Economy Marzo 2018

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LA TASSA

PROMESSA ECONOMY | ANNO II | N.09 | MENSILE | MARZO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 23 FEBBRAIO 2018

Gestire l’impresa | Finanziare l’impresa | Vita da Manager | Domande&Offerte | E poi il piacere...

www.economymag.it

Marzo 2018 Euro 4,50

IN REGALO / Torna la guida di Win The Bank per i commercialisti consulenti d’impresa

ELEZIONI 2018/ Al di là degli slogan elettorali, ecco gli interventi possibili e immediati su fisco e sussidi che stavolta le categorie dell’economia pretendono

«PER FCA IL 2018 SARÀ TRAINATO DA JEEP» WORKSHOP SALONE DI GINEVRA: INTERVISTA CON ALFREDO ALTAVILLA

Marzo 2018

PRIVACY

FONDI EUROPEI E PMI

LA RUBRICA

ENERGIA&BUSINESS

TRASPORTI

MERCATI

Siamo in ritardo sulle norme Ue imprese a rischio supermulte

L’Italia stavolta ha risposto bene 6,9 miliardi dal Piano Juncker

Verde speranza, l’economia green cresce a doppia cifra

Dopo la tragedia di Pioltello più urgente l’intermodalità

Arriva “Sarò Franco” di Franco Tatò Dollaro, repricing più vicino di Ugo Bertone





EDITORIALE

BUROCRAZIA E GIUSTIZIA, NEANCHE UNA PROMESSA?

Q

ual è il principale handicap italiano che, secondo i top-manager interpellati dal World Economic Forum (Wef), dissuade il DI SERGIO LUCIANO capitale straniero dall’investire nel nostro Paese? Il fisco, naturalmente, risponderebbe chiunque, a giudicare solo dalla campagna elettorale in corso. E invece no. C’è un handicap più grave: “Inefficient government bureaucracy”, burocrazia governativa inefficiente. E se si guardano i risultati di dettaglio, dai quali il sondaggio del Wef ha tratto le sue classifiche, risulta che l’Italia – 43° su 137 paesi analizzati nella classifica generale – scende alla posizione 95 per efficienza delle istituzioni, e alla 134° per “efficiency of legal framework in settling disputes”, efficienza del sistema giudiziario. Il sondaggio sui top-manager inchioda appunto l’inefficienza burocratica italiana e la malagiustizia ai primissimi posti dei “fattori no”, seguite dalla pressione fiscale, poi dalle leggi sul lavoro “restrittive” e ancora dal fisco, per quanto riguarda la normativa. Seguono il difficile accesso al credito, l’instabilità politica, e, un paio di gradini più sotto, la corruzione. D’altra parte, l’ultima ricerca dell’Istituto Ta-

IL CORSIVO

gliacarne riferisce che il 75% delle Pmi è insoddisfatta del funzionamento della giustizia, 8 imprese su 10 segnalano che i tempi sono intollerabili (564 giorni di durata media dei procedimenti civili in primo grado, contro la media Ocse di 240 giorni, che salgono a 788 giorni per arrivare al terzo grado di giudizio), e la malagiustizia è causa innanzitutto (23,7% delle risposte) di un aumento della disoccupazione e, per il 24,5% delle Pmi, di mancanza di sicurezza. Perché di burocrazia e malagiustizia si parla così poco, in campagna elettorale? Semplice: per non inimicarsi le rispettive caste. Nei programmi sì, ma in sintesi. Nei comizi, zero. Promettere sussidi economici e sgravi fiscali non infastidisce nessuno. Importunare lorsignori sì. Da neoministro della Giustizia Andrea Orlando aveva riconosciuto che «il nesso tra funzionamento della giustizia e competitività è fortissimo». Ma cos’è stato fatto? Si susseguono le notizie più deprimenti su tardive assoluzioni – un pensiero a Giuseppe Orsi, una brillante carriera manageriale fino al vertice di Finmeccanica stroncata da accuse infondate – ma nulla si muove su una maggiore responsabilizzazione della magistratura quando sbaglia, che oltretutto elimini gli automatismi di carriera e premi solo chi sbaglia meno; e sulla scandalosa assenza di un meccanismo

SI GARANTISCONO SGRAVI FISCALI E AIUTI MA SUGLI ALTRI DUE MALI OSCURI ITALIANI SOLO POCHE RIGHE automatico che imponga l’immediato risarcimento economico delle vittime degli errori giudiziari e delle carcerazioni preventive che, pur se apparentemente necessarie quando decise, si rivelano poi immotivate. Nulla di serio nemmeno sul fronte della sicurezza. Senza scomodare razzismi e perbenismi ipocriti, basterebbe rivedere i filmati-denuncia delle Iene o di Striscia – tra i migliori presìdi del giornalismo rimasti – sui centri storici in balìa delle cosche dello spaccio per capire che lì lo Stato non c’è, o non funziona. Gli imprenditori lo sanno e se ne fanno una ragione. Ma figuriamoci cosa sarebbero capaci di fare se qualcuno, - promettendolo o meno in campagna elettorale: non conta - si prendesse davvero la briga di far funzionare la macchina pubblica.

ANCHE SANREMO HA DATO UN CONTRIBUTO ALLA CAUSA DEL BENE di Giuliana Gemelli Non ho mai amato Sanremo. Quest’anno, però, sono stata “in fremito” per lo special, Guardami oltre. Sanremo per il sociale, ideato da Patrizia Del Vasco e Gino Aveta, con la missione di dare visibilità a progetti realizzati da e per categorie sociali fragili. Quest’anno i protagonisti sono stati i giovani, soprattutto i NOSTRI giovani dell’onco-ematologia che in tre centri, Milano, Aviano e Bologna, stanno realizzando una micro rivoluzione culturale, animata soprattutto dalla

forza prorompente dei nostri ragazzi. Sanremo ha accolto questa vibrazione e, in fondo, era facile perché la canzone “Palle di Natale” ideata dal gruppo del dottor Andrea Ferrari- Istituto Nazionale dei Tumori, è entrata nella hit di Youtube, con oltre 11 mila visualizzazioni. Pare che sia piaciuta anche a Fedez. Il 7 febbraio la squadra del Progetto Giovani dell’INT è arrivata a Sanremo e ha fatto sentire le sue vibrazioni che esaltano i valori dell’amicizia e dell’empatia, per superare le sfide della malattia, grazie a progetti che hanno a che fare con l’arte, la musica, il

teatro, la scrittura, la meditazione. Obiettivo è far conoscere alla società civile che non possono esistere, nella cura, “figli di un dio minore” e come dice Andrea - “per cancellare tutti insieme un dato preoccupante: a parità di malattia, un adolescente ha minori probabilità di guarigione di un bambino”. Popolo di Sanremo - dopo e oltre - sosteneteci. Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/progetti.html

5


SOMMARIO

Marzo 2018

005

L’EDITORIALE DI SERGIO LUCIANO

011

SARÒ FRANCO

SANITÀ, RIVOLUZIONE USA

013

COVER STORY

TASSE, LE PAROLE D’ORDINE

014

TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA

018

FLAT TAX, PERCHÉ SÌ

020

FLAT TAX, PERCHÉ NO

022

COME FUNZIONA ALL’ESTERO

024

MA VOTARE È UN DOVERE!

027

GESTIRE L’IMPRESA

PRIVACY, ORA SI RISCHIA GROSSO

Il fai da te di Amazon e JP Morgan

Abbattere l’Iva e semplificare L’opinione di Luigi Casero

Intervista a Nicola Rossi Parla Ferruccio De Bortoli

Fisco in Francia, Germania e Usa

015

Parola di Cimmino (Yamamay)

Tra 3 mesi va in vigore il GDPR

030

EXPORT LOMBARDIA

Così la Regione aiuta le imprese

044

ECCELLENZE MADE IN ITALY

046

L’IMPRESA CHE CAMBIA

047

CONFPROFESSIONI

Ratti usa per R&D il 14% dei ricavi Gestire la trasformazione “lean” Fisco e lavoro: «Largo ai piccoli»

032

IL MADE IN ITALY A NEW YORK Guida breve per lo sbarco in Usa

049

FINANZIARE L’IMPRESA

034

CRESCERE NELL’EXPORT

Tutte le scelte strategiche

FONDI UE, L’ITALIA C’È

036

FINANZIARE IL LAVORO

052

CREDITO & TERRITORIO

038

RESISTERE ALLA DISRUPTION

054

039

SOCIAL E MILLENNIALS

040 042

ECONOMIA GREEN

Una crescita inarrestabile

CREDITO & RISCHIO

073

WORKSHOP ENERGIA 2/MOBILITY

056

CHI HA PAURA DEL FINTECH?

Italia fanalino di coda in Europa

DAL SALONE DI GINEVRA

PREVIDENZA E POLITICA

058

IL PRIVATE DEBT CHE PIACE

076

FCA PUNTA SU JEEP

COME SPENDERE BENE?

060

FINANZIARE LE STARTUP

080

NAVI E CAMION GREEN

Ottimizzare i costi con Cosman

6

EMISSIONI E INQUINAMENTO

Federmanager contro i populismi

WORKSHOP ENERGIA 1/BUSINESS

070

Il BarCamp di HRC

065

Notizie dalle imprese in breve

ENERGIA SOSTENIBILE

Il nuovo master della LIUC

SHORT STORIES

068

Openjobmetis insieme a Lendix

062

6,9 miliardi per le nostre Pmi

Il piano industriale di Hera

L’Italia è meglio della Germania

Perché ce l’hanno con le Popolari?

Parla il nuovo ad di CRIF

Le rilevazioni di AIFI e Deloitte

L’investor day di Digital Magics

Il futuro? Delle e-car, obviously Intervista ad Alfredo Altavilla

Le nuove frontiere dei trasporti



SOMMARIO

082

MOBILITÀ ELETTRICA

084

LOGISTICA E FERROVIE

087

COMUNICARE L’IMPRESA

COME TENERSI I CLIENTI

Mensile edito da Economy Srl

La sfida di Sicily By Car

Direttore responsabile Sergio Luciano

Perché la cura del ferro non va

In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi

La customer loyalty del futuro

089

Contributors Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Corrado Sforza Fogliani Franco Tatò

LA CLASSIFICA DELLA GDO

I brand più efficaci sui social

091 COMMENTI

115

di Alfonso Ruffo

092

PRIVATE BANKER

116

di Ugo Bertone

093

MERCATI 1/BOLLA FINANZIARIA

094

MERCATI2/IL DOLLARO RISALE

Il futuro di Wall Street? Il crollo

Ma Trump ha un’arma da usare

096

QUI PARIGI

di Giuseppe Corsentino

098

a cura del Sussidiario.net

100

CI PIACE/NON CI PIACE

103

STORYLEARNING

119

I GELATI A STELLE E STRISCE

Finanziare le eccellenze

IL NUOVO CHE AVANZA

Modelli e case histories in breve

DOMANDE&OFFERTE IL VALORE DEL CAMBIAMENTO

126

MADE IN SICILY

129

VITA DA MANAGER

Dominio web www.economymag.it

Ristrutturazioni chiavi in mano

IL “BENDESSERE” IN AZIENDA

Vivere meglio per produrre di più

MANAGER ALLO SPECCHIO

134

ITALIANI E TECNOLOGIA

Capozza, Gualerzi, Bossi

105

IL WELFARE AZIENDALE

106

LUBRIFICANTI NEL MONDO Syneco conquista l’estero

137

E POI IL PIACERE...

108

MOBILITÀ DEL FUTURO

PRENOTARE AL RISTORANTE?

Tutti i benefit per i lavoratori

L’IoT sale a bordo delle auto

110

Il manager tricolore di Fujitsu

Con The Fork pensa a tutto l’app

Le medagliette di MyFamily

LUSSO A QUATTRO ZAMPE

140

ACQUA PURA ANCHE IN UFFICIO

111

IL PAESE CHE CRESCE...

142

L’HOTEL CHE PIACE ALLE DONNE

Le news dal mondo produttivo

113

START-UP TELLING MENTORSHIP E STARTUP

BHeroes e Endeavor

Con i boccioni di Acquaviva

Il Wordhotel Cristoforo Colombo

144

SUPER-GIOIELLI SENZA CRISI

146

LE RAGIONI DEL GOSSIP

Il successo di de GRISOGONO I sussurri di Monica Setta

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni m.manzoni@economymag.it

I nuovi mediatori per le imprese

132

Le nuove sfide per i consulenti

CREDIT CRUNCH

La storia di Stefano Versace

BUSINESS ANGEL

124

Affari, i promossi e i bocciati

QUEL CHE RESTA DEL MESE

Hanno collaborato Letizia Ayros, Alessio Beltrami, Flavio Ceravolo, Gilda Ciaruffoli, Angelo Curiosi, Pietro Del Giudice, Lorenzo Dornetti Giordano Fatali, Oreste Ferrari, Marco Gemelli, Ettore Grassano, Alessandro Luongo, Valerio Malvezzi, Marina Marinetti, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Luigi Orescano, Rita Palumbo, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Elisa Stefanati, Gianluca Zapponini

124

UOMINI&DENARI

Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Amministratore unico Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco Partnership editoriali Aifi – Assocamerestero – Confprofessioni – Federmanager – Università Carlo Cattaneo Liuc HRCommunity - ilsussidiario.net Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

Economy è un marchio registrato da

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Stampa

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8




di Franco Tatò

SARÒ FRANCO

SANITÀ, VIENE DAGLI USA LA RIVOLUZIONE DEI PRIVATI

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egli ultimi vent’anni la pazienza degli Americani è stata messa a dura prova dalle discussioni inconcludenti sul sistema sanitario nazionale, modificato più volte senza veri benefici e che, dopo i cambiamenti contraddittori promessi in più campagne elettorali e in defatiganti dibattiti parlamentari, rimane un sistema discriminatorio, burocratico e dal costo iperbolico. Gli annunci di continue scoperte di cure miracolose e nuovi farmaci contribuiscono ad irritare i cittadini che sanno di non avere la possibilità di usufruirne e si devono mettere pazientemente in coda per una TAC. Arrivati quasi allo scoramento, un annuncio inaspettato propone una soluzione veramente americana: Jeff Bezos, Warren Buffet e Jamie Dimon hanno annunciato la costituzione di una società per gestire i servizi sanitari dei dipendenti delle loro organizzazioni. Non ho visto sottolineare il significato veramente rivoluzionario di questo annuncio: il meglio del sistema economico americano, vista l’inconcludenza della politica, ha deciso di fare da solo. Trattandosi di un milione di persone che lavorano, guadagnano e si affrancano dalle regole correnti, è probabile che assisteremo a un esperimento significativo, un esempio che potrà essere seguito da molti negli Stati Uniti

e non solo. Il nome di Bezos ha immediatamente messo in allarme i mercati provocando una flessione dei valori delle aziende operanti nel settore sanitario. Infatti, l’ingresso energico dell’innovazione in un settore

mento sensibile delle prestazioni con al centro l’interesse del paziente e una altrettanto sensibile riduzione dei costi a livello di sistema, ci avranno deluso. Merita inoltre una riflessione il fatto che un grande esperto

del funzionamento dei mercati che rappresenta il 20% del PIL come Warren Buffet, si presti a del paese costringerà gli opequesto annuncio che non può ratori a ristrutturazioni anche che danneggiare a brevissimo rivoluzionarie già oggi necessatermine il suo più importante rie, ma rinviate per la pressione investimento, cioè la Berkshire dei gruppi di interesse coinvolti. Hathaway. L’unica spiegazione Tutti prevedono l’applicazioplausibile è che il potenziale ne estesa dell’automazione, di razionalizl’uso intenso JEFF BEZOS, WARREN zazione del dell’intelligenBUFFET E JAMIE DIMON settore sia tale za artificiale, la IN SOCIETÀ PER GESTIRE I SERVIZI SANITARI DEI LORO da oscurare la deintermediaDIPENDENTI: UNA SVOLTA difesa di benezione, il funzioDIROMPENTE fici di breve ternamento dei mine. Non ho una spiegazione servizi H24, la scomparsa delle interessante per la presenza di code, la saturazione delle risorun grande banchiere nella comse, la scomparsa dei moduli, pagine. Sono certo che tra non l’automatismo dei pagamenti molto ne scopriremo il signifie dei rimborsi, l’incremento cato. In questo momento avrei vertiginoso della produttività e visto meglio Alphabet come quindi la riduzione dei costi e partner scientifico e strategimolto altro ancora. Se in cinque co, apportatore delle ricerche anni non avremo un migliora-

A cominciare da questo numero Franco Tatò ha scelto di onorare Economy della sua preziosa collaborazione. A lui va il grazie più caloroso di tutta la nostra squadra. Buona lettura mediche di grande interesse dei laboratori di GoogleX. L’annuncio di questa iniziativa ha avuto un effetto anticipatorio della perdita di ben 666 punti dell’indice Dow Jones che si verificherà il 2 febbraio successivo, perdita che viene attribuita a inesistenti minacce di inflazione o a più realistiche, ma insufficienti, aspettative di incremento dei tassi di interesse. Forse più realisticamente il mercato pensa che i valori hanno raggiunto livelli molto elevati e l’annuncio di una ristrutturazione dell’assistenza sanitaria e delle industrie farmaceutiche ha richiamato l’altra ristrutturazione necessaria, quella dei sistemi di mobilità con l’introduzione più rapida del previsto delle auto elettriche a guida autonoma: forse è bene portare a casa i benefici adesso, poi vedremo. Chissà se Warren Buffet l’aveva previsto. Le nostre previsioni circa i modi e i tempi del cambiamento sono sicuramente sbagliate perché le resistenze alla modernità sono enormi, ma i segnali che qualcosa di veramente importante stia accadendo, ci sono tutti.

11

11


30 novembre 2017 > 8 aprile 2018


:

COVERSTORY 14 INTERVISTA CON CASERO «OCCORRE FARE UNA SPENDING REVIEW CHE INCIDA SUL PERSONALE»

FISCO, LE VERE PAROLE D'ORDINE? SEMPLIFICARE E FRENARE L'IVA Mentre da tutte le parti imperversano gli slogan, le categorie economiche restano con i piedi per terra. Fanno i conti e constatano che i margini sono strettissimi. L'importante è non peggiorare le cose e sburocratizzare di Gianluca Zapponini

15 I PROGRAMMI ALCUNI DEI PUNTI PROGRAMMATICI SU FISCO ED ECONOMIA DEI TRE POLI

18 PARLA NICOLA ROSSI «SÌ, RIDURRE LA SPESA SI PUÒ, PER FINANZIARE GLI SGRAVI»

20 FERRUCCIO DE BORTOLI «NESSUN AVVENTURISMO SGRAVI E AIUTI VANNO FINANZIATI»

24 LUCIANO CIMMINO «HO LASCIATO MONTECITORIO MA DICO: VOTIAMO E CREDIAMOCI!»

M

eno tasse per tutti! Passano gli anni, i cianti, industriali, agricoltori. Tutti insieme decenni, ma il punto è sempre quello: le per riportare coi piedi per terra gli aspiranti tasse. Anche la campagna elettorale 2018 sarà inquilini di Palazzo Chigi e tentare di ricalibraricordata soprattutto per lo tsunami di spot re, una volta tanto, le loro promesse. fiscali dei vari Pd, Forza Italia, Lega o MoviIl mantra della corsa elettorale sembra avere mento Cinque Stelle. Promesse impegnative, un nome e un cognome: Flat tax, al 23 o al lanciate per allettare i vari bacini elettorali, 15% che sia, poco importa. Il fatto è che nelle nessuno escluso. Improposte dei piccoli, prese, professionisti, IL MANTRA DELLA CORSA ELETTORALE medi o grandi imprenÈ STATO LA FLAT-TAX: CHE FAREBBE lavoratori dipendenti ditori c'è poco spazio PIACERE A TUTTI, MA POCHI SI DICONO e persino pensionati. per tutto questo. La CONVINTI CHE SAREBBE FATTIBILE Un gran bel sentire, domanda, insomma, non c'è dubbio: se non fosse che la realtà dei non sembra incontrare l’offerta. fatti racconta un’altra storia. E molti lo sanno, Innanzitutto, che ne è stato della tanto sbananche tra i destinatari degli spot. dierata semplificazione fiscale? Ha senso Per calcolare gli anni luce che separano le proparlare di Flat tax in un Paese da 200 tasse messe dalle reali esigenze del Paese è bastato all’anno, 170 riconducibili allo Stato centrale, fare una mirata operazione-verità, ascoltando il resto agli enti locali? Tradotto, 800 scadenil parere delle categorie produttive. Commerze annue per le imprese, 470 per dipendenti

13


COVERSTORY

e pensionati. Non male. E ancora, prima di Scendendo nel dettaglio, la vera urgenza si lanciare boatos, non sarebbe meglio rendere chiama Iva. Viene da chiedersi però una cosa: meno schizofrenico un sistema fiscale dove se si fanno saltare gli aumenti connessi alle l’85% del gettito è garantito da una decina di clausole, dove si prendono i soldi per non tasse? Dieci su 200. Sono domande da porsi sballare i conti? Pochi dubbi su dove reperire ed Economy lo ha fatle risorse. «Il gettito to. Iva del nostro Paese NEL NOSTRO SISTEMA, AD UN’ALTA PRESSIONE FISCALE, «Partiamo da una deve aumentare non premessa. Sappiamo SI ASSOCIA UN’ECCESSIVA BUROCRAZIA attraverso l’aumento ED UN’INCERTEZZA DELLE NORME bene che nella realtà delle aliquote d’imponon c’è mai stato un sistema fiscale perfetto. sta ma attraverso la riduzione del ‘gap’, ovMa quello che da troppo tempo ha preso forvero l’evasione dell’imposta sui consumi che ma in Italia è esattamente l’opposto: un sisteammonta ad oltre 40 miliardi di euro. E poi ma fiscale perfettamente sbagliato», premette con la fatturazione elettronica, ricordo introVincenzo De Luca, responsabile Fisco per dotta, obbligatoriamente, in Italia a partire dal Confcommercio: «Un sistema in cui, ad un’alta pressione fiscale, si associa un’eccessiva burocrazia ed un’incertezza delle norme. Ciò premesso, affinché il nostro Paese possa, finalmente, dotarsi di un sistema fiscale più equo, più semplice e più moderno, è necessario avere obiettivi primari di politica fiscale sui seguenti punti: eliminare gli aumenti dell’Iva previsti a partire dal 2019, riformare l’Irpef, riordinare e ridurre la tassazione locale». Attenzione, nell’elenco delle richieste, manca la Flat tax. Ma andiamo avanti. Per i commercianti italiani i tre interventi suggeriti rappreIntervista con il viceministro sentano scelte di politica fiscale inderogabili e all'Economia uscente: «È ora imprescindibili. di fare una spending review vera «Nel 2019 sono previsti aumenti dell’Iva per che investa anche il personale» oltre 12 miliardi di euro, e di oltre 19 miliardi di euro a partire dal 2020. Nell’attuale condi Sergio Luciano testo economico, un ulteriore innalzamento della tassazione sui consumi, e in particolare a questione di fondo su cui qualcodell’Iva, avrebbe effetti catastrofici sui bilansa s’è fatto ma non abbastanza è il ci delle famiglie e penalizzerebbe i livelli di controllo della spesa pubblica»: è come reddito medio-bassi. E’ necessario, pertanto, sempre intellettualmente onesto Luigi sia attraverso una seria politica di revisione Casero, viceministro all’Economia nel e contenimento della spesa pubblica improgoverno Gentiloni, non candidato alle eleduttiva, sia attraverso interventi di contrasto zioni del 4 marzo: «Serve una spending all’evasione fiscale, scongiurare gli aumenti review vera». delle aliquote Iva previsti».

Casero: «Andrà fatto di più sul controllo della spesa pubblica»

L

«

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2019, che può essere un efficace strumento per ridurre il buco di gettito», spiega De Luca. Non finisce qui. L’altro mostro si chiama Irpef, latitante da non meno di tre decenni. Anche qui le piccole imprese hanno le idee piuttosto chiare su cosa fare. «E’ assolutamente necessario partire dall’eliminazione delle attuali distorsioni dell’imposta che la rendono, oltre che gravosa, complessa ed iniqua. Serve una riduzione del prelievo e una certa dose di semplificazione, per un’imposta che preveda poche aliquote e l’introduzione di una no tax area, che possiamo chiamare anche soglia di esenzione o di povertà». Per il dirigente Confcommercio è facile intuire Vera cioè? Se ne parla da troppo tempo, ci sono molti piani, ma in realtà il tema non è mai stato aggredito con la necessaria forza. Bisogna ad esempio riconoscere che il taglio alla spesa complessiva non può non considerare anche il personale. E per incidere si può bloccare il turn-over e utilizzare la leva del pensionamento, con tempi di effetto non immediati. Mentre tagliare i costi standard si può, subito. E perché non è stato fatto finora? Perché i costi presi a riferimento sono stati quelli medi e non quelli migliori. Bisogna invece finalmente imporre a tutti i centri di acquisti di allinearsi ai costi di chi acquista meglio. Poi occorre omogeneizzare il rapporto degli organici della pubblica amministrazione rispetto alla popolazione: oggi è molto disomogeneo. Insomma, sui tagli si può svolgere un’azione diversa e molto più forte. Poi andrà riaperto e concretizzato il riordino delle aziende partecipate, tutte le ex municipali pubbliche e parapubbliche, uscendo dal localismo esasperato e privatizzando molto. Lungo queste tre linee


ALCUNI DEI PUNTI CHIAVE DEL PROGRAMMA ELETTORALE DEI TRE POLI BERLUSCONI

DI MAIO

• MENO TASSE Nel programma elettorale della coalizione di centrodestra guidata da Berlusconi il fisco è al centro. Non solo con la flat-tax. Si prevede "no-tax" su successione, donazione, prima casa, prima auto e risparmi. E stop al contezioso.

• MENO TASSE Anche il Movimento 5 Stelle - si legge nel programma on line, ancora in evoluzione al momento in cui scriviamo - si impegnerà per una riduzione della pressione fiscale sul reddito delle persone fisiche.

RENZI • MENO TASSE Anche il Pd promette un taglio alle tasse "ma non ai milionari" e mette in guardia contro le iperpromesse. Il modello è quello del "pagare meno, pagare tutti" e l'esperimento positivo è indicato nel nuovo canone Rai.

• CONTANTE SENZA LIMITI Al punto 2, sulla sburocratizzazione, si prevede anche il no-limit per l'uso del contante.

• ORARIO DI LAVORO Il M5S pone la riduzione dell'orario di lavoro sotto le 40 ore tra i propri obiettivi prioritari.

• SALARIO MINIMO Sarà fissato da una commissione indipendente e varrà per chi non ha un contratto nazionale.

• AIUTI AI POVERI Si promette un piano contro la povertà estrema e l'aumento delle pensioni minime.

• DIVORZI BANCARI In materia economica, rilevante la proposta di dividere banche d'affari e banche commerciali.

• GLI 80 EURO Verranno estesi anche alle partite Iva nella stessa fascia di reddito dei dipendenti agevolati.

• SOSTEGNI ALLE FAMIGLIE Asili nido gratuiti e più assegni familiari.

• SVILUPPO ECONOMICO Torna il ruolo guida dello Stato nell'economia.

• IRES E IRI AL 22% Si promettono nuovi sgravi fiscali alle imprese.

guida – costi standard, personale, società

deve prevedere delle sanzioni, ma dovreb-

spesso in Italia non hanno avuto effetto

pubbliche – si potrà fare una vera spen-

bero essere preferibili alla prosecuzione di

e sono state negative, la tassazione della

ding review e poi ripartire con veri tagli

questa clandestinità del denaro che lo ren-

prima casa ha avuto un impatto sull’econo-

alle tasse.

de inutile. Vanno fugati i sospetti e i rischi

mia italiana peggiore di quello che avrebbe

E la lotta all’evasione? Si sono lette cifre di

di riciclaggio. Sarebbe certamente una ma-

avuto qualsiasi altra tassa da 4 miliardi di

risultati iperbolici ma non convicono.

novra complessa. Ma dare al Paese anche

gettito, proprio per il suo peso psicologico.

Qualcosa si è fatto, e si è cominciato ad

solo 50 miliardi freschi di investimenti…è

Quindi diminuire le tasse è necessario, an-

instaurare un rapporto migliore tra con-

tanta roba.

che se è una partita complessa da discute-

tribuente e fisco, con buoni risultati. Ma

L’Europa ci direbbe di sì?

re in Europa: ma va fatto, anche perché in

c’è un altro tema da riprendere: la ridu-

Be’, ogni intervento strutturale deve essere

fondo un’Italia sana è utile all’Europa.

zione dell’uso del contante. Secondo me

coerente con la politica economica comu-

è una battaglia nell’interesse del Paese, e

nitaria. Va riaperto un confronto serio con

degli stessi cittadini abbarbicati ai loro de-

Bruxelles, rivendicando il fatto che gli impe-

nari contanti. Secondo la Banca d’Italia ci

gni presi l’Italia li sta mantenendo. E quindi

sono oggi nel nostro territorio circa 140

sta risanando i conti. Abbiamo un fortissi-

miliardi di euro parcheggiati sotto le mat-

mo avanzo primario, il secondo dopo quello

tonelle, nelle cassette di sicurezza, senza

della Germania, ma dobbiamo intervenire

essere investiti in nulla. Non rendono. Chi

sul debito senza nel frattempo frenare le

fa politica economica dovrebbe far sì che

potenzialità della crescita economica. Dob-

questi contanti rientrassero finalmente nel

biamo far sì che alcuni elementi di politica

sistema produttivo. In che modo? Io dico:

economica migliorati negli ultimi mesi si

con una voluntary disclosure del contante.

sviluppino. Come? Ad esempio col taglio

Più che agendo sulle sanzioni, si dovrebbe

delle tasse che nel nostro Paese ha un ef-

agevolare l’investimento di questi soldi, sa-

fetto di spinta economica maggiore che

rebbero un acceleratore di crescita molto

altrove, ed è quindi fondamentale. Alcune

importante. Naturalmente una voluntary

ricette economiche europee o nordiche

LUIGI CASERO, VICEMINISTRO USCENTE

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COVERSTORY

come chiudere il cerchio. «L’introduzione di una no tax area uguale per tutte le categorie di contribuenti consentirebbe di eliminare le attuali detrazioni da lavoro che determinano ingiustificate disparità di trattamento per cui, oggi, si è considerati incapienti se il reddito da lavoro dipendente o da pensione non è superiore ad 8.000 euro. Un sistema fiscale equo determina una soglia di povertà uguale per tutti, qualunque sia la categoria reddituale». In pratica una specie di Flat tax ma formato Irpef. «Nella sostanza sì, in questo modo si avrebbe come effetto sia la riduzione del prelievo su lavoratori ed imprese, sia la semplicità di imposizione, garantendo, al contempo, la progressività dell’imposta». Anche qui, è lecito domandarsi: e le coperture? «Nessun problema. Le risorse finanziarie necessarie ad attuare la riforma potrebbero essere trovate, in primis, nella riduzione della spesa pubblica improduttiva e nelle maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale. Parte di esse, inoltre, potrebbero essere reperite anche riordinando le agevolazioni fiscali con l’obiettivo di eliminare quelle non più giustificate da esigenze sociali ed economiche». Terzo e ultimo buco nero del Fisco, i tributi locali. «Facciamola finita con quel circolo vizioso che porta al continuo e sproporzionato incremento della fiscalità locale: lo Stato taglia i trasferimenti agli enti locali ma non riduce le imposte di propria competenza. E così Comuni e Regioni - per sopperire ai tagli dei trasferimenti - aumentano i propri tributi, spesso anche in misura superiore a quanto effettivamente occorra. C’è poco da fare, bisogna riordinare, semplificare e ridurre la tassazione locale, introducendo un’unica vera imposta comunale sugli immobili - la local tax - che includa tutti gli attuali tributi locali che gravano sugli stessi e che sia totalmente deducibile per gli immobili strumentali delle imprese». E la Flat Tax, bandiera da combattimento di

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Lega e Forza Italia? Anche qui, molta lucidità. Più uno spot che una strada percorribile a detta dei commercianti. «Porterebbe all'abbattimento della pressione fiscale certo, ma il problema sono le coperture. Che non si sa da dove possano saltare fuori visto che non si trovano nemmeno le risorse per disinnescare gli aumenti dell'Iva», sentenzia De Luca. A conti fatti «con questo deficit e questo debito è impossibile. Indubbiamente l'idea di una tassa piatta è suggestiva, ma serve buon senso e ridurre la pressione fiscale facendo deficit è una cattiva medicina, sempre». La sensazione che sul Fisco la politica miri a spararle grosse contagia anche gli ambienti industriali. Andrea Montanino, ex direttore esecutivo del Fmi e prossimo a prendere la guida del Centro Studi di Confindustria dice la sua. Puntando il dito contro la fantasia che SCANAVINO (CIA): «CHIEDIAMO CHIAREZZA SULLA TASSAZIONE SU BASE CATASTALE PER AIUTARE I SOGGETTI PIÙ PICCOLI»

accompagna le promesse elettorali, quando si parla di Fisco. «Certamente la sensazione è che le imprese vogliano, a dispetto di tante promesse, un fisco più semplice e un fisco che premi. Premi chi assume, chi investe, chi rispetta le regole. E’ chiaro che le tasse sono alte e tutti vorremmo ridurle, ma le condizioni del debito pubblico richiedono molta cautela. In questo senso ci possono essere interventi selettivi che premiano certe imprese e certi imprenditori». Il messaggio è chiaro, qualcuno vuole fare i conti senza l’oste. «Promettere una riduzione di tasse mentre debito e spesa rimangono alti è un po' fantasioso. Si può ragionare di fisco premiale e lotta all'evasione fiscale, questo sì». Il futuro direttore del Csc non si sottrae a un suo commento sulla Flat Tax. «Penso sia più una conseguenza di una progressività che

CONFINDUSTRIA: «TUTTI VORREMMO RIDURRE LE TASSE MA LA MONTAGNA DEL DEBITO IMPONE LA CAUTELA» si sposta dal lato della spesa pubblica e che quindi richiede meno progressività dal lato delle entrate. Bisogna però avere la forza politica e la capacità tecnico-amministrativa di far pagare i servizi pubblici di più a chi può permetterselo. Una volta fatta questa operazione, si può ragionare di riduzione del livello e del numero delle aliquote fiscali». Dalle industrie ai campi, la musica non cambia. Anche per Dino Scanavino, presidente della Cia, tra le principali associazioni degli agricoltori, c’è una sorta di vuoto pneumatico tra campagna elettorale e realtà. «Noi chiediamo, prima di tutto, di perimetrare con idonei criteri l’attuale possibilità di optare per la tassazione su base catastale. Questa delimitazione, necessaria al fine di liberare risorse per sostenere la crescita dei soggetti più piccoli, deve essere ponderata con attenzione al fine di scongiurare un pericoloso disincentivo all’adozione della forma societaria». A conti fatti, conclude Scanavino, «l’attuale impianto fiscale, che vede la maggioranza delle imprese agricole soggette a tassazione in base alle regole catastali, comporta che queste, non potendo avere accesso a disposizioni di favore quali super ed iper ammortamento per l’acquisto dei beni strumentali materiali nuovi, non siano incentivate ad effettuare investimenti». Ma anche di questo i partiti non sembrano essersene accorti.



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IN ALCUNI DEI PAESI DOV'È STATA INTRODOTTA, QUESTA TASSA HA FATTO CRESCERE IL GETTITO FISCALE

«Le flat-tax si somigliano tutte, ma la nostra ne copre i costi» Intervista con Nicola Rossi, economista liberal-sociale e coautore della proposta dell'Istituto Bruno Leoni: «Il nostro intervento costerebbe 27 miliardi, che noi sappiamo dove andare a ricavare tagliando la spesa» nostro servizio PROFESSOR BERLUSCONI,

ROSSI,

ANCHE

SOSTIENE

LEI,

COME

L’UTILITÀ

DI

INTRODURRE IN ITALIA LA FLAT-TAX AL 25%.

Come si sente a dire cose analoghe a quelle del Cavaliere, lei che come economista liberal-sociale ha militato a lungo a sinistra? «Rimango convinto che un pensiero riformista sul fisco sia essenziale per la sinistra. Ma, francamente, non mi risulta che ci sia. È

comunque vero che la proposta di Forza Italia sulla flat-tax somiglia moltissimo a quella che

abbiamo fatto come Istituto Bruno Leoni, di

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cui parlo nel mio libro. Con una profonda, forse

cruciale, differenza»: Nicola Rossi, già consigliere economico del premier Massimo D’Alema, analista attentissimo dell’economia sommersa italiana, l’altra faccia dell’evasione, già presidente

del Consiglio di sorveglianza della Banca

A quanto ammonterebbero i tagli alla spesa che prevedete per far funzionare la riforma? Il nostro intervento costerebbe 27 miliardi, e noi li taglieremmo dalla spesa pubblica. Su

questo punto le indicazioni di Forza Italia non sono altrettanto nette: si parla di coprire il

calo del gettito riducendo le cosiddette spese

fiscali (detrazioni, deduzioni, etc.), ma questo lascerebbe immutata la pressione fiscale! Se mentre abbasso le aliquote taglio le deduzioni,

il carico fiscale complessivo rimane immutato.

Tagliare la spesa è l’unico modo che conosco per realizzare un taglio permanente delle imposte.

Allora ci spieghi meglio: come pensate di riuscire a farli, questi tagli che nessuno ha finora effettuato?

popolare di Milano ed oggi della Sgr Symphonia,

Finora, la spending review si è infranta all’atto

demorde, e precisa: «La differenza essenziale tra

Cioè?

si rende perfettamente conto che la sua proposta desta scandalo in qualcuno a sinistra. Ma non la nostra proposta e quella di Forza Italia è che noi prevediamo la copertura integrale del costo iniziale del provvedimento dal lato della spesa».

pratico perché è stata concepita in senso “funzionale”.

La Pubblica Amministrazione si sforza da anni di

produrre in modo più efficiente ciò che abbiamo

sempre prodotto. Di comprare a minor prezzo


ciò che abbiamo sempre comprato. Non è servito quasi a nulla. Dobbiamo domandarci quali servizi

IL GARANTE DEI CONTRIBUENTI

flat tax ha portato all’aumento del gettito fiscale.

Un’Authority a tutela del contribuente: è la prima, fondamentale proposta di riforma emersa a febbraio dagli “Stati generali” dei commercialisti convocati a Roma dal presidente dell’Ordine nazionale Massimo Miani – un’assise di grande successo – assieme ad altre undici variamente tese ad attutire l’urto devastante della burocrazia fiscale su chi paga le tasse. Lo Statuto del contribuente esiste, rilevano i commercialisti, ma è sistematicamente ignorato e calpestato: il sistema fiscale è una babele, bisogna tornare alla razionalità, e va quindi affidato alla vigilanza di un’istituzione incisiva e autonoma, appunto l’Authority.

semplicità dell’imposta. Nessuno si entusiasma

cittadino continua ad essere, in Italia, distorto.

minor riluttanza, con minore resistenza.

cambiato nel 2012 e da allora, all’unaninimità,

rendere al cittadino e quali non servono. Nella

nostra proposta c’è, ad esempio, una revisione radicale degli attuali strumenti dell’assistenza.

Pochi sanno che oggi, sui 50 miliardi che si

spendono in assistenza, tra i 5 e i 7 finiscono al 30% più ricco degli italiani… È ragionevole?

Non è meglio spazzare via gli strumenti attuali e sostituirli con strumenti più semplici e disegnati

per le necessità di oggi? La spending review deve essere strategica e non solo funzionale.

Dunque, lei è sicuro che la flat tax sarebbe utile all’Italia? In alcuni dei Paesi in cui è stata introdotta, la

Quando si sono chiesti come mai, la risposta è stata semplice: la maggiore trasparenza e

all’idea di pagare le tasse, ma se sa che le regole

sono poche, chiare e universali, le paga con

Ma per l’evasore incallito, la miglior tassa è sempre quella che non si paga proprio…

Certo, ma è anche vero che se con i mezzi odierni se si volesse fare contrasto all’evasione serio lo si potrebbe fare. Incrociando le banche dati, fare deterrenza vera è possibile.

Comunque non sembra che lei pensi che “le tasse sono bellissime”, come disse una volta il compianto professor Padoa Schioppa. Infatti, secondo me le tasse non sono bellissime,

credo sia stata un’espressione, come dire? Infelice? Le tasse sono il corrispettivo per l’attività dell’operatore pubblico. Le paghiamo,

Prendiamo il caso dell’art. 81 della Costituzione. Il famoso “pareggio di bilancio”. Lo abbiamo la classe politica non lo ha mai applicato. Salvo

poi presentarci il conto, sotto forma di maggiori

imposte o di un debito crescente. La nostra proposta è anche un tentativo di mettere un freno, un limite, alla bulimia della politica.

Con la flat tax dovrebbe cambiare, e forse ridursi, l’impegno dei folti organici pubblici dedicati a combattere l’evasione… Un bel po’ di funzionari potrebbero essere dedicati a incrementare i controlli, no?

E i commercialisti? Con la flat tax gli togliereste il lavoro… Oggi i commercialisti

qualità della spesa pubblica non sempre si vede,

contenti. Penso invece che i primi a godere di

eccetera. Il che in parte spiega l’evasione: la

ed è estramemente disomogenea nel Paese. E, di conseguenza, il “prezzo” viene percepito come eccessivo.

Ma, scusi: com’è che lei ha deciso di interessarsi tanto alla flat tax? Il libro ha al centro la proposta sulla flat tax, ma

ha una premessa che spiega perchè mi sono interessato al tema. Il rapporto fra lo Stato ed il

fiscale

complessa ma sicuramente fruttuosa.

Naturalmente sarebbe un processo graduale.

Un anno per elaborare il provvedimento in Parlamento e per preparare l’opinione pubblica con una grande attività di comunicazione.

Un anno, addirittura?

Consentirebbe di far emergere le situazioni

specfiche che richiedono attenzione e tutela. Eviteremmo gli “esodati”. A quel punto, avviata

l’operazione, si inizia abbassare le aliquote,

dandosi un orizzonte triennale per portare a termine l’operazione. E nel triennio si deve essere matematicamente certi della tenuta dei conti pubblici.

Il governo uscente vanta grandi risultati nella lotta all’evasione… Tutti

gli

ultimi

governi

hanno

sempre

segnalato recuperi di gettito significativi, l’ultimo di 14 miliardi. Però, se si va guardare la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione

economica

e

finanziaria,

nell’appendice si legge quanta parte del gettito

è stata assegnata al fondo per la riduzione delle

imposte: appena 370 milioni, perché in quei 14 miliardi di asserito recupero dell’evasione c’è di tutto. La verità è che il vero contrasto all’evasione deve ancora cominciare.

Ma quanto evadono gli italiani?

L’ultimo dato dice 132 miliardi. È patologico. Una

certa evasione fisiologica c’è ovunque, ma questa è davvero patologica.

«I PRIMI A GODERE DI UN FISCO PIÙ UMANO SAREBBERO I COMMERCIALISTI, ALMENO QUELLI BRAVI. FORSE QUALCHE PROBLEMA SI PORREBBE PER I CAF»

come qualunque prezzo, perché ci serve che ci siano strade pulite, ordine pubblico, ospedali

e spiegare che si sta facendo una riforma

Nessun ostacolo quindi alla flat tax? Una riforma di questa portata ha bisogno di

una classe dirigente di

sono stati trasformati di fatto in funzionari

livello. Quella di cui oggi disponiamo – e non è

un fisco più umano sarebbero i commercialisti,

Basta un tweet o un post per ritrovarsi candidati

pubblici non retribuiti. Non credo che siano almeno quelli bravi. Forse qualche problema

si porrebbe per i Caf. Ma sarebbe un problema risolvibile.

Come funzionerebbe la transizione alla flat tax, secondo lei? Ci vuole volontà politica e ci vogliono ovviamente personaggi credibili che vadano a Bruxelles

una critica ma una constatazione – è in buona

misura frutto dell'autoselezione e della casualità.

a qualunque cosa. Nella Firenze del Trecento le

cariche si estraevano a sorte ma all’interno di un bacino di competenti. Noi questo passaggio lo abbiamo saltato e, per completare l’opera,

abbiamo affidato in via pressochè esclusiva la

selezione finale ai leader di partito. Comunque, le risorse del Paese sono ancora grandi. (s.l.)

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«Attenzione l'Italia non può permettersi avventurismo» Intervista con Ferruccio De Bortoli, editorialista e commentatore: «Con i tagli possibili non si finanziano nè flat tax nè reddito di cittadinanza» a cura della redazione «C’È COME UNA GRANDE UBRIACATURA SUL TEMA DELLA FLAT-TAX. UN TEMA DI FONDO, CHE TRA L’ALTRO RIGUARDA ANCHE ALTRI DUE MANTRA DI QUESTA FASE DEL DIBATTITO POLITICO, IL REDDITO DI CITTADINANZA E DI DIGNITÀ. Ma bisogna andare oltre gli slogan

elettorali ed entrare nel merito delle questioni, che sono molto complesse»: ne è convinto Ferruccio De Bortoli, giornalista economico tra i più quotati non solo in Italia, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore.

Qual è la bevanda che ha generato quest’ubriacatura? Una questione di fondo, un nodo che non è stato per ora sciolto da nessuno e non credo venga sciolto prima del voto. Cioè: possiamo e anzi dobbiamo alleggerire il carico delle tasse sul lavoro, il cuneo fiscale, le aliquote sui redditi eccetera. Ma dobbiamo dimosrare ai mercati che non apriamo, a questo fine, dei buchi di bilancio nei conti pubblici. Neanche momentanei. Il tema di fondo, non discusso ancora seriamente da nessuno, è il rischio concreto FERRUCCIO DE BORTOLI, PRESIDENTE DELLA LONGANESI E DELLA VIDAS, GIÀ VENTENNALE DIRETTORE DI CORRIERE DELLA SERA (DOVE SCRIVE) E DI SOLE 24 ORE

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ROBERTO PEROTTI, GIA' COMMISSARIO ALLA SPENDING REVIEW

SECONDO PEROTTI I TAGLI IMMEDIATI ALLA SPESA SONO NELL'ORDINE DEI 4 MILIARDI E COPRONO POCO

che si aprano buchi di bilancio per approvare cittadinanza che propongono né del Centrotutta una serie di misure che non sappiamo se destra per la sua ipotesi di flat-tax. saranno sostenibili nel tempo. Ma ci saranno tagli alla spesa… Cosa si dovrebbe fare? Il professor Perotti, che se né è occupato per Guardi, nel corso del secondo governo Berluconto del governo, rilevò che sarebbero possisconi l’idea fu: facciamo più deficit, aumentiabili tagli immediati alla spesa pubblica nell’ormo la spesa pubblica, ma il moltiplicatore che dine dei 4 miliardi: ma con un simile importo ciò applicherà al prodotto interno lordo ci pornon si finanzia né la flat-tax né il reddito di citterà più entrate fiscali e questo ci permetterà tadinanza, che da solo costerebbe 29 miliardi di tenere sotto controllo il rapporto tra il Pil e di euro. E a chi promette tagli maggiori viene il debito pubblico. Non è andata così. E adesso da chiedere: con quale credibilità lo fate, se non siamo nella condizione di poter sforare mentre eravata al governo non avete ridotto ulteriormente il deficit sperando di aver in alcuna voce di spesa pubblica? E questo purquesto modo magtroppo vale, pur tra giori incassi. Quindi il ANCHE IL TAGLIO DELLE SPESE MILITARI molte differenze, sia NON SORTISCE EFFETTI tema di fondo di tutti per il centrodestra che IMMEDIATI PERCHÈ CI SONO CONTRATTI i programmi politici è per il centrosinistra. DA ONORARE E PENALI DA PAGARE chiaro: ma tu, leader Io dico che un conto è di uno schieramento, quando prometti il redaccarezzare un sogno e cercare di realizzarlo dito di cittadinanza, il sussidio di dignità o la quando si è messo fieno in cascina, un conto flat-tax, pensi di realizzarli aprendo un buco è lanciarsi senza una preliminare provvista nel bilancio e li farai solo quando avrai fatto finanziaria, in imprese insostenibili. Anche una corrispondente provvista di risorse finanperché la spesa pubblica è in gran parte comziarie? posta di impegni a lungo termine. A chi prePer esempio? dica ad esempio di tagliare le spese militari, Per esempio secondo la proposta di flat-tax prima di ogni discussione politica va ricordato dell’Istituto Bruno Leoni, il taglio dell’imposta ad esempio che sono vincolate a contratti che sul reddito al 23% viene finanziato con l’auvanno onorati come minimo pagando le penamento dell’Iva. E’ una scelta, discutibile ma li di rescissione anticipata… Va bene accarezchiara. Invece non vedo indicate fonti di provzare i sogni, ma senza provvedere ai relativi vista da parte dei Cinquestelle per il reddito di costi significa fare dell’avventurismo. (s.l.)



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IL MONDO È TUTTO UNA PROMESSA, ANCHE L'ESTERO VOTA SUL FISCO I casi recenti di Stati Uniti, Germania e Francia confermano che il consenso degli elettori si conquista anche e soprattutto promettendo loro sgravi fiscali e comunque vantaggi economici a cura della redazione I GURU DI YALE

FRAU MERKEL

L'IMPEGNO

PREDICONO

TOSA I SUOI

CHE MACRON

CHE IL DEFICIT

CON 5 PUNTI

PER ORA STA

USA ESPLODERA'

MENO DELL'ITALIA

MANTENENDO

Il 2017 Americano si è concluso con la più grande riforma delle tasse da quella di Reagan nel 1986, quando gli statunitensi più ricchi videro la tassa sul reddito precipitare dal 50% al 38.5%. A questo giro di giostra invece i tagli sono concentrati sulle imprese (dal 35% al 21%) mentre per gli individui vi è un accorpamento degli scaglioni con un piccolo taglio per tutti. Inclusi nel pacchetto della riforma l’eliminazione dell’”individual mandate” - l’obbligo di acquistare l’assicurazione sanitaria, colonna portante dell’Affordable Care Act di Obama - e di alcune deduzioni sulle tasse statali e sui mutui. Queste ultime colpiscono sopratutto gli stati democratici sulle coste, dove le tasse statali e i valore delle proprietà sono più alti. Una riforma quindi da un lato tradizionalmente pro-business ma dall’altro politicamente “punitiva” per gli stati blu, innovazione dal gusto Trumpiano. E sebbene il mercato e i principali indicatori dell’economia americana abbiamo risposto molto favorevolmente alla riforma, c’è chi pensa che il tempismo sia stato pessimo: giocandosi ora la riforma fiscale, rimarrà ben poco da tagliare quando - tra pochissimo - arriverà la prossima recessione. Per non parlare poi dell’aumento del deficit, destinato a raddoppiarsi entro il 2025, secondo Ray Fair, professore di macroeconomia a Yale. (ale. luc.)

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Al 2016, la pressione fiscale in Germania risulta essere al 37,6%. La media Ocse è 34,3%, con l’Italia al 42,9%, la Francia al 45,3%; gli Usa a 26,0% (dati Ocse, 2016). Il sistema fiscale tedesco è estremamente dettagliato e complesso, racchiudendo circa 40 forme di imposizione e tassazione. Una parte importante del sistema fiscale tedesco - per ciò che concerne il reddito delle persone fisiche - è la “classe fiscale” (Steuerklass) che è determinante per calcolare la base imponibile del reddito da lavoro dipendente (Lohnsteuer). Ci sono sei distinte classi fiscali e la appartenenza ad una dipende dallo stato civile (coniugato, celibe o nubile) e alla presenza di figli o coniugi a carico. Ogni classe permette di avere una certa soglia di reddito mensile da lavoro esente da tasse . Le aliquote dell’imposta vanno dal 14% al 45%. Inoltre, una volta pagata l’imposta sul reddito da lavoro, va pagata una tassa di appartenenza religiosa che varia tra l’8% e il 9%, a seconda del Land di residenza, e un contributo di solidarietà per i costi della riunificazione tedesca pari al 5,5%. Il lavoratore deve anche sostenere parte dei costi previdenziali e di welfare, come la assicurazione sanitaria (obbligatoria per legge in Germania), l’assicurazione per la disoccupazione e un contributo per l’accumulo di contributi pensionistici. (p. del giu.)

Niente a che vedere con questa surreale campagna elettorale italiana in cui tutti promettono tutto (e di tutto) tanto - si dice così - “siamo in campagna”, come se la lotta democratica per il potere fosse una specie di carnevale repubblicano. Qui in Francia, nella recentissima campagna che ha portato Emmanuel Macron all’Eliseo non è andata così. La vecchia destra repubblicana, impersonata da François Fillon (finito travolto dallo scandalo Penelopegate), aveva promesso semplicemente lo smantellamento progressivo del welfare statale, un mix di corporativismo alla Vichy e di socialismo reale per dirla in una parola, che assorbe più di metà (il 57%) del pil. Più abile, e più addentro alle regole dell’economia anche per il suo passato di banchiere (da Rotschild), il vincitore, Macron, aveva fatto una promessa solenne, scritta nel programma elettorale del suo movimento En Marche!: “Trasformerò l’imposta sulla fortuna in una imposta fondiaria che colpisce solo il mattone con l’obiettivo di esonerare tutto quel che finanzia l’economia, scongelando la rendita e immettendo carburante finanziario nel sistema produttivo, nel capitale delle imprese magari attraverso la Borsa, grande dimenticata dei risparmiatori francesi.Ora quella promessa elettorale si sta realizzando, seppure tra mille polemiche. (giu. cors.)



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«Ho lasciato Montecitorio ma ai giovani dico: votare si deve!» Intervista con Luciano Cimmino, l'imprenditore di Yamamay, eletto nel 2013 con Scelta Civica e dimessosi a metà mandato: «La politica va seguita, e non a settant'anni, ma da prima. Non lasciamola agli ignoranti» di Sergio Luciano «HO

IMPARATO

TANTE

COSE,

E

CON

QUALCHE ANNO IN MENO AVREI ANCHE POTUTO PROSEGUIRE E METTERE A FRUTTO QUEST’ESPERIENZA», dice Luciano Cimmino, e accarezza con lo sguardo le foto di famiglia,

una famiglia d’imprenditori, dal bianco e nero di cinquant’anni fa ad oggi, 1400 negozi e migliaia

di dipendenti in mezzo mondo sotto le insegne

Carpisa e Yamamay. «Ho anche imparato, dopo un paio d’anni a Montecitorio, una cosa importante sulla politica», prosegue il presidente del gruppo,

uno degli imprenditori che si è dato in prestito a Montecitorio nella tornata elettorale del 2013 per poi dimettersi a metà mandato, gesto rarissimo nel nostro Paese: «Ho imparato che per fare politica

alla vigilia di un voto minacciato come non

pensai: sarà una candidatura d’appoggio, una

anzi ai giovani dico di interessarsene presto, di

affatto, ero convinto che ci avesse salvato da un

mai dall’ombra dell’astensionismo: «Io non ho maturato biasimo o disprezzo per la politica, non astenersi, e di non arrivare a 70 anni come

me per prendervi parte. La politica va seguita.

Il Parlamento è una cosa importante, è lì che si

costruisce il futuro, e non possiamo permetterci che vi siedano autentici ignoranti, il cui numero

purtroppo sembra destinato ad aumentare nella prossima legislatura. Andiamo a votare e votiamo bene, scegliendo le persone giuste».

«IL PARLAMENTO È UNA COSA IMPORTANTE, È LÌ CHE SI COSTRUISCE IL FUTURO, VOTIAMO BENE, SCEGLIENDO LE PERSONE GIUSTE»

Torniamo ai ricordi, per un attimo: come fu che lei discese in campo? Io

non

avevo

mai

a certi livelli o hai un ruolo attivo, esecutivo, sui banchi del Parlamento, e quando arrivi

pensato di candidarmi e neanche mi ero mai

al 150esimo voto quotidiano non capisci più

Cioè?

e devi solo guardare il capogruppo per seguire

quello che fa lui, no: è frustrante. Avevo promesso

Portorico, e al rientro, mentre ero ai controlli, squilla il cellulare: era Carlo Calenda. L’avevo

oppure, se devi galleggiare facendo il ‘pianista’

accostato alla politica. Potrei dire che mi sono candidato a mia insaputa…

nemmeno su quale emendamento stai votando

Ero al matrimonio di mio figlio a San Juan di

che non mi sarei limitato a ricoprire un incarico

conosciuto quando era stato direttore generale

ornamentale, e a un certo punto ho mantenuto la promessa. Questa è la mia sintesi».

Ma a questa sintesi l’imprenditore napoletano, che cinque anni fa fu scelto da Mario Monti e

Carlo Calenda come capolista di Scelta Civica a Napoli, aggiunge un corollario, molto importante

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del Cis. Mi spiegò che aveva avuto il compito di fare le liste per Scelta Civica, il partito nato intorno a Mario Monti. Mi disse: ‘Qua chi mi tira da una parte chi dall’altra, non ti dico che nomi

mi hanno proposto da Napoli. Io ti conosco bene, posso candidarti?’ Guardai mia moglie e

testimonianza, diamo una mano a Monti e a

Carlo. Appoggiare Monti non mi dispiaceva

disastro totale. Dissi di sì a Calenda. Partimmo e… al rientro in Italia, i giornali avevano già i titoli: ‘Cimmino capolista’. Io sobbalzai: ‘Ma così,

da capolista, devo fare campagna elettorale!’, mi

dissi. Chiamai Calenda per farmi spiegare, un po’

sorpreso del tutto positivamente. Mi spiegò che gli avevano proposto altri nomi inappropriati_

‘Spero che tu non te ne abbia a male’. Cominciò così questa mia discesa, o salita, in campo…

Come andò la campagna?

Mi piacque farla, e mi impegnai moltissimo,

quasi allo stremo psicofisico, mi feci prendere totalmente, fu una full immersion, rividi luoghi che non vedevo da anni. Commisi per ingenuità l’errore di non prenotarmi alcun ruolo, per il

dopo, sbagliando. Probabilmente in un ruolo più attivo e partecipe avrei potuto far di più.

E come andò il voto?

Nel mio collegio Scelta civica prese 110 mila voti, e negli anni successivi ho constatato che molti

erano voti di opinione e stima per me. Io feci una campagna nei limiti previsti dalla legge, cioè spesi 60 mila euro e non uno in più.

E dunque, Montecitorio. Fu bello?

Be’, emozionante: entrare in quei saloni, sede in aula, e poi lavorare con tanti colleghi di

partito di grande valore, da Paolo Vitelli ad Alberto Bombassei, allo scrittore Edoardo Nesi.


C’era Andrea Vecchio, l’imprenditore siciliano

lasciandoci tutti in braghe di tela. Con questo,

molto preoccupato da quello che ho visto e ancor

persone perbene e qualificate. Ebbi anche la

che la sua sia stata una bella azione. Prima susciti

ideologie sono tutte distrutte…

antimafia che vive sotto scorta, c’era la scienziata Ilaria Capua, insomma eravamo un bel gruppo,

gratificazione di essere nominato, da Monti, vicepresidente di Scelta Civica. Mi proposi e fui

accolto nella commissione Sviluppo Economico, presieduta da Guglielmo Epifani, persona seria.

Tutto bene, dunque. Ma allora perché le dimissioni? Per tre motivi. Il primo fu che ho lavorato sodo, per 14 mesi, alla legge sugli orari commerciali.

Partimmo con i Cinquestelle che volevano

confermo tutta la mia stima per l’uomo e per

quanto ha fatto per l’Italia, ma non si può dire

risorse attorno a te, te ne poni alla guida e poi,

senza una ragione cogente, te ne vai dicendo:

c’era però anche nelle file del parlamento come

prima di rassegnare le dimissioni, e così mi sono

Vedevo che, insieme a tante persone di valore, un vuoto pneumatico di competenze, mi chiedevo come facessero a diventare deputati soggetti con

mi deluse profondamente fu che questo testo,

assoluta carenza di cultura….io ho fatto sempre

ha voluto creare scompiglio su un’innovazione

riuscita di ogni buon progetto. Dove ho trovato

scegliersi tra le 12 festività nazionali. La cosa che

approdato al Senato, si è insabbiato. E’ stato bloccata – sembra – per volontà di Renzi che non di quella portata. All’epoca non ero nella sua

compagine, lo fossi stato gli avrei contestato la cosa. Ebbene: quando ti accorgi che hai lavorato

invano per 14 mesi a un progetto in cui credi, è frustrante. E nel frattempo…

Arriva il secondo motivo?

