Economy Settembre 2019

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ECONOMY | ANNO III | N.26 | MENSILE | SETTEMBRE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 30 AGOSTO 2019 POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

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90026

Settembre 2019 Euro 3,50

Col marketing e le gift card Epipoli reinventa le banche - L’ALTRA COPERTINA

LA NATURA SIAMO NOI L’economia circolare è un’eccellenza italiana e promette business sostenibile per decenni

UNA GRANDE INIZIATIVA MULTIMEDIALE DI ECONOMY

LE STORIE DI CONAI, COBAT, RILEGNO, AVIS, EON, HERA, MITSUBISHI, VEZZANI

LABORATORIO TORINO, PIÙ EVENTI = PIÙ LAVORO Appendino: «Il tennis vale oro» Cirio: «Faremo il fuori-Olimpiadi» E a fine settembre gli Stati Generali MANPOWER: LARGO AI TALENTI

ASSICURAZIONI La sfida del Gruppo Gavio, fare brokeraggio ponendosi dalla parte del cliente

FORMAZIONE

Riccardo Barberis, l’a.d.: «Per reagire alla crisi è indispensabile rinnovare le competenze nel segno del digitale»

Da Fonarcom un voucher per avviare i dirigenti alla digital transformation

LABLAW: LEGGI DA RISCRIVERE

PIACERI

Francesco Rotondi, managing partner: «Per crescere occorre abbracciare il cambiamento, anche con nuove regole»

La «cultura del whisky» fa proseliti saggi che si riuniscono in un club


«ALTRO CHE CRIPTOVALUTE IL FUTURO SONO LE GIFT-CARD» La cavalcata vincente di Epipoli, leader in Italia di un business che viaggia verso i 2 miliardi. Dopo l’acquisizione di Groupalia e l’ingresso del fondo Bregal, Gaetano Giannetto e i suoi preparano nuovi blitz Inquadra il QR CODE e accedi al sito e ai video di Epipoli

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EDITORIALE

I CAPPONI E L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA DI SERGIO LUCIANO E FEDERICO PIRRO

C

on una feroce battuta Giulio Tremonti stigmatizzava, da ministro dell’Economia, un irrisolto ossimoro della democrazia: «Non si può pretendere che i capponi votino a favore dell’anticipo del Natale». E l’intenso dibattito nel Paese e nel Governo che ha scandito – tra gli altri – le ultime settimane di quest’estate politica sull’autonomia differenziata fa tornare in mente proprio quella battuta. Infatti, a parte le complesse problematiche circa gli effettivi poteri da trasferire (o meno) alle Regioni su diverse materie, questo dibattito in realtà si dovrebbe focalizzare molto di più sull’impiego migliore da dare al “residuo fiscale”, ovvero al surplus di risorse (al netto della quota già impiegata per spese correnti e investimenti nelle aree settentrionali) versate dai contribuenti di Lombardia e Veneto che i rispettivi governatori regionali vorrebbero conservare e non trasferire più allo Stato centrale per non essere costretti a mantenere un Mezzogiorno che, si afferma con crescente insofferenza, “produce meno di quanto consumi”. Il tema è oltremodo delicato per tutti i partiti, proprio a causa della metafora tremontiana dei capponi decisissimi a tutelare i propri interessi. È delicato in modo particolare per la Lega di Matteo Salvini che ha compiuto una rivoluzione copernicana: dopo il ventennio bossiano, costruito sullo slogan “Roma ladrona” e sui soli consensi “padani”, oggi

IL CORSIVO

l’elettorato che vive da Roma in giù è strategico per il partito del “Capitano”. Ma come reagirebbero gli elettori leghisti del centro-sud se la Lega andasse fino in fondo e riducesse i trasferimenti al Mezzogiorno, cioè a loro, alle stesse regioni dalle quali attinge a piene mani i voti che le sono indispensabili in quanto partito ormai nazionale? Quei cittadini meridionali voterebbero probabilmente contro l’anticipo del Natale, ovvero il danno economico diretto agli interessi dei loro enti locali. Questo è il punto. Senza una palingenesi meritocratica non se ne esce. Se si resta agli opposti interessi, senza un’autocritica ed una conversione culturale, l’impasse proseguirà. Sarebbe ora che i tanti Enti locali del Sud inefficienti (Regioni, Comuni e Province dove ancora esistenti) e i loro amministratori riconoscessero con onestà intellettuale che le diseconomie delle loro gestioni sono ormai insostenibili: dalle Asl alle municipalizzate, dai consorzi per le aree di sviluppo industriale a molti altri enti locali. Così come sono ormai insostenibili in molte Amministrazioni comunali i livelli di evasione di tasse e contributi locali, come ad esempio Imu e Tari: in

questi casi sono i contribuenti a tenersi in tasca un personalissimo “residuo fiscale”. E che dire poi delle questioni sistematicamente emergenziali dello smaltimento rifiuti che vede molti Enti locali del Sud spedirli ai termovalorizzatori del Nord o all’estero, con crescenti costi di trasporto a carico dei cittadini, perché non si vogliono impianti similari nel Mezzogiorno? Insomma, dobbiamo davvero rassegnarci al fatto che la sfida dell’efficienza gestionale non possa appartenere alla cultura di tutti gli amministratori e degli stessi imprenditori del Meridione? Certo, sappiamo bene che non sono pochi fra i governanti e gli stessi operatori economici meridionali coloro che quella sfida l’hanno già accettata e in parte vinta; ma, purtroppo, sono ancora una minoranza. E allora dovranno individuarsi con precisione meccanismi che premino l’efficienza e puniscano gli sprechi, perché l’Italia, con lo spaventoso debito pubblico che si ritrova, non può più permettersi lo spreco di risorse sempre più scarse. Oltretutto, non è tutt’oro quel che riluce al Nord: e dunque una meritocrazia gestionale nelle pubbliche amministrazioni, con tanto di incentivi e disincentivi, sarebbe perequativa nell’anima. Rileverebbe luci e ombre, ovunque. E orienterebbe premi e punizioni. Tutto sta a mettersi in gioco. E accettare la meritocrazia. Parola rara nel lessico della politica, e purtroppo anche della democrazia.

MARITTIMI, UNA FAKE NEWS SMONTATA DALLA FORZA DEI DATI

S

ono quasi dieci anni - da quando era stato trovato nella finanziatissima Leopolda un palco compiacente - che un paio di compagnie di navigazione, Moby e Tirrenia, immerse nei debiti più che nelle onde, hanno iniziato a sostenere una fake news, che cioè il regime di tutela dell’occupazione marittima instaurato in Italia dalla legge del ’98 (il Registro Internazionale) offrisse in realtà il destro a

una specie di Spectre di armatori cattivi per speculare contro lo Stato. E un dieci per cento delle imprese del settore, su questo spunto infondato, ha ritenuto di federarsi al di fuori di Confitarma, in un’altra federazione poco nota alle cronache. Ora uno studio svolto da Inps e Cnel fa giustizia della bufala marittima comprovando che la legge in vigore è applicata correttamente, le retribuzioni e i contributi

viaggiano in regola, e si è avuto in questi anni il raddoppio dell’occupazione nel settore, circa 38 mila posti per lavoratori italiani o comunitari. Altro che contratti-pirata, Ci sarebbe da dire: “Fine della disinformazione”; ma non c’è da illudersi, perché un politico asino si trova sempre, per fargli ragliare un consenso ad una fake-news…è solo questione di biada. (s.l.)

3




SOMMARIO

Settembre 2019 011

COVER STORY

CHIUDIAMO IL CERCHIO PER RILANCIARE IL PIL

È il modello vincente e a livello europeo nei prossimi anni sono attesi 320 miliardi di euro di nuovi investimenti. Ecco perché occorre puntare tutto sulla circular economy

016

INTERVISTA/1

018

INTERVISTA/2

021

PLASTICA

022

ENEA

023

GAS SERRA

025

EON

026

HERA

027

MITSUBISHI

028

ALIS

In quattro mosse la logistica diventa green

030

CONAI

L’Italia vince in Europa riciclando gli imballaggi

Dal 25 al 28 settembre gli Stati Generali metteranno a confronto le parti su innovazione, sviluppo e welfare

031

COBAT

044

IL CONFRONTO

Piombo come nuovo offresi, Consiglio di Stato permettendo

032

VEZZANI

046

LABLAW

034

RILEGNO

047

CESOP

036

BANOR SIM

048

MANPOWER Il mismatch tra domanda e offerta si colma con l’upkilling

028

AVIS ITALIA

050

COWORKING La rivoluzione copernicana dell’office-as-a-service

Vannia Gava: «I no non salveranno l’ambiente» Carlo Alberto Pratesi: «Serve più collaborazione»

011

Nell’Europa virtuosa il riciclo batte la discarica Il risparmio energetico fa bene (anche) alla cassa

L’ALTRA COVERSTORY

L’Italia sperimenta l’affetto decoupling La cultura d’impresa dà energia alla sostenibilità La rigenerazione è la ricetta del successo Elettrica e sostenibile: così sarà la mobilità del futuro

E l’acciaio rinasce nel mondo con le presse-cesoie tricolori La seconda vita del legno rinasce a Cesenatico La sostenibilità entra anche nel portafoglio La mobilità sostenibile è elettrica e smart

4

041

LAVORO, L’ITALIA RIPARTE DA TORINO

Doppia intervista a Chiara Appendino e Alberto Cirio Nuove leggi per nuovi lavori ma l’Italia è conservatrice Quando è il candidato a scegliere l’azienda


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SOMMARIO

Approfondimenti 073 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 074 ANDAF I CFO alla prova del Global Risk Management 075 CONFPROFESSIONI La riforma fiscale per la crescita 076

LIUC Capitalismo familiare in movimento

077 AIFI La corsa alla Borsa fa il salto dimensionale 078 FONARCOM Il voucher per la digital transformation

073 053

GESTIRE L’IMPRESA

REVISIONE CONTABILE

055

Più obblighi (e opportunità) per le Pmi

DOC FINANCE

Col vento in poppa grazie alla crisi

094

INTERPORTO QUADRANTE EUROPA

095

IL PAESE CHE CRESCE...

97

Verona diventa il gateway dei porti

Le news dal mondo produttivo

DOMANDE & OFFERTE

056

GOVERNANCE

058

FLOTTE Mitsubishi si lancia sulle Pmi

La strategia del rapporto qualità/prezzo

100

FESTIVAL DEL DOCUMENTARIO

SEVEN CAPITAL

Il valore di quelle imprese senza storia

101

STRATEGIE

059

060

062

Se tra i soci arriva la “pausa di riflessione”

Il prodotto si reinventa “smart”

FEDERMANAGER

Il nuovo welfare per i nuovi manager

065

FINANZIARE L’IMPRESA

INCENTIVI 4.0

068

FESTINA

VILLA SANDI

Un sorso di relax tra i colli trevigiani

108

WHISKY CLUB

110

INVESTIMENTI

070

112

NSA PMI INDEX

087

STORYLEARNING

PCA CONSULTATIVE BROKER

090

CAREL

092

EPIPOLI

114

Torba, fumo e mare nel “dram” di Islay

MOTORI

Il suv senza fronzoli che bada al sodo

AUTOAPPASIONATI Le novità nei saloni

LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Davide Passoni, Marco Scotti, Riccardo Venturi redazione@economymag.it Hanno collaborato Ugo Bertone, Francesco Bianchi, Marco Bogni, Annalisa Caccavale, Giuseppe Capriuolo, Giuseppe Corsentino, Franco Ferrario, Giovanni Francavilla, Guidalberto Gagliardi, Giuliana Gemelli, Angelo Meda, Matteo Musso, Franco Oppedisano, Luigi Orescano, Vincenzo Petraglia, Claudio Riva, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Federico Visconti Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Consiglio nazionale consulenti del lavoro Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Per la pubblicità su questa rivista commerciale@economymag.it Segreteria di redazione Monia Manzoni Comitato scientifico Franco Tatò, Pier Carlo Barberis, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Responsabile commerciale Aldo Carlo Rosina Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

La marcia in più? La cultura del rischio

Numero iscrizione ROC: 29993

Distribuzione

Il business caldo del controllo del freddo

Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097

Stampa

Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)

Le gift card, la nuova brand currency

108 6

Il social lending lancia l’opzione casa

E POI IL PIACERE...

Più sostegno a ricerca e sviluppo

La meccanica guida la crescita

PRESTIAMOCI

105

Il digital entrepreneur non inventa: copia

La settima arte fa tappa a Milano

Il mensile dell’economia che cambia



COVERSTORY

SARÒ FRANCO

IL MONDO USA IL RICONOSCIMENTO FACCIALE

L

dell’Iwc a Sankt Moritz, a ministra Giulia prestigiosa marca di orologi Bongiorno ha dai prezzi vertiginosi, non recentemente è stato in grado di rifornire annunciato con un certo il cinturino di un orologio orgoglio che in breve tempo perché il sistema informatico verrà risolto l’annoso per la gestione degli ordini problema dei furbetti del non ha funzionato per due cartellino con l’introduzione giorni. Non solo, a Sankt del riconoscimento delle Moritz il sistema wifi è lento impronte digitali ai tornelli e inaffidabile e la Swisscom o agli ingressi degli uffici. ha aggravato la situazione La ministra non si è resa costringendo gli utenti ogni conto di stare annunciando due mesi a onerosi controlli l’introduzione di una nuova delle apparecchiature tecnologia vecchia di disponibili con un antivirus vent’anni. Persino le dogane specifico che però richiede americane, che non sono l’intervento oneroso di certo famose per soluzioni un tecnico: un regalo avveniristiche, sono passate alla società che produce al riconoscimento facciale l’antivirus e alle società di già da qualche anno e assistenza. penso stiano C’È UNA SORTA DI TERRORISMO La Swisscom studiando l’introduzione TECNOLOGICO CHE CI BLOCCA ha comperato E CI IMPEDISCE DI SFRUTTARE l’italiana di un nuovo AL 100% LE NUOVE TECNOLOGIE sistema PER EVOLVERCI COME SOCIETÀ Fastweb e ne ha fermato che utilizzi lo sviluppo tecnologico. Uno l’Intelligenza artificiale per studio recente ha dimostrato accelerare le procedure di con preoccupazione controllo dell’ingresso negli l’arretratezza informatica Stati Uniti. Siccome non delle Pmi svizzere e si è credibile che la società potrebbe continuare, ma o i tecnici incaricati dal non montiamoci la testa ministero non conoscessero perché i nostri numeri sono il riconoscimento facciale, peggiori, Telecom non è una tecnologia utilizzata oggi meglio di Swisscom e Alitalia da tutti i telefonini, il motivo è sicuramente peggio di deve essere la carenza di quel che rimane della fallita personale tecnico in grado Swissair. Viene da pensare di progettare e poi gestire con un po’ di cattiveria, una applicazione avanzata, ma sempre lontani dai toni in Cina diffusa ormai insolenti delle polemiche dappertutto. Per consolarmi, politiche di oggi, che mi racconto che il negozio

8

LA MINISTRA GIIULIA BONGIORNO

l’assegnazione del GeorgBuechner- Preis, il più importante premio letterario Tedesco, allo scrittore svizzero Lukas Baerfuss, continuatore della tradizione della Rigorosa Malinconia Svizzera, sia un segno di decadenza della Germania, ma anche il passaggio da Max Frisch, primo scrittore svizzero assegnatario del premio, a Lukas Baerfuss è impressionante, come il passaggio da Italo Calvino ad Antonio Scurati. Tanti piccoli fatti stimolano una riflessione di fondo. Non c’è dubbio che tutti noi siamo oggi vittime di un vero e proprio terrorismo tecnologico, oppressi da immaginari scenari di sottomissione alle macchine, da robot che ci rubano il posto condannandoci a una irrimediabile disoccupazione, ridotti a marionette nelle

mani di algoritmi al servizio di poteri occulti, e si potrebbe continuare. E poi ci stupiamo che la società sia percorsa da inquietudini e paure, nutrimento dei populismi difensori di ciò che non capiscono. Sono pochi, e comunque non molto popolari, quelli che cercano di spiegare l’utilizzo razionale delle nuove tecnologie per potenziare le capacità dell’uomo, la capacità di apprendere, di risolvere problemi e rimuovere ostacoli. Neppure in via puramente speculativa si ipotizza che una realtà aumentata potrebbe offrire la possibilità di essere più felici, e questo perché non si considera la possibilità di una umanità aumentata. Non ho visto ipotesi magari paradossali e irragionevoli di come sarà l’arte del futuro, la musica,


di Franco Tatò

E NOI SCOPRIAMO ADESSO LE IMPRONTE DIGITALI siamo ammirati GUARDANDO AI RISULTATI inutilizzato DEI TEST DI CONTROLLO sulle nuvole e spaventati SULL’APPRENDIMENTO e nessuno dalla velocità STIAMO ARRETRANDO sembra dello sviluppo ANZICHÉ PROGREDIRE interessato tecnologico, a sfruttarlo per arricchire soprattutto nei settori il proprio patrimonio di dell’informatica e della conoscenze. Anzi, guardando biologia, ma la nostra scuola ai risultati dei test di è quasi senza computer, i controllo dell’apprendimento libri di testo sono ancora scolastico, stiamo arretrando cartacei e l’inestimabile anziché progredire, tesoro di conoscenze soccombenti in tutti i disponibile in rete rimane

la letteratura, il teatro, il cinema, la poesia, cioè ciò che rende l’uomo umano, l’essere che sviluppa e usa le tecnologie per essere più felice. In realtà non è necessario aspettare un futuro lontano, già oggi c’è molta tecnologia avanzata a disposizione, sicuramente più della nostra capacità o volontà di usarla. Paradossalmente, infatti,

confronti internazionali. I nostri giovani sembrano aver perso la capacità di scrivere, quindi di apprendere, proprio in un periodo dalle possibilità di apprendimento quasi infinite e che la necessità di arricchire la propria educazione sia la condizione determinante per sopravvivere nella società della conoscenza o per affrontarla senza paura.

IL CORSIVO

LA FILANTROPIA INCONTRA I CIRCOLI DEL WEALTH MANAGEMENT di Giuliana Gemelli

basa fondamentalmente sui modelli del

finanziaria. È significativo che il volume

a profes-

operare delle grandi fondazioni d’oltre

curato da Paola Pierri, tra i più noti e

sionalizzazione

Atlantico. Si tratta di un modello che si

attendibili philanthropy advisor in Italia

dell’agire filantropico

innesta su una lunghissima tradizione,

– “Filantropia. Attori, caratteristiche

e il delinearsi di una

su una legislazione evolutiva e attenta

e prospettive in Italia”, edizioni Aipb

gamma complessa

al dibattito pubblico, ai rischi di de-

- realizzato con metodo e grande

di forme e percorsi di tale agire è un

legittimazione e infine alle istanze di un

competenza, abbia l’intento di legittimare

fenomeno che anche in Italia comincia

mondo sempre più globalizzato.

un advisory in grado di rafforzare

ad avere una storia, qualche cosa di più’

Non sono certa però che in Italia il

non solo l’utilità sociale degli interventi,

consistente ed articolato di una semplice

modello del grant-making, che ha per

ma anche la coerenza intellettuale,

casistica. Le Università hanno cominciato,

protagoniste soprattutto le fondazioni, sia

strategica ed operativa e soprattutto

dall’inizio del millennio, a riconoscere

divenuto un modello dominante dell’agire

un’appartenenza socio-istituzionale capace

la legittimità di corsi di formazione e la

filantropico, anche perché le fondazioni

di generare cooperazione nei circoli del

valorizzazione di figure professionali

di origine privata - private independent

wealth management che “abbracciano”

- program officers ed esecutives -

foundations - non hanno mai raggiunto

positivamente e strategicamente

nella gestione delle problematiche e

nel nostro paese le dimensioni di

l’articolarsi, in ambito filantropico, dei

dell’operatività connessa alle azioni e

imponenza di patrimoni e di vastità

grandi patrimoni del private banking. In

agli interventi di un donare sempre meno

numerica che hanno caratterizzato il

effetti è il mondo del private banking che

estemporaneo - come nella vecchia

panorama istituzionale d’oltre Oceano.

ha promosso il libro della Pierri, attraverso

“beneficenza”- e sempre più’ strategico,

E poi. non certo da ultimo, perché le

la sua associazione di riferimento ed è

coordinato, collaborativo, misurabile

“fondazioni di origine bancaria” che

a questo universo che sembrano fare

e misurato, non solo nelle intenzioni

hanno generato grandi aspettative e

riferimento le aspettative di incremento dell’

progettuali ma negli effetti evolutivi e di

che si sono inizialmente imposte come

agire filantropico, in una società sempre

cambiamento sociale. Nel corso degli

colossi istituzionali, nel recente passato

più impoverita e sempre più orfana di

ultimi vent’anni si è andati oltre al “grant-

sono state vittime eccellenti e piuttosto

punti di riferimento progettuali, efficaci e

making” sul modello statunitense che si

catastrofiche della crisi economia e

non solo intenzionali.

“L

9



:

COVERSTORY

CHIUDIAMO IL CERCHIO PER RILANCIARE L’ECONOMIA È il modello vincente, che attrae sempre più risorse: a livello europeo nei prossimi anni sono attesi 320 miliardi di nuovi investimenti ispirati alla sostenibilità. Ecco perché occorre puntare sulla circular economy

16

di Marina Marinetti

INTERVISTA/1 VANNIA GAVA: «LA POLITICA DEI NO NON SALVERÀ L'AMBIENTE»

18 INTERVISTA/2 CARLO ALBERTO PRATESI: «SERVE MOLTA PIÙ COLLABORAZIONE»

21 PLASTICA NELL'EUROPA VIRTUOSA IL RICICLO BATTE LA DISCARICA

22 ENEA IL RISPARMIO ENERGETICO FA BENE ANCHE ALLA CASSA

34 RILEGNO MOBILI E PALLET RINASCONO A NUOVA VITA

I

l riscaldamento globale, certo. La definizione della Ellen MacArthur Foundation, spinta ecologista, senz’altro. La soprincipale promotore della transizione globale stenibilità ambientale, indiscutibilverso la circular economy, finanziata, appunto, mente. Ma anche la vil pecunia. Se vi suona un dalla velista Ellen MacArthur e sostenuta da po’ strano che per la prima volta nella storia colossi del mondo industriale come Google, dell’umanità ci sia una generazione che si preH&M, Banca Intesa (dal 2015 l’unico partner occupa di non compromettere le possibilità finanziario globale della Fondazione) e dal Fodi quella successiva, è rum Economico Monperché il succo della IL WORLD ECONOMIC FORUM DI DAVOS diale. Al World EconoHA STIMATO IL VALORE DELL'ECONOMIA faccenda sta tutto nel mic Forum di Davos CIRCOLARE: A LIVELLO GLOBALE trovare nuove risor- SI TRATTA DI 3MILA MILIARDI DI DOLLARI ne è stato stimato il se là dove le risorse valore: 3mila miliardi cominciano a scarseggiare. In poche parole: di dollari nel mondo. Per l’Italia, stando all’ultrasformare lo spreco in valore. Come? Estentimo bilancio del Conai, il Consorzio nazionale dendo la vita dei prodotti, producendo beni di imballaggi, si tratta di 88 miliardi di euro e di lunga durata, ricondizionando e riducendo la lavoro per 575 mila persone. produzione di rifiuti. In due parole: riciclo e riStiamo già andando a credito uso. È l’economia circolare, «un’economia penMentre state sfogliando queste pagine, il 29 sata per potersi rigenerare da sola», secondo la

11


COVERSTORY

luglio sarà ormai un pallido ricordo. Ecco, in quella data abbiamo terminato di consumare tutte le risorse che il pianeta genererà nel corso dell’intero 2019. È l’Earth Overshoot Day calcolato dal Global Footprint Network, l'organizzazione di ricerca internazionale che tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali, la cosiddetta "impronta ecologica" dell'uomo. Che negli ultimi vent’anni ha allungato il passo di due mesi ogni anno. Fino al 29 luglio del 2019, mai così presto. In sostanza, dal 30 luglio stiamo andando a credito. Ergo, l'umanità sta usando la natura 1,75 volte più velocemente di quanto gli ecosistemi del nostro pianeta possano rigenerarsi. Peccato che, come sottoliena il fondatore del Global Footprint Network, Mathis Wackernagel, «Abbiamo una sola Terra. E questo è il contesto che in definitiva definisce l'esistenza umana». Eppure, ogni anno consumiamo qualcosa come 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Riutilizzandone appena il 9%. In Europa, stando al rapporto Growth Within di McKinsey ed Ellen MacArthur Foaundation, teniamo parcheggiate le nostre auto per il

Missione compiuta. O quasi

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

92% del tempo (media europea), utilizziamo i nostri uffici per meno del 40%, sprechiamo il 31% del cibo e la durata dei prodotto raramente supera i 9 anni. Sprechi che all’Europa a 27 oggi costano 7,2 trilioni di euro. Che, attuando spolitiche di circular economy, potrebbero ridursi, entro i prossimi dieci anni, del 25%. Il che significa che nel Vecchio Continente la potenzialità dell’economia circolare è di 1,8 trilioni di euro. Mica noccioline.

Sei domande fondamentali sui cambiamenti climatici

Da una parte gli ambientalisti a lanciare allarmi sul riscaldamento globale, dall'altra gli scettici che escludono il fattore umano dall'innalzamento delle temperature del pianeta. Chi ha ragione, fra i due schieramenti? Cerchiamo di fare un po' di chiarezza - di Franco Ferrario

D

Chiudere il cerchio, quello del ciclo di vita di un prodotto? Missione compiuta, per la Commissione europea, che ha marzo ha diramato urbi et orbi l’annuncio che tutte le 54 azioni previste dal piano piano d'azione per l'economia circolare varato nel 2015 sono state attuate o sono in fase di attuazione. Già nel 2016, l’anno successivo all’adozione del piano (e del primo pacchetto normativo, che comprendeva la revisione di proposte legislative sui rifiuti), oltre quattro milioni di lavoratori avevano trovato impiego nei settori attinenti all'economia circolare, il 6 % in più rispetto al 2012. E le attività circolari come la riparazione, il riutilizzo o il riciclaggio, hanno generato quasi 147 miliardi di euro di valore aggiunto, a fronte di investimenti pari a circa 17,5 miliardi di euro. Significa che l’economia circolare rende 8 volte l’investimento. Il piano europeo prevede, tra l'altro, la riutilizzabilità o riciclabilità entro il 2030 di tutti gli imballaggi di plastica immessi sul mercato dell'UE (entro il 2025 il mercato della plastica riciclata crescerà almeno del 60 %) e stanziamenti superiori ai 10 miliardi di euro entro il 2020 per ricavare il valore e industriale (1850-1900) l’aumento a livello globale è stato di circa 1 grado centigrado. In Italia la situazione è assai più grave visto che rispetto allo stesso periodo la temperatura è aumentata di 2,1°. QUALI SONO LE CAUSE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI? Alcuni dicono che i cambiamenti climatici

opo i lunghi e ripetuti gridi di allarme

rispondendo alle 5 (più 1) domande

ci sono sempre stati e ci saranno, sono

della comunità scientifica, anche i media

fondamentali.

cause naturali, legate al sole, alle eruzioni, all’oscillazione dell’asse terrestre. No.

hanno iniziato a occuparsi diffusamente dei cambiamenti climatici, ma anche in generale

SONO REALI I CAMBIAMENTI CLIMATICI?

della sostenibilità ambientale del nostro

Si i cambiamenti sono reali. L’aumento

sistema sociale e produttivo. Vi sono spesso

della temperatura è costante e in linea con

opinioni contrastanti e dibattiti feroci tra gli

le previsioni, 9 dei dieci anni più caldi da

“ambientalisti” e gli “scettici”, sia nella società

quando si registrano le temperature sono

che nel sistema economico soprattutto per

tra i 10 appena trascorsi. Possono esserci

quanto riguarda i cambiamenti climatici.

anni più o meno caldi, ma il trend è questo.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza

Prendendo come riferimento il periodo pre-

12

Non vi è alcuna evidenza scientifica

L'AUTORE, FRANCO FERRARIO, È PROFESSORE AGGIUNTO MIP POLITECNICO DI MILANO


CIRCULAR ECONOMY

l'impiego massimi da tutte le materie prime, i prodotti e i rifiuti, favorendo il risparmio energetico e riducendo le emissioni di gas a effetto serra, beneficiando di un sostegno finanziario a titolo dei fondi SIE, di Orizzonte 2020 e dei fondi strutturali dell'UE e di investimenti nell'economia circolare a livello nazionale. «L'Europa sta aprendo la strada al resto del mondo», ha esultato Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile, ma «Allo stesso tempo occorre fare di più per fare in modo che l'aumento della nostra prosperità avvenga entro i limiti del pianeta e per trovare l'anello mancante dell'economia circolare, in modo da evitare di sprecare le nostre preziose risorse». «Il futuro potenziale di crescita sostenibile è enorme e l'Europa è sicuramente il luogo migliore in cui un settore industriale rispettoso dell'ambiente possa crescere», gli ha fatto eco Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l'Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività. E in Italia? Per citare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «l’economia circolare è

un modello produttivo che riduce gli sprechi e tutela l’ambiente e perciò può creare un circolo virtuoso di crescita ed essere una opportunità di sviluppo per i paese della sponda sud del Mediterraneo». E in Italia ce la caviamo molto bene. Meglio di Regno Unito, Francia, Germania e Spagna, stando al Rapporto sull’economia circolare in Italia 2019 del Circular Economy Network (Cen), che ci conferma in pole position per il secondo anno consecutivo. Qualche dato: a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorsa consumata genera 3 euro di Pil, contro una media europea di 2,24 e valori tra 2,3 e 3,6 in tutte le altre grandi economie europee; il valore della produttività energetica dal 2014 in poi intorno ai 10,2 €/Pil, valori superiori alla media europea (8,5 €/Pil); riguardo alla quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia, l’Italia nel 2017 si pone davanti ai quattro Stati con il 18,3%; l’indice sulla produttività totale delle risorse (materiali, acqua, energia e intensità delle emissioni CO2) è pari a 180, ben al di sopra della media europea (100); la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è pari al 67%, nettamente superiore

che queste siano le cause dell’aumento

800.000 anni, erano 310 nel 1960, 400 nel

della temperatura, anzi la calma relativa

2015) è legato alle eruzioni dei vulcani o

dell’attività solare avrebbe dovuto portare a

ad altri fattori naturali? No. Esso dipende

un raffreddamento, ma ciò non è avvenuto.

essenzialmente dall’attività dell’uomo,

Viceversa, è sempre più chiara e sostenuta

dal land change use, ma soprattutto

da migliaia di dati il legame tra l’aumento

dall’uso dei combustibili fossili (40%

dei cosiddetti “gas serra” nell’atmosfera e

carbone, 55% oil & gas). Il Global Carbon

l'aumento della temperatura, sia a livello

Project evidenzia come le emissioni nei

dell’ultimo secolo che nei trend di 800mila

primi anni ’60 erano meno di 10 Gt di

anni individuati carotando i ghiacci antartici.

