Gift Card convenzionando le principali imprese della Grande Distribuzione e aziende di prodotti e servizi. Nel 2008, anno in cui abbiamo installato i primi espositori, abbiamo venduto poco meno di 1.000 Gift Card, lo scorso anno ne abbiamo vendute più di 3 milioni, per un valore facciale di circa 100 milioni. Il potenziale di mercato in Italia è enorme, la stima è che nei prossimi 10 anni il mercato possa valere 20 miliardi di euro, circa 60 milioni di carte vendute all’anno! Negli USA, dove questa categoria è nata nel 1993, oggi il mercato vale 650 miliardi di dollari. Ma quali sono i valori e la mission di Epipoli? Chi la conosce sa che per lei il concetto di etica rappresenta una declinazione molto rilevante anche in azienda: ci spiega in che senso e perchè? Epipoli è uno dei leading prepaid payment network in Europa, cioè è un’azienda che permette di digitalizzare prodotti e servizi anche fisici attraverso una innovativa piattaforma tecnologica connessa direttamente alle casse dei punti vendita e fruibile anche via mobile e rappresenta l’anello di congiunzione tra il mondo digitale e quello dei punti vendita. Visione, innovazione e capacità di esecuzione sono gli elementi chiave

INTERVISTE A CURA DI SUSANNA MESSAGGIO QUI A FIANCO NELLA FOTO

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Claudio Poggio non può rinunciare a: 1. Gli occhiali da sole Moscot di Masunaga - che è la piu antica fabbrica di occhiali del Giappone 2. Il diffusore di fragranza Deep Black di My Fragrances, una carica di energia pura 3. La app di Mimoto - per muoversi liberamente nel traffico di Milano su due ruote

avvalendosi della collaborazione di qualificati chirurghi ed utilizzando solo prodotti certificati con elevati standard qualitativi: dal botox all’ acido jaluronico, dalle terapie di ringiovanimento attraverso le cellule ad alto potere rigenerativo ai trattamenti con i laser piu innovativi, ai veri e propri interventi di chirurgia estetica. Il tutto in cliniche all’avanguardia, sempre aperte, con finanziamenti e rateizzazioni fino a 60 mesi. E ci parli dell’altra sua creatura, My Fragrances, vere e proprie boutique di fragranze casa e cosmetica, naturale e biologica, con 5 punti vendita diretti e 10 Paesi serviti. Quali altri piani? My Fragrances si occupa del benessere dell’individuo a 360° tramite la produzione e vendita di diffusori di profumo per la casa e di cosmetica naturale. In My Fragrances produciamo e vendiamo solo cosmetici naturali, biologici o bio certificati e limitiamo al massimo il packaging per avere un basso impatto ambientale. Anche in questo caso l’obiettivo è di offrire un prodotto di altissimo livello a prezzi accessibili con l’ambizione di esportare la qualità e il design del Made in Italy.


del successo di Epipoli e i numerosi premi internazionali ricevuti sono la chiara evidenza della leadership dell’azienda.La mia idea etica d’impresa è che l’Italia debba partecipare da protagonista a costruire il futuro. Quello che noi ci mettiamo è creatività è sperimentazione. L’azienda Epipoli nell’estate 2017 ha acquisito l’operatore del couponing Groupalia. Epipoli, acquistando Groupalia, ha potenziato tutti i numeri per guadagnarsi un ruolo di primo piano nel marketing di nuova generazione. E per una decisa espansione internazionale. In che direzione vi muoverete? L’acquisizione di Groupalia ci ha portato in dote circa 2,5 milioni di clienti con circa 1,5 miliardi di mail inviate all’anno. In Italia Epipoli gestisce già l’85% degli espositori di Gift Card presenti sul mercato e abbiamo quindi iniziato l’espansione internazionale. Nel primo trimestre 2018 lanceremo le Gift Card in 10.000 punti vendita in Spagna e successivamente in Francia, nei paesi Nordici e nell’Europa dell’Est.

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6. Per Gaetano Giannetto le tre cose che porterebbe su un’isola deserta sono: 4. Portatile Lenovo ThinkPad T470, perfetto per lavorare anche “on the road” 5. Smartphone Nokia 8 con il Dual-Sight mode 6. Gift card di Epipoli, per fare acquisti in libertà, dove vuoi, quando vuoi.

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Andrea Colzani «Antiossidanti, il giusto relax e la serenità: i segreti per vivere felici» Andrea Colzani è un giovane managerimprenditore che da anni studia e ricerca soluzioni per la salute ed il benessere. Ha fondato e guida come amministratore delegato la Dr. Farmer, un’azienda che sviluppa, produce e commercializza prodotti 100% vegetali per il detox, in particolare i Biodetox Juices Kit e Biodetox Tea Kit. Sono formulazioni, spiega Colzani, che uniscono materia prima di altissima qualità ad una finalità terapeutica. La parola è di quelle impegnative: in italiano ci vogliono diciassette lettere per esprimerla, “disintossicazione”. Concetto che ne presuppone un altro, l’intossicazione. E tutto parte da qui. Insomma, la filosofia Dr. Farmer già nel nome racchiude la mission aziendale. Che cosa comporta uno dei vostri programmi “detox”? Il programma detox punta ad eliminare le tossine dal corpo, assumendo cibi ricchi di elementi che aiutino a disintossicare l’organismo e a fare “pulizia” tramite alimenti antiossidanti, che combattano i radicali liberi e l’invecchiamento delle cellule, con sali minerali e vitamine ma soprattutto fibre, che aiutano la digestione e il riequilibrio della flora intestinale. La tecnologia brevettata Zer0x permette a Dr. Farmer di lavorare e imbottigliare (in vetro) frutta e verdura in assenza di ossigeno. Questo procedimento preserva tutti i principi nutritivi contenuti nella materia prima utilizzata, e supera tutti i limiti dei tradizionali brand di cold pressed juice: la catena del freddo e la shelf life ridotta. Infatti i juice di Dr. Farmer hanno una durata di dodici mesi a temperatura ambiente. Il lavoro svolto nei nostri laboratori è scienza al servizio della salute. La nostra filosofia si basa su prodotti artigianali di altissima qualità, sulla scelta accurata delle materie prime. Ma il benessere e la ricerca di equilibrio psico-fisico vanno ricercati anche con il relax. E per questo Colzani ha creato una struttura - www.c-hotel.it - che abbina i vantaggi di un programma Detox ad un luogo di benessere dove ritrovare armonia e fuggire dallo stress quotidiano…