Sì: nel frattempo Monti decide di lasciare politica

attiva e tenersi il seggio di senatore a vita,

Dunque lei a metà legislatura sceglie di dimettersi… Scusi: e il vitalizio? Non ho preso una lira, né la prenderò, i contributi

Terzo motivo?

festive, e arrivammo ad approvare all’unanimità

un testo che imponeva solo 6 chiusure in tutto, da

si guardino soprattutto gli uomini, visto che le

arrangiatevi…

«CONFERMO LA MIA STIMA PER MONTI E PER QUANTO HA FATTO PER L’ITALIA, MA NON SI PUÒ DIRE CHE LA SUA SIA STATA UNA BELLA AZIONE»

imporre 52 chiusure domenicali più 12 chiusure

più dal futuro. Spero che alle prossime votazioni

l’imprenditore, in origine commerciale, ma ho sempre creduto che la cultura sia alla base della

un substrato culturale, ho viste le cose crescere; senza, mai. Io dico: se non hai studiato, ma hai

lavorato molto e bene, o hai un grande spirito artistico, insomma hai dei contenuti, dei talenti, almeno ci sono le basi. Ma quando non c’è

niente, proprio niente, come si può pensare che

possano assurgere ai vertici del Paese persone così totalmente sprovvedute? Io sono veramente

di due anni e mezzo non mi sono stati versati… perché non ho fatto conteggi di questo tipo,

dimesso poco prima di averne maturato il diritto.

Il rientro nella vita di prima?

Direi senza traumi, tutto bene, gli impegni appropriati, le relazioni di sempre, i progetti sempre nuovi.

Neanche un rammarico?

Be’, sì. Da una parte mi sono sentito un po’ un

traditore verso coloro che mi avevano dato il voto, confortato però dal fatto che molti mi

hanno capito. E poi un’altra cosa. Essendo, di mio, una persona benestante, ho potuto devolvere tutti gli emolumenti percepiti in beneficenza, e

quindi mi sono goduto il fatto di poter dare un appoggio concreto a tante iniziative utili… Certo,

continuo a farlo, ma meno di prima ovviamente,

in proporzione… Avere avuto quel surplus è stato

bello e dover ridimensionare questo impegno nella solidarietà ai livelli precedenti mi ha fatto sentire un poco in colpa. Ma per il resto…

UNO STORE INTEGRATO DI CARPISA E YAMAMAY. NELLA PAGINA DI SINISTRA, LUCIANO CIMMINO, PRESIDENTE DELLA HOLDING CHE CONTROLLA IL GRUPPO

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GESTIRE L’IMPRESA Chi pensa che i dati siano il “nuovo petrolio” farà meglio a estendere il parallelo. Come per il petrolio, anche per usare i dati occorrerà dotarsi di costosissime licenze di sfruttamento. E sarebbe davvero ora di porre fine al saccheggio della nostra privacy in atto da anni. Lo impone, in Europa, la nuova direttiva Gdpr, in vigore da maggio. Ecco come adeguarsi.

30-34 EXPORT & IMPRESE I NUMERI DELLA LOMBARDIA, IL MERCATO USA, I BILANCI

40 FEDERMANAGER PREVIDENZA: «FATTI E NON DEMAGOGIA»

42 COST-MANAGEMENT CON LA PREVENZIONE SI RIDUCONO I “PICCHI”

PRIVACY, PARTE IL COUNTDOWN E A FARE GLI STRUZZI SI RISCHIA Tra tre mesi esatti entrerà in vigore il nuovo Regolamento europeo sulla tutela dei dati personali (Gdpr). E per le aziende che non si mettono in regola sanzioni fino a 20 milioni e il 4% del fatturato di Marco Scotti

C’

è un’enorme mucca nel corridoio e zionale del 102%, del 70% verso il settore molti fanno finta di non vederla: l’enretail e GDO, del 64% contro bank&finance. trata in vigore del Regolamento europeo sulQuesta attività criminale costa alle aziende la protezione della privacy (il General Data italiane circa 900 milioni di euro. Ma – paraProtection Regulation meglio conosciuto frasando un celebre slogan – “il peggio deve come “GDPR”,) è un fattore che cambierà raancora venire”. In caso di data breach, l’adicalmente le carte in tavola per le aziende, zienda avrà 72 ore di tempo per denunciare anche quelle di piccole dimensioni. Dal 25 – dal momento in cui si accorge dell’intromaggio prossimo, infatti, diventeranno obmissione – alle autorità competenti quanto bligatori una serie di accaduto. E se non lo accorgimenti che tu- IN CASO DI INTROMISSIONE L’AZIENDA HA fanno? Non conviene 72 ORE DI TEMPO PER COMUNICARLO teleranno le imprese dire, un po’ furbeALLE AUTORITÀ COMPETENTI. E CHI NON in caso del cosiddetto scamente, non ci siaLO FA RISCHIA MULTE SALATISSIME “data breach”, ovvero mo accorti di nulla? l’intrusione esterna con intenti predatori – «No, perché si rischiano sanzioni fino a 10 in particolare per quanto riguarda il furto milioni di euro in base ad alcune norme e d’identità che, secondo una recente indagiper fino a 20 in base ad altro. Anche perché ne di Microsoft, è l’obiettivo principale del in primo luogo sono gli utenti ad accorger76% dei cyberattacchi. L’Italia non è messa si dell’intromissione, in nove casi su dieci. benissimo. Prima di tutto perché è quarta al Ma anche se questo non dovesse accadere, mondo per numero di incidenti informatici. sarebbe piuttosto semplice sostenere che, Nel 2016 sono aumentati i tentativi di inqualora dovesse emergesse ex post, che c’è tromissione contro il Sistema Sanitario Nastata data breach, la mancanza di detection

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GESTIRE L’IMPRESA

Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati, socio fondatore dello studio ICT Legal Consulting

rappresenterebbe essa stessa l’inadeguatezza delle misure di sicurezza, esponendo l’azienda a multe pesantissime». È questa la convinzione di Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati e socio fondatore dello studio ICT Legal Consulting. Inoltre, le aziende che non siano compliant rispetto al GDPR rischiano una sanzione che può arrivare fino al 4% del fatturato globale, simile a quelle elevate dall’Antitrust. Come sono messe le aziende? E la pubblica amministrazione? Bolognini non ha dubbi: «Da un lato sono fiducioso per quanto riguarda le grandi aziende che stanno galoppando e si stanno impegnando molto con i programmi di adeguamento. Mi preoccupano terribilmente gli enti pubblici perché adeguarsi significa investire fondi, risorse che la macchina pubblica difficilmente si può permettere e non sto parlando soltanto dell’adeguamento giuridico. Da quel punto di vista sono parecchio preoccupato. Anche perché il comune o l’ente locale viene sanzionato per la violazione di alcune norme fino a 10 milioni di euro e per altre fino a

Occhio anche alle email, vanno seguite quattro regole d’oro Consenso, informativa, privacy by design e diritto all’oblio sono i capisaldi su cui è costruito l’impianto del GDPR di Alessio Beltrami

28 28

20. E c’è l’articolo 80 che introduce una sorta di class action e quindi i comuni, che sono molto esposti, potrebbero trovarsi di fronte ad associazioni che saranno promotori dei controlli. Tutti gli enti pubblici che sono molto esposti verso i cittadini rischiano grosso». Diventerà obbligatorio mettere in atto almeno tre soluzioni che, se combinate, garantiscono all’azienda di essersi comportata in maniera congrua alla nuova norma. Prima di tutto, i dati dovranno essere protetti da una password di almeno otto caratteri. In secondo luogo, bisogna separare il dato dall’identificativo in due luoghi diversi del server. Il terzo punto è quello relativo è all’anonimizzazione, che consente di eliminare qualsiasi riferimento alla persona, pur mantenendo i suoi dati. Inoltre, le aziende dovranno dotarsi nel loro organico di un DPO (Data Protection Officer), un esperto in diritto dei dati con competenza informatica, che dovrà essere assunto o che potrà collaborare esternamente. In entrambi i casi, il suo parere sarà vincolante per l’azienda. Qualche mese fa, proprio dalle colonne di

Economy, avevamo stimato la necessità di circa 41 mila nuove figure professionali. Oggi queste stime rischiano di dover essere riviste al rialzo. «Non stiamo parlando del singolo medico che tratta dati o del singolo avvocato – ci ha spiegato Bolognini – ma anche di piccole o medie aziende nei quali vengono toccate informazioni sensibili. E, in ogni caso, sembra sempre più prudente avere un DPO in organico. Anche gestire le newsletter può diventare un tema sensibile, soprattutto perché chiunque utilizza questo strumento fa anche tracking online, utilizzando software che sono in grado di dire chi ha aperto la mail, se ha cliccato sui diversi

L’obiettivo del GDPR è chiaro in ogni sua

e cliente. Esistono però alcune condizioni

riga: rimettere nelle mani del cittadino eu-

da rispettare per fare sì che questo ac-

ropeo un controllo totale dei propri dati,

cada: benvenuti nella Data Economy dove

semplificando tutti quei processi che lo ve-

sono i dati la vera moneta di scambio e

dono protagonista sia nel consenso inizia-

come ogni moneta va tutelata. Ecco perché

le del trattamento dei propri dati, sia nella

nei suoi punti non ci sono semplici dispo-

revoca. Il nostro indirizzo email è tra questi

sizioni, ma un’esortazione continua a co-

dati e il modo in cui le aziende gestiscono

municare in modo semplice e trasparente

le nostre email è oggetto del nuovo regola-

aiutando l’utente a comprendere, in modo

mento. Va detto che nonostante l’abbondan-

che l’argomento della privacy venga com-

za di nuovi strumenti digitali per comunica-

preso e rispettato e non trattato come un

re con i clienti, l’email si dimostra essere

semplice aspetto burocratico a cui adem-

ancora una delle scelte più intelligenti per

piere perché obbligatorio. Per molto tempo

mantenere relazioni commerciali. A conti

la comunicazione via email è stata trattata

fatti è lo strumento ideale per creare e con-

con superficialità da parte delle aziende e

solidare un rapporto di fiducia tra azienda

questo non solo dal punto di vista norma-


+102%AUMENTO

CYBERCRIMINE link o se ha preferito cestinare la mail».

nel trattamenti dei dati bisognava introdurre uno strumento che fosse più efficace». Ma è una legge che nasce già vecchia Piuttosto, quello che balza all’occhio è che Ma perché una nuova legge sulla privacy? si tratta di un regolamento che potrebbe diNon era sufficiente l’impianto giuridico già ventare vecchio in breve tempo. Perché non esistente? «Prima di tutto per far prendere tiene conto delle nuove frontiere della tecla privacy un po’ più sul serio – puntualiznologia e soprattutto delle novità nel camza il presidente dell’Istituto Italiano per po dell’Information Technology. «Mi rendo la Privacy e la Valorizzazione dei Dati – le conto che si rischi di andare su un versante sanzioni non erano adeguate, erano molto un po’ d’avanguardia – ha concluso Bolognibasse e non venivano ni – ma questo è un considerate un pro- IL GDPR NON TIENE CONTO DELLE NUOVE regolamento che non FRONTIERE DELLA TECNOLOGIA blema dalle grandi prende in consideE AFFIDA LA RESPONSABILITÀ SOLO aziende. Oggi invece razione a sufficienza ALLE PERSONE, NON ALLE MACCHINE il tema viene imposto l’Internet of Things e nell’ordine del giorno anche dei grandi bol’intelligenza artificiale. È un regolamento ard, che non possono più fare finta di niente. che introduce soltanto il tema della responInoltre, questo è un regolamento che prende sabilità e dell’affidabilità, ma si tratta di una in considerazione in maniera più adeguata responsabilizzazione dei soggetti e degli estutte le problematiche comportate dall’era seri umani, mentre non si parla dell’accoundel digitale. Profilazione e algoritmi, in partability degli oggetti e dei robot. Eppure, in ticolare, sono oggetto di un’attenzione magfuturo sarà sempre più reale il fatto che i giore. Infine, si tratta di un regolamento che robot dialoghino tra loro scambiandosi insi applica in maniera molto più forte anche formazioni anche sensibili senza controllo a soggetti che operano al di fuori dell’Ue: umano. Da questo punto di vista, il GDPR venendo meno i confini continentali, anche nasce abbastanza vecchio».

CONTRO SSN

SANZIONE MASSIMA FATTURATO

4% GLOBALE

72 ORE DI TEMPO

PER DENUNCIARE

UN’INTRUSIONE DPO NECESSARI OLTRE IN ITALIA 41MILA

900 MILIONI

COSTO ANNUO

PER LE AZIENDE

25 MAGGIO ENTRATA IN VIGORE NUOVO GDPR

2

4

email che provengono da mittenti a cui non

plici e comprensibili. L’obiettivo è far capire

blio l’utente avrà il

abbiamo mai dato la nostra autorizzazione

all’utente cosa succederà e come verran-

diritto di richiedere

e inerenti a tematiche che nulla hanno a

no trattati i suoi dati.

la completa can-

tivo, ma anche dal punto di vista strategico. Se così non fosse, non conosceremmo la sensazione di ricevere quotidianamente

INFORMATIVA

Il contenuto dell’informativa diventa il

protagonista e il GDPR impone testi sem-

che fare con i nostri bisogni e interessi. Ecco i punti salienti:

1

CONSENSO INEQUIVOCABILE

DIRITTO ALL’OBLIO

Con il diritto all’o-

cellazione dei dati

3

che lo riguardano

PRIVACY BY DESIGN

facendone sparire

Nel GDPR emerge il concetto di Privacy

ogni traccia dai nostri database.

by Design che potremmo riassumere così:

Questo è un concetto più radicale del dirit-

tenere il consenso al trattamento dei dati:

smetterla di considerare la privacy come

to alla cancellazione o dell’opposizione al

per il GDPR, l’utente dovrà comprendere

uno dei tanti adempimenti formali e buro-

trattamento (tutele attualmente in vigore) e

chiaramente di esprimere il suo consen-

cratici e iniziare a considerarla come una

richiederà alle aziende di organizzarsi per

so. Ecco perché la scelta non può essere

vera priorità quando costruiamo azioni di

garantire l’effettiva cancellazione di ogni

espressa insieme ad altri consensi.

raccolta ed elaborazione dati.

dato che riguardi l’utente.

Possono esserci diversi modi per ot-

29 29


GESTIRE L’IMPRESA

Export, così la Lombardia ha fatto fare business alle sue imprese Un brillante consuntivo per l’internazionalizzazione delle imprese attuata con il programma della Regione. Giandomenico Auricchio: «Il nostro giudizio sulle missioni è senza dubbio estremamente positivo» a cura della redazione

«I

FABRIZIO SALA, VICEPRESIDENTE REGIONE LOMBARDIA

l nostro giudizio sulle missioni del valore aggiunto e impiegano il 59% degli nomia, per definizione, non ha confini. Negli internazionali di Regione Lomaddetti. Non voglio incensare nessuno, ma ultimi anni abbiamo investito 27 milioni di bardia? E’ estremamente positivo, devo dire che, oggettivamente, sono state euro per l’internazionalizzazione, in futusenza dubbio»: è netta e autorevole la valumesse a disposizione delle imprese risorse ro vogliamo essere ancora più ambiziosi». tazione che Giandomenico Auricchio – imimmense, con un accordo di programma. «La Lombardia», ha ripresa Auricchio, «è prenditore di chiara Credo che grandi enti pubblici come Unionla prima regione d’Ifama, grande espor- LE IMPRESE LOMBARDE ESPORTATRICI talia per export, ma camere e la Regione Lombardia hanno doSONO 53.500, IL 7 PER CENTO tatore da sempre e vere di continuare su questa strada, è una è anche la quarta in DEL TOTALE MA GENERANO presidente di Assocollaborazione virtuosa». «Tre dati saltano Europa dopo Baden IL 52% DEL VALORE AGGIUNTO camerestero – dà del agli occhi», ha sottolineato Carlo Edoardo Wuttember, Baviera e programma con cui la Regione ha voluto Valli, presidente di Unioncamere LombarRenania. Poco meno di un terzo dell’export dare un suo forte contributo alla crescita dia: «Ben 178 imprese lombarde sono anitaliano nasce dalla Lombardia, poco più di economica delle sue imprese: «Percorsi di date all’estero nell’ambito delle missioni del un terzo dell’import confluisce in Lombarinternazionalizzazione in mercati strategiprogramma e vi hanno incontrato 1200 condia. Le imprese lombarde esportatrici sono ci per il sistema economico lombardo». Un troparti con 1308 incontri d’affari bilaterali 53.500, il 7% del totale, ma generano il 52% programma di grande, oggettivo successo su I VOTI DELLE cui è stato fatto un punto poco tempo fa in un Nell’insieme, l’analisi degli obiettivi raggiunti dal IMPRESE evento alla Villa Reale di Monza, che è stato programma rivela una percezione molto positiva TOTALE Dall’analisi del anche un modo per confrontarsi, tra catedelle aziende partecipanti. Ecco alcuni dati. CAMPIONE “percepito” gorie, amministratori e imprenditori, sulle che le aziende La percentuale di imprese partecipanti al propartecipanti alle 81,9% iniziative future. gramma che si sono dette soddisfatte. missioni hanno «Abbiamo voluto radunare qui tutti quelli E’ stato raggiunto l’obiettivo di favorire le relazioni riportato e della 66,2% che si occupano attivamente di internaziocommerciali delle imprese lombarde all’estero. loro complessiva soddisfazioni sono nalizzazione», ha detto il vicepresidente delLa conoscenza di mercati altrimenti irraggiungibili emersi risultati 26% è stato un grande valore aggiunto. la giunta lombarda Fabrizio Sala, che ha geconfortanti e, naturalmente, stito la delega all’Expo 2015 e che ha quella Abbiamo preso contatti utili per crescere all’estero spunti preziosi per 59,7% all’internazionalizzazione, «abbiamo creato fare ancora meglio nel prossimo un tavolo per coordinare al meglio le iniziaUn voto (da 1 a 5) sull’organizzazione delle missioni 4 futuro, come la tive future e vogliamo continuare a muoverci Regione Lombardia in squadra. I nostri confini non sono quelli programma infatti 72,7% L’impostazione B2B del programma è stata utile? di fare. amministrativi, ma quelli economici. E l’eco-

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IL VICEPRESIDENTE SALA: «ABBIAMO INVESTITO 27 MILIONI DI EURO SU QUESTO FRONTE E SAREMO PIU’ AMBIZIOSI» personalizzati…». Dati di maggior dettaglio da Federico Bega, dirigente del sistema camerale lombardo: «Il programma ha affiancato tre diverse tipologie di imprese: quelle prive di esperienza internazionale, che si accostavano per la prima volta ai mercati esteri; quelle già attive all’estero, però marginalmente; e quelle già molto orientate all’export. I risultati complessivi sono stati eccellenti: hanno partecipato al programma 461 piccole e medie imprese lombarde, con 12 workshop informativi, 11 missioni, 17 corsi di formazione sul territorio. Alla fase degli incontri all’estero di cui ha parlato Valli, sono stati firmati 29 contratti, e la soddisfazione delle imprese partecipantinè stata del 91%». Dopo le testimonianze sicuramente positive di Sipharma – settore cosmetico, Kazakstahn, Ian e Marocco visitati, un contratto già chiuso – di Marchingegno, che ha visitato Iran, Kenia, Kazakhstan e Vietnam e di Caribul, è stata la volta della sociologa Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, che ha presentato i dati della sua indagine conoscitiva tra le imprese coinvolte nel programma: “L’89,7% degli imprenditori che hanno preso parte al programma dicono che l’esperienza va proseguita», ha spiegato, aggiungendo che le imprese «desiderano essere seguiti nel percorso successivo alle

le Camere di commercio ancora di più». missioni, perché la qualità del follow-up fa la Sala sottolinea l’apertura di Regione Lomdifferenza rispetto all’esito della proposta di bardia alla collaborazione con le istituzioni business. I suggerimenti che sono emersi dal nazionali ed europee: «Abbiamo una città confronto con i protagonisti si concentrano come Milano, prima al mondo per numero di sull’ulteriore miglioramento della selezione consolati... all’estero, avere alle spalle un godelle aziende da incontrare e sulle maggiori verno nazionale è considerata una premessa informazioni preliminari circa gli interessi essenziale. Collaborare con l’Ice è nel nostro degli interlocutori che verranno incontrati interesse e l’abbiamo fatto, ma non funzionei paesi di interesse». na ovunque allo stesso modo. Quel che vo«Le nostre parole-chiave sono sempre state gliamo fare è cercare altre sponde dove l’Ice italia e Made in Italy», ha sintetizzato Fabrinon basta». «Dobbiamo essere sempre più zio Sala: «Noi facciamo internazionalizzaziocapaci di portare all’estero il nostro prodotne ma parliamo di made in Italy. Ci piacerebto. Investendo nei nostri settori industriali be che anche altre Regioni lavorassero come che tirano in tutto il mondo. Molti dei nostri abbiamo fatto noi e siamo a disposizione di interlocutori all’estero hanno scoperto l’Itutti per collaborare, siamo bel lieti di essetalia e la Lombardia grazie all’Expo. Senza re presi a modello, e io stesso ho nricavato disperderci in attività strane e investendo spunti utili studiando la cooperazione interun ventesimo di nazionale». Per Sala è importante FACCIAMO INTERNAZIONALIZZAZIONE quel che investe MA PARLIAMO DI MADE IN ITALY. CI Dubai sul suo Expo proseguire e rafforzaPIACEREBBE CHE ANCHE ALTRE REGIONI e abbiamo avuto un re l’azione di Regione LAVORASSERO COME NOI E CON NOI successo incredibiLombardia in questa le. Abbiamo sviluppato una rete di contatti direzione: «Innanzitutto facendo conoscere ricchissima. Ora lavoriamo a un progetto meglio l’opportunità che questo programma finanziario ambizioso e impegnativo, quelrappresenta, investendo di più. Poi migliolo della Finlombarda che intende finanziare rando il grado d’informazione di chi partereti commerciali e business plan all’estero: cipa alle missioni su ciò che trova all’estero. quando lo lanceremo, le banche ci seguiranLo faremo con i Lombardia point, stiamo vano a ruota». lutando dove aprirli, e poi collaborando con

GIANDOMENICO AURICCHIO, PRESIDENTE ASSOCAMERESTERO

ALESSANDRA GHISLERI, EUROMEDIA RESEARCH

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GESTIRE L’IMPRESA in collaborazione con I-ITALY NETWORK

I consulenti per il successo che dagli Usa guardano l’Italia Uno studio di commercialisti newyorkesi cerca alleanze strategiche con il nostro paese per aiutare le imprese che vogliono sbarcare negli Stati Uniti di Letizia Airos* QUESTO MESE METTIAMO A CONFRONTO I DUE ARTEFICI DI UNA NASCENTE PARTNERSHIP: PAOLO

SINISCALCO,

FONDATORE

DELLO

STUDIO DI COMMERCIALISTI CHE PORTA IL SUO NOME, CON SEDE A ROMA E MILANO, E ROCCO TOTINO, SENIOR PARTNER DELLO STUDIO GRASSI & CO. DI NEW YORK. Un italiano e un americano (anzi, un italo-americano, e

orgoglioso di esserlo) insieme per assistere le

questo tipo di lavoro è molto importante che il nostro nome sia ben conosciuto in Italia. Spero che i nostri colleghi italiani ci aiuteranno sempre

più a promuoverlo. Non è che ci aspettiamo un incremento immediato della nostra attività, ci vorrà del tempo ma si comincia così.

Cosa pensa della realtà italiana nel suo ambito professionale?

aziende italiane che sbarcano negli USA e si

I commercialisti italiani sono bravissimi, ma

Qualche mese fa Paolo Siniscalco è riuscito

tende ad espandersi,

trovano davanti a difficili, e a volte pericolosi intrecci giuridici e finanziari.

a far incontrare i colleghi americani con una folta delegazione del Consiglio Nazionale dei

Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili

(CNDCED) un meeting tenutosi nel grande ufficio di Grassi & Co, due interi piani in un grattacielo

di Madison Avenue, con vista sulla famosa St. Patrick Cathedral. Cominciamo quindi a parlare con Rocco Totino di questo aspetto.

sono dispersi in tante, troppe, piccole realtà. Il nostro è un modello che guarda al futuro e ad

ingrandirsi

essere

in

grado

per

di

fornire più servizi in modo

integrato.

La

Capisco la realtà italiana, ma so anche che il

mondo sta diventando molto più globalizzato

e questa è la trasformazione a cui bisogna adattarsi nella nostra professione. Anche l’Italia

ha bisogno di questo. Ogni paese ne ha bisogno, non solo gli Stati Uniti.

Qui a Grassi & Co. siamo oltre

300

persone.

Abbiamo capito che è

necessario operare su scala globale e abbiamo

Infatti il payoff di Grassi & Co. è “success consultants” (consulenti per il successo).

cura di piccoli negozi e di piccole imprese.

per te devi diventare sempre più grande. Questo

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L’Italia però è un Paese pieno di piccole/ medie imprese.

bisogno di questa dimensione per poter servire

Oggi è particolarmente importante la consulenza.

In questo studio siamo quasi tutti di origine sulle due sponde dell’Oceano. Per svolgere

molto, ma molto meglio.

professione di commercialista sta cambiando.

Certo. E per fare questo occorre assumere persone

ed abbiamo tanti clienti interessati a lavorare

di loro unissero le forze, le cose gli andrebbero

I COMMERCIALISTI ITALIANI SONO MOLTO BRAVI MA SONO DISPERSI IN TROPPE REALTÀ DI PICCOLE DIMENSIONI. E IL MONDO GLOBALIZZATO NON AIUTA

ROCCO TOTINO, cosa vuol dire per Grassi & Co. ampliare la propria rete anche in Italia, incontrare colleghi italiani? italiana, a cominciare dal fondatore Lou Grassi,

italiani che hanno visitato la nostra sede, venti

specializzate e per farlo bisogna espandersi. Per

convincere i migliori professionisti a lavorare è quello che vogliamo. Non penso che sia molto diverso in Italia.

Ad esempio se del centinaio di commercialisti

meglio i nostri clienti. Anche negli Stati Uniti ci

sono piccoli studi di commercialisti. Si prendono Va bene. C’è bisogno di questo. Ma alla fine, è

necessario crescere perché le aziende stanno

crescendo.nAnche le aziende italiane vogliono crescere. E per operare negli Stati Uniti o in

qualsiasi altro paese devono comprendere gli aspetti internazionali del loro lavoro. I fatturati arriveranno se sapranno lavorare al di là dei

confini, non all’interno. Ed hanno bisogno di


studi come il nostro per seguire questo tipo di operazioni.

Nel suo lavoro c’è anche una componente personale. Le sue radici. Perché l’Italia è così importante per lei? Beh, è il mio paese d’origine. È la mia “patria”.

Sono nato in Calabria e sono venuto qui quando

avevo dieci anni. Quindi, sì, ne sono appassionato.

Se un italiano ha bisogno del nostro aiuto, o del mio aiuto, sarò più che felice di offrirlo, comunicare e dare consigli. Ovviamente è un tipo

di cortesia professionale che facciamo sempre, ma se un cliente è italiano, ha un’attenzione particolare qui!

PAOLO SINISCALCO è a New York ormai da cinque anni. Perché?

errori, anche inconsapevolmente? Purtroppo, i commercialisti americani si basano

soltanto sul sistema e sulle regole del loro

paese e sono completamente all’oscuro non soltanto del sistema normativo, ma anche delle

esigenze e delle aspettative dei clienti italiani

che si rivolgono a loro per entrare nel mercato

americano. Lo stesso vale per i professionisti italiani, che troppo spesso non conoscono le

regole su cui si fondano i rapporti commerciali

e fiscali negli USA. Invece, quando un’azienda

è italiana e lavora negli Stati Uniti - o viceversa

- è indispensabile conoscere a fondo, in ogni tecnicismo, entrambi i sistemi, per evitare errori

che possano pregiudicarne il successo. Ecco perché è nata la partnership tra gli studi, quello italiano e quello d’oltreoceano: consapevoli delle

Lo scopo principale che mi ha spinto a

UNO DEGLI ERRORI CHE GLI ITALIANI COMMETTONO È QUELLO DI APRIRE UNA SOCIETÀ IN USA RIMANENDO IN ITALIA E NOMINARSI AMMINISTRATORI

& Partners, rendendolo davvero competitivo e

marcate differenze tra i due sistemi, abbiamo

canto loro, puntavano ad avere una presenza più

supporto a 360 gradi.

trasferirmi qui è stato il forte desiderio di voler “internazionalizzare” il mio studio, Siniscalco

al passo coi tempi. L’incontro, dopo due anni di

presenza a New York, con Grassi & Co. che, dal forte in Italia, ha accelerato l’intero processo. Insieme, abbiamo lavorato sull’idea di una

voluto sviluppare la collaborazione tra Siniscalco

professionisti altamente qualificati tra Italia e America.

Tra i due paesi ci sono forti differenze di legislazione e di strumenti finanziari. Succede spesso che si commettano seri

risvolti nel loro paese di scelte prese nel territorio

americano. Viceversa, non tutti i professionisti italiani sono a conoscenza del fatto che i cittadini

americani o i titolari di carta verde che vivono in

Italia sono, secondo la normativa statunitense e il trattato contro le doppie imposizioni Italia-

Usa, considerati soggetti passivi anche negli USA, anche se solo a livello federale, e pertanto sono tenuti alla presentazione della dichiarazione dei

redditi negli Stati Uniti, pena, anche in questo

caso, l’applicazione di sanzioni sia penali che amministrative importanti. Ecco questi sono

esempi classici, ma poco conosciuti anche dagli addetti ai lavori.

Dopo i suoi primi anni di esperienza a New York, qui quali sono le differenze tra il modo di lavorare dei commercialisti italiani e quello dei loro colleghi americani? Che cosa li accomuna e cosa li differenzia?

causa dei differenti approcci tra i due sistemi

amministratori,

parole, stiamo sviluppando una struttura di

non informano i clienti italiani dei possibili

Potrebbe darci un esempio?

Grassi & Co., sostengano i clienti in operazioni transfrontaliere tra i due paesi. In poche

americani, non conoscendo la normativa italiana,

Sono mondi completamente diversi! Ciò che ho

Uno degli errori più comuni che gli italiani

distribuiti sul territorio nazionale che, con

pene pecuniarie anche pesanti. I commercialisti

& Partners e Grassi & Co. per offrire ai clienti un

partnership: il piano prevede la creazione di una struttura di circa 150 professionisti italiani

imposte, pena l’applicazione di sanzioni penali e

commettono quando arrivano negli Stati Uniti

è quello di aprire una società e nominarsi mantenendo

tuttavia

la

residenza italiana e gestendo la società dall’Italia. Tale fattispecie potrebbe configurare

il presupposto per la cosiddetta esterovestizione (relocation abroad), istituto giuridico che attribuisce al soggetto estero la soggettività

passiva ai fini delle imposte dirette anche in Italia, imponendo quindi la presentazione

della dichiarazione fiscale e il pagamento delle

notato nei commercialisti americani è la loro

difficoltà a comunicare con i clienti italiani, a professionali - il cliente italiano è abituato a

chiedere che il commercialista si occupi di tutti i

suoi bisogni come consulente generale, una cosa

che non si usa nell’ambiente americano. Come

dico sempre: con i clienti italiani devi parlare italiano, non solo per motivi linguistici, ma anche per la sensibilità culturale. È richiesta un’attenta

mediazione culturale. Per questo alleanze tra

realtà come Siniscalco & Partners e quella di

Grassi & Co. sono assolutamente necessarie. Solo così si può offrire un servizio di alta qualità ai clienti di entrambi i paesi.

*DIRETTORE RESPONSABILE DI I-ITALY NETWORK, NEW YORK. NATO NEL 2008 CON SEDE A NEW YORK, I-ITALY NETWORK COMPRENDE TRE TESTATE: IL QUOTIDIANO ONLINE “I-ITAY.ORG”, LA RIVISTA BIMESTRALE “I-ITALY MAGAZINE”, E IL ROTOCALCO TELEVISIVO “I-ITALYNY”, IN ONDA OGNI DOMENICA ALLE 13 SU NYC LIFE, LA STAZIONE TELEVISIVA PUBBLICA DELLA CITTÀ DI NEW YORK.

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GESTIRE L’IMPRESA EXPORT E BILANCIO

PAROLA D’ORDINE: LA CRESCITA È NELL’EXPORT. TROVIAMOLA COSÌ I suggerimenti di base per una Piccola o media impresa che voglia accostarsi all’export dei propri prodotti: sfida difficile, ma essenziale per affrontare il futuro

I

ndicazioni positive giungono sugli scambi commerciali del nostro Paese: con riferimento al 2017, le esportazioni e le importazioni italiane intra UE sono aumentate di oltre il 7%. Tali dinamiche hanno portato a +9,2 miliardi di Euro il nostro saldo commerciale intra UE e, nel mese di dicembre 2017, ad un saldo nei confronti dei Paesi dell’area extra UE che supera i 6,2 miliardi di Euro. Osservando la distribuzione degli scambi commerciali nel territorio diciassette regioni hanno riportato tassi di crescita positivi. L’internazionalizzazione si conferma comunque tra i protagonisti della ripresa economica, una vera e propria esigenza per le imprese del nostro Paese, nonostante i rischi di investire all’estero e le resistenze culturali – a partire dalla padronanza dell’inglese – che ancora oggi caratterizzano le Pmiitaliane. “Il 2017 è stato un anno positivo per l’economia globale, che ha spinto anche la ripresa del commercio internazionale”, ha commentato recentemente Beniamino Quintieri, Presidente di Sace – che, insieme a Simest, costituisce il Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo Cassa depositi e prestiti. “Diventa, quindi, sempre più importante per le imprese”, ha aggiunto, “saper riconoscere e valutare i rischi, avere una buona diversificazione dei mercati di destinazione del loro export e ricorrere agli strumenti di copertura”.

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SOLTANTO LO SBLOCCO SUI MERCATI MONDIALI PUÒ DARE PROSPETTIVE DI FORTE CRESCITA ALLA MANIFATTURA ITALIANA

P

rima Lezione: Conosci te stesso Analogamente al mantra dell’oracolo di Delfi, un percorso strutturato verso l’internazionalizzazione deve iniziare sempre con un’autoanalisi: rivolgersi ai mercati esteri è un passo importante, anche da un punto di vista culturale, e bisogna essere preparati a rimettere in discussione delle scelte imprenditoriali già fatte. In primo luogo, l’azienda deve chiarire gli obiettivi del progetto di internazionalizzazione. In termini pratici, questo significa chiedersi perché avviare un progetto di investimento o di commercio verso i mercati esteri e con quali modalità (quali canali, delocalizzazione vs e-commerce, ecc.). Una volta definiti gli obiettivi, è opportuno fare letteralmente i conti con l’ammontare dell’investimento che si intende destinare al progetto di internazionalizzazione, che è consigliabile stanziare in modo incrementale nel tempo in relazione al livello di coinvolgimento che l’impresa L’AUTRICE, LAURA DE LISA. SENIOR MANAGER – HEAD OF QUALITY CONTROL

vuole sostenere, valutando l’opportunità di strategie di ingresso più impegnative oppure più snelle (es. e-commerce), e al grado di rischio che si è disposti ad assumere. Infine, di fondamentale importanza è la valutazione delle competenze possedute, in termini di personale qualificato, tecnologie a disposizione e relazioni chiave. Valutare l’attrattiva dei mercati internazionali: sapere è potere! È consigliabile scegliere un cluster di 3-5 Paesi e, per ognuno di essi, evidenziare il quadro delle minacce e delle opportunità per l’azienda. Comunemente, si analizzano le barriere all’ingresso che seguono: Barriere di carattere competitivo: valutazione delle aziende concorrenti, che già presidiano il mercato target; Barriere artificiali: tipicamente si tratta dei dazi doganali, imposte indirette – tra le barriere tariffarie - e misure che in linea generale penalizzano l’ingresso nel mercato target (ad esempio, lungaggini burocratiche o contingentamenti). Recentemente, le barriere non tariffarie stanno assumendo particolare rilevanza, specie per quanto riguarda le norme sui brevetti e sulla proprietà intellettuale, le norme tecniche a tutela dell’ambiente e le certificazioni necessarie per operare sul mercato; Barriere firm specific: dipendono dall’industria di riferimento e dalle dimensioni dell’impresa, sono tipiche dei settori capital intensive o a forte impatto am-

1 2

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PROTAGONISTI E SERVIZI A SOSTEGNO DELL’EXPORT

bientale, che richiedono elevati investimenti sociazioni di categoria, camere di commercio, iniziali. Infine, i consulenti e/o i manager ICE o consorzi locali. Le strategie di internadeputati alla gestione dei mercati esteri dozionalizzazione da scegliere possono essere vranno comprendere e adattarsi alle norme distinte in base al loro grado di flessibilità. In culturali dei potenziali clienti esteri. Le inlinea generale, quanto più l’investimento reacomprensioni culturali riscontrate nelle fasi lizzato è grande, tanto più la strategia di entrainiziali di una negoziazione possono infatti ta è caratterizzata da elementi di rigidità, poicompromettere in modo definitivo l’esito di ché il disinvestimento potrebbe comportare una trattativa, anche se in presenza di tutdelle perdite per l’azienda difficilmente recuti i requisiti necessari. A questo punto, si perabili nel breve periodo. Pertanto, le esporhanno sufficienti elementi per strutturare tazioni, quando realizzate tramite grossisti una chiara business o altri intermediari LA REGOLA AUREA È MANTENERE offer, abbastanza con(anche l’e-commerAL PROPRIO INTERNO LA DIREZIONE vincente da spingere ce), rappresentano le STRATEGICA E LA REGIA DEL PROGETTO, il cliente a scegliere modalità meno coinINVESTENDO SU RISORSE DEDICATE l’azienda fra le altervolgenti e più flessibinative esistenti. Il valore aggiunto proposto li per operare con l’estero. Tuttavia, una tale potrebbe consistere in un rapporto qualistrategia imæpedisce all’azienda di entrare tà-prezzo molto competitivo, alcune caratdirettamente in contatto con il mercato e con teristiche esclusive, un design distintivo, i suoi clienti. Gli investimenti diretti esteri, inoppure, una formula commerciale inedita. vece, come le forme di accordo che comporValutare le scelte strategiche tano la partecipazione dell’azienda allo svolLa regola aurea è mantenere al proprio intergimento delle attività (ad es. le joint venture), no la direzione strategica e la regia del progetpresuppongono significativi investimenti in to, investendo su risorse dedicate che possano termini di risorse finanziarie, umane e orgamaturare competenze sempre più forti, anche nizzative, ma talvolta possono essere la sola grazie all’appoggio di consulenti specializzati soluzione per presidiare mercati caratterizche possono essere ricercati anche presso aszati da elevate barriere all’ingresso.

La cabina di regia è presieduta dal Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero degli Affari Esteri, che coordinano i protagonisti principali del supporto all’internazionalizzazione: • ICE: l’istituto per il Commercio Estero, tra gli altri servizi, offre l’accesso al patrimonio di informazioni sui Paesi esteri, servizi di consulenza specifica e per la promozione (es. partecipazione a fiere collettive, incontri tematici, ecc.); • REGIONI: favoriscono e cofinanziano tipicamente missioni e partecipazione a fiere ed eventi di carattere internazionale; • SIMEST e SACE: gli istituti costituiscono il Polo dell’export, un punto di accesso integrato a sostegno delle strategie di espansione all’estero. Oltre ad un’ampia gamma di prodotti assicurativi e finanziari – che includono il finanziamento di studi di fattibilità, il venture capital o l’erogazione di garanzie – gli istituti svolgono un’intensa attività di rete volta alla diffusione della cultura dell’internazionalizzazione.

Le importazioni di manufatti italiani nei primi venti mercati esteri più importanti: i dati in percentuale sono gli incrementi attesi tra il 2018 e il 2019 (dati Ice-Prometeia)

9 8 7 6 5 4 3 2 1 COREA DEL SUD

SVEZIA

UNGHERIA

REPUBBLICA CECA

EMIRATI ARABI

GIAPPONE

ROMANIA

RUSSIAA

AUSTRIA

OLANDA

TURCHIA

POLONIA

CINA

BELGIO E LUSSEMBURGO

SVIZZERA

SPAGNA

REGNO UNITO

STATI UNITI

FRANCIA

GERMANIA

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GESTIRE L’IMPRESA

Openjobmetis in asse con Lendix finanzierà il lavoro somministrato Intesa operativa fra due aziende molto innovative nei rispettivi settori: il leader francese del social lending erogherà prestiti a medio termine alle imprese che assumeranno risorse dall’agenzia guidata da Rosario Rasizza di Angelo Curiosi

L

a concorrenza si fa dura? E i duri cominun approccio vincente: considerarsi cioè dei ciano a giocare. Openjobmetis SpA – l’unipartner, cercando di offrire un contributo ca agenzia per il lavoro quotata alla Borsa allo sviluppo dell’economia reale». Dunque, di Milano nel segmento Star – ha stretto un acil cliente Openjobmetis che ha un progetto di cordo con Lendix, società leader in Europa nel crescita che prevede l’ampliamento del persolending-based crowdfunding, che offre un’opnale tramite somministrazione può chiedere il portunità inedita per le imprese che abbiano finanziamento per coprire il bisogno finanziabisogno di lavoro in regime di somministrazione rio dell’investimento. «Stiamo promuovendo e vogliano essere finanziate in modo da trasforquesta formula usando la forza congiunta dei mare una spesa operadue marchi», spiegano tiva in un costo finan- OPENJOBMETIS OFFRE LA POSSIBILITÀ i partner: «Abbiamo DI RICHIEDERE A LENDIX ziario a medio termine. varato un progetto piUN FINANZIAMENTO PER DISTRIBUIRE «Con Openjobmetis ci lota, un tour sul territoIL COSTO DELLA SOMMINISTRAZIONE siamo conosciuti nella rio, dove racconteremo primavera scorsa», spiega Sergio Zocchi, ammiquanto sia importante quest’innovazione, prenistratore delegato di Lendix Italia, «e abbiamo sentando quello che è l’importanza del cambiasubito intuito la forte sinergia tra le nostre commento. E presenteremo Lendix e l’opportunità petenze. L’intesa raggiunta permette di offrire rappresentata da questa partnership». ai clienti di Openjobmetis non solo la sommini«Al suo cliente, Openjobmetis offre la possistrazione del lavoro ma anche la possibilità di fibilità di richiedere direttamente a Lendix un nanziare il relativo costo. Questo può così essere finanziamento per distribuire il costo di somdistribuito su un periodo lungo, in linea con l’inveministrazione su un periodo di medio-lungo stimento che di solito un’azienda fa quando assutermine», dettaglia Zocchi: «Il cliente si rivolge me il personale per sviluppare la propria attività». «Siamo entusiasti di aver avviato questa innovativa partnership con Lendix, un’occasione in più per dimostrare quanto Openjobmetis sia vicina alle Pmi, il cuore pulsante della nostra Italia», commenta Rosario Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis: «L’accordo rappresenta un primo esempio di come sia strategico realizzare una rete di sinergie che possano offrire agli imprenditori soluzioni innovative che consentano di delineare un orizzonte di crescita in termini di ampliamento del capitale umano. Questa iniziativa, inoltre, SERGIO ZOCCHI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI LENDIX ci aiuta a rapportarci con i clienti adottando

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ROSARIO RASIZZA FONDATORE E A.D. DI OPENJOBMETIS

a Lendix e ottiene il finanziamento per un importo pari al costo della commessa, che può essere rimborsato in un periodo variabile dai 12 ai 48 mesi. In rapporto con i flussi di cassa della società cliente, la nostra offerta varia dai 30 mila euro ai 5 milioni». Difficilmente un’impresa potrebbe finanziare con i canali creditizi convenzionali un investimento immateriale qual è la retribuzione del lavoro somministrato: «Ecco perché la partnership sta funzionando molto bene», riprende Zocchi: «Siamo in grado di valutare le richieste di finanziamento in pochi giorni. Non richiediamo garanzie o collaterali e possiamo erogare i fondi in pochi giorni. Abbiamo un processo di valutazione delle richieste molto selettivo e attento, basato sull’identificazione di società sane con adeguata capacità di rimborso. Ad oggi, attraverso Lendix, sono stati erogati 150 milioni di euro su oltre 380 operazioni verso aziende francesi, italiane e spagnole». C’è un esempio che può essere molto significativo. A fine dicembre abbiamo fatto un finanziamento da 1,6 milioni di euro ad una società media, che nel 2016 ha fatturato 120 milioni nel settore dell’ingegneria e dei servizi per l’“oil and gas”, che era già cliente di Openjobmetis. «Ebbene, noi abbiamo finanziato il costo del nuovo personale necessario per un appalto appena vinto, un importante cantiere, che ha permesso di distribuire su 36 mesi il costo, coperto con i flussi di pagamento ad avanzamento lavori. È un’iniziativa unica nel suo genere».


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GESTIRE L’IMPRESA

BISOGNA CAMBIARE ...PER CAMBIARE. NOI AUTIAMO LE IMPRESE A FARLO CON GRADUALITA’

La disruption è dietro l’angolo? Ecco il corso di sopravvivenza LIUC Business School lancia un Executive Master per sviluppare a 360° le competenze dei general manager. Diciotto mesi di action learning con esperienze all’estero di Riccardo Venturi

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mparare sul campo, anche con esperienze all’estero su temi concreti come Industry 4.0, a guidare l’azienda in un mondo imprenditoriale sempre più “VUCA” secondo l’acronimo che mette insieme i termini Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity. È la proposta dell’Executive Master in Business Administration (Emba) della Liuc Business School, rivolto a manager, imprenditori e professionisti che vogliano imprimere un’accelerazione al proprio percorso professionale. «Il cambiamento è cambiato. Per questo è necessario abbandonare le vecchie logiche e adattarsi a una realtà diversa e mutevole» dice il prof. Vittorio D’Amato,

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direttore dell’Emba. Uno dei temi al centro del master è proprio quello del cambiamento permanente. Un dato di fatto al quale ci si deve allenare per non farsi trovare impreparati quando arriverà la “disruption”: «Se la domanda è: si deve cambiare per cambiare? La risposta è sì – spiega D’Amato – ci si deve allenare tutti i giorni a fare piccoli cambiamenti nelle strutture organizzative, nelle persone, nei sistemi, con un costo basso. Così quando arriverà il vero cambiamento saremo pronti, e anche nell’azienda le resistenze saranno minori». L’Emba della Liuc è impostato su una logica di action learning. I partecipanti sono attivamente coinvolti nella costruzione di storie di apprendimento, anche attraverso l’utilizzo di “management flight simulator” che permettono di sperimentare le idee e le decisioni e di comprenderne gli effetti nel tempo, senza doverne pagare le conseguenze, proprio come fa un simulatore di volo con un pilota. Una filosofia basata sull’esperienza declinata in chiave internazionale: «Si potranno seguire moduli elective presso la Ieseg School of Management di Parigi, in lingua inglese – dice il direttore dell’Emba – da quest’anno abbiamo introdotto una nuova proposta: la partecipazione alle “learning experience week” all’estero, per esempio in Cina, Usa, Francia, dedicate a temi quali leadership, innovazione, Industry 4.0. Vogliamo rendere sempre più globale il nostro executive

master senza con ciò perdere il contesto italiano. Il corso è in lingua italiana ma c’è la possibilità di vivere importanti esperienze internazionali». Il payoff dell’Emba della Liuc è “Move to the next level”, passa al livello superiore. Il master dà ai partecipanti solide competenze di general management, permettendo di acquisire gli strumenti e i modelli più avanzati in materia di marketing, people management, leadership, strategia, finanza. Ciò che serve per uscire dalla propria area funzionale e acquisire un ruolo di general management o anche amministratore delegato. Spesso ci sono concreti risultati sulla carriera professionale: «Un nostro partecipante è stato promosso dal suo gruppo all’international general management; altri sono cresciuti acquisendo maggiori posizioni in termini di budget e gestione di persone» spiega ancora D’Amato. La formula del master è pensata per essere compatibile con gli impegni di lavoro. La durata è di 18 mesi, con 6 moduli da 2 giornate, 8 long weekend e 2 moduli elective. La maggior parte dei partecipanti viene mandata all’Emba dalle loro aziende. L’Executive Master si caratterizza per la compresenza di accademici e uomini d’azienda, ma anche guru internazionali come Julian Birkinshaw della London Business School. A fare da degna cornice all’Emba sono gli ambienti dell’antica villa Jucker. Le lezioni inizieranno a settembre; iscrizioni entro il 31 luglio. Per informazioni: www.liucbs.it


RISORSE UMANE GESTIRE L’IMPRESA

Risorse umane, il “BarCamp“ che individua i megatrend

HRC RILANCIA IL CONFRONTO PER CAPIRE (TRA L’ALTRO) COME INCLUDERE I MILLENNIALS

Tra gli strumenti ritenuti più interessanti in termini di attraction per Generazione Y e Z c’è un uso più consapevole dei canali social di Giulio Beronia, Managing Director HRC Young Generation

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utti protagonisti, nessuno spettatore. Una non-conferenza a cui i partecipanti possono dare il proprio contributo in un contesto aperto e informale all’insegna del confronto e della condivisione di esperienze. È la formula vincente del BarCamp. Una filosofia che Hrc Group - il primo network in Italia di professionisti delle risorse umane - ha sposato da tre anni per lanciare i mega trend HR di ogni nuovo anno. L’ultima edizione si è tenuta lo scorso 25 gennaio a Milano presso il Vodafone Village di Milano alla presenza di oltre 200 Manager delle principali aziende italiane e multinazionali. Sei aule per sei aree HR, all’interno delle quali sono emersi i temi di maggiore interesse per coloro che dovranno trovare la giusta alchimia tra capitale umano e tecnologico. «Oggi affronteremo le tematiche HR più tradizionali insieme a quelle più innovative per comprendere come l’Industria 4.0 impatterà sulle nostre organizzazioni» ha dichiarato nel suo saluto di benvenuto Donatella Isaia, Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Vodafone Italia. L’apertura dei lavori è stata invece a cura di Luca Solari, Ordinario di Organizzazione Aziendale presso UniMi: «I trend Hr di quest’anno si caratterizzano per il costante focus sulle persone - attraverso una gestione sempre più personalizzata e orientata allo sviluppo personale - abbinato a soluzioni che

migliorino il senso della percezione (l’uso dell’immagine, dei video e della realtà virtuale come modalità di comunicazione efficace), che prediligano il piacere (mediante la progettazione di ambienti confortevoli di lavoro e l’utilizzo di interfacce sempre più user-friendly) e la passione che, in questo caso, può far rima con l’aderenza alle aspettative lavorative nei processi di selezione o all’ascolto dei dipendenti più attivi nella definizione dei design tecnologici». LUCA SOLARI, ORDINARIO DI ORGANIZZAZIONE AZIENDALE: «I TREND HR DI QUEST’ANNO SI CONNOTANO PER IL FOCUS SULLE PERSONE»

Ma qual è la fotografia scattata da questa terza edizione dell’Hrc BarCamp? L’eterogeneità dei trend Hr spazia dall’esigenza di incidere sul Dna digitale che persone e aziende devono padroneggiare, alle istanze di semplificazione amministrativo-burocratica per l’erogazione dei fondi della formazione finanziata. Rilevante il filone diversity & inclusion, inteso non solo come dialogo sulle differenze di genere, ma come interculturalità in senso più ampio, laddove il confronto inter-generazionale sembra essere un filo rosso continuo che accomuna le aziende che operano in Italia. L’Employer branding, infine, come terra di

confine tra l’HR, la comunicazione e il marketing, è stato uno degli argomenti centrali. Si è discusso degli strumenti per rendere le aziende attrattive verso i giovani candidati e di come sia forte l’esigenza di creare occasioni di contatto con questo target in età sempre più precoce. Le aziende, infatti, sentono di avere una responsabilità sociale sull’educazione e l’orientamento delle nuove generazioni. In questo senso, il tema Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) è stato tra i più condivisi in un’ottica di avvicinamento delle ragazze al mondo scientifico, da cui attingeranno principalmente le professioni del futuro. E tra gli strumenti ritenuti più interessanti in termini di attraction per Generazione Y e Z c’è un uso più consapevole dei canali social, una strategia di storytelling che racconti l’azienda in modo innovativo ed efficace e lo sviluppo di una candidate experience a 360° ispirata a strumenti visual e di intelligenza artificiale applicata alle dinamiche di selezione. Non va dimenticato il potenziale composto dalle tante aziende multinazionali presenti che permette di modificare gli stili lavorativi di diverse centinaia di migliaia di persone appartenenti alle popolazioni aziendali. L’augurio è che il lavoro svolto dai “people manager” contribuisca a migliorare la produttività e i risultati del mercato del lavoro a livello di Sistema-Paese.

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GESTIRE L’IMPRESA

Previdenza: numeri e fatti contro la demagogia Intervento del presidente di Federmanager sul tema scottante della sostenibilità del sistema: «I manager in pensione feriti dagli isterismi ideologigici» di Stefano Cuzzilla *

C

he Paese può essere quello in cui una persona che vive dignitosamente oltre la soglia di povertà si trova attorniato da uno sciame persecutorio? Un posto in cui, in nome di un egualitarismo di facciata, diritti e ragioni competono in una gara di livellamento al ribasso? Chi perde e chi vince davvero in questo battage pre-elettorale? La categoria dei manager in pensione si sente giustamente ferita da isterismi ideologici e tanta demagogia. Di fronte a una campagna politica che si appresta ad aumentare la confusione sul futuro del sistema previdenziale, tirando la manica della giacca con ipotesi di riforma insostenibili e rispolverando vecchi cliché a partire dalla abusatissima formula “pensioni d’oro”, a noi non resta che fare il punto. Sperando che qualcuno risponda al richiamo con senso di responsabilità. La verità è nei dati. Ed è questa verità che l’opinione pubblica deve essere messa in grado di leggere e interpretare correttamente. Deve essere chiaro, infatti, che la spesa pensionistica italiana pura, cioè quella che si ottiene eliminando la spesa per prestazioni tipicamente assistenziali (come quelle

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è una zavorra. Basterebbe separare i dati Gias) e le imposte sulle pensioni (che sono tra previdenza e assistenza per accorgersi una partita di giro per lo Stato) si attesta dove sta il vulnus. intorno all’11% del PIL, un dato che dimoMa nessuno, davvero nessuno, pare dispostra l’equilibrio tra entrate per contributi e sto a fare i conti dell’assistenza sociale. uscite per prestazioni puramente pensioniA tale proposito, infatti, non viene mai fatto stiche, assolutamente in linea con gli altri alcun riferimento al dato relativo agli oltre paesi europei. 8 milioni di pensionati (oltre il 50% del toUna spesa, quella previdenziale netta, che tale) che sono a carico, in tutto o in parte, è cresciuta solo dello 0,2% tra il 2015 e il della collettività non avendo versato con2016, a dimostrazione dell’efficacia delle tributi sufficienti a costituire una pensione. riforme attuate in materia previdenziale e Viene spesso dimenticato che circa la metà dell’evidenza di spazi di opportunità per degli italiani non attenuare gli effetti LA VERITÀ È NEI DATI, ED È QUESTA rigidi di altre, a parti- VERITÀ CHE L’OPINIONE PUBBLICA DEVE presenta la dichiarazione dei redditi, re dalla Legge ForneESSERE MESSA IN GRADO DI LEGGERE mentre solo il 12% ro che ha peccato di E INTERPRETARE CORRETTAMENTE dei contribuenti eccesso. (prevalentemente lavoratori dipendenti e Piegare la logica di benchmarking europeo pensionati) sostiene oltre il 55% del gettito per affermare che il nostro sistema previIRPEF complessivo. Nessuno, poi, evidenzia denziale affossa il debito pubblico italiano che sono oltre 100 i miliardi che, dalla fiscae mette a rischio la sostenibilità dei conti, lità generale, sono destinati esclusivamente spendendo troppo per le pensioni e troppo alla spesa assistenziale erogata dall’Inps, la poco nelle altre forme di protezione sociale, quale, peraltro, cresce al ritmo del 6% l’anè un’operazione mistificante. Se l’Europa si no. mostra preoccupata del nostro bilancio lo Altrettanta demagogia è profusa quando si fa in prospettiva, perché abbiamo un tassostiene che le pensioni più elevate hanno so di disoccupazione giovanile tra più alti maggiormente beneficiato del sistema di dell’eurozona, una demografia che ci penacalcolo retributivo o che gli operai pagano lizza più di altri, e un debito pubblico che


previdenza complementare. le pensioni dei manager per i disavanzi delLe pensioni si basano sul lavoro ed è sul lala contabilità separata di bilancio dell’ex voro che si basa la nostra Repubblica. Inpdai. Semmai è vero l’esatto contrario È bene quindi che chi si candida a governain quanto sono le pensioni medio basse re si prenda in carico seriamente il probleche hanno goduto di un maggior beneficio, ma dei bassi tassi di occupazione giovanile che tende a ridursi fino ad annullarsi con e pensi a far funzionare realmente la macil crescere dell’importo della pensione. Il china di politiche attive del lavoro. tasso di sostituzione tra pensione e ultima Per coprire i buchi del bilancio pubblico e retribuzione per i manager, con 40 anni di agire nell’interesse generale, lo Stato docontributi versati, è intorno al 50% rispetto vrebbe poi evitare gli sprechi e le regalie, all’80% delle retribuzioni più basse. Percombattere la corruzione, i privilegi ingiutanto sono le pensioni medio elevate che stificati, gli illeciti arricchimenti, la illegalifanno solidarietà verso le altre e non vicetà diffusa: i pensionati non possono essere versa. Bisogna fare chiarezza, poi, in merito sempre considerati il capro espiatorio delle agli asseriti disavanzi di bilancio derivanti tante insufficienze e difficoltà della gestiodalla confluenza dell’Inpdai nell’Inps: quene della cosa pubblica. sti sono solo contabili e non reali per una Invochiamo piuttosto regole certe sulle serie di motivi che non vengono mai riporpensioni, che tutelino tanto chi in pensione tati, tra cui il conferimento all’Inps di una si trova già, tanto chi serie di voci compenPER COPRIRE I BUCHI DEL BILANCIO attende (o spera) di sative che non hanno PUBBLICO E AGIRE NELL’INTERESSE andarci un domani. comportato disaGENERALE, LO STATO DOVREBBE Sino ad oggi nessuno vanzi nell’arco dei EVITARE GLI SPRECHI E LE REGALIE dei governi che hansuccessivi 10 anni, il no guidato il nostro Paese ha seriamente e trasferimento dell’ingente patrimonio imconcretamente affrontato il vero problema mobiliare all’Inps (oltre 6 mila miliardi di dell’Italia cioè l’evasione fiscale e contribuvecchie lire) ma soprattutto il fatto che dal tiva: su 16 milioni di pensionati 4 milioni 2003 i nuovi dirigenti e quelli che cambiano sono assistiti totalmente dalla fiscalità gesettore sono iscritti direttamente all’AGO nerale e altri 4 milioni in gran parte. lasciando a carico della contabilità separata Federmanager quindi ritiene che le prioex Inpdai esclusivamente i pensionati. rità dell’agenda del prossimo governo non La nostra Organizzazione si batte e contipossono che essere quelle del lavoro, della nuerà a farlo per evitare lo scontro generariforma fiscale, della separazione dell’assizionale e per evidenziare che il parametro stenza dalla previdenza nonché quella del per considerare una “pensione d’oro” non rilancio della previdenza complementare. può essere sintetizzato nell’ammontare In questi mesi di avvicendamenti di partiti, della pensione stessa bensì nella correlaprogrammi elettorali, prove di alleanza, chi zione tra l’importo e i contributi versati. cerca il consenso diffondendo false promesPer garantire la sostenibilità del nostro se su questi temi potrebbe non danneggiare welfare e l’adeguatezza delle prestazioni, la solo se stesso, ma mettere a rischio la coericetta non può che chiamarsi occupazione: sione sociale creando il conflitto dove non più posti di lavoro stabili, magari incentic’è mai stato, tra genitori e figli, tra nonni e vando seriamente il secondo pilastro della

SPESA PENSIONISTICA

ITALIANA PURA

11% DEL PIL +0,2% SPESA PREVIDENZIALE NETTA

TRA IL 2015 E IL 2016

8 MILIONI

PENSIONATI A CARICO DELLA FISCALITÀ GENERALE

16 MILIONI

PENSIONATI TOTALI GETTITO FISCALE A CARICO DEL DEI CONTRIBUENTI

12% PER IL 55%

100 MLD/ANNO

SPESA ASSISTENZIALE INPS

6% ANNUO

RELATIVO TASSO DI CRESCITA DI SOSTITUZIONE 50% TASSO PENSIONI MANAGER nipoti. Non esiste minaccia più dannosa. Pertanto, non avalleremo una dialettica di conflitto intergenerazionale e smaschereremo, come stiamo facendo, chi strumentalmente si appella al valore della solidarietà. Una solidarietà, si badi bene, che noi sosteniamo ogni giorno nei fatti, oltre che nei principi. * presidente di Federmanager

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GESTIRE L’IMPRESA

Costi, evitare i picchi si può. Basta un po’ di prevenzione Nel 2016 le aziende italiane medio-grandi hanno speso in acquisti il 97,7% dei fatturati ma non gestiscono a dovere le uscite. Per molte di loro, da 20 anni lo fa Cosman, con 100 professionisti di Riccardo Venturi

I

MASSIMO AIELLI, DOCENTE ALLA SDA BOCCONI

l primo obiettivo di ogni azienda? Ausolo quando il rubinetto dei ricavi si chiude. mentare il fatturato, ovvio. Ma il profitto Ma a quel punto per salvare il salvabile si è uguale ai ricavi meno i costi. Perché, rischia di buttare via il bambino con l’acqua allora, tutti o quasi tutti gli sforzi si concensporca» aggiunge l’esperto. Per il quale c’è trano sull’aumento delle vendite, e quasi una sorta di pregiudizio culturale contro le nessuno sul contenimento dei costi? azioni di contenimento dei costi: «Le azienI dati dell’ufficio studi di Mediobanca sui de non parlano molto volentieri delle opevalori di bilancio cumulativi di 2.065 sorazioni di questo tipo – spiega – nella cultucietà italiane (tutte le grandi, più il 20% ra occidentale, più che in quella orientale, delle medie) ne dimostrano il grande pocontenere i costi significa sottoporsi a una tenziale: il totale degli acquisti di beni, terapia sgradevole, è visto come un peccato, materiali e merci, dei costi per servizi e del una malattia da curare, un problema da ricosto del lavoro nel solvere. La gente dice L’OTTIMIZZAZIONE DEI COSTI 2016 ha quasi egua“non pensavo che l’aÈ QUALCOSA DI MOLTO DISTANTE gliato i fatturati netti zienda avesse questi DAL COST CUTTING O COST KILLING (97,7%). Il che signiproblemi, credevo CHE PORTA A TAGLI INDISCRIMINATI fica che ogni punto andasse bene”. In repercentuale di risparmio su questi tre agaltà, farlo quando non si hanno problemagregati di costi corrisponde in sostanza a un tiche incombenti è segno di lungimiranza, è punto di marginalità in più sul fatturato. «I un wellness economico-finanziario». ricavi sono il flusso di ricchezza che va verQuesto tipo di azione “preventiva” è quel so l’azienda, i costi sono il flusso che va verche si definisce cost-management, come so l’esterno. Ma non si guarda se sul fondo spiega lo stesso Aielli: «La traduzione più del barile ci sono dei buchi» dice il profescorretta è ottimizzazione dei costi. Qualcosor Massimo Aielli, docente di Programmasa di molto distante dal cost cutting o cost zione e Controllo di gestione presso la SDA killing che, in situazioni di emergenza, porBocconi School of Management e autore del ta a tagli lineari abbastanza indiscriminati. libro “Contenere i costi. Una via per cresceCon il cost management si cerca di agire sul re senza rinunce”. «L’attenzione ai costi c’è superfluo, sullo spreco, per riequilibrare

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I NOSTRI ANALISTI SONO ORGANIZZATI IN UNA STRUTTURA CHE È SUDDIVISA IN QUATTRO CENTRI DI COMPETENZA TECNICA i costi verso attività a maggior valore aggiunto. Così è possibile recuperare il valore latente presente in azienda che altrimenti rischia di restare inespresso. Il problema è che ottimizzare i costi significa mettere in discussione chi li ha gestiti, scardinare meccanismi consolidati. Si incontra una strisciante resistenza, l’idea che meglio di così non si possa fare. Il cambiamento fa paura». Il prof. Aielli è anche direttore scientifico e responsabile grandi clienti di Cosman, società di servizi leader in Italia nell’ottimizzazione dei costi con sedi a Milano, Roma, Bologna, Trento e Pordenone, che opera su tutto il territorio nazionale: «Da 20 anni facciamo solo questo mestiere, e siamo gli unici ad avere al nostro interno tutte le competenze. I nostri oltre 100 analisti sono organizzati in una struttura suddivisa in 4 centri di competenza tecnica, che si occupano dell’ottimizzazione in altrettante macro aree: costi di struttura, costi tecnici, costi logistici e costi del personale. Complessivamente lavoriamo su 30 diverse categorie di costo». Gli analisti Cosman applicano un metodo esclusivo sviluppato internamente, che va ben oltre il mero controllo degli acquisti. Ogni categoria di costo viene analizzata studiando 3 modelli comportamentali


SHAPER, IL DIGITAL COST MANAGEMENT DI COSMAN

messi in atto dalle aziende, che consentostima ottimizzata ho perso un’opportunità. no di individuare le maggiori opportunità Presidiare gli acquisti è una delle dimendi ottimizzazione. Il modello di analisi del sioni dell’ottimizzazione dei costi, non “la” fabbisogno indaga il corretto dimensionadimensione. Facciamo l’esempio delle tlc. mento delle risorse ritenute necessarie ad Mi offrono 100 Sim con 1000 minuti e 10 alimentare i processi aziendali, allo scopo giga a un prezzaccio, e accetto. Ma è veradi ottimizzare i fattori produttivi pianifimente quel che mi serve? Stimare il vero cati dal management. Quello di acquisto fabbisogno è necessario, così come si deve analizza le procedulavorare su quello di CON SEDI A MILANO, ROMA, BOLOGNA, re di negoziazione e impiego. Se evito le TRENTO E PORDENONE, approvvigionamento ridondanze di proLA COSMAN OPERA SU TUTTO al fine di individuacesso che portano IL TERRITORIO NAZIONALE re ulteriori margini allo spreco ottengo negoziali. un’ottimizzazione più stabile nel tempo riLast but not least, il modello di impiego spetto a quella che posso raggiungere con esamina il consumo di risorse nello svoll’acquisto, che è effimera. Tanto presto devi gimento delle attività e dei processi azientornare a negoziare. Pianificazione, acquidali, con l’obiettivo di ottimizzarlo. «Il vero sto e consumo: così lavoriamo in modo inesperto di cost management si chiede: cosa tegrato, cercando l’ottimizzazione di volta veramente mi serve? Se non parto da una in volta» conclude.