CO2 equivalente, ora abbiamo superato

L’effetto serra fu postulato già nel 1896

le 37 Gt. Il pianeta attualmente è capace

da Arrhenius e nel 1975 Broecker parlò

di assorbire (negli oceani e nel suolo)

per primo di riscaldamento globale come

circa 20 Gt, le rimanenti 17 Gt vanno

prodotto delle emissioni antropiche di CO2.

nell’atmosfera ad aggravare l’effetto

Italia in pole position

serra. Le emissioni dopo qualche anno L’AUMENTO DEI GAS SERRA DA COSA

di stasi sono tornate a crescere e, di

DIPENDE? È NATURALE O È L’UOMO A

questo passo, la concentrazione di CO2

CAUSARLO?

giungerà a 500 ppm. La correlazione tra

L’aumento dei gas serra (ormai siamo a

crescita della popolazione, Pil mondiale

415 ppm, livello mai raggiunto negli ultimi

ed emissioni è nei numeri e nei dati.

L’ECONOMIA CIRCOLARE: È IL FUTURO, E CI SFIDA Che il nostro modello di sviluppo non sia sostenibile ormai ci è chiaro. Stiamo consumando risorse del pianeta non rinnovabili ed i pozzi dove buttiamo i nostri “rifiuti” (plastica, CO2, sostanze chimiche, polveri sottili, etc.) non sono più in grado di smaltirli. Dobbiamo cambiare. Ora è di gran voga il termine “economia circolare”, ma cosa significa realmente? Ed è la soluzione a tutti i nostri problemi? L’economia circolare è un modello di produzione in cui l’ipotesi è quella di ridurre al minimo (azzerare) i prelievi di risorse dall’ambiente ed i rifiuti residui, trattenendo tutto in un ciclo in cui ogni cosa viene riutilizzata. Detto così sembra fantastico: continuiamo nella nostra economia di sprechi, ma lo facciamo con risorse che sono sempre le stesse, preservando l’ambiente. La realtà però non è così semplice. La Comunità Europea sta favorendo principi di produzione e consumo basati sul riuso e sulla riduzione dell’obsolescenza dei prodotti. Ma allungare il ciclo di vita dei prodotti,vuol dire produrne e venderne di meno, mangiare prodotti a km zero, sviluppare l’home working, fare car sharing vuol dire ridurre drasticamente la logistica. Consumare meno risorse vuol dire produrne di meno. Nel breve periodo trasformare mezzi, materiali, prodotti in qualcosa di più sostenibile genera lavoro e Pil, ma a medio-lungo periodo lo riduce. L’economia circolare è il futuro prossimo e lontano, ma essa richiede di ripensare l’idea stessa di lavoro e di distribuzione del reddito. La sostenibilità è fatta di tre parti: ambientale, economica e sociale. Attuare la prima impone di intervenire anche sulle altre, significa risolvere i problemi di squilibri e tensioni, significa immaginare un futuro nel suo insieme e non in parti ed attuarlo con forza e determinazione. Questa è la sfida più difficile, ma anche la più affascinante che saremo chiamati ad affrontare. Franco Ferrario

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COVERSTORY

mente nelle regioni del Nord (più della metà delle organizzazioni e dei siti certificati). La seconda economia in questa particolare classifica, per capire il divario tra l’Italia e il resto dell’Europa, risulta il Regno Unito, che tra i 5

alla media europea (55%). E ancora: in Italia, al 2018, risultano 963 certificazioni Emas (Eco-Management and Audit Scheme, lo strumento volontario creato dalla Comunità europea) per le organizzazioni e 4.832 siti certificati, concentrati maggiormente nelle regioni del Nord (più della metà delle organizzazioni e dei siti certificati). La seconda economia in questa particolare classifica, per capire il divario tra l’Italia e il resto dell’Europa, risulta il Regno Unito, che tra i 5 Paesi presi in considerazione è quello con il minor tasso di economia manifatturiera. Riguardo alle licenze Ecolabel, l’Italia si posiziona al secondo posto per licenze ottenute (325 licenze), dietro la Francia. Anche riguardo al numero complessivo di prodotti certificati l’Italia è al secondo posto (9.406), ma in questo caso dietro la Spagna. Quanto al tasso di utilizzo circolare di materia, per l’Italia è pari a 17,1%. Ma non basta: ce ne serve di più. E infatti importiamo 700mila tonnellate di quanto esportiamo. Il materiale riciclato e reimmesso nei cicli produttivi in Italia, infatti, nel 2017 è stato di 96,3 Mt, superiore al riciclo nazionale. «Questo dato ci dice che il sistema produttivo italiano è capace di valorizzare il materiale riciclato e che quindi ne esiste una domanda», si legge nel rapporto. Ma «non siamo in grado di soddisfare appie-

no questa domanda mediante una maggiore valorizzazione dei rifiuti sul nostro territorio. Considerando, infatti, che tra rifiuti urbani e speciali oggi in Italia finiscono in discarica circa 18 Mt, possiamo ragionevolmente sostenere che la nostra economia sia pronta per sostenere un’ulteriore diminuzione di questa forma di smaltimento. Ma che ciò sia possibile solo potenziando l’infrastrutturazione del settore del trattamento mirato alla valorizzazione dei rifiuti». Con buona pace di chi vede gli impianti di trattamento come il fumo negli occhi.

La ricerca, lo sviluppo della tecnologia,

tensioni sociopolitiche, estinzioni di massa.

dovranno spostare centinaia di milioni di

l’innovazione di prodotto e i nuovi modelli di

Il quadro è così preoccupante che il Papa

persone. Lo scioglimento del ghiacciaio

produzione hanno ridotto le emissioni per

ha sentito il bisogno di scrivere un’Enciclica

di Groenlandia e delle calotte artiche

ogni dollaro di Pil, ma non in modo sufficiente

(Laudato sii) e che 195 paesi hanno firmato

potrà sommergere la Florida, l’Alabama,

a compensare la crescita che l’economia

la COP 21 (Conferenza sul clima di Parigi),

parte della costa cinese, gran parte del

genera.

prendendosi l’impegno a contenere

Bangladesh e molte città costiere del

Quindi sì, i cambiamenti climatici sono

l’aumento delle temperature a + 1,5° entro

mondo (Venezia inclusa). In Cina c’è enorme

causati dall’uomo e dal modo con cui è

il 2100. Nell’ultimo G20 ad Osaka, 19 paesi

preoccupazione per il ritiro dei ghiacciai

organizzata l’economia.

hanno sottoscritto un documento che

dell’Himalaya dai quali dipendono 1,2

sancisce l’irreversibilità dell’accordo di

miliardi di persone. La temperatura a Milano

I DANNI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Parigi e nonostante la posizione di Trump

potrebbe crescere di 7°.

SONO COSÌ GRAVI DA DOVERCENE

anche molti stati americani e grandi città

Sì, i danni sono gravi e dobbiamo fare

OCCUPARE ORA?

(California, New York, etc.) hanno dichiarato

qualcosa ora. Il tempo è la variabile critica,

I danni sono già gravi e lo saranno ancor più:

che continueranno a perseguire gli obiettivi

perché il clima è come un elefante in corsa:

aumento delle temperature, desertificazione,

fissati. Le previsioni sono impressionanti: si

non si ferma in pochi metri.

siccità, uragani e inondazioni, innalzamento

stima che con un aumento medio mondiale

dei mari, danni all’agricoltura, migrazioni,

della temperatura di poco più di 1° si

I NUMERI DA SAPERE 29 LUGLIO 2019

Earth overshoot day

3MILA MILIARDI

di dollari il valore dell’economia circolare nel mondo 88 MILIARDI di euro il valore dell’economia circolare in Italia 7,2 TRILIONI di euro gli sprechi nell’Europa a 27 2030 anno in cui tutti gli imballaggi di plastica in Europa dovranno essere riciclabili 325 licenze Ecolabel in Italia 17,1% utilizzo materiale riciclato in Italia

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CARLO MESSINA, CEO DEL GRUPPO INTESA SANPAOLO

SIAMO ANCORA IN TEMPO PER FARE


CIRCULAR ECONOMY

Un tesoretto di 5 miliardi per le Pmi

Quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia nell'EU 28, anno 2017 (%)

«Circular economy vuol dire trasformazione culturale: sostenere questo modello significa ridurre a livello sistemico lo sfruttamento delle risorse naturali per definizione esauribili», spiega Carlo Messina, ceo del Gruppo Intesa Sanpaolo, che, in veste di Financial service global partner della Ellen MacArthur Foundation, da qui al 2021 stanzia un plafond fino a 5 miliardi di euro per sostenere progetti innovativi e trasformativi per le Pmi e le grandi aziende ispirati ai principi dell’economia circolare. «Vogliamo accompagnare la transizione delle nostre imprese verso un modello vincente che sta attraendo sempre più ingenti risorse: solo a livello europeo nei prossimi anni sono attesi 320 miliardi di nuovi investimenti ispirati a sostenibilità e innovazione. Adottare il modello circolare permette al nostro sistema imprenditoriale di creare nuovo sviluppo, nuova occupazione ed evolvere verso tecnologie più avanzate: in una sola parola offre importanti opportunità per una crescita più responsabile verso il futuro». Così, il gruppo bancario ha lanciato la “CE Startup Initiative“, un programma di accelerazione per startup con edizioni già realizzate in Italia e all’estero, in particolare nelle filiali Hub della Divisione Cib di Intesa Sanpaolo di Londra,

Hong Kong e Dubai, dove hanno debuttato realtà promettenti come Enerbrain (riqualificazione energetica per edifici di grandi dimensioni), Greenrail (traversine ferroviarie innovative e sostenibili in plastica riciclata e gomma da pneumatici esausti), U-earth (prima azienda biotech al mondo a occuparsi della purificazione dell’aria in ambienti lavorativi) e Energica Motors (primo produttore italiano di motociclette elettriche ad alte prestazioni). E poi, insieme alla Fondazione Cariplo, il cui pre-

sidente Giuseppe Guzzetti considera la circular economy «una strada obbligata», ha aperto il CE lab, primo laboratorio italiano per la circular economy, con sede a Milano, che si ripropone di creare 10mila opportunità di lavoro in 3 anni legate prevalentemente ai nuovi mestieri digitali e ai nuovi scenari occupazionali, con l’obiettivo di posizionare il laboratorio quale attore primario della circular economy, generare nuove opportunità di business e creare valore e crescita con iniziative di open innovation.

QUALCOSA PER ALLONTANARE LA

già il sapere e la tecnologia per ridurre

ad un bivio: agire o aspettare. Ma noi

PROSPETTIVA DI UN FUTURO BUIO?

drasticamente le emissioni. La notizia meno

sappiamo che nei grandi trend (come nella

Non abbiamo molto tempo ancora (i danni

buona è che le resistenze sono molte e che

globalizzazione o nell’informatizzazione)

sono già evidenti in gran parte del mondo e

la strada per il cambiamento è impervia e

essere tra i primi fornisce grandi vantaggi:

anche nel nostro paese), ma l’abbiamo. Le

irta di difficoltà. Ci vorrà l’impegno di molti

di immagine, di coerenza con mercato, di

stime dell’Ipcc (l’organismo internazionale

e ognuno dovrà fare la propria parte per

rapido adeguamento a nuove norme, di

che si occupa di clima per l’Onu) ci dicono

il potere ed i mezzi che ha, ma il tempo e le

sfruttamento degli incentivi, si ha molto più

che possiamo contenere l’aumento entro

risorse ci sono. Quello che ora serve è una

tempo per cambiare e quindi si può fare

1,5° a condizione che si arrivi entro il 2050 a

cosa molto umana: la volontà.

meglio e a costi più bassi e poi, sostenibilità

60 50 40 30 20 10

28 UE

S Fi vez nl ia an Le dia tto A ni Da us a ni tria m a E rca Po sto rto nia ga Cr llo o Li azia tu Ro ani m a Sl ania ov Bu eni lg a ar ia Ita Sp lia ag Fr na Re an c pu bb Gr ia lic eci a a Ge Ce rm ca Un an ia Sl ghe ov ri ac a c Po hia lo Irl nia an Re C da gn ip o ro Un i Be to lg i M o Lu O alta ss la em nd bu a rg o

0

ed efficienza vanno di pari passo.

zero emissioni e poi si prosegua assorbendo la CO2 in eccesso (ci aiuterà anche la

COSA POSSONO FARE MANAGER E

Quindi meglio fare e fare subito.

natura). Come già ci dicevano gli autori de “I

IMPRESE?

E poi c’è la questione etica, ognuno di noi è

nuovi limiti dello sviluppo”: la correzione di

Alla fine: il cambiamento climatico è in

anche padre, nonno, zio e deve decidere che

rotta sarà un’impresa immane e implicherà

atto, l’attuale modello di sviluppo dovrà

ricordo lasciare di sé alle nuove generazioni.

una rivoluzione non meno profonda di quelle

mutare e diventare sostenibile e sarà

Io cerco di fare di tutto per lasciare un buon

agricola e industriale.

qualcosa che riguarderà tutti. Davanti

ricordo: immagino che anche voi già lo

La buona notizia è che l’uomo possiede

a questa prospettiva le imprese sono

facciate e lo continuerete a fare.

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COVERSTORY

«Non è la politica dei 'no' a poter salvare l'ambiente» Intervista con il sottosegretario all'Ambiente Vannia Gava: «Riciclare non basta: servono più impianti di trattamento dei rifiuti sul territorio italiano». E occorre incentivare i termovalorizzatori il profilo dell'inquinamento e delle emissioni. Come far passare questo concetto a SPONSABILITÀ DI PRENDERE LE DECISIONI livello di opinione pubblica? E DI FARE LE OPERE NECESSARIE, non si può C’è la tendenza preoccupante a voler dire vivere di ‘no’ e di immobilismo, quella del no sempre più spesso ‘no’ a tutto e a prescindeè una politica irresponsabile e senza senso re, e alcune forze politiche cavalcano questo che credo non possa appartenere a un Paese tema anche per demonizzare i termovalorizcome l’Italia». Non ha messe misure, Vannia zatori di ultima generazione (che qualcuno Gava, sottosegretario all’Ambiente, nel cominsiste a voler chiamare in modo superficiale mentare il ripetersi delle emergenze-rifiuti, inceneritori, anche se si tratta di impianti ad che dimostra che la gestione delle scorie uraltissima tecnologia). La mia esperienza di bane e non in troppe zone d'Italia è ancora amministratrice locale sul territorio mi ha teorica. C’è bisogno di insegnato, invece, che un’azione strutturale, «PIUTTOSTO CHE DEMONIZZARE BISOGNA piuttosto che demoDIALOGARE CON I CITTADINI NELLA sostiene: «Non posnizzare bisogna diaMASSIMA TRASPARENZA, CONDIVIDENDO siamo illuderci che logare con i cittadini I PROGETTI CON LE COMUNITÀ» solo differenziando e con i comitati nella si chiuda il ciclo dei rifiuti, rimane una framassima trasparenza, spiegando le opporzione che va smaltita con appositi impianti. tunità e condividendo i progetti con le coDobbiamo essere saldi in questa direzione e munità. Voler demonizzare a tutti i costi gli come si fa in tutti i Paesi del mondo bisogna impianti di riciclaggio e trasformazione dei incentivare gli Enti locali a trasformare il ririfiuti è un’operazione di strumentalizzaziofiuto in una risorsa e quindi alla realizzazione politica che non ha nulla a che fare con le ne di impianti di smaltimento e riciclo, come esigenze dei cittadini e delle comunità. ne abbiamo già in Italia di eccellenza, e di impianti che chiudono l'economia circolare, vaC'è ancora spazio e se sì in che misura per lorizzando i rifiuti e creando energia e calore. le discariche dei rifiuti solidi nel nostro Paese? È ampiamente dimostrato da decine di casi Penso che le discariche rappresentino il paseloquenti nel mondo che gli inceneritori sato e vadano superate, sono uno spreco di sono oggetti assolutamente garantiti sotto territorio e di risorse anche considerando ciò «IL GOVERNO DEVE DARE IL BUON ESEMPIO AGLI ENTI LOCALI ASSUMENDOSI LA RE-

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VANNIA GAVA

che oggi la tecnologia consente di fare. Questo lo ha dimostrato anche la Corte di Giustizia europea che ha condannato l'Italia per un uso eccessivo delle discariche. Bisogna cambiare rotta e pensare ai rifiuti non più come a un problema da risolvere in discarica ma come una risorsa da valorizzare con impianti adeguati. Per farlo bisogna investire sul ciclo del riutilizzo e della trasformazione in energia, compatibilmente con la tutela dell’ambiente, tanti esempi di eccellenza ci sono già sul territorio e vanno perseguiti e imitati. Se questi meccanismi iniziano a diffondersi vedremo finalmente le discariche diventare sempre più marginali e meno necessarie.

Si riuscirà a ricomporre una linea governativa unitaria, stanti le distanze originarie tra i due partiti che compongono la maggioranza? Una linea unitaria esiste ed è quella scritta nel contratto di governo, le distanze tra le due forze di maggioranza esistevano e continueranno inevitabilmente ad esistere ma la linea del governo è altra cosa. Dobbiamo proseguire e accelerare sul programma che ci siamo dati ad inizio mandato, abbiamo ancora molto da fare, c’è bisogno di dire più ‘sì’ e di mettere meno veti per poter proseguire questa esperienza e dare risposte agli italiani.



COVERSTORY

Per riutilizzare le risorse serve più collaborazione In un certo senso figlio d'arte (suo padre Fulco fondò il Wwf Italia), Carlo Alberto Pratesi, ordinario di Economia e Gestione delle imprese all'Università Roma Tre, oggi insegna la sostenibilità ai futuri manager di Davide Passoni Dal suo punto di osservazione come vede, in generale, l’approccio all’economia cirALLA COLLABORAZIONE TRA FILIERE, ATcolare nel nostro Paese? TORI, COMPETENZE E DISCIPLINE DIVERSE. L’Italia non è messa malissimo. Ci sono due Ciò che in ambito scientifico viene chiamata elementi da tenere presente per capire bene open innovation». Carlo Alberto Pratesi ha le dinamiche della situazione. Il primo è che le idee chiare. E non solo perché è profesl’economia circolare richiede una cosa in cui sore ordinario di Economia e Gestione delle noi italiani non siamo particolarmente braimprese all’Università Roma Tre - dove tievi: la collaborazione tra aziende e filiere dine il corso di Marketing, innovazione e soverse. Mentre abbiamo capito che le aziende stenibilità - ma anche (se non soprattutto) della stessa filiera - da chi produce le mateperché, nei suoi 58 anni, porta nel Dna la rie prime, a chi le consuma, a chi le smaltisensibilità per l’amsce - possono ottenebiente che gli deriva IN ITALIA ABBIAMO CASI DI ECCELLENZA re dei vantaggi se si A LIVELLO MONDIALE, COME LA TRENTINA dall'aver respirato accordano, c’è meno AQUAFIL CHE DALLE RETI DA PESCA ambientalismo fin consapevolezza del USATE PRODUCE IL FILATO DI NYLON dai primi vagiti. Se fatto che questi vanil cognome che porta non vi giunge nuovo, taggi derivano anche dalla collaborazione infatti, è perché è figlio di Fulco Pratesi, stotra filiere del tutto diverse che condividano rico fondatore e ora presidente onorario del materie e scarti. Nonostante ciò, in Italia abWWF Italia. biamo casi imprenditoriali di eccellenza a li«Ma con la mia laurea in Economia e spevello mondiale, come la trentina Aquafil che cializzazione in Marketing, parlare di quedalle reti da pesca usate produce un nylon ste tematiche in una famiglia ambientalista utilizzato per confezionare costumi da baera come parlare del diavolo in chiesa». Poi, gno e abiti. Il tema dunque è: se vogliamo però, il punto di convergenza che marketing progettare modi per realizzare in concreto ed economia hanno trovato nella sostenibil’economia circolare, occorrono creatività e lità gli ha fatto recuperare la sensibilità e la disponibilità a collaborare tra mondi divercomprensione dei temi ambientali, declinati si. Ciò che forse è mancato finora è un orgain ambito aziendale. nismo che aiuti le aziende a incontrarsi su «ALLA BASE DELL’ECONOMIA CIRCOLA-

RE C’È LA CAPACITÀ DI INNOVARE GRAZIE

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CARLO ALBERTO PRATESI

questo versante. E il secondo elemento? È altrettanto importante capire che cosa è sostenibile e che cosa non lo è. Una questione non banale, al di là delle apparenze. Esistono semplificazioni sia a livello normativo, sia di mercato, sia, diciamo così, di vulgata, che fanno passare alcuni argomenti - penso all’olio di palma, o alla plastica - di volta in volta come il male assoluto, senza capire che non esistono soluzioni semplici che comportano l’eliminazione di un elemento dal sistema. Esistono invece situazioni diverse per le quali, caso per caso, vanno trovate le soluzioni migliori.

Come nel caso della plastica? Oggi è nell’occhio del ciclone, ma eliminarla completamente non è la soluzione che renderebbe tutto migliore. Esistono moltissime situazioni nelle quali è il prodotto più sostenibile per svolgere una determinata funzione. Il problema che si genera quando sorgono queste avversioni deriva dal fatto che, quando un prodotto è molto efficace, efficiente e funzionale, la sua diffusione raggiunge livelli insostenibili. L’olio di palma, per esempio, era considerato il prodotto migliore sotto quasi tutti i punti di vista per l’industria alimentare, ma proprio per que-


CIRCULAR ECONOMY

QUELLO CHE MANCA È UN ORGANISMO CHE AIUTI LE AZIENDE A INCONTRARSI SULLA CIRCOLARITÀ sto a un certo punto ha creato un problema di impatto. Non era l’olio in sé a creare insostenibilità, ma il fatto che interi Paesi convertivano le foreste a coltivazioni di palma e la quantità di terreno necessaria a produrre la stessa quantità di olio diventava sempre maggiore, con il rischio di danni irreversibili all’ambiente. Tornando alla plastica, è un materiale meraviglioso, ma se usata per scopi per i quali è inutile diventa un problema macroscopico, mentre esistono ambiti nei quali è più utile e migliore di altri materiali. Serve avere la capacità di capire di volta in volta qual è la via più razionale, senza farsi abbagliare da soluzioni semplici per problemi complessi. L’accresciuta sensibilità ambientale delle imprese è una “moda” o la reale coscienza del fatto che un’economia circolare fa crescere anche il business? Oggi la maggior parte delle aziende si rende conto che non affrontare il tema della sostenibilità al proprio interno è dannoso economicamente, che produrre in maniera non sostenibile non è questione di irresponsabilità o immoralità, ma di non trovare più sul mercato chi compra i loro prodotti. Il ruolo della GDO, che può permettersi di decidere di non vendere più prodotti che non ri-

specchiano determinati standard, induce le aziende a cambiare. La mia idea è che oggi il tema della sostenibilità ambientale e sociale e quello della sostenibilità economica siano molto sovrapposti. L’azienda si rende conto che la sua sostenibilità economica è messa a rischio se i danni di tipo sociale o ambientale che produce risultano evidenti rispetto a quelli dei suoi concorrenti, facendole rischiare di uscire dal mercato o di perdere i mercati più ricchi.

sa, scatenando anche i fenomeni migratori che tanto ci preoccupano. È palese. La biodiversità, invece, fino a pochi anni fa era considerata un tema da ambientalisti e da convegni, ora è molto più centrale nel business. Barilla, per esempio, chiede ai propri agricoltori di destinare il 3% dei terreni a fiori di campo e biodiversità per le api: lo fa perché questo tipo di condizione sarà tra qualche anno la regola e sa che se parte oggi avrà ora di allora un vantaggio competitivo sui concorrenti.

Investire in sostenibilità è quindi cruciale per le aziende? Un voto al sistema imprenditoriale italiaLa sostenibilità non si crea in un minuto: no per la sua visione dell’economia circoper essere sostenibili lare: raggiunge la LE AZIENDE PIÙ RESPONSABILI SONO tra 3 o 4 anni bisogna sufficienza? QUELLE CHE SI ATTREZZANO PRIMA agire oggi. Le azienCi è arrivato da poco, CHE POSSA SCOPPIARE UNA CRISI de più responsabili penso. Nell’agroaliAMBIENTALE NEL PROPRIO SETTORE nei confronti degli mentare siamo messi investitori sono quelle che si attrezzano meglio rispetto alla media internazionale. prima che possa scoppiare una nuova crisi Siamo nella media ogni volta che abbiamo ambientale nel proprio settore. La domanda sistemi aperti alla collaborazione, fuori da è: quale sarà la prossima crisi, dopo quella essa quando ci sono sistemi complessi che della plastica? lavorano a compartimenti stagni. Penso alle città, dove la circolarità non può nascere Risposta? solo perché il comune o l’impresa di smalI temi da osservare con attenzione saranno timento rifiuti o le famiglie la vogliono, se due: il risparmio dell’acqua e la biodiversità. non si attivano in sintonia per un interesse Senza acqua non c’è vita e la società collascomune.

QUEL PASTICCIACCIO DELL'«END OF WASTE» Il decreto “Sblocca Cantieri” contiene un emendamento che impone di continuare a utilizzare come decreti per la cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste) il DM 5 febbraio 1998 e successivi, allegati compresi. Il DM avrebbe dovuto essere aggiornato ai nuovi rifiuti e alle nuove tecniche, ma l'aggiornamento non è stato fatto, lasciandolo

alle autorizzazioni delle Regioni, bloccate da una sentenza del Consiglio di Stato del 2018. Un quadro che impedisce diverse attività di riciclo di rifiuti e la creazione di nuove attività e impianti. Imprese e associazioni hanno lanciato un appello a Governo e Parlamento a fine luglio per trovare una soluzione. Andrea Fluttero, presidente

di Fise Unicircular: «Impianti di riciclo chiusi vuol dire più rifiuti in discariche e inceneritori. La soluzione, che il Governo si rifiuta ostinatamente di attuare, è la reintroduzione delle autorizzazioni "caso per caso", sulla base di precise condizioni e criteri uguali per tutta Europa, affidate alle Regioni, preposte a tali autorizzazioni».