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Nella ricerca di benessere suggerita da Andrea Colzani non possono mancare: 7. Biodetox Juice Dr-Farmer 8. Cofanetto C-Gift Experience Box 9. Cioccolato C-Amaro di C-Colzani

Sì, il C-Hotel è una strutture di design tra le colline della Brianza, gestito con grande passione. Di richiamo internazionale è uno dei pochi design hotels italiani che abbina anche il turismo remise en forme. Bioarchiettura, e legame con la natura fanno del concetto di eco-sostenibilità un must. All’interno delle geometrie di design dell’area benessere ogni cliente viene seguito da un team attento e altamente preparato dal nostro direttore scientifico dr.Massimo Gualerzi creando un percorso integrato per anima e corpo. A completare il quadro una ristorazione d’eccellenza ed il caffè’ C-Colzani, certificato dal Premio Illy Bar dell’anno 2018 del Gambero Rosso Ci svela le regole più importanti per vivere in supersalute? Un approccio positivo alla vita, una corretta alimentazione per la quale prediligere cibi di provenienza vegetale, ricchi di fibra, limitare il consumo di carni rosse e bianche ed eliminare quelle conservate, favorire il consumo di proteine di origine vegetale e pesci di piccola taglia, ricchi di acidi grassi, evitare bevande zuccherate e gassate e ridurre al minimo il quantitativo di sale. E infine fare ogni giorno ciò che ci piace: è un buon viatico anche per la felicità!

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NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE

138 IL CAVIALE ITALIANO CIBO DA ZAR? NON PIÙ, GRAZIE A CALVISIUS ORA PARLA BRESCIANO

140 CRAVATTE COL SEGRETO SONO QUELLE DI ULTURALE, ESEMPI UNICI DELLA SARTORIA NAPOLETANA

142 CRISTALLO PER TUTTI COSÌ IL BRAND SWAROVSKI HA SDOGANATO L’ALTA GIOIELLERIA

144 MOTORI LE RAGIONI DEL GOSSIP

SUGHERO, LA RIVINCITA: ASSOLTO PER NON AVER CORROSO IL TAPPO L’espressione “vino che sa di tappo”? Un’ingiustizia. La colpa del cattivo sapore è di un fungo originato dai pesticidi. Ma Amorim, player globale del settore, ha le soluzioni per esaltare le virtù di questa materia prima di Francesco Condoluci osse un caso giudiziario, ci troveremmo Ma, come nel più classico dei gialli a lieto fine, di fronte al proverbiale “granchio”. Con ecco che a un certo punto arriva provvidenziaun unico soggetto seduto al banco degli impule il colpo di scena, con l’avvocato difensore tati e una giuria che, più o meno all’unanimità, che porta in aula la prova decisiva per scagiogli punta il dito contro, del tutto ingiustamente nare il tappo da sughero e salvarlo da un’ingiue sol perché tutte le circostanze sembrano insta condanna. «L’alterazione che si può risconchiodarlo. «Questo vino sa di tappo», quasi tuttrare in alcune bottiglie di vino chiuse da tappi ti sarebbero disposti a giurare che il colpevole da sughero, quella che comunemente viene del cattivo sapore che il vino, appena stappato, definita “sapore di tappo”, nell’80% dei casi, è nei casi più sfortunaoriginata dai pesticidi ti, può trasmettere al IL CONNUBIO TRA IL SUGHERO E IL VINO come il triclorofenolo. RISALE A 3 MILA ANNI FA, QUANDO palato, è proprio lui Dal terreno, questo I GRECI COPRIVANO LE ANFORE CON il tappo di sughero, il pesticida si trasmette LA CORTECCIA DEL “QUERCUS SUBER” compagno di una vita. alle querce da sugheLa sentenza conseguente sarebbe esemplare: ro in forma di un fungo, il “tricloroanisolo”, il sughero al bando e vino affidato al più “sicucosiddetto TCA. Questa molecola presente nel ro” e meno pretenzioso tappo sintetico che dal sughero, una volta a contatto con l’alcol, diven1999, quando venne ideato e confezionato da ta la responsabile principale del cattivo sapore un’azienda americana in quel di Seattle, insidia del vino imbottigliato»: “l’arringa”, accorata un connubio antico che va avanti da oltre 3 mila e convincente, è di Carlos Veloso Dos Santos, anni, da quando i Greci iniziarono a conservaamministratore delegato di Amorim Cork Itare il nettare degli Dei dentro anfore coperte da lia, branch italiana dell’azienda portoghese che pezzi di corteccia del “Quercus Suber L.”, nome detiene più di un terzo del mercato mondiale scientifico, appunto, della quercia da sughero. dei tappi da sughero.

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E POI IL PIACERE...

A destra Carlos Veloso Dos Santos, ad di Amorim Cork Italia, branch italiana del gruppo portoghese. Nella pagina a fianco una fase delle operazioni di “decortica” su una quercia da sughero

Di tappo? No questo vino sa di fungo Signori della corte, la prova è servita. E non è finita qui: perché Amorim alla lotta contro il TCA, funzionale a sdoganare il tappo da sughero dall’annosa diffamazione, dedica da anni tempo e danaro. Dieci milioni di euro circa, investiti nella ricerca per contrastare l’odiosa molecola e consegnare alle aziende vinicole di mezzo mondo (ogni anno su 18,8 milioni di vino prodotte, 12 sono chiuse dal sughero) dei tappi a prova di TCA. Il risultato è “NDtech”, un tappo che rappresenta la soluzione definitiva, efficace al 100% contro le sostanze volatili dannose e in grado di non impattare sulle caratteristiche tecniche del sughero, fondamentali per lo sviluppo armonico del vino. «Sembra paradossale ma la svolta è arrivata proprio con l’irruzione sul mercato dei tappi sintetici – spiega ancora l’ad di Amorim Cork Italia, filiale nata proprio nel 1999 e diventata in breve leader del settore in Italia – fino ad allora il sughero monopolizzava il mercato

SUGHERO&VINO

12 MILIONI BOTTIGLIE CHIUSE OGNI ANNO

CON TAPPI DI SUGHERO

(SU 18,8 MILIONI DI PRODOTTE)