I DATI MEDIOBANCA E I COSTI DELLE PICCOLE-MEDIE AZIENDE Il costo totale in acquisti delle 2065 imprese maggiori del nostro Paese, tutte quelle con più di 500 dipendenti e il 20% di quelle manifatturiere di medie dimensioni, nel 2016 è stato pari al 97,7% dei fatturati netti. È quanto emerge dai dati dell’ufficio studi di Mediobanca sui loro valori di bilancio cumulativi. In particolare, gli acquisti di beni, materiali e merci valgono il 60,7% del fatturato, i costi per servizi il

25,1% e quelli del lavoro l’11,9% - totale, appunto, 97,7%. Ogni punto percentuale di risparmio sui tre aggregati di costi corrisponde quindi a quasi un punto di marginalità in più sul fatturato. Tra il 2012 e il 2016 il fatturato netto delle aziende italiane, sempre stando al rapporto Mediobanca, è complessivamente diminuito del 6,9% in valore assoluto. Nello stesso periodo osservato gli acquisti di beni in valore assoluto sono

scesi del 11,5%, ma i costi per servizi sono cresciuti dello 0,6%, mentre la loro incidenza sul fatturato netto è passata dal 23,3% al 25,1%. Anche il costo del lavoro è cresciuto in valore assoluto del 4,6%, passando da una incidenza sul fatturato netto del 10,7% all’11,9%. Servizi e lavoro costituiscono dunque la parte più rigida dei costi, sui quali è tanto complesso quanto strategico riuscire a incidere.

La nuova frontiera dell’ottimizzazione dei costi è il digitale. Cosman ha lanciato pochi mesi fa la piattaforma proprietaria SHAPER di Digital Cost Management, per aiutare le aziende a passare da una gestione tradizionale dei costi, con interventi spot e discontinui spesso stimolati da eventi esterni, a una gestione innovativa e continua, basata sulle tecnologie digitali, sull’automazione e su strumenti di Business Analitics. SHAPER è frutto di oltre 10 anni di digitalizzazione delle attività svolte da Cosman per numerose aziende, nazionali o multinazionali. La strategia d’intervento di SHAPER prevede quattro fasi: la prima è quella della diagnosi che consente ai consulenti Cosman di digitalizzare i numeri dell’azienda. Inizia poi l’elaborazione di un piano di miglioramento, pensato in relazione alle risorse e agli obiettivi aziendali, quindi l’implementazione del piano, che consente di apportare le modifiche necessarie. Infine la fase di mantenimento, che permette all’azienda di fare propri i cambiamenti e arrivare all’ottimizzazione preventivata. «Si tratta, in sostanza, come spiega Massimo Aielli, «di leggere in modo integrato e organico la massa di dati oggi prodotti dai terminali collegati in rete, disponibili attraverso internet o proposti dai fornitori di beni e servizi, e trasformarli in informazioni utili al governo dei costi aziendali».

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GESTIRE L’IMPRESA I VALOROSI

Quel made in Italy «di sostanza» che dà valore alla creatività L’eccellenza della Ratti, punta di diamante del Gruppo Marzotto nella produzione di tessuti stampati, e le sfide del futuro in un mercato complesso raccontate dall’amministratore delegato Sergio Tamborini di Sergio Luciano

C’

è un’azienda vicino Como che investe il 14% dei ricavi in ricerca e sviluppo, eppure non produce farmaci; che ha 250 mila quadri, eppure non è una pinacoteca; che ha un milione di disegni in archivio, ma non è un’accademia di belle arti; e conserva 10 mila volumi, ma non è una biblioteca. Ah, e quest’azienda ha ventimila metri quadrati di stabilimento produttivo, per metà diretto da un tecnico informatico. Domanda: in che settore opera, quest’azienda?

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(+4,6%), con un ebitda di circa il 10% dei «Mi piace sintetizzarlo così: operiamo nel ricavi e un export del 70%, anche se il 30% made in Italy sostanziale. Ma se vogliamo del fatturato viene realizzato con clienti sciogliere l’enigma, diciamolo: siamo italiani che a loro volta esportano almeno un’industria tessile di nuova generazione!»: altrettanto. Sergio Tamborini, amministratore delegato «Siamo uno studio di design», riprende della Ratti – e anche del Gruppo Marzotto, che Tamborini, «perché sviluppiamo creatività detiene la quota di controllo della società – è nostra e la forniamo ai clienti, o seguiamo un signore che ama molto il suo lavoro, anche l’input di un autore, ma ingegnerizzandolo se quando può lo tradisce per lo sci alpinismo e poi industrializzandolo. In azienda si sono e molti altri sport, che lo aiutano a mantenere moltiplicate negli ultimi anni le funzioni una forma invidiabile. Ma oltre ad amarlo, creative, che però hanno distinto da sempre il suo lavoro, lo studia; ci pensa sempre, si la nostra identità». confronta, investiga, QUEST’AZIENDA STA A METÀ TRA UNO In questi reparti, dove guarda lontano: STUDIO DI DESIGN E UNA FABBRICA ora immaginano e «Quest’azienda sta a PERCHÉ SVILUPPIAMO CREATIVITÀ creano 45 designer metà tra uno studio di NOSTRA E LA FORNIAMO AI CLIENTI - quasi tutti formati design e una fabbric», nelle accademie di belle arti - sono transitati racconta, mentre accompagna il visitatore in ai loro inizi e anche oltre un po’ tutti i grandi un tour nei reparti produttivi, incredibilmente creativi italiani, da Valentino a Gianni Versace puliti per essere un’azienda che stampa a Dolce e Gabbana, e lo racconta con un dolce tessuti, informatizzati, automatizzati, e orgoglio e un filo di nostalgia Donatella Ratti, nell’incredibile archivio di sete stampate, di figlia del fondatore e tuttora presidente ed una bellezza mozzafiato, una summa dello azionista dell’azienda col 16,5%. Una visita stile italiano degli ultimi settant’anni, da all’Antonio Ratti Textile Center” del Met di quando Antonio Ratti, nel ’45, la fondò. New York fa capire meglio che cos’è questo Oggi, la Ratti è uno dei maggiori produttori “made in Italy sostanziale” di cui parla al mondo di tessuti stampati, uniti e tinti in Tamborini. filo, jacquard, per i brand del lusso e del pretÈ cultura, memoria storica, passione, amore. à-porter a livello internazionale. Produce Oltre 33 mila esemplari tessili dei cinque e distribuisce accessori uomo e donna. E’ continenti, dal 3000 avanti Cristo ad oggi. quotata in Borsa dal 1989, nei primi nove La conservatoria della creatività e del saper mesi del 2017 ha fatturato 65,1 milioni


A sinistra, Sergio Tamborini, a.d. della Ratti e del gruppo Marzotto. In basso, un momento della produzione. Qui a destra, uno scorcio dello straordinario archivio di tessuti stampati

“fare eccellenza”. «Nella mia vita ho sempre trovato grandi spunti per la creatività nei musei», diceva il fondatore: «Vorrei che altri fossero in grado di seguire la mia strada». Nel 2010, Donatella Ratti fa una scelta coraggiosa e intelligente. Non salta giù dal treno, ma cerca un alleato forte, e lo trova nel gruppo Marzotto, restando però in azienda. «L’intuizione è vincente», racconta Tamborini, «perché Marzotto non porta soltanto i 25 milioni di aumento di capitale ma soprattutto la cultura del controllo di gestione, che era di Marzotto ma anche di Eni, che l’aveva trasmessa attraverso la Lanerossi. Ed ha irrobustito la mentalità industriale e retailer, fisici e digitali, è tutto da capire. la necessaria attenzione ai costi. Ha portato Amazon, che vende ormai qualche miliardo di una razionalizzazione dell’impiantistica; e un euro di prodotti tessili con marchio proprio, grande network di relazioni sia commerciale negli Usa sta sottraendo tanto spazio al retail che industriali, per integrare le competenze tradizionale. Ma questo fenomeno potrebbe con le aree del business della lana o del lino». anche creare nuovo spazio alle private label. La svolta si è vista nei risultati. Nel 2014, la E forse potrebbe aprire spazi per affermare fine dello storico rapporto da licenziatari nuovi marchi, cosa che negli ultimi anni con Valentino – che da solo valeva 10 era diventata proibitiva, perché richiedeva milioni di ricavi – investimenti colossali. è stata assorbita LA RATTI CONCENTRA IL SUO IMPEGNO Certamente vedremo NELLA PARTE ALTA DELLA FILIERA senza difficoltà. «Ed cambiare i nostri E DELLA CATENA DEL VALORE. HA 500 oggi dal punto di clienti, ma come e DIPENDENTI IN ITALIA, 200 IN TUNISIA vista industriale ci dove lo capiremo sentiamo in grado di guardare alle novità strada facendo. La filiera distributiva di business», osserva Tamborini, «a partire si modificherà, ci sono masse di nuovi dall’ulteriore innovazione tecnologica, di consumatori da servire. In teoria, la logistica mercato e distributiva. Tendenzialmente dovrebbe costare sempre meno. Speriamo rimarremo un’azienda business to business, non si verifichi un ulteriore abbassamento ma con una varietà di clientela - e quindi di dei prezzi, oltretutto continuare a produrre specializzazioni - vasta e complessa. con gli attuali ritmi di crescita, a volte anche «La capacità dell’azienda di interpretare lo a costo di mandare al macero milioni di capi, stile ci mette al riparo dalle controindicazioni comporta un problema nuovo di riciclo, che avrebbe la banalità di essere solo rigenerazione o smaltimento dei materiali». un produttore puro», argomenta ancora «Spesso, oggi, i gruppi della moda nostri l’amministratore delegato: «Il settore è in clienti tendono a diminuire le loro strutture evoluzione ed è segnato da una concorrenza in termini di capacità creativa e hanno fortissima. Le dinamiche future sono sempre bisogno di noi», prosegue il manager, un’incognita per tutti. L’impatto dei nuovi «Ma per noi l’esigenza è vendere bene questo

nostro valore. Anche perché creare diventa sempre più complesso e impegnativo. Oggi, per far rendere il metro quadrato dei negozi di abbigliamento, è necessario ruotare continuamente collezioni, assortimenti e proposte. E se io fraziono le fase di offerta in dodici lanci all’anno, anzichè nelle storiche due stagioni del fashion di un tempo, devono produrre sei volte le idee di allora. Ma il costo creativo dell’idea, ribaltato sul prezzo del prodotto, non è più quello di un tempo. Anche se poi, nel negozio, trovi la tua idea con un moltiplicatore di dieci volte il valore che è stato riconosciuto a te». Dunque, la Ratti concentra il suo impegno nella parte alta della filiera e della catena del valore. Ha 500 dipendenti in Italia, che si dividono tra ricerca, creatività, stampa tradizionale – si fa per dire: sono comunque linee nuovissime e di prima qualità – e digitale. Ed ha 200 dipendenti in Tunisia, che confezionano foulard e accessori tessili, per un buon 25% del fatturato: «Una produzione eccellente, certificata come quella italiana, in una fabbrica che abbiamo portato a regime in sei mesi, che ci permette di verticalizzare alcune produzioni, andando oltre le fasi della creatività e della stampa e giungendo fino alla confezione del prodotto finito».

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GESTIRE L’IMPRESA in collaborazione con ANDAF

Compliance o performance. Questo non sia un dilemma È possibile e auspicabile affrontare il tema della conformità normativa in modo integrato, conseguendo importanti risparmi di costi e rispettando le norme di Paolo Bertoli, Presidente dell’Advisory Council ANDAF

U

na ricerca di Butler Analytics lancia un grido di allarme per le imprese statunitensi che spendono molto del proprio tempo per soddisfare requisiti normativi, a detrimento della necessità di investire nello sviluppo del business e nel miglioramento delle performance. Siamo ben consapevoli che anche nelle nostre organizzazioni il tempo dedicato a rispondere formalmente alle centinaia di norme che dettano regole di comportamento per le imprese è enorme, e che in futuro l’approccio pervasivo dei regulator non diminuirà. E’ proprio in questi giorni che le imprese stanno affrontando il tema della rivoluzione delle regole della c.d. privacy per adeguarsi al riformulato Codice in materia di protezione dei dati personali (D.Lgs. 196/03) e al Regolamento Ue 679/2016. I danni per le imprese sono gravi e si possono individuare tre punti critici: (i) si stima che oltre il 40% dei costi aziendali siano correlati ai temi di compliance, (ii) il management che dovrebbe dedicare le sue energie prioritariamente alla creazione di valore,

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Paolo Bertoli, presidente dell’Advisory Council dell’Andaf, Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari

compliance officer, internal auditing) operare autonomamente, producendo processi e modelli organizzativi nati per rispettare quella specifica norma o quella particolare esigenza. Ma come mai questi responsabili non si mettono d’accordo per affrontare i temi della conformità normativa in modo integrato? Si individuano tre aspetti che ostacolano un approccio integrato: il primo deriva dal modello normativo che sempre più individua responsabilità personali (… in considerazioattraverso lo sviluppo del business è invece ne che il rischio è il mio deve essere mia la coinvolto nel funzionamento dell’organizzaresponsabilità di costruire un modello che zione, (iii) l’impresa è appesantita, poco remi protegga), il secondo è dovuto al vertiattiva al cambiamento, e quindi meno comce aziendale, che molto spesso non si cura petitiva. Analizzando i modelli organizzativi di costruire un team, affidando al gruppo e delle imprese italiane si individua una forte non al singolo la responsabilità di costruire criticità: la gestione della compliance è sotto un (unico) modello organizzativo efficace la responsabilità di molte unità organizzaed efficiente, il terzo tive indipendenti tra OCCORRE UNA “LEAN ORGANIZATION” è da ricercare nella loro che affrontano PER RIDURRE GLI SPRECHI E RENDERE non adeguata cultura quindi la necessità EFFICIENTI I PROCESSI, RENDENDO organizzativa, signidi adeguamento alle L’IMPRESA PRONTA AL CAMBIAMENTO ficativo punto debole norme secondo la delle organizzazioni italiane. logica: Norma > Rischi di non conformità > E’ evidente che sia possibile e auspicabile Processo specifico che si contrappone netaffrontare il tema della compliance in modo tamente ad una più virtuosa logica Esigenza integrato, attraverso processi costruiti a più di flessibilità > Processi integrati > Controlli mani pur lasciando ai singoli responsabili interni. la possibilità di intervenire inserendo i conIn altre parole l’attuale approccio della magtrolli specifici necessari per assicurare che le gioranza delle organizzazioni italiane non regole imposte dalle norme siano rispettate. considera in modo adeguato l’esigenza asSeguendo questa impostazione, oltre a consoluta di ricercare flessibilità ed efficienza seguire importanti risparmi nei costi aziene non mette a punto un sistema di controlli dali, si otterrebbe un notevole vantaggio e interni efficace, per adeguarsi alle norme un significativo passo avanti nella messa a sempre più mutevoli. Nelle nostre imprese, punto di una “lean organization” per ridurtroppo spesso, assistiamo a realtà organizre gli sprechi e rendere efficienti i processi zative che vedono molti centri di responsaaziendali, rendendo l’impresa più pronta al bilità (privacy, anticorruzione, antiriciclagcambiamento. gio, sistemi informativi, organizzazione, D. Ma forse non è troppo tardi. Lgs. 231, Dirigente preposto, risk manager,


in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA

Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni

misure premiali introdotte da una legge». Da Milano a Roma, da Bolzano a Napoli, da Bologna a Cagliari, il tour elettorale di Confprofessioni, si muove sul territorio mettendo sotto gli occhi dei leader dei principali partiti la questione dell’equità: dalla sottosegretaria Maria Elena Boschi, candidata di spicco del PD, a Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5Stelle; da Maria Stella Gelmini, candidata per Forza Italia, a Pietro Grasso, capolista di Liberi e Uguali (solo per citarne alcuni); ma anche i candidati a governatore per le elezioni regionali nel Lazio: Stefano Parisi, candidato del centrodestra e Nicola Zingaretti per il centroIl tour elettorale di Confprofessioni solleva il tema dell’equità fiscale sinistra; Giorgio Gori (centrosinistra), Attilio e normativa per affrontare ad armi pari le incognite della legislatura che Fontana (centrodestra), Onorio Rosati (LeU), verrà: «Nel pensare e applicare le leggi, si discriminano le piccole realtà» Dario Violi (M5S) in corsa per la presidenza della Regione Lombardia. Numerosi e scota cura della Redazione tanti i temi sollevati da Stella e dai presidenti a crescita del Paese è una queantiriciclaggio che ha moltiplicato gli obblighi delle delegazioni regionali che guardano alla stione di equità». In una campain capo ai professionisti e ancora le disposiziocrescita del Paese: sburocratizzazione della gna elettorale giocata al ribasso ni in materia di salute e sicurezza nei luoghi Pubblica amministrazione e semplificazione da partiti e movimenti politici, Gaetano Stella, di lavoro. Fermiamoci qui. «L’applicazione di delle norme burocratiche per studi e aziende, presidente di Confprofessioni, alza l’asticella alcune normative, magari sacrosante, può rilancio dell’occupazione e sostegno all’imper mettere al centro del dibattito politico una determinare enormi complicazioni gestionali prenditorialità giovanile e alle start up profesdelle questioni più spinose per il mondo del e elevati costi di attuazione per i professionisionali, rigenerazione ed efficientamento del lavoro e, in particolare, per gli studi professiosti e per le strutture patrimonio immobiIL PRESIDENTE GAETANO STELLA: nali e le piccole medie imprese: l’equità fiscadi piccole dimensioliare pubblico e priva«TROPPE NORME DISEGNATE SULLA le e normativa. Nonostante alcuni interventi ni» afferma Stella. «Il to, razionalizzazione GRANDE INDUSTRIA PENALIZZANO positivi, come lo statuto del lavoro autonomo, problema non risolto dell’amministrazione GLI STUDI E LE PMI» la legislatura che si è appena conclusa lascia è che molto spesso le della giustizia. E se nei in eredità parecchi provvedimenti indigesti leggi vengono pensate e cucite sul modello programmi depositati al Viminale dai partiti e per il lavoro autonomo e professionale e andella grande impresa, senza tener conto della dai movimenti che si candidano alla guida del che per le pmi. L’ultima legge di Bilancio, per specificità e delle dimensioni delle realtà più Paese non c’è traccia dei professioni, Stella riesempio, ha introdotto l’obbligo della fattupiccole che formano la spina dorsale dell’ecorda che «i liberi professionisti sono l’indice ra elettronica per tutti i titolari di partita Iva conomia italiana». È una questione di equità, del livello di ricchezza dell’economia nazioanche nei rapporti fra aziende e fra aziende ripete Stella, come le «discriminazioni illegitnale e barometro dello stato di salute di una e privati; la manovrina di primavera, targata time che si creano tra imprese e professioniregione». Le statistiche confermano infatti che Gentiloni-Padoan, ha esteso il meccanismo sti per esempio sull’imminente applicazione dove è maggiore la presenza di professionisti, dello split payment sottraendo di fatto predella fattura elettronica per tutti o nell’applipiù intensa è la crescita economica. E in un’eziosa liquidità agli studi professionali che già cazione degli incentivi per sostenere la ripreconomia che mostra incoraggianti segnali di versano la ritenuta d’acconto; il regolamento sa economica. Spesso ci troviamo di fronte a ripresa, il messaggio del presidente di Coneuropeo sulla privacy che arriva a prevedere circolari ministeriali che stravolgono in senso fprofessioni suona come un monito per i prouna pena detentiva fino a 5 anni; il decreto restrittivo la platea di chi può beneficiare delle tagonisti della prossima legislatura.

Fisco e lavoro, la politica deve ripartire dalla tutela dei piccoli

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Piano Juncker, i primi dieci paesi UE per finanziamenti approvati EFSI FINANCE APPROVED BY THE EUROPEAN INVESTMENT BANK (EIB) GROUP (milioni di euro)

PAESE

FRANCIA 2013 ITALIA SPAGNA GERMANIA POLONIA 2013 REGNO UNITO OLANDA GRECIA PORTOGALLO SVEZIA

64.483

64.483

8974 6954 5607 5131 2898 2664 2252 2199 2026 1807

SET TO TRIGGER INVESTMENT OF (milioni di euro)

40566 38389 31986 22082 9884 18871 114.592 8226 8178 5844 6374

RIPARTIZIONE PER PAESE DEI FINANZIAMENTI FEIS APPROVATI DALLA BEI ED ENTITÀ DEGLI INVESTIMENTI CHE I FINANZIAMENTI EFSI DOVREBBERO ATTIVARE (FEBBRAIO 2018)

FINANZIARE L’IMPRESA 52 BANCHE LOCALI CHI HA INTERESSE A GETTARE DISCREDITO SULLE POPOLARI?

SUI FONDI UE JUNCKER CHIAMA E L’ITALIA RISPONDE «PRESENTE» Nel 2017-2018 il nostro Paese ha ottenuto finanziamenti per oltre 6,9 miliardi di euro a valere sul piano di investimenti per l’Europa, di cui 1,9 per Pmi e mid-cap. Nell’Eurozona solo i francesi hanno fatto meglio di Francesco Condoluci

54 IL NUOVO AD DI CRIF PARLA BONOMI: «OFFRIAMO SOLUZIONI NON CONDANNE»

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CREDITO AL CONSUMO COFIDIS: «LA TECNOLOGIA NON TOCCA I RAPPORTI UMANI»

58 PRIVATE DEBT L’OSSERVATORIO DI AIFI E DELOITTE

60 INVESTOR DAY SOLO UNA STARTUP SU 25 DIVENTA “GRANDE”

M

edaglia d’argento. Non siamo primi ma cosiddetto FEIS, o EFSI se preferite l’acronimo la seconda piazza, appena dietro la Franin inglese), uno dei pilastri su cui si fonda la cia, è un risultato significativo se rapportato “politica di coesione” varata da Bruxelles per alla quantità di risorse comunitarie totali da fronteggiare la congiuntura economica attragestire, che per il nostro Paese ammontano a verso un uso “intelligente” e strategico delle 75,87 miliardi di euro (44,49 a valere sul bilandotazioni finanziarie a vantaggio di progetti cio Ue, 31,38 su quello d’investimento pubbliNEL 2017 GLI ACCORDI CON BANCHE nazionale) per ciò che ci e privati e di un più E FONDI, INDIRIZZATI A FINANZIARE concerne la programfacile accesso al crediIL RISCHIO DI PMI E SOCIETÀ A MEDIA mazione 2014-2020 to da parte delle realtà CAPITALIZZAZIONE, SONO STATI 59 dei fondi strutturali. produttive di ogni diCon 6 miliardi e 954 milioni (che dovrebbero mensione. A fine dicembre i progetti approvati mobilitarne altri 38,39 di investimenti aggiundalla Banca Europea per gli Investimenti con tivi) fino all’inizio di febbraio 2018, l’Italia si è il sostegno del FEIS, risultavano 54 nel settore guadagnata infatti il piazzamento d’onore per “infrastrutture e innovazione” (4,6 miliardi e l’entità dei finanziamenti ottenuti nell’ambito investimenti totali previsti pari a 14 miliardi di del cosiddetto “Piano Juncker”, ovvero il Foneuro) e 59 invece gli accordi con banche interdo Europeo per gli Investimenti Strategici (il mediarie o fondi di venture capital, indirizzati

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FINANZIARE L’IMPRESA

CASE HISTORIES DOLOMITI ENERGIA

GO ASIA & GO AUSTRALIA

UMBRIA LEGNO

La Banca Europea per gli Investimenti, con la garanzia del FEIS, sostiene il piano di sviluppo di Dolomiti Energia per il periodo 2017-2020. Le risorse, pari a oltre la metà del costo complessivo dell’investimento, sono finalizzate al rinnovo e allo sviluppo delle reti di distribuzione del gas e dell’ energia elettrica, nonché al potenziamento e alla manutenzione degli impianti idroelettrici della provincia di Trento, principale area geografica in cui opera Dolomiti Energia, con 1.400 dipendenti. Finanziamento con sostegno del FEIS: 100 milioni di euro Investimenti totali previsti: 180 milioni di euro

È un tour operator unico nel suo genere, focalizzato sulle mete asiatiche e dell’Oceano Pacifico. Il Ceo Ludovico Scortichini, puntando su una importante conoscenza delle destinazioni e su uno staff molto qualificato, ha costruito un’agenzia specializzata in viaggi su misura – per famiglie, gruppi, neosposi, viaggiatori del lusso e “turisti esperienziali” – nell’ampio quadrante che va dal Medio Oriente fino alle isole Figi. L’impresa, che può contare sul contributo di 16 dipendenti, ha utilizzato un fondo FEIS per investire nelle nuove strategie di webmarketing volte ad aumentare la competitività del marchio sul mercato delle agenzie di viaggi.

Costituita nel 2016 e specializzata nella progettazione e fabbricazione di legno e mobili da giardino, quale giovane start-up innovativa, non avendo storia creditizia, aveva difficoltà ad accedere ai finanziamenti. La soluzione è arrivata attraverso un prestito bancario con l’aiuto di Confidicoop Marche, che si è offerto di garantire il prestito con il sostegno del FEIS. «Così abbiamo potuto sbloccare i finanziamenti necessari e concentrarci sullo sviluppo del nostro business», racconta il suo presidente Leonardo Pittola, «ora puntiamo a offrire soluzioni abitative rapide ed economiche nelle aree italiane colpite dai terremoti».

che che ci vedono tra le ultime nell’Eurozona per fondi comunitari utilizzati – sono soprattutto i ritardi accumulati per via della differente capacità di spesa tra le Regioni italiane del Nord (più virtuose) e quelle del Sud unitamente al fatto che l’analisi dei dati viene espressa sempre in valori assoluti (senza tenere conto ad esempio ai primi 20 posti delle classifiche sulla spesa effettiva, ci sono Paesi che hanno circa 10 miliardi di euro di risorse assegnate, contro gli oltre 75 dell’Italia), evidentemente sul Piano Juncker non ci sono dubbi che il Bel Paese stia scalando posizioni.

questo piano straordinario che entro la prossima estate punta a sbloccare investimenti per altri 75 miliardi a beneficio di Pmi e mid-cap, è, come detto, il FEIS che offre agli investitori l’opportunità di investire in progetti infrastrutturali di elevata qualità e nelle Pmi in tutta Europa: e per la parte riservata alle imprese, lo fa in collaborazione con istituti di promozione nazionale, come la Cassa Depositi e Prestiti, e banche locali. Tramite il FEIS – che rappresenta un’iniziativa congiunta della Commissione Europea e della Banca Europea per gli Investimenti – la stessa BEI assume una quota elevata del rischio totale dell’investimento per progetti solidi e economicamente e finanziariamente sostenibili, selezionati da un comitato di esperti del mercato indipendenti. A tutt’oggi, conteggiando l’effetto-leva, i numeri del Piano Juncker (225 miliardi di euro di investimenti totali in tutti gli Stati membri e 445 mila pmi coinvolte) sono complessivamente importanti, tanto che di recente la sua vita è stata prorogata dal 2018 fino al 2020, malgrado sulla sua efficacia continui a rimanere il neo rappresentato da alcuni settori, come le nuove energie ad esempio.

a finanziare il rischio di Pmi e società a media capitalizzazione con progetti innovativi da sviluppare. In quest’ultimo capitolo, dunque, sono state oltre 206 mila, tra micro e piccole imprese e mid-cap, le aziende beneficiarie di quasi 2 miliardi di co-finanziamenti gestiti dalle Regioni che dovrebbero fare da “leva” ad investimenti totali per circa 22,4 miliardi di euro.

Piano Juncker, più luci che ombre

Niente male per un Paese come il nostro, che sulla lentezza nella spesa dei fondi allocati dall’Unione Europea (attraverso i piani operativi nazionali e regionali e i cinque fondi: FSE per il sociale, FEASR per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, FC per la coesione, FESR per lo sviluppo regionale, e FEAMP per gli affari marittimi e la pesca) giusto qualche mese fa si è fatta bacchettare persino dalla Corte dei Conti che nella “relazione annuale sui rapporti finanziari con l’UE e l’utilizzazione dei fondi comunitari” presentata al Parlamento a fine dicembre ha parlato di «gravi ritardi e cifre irrilevanti impegnate nella programmazione 2014-2020». Ma, detto che a pesare su questa e altre fotografie impietose – come la classifi-

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AI FINANZIAMENTI DEL FEIS, POSSONO ACCEDERE LE PMI CON MENO DI 250 DIPENDENTI E LE MID-CAP CON MENO DI 3 MILA IMPIEGATI

Sei miliardi e mezzo intercettati, a fronte dei 21 stanziati complessivamente dal “piano di investimenti per l’Europa” ribattezzato col nome dell’attuale presidente della Commissione Europea, costituiscono in maniera incontrovertibile un risultato lusinghiero per un Paese che sta rincorrendo faticosamente la media di crescita dell’Eurozona. Fulcro di


PER APPROFONDIRE IN RETE: - Aggiungi o trova un progetto www.ec.europa.eu/eipp - Chiedi consulenza e assistenza tecnica www.eib.org/eiah/index.htm - Contatta gli uffici locali della BEI www.eib.org/infocentre/contact/offices/

COVASSI: LE PMI DEVONO TROVARE ULTERIORE CORAGGIO «La politica di coesione è il cemento che tiene unita e solidale la nostra Unione e rappresenta anche la più importante politica di investimento – spiega Beatrice Covassi, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea (nella foto) – Questo significa opportunità concrete per i cittadini e le imprese

europee. L’Italia è la seconda beneficiaria in Europa del cosiddetto Piano Juncker, con 6,9 miliardi di euro di investimenti e accordi per il finanziamento di oltre 200 mila piccole e medie imprese. Ma c’è ancora tanto da fare. Per sfruttare al massimo questo potenziale, serve più consapevolezza

soprattutto da parte delle Pmi che costituiscono la spina dorsale del sistema economico italiano. La Rappresentanza della Commissione in Italia lavora ogni giorno per rendere le informazioni sui finanziamenti UE più accessibili ed è impegnata sul territorio per promuovere le opportunità offerte dai fondi europei».

-Contatta gli intermediari finanziari www.eif.org/what_we_do/where/index.htm -Trova progetti finanziati dal FEIS sul territorio www.eib.org/efsi/efsi-projects/index.htm

RISORSE PER L’ITALIA

(PROGRAMMAZIONE 2014-2020)

75,87 MILIARDI

DI EURO COMPLESSIVI

44,49 MILIARDI

BILANCIO UE

31,38 MILIARDI

BILANCIO NAZIONALE

31,87 MILIARDI

2017

zione possono ottenere un sostegno a prescinMa chi può accedere ai finanziamenti FEIS? dere dal settore in cui operano. Con le risorse Semplice: tutte le Pmi con meno di 250 dimesse a disposizione dal FEIS, le imprese hanpendenti e le mid-cap con non più di 3 mila. I no un accesso facilitato ai finanziamenti, ma il progetti ammissibili non devono avere necesFondo, in collaborazione con le banche locali, sariamente un profilo di rischio elevato e i setpuò anche costituire una piattaforma per gli tori d’interesse sono quelli considerati dal Piainvestimenti in equity così da offrire ulteriori no Juncker come “di finanziamenti alle Pmi, I PROGETTI AMMESSI NELL’AMBITO importanza vitale per e alle mid-cap sotto DEL PIANO JUNCKER, RIGUARDANO I l’economia europea” e forma di capitale proSETTORI ECONOMICI PIÙ IMPORTANTI: cioè: trasporti, energia prio. Qualunque tipo di DAI TRASPORTI ALL’ISTRUZIONE e infrastrutture digiimpresa, in ogni caso, tali; istruzione e formazione, salute, ricerca e può ottenere finanziamenti per i suoi progetti sviluppo, tecnologie dell’informazione e della tramite gli istituti di promozione nazionale e le comunicazione e innovazione; potenziamenbanche locali (autorizzate a svolgere attività di to delle energie rinnovabili ed efficientamenprestito o di leasing per l’imprenditoria) che to delle risorse; progetti ambientali, urbani e hanno preso accordi con il FEIS. È a loro, agli sociali. A differenza però dei grandi promotori intermediari finanziari, che spetta in via escludi progetti, Pmi e società di media capitalizzasiva, l’approvazione del progetto.

FONDI ASSEGNATI

8%FONDI SPESI

FONDO EUROPEO INVESTIMENTI STRATEGICI

(PIANO JUNCKER PER L’EUROPA)

53,2 MLD DI EURO

DI FINANZIAMENTI 264,3 MLD DI EURO

IN INVESTIMENTI MOBILITATI

366

Soldi sì, ma per chi?

PROGETTI INFRASTRUTTURALI

E INNOVATIVI APPROVATI

370 CONVENZIONI APPROVATE PER LE PMI

589 MILA PMI BENEFICIARIE 51


FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK

SEMPRE COLPA DELLE BANCHE POPOLARI. MA SIAMO SICURI? Gli istituti di credito locali vengono accusati di non sapere reggere alle ingerenze della politica e di aver erogato prestiti ad aziende amiche. Ma è falso di Flavio Ceravolo e Valerio Malvezzi

O

gni realtà è in una qualche misura frutto di una narrazione. Questa regola non ammette eccezioni e anche nel mondo della finanza le narrazioni costruiscono la realtà perché definiscono il quadro entro cui gli operatori prendono decisioni e con esse plasmano il mondo entro cui operano e vivono. Raccontare lo sviluppo locale di uno o più territori alla luce di quello che è successo negli ambienti finanziari locali di quegli stessi territori è spesso un’impresa complicata. Non sfugge certo al lettore, peraltro, che il narratore ha una responsabilità enorme nello scegliere quali fatti interpolare nel proprio racconto e soprattutto come utilizzarli gettando luce su

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SALONE TERESIANO (BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI PAVIA), FOTO DI ALESSANDRO DEVINU

uno o su più aspetti della realtà che intende zioni dalla dubbia fondatezza finanziaria; 3) narrare. gli istituti di credito locali non avrebbero la Nella narrazione comune di questi ultimi temmassa critica necessaria per reggere in mapi abbiamo sentito una condanna senza apniera adeguata alle regole della competizione pello verso tutto il tessuto della finanza locale internazionale e quindi sarebbe giusto siano italiana. Questa condanna si basa essenzialcondannati a un progressivo percorso di inmente su tre pretese: 1) gli istituti di credito corporazione con istituzioni di livello supelocali si sarebbero dimostrati meno capaci di riore, dettate dalle regole del mercato. quelli di livello nazionale e internazionale di Di questi temi si discuterà venerdì 23 febbraio resistere alla ingestioall’università di Pavia ne della politica e per NON È VERO CHE GLI ISTITUTI DI CREDITO con Corrado Sforza LOCALI SI SONO DIMOSTRATI MENO questo sarebbero stati Fogliani, Presidente RIGOROSI NELL’EROGAZIONE DI CREDITI meno rigorosi nell’eAssopopolari e Vice ALLE IMPRESE IN CAMBIO DI REGALIE rogazione di crediti Presidente ABI, in un alle imprese in funzione di regalie politicaseminario dal titolo “La narrazione del terrimente orientate; 2) gli istituti di credito locali torio locale, fra banche e imprese”. Il Master non saprebbero svolgere in maniera sufficienin Marketing Utilities and Storytelling Techtemente rigorosa la fase istruttoria di valutaniques si è impegnato nell’organizzazione di zione della potenziale solvibilità di un’azienquesto evento, che sarà aperto da una Lectio da in futuro e per questo impegnerebbero il Magistralis del Presidente Sforza Fogliani. capitale conferito dei risparmiatori in operaL’obiettivo dell’incontro con Sforza Fogliani, DA SINISTRA, CORRADO SFORZA FOGLIANI, PRESIDENTE DI ASSOPOPOLARI. VALERIO MALVEZZI, COFONDATORE DI WIN THE BANK. FLAVIO CERAVOLO, INSEGNA METODOLOGIA DELLA RICERCA SOCIALE E MARKETING PRESSO L’UNIVERSITÀ DI PAVIA


MA IL NOSTRO PAESE PUÒ FARE A MENO DEGLI ISTITUTI DI CREDITO LOCALI CHE OFFRONO PRESTITI IN MODO FLESSIBILE? che sicuramente rappresenta una voce fuori dal coro rispetto a questi temi, sarà a rileggere in maniera critica gli elementi della narrazione dominante sulla finanza locale; sono fondati i 3 assunti di cui sopra? In prima battuta dobbiamo chiederci se, date le caratteristiche del sistema produttivo italiano, il nostro paese può permettersi la scomparsa degli istituti di credito locali. Come è noto infatti, la maggior parte del nostro mondo produttivo industriale si fonda sulla piccola e sulla media impresa. Le dimensioni di queste aziende e le loro vocazioni spesso molto specifiche e legate a distretti produttivi localmente integrati, dipendono anche dalla possibilità di avere un accesso al credito sufficientemente flessibile e capace di intercettare i loro bisogni. Se, infatti, possiamo raccontare un certo numero di storie di fallimento e di investimenti erogati da banche locali a imprese vicine del tutto inageguate a reggere la competizione, enormemente superiori sono, statisticamente, i casi di corretta erogazione del credito. Allora perché si punta il dito in maniera acritica sugli istituti di credito locale e perché da mesi si parla soltanto di NPLs (non performing loans)? Forse perché il mondo della finanza - che detiene in larga parte gli organi di informazione – non ha interesse a porre l’attenzione sulle

montagne di derivati e titoli tossici di banche attorno a grandi progetti integrati a favore (soprattutto tedesche e francesi) che sono la del territorio nel suo complesso. Alla politica vera partita esplosiva del credito internaziotutti gli autori assegnano in ruolo di guidare nale? la governance dello sviluppo, assumendo il Sta di fatto che due sistemi finanziari si stiano compito di mediare fra gli attori coinvolti nel scontrando sul piano mondiale, quello della processo. Spesso si trascura, tuttavia, il ruolo grande finanza speculativa e quello del creessenziale che il mondo della finanza potrebdito tradizionale, per le famiglie e le imprese; be e dovrebbe avere nella promozione di quenon v’è dubbio che, ad oggi, il secondo stia ste attività di sviluppo. Si liquida la questione soccombendo. Peraltro è proprio la connoassegnando con molta facilità alle fondazioni tazione locale di questo secondo mondo che il compito di occuparsi di finanziare buone consente loro di capire meglio la congiuntuiniziative di sviluppo locale. Questo tipo di ra economica di un determinato territorio e impostazione, tuttavia, non garantisce poi la le difficoltà contingenti in cui una specifica sostenibilità nel tempo delle operazioni. azienda si trova, consentendo di fornire una Il problema da porsi è chiedersi quale sia lo valutazione non solo quantitativa, ma anche sviluppo del territorio in un sistema privo di qualitativa e quindi per definizione più ricca concorrenza, dato il chiaro tentativo della fidi sfumature rilevanti. Si badi bene, non stiananza internazionale di creare una situzione mo affatto sostenendo argomenti di campadi oligopolio; siamo certi che non si creino nile, né affermando che il sistema bancario territori di raccolta e territori di impiego del locale sia più “buono” o “sensibile” alle dinadenaro? Stando così le cose, un rapporto sano miche territoriali. Affermiamo solo una realtra le istituzioni politiche che devono avere la tà indiscutibile: le banche locali sono legate, regia di questi processi di sviluppo e le baneconomicamente, al che locali potrebbe IL RAPPORTO TRA POLITICA, SAPERI, bilancio del territorio. essere un requisito IMPRESE E BANCHE NON PUÒ ESSERE Se fallisce il territorio, essenziale di merito. PENSATO NEI TERMINI DI EROGAZIONE fallisce il loro bilancio. DI FAVORI A QUALCUNO E NON AD ALTRI Ovviamente in queQuindi, non si tratta di sto tipo di discorso bontà ma di interesse economico; non si può fa capolino una dimensione ineludibile delle affatto affermare lo stesso interesse per banattività umane che va sotto il nome di etica. che di natura multinazionale. In questo senso Il rapporto tra politica, saperi, imprese e banè indubbio che molta strada avrebbe potuto che non può certo essere pensato nei termini essere percorsa in passato e dovrà essere perdi erogazione di favori a qualcuno a scapito corso in futuro per salvare il ruolo delle bandi altri. Per la politica avere un’interlocuzioche locali. Quale sarà la posizione delle forze ne continua - e giocata nel pieno alveo della politiche, in questa tornata elettorale? correttezza istituzionale - con le banche locali Un secondo tema è il rapporto fra la politica significa di fatto attivare i mezzi per finanzialocale e la finanza locale. Bisogna ricordare re credibilmente l’iniziativa di sviluppo locale che le operazioni di sviluppo locale richiedodi un territorio in maniera stabile. Significa no un armonico sforzo di più parti. Molti auad esempio favorire l’incontro tra le start Up, tori della storia del pensiero economico e sofiglie dell’innovazione nata nei laboratori uniciologico che si sono occupati di questo tema, versitari e il mondo delle imprese locali già hanno mostrato la necessità che il mondo dei presenti, da un lato, e quei finanziatori che e saperi, il mondo della produzione e il mondo meglio potrebbero capire i possibili sentieri della politica siano in grado di interfacciarsi di sviluppo delle vocazioni locali, dall’altro.

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FINANZIARE L’IMPRESA

«Credito, Crif offre soluzioni e non firma condanne» Parla Eugenio Bonomi, il nuovo ad della Centrale Rischi Finanziari, leader mondiale nel settore delle business information a sostegno dell’erogazione dei prestiti retail di Francesco Condoluci SEIMILA TRECENTO TRA BANCHE E ISTITUTI FINANZIARI SERVITI. PIÙ 44

MILA

IMPRESE E 240 MILA CONSUMATORI. Se i

numeri non (sempre) dicono tutto, nel caso di CRIF, di sicuro dicono tanto. Ad esempio, spiegano come ha fatto la società fondata a Bologna nel 1988 da Carlo Gherardi, assieme a un gruppo di soci privati, per occuparsi dei microfinanziamenti di famiglie e imprese, a diventare, nell’arco di questi 30 anni di attività, un leader mondiale sul mercato del “credit bureau” e a tagliare nel 2017 il traguardo dei 500 milioni di euro di ricavi. Il salto dalla città delle due Torri – dove ancora oggi mantiene saldo il suo headquarter – a un raggio d’azione che attualmente spazia dagli USA alla Cina, dalla Giamaica a Dubai, non è stato “quantico”, ma frutto di una politica aziendale diluita negli anni e basata essenzialmente su due direttrici: innovazione e strategia. La prima skill ha permesso alla “Centrale Rischi Finanziari” di introdurre in Italia quel sistema di informazioni creditizie che in breve è diventato “il Vangelo” delle banche (secondo un’indagine della Camera dei Deputati, già nel 2009, ogni giorno il 90% degli sportelli bancari nazionali si collegava al CRIF per verificare la storia creditizia dei richiedenti prestito). Grazie a una “vision” lungimirante invece, la società, che allo stato è controllata per l’87%

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IL NUOVO AD EUGENIO BONOMI, A DESTRA LA SEDE DI CRIF

LO STATO DI SALUTE DELLE AZIENDE È BUONO MA SULLA NOSTRA ECONOMIA GRAVA L’INCERTO QUADRO NAZIONALE

da Cribis Holding, è riuscita a mettere in fila esperienza internazionale Eugenio Bonomi. una serie di investimenti tra i quali spicca Lui, Bonomi, sorride e chiarisce: «Bè, inl’acquisizione della filiale italiana di Dun&tanto è bene specificare che non sostituirò Bradstreet, ovvero il più importante player Carlo Gherardi, ma piuttosto lo affiancherò globale nel campo della business informacome Ad e con responsabilità dirette sulle tion. CRIF, dunque, non è più soltanto il gearee di business e IT. La scelta di inserire un store del principale Sistema di Informazioni manager esterno penso possa portare altre Creditizie in Italia, il cosiddetto EURISC – un tipologie di esperienze maturate su scala archivio informatico contenente i dati relaglobale, oltre che nuovi stimoli in termini tivi ad oltre 78 milioni di posizioni creditizie di visione strategica per aiutare l’azienda a (cioè la gran parte dei finanziamenti erogati fare un ulteriore salto di qualità». al mercato retail) – che con le sue previsioni Lo slogan di CRIF in effetti è “Together sui rischi finanziari e l’affidabilità dei clienthe next level”... ti, supporta banche Già, e l’obiettivo di«NON ABBIAMO ESIGENZE DI e istituti finanziari chiarato è continuaQUOTAZIONE, CONTINUEREMO PIUTTOSTO nell’erogazione del A INVESTIRE SU ACQUISIZIONI E STARTUP re nel percorso di credito al consumo. crescita profittevole E SU RICERCA E INNOVAZIONE» Il suo core-business del business che ha adesso spazia in tutta l’area delle credit socaratterizzato i primi 30 anni di storia, punlutions: dalla gestione alla valutazione dei tando a fare ancora meglio. rischi di credito e commerciali, dal markeMagari con uno sbarco in Borsa? ting al rating fino al debt collection. I paesi La strategia globale di CRIF, con, da un lato, dove opera sono più di 30 in tutto il mondo un costante incremento degli investimenti e nel suo network ci sono oltre 4.200 proper posizionarsi sui mercati globali attrafessionisti. Insomma: uno specialista gloverso un piano di acquisizioni e startup, e bale del rischio finanziario. Il cui fondatore, dall’altro nella ricerca e innovazione per Carlo Gherardi, dopo essersi destreggiato fornire soluzioni sempre più evolute e perper 30 anni nel doppio ruolo di presidente formanti in grado di anticipare le esigenze e amministratore delegato, giusto qualche dei clienti, non cambierà. Aver saputo mansettimana fa ha scelto di consegnare il titenere questo ritmo di crescita costante nel mone al manager ex Accenture e con grande tempo esclude l’esigenza di una quotazione.


Il mercato del credito evolve alla velocità della luce. Cos’è cambiato per CRIF da quando nel settore sono arrivati i player online ed è cambiato anche l’albo degli intermediari finanziari? Si sta vivendo una fase di profonda e veloce trasformazione, anche sulla spinta di nuove normative come, ad esempio, la direttiva PSD2, che si inserisce nell’ambito degli interventi di modernizzazione del mercato europeo dei pagamenti al dettaglio. Indubbiamente l’ingresso di nuovi attori, quali le fintech e i grandi colossi dell’economia, avrà un grande impatto. Ma rispetto alla crowdeconomy, la vostra attività è stata rimodulata? Lo sviluppo di nuovi canali ha determinato una forte accelerazione della domanda di soluzioni sempre più digitali, in grado di garantire una user experience appagante per l’utente finale. Questo ha influenzato anche l’attività di CRIF, stimolando lo sviluppo di nuove linee di servizi per supportare gli operatori nella gestione efficiente e innovativa dei processi del credito. È per questo che è nata CRIF Academy? È una business school. Organizza momenti di formazione specialistica per condividere competenze, best practice, case study dei principali player del mercato e approfondire i trend grazie alle analisi e al patrimonio

le famiglie sono cresciute complessivamente del +1,9% ma se i prestiti personali hanno fatto segnare un positivo +5,4%, quelli finalizzati hanno visto una flessione del -0,8%, ascrivibile principalmente alla frenata dei finanziamenti a supporto dell’acquisto di elettrodomestici ed elettronica. Le richieste di credito da parte delle imprese lo scorso anno sono calate del -2,5% rispetto al 2016. La dinamica in atto va però interpretata tenendo conto della significativa contrazione delle richieste di rivalutazione dei vecchi rapporti di credito mentre, nel complesso, si registra una buona tenuta per i nuovi finanziamenti. Qual è lo stato di salute delle nostre Pmi? Il miglioramento degli indicatori di rischio informativo di CRIF. E la qualità dell’offerta delle nostre imprese va letto alla luce di un formativa è confermata dalla costante cresistema produttivo più solido, di un’accelescita della partecipazione di manager interazione dell’economia mondiale e dei beneressati ad approfondire tematiche innovatifici derivanti dal regime di tassi di interesse ve e di avanguardia sui processi del credito. prossimi allo zero che garantiscono una diTra fintech, blockchain e big data, le creminuzione dei costi d’indebitamento. Sulla dit information hanno un ruolo ancora più ripresa dell’economia permangono però cruciale che in passato. I dati sono il penumerosi rischi correlati alle incertezze del trolio del Terzo Millennio: ma come vancontesto nazionale e alle tensioni geopolitino maneggiati? che globali. L’evoluzione tecnologica, lo sviluppo dei big Nell’immaginario collettivo, CRIF è perdata e l’implementazione di nuove normacepito soprattutto come la black list dei tive sono tutti fattori destinati ad avere un cattivi pagatori: paghi in ritardo una rata grande impatto già del mutuo e sei se«IL SIC NON È UNA BLACK LIST CHE nell’immediato. Ad gnato a vita. È davESCLUDE DAL CREDITO I SOGGETTI MENO esempio, la normati- AFFIDABILI MA ANZI AIUTA I RICHIEDENTI vero così? va GDPR imporrà che CRIF gestisce da circa PRESTITO A RIDURRE TEMPI E RISCHI» i dati personali, og30 anni il principagetto di trattamento, siano corretti, esatti e le Sistema di Informazioni Creditizie preaggiornati. Inoltre, i player di mercato sono sente in Italia. Si tratta prevalentemente di impegnati a trasformare grandi quantitativi informazioni su soggetti che rimborsano di dati in un effettivo valore aggiunto, moregolarmente i propri debiti (in Italia circa dellando processi e prodotti proprio sulle il 95%) per cui non si tratta di una black informazioni che riescono a raccogliere. list finalizzata all’esclusione dal circuito del E il mercato attuale? In Italia il baromecredito dei soggetti meno affidabili. Al contro CRIF dice che tra prestiti personali e trario, la disponibilità della storia creditizia prestiti finalizzati ci sono segni opposti: consente ai richiedenti di qualificarsi di calano i prestiti alle aziende, -45 miliarfronte agli istituti di credito e ottenere un di, aumenta il credito al consumo. Come finanziamento in tempi più rapidi e a condivanno interpretati questi dati? zioni più vantaggiose, evitando al contempo Nel 2017 le richieste di prestiti da parte delil rischio di sovraindebitamento.

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FINANZIARE L’IMPRESA

«La tecnologia nei pagamenti non sostituisce i rapporti umani» I dati su e-commerce e fintech nel nostro paese sono tra i più bassi d’Europa. Ma Cofidis sta portando avanti sistemi di integrazione che puntano a aiutare il contatto interpersonale e ad arricchirlo di Angelo Curiosi «UTILIZZARE IL MEGLIO DELLA TECNOLOGIA

LUCA GIACOMA CAIRE, RESPONSABILE MKTG COFIDIS

innovazione sì, e tanta; ma sempre mantenendo

di competizione tra fintech e sistema bancario.

RAPPORTO: LA FILOSOFIA DI COFIDIS È

Approccio valido in tutti i Paesi in cui operate?

SEMPRE STATA QUESTA. Ed ha precorso i tempi

Sì, considerandone le peculiarità. In Italia, per

supportato da una banca leader come Crédit

Luca Giacoma Caire, responsabile marketing

servizi finanziari. Infatti, nonostante la crescita

APPLICATA ALLA FINANZA PER SERVIRE IL

CLIENTE

CONSERVANDO,

ANZI

VALORIZZANDO, L’APPROCCIO UMANO NEL

del fintech, perché ha avuto quest’approccio sin da quando ha iniziato a operare, vent’anni fa»:

e prodotti di Cofidis, uno dei più grandi gruppi europei del credito al consumo, ha una visione “integrata” dell’evoluzione rapidissima che sta

connotando il mondo dei servizi finanziari, anche grazie al boom del fintech, cioè di tutte le applicazioni delle tecnologie digitali al mondo della finanza e dei servizi finanziari.

In che senso la tecnologia può aiutare il rapporto col cliente? Il contatto umano può essere arricchito ed

al centro il rapporto umano.

esempio, a differenza di tanti altri mercati,

l’utente è diffidente per natura sui prodotti e i continua dell’e-commerce e degli altri strumenti di pagamento in tutto il mondo, in Italia tale

processo di innovazione è ancora in una fase embrionale. Tutti noi italiani abbiamo più di uno smartphone e usiamo molto i social, però poi, quando si tratta

di acquistare prodotti

assicurativi e finanziari

cerchiamo il contatto umano.

è nata nella nuova generazione delle banche

multicanalità, per ridurre le distanze col cliente

Guardi, io ho lavorato in diversi Paesi per un

sito internet. Ed oggi, che dal cellulare l’utente è

player importante del settore che collabora

e delle finanziarie, perché deliberatamente nasce senza filiali fisiche, puntando quindi alla e dialogare con lui. Si è dotata fin da subito, tra le

primissime società finanziarie del mondo, di un passato allo smartphone, ha a sua volta evoluto

il suo approccio, pur continuando a puntare

molto sulla consulenza telefonica. Insomma:

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– pur essendo un grande gruppo internazionale Mutuel - si respira quell’agilità e flessibilità

tipiche delle fintech e delle start-up. Grazie a

questo approccio, abbiamo potuto ridisegnare

processi e servizi in un’ottica dove la customer experience ne fa da padrona, come per il nostro

prodotto innovativo Pagodil, che è l’unico servizio veramente disruptive nel mercato del credito. Con Pagodil abbiamo usato la tecnologia per

tenere al centro del nostro impegno l’esperienza del cliente, anzi “dei”

NONOSTANTE LA CRESCITA CONTINUA DELL’E-COMMERCE IN ITALIA L’UTENTE È DIFFIDENTE E L’INNOVAZIONE È ANCORA EMBRIONALE

C’è chi però individua nel mondo fintech un pericoloso antagonista del sistema bancario come l’abbiamo conosciuto finora…

agevolato dalla tecnologia e non sostituito. Cofidis

Posso confermarle, per esempio, che in Cofidis

grande gruppo bancario europeo e per due

clienti”, il merchant –

cioè il commerciante – e l’utilizzatore finale. Per

questo non credo molto

alla storia della guerra tra le banche e le Fintech,

al contrario: le start-up difficilmente potranno

aggredire i colossi, invece avere come partner delle società fintech può aiutare i grandi gruppi a diventare più flessibili.

Può dirci se avete, come Cofidis, nuovi progetti nel fintech o con aziende fintech?

anni in Svizzera, proprio in una fintech, un

Posso

esperienze mi sono convinto sempre di più che

fintech e continuare a far evolvere continuamente

con oltre 150 banche nel mondo. Da queste prevalgano gli aspetti di collaborazione su quelli

dirle

che

siamo

sempre

attenti

all’evoluzione del mercato, facendo uno scouting continuo, per poter collaborare con altre start-up

i nostri servizi. Abbiamo una strategia digitale


qualcosa di molto più sereno e amichevole: tanto

noi alcuni esperimenti in tal senso. Ma, rispetto

Pagodil permette ai nostri partner merchant

pochi dati all’utente, ma in background analizza

da trasformare un desiderio, o un’intenzione di acquisto futuro, in una vendita immediata.