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CIRCULAR ECONOMY

Plastica, Europa virtuosa e il riciclo batte la discarica Siamo il secondo produttore al mondo, dopo la Cina, ma ci distinguiamo per le politiche ambientali, improntate al recupero dei materiali. E anche l'Italia svetta con performance superiori alla media

L'

attenzione verso il problema 31 kg/abitante nel 2015; l’Italia, con 35 kga dell’inquinamento da plastica è testa, è risultata seconda solo alla Germania cresciuta negli ultimi anni, grazie (37). I rifiuti di plastica raccolti in Europa, anche alle immagini delle isole di rifiuti nel 2016, sono stati circa 27 milioni di tongalleggianti vaste chilometri quadrati sparnellate e per la prima volta la quota avviata se nei mari del mondo, sempre più spesso a riciclo (EU ed extra-UE) ha superato lo protagoniste sul web e in Tv. Ma qual è la sismaltimento in discarica: 31% contro 27%. tuazione della produzione e del riciclo della Guardando alle tendenze dell’ultimo decenplastica in Europa nio, i quantitativi avL'IMPEGNO DEL CONSORZIO COREPLA e nel nostro Paese? viati in discarica hanCONSENTE DI RISPARMIARE MATERIA E come può questo no segnato un -43%, PRIMA, ENERGIA, EVITARE LE EMISSIONI materiale entrare quelli a recupero E PORTARE VALORE ECONOMICO in modo virtuoso in energetico +61%, un’economia circolare? quelli a riciclo +80%. Anche nel caso degli Con 60 milioni di tonnellate nel 2016, l’Euimballaggi in plastica, la modalità di gestioropa (UE28, senza Norvegia e Svizzera) è il ne cresciuta di più negli ultimi dieci anni è secondo produttore mondiale di materiali quella del riciclo: +75% contro il +71% del plastici dopo la Cina, con l’Italia seconda recupero energetico e il -53% dello smaltidietro alla Germania. Questo dato si riflette mento in discarica. Il tasso di riciclo medio anche sui consumi interni e sulla produzioin Europa, nel 2015, è stato del 40,3%, con ne di rifiuti di imballaggi in plastica. Seconle performance di Germania, Spagna e Italia do gli ultimi dati Eurostat, la loro produziosuperiori alla media: 48,8%, 44% e 41,1%. ne nella UE è stata pari mediamente a circa Tra le grandi economie, la Germania ha av-

viato a recupero praticamente il 100% dei rifiuti di imballaggio, seguita dall’Italia con l’82%. Dati che confermano come la plastica va vista non solo come una minaccia, ma come una opportunità, anche nel nostro Paese. Lo sa bene il Consorzio Corepla per il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, che opera in Italia dal 1997. Nel 2017, ha gestito circa 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio plastico, avviandone a riciclo 587mila. Sempre nel 2017 ha avviato a recupero energetico poco più di 400mila tonnellate di Plasmix, una miscela di plastiche non idonee al riciclo, pari al 38% dei rifiuti di imballaggio gestiti da Corepla. Rimane una quota relativamente piccola, circa 69mila tonnellate, avviata alla discarica, non potendo essere destinata a riciclo né a recupero energetico. Un’opera che consente di risparmiare materia prima ed energia primaria, di evitare emissioni di gas serra e di portare valore economico. Sta tutto nelle cifre relative al 2017. In quell’anno, grazie al riciclo degli imballaggi in plastica, Corepla ha permesso di evitare il consumo di 401mila tonnellate di materia prima vergine (materiali generati dal petrolio), +8% sul 2016. Una quota che, tra il 2005 e il 2017, sale a oltre 3 milioni di tonnellate. Allo stesso modo, il risparmio energetico da riciclo e riutilizzo di imballaggi è stato di 8mila GWh di energia primaria equivalente, saliti a 71mila tra il 2005 e il 2017, quantità pari al 15% della produzione annua in Italia nel 2016. L’avvio a riciclo e la rigenerazione ha inoltre consentito di evitare l’emissione in atmosfera di circa 750mila tonnellate di CO2 equivalente, diventate, tra il 2005 e il 2017, 6 milioni (pari alle emissioni prodotte da 6.137 voli Roma-Tokyo A/R). Ultimo, ma non meno importante, il valore economico della materia recuperata: 268 milioni di euro per il 2017, mentre si stima che, nel complesso, quello generato dal 2005 al 2017 abbia superato i 2 miliardi. Da minaccia a opportunità: come si vede, basta poco. (d.p.)

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COVERSTORY

IL RISPARMIO ENERGETICO FA BENE (ANCHE) ALLA CASSA Nel 2018 l'ecobonus ha consentito un risparmio complessivo di 16 milioni di MWh, tanto quanto il consumo medio annuo di una città di 2,5 milioni di abitanti, grazie a investimenti per 3,3 miliardi di euro

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e, nel tempo, la sensibilità degli italiani verso il risparmio energetico è progressivamente cresciuta, il merito è anche dei meccanismi messi in campo per incentivare l’efficienza energetica negli usi finali, in primis l’ecobonus. Perché la salvaguardia dell’ambiente è bella e utile di per sé, ma se porta benefici anche al portafogli lo è ancora di più. I numeri che illustrano questi benefici li ha snocciolati l’Enea nell’8° Rapporto annuale sull’efficienza energetica e nel Rapporto annuale sulle detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico e utilizzo di fonti di energia rinnovabili negli edifici esistenti, presentati lo scorso luglio. Numeri importanti, sintetizzabili in tre dati: oltre 39 miliardi di investimenti per interventi di riqualipubblica amministraPER IL PRESIDENTE DI ENEA ENRICO TESTA «L'EFFICIENZA ENERGETICA È ficazione energetica zione centrale (Predal 2007, di cui 3,3 UN VOLANO DI CRESCITA PER UNA FILIERA pac) ha raccolto cento INDUSTRIALE FORTEMENTE ITALIANA» solo nel 2018, con proposte progettuali un risparmio cumulato di circa 100 milioni per oltre 177 milioni di euro e i cosiddetdi Megawattora (MWh). Soddisfatto il presiti certificati bianchi, destinati a incentivare dente dell'Enea, Federico Testa: «L’efficienza l’efficienza nelle imprese, hanno comportaenergetica si conferma come una delle leve to minori importazioni di energia elettrica e più efficaci per ridurre i consumi e la spesa gas naturale per 14 milioni di MWh, con un per l’energia di famiglie, imprese e sempre risparmio di 400 milioni sulla fattura energepiù anche della PA, un volano di crescita per tica nazionale. una filiera industriale fortemente italiana». Tornando all’ecobonus, emerge che nel 2018 Nello specifico, nel 2018, l’ecobonus ha conle famiglie hanno effettuato oltre 300mila sentito un risparmio complessivo di 16 miinterventi di efficienza energetica, soprattutlioni di MWh, pari al consumo medio annuo to per sostituire serramenti (1,2 miliardi di di energia elettrica e termica delle famiglie spesa), per coibentare solai e pareti (circa 1 di una città di 2,5 milioni di abitanti. Risultati miliardo) e per installare caldaie a condensapositivi sono derivati anche da altre tipologie zione e pompe di calore (circa 800 milioni). di incentivi: il conto termico, destinato prinCirca il 77% degli investimenti, 2,56 miliardi cipalmente a iniziative per l’efficienza e per su oltre 3,3, ha riguardato edifici costruiti prile rinnovabili nella PA, è cresciuto del 115% ma degli anni ’80 e circa il 35% delle risorse con 93mila richieste e un +90% delle incenti(oltre 1,1 miliardi) è stato destinato all’edilivazioni ottenute, a 190 milioni di euro. Il Prozia anni ‘60. Il 36% degli investimenti (oltre gramma di riqualificazione energetica della 1,2 miliardi) ha riguardato costruzioni isolate

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(villette mono o plurifamiliari), mentre più del 50% delle risorse, pari a oltre 1,7 miliardi, ha interessato interventi su edifici in linea e condomìni con più di tre piani fuori terra. Sempre nel 2018, primo anno di monitoraggio del bonus casa con detrazione al 50%, sono stati effettuati 500mila interventi, con un risparmio complessivo di 700mila MWh. Ma, come sempre, si può fare meglio e di più: «Accelerare la riqualificazione degli edifici prosegue Testa - consentirebbe di compiere un salto di qualità, con ricadute tecnologiche, ambientali, economiche e occupazionali di grande rilievo e di avvicinare l’obiettivo di risparmio energetico al 2020 indicato dal Piano d’Azione Nazionale per l’Efficienza Energetica e dalla Strategia Energetica Nazionale». Al 2018 l’obiettivo è stato centrato al 67%: il residenziale lo ha superato, l’industria è oltre la metà (54%) mentre stentano i trasporti (41,6%) e il terziario, compresa la PA (25,6%). Ma la strada dell’efficienza energetica è tracciata: sta all’Italia e agli italiani percorrerla con costanza. (d.p.)


CIRCULAR ECONOMY

Gas serra, l'Italia sperimenta l'effetto decoupling

in un report la propria serie storica delle emissioni. Ed è ciò che l’Ispra fa in questo faldone di quasi 600 pagine, che contiene una spiegazione degli andamenti, una descrizione dell’analisi delle sorgenti principali e dell’incertezza ad esse associata, un Si produce di più, si inquina di meno: la dissociazione tra attività riferimento alle metodologie di stima e alle economica e pressione sull'ambiente è certificata dai rilievi dell'Istituto fonti dei dati di base e dei fattori di emissiosuperiore per la protezione e la ricerca ambientale ne utilizzati per le stime. Il tutto completato da un’illustrazione del sistema di Quality di Davide Passoni assurance/Quality control a cui è soggetto l’inventario e dalle attività di verifica effettuate sui dati. Dall’analisi di sintesi della serie storica dal 1990 al 2017, il rapporto evidenzia come le emissioni totali in Italia dei gas serra, espresse in CO2 equivalente, diminuiscano del 17,4% nel 2017 rispetto al 1990. In particolare, le emissioni complessive di CO2 sono pari all’81,6% del totale e nel 2017 calano del 20,6% rispetto al 1990. Le emissioni di metano e di protossido di azoto sono pari a circa il 10,3% e 4,2% del totale, in calo sia per il metano (-9,1%) sia per il protossido di azoto (-31,8%). Gli altri gas serra, HFC, uona ma non buonissima. Così, in nel settore domestico (-3,0%) e a quella dei PFC, SF6 e NF3, hanno un peso complessivo estrema sintesi, è la stima tendencarburanti nel settore trasporti (-0,6%), olsul totale delle emissioni tra lo 0,01% e il ziale delle emissioni di gas serra in tre alla riduzione di emissioni da parte della 3,6%: le emissioni di PFC decrescono, quelatmosfera in Italia, elaborata dall’Istituto gestione dei rifiuti (-3,9%). È cresciuto inle di SF6 e NF3 aumentano di poco, mentre superiore per la protezione e la ricerca amvece il consumo di gas naturale nel settore quelle degli HFC (idrofluorocarburi) sono bientale (Ispra) e relativa al primo trimetermoelettrico (2,7%). in forte crescita. Sebbene tali variazioni stre 2019. Una stima che vuole verificare la Sul breve termine, quindi, buone notizie. non siano risultate determinanti ai fini del dissociazione tra attività economica e presMa com’è il trend del Paese sul lungo perioconseguimento degli obiettivi di riduziosione sull’ambiente naturale, il cosiddetto do? Discreto, come ne delle emissioni, DA GENNAIO A MARZO 2019 IL PIL HA “decoupling”. Una situazione che si verifica evidenzia l’“Italian proprio il trend degli quando, in un dato periodo, il tasso di cregreenhouse gas in- SEGNATO UN +0,1%, MENTRE LE EMISSIONI HFC potrebbe renTENDENZIALI REGISTRATE DALL'ISPRA scita della pressione ambientale (ad esemventory 1990-2017. derli importanti nei SONO DIMINUITE DELLO 0,4% pio le emissioni di gas serra) è inferiore a National inventory prossimi anni. Utilizquello dell’attività economica (ad esempio il report 2019”, redatto sempre dall’Ispra, zati in apparecchiature come gli impianti di Pil) che ne è all’origine. In sostanza, quando ossia la comunicazione annuale italiana refrigerazione, di condizionamento d’aria e si produce di più ma si inquina di meno. Ed dell’inventario delle emissioni dei gas serle pompe di calore, presentano infatti nella è quanto l’Ispra ha registrato da gennaio a ra, in accordo a quanto previsto dalla Conmaggior parte dei casi un alto potenziale di marzo 2019 (ultimi dati disponibili al movenzione quadro sui cambiamenti climatici riscaldamento globale. mento della chiusura di questo numero): se delle nazioni unite (Unfccc) del protocollo Nonostante la percezione contraria, quindi, nel periodo il Pil ha segnato un +0,1%, la stidi Kyoto. Ogni Paese che vi partecipa, oltre l’Italia pare sulla via di un lento ma proma delle emissioni tendenziali ha registrato a fornire annualmente l’inventario naziogressivo calo delle emissioni di gas serra. un -0,4%. Un calo dovuto principalmente nale delle emissioni dei gas serra seconAppuntamento tra 25 anni per capire se la alla riduzione dei consumi di gas registrata do i formati richiesti, deve documentare direzione è quella definitiva.

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CIRCULAR ECONOMY

La cultura d'impresa deve dare energia alla sostenibilità E.ON è il primo operatore europeo a essersi sganciato completamente dalla produzione basata su fonti fossili. Puntando sull'eolico con una capacità totale di 5.966 Megawatt di cui 385 in Italia con 11 parchi

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La capacità eolica totale a livello di Grupconomia circolare ed energia non po è di 5.965 Megawatt, di cui 385 in Italia esistono separatamente: in tutta grazie a 11 parchi eolici in Sicilia, Calabria, la sua catena, l’energia che usiamo Basilicata, Sardegna, Toscana e Campania. e come la usiamo definiscono il modo in cui «A luglio ne abbiamo inaugurato uno tra i costruiamo un futuro migliore per il nostro più grandi nel Paese a Morcone, in provincia mondo». A parlare è Péter Ilyés, Ceo di E.ON di Benevento, con una potenza installata di Italia, branch locale di E.ON, il primo ope57MW». Parlare di sostenibilità e di econoratore internazionale dell’energia a essere mia circolare è anche un fatto di cultura. «C’è uscito dalla generazione convenzionale per una tendenza interessante che vediamo negli concentrarsi sulla creazione di un nuovo ultimi mesi - dice ancora Ilyés -: sempre più mondo dell’energia sostenibile. In linea con aziende italiane e multinazionali ci cercano uno dei principali trend che caratterizzano per sviluppare con l’evoluzione del sisteIL MERCATO ITALIANO È IL TERZO PIÙ noi un programma ma energetico - quale la crescente genera- GRANDE IN EUROPA PER GAS ED ENERGIA che le porti a una proELETTRICA, CON OBIETTIVI DI EFFICIENZA duzione carbon free. zione da fonte rinnoENERGETICA E AMBIENTALI SFIDANTI Non vogliono solo vabile rispetto alle comprare energia verde ma, anche grazie al fonti convenzionali - il Gruppo continua lo nostro contributo, rivedere la loro catena di sviluppo del proprio portafoglio di impianti approvvigionamento, di produzione, di ricida fonte rinnovabile, sia in termini di capaciclo, la logistica. E, durante questo percorso, tà, sia di efficienza. vogliono capire come sfruttare le nuove tec«La sostenibilità è un tema sull’agenda di tutnologie per creare processi più efficienti e te le aziende - prosegue Ilyés - Se guardiamo ridurre il consumo di energia». alla catena formata da materia prima, proLe soluzioni che E.ON propone coprono duzione, uso e riciclo di materiali, alla fine un’ampia gamma di esigenze: da soluzioni di ci troviamo sempre di fronte alle domande: cogenerazione di piccola taglia per la producome possiamo usare meglio l’energia? Qual zione di energia nei siti industriali, dal finanè l’energia migliore per il futuro? In E.ON ziamento alla completa gestione energetica, abbiamo cominciato a dare risposte abbanincluso il controllo da remoto, da soluzioni donando la produzione di energia da fonti Vpp (Virtual Power Plants) fino alla manufossili».

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PÉTER ILYÉS. CEO DI E.ON ITALIA

tenzione. «La sostenibilità - sottolinea inoltre Ilyés - non è più solo qualcosa che un’azienda mette su carta, ma è un fattore competitivo perché è un aspetto verso cui i clienti hanno sempre maggiore attenzione. Noi aiutiamo le aziende a fare cultura della sostenibilità, non ci limitiamo a vendere un prodotto o un servizio. Crediamo che i clienti debbano prima capire il valore delle tecnologie che mettiamo a disposizione e solo dopo scegliere quella più adatta alle loro esigenze. Lasciando a noi la gestione dell’energia, i clienti sono liberi di focalizzarsi sul proprio core business: in questo modo diventiamo partner e il nostro rapporto non si ferma alla sottoscrizione di un contratto di fornitura». Il tutto in un mercato, quello italiano, che è il terzo più grande in Europa per gas ed energia elettrica. «Un mercato - conclude Ilyés - in cui vediamo continuità nella volontà di perseguire gli obiettivi di efficienza energetica e ambientali definiti a livello governativo. Sono obiettivi sfidanti, per raggiungere i quali c’è sempre meno tempo ma ci sono buone idee e non mancano aziende che vogliono investire per farlo. La consapevolezza della necessità del cambiamento nei processi di produzione e nell’impiego dell’energia creano ottime opportunità per E.ON, che ha messo al centro il cliente, la sostenibilità e l’innovazione». (d.p.)

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COVERSTORY

La rigenerazione è la ricetta del successo. Parola di Hera La multiutility bolognese ha attuato una strategia improntata sulla sostenibilità e sul rispetto ambientale. Non un modo per "lavarsi la coscienza" ma un nuovo asset profittevole. Come dimostra il bilancio di Marco Scotti un termine “ombrello”, una parola milioni di metri cubi di biometano, combuche ha moltissime sfaccettature: è stibile rinnovabile al 100%, e anche 20 mila rigenerazione, che, se riferito a un cotonnellate di compost, un biofertilizzante da losso come la multiutility bolognese Hera, può destinarsi principalmente all’agricoltura. «Con essere declinato in numerosi modi. Prima di questa struttura, dunque, intendiamo favorire tutto, ha una valenza economica: se il Gruppo il processo di decarbonizzazione della produemiliano ha raggiunto un margine operativo zione energetica, grazie a un risparmio annuo lordo superiore al miliardo di euro – con tanto di 14.600 tonnellate di CO2, dando ulteriore di ingresso nel segmento Ftse Mib di Borsa Itaimpulso all’economia circolare cui da tempo liana – una parte dei meriti deve proprio essesi sta orientando il territorio di una regione re riconosciuta alle attività svolte in questa diavanzata come l’Emilia-Romagna». rezione. Nel solo 2018 gli investimenti hanno Un’altra iniziativa riguarda la collaborazione sfiorato i 463 milioni di euro, mentre il Gruppo con Eni, concepita per mettere in valore gli oli ha distribuito quasi 2 miliardi tra lavoratori e vegetali esausti di uso domestico, come quelli stakeholder vari. Per aziende che erogano serdi frittura, recuperati da Hera attraverso circa vizi ambientali, idrici ed energetici, mai come 400 contenitori stradali e in circa 120 centri oggi si sta facendo di raccolta. L’accordo HERA HA RAGGIUNTO UN MOL cogente l’importanza ne prevede infatti il DI UN MILIARDO, CON INVESTIMENTI di trovare un modo di trasferimento alla bioPER 463 MILIONI. AL CENTRO RIMANE prosperare che sia poraffineria Eni di Porto LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE sitivo per l’ambiente in Marghera, dove gli oli un’ottica interamente declinata al futuro. «Ed diventano green diesel, un biocarburante che è proprio guardando al futuro – spiega il pregià alimenta i mezzi che Hera utilizza per la sidente esecutivo di Hera Tomaso Tommasi di raccolta rifiuti nell’area di Modena. O, ancora, Vignano - che, in questi anni, abbiamo lavorato altre iniziative relative al mondo della plastica: per trasferire benefici alle comunità locali, fagrazie all’acquisizione di Aliplast, Hera è leacendo sinergie, economie di scala e dialogando der italiana nel segmento del riciclo e rigenecon tutti i nostri stakeholder. Al punto che, nelrazione di questo materiale, grazie a impianti le regioni in cui operiamo, i cittadini giudicano all’avanguardia, presenti anche all’estero, che la qualità della vita migliore della media del consentono di lavorare 90.000 tonnellate resto del Paese». all’anno. Vanno lette in questo senso alcune attività Da notare, infine, che dei 3,1 miliardi di inveportate avanti dal Gruppo come, per quanto stimenti programmati dal Piano industriale concerne la frazione organica, la recente inaual 2022 ben 2 saranno dedicati a iniziative e gurazione del nuovo impianto di Sant’Agata interventi che, nel garantire l’efficienza e la Bolognese che, frutto di un investimento di 37 resilienza delle reti. Nel 2018 il Mol a valore milioni di euro, produce ogni anno fino a 7,5 condiviso del Gruppo Hera è stato di 375,2

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TOMASO TOMMASI DI VIGNANO E STEFANO VENIER

milioni di euro, il 36% del complessivo (+14% rispetto ai 329 milioni dell’anno precedente). Una percentuale destinata a salire al 40% nel 2022. Sullo sfondo, il ruolo della città a livello mondiale: sempre più fulcro della vita, con una quota crescente della popolazione mondiale che si trasferirà nei grandi centri urbani, ma anche sempre più agente inquinante e potenziale rischio per l’ambiente, con il 70% delle emissioni complessive che provengono dalla città. «Da un lato quindi – chiosa l’amministratore delegato del Gruppo Hera Stefano Venier - essa dovrà adottare un modello di sviluppo basato sull’economia circolare e, come tale, capace di incorporare e sviluppare le sue 5R: Riduzione, Riuso, Riciclo, Recupero e, soprattutto, Rigenerazione. Dall’altro lato, la città dovrà maturare la capacità di adattarsi in maniera agile e preventiva alle sempre più rapide evoluzioni del contesto esterno. Il pensiero – in questo caso – non può che andare ai cambiamenti climatici in corso. I loro effetti sono inediti e sempre più dirompenti, e possono mettere in ginocchio intere economie».


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Elettrica e sostenibile: così sarà la mobilità del futuro

dove con Outlander PHEV ci distinguiamo, garantendo un importante valore aggiunto agli automobilisti» commenta Giuseppe Lovascio, General Manager di Mitsubishi Motors Automobili Italia. Outlander PHEV si fa portavoce di una gamma Dall'i-MiEV all'Outlander PHEV: in prima linea nel guidare che unisce l’architettura dei SUV al sistema la trasformazione, Mitsubishi Motors Corporation dal 2019 mette di propulsione degli EV, godendo dei relatial centro di un ecosistema rivoluzionario la Dendo Drive House vi vantaggi, quali fluidità, efficienza, opzioni di ricarica di serie, emissioni zero nell’uso ostenibilità e attenzione all’ambiente quotidiano e limitate sulle lunghe distanze generare, immagazzinare e condividere enersono da sempre al centro della strae compatibilità con gli eco-sistemi elettrici gia elettrica, trasformando l’auto in un compotegia di Mitsubishi Motors Corporaintelligenti del futuro come smart grid V2G/ nente dell’infrastruttura energetica. tion che è impegnata in prima linea nel guidare V2H. Outlander PHEV è “WLTP Approved” e Queste innovazioni sono espressione di diquesta trasformazione e nell’abilitare, attracon i suoi soli 46 g/km di CO2 si pone ai vertinamismo, evoluzione e sviluppo attraverso verso la propria innovazione, le nuove fronci della categoria e come uno dei pochi player cui ogni giorno Mitsubishi rinnova la propria tiere dell’auto ad un presente più sostenibile. al di sotto della soglia dei 50 g/km di CO2. Le presenza sul mercato, consolidando leaderIn questa direzione, gioca un ruolo strategico potenzialità dell’Outlander PHEV vanno olship tecnologica e capacità di evolvere, e che la mobilità elettrica e la capacità della tecnotre e dal 2019 esplorano nuove applicazioni, si traducono in risultati rilevanti come il tralogia di vincere la sfida della salvaguardia del mettendo la vettura al centro di un ecosistema guardo di 200.000 Outlander PHEV venduti pianeta e della riduzione delle emissioni di rivoluzionario denoglobalmente dal 2013 DDH COMPRENDE VEICOLO, CARICATORE CO2, opportunità che Mitsubishi, grazie all’inminato Dendo Drive in oltre 50 Paesi. BIDIREZIONALE, PANNELLI SOLARI, vestimento in ricerca e sviluppo che caratteHouse - DEN (Electric«Facendo leva su innoBATTERIA DI ACCUMULO DOMESTICA rizza la casa giapponese, ha deciso di cogliere vazione e affidabilità E HOME ENERGY MANAGEMENT SYSTEM elettrico) DO (Drive e tradurre in realtà. Agendo da precursore di guida), in breve DDH, delle nostre vetture, una mobilità sostenibile del settore automoche arriva sul mercato al dettaglio nel corso capacità di rispondere alle esigenze dei clienti bilistico, Mitsubishi prosegue nel percorso dell’anno fiscale 2019, prima in Giappone e contemporanei che sono sempre più attenti iniziato nel 2009 con il lancio dell'i-MiEV - la poi in Europa e comprende: veicolo PHEV, caall’ambiente, e impegno a livello mondiale nel prima vettura elettrica in produzione di serie ricatore bidirezionale, pannelli solari, batteria promuovere nuove opportunità, Mitsubishi realizzata da una casa automobilistica tradidi accumulo domestica, Home Energy Manacontinua a mantenere alta la competitività zionale - continuato con Outlander PHEV nel gement System, consentendo di ricaricare la e leadership del brand e a crescere in modo 2013 - primo SUV ibrido plug-in con 4 ruote vettura a casa, con l’utilizzo di energia solare e esponenziale nel nostro Paese, raggiungendo motrici basato sull'architettura di una vettura di fornire energia elettrica dalla vettura all’erisultati significativi in termini di vendite e elettrica - e arrivando quest’anno al culmine dificio, riducendo il costo del carburante e le ampiezza e qualità dell’offerta, in particolare con Dendo Drive House - ecosistema capace di emissioni di carbonio. in ambiti avanguardistici come l’ibrido plug-in

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IN QUATTRO MOSSE LA LOGISTICA DIVENTA GREEN Alis, l'Associazione logistica per l'intermodalità sostenibile, ha firmato un protocollo d'intesa col Ministero dell'Ambiente per definire le priorità del settore e ha presentato al governo un documento programmatico dalla redazione

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ar crescere l’economia e, insieme, di tutti gli indicatori economici; la dimentutelare l’ambiente: su questa sfida sione sociale, o condizioni di parità e benesè nata quasi tre anni fa, per la prima sere collettivo. «Tenere conto di questi tre volta, in Italia, un’associazione imprenditoimportanti fattori, significa investire in una riale di nuova generazione, che ha preso il attività associativa capace di sostenere oggi nome proprio dalla sostenibilità: l’Alis, Assola costruzione di infrastrutture intelligenti e ciazione logistica per l’intermodalità sostenil’immissione sul mercato (ed il relativo utilizbile. Nata per dar voce e mettere a sistema zo) di veicoli puliti di cui avremo bisogno doun cluster molto variegato eppure accomumani». A tal fine Alis sostiene la necessità di nato da numerosissime esigenze, quello deluna riforma degli incentivi oggi erogati dallo la logistica: compagnie armatoriali, società di Stato per la mobilità “pulita”. autotrasporto, compagnie ferroviarie, termiIn questo scenario, lo Stato dovrebbe prenalisti, spedizionieri, interporti, università, vedere strutturalmente misure incentivanti centri di ricerca ed enti di formazione, autocome il Marebonus e il Ferrobonus in favore rità di sistema portuale come soci onorari. dell’intermodalità e non sottoforma di singoOggi Alis è una realtà europea di oltre 1.400 li bonus limitati nel tempo. imprese associate, per un totale di 21 miEd è «opportuno che – al fine di sviluppare liardi di fatturato aggregato, più di 152.000 ancor più le modalità combinate strada-madipendenti diretti e indiretti, oltre 106.000 re e strada-ferro e, conseguentemente, il tramezzi, 140.500 collegamenti marittimi ansporto multimodale delle merci – i contributi nuali e 125 linee di Autostrade del Mare. vengano erogati direttamente alle aziende di E nel luglio scorso l’Alis ha realizzato – anautotrasporto utenti dei servizi marittimi o che sulla scorta di un ferroviari. OGGI ALIS È UNA REALTÀ EUROPEA protocollo d’intesa Ad oggi, infatti, la DI OLTRE 1.400 IMPRESE ASSOCIATE, sottoscritto in febdestinazione di tali PER UN TOTALE DI PIÙ DI 152MILA braio con il Ministero incentivi è invece riDIPENDENTI E OLTRE 106MILA MEZZI dell’Ambiente – un volta, per quanto riDocumento programmatico in cui fa il punto guarda il Marebonus, alle imprese armatrici sulle priorità del sistema e le presenta alla ovvero, per quanto riguarda il Ferrobonus, politica affinchè ne tenga conto nelle prossialle imprese utenti di servizi di trasporto me, indispensabili ed anzi urgenti iniziative ferroviario intermodale e/o trasbordato e legislative. operatori del trasporto combinato (MTO). In entrambi i casi, lo strumento incentivante si Veicoli "green" completa poi con il ribaltamento di una quoPer Alis, sono tre le dimensioni fondamentata del contributo ricevuto in favore delle imli e inscindibili dello sviluppo sostenibile: la prese di autotrasporto che abbiano usufruidimensione ambientale, ossia la capacità di to dei servizi marittimi o ferroviari. Inoltre, un’impresa di valorizzare l’ambiente garanproponiamo che lo Stato metta in piedi un tendone la sua tutela; la dimensione econosistema di valutazione del livello di efficienza mica, cioè una crescita duratura e rispettosa energetica delle imprese, elargendo incentivi

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GUIDO GRIMALDI, PRESIDENTE DI ALIS

nell’ambito di un piano complessivo di performance nazionale parametrata sui target imposti dall’UE ai singoli Stati Membri». Erano stati peraltro individuati proprio nell’ultimo Libro Bianco europeo sul tema, come obiettivi a lungo termine, il conseguimento di un trasporto marittimo a zero rifiuti e zero emissioni così come la promozione dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo tecnologico al fine di migliorare l’efficienza delle imbarcazioni e ridurre il loro impatto ambientale.