27%AMORIM VINICOLI 70% PREFERISCONO TAPPI HANNO TAPPI

PRODUTTORI

DI SUGHERO 136

QUELLA DEL SUGHERO È UNA FILIERA CIRCOLARE. GLI SCARTI LI USIAMO COME BIOMASSE PER PRODURRE ENERGIA PER L’AZIENDA della chiusura delle bottiglie di vino e la stessa performance sensoriale inedita, risultato che Amorim produceva tappi con molti margini nessun produttore di tappi in sughero naturale di errore rispetto alla presenza di TCA nel suè mai riuscito a raggiungere», assicura ancora ghero. Da allora, abbiamo investito fortemente Veloso Dos Santos. E i numeri sono tutti dalla in ricerca e sviluppo, per consegnare ai nostri parte del gruppo portoghese che pochi mesi fa clienti un tappo che rasenta la perfezione e ha acquisito Etablissement Christian Bourrasche viene scelto sempre di più per chiudere i sè, terzo player mondiale del settore, e punta vini di maggior pregio del pianeta». La policy decisamente ad incrementare i suoi volumi di di Amorim prevede un controllo rigoroso sul produzione dei tappi da sughero di alta qualità sughero da cui vengono prodotti sia tappi moche oggi, con 4,4 miliardi sugli 11,8 totali pronopezzo (i più nobili) che granulati, macinati e dotti nel mondo, si attestano al 36%. truciolati. Per eliminare i “vizi di origine” AMORIM HA INVESTITO ANNI DI RICERCA Fare eco-economia della materia prima, E 10 MILIONI DI EURO PER CONSEGNARE «I vini di qualità, del AI SUOI CLIENTI NDTECH, IL TAPPO DI negli stabilimenti SUGHERO A PROVA DI TRICLOROANISOLO resto, non possono prescindere dal tappo dell’azienda il sughedi sughero. Il primo a riconoscerne le virtù fu ro viene fatto stagionare almeno 6 mesi, acDon Pérignon che ne fece la chiusura ideale catastandolo in ammassi sollevati da terra e per i suoi champagne. E il gesto del cavare il coperti in acciaio inox per eliminare umidità e tappo da sughero da una bottiglia fa parte del contaminazioni. Poi viene tagliata via la “zeppiacere stesso di berla» dice non senza una pa”, la parte di corteccia che è stata a contatpunta di orgoglio la famiglia Amorim che al to col terreno, quindi si utilizzano processi di sughero ha legato la sua storia aziendale fin vaporizzazione e bollitura. Ma quanto incide, dal 1870, quando nella vecchia Porto, iniziò alla fine, la chiusura del tappo da sughero su l’industrializzazione dei tappi per fare da foruna bottiglia di vino? Non tantissimo, in media nitore alle cantine produttrici del vino al quale 0,50 euro sui costi di produzione, ovvero il 3% la città del nord del Portogallo ha dato il nome. del prezzo di mercato. «Per avere Ndtech, i viÈ lì, nella parte della penisola iberica affacciata ticoltori devono sborsare circa 0,20 in più ma sull’Atlantico, che si trova il cuore pulsante di sul risultato c’è la garanzia di Amorim per una


IL SUGHERO IN NUMERI Portogallo

una filiera che costituisce il più emblematico manuale antico che richiede mani esperte per dei casi di “economia circolare e sostenibile”. non danneggiare né la corteccia né l’albero. Dal Portogallo arriva circa il 50% della produNon si usa nessuna tecnologia. I nostri decorzione mondiale di sughero e tra i 716 mila ettaticatori sono i lavoratori stagionali più pagati ri di querceti dislocati al mondo. La prima DEL SUGHERO NON SI BUTTA VIA NIENTE. perlopiù nelle foreste decortica si può fare È UNA MATERIA PRIMA CHE PUÒ ESSERE dell’Alentejo, nel Sud quando la quercia ha UTILIZZATA NELLA BIOEDILIZIA COSÌ del Paese, e le attività COME NELL’INGEGNERIA DEI TRASPORTI 25 anni di vita, le opeindustriali, lavorano razioni successive, per oltre 15 mila persone, che diventano 100mila legge dello Stato, avvengono ad un intervallo di se si considera tutto il bacino del Mediterraalmeno 9 anni. L’attività del gruppo Amorim è neo. «La figura chiave della filiera a tutt’oggi redeterminante per la sopravvivenza di milioni sta quella del “decorticatore”» racconta ancora di querce nel Mediterraneo che rappresentaVeloso Dos Santos, «la decortica è un processo no una barriera contro la desertificazione e

716.000 ettari di querceti 100.000 tonnellate di sughero 49,6 % produzione mondiale 9.000 occupati nell’industria 6.500 occupati nell’indotto

RICICLARE, UN OBIETTIVO ETICO «Cedere ai nostri figli almeno il mondo che abbiamo ereditato dai nostri genitori», di questo principio, Amorim Cork Italia, che ha sede a Conegliano nel cuore dei colli trevigiani, ne ha fatto una vera filosofia aziendale. Tanto da porlo come obiettivo delle sue best practices in tema di attenzione all’ecosostenibilità e al mondo sociale. Non a caso “Etico” è il nome che è stato dato al progetto di un circolo virtuoso che ha portato

alla creazione di un prodotto finito creato a partire dal sughero riciclato: la granina per la bioedilizia Corkgran Etico, generata dalla frantumazione dei tappi usati e raccolti dalle onlus che aderiscono al progetto. Dal 2010 il progetto ha rintracciato e avviato al riciclo più di 220 tonnellate di sughero, pari a oltre 350 milioni di tappi. Il ricavato di questa operazione ha portato alle onlus impegnate in prima linea nella

raccolta a ricevere circa 150 mila euro di contributi complessivi dati in beneficenza. La filiera così premia il riciclo e le realtà che si sono cimentate nella raccolta dei tappi, andandole a supportare con il ricavato della vendita del sughero e di un suo contributo economico spontaneo. In quest’ottica Amorim Cork Italia fa formazione nelle scuole e ha già in cantiere, a Treviso, la realizzazione di un’isola ecologica dedicata.

un alleato prezioso nell’equilibrio climatico». Del sughero, come del maiale, del resto, non si butta via niente. Pezzi di questo straordinario materiale naturale e dalle mille virtù (leggero, isolante termico e acustico, ignifugo, resistente e confortevole), grazie alla diversificazione del business praticata da Amorim, si trovano all’interno della Sagrada Familia - il capolavoro di Gaudì diventato monumento simbolo della città di Barcellona nel quale 2 mila mq di pavimento sono in sughero - nel Victoria & Albert Museum di Londra, negli arredi di eco-hotel, in oggetti di design e accessori di moda, tavole da surf e persino nei rivestimenti di modernissimi treni in Asia. Ricordatevi di tutto questo, mentre starete per allungare le mani su una bottiglia di vino con il tappo sintetico.

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E POI IL PIACERE...