IN FRANCIA ABBIAMO LANCIATO UNA PARTNERSHIP CON AMAZON PER LA DILAZIONE IN 4 RATE DEI PAGAMENTI molto precisa che ci vedrà protagonista nei prossimi anni.

Per esempio? In Francia abbiamo lanciato una partnership con

Amazon che sta incontrando un grande successo. Funziona molto semplicemente: al termine del

processo di acquisto su Amazon, l’acquirente ha la possibilità di pagare, non soltanto con tutti

gli strumenti di pagamento consueti, ma anche

con il 4x di Cofidis, cioè dilazionando in 4 rate il

di trasformare le vendite ed incrementare lo

scontrino medio perché dà al cliente maggior potere d’acquisto. Il grande punto di forza di Pagodil è che chiunque entra in un negozio ha

già per definizione in tasca tutto ciò che occorre per poter usare appunto la soluzione Pagodil: la propria carta bancomat, il documento d’identità

e lo smartphone. Nel mondo del credito al consumo classico devi avere molti più elementi a

ai nuovi strumenti di pagamento e si posiziona su questo mercato come un innovatore. La nostra soluzione 4x (e anche quella 3x) è diventata

l’anonimato e quindi la privacy del cliente, che

può accedere al suo acquisto dilazionandolo senza doverlo far sapere a tutti coloro che

sono presenti nel negozio, dunque senza alcun imbarazzo né intralcio.

Dunque la diffusione di Pagodil procede?

soluzioni di pagamento sul mercato italiano è

più determinati, per portare Pagodil ad essere

utilizzato anche sui piccoli importi. L’offerta di incompleta, da un lato abbiamo gli acquisti che

avvengono in unica soluzione - carta di debito, Ed è qui che ci sono alcuni elementi fintech, di credito, contanti nell’esperienza di COFIDIS HA ELABORATO PAGODIL, UN e ancora assegni – Cofidis? C’è tecnologia e c’è analisi in tempo reale

dei dati, certo. Ma a

SISTEMA CHE MONITORA LE ABITUDINI DELLA CLIENTELA VALUTANDONE IL RISCHIO PRIMA DI UN FINANZIAMENTO

differenza di una fintech, Cofidis è comunque un’azienda con un business model validato dal mercato e di assoluta affidabilità nel tempo.

Tra le società fintech molte lavorano sui big data

grande attenzione al mercato dell’e-commerce e

per decidere se finanziare l’acquisto, rispettando

rapidità e semplicità del cliente.

è lo strumento che soddisfa le esigenze di

in Francia. Insomma, il nostro gruppo guarda con

realizzata in collaborazione con Paypal, sempre

in automatico ed in real time svariati data points

Sì, assai bene: e quindi saremo in futuro ancora

cioè ad un vero e proprio finanziamento. Pagodil

resta, però, molto semplice e veloce come quella ordinaria di Amazon. E la stessa cosa l’abbiamo

supera il problema alla radice, perché richiede

disposizione per accedere ad una rateizzazione,

Nel mondo dei finanziamenti si cerca la conoscenza del cliente per essere certi della sua solvibilità. Ci sono progressi in tal senso?

suo acquisto con una customer-experience che

ai concorrenti, Cofidis ha creato Pagodil che

per fare una sorta di scoring dei clienti. E non le nascondo che stiamo portando avanti anche

dall’altro

abbiamo

i

classici finanziamenti. Quello che manca è

proprio il pagamento dilazionato come Pagodil,

che permette di dilazionare un acquisto anche di

piccolo importo (es. 300 €) in pochi mesi (anche inferiori a 6). Pagodil è un prodotto che non cannibalizza i finanziamenti veri e propri, ma si inserisce a metà tra il loro mercato e quello degli acquisti per contanti… Il cliente che usa Pagodil non deve andare in giro con la busta paga per

accedere alla dilazione. Ha in questo strumento un’opportunità semplicissima da usare, senza costi e senza interessi.

ormai una soluzione di pagamento abituale per i francesi sia sui negozi fisici che tramite l’online.

Venendo all’Italia, uno dei vostri servizi di punta è Pagodil, che permette in modo semplice di dilazionare senza costi ed interessi gli acquisti fino a 5.000 euro di valore. Come va? Molto bene, perché si conferma sempre di più

come uno strumento che permette davvero di trasformare il momento della vendita in

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FINANZIARE L’IMPRESA

Private debt, il 2017 si conferma un anno positivo Cresce il numero delle sottoscrizioni e delle aziende target. Inoltre si amplia la presenza di capitali stranieri. Lombardia sempre al primo posto

C

a cura della redazione

ontinua a crescere il private debt in Italia. AIFI ha presentato, in collaborazione con Deloitte, la seconda edizione dell’analisi degli operatori del mercato del debito e i risultati sono comunque positivi. Per quanto riguarda gli operatori, ne sono stati monitorati 24 - di cui 17 soci AIFI - composti in 16 casi da soggetti domestici e in 8 casi da operatori internazionali. L’analisi, oltre a offrire dati puntuali sull’anno che si è appena chiuso, prende in considerazione gli ultimi cinque anni. In questo periodo sono stati raccolti 1,7 miliardi di euro, di cui quasi un terzo nel 2016. Nel 2017, sono stati sei gli operatori che hanno chiuso la raccolta per un ammontare pari a 292 milioni di euro. Il 95% proviene da investitori istituzionali domestici, mentre il 5% dall’estero. Per quanto riguarda invece la fonte di provenienza del capitale, il 27% è riconducibile alle banche, il 24% a fondi di fondi istituzionali e il 22% alle assicurazioni. Per quanto riguarda i capitali investiti, si tratta di 641 milioni di euro nel 2017,

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Gli operatori di private debt attivi in Italia 19

18 11

10

OPERATORI CHE HANNO RACCOLTO NELL'ANNO

18

17 11

10 5

9

8

TOTALE OPERATORI ATTIVI NELL'ANNO

4 2014

2015

2016

OPERATORI CHE HANNO INVESTITO NELL'ANNO

2017

24 operatori attivi (8 intenazionali), di cui 17 soci AIFI 12 operatori hanno raccolto 23 operatori hanno investito

2014/2017 FONTE: OSSERVATORIO AIFI/DELOITTE

in aumento del 35% rispetto all’anno precedente, con 102 sottoscrizioni (+26% rispetto al 2016) distribuite su 82 target (+55%). Il 65% delle operazioni ha utilizzato l’obbligazione come strumento privilegiato, il 32% il finanziamento e il 3% una formula ibrida. Inoltre, per quanto riguarda la distribuzione delle obbligazioni per struttura della cedola, il 20% è stato di tipo “bullet” (ovvero con una modalità di rimborso in un’unica soluzione), mentre l’80% è stato “amortizing”, cioè distribuito lungo tutto il periodo del finanziamento. «Lo strumento del private debt – ha commentato il presidente di AIFI Innocenzo Cipolletta – si è dimostrato estremamente utile per supportare lo sviluppo delle tante aziende italiane che hanno la necessità di capitali per la crescita. Questo vale non solo per le piccole imprese ma anche per quelle di grandi dimensioni che rappresentano il 45% del target». Analizzando le società target, più di un quarto di esse fanno parte di settori quali beni e serviDA SINISTRA, INNOCENZO CIPOLLETTA, PRESIDENTE DI AIFI; ANNA GERVASONI, DIRETTORE GENERALE DI AIFI; ANDREA GIOVANELLI, HEAD OF DEBT ADVISORY SERVICES DI DELOITTE

zi industriali, mentre 13 di esse afferiscono al comparto manifatturiero e alimentare. Seguono ICT (comunicazioni computer ed elettronica) con 9 presenze. Questi tre comparti da soli sono più numerosi degli altri 12 che compongono il campione. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, il nord rimane la zona più attiva con il 73% delle aziende target. Al primo posto figura sempre la Lombardia che, da sola, vale oltre un quarto delle società totali. Bene il Trentino Alto Adige con 13, seguito da Veneto e Toscana. Calabria, Abruzzo, Molise e Sardegna non hanno avuto neanche una società target, mentre soltanto una figura nel Lazio. Il fatturato medio delle aziende target è di 94,2 milioni di euro e il 55% di esse ha un fatturato massimo di 50 milioni di euro, mentre l’11% del campione ha ricavi per oltre 250 milioni. Dal punto di vista dei dipendenti, il 66% delle aziende target ha fino a 249 dipendenti, mentre il 13% ne ha più di 1.000. «La buona notizia – ha chiosato Andrea Giovanelli, head of debt advisory services di Deloitte – è che i dati sul mercato italiano non solo confermano la crescita generale sul mercato domestico, ma anche il progressivo recupero del gap rispetto agli altri principali mercati europei». Il 2017 è stato un anno di forte consolidamento del settore anche in Europa, con i volumi che hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti».



FINANZIARE L’IMPRESA

Start-up, solo 4 su 100 ce la fanno Ma poi volano Pochi fondi privati e una selezione spietata. Però chi entra nel programma di incubazione di Digital Magics ha di fronte a sé un futuro di crescita economica di Marina Marinetti

C

hiamiamola “selezione digitale”: ogni 100 startup valutate, solo 22 raggiungono la fase di warmup, in cui gli investitori

ancora non entrano nella compagine sociale,

ma, per così dire “scaldano i motori”. Di queste, appena otto passano al cosiddetto “testing” in cui vengono definiti i key performance indicators sugli obiettivi

di business e di marketing, ma sono sola-

IL TEAM DI DIGITAL MAGICS ALL’INVESTOR DAY DELLO SCORSO 30 GENNAIO

business angel) superano i 260 milioni di euro,

acquisite indirettamente con la partecipazione

re (nonché azionista) dell’incubatore di startup:

to allo scorso anno. «Nel 2017 abbiamo ricevuto

«ma siamo ancora sette volte sotto la media eu-

ropea», sottolinea Alberto Fioravanti, cofondato-

«L’Italia deve trasformarsi e noi vogliamo essere un ponte dell’internet innovation. Le prospettive

di crescita porterebbero a un aumento di 4 punti del Pil». Digital Magics sta facendo la sua parte:

fin’ora ha raccolto 50,2 milioni di euro per le startup incubate, di cui 23 milioni investiti diret-

tamente e 27,7 milioni da investitori terzi, e oggi conta 61 partecipazioni attive. Il mercato apprez-

SU 100 STARTUP VALUTATE SOLO 4 APPRODANO ALL’INCUBAZIONE. GLI INVESTIMENTI IN STARTUP SONO 7 VOLTE MENO LA MEDIA EUROPEA

za: il titolo nel corso del 2017, insieme ai warrant emessi a gennaio,

ha realizzato una performance con un total

mente sei ad approdare al “Seed”, la raccolta dei

return del 230,3%.

statistiche di Digital Magics, l’incubatore di pro-

globali. Oggi le aziende non trovano le professio-

primi finanziamenti. Alla fine, però, approdano all’incubazione appena in quattro. Su 100. Le

getti digitali – “startup buider”, amava definirla

il fondatore, Enrico Gasperini, scomparso nel 2015 – quotato sul mercato AIM Italia, fotografano una realtà italiana in fermento e un merca-

to, quello digitale, che in Italia vale 66miliardi di

euro, rappresentato da 8.475 startup innovative

che impiegano circa 40mila addetti. Una galassia in cui gli investimenti privati (venture capital e

60

«Per colmare il digital divide – continua Fiora-

vanti - occorrono investimenti locali, oltre che nalità che cercano nell’ambito delle nuove tecno-

logie: perché allora non approfittare del know how che possono offrire le startup?».

Per il 2018, Digital Magics punta in particolare al

settore Artificial Intelligence e Impresa 4.0, de-

stinando almeno 3,5 milioni di euro (sono stati 2,6 nel 2017) alle 10-15 startup che incuberà nel

periodo (sono state 18 nel 2017, incluse quelle

in Withfounders). Il dealflow previsto è di 1.500 nuove startup, con un incremento del 9% rispet1.378 richieste di valutazione da parte di star-

tupper», specifica Marco Gay, amministratore

delegato (e azionista, col 4%) della società: «Il nostro team ha l’ambizione di anticipare le ten-

denze, vogliamo essere l’hub dell’innovazione italiana». E non solo attraverso le startup: Digital

Magics ha intrapreso un percorso di partnership istituzionali e strategiche e lancerà una decina di

nuovi programmi nel 2018, supportando nuove aperture dei campus di coworking Talent Garden

e nuove partnership internazionali con aziende,

ma anche istituzioni: alle università Federico II di Napoli, Politecnico di Bari e La Sapienza di Roma si affincheranno Scuola digitale e la Coalizione

nazionale. Non solo: alle sei sedi già esistenti a Milano, Roma, Napoli, Palermo, Bari, Padova si aggiungeranno filiali estere, insieme a Talent

Garden e con il supporto di partnership interna-

zionali. «Nel nostro business», aggiunge Gabriele

Ronchini, presidente e amministratore delegato di Fiital Magics, «senza approccio industriale si fa poca strada. Non ci si può affidare alla fortuna,

anche perché siamo in un mercato abbastanza

piccolo. Solamente con le competenze si possono far crescere le nostre startup».


PIXELL

INVESTIAMO IN NUOVI MERCATI PER CREARE VALORE

Sorgente Group Spa (Italia), insieme a Sorgente Group of America (US) e a Sorgente Lux Holding (Lussemburgo), fa parte di Sorgente Group Alternative Investment (US). Il patrimonio immobiliare posseduto dai fondi e dalle 70 società controllate, sommato a quello gestito - al 30/06/2017 - è di oltre 5 miliardi di euro. Sorgente Group diversifica i propri investimenti operando in diversi settori: immobili, finanza, risparmio gestito, infrastrutture, restauri, alberghi, cliniche, comunicazione ed editoria.

www.sorgentegroup.com


SHORT STORIES

Salute

in Commissione Bilancio e lì mi si è aperto un mondo: mi sono arrivate segnalazioni di negozi per bambini che vendevano il liquido per le sigarette, altri che mi avevano segnalato che questi stessi liquidi venivano assemblati direttamente dal rivenditore che riceveva bidoni dall’Africa. E quindi che cosa ha pensato fosse giusto fare? Ho presentato un emendamento che aumentava l’Iva sui liquidi per le sigarette elettroniche permettendone la vendita solo presso i tabaccai. Questo da un lato aumentava il prezzo finale per il consumatore, ma dall’altro lo rendeva anche più sicuro, con una provenienza certificata e la certezza del rispetto delle norme CEE. Ma poi la Corte Costituzionale ci ha messo lo zampino... Quando ho presentato l’emendamento in Parlamento c’è stato grande entusiasmo: si è

scoperto che c’era un’evasione altissima che magari avremmo potuto arginare. Si pensava che con la vendita delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica ci sarebbero state nuove entrate per oltre 100 milioni, ma in realtà eravamo fermi a circa 5 milioni. Quello che non sapevo e che fermo presso la suprema Corte c’era un ricorso per normare questo settore. Il giorno dopo l’approvazione del’emendamento, la Corte Costituzionale ha deliberato, applicando un’Iva enorme ai liquidi e alle sigarette elettroniche, estendendo il tutto anche ai liquidi senza nicotina. Lo spirito sarà anche stato simile al mio, ma certo c’è stata eccessiva severità. Ma io non ho colpa di questo provvedimento. C’è chi la accusa di aver voluto aiutare le sigarette tradizionali e chi la incolpa di non aver tassato la IQOS di Philip Morris. Ma quella si vende già dal tabaccaio, e quindi non c’è nessun tipo di aiuto nei confronti di quel prodotto. E poi la mia idea era quella di rafforzare la rete esistente di distribuzione, con la creazione di soli rivenditori autorizzati. Piuttosto, c’è da considerare un altro aspetto. Ci dica Le “svapo”, per come sono vendute adesso, diventano un

con Timothée Chalamet. L’avvocato Manuela Cavallo, socio fondatore dello studio, ha curato il “dietro le quinte” legale dell’intera produzione cinematografica, passo dopo passo. «Prestare consulenza legale a una produzione cinematografica internazionale come in questo caso richiede una conoscenza delle peculiarità del settore e delle complessità di contratti spesso di derivazione anglosassone, tipici di questo settore - ha spiegato l’avvocato Cavallo - il lavoro inizia già in una fase molto primordiale di analisi del progetto con una verifica della catena dei diritti, in questo caso

a partire dai diritti concessi dall’autore del libro da cui è stato tratto il film, André Aciman, per lo sfruttamento cinematografico». «Successivamente - ha aggiunto il legale - si passa a curare i contratti di finanziamento del film inclusi gli aspetti del tax credit, nonché la negoziazione dei contratti con gli attori e con la troupe, gli accordi per la postproduzione e, infine, il contratto di distribuzione. Un’assistenza a 360 gradi, dallo sviluppo dell’idea alla proiezione nelle sale». Il film, una co-produzione italo-francese con un cast internazionale, è stato

«E-cig: nessuno vuole affossare il comparto» La Senatrice Simona Vicari spiega quale fosse la sua idea per tutelare i fumatori di “svapo” «Mi hanno minacciata di morte, mi hanno detto che avrei fatto la fine di Berlusconi quando è stato colpito dalla statuetta e tutto questo solo per aver cercato di tutelare la salute dei consumatori di sigaretta elettronica». Non ci sta a passare per la responsabile della “morte” di un commercio, quello delle e-cig, Simona Vicari, senatrice di AP che è la firmataria di un emendamento per vietare la vendita online di prodotti a base di nicotina e per aumentare i controlli. Senatrice, ci racconti che cosa è successo. Si tratta di una questione molto complicata. Quando ero sottosegretaria al MISE avevo la delega alla contraffazione e abbiamo portato avanti tantissime campagne per informare l’opinione pubblica. Quando poi, una volta dimessami dal mio ruolo, sono tornata al Senato, sono entrata

Legal e Cinema

PORTOLANO-CAVALLO CORRE PER QUATTRO OSCAR CON GUADAGNINO

Lo studio legale Portolano Cavallo ha assistito la società di produzione Frenesy Film Company e il regista Luca Guadagnino curando e coordinando tutti gli aspetti legali del film Chiamami col tuo nome, che ha ottenuto quattro nomination agli Oscar che verranno assegnati il prossimo 4 marzo: miglior film, migliore sceneggiatura non originale, migliore canzone originale e migliore attore protagonista

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nuovo vizio il cui destinatario sono i giovani. Il Moige, per esempio, mi ha ringraziato moltissimo per aver realizzato questo emendamento. Mi rifiuto di pensare che si debba educare un ragazzo a fumare sigarette elettroniche: faranno pure meno male di quelle tradizionali, ma pur sempre di un vizio si tratta. E poi c’è la vicenda delle minacce Sapevo già che il mio emendamento avrebbe dato fastidio a qualcuno, soprattutto a chi, dal 2014 a oggi, non aveva praticamente versato imposte a discapito dei rivenditori onesti che invece pagavano eccome. I negozi tradizionali non chiudono, sono quelli abusivi e online che vengono smantellati. Io sono finita al centro di minacce di morte, tantissimi hanno inondato i miei profili di scritte ingiuriose. Non so se ci siano dietro gli interessi di qualche lobby, certo che si sono attrezzati molto bene per cercare di darmi quanto più fastidio possibile. Le persone sane non hanno nulla da temere, il mondo della criminalità che si nasconde dietro la vendita online è sicuramente rimasta colpita dal mio provvedimento. Senatrice ma lei fuma? Sì, ma voglio smettere. E da tre mesi provo tutte le sigarette elettroniche in circolazione per capire quale sia la migliore. (ms) acquistato da Sony Pictures Classics e sarà distribuito in Italia da Warner Bros. L’opera di Guadagnino è candidata alla novantesima edizione degli Academy Awards dopo il debutto al Sundance Festival e tre nomination ai Golden Globe Awards 2018.


SHORT STORIES

Industria

LEONARDO, FOCUS SUGLI ELICOTTERI

Poco tempo fa l’ex Finmeccanica ha presentato a Vergiate il suo piano industriale. Una location non casuale, visto che è proprio nel varesotto che si producono gli elicotteri su cui ha deciso di puntare l’azienda guidata da Alessandro Profumo. L’ex banchiere ha ostentato sicurezza anche di fronte a un calo del prezzo delle azioni proprio al momento in cui sono stati comunicati i dati, rivisti al ribasso rispetto alle attese. Il Piano punta forte sulla riduzione dell’indebitamento e sulla possibilità di riposizionare il business aziendale su segmenti strategici. Senza dimenticare la necessità di aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo per mantenere Leonardo nel gotha delle aziende dell’aerospazio. Inoltre, Profumo ha ribadito un impegno di lungo periodo («almeno fino al 2030») con Grottaglie, dove verrà aumentata la produzione di fusoliere da 1.200 a 2.700. In Liguria, invece, sono state assunte 40 persone che si occupino esclusivamente di cybersecurity, il nuovo versante su cui bisogna aumentare la difesa. Infine, l’ex Finmeccanica è pronta a competere sui mercati globali partecipando alle diverse gare che stanno per essere indette, soprattutto negli Stati Uniti, che stanno tornando a investire in spese militari.

Rinnovabili

Gac punta 2,5 mld sul green La società con un’anima “green” ha visto l’ingresso nel capitale azionario di Luisa Todini In attesa di ricevere il nulla osta da Bankitalia per finalizzare l’acquisizione di Quadrivio, Green Arrow Capital continua a crescere con l’obiettivo di diventare polo di riferimento per gli investimenti alternativi a livello europeo: l’ultimo deal concluso riguarda l’acquisizione dell’impianto fotovoltaico sui tetti dello stabilimento Lamborghini a Sant’Agata Bolognese, operazione che ha portato a oltre 25 MW la potenza degli impianti già in portafoglio del Radiant Clean Energy, il principale fondo della società. Lo scorso novembre Green Arrow Capital si era aggiudicata

il 100% di Quadrivio Sgr, una delle maggiori realtà del panorama finanziario italiano con asset in gestione per 1,3 miliardi, vincendo un’affollata asta che aveva visto la partecipazione di oltre venti tra le primarie società di investimento nazionali ed estere. Oltre al Fondo Radiant - che ha un obiettivo di raccolta di 200 milioni di euro e già 6 investimenti alle spalle – il Gruppo gestisce un secondo fondo, il Green Arrow Capital Clean Energy, nato nel 2016 con l’ingresso di Luisa Todini che si è affiancata a Stefano Russo e ai partner fondatori Eugenio De Blasio e Daniele Camponeschi. Negli ultimi anni il team ha effettuato importanti operazioni nel comparto delle rinnovabili, realizzando e gestendo impianti fotovoltaici in Europa. In totale, oltre 500 MWp di capacità installata e investimenti per oltre 2,5 miliardi di euro. GAC non è un semplice operatore

finanziario, ma un realizzatore di “fabbriche che producono energia” nel settore delle rinnovabili. Già ogi è il più grande sviluppatore in Polonia, sta lavorando in Marocco e Messico e progetta l’espansione in India con la costruzione di almeno 500 MW di impianti solari fotovoltaici. GAC, inoltre, ha sviluppato un innovativo sistema di monitoraggio che migliora l’efficienza e la qualità degli asset. Tra i progetti avviati il Fondo Clean Energy, che investe in infrastrutture tecnologicamente avanzate che permettono l’abbattimento dei costi.

sul meccanismo del barter, ovvero il cambio merce, un meccanismo che ha un bacino d’utenza potenziale di quasi un milione di aziende, quelle che già oggi utilizzano il cambio merce. Chiariamolo subito: non stiamo parlando di una criptovaluta, ma di un circuito di credito che parte con un deposito su un conto corrente ICC. Una volta versata la quota inziale, ICC, tramite una “camera di compensazione” – ovvero un meccanismo che tutela gli investitori sulla bontà del versamento – procede a fornire un concambio di Fides in rapporto di 1:1 con gli euro. Una volta entrati nel circuito, gli imprenditori possono iniziare a

beneficiare del circolo virtuoso messo in moto, che consente di acquistare beni e servizi di altre aziende presenti sulla piattaforma. D’altronde, sono tante le imprese che hanno i magazzini pieni di merci che non sanno come fare a piazzare, così come sono tanti quelli che vorrebbero acquistare quei prodotti ma non hanno fondi sufficienti. Così, si crea una logica “win-win” in cui entrambe le aziende ci guadagnano. Inoltre viene garantita da ICC una linea di credito a interessi zero, in valuta complementare, a tutti quelli che sottoscrivono un conto. Così si ottiene una disponibilità extra che può essere spesa per l’acquisto, all’interno del circuito, di altri beni e servizi. Senza dover passare per il circuito bancario che ha inevitabilmente stretto i cordoni della borsa, le aziende possono riuscire a portare a termine due obiettivi: vendere merci che magari erano nei magazzini da tempo e ottenere beni e servizi in cambio senza dover mettere mano al portafoglio.

Valute virtuali

Fides, moneta che fa girare i magazzini Un meccanismo di valuta complementare che crea un circolo virtuoso per le aziende In latino fides era parola dal significato quasi sacrale. La fiducia, alla base di quel “pacta sunt servanda” che ancora oggi riecheggia – spesso a sproposito – è sempre stato il caposaldo dei negozi romani. Oggi torna in auge, grazie a ICC (Istituto di Credito Complementare fondato da Vincenzo Formicola, Paolo De Vita, Angelo Marciano, Diego De Fusco) che ha creato una moneta alternativa, Fides per l’appunto, che promette di aiutare le imprese a svuotare i propri magazzini. Si tratta quindi di una moneta elettronica, non cartacea e parallela a quella ufficiale. Al sistema aderisce anche KeyBank, un circuito italiano di credito che si basa

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mln. clienti 40

Famiglie sul mercato libero

35 30

Imprese sul mercato libero Clienti a tariffa regolata

25

10,3

13,8 MERCATO LIBERO

3,6

15 10

DOMESTICO

20

7,5 19,6

23,3 12,2

NON

5 0

8,8

1,3

MERCATO DI TUTELA

3,7 MERCATO ELETTRICO

MERCATO GAS

ELABORAZIONI NE NOMISMA ENERGIA SU DATI AEEGSI

LE ENERGIE DEL FUTURO Sostenibilità e riduzione delle emissioni sono le parole d’ordine per i produttori di energia e per tutte le aziende che la impiegano. Serve chiarezza e spirito d’impresa, di fronte a un mercato che cresce del 10% all’anno. E chi, come CESi o Hera, ha trovato una formula vincente ora naviga col vento in poppa. Perchè il boom non accenna a finire e lo spazio per crescere è ancora molto..

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ENERGIA SOSTENIBILE IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE DI HERA PUNTA SUL GREEN

70 INQUINAMENTO SULLE EMISSIONI L’ITALIA È MEGLIO DELLA GERMANIA

12,2

WORKSHOP ENERGIA/1 BUSINESS

Composizione del mercato elettrico e gas in Italia per tipologia di cliente al 2016

LA SPERANZA È VERDE: L’ECONOMIA GREEN CRESCE IN DOPPIA CIFRA L’efficienza energetica diventa un obiettivo non soltanto per le aziende che producono energia, ma anche per le imprese, che cercano strumenti adeguati. Dai cappotti termici ai sistemi di cogenerazione, è boom di Marina Marinetti

S

arà anche una formalità, ma non si può lo dell’efficienza energetica è un mercato dire che non abbia avuto un reale imin fermento, che presenta un tasso di crepatto sul sistema. La diagnosi energetica pescita medio annuo del 10%: anche rispetto riodica – per intenderci, quella resa obbligaall’andamento dell’economia complessiva toria per le imprese dal decreto 102/2014 si tratta di un settore attrattivo», spiega – che dal 1° gennaio sta impegnando le Vittorio Chiesa, ordinario di Management imprese nostrane a misurare e monitorare delle imprese energetiche e delle fonti rini consumi e a giustifinovabili al PolitecniIL MERCATO DELL’EFFICIENZA care le proprie scelte co di Milano, nonché ENERGETICA È IN FERMENTO, CON UN anche in termini di direttore dell’Energy TASSO DI CRESCITA MEDIA ANNUA DEL costi/benefici se& Strategy Group, 10% E UN GIRO D’AFFARI DA 6,8 MLD condo le linee guida l’osservatorio permaemesse dall’Enea (il 2018 è l’anno di riferinente dell’ateneo meneghino sulle energie mento per la diagnosi energetica da presenrinnovabili e sull’efficienza energetica. Lo tare entro il 5 dicembre 2019), ha posto al scenario delineato dal Politecnico di Milano centro il tema dell’efficienza energetica. Ofprevede un giro d’affari che dai 6,8 miliardi frendo il volano a un comparto che vale tra di euro del 2017 toccherà, nel 2020, dagli gli 8 e i 10 miliardi di euro ogni anno. «Quel8,34 miliardi (nella peggiore delle ipotesi)

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WORKSHOP ENERGIA/1 BUSINESS ai 10,35, secondo un trend che negli ultimi cinque anni ha visto un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 12,5%. L’utilizzatore, privato o azienda che sia, smette di essere un passivo compratore di energia per diventare un attore nella gestione dell’energia: nel 2016 sono stati spesi 1,17 miliardi di euro per installare pompe di calore, mentre illuminazione e superfici opache, il cosiddetto “cappotto termico”, hanno cubato più di un miliardo ciascuna. «Le tre tecnologie, da sole, rappresentano oltre il 50% degli investimenti. Solo nel comparto industriale, gli impianti di cogenerazione hanno contato per 586 milioni di euro e i sistemi di combustione efficienti per 492 milioni. Il resto degli investimenti è rappresentato da caldaie a condensazione e chiusure vetrate, rispettivamente per 315 e 280 milioni di euro», spiega Chiesa. Si tratta di una manciata di tecnologie: «In generale rileviamo una consapevolezza ancora bassa delle opportunità che derivano dall’efficienza energetica. Più che chiedersi cosa si possa fare, si valuta il tema del ritorno sugli investimenti. Le varie tecnologie hanno diversi tempi di

Ma Nomisma annota: «In Italia non amiamo il mercato libero» La voce all’altro capo della linea esordisce con un «Mi chiamo Marco, la chiamo da Roma». L’accento, più che di un Marco da Roma, è quello di un Aureljan da Tirana, ma non è importante. Ci chiede di rintracciare la bolletta del gas (o della luce) dandone per scontata l’accumulazione compulsiva. Raccogliamo la sfida e ci addentriamo tra quote fisse, quote energia, costi di commercializzazione, dispacciamenti,

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C’È ANCORA BASSA CONSAPEVOLEZZA DELLE OPPORTUNITÀ CHE DÀ L’EFFICIENZA

Ma Chiesa parla anche della difficoltà di accesso al credito: «L’approccio del mondo bancario all’efficienza energetica è molto conservativo», spiega Chiesa «perché so-

stanzialmente i progetti di efficienza sono poco replicabili e ogni processo è sartoriale, fatto su misura per l’azienda. Durante il processo di assessment, la banca si trova a dover di volta in volta adeguare le proprie competenze: ben diverso era finanziare impianti fotovoltaici, che hanno bassa complessità e per la banca significa spendere competente limitate su un numero enorme di impianti. Nella strategia energetica nazionale, però, si fa riferimento al fondo di garanzia a tutela delle banche che finanzieranno progetti di efficienza energetica. Si stanno definendo le

servizi di rete, quote variabili, quote potenza, fasce orarie, accise e addizionali. Per poi arrenderci e trincerarci – come da copione - dietro la “maggior tutela”. Che però, dal 1 luglio, non esisterà più. Dal decreto 73/2007 che ha dato libertà di scelta ai consumatori sono passati 12 anni (e un paio di rinvii, dalla fine del 2016 al’estate del 2018 e ora al 1 luglio 2019). Più altri 8 se partiamo dal decreto Bersani 79/99 che abbatteva il monopolio per i grandi consumatori. Ora, però, la liberalizzazione del mercato dell’energia è cosa fatta. O quasi. «In Italia non amiamo molto il mercato libero», sostiene Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Il suo non è un giudizio: è una constatazione: a 12 anni dall’introduzione del mercato libero, in Italia ci sono ancora più di 20 milioni di consumatori saldamente ancorati

alla “maggior tutela” con cui il legislatore ha voluto proteggere i consumatori più restii al cambiamento nella fase di transizione, una sorta di prezzo calmierato definito trimestralmente dall’Autorità per L’energia Eelettrica e il Gas (Aeeg). «Molti paesi sono semplicemente passati al mercato libero, noi abbiamo voluto essere diligenti e abbiamo fatto un autogol». Il consumatore ragiona in modo binario: da una parte la tutela, dall’altra la sua assenza. E dunque la resistenza al cambiamento. Non aiuta neppure la complessità della bolletta: secondo Nomisma Energia ci sono 180 cifre in ogni bolletta, elettrica o del gas, contro la trentina di quella telefonica. Per leggerle tutte, sempre secondo l’ente, ci vuole una dozzina di minuti e per capirle tutte, circa sei ore. «La bolletta è troppo complicata da leggere», dice Tabarelli: «Vi

payback e di per sé si ripagherebbero anche senza incentivi, che peraltro ci sono. L’industria normalmente, anche a valle dell’attuale contesto economico non felicissimo, ragiona con tempi di ritorno minimi e per molte imprese il payback che va oltre i due o tre anni non viene considerato».

Servono risorse


modalità attuative per renderlo operativo in tempi brevi». Se più della metà del business riguarda il settore residenziale, un terzo va all’industria e il rimanente sesto al terziario: «Si tratta di una filiera variegata, con una molteplicità di attori. Da una parte abbiamo i grandi fornitori di tecnologia, player come Abb, Siemens, Schneider Electric, General Electric: aziende che forniscono nel vasto mondo dell’energia soluzioni efficienti come sistemi di combustione, motori innovativi che operano a largo spettro, e così via. Ma questi grandi player solo in alcuni rari casi arrivano al cliente finale, che perlopiù è rappresentato da corporation di grandi dimensioni. A interfacciarsi col mercato sono le società di servizi energetici, le cosiddette ESCo (Energy Service Company, ndr) anche se raramente hanno in pancia soluzioni tecnologiche: offrono servizi, progettano e concepiscono soluzioni efficienti e tendono a operare in un tessuto di imprese medie e medio piccole». La survey del Politecnico ne ha certificate 270, ma il panorama che offrono non è particolarmente esaltante: «In questi ultimi cinque anni mediamente non sono cresciute in linea col mercato e sono

rimaste abbastanza piccole, sono mediamente scese nei ricavi e anche in termini marginalità», spiega Chiesa. «La ESCo è un tipo di operatore che, a dispetto di un mercato in crescita, non ha saputo ritagliarsi un ruolo adeguato. Crescono solo le più grandi e quelle agganciate alle utility, i bracci operativi di grandi corporation o fornitori di energia». Per capirci: A2A ha acquisito Consul System, la prima ESCo indipendente italiana, E.On ha acquisito Heat & Power, Terna si è comprata il 70% di Avvenia, Elet-

tra Investimenti ha acquisito Tholos. Sono le ESCo a fornire assistenza nella manutenzione degli impianti energetici e a ottimizzare consumi e contratti di fornitura, pianificando implementando e monitorando l’efficienza degli interventi, impegnandosi a fornire il servizio “a costo zero” tramite il Performance contracting, in cui il cliente ripaga la ESCo tramite la cessione, totale o parziale, del risparmio ottenuto sulla spesa

Le Pmi possono poi contare su incentivi che vanno dagli sgravi fino al 64% previsti dal cosiddetto Conto Termico 2.0 (D.M 16 febbraio 2016) alle agevolazioni regionali che man mano stanno implementando gli enti locali (Piemonte e Lombardia, ad esempio, rimborsano il 50% della spesa per gli audit energentici e per l’ISO 50001). Peccato, secondo il direttore dell’Energy & Strategy Group, che la fetta più grossa del mercato – quella che si rivolge al residenziale (3,2 miliardi di euro nel 2016), agli uffici, alla GDO, alle piccole imprese - sia occupata da quello che Chiesa definisce “il despecializzato”: piccoli installatori, elettricisti, termoidraulici. «Una pletora di operatori iperframmentati con una debole attitudine all’innovazione. Peccato che sia presidiato da operatori che non hanno l’efficienza energetica e le soluzioni innovative nei loro obiettivi: tendono a replicare soluzioni in cui sono relativamente competenti e confidenti, ma affrontare il problema in maniera sistematica è un’operazione che ancora non fanno».

rientrano voci che con la materia prima non c’entrano e agli operatori manca il margine di manovra», sottolinea Tabarelli «Nel 2016 ci abbiamo infilato pure il canone televisivo. I consumatori sono disattenti e molto hanno confuso l’aumento della bolletta con il canone». Quindi non aspettiamoci i risultati raggiunti in altri settori, come quello dei carburanti o della telefonia: per quanto riguarda gas ed elettricità, drastici cali delle tariffe sono impossibili. Altrettanto complicata è la scelta del fornitore. In Italia sono un numero abnorme: «Ne abbiamo circa 400, quando nel Regno Unito sono una trentina. Abbiamo un problema di qualificazione. Il Ministero sta agendo, però si rischia di imbarcarsi in una serie infinita di ricorsi al Tar». Difficile orientarsi, per il consumatore, che secondo Tabarelli tende a non cambiare perché non

percepisce il beneficio del cambiamento: «La bolletta elettrica incide appena per l’1,9% e quella del gas per il 2,1% della spesa complessiva di una famiglia». Un potenziale risparmio di 50 euro l’anno equivarebbe allo 0,017% di risparmio sulla spesa totale. E anche i 129 euro l’anno riasparmiabili in media, secondo l’analisi di Nomisma Energia, aderendo a una delle 100 offerte più rappresentative del mercato, non cambiarebbero di molto la questione. I più attenti, quelli che riescono a sfruttare le varie fidelity card proposte ormai da sempre più operatori, possono però risparmiare fino a 1.222 euro, l’80% della bolletta media annua di gas e elettricità. Si tratta comunque di valori in crescita rispetto al passato: segno che, molto lentamente, ma la liberalizzazione sembra funzionare.

Potrebbe apparire assurdo, ma a metterci lo zampino c’è pure la questione emotiva: «Il cliente ha un rapporto di fiducia col fornitore storico», spiega il presidente di Nomisma Energia. «In Italia il problema più grosso della “tutela” ce l’ha Enel, a cui la gente pensa ancora come a un ente pubblico di garanzia. Quando, entro la metà del 2019, tutti dovranno essere sul libero, si creerà un problema istituzionale perché Enel avrà una quota mercato prossima al 70% e dovrà rinunciare a 3 o 4 di quei 16 milioni di clienti. Il come è tutto da vedere». Il meccanismo delle aste, ventilato come soluzione, oltre che molto complesso,

LA FETTA PIÙ GROSSA DEL MERCATO, CHE SI RIVOLGE AL RESIDENZIALE, ALLA GDO E AGLI UFFICI, È IN MANO A SOGGETTI DI PICCOLE DIMENSIONI

energetica.

Gli incentivi per le piccole imprese

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WORKSHOP ENERGIA/1 BUSINESS

Il piano di Hera per un’energia sostenibile con più efficienza La multiutility con sede a Bologna ha approvato un piano industriale che punta forte sull’ammodernamento e sullo sviluppo delle infrastrutture A cura della redazione

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uasi 3 miliardi di investimenti industriali e finanziari previsti entro il 2021. È l’ambizioso progetto del Gruppo Hera – una delle principali multiutility italiane con sede a Bologna e oltre 4 milioni di cittadini serviti – che ha presentato nei primi giorni del 2018 il suo piano industriale fino al 2021. Al di là dei meri dati finanziari, tutti in crescita – dal rapporto tra posizione finanziaria netta/MOL agli utili per azione, dal dividendo al margine operativo lordo – il Gruppo ha deciso di sviluppare il proprio business anche con un bilanciato mix tra crescita organica e acquisizioni. Le parole d’ordine sono economia circolare, customer experience e Utility 4.0: il 70% degli investimenti previsti dal piano industriale sarà assorbito dalla filiera reti e destinato alla riconferma delle concessioni nella distribuzione di gas e a importanti interventi di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture. Inoltre, la crescente diffusione della digitalizzazione consentirà di realizzare

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IL PRESIDENTE DEL GRUPPO HERA TOMASO TOMMASI DI VIGNANO E L’AMMINISTRATORE DELEGATO STEFANO VENIER

infrastrutture “intelligenti” per la gestione dei di Hera si tradurrà in una minore produzione processi e la raccolta e analisi dei dati. Proprio di anidride carbonica pari all’eliminazione di in ambito energetico, Hera attende un signifi810 auto a gasolio dalle strade. cativo aumento della marginalità. Un obiettivo A proposito di collaborazioni con la PA, inveche la società intende raggiungere attraverso ce, un chiaro esempio proviene dall’accordo lo sviluppo organico della propria base clienti, siglato con il Comune di Modena del valore di cogliendo le opportunità offerte dal mercacirca 63 milioni di euro per nove anni, per la to, ma anche grazie all’esperienza maturata fornitura di energia termica ed elettrica e la nell’ambito dell’efficienza energetica, da metmanutenzione di impianti per oltre 200 edifici tere a frutto sia al proprio interno sia con sogpubblici. Tutti questi interventi permetterangetti terzi (pubbliche amministrazioni, condono di ridurre i consumi del 26%, paragonabile mini, imprese partner). al fabbisogno energetico di circa 850 famiVa proprio in questa glie, tagliando anche direzione il recente GLI INTERVENTI DI EFFICIENTAMENTO DI le emissioni di CO2 di 200 EDIFICI DEL COMUNE DI MODENA accordo annunciato 1.650 tonnellate. Un PORTERANNO MENO EMISSIONI PER 1650 con la società Bio-on, accordo innovativo anTONNELLATE DI CO2 E -26% DI CONSUMI che garantisce enerche per le modalità di gia elettrica pulita all’impianto di produzione assegnazionedell’appalto mediante la formula delle bioplastiche di tipo PHAs. Grazie a un dell’Energy performance contract, che ha perinvestimento di 2,4 milioni, l’energia fornita messo all’Amministrazione di programmare dal Gruppo Hera sarà di tre tipi: quella elettrinel brevissimo termine interventi di efficienca prodotta e autoconsumata; quella termica tamento fondamentali e altrimenti difficili sotto forma di vapore; quella frigorifera. Il da sostenere sul piano economico. In base al progetto prevede la realizzazione dell’intero contratto, infatti, il gestore ha l’obbligo di effetpolo tecnologico-energetico composto da un tuare investimenti in efficienza energetica per impianto di trigenerazione con una potenza raggiungere dei target di risparmio minimo. di 1 MW elettrico, due caldaie a vapore, due Se questi vengono superati, il maggior rispargruppi frigo industriali ad alta efficienza e un mio viene diviso in parti uguali tra il Comune e impianto di trattamento dell’acqua. Dal punto il gestore; in caso contrario, i maggiori consudi vista dell’impatto ambientale, l’intervento mi rimangono invece a carico del solo gestore.



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WORKSHOP ENERGIA/1 BUSINESS

L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI CESI MATTEO CODAZZI

Emissioni, l’Italia (stranamente) è meglio dei tedeschi Nonostante una strategia energetica che punta forte sulle rinnovabili, la Germania ha visto aumentare le sue emissioni tra il 2015 e il 2016, mentre il nostro paese ha effettuato un drastico taglio e punta al -39%

metà delle quali alimentate da lignite, carbone ad altissime emissioni. L’Italia è stata più lenta nella definizione della propria strategia energetica, elaborata per la prima volta nel 2013, ma, oggi, è sicuramente più virtuosa nella riduzione della CO2. La strategia italiana si basa su un mix di produzione composto sia da impianti a gas di ultima generazione sia da una quota di energie rinnovabili, pari al 40% della produzione elettrica nazionale. Questo mix permette di avere emissioni inferiori di più del 20% rispetto a quelle tedesche. Sempre in questa direzione, la nuova strategia energetica nazionale, pubblicata alla fine del 2017, si muove verso il taglio, entro il 2030, del 39% delle emissioni, rispetto ai livelli del 1990.

Un tema all’ordine del giorno è quello della mobilità sostenibile: come migliorare le prestazioni delle batterie per i veicoli elettrici? di Marco Scotti Nel 2025 saranno circa 3,5 milioni i OLTRE 40 PAESI NEL MONDO E UNA RETE energetico, attraverso l’utilizzo sempre veicoli ibridi ed elettrici in Italia. Questo DI 1.000 PROFESSIONISTI SPARSI IN TUTTO maggiore delle risorse rinnovabili. Le due è quanto emerge dal rapporto “Mobilità IL MONDO: È CESI, azienda italiana leader strategie nascono e si sviluppano, però, in Sostenibile: soluzioni energetiche, tecnologie mondiale, da oltre mezzo secolo, nella due realtà molto diverse. L’“Energiewende”, e opportunità di business”, realizzato da progettazione, testing e consulenza per il la strategia tedesca, nasce nel 2000 e ha Assolombarda insieme a CESI. Seguendo i settore energetico. I suoi principali clienti come obiettivo il passaggio da un’economia risultati del nostro studio, la via della completa sono utility elettriche, governi, operatori della basata sui combustibili fossili e il nucleare a elettrificazione è un processo pressoché rete di trasmissione, produttori internazionali una imperniata sulle risorse rinnovabili. Nel inarrestabile che garantirà la maggiore di componenti elettrici ed elettronici e 2016, la penetrazione diminuzione delle autorità regolatorie. L’amministratore di risorse rinnovabili NEL 2025 SARANNO CIRCA 3,5 MILIONI I emissioni globali VEICOLI IBRIDI ED ELETTRICI IN ITALIA. delegato Matteo Codazzi ci spiega il futuro in Germania ha di CO2. Il problema MA RIMANGONO PROBLEMI: DURATA del settore in Italia, confrontandolo con la raggiunto il 29% di durata delle DELLE BATTERIE E RICARICA Germania, altro mercato chiave dell’azienda della produzione di batterie nelle vetture che sta progettando di espandersi anche in energia elettrica totale mentre i prezzi delle elettriche, è risolvibile fondamentalmente Arabia Saudita. tecnologie eoliche e fotovoltaiche sono scesi a attraverso due approcci. Il primo, tecnologico, «La strategia energetica tedesca – racconta valori record. Le emissioni totali, però, sono che sta registrando enormi miglioramenti Codazzi – e quella italiana hanno l’obiettivo aumentate dello 0,8%, tra il 2015 e il 2016. nelle performance del sistema batteriacomune di raggiungere una significativa Questo perché oltre il 40% dell’elettricità auto. Il secondo, infrastrutturale, dotando riduzione delle emissioni di CO2, nel settore tedesca è prodotta da centrali a carbone, la il Paese di una diffusa ed efficiente rete di

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ENTRO IL 2020 SI STIMA CHE 25 MLD DI OGGETTI DI USO QUOTIDIANO SARANNO CONNESSI A INTERNET NELLO STESSO ISTANTE ricarica, costituita da un giusto mix di punti di ricarica veloci (pubblici) e lenti (domestici), opportunamente localizzati.

Esiste una relazione tra Industria 4.0 ed energia? La sinergia è profonda. Dopo l’ICT, anche il settore elettrico è stato investito dall’innovazione che caratterizza la quarta rivoluzione industriale.
Il World Economic Forum stima, dal 2016 al 2025, un mercato da 1,3 trilioni di dollari lungo la filiera dell’innovazione energetica. In questo ambito, sono importanti, ad esempio, le opportunità di innovazione che i sistemi di Big Data Analytics e sensoristica avanzata offrono alla produzione di energia, sia tradizionale che rinnovabile. Tali sistemi, in particolare, rendono possibile la gestione flessibile del parco centrali, attraverso l’analisi dei dati sul funzionamento degli impianti, con benefici in termini sia di maggiore competitività sia di gestione intelligente della loro manutenzione. A oggi, per fare un esempio concreto, sono oltre un centinaio le centrali in Italia dotate di sistemi di controllo, sviluppati da CESI, che consentono il monitoraggio remoto dello stato di salute degli impianti.

A questi strumenti vanno aggiunti i nuovi contatori, che si fondano sull’IoT… Nei prossimi anni vedremo sempre più il diffondersi di tecnologie come l’Internet of Things. Entro il 2020, si stima che 25 miliardi di oggetti di uso quotidiano, quali, tra gli altri, il termostato, il frigorifero, i condizionatori d’aria o le pompe di calore, saranno contemporaneamente connessi sia alla rete elettrica che a internet.
L’Italia ha competenze avanzate nella digitalizzazione della rete, in particolare attraverso lo sviluppo del contatore intelligente di Enel, un’eccellenza a livello mondiale. CESI è impegnato fin dall’inizio nello studio e nel testing dei contatori intelligenti, sia in Italia che all’estero. Proprio in questi giorni, stiamo lavorando sulla prossima evoluzione del contatore: la versione 2.0 (o 2G). IL WORLD ECONOMIC FORUM STIMA UN MERCATO DA 1,3 TRILIONI DI DOLLARI TRA IL 2016 E IL 2025 PER LA FILIERA DELL’INNOVAZIONE ENERGETICA

Stiamo anche assistendo alla trasformazione del cliente che da semplice utilizzatore diventa “prosumer”, produttore e consumatore insieme. La rivoluzione elettrica comporta la creazione di una nuova architettura composta da una moltitudine di dispositivi connessi alla rete: dalle vetture elettriche, ai termostati intelligenti fino ai piccoli impianti di generazione distribuita. In tal senso, non è un’utopia, ma già un’ipotesi realistica, pensare a comunità di utenti che scambiano e gestiscono in maniera autonoma, intelligente e sostenibile la propria energia grazie sia a nuove architetture di rete che ai nuovi strumenti offerti dalle piattaforme informatiche più avanzate.

Infine, uno sguardo al futuro di CESI. Per supportare il nuovo paradigma di sviluppo, l’interesse di CESI si focalizzerà ancora di più sulle fonti rinnovabili, le reti intelligenti, le tecnologie di analytics, la sicurezza informatica e le grandi linee elettriche di interconnessione. Le attività di prova e certificazione si orienteranno sempre più verso il futuro, in particolare attraverso lo studio e il testing della nuova componentistica. A tale proposito, mi preme menzionare due progetti in corso che ci proiettano già verso il futuro, in due paesi cardine per l’economia mondiale: Arabia Saudita e Germania.
 A Riad, lo scorso ottobre, abbiamo firmato un protocollo d’intesa insieme al GCC Electrical Testing Laboratory, per la costituzione di una joint venture trentennale con l’obiettivo di realizzare e gestire, a Dammam, il maggiore laboratorio di testing del golfo persico. In Germania, invece, CESI è stata selezionata per la qualifica e la prova dei sistemi di cavi di trasmissione che comporranno i tre corridoi HVDC di interconnessione che collegheranno il potenziale eolico del mare del nord alle grandi città e ai vasti complessi industriali della Ruhr e della Baviera, uno dei progetti cardine della cosiddetta “energiewende”.

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WORKSHO ENERGIA/2 MOBILITY ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE La mobilità elettrica è la nuova frontiera dell’automotive. C’è chi è pronto a scommettere che nel giro di pochi anni arriverà a rappresentare il 50 per cento delle vendite e chi si mostra più prudente. Quello che è certo è che nessun brand può permettersi di non avere offerte in tal senso, né nel settore retail che nei trasporti, dove si iniziano a usare mezzi elettrici sia per i camion che per le navi.

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FCA PUNTA SU JEEP IL COO EMEA ALTAVILLA SPIEGA LE STRATEGIE DEL BRAND

80 TRASPORTI GREEN NUOVE FORME DI LOGISTICA A BASSO IMPATTO ESISTONO

E-CAR, LA SCOSSA CHE SERVIVA ALL’INDUSTRIA DELL’AUTO Comunque la si voglia vedere, non c’è brand che nei prossimi anni non punterà su una serie di modelli alimentati interamente con l’elettricità, considerata la fonte del futuro che piace alla clientela di Franco Oppedisano

È

bipolare, ma non si tratta di una psicosi. ceo di Fiat Chrysler, ha detto recentemente O forse sì. Al salone dell’auto di Ginevra che i veicoli a batteria rappresenteranno da una parte ci sono le supercar da sogno, oltre il 50% del mercato nel 2025. Finora è auto premium e utilitarie tirate a lucido che quello che l’ha sparata più grossa. Morgan vedremo presto sulle nostre strade. Dall’alStanley li vede al 51% nel 2040, Alixpartner tra i veicoli che vanno a batteria. Le prime stima la vendita di un veicolo esclusivamenrappresentano oltre il 96% del mercato in te elettrico su cinque nel 2030, esattamenItalia, in Europa e nel te quando, secondo mondo. Le seconde MARCHIONNE SOSTIENE CHE OLTRE IL 50% Boston Consulting, continuano a fare DEL MERCATO SARÀ A BATTERIA NEL 2025 occuperanno il 14% numeri ridicoli. Ma ALTRI SONO PIÙ PRUDENTI, MA A GINEVRA del mercato globale. SONO STATI PRESENTATI MOLTI MODELLI negli stand tra gli adChi ha ragione? Non detti ai lavori si parla quasi soltanto di queimporta. In ogni caso non c’è costruttore, ste ultime. E Ginevra è l’occasione migliore società di consulenza o analista che non facper annunciare l’uscita di un’innumerevole cia proiezioni più che ottimistiche. sfilza di modelli elettrici nei prossimi anni, Per questo il salone è schizofrenico: le case per sottolineare investimenti miliardari nel presentano sport utility vehicle - medi, piccomparto e per lanciarsi in previsioni di coli, grandi, diesel e benzina, non conta, vendita impressionanti. Sergio Marchionne, purché siano suv - con i quali quadreranno i

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WORKSHOP ENERGIA/1 MOBILITY La nuova Smart Electric Drive, una delle vetture alimentate interamente con l’elettricità

L’ELETTRICO IN ITALIA 1925 le auto elettriche vendute in Italia nel 2017 66770 le auto ibride vendute in Italia nel 2017 0,1% quota di mercato auto elettriche vendute nel 2017 in Italia 3,4% quota di mercato auto ibride vendute nel 2017 in Italia 501.798 auto elettriche che circolano in Europa 51% quota delle auto elettriche vendute nel mondo nel 2040 per Morgan Stanley 9 MILA EURO incentivi acquisto auto elettriche in NORVEGIA ZERO incentivi all’acquisto in ITALIA conti economici dei prossimi anni e intanto pensano all’elettrico, l’unico modo per rimanere in linea di galleggiamento dal 2021 in poi. Accanto alla nuova Bmw X4 si vede la Hyundai Kona, il primo suv elettrico del costruttore coreano. E a fare da contraltare alla Porsche 911GT3 Rs, alla Ferrari 488 Sport Specialist Series, o alla McLaren dedicata ad Ayrton Senna (che tanto non potrete mai comprare perché l’ultimo esemplare disponibile è stato battuto all’asta per 2,7 milioni di euro), trovate la prima versione plug in della Bentley Bentayga, un suv da 217 mila euro, accessori esclusi, già nella versione a benzina, la Rimac, una supercar elettrica da mille cavalli di un nuovo marchio croato, e l’Icona, un’auto di un’azienda italiana che viene definita “un manifesto della mobilità del futuro”. Ma anche la nuova monoposto pensata per la Formula E, per non parlare della Venere della neonata cinese Lvchi, che ha in programma di costruire a Torino una berlina di lusso con pacco batteria agli ioni di Litio da 100 KWh. L’avete notato? Sono (quasi) tutti perfetti sconosciuti che entrano in un mercato fino a qualche tempo fa inav-

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vicinabile e che ora grazie alla semplicità di costruzione del motore elettrico e della scomparsa di molte delle parti meccaniche necessarie per realizzare una vettura a gasolio o a benzina cercano il loro spazio. Ma chi le comprerà? La risposta è: nessuno. O quasi. E questo vale anche per tutte le altre auto elettriche o ibride, anche per quelle di marchi più noti e con prezzi decisamente

più abbordabili. I numeri, mai come questa volta, sono impietosi. In Italia nel 2017 sono state immatricolate 1.925 auto elettriche su un totale di 1,85 milioni con una quota di mercato dello 0,1%. Il modello più venduto è la Nissan Leaf con 474 vetture (molte meno di quante abbiano venduto Bmw, Porsche o Mercedes con le loro vetture top di gamma da oltre centomila euro). Va un po’ meglio per le vetture ibride che hanno registrato 66.770 immatricolazione. Il tasso di crescita in questo caso è del 71%, ma la quota di mercato non supera il 3,4%. Questo dato, poi, è merito soprattutto di Toyota che ha spinto molto questi prodotti dal punto di vista commerciale. Infatti, sono del marchio giapponese 52.264 auto ibride vendute su 66.770 (78%). In

L’AUTO CHE LEGGE NELLA MENTE DEL GUIDATORE Liberi di non crederci, ma Nissan ha presentato un progetto di ricerca che permetterà all’auto di leggere il pensiero del conducente, interpretando i segnali elettrici emessi dal cervello. La parola d’ordine è prevedere: non appena il conducente si appresta a compiere un movimento (per esempio, girare il volante o premere il pedale del freno), la tecnologia

rileva il segnale emesso dal cervello e i sistemi di assistenza alla guida intervengono con un anticipo di 0,2-0,5 secondi sull’essere umano. «Quando si parla di guida autonoma, quasi tutti pensano a un futuro in cui gli esseri umani delegano il controllo ai veicoli», ha spiegato Daniele Schillaci, executive vice president di Nissan. «Invece la tecnologia

B2V va esattamente nella direzione opposta, perché sfrutta i segnali del nostro cervello per rendere la guida ancora più emozionante e godibile». La tecnologia B2V è unica: il conducente indossa un dispositivo che misura l’attività delle onde cerebrali che vengono analizzate dai sistemi autonomi per guidare e modificare la configurazione di guida.


LA MACCHINA CHE VOLA Quante volte bloccati in auto sull’autostrada dietro una coda infinita avete sognato di volare via? Ora potreste farlo davvero. Certo, non è economica, perché costa almeno 299 mila euro, ma la prima auto-elicottero che rispetta tutte le normative europee e americane ha fatto la sua prima apparizione al Salone di Ginevra. L’ha creata un’azienda olandese, la Pal-V, e si chiama Liberty. Ha tre ruote, un rotore retrattile sul tettuccio e un’elica. È lunga quattro metri e larga due. Ha due motori Rotax, uno da 100 cavalli per la strada che le fa toccare i 160 chilometri all’ora, e uno di potenza doppia per volare fino a una velocità di 180 chilometri all’ora a una quota massima di 3.500 metri. Per avere uno dei 90 esemplari che verranno consegnati entro il 2018, da scegliere tra la versione Sport a 299mila dollari e la Pioneer Edition da 499mila, si dovrà versare un congruo anticipo.A dire il vero qualche difetto Liberty ce l’ha. Gli servono cinque-dieci minuti per trasformarsi e soprattutto ha bisogno di uno spazio vuoto attorno a sé di 100200 metri per spiccare il volo.

Europa le cose non vanno meglio. Le cifre continentali mischiano un po’ le carte sommando le ibride plug in alle elettriche e, in questo modo, le vendite totali nel 2017 arrivano a 216 mila che si vanno sommare alle 460 mila ibride. Ma la sostanza poi cambia: anche in Europa le auto a batteria di qualsiasi tipo rappresentano il 4,4% del mercato dell’auto. Eppure la spinta è incontenibile. «Dal 2025 i modelli elettrificati rappresenteranno dal 15 al 20% delle nostre vendite» spiega

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Sergio Solero, presidente di Bmw Italia «e giunge Jaguar Land Rover, che solamente avremo 25 modelli di questo tipo nella gamperché vende meno di 300.000 vetture ha ma, di cui 12 completamente elettrici». Ed è limiti più alti. Non se ne esce: le emissioni solo un esempio dell’impegno dell’industria di Co2 sono direttamente proporzionali perché l’Unione europea, i governanti cinesi ai consumi di carburante e questo limite e, in misura minore e indiretta, le autorità corrisponde a 3,99 litri per 100 chilometri americane, hanno deciso per tutti. Forse per nelle auto a benzina e 3,42 litri per 100 chila prima volta nella storia hanno imposto, lometri nelle auto a gasolio. Sono limiti che, con diversi gradi di durezza, un prodotto semplicemente, non si possono raggiungere che a ben vedere non è neanche una solusenza che nella gamma ci siano un buona zione salvifica per l’ambiente perché ancora fetta di auto elettriche che non emettendo sono sul tappeto i problemi legati all’apCO2 dai tubi di scappamento contribuiscaprovvigionamento di metalli rari, quello no ad abbassare la media. Con buona pace dello smaltimento delle batterie e della quadei consumatori sempre più interessati, ma lità della produzione ancora tiepidi. Avere DAL 2025 I MODELLI ELETTRIFICATI di energia elettrica. un’auto elettrica siRAPPRESENTERANNO DAL 15 AL 20% Ma tant’è: in Europa gnifica, ancora oggi, DELLE VENDITE DI BMW ITALIA CON 12 dall’inizio del 2021 avere un garage o un MODELLI TOTALMENTE ELETTRICI nessun costruttoposto dove ricaricare re potrà vendere vetture se la media delle l’auto, significa essere disposti ad aspettaemissioni della gamma commercializzata re al minimo un’ora per fare rifornimento sarà superiore ai 95 grammi al chilometro. di energia e usare l’auto quasi solo in città. E le multe per chi trasgredisce non sono Certo, entro un paio di anni ci saranno batnoccioline: 95 euro per grammo emesso terie già potenti e più veloci da ricaricare. in più per ogni auto venduta. La società di E le centraline di ricarica saranno più diffuconsulenza PA Consulting ha già fatto i conse. Ma ancora adesso i compromessi a cui ti e il gruppo Volkswagen dovrebbe pagare l’automobilista deve sottostare non sono 1,36 miliardi di euro l’anno (più o meno indifferenti. «Stiamo lavorando per ridurre l’utile operativo di un trimestre), Fca 950 a zero le scocciature» spiega Lucio Tropea, milioni e Psa 786 milioni. Tutti i costruttori direttore vendite di Smart, il primo marchio sarebbero costretti a pagare, tranne Volvo, ad aver deciso di passare definitivamente Toyota (la regina degli ibridi), e il gruppo all’elettrico (dal settembre 2019) «offrendo Renault Nissan (che produce le due best prezzi allineati, parcheggi sicuri, ricariche a seller del settore, Leaf e Zoe), ai quali si agcasa e fuori. Stiamo facendo da apripista».