Navi ecologiche Alis promuove l’impegno delle aziende associate che operano nel settore marittimo ad effettuare ingenti investimenti in tecnologie alternative con l’obiettivo di ridurre le emissioni: in particolare, l’installazione di mega batterie a litio della capacità di oltre 5 megawattora che corrispondono alle batterie di 90 auto Tesla per alimentare le navi durante le soste nei porti con i motori a combustione spenti; installazione di scrubbers per la depurazione dei gas di scarico al fine


CIRCULAR ECONOMY

Inquinamento marino Secondo l’Alis, «il mare è uno dei patrimoni più grandi e tutelarlo è un impegno per tutti. Alis ha l’obiettivo di dare visibilità al tema della salvaguardia delle nostre acque, trovando soluzioni innovative al problema della plastica nei mari e incoraggiare le aziende ad assumere comportamenti responsabili». Contributi al settore stradale Importanti interventi sulla sostenibilità «Nel settore stradale – rimarca ancora l’Alis ambientale, ed in particolare delle acque - sarebbe utile prevedere ulteriori incentivi marine, sono quelli promossi da associaper le aziende pronte ad investire in veicoli zioni ambientaliste come Marevivo Onlus innovativi mediante l’immissione sul mer– sostenute da Alis – che propone iniziaticato di mezzi ad Gnl ve legislative volte a ALIS RITIENE CHE I CONTRIBUTI o batterie elettriche contribuire a ridurre MINISTERIALI PER IL RINNOVO in grado di ridurre l’inquinamento maDEL PARCO VEICOLI DEBBANO le emissioni di CO2». rino, liberando le acPREMIARE LE AZIENDE VIRTUOSE Alis ritiene che le perque dalle plastiche e formance debbano essere certificate da un dalle microplastiche, incentivando l’utilizzo ente terzo. di prodotti riutilizzabili o compostabili, pro«Parte dei nostri associati sostiene che le muovendo l’utilizzo di carburanti alternativi aziende più virtuose, che investono in veicoli e incentivando l’utilizzo di sistemi satellitari di ultima generazione, sono soggette a condi ultima generazione sulle navi sia per le rotdizioni fiscali non paritarie rispetto a quelle te sicure che per eliminare gli incidenti che aziende che continuano ad operare invece causano la morte dei mammiferi marini. In con un parco veicolare desueto. Indipenquesta direzione, Alis, in collaborazione con dentemente dalla tecnologia (Euro VI Diesel, Marevivo – che da oltre trent’anni si batte in Cng, Gnl, Hybrid, ecc.), una flotta di nuova difesa del mare e delle sue risorse – sta progenerazione contribuisce ad un risparmio muovendo tra i propri associati lo sviluppo nei costi di gestione in confronto ad un parco di una cultura “blu” e “green” attraverso proveicolare più datato. getti e percorsi di educazione ambientale e di Si ritiene che i contributi ministeriali per il sviluppo sostenibile. L’intento è quello di far rinnovo del parco veicolare debbano allinecomprendere all’opinione pubblica quanto arsi - a prescindere dall’alimentazione - parl’azione individuale e collettiva, finalizzata tendo almeno da 10 mila euro e debbano ad una corretta gestione delle risorse naturiguardare, oltre agli Euro VI Diesel ed anche rali, possa incidere sulla conservazione delGnl, altre forme di motorizzazione del veila biodiversità, sul benessere e sulla qualità colo, come ad esempio i veicoli ad Idrogeno, della vita anche delle generazioni future. Hybrid e Full Electric, estendendo l’accesso In quest’ottica, Marevivo ha lanciato la camal contributo anche per le nuove tecnologie pagna “Plastic Free e non solo” per invitare a che riguardano motori di raffreddamento eliminare la plastica usa e getta, ma anche insu cella mobile come ad esempio i motori traprendere misure volte ad un uso più sostead azoto liquido o Hybrid. La riduzione delnibile delle risorse e attuare comportamenti la tassa di possesso per veicoli Gnl, inoltre, virtuosi per la salvaguardia dell’ambiente e in deve essere regolata in modo equo a livello particolar modo del mare. Alis propone a tutti nazionale al fine di evitare una disparità nei gli appartenenti al Cluster di offrire il proprio costi di gestione tra aziende residenti in recontributo fattivo alla campagna di sensibilità gioni diverse». concreta di Marevivo. di abbattere le emissioni di zolfo portandole al di sotto dello 0,1% e di ridurre il particolato (polveri sottili del combustibile) dell’80% che è pari a 5 volte meglio di quanto richiesto dalla nuova normativa internazionale che entrerà in vigore a partire dal 2020 (Imo 2020 “Sulphur Cap”).

LE NAVI "SOSTENIBILI" In termini di ricchezza economica prodotta, nel 2018 il Gruppo Grimaldi ha superato i 3 miliardi di euro, con un aumento di oltre €100 milioni rispetto al 201. Tale valore è stato redistribuito per l’80% tra fornitori, dipendenti, finanziatori, PA e comunità sociale, a testimonianza della valenza socioeconomica delle attività del Gruppo. La forte sensibilità ambientale del Gruppo è confermata dai numerosi progetti finalizzati alla riduzione dell’impatto ambientale delle navi, che hanno permesso di ottenere miglioramenti nell’esercizio in esame in termini di emissioni di CO2e di SO2. Oltre agli investimenti in reblading, scrubbere rebulb, ilGruppo Grimaldi ha sviluppato l’innovativo progetto Zero Emission in Port, al fine di permettere alle navi operate una sosta in porto senzamotori ausiliari in movimento e dunque senza emissioni nocive da parte di questi ultimi. Punto di forza del Gruppo Grimaldi è l’efficienza della propria flotta che risulta composta, alla fine dell’esercizio 2018, da oltre 130 navi, di cui 116 di proprietà, con un’età media di circa 13 anni, significativamente inferiore alla media del settore nonché alla vita utile delle navi. Il piano di rinnovo e potenziamento della flotta è proseguito nel corso dell’anno con la consegna di nuove unità e contestualmente l’ordinativo di ulteriori: 18 sono le navi di ultima generazione attualmente in costruzione presso cantieri cinesi, di cui 12 della categoria hybridroro “GrimaldiGreen 5th Generation” (GG5G) e 6 Pure Car & Truck Carrier, per un investimento totale di oltre 1 miliardodi USD.Le GG5G saranno i primi esemplari di una nuova serie di navi hybrid ro-ro, che utilizzeranno motori di ultima generazione controllati elettronicamente ed alimentati da carburante fossile con trattamento dei gas di scarico in navigazione ed energia elettrica durantela sosta in porto, garantendo Zero Emission in Port.

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L'Italia vince in Europa riciclando gli imballaggi Nel 2018 nel nostro Paese è stato recuperato oltre l'80% dei rifiuti di imballaggio, grazie all'opera di gestione del Conai. Il presidente Quagliolo: «Il nostro sistema si impone per efficienza ed efficacia» di Davide Passoni

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Italia è patria di numerose ecceldettaglio dei dati forniti dal Conai, in Italia Giorgio Quagliuolo: “Un dato straordinario, lenze e detiene primati in tutti i nel 2018 è stato riciclato il 78,6% degli imche pone l’Italia in una posizione di leadercampi possibili e immaginabili. Tra balli in acciaio, l’80,2% di quelli in alluminio, ship all’interno dell’Unione Europea: nella questi, ce n’è uno di cui poco si parla perché, l’81,1% di quelli in carta, il 63,4% di quelgestione dei rifiuti di imballaggio non abbiacome si dice, non fa notizia, ma che ci mette li in legno, il 44,5% di quelli in plastica e il mo niente da invidiare nemmeno alla Gerai primi posti in Eu76,3% di quelli in vemania”. Allo sviluppo positivo della gestione ropa. Il nostro Paese IL SISTEMA RAPPRESENTATO DA CONAI tro. Rispetto al 2017, dei rifiuti di imballaggio contribuisce in maHA RAGGIUNTO QUASI TUTTI GLI è infatti leader nel la percentuale di reniera determinante la sinergia tra il ConsorOBIETTIVI DI RICICLO PREVISTI Vecchio Continente cupero complessivo è zio e i comuni italiani. Sono infatti oltre 57 DALLA DIRETTIVA UE AL 2025 per la gestione dei aumentata del 3% e il milioni gli abitanti serviti grazie all’Accordo rifiuti di imballaggio. Nel 2018, l’80,6% di sistema rappresentato da Conai ha già ragQuadro Anci-Conai per il ritiro dei rifiuti racquesti rifiuti è stato recuperato: 10,7 milioni giunto per tutti i materiali gli obiettivi di ricolti in maniera differenziata, che coinvolge di tonnellate dei 13,3 milioni totali immesciclo previsti dalla nuova direttiva comunitacirca 7mila amministrazioni locali; per quesi al consumo. Di queste, la parte avviata a ria al 2025; rimane fuori solo la plastica, ma sto servizio, lo scorso anno Conai ha trasfericiclo sfiora il 70%. In sostanza, vengono manca meno del 6% per centrare il target. rito 561 milioni di euro ai comuni italiani, il recuperati oltre 4 imballaggi su 5 (erano 1 Il primo a essere cosciente della portata di 91% dei quali ha stipulato convenzioni con su 3 nel 1998). Come si vede, la notizia inquesti risultati è il presidente del Consorzio, il sistema consortile. L’aumento dei rifiuti di vece c’è, eccome, e arriva direttamente dalla Relazione Generale Consuntiva 2018 del ECONOMY IN VIAGGIO TRA SCIENZA, INDUSTRIA E UNIVERSITÀ Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi: un PER CREARE (CON I GIOVANI) UN FUTURO SOSTENIBILE E FLORIDO consorzio privato senza fini di lucro, costituito dai produttori e utilizzatori di imbal“Tratta bene la Terra! Non frenetico che predica la laggi, che persegue gli obiettivi di recupero "azionisti di maggioranza" è un’eredità dei nostri sostenibilità ma la pratica sono i giovani. E noi li e riciclo dei materiali di imballaggio previsti padri, ma un prestito dei assai meno. dalla legislazione europea e recepiti dalla raggiuingeremo con nostri figli”: se ci affascina Da questo fascicolo in normativa italiana. Conai indirizza l’attiviun viaggio in Italia questo proverbio masai, poi, e soprattutto nel tà e garantisce i risultati di recupero di sei di dieci tappe, in siamo nello stato d'animo corso del 2020, abbiamo Consorzi dei materiali: acciaio (Ricrea), allualtrettante città giusto per capire cos'è in deciso di fare di più: minio (Cial), carta/cartone (Comieco), legno universitarie, generale la sostenibilità e dare un contributo alla (Rilegno), plastica (Corepla), vetro (Coreve). nel quale si in particolare l'economia costruzione di un futuro Oltre 803mila imprese aderiscono al Conai, presenterà lo circolare. migliore, per il pianeta e che ha segnato il passaggio da un sistema di "stato di salute" Noi di Economy ci per i nostri figli. Un futuro del pianeta, gestione basato sulla discarica a un sistema sforziamo di raccontarlo, sostenibile, ma florido. integrato, che si fonda sulla prevenzione, si discuterà di giorno per giorno, nel La chiave di volta è sul recupero e sul riciclo dei materiali da economia circolare e contesto di un mercato l'economia circolare. Gli imballaggio. Entrando maggiormente nel di tutte le altre possibili

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Piombo come nuovo offresi consiglio di stato permettendo Il Cobat presidia da 30 anni il settore delle batterie, riciclandone ben 116 mila tonnellate, oltre ai rifiuti elettrici e agli pneumatici. Ma una sentenza amministrativa (vedi box a pag.19) mette tutto a rischio a cura della redazione imballaggio avviati a riciclo deriva sia dalla crescita del flusso urbano (+6%), a seguito dello sviluppo delle raccolte differenziate soprattutto nelle aree del Sud (+12%), sia del flusso commerciale e industriale, anche grazie al network di piattaforme per questa tipologia di imballaggi. “I dati parlano chiaro - conclude Quagliolo -: il nostro sistema funziona e si impone per efficienza e per efficacia. Le performance ambientali continuano a migliorare, anche grazie agli accordi con i comuni italiani realizzati tramite l’Accordo Nazionale con Anci, e resta forte l’attenzione alle aree ancora in ritardo nel Sud, che richiedono impegno e risorse. Senza contare che la filiera del riciclo genera sviluppo e occupazione in tutto il Paese”. ma avanzate mediazioni tra lo sviluppo industriale e la tutela delle risorse naturali. Lo faremo con l'aiuto di docenti ed esperti del Politecnico di Milano, dell'Università di Bari, di Castellanza e di molte altre. Cercheremo sul territorio il supporto prezioso di un'istituzione

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e le batterie - al piombo e domani soprattutto al litio - sono senza dubbio i grandi "mediatori tecnologici" dell'elettrificazione della mobilità, chi ne gestisce la raccolta e il riciclo ha una funzione cruciale. Che in Italia è assolta basilarmente dal Cobat, una delle più grandi piattaforme nazionali per l'economia circolare. Che nel 2018 ha raccolto e riciclato 116 mila tonnellate - come due grandi navi da crociera! - di accumulatori al piombo, avviandoli al riuso e impedendo che il loro decadimento chimico inquinasse l'ambiente. Di batterie al piombo esauste il maggiore incremento dei quantitativi si è registrato in Molise (+17%) Campania (+11%) e Lazio (+8%); in termini assoluti, le regioni più attive sono Lombar-

ambientalista sensibile come il Fai; ci avvarremo del contributo del Ministero dell'Ambiente e dell'Enea. I contenuti di questo viaggio saranno scanditi da dossier giornalistici, che verranno pubblicati da Economy ma anche diffusi sul web con il nostro sito Economymag.it. Un «Osservatorio» sulla sostenibilità aziendale offrirà alle aziende che lo desidereranno

di misurare la propria corrispondenza con le esigenze della sostenibilità in base a 140 parametri scientifici; alla fine del viaggio le aziende più efficaci saranno premiate. Dunque, uno sforzo imponente, in nome del futuro e dell'interesse dei nostri lettori: imprenditori, professionisti, partite Iva, In una parola: voi. Seguiteci, sarà interessante. (s.l.)

dia, Veneto e Campania. Sono state oltre 6 mila le tonnellate di pile portatili esauste raccolte, con una diminuzione del 10% a livello nazionale. Del resto, l'avviamento acquisito da Cobat nel settore è invidiabile, visto che l'azione prosegue da trent'anni, con oltre 70 Punti di raccolta, ossia aziende autorizzate alla raccolta e allo stoccaggio dei rifiuti, selezionati da Cobat, che lavorano con la partnership di 24 gli impianti di recupero e trattamento, distribuiti in maniera omogenea in tutta Italia. Accanto al trattamento delle batterie, che svolge con la sua divisione tradizionale ribattezzata Cobat Ripa, Cobat offre anche alle imprese servizi integrati e personalizzati di raccolta, trattamento e avvio al riciclo rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Cobat Raee), inclusi i moduli fotovoltaici, e di pneumatici fuori uso (Cobat Tyre). Per i Raee, i 1.392 punti di raccolta in tutta Italia hanno prodotto quasi 19 mila tonnellate (+35,43%); tv e monitor fanno la parte del leone, con oltre 8 mila tonnellate. Il quantitativo di Pfu (pneumatici fuori uso) ha superato le 2 mila tonnellate (+6,5%). Inutile dire che tutti e tre questi settori sono colpiti dall'assurda paralisi burocratica indotta dalla recente sentenza del Consiglio di Stato che di fatto blocca il settore del riciclaggio delle materie prime-seconde per un cavillo su come e quando le imprese di riciclaggio possano definire un materiale come non più rifiuto (end of waste). Ad oggi, il settore è fermo. Si attende, ma con ansia e con la massima urgenza, l'ovvio ravvedimento legislativo.

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E l'acciaio rinasce (nel mondo) con le presse-cesoie tricolori In oltre 50 paesi funzionano circa 1500 impianti per il trattamento dei materiali ferrosi prodotti dall'italiana Vezzani. Grazie, tra l'altro, a un brevetto che riduce di due terzi i costi rispetto al metodo tradizionale di Sergio Luciano

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n un angolo del grande capannone è fortemente managerializzata e fonda il suo verde una pioggia di scintille segnasuccesso su un forte spirito di squadra, una la che c’è qualcuno impegnato in grande stabilità professionale (il turnover è una saldatura. Ma da lontano, quello zampillo bassissimo) e una leadership sostanzialmendi fuoco che sprizza dall’interno di un enorte incontrastata, come dimostrano gli oltre me tronco di cono d’acciaio, alto più di cinque 1500 impianti prodotti qui e installati in tutto metri, non lascia vedere l’uomo che lo goil mondo che raccolgono, pressano e tagliano verna. Ci si avvicina, ed eccolo: vestito come a pezzi con la potenza di altrettanti titani – lo Jedi di Guerre Stellari, un saldatore della funzionando come orologi svizzeri in qualche Vezzani sta lavorando caso ininterrottamena mano ad un’enor- LE PRESSE-CESOIE VEZZANI TRATTANO te da ben quarant’anme saldatura e l’arco 150 TONNELLATE DI ACCIAIO OGNI ORA ni – enormi quantità RIDUCENDOLE IN PARALLELEPIPEDI voltaico fa zampillare di prodotti d’acciaio. LUNGHI TRA 40 E 100 CENTIMETRI scintille tutto intorno. Negli Anni Settanta è Benvenuti in una riproduzione moderna delarrivato un brevetto che di fatto non è stato la grotta di Efesto, ma anche in un laboratorio più eguagliato, ed anche se ormai è scaduto di fisica dei materiali di prim’ordine, capace non è stato mai copiato. Un brevetto che abdi esportare quasi tutto il suo fatturato, che batte di due terzi il costo del trattamento del quest’anno sfiorerà i 30 milioni di euro, in 55 rottame rispetto al metodo tradizionale. Paesi, con una leadership di fatto mondiale. «Perché investiamo continuamente nella riBenvenuti alla Vezzani, un’impresa gioiello cerca di nuove soluzioni», continua Merlo: che produce impianti giganteschi – il pezzo «c’è una squadra di dieci persone, il 15% delpiù piccolo pesa in media oltre le 100 tonnellate! – per il trattamento dei rottami ferrosi. «Vezzani, dal cognome del nostro fondatore», racconta Gabriele Merlo, consigliere con delega alla commercalizzazione, insieme con Mario Pastorino che è amministratore responsabile invece della produzione. «Suo padre faceva presse per l’uva, questa è una meravigliosa zona vitivinicola… Poi produsse per la prima volta una pressa per metalli. E tutto è cominciato lì». Oggi la Vezzani è presieduta da Stefano Gavioli – in rappresentanza della famiglia imGABRIELE MERLO, A.D. DI VEZZANI prenditoriale veneta che l’ha acquistata - ma

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le risorse umane, che si occupa di sviluppo. Sono gli stessi tecnici che vanno a installare i nostri impianti in tutto il mondo e si scambiano esperienze e consulenze…Quell’impianto in fase di saldatura è un'altra opera prima che ci rende molto orgogliosi: è il primo impianto al mondo per il trattamento dei metalli contaminati da amianto e la relativa bonifica, una commessa dall’Olanda». Mentre un’altra, colossale, dal valore di 5 milioni di euro sta partendo alla volta dell’Australia, con la sua capacità da 150 tonnellate di acciaio trattato all’ora: «La nostra prospettiva è quella dell’economia circolare, siamo specializzati

LA NOSTRA PROSPETTIVA È QUELLA DELLA CIRCOLARITÀ


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nel trattamento dei metalli, abbiamo impianti nella maggior parte delle acciaierie del mondo, nei grandissimi centri di rottamazione. In passato, abbiamo anche prodotti impianti per trattamento di altri rottami ed anche per la cosiddetta general waste, i rifiuti insomma, ma abbiamo poi preferito restare focalizzati su un settore in cui maggior parte di controparti sono aziende private». Il cliente tipo, al 50-60 per cento è un’acciaieria, con produttività estremamente alta; gli altri sono aziende di rottamazione che raccolgono, trasformano e rivendono vecchi autoveicoli, cisterne, carri ferroviari, autobotti, ogni genere di ferraglia, facendone cubi pressati e tagliati da terrificanti ghigliottine con lame a quattro fili. Sono impianti di prossimità, il materiale pesa e i trasporti costano. Producono formati tra i 40 e i 100 centimetri di lunghezza, di solito parallelepipedi o cubi o cilindri. Nutrimento dei forni elettrici che li rigenerano. «Veda questo filmato», spiega Mario Pastorino, il capo della produzione che è in Vezzani da circa mezzo secolo e parla dei macchinari come di persone di famiglia: «una pressa fa a pezzi un’intera cisterna di un’autobotte…le nostre presse cesoie hanno una forza laterale da 600 tonnellate, altrettanto ver-

ticali, e una forza di taglio da 1600 tonnellate meno in agosto. Abbiamo diversi impianti in che possono salire a 2100. Il filo di ogni lama diverse fasi produttive che viaggiano in condura 100 ore e ogni lama ha 4 fili. Sono leghe temporanea… avevamo un po’ di ordini che speciali, acciaio trattato con cromo, vanadio, si sono accumulati. Ma la nuova alesatrice a molibdeno… acciai speciali». controllo numerico ci ha dato grandi vantaggi L’economia circolare è stata, negli utimi anni, di produttività, per cui riusciamo a lavorare come un volano che ha dato velocità al busigrosse strutture con due macchine contemness Vezzani. «La domanda cresce», spiegano poraneamente». i top-manager dell’azienda, «perché è auCome può un’impresa del genere sviuppare il mentato il numero di forni elettrici a discasuo business, già praticamente ubiquitario? pito degli altoforni, ormai obsoleti per le loro «Presentandoci nelle fiere di settore – è la riemissioni, e dunque è salita la percentuale di sposta - una all'anno per ogni continente. Ce riuso dell’acciaio rispetto alla produzione da ne sono varie, e con diversi livelli di specializminerale, che ha un costo elevatissimo e un zazione. In Asia abbiamo già diversi impianti: inaccettabile impatto ambientale. Le grandi Singapore, Filippine, Cina, dove siamo dagli acciaierie moderne, anni Novanta, Corea». come in Italia la Arve- LA DOMANDA CRESCE PERCHÉ È SALITA Il segreto della Vezdi, producono il 100% LA PERCENTUALE DI RIUSO DELL'ACCIAIO zani è l’esperienza e RISPETTO ALLA PRODUZIONE MINERALE da rottame in forno la continuità anche in CHE HA UN ELEVATO COSTO AMBIENTALE elettrico e usano una Ricerca & sviluppo. pressa cesoaia Vezzani». Aver sempre fatto evolvere il prodotto. Chi Pastorino spiega che gli impianti tradizionali ne ha copiato le macchine non è mai andato utilizzavano sette cilindri, quelli Vezzani tre, lontano, il concorrente più forte, un’azienda più uno di servizio. Le aree usurabili sono ritedesca, è andato in crisi. «Ci teniamo semdotte, il costo dell’uso è molto più basso, anpre all’avanguardia anche sulla componentiche se la macchina costa di più. «Ho iniziato stica – aggiunge Merlo – che nella sua ultima a frequentare quest’azienda nel ’71, ancora generazione applica l’Iot per raccogliere dati da studente – racconta Pastorino – poi sono dalla lavorazione e fornirli al cliente, usando stato in officina tre o quattro anni, a far di la sensoristica e analizzandoli con un nuovo tutto: montatore, collaudatore… Oggi stiamo software proprietario. E in questo momento lavorando alle commesse per la prima metà stiamo testando occhiali digitali che in realtà del 2020, il tempo di produzione di un singolo aumentata permettono a un tecnico, da remoimpianto varia da 6 a 9 mesi, il ciclo di proto, di vedere cosa sta facendo l’operatore sul duzione è continuo, e non ci fermiamo nemsito per fornirgli supporto tecnico». I costi fissi, in Vezzani, sono molto contenuti, ed anche in caso di oscillazioni del mercato i risultati sempre positivi, c’è un trend di crescita buono, negli ultimi due anni soprattutto. «Avere il controllo su tutta la produzione ci permette di dare garazie superiori di affidabilità. Infatti, la nostra garanzia minima è di 24 mesi che possono tranquillamente essere estesi. E di fatto i nostri tecnici che girano il mondo sono i nostri veri rappresentanti…». E il futuro? Altre sfide: dopo la decontaminazione dei metalli dall’amianto, si tenterà la decontaminazione dalla radioattività: «Ma è una IL RESPONSABILE DELLA PRODUZIONE MARIO PASTORINO strada ancora tutta da esplorare».

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LA SECONDA VITA DEL LEGNO NASCE A CESENATICO Da più di vent'anni il consorzio Rilegno recupera imballaggi e mobili per trasformarli in pannelli truciolari e ripristina i pallet usati. Un esempio virtuoso di economia circolare che non ha pari in Europa di Riccardo Venturi

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Unione Europea ha fissato un obiettivo per il riciclo degli imballaggi di legno: il 30% al 2030. A oggi, si penserà, l’Italia sarà all’1 o al 2%, in ritardo come spesso accade. Macché: siamo al 63%, più del doppio di quanto sarà obbligatorio fra 11 anni. Merito di Rilegno, il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi di legno, che nel 2018 ha raccolto e avviato a riciclo 1.932.583 tonnellate di legno, con un aumento del 7,74% rispetto al 2017. «Da diversi anni ormai registriamo un costante aumento dei volumi di legno riciclato» dice Nicola Semeraro, presidente di Rilegno da poco riconfermato per il prossimo triennio, «questo grazie anche alla capacità del sistema di aumentare il numero delle piattaforme aderenti al network, così come di coinvolgere recuperato viene trasformato principalmente sempre più Comuni attraverso le convenzioni in pannelli truciolari per realizzare mobili. C’è per la raccolta differenziata». Rilegno, nato in poi l’attività di rigenerazione dei pallet: sono seguito al cosiddetto decreto Ronchi del 1997 state 780mila le tonnellate, ovvero circa 56 di attuazione delle direttive europee sui rifiumilioni i pallet usati ripristinati e reimmessi ti e gli imballaggi, fa parte del sistema Conai, il sul mercato. consorzio privato senza fini di lucro costituito Il sistema Rilegno dà vita a un ciclo economida circa 850.000 aziende produttrici e utilizco virtuoso che è stato recentemente analizzatrici di imballaggi che persegue gli obiettivi zato dalla ricerca “Il sistema circolare della di legge di recupero e filiera legno per una RILEGNO È NATO IN SEGUITO AL DECRETO riciclo dei materiali di nuova economia” reaRONCHI DEL 1997 E FA PARTE imballaggio. Gran parlizzata dal Politecnico DEL SISTEMA CONAI CHE RICICLA te del legno riciclato di Milano sotto la guiGLI IMBALLAGGI DI 850MILA AZIENDE è costituito da pallet, da del prof. Giovanni imballaggi industriali, imballaggi ortofruttiAzzone, e presentata nel corso del convegno coli e per alimenti. “The future, today” promosso da Rilegno e FeLa filiera è basata su 2mila consorziati, 416 derlegnoArredo. Mentre in altri Paesi il legno piattaforme di raccolta private, capillarmenpost consumo viene prevalentemente bruciate diffuse sul territorio, 13 impianti di riciclo; to per produrre energia, Rilegno ha permesma una parte importante, pari a 642.470 so di rigenerare e quindi riutilizzare quasi il tonnellate, proviene dalla raccolta urbana re30% degli imballaggi recuperati e di riciclare alizzata attraverso le convenzioni attive con la parte restante, consentendo di produrre 4.541 comuni convenzionati, per un numero pannelli per l’arredo senza bisogno di utilizdi abitanti che supera i 42 milioni. Il legno zare legno vergine. L’effetto sull’ambiente è

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rilevante: un risparmio di quasi un milione di tonnellate di CO2, circa il 2% del totale prodotto in Italia. Ma è da sottolineare anche la capacità di creare sviluppo e occupazione, stimata dal rapporto del Politecnico attraverso l’uso di dati puntuali relativi alle imprese del sistema Rilegno e di modelli economico-statistici. L’impatto delle attività della filiera di recupero del legno post consumo è stimabile in circa 1,4 miliardi di Euro, con quasi 6.000 posti di lavoro complessivamente sostenuti in Italia. «Come dimostra lo studio realizzato dal Politecnico di Milano, in poco più di 20 anni il sistema del recupero e del riciclo del legno ha creato una “nuova” economia» commenta Semeraro, «che ha prodotto risultati importanti sia in termini ambientali, sia per la capacità di creare sviluppo e occupazione. Va sottolineato che questo sistema ha creato valore per l’intera filiera del legno-arredo, garantendo all’industria del mobile, attraverso la fornitura del pannello truciolare, un’importante quantità di materia che ha permesso di non consumare e importare legno vergine».