Cibo da zar? No, non più. Il caviale ora parla italiano

Il maggior produttore al mondo è Agroittica Lombarda, che con il marchio Calvisius, è riuscita a conquistare il mercato russo, assieme a quelli di Francia, Usa, Uk e Giappone di Alessandro Luongo

quisiti filetti selezionati dai migliori esemplari dell’allevamento di Calvisano, in provincia di Brescia, lavorati a mano dagli esperti, cotti al vapore, inseriti nel vaso manualmente, e conditi con i migliori ingredienti della tradizione per mantenere un gusto fresco e naturale e assicurare la qualità dei prodotti. Lo storione sott’olio è l’ultima gustosa novità che il marchio Calvisius ha lanciato sul mercato per quest’anno. Una prelibatezza targata Agroittica, l’azienda lombarda che si pregia di essere il maggior produttore di caviale al mondo, e fra i più grandi di storione, e che ha radici appunto in quella pianura bresciana ricchissima di fontanili di acqua sorgiva, dove gli ettari di allevamento sono 60, per 28 tonnellate all’anno di produzione, e due gli impianti (ai quali si è aggiunto da qualche anno quello della società partecipata Storione Ticino) situati all’interno dell’omonima riserva naturale.

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Mezzo secolo di record

in seguito da altre specie di storione. Oggi Sono passati cinquant’anni da quando GioAgroittica (guidata dal presidente Giovanni Tolettini, socio dell’acciaieria locale vanni Pasini e dal direttore generale Cardi un’impresa d’impiantistica siderurgica la Sora) produce dai propri allevamenti veneta, intuì la possibilità di sfruttare il la più grande gamma di caviali al mondo. calore residuo della produzione dell’accia«Sicuramente – spiega Stefano Bottoli, io a favore di uno stabilimento d’itticoltudirettore vendite per Italia e Francia – la ra. Uno scambio di calore che è da allora varietà delle specie allevate, e quindi dei trasferito a queste acque purissime (da qui caviali ha permesso di accontentare tutti i il pay off di Agroittica, Aqua optima, “cose palati e quindi di creare la fama di produtottime dall’acqua”). Ma una tappa importori di eccellenze: abbiamo caviali delicati, esprime al meglio gli aromi e può essere tante per l’azienda bresciana è il 1981. In caviali iodati, e altri ancora con delle note degustato in purezza, ma è anche il più quell’anno Gino Ravagnan, esperto d’itnocciolate molto piacevoli al palato». Negli delicato e richiede una cura particolare ticoltura e oggi presidente onorario di anni l’azienda, per il suo know how, è divesia nella preparazione che nella catena del Agroittica, incontrò Serge Doroshov, bionuta un riferimento in tutto il mondo sia in freddo. logo marino all’unitermini quantitativi È freschissimo; il processo di preparazioAGROITTICA QUEST'ANNO HA VINTO versità di Davis in ma anche qualitativi. ne avviene in meno di due ore. Non subiIL SUPERIOR TASTE AWARD. A EXPO 2015, California, e insieme ERA STATA PREMIATA COME AZIENDA CHE Tanti i fattori distinsce la minima degradazione è mantenuto a svilupparono l’idea tivi. Al primo posto, temperature appropriate, lavorato, spedi“HA SAPUTO SUPERARE I SUOI LIMITI” di allevare lo storiodi sicuro la purezza to e consumato così com’è. ne bianco. Fu l’inizio di un grande e prodell’acqua utilizzata per l’allevamento, che È più burroso al palato e mai pastorizzato, speroso ciclo per Agroittica che, da lì a proviene direttamente dalla falda acquifecon una varietà di aromi molto più ampia qualche anno, diventerà la prima azienda ra e sgorga all’interno della tenuta senza ed equilibrata. Il suo trasporto è sicuro: in Europa in grado di allevare storioni in l’utilizzo di acque di superficie, ed è garanavviene entro 24-48 ore attraverso corcattività. Nel 1992 invece, inizia la prozia di purezza del sapore. Poi per il rigororiere refrigerato oppure corriere espresso duzione del caviale, e nasce così il “Calviso controllo di tutta la filiera produttiva, il con imballo apposito e glacette in maniera sius tradition”, che è esportato in tutto il cui ciclo inizia con l’uovo e si conclude con tale che non vi sia alcuno sbalzo termimondo e viene servito a bordo delle first l’uovo, e di cui ogni fase si svolge in azienco. Essendo lavorato secondo la prassi di class di Singapore Airlines, Cathay Pacific da. Il caviale è prelevato, salato e spedito massima igiene, Calvisius dura tre mesi e Lufthansa Airwais. Non a caso nel 2005 senza nessun passaggio intermedio. se conservato correttamente in frigo fra ha vinto il Premio Mercury Award riservaÈ di tipo Malossol, (in russo: poco salato), 0-4°C. to ai migliori prodotti mondiali delle comTUTTI PAZZI PER LO STORIONE pagnie aeree top. Due anni dopo è arrivato il record produttivo con 25 tonnellate di Brand Cavalier Caviar Due i brand di Agroittica, Le sue uova, infatti, caviale, circa il 30 per cento della produClub, sinonimo di arrivano a superare i 3 diversi per target e zione mondiale, che ha consentito di supemaestria e artigianalità, millimetri di diametro. canale distributivo: Per ottenerlo occorrono è disponibile negli store Calvisius Caviar, top rare anche l’Iran. Nel 2009 è stata aperta delle migliori catene GDO circa vent’anni, ma quality, disponibile la sede negli Stati Uniti. (da Finiper a Ipercoop l’attesa è ripagata da anche nell’e-boutique e Carrefour). una specialità raffinata del sito www.calvisius. Varietà per tutti i palati I prodotti firmati e di grande eleganza. In it, nei migliori negozi Cavalier Caviar Club particolare, lo Storione La vocazione sperimentale iniziale ha e ristoranti stellati. La piacciono principalmente Bianco Calvisius, collezione Calvisius sempre guidato la società nel tempo: sono a un pubblico più allevato in Italia, ha Caviar vanta 3 specie state così introdotte diverse novità assolugiovane, alla ricerca di carni bianchissime e di storioni allevati: te all’interno del settore. La più importanproposte gastronomiche dal modesto contenuto bianco, siberiano, e te è rappresentata, come detto, dall’alledi alta qualità e più calorico, ricche di beluga. Quest’ultimo è accessibili. Omega 3. Mentre il di grandi dimensioni. vamento dello Storione Bianco, affiancato

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E POI IL PIACERE...