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WORKSHOP ENERGIA/1 MOBILITY

«ÈJeep il brand globale di Fca, e sarà protagonista nel 2018» Intervista con Alfredo Altavilla, Coo di Fca nell’area Emea: «Jeep e Alfa Romeo sono diventati “oggetti del desiderio” anche per le aziende. E il gruppo a giugno presenterà un forte piano industriale quadriennale». di Giordano Fatali IL MONDO DELL’AUTO EVOLVE RAPIDAMENTE E GUARDA A TEMATICHE CRUCIALI COME LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI, LA GUIDA AUTONOMA, LA CONNETTIVITÀ, LE PIATTAFORME CONDIVISE. QUAL È LO STATO DELL’ARTE IN FCA (FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES)? ECONOMY LO HA CHIESTO AD ALFREDO ALTAVILLA, CHE IN FCA È CHIEF OPERATING OFFICER (IN ITALIANO SI DIREBBE “DIRETTORE GENERALE”) PER L’AREA EMEA (EUROPA, MEDIO ORIENTE E AFRICA).

Fca guarda con grande attenzione a questi temi ed è già attiva su questi fronti. In termini di emissioni è importante notare come non esista un percorso unico per raggiungere le indicazioni dell’Unione Europea in relazione al target 2020. Stiamo lavorando su tutte le tecnologie attualmente disponibili: Elettrico, Ibrido, Ibrido Plug-in, Ibrido 48 Volt e Metano. Un lavoro meticoloso su un ventaglio di soluzioni, ciascuna contribuirà raggiungimento del target normativo previsto. Attualmente abbiamo un’eccellenza italiana, che tutto il GIORDANO FATALI, FONDATORE E PRESIDENTE DI HRC GROUP

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ALFREDO ALTAVILLA, COO DI FCA PER L’AREA EMEA

Giulia e Stelvio. Lo stato dell’arte della sportimondo ci riconosce: il metano. Abbiamo siglavità associata al Premium. Questa piattaforma to un accordo con Snam e le Istituzioni Nazioè stata sviluppata per diverse future applicanali per l’aumento dei punti di rifornimento zioni, e garantisce prestazioni di alto livello, in modo da dare una spinta significativa per come dimostrano le notevoli capacità dinamii clienti che cercano questa alimentazione. Al che di Giulia e Stelvio. contempo, stiamo guardando a tutte le altre tecnologie: negli Stati Uniti abbiamo introdotMa lei come vede l’evoluzione dell’auto nei to la tecnologia ibrida sulla Chrysler Pacifica; prossimi anni? al recente Salone di Los Angeles abbiamo preÈ in corso un intenso sentato la nuova Jeep STIAMO LAVORANDO SU TUTTE processo di evoluzione Wrangler, dotata di LE TECNOLOGIE ATTUALMENTE dell’automobile, che tecnologie innovative, DISPONIBILI: ELETTRICO, IBRIDO, IBRIDO passa per le alimentra cui un sistema ibriPLUG-IN, IBRIDO 48 VOLT E METANO tazioni alternative, la do. A giugno presenguida autonoma, la mobilità integrata, e tanto teremo il nuovo piano industriale, chiarendo altro. A volte si rischia di essere particolarmencome tutte queste nuove tecnologie troverante visionari con soluzioni estremamente lontano applicazione sui nuovi prodotti. In questo ne nel tempo. E a volte si rischia di inseguire un quadro si colloca anche la collaborazione cambiamento tecnologico che non è richiesto avviata con Bmw, Intel e Mobileye per svilupdal cliente ma solo dalla regolamentazione e pare una piattaforma per la guida autonoma come tale trasparente per l’utilizzatore finale a all’avanguardia tecnologica. Recentemente livello di prezzo. abbiamo finalizzato negli Stati Uniti il terzo Chi guida il cambiamento è il mercato, le richieaccordo nel giro di due anni per la fornitura di ste dei clienti, attraverso logiche, a volte, forse migliaia di Chrysler Pacifica Hybrid a Waymo, elaborate. la divisione di auto autonome di Google, per il Sono certo che quando il mercato inizierà a lancio del suo servizio di taxi senza guidatore. dare segnali concreti di un cambiamento imParlando di piattaforme condivise, abbiamo minente con una domanda particolarmente una dimostrazione di grande prestigio, la piatsostenuta, Fca sarà pronta ad andare incontro taforma che abbiamo denominato Giorgio, a tutte le nuove richieste dei clienti. che è alla base dei nostri gioielli Alfa Romeo,


SIAMO PRONTI AD ANDARE INCONTRO ALLE ESIGENZE DEI CLIENTI SU TUTTI I FRONTI EVOLUTIVI DELL’AUTOMOBILE Fca è stata pioniera nelle vendite on line con l’accordo con Amazon. Quali i risultati? E i concessionari cosa ne pensano? Siamo partiti a fine 2016 in Italia con un progetto pilota che già all’esordio ha generato grande curiosità. I dati sono stati estremamente positivi, per questo abbiamo deciso di prolungarlo e di allargare l’offerta sia in termini di prodotto e sia per quanto riguarda l’offerta finanziaria, infatti abbiamo introdotto il Be-Free, la prima formula di noleggio per privati, un successo sul mercato, che permette di utilizzare la vettura senza intaccare il proprio patrimonio personale. Il modello che ha riscosso maggiore successo è stata 500. Era anche immaginabile considerando che il cliente 500 è “sempre il primo in ogni cosa” e ha “grande curiosità per le novità”. I concessionari hanno accolto questa novità con grande interesse. Siamo partiti da un dato: del 50% degli italiani che si è dichiarato disponibile a comprare un’automobile online, il 97% ha chiesto comunque di poter ritirare l’auto in concessionaria. Per questo, la partnership con Amazon.it è stata una vera e propria triangolazione, FCA-Amazon-Concessionario, senza la disintermediazione dei dealers. Abbiamo dato loro la possibilità di lavorare con una nuova tipologia di clienti che probabilmente non sarebbe entrata in concessionaria.

Per il 2018 FCA continuerà nella sua attività di ampliamento puntando su Jeep? Il 2018 sarà un anno fondamentale per lo sviluppo di Jeep, il Brand più globale di FCA.Con Jeep i nostri valori vivono nei nostri prodotti, Jeep è molto di più che la somma dei modelli che portano il suo logo, i clienti sono legati al marchio “emotivamente”. Jeep è nata dall’idea di “dare libertà” e questa ispirazione è contenuta nella nostra “promessa di prodotto”: andare ovunque e fare qualsiasi cosa. Sulla base della forza del Brand e di un prodotto di livello mondiale, stiamo costruendo la nostra presenza globale. Si tratta di un’evoluzione culturale che coinvolge i clienti, i dealer e noi stessi di Fca, che ci deve portare a sfruttare al massimo le capacità potenziali di questo marchio. Lo scorso anno abbiamo fatto passi avanti sul nostro percorso di crescita. In Europa, con oltre 108 mila immatricolazioni, Jeep ha fatto registrare la sua miglior performance di sempre, battendo il proprio record di vendita per il quarto anno consecutivo, e superando ancora una volta la soglia delle 100 mila unità, con una crescita a due cifre in molti mercati e il record assoluto di vendite in Italia, Francia, Spagna, Polonia e Austria. Ciò nonostante, non possiamo ritenerci soddisfatti perché i

traguardi a cui puntare con Jeep sono e devono essere molto più ambiziosi. Jeep è il primo costruttore di Suv full liner e come tale destinato a performare molto meglio del mercato. Il 2018 sarà il primo anno pieno di Compass, l’auto con cui Jeep è rientrata nel segmento Suv in più rapida crescita in Europa facendo di questo modello il secondo veicolo Jeep più venduto. Ad esempio, in Italia, Compass con oltre 32 mila ordini è partita in maniera molto veloce, e questa sarà la base per la nostra crescita nel 2018, dove abbiamo in cantiere molte novità e molti nuovi prodotti. Siamo partiti in questi giorni con un restyling di Renegade, il modello che ha dato la spinta decisiva all’espansione di Jeep al di fuori del territorio americano. A marzo presenteremo in Europa il nuovo Grand Cherokee Trackhawk, un veicolo in grado di offrire potenza, accelerazione ed handling straordinari. Stiamo parlando di 289 km/h di velocità massima e di 3,7 secondi di accelerazione 0-100. Il rinnovamento di gamma proseguirà con il nuovo Cherokee, che si presenta con un design nuovo, autentico e ancora più Premium, insieme a powertrain ancora più efficienti. Ma il 2018 è un anno chiave anche per il nostro modello più “iconico”: Wrangler. Rinnovare Wrangler significa

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WORKSHOP ENERGIA/1 MOBILITY Accanto, la Jeep Wrangler; nella pagina precedente, la Jeep Compass: sono due dei modelli di punta del grande marchio globale di Fca

aggiungere valore senza alterare le caratteristiche e la personalità di un mito. E questo non è certo un compito facile. Ogni singola caratteristica è stata migliorata per dare qualcosa in più rispetto alla generazione attuale, ma rimanendo sempre fedeli allo spirito del modello. L’appuntamento è al prossimo Salone di Ginevra per ammirare da vicino questi due nuovi modelli Jeep.

Per le aziende Jeep e Alfa Romeo e sono diventati “oggetti del desiderio”. Quanto conta per voi il mercato business? Condivido l’espressione “oggetto del desiderio”. Al lancio della Giulia si è verificato un fenomeno straordinario, merito sia del prodotto sia della squadra. In poco più di 3 mesi dal lancio questa vettura è entrata in tutte le car list delle aziende medio grandi in Italia, parliamo di oltre 600 aziende. Generalmente ci vogliono oltre 6 mesi solo per iniziare ad entrare in queste realtà, ma con Alfa Romeo sono state le stesse aziende a cercarci. E lo stesso si è ripetuto con Stelvio e con Jeep Compass. L’elemento centrale resta il test drive. Garantire la possibilità di guidare i modelli Alfa Romeo e Jeep facendo vivere in prima persona ai clienti tutte le caratteristiche dinamiche e qualitative del prodotto è il fulcro della nostra strategia. Inoltre sul mercato Flotte siamo particolarmente attivi con una serie di attività che hanno raccolto ottimi risultati, ad esempio: il Privilege Program che offre agevolazioni esclusive ai dipendenti delle aziende partner di Fca; l’Fca Drivers Club che premia tutti i clienti busi-

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tà commerciali per i Concessionari. Stiamo sviluppando modelli per sfruttare ancora di più gli aspetti positivi dell’essere Banca, senza dimenticare la “mission”: supportare le vendite della Rete e di Fca. Per questo uno degli elementi di maggior importanza è Leasys, la nostra società di noleggio a lungo termine, che si sta facendo strada nel settore della mobilità tra le aziende ness che scelgono la formula del noleggio a lune tra i clienti privati. Per Leasys, lo scorso anno go termine firmata Fca; i Business Days che sono è stato caratterizzato da due importanti eventi: il miglior momento dell’anno per acquistare una l’apertura in 5 mercati europei a cui seguiranno vettura del Gruppo; e poi il Bonus Impresa introaltri, e il lancio di prodotti innovativi come “Be dotto a fine anno, ovvero un budget di 10 milioni Free”, che ha aperto la formula del noleggio a di euro disponibile su un portale pubblico a cui i lungo termine ai Clienti privati e che è stato il clienti business hanno potuto attingere per avenostro cavallo di battaglia, insieme alla sua evore condizioni d’acquisto particolarmente straorluzione “Be Free Pro”, dedicato a liberi professiodinarie, queste ultime due operazioni ci hanno nisti e Partite Iva e a “Leasys Unlimited” il primo portato a raggiungere performance superiori al “contratto ad abbonamento” a una autovettura 50% delle consueta media mensile. lanciato sul mercato, con Jeep Compass. Questi nuovi prodotti, contraddistinti dall’innovazione Quale è il ruolo di Fca Bank in questo articodei contenuti e la flessibilità delle soluzioni, hanlato scenario? no generato 9mila contratti, e la Rete di ConcesFca Bank si è sviluppata con l’obiettivo di accomsionari ha registrato rispetto all’anno precedenpagnare i fabbisogni fite un incremento dei IN POCO PIÙ DI 3 MESI DAL LANCIO nanziari della Rete per volumi di noleggio pari LA GIULIA È ENTRATA IN TUTTE LE CAR sostenere l’incremento al 60%. LIST DELLE AZIENDE MEDIO GRANDI dei volumi accrescendo IN ITALIA, CIOE’ DI OLTRE 600 AZIENDE le leve del business. I riÈ stato detto ufficialsultati dello scorso anno sono stati soddisfacenti mente che il 2018 sarà l’ultimo di Fca a guigrazie all’ottima collaborazione che c’è stata da Sergio Marchionne. Quali gli obiettivi del tra i Concessionari, i diversi Brand e Fca Bank. Gruppo? L’obiettivo è raggiungere risultati ancora più siSiamo estremamente concentrati sulla realizgnificativi nel 2018, con una serie di novità che zazione del piano industriale che termina nel riguarderanno sia nuovi prodotti finanziari sia 2018. Per noi rappresenta la priorità. Dal 2014, innovazioni nel processo di vendita. Il 2018 sarà quando è stato presentato il piano, ad oggi, ogni caratterizzato da una rivoluzione digitale di tutti anno abbiamo raggiunto gli obiettivi, e quest’ani processi di vendita che porterà ad incrementano rappresenta un momento cruciale sul quale re la competitività dei nostri livelli di servizio e siamo tutti focalizzati. Stiamo già preparando il ad ampliare il numero dei clienti. Avremo anche futuro, a giugno con la presentazione del nuovo un’attenzione particolare per coloro che sono piano industriale quadriennale, descriveremo interessati a prodotti di taglio più bancario, semla nuova offensiva di prodotti che chiarirà, se è pre con l’obiettivo di creare maggiori opportuniancora necessario, la nostra forza.



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WORKSHOP ENERGIA/1 MOBILITY La nave va sul letto di bolle e in banchina funziona a pile Grimaldi Group ha commissionato i primi esemplari di una nuova serie ro-ro che non bruciano carburante in porto e consumano la metà a parità di carico di Angelo Curiosi

È

immaginabile una nave da carico, con una stazza di 60 o 70 mila tonnellate, che produca emissioni zero mentre, ormeggiata in porto, carica e scarica merci? Non solo è immaginabile, ma è realtà. E’ la nuova generazione di navi “roro” (roll-on, rolloff: quei giganti del mare nei quali le merci entrano ed escono sulle ruote dei semirimorchi, passando sia da poppa e talvolta anche da prua) in versione Hybrid. Stanno per entrare in servizio e sono un concentrato di tecnologia, in parte già brevettata in parte in attesa di brevetto, che costituisce una punta avanzata dello shipping mondiale ed è firmata da Grimaldi Lines, che si è avvalsa della collaborazione del gruppo Knud E.Hansen, attivo nella progettazione navale dal 1937. «Il nostro obiettivo è la riduzione delle emissioni e il risparmio di carburante», spiega Manuel Grimaldi, amministratore delegato di Grimaldi Group, «con queste navi riduciamo il consumo di circa il 50%. Diciamo che trasportiamo 500 camion bruciando lo stesso carburante che serve, con le navi tradizionali, per trasportarne 200». I nuovi roro hanno una caratteristica essenziale per la qualità della vita nelle città di mare: durante la sosta in porto, per una durata di otto ore, riescono a far funzionare tutte

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le attività di bordo, comprese quelle legate al carico e scarico delle merci, con la sola energia elettrica accumulata nelle batterie di bordo e senza dover ricorrere ai motori termici. Batterie dalla potenza di 5000 kilowattora, praticamente corrispondenti a quelle che equipaggiano 90 vetture Tesla. Addio fuma-

ioli sormontati dal filo di gas nerastro, addio puzza di gasolio. Tutto gira assolutamente a zero emissioni. Ma come fa, la nave, ad accumulare tanta energia in navigazione? Dove la prende? Deve ricaricarsi alla presa elettrica mentre è in porto? O bruciare più carburante in alto mare per ricaricare le batterie?

solo una questione di tempo: pure il trasporto pesante su gomma diventerà elettrico. Anche se non è ancora chiaro che tipo di tecnologia verrà utilizzata. Sono già in funzione la prime due autostrade elettriche in cui camion ibridi, esattamente come fanno i tram o i filobus, viaggiano appoggiando dei pantografi sui fili che corrono sopra la corsia. Ci sono 22 chilometri sperimentali tra la città svedese di Gavle e la capitale norvegese di Oslo, e una decina in Germania vicino a Francoforte.

Il progetto è stato elaborato da Scania insieme con Siemens. Ha l’innegabile vantaggio di non consumare per nulla l’energia delle batterie, che possono essere invece utilizzate per raggiungere l’autostrada. Ma il sistema ha anche qualche problema, in particolare con le curve e i sorpassi, per via del sistema di contatto dei pantografi alle linee elettriche. La fase sperimentale del progetto terminerà il prossimo anno, proprio quando verrà messo in vendita Semi, il primo camion completamente elettrico, di Tesla, ça va san dir, presentato a novembre dello scorso anno. L’ultima creatura di Elon Musk ha quattro motori elettrici indipendenti, collegati alle 4 ruote posteriori della motrice, che spingono la motrice da zero a cento chilometri all’ora in poco

Prima o poi anche i “bestioni” saranno green È


Niente di tutto questo: ed è qui l’eccezionalità di queste tecnologie. «Sulle linee di propulsione, che sono due - cioè due motori con due assi e due eliche», spiega Dario Bocchetti, che in Grimaldi Group segue il progetto, «sono calettati degli alternatori asse che durante la navigazione lentamente ricaricano le batterie sfruttando il basso consumo specifico dei grandi motori in alto mare nonché l’ausilio di 600m2 di pannelli solari; quando la nave si trova nella fase della salita e discesadall’onda, e quindi il carico del motore in propulsione dovrebbe oscillare aumentando i consumi, intervengono le batterie assorbendo i picchi di carico». E’ il sistema del cosiddetto peak shaving, letteralmente la limatura del picco che con un sistema simile a quello delle auto ibride le quali accumulano energia sulle discese, permette un utilizzo costante ed ottimizzato dei motori termici di propulsione. Ma non basta. Queste navi sono un concentrato di nuove tecnologie salva-energia: ad esempio le eliche Rolls Royce di nuova generazione, che hanno una resa energetica fino al 10% superiore a quella delle eliche tradizionali

grazie anche all’introduzione di un device tra elica e timone che permette la continuità del flusso d’acqua senza dispersioni. «E gli scafi sono verniciati con speciali pitture siliconiche, straordinariamenteliscie e caratterizzate da bassissima rigusotià superficiale , di varie fabbricazioni ma prevalentemente Akzo Nobel», aggiunge Bocchetti, «il che ci permette di ridurre l’attrito col mare. La nave immerge nell’acqua oltre settemila metri quadrati di superfice…come un campo di calcio. Il che comporta attriti enormi, che queste vernici riducono, essendo peraltro no-toxic al 100 per cento e non rilasciando in acqua alcuna sostanza».

Ma l’altra curiosissima innovazione di queste navi, che si apprezza solo nei filmati subacquei sperimentali che i produttori realizzano, è il sistema dei flussi d’aria emessi sotto la chiglia, nella direzione di marcia, cioè da prua a poppa, da 12 ugelli situati altrettanti

cavità della carena a un quarto di lunghezza dalla prua. «In sostanza, questo dispositivo crea sotto la nave un tappeto di bolle d’aria”, precisa Manuel Grimaldi, “un cuscinetto pneumatico che riduce la resistenza idrodinamica all’avanzamento dello scafo e, da solo, basta ad abbattere il consumo di carburante del 7 per cento». Un insieme di dispositivi così avanzati non poteva non prendersi cura anche di una delle emissioni più dannose dei motori termici: lo zolfo. Ebbene, speciali dispositivi di bordo, combinando lo zolfo emesso dai cilindri con i sali contenuti nell’acqua di mare, sfruttando la naturale reazione chimica, producono gesso, un elemento molto presente nei mari, in natura, del tutto inerte e non inquinante, che può quindi essere portato a terra e utilizzato oppure disperso in acqua senza danni. «Il trasporto delle merci via mare rappresenta il 90% del trasporto totale», conclude Manuel Grimaldi, «e secondo i dati dell’International Maritime Organization, una struttura dell’Onu, genera solo il 2,2% dell’inquinamento atmosferico».

più di 5 secondi. Ce ne mettono 20 se il camion è a pieno carico. Con motori e batterie garantiti per 1,6 milioni di chilometri, Semi ha una posizione di guida centrale, è già pensato per una guida autonoma e ha un coefficiente di penetrazione di 0,36, paragonabile a quello di un’auto da corsa. Musk assicura un’autonomia dai 500 agli 800 chilometri, a seconda di velocità, carico, tipo di strada, con una sola ricarica che può essere effettuata nelle stazioni “Supercharger” in soli 30 minuti. Secondo i calcoli di Tesla, il Semi consente di risparmiare 200mila dollari di gasolio all’anno, rispetto a un camion diesel con uguale potenza: una enormità per un mezzo da lavoro. Dati fantastici che qualcuno ha già messo in dubbio.

Secondo Bloomberg, ad esempio, i dati di autonomia sarebbero possibili solo trasportando 4,5 tonnellate di batterie e la ricarica in mezz’ora ipotizzabile soltanto con stazioni dieci volte più potenti delle attuali. Il problema è il trasporto di una quarantina di tonnellate di merci che comporta consumi di energia enormi e lunghi tempi di ricarica. La soluzione potrebbe essere l’idrogeno, trasformato in energia elettrica nelle celle a combustibile. Ci stanno lavorando in molti. La controllata del Gruppo Volkswagen, Scania, sta sperimentando un veicolo ibrido che viene alimentato sia dalle celle combustibile sia dalle batterie agli ioni di litio. E sulla stessa linea sta lavorando General Motors,

mentre nel 2021 dovrebbero arrivare sul mercato i primi due modelli di Nikola, un’azienda dello Utah che porta il nome di battesimo del fisico Tesla, che insieme a Bosch ha sviluppato i motori dei camion alimentati solo a idrogeno, che dovrebbero sviluppare più di mille cavalli di potenza.

PERFINO LE ELICHE ROLLS ROYCE, DI NUOVA CONCEZIONE, OFFRONO UNA RESA ENERGETIC FINO AL 10% MAGGIORE DI QUELLE TRADIZIONALI

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WORKSHOP ENERGIA/1 MOBILITY

Terra antica, energia nuova la scommessa di Dragotto Il fondatore di Sicily By Car allarga la sua “sfida elettrica” inaugurata con il Tour della Sicilia verso Lombardia ed Emilia Romagna e la estende alle biciclette a pedalata assistita a Siracusa, Taormina e Palermo di Luigi Orescano

U

n progetto visionario, quasi un sogno: lia che continua a suscitare sempre più attenil tour della Sicilia in auto elettrica a zione e apprezzamento. Il “patron” di Sicily By noleggio. Tommaso Dragotto – fonCar lo arricchisce di sempre nuovi contenuti, datore, presidente e amministratore delegato ultimo dei quali un libro speciale, tra arte e di Sicily By Car, cioè della più grande società cultura – titolo provvisorio “Perché venire in di autonoleggio italiana – ha unito in questo Sicilia” – che sarà la prima guida ragionata alle progetto le sue due grandi passioni: quella per case nobiliari dell’isola, «un viaggio a tappe atla sua terra, dov’è nato, cresciuto e ha creato traverso uno dei patrimoni più belli e affascilavoro e benessere con una sfida imprenditonanti, e insieme meno conosciuti, della nostra riale che nessuno, in isola unica». Il tour è, NASCE LA PRIMA GUIDA RAGIONATA Sicilia, aveva mai tendunque, una proposta ALLE CASE NOBILIARI DELL’ISOLA tato prima di lui e podi turismo culturale CHE POTRANNO ESSERE RAGGIUNTE chissimi nel resto del CON LE AUTO ELETTRICHE A NOLEGGIO ed eco-compatibile, Paese; e il suo nuovo grazie alla quale un obiettivo, la sostenibilità ambientale. turista può partire, ad esempio, da Catania, «Sì, stiamo facendo tante cose per compiere visitando una di queste dimore, arrivare a Siquel progetto, ormai famoso, che consente l’uracusa e sostare in un bed and breakfast, riso intensivo e diffuso delle auto elettriche in caricando l’auto ad una delle colonnine della Sicilia»; spiega Dragotto, appassionato come rete che Sicily By Car sta allestendo, visitare sempre: «E stiamo lanciando anche una noun’altra di queste residenze nobiliari meravistra formula di car sharing con un progetto gliose e così via. pilota a Palermo». Ma è il tour elettrico in SiciMa non si deve pensare che per Tommaso

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Dragotto la Sicilia concluda il perimetro del suo entusiasmo: «il mio auspicio, ma anche il mio impegno» – spiega l’imprenditore – «è che la nostra formula possa essere presto adottata anche da altre Regioni. I governatori della Lombardia Roberto Maroni e dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini sono in contatto con noi perché hanno apprezzato molto l’iniziativa e intendono adottarla anche sul loro territorio. Sicily By Car sta promuovendo l’ecosostenibilità in tutta l’Italia e desidero tramutare questo nostro pionieristico giro della Sicilia su vetture green in un format adottato da tutto il Paese!». Dal canto nostro abbiamo già iniziato a “mappare” la penisola, le nostre stazioni di Roma, Perugia, Bergamo e Bologna sono già dotate di auto a impatto zero. Dopo di che, attenzione: l’espansione all’estero è iniziata. Un ufficio di Sicily By Car è stato aperto in Albania a Tirana «presto saremo a Valona e a Saranda, poi in Montenegro. In Russia, a Mosca, abbiamo invece aperto un ufficio di rappresentanza». Ma non finisce qui, accanto al business internazionale c’è anche spazio per altre iniziative sempre rigorosamente “green” come il noleggio delle biciclette elettriche a pedalata assistita che Sicily By Car sta per lanciare in tre città siciliane: Siracusa, Taormina e Palermo. «Abbiamo già ordinato 60 biciclette elettriche con un’autonomia di 60 km. L’obiettivo principale non è fare profitto ma promuovere la mobilità green. Dopo Siracusa, Taormina e Palermo continueremo a espanderci su tutto il territorio. E siamo certi che il successo non tarderà a premiarci». Ma allora nascerà anche una… Sicily by Bike?


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WORKSHOP ENERGIA/1 MOBILITY

Trasporti, la “cura del ferro” non basta alla competitività Dopo il disastro ferroviario di Pioltello ci si interroga sulla sicurezza della rete e la convenienza del sistema. Marco Ferretti, docente alla Parthenope: «La nave è e resterà il mezzo principale per le merci» di Sergio Luciano «IL TRASPORTO DELLE MERCI SU FERROVIA

logica, è molto indietro. Infatti, per sopperire alle carenze infrastrutturali che rendono IL 6% DEL TRAFFICO, una quota minima. il traffico ferroviario poco competitivo a Anche in Italia, dati Eurispes, siamo su questa livello economico, si è dovuto introdurre il percentuale. Nei prossimi anni, sulle grandi ferrobonus. Per com’è oggi strutturata la rete distanze, si prevede un leggero incremento ferroviaria italiana, non è in grado, se non prevalentemente sulle rotte Europa-Cina. raramente, di essere competitiva. Uno dei Ma la nave, anche sulle nuove rotte per problemi principali è la lunghezza del treno servizi di trasporto nel Mediterraneo e merci che non supera i 500 metri, ampiamente per quelli intercontinentali è, e resterà, il al di sotto dello standard europeo che prevede mezzo principale». Marco Ferretti, docente convogli di 750 metri. Un altro degli handicap di corporate strategy e produzione logistica che affliggono il traffico su ferro è che spesso all’Università degli gli interscambi UNO DEI PROBLEMI PRINCIPALI Studi di Napoli sono troppo corti, È LA LUNGHEZZA DEL TRENO MERCI Parthenope, studi al ed è estremamente CHE NON SUPERA I 500 METRI, MOLTO Mit di Boston – con cui costoso ed SOTTO GLI STANDARD EUROPEI sviluppa oggi, insieme impegnativo crearne alla Regione Campania, un progetto sull’uso di dimensioni più adeguate a treni più lunghi della tecnologia come leva competitiva nella e quindi competitivi. logistica, non dissimila le sue idee. Ma, professore, le statistiche dimostrano Un esempio? che sulla strada si muore di più che sui Napoli! Riqualificare l’interscambio nel porto treni e che la velocità commerciale delle di Napoli al fine di utilizzare maggiormente merci su gomma è bassissima. Come il ferro è un problema che solo oggi, dopo stanno le cose? moltissimi anni, sembra intravedere una Veda, il maggior ricorso al ferro per le merci possibile soluzione. Rimane l’incertezza è un obiettivo certamente importante e sui tempi di realizzazione di interventi condiviso a livello UE, il problema concreto che dovranno, in qualche modo, alterare è che però il nostro Paese, rispetto a questa l’assetto urbano, creando resistenze sul OGGI NON SUPERA, SULLE GRANDI DISTANZE,

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territorio estremamente difficili da superare nel medio termine. Dunque, per adeguare alcune strutture italiane alle esigenze di un traffico su ferro competitivo, occorrono investimenti straordinari e tempi incerti e certamente lunghi. La peculiarità italiana rispetto a tutti gli altri paesi europei sta proprio nella sua topografia che consente l’utilizzo efficace e competitivo delle vie del mare. Tuttavia la merce deve poi essere distribuita a terra e qui sorgono i problemi. Allo stato, quello che manca realmente al nostro Paese è l’adeguamento tecnologico ed infrastrutturale delle sinergie mare/ferro/ gomma in grado di ridurre i tempi di attesa ed accrescere quindi la competitività. D’altra parte l’Italia, sottoscrittore degli accordi di Kyoto e Parigi, deve necessariamente trovare forme innovative per risolvere i problemi del trasporto pena …. l’impossibilità di crescere. E le cosiddette autostrade del mare? Cosa diversa è quando parliamo delle autostrade del mare, che sono estremamente competitive sia in linea longitudinale, cioè lungo le coste della penisola, sia in linea orizzontale, se parliamo di percorsi internazionali come quelli tra Italia e Grecia o Nord Africa, Turchia, Spagna.


E dunque, gli spazi di sviluppo strategico per il trasporto su ferro quali restano? Il ferro vale a mio avviso moltissimo in tutti i raccordi che si collegano con i corridoi nordeuropei, perché in quel caso è la gomma a essere meno competitiva.

riuscire a estendere la loro catchment area, migliorando l’intermodalità col ferro.

E’ vero che l’alta velocità, su cui tanto abbiamo investito, ha avuto l’effetto collaterale di ghettizzare il traffico merci? Guardi, l’introduzione della ferrovia ad Alta Velocità-Alta Capacità ha consentito di liberare una consistente quota di capacità sulla rete storica. Opportunità non ancora colta. Resta comunque il tema dell’utilizzo della stessa rete Alta Velocità per il traffico merci e dell’efficienza/efficacia dei nodi di scambio tra modalità di trasporto diverse. Quindi, pur avendo interscambi più lunghi rispetto alla rete storica, l’Alta Velocità, ha comunque un costo tonnellata/km più alto rispetto al mare.

E le controindicazioni del mare? Torniamo però ai problemi del trasporto Nessuna sul piano dell’efficienza, della via mare, a proposito del porto di Napoli ne sicurezza, dell’inquinamento ambientale ed citava qualcuno, ma in generale? del decongestionamento stradale. Semmai, Il problema generale dei nostri porti è che il problema è che esistono oggi delle rendite hanno una catchment area – cioè il territorio di posizione molto elevate, in quanto il dal quale le merci affluiscono verso di essi sistema portuale - prevalentemente per il – troppo piccola traffico container GESTIRE ILTRASPORTO IN UN’OTTICA rispetto ai porti intercontinentale - è SISTEMICA DOVE IL MARE, di Amburgo o controllato da pochi IL FERRO E LA GOMMA DIVENTINO Rotterdam o anche ad concessionari. Ciò, EFFETTIVAMENTE SINERGICI altri, internazionali. naturalmente, nuoce al Le faccio un esempio: se arrivo con una nave a mercato in quanto questi operatori possono Rotterdam scarico la mia merce su una chiatta decidere in qualsiasi momento di spostare che poi prosegue su acqua fino a Zurigo. Ci grandi quantità di traffico tra i diversi porti sono vie d’acqua interne e interscambi col che controllano, mettendo in crisi interi ferro efficienti. Ed è su questi interscambi sistemi economici regionali e sovraregionali. che il nostro Paese ha iniziato a impegnarsi – Il loro controllo del sistema è eccessivo. penso al corridoio Genova-Rotterdam, o alla Torino Lione – ma deve affrettarsi e fare di Dunque? più. E i porti dell’Adriatico - Venezia, Trieste Occorre promuovere una crescita congiunta e Ravenna – hanno una grande opportunità e intermodale considerando il problema con la nuova via della seta, sempre a patto di del trasporto in un’ottica sistemica dove il

869 MILIONI

PASSEGGERI

TOTALI

330 MILA

TRENI PASSEGGERI

93 MILIONI TONNELLATE MERCI

44 MILA

TRENI MERCI

57 MILIONI TONNELLATE MERCI INTERMODALI

FERROVIARITOTALI 102 INCIDENTI

VITTIME

IL MARE COSTA MENO INQUINA MENO, E DECONGESTIONA LA RETE STRADALE. L’INTERMODALITÀ È PIÙ EFFICIENTE

85DECESSI 42FERITI GRAVI

LE FERROVIE IN ITALIA IN CIFRE (DATI ISTAT)

mare, principalmente, il ferro e la gomma diventino effettivamente sinergici per lo sviluppo economico del Paese. D’altra parte i modi di trasporto sono necessariamente complementari. Il mare costa meno, inquina meno, decongestiona le nostre strade ed è più efficiente ma, naturalmente ha bisogno degli altri modi di trasporto per giungere nei luoghi di consegna a terra. Allora l’intermodalità coordinata, supportata da infrastrutture e tecnologie moderne è la strada maestra per consentire uno sviluppo di un sistema veloce, pulito e sicuro.

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LA GDO COLPISCE ANCORA: CLIENTI 2.0 STREGATI DALLE OPERAZIONI-FEDELTÀ COMUNICARE L’IMPRESA Una storia breve del rapporto tra clientela e brand, per scoprire come si sia evoluta la relazione che è passata da un rapporto di subalternità a uno di partnership. Oggi il cliente cerca un’esperienza, prima ancora che un luogo in cui accumulare punti e ottenere sconti. Per questo la sfida dei marchi è sempre più complessa. Reputation Manager ci guida nella classifica dei sette brand più importanti della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) in base alla loro presenza sui social network e alla loro reputazione online, un fattore di successo sempre più determinante anche nel nostro mercato.

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SOCIAL GDO LA CLASSIFICA DI REPUTATION MANAGER CON I CASI PIÙ FORTI

Dai bollini-sconto anni ‘50 alla passione di oggi per i Rollinz, il rapporto con i consumatori si è evoluto fino a diventare una partnership in cui è necessario offrire sempre qualcosa di nuovo per “fidelizzare” il pubblico di Marco Scotti

S

e Massimo D’Azeglio, invece che immenso più importanti dei premi tradizionali offerti letterato, fosse stato proprietario di una dalla catena di supermercati. catena di supermercati, forse avrebbe riforSecondo i dati raccolti dall’Osservatorio Femulato la sua celeberrima frase in «fatta la deltà dell’Università di Parma, i programmi di clientela, bisognava tenersela stretta». Certo, “customer loyalty”, cioè di fidelizzazione del ma come? Fidelizzare il proprio pubblico ha cliente, sono il primo e più importante punto una storia lunga, che inizia nei lontani anni ’50 di connessione tra il brand e gli utenti, grazie del secolo scorso, quando il consorzio VéGé, un a una raccolta dati che oltre alle informazioni network (si direbbe oggi) di oltre 6.000 negoanagrafiche offre anche le abitudini di conzi che – oltre ad aver sumo, le preferenze, IL CONSORZIO VÉGÉ HA LANCIATO BUONI introdotto i prodotti la capacità di spesa. SCONTO PER LA CLIENTELA GIÀ NEGLI a marchio – realizzò il ANNI ‘50. OGGI I PREMI SONO DIVENTATI Il 62% delle aziende primo programma fein Italia offre un proAUTENTICI “MUST HAVE” deltà, con una tessera gramma fedeltà declia punti che dava diritto agli sconti. Da allora le nato lungo diverse direttrici, siano esse relacose sono cambiate, tanto che è impensabile tive agli sconti o ai premi. Oltretutto, nel 60% che un supermercato - ma anche un qualsiasi dei casi il cliente può accumulare sia quando negozio di moda o servizi – non distribuisca si reca fisicamente nel negozio, sia quando intessere clienti che danno diritto a sconti o a vece completa il proprio acquisto online. È il premi di vario tipo. Oggi, oltre ai tradizionali caso di tutti quei brand che abbiano affiancato sconti, ci sono premi diversi che diventano al retail tradizionale anche il servizio di online “must have”: è il caso dei ricercatissimi Rollinz shopping. Per quanto riguarda l’investimento realizzati da Esselunga come ulteriore incentiin fidelizzazione della clientela in percentuale vo all’acquisto e divenuti in breve tempo quasi rispetto al budget stanziato per tutte le attivi-

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COMUNICARE L’IMPRESA

tà di marketing, nel settore dei servizi circa il 35% delle aziende ha stanziato tra il 6 e il 10%, mentre circa il 20% del campione tra lo 0 e il 5%. L’industria, invece, sembra essere il comparto meno propenso a investire in programmi fedeltà, con uno stanziamento che nel 35% dei casi è tra lo 0 e il 5% e solo nell’8% delle occorrenze va dal 16 al 20%. Quello che balza all’occhio dallo studio realizzato dall’Università di Parma è che la cosiddetta “customer experience” – ovvero tutti quegli accorgimenti che rendono la presenza, fisica o virtuale, del cliente più confortevole – ha permesso di aumentare anche le possibilità di raccolta punti. Non più soltanto quando si compie un acquisto, ma anche quando si risponde a sondaggi, quando si aggiorna il proprio profilo, quando si utilizza una carta fedeltà digitale, quando si collegano i profili social al proprio account, quando si consente l’acquisizione di dati sul comportamento “esterno” della clientela. Sempre più diffuso, inoltre, è un premio appositamente studiato per un’occasione speciale come nel caso di un compleanno o di un matrimonio. Se tutte le aziende analizzate dall’Osservatorio Fedeltà concordano sull’importanza di avviare azioni di marketing diretto tramite mailing o sms, c’è ancora un po’ di diffidenza quando si parla di un programma di “fedeltà coalition”, ovvero alleanze tra diversi brand che offrono vantaggi trasversali: l’acquisto del prodotto di un’azienda può dare diritto a sconti presso altri negozi, creando un network virtuoso che incentiva all’acquisto di diverse tipologie merceologiche.

PIONIERI DEL CUSTOMER LOYALTY FIN DAL 1959 Il Gruppo VèGè stata la prima catena distributiva in Italia a legare i suoi prodotti ad una promozione basata sulla raccolta di bollini. Già nel 1959, infatti, esisteva il famoso catalogo VéGé 5%, per cui i clienti ricevevano bollini da 5 lire (ogni 100 di spesa) per completare la raccolta di premi. Questa operazione di fedeltà, nata per rafforzare il legame con il cliente, è stata così di successo, che ancora oggi è attuale. «Anche se più che di fedeltà dovremmo parlare di operazione di continuità - è l’opinione del Gruppo - perché queste iniziative portano meramente a reiterare comportamenti d’acquisto quali l’aumento della frequenza o del valore

dello scontrino. Queste operazioni, all’interno delle quali troviamo principalmente il catalogo, la collection ed il concorso, non necessariamente portano infatti alla fedeltà cognitiva del cliente, anche perché sono delle azioni massificate, che non si rivolgono specificatamente al singolo. L’esperienza che deriva dal Customer Relationship Management ha portato a buoni risultati invece nelle attività di cut price, dove la customizzazione ha raggiunto dei livelli tali per cui le offerte sono pensate in base alle caratteristiche socio-demografiche e comportamentale del cliente stesso: coupon ad hoc per l’acquisto di pannolini per chi ha

mento del proprio ordine. Tutti questi servizi, che sono ormai entrati nella quotidianità degli acquisti in Italia, sono però parte integrante del processo di fidelizzazione. In futuro, in una società che è perennemente connessa e che ha deciso di agganciare alla rete internet qualsiasi dispositivo (non più soltanto smartphone o computer, SECONDO L’OSSERVATORIO FEDELTÀ Piani future proof ma anche frigoriferi o DELL’UNIVERSITÀ DI PARMA, IL 26% Naturalmente, le nuolavatrici) sarà sempre DEI GIOVANI USA LO SMARTPHONE ve tecnologie hanno più importante per le COME BORSELLINO VIRTUALE “costretto” i brand aziende che offrono ad aumentare le possibilità di contatto con la programmi fedeltà imparare a collezionare i clientela sia per quanto riguarda l’acquisto fisidati in maniera efficace. Per raccogliere il nuco, sia per quanto concerne il web. Ad esempio, mero sempre crescente di tessere, esistono il 66% delle aziende offre il servizio di “store già delle app per cellulari che scannerizzano i locator”, ovvero l’indicazione del negozio più codici a barre e li archiviano, in modo da esvicino avvalendosi delle tecniche di geolocalizsere sempre a portata di click per gli utenti. zazione. Spesso si può creare la propria “lista Secondo l’Osservatorio Fedeltà, il 26% dei dei desideri” o controllare lo stato di avanzagiovani già oggi utilizza lo smartphone come

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un bambino piccolo o voucher per prodotti pet food per chi ha un animale domestico». Anche in queste attività, Gruppo VéGé è stato pioniere, realizzandole ormai già da 16 anni. «I tempi - aggiungono - dovrebbero essere maturi per tentare una customizzazione delle operazioni di continuità, cercando di dare quindi una maggiore personalizzazione (almeno per cluster) e renderle maggiormente captive. È un processo complesso, che dovrà realizzarsi necessariamente in chiave digitale, ma è la strada che dovranno percorrere le catene distributive per accontentare il cliente, offrendo un valore aggiunto personalizzato».

un borsellino virtuale. Lo smartphone è anche il principale strumento per procedere alla targetizzazione del pubblico di riferimento e alla realizzazione di offerte personalizzate. La creazione di un meccanismo di customizzazione che faccia sentire il cliente all’interno di un circuito virtuoso di cui è lui stesso il fulcro è il segreto per la realizzazione di un programma di customer loyalty efficace. Anche perché le leve tradizionali – prezzo, qualità – sono state progressivamente soppiantate da un dato più difficilmente quantificabile come l’esperienza: ci si reca in un negozio (fisico o virtuale) non solo e non soltanto per la qualità dei prodotti offerti o per il prezzo competitivo ma, soprattutto, per possibilità di avere o realizzare prodotti unici nel loro genere, creando un rapporto con il brand che non è più di subalternità, ma di partnership, in cui marca e potenziale cliente sono sullo stesso piano.


LA CLASSIFICA COMUNICARE L’IMPRESA

La presenza sui social della Grande Distribuzione Come comunicano le catene di supermercati con i loro consumatori attraverso i social? Analizzando la presenza digitale di Lidl, Carrefour, Auchan, Conad, Esselunga, Coop e Iper - La grande i, si scopre una strategia in parte comune nel presidio dei canali: tutti questi brand hanno attivo un account su Facebook, Instagram e Youtube. Cinque brand su sette poi scelgono il social per la comunicazione corporate avendo una pagina anche su Linkedin, mentre una minoranza sperimenta il social care su Twitter, interagendo real time con i clienti che inviano richieste o raccontano la propria esperienza in store. Specialità food&wine, gaming, collezioni, promozioni e valori emozionali sono i cavalli di battaglia scelti per coinvolgere il consumatore online, fornendogli info utili, curiosità, anticipazioni su promozioni ed eventi vari. In questo modo la partecipazione alla community diventa parte del vissuto quotidiano del consumatore, proprio come andare a fare la spesa. L’esperienza della GDO sui social è un ottimo esempio di metamorfosi digitale: di fronte a un consumatore più consapevole e informato e al proliferare dell’e-commerce, i brand hanno capito che dovevano cambiare la loro comunicazione. Per vendere non basta più un volantino nella cassetta della posta. L’analisi di Reputation Manager per Economy ha preso in esame gli account social in italiano delle principali insegne di supermercati presenti nel nostro territorio, analizzando le strategie di comunicazione messe in atto e il coinvolgimento degli utenti.

Analisi a cura di Reputation Manager, principale istituto italiano nell’analisi e misurazione della reputazione online dei brand e delle figure di rilievo pubblico.

GDO & SOCIAL CARE: 7 CASI DI SUCCESSO IN ITALIA

AUDIENCE TOTALE * 2.246.945 INTERAZIONE MENSILE** 19.165

La catena tedesca di supermercati presidia tutti i canali social con un’audience totale di ben 2.246.945 utenti. La più importante leva di comunicazione online verso i clienti è rappresentata dalla promozione delle specialità enogastronomiche di varie parti del mondo attraverso video, foto e quiz online.

* 1.464.143

* 816.975

** 79.559

** 34.504

La catena di supermercati e ipermercati francese è presente su tutti i canali social. Per comunicare con i suoi 1,4 milioni di fan, Carrefour sceglie lo humor puntando su una comunicazione divertente fatta giochi di parole (“buon timo a cattivo gioco” o “buon sangue non menta”) e video/parodie.

La cooperativa bolognese occupa tutti i canali social tranne LinkedIn, mostrando quindi di focalizzarsi sul rapporto con il cliente, e meno sulla comunicazione corporate. Infatti alla sua community social fatta da più di 800 mila persone veicola messaggi che mettono al centro il concetto di “socialità e comunità”.

* 488.593

* 487.167

** 20.313

** 67.260

Nata nel 1957 a Milano, Esselunga è oggi un’insegna con più di 480 mila utenti che la seguono sui social. La comunicazione digitale punta a promuovere in particolar modo collezioni e promozioni varie, come quella dei Rollinz di Star Wars (soprattutto su Facebook) che genera molti commenti degli utenti.

* 79.915 ** 1.071 Iper parla a un pubblico social di quasi 80 mila persone, attraverso i profili ufficiali. Tra i valori della loro comunicazione l’italianità gioca il ruolo principale, con molti sportivi che hanno prestato il volto per la campagna che aveva l’obiettivo di sostenere le associazioni sportive dilettantistiche al motto di “facciamo squadra”.

Auchan comunica via social con quasi 500mila persone. Posta spesso video di ricette e promuove molto il concetto di salute e benessere, fornisce ai propri utenti informazioni su calorie, grassi e proteine allo scopo di migliorare la vita delle persone e creare un rapporto di fiducia con loro.

* 126.425 ** 7.075 La Coop cerca di promuovere ad una platea di 126.425 utenti sui principali social il proprio impegno per difendere l’ambiente dallo spreco alimentare ed energetico con campagne regionali. È questa la cifra della sua comunicazione social: la localizzazione dei contenuti e delle iniziative.

*somma seguaci su tutti i canali social attivi **somma interazioni (post, commenti, like, visualizzazioni, retweet, mentions) su Facebook e Twitter nel mese di gennaio 2018

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GRAZIE ALL’IPE ANCHE NELL’ALTA FORMAZIONE NAPOLI FA SCHOOL

IL PROFESSOR ANTONIO RICCIARDI (UNICAL)

I COMMENTI “Uomini & Denari”, la rubrica di Alfonso Ruffo, apre in questo numero - con la storia più unica che rara di una business school napoletana che sforna allievi gettonatissimi dal mercato del lavoro - una ricca sezione di commenti. Oltre al consueto appuntamento con gli editoriali del Sussidiario, un pezzo sul rapporto tra emotività e mercati finanziari, un’analisi di Ugo Bertone sull’andamento del dollaro e le rubriche dello stesso Bertone e, da Parigi, di Giuseppe Corsentino.

92 DOVE VA IL DOLLARO E’ PIU’ VICINO IL REPRICING DEL BIGLIETTO VERDE

93 NEUROBORSA CHE WALL STREET SCENDESSE ERA UN FATTO ...MENTALE

96 QUI PARIGI LO STRANO DEBITO DEL PREMIER MACRON

Si chiama per esteso Ipe Business School e con 3 master per meno di 100 posti sforna i dirigenti del futuro che da sempre vengono subito assorbiti dal mercato di Alfonso Ruffo

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siste un istituto di alta formazione a Napoli i cui diplomati riescono tutti a trovare lavoro in pochi mesi. La maggior parte, ancora meglio, è opzionata dalle aziende già durante gli studi. Una rarità. L’organismo si chiama Ipe Business School e il direttore dei corsi è Antonio Ricciardi che insegna Bilancio e Analisi finanziaria all’Università della Calabria. I master consolidati sono tre - Finanza avanzata, Bilancio, Shipping e Logistica – e sono rivolti a 94 giovani rigorosamente selezionati tra una marea di curriculum che ogni anno affluiscono perché la reputazione dell’insegnamento è alta e ancora di più attrae la prospettiva dell’occupazione immediata. In città, e ormai non solo, un’istituzione consolidata. Quest’anno è in programma il lancio di una nuova proposta in Risorse umane e Social recruitment. E se si chiede a Ricciardi da dove nascono le offerte formative la risposta è che a governarle è il mercato. Sono le stesse imprese a richiedere particolari L’AUTORE ALFONSO RUFFO

profili e quando la domanda si fa così forte da giustificare una classe allora si mette mano all’organizzazione. Chi conosce la storia e l’attualità dell’Ipe sa che il trasferimento dei saperi non è tutto. È la modalità attraverso la quale il trasferimento avviene che fa la differenza più il supplemento d’anima che si richiede. Non solo o non tanto per il fatto che l’Istituto trae ispirazione dall’Opus Dei quanto per l’atteggiamento che agli studenti si chiede di mantenere. La buona educazione prima di tutto. E poi l’abbigliamento decoroso, la messa al bando del linguaggio scurrile, la partecipazione alla vita collettiva. All’insegnamento delle materie scientifiche si sovrappone un insegnamento di vita che altrove viene sottovalutato se non addirittura ignorato. Un tratto che l’Istituto ha fatto diventare un suo punto di forza. E infatti alle aziende il modello Ipe piace, e piacciono quei ragazzi distinti che sembrano usciti da Harvard invece che da una scuola napoletana. Per Ricciardi è fondamentale che i giovani si formino a 360 gradi per diventare gli uomini responsabili e consapevoli di domani, quando saranno chiamati a dare prova di sé come ceto dirigente del Paese.

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PRIVATE BANKER

Se Blackstone compra Reuters è per controllare i dati e le news L’informazione, merce svenduta a prezzo vile o nullo, quasi fosse una commodity, è in realtà la risorsa più preziosa di un’economia che è fondata proprio su di essa di Ugo Bertone

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a quanti scoop sulla Mela ci sono stati in questi mesi segnati dal debutto di iPhone X, il modello più ambizioso e costoso nella storia di Apple. Il 23 gennaio, dieci giorni prima dell’annuncio dei dati ufficiali di bilancio, sul web è esplosa la notizia che le vendite dello smartphone del decennale erano state così clamorosamente inferiori alle attese che il colosso di Cupertino avrebbe addirittura potuto ritirarlo dal mercato. La notizia, riportata con enfasi dai siti di tutto il mondo proveniva da un analista di Kgi Securities, il molto onorevole Ming-Chi Kuo, presentato come un grande esperto della compagnia. Ancora più pesanti le conseguenze di un’altra voce “attendibile”: l”Economic Daily” di Taiwan che nel giorno di Natale aveva riferito di un drastico taglio delle aspettative di vendita di iPhone: da 50 a 30 milioni di pezzi, un rumor sufficiente a far arretrare il titolo del 4% (cosa che equivale ad un taglio di valore ben superiore ai 30 miliardi di dollari). E così via. Insomma, a stare alle indicazioni della Rete, era alle porte un vero e proprio massacro per lo smartwatch più costo e più atteso nella storia della società fondata da Steve Jobs. Ma alla

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Mark Zuckerberg. fondatore e leader di Facebook, il social media più grande del mondo al centro della polemica sulle fake-news

se. Tra i principali imputati del fenomeno, Facebook, che si è trovata coinvolta ngli episodi più controversi e drammatici della cronaca, politica ma non solo. Mark Zuckerberg, oggi pentito, lo scorso agosto aveva licenziato l’intera squadra responsabile della moderazione delle notizie più popolari condivise sul social network. Gli algoritmi che l’avevano sostituita avevano subito provveduto a lasciar passare notizie prova dei numeri la tragedia non c’è stata. false ed offensive, finendo con essere l’alAnzi, l’incremento del fatturato, salito al leato oggettivo dell’alluvione di menzogne massimo storico (88,3 miliardi di dollari) che hanno influito sul voto Usa. Speriamo fa sospettare che il flop dello smartphone che la lezione sia servita. più sofisticato dell’azienda californiana sia È importante ribadire che l’informazione, stato più un parto dell’immaginazione che merce svenduta a prezzo vile o nullo, quasi una realtà commerciale. fosse una commodity, è in realtà la risorsa I rumors falsi o semplicemente esagerati più preziosa di un’economia che è fondata non sono certo una novità, come dimostra sul controllo e la gestione dei dati più che l’esistenza di un preciso reato, l’aggiotagsull’oro o su altri beni fisici. A confermarlo è gio, che punisce chi diffonde notizie false arrivata a fine gennaio la notizia dello sbarco o tendenziose. Ma le dimensioni attuali di una cordata guidata dal fondo Blackstone dell’industria dei in Thomson Reuters L'OBIETTIVO DI UN'INFORMAZIONE media hanno camper rilevare il 55% FALSA O ESAGERATA NON È LA biato in profondità della divisione FiSPECULAZIONE SU UN TITOLO BENSÌ le caratteristiche dei nancial and Risk del GENERARE UN FLUSSO DI CLICK mercati e i potenziacolosso dell’informali effetti di una fake news. Anche perché, zione economica per 20 miliardi di dollari. grande novità rispetto al passato, l’obietUna cosa sono i numeri un’altra gli articoli, tivo di un’informazione falsa o esagerata si potrebbe obiettare. Ma la divisione in renon è la speculazione su un titolo bensì altà non esiste. Il controllo dei dati è solo un generare un flusso di click sulla Rete. Il feelemento, il più strategico, di quella minienomeno non è limitato naturalmente solo ra che caratterizza una società evoluta. Chi ad Apple. L’industria petrolifera, ad esemcontrolla i dati è padrone del proprio destipio, è una delle vittime preferite tra voci no. Uno Stato che si accontenta di abbevedi peak oil (l’esaurimento delle scorte) o, rarsi a fonti a buon prezzo, senza verificare al contrario, di sovrapproduzione. Ma non se siano inquinate o farlocche, prima o poi c’è settore, dall’alimentare all’automobile, finisce per ritrovarsi avvelenato senza averche non abbia pagato dazio alle voci falne nemmeno la percezione.