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Rilegno ha dato un contributo concreto allo sviluppo dell’economia circolare: «Agli inizi non si sapeva neanche cosa fosse, e oggi invece abbiamo trasformato un problema in una risorsa» sottolinea il presidente di Rilegno, «Abbiamo dato al concetto di economia circolare una effettiva applicazione concreta, con soluzioni meno invasive nei confronti dell’ambiente e anche economicamente sostenibili». Rilegno ha la sua sede operativa a Cesenatico fin dalla nascita nel 1997. Una location insolita che è legata alla tradizione di export ortoNICOLA SEMERARO, PRESIDENTE DI RILEGNO frutticolo romagnolo in Germania. Fin dall’inizio degli anni Novanta, infatti, la normativa tedesca impone agli esportatori di prodotti la sfida di lavorare il legno riciclato, e tutto ortofrutticoli di farsi carico dello smaltiil legno raccolto in Germania finisce nei suoi mento delle cassette. In Italia nasce così un stabilimenti, a Viadana, in provincia di Manconsorzio, Naturalegno, che partecipa a una tova. Quando l’Ue emana una direttiva che società tedesca che si incarica di raccogliere impone a tutti i Paesi membri di organizzare questi imballaggi. Un la raccolta e il riciclo IL FUTURO È SMART: IL CONSORZIO imprenditore italiano, degli imballaggi, poi STA SVILUPPANDO UNO STUDIO Mauro Saviola, che già applicata dal decreto DI FATTIBILITÀ SULL'IMPLEMENTAZIONE produce pannelli truRonchi, tramite FeDELLA TECNOLOGIA RFID ciolari con gli scarti di derlegno viene raglavorazione del pioppo, lo stesso legno di cui giunto e attivato il gruppo di lavoro formasono fatte in gran parte le cassette della fruttosi grazie all’esperienza in Germania: nasce ta, inizia a sperimentare l’utilizzo del legno cosi Rilegno, che nel tempo ingegnerizza il recuperato per fabbricare pannelli. Saviola è processo di raccolta e riciclo, creando la rete l’unico imprenditore in Europa a raccogliere delle piattaforme di raccolta e coinvolgendo

ABBIAMO TRASFORMATO UN PROBLEMA IN UNA RISORSA altri riciclatori italiani, che si aggiungono al Gruppo Saviola. Si perfeziona così man mano il sistema che oggi viaggia a pieno ritmo verso i due milioni di tonnellate di legno riciclato. Le aziende che utilizzano imballaggi in legno, i Comuni, i gestori dei servizi di igiene urbana e i raccoglitori privati conferiscono i rifiuti presso le piattaforme convenzionate con il consorzio, che a loro volta garantiscono l’avvio al recupero grazie al coordinamento di Rilegno. I rifiuti, ridotti di volume, vengono poi trasportati alle industrie del riciclo, dove il legno, pulito e ridotto in piccole schegge, diventa rinnovata materia prima per il circuito produttivo industriale: pannello truciolare, ma anche pasta cellulosica per cartiere e blocchi di legno-cemento per la bioedilizia. Rilegno sostiene economicamente il sistema del recupero: ogni anno infatti il consorzio impiega circa 22 milioni di euro per co-finanziare le attività di raccolta e avvio a riciclo. Il futuro è iper-tecnologico: «La sfida, nell’era dei dati che governano i processi di business, non può che essere digitale e smart» osserva il presidente Semeraro, «Vogliamo pensare a un imballaggio che non si limiti ad essere contenitore di merci, ma possa agire come fonte di dati rispetto ai contenuti. Per questo stiamo sviluppando insieme all’Università di Parma uno studio di fattibilità per l’implementazione della tecnologia RFID a supporto della logistica e sostenibilità ambientale degli imballaggi di legno».

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La sostenibilità fa bene anche agli investimenti Tra i rendimenti e la "bontà" di un'impresa c'è una correlazione diretta e dunque meglio puntare sulle variabili Esg. Ma come orientarsi nelle scelte di investimento? Banor Sim ha sviluppato un proprio rating di Angelo Meda *

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e tematiche Esg (acronimo inglese evoluzione. Nella prima analisi sviluppata, che sta per: enviromental, social, le cui conclusioni sono emerse nel maggio government, cioè ambiente, società 2018, abbiamo considerato le variabili Esg e governo dell’impresa, ndr) hanno assunto sul mercato azionario, evidenziando una nel tempo un’importanza crescente, tale correlazione tra i rendimenti e la “bontà” per cui ora non è più possibile trascurare di un’impresa: migliori i punteggi di sostel’analisi di sostenibilità nel momento della nibilità, migliori le performance della data selezione dei titoli da inserire in portafoglio. azienda, specialmente se il tutto veniva asI rischi di non considerare i fattori extra-fisociato all’approccio d’investimento di tipo nanziari nell’esame delle emissioni si sono value. moltiplicati, esponendo di conseguenza il Con il secondo studio, pubblicato a magportafoglio dei fongio di quest’anno, di a pericoli quanto SECONDO UNO STUDIO APPROFONDITO abbiamo investigato DI BANOR SIM I TITOLI AD ALTO meno contenibili se lo stesso rapporto, RENDIMENTO CON BUONI PUNTEGGI ESG non addirittura evita- HANNO AVUTO PERFORMANCE MIGLIORI punteggi Esg e perbili. Ben consapevoli formance di mercato, di questo trend, da qualche anno in Banor ma all’interno del mercato obbligazionario. Sim abbiamo voluto approfondire adeguaArrivando a conclusioni affatto scontate. tamente la questione impegnandoci nello Ma prima un rapido, quanto necessario, studio, su scala europea, dell’applicazione passo indietro. Per attribuire un puntegdei criteri Esg prima al mercato azionario gio a ciascuna azienda, in Banor Sim non e successivamente a quello obbligazionario ci affidiamo ad agenzie di rating esterne, lo attraverso due ricerche svolte in collaborafacciamo internamente. Adottiamo un sistezione con la School of Management del Polima costruito sulla matrice di materialità di tecnico di Milano. SASB (Sustainability Accounting Standards L’obiettivo è quello di poter offrire ai nostri Board) che definisce, per ogni settore di atclienti un servizio sempre più efficace e, ai tività economica, il peso da attribuire alle colleghi gestori, più informazioni e strucomponenti ambientali (E), sociali (S) e di menti per leggere questo mondo in costante buon governo (G). Un esempio per chia-

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rire: se devo valutare una banca, l’ambito ambientale non sarà così rilevante quanto quello della gestione interna o governance. Al contrario, se ho sotto la lente un’azienda energetica, l’aspetto principale da considerare sarà il suo impatto sull’ambiente. SASB fornisce quindi i pesi da attribuire a ciascuna lettera dell’acronimo ESG, utili per arrivare a stabilire il punteggio complessivo dell’impresa. Per tornare alla ricerca in ambito obbligazionario, l’analisi ha coinvolto oltre 500 emissioni tra investment grade e high yield di 146 imprese di medie e grandi dimensioni. Le conclusioni più interessanti sono che i titoli ad alto rendimento con buoni punteggi Esg hanno avuto performance migliori e che è in particolare la dimensione della governance ad essere discriminante, ovvero indice di buone performance dell’obbligazione. Questo può indicare che l’investitore in bond, che ha tipicamente un orizzonte temporale più a breve termine di quello in azioni, si focalizza in modo particolare sul fatto che l’obbligazione venga ripagata e quindi è attento a che il management dell’azienda dimostri di onorare gli impegni sottoscritti. * Head of Equity and ESG Research Banor SIM



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LA MOBILITÀ SOSTENIBILE È ELETTRICA E SMART Avis Italia lancia la soluzione Electric Motion: libertà di movimento (anche nelle zone a traffico limitato) nel pieno rispetto dell'ambiente. Il piano del Gruppo passa attraverso il dialogo con i principali Comuni

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upportare le città ad affrontare le le ZTL di Roma e alle Aree B e C di Milano. A sfide di uno scenario di mobilità in Roma, inoltre, consente di parcheggiare gragrande trasformazione attraverso tuitamente sulle strisce blu. Avis Electric Mol’innovazione. È l'ambizione del piano di Avis tion è disponibile nella città di Roma presso Italia, tra le realtà leader nell’offerta di servizi l’aeroporto di Fiumicino, la Stazione Termini, per la mobilità, che ha annunciato il lancio di Via Sardegna (centro città). Nella città di Mi“Avis Electric Motion”, una soluzione di noleglano presso l’aeroporto di Linate, la Stazione gio 100% elettrico che offre massimi livelli di Centrale, Milano Citylife, Piazza Diaz e Porta eco-sostenibilità, massima flessibilità e velociRomana. tà di movimento per i clienti. Avis Italia ha scelto la smart EQ Forfour ad «Siamo sempre attenti all’evoluzione della alimentazione 100% elettrica. Con una automobilità e molto sensibili a soluzioni che posnomia di circa 155 km, la smart EQ Forfour sano renderla sempre più smart ed ecologica», offre piena libertà di movimento in città per spiega Gianluca Testa, un’esperienza di noPER IL NUOVO SERVIZIO AVIS ITALIA Managing Director leggio libera da ogni HA SCELTO LA SMART EQ FORFOUR Southern Region di stress e ad emissioni AD ALIMENTAZIONE 100% ELETTRICA Avis Budget Group. zero nel pieno rispetCHE HA UN'AUTONOMIA DI 155 KM «L’introduzione di to dell’ambiente. Avis Avis Electric Motion è l’ennesimo elemento Electric Motion offre ai clienti tariffe orarie, in questa direzione che testimonia il costancon chilometraggio illimitato, di minimo due te impegno di Avis nel reinventare il noleggio ore (spostamento aeroporto/centro città o attraverso proposte e soluzioni di mobilità brevi tragitti in città), da quattro a sei ore (per che diano la possibilità ai nostri clienti di vispostamenti all’interno della ZTL) e fino alle vere un’esperienza di noleggio semplice, tratariffe weekend, settimanale e mensile. L’auto sparente, senza problemi e nel pieno rispetto verrà consegnata totalmente carica e non si dell’ambiente». ha l’obbligo di ricaricarla alla riconsegna della Il nuovo servizio è basato sull’offerta di tarifstessa presso un qualsiasi ufficio Avis Electric fe orarie, l'accesso libero all'interno di tutte Motion (senza costi aggiuntivi). Nell’eventualità l’auto necessiti di ricarica, Avis mette a disposizione dei propri clienti degli sconti con alcuni operatori mobili di ricarica per veicoli elettrici. L’introduzione del servizio “Avis Electric Motion” segue il lancio dell’Avis App, nell’aprile 2019, e conferma l’impegno di Avis per soluzioni che consentano di “reinventare il noleggio” attraverso proposte di mo-

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bilità innovative. Per vivere l’esperienza, basta scaricare l’Avis App sul proprio smartphone o iscriversi al programma gratuito Avis Preferred. I clienti possono anche prenotare la smart EQ Forfour direttamente tramite App e ritirare l’auto presso il parcheggio di uno degli uffici


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Nella foto, Gianluca Testa, Managing Director Southern Region di Avis Budget Group

Avis disponibili. A Roma Fiumicino, le chiavi sono addirittura già in auto grazie alla funzione self-service dell’App che elimina completamente le attese e la coda al desk di noleggio. Inoltre, il contratto e la ricevuta di riconsegna dell’auto sono paperless e scaricabili dalla stessa applicazione. Dopo il successo del lancio negli Stati Uniti e in Australia, la nuova Avis App offre un servizio più veloce nelle location più importanti d’Europa, con l’obiettivo nei prossimi mesi di estendere il lancio di altre funzionalità in tutto il continente. Le caratteristiche dell’App daranno agli utenti la possibilità di gestire direttamente il processo di noleggio: i membri del programma gratuito Avis Preferred potranno cambiare o ottenere l’upgrade del loro veicolo mentre si avvicinano alla stazione di noleggio e scegliere esattamente il modello che desiderano.

noleggio più vicina alle esigenze odierne della mobilità, attraverso App e auto totalmente connesse; implementare il processo di digitalizzazione, per rendere accessibili le piattaforme ai clienti e ai partner, creando nuove soluzioni per entrambi; creare soluzioni per una mobilità connessa e integrata, sviluppando nuove linee di business per la gestione delle flotte Fleet Management as a Service e Mobility as a Service. «Il nostro obiettivo è di generare soluzioni di mobilità intelligenti nelle principali città italiane», continua Gianluca Testa. «È un obiettivo che prevede il dialogo e la collaborazione I clienti avranno quindi il pieno controllo della con i principali Comuni italiani che sono in loro esperienza di noleggio dall’inizio alla fine, prima linea nella gestione della complessità il tutto con un semplice tocco sullo schermo delle città e nella realizzazione delle politiche del proprio dispositivo mobile. pubbliche per la mobilità sostenibile del futuIl lancio dell’Avis App è stato uno step molto ro». Le soluzioni sviluppate per l’intermobiimportante per la strategia di implementaziolità a minor impatto ambientale consentono ne di un sistema di intermobilità sostenibile alle amministrazioni comunali delle più granper le città di Milano e Roma. Un’innovazione di città italiane di sviluppare un modello di che, unita ad una serie di servizi per la mobismart mobility di riferimento europeo. lità cittadina tra i quali la flotta sostenibile Come azienda leader nel settore della mobiligrazie all’introduzione di flotte di veicoli ibridi tà a livello mondiale, Avis Budget Group si sta ed elettrici - e le soluzioni di noleggio a breimpegnando per sviluppare il suo business al vissimo termine (due, quattro, sei ore o giorfine di soddisfare le esigenze presenti e future naliero), testimonia l’impegno del brand nel dei propri clienti, siano essi consumatori, flotreinventare il noleggio te o amministrazioni. AVIS BUDGET GROUP HA AVVIATO attraverso soluzioni Le azioni intraprese L'IMPLEMENTAZIONE DEL PIANO nuove e sostenibili che per garantire che la PER LO SVILUPPO DI UN ECOSISTEMA vadano perfettamente propria flotta globale A BASSO IMPATTO AMBIENTALE ad integrarsi con quelsia connessa entro il le già offerte dalla città. 2020 sono parte di una serie di iniziative volte Grazie alle capacità globali che si uniscono ad anticipare e guidare attivamente l’evoluzioalle competenze e al know-how acquisito nene della mobilità. gli oltre 40 anni di esperienza nel nostro PaeSu Milano, sempre nell’aprile scorso, Avis se, Avis Budget Group Italia ha avviato infatti ha annunciato l’apertura del nuovo Flagship l’implementazione del piano strategico per le Store presso la Stazione Centrale di Milano città che prevede lo sviluppo di un ecosistema che sarà un punto strategico per la mobilità altamente tecnologico e connesso, a misura di tra il centro e gli aeroporti della città. All’incittadino e a basso impatto ambientale, perterno del Flagship Store saranno disponibili fettamente funzionale alle esigenze degli enti postazioni di prenotazione, un’area dedicata locali di gestione del traffico e incremento delalla promozione dell’ecosistema di prodotti e la sostenibilità ambientale. servizi dedicati alla mobilità e due tablet attraLe direzioni del piano di Avis Budget Group verso i quali i clienti potranno scoprire le solusono di reinventare radicalmente il servizio zioni offerte, simulare preventivi o iscriversi ai per il cliente al fine di rendere l’esperienza di programmi loyalty come Avis Preferred.

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L’ALTRA COVERSTORY Nuove tecnologie, nuove professionalità, nuovi paradigmi stanno investendo il mondo del lavoro. Che si è dato appuntamento a Torino per fare il punto della situazione

44 L’INTERVISTA CHIARA APPENDINO E ALBERTO CIRIO DUE VISIONI A CONFRONTO

46 LABLAW NUOVE LEGGI PER NUOVI LAVORI

47 CESOP QUANDO È IL CANDIDATO A SCEGLIERE L’AZIENDA

48 MANPOWER IL GAP TRA DOMANDA E OFFERTA SI COLMA SOLO CON L’UPSKILLING

50 COWORKING LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DELL’OFFICE-AS-A-SERVICE

IL LAVORO C’È MA ANCHE NO VA RIPENSATO AGLI «STATI GENERALI» A Torino, da sempre città-laboratorio dell’industria ed oggi delle nuove professioni, dal 25 al 28 settembre il primo evento diffuso che metterà a confronto sull’innovazione tutti gli attori del mondo dell’occupazione di Matteo Musso da Torino che è partita l’industrializzatembre, i principali attori del mondo del lavoro zione dell’Italia, che si è diffuso, a macche si incontreranno per condividere prospetchia d’olio, il concetto di lavoro d’imtive e soluzioni concrete. Innovazione, sviluppo presa, fatto di catene di montaggio, ma anche e sostenibilità saranno pertanto i tre punti cardi alta specializzazione, di grandi industrie, ma dine su cui verranno chiamati ad esprimersi e anche di una galassia di imprese dell’indotto. a confrontarsi multinazionali, Pmi, innovatori, Un modello entrato in crisi, assediato dalla gloamministratori delegati e manager, istituzioni, balizzazione, dal cambiamento dei parametri parti sociali, mondo della formazione e prosocioeconomici, dalla fessionisti. Come? Nel LABOUR INNOVATION, WELFARE, spinta all’innovaziocorso di quattro giorni RICADUTE OCCUPAZIONALI DEI GRANDI ne, dalla pressione sui conditi da 22 eventi EVENTI, ETICA E FELICITÀ SUL LAVORO: margini. Così, è semdiffusi in alcune delle ECCO I TEMI CALDI SUL TAVOLO pre a Torino che oggi più belle location di si proverà ad individuare gli spazi dei nuovi laTorino. Labour innovation, welfare, le ricadute vori possibili, secondo nuovi paradigmi, nuove occupazionali dei grandi eventi, etica e felicità modalità, nuove opportunità. La città ha dimosul luogo di lavoro, il concetto di come la diverstrato di saper superare gli anni, per molti versi sità sia un elemento di forza in azienda, un focus brillanti, della monocultura Fiat. Ed ora funge sulle start-up che stanno portando innovazione da lavoratorio dell’innovazione. nella gestione delle risorse umane e un intero Di tutto questo discuteranno agli «Stati Geneprogramma dedicato all’universo femminile: le rali Mondo del Lavoro», un’ampia kermesse in tematiche che verranno affrontate sono quelle programma appunto a Torino dal 25 al 28 setsempre più centrali per aziende e lavoratori.

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L’ALTRA COVERSTORY

La particolarità della kermesse è duplice. Aver richiamato in un’unica città tutti i soggetti attivi del mondo del lavoro è senza dubbio la prima. Nondimeno però l’aver costruito un grande salotto virtuale in cui le tematiche non saranno proposte con opposizione e chiusura, ma in un’ottica di crescita comune e civile confronto. Un evento nazionale con una spolverata di torinesità: «Gli Stati Generali - spiega Pier Carlo Barberis, founder della manifestazione - hanno tra gli obiettivi quello di creare un territorio unico, dove parlare del mondo del lavoro in ambito positivo e innovativo. Mi auguro che Torino ribadisca la sua funzione di città punto di riferimento in questo ambito. Torino è sempre stata avanti in tema di lavoro, qui sono nate molte cose e molte altre stanno nascendo. Ed è quindi giusto che questa città continui a svolgere il suo ruolo di capofila quando si parla di lavoro». «Come ha ancora ricordato lo scorso primo maggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il lavoro è un diritto da cui discende la dignità – aggiunge Alberto Sacco, assessore

quanto si creda e, cosa ancora più grave, più di quanto probabilmente sia disposta a fare. Il Gig working trasformerà drasticamente il classico schema lavorativo con attività freelance senza orari fissi orientati a progetti e micro-mansioni, facendo tuttavia uno step in più: bisognerà lavorare meno, ma molto meglio. Ecco così spaLo scenario zio per i progetti più innovativi in tema di WelSecondo la ricerca di Hsbc “Navigator: Made fare e il confronto sulla Labour Innovation (al for the Future”, condotta su 2.500 aziende apMuseo del Risorgimento giovedì 26 settembre) partenenti a 14 paesi il 48% considera la sosteche, come ha recentemente affermato Mattanibilità come la chiave del successo dei propri rella, «non è nemica del lavoro ma è un’opporpiani di crescita. Il 57% tunità». Un concetto TRA DIECI ANNI I GIOVANI SARANNO delle aziende dichiara approfondito da uno IMPIEGATI IN LAVORI CHE OGGI che investirà in tecnodei relatori che saranANCORA NON ESISTONO E IL MERCATO logie innovative con no presenti a Torino, DEL LAVORO DOVRÀ CAMBIARE PELLE l’obiettivo di aumental’avvocato Francesco re le spese per la sostenibilità, mentre il 65% Rotondi founding partner di LabLaw: «Siamo prevede di incrementare gli investimenti sostedi fronte a una sfida economica, imprenditonibili oltre il 5% nei prossimi 1-2 anni. Questo riale con evidenti e ineludibili ricadute occupaper quanto riguardo le imprese. E i lavoratori? zionali e, quindi, sociali; il tentativo è quello di Il paradigma è: digitalizzazione più automazioriuscire a immaginare un futuro di occupazione portano alla trasformazione del lavoro. Su ne reinterpretando l’organizzazione del lavoro questo sono tutti d’accordo. Ma non solo. C’è e i vincoli contrattuali». Ma anche il concetto di unanimità anche nell’affermazione che fra diewelfare come etica e felicità, il filone di tre giorci anni i nostri giovani saranno impiegati in lanate di speech e talk show dal 25 al 27 settemvori che oggi ancora non esistono. Va da sé che bre all’interno dello SmartWorking Copernico l’attuale infrastruttura che regola il mercato del di Torino, la ex storica sede della Gazzetta del Popolo. lavoro dovrà aggiornarsi, cambiare pelle più di alle Politiche del lavoro del Comune sabaudo - Il lavoro è anche un dovere: e Torino su tale diritto-dovere ha fondato la sua identità. Anche per questo la nostra città rappresenta per questi Stati Generali Mondo del Lavoro il luogo ideale da cui partire».

Investire su esperienza, nuove idee e tecnologia per ottenere sviluppo, sostenibilità e innovazione

L

’idea degli Stati Generali Mondo del Lavoro nasce da una convinzione maturata in oltre trent’anni di attività professionale nella direzione delle risorse umane. Per migliorare il mondo del lavoro e per renderlo innovativo e sostenibile bisogna coniugare tradizione e innovazione. Non sono due concetti in antitesi e sarebbe un errore limitarsi a perseguire un unico approccio o a farsi condizionare da alcuni stereotipi. L’innovazione non è sempre la panacea di tutti i mali, così come restare sempre nel medesimo sentiero non è garanzia di successo. Come realizzare il giusto mix? Creando un momento in cui facciamo in-

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contrare best practice che arrivano da lontano con metodologie e idee innovative. Da Torino può partire una positiva contaminazione tra esperienza e innovazione nel mondo del lavoro. All’interno degli Stati Generali daremo spazio a contenuti che sono caratteristici del mercato italiano del lavoro, così come verranno proposti contenuti di rottura con il passato. Ne è un chiaro esempio il programma del 27 settembre, che comincerà in Confindustria in un contesto prettamente istituzionale e finirà alla sera con l’Innovation party. L’obiettivo è realizzare un mix tra il più alto livello di professionalità e le best practice nel

mondo del lavoro. Credendo fermamente in questa ricetta: esperienza, nuove idee più tecnologia uguale sviluppo, sostenibilità e innovazione. Pier Carlo Barberis


PIANETA OCCUPAZIONE

Parlare di lavoro in un contesto come quello torinese non poteva prescindere dal ruolo centrale di Fiat. Così il Lingotto, la ex fabbrica da cui uscirono la Torpedo, la Balilla e la Topolino, ospiterà il “Job Meeting” (mercoledì 25/9) con oltre tremila ragazzi e ragazze attesi e oltre 80 aziende presenti in cerca dei talenti di domani, “HR Tech” (giovedì 26/9), una community di circa 70 start-up e aziende consolidate che presenteranno soluzioni innovative in ambito human resources, e il “Diversity Day” (27/9), un matching tra domanda e offerta, ma anche un progetto integrato al servizio di aziende, candidati, università, istituti scolastici e istituzioni. E diversi incontri e talk show sull’accettazione della diversità di ogni ordine e grado.

L’entertainment

Di intrattenimento e lavoro si parlerà il 26 settembre al Museo dell’Automobile su “Turismo, Cultura, Sport e Spettacolo: le ricadute occupazionali dei grandi eventi” (la città di Torino si è aggiudicata le Apt Finals dal 2021 al 2025). Ma gli Stati Genrali ospiteranno anche il primo festival sul cortometraggio dedicato al mondo del lavoro, ideale ponte tematico verso Torino Capitale del Cinema 2020, con il supporto della piattaforma MyVisto, oltre duemila videomakers raccontano attraverso i tre items di innovazione, sviluppo e sostenibilità come si immaginano il mondo del lavoro nei prossimi 5-10 anni. Ai vincitori un prize money e un contratto di stage retribuito nella comunicazione interna di altrettante primarie aziende italiane. Infine, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sarà teatro di tre giorni (dal 26 al 28 settembre) contro la violenza di genere attraverso un percorso di prevenzione con il metodo #Iseeyou. Con il supporto di Lidia Carew, ballerina e attrice, e della sua associazione “Lidia Dice…” si alterneranno, tra le altre, autentiche fuoriclasse come Fiona May, Roberta Bruzzone, Francesca Vecchioni. Tutte donne d’ispirazione per le protagoniste del progetto #Iseeyou, che vengono così spronate a lavorare su sé stesse e a edificare un’autodifesa che parta dall’autostima e dal riconoscimento del proprio valore oltre che delle proprie capacità.

QUATTRO GIORNI DI EVENTO DIFFUSO Mercoledì 25 settembre HR Tech Lingotto Fiere • Ore 09.00.18.00 Job Meeting • Ore 15.00-18.00 Lingotto Fiere Meeting Turismo, Cultura, Sport • Ore 13.00 - 14.00 e Spettacolo Etica e felicità Museo dell’Automobile Metodo T.R.E Biscaretti di Ruffia Copernico Torino • Ore 16.00 - 17.30 • Ore 17.30 - 19.00 Etica e Felicità Etica e felicità L’etica del Futuro L’etica dei Colori Copernico Torino Copernico Torino • Ore 18.00- 19.30 • Ore 19.30 Etica e Felicità Turin Welcome L’etica della leadership saluto delle Istituzioni Copernico Torino Piccolo Regio • Ore 15.00-19.00 Giovedì 26 settembre Incontro su Labour Innovation • Ore 09.00 - 13.00 Museo Incontro sul Welfare del Risorgimento Museo del Risorgimento • Ore 20.30 Gala Dinner • Ore 10.30 - 11.30 Palazzo della Luce Progetto Neet On Festival del corto Venerdì 27 settembre sul mondo del lavoro Museo del Cinema • Ore 09.00 - 13.00 Mole Antonelliana Meeting Istituzionale sul mondo del Lavoro • Ore 11.30 - 12.30 Centro Congressi Presentazione finalisti Unione Industriale Festival del corto sul mondo del lavoro • Ore 09:00 - 18.00 Museo del Cinema Diversity Day Mole Antonelliana Lingotto Fiere • Ore 13.00 - 14.00 Etica e Felicità Mindfulness Copernico Torino • Ore 10.00 - 13.00 #ISEEYOU / Contro la violenza di genere Sport e talento improbabile Fondazione Sandretto Re Rebaudengo • Ore 09:00 - 18:00

• Ore 10.00 - 13.00 #ISEEYOU Educare al valore Fondazione Sandretto Re Rebaudengo • Ore 13.00 - 14.00 Etica e Felicità Thai Chi Copernico Torino • Ore 15.00 - 17.00 200° Cenacolo Artom Economia e lavoro

Palazzo Saluzzo Paesana • Ore 15.00-18.00 Eca-European Football best practice Italian Pro League Labour Committe Juventus Allianz Stadium • Ore 16.00 - 17.30 Etica e Felicità L’etica dell’etica Copernico Torino • Ore 18:00 - 20:00 Impresa e mobilità globale: nuovi modelli di relocation management World international school Torino • Ore 18.00- 19.30 Etica e Felicità Unconference Copernico Torino • Ore 18:00 Mostra evento Giovanni Gastel #ISEEYOU / Contro la violenza di genere Fondazione Sandretto Re Rebaudengo • Ore 19.00 - 22.00 Innovation Party Mercato Centrale Sabato 28 settembre • Ore 05.30-07.00 Sunrise Run Parco del Valentino • Ore 09.00-13.00 Incontro su Sostenibilità (location da definire) • Ore 10.00 - 13.00 #ISEEYOU Innovazione, futuro e arte Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

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L’ALTRA COVERSTORY

DOVE L’INDUSTRIA DECLINA, ARRIVANO I GRANDI EVENTI. INTERVISTA CON ALBERTO CIRIO

Per i Giochi Invernali 2026 non tutto è perduto: il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio si inventa il Fuori Olimpiadi. E lancia la Sport Commission per attirare investimenti (anche) privati

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n errore di portata inestimabile». Il forzista Alberto Cirio, alla guida della Regione Piemonte, è determinato a far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta. «La rinuncia alle Olimpiadi Invernali è il più grave danno che si potesse fare a Torino e al Piemonte», dice. E non tanto per la questione turistica, quanto perché «toglie la possibilità di partecipare ai finanziamenti nazionali che lo Stato predisporrà. Con quelli avremmo potuto rinnovare tutto il parco ferri del Piemonte: gli impianti di risalita hanno una vita tecnica e quando scadono muoiono».