Il segreto di Ulturale? È nascosto... tra le pieghe

Vincenzo Ulturale è un uomo nato letteralmente con la cravatta. Con la sua sapienza sartoriale e le sue creazioni geniali prima ha conquistato Napoli e poi il mondo di Luigi Orescano

apoli è una delle capitali storiche della questo capo d’abbigliamento conserva in sé, grande tradizione sartoriale italiana. e che non sempre viene colto fino in fondo. Una rinomanza fondata su abilità artigiaNel 1985 Vincenzo decide di creare una sua nali, attenzione al particolare, selezione azienda e diffondere l’etichetta Ulturale. scrupolosa dei tessuti, e quel tocco di geniaUlturale diviene progressivamente simbolo lità che contraddistingue ogni attività svolta incontrastato della cravatta sartoriale made all’ombra del Vesuvio. In questa cornice si in Napoli, oggetto di classe, sinonimo di inserisce a pieno titolo anche la fortunata viesclusività e artigianalità che si rifà direttacenda imprenditoriale di Vincenzo Ulturale, mente ai dettami della tradizione campana. un uomo nato letteralmente con la cravatta. Una connotazione che non si manifesta solo Già nel 1948 il padre nell’utilizzo di trame VINCENZO HA RILEVATO L'ATTIVITÀ di Vincenzo, appena eleganti e originali, FONDATA NEL '48 DAL PAPÀ, FACENDONE ventenne, avviava UN MUST DELLA SARTORIA NAPOLETANA vagliate personall’attività che avrebbe, mente da Vincenzo, POI NEL 2014 LA CONSACRAZIONE di lì a poco, gettato le o nel taglio rigorosabasi per la creazione di uno dei marchi più mente hand made di ogni singolo capo, ma importanti nel settore delle cravatte sartoanche, e forse soprattutto, nell’inconfondiriali italiane. Negli anni la fama aumenta: la bile cornetto scaramantico nascosto all’inrisonanza delle sue cravatte, che approdano terno della cravatta stessa. Nel 2004 viene in una serie di selezionati negozi partenopei, aperto il primo punto vendita sulla Riviera si estende sempre di più. Vincenzo gradualdi Chiaia, a Napoli. L’anno successivo, la stomente assimila l’esperienza familiare, ne ria dell’azienda Ulturale registra un’altra assorbe lo spirito, le prerogative creative, il importante tappa: insieme ad altri imprenrispetto per i tessuti, l’eleganza della fattura, ditori, grazie alla creazione di un consorzio, senza che questo scalfisca il lato pratico che Vincenzo affitta un intero piano nel palazzo

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della ex sede storica del Napoli Calcio, dove viene allestito un vero centro dell’artigianalità sartoriale made in Italy, verso cui convergono imprenditori di diversa provenienza merceologica (camicie, sartoria, cravatte, penne,scarpe) accomunati dal filo rosso del gusto e dell’eleganza. Dopo aver lasciato il consorzio, nel 2009 Vincenzo Ulturale apre il primo negozio a Napoli, in Via Carlo Poerio, nel salotto buono della città. Ma è il 2014 che segna il vero salto di qualità per l’azienda campana, che passa in mani milanesi, attraverso un family office. Guidati da Alessandro Rombelli, alcuni imprenditori meneghini entrano in contatto quasi per caso con il marchio, appassionandosi sin da subito alla storia aziendale, al brand e, soprattutto, alla qualità della cravatte. Per questo, la nuova proprietà chiede a Vincenzo di mantenere inalterato il valore e l’anima del marchio Ulturale. A questo traguardo ne seguiranno degli altri, altrettanto fondamentali e funzionali alla crescita aziendale: l’apertura dello show room milanese, in Via Bigli, che offre al brand una vetrina sul


"Comm’v’ piace a vuje" la cravatta artigianale si fa a misura di cliente A

mondo della moda internazionale, e l’inaugurazione del terzo negozio mono-brand nel centro di Roma, in Via Bocca di Leone. Oggi Ulturale, da esclusivo brand territoriale, apprezzato soprattutto dal mercato partenopeo, è diventato una firma riconosciuta a livello globale, che nulla ha da invidiare alle più altisonanti griffe della moda italiana e mondiale. Un fatturato in costante crescita (è prevista una chiusura, per il 2017, di circa 1,5 milioni di euro), di cui il 90% realizzato in Italia, e una governance al passo con i tempi: infatti, il bilancio 2017 verrà certificato dalla società PricewaterhouseCoopers. Nel Consiglio di Amministrazione, presieduto da Alessandro Rombelli, al cui fianco siede in qualità di Amministratore Delegato Tancredi Pasero, un posto d’onore spetta proprio a Vincenzo Ulturale, artefice di questa bella avventura imprenditoriale italiana, che porta alta la bandiera del buon gusto e dell’artigianalità italiana in tutto il mondo, anche grazie a quel tocco di scaramantica passione che, al grido di “non è vero ma ci credo”, sicuramente non guasta.

ttenzione ai dettagli, tessuti preziosi, qualità e personalizzazione. Da oltre 2 generazioni, nella città simbolo della sartorialità italiana, nascono creazioni fatte a mano uniche e ricercate. L’accessorio maschile per eccellenza, che tanto è amato dai gentlemen di tutto il mondo, si esprime al meglio nelle creazioni esclusive vendute negli store più lussuosi. In Italia (presso la storica boutique di Napoli, nei monomarca recentemente aperti a Roma e Milano e nelle botteghe più chic) ma anche in Giappone, in Corea e in diversi paesi europei le cravatte Ulturale sono molto richieste. Vincenzo Ulturale, alla guida della storica azienda di cravatte sartoriali, segue in prima persona tutte le fasi di lavorazione, dalla progettazione al confezionamento. Una produzione che non

riguarda esclusivamente le cravatte, seppur rimangono il fiore all’occhiello del marchio, ma anche papillon, pochette, sciarpe, foulard, scialli e profumi. Ogni cravatta è un vero pezzo unico perché interamente tagliata, cucita e finita a mano utilizzando stoffe provenienti dalle più prestigiose case italiane e inglesi. Dai 30 ai 35 minuti, pressappoco, è il tempo necessario per crearne una: dal taglio si passa alle fasi di spillatura, imbastitura, cucitura e infinte agli smerli e all’orlatura. Tanti i modelli, da quelli più classici in seta con disegni e colori dal gusto moderno a quelli più particolari, come per esempio la Tié, la cravatta scaramantica a sette pieghe che nasconde al suo interno un piccolo cornetto benaugurante napoletano in corallo. Il nome Tié deriva dall’unione dell’inglese tie (cravatta) e del napoletano tié (esclamazione che di solito accompagna il gesto scaramantico delle corna che come la scaramanzia vuole deve essere nascosto). Immancabile anche la 00Tie, una due pieghe con cucito all’interno del cappuccio un taschino

segreto impreziosito da un rametto in puro corallo rubrum. Completano infine la collezione le cravatte in puro cashmere e misto lana/seta, calde ma allo stesso tempo leggere. La cravatta Ulturale diventa sempre più preziose nella versione su misura. Sul loro sito esiste, infatti, una sezione intitolata “Comm’v’ piace a vuje”: dove potrete personalizzare la vostra cravatta a seconda del modello, della misura, del colore, del tessuto e perfino arricchirla con le iniziali o il logo del futuro proprietario. Un capolavoro artigianale tutto italiano riconosciuto anche dalla rivista Class che le ha conferito per diversi anni il premio come azienda numero 1 nella Classifica delle Eccellenze italiane, nel settore cravatte.