MERCATI/1

Le neuroscienze fanno prevedere che Wall Street calerà a due cifre La psicanalisi applicata ai comportamenti collettivi a forte impronta gregaria è uno strumento utile per prevedere i fenomeni dei mercati finanziari, compreso il recente calo della Borsa americana di Lorenzo Dornetti *

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ome prevedere l'andamento dei mercati finanziari? Molti usano ancora modelli di previsione matematici fondati sull’assunto che le scelte siano governate dalla razionalità, dalla coerenza e dalla massimizzazione dell’utilità. La finanza comportamentale ha messo in crisi queste certezze. I Nobel di Kahneman e Thaler, sono l’evidenza di come gli studi sul funzionamento cerebrale in ambito finanziario stiano rivoluzionando i metodi di previsione. È la finanza comportamentale. Lo studio scientifico di come davvero le persone si comportano in ambito finanziario. L’effetto gregge è un fenomeno potentissimo. Le persone non decidono di vendere o comprare titoli dopo attente analisi e complesse valutazioni: semplicemente, imitano quello che fa la maggioranza degli altri investitori. Il rimpianto spiega la paura e l’avidità nei mercati. Quando le cose vanno bene, si tende a sottostimare i rischi, perché si ha timore di non guadagnare abbastanza. Gli esperti parlano di “ottimismo irrealistico”. Alle prime avvisaglie negative, per evitare rimpianti, si vende immediatamente, sovrastimando i rischi. La paura di perdere aumenta la percezione del potenziale danno. Il cervello è programmato per ridurre o azzerare i rimpianti. La cosa divertente e paradossale allo stesso tempo è che gli algoritmi automatici dei

robot che realizzano la maggioranza delle massiva ed immediata degli investimenti. transazioni borsistiche (oltre il 66%) incluCiò determinerebbe un calo vertiginoso de esattamente queste dinamiche cerebradelle borse. li irrazionali, aumentandone semplicemenRitengo che sussistano le condizioni perte la potenza. fette per passare dall’ottimismo irrealistico Fatte queste premesse tra finanza e neualla paura totalizzante. Valutazioni estreroscienze, focalizzo l’attenzione sulla borsa mamente positive. Ricerca di rendimenti americana. Come andrà nel 2018? Creeccessivi slegati dall’economia reale. Voscerà ulteriormente battendo altri record? glia di prestazioni magiche con le criptovaResterà stabile? Avrà un lieve calo? Oppure lute. Tutti segnali di un’avidità da ottimismo subirà un “tonfo” a doppia cifra? irrealistico. La finanza Usa vive da tempo una fase di La mia analisi, condotta dalla prospettiva “super ottimismo”. Dopo anni di estrema delle Neuroscienze, ritiene molto probabile crescita, si considel’ipotesi che un sinUN BRUSCO RISVEGLIO POTREBBE rano le prestazioni golo evento, magari straordinariamente ARRIVARE DA UN MOMENTO ALL’ALTRO, di per sé nemmeno CAMBIANDO DRASTICAMENTE positive degli anni così grave, possa IL SEGNO DEGLI INDICI FINANZIARI precedenti come generare un effetto normali. Tutti vogliono guadagnare molto, domino. Considero altamente probabiforse troppo. Il risultato è la crescita dele osservare un calo drastico sulla borsa gli indici azionari, record dopo record. La americana, anche a doppia cifra, nel 2018. maggioranza degli investitori istituzionali Non so se e quando accadrà questo evento ritiene ancora ad alto potenziale di crescita scatenante. Se dovesse capitare, prevedo le azioni legate al Nasdaq nel 2018. Questo un repentino cambio di polarità. Dall’ottimomento si potrebbe rompere, ed in tal mismo alla paura. caso il cervello vivrebbe una forte paura. Il La mia idea, da studioso dei fenomeni cereterrore per l’effetto gregge si spargerebbe brali in ambito finanziario, è che un brusco a macchia d’olio. La diffusione di questo risveglio potrebbe arrivare da un momento sentimento negativo si fonderebbe con l’iall’altro, cambiando drasticamente il segno dea di non accettare le perdite per l’azione dagli indici finanziari a stelle e strisce, con del rimpianto. Il comportamento finanricadute inevitabili in tutto il mondo. ziario derivante sarebbe una dismissione (*consulente aziendale)

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MERCATI/2

Dollaro, il repricing è più vicino (se Trump non spariglia le carte) “L’ora x” del cambio di tendenza rispetto agli ultimi tempi potrebbe scattare presto ma Washington, che vuole evitare la doppia risalita di tassi e valuta, è pronta a manipolare al ribasso la leva del cambio di Ugo Bertone

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iù si tira su, più ti manda giù. È il destino dell’euro, la moneta unica dell’Eurozona, bersaglio preferito dei populisti e/o sovranisti. Incurante degli anatemi dei tanti nemici, la valuta sta vivendo una stagione di particolare forza, dentro e fuori i confini del Vecchio Continente, sovvertendo molte previsioni. Non pochi, ad esempio, avevano osato puntare sullo stato di grazia della “carta” del vecchio Continente. Godono di ottima salute, ad esempio, i titoli di Stato portoghesi e spagnoli, mentre quelli irlandesi fanno ormai da tempo parte del plotone di serie A. Non meno sorprendente l’andamento del rapporto con il dollaro. La maggior parte degli osservatori, a rileggere le profezie di inizio 2017, al momento dell’insediamento di Donald Trump, davano per scontato che la dottrina dell’America First avrebbe comportato fin da subito il rialzo della valuta americana, confortata dal rientro dei capitali per beneficiare delle misure pro-business dell’amministrazione. Ma ancora una volta, come spesso capita, le previsioni si sono ri-

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velate sbagliate. I mercati, sottovalutando i dal 2008 a 2,17%. Di conseguenza, nonotassi e rendimenti attorno allo zero in Europa stante il parallelo calo dei Bund tedeschi, il ed il Giappone, hanno continuato a vendere il differenziale tra i rendimenti degli Stati Uniti dollaro, che accusa una perdita del 16% cire di quelli dell’Europa “core” è salito ai masca, rispetto ai massimi di dodici mesi fa. Un simi da quando l’euro è venuto alla luce nel trend che, a prima vista, sembra una sfida al 1999. Questo dovrebbe comportare dollaro in buon senso ed alle leggi dell’economia così rialzo e titoli americani in calo. Al contrario, come il volo del calabrone offende quelle le azioni Usa restano sui massimi mentre la della fisica. forbice con il dollaro non si riduce. Anzi si alCerto, il ministro del Tesoro Usa Steven larga. Perché? E quanto durerà? Mnuchin, parlando a Davos, si è fatto sfugGià, si allunga la schiera di chi ritiene che gire (intenzionalmente) che l’America guarda si stia avvicinando il movimento del cambio con soddisfazione al fenomeno «che favoridi tendenza. A suonar la carica del dollaro sce l’export a stelle e strisce». Ma la provopotrebbero essere gli effetti della riforma cazione politica, oltre ad essere stata corfiscale di Trump. La sola Apple, dopo aver retta il giorno dopo anticipato la decisioda Donald Trump in PER BANK OF AMERICA IL RIMPATRIO DEI ne di far rientrare in CAPITALI DETENUTI ALL’ESTERO DALLE persona, non è stata patria 47 milioni di IMPRESE USA VARRÀ UN FLUSSO DI per ora supportata da ACQUISTI DI DOLLARI PER 400 MILIARDI dollari ha annunciato una politica aggressiin occasione dei conti va del cambio sui mercati. Anzi, i tassi amedi fine anno l’intenzione di riportare in Usa ricani sono in aumento e, come confermato altri 163 miliardi dollari, ovvero l’intera casdalle dichiarazioni della Fed, il trend sembra sa parcheggiata da anni oltre confine. Anche destinato a durare almeno per tutto l’anno. questo contribuirà all’apprezzamento del In parallelo, i mercati hanno già liquidato dollaro, prima o poi. Ma la vera domanda è la lunga stagione dei rendimenti in calo dei proprio questa: quando si invertirà la tendenT-bond che ha dominato un’intera generaza? Per qualcuno l’inversione è vicina. Bank zione. Con l’inizio di febbraio, sono cominciaof America stima che il rimpatrio dei capitali te ad arrivare le vendite anche sulle scadendetenuti all’estero dalle imprese americaze lunghissime: il rendimento del Treasury ne come conseguenza della riforma fiscale Bill a 30 anni si è spinto, per la prima volta può valere un flusso di acquisto di dollari per da tre anni, oltre quota 3%. Il decennale è sui 400 miliardi, destinato a rafforzare struttumassimi degli ultimi tre anni a 2,78%, Il bienralmente la valuta Usa. I flussi, secondo gli nale è tornato su livelli che non si vedevano esperti, si concentreranno nei primi sei mesi


Da sinistra il ministro al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, l’ex presidente della Fed Janet Yellen e il suo successore (voluto da Trump) Jerome H.Powell. In basso a sinistra Alessandro Fugnoli

ricorrano alle maniere forti per imporre via valuta un atteggiamento più miti di tedeschi e cinesi, i due veri avversari secondo i dettami dell’America First. Non è affatto escluso, insomma, che Washington non ricorra alla “repressione finanziaria” manipolando al ribasso la leva del cambio del dollaro. Se così avvenisse, prenderebbe corpo la minaccia dell’anno, specie tra aprile e giugno, probaessere opportuno ricordare che la fase più già ventilata da Trump nel gennaio del 2017 bilmente “l’Ora X” per cambiare cavallo. Nel rilevante della correzione di solito è quella di «fare uscire il dollaro dalla sua evidente frattempo la Fed potrebbe mettere in caniniziale: il dollaro ha avuto un rally del 25% sopravvalutazione per dare una spinta ultetiere addirittura quattro aumenti nel corso tra il 2014 e il 2015 perché ha beneficiato riore all’economia americana». dell’anno, mentre è sempre più difficile che delle prime mosse della Fed per uscire dalla Per ora, però, sono solo chiacchiere, da la BCE si muova prima del 2019. Inoltre sepolitica iper-espansiva. Ora la trama potrebsfruttare per incursioni temporanee. «Per le condo BofA le mosse della Fed in termini di be ripetersi quando operazioni di investiGIÀ NEL GENNAIO 2017, THE DONALD politica monetaria sono sottostimate, meni tassi Usa si avvicimento – è il parere di AVEVA MINACCIATO DI FAR USCIRE IL tre il mercato sovrastima quelle della BCE. neranno al target del Alessandro Fugnoli, DOLLARO DALLA SOPRAVVALUTAZIONE «Crediamo - scrivono gli esperti della banca 2,25%. O anche prima strategist di Kairos PER SPINGERE ANCORA L’ECONOMIA USA americana - che l’effetto di un repricing delle se si materializzerà Partner e autore delmosse della Fed possa portare il cambio eul’attesa di un rialzo robusto dell’inflazione la fortunata newsletter settimanale di stenro-dollaro sotto 1,15». per ora più paventato che reale. Anche perdhaliana memoria“Il Rosso e il Nero”- è meAndrà così? Forse, ma non sarà ovviamenché, come lasciano intendere le dichiarazioglio aspettare 1,30: un livello in cui il dollaro te un movimento lineare senza oscillazioni ni di Mnuchin e l’aggressività del presidente, comincerà a essere sottovalutato». nei due sensi più o meno marcate. Ma può non è affatto escluso che gli Stati Uniti non «Il dollaro – aggiunge - non è debole per i problemi dell’economia americana, ma per la recuperata forza del resto del mondo. Per Greggio, il boom statunitense giunta l’America cerca di evitare di subire la (produzione in milioni di barili al giorno)* salita contemporanea di tassi e dollaro. Per la stessa ragione l’Europa accetta di anticipare il rafforzamento dell’euro intanto che NUOVO RECORD Vecchio record 10,0 Stime 9,7 i suoi tassi rimangono sottozero. Quando i 9,6 9,2 tassi europei inizieranno a salire la resisten7,5 za a un ulteriore rafforzamento dell’euro si farà più forte, proprio per evitare la doppia 5,9 5,0 frenata su cambio e tassi». Insomma, una volta raffreddata l’euforia per le Borse e pre2,5 so atto della tendenza al ribasso delle obbligazioni, il dollaro così basso offre una buona occasione per fare affari e potrebbe essere 0 una buona occasione per puntare sul rial1970 1999 2017 2018 lineamento tra la potenza economica degli *AL NETTO DEI CONDENSATI (IDROCARBURI LEGGERI PRODOTTI IN ASSOCIAZIONE AL GAS) , EQUIVALENTI A 3,5-4 MB/G FONTE:ENERGY INFORMATION ADMINISTRATION (EIA) Stati Uniti e la forza della sua valuta.

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Il debito di Macron con la sua superscuola Il presidente francese deve all’Ena, il college dello Stato francese che forma i grand-commis di Parigi, 50 mila euro di “pantouflage”, il rimborso dei costi sostenuti dal sistema formativo per lui, che lasciò lo Stato per Rotschild di Giuseppe Corsentino

HA STUDIATO IN QUELL’ENA, ECOLE NATIONALE D’AMMINISTRATION, LA STORICA FUCINA DELLE ELITE FRANCESI VOLUTA DAL GENERALE DE GAULLE NEL 1945 E REALIZZATA DAL PIÙ GRANDE RAPPRESENTANTE POLITICO DEL GAULLISMO, IL MINISTRO MICHEL DEBRÉ. Ed è da questo vivaio di “grand

commis” che pesca i suoi collaboratori più fidati, quei direttori generali spediti nei vari ministeri a controllare gli stessi ministri (per fare un paragone, come se il direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via, rispondesse direttamente al presidente del Consiglio Gentiloni e non al suo ministro Pier Carlo Padoan). Insomma, Emmanuel Macron, il banchiere diventato ministro dell’Economia e poi presidente, deve molto all’Ena e agli anni trascorsi nell’istituto di Strasburgo. Ma deve anche 50mila euro allo Stato francese per saldare la fattura del suo “pantouflage”, letteralmente la pantofola, cioè i costi sostenuti dallo Stato francese per la sua formazione. Come se, tanto per farci capire con un esempio, un pilota che si è formato all’Accademia militare di Pozzuoli, dovesse rimborsare il Ministero della Difesa al momento del suo passaggio in una compagnia aerea privata. Si tratta di una faccenda a prima vista un po’ bizzarra che va spiegata e magari copiata ora che in Italia qualcuno comincia a ricordare il costo della cosiddetta “fuga dei cervelli” dopo anni di formazione negli atenei e nelle istituzioni pubbliche. Partiamo, allora, dal verbo francese “pantoufler” che in questo caso non vuol dire “mettersi le pantofole”, ma “lasciare un impiego pubblico per passare a

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uno privato”. Per esempio, lasciare l’Ispettorato generale delle Finanze, il posto pubblico più prestigioso dove si fanno le migliori carriere da “grand commis”, per andare all’Alstom o alla Peugeot, alla Fnac o ai grandi magazzini Lafayette. Oppure, uscire definitivamente dai ranghi della Pubblica Amministrazione per “scendere in politica”, per dirla con lemma berlusconiano, come ha fatto appunto Macron che ha lasciato l’Igf, l’Inspection générale de finances dove ha lavorato per quattro anni, dal 2004 al 2008. E come hanno fatto, prima di lui, Bruno Le Maire, ministro dell’Economia, Valerie Pecresse, che ha lasciato il Consiglio di Stato per diventare presidente della regione Ile-de-France, Valerie Koshiusko-Morizet, ex ingegnere del Ministero dei Lavori Pubblici e ora capogruppo dei repubblicani al consiglio comunale di Parigi, e tanti altri. Ma perché, quando si lascia un impiego pubblico che dà “protection tout au long de la vie”, dove si è intoccabili, illicenziabili, intrasferibili, insomma protetti per tutta la vita (forse ancor più che in Italia), bisogna “pagare la pantola”? La risposta è semplice. Il ministero della Fun-

zione Pubblica ha fatto uno studio e ha scoperto che un anno di formazione all’Ena, costa allo Stato non meno di 84mila euro, e le altre “Grandes Ecoles”, come Science Po (dove ora insegna il nostro Enrico Letta) stanno tra i 60 e i 70mila euro. In qualche modo questo investimento non deve andare disperso. Così si spiega perché i super-diplomati dell’Ena e delle Grandi Scuole hanno l’obbligo di prestare servizio nella Pubblica Amministrazione per almeno dieci anni (sono diventati quattro quest’anno grazie a un decreto dell’ex presidente François Hollande, anch’egli uscito dall’Ena). Dopo questo primo stage quadriennale in un’amministrazione pubblica si può chiedere una specie di aspettativa e passare al settore privato, restarci per sempre (e, quindi, “pagare la pantofola”) oppure rientrare nei ranghi dell’amministrazione (operazione quest’ultima non gradita perché indice di insuccesso e quindi scoraggiata in tutti i modi, per esempio con trasferimenti in sottoprefetture o sedi disagiate). Quanto costa la pantofola? Per Macron, che non ha aspettato i dieci anni prima di passare dall’Ispettorato generale delle Finanze (2004-2008) alla banca Rothschild la fattura è di 50mila euro, come si diceva all’inizio. L’interessato ha fatto sapere che “il puisera sur ses deniers personnels”, provvederà a rimborsare lo Stato con i suoi mezzi.


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L’Opa strisciante della Francia che abbiamo scelto di subire DI PAOLO ANNONI

I

l recente crollo dei mercati segnala che lo scenario finanziario a cui siamo stati abituati negli ultimi anni potrebbe essere prossimo alla conclusione. È stato uno scenario di tassi bassissimi e assenza di volatilità che ha “risolto” o messo in secondo piano molte criticità: il deficit commerciale americano, l’esplosione dei debiti pubblici, il crollo della domanda interna in Europa e l’esplosione delle differenze tra centro e periferia tra gli altri. Qualsiasi aumento della volatilità sui mercati e qualsiasi accenno di rallentamento dell’economia globale si inserisce, in Europa, in una fase di profondo ripensamento delle sue strutture e dei suoi equilibri interni. La divaricazione tra centro e periferia e la cessione di sovranità verso i Paesi forti non avviene gradualmente, ma con strappi improvvisi. Qualsiasi cosa si pensi di euro o Europa, l’attuale struttura dei rapporti interni agisce in senso centrifugo e aumenta le differenze. La ragione è semplicissima. Se in una fase di crisi un Paese può fare politiche anticicliche, investimenti pubblici ed espansione del debito, e viene sostenuto dalle istituzioni europee mentre un Paese “indebitato” no, alla fine della crisi le differenze non potranno che essere aumentate. Da un punto di vista politico i Paesi “deboli” si trovano nella condizione di dover “mendicare” aiuti dai Paesi forti che, a loro volta, si fanno pagare con cessione di sovranità sostanziale. È utile ricordare che una valuta unica, ridottissimi margini di manovra fiscali e regole uguali per tutti impediscono

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IL PRESIDENTE DEL BUNDESTAG TEDESCO WOLFGANG SCHAUBLE CON IL MINISTRO DELL’ECONOMIA ITALIANO PADOAN

la questione libica. Se l’Italia non è più parte qualsiasi flessibilità che non sia l’emigraziodel processo decisionale perché ha perso la ne. Questa analisi, fuori dall’Italia, non separa guerra civile europea combattuta con euro populisti o no che invece si separano sulle soe austerity, allora è dall’altra parte di una biluzioni a una situazione considerata di fatto. lancia su cui sono seduti Francia e Germania. La storia europea degli ultimi vent’anni si Nessuno biasima nessuno, ma è chiaro che, spiega in questa cornice. Le discussioni eumotivi filantropici o religiosi a parte, di solito ropee sulle soluzioni in Italia o non arrivano si lavora per mettere in difficoltà i concoroppure arrivano mediate da un europeismo renti. Per l’Italia sta arrivando velocemente ideologico. (...) È sempre utile ricordare che il momento in cui dovrà decidere cosa vuole Wolfgang Schaeuble per tutto il 2017 ha fare. In realtà cosa voglia fare l’Italia si può avanzato l’ipotesi di un’uscita dall’euro delgià capire: si è lasciata comperare dalla Franla Grecia. Un’ipotesi che è chiaramente sul cia senza sollevare un dito. Oggi Telecom tavolo e che si pone non per un’ideologia, Italia è coordinata e ma per una situadiretta da Vivendi. La zione impossibile da UN TALE TRASFERIMENTO DI lista di imprese strarisolvere se non con SOVRANITÀ SOSTANZIALE, MAI VISTO E IMPOSSIBILE IN QUALUNQUE ALTRO tegiche passate sotto una conversione miPAESE, NON È ACCADUTO PER CASO controllo francese è racolosa di Francia e sterminata, è un fenoGermania. È chiaro meno che non ha alcun paragone di sorta tra a tutti che una struttura che agisce in senso i Paesi del primo mondo e che non sarebbe centrifugo come quella attuale ha solo due stato permesso nemmeno nei Paesi del seconclusioni possibili: o un cambiamento di condo mondo. Alla lista che conosciamo si politica dei Paesi forti che rinunciano alla potrebbe aggiungere persino la difesa con loro sovranità sull’Europa per una sovranità Leonardo mentre tra inchieste inconcepibili europea oppure la spaccatura dell’euro con in qualsiasi altro Paese sembra sia finita nel Paesi, “uscenti”, devastati e, più o meno, comirino persino Eni. È davvero difficile non lonizzati. pensare che un tale trasferimento di soL’Italia è e sarà sempre percepita come un vranità sostanziale, mai visto e impossibile concorrente del centro franco-tedesco. È in qualunque altro Paese, sia accaduto per concorrente dei tedeschi per via della sua caso e solo per opportunismi singoli nel tomanifattura e dei francesi per le sue ambiziotale disinteresse del governo. In Francia o in ni politiche, come si è visto chiaramente con


Spagna, valga per tutti l’accoglienza riservata ad Atlantia nell’Opa su Abertis, le resistenze sarebbero state sicuramente molto più forti. Si può leggere in sostanza una scelta strategica per cui l’Italia si “vende” alla Francia per rimanere nell’Europa A, quella di Francia e Germania. La Francia, che, come l’Italia, non può reggere la competizione tedesca, oggi per tanti motivi tratta con la Germania alla pari mentre l’Italia è fuori dal tavolo. La Germania sceglie un accordo con la Francia come alternativa a una rottura totale dell’euro da cui uscirebbe completamente isolata. L’europeismo italiano è solo una bella storia che maschera la vera opzione, meditata e precisa, di rimanere nell’euro come colonia della Francia. Una scelta da perdenti che ha alcune controindicazioni. La prima è che in questo modo si salveranno sicuramente i grandi capitali italiani che rimarranno in euro a discapito però di milioni di posti di lavoro in meno, ma si può sempre emigrare, di un Paese che non potrà mai più accarezzare il sogno di poter investire e di potere fare una politica estera che tuteli i propri interessi. Le colonie, come noto, devono avere la crescita castrata. Il secondo è che vendersi a questa Europa “A” con il parlamento finto ma il Bundestag e l’Assemblée nationale verissimi, in questo modo per assicurarsi la tranquillità e ingraziarsi i padroni, in realtà non ci tutela. Il secondo in cui non serviamo più è il secondo in cui veniamo scaricati mentre rimangono appiccicati a chi ha vinto le industrie, il risparmio e i posti di lavoro. Questa però è una storia già vista. È l’unico destino della Grecia con il 25% di disoccupazione, destinata a uscire dall’euro solo dopo aver perso tutto e dopo che le cose di valore, porti e aeroporti su cui viaggiano merci e turisti, sono finite in Germania. Eppure l’Italia ha dimostrato per un cinquantennio grandi potenzialità economiche, con l’economia mista pubblico-privata distrutta dall’euro e dalle privatizzazioni, e politiche come punto di riferimento per un’area, il Mediterraneo, che, a ragione, ci ha sempre percepito come partner e non come padrone.

DI CARLO PELANDA Il presidente Sergio Mattarella, garante ultimo degli equilibri istituzionali italiani

IL RISCHIO SUPREMO È L’INGOVERNABILITÀ L’Ue ha corretto al rialzo le previsioni di crescita del Pil italiano nel 2018, dall’1,3% all’1,5%. In effetti la ripresa si sta consolidando. È ancora lenta, ma sta proseguendo. Ora è razionale chiedersi come si potrà accelerarla e cosa potrebbe interromperla. Ed è opportuno farlo perché, comprensibilmente, il governo tende a enfatizzare in campagna elettorale le buone prospettive e a oscurare i problemi, fatto che chiama analisi il più oggettive possibili. Al momento la domanda globale, cioè il tiraggio dell’export, sembra poter restare vivace nel 2018-19. In questi giorni è cresciuto il rischio di uno sgonfiamento della bolla borsistica a partire dal mercato azionario statunitense che, se non contenuto, potrebbe in teoria innescare una crisi finanziaria mondiale poi seguita da recessioni pesanti. Ma probabilmente si tratta solo di una correzione al ribasso dei valori che prepara nuovi rialzi giustificati dal buon stato dei fondamentali economici in America e in Europa e, per lo più, nel resto del mondo rilevante. Il rischio bellico resta elevato e latente in molte aree, preoccupante il recente riscaldamento nel teatro mediorientale, ma è più probabile che rimanga circoscritto entro tali aree stesse senza internazionalizzazioni fuori controllo. Così come il rischio di barriere commerciali che facciano implodere il mercato globale resta basso nonostante l’aumento di eventi protezionistici. In sintesi, il sostegno esterno alla crescita italiana appare robusto, pur maggiori le turbolenze. Infatti, il rischio maggiore per l’Italia sembra essere quello di non raggiungere un ordine interno entro un’Eurozona in via di strutturazione che ne richiederà di più.

Nel 2018 cesserà l’effetto protezione del debito pubblico italiano da parte della Bce e Roma dovrà mostrare di riuscire a ridurlo e a sostenerlo sia facendo meno deficit sia spingendo di più la crescita, cioè dandosi più ordine economico. Se ciò non avvenisse, l’Italia sarebbe pressata dall’Ue per applicare un rigore che potrebbe tenerla in stagnazione o perfino rimandarla in recessione. Con una complicazione: tecnicamente l’Italia è ancora lontana dal livello di ordine richiesto e non riuscirà a costruirlo in pochi mesi. Quindi dovrà convincere sia il mercato sia l’Ue che ce la farà nel futuro, intanto facendo passi nella giusta direzione che permettano di rendere credibile una profezia positiva sull’Italia stessa. Il problema di governabilità e disordine politico che si prevede nel dopoelezioni è pertanto il massimo rischio da prevenire e contenere.

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TALENT SHOW

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CI PIACE IL CORAGGIO DI CORRADO PASSERA Mentre Montezemolo accetta il malloppo degli americani e scappa, l’ex ministro si quota in borsa con la sua Spac mostrando che cosa fa un imprenditore

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n un Paese dove il patriota Montezemolo, profeta del “fare squadra, fare sistema”, si rivela in realtà soprattutto abilissimo a “fare cassa”, conforta il successo – iniziale, quello a venire sarà maggiore! – riscosso da Corrado Passera con la sua iniziativa imprenditoriale, raccogliendo la bellezza di 760 milioni di euro con la sua Spac, chiamata Spaxs, destinata nelle intenzioni del fondatore a rivoluzionare il modo di fare banca in questo Paese e non solo. “Ho fatto il mio servizio civile, ora sono tornato al mondo dell’impresa”: ha sintetizzato lui con ironia alludendo alla sua parentesi politica. Il sistema dei partiti e delle istituzioni ha avuto contro di lui una reazione di rigetto. Il Pd non l’ha voluto, complice anche il “niet” di quel devastante king-maker che è stato per quel paritot negli ultimi anni Carlo De Benedetti. Con Berlusconi non avrebbe mia potuto lavorare lui. E la meteora Mario Monti – nella quale Passera aveva creduto e più di lui l’ex presidente Napolitano – si è rivelato quel recordmen mondiale di una prudenza sussiegosa ai confini dell’opportunismo che la sua carriera descrive meglio dei pur rilevanti meriti. Uscito dalla sera alla mattina dalla banca che ha fatto grande e solida, Passera non ha neanche intascato il mega-preemio che ha distinto altri colleghi. Ha poi provato a salvare il Montepaschi dalle sabbie mobili renziane, senza mai essere davvero considerato. Ora, finalmente, rimettendo nel cassetto l’afflato istituzionale, torna al mercato. Sapendo che in fondo una bella banca efficiente, quale sarà quella che lui lancerà, è pur sempre un modo potente di giovare al Paese.

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Con la sua iniziativa, che vuole rivoluzionare il concetto di banca, Passera ha raccolto 780 milioni Gli annunci da Dublino dimostrano come l’obiettivo di Ryanair sia il dumping sociale

a il fenomeno con la vita degli altri, il signor Michael O’Leary, patron di Ryan Air. Ha preannunciato la possibilità di disservizi nella settimana di Pasqua, parlando dalla sua roccaforte esentasse di Dublino, e la colpa di chi potrebbe essere? Ma dei sindacati, naturalmente: la sua bestia nera! Ha detto che, dopo avere accettato il riconoscimento di alcune sigle sindacali, non intende però cedere alle richieste di modifiche in merito ai contratti, soprattutto sugli aumenti salariali. Sfruttamento forever, insomma. Poi è chiaro: a tutti fa comodo volare con due lire fino a destinazioni lontane, ma lo faremmo se sapessimo che quei prezzi stracciati nascono da paghe stracciate e da gente sfruttata, che potrebbero essere figli, fratelli o coniugi nostri? Se questa è la competitivà, no grazie: ha un nome diverso, si chiama social dumping. Una volta lo facevano i cinesi, i rumeni, i vietnamiti. E stanno rietrando nei ranghi: non sentivamo proprio la mancanza del pagliaccione che ama farsi fotografare in pose improbabili che nella sua testa particolare dovrebbero ispirare simpatia. Per la cronaca: il tribunale di Busto Arsizio ha sentenziato che Ryanair ha «una condotta antisindacale» che deve «cessare immediatamente». L’azienda deve dunque incontrare i sindacati «per avviare i negoziati per la stipula di un accordo collettivo» e «comunicare i dati sull’utilizzo dei contratti di somministrazione e sulla situazione del personale». Il giudice ha così accolto il ricorso dei sindacati che si erano appellati all’ennesimo rifiuto di incontro da parte dell’azienda. Sai che risate, adesso, O’ Leary.

NON CI PIACE LA PREPOTENZA (ESENTASSE) DI O’LEARY Il numero uno di Ryanair scherza col fuoco, mentre annuncia disservizi nella settimana di Pasqua e scarica la colpa sui sindacati


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STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

Non è un Paese per "giovani imprenditori" verrebe da dire, leggendo la storia di Stefano Versace e della sua fuga dall'Italia per andare a conquistare il mercato Usa con il gelato di qualità, facendo leva unicamente sulla sua intuizione e sulla sua voglia di riscatto. Troppe tasse, troppa burocrazia, scarsa propensione a investire sulle idee: i limiti del nostro Paese rispetto al "fare impresa" sono atavici e notori. Ma l'arte dell'arrangiarsi, a volte, prevale su tutto. Come dimostrano invece le altre storie che vi raccontiamo

DELUSO DALL'ITALIA, SCAPPA E TROVA L'AMERICA FACENDO GELATI È la curiosa vicenda di Stefano Versace, ex ristoratore di Urbino vessato dallo Stato, che ha scelto di investire negli Usa sul mercato dell'icedream: oggi ha 31 punti-vendita e conta di arrivare a 150 entro il 2021 di Riccardo Venturi

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a più grande catena di gelaterie artigianala nostra situazione. Qualcosa dobbiamo pur li italiane negli Stati Uniti è nata grazie a fare…». In quel momento Stefano Versace ha una delle tante vessazioni subite in Italia da deciso di mollare tutto e di ripartire da capo, un piccolo imprenditore italiano. Sono passati all'estero. Ancora non sapeva che tipo di attisolo 5 anni. Stefano Versace aveva un piccolo vità avrebbe intrapreso, ma aveva chiarissimo ristorante ad Urbino, dove in un anno e meztutto il resto: «Sono diventato consapevole zo era riuscito, nonostante i tempi di crisi, a di ciò che non volevo. Non volevo più vivere triplicare il fatturato in un Paese dove fare «NEL 2013 ARRIVARONO I NAS NEL MIO puntando sui prodotti RISTORANTE E MI FECERO UNA MULTA: "CI l’imprenditore sembra e sulla cucina del terSPIACE MA QUALCOSA DOBBIAMO PUR essere un lavoro di cui ritorio. Quella sera ri- FARE" MI DISSERO. LÌ HO DETTO BASTA» vergognarsi. Non volecevette una visita dei vo più sentirmi trattaNas. «Dopo una lunga e minuziosa ispezione to dallo Stato come se fossi un impostore» racmi fecero duemila complimenti. E mi diedero conta. E dire che Versace veniva da una lunga una multa di oltre 250 euro perché non avevo esperienza a Caracas, un ambiente non certo esposto il cartello “vietato fumare”. Mi dissero: facile: «Il Venezuela è il Paese più corrotto del «Ci dispiace, dottor Versace. Possiamo capire mondo. Ti chiedono soldi, ma per loro posso come si sente. Ma anche lei cerchi di capire accettarlo, tutti hanno una famiglia da mante-

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STORY-LEARNING

BUSINESS

Stefano Versace con il premio "World's best gelato" vinto a Rimini nel 2014. Sotto, il libro nel quale ha raccontato la sua storia

nere. Con una persona che ti vuole rubare dei soldi ci parli, con lo Stato che viene a far cassa non puoi fare nulla». Ma come cantava Fabrizio De Andrè, dal letame nascono i fior: e così nel giro di pochi giorni Stefano Versace mette a fuoco il suo nuovo progetto, quello di aprire una catena di gelaterie negli USA: «ho scoperto che c'erano solo 9000 gelaterie artigianali italiane in tutti gli Usa contro le 36mila che ci sono in Italia. Gli americani mangiano tanto ice cream, si tratta di convincerli a passare al gelato, che si dice così anche in America e ha una qualità del tutto diversa: meno grassi, meno aria, meno coloranti e acidi conservanti». Un progetto un po' visionario per la verità, vista la difficoltà dell'opera e gli scarsi fondi a disposizione. Eppure nel giro di pochi anni Stefano è riuscito a realizzarlo. Oggi Versace Gelato conta 31 gelaterie tra Florida, Pennsylvania, Georgia, New Jersey e Virginia, dà lavoro a 150 persone, il fatturato 2017 è stato di 4,5 milioni e quello atteso per il 2018 è pari STEFANO VERSACE

AMERICAN ICE DREAM COME HO CREATO UN’IMPRESA DI SUCCESSO NEGLI STATES COL GELATO ITALIANO Prefazione di Roberto Re

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GLI AMERICANI MANGIANO TANTO ICE-CREAM, SI È TRATTATO SOLO DI CONVINCERLI A PASSARE AL GELATO SANO E DI QUALITÀ nald's, che all'inizio aveva dato in gestione il a 9,5. Versace ha anche scritto un libro automarchio a terzi che si erano messi a vendere biografico pieno di energia positiva e consigli caramelle...». Alla fine del 2015 entra in sopratici utili per chi vuole provarci, dal perfetto cietà con Versace un socio ex McKinsey, Paolo titolo American Ice Dream. Quella di Versace Stefanini, e il modello di collaborazione con le è la storia di come sia possibile farcela anche gelaterie cambia in partnership: «siamo soci quando tutto sembra congiurare contro di te. al 50%. Su 100 dollari investiti ogni anno la Dopo il fallimento del tentativo di vendere il gelateria deve guadagnarne almeno 24. Se ne ristorante di Urbino, il ritiro del primo socio, guadagna 20 sono tutti suoi; se arriva a 30, 24 il secco rifiuto di un aiuto da parte del padre, Ed ut dolorem peliqua tendit odis esed sono suoi e 6 nostri, da 48 in poi si divide a Stefano è comunque partito per Miami insiequas quam hictiiscium quiatem ut veniati nusamet acim estiisi officium eosanim metà». Una formula che funziona e cresce inme all'amatissima moglie e musa ispiratrice quate si ommo volorporem que oditae nes nissi arcipienis alibusda et faces figli aut mo piccoli. Ha vissuto con sieme alla popolarità del buon, vero gelato itaCarolina e aisedue imolori stibus eriam quiates sitasitio magnis eum rateseque quidusd aestotatiis liano, come da payoff loro in nit unet odmotel low eum simi, et dolorum facerferum im deligen VERSACE GELATO È PRESENTE IN ditatin velectibus eum as doluptampista re pel di Versace Gelati: cost quasi sulla invel millor sapient. FLORIDA, PENNSYLVANIA, NEW JERSEY, Rionsendecollo dipicidignam se dell'aeropligenist, quam «Made fresh daily as di nam, accabo. Nam cus. VIRGINIA. DÀ LAVORO A 150 PERSONE E Luptaquam re pe dolorep uditataturem fuga. porto, claudicante NEL 2018 CONTA DI FATTURARE 9,5 MLN in Italy» - Versace nel El is dolupta conserum secea dus, totae ape 2014 ha vinto a Rimiper una ed vel moluptas ium rerovinosa ne dolla porenditatis aditio earum net ese velique voluptam ni il premio Best gelato in the world! Come da emblematica caduta facestiat qui officiet re ratem rero comnis dalle scale della Bank of eliquid ebitat que sum net quis eum inciti suggerimenti dell'esperto di brand positioAmerica. consequia necae reMa nis et alla pro quefine, parum ascome Will Smith in "La res eume simagnimint precus venditia porit ning Marco De Veglia, Versace offre l'esperienricerca della felicità", est, ius il ea natas ius resequis as aliquo ce l'ha fatta. «Ho aperid quaturion pe ipsunt est ant placea aut za di una gelateria italiana, con caffetteria e to laimuscilique primaoptatquid gelateria laudiss quaeperatur,il 16 novembre 2013 al ipsamus, escid unt, autas ut facia dollut mo brioche, strizzando l'occhio al cibo healthy di Miami International Mall. Dopo che anche il estiust, core sequi ut fuga. gran moda: smoothies con frutta fresca, acai secondo socio trovato in Italia mi ha mollato, bowl... Prossimo obiettivo, 150 punti vendita all'inaugurazione mi erano rimasti solo 133 entro il 2021. Investitori anche italiani presi dollari, che ho usato per dare i resti. Dopo un in considerazione fino al 2018, poi le banche anno, nel 2015 ho provato a espandermi con il americane apriranno i cordoni della borsa. franchising. Ma è stato un fallimento totale, ho Stefano pensa spesso a quella multa ricevuta rischiato di affondare il brand. Proprio come a Urbino: «Li ringrazierò per tutta la vita». nel film "The Founder" sulla storia di McDo-


WELFARE STORY-LEARNING

W come Welfare, ecco la chiave per i nuovi benefit Il 62% dei dipendenti esprime parere positivo sul welfare aziendale, diventato un’opportunità per molte imprese che lo offrono come incentivo

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di Oreste Ferrari

l concetto di benessere condiviso tra impresa e dipendenti è la nuova leva strategica su cui si fonda la moderna organizzazione del lavoro e lo strumento con il quale è possibile realizzarlo è il welfare aziendale. Sono numerosissime le aziende che stanno adottando o potenziando i propri piani di welfare e anche il gradimento di questo strumento risulta condiviso: in Italia il 62% dei dipendenti esprime una parere ampiamente positivo sul welfare aziendale. Per le aziende l’89% ne ha dato un’indicazione molto positiva e questo sentimento è diffuso anche presso le PMI che esprimono un giudizio favorevole nel 78 per cento dei casi” (Doxa-Edenred 2016). Da strumento per pochi pionieri, il welfare aziendale è divenuto un’opportunità per tutte le aziende, comprese le PMI che stanno cominciando ad adottarlo. La nuova normativa introdotta con la Legge di Stabilità 2016 ha sicuramente favorito il trend crescente di diffusione del welfare, in particolare le nuove norme che, ad esempio, rimuovono quei vincoli che destinavano solo una parte di prestazioni e servizi (previsti dall’articolo 51 comma 2 del TUIR) alla contrattazione tra le parti, mentre tutto il resto veniva demandato alla scelta unilaterale - per qualcuno paternalistica - dell’azienda. Oggi tutti i contenuti dei piani di welfare possono essere oggetto

IL WELFARE AZIENDALE È STATO ULTERIORMENTE POTENZIATO DAL LEGISLATORE

di accordo sindacale o di formalizzazione. Non solo, ma il legislatore ha anche previsto, a tal scopo, specifici incentivi di natura fiscale e contributiva, rilanciati e potenziati nel 2017. Solo nell’ambito di piani di welfare introdotti tramite accordo sindacale, inoltre, è prevista la possibilità da parte del dipendente di poter scegliere se usufruire del premio di produzione in cash oppure in welfare. IN ITALIA OLTRE 2,6 MILIONI DI FAMIGLIE SI RIVOLGONO AL MERCATO PER SERVIZI DI COLLABORAZIONE E ASSISTENZA PER I FAMILIARI

Semplificazione. Questa è la parola d’ordine per rendere semplice e immediato il processo di erogazione dei servizi e dei beni del welfare aziendale. Semplificazione per le aziende che devono predisporre la macchina organizzativa; semplificazione per i dipendenti che devono poter usufruire di tali servizi in modo agevole ed efficace. Allo scopo è stato introdotto – proprio con la Legge di Stabilità 2016 - il voucher per i servizi di welfare aziendale. Il voucher è un buono attraverso il quale erogare tutti i servizi e i beni del paniere del welfare aziendale. Il suo vantaggio consiste, appunto, nella semplificazione di tutto il processo di erogazione dei servizi e delle prestazioni, in modo da

rendere più fluido e facile l’intero processo, eliminando le complesse rendicontazioni che fino a poco tempo fa caratterizzavano la gestione e l’utilizzo degli strumenti di welfare. L’introduzione di questo strumento va di pari passo con la crescente diffusione del welfare aziendale in Italia e, per molti aspetti, è una delle precondizioni organizzative e gestionali per la sua definitiva affermazione, sia nelle grandi sia nelle Pmi. Molte aziende stanno introducendo l’utilizzo dei voucher nell’ambito dei loro piani di welfare, consapevoli della sua efficacia e utilità. «L’Agenzia delle Entrate – dichiara Joannes Damien Direttore Business Unit Welfare Aziendale - ha chiarito diversi punti sull’utilizzo del voucher. Primo tra questi, la possibilità di poter pagare con un unico voucher cumulativo tutti i beni e servizi del paniere welfare purché non si ecceda la soglia dei 258,23 euro, quella classica dei cosiddetti fringe benefit. Sopra questa soglia, invece, sarà emesso un singolo voucher per ogni prestazione. Molto importante, inoltre, è l’utilizzo del voucher per le prestazioni del cosiddetto welfare familiare. Si tratta dei servizi di colf, badanti e baby sitter, uno delle voci più importanti. In Italia oltre 2,6 milioni di famiglie si rivolgono al mercato per acquistare servizi di collaborazione domestica e di assistenza ai propri familiari».

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STORY-LEARNING MOTOR OIL

Così la “boutique” dei lubrificanti compete (e batte) i big globali La crescita “tailor made” di Syneco, l’azienda industriale controllata dalla famiglia Vincenzi e guidata da Fabio Di Martino che brevetta prodotti e li vende in mezzo mondo in un settore che sembrerebbe dominato da pochi colossi. di Sergio Luciano

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ui dice: «Qui è un po’ come stare in una pasticceria di qualità», tu ti guardi attorno e sulle prime non capisci. Uno stabilimento industriale che mescola e produce oli lubrificanti… che cosa c’entra la pasticceria? «C’entra, c’entra», rispode con un sorriso Fabio Di Martino, amministratore delegato di Syneco Spa, mini-multinazionale di San Giuliano Milanese, redditività netta di oltre il 6% in un settore dominato da pochi colossi, con 7 milioni di fatturato e 25 dipendenti. «Veda, Syneco è agile e dinamica perché sa fare la torta migliore con gli ingredienti migliori per il cliente giusto, cioè quello che gliel’ha commissionata». Dunque un lavoro “tailor made” (in fondo, una torta a richiesta è come un abito sartoriale) in comparto industriale che uno immaginerebbe appannaggio esclusivo delle multinazionali straniere. «Sono arrivato qui in Syneco nel 2006», racconta Di Martino, 46 anni e una passione per la campagna, il suo “buen ritiro” sulle colline del Lago d’Orta, «e ho imparato il mestiere straordinariamente interessante dei prodotti lubrificanti. Finchè quattro anni fa gli azionisti, una famiglia di imprenditori che hanno sempre creduto in quest’azienda ed hanno sempre reinvestito gli utili in ricerca, la famiglia Vincenzi, mi hanno affidato le leve gestionali». E dunque visitando la Syneco ogni dieci passi si comprende un po’

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meglio quella similitudine sorprendente tra le torte e gli oli lubrificanti. La si capisce soprattutto quando, al primo piano, dietro una porticina, si spalanca un mondo che non t’aspetti: un laboratorio di ricerca in piena regola, con tanto di microscopio elettronico e di strumenti sofisticatissimi (e costosissimi) per la calibratura delle mescole (i blend) migliori per ciascuna destinazione, per ciascun motore, per ciascun materiale. All’interno, Maura Soldati – la responsabile del laboratorio – s’infervora spiegando come ABBIAMO GIÀ VARI BREVETTI E NE STIAMO DEPOSITANDO UNO NUOVO, CHE RIGUARDA L’INIEZIONE DI ADDITIVI GPL

funzionano quegli strani strumenti: «Veda, qui calibriamo la vischiosità di ogni mescola, qui studiamo gli additivi migliori». «Facciamo prodotti da boutique, come le dicevo», riprende Di Martino, accettando la metafora sartoriale, «e le spiego come con un esempio recente. C’era un cliente, un grande gruppo leader negli imballaggi, che aveva un’esigenza particolare. Stava usando un olio siliconico di tipo generico, ma non gli andava bene perché il prodotto creava problemi rispetto ai processi di verniciatura dei vari pezzi. Conoscendoci e apprezzandoci – perché usava già un altro nostro olio grazie

FABIO DI MARTINO, AMMINISTRATORE DELEGATO DI SYNECO

al quale aveva ridotto del 40% il consumo del lubrificante - ci ha chiesto un prodotto ad hoc, destinato a un tipo particolare di macchina, e noi abbiamo studiato una soluzione ad hoc per lui. Ebbene, nessun altro sul mercato avrebbe mai mescolato due prodotti diversi per farne un terzo, specifico per quelle esigenze. Noi sì. Noi l’abbiamo fatto perché abbiamo un laboratorio, dietro l’impianto produttivo. Non siamo semplici mescolatori o puri commercianti d’olio, andiamo oltre…». Eccome, vanno oltre: brevettano! «Sì, abbiamo già vari brevetti e proprio in queste settimane ne stiamo depositando uno nuovo, che riguarda l’iniezione di additivi Gpl. La ricerca applicata è la risorsa chiave per un’azienda come la nostra». Naturalmente – e questa è una virtuosa conseguenza della proprietà intellettuale – questi prodotti specifici vengono venduti in tutto il mondo: «Un nostro olio di punta viene acquistato negli Stati Uniti come in Iran e a Taiwan, è un olio per applicazioni idrauliche, frutto di una ricerca ad hoc, che abbiamo sviluppato con un nostro importantissimo partner, una grande aziende che fa presse per ceramica a Imola. E’ un prodotto che permette di aumentare nettamente la produttività di macchinari che stampano mattonelle nelle presse per ceramica: grazie a queste performance si sono ridotti i “fermo-macchina” nella produzione e i costi


d’intervento per riparazioni mentre in precedenza, con i lubrificanti normali, quelle stesse macchine in alcuni mercati non funzionavano al meglio. Oggi, invece, il loro export va a mille». Inutile dire che tutto ciò richiede un’altra competenza, oltre a quella della chimica dei materiali in cui Syneco eccelle: la competenza normativa: «È un settore molto normato e molto tassato, tra accise e disposizioni ecologiche da rispettare: ma tutto si può superare, se si lavora con passione e con competenza». Entrando, nella piccola hall di Syneco, non si può non notare una Vespa 50 Piaggio, creativamente trasformata in un espositore di lubrificanti: «Sì, vendiamo il nostro olio ad un importante elaboratore di motori, uno dei riferimenti per questo mercato». «Una delle opportunità che Syneco sa sfruttare bene», racconta ancora Di Martino, «è che oggi non è facile trovare in commercio i lubrificanti di qualche anno fa. E noi, con i macchinari e le basi chimiche moderne, sappiamo rivisitare gli oli che esistevano un tempo. Per esempio, per le auto d’epoca, sfruttando additivi, basi chimiche e polimeri moderni, siamo in grado di realizzare oli che ben si adeguano ai motori di qualche anno fa, dove le lavorazioni meccaniche non erano così precise come quelle di oggi e determinavano nei motori delle tolleranza di qualche decimo di millimetro, per cui i lubrificanti

attuali, dalla bassissima viscositò, non sono in un settore che sta evolvendo, offrendo adeguati e finirebbero per non creare il giumolte opportunità a chi saprà coglierle. Prosto velo lubrificante. Se quarant’anni fa c’era prio l’altro giorno, in un brain-storming sui un olio invernale ben diverso da quello estilubrificanti del futuro, ragionavamo sulla vo, oggi Syneco ha la forza di proporre per forza delle specifiche Syneco. Già, perché le auto d’epoca un unico olio sintetico multiper molti nuovi prodotti le specifiche le “facgrado che offre i vantaggi di un olio moderciamo” noi. Penso ai motori ibridi: facciamo no perfetto per quei motori. Le basi moderoli su “specifiche” ideate da noi. Vogliamo ne, infatti, permettono una pronta fluidità far sì che Syneco sia sempre di più un punto alle basse temperature che ben si adattano, di riferimento. Lavorando per i clienti, con i ad esempio, a motorini di avviamento molclienti. Sono affezionato a un nostro slogan, to meno potenti di quelli attuali. Ecco cosa di qualche anno fa ma sempre valido: “Più ne vuol dire sfruttare la tecnologia moderna sapete di lubrificanti meglio è per noi”». adattandola ai motori di un tempo. Alcuni Anche per questo l’azienda collabora con il Poconcorrenti non fanno tutto ciò, si limitano litecnico di Milano per un programma di esera copiare prodotti antichi, monogradi, concitazioni sulla reologia e sui lubrificanti, la loro tinuando a dare alle auto vecchie prodotti composizione chimica, le loro caratteristiche vecchi». meccanica. «Vogliamo VOGLIAMO CRESCERE, CON MEZZI “Misuriamo i fediffondere una nuova PROPRI, SIA PER LINEE INTERNE CHE, ed-back delle nuove cultura del lubrifiSE POSSIBILE, PER LINEE ESTERNE, miscele in laboratocante, che nasca dalla AZIENDE DA ACQUISIRE NON MANCANO rio. L’olio lavora nel competenza, dalla macchinario, noi ne preleviamo un campiocapacità di valutare nel merito i prodotti. Una ne e il laboratorio ci permette di migliorarlo. cultura multidisciplinare, perché ci vuole comTutto ciò ci rende specialisti nella soluzione petenza chimica, ma anche meccanica», precidei problemi e del continuo miglioramento sa ancora Di Martino: «Noi spieghiamo sempre dei prodotti». ai clienti, che l’olio giusto è il miglior alleato del La pensano così, tra gli altri, clienti di assosuo macchinario, che preserva nel tempo. Di luto prestigio come – tra gli altri - Ferrari, qui l’ambizione tecnica, di qui la ricerca di speLamborghini, Ducati. E su queste basi lusincifiche nostre che superino nettamente quelle ghiere, l’azienda guarda al domani con ambistandard sulle performance. Oggi devi fare i zione. «Vogliamo crescere anche, con mezzi conti con tanti elementi proibiti, basti pensare propri, sia per linee interne che, se possibile, allo zolfo e al piombo, che sono stati banditi dai per linee esterne: aziende da acquisire sul combustibili. L’eco-compatibilità è un must, mercato non mancano», sintetizza l’ammima anche un vincolo che stimola l’ingegno. nistratore delegato. Che precisa: «Vendiamo Le sfide sono davvero tante. Ma accettarle è il attraverso un totale i 40 concessionari, molmodo giusto per competere». Indubbiamente, to bravi. E siamo consapevoli di muoverci e i risultati si vedono.

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STORY-LEARNING TELEMATICA SATELLITARE

L’automobile del futuro viaggia con un’intelligenza satellitare La nuova sfida di Viasat Group, 600 dipendenti e ricavi in crescita a doppia cifra: la fusione tra le controllate Elem e Vem Solutions che unisce tutte le competenze dell’Iot e della digital transformation a cura della redazione

IL PROFILO DELLA SOCIETÀ

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ltre una decina di acquisizioni, tra Europa e America Latina, messe a segno negli ultimi quattro anni, 2 milioni di investimenti ogni anno in innovazione e piattaforme tecnologiche, 600 dipendenti e una crescita dei ricavi a doppia cifra, questi gli highlights del Gruppo Viasat. Un giro di giostra esaltante che non sembra rallentare vista anche la più recente operazione conclusa, proprio negli ultimi giorni del 2017: la fusione per incorporazione delle società Elem S.p.A. e Vem Solutions S.r.l., entrambe interamente controllate dalla holding Viasat Group. In dote alla nuova realtà, tutta l’esperienza di Elem, fondata a Torino nel 1974 dal presidente Domenico

quel mercato generalmente definito come InPetrone, come azienda specializzata nella proternet of Things (IoT). duzione di sistemi elettronici per i mercati ICT, «In un mondo che sta evolvendo sempre più industriale, telecomunicazioni, difesa e che, nei velocemente, grazie all’effetto combinato di decenni successivi, si è dedicata alla progettanuovi paradigmi come l’IoT e la Digital Tranzione e produzione di soluzioni telematiche sformation, è necessaper l’automotive con applicazione di tecno- LA STRATEGIA DEL LEADER DOMENICO rio ripensare i modelli PETRONE: CONIUGARE L’INSURTECH produttivi e di servilogie di localizzazione CON FLEET MANAGEMENT, SMART CAR, zio» dice Petrone: «Risatellitare. Ora, a tutto SMART LOGISTIC E SMART CITIES unire sotto un unico questo, si aggiunge anplayer globale tutte queste competenze rapche la capacità di progettare e sviluppare harpresenta la nostra volontà di competere sui dware, firmware e software, proprie della Vem, mercati del futuro con capacità di sviluppo inper soluzioni tecnologiche all’avanguardia nel novative, flessibilità operativa e sinergie tecnocampo dei sistemi elettronici e della telematica logiche che sappiano valorizzare e sviluppare satellitare con un posizionamento strategico in ulteriormente i business tipici del Gruppo e le nuove opportunità rappresentate dall’Internet Vem Solutions S.p.A. of Things, i Big Data analytics e la business intelligence». Venaria Reale La strategia del Gruppo Viasat è chiara: conoltre 10 mila metri quadri solidare i mercati storici dell’antifurto satellitare, delle scatole nere assicurative o Insurtedi stabilimento a Venaria Reale ch, come si dice oggi, e del fleet management, Venaria Reale, Busto Arsizio, Roma ponendo le basi dello sviluppo sui mercati emergenti delle Smart Car (veicoli connessi), oltre 20 milioni di euro della Smart Logistics (efficienza della logistica e della gestione di flotte aziendali, antifurti oltre 100 in Italia satellitari) e delle Smart Cities (controllo della Presidente Domenico Petrone, Ceo Marco Annoni mobilità, gestione dei mezzi di trasporto pubblico ecc.). Un ecosistema che ha registrato (ex amministratore delegato di Vem Solutions S.r.l.), solo nell’ultimo anno una crescita del 40%, Consigliere di amministrazione Domenico Di Costanzo secondo i dati dell’Osservatorio IoT del Poli-

DENOMINAZIONE: SEDE LEGALE: SITO DI PRODUZIONE: CENTRI DI R&D: VOLUME D’AFFARI: DIPENDENTI: BOARD:

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tecnico di Milano. «È cruciale comprendere come la sfida non sia solo più sulla tecnologia, ma soprattutto sulla capacità di lettura, analisi, comprensione dei dati» spiega Marco Annoni, Ceo della nuova Vem Solutions. «Tutto questo per indirizzare le decisioni, sia a livello strategico che operativo, utili a favorire l’ideazione e la generazione di nuovi servizi a valore aggiunto. Per raggiungere questo obiettivo è vitale avanzare nel campo dell’innovazione tecnologica, della digitalizzazione, della dotazione di soluzioni telematiche, dell’integrazione delle piattaforme, affinché persone, mezzi e merci possano circolare in minor tempo, in sicurezza e in economicità». Quindi, diverse piattaforme che dialogano fra di loro, in modo da poter fornire informazioni o aggregazioni di dati o servizi che si basano su quelle informazioni a diverse tipologie di clienti, siano essi privati cittadini, municipalità, amministrazioni pubbliche, assicurazioni, case auto o altre società di servizi. Infine, nel corso dell’ultimo meeting dei Ceo delle società del Gruppo, tenutosi a Torino nel mese di dicembre, è stato sottolineato come il progetto di crescita internazionale continuerà anche nel 2018, sia proponendo soluzioni utili per il settore Fleet, che stanno determinando il successo e lo sviluppo di Viasat Group, e sia per acquisizioni di nuove eccellenze locali. Già a partire dal mese di gennaio è stata comunicata l’acquisizione del 51% della francese Locster, attiva sul mercato del fleet management, per completare il risiko dei mercati geografici europei.

UNO DEGLI ULTIMI PRODOTTI “INTELLIGENTI” DI VIASAT. A SINISTRA IN ALTO, DOMENICO PETRONE. A DESTRA, MARCO ANNONI

«Puntiamo tutto sull’innovazione» Intervista a Marco Annoni, a.d.Vem Solutions

I

l mondo della telematica veicolare è in costante evoluzione sia in termini di domanda di servizi innovativi che di tecnologie. L’Italia quale ruolo gioca in questo mercato? Il concetto di veicolo connesso con l’ambiente circostante (veicoli, infrastruttura stradale, centri servizio, ecc.) sta diventando sempre più una realtà al fine di rendere il suo uso più sicuro, efficiente ed ecosostenibile. In questo senso, tra i tanti pregi che ha il nostro Paese, uno è certamente quello di essere considerato “Campione” della telematica mondiale. Nei prossimi anni assisteremo a uno sviluppo esponenziale dei sistemi info-telematici che cambieranno radicalmente il paradigma della mobilità dei mezzi e delle merci. È questa una grande opportunità per il progresso e l’innovazione del nostro Paese con tutti i benefici che ne potrebbero derivare in termini di crescita economica, di competenze professionali e, quindi, occupazionali. L’Europa come si sta

muovendo su questi temi? La Commissione Europea ha accelerato questo processo con la pubblicazione di linee guida, raccomandazioni ed interventi normativi che hanno portato alla definizione del piano di Azione ITS (Intelligent Transport Systems) che utilizza la tecnologia ICT per far comunicare i veicoli e sviluppare i nuovi servizi che stanno gradualmente trovando attuazione nei vari paesi Europei, con soluzioni che sono concepite per interoperare a livello Europeo. Come in ogni campo di applicazione delle tecnologie di telecomunicazione, il ruolo del processo di standardizzazione è fondamentale per creare le condizioni per una reale interoperabilità delle soluzioni a livello Europeo ed ha un ruolo primario di abilitatore. E a fine marzo 2018 arriva l’eCall obbligatorio su auto e furgoni nuovi? L’eCall, il servizio di chiamata di emergenza veicolare, che sarà obbligatoriamente installato sui nuovi modelli di veicoli omologati a partire dalla primavera

del 2018, costituirà plausibilmente il passaggio definitivo verso l’adozione pervasiva di dispositivi telematici a bordo dei veicoli e si andrà ad affiancare alle altre soluzioni già disponibili per la gestione flotte come ad esempio il telepedaggio, i servizi assicurativi, la navigazione. Quale ruolo gioca l’innovazione in questo mercato? L’innovazione nel settore dell’ITS e della telematica è uno degli elementi fondamentali per ottenere uno sviluppo continuativo del business ed una evoluzione dell’offerta in grado di rispondere alla domanda in costante evoluzione. Nel medio termine, la presenza del nostro Gruppo in differenti Paesi e mercati costituirà certamente un punto di forza ed un vantaggio competitivo rispetto ad altri TSP focalizzati principalmente sul mercato nazionale, con evidenti benefici in termine di ottimizzazione dei costi e globalizzazione della proposta di servizio.

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STORY-LEARNING PET WORLD

MyFamily: da una targhetta l’idea geniale di targare tutto Una storia d’impresa nata a Valenza e partita dalla “sterzata” di Alessandro Borgese, che dal mercato orafo in crisi è passato al mondo dei servizi per animali. Oggi esporta in 64 Paesi di Ettore Grassano

I PANTOGRAFI PER LA PERSONALIZZAZIONE DELLE MEDAGLIETTE. IN ALTO ALESSANDRO BORGESE, FONDATORE DI MYFAMILY

È

to, 60 dipendenti diretti e almeno altrettanti sufficiente una “visita guidata” tra i come indotto, 3 milioni di targhe prodotte in reparti di MyFamily per rendersi conun anno, e 5 mila macchine collocate in altretto che è una squadra vera. L’azienda tanti punti vendita – e grandi potenzialità da specializzata nella produzione di targhette trasferire in altri comparti, a partire da quel“identificative” per cani e gatti ha «bilanci lo del lusso. Borgese, 45 anni e una laurea in sempre in utile, e tanti progetti da sviluppare» economia e commercio in tasca, ha scoperto il dice Alessandro Borgese, che di MyFamily è mondo del Pet 8 anni fondatore. Qui, nella DOPO IL PREMIO ALLA FIERA fa, dopo aver lavorato zona industriale di INTERNAZIONALE PACK&GIFT IN a lungo come gemmoValenza dove l’azienFRANCIA, SONO PARTITI CONTATTI CON da è nata nel 2010, gli IMPORTANTI MULTINAZIONALI DEL LUSSO logo e orafo sempre a Valenza: «Il settore era spazi sono ormai più in crisi, e seduti attorno ad un tavolo ecco l’iche ottimizzati, tanto che a breve avverrà lo dea: targhe personalizzate per cani e gatti. Re“sdoppiamento”, con due nuove strutture che alizzammo le prime 60 medagliette per cani, consentiranno di gestire gli ordini che conche consideravamo veri e propri gadget, e ci tinuano a crescere. La piccola realtà, partita attrezzammo in casa con un pantografo per la dalla provincia di Alessandria, ha raggiunto personalizzazione, ossia incidere i dati persoin pochi anni il mercato Pet di 64 Paesi nel nali dell’animale e del proprietario». La vera mondo. Con una crescita da capogiro – che chiave di volta per conquistare il mercato, oggi conta circa 8 milioni di euro di fattura-

I NUMERI DI UN SUCCESSO

8 MILIONI di euro fatturato 2017 consolidato con Usa 60 dipendenti 3 MILIONI di targhe prodotte nel 2017 5 MILA macchine presenti nel mondo 64 paesi in cui viene distribuito 110

però, è stata dotare di strumenti per la personalizzazione direttamente i punti vendita: ed è così che dal 2011 My Family comincia a crescere esponenzialmente, prima in Italia e poi all’estero. Con la necessità di cercare risorse sul mercato. Già, ma dove? «Abbiamo scelto il fondo “035Investimenti” che ci ha portato un grande valore aggiunto – risponde il Ceo dell’azienda – la maggioranza delle quote rimane comunque del sottoscritto». Nel 2015, la seconda svolta: «Gestivamo circa 2.000 punti vendita, con altrettanti pantografi per la personalizzazione delle nostre targhe. Fu lì che prendemmo la decisione di renderci indipendenti e padroni del nostro business: dalla ricerca e sviluppo alla realizzazione non solo delle medagliette ma anche delle macchine, fino alla commercializzazione». In un mercato sempre più specializzato, avrebbe potuto essere una follia ma i risultati alla fine hanno dato ragione a My Family: «Dal 2016 siamo autonomi, e oggi la nostra macchina è presente in oltre 5mila punti vendita. In un anno siamo in grado di produrne 1.600 per circa 3 milioni di targhette, ma il potenziale di crescita è ancora enorme». Non a caso il know-how dell’azienda valenzana non è sfuggito all’attenzione delle multinazionali del lusso e della GDO, le quali hanno intuito le grandi potenzialità della “targa ricordo” applicata ai “regali per umani”: e cioè borsette, portafogli, vino, libri.