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Come si rimedia? Ho parlato con il sottosegretario Giorgetti e con i governatori di Lombardia e Veneto Fontana e Zaia. Abbiamo presentato loro un dossier “Piemonte”. Ci sono tematiche come la riutilizzabilità impianti esistenti e la minimizzazione del consumo di suolo, oltre al contenimento dei costi, riteniamo che il nostro territorio possa dare un valore aggiunto notevole a Milano-Cortina. Come? Un esempio: realizzare una pista di bob costa 150 milioni di euro, noi abbiamo quella di Cesana Pariol costruita per Torino 2006. E poi il Cio conferisce ai paesi organizzatori di aggiungere due discipline dimostrative. Non rientrano nel programma olimpico e quindi non assegnano medaglie, ma sono gare a tutti gli effetti in cui si invita a partecipare una disciplina sportiva che viene “testata” e successivamente magari ammessa al programma ufficiale della successiva edizione. Come lo sci d’alpinismo o il chilometro lanciato. Vi siete inventati il Fuori Olimpiadi. Ad oggi questa possibilità nessuno l’ha valutata: noi sì. E abbiamo proposto il Piemonte come sede di queste gare. E poi ci sono le Atp Finals di tennis dal

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2021 al 2025... Come tutti i grandi eventi mondiali hanno delle ricadute importanti sia sotto l’aspetto della promozione del territorio, ma soprattutto a livello di immagine. Banalmente, se Torino e Piemonte volessero realizzare una campagna di comunicazione di pari livello non avrebbero i soldi per pagarla. Il tennis poi, pur essendo uno sport globale, si porta dietro turisti con una capacità di spesa importante. Quindi come vi state muovendo? Entro fine anno lanciamo la costituzione della Sport Commission. L’obiettivo non è aspettare che i grandi eventi arrivino qui, ma andare direttamente a cercarceli. Possiamo attirare investimenti anche dei privati ed essere un soggetto che mette a disposizione struttura organizzativa, impianti e sponsor. E sul fronte dell’occupazione? Il tema del lavoro è la priorità che ci siamo dati ed è anche ciò che mi chiede la gente quando mi incontra per strada o al mercato. Il battesimo da presidente della Regione l’ho avuto con la crisi della Mercatore Uno che ha licenziato le persone con un sms... La mia convinzione è che il lavoro si crea con la possibilità di incentivare chi assume. Sì, ma come? A ottobre presenteremo un piano di competitività utilizzando anche i Fondi Europei. Chi c’era prima li usava poco e male. Sono stato recentemente a Bruxelles per far ridestinare gli avanzi dei fondi che il Piemonte non aveva ancora speso. Daremo incentivi a chi assume e a chi vuole fare impresa nella nostra regione. Daremo una scossa energizzante e un po’ di ossigeno a tutto il territorio. Dalle mie parti si dice che bisogna dare metà consigli e metà soldi.

Dobbiamo fare in fretta a recuperare il tempo perduto: non è possibile che in Piemonte il tasso di disoccupazione giovanile sia maggiore di dieci punti rispetto alla Lombardia. La Tav può fare da traino? Molto, così come il via libera alla conclusione dei lavori dell’autostrada Asti-Cuneo, un’infrastruttura strategica per il nostro territorio che i piemontesi aspettano da più di 30 anni. Concludere la Tav significa far ripartire i lavori e quindi assumere gente: i cantieri daranno ricchezza. Con la Tav il nostro territorio diventerà il centro economico e commerciale di tutta l’Europa. Vogliamo essere una regione business friendly.


PIANETA OCCUPAZIONE

COSÌ ECONOMIA E LAVORO RIPARTANO DA NUOVE BASI INTERVISTA CON CHIARA APPENDINO

Dalle Apt Finals, il torneo professionistico di tennis al 5G, passando per guida autonoma e Hyperloop: la sindaca di Torino Chiara Appendino disegna il futuro che riporterà Torino alla guida della locomotiva Italia

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essun rimpianto per la perdita delle Olimpiadi Invernali: la grillina Chiara Appendino, sindaca di Torino, ha già la testa altrove: in fin dei conti, morto un Papa se ne fa un altro. Nel caso del capoluogo piemontese, l’altro Papa sono le Atp Finals, il torneo professionistico di tennis più importante dell’annata dopo le quattro prove del Grande Slam: «Per cinque anni si terranno nella cornice di Torino. In numeri significa 600 milioni di euro di ricadute sul territorio, un evento che viene distribuito in 180 mercati in tutto il mondo, con ol-

tre 95 milioni di spettatori live e quasi 6mila ore di trasmissione TV dedicata seguite da milioni di follower e testimonial di aziende di tutto il mondo che, inevitabilmente, diventeranno testimonial anche della città.».

Con ovvie ricadute economiche. Tanto nell’immediato quanto nel lungo termine. Tutte le strutture del territorio saranno sold out, per cui abbiamo già diversi progetti che prevedono ulteriori aperture. Parallelamente l’obiettivo è quello di creare un circolo virtuoso che metta il tennis e, più in generale lo sport, al centro anche per gli anni a venire, anche considerato che la “sport industry” in Italia, vale oltre 8 miliardi di fatturato. Le Atp Finals di Torino, inoltre, avranno una fortissima spinta innovativa. In che senso? Verranno impegate tecnologie mai utilizzate prima. Questo dialoga con i progetti che la Città ha già messo in piedi, come Torino City Lab: siamo stati i primi a sperimentare il 5G, siamo la prima città in Italia per il testing della guida autonoma nell’ambito del decreto Smart Road, abbiamo messo in piedi il più grande Drones Show d’Europa, anche per provare ad attirare investimenti in questo settore in forte sviluppo. Tutto questo in una direzione precisa che punta all’insediamento di start-up e imprese tecnologiche per creare nuove economie e nuovi posti di lavoro. E la partita Olimpiadi? Torino potrà valutare, se le verrà richiesto, di mettere a disposizione i suoi impianti senza tuttavia entrare nel comitato organizzatore né assumendosi oneri di alcun tipo. Milano e Torino potranno dunque collaborare? Mi sono già incontrata col sindaco

Sala. Atp Finals si terranno dal 2021 al 2025. Le Olimpiadi inizieranno due mesi dopo. I due eventi possono promuoversi reciprocamente a livello locale e internazionale. Torino e Milano dovranno comunicarsi insieme ed essere connesse nel miglior modo possibile. Anche per questo abbiamo iniziato a parlare di Hyperloop, una capsula a levitazione magnetica in grado di superare i 1000 Km/h coprendo la distanza che separa il capoluogo sabaudo e quello meneghino in meno di 15 minuti. Bassissimo impatto ambientale, anche grazie a un consumo di energia per il funzionamento quasi nullo. Sembra fantascienza. No. Progetti, ricerca, sviluppo. Che speriamo possano vedere la luce il prima possibile. Nel frattempo il dibattito politico è monopolizzato da anni dal progetto di un treno che ha più di trent’anni e che, probabilmente, vedremo tra altri 15. E, se proprio vogliamo rimanere sulla terra… a Torino, città con seri problemi di inquinamento, manca ancora la seconda linea della Metro. Lione, che ha circa la metà dei nostri abitanti, ha 4 linee di metropolitana. Ognuno tragga le sue conclusioni sulle priorità e sulla ripartizione più opportuna delle risorse. Appunto, le priorità: quali sono, al momento? La crisi non è ancora passata. I segnali di ripresa non sono sufficienti a ripristinare un tessuto industriale e produttivo che ha visto importanti perdite, in termini di valore e di posti di lavoro. Poche settimane fa con il vicepremier Luigi Di Maio abbiamo presentato il progetto per l’Area di Crisi Industriale Complessa. Ovvero 150 milioni da parte del Governo per far ripartire gli investimenti dell’industria e l’economia del territorio. Una prima risposta importante è arrivata da Fca, che produrrà proprio a Mirafiori la sua 500 elettrica. Ma è solo uno dei segnali che vediamo ogni giorno. Insomma, Torino sta ripartendo, davvero.

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L’ALTRA COVERSTORY

Nuove leggi per nuovi lavori nonostante l’Italia restauratrice Per crescere occorre abbracciare il cambiamento. Ma nel nostro Paese, osserva Francesco Rotondi, managing partner di Lablaw, la resistenza alle novità finisce per azzoppare qualunque miglioria lesgislativa di Luigi Orescano

SONO DA CONSIDERARE A BUON TITOLO “GIGANTI” NEL DIRITTO DEL LAVORO. CON 7 SEDI IN ITALIA, 80 PROFESSIONISTI E COLLABORATORI A COMPORRE UNA RETE CHE OGNI GIORNO ASSISTE PIÙ DI 300 AZIENDE (anche nelle

riorganizzazioni e riduzioni di personale), con all’attivo più di 10mila procedimenti di successo, è il più grande studio specializzato di diritto del lavoro per sedi e numero di professionisti. Ecco perché, quando c’è da fare il punto sulla temperie particolare di riforme e controriforme che, a getto continuo, interessa il mondo del lavoro, pochi interlocuori sono qualificati cone Lablaw. «Non credo sia corretto connotare il “mondo del lavoro” come una realtà di intensa e caotica evoluzione», esordisce Francesco Rotondi (nella foto), Managing Partner dello studio legale Lablaw: «ritengo invece che non vi sia un apparato normativo adatto alla gestione del cambiamento. In Italia siamo di fronte ad una eterna lotta tra l’idea di staticità dei diritti, dei doveri, dei mercati, e l’opposta osservazione della realtà che invece ci avverte che tutto cambia. Non comprendere il cambiamento significa a breve termine soccombere dinnanzi ad una realtà che non lascia scampo». La diatriba è tra precariato e stabilità. Le tutele crescenti dell’utopia di Ichino sono state applicate in realtà al contrario. Sembrava una vittoria per l’impresa, ma

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lo è stata davvero? La precarietà non ha nulla a che fare con la tipologia contrattuale, ma ha a che fare con il sistema economico del Paese. Se il sistema è in grado di assicurare stabilità non vi è alcun problema afferente alla tipologia contrattuale del lavoro o alle tutele stabilite per il caso del licenziamento. Le tutele diventano importanti solo laddove vi è il rischio di uscire in modo definitivo dal mercato del lavoro, senza possibilità di ricollocazione. Non vi è alcuna vittoria per le impreseo per i lavoratori, laddove la vittoria realizza una perdita per l’una o l’altra parte: la vittoria per essere tale deve riguardare il “sistema”, non l’individuo o l’impresa; deve essere tale da generare virtuosismi sociali ed imprenditoriali in modo tale da evitare che si possa parlare di “precariato” esattamente nello stesso modo in cui bisogna evitare di ipotizzare “la stabilità”.

Il lavoro interinale è stato azzoppato dalla causale obbligatoria. Che vantaggi dà al lavoratore, togliendone in realtà molti all’impresa? Il lavoro interinale, in un contesto europeo e mondiale non è messo in discussione circa il valore da esso generato e la positività del suo impatto nei confronti dei singoli cittadini e della creazione del loro percorso di formazione e professionale. In Italia diventa un problema,

una situazione da osteggiare solo in forza di un principio politico peraltro non ben definito. Vi sono situazioni alle quali le imprese fanno fronte, rectius, facevano fronte, attraverso il sistema di lavoro somministrato che nulla toglievano all’ordinario rapporto di lavoro, e alle tutele da esso previste; l’idea che attraverso una norma scritta sotto le mentite spoglie di un “decreto dignità” possa anche solo minimamente risolvere tutti i problemi connessi all’attuale stato della nostra economia, del nostro sistema industriale, non merita neanche di essere commentata.

Infine: c’è bisogno di manodopera “purché sia” o, al contrario, c’è bisogno di manodopera qualificata per l’era digitale? Io credo che ci sia bisogno di tutto, come sempre, occorre manodopera qualificata per quanto attiene le attività in evoluzione, e occorre manodopera basica per tutte quelle attività che sono impermeabili rispetto al progresso e alla tecnologia. Questo sta a significare che occorre equilibrio sociale, equilibrio che si realizza con la cultura della formazione e della “non discriminazione”! In una realtà corretta ed efficiente non esistono lavori, imprenditori, lavoratori, di serie A e di serie B, bensì esistono attività che hanno bisogno di essere svolte da chi è in possesso delle diverse competenze necessarie.


PIANETA OCCUPAZIONE

QUANDO È IL CANDIDATO A SCEGLIERE L’AZIENDA Dal Job Meeting al Best employer of choice awards: i neolaureati si rivolgono a Cesop HR Consulting Company per capire meglio quale è la strada da percorrere. Alla scoperta delle aziende migliori su cui investire di Matteo Musso

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a un’edizione speciale del Job Meeting (la prima e la più conosciuta fiera del lavoro d’Italia dedicata ai laureati di tutte le facoltà) alla prima tappa torinese de Diversity Day. Nel mezzo la cerimonia di premiazione del Best Employer of Choice, l’unica ricerca scientifica dedicata all’attrattività delle aziende e alla percezione del mondo del lavoro da parte dei neolaureati, e una tavola rotonda che vedrà il confronto degli innovation manager di aziende di rilevanza nazionale ed internazionale. Sono quattro i momenti targati Cesop HR Consulting Company, dal 1990 leader dell’employer branding e oggi punto diriferimento globale per gli HR italiani, che spiccano all’interno della prima edizione degli Stati Generali Mondo del Lavoro in programma a Torino dal 25 al 28 settembre. «Abbiamo aderito con molta convinzione alla nascita dell’evento Stati Generali Mondo del Lavoro e ci auguriamo di portare un forte valore aggiunto alla manifestazione», spiega Alessandro Pivi, socio fondatore e legale rappresentante di Cesop.

Job Meeting

«Da oltre vent’anni – sottolinea Pivi - il Job Meeting rappresenta un momento fondamentale per la crescita dei neolaureati che si affacciano sul mondo del lavoro. I giovani che finiscono l’Università non sanno come si cerca lavoro, non conoscono le opportunità che gli vengono offerte dalle proprie conoscenze e molto spesso hanno le idee poco chiare sul proprio potenziale e su cosa vorrebbero fare “da grandi”. Al Job Meeting i partecipanti possono incontrare decine di grandi aziende, sostenere colloqui one to one ed essere assunti durante la giornata». I ragazzi avranno inoltre l’opportunità di

incontrare tutor professionisti per consulenze gratuite sul curriculum vitae e sull’orientamento professionale e potranno partecipare a gaming e contest. Verrà inoltre predisposta una Job Meeting experience, ovvero un percorso unico che in tre step conduce i giovani dalla scoperta delle proprie soft skill al colloquio di lavoro. Al Job Meeting Torino, il 25 settembre al Lingotto Fiere, parteciperanno oltre 40 grandi aziende di rilevanza nazionale ed internazionale: una straordinaria occasione per tutti i giovani del territorio e non che sono alla ricerca di un lavoro o di nuove opportunità.

Best employer of choice awards

Durante la manifestazione Stati Generali Mondo del Lavoro si terrà anche la cerimonia di premiazione Best Employer of Choice 2019, in programma per il 26 settembre al Museo

dell’Automobile Biscaretti di Ruffia. Si tratta della classifica sulle aziende più ambite dai neolaureati italiani in cui lavorare. «La classifica – spiega ancora Alessandro Pivi - nasce dal nostro osservatorio attivato nel 2002 ed è ricavata dalla ricerca condotta per mezzo di questionari sottoposti a un campione rappresentativo di migliaia di neolaureati incontrati da Cesop nel corso dell’anno. Si tratta dell’unica ricerca che viene realizzata in Italia su questi temi su basi scientifiche. Oltre a certificare quali sono le aziende più desiderate dai neolaureati italiani, la ricerca offre interessanti spunti sulla percezione del mondo del lavoro da parte degli studenti: preferenze in base al sesso e all’area di studi, propensione allo spostamento, stipendio minimo desiderato e tante altre informazioni preziose per le aziende e per tutti coloro che studiano il rapporto tra università e mondo del lavoro».

Diversity Day

«Da due anni insieme ai nostri partner di Value People e JobMeToo abbiamo dato vita al Diversity Day, un grande career day dedicato alle persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette che tocca varie città italiane. Dopo le consuete tappe di Roma, Milano e Verona, quest’anno – spiega ancora Alessandro Pivi - per la prima volta il Diversity Day arriverà anche a Pisa e a Torino. Durante l’intera giornata del 27 settembre, al Lingotto Fiere le persone potranno incontrare i selezionatori di grandi realtà aziendali che vogliono creare realtà di lavoro inclusive per colloqui one to one ed assunzioni dirette. La giornata sarà arricchita da una cerimonia di premiazione delle aziende più attente ai temi della diversità e dell’inclusione».

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L’ALTRA COVERSTORY

Il gap tra domanda e offerta si colma solo con l’upskilling Puntare sulla talent strategy per cambiare la cultura dell’occupabilità. In poche parole: investire in formazione per rinnovare le competenze. Ecco la ricetta di Riccardo Barberis, a.d. di Manpower Group Italia di Paola Belli

«LA TRASFORMAZIONE DIGITALE CHE VIVIAMO COME INDIVIDUI E COME AZIENDE È UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE PER IL MERCATO DEL LAVORO, MA AL DI LÀ DELLE TECNOLOGIE È SOPRATTUTTO UNA RIVOLUZIONE DELLE SKILL DEI LAVORATORI». Riccardo Barberis (nella foto), amministratore delegato di Manpower Group Italia, leader nel campo delle risorse umane, gode di un punto di osservazione privilegiato. E se parla di come evolve il mercato, è da prendere sul serio. «La digitalizzazione - dice - è iniziata più di mezzo secolo fa e oggi sta esplodendo in virtù dell’automazione che permette lo sviluppo di scenari come quelli dell’industria 4.0 e di nuovi modelli di business. Oggi la narrazione dominante di questa trasformazione, che promette di aumentare il benessere umano in maniera ancora più della rivoluzione industriale, è dominata da un racconto prevalentemente tecnologico. Ma il vero fattore limitante per la crescita sono proprio le competenze umane. La Commissione Europea stima che, nel 2020, il mercato del lavoro europeo avrà 700mila posti di lavoro vacanti nel settore digitale».

Le macchine sostituiranno l’uomo? In realtà no. L’innovazione tecnologica sta già assegnando alle macchine compiti per i quali

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sono più efficienti, come per esempio l’identificazione di malattie e tumori, nel quale i sistemi di intelligenza artificiale si sono dimostrati più efficienti del 600% rispetto ai medici in carne e ossa. Ma non per questo c’è bisogno di meno medici. Al World Economic Forum di Davos ManpowerGroup ha presentato la ricerca “Humans wanted: robots need you” che mostra come l’automazione non sia un pericolo per il lavoro, anzi. Grazie all’automazione l’87% delle aziende nel mondo e il 94% in Italia incrementerà o manterrà i propri livelli di occupazione. Robot e sistemi di IntelligenI ROBOT NON RUBERANNO IL LAVORO ALL’UOMO: GRAZIE ALL’AUTOMAZIONE IL 94% DELLE AZIENDE ITALIANE AUMENTERÀ I LIVELLI DI OCCUPAZIONE

za artificiale vengono impiegati sempre più spesso a supporto di attività umane ma queste non spariscono. Semplicemente evolvono per richiesta di competenze e skills. La sfida semmai è diventare più digitali per interagire con le macchine. Non possiamo, insomma, fermare l’evoluzione tecnologica. Come dice il presidente e Ceo di ManpowerGroup Jonas Prising, ogni leader di organizzazioni complesse, siano esse private o pubbliche, ha la responsabilità di diventare Chief Learning Officer per integra-

re il lavoro umano con quello delle macchine. Il nostro report, che ha coinvolto 19mila datori di lavoro in 44 paesi, dimostra anche che l’automazione non toglie lavoro. Le aziende che prevedono di diminuire i posti di lavoro è infatti scesa dal 12% al 9%. Per questo si deve investire in formazione? Oggi, come ha indicato il Fondo Monetario Internazionale, la sfida è rilanciare l’economia puntando sull’innovazione e, allo stesso tempo, aumentare l’occupazione. È una sfida complessa e la risposta è, ancora una volta, l’upskilling delle persone, vera risorsa scarsa nell’economia della conoscenza. Le competenze si devono rinnovare per consentire di colmare il mismatch, il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, per ridurre l’asimmetria tra chi possiede le competenze necessarie per essere “appetibile” per il mercato del lavoro e chi no. L’importanza di investire nella formazione delle persone è in cima alle priorità delle aziende. L’84% degli intervistati per la ricerca “Humans wanted” prevede di lavorare sull’upskilling per i propri dipendenti entro il 2020. In un contesto di trasformazione digitale di praticamente tutte le industry come quello che stiamo vivendo, è chiaro che il settore dove la richiesta di nuove competen-


PIANETA OCCUPAZIONE

ze è più pressante è quello dell’IT: il 16% delle aziende prevede di aumentare l’organico in questo settore. Purtroppo però, la formazione e l’esperienza che i datori di lavoro richiedono, non trova riscontro nei curricula dei candidati. Negli Usa, per esempio la laurea in “computer science” è uno dei requisiti essenziali dell’86% delle vacancies nell’IT, ma appena la metà dei candidati ne è in possesso. È anche per questo che parlo di rivoluzione umana.

Ma bastano le competenze tecniche per affrontare la transizione? In realtà no. Ad ampliare ulteriormente questo mismatch c’è il fatto che aggiornare le competenze tecniche, le cosiddette hard skills non basta più. Contano sempre più le soft skills: capacità cognitive, creatività, adattabilità ed empatia sono competenze sempre più determinanti per il successo e la crescita dei percorsi professionali sia dell’individuo che delle aziende. Infatti, sempre attingendo ai dati della nostra ricerca, sappiamo che, entro il 2030, la domanda di competenze umane – soft skill sociali ed emotive - crescerà in tutti i settori industriali del 26% negli Stati Uniti e del 22% in Europa. Aziende e governi sono quindi chiamati a mettere in campo una talent strategy che favorisca la crescita delle realtà imprenditoriali, promuovendo una cultura di occupabilità che definirei come la capacità di essere sempre pronti ad apprendere, a formarsi, a puntare sulle competenze, essere sempre informati su quali sono quelle che servono. Questi processi vanno anche gestiti a livello territoriale, pensando in modo coordinato tra imprese e istituzioni scolastiche e accademiche per conoscere le richieste e le offerte del territorio. Nell’era digitale è difacile trovare le persone, ma come si fa a capire chi ha il profilo giusto per professioni che ancora non esistono? Questo è un punto cruciale, perché è impos-

sibile prevedere quali saranno effettivamente le professioni del futuro. Citando Tomas Chamorro-Premuzic, Chief Talent Scientist di ManpowerGroup oltre che psicologo, autore e professore di Business Psychology, potrei dire che ability, likeability e motivation sono i tre elementi chiave che permettono agli individui di navigare contesti di transizione come quelli che stiamo sperimentando. Non a caso questi tre concetti sono al centro del lavoro dell’Assessment Lab che abbiamo lanciato lo scorso marzo. La missione di questo laboratorio di nuova concezione è aiutare i nostri partner e clienti a individuare le giuste risorse per affrontare i cambiamenti imposti dall’Industria 4.0. Se, come abbiamo detto, abbiamo la responsabilità di sviluppare gli strumenti per abilitare la collaborazione tra uomini e macchine è sempre più cruciale attrarre e scegliere i talenti con le soft skills più adatte. È per questo che la valutazione è una sorta di pallottola d’argento. Bisogna riuscire a cogliere il potenziale umano e destinare le persone al ruolo per cui sono più adatte. L’utilizzo di strumenti scientifici come quelli che abbiamo messo in campo nel nostro Assessment Lab è molto importante perché aumenta fino all’80% le chance di mettere la persona giusta nel ruolo giusto. È da queste premesse che è nata Visi-skill, la piattaforma basata sull’intelligenza artificiale che abbiamo presentato pochi giorni fa. Visi-skill combina l’analisi dei dati e la conoscenza delle persone e consente ai datori di lavoro di sviluppare una banca di competenze basata sul cloud. In questo modo riusciamo a incrociare lo studio delle soft e hard skill delle persone, analizzare i ruoli attuali e proiettarne

l’evoluzione su un orizzonte temporale fino a tre anni.

E i progetti responsabilità sociale d’impresa, nei quali stanno investendo sempre più aziende? La Corporate social responsability può essere anch’essa una risposta ai temi dell’occupazione, particolarmente sentiti in Italia e in tutto il Sud Europa? Certamente, soprattutto se si tratta di progetti centrati intorno alle persone per costruire una società più sostenibile. Numerosi sono i progetti promossi dallo Human Age Institute, la Fondazione di ManpowerGroup che ha l’obiettivo di valorizzare, coltivare e dare voce al talento per generare nuove riflessioni, approfondimenti e soluzioni innovative. Human Age Institute unisce il sistema imprenditoriale e accademico con l’obiettivo di valorizzare il talento di ogni persona. In ManpowerGroup crediamo, inoltre, che la valorizzazione del capitale umano debba riguardare tutti gli ambiti e livelli lavorativi, e soprattutto laddove si presentino situazioni di disabilità o marginalità. Per questo abbiamo avviato il progetto il progetto “Beyond – a diversity approach”, in partnership con Viaggio Italia around the world, che grazie a due testimonial d’eccellenza consentirà di scoprire e raccontare l’esperienza del viaggio da un altro punto di vista, molto particolare: quello di due amici, entrambi in carrozzina, che non rinunciano alla grande esperienza del viaggio. Come ManpowerGroup, quest’anno abbiamo avuto anche il privilegio di prendere parte a SeMiniAmo, il progetto del Comune di Milano che unisce cura del verde e integrazione sociale. SeMiniAmo risponde perfettamente alla nostra idea di iniziative di responsabilità sociale perché coniuga l’impegno a ricollocare persone senza occupazione, puntando su fattori culturali e di formazione, in un luogo simbolo della città e dell’Italia intera come è Piazza della Scala a Milano.