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E POI IL PIACERE...

Cristallo per tutti, così Swarovski ha sdoganato l'alta gioielleria A più di 120 anni dalla fondazione, #BrillianceForAll ancora oggi è il mantra che caratterizza la produzione dell'azienda austriaca leader nel mondo degli accessori preziosi, e che ha rivoluzionato l'intero settore di Rita Palumbo n impero di cristallo da 3,36 miliardi di euro, che negli ultimi cinque anni ha registrato un tasso di crescita pari al 10%. Performance brillante come la missione d’impresa di Swarovski, gruppo austriaco nato 122 anni fa. «Quando il mio bis-bisnonno ha creato la società nel 1895, ha avuto un’idea rivoluzionaria: creare un brillante per ogni donna, da indossare nella vita quotidiana, a prezzo accessibile. Da allora #BrillianceForAll è il nostro DNA», dice Robert Buchbauer, trisnipote del fondatore Daniel Swarovski, membro del comitato esecutivo del gruppo e Ceo della divisione Consumer Goods Business Swarovski dal 2002. Cristallo per tutti, dunque, senza competitor diretti. «Swarovski nasce con un nuovo modello interpretativo degli accessori preziosi - aggiunge - trasformiamo il cristallo in diverse categorie di prodotti, da gioielli a orologi, da pezzi arredamento ad oggetti per la scrittura, a strumenti ottici ad alta precisione. E per ciascuno, la nostra estetica è interpretata in una gamma di stili sempre eleganti ed originali, a volte eccezionali». Il segreto del successo di Swarovski è quindi nella sua capacità poliedrica di lavorare il cristallo da 120 anni, coniugando tradizione, creatività e innovazione tecnologia. «Il nostro design si evolve per essere sempre più audace, più contemporaneo e più versatile per accontentare in ogni momento della

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giornata i clienti di tutte le età e di tutto il mondo. Siamo molto attenti anche al mondo digitale per conquistare i Millennials» assicura Buchbauer, che ha firmato il lancio della collezione Watch nel 2009, la collezione uomo in 2010, la collezione eyewear in 2011 e quella di orologi da uomo nel 2012. Nel 1895 Swarovski era una piccola azienda di taglio di cristalli a Wattens, in Austria, già all’avanguardia nell’epoca vittoriana, grazie al suo fondatore, Daniel, un vero e proprio pioniere e innovatore.

LA STORIA DI SWAROVSKI È INIZIATA NEL 1895 PER MERITO DI DANIEL, UN VERO INNOVATORE. FU LUI A IDEARE IL METODO MECCANICO PER TAGLIARE I CRISTALLI

Con grande lungimiranza comprese che le nuove tecnologie, ad esempio l'elettricità, erano la strada d'accesso al nuovo secolo. Cominciò incastonando pietre di cristallo su montature di gioielli in metallo, collegando così il suo lavoro con il mondo della moda, del design e della gioielleria. Fu lui a inventare il primo metodo meccanico per tagliare e lucidare il cristallo. Le nuove pietre Swarovski o “chaton”, che divennero note come “Pierres Taillées du Tyrol”, rivoluzionarono l'industria della gioielleria, offrendo nuovi livelli di brillantezza, resistenza e precisione.

ROBERT BUCHBAUER, TRISNIPOTE DI DANIEL SWAROVSKI

Un secolo e più di intuizioni Ad onor di cronaca, la storia di Swarovski è lunga e ricca di successi non solo per l’inventiva, ma per l’ingegneria di precisione. Nel 1913 Daniel riuscì a raffinare e migliorare il cristallo, raggiungendo un livello di luminosità senza precedenti. Poco dopo cominciò a sperimentare con i colori, creando così un vincolo indissolubile tra il cristallo e il mondo della moda, che dagli anni Venti dura tutt’ora e si concretizza in collaborazioni creative con Chanel, YSL, Armani, Versace, Gucci, Prada, Givenchy, Rodarte Hussein Chalayan, Alexander McQuenn, Viktor&Rolf, Alexander Wang e Jimmy Choo. Nel 1917 il fondatore dell'azienda cominciò a sviluppare i suoi strumenti di molatura e raffinatura, che usava per la lavorazione delle pietre di cristallo. Due anni dopo, questi strumenti vennero registrati con il nome commerciale Tyrolit. A questo seguirono, nel 1925, alcuni esperimenti sulla produzione di elementi riflettenti in vetro per la sicurezza stradale, che dopo anni di ricerche, vennero lanciati sul mercato nel 1950 con il nome commerciale Swareflex. È del 1931 invece la creazione di un dipartimento speciale per la produzione di un tessuto con pietre di cristallo preconfezionate. Nel 1935 il figlio maggiore di Daniel, Wilhelm, produsse il suo primo prototipo di binocolo, aprendo così la strada all'industria ottica e


FACCIAMO BRILLANTI PER OGNI DONNA, DA PORTARE TUTTI I GIORNI E A PREZZI ACCESSIBILI a una nuova linea di prodotti. Arrivando ai giorni nostri, nel 1995 nasce Swarovski Kristallwelten (i Mondi di Cristallo Swarovski), dove il cristallo diventa una vera e propria esperienza tangibile. Da allora, più di 13 milioni di visitatori hanno potuto godere di questo mondo fantastico che mescola arte, cultura, divertimento e shopping. Nel 2011, Swarovski entra anche nel cinema attraverso la fondazione Swarovski Entertainment che collabora con partner industriali consolidati e nuovi talenti per sviluppare, finanziare e produrre lungometraggi di interesse internazionale. La prima produzione cinematografica, "Romeo e Giulietta" è uscita nelle sale cinematografiche nel 2013.