IL PAESE CHE CRESCE STORY-LEARNING

LA NUTRACEUTICA SBARCA SUL MERCATO AIM

KOLINPHARMA, AZIENDA DEL SETTORE DELLA NUTRACEUTICA MOLTO ATTIVA NELLA RICERCA & SVILUPPO, SI È QUOTATA SUL MERCATO AIM

Kolinpharma ha nell’attività di Ricerca e Sviluppo il suo punto di forza Una Pmi innovativa del settore nutraceutico, specializzata nella Ricerca e Sviluppo, con il pallino della qualità e del rispetto della specificità del cliente, anche con prodotti Kosher, Halal, milk free. È Kolinpharma, che nella prima metà di marzo vedrà l’avvio delle negoziazioni sul mercato Aim Italia. I suoi prodotti sono realizzati con materie innovative e naturali, e hanno lo scopo di supportare i trattamenti farmacologici soprattutto per le patologie nei campi ortopedico, fisiatrico e ginecologico.

Kolinpharma distribuisce i prodotti col proprio brand attraverso una rete di 63 Informatori Medico Scientifici. Suoi clienti sono i grossisti farmaceutici, che distribuiscono a farmacie e parafarmacie in tutta Italia. L’azienda ha mostrato un rapido sviluppo fin dalla sua fondazione nel 2013, con un tasso di crescita annuale composto dei ricavi 2015-2017 del 47%, e ha chiuso il 2017 con un giro d’affari di 4 milioni di euro, in crescita del 60% rispetto ai 2,5 del 2016.

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PERCHÉ COMPRARE I PC SE PUOI NOLEGGIARLI? Con la locazione operativa di Grenke, all’azienda resta più liquidità

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Noleggiare PC, notebook, fotocopiatori, stampanti, software invece di acquistarli, in modo da mantenere liquidità in azienda, aumentando così la capacità di spesa e investimento. È la proposta di GRENKE Locazione, società italiana del Gruppo GRENKE AG, multinazionale tedesca con sede a BadenBaden. Una proposta su misura di Pmi, specie in tempi di credit crunch: infatti sono più di 100mila i contratti di locazione in corso, mentre il valore dei nuovi asset locati nel 2016 è di quasi 328 milioni di euro. La locazione operativa è

un’alternativa all’acquisto di attrezzature e beni strumentali per aziende e professionisti che sta prendendo piede anche in Italia, nell’ottica sempre più diffusa del pay per use. Il cliente decide in autonomia il fornitore dal quale servirsi e i beni di cui ha bisogno. Inoltre stabilisce la durata, da 24 a 60 mesi, sulla quale distribuire il proprio investimento. A questo punto GRENKE acquisisce i beni dal fornitore, pagandoli in 24 ore, e instaurando il contratto di noleggio direttamente con il cliente. Una soluzione pratica, che piace per la sua semplicità.

LA MACCHINA CHE “VEDE” SE IL PRODOTTO È OK

ILLUMINATORE E OTTICA PERICENTRICA A 360° OPTO ENGINEERING, IN GRADO DI VEDERE LE EVENTUALI IMPERFEZIONI NEL PRODOTTO

Opto Engineering utilizza l’intelligenza artificiale per il controllo di qualità Vi siete mai chiesti come avvenga il controllo di qualità di una banana o di un pandoro? Chi stabilisce se un frutto è troppo acerbo o troppo maturo, se una pizza è cotta a puntino o bruciata? Finché si tratta di oggetti standardizzati (un display, un farmaco, un cellulare) la risposta è semplice: un sistema di visione artificiale. E ciò avviene ormai da quasi 30 anni, da quando cioè le macchine hanno iniziato a sostituire gli umani nello svolgimento di alcuni compiti ripetitivi e con scarso valore

aggiunto. Ma quando gli oggetti da controllare sono per natura difformi l’uno dall’altro senza che questo significhi che debbano essere scartati? In questo caso bisogna rivolgersi a una piccola azienda mantovana, Opto Engineering, che ha utilizzato l’approccio umano per creare un’intelligenza artificiale capace di apprendere dalla visione. 14 milioni di fatturato consolidato, presente in tre continenti e cinque paesi con oltre 90 dipendenti, ha saputo affermarsi come un’eccellenza nel settore.

LA SEDE MILANESE DI GRENKE, CHE PROPONE ALLE PMI LA LOCAZIONE OPERATIVA COME ALTERNATIVA ALL’ACQUISTO

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STARTUP, CROLLANO GLI INVESTIMENTI MA A SALVARVI SARÀ UN MENTOR STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Si fa presto a dire startup: ma chi paga? Chi è pronto a scommettere su imprese che si fondano su innovazione e organici “light”? Noi vi presentiamo due tipi di supporti: da una parte il mentroship, realizzato in collaborazione con colossi del credito e dell’innovazione; dall’altra i business angel, soggetti pronti a puntare sulle realtà che più piacciono. In mezzo uno scenario difficile in cui l’Italia vede calare del 40% gli investimenti in startup

Siamo sempre più fanalino di coda nell’Europa che punta sull’innovazione, superati anche dalla Polonia. Ma ora nuovi soggetti provano a offrire supporto alle startup più interessanti di Marco Scotti

S

e la bibbia della digital economy, Teche valgano oltre un miliardo di euro – sono chCrunch, lancia l’allarme sostenendo un miraggio e tutti gli imprenditori innovache a breve l’era delle startup terminerà, c’è tivi che hanno un’idea su cui puntare spesso da prendere sul serio questa affermazione. e volentieri scelgono di emigrare a Londra o, La tesi è che le dimensioni e le capitalizzazioancora più spesso, nella Silicon Valley. La tirini di Facebook, Google-Alphabet, Microsoft, tera è nota e anche piuttosto banale: mentre Amazon e Apple stiano fagocitando qualsiasi in Francia si stanziano 13 miliardi per l’innopossibilità di crescita per realtà più contenute vazione, di cui 2 a sostegno delle startup, in come, appunto, le startup. Il valore di borsa Italia abbiamo partorito una buona legge – di queste cinque società vale all’incirca due voluta da Corrado Passera nel 2012 – ma non volte il pil italiano e abbiamo trovato le riIN UN ANNO GLI INVESTIMENTI sta scompaginando sorse. Lo Startup Day IN STARTUP SONO CROLLATI DEL 39% completamente lo sceorganizzato qualche A 110,8 MLN UNA LEGGE EFFICACE CI nario: prima, infatti, SAREBBE MA MANCA IL SISTEMA PAESE giorno fa dai principale startup potevano li operatori del settore affermarsi e sperare poi di essere acquista– da Digital Magics a Talent Garden – ha pote da uno di questi colossi (come nel caso di sto l’accento su un crollo degli investimenti in Instagram e Whatsapp). Oggi, invece, i Big 5 startup (-39% rispetto al 2016). Cala anche il sono talmente grandi che possono permetternumero delle operazioni e perfino il taglio mesi di sperimentare qualsiasi cosa venga loro dio. Siamo passati dai 178 milioni di due anni in mente senza neanche doversi prendere il fa ai 110,8 del 2017. Per dire, in Portogallo ci disturbo di farlo fare ad altri. hanno già superato e in Polonia stanno per In questo panorama a tinte fosche, l’Italia è farlo. Di fronte all’immobilismo istituzionale, lontana anni luce. I famosi unicorni – startup sono i privati a doversi muovere. Come? La

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STARTUP-TELLING

Raffaele Mauro, managing director di Endeavor

nuova parola d’ordine è mentorship, ovvero l’affiancamento delle startup da parte di imprenditori affermati che hanno saputo portare l’innovazione nel nostro paese. Progetti no-profit che si pongono l’obiettivo di creare quell’ecosistema per le imprese che abbiano intenzione di lanciarsi nelle nuove possibilità di business ma che non sanno neanche da che parte iniziare. Il primo è B Heroes, il programma di accelerazione lanciato da Fabio Cannavale – CEO di Lastminute.com – con Intesa SanPaolo. Il meccanismo è simile a quello dei casting: in 14 appuntamenti in tutta Italia, il team di B Heroes ha incontrato oltre 600 startup, scegliendone 32 che sono state presentate a stampa e potenziali investitori negli scorsi mesi. Poi, verrà ridotto il numero delle aziende coinvolte, portandolo a 12, e avviando il “boot-camp”, il vero e proprio procedimento di affiancamento. Le aziende prescelte vengono divise in quattro “cluster” tematici: social&sharing, prodotti, lifestyle e business innovation. Ognuno di questi gruppi avrà un coordinatore, che in B Heroes chiamano “super coach”: Davide Dattoli di Talent Garden per la categoria lifestyle, Ugo Parodi Giusino di Mosaicoon per Business In-

-39% INVESTIMENTI IN STARTUP

2017

110,8 MILIONI

SPESA IN ITALIA

2 MILIARDI

CIFRA STANZIATA IN FRANCIA

3,5 TRILIONI CAPITALIZZAZIONE DI

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IL MENTOR È UN IMPRENDITORE GIÀ AFFERMATO CHE PRESTA LA SUA OPERA A TITOLO GRATUITO novation, Luca Ferrari di Bending Spoons per i numero uno di quella Banca Sella che ha improdotti e Gian Luca Comandini di You & Web maginato uno spazio condiviso per accogliere per Sharing e Social. Il processo durerà circa l’innovazione. Inizialmente, l’idea di Endeavor quattro mesi e porterà ala definizione del vinera quella di focalizzarsi sui paesi emergenti, citore, che potrà aspirare a un contributo di alpoi, dopo la crisi economica, si è scelto di aprimeno 500.000 euro. «Il progetto – ha racconre uffici anche in paesi maturi con economie tato Cannavale – ha un investimento minimo complesse come Spagna, Grecia, Giappone e garantito (proprio 500.000 euro) ma essendo Italia. «Abbiamo una rete di 3.000 mentor pro prevista la presenza di molti investitori, la bono – ci ha raccontato il Managing Director cifra finale potrebbe anche aumentare. Pardi Endeavor Italia, Raffaele Mauro – che attiliamo di un mentorship totalmente no-proviamo per supportare le aziende. Se dovessi fit, senza fini di lucro. Per quanto riguarda le fare un nome solo citerei Diego Piacentini. Il startup selezionate, non abbiamo applicato nostro compito non è quello di aiutare chiunnessun filtro, se non que, né tantomeno di BHEROES HA STANZIATO FINO il fatto che devono offrire denaro a piogA 500MILA EURO PER LE STARTUP esistere, non devono gia. Endeavor Italia dà LE AZIENDE SEGUITE DA ENDEAVOR essere aziende ancora RADDOPPIANO IL FATTURATO IN UN ANNO supporto a 11 azienin fase embrionale». I de, frutto di un lavoro partner dell’iniziativa, che offriranno servizi molto duro di screening». In effetti, il primo alle imprese, sono molti e hanno nomi altisostep, quello di selezione massiccia, aveva pornanti: si va da Facebook, Microsoft e Google ad tato a individuare 916 possibili imprenditori, Amazon Web Services. che si sono ridotti fino a raggiungere l’attuale Il secondo esempio di un supporto “disintequota. L’obiettivo è quello di aggiungere ogni ressato” alle startup è quello di Endeavor, un anno non più di quattro o cinque realtà. I riprogetto nato 20 anni fa negli Stati Uniti con sultati però si vedono: il fatturato delle scale l’obiettivo di creare crescita economica e sviup affiancate da Endeavor è raddoppiato dal luppo, oltre che occupazione di qualità. En2016 al 2017, facendo crescere di quasi il deavor Italia esiste dal 2016 e ha scelto una 20% il numero dei dipendenti delle aziende sede che facesse capire subito qual è la sua coinvolte. L’obiettivo è creare un ecosistema vocazione: il Fintech District di Milano, comin cui chi ha beneficiato del mentorship possa plice il fatto che il presidente è Pietro Sella, diventare domani egli stesso mentor.


STARTUP-TELLING

Arrivano gli angeli che fanno volare le startup italiane Italian Angels for Growth è un network di 150 soci. Fondato nel 2007 , ha già raccolto 60 milioni di investimenti lungimiranti di Marina Marinetti

S

ANTONIO LEONE, PRESIDENTE DI IAG

ono imprenditori, professionisti, maun’ulteriore afflusso di capitali da parte di ternager. Investono nelle idee di giovani zi per circa 60 milioni di euro». visionari. Rischiano il proprio patri«Startup significa giovani e giovani significa monio personale. Ma non chiamateli venture tanta voglia di fare, ma poca esperienza. Il nocapitalist: sono business angels. E non hanno stro è un ruolo di controllo e di affiancamento. nulla di sovrannaturale, ma «tanta voglia di E lo facciamo in una condizione difficilissima: sporcarsi le mani». Antonio Leone, ingegnequella dei soci di minoranza», dice Leoni. La re elettronico, ex amministratore delegato di partecipazione degli IAG nelle sturtup non aziende come Kontron Instruments (gruppo è ai inferiore al 10%, ma neppure superiore Hoffmann-La Roche) e Olympus Medical Syal 40%. «Però Facebook, Instagram, Google, stem, è il presidente senza business angels LA PARTECIPAZIONE DEGLI IAG NON degli Italian Angels non sarebbero esistiti. È INFERIORE AL 10% DEL CAPITALE For Growth (IAG), il L’innovazione parte MA NEPPURE SUPERIORE AL 40% principale network di «FACEBOOK E GOOGLE NASCONO COSÌ» proprio da questo tipo business angel italiadi approccio». no, fondato nel 2007 e ormai a quota 150 soci, L’importante, sottolinea, è diversificare: tutte figure di spicco del mondo finanziario e «Consiglio di puntare su almeno una decina industriale, come il ceo di Casa.it, Luca Rossetdi iniziative, dato l’alto tasso di mortalità. Io to, l’ex a.d. di Compass Alessandro Bondi, Paopersonalmente ho investito in 15 progetti, di la Bonomo (nel cda di Axa e Piquadro), il precui solo 5 medicali». Su ogni progetto mediasidente del Comet Giorgio Costacurta. Ognuno mente entrano dai 10 ai 30 soci del club. Le di loro mette a disposizione un elevato know cifre in ballo non sono astronomiche: ognuno how nel proprio campo specifico e una parte di loro mette sul piatto, oltre al proprio knowdel suo patrimonio, dai 150mila euro in su. how, fra i 10 e i 70-80 mila euro per progetto. «Se in un progetto c’è del potenziale, ci mettia«Il problema più grosso è il team. Un progetto mo al lavoro», spiega Antonio Leone: «In dieci povero con team eccellente avrà successo, un anni abbiamo esaminato 3.500 proposte, ma progetto eccellente con team povero fallirà. solo 40 sono diventate iniziative imprenditoTra i 40 progetti che abbiamo portato avanti riali, con quasi 20 milioni di capitali personali abbiamo i nostri cadaveri: il loro insuccesso è messi dai nostri soci, che poi hanno facilitato dovuto al 100% al team». In portfolio, figura-

NELLE AZIENDE INCUBATE DAI BUSINESS ANGEL DI IAG LA PARTE DEL LEONE LA FA IL SETTORE MEDICALE no l’e-commerce di Fruttaweb, la tecnologia di Mogees che trasforma in strumento musicale qualunque oggetto, la biotech Cellpy, in cui è entrato anche il fondo Atlante di IntesaSanPaolo, che permette di verificare in provetta la risposta del paziente ai trattamenti farmacologici oncologici, e WinMedical, azienda specializzata in dispositivi medici indossabili, acquisita da AB Medical all’inizio dell’anno. Nelle startup incubate dai business angel italiani la parte del leone la fa proprio il settore medicale, con il 39% tra diagnostica e devices, contro il 19% del mobile e il 17% dell’e-commerce. Ma si potrebbe fare di più: «In Italia investiamo in nuove iniziative appena lo 0,1% della nostra liquidità. Il Governo dovrebbe cercare di incentivare l’angel investment con agevolazioni fiscali e detrazioni, come in Francia e in Inghilterra», spiega Leone. Ma non solo: «Nelle nostre università facciamo solo ricerca di base e non ricerca applicata. L’Italia è il paese che deposita il più basso numero di brevetti: 2.600 contro i 15mila dei tedeschi e i 12 mila dei francesi. Le Università non brevettano. L’ultimo premio Nobel in ambito tecnologico risale a più mezzo secolo fa - fu quello del ’63 a Giulio Natta, il cosidetto “inventore della plastica”, ndr – Dobbiamo fare uno sforzo congiunto col mondo accademico per spingere i giovani ad avviare più startup di qualità».

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STARTUP-TELLING IL NUOVO CHE AVANZA

L’APP PER GLI AMANTI DELLO SCI

PRESKIGE PUÒ CONTARE SUL SOSTEGNO DI INCUBATORI E BUSINESS ANGEL

Preskige offre lezioni su misura a sciatori di alto livello Siete sciatori di alto livello ma sentite l’esigenza di perfezionare il vostro stile? Preskige è la vostra app. Si tratta di una piattaforma di social skiing con lezioni su misura da istruttori selezionati che ha raccolto 120mila euro: il seed round è costituito da una quota di capitale dei fondatori, unita al sostegno di un pool di business angel e advisor, tra cui Alberto Emprin, con la società 3LB Seed Capital, e di RestartAlp, l’incubatore finanziato da Fondazione Edoardo Garrone e Fondazione Cariplo per lo sviluppo d’idee d’impresa e

startup impegnate nello sviluppo economico e sociale del territorio Alpino. Con i fondi ottenuti, Preskige investirà sullo sviluppo tecnologico della piattaforma e amplierà la propria base di utenti e istruttori, aggregando nuove destinazioni ed estendendo il servizio a nuovi maestri liberi professionisti o appartenenti alle migliori scuole sci, frutto di una rigorosa selezione. Nel primo anno di attività la startup punterà a rafforzare ed estendere il servizio nei principali comprensori sciistici dell’arco alpino e a investire in ricerca & sviluppo.

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IL BENESSERE PIACE AL CROWDFUNDING

Natked è un format per la cura della persona che ha raccolto 428mila euro sul portale Mamacrowd

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Continua a crescere, inarrestabile, la passione degli italiani per il benessere e per il fitness. Un mercato che ha attratto NK Group Srl, una PMI innovativa con sede a Milano, e l’ha convinta a entrare nel settore del wellness nel 2015 lanciando Natked, un format specializzato basato su un metodo di allenamento e cura della persona “su misura” fondato su criteri scientifici, metodi naturali e un approccio olistico alla persona. Dopo l’investimento iniziale, di circa 400.000€, per l’apertura del primo Flasgship Natked nella nuova area urbanistica di Porta Nuova a Milano, cuore pulsante

della città meneghina, i due soci fondatori - Giacomo Catano, CEO di NK Group, e Gianluca De Benedictis, presidente e direttore tecnico di NK Group - hanno lanciato una campagna di crowdfunding da 428.000€ sul portale di equity crowdfunding Mamacrowd, il primo in Italia per capitale raccolto. La quota minima per entrare nel capitale è stata fissata a € 799,98 e da venerdì 26 gennaio questo ambizioso obiettivo è diventato realtà: il target è stato centrato e ora Natked può dedicarsi allo sviluppo delle sue sedi e all’implementazione dell’offerta per gli iscritti.

IL TIRAMISÙ ALLA CONQUISTA DEL MONDO

UNO DEI DOLCI PIÙ FAMOSI DEL MONDO POTRÀ ESSERE REALIZZATO IN SOLI 30 SECONDI CON PRODOTTI DI ALTA QUALITÀ

Con MEESOO il dolce più famoso del mondo si fa in 30 secondi Uno dei prodotti più fortunati del Made in Italy è sicuramente il tiramisù. Un dolce semplice che però ha saputo conquistare il mondo partendo dal Veneto. A testimonianza del successo di questo dessert basta controllare Google: se si inserisce “tiramisù” come chiave di ricerca si ottengono oltre 40 milioni di risultati. Forse per gola, forse perché si era capito che esisteva un mercato potenziale molto vasto, nel 2012 Iuri Melini si è inventato una macchina per realizzare questo dolce,

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espresso, in circa 30 secondi. Si tratta di MEESOO, che rende disponibile all’operatore una crema al mascarpone densa e soffice e molto facile da dosare ottenuta con una ricetta esclusiva studiata da esperti pasticcieri e tecnologi alimentari e realizzata con materie prime fresche nel laboratorio di pasticceria di MEESOO in provincia di Pordenone. I savoiardi, prodotti da una primaria azienda italiana, sono imbevuti nel caffè e forniti già pronti ai ristoratori. Un procedimento facile e gustoso.

IL SETTORE DEL BENESSERE PER LA PERSONA È DIVENTATO SEMPRE PIÙ IMPORTANTE

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In Collaborazione Editoriale con:


UN MOMENTO DEL DIBATTITO A CONSULENTIA 2018

DOMANDE &OFFERTE Per anni, per decenni, si è scritto “consulenza finanziaria” ma si è letto “promozione” e basta. Una vendita, a volte portaa-porta, come un’altra. A nessun venditore di enciclopedie si chiede di essere colto come Pico della Mirandola. E così dal venditore di prodotti finanziari solo pochi ingenui si aspettavano di poter avere sofisticati consigli di investimento. Con le nuove regole europee, contenute nella Mifid 2 in vigore da gennaio, non è più così. Chi tra loro si adeguerà, guadagnerà di più. Chi non ci riuscirà, probabilmente uscirà dal mercato. La cosa buona è che la categoria ne è consapevole e si sta dando molto da fare (s.l.).

120 INTERVISTA CON BUFI IL PRESIDENTE DELL’ANASF: «GLI SCANDALI NON CI HANNO LAMBITO»

DAI CONSULENTI FINANZIARI ORA POSSIAMO ATTENDERCI DI PIÙ

L’Anasf, l’associazione della categoria, ha intitolato “Il valore del cambiamento” la sua settima rassegna annuale: le nuove regole europee sono un’occasione di crescita per i più bravi e di crisi per gli altri di Gianluca Zapponini

ltre 1.500 iscritti per una grande sficonsulenti? da. Che il 2018 sia un anno particolaE così, professionisti, esperti e studiosi del re per i consulenti finanziari italiani lo si è mondo del risparmio gestito hanno analizcapito entrando all’Auditorium Parco della zato nel corso della tre giorni romana l’imMusica di Roma, lo scorso 6 febbraio. Oltre patto che la normativa entrata in vigore lo due mila consulenti hanno affollato le sale scorso 3 gennaio avrà tra intermediario e Sinopoli e Petrassi per la tre giorni di Consocietà prodotto, tra intermediario e consulenTia 2018, l’annuale rassegna organizsulente e soprattutto tra industria del rizata dall’Anasf, l’associazione di riferimento sparmio nel suo complesso e risparmiatore del settore, giunta finale. IL RAFFORZAMENTO DEI PRESIDI alla settima edizioPerchè c’è qualcosa DI TRASPARENZA PORTATO DALLA ne, la quinta a Roma. che preoccupa non MIFID2 COMPRIMERÀ I MARGINI. ANZI, Al centro dei lavori, poco i consulenti ita“QUESTO STA GIÀ AVVENENDO” coordinati dal presiliani. E cioè il fatto dente di Anasf Maurizio Bufi (vedi a seguire che la stretta dell’Europa sulla trasparenl’intervista rilasciata a Economy), la direttiza sotto forma di direttiva abbia in qualva comunitaria Mifid 2, che riscrive le regole che modo impattato sulle remunerazioni della trasparenza nel mondo del risparmio. dei consulenti. Un timore certificato dallo Lo slogan scelto per edizione 2018 dice costesso Bufi per il quale rafforzamento dei munque molto: il valore del cambiamento. presidi di trasparenza portato dalla Mifid2 Tradotto, come aggiornare l’offerta finannon potrà che comprimere i margini. Anzi, ziaria alle regole europee, salvaguardando “questo sta già avvenendo”, visto che “a pail lavoro e la professionalità di migliaia di rità di altre condizioni, per mantenere sta-

O

119


DOMANDE&OFFERTE

bile la remunerazione, ogni professionista deve garantire la prestazione di un servizio di qualità e, verosimilmente, dovrà aumentare le masse pro-capite sotto consulenza”. Secondo un recente studio di Assoreti, a dicembre 2017 sette operatori finanziari su tredici hanno registrato un saldo netto negativo tra entrate e uscite di consulenti. In particolare, sulla nuova normativa Ue in materia di trasparenza si sono confrontati, mercoledì 7 febbario, oltre allo stesso numero uno Anasf, tra gli altri, Sergio Albarelli, amministratore delegato Azimut, Marco Bernardi, vice direttore generale Reti Commerciali Canali alternativi e di supporto Banca Generali, Gianluca Bosisio, direttore generale Banca Mediolanum, Fabio Cubelli, condirettore generale Responsabile Area Coordinamento Affari Fideuram, Dario Di Muro, amministratore delegato Finanza&Futuro Banca, Alessandro Foti, ceo FinecoBank, Massimo Giacomelli e Mario Ruta, direttore commerciale Allianz Bank Financial Advisors. A ConsulenTia però non si è parlato solo di Mifid. Il cambiamento di pelle dell’offerta finanziaria da una parte e del risparmio dall’altra richiede anche una migliore conoscenza dei meccanismi che le regolano. In due parole, educazione finanziaria. Per questo la kermesse dei consulenti si è chiusa con un seminario dedicato ai mutamenti delle famiglie italiane e alla centralità della pianificazione patrimoniale e uno spettacolo di educazione finanziaria a cura di Redooc.com. Protagonista del primo, Fabrizio Crespi, Professore di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università degli Studi di Cagliari, che ha impostato il suo intervento sulla necessità di capire e interpretare al meglio le esigenze dei clienti.

120

Bufi: «Ma l’onda degli scandali non ha colpito noi consulenti»

Intervista con il presidente dell’Anasf: «Il discredito ha investito al 99% le banche, ma ora dobbiamo rassicurare i risparmiatori con più informazioni, più trasparenza e zero conflitti d’interesse». a cura della redazione IN UNA PAROLA, ANZI DUE, TRASPARENZA E

Quali sono stati temi centrali del 2018?

PROFESSIONALITÀ. Nel futuro dei consulenti

Temi di particolare attualità, a cominciare dalla

della concorrenza ma anche una certa dose di vo-

dell’albo e dell’evoluzione della professione. Due

italiani c’è forse la sfida più difficile di questi ultimi anni. Non solo aggiornare un’offerta ai canoni lontà nel recuperare la fiducia coi clienti, provati

da anni di scandali bancari e risparmio tradito.

A tracciare la linea per Economy è Maurizio Bufi,

presidente di Anasf, la maggiore delle associazioni di categoria e gra promotore di ConsulenTia, la

kermesse nazionale dei consulenti, in scena fino a pochi giorni fa a Roma (si veda l’articolo qui sopra) all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

«E l’Enasarco deve adeguarsi alle nostre nuove esigenze»

Mifid che è entrata in vigore da appena un mese. E poi i temi che hanno a che fare con il mondo

ambiti su cui l’associazione si è molto mossa negli anni passati.

Com’è cambiata la consulenza in Italia?

“L’albo pubblico che riunisce noi consulenti ha già quarant’anni di storia all’attivo. Il mondo è

cambiato. Ma la domanda di consulenza è cre-

sciuta, evolvendosi. Anche chi si è imbattuto in

disavventure sui mercati oggi chiede di nuovo che non c’è più, passa ad un presente e un futuro che vanno visti con occhi capaci di una visione del lontano non influenzata dalla situazione attuale. Quella di Enasarco è una storia, fin dalle sue origini, contrassegnata da fasi, stagioni, cicli più o meno lunghi, durante i quali l’Ente prima e la Fondazione poi hanno avuto tratti distintivi a volte di grande respiro, a volte meno efficienti.

Di seguito, il discorso integrale presentato all’as-

Le priorità di Anasf è molto importante, giu-

semblea Anasf da Alfonsino Mei, che rappresenta

sta e democratica, consiste nella revisione

la categoria nel cda della cassa previdenziale.

dello Statuto per dare la Rappresentanza

L

a quelle Associazioni che hanno i loro eletti

a Fondazione Enasarco deve a mio pa-

in Consiglio di Amministrazione e non sono

rere cavalcare l’onda del cambiamento.

tra quelle maggiormente riconosciute,

Da un passato molto torbido e un paese

come è oggi il caso per noi all’interno di


Secondo lei la categoria è stata lesa da quanto successo con le banche? C’è da dire che l’antico mito della banca come posto sicuro, come casa del risparmio ha trabal-

lato… e non c’è dubbio che certe problematiche

abbiamo investito nel 99% dei casi il sistema bancario e non certo i consulenti.

La Mifid 2 di fatto riscrive le regole della trasparenza. In che modo vi attrezzerete?

consulenza. Tra il 12 e il 15% della ricchezza degli italiani è intermediata dalle reti, e questa pre-

messa per noi costituisce una sfida avvincente. Non certo priva di insidie”.

Lei ha citato le “disavventure” sui mercati. In effetti tanta gente è rimasta scottata dai recenti scandali nel risparmio...

Le nuove, essenziali richieste vanno nella direzione della trasparenza, dei costi e dell’informazione, ma anche delle garanzie contro i conflitti d’interesse. E’ indispensabile una valutazione attenta dell’investitore, rispetto alla sua intolleranza al rischio e alle perdite.

La nostra categoria deve anche gestire le nuo-

ve competenze, e la connessa ansia, per i nuovi

adempimenti, che sono complessi. E comporteranno un calo dei margini, il che indurrà a cercare nuovi equilibri nella loro ripartizione.

Temete una perdita di valore della professione, in termini di remunerazione?

La valorizzazione del nostro ruolo e il riconoscimento economico dell’attività svolta dai con-

sulenti finanziari sono le principali richieste che oggi rivolgiamo alle nostre società mandanti. Il supplemento di qualità della consulenza finan-

ziaria deve essere adeguatamente remunerato. La consulenza bancaria dovrà recuperare

la fiducia dei clienti. Come potrà riuscirci?

Enasarco, non possiamo partecipare

nuove velocità. La strategia può riguardare

all’elezioni se non raccogliendo 7.000 mila

diversi ambiti di azione e di operatività di

firme, naturalmente potete ben capire che

Enasarco e raggiungere obiettivi come:

all’ultimo rinnovo del consiglio di amministrazione hanno votato circa 7.300 consulenti finanziari quindi siamo molto appetibili, e sarà difficile ottenere la rappresentanza promessa durante le ultime consultazioni elettorali. Non dobbiamo rimanere imbrigliati nella macchina della conservazione e bendarci gli occhi senza vedere il meccanismo perverso presente, che cerca di indurre a reiterare le azioni e le consuetudini del passato. Ci vogliono un cambio di ritmo e tanta innovazione, il mondo iper-connesso richiede

Parlare di consulenza bancaria è già una defini-

zione impropria, giacché le banche hanno operato in prevalenza attraverso addetti commer-

ciali, non consulenti finanziari (già promotori) iscritti all’Albo. Ovviamente, ci sono delle buone pratiche anche in banca, prevalentemente con

le divisioni “private”. Rimane il fatto che, in con-

siderazione delle nuove Linee Guida europee, adottate dalla Consob, in materia di competen-

ze e conoscenze, anche le banche si dovranno dotare di dipendenti specializzati e questo ri-

chiederà un grande impegno in formazione. Non

temete

che

la

complessità

del-

le nuove norme alla fine vi nuoccia?

La Mifid 2 intende elevare e rafforzare la tutela degli investitori, passando attraverso una maggiore trasparenza, una implementazione

del servizio di consulenza prestato al cliente, l’attivazione di una concreta adeguatezza di

portafoglio e di valutazione del rischio, la va-

lorizzazione dell’attività di monitoraggio ed

assistenza post-vendita. Anasf si fa interprete

dello spirito del legislatore e si impegna a diffondere le migliori best practice del mercato.

4 5

Riduzione dei costi soprattutto delle spese legali.

Modificare (anche se spero

1

Il rafforzamento della sostenibilità delle prestazioni per gli iscritti

alla riforma dell’assistenza;

2

che non venga stravolto) il regolamen-

to per l’impiego e la gestione delle risorse finanziarie.

La valorizzazione della gestione

Enasarco non è un Bancomat per nessuno,

degli investimenti per una più elevata

non può essere concepito come serbatoio di

redditività e maggiore trasparenza

risorse per gli avventurieri della finanza, de-

dei processi decisionali;

ve essere rappresentata da chi ha requisiti,

3

competenze e agisce solo ed esclusivamente

La ricerca delle soluzioni più efficienti

per conto dei rappresentanti di commercio,

per i servizi rivolti ai contribuenti

non può essere utilizzata come strumento

e ai pensionati e lo sviluppo professionale

per conquistare guadagno, più o meno lau-

dei dirigenti e del personale.

to, conseguito con estrema facilità.

121


DOMANDE&OFFERTE

Martano: «Questa categoria non teme il nuovo, siamo già avanti» Parla il direttore generale dell’Anasf: «Abbiamo riconquistato la fiducia dei clienti». E i numeri, riclassificati da McKinsey, lo confermano: i consulenti piacciono sempre di più

a cura della redazione

GERMANA MARTANO, BRAVISSIMA GIORNALISTA FINANZIARIA ORA DIRETTORE GENERALE DI ANASF

L’

edizione 2018 di ConsulenTia rimarrà con ogni probabilità negli annali della consulenza italiana. Non solo per i numeri dell’affluenza, circa 3 mila presenze, ma anche per il peso specifico degli argomenti trattati nel corso della tre giorni romana. Germana Martano, direttore generale di Anasf, traccia per Economy un bilancio della rassegna, non senza fornire spunti di rifles-

sione per le prossime edizioni. “E’ andata bene, benissimo. Se dovessi dare un voto alla rassegna darei 10, anche se il prossimo anno puntiamo all’11”, premette non senza leggerezza la Martano. “Abbiamo avuto oltre 3 mila visitatori unici, il grosso dei quali consulenti finanziari, e poi 54 sponsor tra sgr, banche e reti, e il contributo del mondo istituzionale e politico. D’altronde questo è

menti problematici e anormali come quel

mercato

contratto bloccato fino al 2034 (2031+3) e

- Mancanza di chiare condizioni per la revo-

attualmente senza garanzia di capitale e di

ca del mandato al GP

risultato, ricordo qui di seguito alcune aree

- Ruolo del Comitato Consultivo

di criticità:

- Altri elementi critici che potrebbero emer-

- Requisiti di onorabilità degli Amministrato-

gere in fase di esame.

ri e/o azionisti

Bisogna ulteriormente passare al vaglio gli

- Modifiche eventuali della base azionaria/

investimenti con alto profilo rischio, o che

esercizio della funzione di controllo

danno scarsa redditività… anche se non

- Clausole/condizioni per il Cambio di Con-

tutto quello che abbiamo ereditato dal pas-

trollo sia del GP che del Gestore

sato va cambiato, possiamo infatti vantare

La priorità è far rendere al meglio le risorse

- Status Regolamentare del Fondo.

di avere in portafoglio immobili prestigiosi

della Fondazione per garantire sempre

- Modifiche del profilo di rischio e durata

che ancora oggi contribuiscono a generare

in modo efficace le pensioni degli iscritti;

del fondo

valore nei nostri asset e risolvere tutte le

abbiamo un grande patrimonio che deve

- Metodo di distribuzione degli asset tra

problematiche generate e con aggravio ulte-

conseguire obiettivi-chiave:

comparti

riori di costi (parcelle legali stratosferiche).

ALFONSINO MEI, CONSIGLIERE ENASARCO PER ANASF

- Calcolo delle commissioni

1

Quello di incrementarne il rendimento.

- Dubbia applicazione della Best Execution

Bisogna aver il coraggio ed è assoluta-

Policy

mente fondamentale svolgere un’attività «di

- Attribuzione del mandato senza gara

pulizia» e di riconversione di alcuni investi-

- Periodo di lock-up fuori dalla prassi di

122

2

Gli investimenti devono sostenere l’andamento della economia del Paese,

dobbiamo selezionare opportunità di investimento che mettano a frutto le capacità


un anno fondamentale per noi, perché con la Mifid 2 sono arrivate nuove regole nella trasparenza”. La numero due dell’Anasf però ci tiene a precisare una cosa. “Si potrebbe pensare che la categoria abbia iniziato a cambiare con la Mifid 2. Non è vero, prima c’è stata la Mifid 1, ci siamo messi in movimento da molto tempo. Ora semmai c’è da stare attenti alla contrazione dei margini”. Altro tema caldo, caldissimo, la fiducia col cliente, provato da anni di scandali bancari che hanno intaccato, se non azzerato, il risparmio di tanti italiani. “Noi siamo nel mondo della finanza. Ma non c’è dubbio che quanto accaduto possa aver influenzato anche l’universo della consulenza. Per questo era importante ricucire questo tipo di rapporto. Credo che ci siamo riusciti perfettamente”,

spiega Martano. Ma oltre alle parole, ci sono anche i numeri a dare la cifra su un mondo, quello della consulenza, alle prese con un cambiamento di pelle. I numeri in questione sono quelli di una ricerca firmata McKinsey, presentata in occasione dei lavori all’Auditorium. Secondo

l’indagine, le reti di consulenti negli ultimi cinque anni hanno conosciuto una crescita in termini di raccolta, incrementando anche le loro quote di mercato: nel 2017 il 28% della ricchezza di risparmiatori affluent risulta affidato, fidelizzato, al mondo dei consulenti finanziari (+5 punti percentuali

rispetto al 2012), il 66% alle banche retail (-7 punti) e un 6% alle banche digitali (+2 punti). E dunque emerge una richiesta di maggiore assistenza da parte della rete nella fase di cambiamento in atto e una strategia che salvaguardi la remunerazione della categoria, scongiurando il rischio di una ontrazione dei margini. Insomma, servizio offerto all’altezza, purché giustamente remunerato. Nel merito della Mifid 2, oltre la maggioranza del campione non si sente, infatti, ancora pienamente indirizzato dalla propria rete, anche se le società affermano di aver già avviato iniziative di formazione per i consulenti, adattato i modelli di servizio e l’offerta prodotti, messo a disposizione un sistema di reporting ancora più trasparente e strumenti tecnologici più efficienti.

imprenditoriali del Sistema Italia. I Fondi

e visione strategica, siamo un Paese dove

-Stiamo valutando l’erogazione di indennità

Pensione devono svolgere un ruolo forte

il private equity è poco sviluppato, non vi è

per l’interruzione temporanea dell’attività

nella promozione della crescita!

management adeguato per gestire fondi e

dovuta a malattia o a perdita di mandato

asset in maniera attiva e competitiva.

-Rilascio di tessere con chip in grado di

I contributi versati dai nostri iscritti de-

In questo anno abbiamo implementato

dotare gli agenti di una serie di servizi

vono aiutare l’Azienda Italia a ripartire

diverse iniziative, tra le quali:

-Prestiti e finanziamenti a costi agevolati

e bisogna fare in modo che le Casse e Fondi

-Stanziato fondi per la formazione degli

-Contributo per nascita e adozione

investano nell’economia reale del Paese,

Agenti

-Contributo maternità

intendendo l’economia vera, che va dalla

-Proceduto alla copertura per infortuni

-Contributo per l’acquisto dei libri scolastici.

produzione di alta qualità, al commercio,

degli over 75

Concludo dicendo che per avere una

dall’evoluzione tecnologica, al turismo,

-Introdotto un regime contributivo agevolato

Fondazione più snella e agile non bisogna

dall’agricoltura, al sistema infrastrutturale

per i giovani agenti che si iscrivono all’ente

ragionare a breve termine, ma bisogna

del paese.

-Progettato di trasformare la polizza

allargare gli orizzonti, solo così si potrà ga-

infortuni a favore degli agenti in una polizza

rantire stabilità e la sostenibilità di Enasar-

Se l’economia non cresce, nemmeno gli

sanitaria.

co, e di conseguenza il bene degli iscritti,

agenti e i consulenti finanziari, che vivono

-Progettato di incrementare la spesa per

inoltre questa è anche l’occasione per fare

delle intermediazioni d’affari, avranno gua-

l’assistenza nel triennio 2018-2020 sino ad

un po’ di pulizia intellettuale. Non è pensabi-

dagni, e se i giovani non hanno lavoro non

oltre 29 milioni

le che la Fondazione possa essere ritenuta

riusciranno ad essere del tutto indipendenti

-Progettato lo studio di nuove prestazioni

il luogo nel quale cercare soddisfazione

dalle passate generazioni. Sostenere l’eco-

assistenziali da mettere a disposizione degli

per i propri interessi personali (ad esempio

nomia reale è di fondamentale importanza

agenti

di ruolo, finanziari e di rappresentanza).

3

NEL 2017 IL 28% DELLA RICCHEZZA DEI RISPARMIATORI “AFFLUENT” È AFFIDATO AL MONDO DEI CONSULENTI FINANZIARI (+5 PUNTI PERCENTUALI SUL 2012)

123


DOMANDE&OFFERTE

La sfida della finanza d’impresa? È nello studio del commercialista La stretta creditizia non finirà mai più. Per ottenere credito le imprese devono trovare alternative di mercato. E devono essere aiutate a farlo. Da chi? Dai loro commercialisti: purchè questi imparino come aiutarle di Valerio Malvezzi uando avvicina l’imprenditore veneto, il Giè, il mediator Primo Strafalcioni così lo apostrofa: «Varda Giè, se te ghè problemi con la banca, non preocuparte, pareciame le carte che ghe penso mi, conosso na scorciatoia!» Ah, il fascino della scorciatoia italiana. Il piccolo imprenditore veneto è affascinato dal venditor di tappeti finanziari; non conscio del fatto che le Banche non si accontentino più di chiedere bilancio, visura e modello unico, vuol percorrere la scorciatoia promessa e si affida al mediator Primo Strafalcioni, che così lo rincuora: «Se te ghè problemi con la banca, non preocuparte, pareciame le carte». Solo che, ce ne vogliono altre, di carte. E i mesi, passano: «Ciao, Giè… son mi, Primo, tuto ben? Voleo dirte de star tranquilo par la pratica con la banca, lo so che xe passà za tri mesi e la to domanda de fido non la xe gnancora rivà ala fine ... però te lo sè come la xe ... in agosto, in banca, non i varda gnanca na pratica de fido e adesso se ne gà mucià on casin e ora i gà ciapà in man danovo tute le carte – e caro mio lori i gà i so tempi, i xe dipendenti è no profesionisti come noialtri!

Q

* VALERIO MALVEZZI, CO-FONDATORE DI WIN THE BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E DOCENTE INCARICATO PRESSO IL COLLEGIO UNIVERSITARIO GRIZIOTTI, UNIVERSITÀ DEGLI STUTI DI PAVIA.

124

– e i me gà manda na mail che ghe serve altre carte, sti cani da lostia! I vole la ricevuta del’invio del modelo unico appena fato e on piano finanziario; dighelo al comercialista che el ghe manda tuto se no la pratica non la va vanti». Ah, ma allora ci vuole anche un piano finanziario, guarda un po’! Insomma, non basta un documento del passato, come un bilancio, ma anche una previsione del futuro; e chi lo avrebbe mai detto? La deve scrivere il commercialista, secondo il consulente finanziario (naturalmente senza pagarlo, non sia mai, che già gli paghi “la contabilità”). WIN THE BANK FORMA I DOTTORI COMMERCIALISTI NELLE COMPETENZE NECESSARIE PER ADEGUARSI ALLE NUOVE RICHIESTE DEI LORO CLIENTI

Al che, il commercialista faceva presente al nostro Giè che, data la situazione economica corrente e previsionale nonché quella finanziaria, senza una chiara e ben definita visione strategica del progetto, rappresentata con un appropriato piano (il business plan) che spiegasse dove avrebbe impiegato quei soldi e come avrebbe concretizzato la restituzione la Banca non gli avrebbe concesso credito. «Ma steto schersando, a xe na vita che fago l’imprenditore, te vorè mia dirme che no son bon de fare i affari; a non go mai avù problemi mi con le banche e se na banca non la me da i schei, a vo da n’altra!».

Questo, il Giè pensiero, che non teneva conto del fatto che il linguaggio bancario è ormai universale e dovunque vai non si trova nessuna scorciatoia possibile; la comunicazione finanziaria tra banca e impresa, questa sconosciuta. Sono partito da questo racconto, che mi ha fatto l’amico dottor Remigio Baschirotto, commercialista veneto, per riflettere sul cambiamento della professione. Nella narrazione di questo caso reale si nota come il commercialista sia considerato quasi un accessorio alla trattativa bancaria, nella quale si danno per scontate due cose; che si possano improvvisare i documenti, e che tale improvvisazione sia peraltro a titolo gratuito. Del resto, che ci vorrà mai a buttar giù due numeri? A buttar giù due numeri, forse poco; a fare un lavoro professionale, utile alla decisione bancaria e prima ancora alla vita aziendale, serve ben altro. Nell’Italia di dolore ostello, ancor donna di provincia, serve talora masticare il dialetto; ma per dialogare con una banca oggi occorre conoscere la terminologia inglese, saper calcolare unlevered cash flows e free cash flows. Chiaramente, si tratta di competenze evolute e capacità di calcolo non banali, ben difformi dal mestiere del “portar le carte in banca”. I risultati cognitivi tuttavia, sono sideralmente diversi. Si pensi, ad esempio, al saper dialogare con l’imprenditore sulle tipologie dei flussi e sulle determinazioni del valore d’azienda in chiave finanziaria, ragionando di WACC ed EVA. Sia ben chiaro, anche il piccolo imprendito-


Remigio Baschirotto: «Veneto terra fertile, è la patria delle Pmi» La sfida del primo commercialista che, in provincia di Verona, ha deciso di aggiornarsi ed ha avviato l’attività di Win The Bank re è in grado di comprendere questi concetti; semmai, il problema è chiedersi quanti commercialisti siano davvero in grado di calcolarli (e spiegarli). È molto importante, per un imprenditore, capire se la propria impresa produce o distrugge ricchezza, come nel caso in esempio, che raffigura un bilancio riscritto in NOPAT ed EVA. Non è una questione di “se” succederà, perché il mercato è già cambiato. I dati statistici dicono che il credito sta diventando selettivo, e il mondo dei Giè e dei Primo Strafalcioni è destinato a scomparire, come i dinosauri. Il punto, semmai, è capire cosa vogliano fare i commercialisti. Ci sono quelli che non accettano il cambiamento, non ammettono la propria mancanza di specializzazione e si adattano a sopravvivere di contabilità, tra scadenze fiscali, vessati da una burocrazia che ha tolto loro ogni dignità professionale e umiliati da coloro che dicono loro di “preparar le carte” (gratuitamente, per carità). Poi, ci sono quelli come il dottor Remigio Baschirotto che ha liberamente deciso di riprendere in mano il proprio destino di consulente, scegliendosi i clienti tra quelli che non cercano scorciatoie ma esperti veri, e che sono disposti a pagar fior di parcella a chi risolve un problema aziendale. Il dottor Baschirotto, per fare il libero professionista e non lo schiavo dello Stato, sta seguendo il Corso annuale di specializzazione Master Bank (per ulteriori informazioni www.masterbank.it ).

di Luigi Orescano

«I

l Veneto è la patria

condividerne l’esperienza,

qualcun altro apprende

della piccola e

solo se li affianco nella

– ma è bidirezionale,

media impresa, e c’è

loro vita lavorativa posso

perché le esperienze e le

un gran bisogno di

comprenderne le esigenze

richieste di imprenditori e

confronto tra imprenditori

e risolvere i loro problemi.

commercialisti desiderosi

e tra imprenditori e

Quando incontro i miei

di evolvere contribuiscono

professionisti, di crescita

clienti per una riunione,

a far crescere anche

culturale e professionale

faccio notare loro che

l’offerta formativa. E poi

comune: ecco perchè

attorno al tavolo tutte le

perché, insieme, docenti

ho accettato la sfida di

sedie sono uguali, e che

e discenti, imprenditori e

lanciare qui la proposta di

si discuterà insieme alla

consulenti, commercialisti

Win The Bank»: a parlare

pari per trovare le idee

e finanzialisti,

è Remigio Baschirotto,

migliori!».

costituiscono una vera

il commercialista di

E dunque ciò che oggi

e propria rete di stima,

Cologna Veneta – a

è l’architrave della

fiducia e solidarietà che

capo di uno studio con

proposta culturale di

in molte parti d’Italia ha

quattordici collaboratori

Win The Bank diventa un

già iniziato a sviluppare

– che da pochi giorni

modello prezioso: mettere

business insieme. Come

rappresenta nella sua

insieme le competenze

accadrà, prossimamente,

regione l’impresa di

di commercialisti,

anche attorno al Win The

formazione e networking

analisti finanziari,

Bank del Veneto. «Quel

fondata da Massimo

consulenti d’impresa e

che più mi ha attratto

Bolla e Valerio Malvezzi

“finanzialisti” – la nuova

della proposta di Win

con cui Economy ha una

figura professionale

The Bank», conclude

partnership fin dal primo

integrata che i corsi

Baschirotto, «è che mi

numero.

del professor Malvezzi

induce ad imparare

«Personalmente, ho

hanno configurato e

nuovamente, a mettermi

sempre gradito e cercato

stanno formando in tutta

nuovamente in gioco

il rapporto diretto,

Italia. Metterle insieme

per affiancare l’impresa

colloquiale, con gli

in un rapporto che è,

in tutte le sue esigenze

imprenditori», prosegue

sicuramente, didattico –

connesse al rapporto col

Baschirotto, «perché devo

dove qualcuno insegna e

denaro».

125


DOMANDE&OFFERTE

L'edilizia “made in Sicily“ che offre soluzioni chiavi in mano Intervenire a 360° su un edificio: è la specializzazione di Bellaville Solutions, azienda familiare nata a Palermo nel 1984 e diventata negli anni un general contractor con sedi e clienti in tutta Italia

di Marco Gemelli i sono problemi di cui non ci si rende conto finché non è troppo tardi per trovare una soluzione. Quando si parla di realizzare o restaurare un edificio commerciale o industriale, ad esempio, il rischio è che dover seguire una molteplicità di aspetti – da quelli logistici a quelli contrattuali, dalle incombenze amministrative a quelle contabili – possa risultare molto complesso, per chi è chiamato a mandare avanti un’attività senza interruzioni o senza doversi interfacciare con i soggetti più disparati. Ecco perché l’esperienza ha fatto sì che nascesse la figura del “general contractor”, colui su cui far convergere tutte le tipologie di attività legate a interventi edili, allestimenti, manutenzioni e così via. Per i grandi gruppi, così come per le aziende di dimensioni più ridotte, è una sorta di controparte in grado di fornire un servizio “chiavi in mano”. A livello nazionale, un ruolo di primo piano in questo settore lo gioca l’azienda siciliana Bellaville Solu-

C

126

ANTONIO BELLAVILLE, ATTUALE DIRETTORE GENERALE DELL'AZIENDA FONDATA DAL PADRE NEL 1984

tions, specializzata proprio in ristruttural'operato dei figli ha contribuito a consozioni, impiantistica, fornitura di arredi e lidare la presenza dell’azienda sul mercato design per interni ed esterni, sia in ambito nazionale del settore delle costruzioni, al privato che pubblico, tanto in Italia quanpunto che nel 2008 il processo di espanto fuori dai confini nazionali. Anche se il sione è tale da portare alla nascita di una nome può richiamare vagamente alla menSrl in grado di allargare il proprio campo te suggestioni francesi – pensiamo al quard’azione in tutta Italia grazie alle sedi a tiere parigino di Belleville, noto per i suoi Roma, Torino e Palermo, fino al livello eumercatini – dietro la Bellaville Solutions ropeo ottenendo commesse nel Vecchio c’è il più autentico made in Italy. Anzi, continente, da Monaco di Baviera a Canc’è il vero "made in nes. A stretto contatL'AZIENDA HA OTTENUTO COMMESSE Sicily": l’azienda è to con il fondatore DA MONACO DI BAVIERA A CANNES. OGGI nata infatti nel 1984 Santo lavorano oggi A GUIDARE L'IMPRESA, CHE DÀ LAVORO a Palermo da un’ini suoi tre figli: AntoA 50 PERSONE, SONO I TRE FRATELLI tuizione dell’imnio, referente per la prenditore Santo Bellaville, con l'obiettivo parte commerciale; Angelo che si occupa di far crescere la sua piccola realtà artigiadella parte più operativa nei cantieri, e nale e locale e tramandare i valori ai figli. infine Luana che tiene in mano le redini È nel 1997 che l'impresa vede il passaggio del comparto amministrativo. Insieme, generazionale per merito del prometteni tre gestiscono una Pmi che offre lavoro te primogenito Antonio, all'epoca appena a cinquanta dipendenti, più una serie di 25enne ma già pronto a dimostrare le sue partner fidelizzati. «Utilizziamo personadoti managerali. Col passare del tempo, le locale – sottolinea con soddisfazione


UTILIZZIAMO SOLO PERSONALE LOCALE PERCHÉ CREDIAMO NELL'IMPORTANZA DI MUOVERE L'ECONOMIA DEL TERRITORIO. E COSÌ DEVONO FARE ANCHE I NOSTRI PARTNER Antonio Bellaville – perché crediamo nel valore di muovere l’economia del territorio impiegando le risorse umane che vi si trovano. Allo stesso modo, in ogni cantiere in cui lavoriamo ci appoggiamo a partner che sposano la stessa filosofia, sviluppando a loro volta l’economia del proprio territorio». Alla base c'è la fiducia Sia che operi direttamente sia che si avvalga di collaborazioni in loco, l’azienda siciliana si occupa di tutte le fasi della progettazione, da quella preliminare fino a quella esecutiva, compresi gli studi di fattibilità e la presentazione delle pratiche tecniche presso i vari uffici competenti. In questo modo si riesce a conseguire tutti i titoli abilitativi, amministrativi, catastali e di abitabilità e agibilità. Inoltre, Bellaville Solutions redige tutti gli elaborati tecnici contabili, al fine di ottenere l’esatta quantificazione analitica del costo dei lavori.

Con queste premesse, nessuna sorpresa se zioni prestabilite. Tra i servizi offerti, in il portfolio aziendale arriva a comprendeparticolare, non manca nessun anello della re nomi importanti del mondo produttivo filiera: si parte con la progettazione archinazionale: attualmente, Bellaville Solutettonica e la definizione delle specifiche tions è partner di fiducia di diversi istituti tecniche dell’immobile, per proseguire con di credito (da Intesa SanPaolo a Unicredit, la realizzazione degli edifici, sia nel suo da Credem al gruppo Mediobanca fino complesso sia di interni e arredi. Oppure alla nascente Igea Banca), farmacie, attisono disponibili interventi di ristrutturavità commerciali, enti pubblici – a partire zione edilizia dell’immobile, di risanamendal Ministero della Difesa alla Rai, fino a to conservativo, nonché di progettazione Trenitalia o le Poste Italiane – e persino e messa in opera di impianti tecnologici il Palermo calcio. Inoltre, tra le categorie certificati, o ancora viene assicurata la di clienti non mancano gli edifici resigestione dei programmi di manutenzione denziali, le location esclusive, gli store, i ordinaria e straordinaria sia dell’immobile ristoranti e le caffetterie, i centri sportivi che dei suoi impianti. e le industrie tout court. Anche se il ramo d’azione di Bellaville Solutions è piuttosto Il futuro? È già adesso ampio, spaziando tra i comparti più diverIn ottica futura, la Bellaville Solutions ha si dell’economia produttiva, è sul mondo le idee chiare: «Nei prossimi anni – racdelle banche che l’azienda siciliana punta conta ancora il direttore generale Antonio le sue carte migliori. C’è una ragione preBellaville – vogliamo continuare a imporci cisa: «Non è un caso – spiega ancora Antoa livello nazionale, soprattutto nel settore nio Bellaville – perché l’edilizia è uno dei bancario. Da questo punto di vista, è per settori che più spesso vengono messi sotto noi motivo di grande soddisfazione aver i riflettori per questioni di solidità econorecentemente vinto i lotti per l’Italia Cenmica e sicurezza. Lavorando stabilmente trale e il Nord Ovest (Liguria, Val d’Aosta e con importanti istituti di credito, invece, Piemonte), oltre che per la Sicilia, per due continuiamo ad ottenere referenze banimportanti istituti di credito come Bancarie adeguate. È una relazione sinergica ca Intesa e Unicredit. Contiamo di aprire virtuosa, quella che ci lega alle banche, una presto una sede anche a Milano con l'amreciproca garanzia di bizione di trasforsolidità che si tradu- LAVORARE CON LE BANCHE PRINCIPALI marci in una S.p.A.». METTE AL RIPARO DAI PROBLEMI DI ce in una sicurezza SOLIDITÀ CHE COLPISCONO LE AZIENDE Partendo dal cuore ulteriore per le madella Sicilia, terriEDILI, GARANTENDO IL CLIENTE estranze impiegate». torio storicamente Punto di forza del sistema del “general non facile per il mondo imprenditoriale, contractor” in generale, e di Belleville Sola Bellaville Solutions è riuscita, insomma, lutions in particolare, è l’accompagnare il con coraggio a costruirsi una reputazione cliente in tutte le fasi del processo: questa e una solidità aziendale che le sono valse metodologia di lavoro consente infatti al in un arco di tempo relativamente breve committente di avere un solo interlocutore il riconoscimento da parte di soggetti imspecializzato che consegnerà la commessa portanti nel panorama nazionale e inter“chiavi in mano” nei tempi e con le solunazionale. Per info: www.bellavillesolutions.it

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VITA DA MANAGER Dirigere un’azienda sarà bello, sarà attraente e remunerativo ma... quanto è stressante! E un luminare della psichiatria come Vittorino Andreoli ha studiato a lungo le strade per conciliare lo stress di una vita di responsabilità con i desiderio, e il diritto, di vivere una vita...di benessere. Anzi, «bendessere». Che, chiaramente, non è una condizione facile da raggiungere. Non basta soltanto l’agiatezza pratica, non basta nemmeno (anche se ci vuole sempre!) la buona salute. Occorre una intensa ginnastica interiore e psicologica.

131 DONNE DA PREMIARE IL 14 MARZO A MILANO LA CERIMONIA DELL’ALDAI

132 DIRIGENTI ALLO SPECCHIO INTERVISTE A ENNIO CAPOZZA, MASSIMO GUALERZI E MAURIZIO BOSSI

PER VIVERE MEGLIO DOBBIAMO PUNTARE SUL “BENDESSERE”

La commistione della sfera fisica, psichica e relazionale porta a una visione olistica dell’essere umano come “un unico”. Una ridefinizione dei parametri utile anche a migliorare la vita nelle aziende. Parola di Vittorino Andreoli di Elisa Stefanati a un grande psichiatra, scrittore e sciencapitolo del progetto culturale ed editoriale ziato come Vittorino Andreoli arriva un “Bendessere™” creato dal professor Andreoli. nuovo costrutto scientifico che si esprime nel neologismo “Bendessere”. Non si tratta solo di Professore, ma che significa Bendessere? aggiungere alla paroLa parola Benessere è IL BENDESSERE È UNA DISCIPLINA CHE la Benessere una D, molto usata ed è comCERCA DI PROMUOVERE IL BENE D’ESSERE ma di constatare la posta da due parole: E QUINDI INSEGNA ALLE PERSONE COME nascita di una disciEssere e Bene. Però il VIVERE MEGLIO OGNI GIORNO plina che trova un’intermine, il neologismo novativa applicazione anche nelle imprese che abbiamo creato è Bendessere, che viene per migliorare il profitto, le relazioni ed il clisottolineato in rosso dal correttore, perché nel ma aziendale. Il concetto di Bendessere è ben vocabolario italiano non esiste. Il Bendessere è espresso nel volume “Essere e Destino”, quarto una disciplina scientifica che cerca di promuovere il bene d’essere e quindi insegna a vivere meglio. L’ AUTRICE, ELISA STEFANATI

D

Obiettivo ambizioso! E come si fa? Il Bendessere si occupa dell’uomo tutto intero, a differenza della medicina che interviene sugli

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VITA DA MANAGER

Anna Giuliani, presidente e amministratore delegato di Solgar Italia

organi e si focalizza sui sintomi. Se noi guardiamo all’uomo nella sua interezza, possiamo vedere che è formato da tre parti fondamentali cioè dal corpo, dalla personalità - che possiamo chiamare psiche o mente - e poi dalle relazioni sociali. La circolarità tra mente, corpo e relazioni sociali, come tre dimensioni fondamentali ad ogni età della vita umana, è il topos culturale alla base del concetto di Bendessere. Infatti - e qui viene l’aspetto più importante - queste tre parti sono in relazione circolare, cioè se noi agiamo migliorando l’attività mentale questo avrà inevitabilmente un riflesso positivo sul corpo e viceversa. Credo che la storia dell’uomo ruoti intorno al destino ed alla possibilità di ribellarsi ad esso, di dire no ad un tracciato che appare segnato in modo indelebile. Il Bendessere lancia una sfida alla sofferenza cronica. Occupandosi della promozione del bene, la disciplina del Bendessere fornisce gli strumenti per affrontare il dolore in tutte quelle condizioni che non sono oggetto di terapia.

monia. C’è bisogno anche che uno strumento - che quindi vuol dire un uomo oppure una posizione aziendale - sia in armonia con tutte le altre, altrimenti l’organizzazione e l’impresa non funzionano. Io ritengo che il Benedessere trovi nell’azienda una delle applicazioni ed anche una delle dimostrazioni più importanti a patto di passare dalla Piramide all’Orchestra, dove – intendiamoci - il direttore c’è, però ha Come si declina il concetto di Bendessere a equamente bisogno di tutti quei maestri di misura di azienda? musica che occupano tutti i livelli e che vanno Io direi innanzitutto dal portiere dell’azienda che l’impresa è un’or- L’AZIENDA È UNA DELLE ISTITUZIONI PIÙ fino all’amministratore CREATIVE E FECONDE, PERCHÉ DEVE chestra. L’azienda è delegato. MOSTRARSI IN SOCIETÀ E METTERSI una delle istituzioni ALLA PROVA OGNI GIORNO più creative e feconEd il leader, de, nel senso autentico, del termine, perché professore, come usa il Bendessere e deve mostrarsi all’interno della società e quindi come lo interpreta per svolgere le funzioni mettersi alla prova ogni giorno per dimostrare di comando in modo che migliorino il clima di essere adeguata. Non è più attuale ma veaziendale e producano profitto? tusta l’immagine dell’impresa a piramide con Innanzitutto il leader deve avere il senso del il capo da cui discende ogni decisione ed ogni servizio, anche quando si ha il potere di prenprocesso, oggi è necessario che l’azienda didere decisioni bisogna non essere narcisisti, e venga un insieme di relazioni dove ciascuno ha bisogna sapersi mettere a disposizione dell’alun suono, ognuno rappresenta uno strumento: tro questa è la prima regola di una leadership c’è chi suona il violino, chi le percussioni, e secondo Bendessere. La seconda, e non meno proprio quelle percussioni sono fondamentarilevante, è il coraggio. Un vero leader bisogna li, in quanto caratterizzano l’orchestra e l’arche sfidi e impari a vincere la paura. E in terzo

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È NOTO CHE QUANDO LE PERSONE STANNO BENE LAVORANO MEGLIO E CON PIÙ SODDISFAZIONE GENERANDO UN PLUS PER LE AZIENDE luogo deve sempre guardare al futuro, perché la paura è inevitabilmente qualcosa che blocca. Non è possibile che chi è a capo di un’azienda ne abbia, perché l’impresa è una realtà che deve creare, deve costruire e riprogettare perché deve uscirne ogni giorno una sinfonia nuova che sia produttiva.