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L’ALTRA COVERSTORY

UN UFFICIO-COMMUNITY, LA RIVOLUZIONE COPERNICANA Costi più bassi degli uffici tradizionali, ma anche la sicurezza di trovare servizi ad alto contenuto tecnologico: ecco perché la community che quotidianamente vive gli spazi gestiti da Copernico tocca quota centomila unità di Angelo Curiosi

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ino a poco tempo fa, uno sentiva “Copernico” e gli veniva in mente, nella migliore delle ipotesi, un matematico famoso per la…”rivoluzione copernicana”. Oggi ci sono centinaia di migliaia di italiani che quando sentono “Copernico” pensano a un bell’ufficio. Anzi: pensano a un bel lavoro. E alla comodità. “Sì, comodità nell’usufruire dei migliori servizi di cui un’azienda ha bisogno per lavorare bene”, dice Pietro Martani, l’imprenditore mantovano che ha inventato appunto “Copernico”, la prima impresa specializzata in uffici flessibili, coworking e servizi che abilitano lo smart working, che sta trasformando il metro quadrato in silicio, se non in oro, perché un punto di forza della sua offerta di uffici attrezzati è tra l’altro proprio la disponibilità costante e qualificata di tutti i servizi, a cominciare da quelli tecnologici di cui una società ha bisogno. Una rivoluzione copernicana, insomma, che leva sulla transitorietà. Fino ad una soglia di non mette al centro lo spazio nudo e crudo ma 12-15 postazioni, un ufficio Copernico costa la persona. Anzi: la community. E che pian piameno di uno tradizionale. Del resto, è normano si sta affermando come una nuova “asset le che un’azienda non ancora consapevole di class” (categoria d’investimento” del settore quel che possiamo darle guarda innanzitutto della finanza immobiliar, ndr). “Le mura non il prezzo. Ma poi resta per tutte le altre cose sono nostre, le gestiamo, su mandati di vari che trova”. proprietari, che ci chiedono rapporti di lungo Oggi Copernico gestisce 14 edifici in Italia e termine”, confida Martani: “Questo perché al all’estero, per oltre 70 mila metri quadrati. centro della nostra riQuasi 6000 professioOGGI COPERNICO GESTISCE 12 EDIFICI voluzione c’è appunto nisti quotidianamente IN ITALIA, PER 62MILA METRI QUADRATI, una community di quane usano spazi e serUTILIZZATI QUOTIDIANAMENTE si centomila persone vizi e, appunto, decine DA QUASI 8.000 PROFESSIONISTI che vivono i nostri spadi migliaia di persone zi”, continua l’imprenditore, che prepara per le transitano con regolarità nelle sedi. Ci lavoprossime settimane numerose novità. rano ma ci fanno anche business: meeting e Innanzitutto: guai a chiamarli uffici-residence. convegni, incontri di d’affari, lunch, momenti Qui si viene per restare anche anni. “Il primo di networking. “E poi utilizzano la nostra tec40% del nostro fatturato ha il 4% di tasso di nologia”, sottolinea Martani: “Ci siamo attrezricambio, molto più basso della locazione trazati in grande, abbiamo intero un team che dizionale. Pratichiamo prezzi più contenuti di offre servizi a colossi come Accenture, nostro alcuni concorrenti internazionali che fanno cliente che ci chiede standard altissimi, inarri-

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PIANETA OCCUPAZIONE

vabili per delle Pmi da sole, sulla connettività come sulla security”. Insomma, aprendo un ufficio in una sede di Copernico si compra in realtà l’iscrizione a un club creativo e hi-tech di aziende aperte al nuovo: può sembrare ovvio, ma non lo è. “Avevo iniziato a occuparmi di immobili nel 2003 con formule di ospitalità para-alberghiere, totalizzando fino a 2000 immobili in gestione”, racconta l’imprenditore: “Ho cambiato 4 uffici in 4 anni perchè l’azienda cresceva, e ho sperimentato in prima persona il problema di dover cambiare sede in momenti turbinosi… capita di restare spiazzati. Così nel 2006 ho lanciato il primo coworking, erano 1000 metri quadrati a Milano, in Conca del Naviglio. Poi nel 2010 è arrivata la Blend Tower in piazza IV Novembre”. L’idea fioriva, anche se quella seconda ubicazione non era il massimo: ma venne trasformato, con l’aggiunga di un ristorante, una lounge ed altre attività di condivisione: “E’ la nostra cifra distintiva: diamo un’anima nuova agli immobili. Ne stiamo valutando uno, in prima periferia di Milano. E’ un parallelepipedo insignificante, pensiamo di trasformare il suo parcheggio in un parco, spostare gli ingressi per favorire la socialità, trasformando un cubo di acciaio in un luogo piacevole con elementi chiave che sono per noi la musica, la luce, l’arte e il food”. Tutto questo si traduce in un benefit forte per la persona e per la community, fa nascere un sistema sociale, crea un legame emotivo con il luogo di lavoro… ne trasforma la fruizione”. In una parola: crea welfare. Come con Art Journey in Copernico, un percorso di arte contemporanea che attraverso eventi, mostre ed esposizioni, mette in connessione gli artisti e il mondo dell’arte con le imprese e il mondo del lavoro. “Con questa nostra formula contiamo di aggiungere altre tre sedi entro fine anno, ponendoci come partner integrali dell’azienda e offrendo office-as-a-service, e dunque l’utilizzo ottimale dello spazio, senza preoccupazioni né problemi”, prosegue Martani. Doppia la chiave di quest’offerta: da una parte tecnologia e dall’altra servizi. Copernico offre oggi ai clienti 21 applicazioni che coprono tutti i pro-

PIETRO MARTANI, FONDATORE DI COPERNICO

cessi dell’azienda, dal marketing alla contabilità. A breve verrà lanciata un’altra una App che permetterà di gestire tutto il rapporto con l’ufficio in un’unica interfaccia: prenotare sale meeting, vedere le fatture, contattare persone, organizzare momenti di scambio e anche di formazione, “il tema dell’education ci è caro fin da quando abbiamo iniziato il nostro percorso. La nuova App aiuterà a far sì che le interazioni tra persone accelerino ulteriormente. Martani usa volentieri un termine americano: “activity based work”, il lavoro come spazio ideale profilato per ogni tipologia. “E che creDA UNA PARTE TECNOLOGIA, DALL’ALTRA SERVIZI: COPERNICO OFFRE AI CLIENTI 21 APPLICAZIONI CHE COPRONO TUTTI I PROCESSI DELLE AZIENDE

sce insieme con le aziende: c’è chi è arrivato qui da solo o in due ed oggi conta decine di collaboratori. E non basta: voglio sempre più mettere a sistema un altro fenomeno di cui ci siamo accorti di essere spesso protagonisti, cioè il rapporto col territorio. Vogliamo aiutare anche i piccoli centri a evolvere e a connettersi, la ricchezza dell’Italia è lì, o anche lì, non solo a Milano. Così Copernico sta diventando una piattaforma per lo sviluppo dell’azienda ma anche del territorio in cui è inserita”. E chi li ferma più: con queste premesse e quest’approccio, è evidente che il prossimo

C’È CHI È ARRIVATO QUI DA SOLO O IN DUE E OGGI CONTA DECINE DI COLLABORATORI terreno di sviluppo è quello del welfare aziendale: “Sì, ma anche in questo ambito con un approccio nuovo. Un esempio? In una piccola impresa l’ufficio acquisti è l’imprenditore stesso, semmai aiutato dalla segretaria. Noi di Copernico offriamo l’attività di ufficio acquisti a tutte le aziende ospiti. C’è bisogno di una ricerca di personale? Non la facciamo direttamente ma offriamo la collaborazione di chi la fa per noi. Non facciamo concorrenza agli specialisti, abilitiamo fornitori… Affianchiamo e sosteniamo i nostri clienti e li indirizziamo a chi può dargli la giusta soluzione”, spiega Martani. “Abbiamo la fortuna di essere su una sorta di isola dove vediamo convergere tutte le navi dell’innovazione, ci viene facile confrontarci con le aziende più innovative sul welfare, l’education, il leasing, il rent-a-car, gli acquisti, l’hardware, il software… Abbiamo iniziano a fare test e sperimentazioni e stipulare convenzioni e partnership. E funziona”. A Martani piace per il suo Copernico una definizione semplice: la casa delle aziende. Anche per distinguersi da qualche “ostello della gioventù imprenditoriale” che ha tanti meriti ma sta a Copernico come una bicicletta sta a un Frecciarossa… “Stiamo aprendo a Varese, Trieste, Bologna e Cagliari, immobili bellissimi in ognuna di queste città”, esemplifica con un certo orgoglio. E conclude: “A Trieste, pensi, abbiamo un fronte mare di 6.000 metri quadrati… Anche la bella vista è welfare. Fantozzi non abita più qui.

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Diamo forma al futuro che immagini.

Siamo una societĂ specializzata nella ricerca e selezione del personale di middle e top management, ma siamo soprattutto persone che incontrano persone. Seguiamo passo dopo passo aziende e candidati, lo facciamo con passione, ascoltandone esigenze e opinioni per instaurare un rapporto autentico, che duri nel tempo. Vi facciamo incontrare e conoscere per dare, insieme, forma al futuro che immaginate.


Piccole imprese, ecco i parametri che impongono la nomina dell’organo di controllo

4,0 milioni di euro

4,0 milioni di euro

8,8

milioni di euro

50

4,4 milioni di euro

20 2,0

€€

LA NORMA IN VIGORE DAL 17.06

55 DOC FINANCE COL VENTO IN POPPA GRAZIE ALLA CRISI D’IMPRESA

milioni di euro

10

LA REGOLA DAL 16.03 AL 17.06

Totale dell’attivo dello stato patrimoniale

GESTIRE L’IMPRESA

2,0

€€ milioni di euro

Ricavi delle vendite e delle prestazioni

€€

LA SITUAZIONE PRECEDENTE

Dipendenti occupati in media durante l’esercizio

BILANCI, PIÙ OBBLIGHI PER 80 MILA PMI MA PUÒ ESSERE UN’OPPORTUNITÀ Con la conversione del decreto Sblocca cantieri un esercito di Srl e Scarl dovranno nominare un revisore dei conti o un collegio sindacale (anche monocratico): la sfida è riuscire a giovarsene nella gestione. di Riccardo Venturi

56 GOVERNANCE SE TRA I SOCI ARRIVA IL MOMENTO DELLA “PAUSA DI RIFLESSIONE”

58 FLOTTE QUELL’AUTOMOTIVE CHE NON CONOSCE CRISI

59 FONDAMENTALI ECCO COME SI VALORIZZA PERSINO LA STARTUP

60 ACCENTURE IL PRODOTTO SI REINVENTA TRASFORMANDO IL BUSINESS

62 FEDERMANAGER IL NUOVO WELFARE PER I MANAGER

D

ovevano essere 180mila, sono della crisi d’impresa aveva fissato soglie “solo” 80mila le aziende (Srl e dimensionali due volte più basse: 2 milioni Scarl) per le quali è scattato l’obdi euro di attivo e di ricavi e 10 dipendenti. bligo di nomina del revisore o del collegio Limiti molto più bassi di quelli in vigore fino sindacale (anche monocratico). Con la legad allora: 50 dipendenti, 8,8 milioni di ricage di conversione del vi, 4,4 milioni di attidecreto Sblocca can- LO SCOPO DEL NUOVO CODICE È QUELLO vo, soprattutto consiDI ESTENDERE I CONTROLLI ANCHE tieri, varata lo scorderato che l’obbligo ALLE PICCOLE SOCIETÀ PER GESTIRE so mese di giugno, è di nomina scattava TEMPESTIVAMENTE L’EVENTUALE CRISI stato infatti stabilito solo quando due di che la nomina è dovuta quando negli eserciloro, e non uno soltanto, venivano superati. zi 2017 e 2018 la Srl ha superato anche uno Lo scopo del nuovo Codice era nobile: estensolo dei seguenti limiti: 20 dipendenti occudere i controlli anche alle piccole Srl per pati in media; 4 milioni di ricavi delle vendigestire tempestivate e delle prestazioni; 4 milioni di totale di mente l’eventuale attivo dello stato patrimoniale. Questi nuovi crisi, grazie anche al parametri sono frutto della protesta delle meccanismo dell’alpiccole Srl dopo che il 16 marzo il Codice lerta, che permette

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Rocco Abbondanza, managing partner di RSM

di avviare un tentativo di composizione con i creditori alle prime avvisaglie di difficoltà, segnalate anche da sindaci e revisori. Ma le piccole Srl hanno protestato per i costi elevati cui andavano incontro. Le stime sono di circa 5mila euro all’anno per tre anni, che però per il primo anno potrebbero raddoppiare o quasi. Infatti il primo anno, in mancanza di una revisione sull’anno precedente, sarà necessario fare uno stato patrimoniale di apertura e uno di chiusura, oltre al conto revisore manda la lettera alla banca per il economico che rimane uno solo. Costi imsaldo di fine anno, cerca di quadrarlo con portanti per una piccola, poco più che mila contabilità che spesso ha un altro saldo; cro, azienda. Così il governo gialloverde ha quindi chiede la riconciliazione dei due salfatto una parziale marcia indietro, innalzandi e la deve testare. Il prodotto di questo lado i limiti richiesti, che restano comunque voro routinario e con scarso valore aggiunto severi. è un documento di un paio di paginette detto Tutto bene quindi, o quasi: il drastico abrelazione di revisione, o più comunemente nel bassamento della soglia del numero di dimondo anglosassone “opinion”. pendenti, superato il quale l’obbligo di no«L’opinion è il prodotto più standardizzato al mina scatta indipendentemente da ricavi e mondo» sottolinea Abbondanza, «è sostanattivo, sembra fatto apposta per scoraggiazialmente la stessa in tutti i paesi industriare le nuove assunzioni, il che visto lo stato lizzati del mondo, per tutte le società di revidell’occupazione, e considerato che notosione e soprattutto, esclusi i casi di qualifica riamente le piccole del bilancio, è la stessa ROCCO ABBONDANZA (RSM): «IL FUTURO aziende costituiscoper tutti DELLA REVISIONE STA NEL PASSARE no l’ossatura della i clienti! È come se DALL’ESSERE PERCEPITI COME UNA nostra economia, non COMMODITY ALL’ESSERE UNA SPECIALTY» Ferrari, Lamborghini pare un lampo di gee Bentley facessero la nio del legislatore. stessa auto, in tutti i paesi e per tutti». CentiOltre a prevedere che la revisione debba naia di ore di lavoro solo per dire al cliente, essere realizzata da una platea più ampia di nella stragrande maggioranza dei casi, che aziende, però, sarebbe il caso di chiedersi: ha applicato correttamente i principi contaquale revisione? «La revisione contabile viebili. «Eppure il revisore ha la possibilità di ne fatta ancora come 100 anni fa» dice Rocconoscere l’azienda per cui lavora meglio di co Abbondanza, managing partner di RSM, chiunque altro» osserva il managing partner «come la si faceva tra la prima e la seconda di RSM, «anno dopo anno ha accesso a un rivoluzione industriale, mentre c’è chi dice grande patrimonio di dati, che è un peccato che siamo già alla quarta…». Funziona più utilizzare solo per quelle paginette di relazioo meno così: due o tre risorse della società ne. Eliminare le parti routinarie della revisiodi revisione, in genere ragazzi neolaureati, ne potrebbe permettere a un professionista stanno dal cliente un paio di settimane per con l’esperienza necessaria di estrarre da riconciliare la contabilità con le fatture. Il quei dati indicazioni della massima impor-

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LA REVISIONE CONTABILE VIENE FATTA ANCORA COME 100 ANNI FA tanza: quali sono i settori in cui è più efficiente e quelli in cui è più debole, come si posiziona rispetto ai concorrenti, quali rischi di frode può correre, e così via». Allora il revisore invece di essere visto come un rompiscatole che manda dei ragazzi in sede per il tempo necessario a produrre questo pezzo di carta pur necessario, sarebbe considerato un supporto strategico. «Il futuro della revisione sta nel passare dal tendere ad essere percepiti come una commodity ad essere una “specialty”» afferma Abbondanza. L’abilitatore di questa evoluzione, ancora tutta da compiere, può essere la tecnologia: «con la fatturazione elettronica e l’accesso alla centrale rischi, un software potrebbe fare tutto quel lavoro di routine in un secondo» sottolinea il managing partner di RSM. Che immagina così il revisore del futuro: «Un professionista che sia libero da attività routinarie e di riconciliazione lasciate al bip di un software, che abbia una serie di dati a sua disposizione da usare in un dialogo con il management della società e per le attività di analisi del bilancio, che possa individuare per tempo rischi e minacce». Una figura, insomma, che - naturalmente nel rispetto delle regole deontologiche - assuma il ruolo chiave che gli spetta: «Il primo professionista che un imprenditore o il management della società vuole ascoltare per un confronto nei momenti ordinari, ma soprattutto nei momenti critici della vita aziendale» conclude Abbondanza.


Flussi di cassa sotto controllo buona pratica oggi obbligatoria Il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza impone le buone pratiche di gestione finanziaria che DocFinance, leader in Italia, prescrive ed attua da oltre vent’anni: gestire i soldi in modo costante e oculato di Riccardo Venturi

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estire la finanza d’impresa, con il breve periodo. «Siamo nati oltre 20 anni fa ciclo passivo e quello attivo, in maproprio per questo» spiega Tranquilli, «dare niera corretta, completa e per temalle aziende un software per gestire il cash po. Quel che DocFinance, leader in Italia nelflow. Bisogna seguire gli impegni da quando la gestione finanziaria d’impresa, tesoreria vengono contratti, e non solo quando arriva e gestione del credito con oltre 2500 prola fattura per il pagamento; agire per tempo getti e 10mila aziende utilizzatrici, predica come una brava massaia». Il software Docda più di 20 anni, è diventato un obbligo di Finance per la programmazione finanziaria legge lo scorso 14 febbraio con la pubblicae il controllo delle banche ha anche funziozione sulla Gazzetta nalità più tecniche: LE PMI DEVONO SAPER FAR FRONTE Ufficiale del Codice «Aiutiamo le impreAGLI IMPEGNI FINANZIARI DA QUANDO della crisi d’impresa se anche a seguire le VENGONO CONTRATTI, E NON SOLO e dell’insolvenza, che posizioni finanziarie QUANDO ARRIVA IN SEDE LA FATTURA attua la legge 155 in varie forme tecnidi ottobre 2017. «Il Codice introduce in che che le banche hanno implementato in maniera chiara la necessità che le imprese questi anni» rimarca il Ceo di DocFinance, hanno di monitorare i flussi di cassa» dice «dalle semplici alle complesse, dalle forme Mauro Tranquilli (nella foto), Ceo di DocFidi copertura dei rischi di cambio alle più nance, «devono averne assoluta accortezsemplici forme di finanziamento del circoza, addirittura le imprese dai 4 milioni di lante, dall’anticipo fatture alla gestione del euro di fatturato sono obbligate ad avere portafoglio commerciale. Un’altra attività professionisti che controllano la qualità di apprezzata è il controllo dei costi, con la esecuzione del compito. Finalmente lo Stato rilevazione degli errori di applicazione dei indirizza le imprese a gestire bene i soldi, costi e gli automatismi legati ai controlnon si limita a tassarle: un fatto epocale che li quotidiani dei movimenti bancari, oltre andrebbe enfatizzato». Il Codice della crisi all’acquisizione automatica dei flussi per i d’impresa e dell’insolvenza (di cui al decrebonifici». Quel che le imprese stanno scoto legislativo14/2019) prescrive che le Pmi, prendo in questi primi mesi dall’introduziocomprese le micro imprese, debbano apne della nuova normativa è che seguire in prontare un sistema di tesoreria aziendale, modo appropriato il cash flow genera vanidoneo alla rilevazione costante del correttaggi importanti. «Riorganizziamo il procesto assolvimento degli impegni finanziari di so dell’amministrazione per creare tempo

e qualità» evidenzia Tranquilli, «tempo con l’automazione, qualità con le competenze applicate alla tecnica bancaria. Per fare tutto questo abbiamo stretto alleanze con importanti sistemi bancari italiani, quasi tutti i vendor di sistemi per Erp (Enterprise resource planning). Abbiamo il supporto del mondo bancario e dei colleghi che, nelle varie software house nostre consulenti, conoscono la materia e quindi risvegliano nei nostri interlocutori tutto l’amore per la ragioneria e la tecnica bancaria, perché da una buona applicazione di queste due tecniche si ottengono qualità del lavoro, automazione delle procedure, tempistiche efficienti delle esecuzioni». La caratteristica dei software di DocFinance è di avere una sola release super modulare, che è utilizzata da tutti i clienti, il cui fatturato va dai 4 milioni ai 10 miliardi di euro: «C’è grande standardizzazione operativa in ambito finanziario, tutti noi facciamo le stesse cose» sottolinea il Ceo di DocFinance, «essendo reggiani abbiamo imparato da Max Mara a fare il pret-a-porter. Il nostro software è molto completo e modulare, ognuno usa le funzionalità che gli servono. Crescendo le dimensioni e la complessità dell’azienda è possibile sfruttare più caratteristiche di quelle che sono utili per le piccole. Così il software accompagna la Pmi nel suo percorso di crescita».

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GESTIRE L’IMPRESA

Se tra i soci arriva il momento della “pausa di riflessione” Dalle clausole specifiche inserite nell’atto costitutivo alla mediazione: ai possibili dissidi tra azionisti conviene pensare prima che sia troppo tardi. Elaborando una exit strategy da utilizzare in caso di emergenza di Guidalberto Gagliardi*

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e più o meno il 70% delle startup falsulla qualità della vita quotidiana. Analogalisce nel giro di cinque anni, la colpa mente a quanto accade in caso di asimmetria è dei dissidi interni, stando a una renell’apporto: nelle società tecnologiche e nelcente ricerca americana. E stando all’Harvard le associazioni professionali è frequente che Business Review è lo scontro tra personalità uno o più soci operativi percepiscano che il differenti la molla che fa degenerare i rapporti contributo dei vari partner non sia identico tra soci. Persino quando l’azienda ha successo oppure che qualche socio ottenga un compenil conflitto è dietro l’angolo. Ed è particolarso eccessivo rispetto al valore che apporta alla mente .pericoloso quando il capitale è diviso in quote paritarie. I conflitti sono particolarmente frequenti per le non quotate. La concentrazione del controllo, soprattutto nelle imprese familiari, è uno dei principali fattori di attrito. Altri elementi critici possono essere l’inefficacia delle strutture di corporate governance e la carenza della liquidità necessaria per agevolare il ritiro di un azionista. partnership. Spesso poi le Pmi devono affrontare la scarsa Anche assunzioni e licenziamenti sono un distinzione tra la proprietà e la gestione aziencampo minato, specie qualora la decisione ridale. Prevenire è meglio che curare: ragionanguardi i propri congiunti. Per non parlare del do in anticipo sulle possibili ragioni di dissidisaccordo sulla strategia aziendale: abbiamo dio, si possono approntare delle salvaguardie appena acquisito un e progettare dei perPREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE grande ordine da un corsi atti a minimizzaMA NELLE PMI RARAMENTE SI PREVEDE re i possibili problemi L’EVENTUALITÀ DEL DISSIDIO TRA SOCI importante cliente ma occorre assumere del futuri tra soci. AL MOMENTO DELLA COSTITUZIONE personale o investire Il dissidio è dietro l’angolo in tecnologia. Magari un socio è favorevole a I motivi per litigare non mancano mai. C’è rischiare per cavalcare quest’onda, l’altro afl’oppressione, per esempio, nel caso un azioferma che “piccolo è bello” oppure che prefenista detenga la gestione operativa dell’azienrisce incassare un dividendo. da o possieda una quota societaria di conIn questa e simili situazioni la frattura può trollo: l’iniquità effettiva o percepita è molto diventare insanabile. Utili e dividendi sono pericolosa e può creare risentimenti che nelle altrettante bucce di banana su cui è facile imprese familiari talvolta arrivano a incidere scivolare, specie se i soci di maggioranza pon-

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gono in atto manovre volte per comprimere i profitti (per esempio pagandosi dei compensi esagerati) oppure votare costantemente per l’accumulo degli utili a riserva, anziché per la distribuzione di dividendi. Lo scopo potrebbe essere quello di forzare i soci di minoranza a svendere le loro quote. E se uno dei soci si volersi ritirare? Si pone il problema della liquidazione della sua partecipazione e soprattutto di come e quando rimpiazzarlo nei ruoli gestionali che eventualmente ricopriva. Purtroppo molti statuti non prevedono esplicitamente dei processi di ritiro e dissoluzione, fatta eccezione per i diritti di recesso previsti per legge. Ma ci sono anche situazioni opposte in cui un socio non intende rinunciare alle proprie deleghe operative per quanto non appaia più idoneo a ricoprire il suo ruolo storico. Se poi ci troviamo di fronte a un declino del mercato o a una crisi aziendale, quando insomma qualcosa non funziona e i risultati iniziano a peggiorare, le tensioni tra soci inevitabilmente emergono e tendono rapidamente a degenerare in un conflitto aperto. E in caso di cessione, il socio che detiene la maggioranza o la gestione aziendale potrebbe comportarsi scorrettamente nel creare o condurre un’operazione straordinaria, ledendo volontariamente i diritti dei soci meno coinvolti.

L’uscita di emergenza

L’importante è non farsi prendere alla sprovvista. Ci sono varie previsioni legali e operative che si possono negoziare. Idealmente questi argomenti andrebbero ragionati sin


ufficialmente una mediazione. La mediazione però funziona solo se le parti sono in buona fede e hanno una sufficiente disposizione ad accettare un compromesso.

E quando il divorzio è inevitabile?

dalla costituzione della società e formalizzati per iscritto nell’atto costitutivo, in un patto tra soci o in accordi di gestione. Tra i temi da considerare ci possono essere le modalità per creare occasioni di confronto costruttivo tra i soci in aggiunta alle ordinarie assemblee di bilancio, sovente solo formali, i tempi e contenuti del reporting, le politiche dei dividendi, le procedure per definire il reclutamento e la remunerazione di parti correlate, i patti di non concorrenza, le prelazioni e gli accordi di compravendita automatica delle quote. Diversi patti parasociali preferiscono codificare le procedure per fare incontrare e negoziare i soci in dissidio tra loro, piuttosto che proporre una soluzione automatica e preconfezionata per la liquidazione di un socio o compravendita di quote tra soci. Secondo alcuni, infatti, la presenza di clausole specifiche limiterebbe la sfera di autonomia negoziale delle parti, mentre la trattativa consentirebbe di sviluppare piattaforme negoziali articolate. In concreto? Quando il dissidio diventa palese e le discussioni tra i soci non sortiscono effetti conciliatori, uno dei possibili approcci risiede nell’affidare la questione a un gruppo ristretto di consiglieri di amministrazione di riconosciuta autorevolezza. Di rado però le Pmi italiane hanno un consiglio sufficientemente articolato ed è quindi più probabile che il primo passo per superare un’impasse societaria possa solo consistere nel rivolgersi a un professionista di fiducia di tutte le parti coinvolte, di solito il commercialista o il legale, affinché cerchi di dirimere la questione contestata e calmi gli animi. In alternativa si potrebbe richiedere

Se il conflitto è insanabile, l’intervento di un mediatore farà solo perdere tempo prezioso. Gli accordi societari, originali o adottati durante la vita dell’impresa, possono disciplinare le modalità per gestire i contrasti che non siano risolvibili tramite il dialogo. Un esempio? Potrebbe esserci un patto automatico di compravendita tra soci che impone, al verificarsi di determinati gravi eventi di stallo societario, che uno degli azionisti assuma il controllo della società e l’altro vi rinunci a fronte di un corrispettivo. Queste intese cercano di ottenere un risultato equo e sono perciò spesso costruite affinché ciascuna parte possa formulare la propria offerta ignorando se sarà venditrice o acquirente. Senza entrare in dettagli legali, si possono così avere opzioni put SI POSSONO PREVEDERE OPZIONI PUT AND CALL RECIPROCHE, LA ROULETTE RUSSA, IL MEXICAN SHOOTOUT O IL TEXAS SHOOTOUT

and call reciproche, la roulette russa, il Texas shootout o il Mexican shootout. Le tecniche variano a seconda di come si determina chi sia l’acquirente e del modo in cui sarà fissato il prezzo di scambio: in comune hanno un’alea importante. Non solo: si tratta di metodologie draconiane che, a dispetto del loro originario intento di equità, nell’applicazione possono dar luogo a risultati fortemente asimmetrici, imponendo un onere ingiusto al soggetto che non dispone delle risorse per acquisire la quota altrui oppure a colui che non desidera diventare socio unico dell’impresa contesa. Alcune clausole di vendita automatica potrebbero addirittura essere invalidate in sede di giudizio: è quindi necessario che le pattuizioni tra soci siano redatte da un legale che consideri le tutele che il diritto italiano garantisce. Altri accordi tra soci prevedono che uno stallo societario conclamato comporti l’obbli-

go per tutti gli azionisti di vendere a terzi le loro quote. Se le vie d’uscita non sono state predeterminate, va gestita la separazione: è possibile nominare un custode delle quote e un consiglio di amministrazione provvisorio., poi si può ricorrere alla mediazione, all’arbitrato o al giudizio in tribunale. «In questi casi la lite diventa dispendiosa e lunga: qualsiasi buon legale vi suggerirà di cercare preventivamente una soluzione consensuale, fatto salvo l’improbabile caso in cui dubitiate della ragionevolezza e dell’onestà dell’altra parte. E che non sempre la giurisprudenza italiana accetta che un contenzioso tra soci sia risolto tramite arbitrato. Se concordassero almeno sulla decisione di cedere la società, i soci in conflitto potrebbero conferire un mandato congiunto a un advisor che si faccia carico della vendita, magari fissando un valore minimo di comune gradimento. Però i tempi per il trasferimento di quote sociali sono naturalmente incerti e i risultati difficilmente soddisfacenti soprattutto qualora la società non fosse strutturata per operare indipendentemente dalla presenza dei soci. In casi estremi si può avviare la liquidazione dell’attività, vendendo le attività in comune, saldando i debiti sociali e dividendo tra i soci l’eventuale avanzo. La liquidazione di solito è la situazione meno conveniente in quanto probabilmente porterà al dissolvimento dell’avviamento aziendale e poiché può comportare importanti oneri fiscali in capo alla società e ai soci. Il processo liquidatorio, d’altra parte, è spesso l’unico percorribile quando i soci hanno un importante coinvolgimento personale nell’attività, come avviene negli studi professionali, o quando l’impresa adopera dei cespiti che devono essere restituiti ai soci dissenzienti. * Guidalberto Gagliardi (nella foto), è esperto di processi di M&A, private equity e finanza straordinaria, docente di formazione manageriale, autore di libri, giornalista pubblicista e istruttore di attività subacquee. È cofounder di Equity Factory (www.equityfactory.it), advisor specializzato nella consulenza finanziaria per le operazioni societarie straordinarie.