IL DIRETTORE CREATIVO DEL GRUPPO, NATHALIE COLIN

Produzioni di cristallo, numeri solidi Il gruppo Swarovski, che nel 2016 ha fatturato 3,36 miliardi di euro, oggi ha tre brand, una fondazione, 32mila dipendenti e circa 2.800 negozi nel mondo. La più grande delle articolazioni del gruppo è la Swarovski Crystal Business: con 2,6 miliardi di euro di fatturato e circa 27mila dipendenti, rappresenta l’attività commerciale più consistente. Progetta, produce e commercializza cristalli, gemme naturali e sintetiche di alta qualità, oltre a prodotti finiti come gioielli, accessori e soluzioni per l’illuminazione. Le sedi produttive sono dislocate in Austria, India, Tailandia, Vietnam, Serbia e USA e i suoi prodotti sono venduti in circa 170 paesi.

«IL NOSTRO REPARTO DI RICERCA & SVILUPPO, CON SEDE A WATTENS, HA 400 DIPENDENTI, IL CHE DIMOSTRA QUANTO SWAROVSKI TIENE ALL'INNOVAZIONE»

Swarovski è un membro del Responsible Jewellery Council (RJC) e del Global Compact delle Nazioni Unite (UNGC). Segue anche la Tyrolit: 635 milioni di euro di fatturato per 4.260 dipendenti. Fondata nel 1919, è uno dei principali produttori mondiali di

L'OBIETTIVO NON È SOLO CRESCERE MA CONTINUARE A STUPIRE I NOSTRI CLIENTI

utensili abrasivi con legante per molatura, troncatura, segatura, foratura e ravvivatura, nonché fornitore di utensili e macchine per l’industria edile. La Tyrolit vanta 27 unità produttive in 11 paesi e in 5 continenti. Infine, la Swarovski Optik: 140 milioni di euro di fatturato e 850 dipendenti. Fondata nel 1949, è uno dei principali produttori mondiali di strumenti ottici ad alta precisione. È, inoltre, uno dei fornitori leader su scala mondiale per gli strumenti ottici per la caccia, l’osservazione della natura e il bird watching, nonché per i viaggi e il tempo libero. I prodotti Swarovski Optik sono venduti in 85 paesi di tutto il mondo. La Fondazione Swarovski è stata istituita per sviluppare l’eredità filantropica dell'azienda, sostenendo iniziative e organizzazioni in nome di tre capisaldi: favorire la cultura e la creatività, promuovere il benessere e conservare le risorse naturali. Obiettivi per il futuro? «Rendere unici i nostri prodotti restando fedele alla nostra passione per il cristallo – risponde Robert Buchbauer – il nostro reparto di Ricerca e sviluppo ha circa 400 dipendenti ed è a Wattens. Il che fa ben comprendere quanto l’innovazione sia importante per il nostro gruppo. Non solo per crescere, ma per stupire i nostri clienti. Rafforzeremo il nostro DNA per continuare la nostra missione di sempre: #BrillianceForAll».

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E POI IL PIACERE MOTORI a cura di Autoappasionati.it

Stonic, il crossover di Kia con una marcia in più Design forte, aspetto glamour e motorizzazioni vincenti: questa è la nuova Stonic. Ha le carte in regola per battersi in questo affollato segmento? di Guido Casetta

LA CONFIGURAZIONE BICOLORE MOST YELLOW/AURORA BLACK PEARL

razie alla categoria dei SUV e crosdi 23 combinazioni possibili. sover, nell’ultimo decennio Kia ha Se gli esterni catturano al primo sguardo, riscosso un grande successo sul mercato gli interni sono coerenti con lo stile generaitaliano e oggi, con l’arrivo della Kia Stonic, le e combinano linee nette con superfici più quarto modello della serie, la gamma si morbide. Al centro c’è lo schermo touchcompleta. Inutile nascondere che il design screen da 7 pollici del sistema infotainment, è uno dei punti di forza di questo modello, compatibile con i sistemi Apple CarPlay e grazie a linee decise e a un aspetto glamour, Android Auto, dotato della navigazione che impreziosito da elementi che lasciano trapuò integrare i Kia Connected Services di sparire una buona qualità. Il gusto europeo TomTom. Nonostante dimensioni contenute, ha guidato la matita dei designer della Stola Stonic vanta un’ottima abitabilità e divernic, che in collaborazione con il Centro Stile si vani per riporre gli oggetti, senza togliere di Namyang, hanno creato una vettura dagli spazio ai passeggeri e al bagaglio che vansbalzi ridotti e dalla ta una capacità che COME DETTA LA MODA lunghezza contenuta parte da 352 litri e CONTEMPORANEA, LA NUOVA KIA in 4,14 metri. arriva fino a 1155 litri STONIC VIENE PROPOSTA CON DIVERSI All’anteriore è precon i sedili abbattuti, ABBINAMENTI DI TINTE BI-COLOR sente la nuova griglia ai vertici della cate“tiger nose”, con gli skid plate e le barre al goria. Quattro le motorizzazioni disponibili, tetto che sottolineano l’aspetto tipico di un tutte a trazione anteriore. Tre i propulsori crossover. Nella parte laterale spicca un bel benzina: il 1.4 MPi da 100 CV, il 1.2 MPi da 84 montante C, mentre il parabrezza arretraCV, ideale per i neo patentati, e il 1000 T-GDI to conferisce un’aria sportiva, grazie anche da 120 CV, fiore all’occhiello della Stonic. A a passaruota generosi e a ruote da 15” o questi si aggiunge un diesel, il 1.6 CRDi da da 17”. Il posteriore guadagna personalità 110 CV. Traffico, autostrada o misto extrauquando i fari ad effetto tridimensionale sono rbano, la Stonic affronta tutti i percorsi con accesi, una bella firma luminosa. Come detgrande agilità, merito di motorizzazioni che ta la moda contemporanea, anche la nuova garantiscono consumi parchi, ma anche una crossover coreana viene proposta con diverbella dose di brio, confermando una duttisi abbinamenti di tinte bi-color per un totale lità notevole. Ricordando che parliamo di

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una vettura di un segmento che non fa della sportività il suo elemento cardine, le scelte adottate per il comparto sospensioni hanno permesso di ottenere un piacere di guida di alto livello, con un rollio molto contenuto e un buon assorbimento delle asperità del terreno. Lo sterzo, comandato attraverso il volante a “D”, è veloce e abbastanza preciso, leggero in città e più consistente ad alte velocità. L’elettronica e la sicurezza attiva garantiscono una guida serena e “coccolata”. ESC (Electronic Stability Control), Torque Vectoring by Braking, Cornering Brake Control e VSM (Vehicle Stability Management) vigilano sulla guida dinamica, mentre AEB (Autonomus Emergency Braking System) City e Urban con riconoscimento pedonale, Straight Line Stability e Hill Start Assist, rendono la vita più semplice. La gamma della Kia Stonic si basa su tre linee di allestimento: il ricco accesso Urban, la ben dotata Style e la full optional Energy. La Casa coreana ha scelto la sua strada, mostrando di avere le carte in regola per battersi in un segmento affollato. Si ripeterà il successo degli altri modelli?