Il neologismo Bendessere è un parto della collaborazione di eccellenza tra il professor Andreoli e la Solgar Italia Multinutrient Spa, azienda leader nel campo dell’integrazione nutrizionale. Dottoressa Anna Giuliani, lei che è presidente e amministratore Delegato di Solgar Italia, ci dica allora come l’applicazione del concetto di Bendessere abbia cambiato il clima nella vostra azienda. Se l’oggetto di studio del Bendessere è l’Io nella sua interezza, in connessione armonica tra le tre dimensioni che caratterizzano l’esistenza, e cioè corpo, mente e relazioni sociali, l’oggetto del Bendessere declinato in Azienda è la persona al centro. Il punto di riferimento è l’essere bene (essere espressione del bene) anche in contesti aziendali. E’ importante far sentire la vicinanza dell’Azienda alle Persone e impiegarsi per il loro benessere fisico e psicologico attra-


«Le nostre premiate sono modelli di leadership positiva» Paola Poli, coordinatrice del Gruppo Donna Dirigenti Minerva Aldai, anticipa i criteri della premiazione del prossimo 14 marzo di Riccardo Venturi verso le attenzioni che implementano tranquillità, motivazione e gratificazione. Flessibilità degli orari in entrata e uscita, piccoli interventi periodici sulle postazioni di lavoro possono rivelarsi un ottimo investimento, evitando alle persone stress organizzativi, muscolo-scheletrici, visivi, digestivi, respiratori. Ripensare il lay-out degli uffici e organizzare meglio gli spazi di lavoro consente alle persone di lavorare meglio e avere buone relazioni interpersonali sul luogo di lavoro, con conseguenti benefici aziendali. Il professor Vittorino Andreoli ha messo in relazione il concetto di Bendessere a corpo, mente e relazioni sociali, evidenziando come la nutraceutica e l’integrazione nutrizionale possano riflettersi sulla percezione emotiva, fino alle relazioni interpersonali. Ancora una volta si torna all’essere, all’uomo nella sua completezza, per comprendere come l’azione di alcune sostanze possa influire sulla mente poiché, se funziona meglio il corpo, anche il giovamento psichico è correlato. E la nutraceutica (cioè lo studio e la realizzazione di prodotti alimentari che coniughino al gusto anche proprietà benefiche per l’organismo) contribuisce al Bendessere? Come Azienda diamo ai nostri collaboratori la possibilità di acquistare i nostri integratori con modalità agevolate. Ed è noto che, quando le persone stanno bene, lavorano meglio e con maggiore soddisfazione. La figura di una psicologa all’interno dell’Azienda riveste un ruolo prezioso, incoraggiando l’individuazione di nuove modalità di convivenza tra e all’interno dei gruppi di lavoro e integrando le differenze culturali e individuali in un’ottica di crescita del Bendessere. Ed è dimostrato in letteratura come un buon clima aziendale contribuisca alla creazione di valore fino a costituire per l’Azienda un vantaggio competitivo.

D

onne di talento che

le possibilità per donne

Forum l’Italia scende

sanno creare valore,

e uomini di conciliare

all’82ª posizione su

ma anche belle persone

carriera e famiglia: lo

144 Paesi analizzati.

capaci di favorire un

smart working ne è

Emergono disparità

clima di crescita in

un esempio. Le donne

sul lavoro in termini

azienda come in famiglia.

che premiamo hanno

di partecipazione,

È il prezioso identikit delle

la capacità di creare

possibilità di carriera

18 donne che saranno

un clima positivo, nel

e salari, ma anche

premiate il 14 marzo

quale far crescere al

educazione, status

alle 17 e 45 a Palazzo

meglio i collaboratori e

sociale, rappresentanza

Marino, sede del Comune

conciliare il lavoro con

politica e aspettative di

di Milano, in occasione

la famiglia» aggiunge la

vita. La realtà italiana è

della sesta edizione

Poli. Il Premio Merito e

molto disomogenea, ci

del Premio Merito e

Talento vuole accendere

sono aziende modello e

Talento, promosso dal

i riflettori sulle storie

altre che sono rimaste

Gruppo Donne Minerva

d’eccellenza che meritano

indietro: si dovrebbero

di Aldai (Associazione

di essere conosciute e

seguire maggiormente le

lombarda dirigenti

raccontate. Il che non

best practice» dice Paola

aziende industriali), la

significa tralasciare le

Poli. Novità di quest’anno

maggiore organizzazione

criticità che si devono

è il libro dedicato a tutte

territoriale del sistema

ancora affrontare:

le donne premiate, nel

nazionale Federmanager.

«Mentre osserviamo con

quale ciascuna dà i suoi

«Il nostro è un premio al

soddisfazione le manager

consigli alle donne più

merito e al talento, ma

emergenti, dobbiamo

giovani. Sarà inoltre

le donne che scegliamo

purtroppo prendere atto

consegnato anche il

sono anche modelli di

che secondo il rapporto

premio speciale Digital

leadership positiva a cui

Global Gender Gap Index

Innovation.

le giovani generazioni

2017 del World Economic

possono ispirarsi» spiega Paola Poli, coordinatrice del Gruppo Donne Dirigenti Minerva ALDAIFedermanager, autrice del volume Donne che cambiano. Carriera, famiglia, qualità della vita. «Promuoviamo un nuovo modello di leadership, oggi possibile anche grazie alle nuove tecnologie che potenziano

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VITA DA MANAGER MANAGER ALLO SPECCHIO

1. I 3 oggetti che non devono mancare mai nella vita si Ennio Capozza: 1. Un dollaro che tiene nel portafogli (pour bonheur) 2. Una vision che ogni imprenditore deve avere , per vedere al di là del muro, adottando sempre un orizzonte più ampio per fare le giuste scelte. 3. L’educazione che gli ha insegnato il padre….

Ennio Capozza «La mia illuminazione ai Caraibi unire lo svago al business» È un salentino doc innamorato del Golf. Assieme all’attività di imprenditore tra Bologna, Roma, e Milano oggi è General manager di Viaggi Caribe , società specializzata in viaggi su misura a Santo Domingo paradiso dei Golfisti e non solo. Al suo fianco e nella vita, e al pari di lui innamorate del green , la moglie Rita e la figlia Eleonora. Lei si occupava di verifiche patrimoniali per conto di banche ed ora il Golf è trait d’union tra le sue attività: è scoccato solo un colpo di fulmine o è successo qualcosa nella sua vita che ha creato la “scossa”per il cambiamento? Le verifiche patrimoniali continuo a farle, però certamente rappresentano solo un aspetto della mia attività professionale. Ero completamente immerso nel mondo della finanza quando ad un certo punto ho dovuto misurarmi con un problema di salute. Il medico mi ha detto che avevo accumulato troppo stress e così ho deciso di regalarmi una crociera. E’ stato in occasione di quel viaggio ai Caraibi che ho ripensato alla qualità della mia vita, ho dovuto rivedere le mie abitudini personali e professionali perché la salute ne stava risentendo. Da sempre sono stato appassionato di Golf, e proprio dalla nave ho visto un campo da Golf, una bandierina sul mare della Repubblica Dominicana. Ed in quell’esatto istante è scoccata una scintilla nella mia testa è successo qualcosa che ha dato una svolta alla mia vita.

INTERVISTE A CURA DI SUSANNA MESSAGGIO QUI A FIANCO NELLA FOTO

Possiamo dire poi che la passione per il Golf ha cambiato la sua vita personale e professionale? Come a dire che proprio la passione per questa disciplina ed il suo “fiuto” imprenditoriale ha dato vita a Viaggi Caribe. È così che è andata? Ci racconti. Un altro colpo di fulmine? Le devo spiegare un passaggio intermedio, quando ho deciso di fare quella vacanza ai caraibi era il 2013, ho contattato una persona del luogo che sapevo essere specializzata e stimata come Tour Operator. Si chiama Carlos è Dominicano, plurilaureato, parla tante lingue e gli ho chiesto di organizzarmi una vacanza “tailor made”…. Volevo una vacanza speciale, su misura e Carlos mi ha preparato un soggiorno di un mese da sogno. In quel momento mi sono detto “perché non progettare una tipologia di vacanza luxury adatta per i Golfisti”? Così Carlos è diventato mio socio. Così è nato Viaggi Caribe. Una vacanza su misura...un sogno per i Golfisti, ma non solo per i giocatori. Il progetto è infatti evoluto ed oggi siamo in grado di proporre l’atelier delle vacanze su misura per tutte le esigenze dei clienti. Viaggi Caribe è una sorta di atelier della vacanza, una sorta di sartoria dei Caraibi dove i viaggi sono “cuciti” su misura in base alle esigenze dei clienti. Ora il motto “Travel and Play” è il tratto distintivo dei vostri viaggi, nell’ambito dei quali si può trascorrere una vacanza da sogno mentre si gioca a Golf; ma non è stato facile trovare energie e sinergie per realizzare questo suo progetto in repubblica Dominicana. Ci racconta come lo ha reso possibile? Sicuramente se non avessi incontrato Carlos oggi il progetto non esisterebbe. Lui conosceva il territorio. Pensi che abbiamo impiegato... Per leggere l’intervista integrale scansiona il QR-CODE oppure vai al link http://economymag.it/enniocapozza-la-mia-illuminazione-aicaraibi-unire-lo-svago-al-business/

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Massimo Gualerzi «La dieta che giova davvero nasce dalla consapevolezza» Con il suo libro “La Dieta Super salute” lei enuncia quattro fattori molto efficaci come cronobiologia, disintossicazione, cibi SuperSalute e dieta personalizzata per sentirsi in forma, ma fa riferimento ad un concetto ben più importante, l’esortazione che arriva dall’antica Grecia“Conosci te stesso”. Dr Gualerzi perchè la consapevolezza delle proprie esigenze e caratteristiche è così fondamentale per ogni processo di guarigione, benessere e per rispettare sé stessi? C’è un ingrediente indispensabile per tutte le diete ma anche alla base di ogni percorso che riguarda la salute. Senza di esso, sarà tutto inutile: non basteranno un’alimentazione sana ed equilibrata, una perfetta cronobiologia, un’attività fisica esemplare e uno stile di vita impeccabile. Per raggiungere i nostri obiettivi, non solo appunto quelli alimentari, è necessaria la «consapevolezza», cioè la cono- scenza di noi stessi, di quello che siamo, dei nostri limiti e delle nostre virtù, della strada che dobbiamo percorrere per raggiungere gli obiettivi. E per ognuno di noi c’è un cammino diverso, unico, da costruire prima di tutto dentro la nostra anima. Solo così si guadagnerà salute anzi la vera super salute che significa appunto essere al meglio di sè, consapevoli e nel presente. Lei è cardiologo e ricercatore, su quale spinta ha deciso di specializzarsi in medicina nella cura di un organo così importante e che regola tutte le funzioni vitali come il cuore? Credo che la cardiologia sia il punto di incontro tra la medicina moderna e la medicina olistica in quanto sempre di più, per fare bene questo lavoro, bisogna integrare tante conoscenze. Le malattie cardiovascolari sono infatti la punta dell’iceberg dei nostri comportamenti e quindi il cardiologo moderno non può che essere un esperto nello stile di vita. E’proprio questo aspetto ad appassionarmi come persona


prima ancora che come medico. Lei è molto noto non solo come divulgatore scientifico ( opinionista su radio24 e Il Sole 24 ore) ma anche come formatore e consulente. La sua attività di formazione non si limita all’ambito medico: tiene anche corsi in varie aziende sui temi del rischio cardiovascolare, per insegnare a Manager, dirigenti e professionisti in tutti gli ambiti professionali come vivere in salute. Qual è il miglior antidoto per la salute del cuore, soprattutto in una fase in cui si corre sempre troppo e si consuma troppo? Conoscenza e consapevolezza. Molti manager fanno corsi di leadership e di comunicazione e sono davvero bravi in questo, ma io nei miei corsi insegno che senza la leadership della propria salute non si può essere leader di nulla. Solo se stiamo bene possiamo raggiungere i nostri obiettivi e per stare bene dobbiamo raggiungere un giusto... Per leggere l’intervista integrale scansiona il QR-CODE oppure vai al link http://economymag.it/massimogualerzi-la-dieta-giova-davveronasce-dalla-consapevolezza/

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4.

5.

Le cose che Massimo Gualerzi ama di più e che non si fa mai mancare: 4. Il suo libro La Dieta Super Salute 5. I succhi Detox Dr Farmer 6. Lo sport

6.

Maurizio Bossi «Così curo la crisi d’identità del maschio storico detronizzato» Maurizio Bossi, andrologo, sessuologo, scrittore, divulgatore scientifico, ricercatore, conoscitore dell’universo maschile, (ma che spesso ha come interlocutrici le donne) qual è la relazione oggi tra autostima, identità e lavoro nell’universo maschile, in un’era in cui si afferma che proprio il maschile sia una categoria in“crisi d’identità”? Forse il cognome che portiamo è la chiave per capire. Il padre, da millenni, trasmetteva il patrimonio (pater) e il cognome; la sua identità era incontrovertibile, l’ autorità indiscussa. La madre si occupava del matrimonio (mater) e di crescere i figli. Oggi anche la legge Italiana permette, volendolo, di anteporre il cognome della madre a quello del padre. È una testimonianza tangibile che anche i segni di riconoscimento e simbolici sono mutati. Il potere, non è più del “capofamiglia” e l’autostima declina. Così il maschio-vir, pur con una virilità oggi ampiamente supportata dalla chimica, ha perso un po’ della sua autorità. La triade: sesso, potere, economia (lavoro/prestigio) sfugge oggi di mano al maschio (sia pur manager o imprenditore), ancora capace di comandare i sottoposti, ma,talvolta, incerto sul come affermare la sua precaria autorevolezza. Insomma, dal primitivo matriarcato,al millenario patriarcato sino ad oggi, la guerra dei sessi continua … alla ricerca di una utopistica isonomia (parità) dei generi. Nel frattempo, questo maschio detronizzato non disdegna qualche .... femminicidio. Su quale spinta è avvenuto per lei il passaggio dall’ambulatorio clinico agli studi radiofonici e televisivi? Quando negli anni ‘60 leggevo il libro di Monod: “Il caso e la necessità”, non avrei mai immaginato che queste cinque parole sarebbero state il motto caratterizzante la mia vita professionale. Tutto iniziò con una “casuale” telefonata, una sera, di un giornalista che mi chiedeva la cortesia di sostituire un famoso personaggio improvvisamente impossibilitato a presenziare a un talk show televisivo. Dovevo raccontare due amenità su un tema tanto importante quale era (ed è):

8.

7.

I 4 oggetti che Maurizio Bossi porterebbe sull’isola che non c’è: 6. La penna stilografica Montegrappa che lo segue da sempre; 7. Le cravatte blu scuro di Ulturale; 8. La lozione dopopobarba Proraso che pur etichettata come “old fashion” dagli amici «gli stimola l’olfatto di mattina»; 9. Un libretto di pensieri, scritto dieci anni fa durante una convalescenza

la prevenzione dell’AIDS. La naturale (ed un po’ materna) mia predisposizione didattica a spiegare come medico ai pazienti, ebbe quella sera un buon riscontro in video. Da lì mia vita cambiò semplicemente in virtù del principio che ho imparato, anche se non scritto su nessun testo universitario, che si compendia nella frase: “Se ci sei ci sarai”. Dopodichè, pur nel mio piccolo, di “necessità”, ci sono stato. La differenza tra autorità ed autorevolezza? La diatriba manager-leader è cosa vecchia, ma non la questione se oggi sia più produttivo farsi ubbidire o essere dei motivatori. Insomma si può imparare ad essere autorevoli (non credo sia una questione di testosterone) ed al contempo dei trascinatori? La nostra società è affetta in questi decenni dal “ complesso di Telemaco”. E’ noto che Ulisse, nelle sue peregrinazioni, lasciò il figlio Telemaco solo con la madre e i relativi pretendenti. Omero ci narra nell’Odissea che Telemaco aspettava e cercava la figura del padre autorevole ma “paterno”, guida e consigliere. Quella figura, tanto contestata negli anni ’60 del 900, in cui era in voga... Per leggere l’intervista integrale scansiona il QR-CODE oppure vai al link http://economymag.it/mauriziobossi-cosi-curo-la-crisi-dindentitadel-maschio-storico-detronizzato/

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VITA DA MANAGER

Bruno Sirletti, la tecnologia giapponese ha un cuore italiano

LA MIA SFIDA? PIÙ DONNE E PIÙ SMART WORKING

Il numero 1 di Fujitsu Italia ha natali danesi e una formazione europea, ma non ha dimenticato le origini italiane: «Vivere e lavorare nel Bel Paese? La situazione non è così drammatica come pensavo» di Marco Gemelli

BRUNO SIRLETTI, PRESIDENTE E A.D. FUJITSU ITALIA

una piccola grande rivoluzione queldinamiche nei diversi mercati di rifela che il presidente e amministratore rimento. Tutto ciò unito alla capacità delegato di Fujitsu Italia, Bruno Sirletti, si è di comprendere le specifiche esigenze posto come obiettivo. Idee come la parità locali dei clienti nei settori chiave per di genere o lo smart working – magari ben lo sviluppo del business: dalla pubblica radicate in altre culture imprenditoriali, ma amministrazione, al settore bancario ancora poco più che agli albori, nel nostro e assicurativo, dai grandi gruppi induPaese – rispondono a una visione manastriali al mercato retail. Non a caso, prima geriale per molti versi mitteleuropea, che di diventare a.d., ha ricoperto la carica di diben si concilia con il background personale rettore marketing del gruppo nipponico per del capitano d’industria oggi alla guida del Western e Eastern Europe, Medio Oriente, “ramo” italiano della multinazionale giapIndia e Africa, ed in questa posizione si è riponese di ICT. Parlando con Bruno Sirletvelato una figura chiave di supporto ai vari ti, è già dal suo accento che si comprende Paesi nel processo di ottimizzazione delle come il top manager operazioni di vendita. «MILANO È UNA CITTÀ CHE REGGE IL riesca a conciliare Poi il ritorno in Italia: PARAGONE CON BRUXELLES O CON due mondi non sem«Anche quando ero METROPOLI COME PARIGI. A VOLTE CI pre sulla stessa lunall’estero mi sono FACCIAMO DEL MALE DA SOLI» ghezza d’onda, quello sempre interessato italiano e quello internazionale. Di evidenti a quella che considero la mia patria. Come origini italiane, infatti, Sirletti è nato in Daho trovato il nostro Paese? Meglio di quannimarca e si è formato nelle fucine profesto mi aspettassi. Si pone spesso l’accento su sionali più brillanti del Vecchio Continente: ciò che non funziona, dal traffico alla pulizia prima di tornare nel nostro Paese cinque delle strade fino a una presunta scarsa attianni fa, infatti, Sirletti ha ricoperto incarichi tudine all’organizzazione e alla pianificaziodi rilievo internazionale in aziende del setne. Però qui a Milano ho trovato una città di tore – da Hewlett-Packard a Dell – in Belgio, respiro internazionale, che regge tranquillapoi nel Regno Unito e in Svezia. Rientrato mente il paragone con città trasversali come in Italia, da due anni è al vertice di Fujitsu Bruxelles o metropoli come Parigi. Non ho Italia dove ha portato un punto di vista glotrovato nessun problema particolare perbale, grazie a una approfondita conoscenza sino con la burocrazia, che viene descritta delle best practice internazionali e delle come un vero incubo. Mi aspettavo di trova-

È

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L’Italia, secondo Sirletti, è un Paese meno arretrato di quel che si vorrebbe far credere, ma l’ad di Fujitsu Italia non nasconde che qualche differenza nel mondo lavorativo rispetto al resto d’Europa e del mondo, c’è: «Qui in azienda – dice – ho trovato meccanismi di interazione con i sindacati un po’ complicati, una cultura dell’antagonismo che a volte porta ad opporsi alle cose invece di trovare soluzioni insieme. Inoltre ci sono pochissime donne, ed è qualcosa che sto cercando di cambiare: sarà che l’ingegneria attira tradizionalmente più gli uomini delle donne... ma oggi non possiamo assumere un uomo se nel processo di assunzione non ha partecipato almeno una donna. Non tutte le aziende – continua – assorbono concetti come lo smart working: quelle Usa lo fanno, in Italia non è utilizzato. Da noi c’è una sorta di sfiducia naturale verso le persone, che è contrario alla cultura anglosassone». re un Paese più indietro – insiste – ma credo che a volte ci facciamo male da soli dando all’estero un’immagine negativa di noi stessi». Non dev’essere facile, per un top manager, conciliare il ruolo pubblico con gli spazi privati. Ma Bruno Sirletti sembra aver trovato un buon equilibrio: «Con la tecnologia che abbiamo a disposizione non si stacca mai, ma cerco di non lavorare nel weekend. Al massimo mezz’ora al mattino, poi basta. Credo sia utile per la salute. Sono arrivato in Italia relativamente da poco tempo, mi piace scoprire le cose. Quando posso, vado a conoscere posti nuovi, piccole città: luoghi da visitare ce ne sono tanti, posso sceglierne uno per weekend. Non amo molto le grandi città, preferisco le zone rurali come la campagna piemontese, le colline delle Langhe, le montagne della Val d’Aosta, il Veneto». «Inoltre – conclude Sirletti – mi piace la musica, il che a Milano significa soprattutto la Scala, dove amo andare a sentire l’Opera. Così come amo mangiare e, anche su questo fronte, la città offre soluzioni varie, dagli stellati fino alle trattorie casalinghe».



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Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni per l’uso

Aut. Min. del 23/12/2016

www.plantamedica.it

In Farmacia, Parafarmacia ed Erboristeria


NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE “…e poi il piacere”, abbiamo titolato questa sezione: perché trattarsi bene, concedersi pause piacevoli dopo o durante il lavoro, non soltanto “non è peccato” ma è necessario.

140 ACQUA VIVA IN UFFICIO ADDIO BOTTIGLIETTE CONFEZIONATE, ORA C’È IL BOCCIONE DI QUALITÀ

142 RELAX URBANO L’HOTEL COLOMBO A MILANO: UN’OASI PER DONNE-MANAGER

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GIOIELLI DA RECORD LE CREAZIONI DE GRISOGONO: L’HARD LUXURY CHE NON CONOSCE CRISI

146 LE RAGIONI DEL GOSSIP

INDOVINA CHI PRENOTA A CENA? TRANQUILLI, CI PENSA L’APP

Addio telefonate last minute. Oggi per trovare un locale a misura di gusti e portafoglio e farsi riservare un tavolo basta lo smartphone. TheFork ha aperto il mercato. La Fipe: «Tutti i ristoranti ora devono digitalizzarsi» di Alessandro Luongo rima il ristorante, e poi tutto il resto. Sono una leva straordinaria di incoming turistico. La cinque i milioni di turisti internazionali seconda invece, meno scontata, è che il pasto che nel 2017, nello scegliere l’Italia come defuoricasa ormai si prenota sempre più per via stinazione delle loro vacanze, ancor prima di digitale. Secondo una ricerca effettuata da Traprenotare hotel ed escursioni, hanno pensato deLab per Mixer, non a caso, il mezzo più usato bene di assicurarsi innanzitutto un’esperiendai consumatori come fonte per trovare il riza gastronomica in uno dei ristoranti del Bel storante ideale dove passare qualche ora a dePaese. Una scelta letteralmente “di pancia”, liziare il palato è il sito istituzionale dei singoli che ha visto i viaggiaesercizi con il 62,5% IL 62,5% DEI CLIENTI OGGI USA IL WEB tori riversarsi in netto delle indicazioni, sePER CERCARE IL RISTORANTE. E I TURISTI anticipo su siti web e guito immediatamente DALL’ESTERO EFFETTUANO IL BOOKING applicazioni mobile dopo dal portale TriPRIMA DI ARRIVARE IN ITALIA per farsi riservare un pAdvisor, quindi dagli tavolo dallo chef dei loro sogni. E lo stesso hanspecializzati e poi dai social network come Fano fatto altri due milioni e mezzo di vacanzieri, cebook. Insomma, siamo di fronte a una vera in questo caso di nazionalità italiana, prima e propria rivoluzione culturale, di costume ma di spostarsi da un lato all’altro della Penisola anche economica, che nel nostro Paese è stata per godersi un po’ di relax. Il dato, registrato innescata dalla diffusione sempre più massicdall’Osservatorio sull’innovazione Tecnologia cia di piattaforme digitali in grado di risolvere del Politecnico di Milano, dice sostanzialmente il classico tema “del dove andiamo a cena stadue cose: la prima – se mai ci fossero ancora sera?” con un paio di click. Un caso scolastico dubbi – conferma che il cibo in Italia è (anche) è quello di TheFork, il principale player euro-

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E POI IL PIACERE...

peo di prenotazioni online che, in tutta Italia, e consumato effettivamente il pasto. Un rating nel giro di qualche anno ha visto aderire circa basato, in sostanza, su esperienze gastronomi10 mila ristoranti, facendo il vuoto attorno, in che reali e funzionale a mettersi al riparo dalla questo particolare segmento. Creata in Francia trappola delle recensioni-ricatto che qualche nel 2007 da professionisti ed esperti del monanno fa avevano fatto mettere in discussione il do dell’hospitality e della tecnologia, TheFork servizio di Tripadvisor. L’ultima novità lanciata – dal maggio 2014 forte dell’appartenenza a da TheFork, peraltro, è “Insider”, un percorso TripAdvisor Media Group – è riuscita a rivoluspecifico che contiene i ristoranti-partner dezionare il mercato attraverso un meccanismo terminati sulla base delle valutazioni di guide semplice che mette direttamente in contatto gastronomiche specializzate come Identità ristoranti e utenti in base ai principi dello Yield Golose, Gambero Rosso e L’Espresso e di quelle Management, il sistema di gestione che masdegli utenti della piattaforma. Il sacro e il prosimizza il volume di affari modificando l’offano nella stessa guida, insomma. Un servizio ferta al variare della in più per gli internaudomanda. Grazie alla SU THE FORK SI PUÒ SCEGLIERE TRA 10 ti-gourmet, i quali per MILA RISTORANTI E APPLICARE FILTRI prenotazione online personalizzare ancora PER PERSONALIZZARE LA RICERCA DEL è possibile infatti ap- RISTORANTE IDEALE DOVE PRENOTARE di più la ricerca del plicare al mondo della ristorante possono anristorazione la tariffazione flessibile già diffusa che applicare dei filtri come la localizzazione, il nel mondo dei viaggi: i prezzi variano in base tipo di cucina e il prezzo medio. Le offerte sono alle disponibilità, attraendo nuovi clienti e fia centinaia, e gli sconti arrivano fino al 50 per delizzando quelli già acquisiti mediante sconti cento dello scontrino. Abbastanza, dunque, da e coupon. Chi cerca un posto dove mangiare, convincere il cliente più scettico a prenotare a sul sito o l’app di TheFork, oltre a poter contare mezzo click. su un’interfaccia accattivante e molto intuitivo Come ti riempio la sala e un database importante (45mila ristoranti Ma queste piattaforme digitali aiutano anche in 11 paesi europei), troverà ogni ristorante chi da sta dalla parte dell’offerta? La risposta è descritto con informazioni dettagliate su oradecisamente sì: il servizio di ricerca e prenotari, menù, servizi complementari, e poi recenzione online supporta le imprese della ristorasioni scritte ma solo dagli utenti che hanno zione a migliorare il proprio business offrendo prenotato il tavolo attraverso la piattaforma

LO CHEF: «COSÌ SI TUTELANO I COPERTI» Andrea Provenzani (nella foto), 47 anni - di cui 31 passati ai fornelli - titolare de “Il Liberty” di Milano, è soddisfatto dal fresco lancio di Insider. Il suo ristorante ha aderito sin dall’inizio a TheFork, e lo chef conferma che la visibilità del locale è aumentata sensibilmente. Al Liberty si spendono in media tra i 55 e i 65 euro per una cena, bevande incluse,

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ma Provenzani, nel caso delle prenotazioni online ha scelto di prelevare dalla carta di credito dei clienti un importo pari a soli 50 euro a coperto per i gruppi di persone dai 4 ai 6 che non disdicono entro le 24 ore. È convinto infatti che bisogna approcciare una cena con le stesse modalità di prenotazione di una vacanza, cioè nel pieno interesse del

ristoratore: «Bisogna fare più comunicazione in questa direzione – suggerisce – perché ogni coperto ha un valore importante e va tutelato».

47% UOMINI 53% DONNE

ETÀ MEDIA L’IDENTIKIT TRA 30 E 50 DELL’UTENTE

THE FORK

ANNI

TIPI DI CUCINA PIÙ PRENOTATI: MEDITERRANEA

TOSCANA - DI PESCE COPERTI MEDI PER BOOKING

3 PERSONE

30 EURO PREZZO MEDIO

PER TAVOLO PRENOTATO

70%PRENOTANO A CENA grande visibilità in Rete. Nel caso di TheFork, in particolare, il fatto di orbitare nella galassia di TripAdvisor aiuta molto. La piattaforma, tra i suoi servizi, garantisce anche l’utilizzo gratuito (ma le versioni più evolute si pagano) e il corso di formazione necessario per implementare un software gestionale, TheFork Manager che da la possibilità ai ristoratori di digitalizzare l’agenda delle prenotazioni, gestire più agevolmente i booking e aumentare produttività e tasso di riempimento. Come? Lanciando, ad esempio, delle promozioni in tempo reale nel momento in cui ci sono dei tavoli vuoti in sala, secondo il metodo già sperimentato con successo nelle prenotazioni aeree e alberghiere. E per limitare al minimo il “no-show” (chi diserta all’ultimo momento il tavolo prenotato), fenomeno antipatico che penalizza soprattutto i ristoranti con uno scontrino medio elevato, TheFork ha programmato anche un sistema di reminder che arriva sul dispositivo dei clienti all’approssimarsi dell’ora del booking (Insider prevede la prenotazione online con carta di credito per i ristoranti segnalati dalle guide). Da qualunque parte la si guardi, insom-


ma, la ricetta è vincente, come testimoniano i generale, la cena del sabato sera resta il servidati: nel 2017 il tasso medio di crescita delle zio più prenotato, la richiesta di tavoli riservati prenotazioni digitali dei ristoranti è stato del anche durante i giorni feriali sta crescendo in 100% e in Italia, per il secondo anno consecumaniera importante. Il momento della prenotivo, le prenotazioni dei ristoratori aderenti si tazione è abbastanza differenziato: tendensono triplicate. I booking passano sempre più zialmente si clicca sul tasto “prenota ora” tra da smartphone, con un tasso medio di prenole due e le ventiquattr’ore prima del pasto pretazioni mobile del 40% che nel nostro Paese fissato, anche perché, con il servizio digitale, il raggiunge il picco del 73. Numeri che fanno problema di aspettare che il ristorante debba fregare le mani alla Fipe, la Federazione Itaaprire per poter telefonare non c’è più. Ma non liana Pubblici Esercizi che negli ultimi anni è solo il modo di scegliere il ristorante che sta sta puntando forte sulla digitalizzazione delle cambiando: se il passaparola è stato soppianimprese ristorative associate e che, proprio tato dalla ricerca online, oggi la cucina è non a questo proposito, è l’unico parametro che NEL 2017 LE PRENOTAZIONI VIA WEB collabora con Thecondiziona la scelta dei NEI RISTORANTI SI SONO TRIPLICATE. Fork. «Nel mondo locali dove sedersi a taE I RISTORATORI HANNO VISTO della ristorazione, ad vola. «Grazie anche ai AUMENTARE LA PRODUTTIVITÀ oggi purtroppo, solo filtri dell’app che proil 6% ricorre alle applicazioni per la gestione filano il cliente, si vanno disegnando esigenze online delle prenotazioni. C’è molta strada da sempre nuove dei consumatori – puntualizza fare dunque – annota il vicepresidente di Fipe, Aldo Cursano – c’è molta più attenzione al bio, Aldo Mario Cursano – i primi ad essersi attiagli arredi e alla disposizione degli spazi e pervati in questa direzione, sono i ristoranti con sino alle tovaglie biodegradabili e alla possibiuno scontrino medio di 50 euro i quali si sono lità di portarsi a casa il cibo avanzato nell’apdotati di un proprio sistema o hanno aderito posito contenitore». Oggi la tavola buona non a una piattaforma: strumenti che consentono conta, dunque, se non è anche “responsabile”. di profilare il cliente, capirne gusti e allergie, costruire una mailing list». È un po’ la strategia dell’omnichannel marketing, dove il consumatore diventa un patrimonio da gestire. E infatti Cursano aggiunge: «Stiamo spingendo soprattutto sulla fascia media per far cogliere questa grande opportunità e invitare i ristoratori a riorganizzare i loro processi produttivi, a partire, ad esempio, dalla turnazione del tavolo, oramai indispensabile nelle città turistiche, dove l’utilizzo culturale porta l’utente a sentirsi libero di pranzare alle 15 o alle 16».

I TRE RISTORANTI PIÙ PRENOTATI NEL 2017 CON THEFORK FISH DANCER Via Vincenzo Viviani 2, Milano. Specialità di pesce cotto e crudo. Prezzo medio: 25 euro. www.fishdancer.it

VISCONTI 2.0 Via E. Q. Visconti 83, Roma. Piatti della cucina tipica romana. Prezzo medio: 30 euro www.ristoranteviscontiroma.it

PALAZZO PETRUCCI Via Posillipo 16/c, Napoli. Raffinato, una stella Michelin. Prezzo medio: 100 euro www.palazzopetrucci.it

Al passo coi gusti

Oggi non si può più pensare di fare reddito sfruttando le due ore a pranzo o a cena, e anche i ristoratori italiani cominciano a capirlo. Festività e tempo libero, del resto, stanno diventando sempre più un impulso formidabile alla convivialità fuoricasa. Lo scorso anno, secondo il registro di TheFork, il giorno con più prenotazioni online è stato l’8 dicembre e se, in

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E POI IL PIACERE...

In ufficio come alla sorgente, con "l'Acqua viva" nel boccione

Filiera corta e sostenibilità ecologica ma anche umana. Così ha vinto la sfida del mercato un'azienda bresciana - dal nome eloquente - che ogni giorno porta il brio delle fonti di montagna tra le scrivanie di tutta Italia di Gilda Ciaruffoli

acile come bere un bicchiere d’acqua, può dare tornare a casa con qualche botsi usa dire. Meno facile è invece avere tiglia riempita alla fonte, in un sorso della la certezza che quella nel nostro bicchiere quale ritrovare tutta la genuinità di una sia un’acqua di qualità. Pura, limpida, viva. giornata all’aria aperta. Ecco, quella che E questo vale in modo particolare per il proproponiamo ai nostri clienti è proprio un’edotto imbottigliato: è infatti praticamente sperienza di questo tipo, visto che l’acqua impossibile conoscere con esattezza temcontenuta nei nostri boccioni ha dai 2 ai 10 pi e modalità di stoccaggio di bottiglie che giorni di vita al momento della consegna. hanno fino a due anni Noi la chiamiamo Ac«AI CLIENTI OFFRIAMO LA GENUINITÀ di scadenza; due fatquagiovane». A parlaDELLA BOTTIGLIA RIEMPITA ALLA FONTE. tori che però possono re è Riccardo MarchiNEI NOSTRI BOCCIONI C'È SOLO ACQUA fare la differenza, inni, amministratore CHE HA TRA I 2 E 10 GIORNI DI VITA» cidendo sul gusto ma delegato di Acquavianche sulla salubrità di quello che beviamo. va Italia SpA, azienda del Bresciano che dal Insomma, trovare un’acqua di qualità può 1994 si occupa di servizi legati all’acqua con rivelarsi una vera e propria montagna da fornitura di EcoBoccioni ed erogatori collescalare. Letteralmente. gati alla rete idrica per oltre 25.000 clienti tra istituzioni e aziende di tutte le dimensioNoi la chiamiamo Acquagiovane ni (tra cui Telecom Italia, Louis Vuitton, BNP «Chi fa trekking sa quanta soddisfazione Paribas ma anche il Senato della Repubbli-

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I VENERDÌ SERA ALLA TENUTA ACQUAVIVA «Tre anni fa abbiamo acquistato questo cascinale perché avevamo bisogno di un ambiente migliore per i nostri uffici, ma si trattava di uno spazio molto grande, da ristrutturare, e un investimento del genere andava messo a reddito – racconta Marchini – dall’incontro con un imprenditore che cercava una location prestigiosa per eventi e serate è quindi nato il progetto della Tenuta Acquaviva». «Non gestiamo direttamente gli eventi, ma siamo molto orgogliosi di questa bella sinergia», prosegue. Location per matrimoni ambitissima, tanto che per il 2018 è già full, si svolgono qui le feste, le presentazioni e le cene organizzate delle aziende più prestigiose durante tutto l’anno, mentre il venerdì sera le porte della Tenuta si aprono per chi desideri cenare e fare festa con gli amici in un ambiente di gran gusto, dal design contemporaneo e accogliente.


ca), universo Ho.re.ca e privati. Una filiera anni – commenta Marchini – sarà perché breve e totalmente gestita in casa quella ho tre figli e penso al loro futuro, ma quello di Acquaviva, che va dalla fonte (una nelle della sostenibilità è sempre stato un nodo Valli del Pasubio e l’altra in Molise) all’imfondamentale nel mio lavoro. Siamo stabottigliamento, alla consegna a domicilio, ti tra i primi a sposare il progetto Impatto al totale riciclo della plastica utilizzata per Zero di LifeGate per compensare le emissioi boccioni. Da una parte dunque l’assenza di ni di CO2 generate con la piantumazione di intermediari, che permette tempi così snelli foreste in zone sensibili come il Costa Rica, di consegna da rendere del tutto superflua ma abbiamo anche investito in impianti fola scadenza, già comunque ridotta a un solo tovoltaici per tutte le nostre sedi con i quali anno, dell’Acquagiovane. Dall’altra, la gageneriamo il corrispettivo di energia impieranzia di una plastica gato da 800 famiglie. pulita, usata un'unica L'ATTIVITÀ DI ACQUAVIVA È IN LINEA CON E ancora, amiamo volta per contenere GLI OBIETTIVI 2030 SUL RICICLO DELLA aderire a iniziative PLASTICA. E L'AZIENDA SOSTIENE LA un’acqua che quindi che leghino l’acqua al CORRETTA EDUCAZIONE ALIMENTARE risulta immune dalle sociale come quella inevitabili contaminazioni che contenitodella FIGC Lega Nazionale Dilettanti volta a ri riempiti più volte possono comportare, sostenere una corretta educazione alimen«come quelli in policarbonato – sottolinea tare tra i ragazzi che ci ha portato sui campi Marchini – che per noi sarebbero più econosportivi con centinaia di boccioni, o progetti mici ma non ci darebbero le stesse garanzie a sostegno delle persone disabili, mentre in termini di purezza del prodotto proprio nei miei sogni per il futuro c’è certamente per il fatto di poter essere riutilizzati». qualcosa legato all’Africa e in particolare ai bambini». Il fattore umano è centrale anche Il fattore umano nella gestione del lavoro tra le pareti delL’attività di Acquaviva è in linea con gli la sede di Travagliato, una tenuta del ’700 obiettivi europei per il 2030 riguardo il riche ospita l’azienda da tre anni, con gli ufciclo della plastica: «Lo siamo da almeno 8 fici che occupano un moderno e accoglien-

«PUNTIAMO A PORTARE L'ACQUA DI QUALITÀ ANCHE IN CINA» Dopo aver dissetato tutte le principali realtà aziendali italiane, Acquaviva punta alle famiglie: «È un tema sul quale sensibilità e consapevolezza stanno crescendo molto e sono in tanti a chiamare per chiedere informazioni sui nostri servizi», conferma Marchini. Notevole anche l’investimento nel commerciale, nel marketing e nella comunicazione rivolti sempre al mercato

italiano, al quale si affianca però anche un progetto orientato al mercato cinese, dove fino a questo momento Acquaviva era presente sostanzialmente come fornitore. «In Cina c’è un boccione in tutte le case e l’acqua italiana è molto ambita, soprattutto considerando che quella venduta in loco è sostanzialmente acqua mineralizzata di qualità molto inferiore alla nostra. I cinesi però

spesso diffidano dai distributori locali, ed effettivamente quello della reale qualità dell’acqua che arriva nelle famiglie è un problema concreto. Io conosco molto bene la realtà cinese e da due anni stiamo lavorando per aprire lì una nostra azienda, unici al momento in Italia a pensare a un’apertura diretta».

120 DIPENDENTI 10 FILIALI DIRETTE

IN TUTTA ITALIA

25.000 CLIENTI

500.000UTENTI te open space. «Questi spazi non sono una vetrina o uno show room per i clienti, sono pensati esclusivamente per il benessere del lavoratore. O sarebbe più corretto dire delle lavoratrici, visto che il 95% delle nostre impiegate sono donne», prosegue Marchini. «Credo che il rispetto della persona sia fondamentale in ogni ambito della vita, nel lavoro prima di tutto. E questo si traduce in stipendi adeguati, formazione dei dipendenti, ma anche nella volontà di trovare soluzioni condivise e soddisfacenti per tutti in momenti particolari come quello di una gravidanza. Abbiamo anche una piscina interna alla struttura dove ritrovarsi nei fine settimana più caldi! Insomma, siamo un gruppo coeso e motivato, e i risultati si vedono». In effetti, dal 2008 il fatturato di Acquaviva è raddoppiato. «Puntare sulla qualità, sulle competenze, sulla motivazione, in sostanza sulle persone, non è eroico, è vincente, tanto più in un periodo di difficoltà come quello che abbiamo vissuto. Io non ho mai lavorato pensando al guadagno – conclude Marchini – I risultati concreti arrivano a fronte di un lavoro ben fatto, e i nostri di risultati, nonostante i 10 anni di crisi economica, credo che lo dimostrino».

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E POI IL PIACERE...

I NUMERI 138 camere totali 20 executive 10 superior 2 suite 80% di stranieri nel fine settimana

L'hotel milanese che ama (e coccola) le donne manager

Ha una clientela prevalentemente femminile il Wordhotel Cristoforo Colombo di Corso Buenos Aires. Non solo grazie alla sua posizione centrale ma anche per tutti i servizi legati al benessere e alla sicurezza di Gilda Ciaruffoli il passaparola lo strumento di marketing più efficace. E questo vale anche per il Wordhotel Cristoforo Colombo di Milano. Sono le donne, in particolare, a condividere il proprio apprezzamento verso questa struttura dove, raccontano ad amiche e colleghe, si sentono a casa, sicure e coccolate. «Non si tratta solo dei servizi in listino – commenta Frank Camilleri, Ge-

È

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neral Manager della struttura – ma di tutte quelle attenzioni che dedichiamo alle nostre clienti senza bisogno di pubblicizzarle, e che danno al soggiorno un valore aggiunto reale, percepito».

Ospitalità in rosa

Così, ad esempio, quando a chiedere la colazione in camera è una signora, ci si pre-

mura che a portargliela sia una donna, se poi desidera cenare da sola al ristorante le si riserva un tavolo appartato, mentre in menu può sempre trovare, sia a pranzo che a cena, proposte vegane. «Vorremmo estendere questa alternativa anche alla colazione, ma lo faremo quando troveremo prodotti freschi all’altezza del nostro buffet, ricco di torte e croissant che arrivano ancora caldi ogni mattina alle 5 – sottolinea Camilleri – A non mancare mai invece è lo yogurt, almeno da quando, parlando con il responsabile marketing di un’importante catena di supermercati, mi ha detto che di quel prodotto ne vendevano 5milioni di confezioni a settimana e che era il preferito dalle clienti». Ancora, la camera di una signora che viaggia sola è sempre la più vicina all’ascensore, che è peraltro possibile utilizzare esclusivamente con una card rilasciata alla reception per tutelare la sicurezza degli ospiti; ci sono poi la Spa e la nuovissima palestra, con la possibilità di prenotare trattamenti relax e bellezza da una parte e un personal trainer dall’altra, e per le clienti fisse accappatoi personalizzati con le proprie inziali. Ciliegina sulla torta, il momento del check-in. All’arrivo infatti ogni signora viene omaggiata di una rosa, «per gli uomini non abbiamo pensato ancora nulla, però ad oggi non ne ho incontrato uno che non abbia concordato con me quando gli ho chiesto se il regalo più grande per lui non fosse vedere la propria compagna di viaggio felice» scherza Camilleri. Un occhio di riguardo viene infine riservato agli amici a quattro zampe, ad attendere i quali, oltre a una comoda cuccia, c’è anche un welcome kit.


Distinguersi, senza sorprese

ovunque nel mondo andassi eri sicuro di troAttenzioni queste tutte nate dalla lungimivare nell’albergo di una certa catena servizi ranza di Frank Camilleri, e da un mestiere e uno stile sempre uguali, in modo da non acquisito in anni di servizio in prestigiose avere sorprese. E quella era la prima scelstrutture in Italia e nel Regno Unito. General ta di chi viaggiava per lavoro. Oggi tutto è Manager del Cristoforo Colombo dal 2014 – cambiato. Internet, i social media, i siti di ree direttore del nuovo 5 stelle in Porta Volta, censioni danno accesso alle informazioni ed il Viu Hotel – al suo arrivo in Corso Buenos è diventato fondamentale distinguersi: non Aires si è trovato a dover fare una scelta: solo per il prezzo della camera – prosegue «Per la posizione strategica, vicina al centro Camilleri – Per noi è importante ad esempio ma anche alla zona dello shopping, e a pochi che al momento del check-out non ci siano metri dalla metropolitana, questa struttura sorprese, perché anche il soggiorno perfetha sempre attratto una percentuale di pubto può lasciare un brutto ricordo se alla fine blico femminile più vengono addebitate alta dei suoi compe- TRA LE 138 CAMERE DELL'HOTEL CI SONO spese inattese. Nelle titor, un 15% rispet- ANCHE DUE SUITE DA 60 METRI QUADRI nostre stanze il frigo LA PRESENZA FEMMINILE È DEL 15% to a una media del bar è gratuito, così TRE VOLTE LA MEDIA ITALIANA 5%. Quando è stato come Sky, l’accesso il momento di decidere su cosa investire, alla palestra e alla Spa, con un contribuito ovvero se rafforzare i punti deboli rispetto di 9 euro per le camere standard a fronte di allo standard dei nostri competitor, o spinun kit benessere che può però essere utigere sui punti forti in modo da distinguerci lizzato ancora a ogni soggiorno. Poi c’è la nel panorama cittadino, non ho avuto dubbi. possibilità di avere la colazione inclusa. La Tanto più che finalmente la percentuale di nostra politica è il più lineare possibile, saldonne manager, imprenditrici, che ricoprovo le normali variazioni dovute al periodo no ruoli di prestigio all’interno di aziende di dell’anno o ad eventi particolari. E questo è ogni caratura, è sempre più alta. È a loro che importante soprattutto per il cliente busiho pensato e sono loro il nostro primo tarness, che torna più volte, confronta i prezzi get. Mi sono formato in un periodo nel quale e non trovando oscillazioni immotivate cona pagare era la standardizzazione, tale che solida la sua fiducia nella struttura».

SCELTE DI STILE A completare l’offerta di 138 camere dell’hotel sono state, negli ultimi mesi, due Executive Suite da 60 metri quadri situate all’ultimo piano di recente edificazione. «Il Cristoforo Colombo ha due anime, una più classica e una dal gusto contemporaneo. La struttura storica ad esempio ci ha lasciato in eredità un numero di singole maggiore rispetto agli standard attuali, alcune delle quali nei prossimi tre anni verranno accorpate in doppie, ma che comunque hanno un buon successo anche perché godono delle agevolazioni delle altre stanze ma a prezzi più abbordabili – ci illustra Camilleri – Da novembre inizieranno invece dei lavori di rinnovamento delle stanze più classiche, in linea con la nuova idea di design che già oggi caratterizza le suite». A firmare queste ultime è Max Mannoia (??), interior designer che non si occupa specificamente di alberghi «una scelta ragionata perché puntavamo a un ambiente che avesse l’atmosfera di casa, una casa da sogno, ma sempre una casa! Il courtesy kit è firmato Roberto Cavalli, ma il vero plus delle suite sono le terrazze, le più alte a livello di suite di tutta Milano, ovviamente ambitissime d’estate!» conclude Camilleri.

IL GIUSTO SPAZIO AL LAVORO Il Worldhotel Cristoforo Colombo ospita anche quattro sale conferenza della capienza massima di 80 persone, due boardroom da 10 e 20 posti e una sala intermedia da 40 posti. «Non vendiamo l'albergo come un centro congressi – spiega Camilleri – È importante per noi che chi sceglie questa location abbia la possibilità di lavorare in tutta calma, con l’intera struttura a

sua disposizione, la possibilità di avere colloqui anche negli ambienti aperti al pubblico, senza trovarsi a condividere lo spazio con altre 5 o 6 aziende».

«Dopo un paio di anni di fermo per lavori di ristrutturazione, da settembre siamo tornati a offrire questo servizio in ambienti del tutto rinnovati con un arredo e un’illuminazione pensati per garantire il massimo del confort. A questo contribuisce anche la possibilità di pranzare al ristorante dell’hotel, aperto anche agli esterni, ferma restando l’alternativa del buffet su misura».

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E POI IL PIACERE...

De Grisogono i super-gioielli che non sanno cos'è la crisi

Pensati per donne ricche e ultraraffinate e frutto della lavorazione di diamanti rarissimi, le creazioni della maison svizzera sono veri beni d'investimento destinati ad accrescere il loro valore nel tempo

di Rita Palumbo

a raffinatezza dell’eccesso. Sembra una contraddizione in termini, ma l’arte della gioielleria "de GRISOGONO" è proprio questo: l’espressione del troppo che diventa lusso. Ed è il fondatore Fawaz Gruosi, cresciuto a Firenze e con madre italiana, a confermarlo: «Il cuore del nostro design è dove la bellezza di ogni creazione ha il sopravvento su ogni confine predefinito». La maison, costituita nel 1993 insieme con due partner, prende il nome dalla madre di uno dei soci, la Marchesa de GRISOGONO. «Suonava potente, misterioso e aristocratico, perfetto per il lusso e l’esclusività che stavamo progettando – racconta Gruosi – la nostra prima commissione fu un paio di orecchini creati per Begum Salimah, moglie dell’Aga Khan. Le perle e i diamanti erano perfetti non solo per il suo viso, ma anche per il nostro nome». Nasce così de GRISOGONO, l'azienda hard luxury che oggi compete con brand come Graff, HW, Van Cleef e Bulgari. Quei primi

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In apertura Fawaz Gruosi, mente e anima della maison De GRISOGONO. Qui a destra la boutique newyorchese della griffe e sotto da sinistra il lussuoso Creation I e un orologio-gioiello

orecchini sono anche la perfetta introduzione al mondo delle celebrity. Quando nel 1993 viene inaugurata la prima boutique de GRISOGONO, a Ginevra in rue du Rhone, è Sophia Loren a tagliare il nastro. Nel '95 Gruosi assume il controllo esclusivo dell’azienda e in pochissimo tempo, quella che era solo un'idea diventa un'ossessione: cercare diamanti di grandi dimensioni e assolutamente perfetti per dar vita a gioielli strabilianti. In totale controtendenza, l'anno dopo, Fawaz Gruosi, che assume anche la carica di direttore creativo della maison, lancia una collezione dedicata al diamante nero. Un’idea dirompente in un momento di minimalismo cromatico che dà vita a un trend mondiale che continua tutt’oggi. Oltre a quelli delle rarissime e preziosissime pietre, de GRISOGONO registra volumi di fatturato di tutto rispetto. John Leitao, Ceo dell’azienda dal 2013 afferma: «Gli ultimi cinque sono stati anni di grandi investimenti per noi. Oltre ad aver trasferito la sede a Ginevra, in uno spazio più moderno e ampio che ha permesso l’integrazione sotto lo stesso tetto degli atelier di gioielleria e orologeria, abbiamo inaugurato un nuovo concept di negozio, realizzato a Londra e in seguito aperto

nuovi punti vendita monomarca da Dubai tale, viene scoperto un diamante grezzo a Seoul. Tutto questo in parte finanziato da 404,20 carati. È stato chiamato “4 de da risultati in crescita costante. Nel 2017 Fevereiro”, per omaggiare il giorno in cui abbiamo visto il business wholesale auil Paese commemora l'inizio della strada mentare del 30% rispetto all’anno prima. verso l'indipendenza. Si tratta del 27° più Negli anni della crisi globale l’alta gioielgrande diamante grezzo mai estratto, il leria ha registrato trend con il segno più, primo per grandezza in Angola. Poco dopo anche grazie al valore d’investimento che l'estrazione, de GRISOGONO si aggiudica hanno gli oggetti con il “4 de Fevereiro”, pietre preziose cer- «DAL 2000 LA MAISON PRODUCE ANCHE e dopo 11 mesi di OROLOGI-GIOIELLO. IL LORO SUCCESSO È tificate e di grande lavorazione, è diANDATO OLTRE OGNI ASPETTATIVA E CI HA valore». Proprio in ventato un’elegante FATTO CRESCERE ENORMEMENTE» questo scenario va pietra da 163,41 cainserito il progetto "Art of de GRISOGONO" rati taglio smeraldo che ha preso il nome presentato a novembre scorso e culmidi Creation 1. «L'acquisizione di grezzi di nato con la vendita all'asta, da Christie's, questa caratura e purezza – sottolinea Leidel collier "Creation I" per 33,5 milioni di tao – ci ha messo nella condizione di poter franchi svizzeri. Un risultato di oltre due applicare l'approccio creativo de GRISOanni di lavoro. Era il febbraio 2016, quanGONO in tutto il processo di lavorazione. do nella miniera di Lulo, nell'Angola orienCreation I e le creazioni che seguiranno sono state concepite con il duplice obiettivo di dare vita a gioielli eccezionali ma anche con l'idea di offrire beni di investimento di facile gestione e che sicuramente moltiplicheranno il loro valore nel tempo». I progetti dell’azienda sono chiari: «La crescita avverrà con l’introduzione di nuovi segmenti e collezioni. In futuro ci attende la sfida dell’Asia, dove ad oggi abbiamo una presenza marginale. Ci sono mercati non ancora presidiati e le possibilità di crescita sono enormi, soprattutto pensando all’unicità di de GRISOGONO, che dopo tutto è un marchio molto giovane».

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

DIMMI DOVE DORMI E TI DIRÒ CHI SEI, ECCO I RITROVI PREDILETTI DELLA POLITICA Alberghi e ristoranti, ma anche gelaterie e pizzerie. Una mappa della mondanità politica e dei luoghi preferiti. Dai pentastellati alla “gauche caviar”, passando per l’austero Mario Monti e la semplicità di Giorgia Meloni BEPPE GRILLO HA OPZIONATO

insalata di riso, porzioni mignon

cucine stellate a cui abbina o

la raffinatezza, anzi il lusso,

LA SUA CAMERA STANDARD

di sushi e dolci fatti in casa a

tenta di abbinare i vini prodotti

di Nicola Latorre, trombato

AL FORUM, STESSO ALBERGO

cominciare da uno strepitoso

dalla sua azienda umbra, uno su

all’ultima campagna elettorale,

ROMANO AFFACCIATO

tiramisù.

tutti il Nerosè (bollicine italiane)

che da anni è un assiduo di

SUI FORI IMPERIALI dove

Al Bolognese, tradizionale meta

che piace particolarmente a divi

Borgo Egnazia, il resort della

Mario Monti consumò la

capitolina della politica o dei

del calibro del pensoso Gerard

sua amica fasanese Marisa

sua notte dei pensieri prima

poteri forti, si fa vedere Piero

Depardieu.

Melpignano dove la scorsa

di accettare l’incarico da

Grasso già presidente del

Non chiamatela sinistra

estate Madonna ha festeggiato il

premier. Matteo Renzi, invece,

compleanno. Latorre e la moglie

punta sullo Sheraton in via

Stella sono fra i personaggi

del Pattinaggio per le assise

più gettonati nella mondanità

generali o sul Bernini Bristol di

dell’Alto Salento e si distinguono

piazza Barberini quando deve

per modus vivendi anche

organizzare appuntamenti

rispetto al ricchissimo Raffaele

ristretti.

Fitto. E la destra?

In campagna elettorale, alla

Se Berlusconi fa la spola nella

vigilia del voto fissato per

sua girandola di case, Giorgia

il 4 marzo, albergo che vai,

Meloni si conferma ragazza dai

politico che trovi. E la scelta

gusti semplici. Pizza al Testaccio

della location diventa cosi

(Angelina, uno dei posti piu

emblematica dello stile di vita del

rinomati e semplici) gelato da

leader: provare per credere. Da

Giolitti al Pantheon: da quando

tempo ormai i grillini e lo stesso

è mamma di Ginevra la leader

Beppe, hanno scelto l’hotel

di Fratelli d’Italia preferisce

Forum della famiglia Troiani

stare a casa con la famiglia.

che unisce all’eleganza degli

Per tutti una delle mete vicine

arredi, il rigore e la riservatezza necessaria ai pentastellati. Il

IN SENSO ORARIO: MARIO MONTI, VIRGINIA RAGGI, NICOLA LATORRE E FAUSTO BERTINOTTI

a Montecitorio è l’Osteria del sostegno dove cena spesso il

comico genovese, raccontano

Senato oggi leader di Liberi e

al caviale o al cashmere

dem Cesare Damiano. Ma su

alla Terrazza dove viene servito

Uguali.

- definizione che servì a

tutti gli indirizzi svetta il Forum

il pranzo o il brunch domenicale,

Bon vivant, il magistrato

stigmatizzare lo statement di

prescelto da Grillo. La camera

si sistema sempre allo stesso

sceglie con accuratezza i vini

Fausto Bertinotti, storico leader

costa in media 200 euro se

tavolo, spesso mangia solo

da abbinare alla cucina di

di Rifondazione comunista

prenotata per tempo, un conto

frutta e beve acqua naturale.

Alfredo Tommaselli che ha i

reo unicamente di avere stile

al ristorante non supera i 40...

Meno spartano il menù di Luigi

suoi punti forti nel bollito o nei

- ma le frequentazioni piu chic

Beppe ci si trova benissimo:

di Majo e di Virginia Raggi, altri

tortelloni. Discorso a parte

appartengono a gente del Pd o

la cucina è ottima, la privacy

habitueè grillini dell’albergo

merita Massimo D’Alema,

dei partiti nati alla sinistra dei

garantita. Poi da buon ligure,

romano; qua e là si segnalano

notoriamente avvezzo alle

dem. In Puglia faceva scalpore

bada ai conti...

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