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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

IL LUSSO? NO GRAZIE, IN TEMPI DI CRISI TRA I SUPER RICCHI VA DI MODA LA SOBRIETÀ Da Mr. Geox, Mario Moretti Polegato, che alle tavole stellate preferisce le trattorie, ai vip internazionali ospiti dei più raffinati hotel romani, per tutti, la parola d’ordine ora è “sostenibilità”. E anche il mercato si adegua C’È CHI PARTE PER LE MAURITIUS O CHI SEGUE IL COPIONE DI UNA VACANZA SULLA NEVE A CORTINA oppure a St. Moritz dove si ritrovano i multimiliardari di mezzo mondo pronti ad aprire ville, magioni o super appartamenti firmati da grandi architetti. Mario Moretti Polegato, mio amico da vent’anni, ha una residenza nella perla ampezzana da far impallidire il Leonardo Di Caprio nel film The Wolf of Wall Street. Affreschi, opere d’arte ed una zona spa con sauna, idromassaggio, sala relax and cocooning. Il patron di Geox nato a Montebelluna da famiglia terragna, solida, non è un amante del lusso, anzi. Da sempre quando torna a casa per il fine settimana monta in sella alla sua moto per fare il giro delle campagne trevigiane concludendo la giornata all’aria aperta con un classico pane, salame, vino rosso. Quando - ed è capitato svariate volte - sono stata a cena con lui ha scelto accuratamente trattorie romane vicine a Fontana di Trevi o ristorantini collocati nella centralissima piazza Bologna, quartiere universitario, disdegnando cinque stelle o una table griffata. Si può dire che Moretti Polegato interpreti alla perfezione il trend degli extra ricchi a proposito di consumi superflui, alberghi, ristoranti, spa, shopping deluxe. Gli americani lo chiamano effetto “cool” (in italiano sarebbe “sobrietà”), ossia un understatement leggiadro che punta più al qualitel che all’auditel, più alla sostanza che alla misera apparenza. L’esempio di Mr. Geox viene seguito quest’anno per le feste di Natale-Capodanno 2018 da moltissimi volti famosi della business community o dello show biz. Roma diventa meta di Marla Marples ex moglie di Donald Trump che alloggerà al Parco dei Principi Grand

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Hotel&Spa (con la sua Prince spa da 2mila mq, rose rosse sempre fresche e champagne) appena premiato a Londra agli Awards for Excellence di Condé Nast Johansens che hanno selezionato le eccellenze dell’ospitalità di lusso nel mondo scelte fra le guide UK, Europe & The Mediterranean, Luxury Spas & The Americas, Carribean AND Pacific. Su 59 nomination europee, tra cui 21 ad alberghi

internazionali garantendo a tutti prezzi ragionevoli ed una privacy a prova di paparazzo. Non a caso, Matteo Renzi viene qui quando ha voglia di fare riunioni riservate, prenota una saletta facendosi portare enormi insalate di frutta e toast. A Natale dovrebbe tornare il premier canadese Justin Trudeau che era stato qui in visita ufficiale nella tarda primavera scorsa con la deliziosa moglie Sophie.

IN SENSO ORARIO: MARIO MORETTI POLEGATO, MARLA MARPLES, DANIELE SALADINI E JUSTIN TRUDEAU

italiani, l’hotel della Roberto Naldi Collection si è aggiudicato per la seconda volta, la prima nel 2016, il premio come miglior Hotel con Spa in Europa e nel Mediterraneo. Il prestigioso premio è stato ricevuto nella City da Adele Naldi che lo ha condiviso con il papà Roberto ed il fratello Giovanni. Menzione speciale al general manager Daniele Saladini, uno dei più accreditati sul mercato, che accoglie vip

È appena partita Anastacia ma potrebbe tornare a Capodanno. I primi di dicembre sono transitati il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il premier Paolo Gentiloni. Gli sfarzi che appartenevano alla metà degli anni Duemila sono ormai archiviati. Addio ai capricci di Michelle Pfeiffer che, approdata per Natale all’Eden di via Ludovisi, chiedeva latte di capra per le sue creme rigeneranti o alle

smanie di Madonna che si faceva attrezzare una palestra mega accessoriata con una decina di personal trainers da selezionare just in time. I tempi sono cambiati e i ricchi stanno attenti a non esagerare. «Il rapporto qualitàprezzo è sempre uno degli indici che si tengono in considerazione anche per la scelta di un hotel a cinque stelle» spiega Daniele Saladini «cerchiamo di andare sempre incontro alle esigenze dell’ospite anche sul piano economico». Così, perfino gli hotel più raffinati come Palazzo Montemartini, a due passi da piazza Esedra a Roma, hanno camere a prezzi economy. La struttura di questo albergo è notevole, ma il must è la cucina di Simone Strano, chef siciliano che ha messo su un bijoux come il “Senses“, ristorante emozionale con percorsi di degustazioni abbinati fino ad un massimo di 15 etichette. Famiglie dell’alta borghesia lombarda o veneta hanno già prenotato per Natale, opzionando oltre al menù del mitico cuoco anche le bellezze della spa di Paolo Cascherà. Fra piscine, idromassaggio, saune, bagno turco, docce finlandesi o massaggi agli oli essenziali, Caschera ha aperto la “salt room” ovvero la sala del sale dove ci si stende respirando profumi benefici per la salute. E la cosa più interessante è che l’ingresso nella spa costa “appena” 40 euro. Altro indirizzo del lusso sostenibile è l’Hotel Capo d’Africa del gruppo Toti collocato fra il Colosseo e la Basilica dei SS. Quattro Coronati.Per Natale lo chef Erio Ivaldi ha studiato un nuovo menù dedicato a chi desidera trascorrere una serata sotto le stelle, all’Attico Bistrot. Il tutto molto sotto la soglia psicologica dei 100 euro perchè, in tempi di crisi, la spending review è d’obbligo. Anche per quelli che hanno un conto ai Grandi Patrimoni delle banche.


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