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GESTIRE L’IMPRESA

Flotte, l'unico settore automotive che non conosce crisi È l'analisi del Gruppo Koelliker, importatore e distributore unico di Mitsubishi e Ssang Yong, che per questo ha deciso di "aggredire" il mercato delle Pmi con programmi di formazione destinati alla rete

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n settore che rappresenta il 46% sempre più importanza ed è equamente dividell’immatricolato automotive totaso tra aziende e noleggio. Storicamente, siale e che sta continuando a crescere: mo sempre stati presenti lungo tre direttrici è il comparto delle flotte. Così il fleet manaprincipali: privati, grandi aziende e pubblica ger oggi deve essere amministrazione. Tre IL NUOVO FLEET & REMARKETING capace al contempo di comparti che continuMANAGER PIERLUIGI SINICROPI gestire il mondo delle iamo a coprire anche PUNTA ANCHE SUI MODELLI CAPACI aziende (siano esse con gli ultimi arrivati DI ATTRARRE UNA CLIENTELA VARIEGATA società di grandi didi Mitsubishi e Ssang mensioni, pubbliche amministrazioni e perfiYong. no liberi professionisti) e quello del noleggio Per quanto riguarda la casa giapponese, stiasia a breve che a lungo termine. Una sfida che mo lanciando L200 - che in questo momenè stata raccolta dal Gruppo Koelliker, tra i più to rappresenta il 20% dell’immatricolato importanti player italiani del settore. L’aziencomplessivo nel segmento pickup, il secondo da, nata nel 1936, è tra i leader nell’importazione e vendita di automobili, con uno storico di oltre 1,8 milioni di veicoli ceduti. Non solo: è importatore e distributore unico di Mitsubishi (dal 1979) e la coreana Ssang Yong (dal 2003). Una sfida, si diceva, che è stata raccolta dal manager operativo che dovrà continuare nello sviluppo delle nuove strategie del comparto. Dal 1° luglio scorso, infatti, Pierluigi Sinicropi (nella foto) – un passato tra Kia, Fca e Bmw – è il nuovo fleet & remarketing manager del Gruppo Koelliker. «Oggi – ci spiega Sinicropi – il mondo delle flotte sta acquisendo

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brand nel comparto – e Outlander, che hanno caratteristiche perfette per chi debba svolgere lavori anche fuori dalle normali strade asfaltate; per quello che concerne l’azienda coreana, abbiamo Rexton e Rexton Sport: il primo è un 4x4, il secondo un pickup con ottime capacità di adattamento ai diversi fondi stradali». I settori più inesplorati dal gruppo Koelliker sono invece quelli che riguardano le piccole e medie imprese e i noleggi. Nel caso degli affitti a breve termine, si tratta di un segmento in cui l’azienda ha finora deciso di non lanciarsi perché ha trovato maggiore profittabilità nel rapporto con le imprese. Per quanto concerne le Pmi, invece, il piano di Sinicropi è semplice: aggredire questo mercato con decisione. «Per raggiungere questo obiettivo – prosegue il fleet&remarketing manager – dobbiamo affidarci molto alla rete distributiva. I nostri concessionari hanno le competenze giuste, ma abbiamo deciso di agevolarli con un piano di formazione ad hoc: partiremo con una prima sessione di training già alla fine di quest’anno. Vogliamo sfruttare le nostre competenze di marketing per sviluppare strategie territoriali. Altre idee che necessitano di essere messe in pratica sono l’ampliamento dei contatti con le pmi e un progetto di vetture dimostrative per dare la possibilità di effettuare test drive». Infine, il “piano Sinicropi” riguarda i modelli venduti, capaci di attrarre una clientela sempre più variegata. «I nostri cento concessionari – conclude il manager del Gruppo Koelliker – possono contare sulla sinergia con i due brand, Mitsubishi e Ssang Yong, che lanceranno a breve nuovi prodotti perfetti per i nostri mercati e per quelli che vogliamo aggredire: i giapponesi, nel segmento B-suv, sono pronti a sbarcare con Asx, mentre i coreani, nell’ultimo trimestre, avranno un nuovo nato tra i C-Suv: Korando. Ma ci affideremo anche ad altre attività: abbiamo chiuso da poco con uno dei più importanti player del semento noleggio e andremo a toccare quei clienti che vogliono acquistare la vettura con il noleggio a lungo termine».


Se l’impresa non ha storia non è detto non abbia valore Le valorizzazione delle start-up passa dal confronto con le aziende comparabili e dalla valutazione dei flussi finanziari attualizzati. Perché se il business model cambia, i fondamentali restano sempre gli stessi di Francesco Bianchi*

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ei manuali finanziari si illustrano per lo più strutture finanziarie e metodi di valutazione e di valorizzazione che fanno riferimento a imprese che hanno un passato, da una storia commerciale ed economica, a flussi di cassa. Valutare la possibilità di finanziare una start-up è un’operazione che si scontra con le particolarità di quel tipo di intrapresa: • essa si caratterizza per un’estrema volatilità del proprio attivo economico e del modello di business; • il ruolo dell’imprenditore-fondatore è centrale per il successo dell’impresa;

• le necessità di finanziamento sono elevate, a fronte di mezzi propri di regola scarsi; • gli investitori giocano un ruolo rilevantissimo;

• molto spesso la valorizzazione di una start-up si rivela altamente speculativa.

Considerate queste caratteristiche di base è tuttavia necessario aggiungere alcuni profili identitari da tenere di conto in prospettiva: (i) soltanto i capitali propri possono finanziare il rischio; (ii) molto probabilmente sarà necessario affrontare più fasi di finanziamento, corrispondenti a differenti tappe di sviluppo; (iii) il goo-

dwill: resta importante, ma con specificità proprie. La valorizzazione di una start-up è argomento tanto interessante quanto vasto per le sue implicazioni metodologiche. Come detto, rilevante è il confronto con imprese comparabili del settore oltre al metodo dei flussi finanziari attualizzati (Discounted Cash Flows o DCF). A grandi linee un valido approccio metodologico potrebbe essere: 1) attraverso l’uso di un multiplo pertinente si arriva ad un valore dell’impresa a medio termine (5-7 anni) 2) si attualizzano i flussi di tesoreria previsti. A questo riguardo il tasso di attualizzazione, rappresentativo del rischio, dovrà prendere in considerazione l’altissima mortalità di imprese nascenti su un analogo orizzonte temporale. Ciò ci fornirà la valorizzazione della azienda post-money, in quanto questa dovrà raccogliere nuovi fondi in quel periodo 3) si sottrae l’importo della raccolta dei fondi in corso per trovare la valorizzazione pre-money. Un esempio numerico rende meglio il ragionamento. Il fondatore di una start-up ritiene che la valorizzazione della impresa a 5 anni dalla sua fondazione si ottenga adoperando un multiplo di 4 x EBITDA (poniamo che l’EBITDA sia 35m/E): perciò 140m/E. Tuttavia poiché il tasso di attualizzazione sarà verosimilmente elevatissimo, considerando il rischio e la percentuale di fallimento annuale di imprese simili, il valore si potrà ridurre facilmente sino a

L’AUTORE, FRANCESCO BIANCHI

8,53m/E (post-money). Se l’aumento di capitale in corso è pari a 1,5m/E, la valorizzazione pre-money sarà, in questo caso, di 7,03m/E consentendo ai nuovi investitori di acquisire una percentuale del capitale del 17,5% circa (1,5mE/8,53mE). Per restare al nostro esempio, se il numero di azioni esistenti pre-aumento capitale è pari a 5.000.000 di valore nominale pari a 1/E, il numero di azioni di nuova emissione sarà pari a 1.066.000: il loro prezzo unitario sarà perciò di 1,41 (1/E di valore nominale e 0,41/E prezzo di emissione). Questi calcoli ci dicono ancora che i nuovi investitori hanno apportato il 23% di mezzi finanziari freschi contro il diritto a sottoscrivere il 17,5% di capitale. Se in futuro non si riscontrerà la creazione di valore prevista dal fondatore, al secondo giro di aumento di capitale avrà luogo un riaggiustamento che, per permettere un riequilibrio tra tutti gli investitori, porterà ad una forte diluizione del fondatore e probabilmente alla perdita di controllo dell’impresa da lui fondata. La conclusione è che anche per le start-up, indipendentemente dai business model che cambiano nel tempo, i fondamentali restano gli stessi: si crea valore con investimenti che generano flussi di cassa. Se questi non si producono, l’impresa non ha valore. *partner Seven Capital Partners

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GESTIRE L’IMPRESA

Il prodotto smart si reinventa trasformando il business Secondo Accenture oltre il 75% delle industrie del segmento manufatturiero sarà esposto nei prossimi anni a un grave rischio di disruption: ecco perché occorre cambiare strategia aziendale di Marina Marinetti

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embrerà una banalità, ma è una banalità a cui bisogna prestare molta attenzione: la tecnologia digitale ha creato nuove realtà aziendali e scardinato le vecchie. Interi settori sono stati già trasformati e le tecnologie emergenti non mostrano segni di rallentamento: secondo Accenture, oltre il 75% delle industrie del segmento manifatturiero sarà esposto nei prossimi anni a un grave rischio di disruption o ha già visto il proprio business messo notevolmente in crisi dall’innovazione digitale. E dato che l’intelligenza artificiale, le reti 5G, il quantum computing, la stampa 4D, le nanotecnologie e i materiali smart, sono all’orizzonte e il digitale sta superando l’hardware come fonte di valore nei prodotti, le aziende che non si adeguano rischiano l’estinzione nella “outcome economy”, la cosiddetta “economia del risultato”. La soluzione? Sta nei nuovi metodi di design e nell’ingegnerizzazione del prodotto. Secondo Eric Schaeffer, Global lead della practice Industrial di Accenture, e David Sovie, Global lead della Industry High tech di Accenture, autori di “Reinventing the Product: How to transform your business and create real value in the digital age” (ed. Kogan Page), il prodotto del futuro è intelligente e connesso, dotato di capacità di risposta, adattabilità e caratteristiche collaborative: tratti che ne definiscono il valore prospettico. Così, le aziende del

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L’ESEMPIO ITALIANO I due Global Lead di Accenture fanno gli esempi di Faurecia, Samsung, Caterpillar, Amazon, Tesla, Google. E dell’italiana Biesse Group, leader mondiale nella tecnologia per la lavorazione di legno, vetro, pietra, plastica e metallo, che Accenture dal 2017 affianca per implementare una roadmap a 5 anni di evoluzione digitale del proprio modello di business tradizionale, grazie alla piattaforma IIoT (Industrial Internet of Things) Sophia basata su Accenture IoT Connected Platforms as a Service (CpaaS) e sviluppata su Microsoft Azure, che ad oggi già connette ed elabora i dati provenienti da più di 1.000 macchine nel mondo. Per fare cosa? Diagnostica real time, analisi predittiva, tracciabilità degli eventi di produzione, ottimizzazione dei processi produttivi dei clienti. La piattaforma, studiata per semplificare e razionalizzare la gestione del lavoro post-vendita, consente infatti di inviare in tempo reale informazioni e dati sulle tecnologie in uso ottimizzando le prestazioni e la produttività delle macchine e degli impianti, monitorando la produzione e il funzionamento, assistendo i clienti nelle operazioni di manutenzione e prevenendo eventuali guasti.

A DESTRA, ERIC SCHAEFFER, GLOBAL LEAD PRACTICE INDUSTRIAL DI ACCENTURE

settore manifatturiero possono reinventarsi sviluppando sette capacità che le aiuteranno a estrarre nuovo valore dai prodotti esistenti e sfruttare i nuovi mercati di prodotti connessi e intelligenti. Saranno essenziali nuove competenze: a livello gestionale, per la forza lavoro e nell’organizzazione dei processi aziendali La prima capacità essenziale è la “flessagilità” nella progettazione dei prodotti del futuro: «La parola “flessagilità” combina flessibilità, cioè la volontà e capacità di cambiare, e agilità, la rapidità del cambiamento», spiega Eric Schaeffer. «Ne deriva un workflow di sviluppo rapido e non lineare in grado di dare un colpo di spugna e tornare alla fase di riflessione se un’idea, un progetto, un prodotto o un servizio non sembrano all’altezza dell’esperienza d’uso impeccabile che devono offrire. La progettazione agile è un’altra capacità cruciale che costituisce ormai la norma nell’era dei prodotti smart connessi, indispensabile per apportare miglioramenti continui ai dispositivi digitali basati su software». La realtà, secondo Accenture, è che le aziende che oggi non riescono ad abbracciare le tecnologie digitali rischiano il fallimento domani. Viceversa, creare singoli prodotti smart connessi consente di riutilizzare i dati risultanti, basati sull’utilizzo, per lo sviluppo delle generazioni successive di prodotti: «I prodotti


LE SETTE CAPACITÀ ESSENZIALI 1 Creare “flessagilità” Un workflow di sviluppo rapido e non lineare in grado di dare un colpo

di spugna e tornare alla fase di riflessione se un prodotto non sembra all’altezza dell’esperienza d’uso impeccabile che deve offrire.

2 Progettazione agile del nuovo I produttori di hardware non possono più permettersi di fare affidamento su processi poco flessibili. Si rende necessaria, piuttosto, una revisione costante e iterativa di idee, prodotti e servizi annessi.

3 Data augmentation attraverso l’intelligenza artificiale

I prodotti smart collegati sono dispositivi “data-driven” e “data-producing”, che fanno uso e generano dati. Le aziende, quindi, devono prepararsi ad adottare soluzioni di data augmentation, per incrementare la raccolta e l’analisi di dati in tutte le loro funzioni.

4 Competenze come servizio Il passaggio dalla vendita di hardware a un modello “as-a-service” ricorrente richiede un cambiamento fondamentale e lo sviluppo di un’ampia gamma di capacità che al momento non esistono.

5 Una forza lavoro esperienziale Un pool di talenti orientati al risultato è una risorsa fondamentale. I team

direttivi devono essere supportati da nuovi meccanismi di incentivazione per abbandonare il concetto di unità vendute a favore del criterio del successo presso i clienti.

6 Orchestrazione degli ecosistemi Alcuni prodotti smart connessi funzioneranno come piattaforme. Gli ecosistemi smart collegati sono dispositivi “data-driven” e “data-producing”, che fanno uso di e generano dati. Le aziende, quindi, devono prepararsi ad adottare soluzioni di data augmentation, per incrementare la raccolta e l’analisi di dati in tutte le loro funzioni», aggiunge David Sovie, Global Lead della Industry High tech di Accenture. «I dati devono diventare la valuta principale, nonché la più preziosa, di tutti i processi aziendali. Sono importanti per comprendere il mercato, l’utilizzo del prodotto e come possa essere migliorata la user experience attraverso nuovi servizi. Il passaggio dalla vendita di hardware a un modello “as-a-service” ricorrente è effettivamente molto complesso», continua Sovie. «La maggior parte delle aziende manifatturiere incontra molte difficoltà in quanto questo processo richiede un cambiamento fondamentale del proprio Dna e lo sviluppo di un’ampia gamma

dovranno quindi poter identificare potenziali partner in grado di fornire tecnologie, dati o servizi cruciali per incrementare il valore del prodotto.

7 Sicurezza diffusa La gestione di dispositivi smart comporta la capacità di definire e coordinare un’ampia gamma di aspetti legati alla sicurezza. All’interno dell’ecosistema, è necessario saper prevedere i rischi di sicurezza informatica e gestirli in maniera proattiva, e tutelare la proprietà intellettuale.

di capacità che al momento non esistono. I lavoratori che creano prodotti smart connessi hanno bisogno di speciali competenze, profili, mentalità e atteggiamenti: un pool di talenti orientati al risultato è una risorsa fondamentale, in quanto il nuovo si basa essenzialmente sullo sviluppo di dispositivi in grado di fornire risultati intelligenti incentrati sul cliente lungo l’intero ciclo di vita del prodotto o del servizio». «I modelli operativi costruiti attorno a partnership multilaterali e multidimensionali

e a reti collaborative aperte creeranno anche valore sufficiente a garantire la sopravvivenza nel nuovo universo di prodotti», conclude Eric Schaeffer. «I prodotti smart sono programmati per svolgere determinate azioni che trascendono spesso il cyberspazio e hanno effetti sul mondo fisico, facendo così della sicurezza un tema di grande rilevanza. La sicurezza dei dati deve ricevere la priorità assoluta per evitare danni derivanti da attacchi alla sicurezza e alla privacy dei clienti».

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GESTIRE L'IMPRESA

Dirigenti, rivoluzione morbida in un contratto che crea valore Rinnovato dopo sei mesi di trattative l'accordo tra Confindustria e Federmanager. Al centro interessanti migliorie economiche, ma soprattutto politiche attive del lavoro e tanta qualità professionale di Sergio Luciano

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l mondo invecchia, e loro agevolano chi vuol fare figli; il sessismo dilaga, e loro valorizzano le donne; la cultura del mordi-e-fuggi borsistico all’americana sembra aver conquistato tutti e loro varano gli incentivi per chi prosegue a lungo termine nel suo impegno: come tutte le rivoluzioni vere è cominciata in sordina, ma il contratto di lavoro firmato da "loro", cioè quello dei dirigenti industriali appena rinnovato da Confindustria e Federmanager ha veramente un che di rivoluzionario. Il nuovo contratto decorre dal 1° gennaio 2019 e ha una durata di 5 anni, con scadenza 31 dicembre 2023. Se ne parlava da sei

mesi finchè, con la classica valigia delle vacanze già pronta, i delegati hanno raggiunto l’accordo e i capi hanno firmato: il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla e l vicepresidente di Confindustria per le relazioni industriali, Maurizio Stirpe. «Questo rinnovo segna una netta inversione di tendenza nelle relazioni industriali», spiega Cuzzilla: «È un contratto che ha a cuore il futuro della dirigenza così come quello delle imprese. Abbiamo costruito un quadro contrattuale coerente con l’evoluzione della figura manageriale e innovativo per la gamma di strumenti che i dirigenti hanno finalmente a disposizione per affron-

STEFANO CUZZILLA, PRESIDENTE FEDERMANAGER

tare al meglio le sfide della competitività e del mondo del lavoro. In definitiva – aggiunge – ogni capitolo introduce elementi migliorativi ed è un risultato di cui sono largamente soddisfatto». Già: sul piano delle logiche contrattuali tradizionali non c’è che dire: il ruolo del manager ne esce valorizzato. Il trattamento minimo di garanzia è stato aumentato a 75mila euro, dagli originali 66mila, con progressione graduale, insieme alla proroga degli aumenti di anzianità per coloro che ne hanno diritto. Innalzata anche dagli originali 2 ai 4 mesi di preavviso l’indennità supplementare in caso di risoluzione del rapporto per

Valter Quercioli: «Noi manager siamo la spina dorsale del Paese: era ora che lo si riconoscesse». E con il Long Term Incentive il futuro è più garantito

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capo della Delegazione Federmanager che ha trattato in questi mesi con Confindustria ogni virgola del nuovo contratto dei manager industriali, c’è Valter Quercioli (nella foto) , responsabile del Branch Management COE di BHGE – Nuovo Pignone. È stata una trattativa difficile? È stata una trattativa complessa, abbiamo dovuto tener conto non solo delle necessità degli interlocutori ma anche di quelle dei nostri stakeholder interni. Di fatto, piuttosto che con una trattativa uno-a-uno, abbiamo avuto a che fare con una negoziazione unoa-molti che ci ha richiesto un notevole sforzo creativo e una grande capacità di sintesi.

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I suoi colleghi ora avranno un trattamento retributivo minimo più alto. È soddisfatto di questo aumento? Come sempre, quando si parla di retribuzioni non si è mai del tutto soddisfatti (ride). Certamente il significativo aumento del minimo retributivo (+14% a regime) è un segnale importante per consegnare dignità a una categoria, quella dei dirigenti, che è la vera spina dorsale dell’industria di questo Paese. Il compito dei minimi tabellari è proprio quello di segnalare che una determinata mansione, un determinato inquadramento sono di maggiore o minore rilevanza per l’azienda, a prescindere dal valore dei singoli. Il management meritava

un adeguato riconoscimento a livello economico ed è un obiettivo che abbiamo raggiunto. Poi avete inserito il concetto di Long Term Incentive. Di cosa si tratta? I manager, come tutti i lavoratori, sono esposti alle mutevoli dinamiche dei mercati in cui le aziende operano e oggi queste dinamiche tendono a premiare i risultati di breve periodo anche se, paradossalmente, questo può andare a svantaggio della prestazione di medio e lungo periodo dell’azienda. Faccio un esempio: posso aumentare i profitti dell’anno semplicemente


chi ha un’anzianità aziendale fino a 2 anni. E poi il welfare: all’interno del Fondo di sanità integrativa Fasi sarà costituita una gestione separata dedicata alla non autosufficienza. La tutale del Fasi potrà essere accorpata a quella del Fondo Assidai, e l’entità della copertura sanitaria salirà molto. Debuttano MAURIZIO STORPE E MARIO CARDONE anche nel contratto le politiche attive del lavoro con una contribuzione aziendale di quella a carico del dirigente. 100 euro per ciascun dirigente in servizio «Le nuove disposizioni consentono di fare a cui le imprese sono tenute e che saranno del Fondo Previndai ancora di più uno strugestite dall’Associazione 4.Manager. Ci samento gestionale della politica retributiva, ranno risorse anche per finanziare le iniziacostituendo misure che vanno tutte a vantive di outplacement a favore dei manager taggio del dirigente», sottolinea il direttore coinvolti da processi generale FedermanaAUMENTI DEI MINIMI, RADDOPPIO di ristrutturazione/ ger, Mario Cardoni, DELL'INDENNITÀ DI PREAVVISO E PARITÀ riorganizzazione che ha seguito passo DI GENERE: NEL NUOVO CONTRATTO aziendale. Mentre la IL RUOLO DEL MANAGER ESCE VALORIZZATO per passo tutto il previdenza completavolo negoziale. Si mentare esce rafforzata dal rinnovo con 3 conferma il ruolo-chiave di Fondirigenti nella misure: l’incremento del massimale conformazione continua dei dirigenti in attività con tributivo, l’eliminazione del requisito dei l’obiettivo di garantire la loro “employability”, 6 anni di anzianità aziendale per l’applicache è un concetto che fa per la prima volta la sua zione del minimale contributivo a carico comparsa nel contratto. dell’azienda, e l’inserimento di un criterio E un articolo ad hoc è stato intitolato al tema di flessibilità che attribuisce alle aziende la delle pari opportunità: “La parità di genere facoltà di aumentare la contribuzione a proè una conquista di questo contratto – sottoprio carico fino al 7%, riducendo fino all’1% linea Cuzzilla - e il mio auspicio è che possa evitando di investire nello sviluppo dei nuovi prodotti, oppure attivando procedure di riduzione del personale anche sapendo che nel futuro prossimo i carichi di lavoro potranno aumentare. Il Long Term Incentive serve proprio a questo: a legare la valutazione della prestazione di un dirigente e il compenso che vi è associato non solo ai risultati nel breve, ma anche a quelli di medio e lungo periodo, per ridurre il rischio di comportamenti opportunistici che non fanno il bene dell’azienda. Anche il ruolo del manager sta cambiando. Pensa che il nuovo contratto sia in linea con l’evoluzione della figura manageriale? La trasformazione digitale dei processi produttivi, il time-to-market sempre più breve dei nuovi prodotti, la modifica delle

catene del valore internazionale conseguenti alle guerre dei dazi, l’emersione dell’intelligenza artificiale come tecnologia sostitutiva del lavoro intellettuale routinario sono alcuni dei trend emergenti che oggi cominciano a dispiegare i loro effetti potenti. Con questo contratto abbiamo introdotto due concetti molto semplici che aiuteranno i dirigenti a fronteggiare gli impatti sul loro lavoro quotidiano nonché sul mercato del lavoro manageriale. Il primo riguarda la formazione continua, quale elemento chiave da coltivare per garantirsi l’employability futura, addirittura anche dentro l’azienda in cui già si opera. Il secondo si chiama politiche attive. Qui abbiamo introdotto elementi che permetteranno di fronteggiare con fiducia le sempre più probabili discontinuità lavorative connes-

fare da apripista anche per le altre categorie di lavoratori. A partire dalle differenze di retribuzione tra uomo e donna, sono ancora molte le discriminazioni che penalizzano le nostre colleghe e che non sono più accettabili. Sono barriere che ledono la competitività delle imprese, pregiudicando le occasioni di sviluppo che solo una governance mista sa generare e che oramai sono dimostrate nei fatti». «Il lungo e costante lavoro di ricostruzione di rapporti ora fluidi e di interlocuzione con Confindustria ha creato un clima certamente più disteso, ma chiudere questo rinnovo è stato comunque molto faticoso e ha richiesto sei mesi di intenso confronto – riconosce Cuzzilla. Abbiamo portato a casa un buon risultato di cui dobbiamo essere orgogliosi». Al tema delle pari opportujità sarà dedicato un Osservatorio specifico, ed un altro a quello - in fondo direttamente connesso - che si occuperà (vedi intervista in queste stesse pagine) di "Tutela della maternità e paternità", che dovrà rendere concretamente possibile quel "work-life balance" che nei fatti consente alle donne manager di gestire senza contraccolpi di carriera quella fase delicatissima e cruciale che è la maternità. se ai sempre più frequenti processi di riorganizzazione o ristrutturazione. Tra tutte le novità introdotte, qual è quella di cui si sente personalmente più orgoglioso? Con l’inserimento dei due nuovi articoli su “Tutela della Maternità e Paternità” e “Pari Opportunità”, con i due Osservatori specifici che verranno creati in proposito, abbiamo contribuito a rendere la managerialità al femminile sempre più probabile. L’industria italiana soffre troppo del ridotto contributo delle donne alla gestione del vertice aziendale, è l’ora di recuperare il tempo perduto! Con più donne in posizione manageriale l’industria italiana acquisterà vigore competitivo e capacità di generare ricchezza per tutti i lavoratori e i cittadini.

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INNOVAZIONE, ADDIO PIANO CALENDA PIÙ INCENTIVI PER RICERCA E SVILUPPO IL PALTÒ DI NAPOLEONE Il vero rischio è che il cumulo di impegni e promesse che i due partiti di maggioranza stanno accumulando nella loro comunicazione verso i rispettivi elettori si riveli poi ingestibile per mancanza di risorse. Come nella mitica scena di «Miseria e nobiltà» in cui Totò pianifica gli acquisti per una cena luculliana che avrebbero dovuto essere pagati col ricavato del pegno su un cappotto: finché la «spalla» gli chiede: «Ma cos’è, il paltò di Napoleone?»

68 INVESTITORE SERIALE IL VERO IMPRENDITORE DIGITALE...COPIA!

70 PMI INDEX LA MECCANICA SETTORE ANCORA IN TIRO

I rumors dicono che il governo Gialloverde si appresterebbe ad eliminare anche l’iperammortamento ed a concentrare le risorse per l’incremento del credito d’imposta per tutte le attività di ricerca e sviluppo di Marco Scotti

D

etta così non è decisamente una verse fonti qualificate, che riferiscono come grande novità: per quanto concerintenzione dell’esecutivo sia di eliminare ne l’industria, soprattutto quella anche l’iperammortamento, dopo aver già di moderna concezione che viene comunetagliato il superammortamento con la scormente racchiusa sotto il cappello di “4.0”, c’è sa legge di Bilancio, per puntare forte sulla un’Italia a due velocità. Nessuno si stupisce ricerca e sviluppo, un settore aziendale che nemmeno quando si analizza la dicotomia vede l’Italia agli ultimi posti per quanto risu base territoriale (Nord vs Sud), mentre guarda gli investimenti e che necessita di qualche fronte in più un deciso cambio di si aggrotta se si divi- IL TOTALE DEGLI INCENTIVI DOVREBBE rotta. Appare sempre ESSERE «A SOMMA ZERO»: E SE dono le imprese su più probabile, quindi, AVANZASSERO FONDI STRUTTURALI, base dimensionale che – contrariamente ANDREBBERO A TUTTA L’INNOVAZIONE (le grandi aziende ina quanto si pensava vestono in proporzione più delle piccole). fino a qualche settimana fa – l’iperammortaPerché secondo Confindustria, il 96% dei mento non verrà reso strutturale, ma, anzi, destinatari dei circa 10 miliardi di euro verrà eliminato per fare spazio a un increottenuti tramite il cosiddetto Pacchetto mento del credito d’imposta per le attività Calenda è composto da pmi, per un totale di ricerca e sviluppo. Il totale degli incentivi, del 66% degli investimenti incentivati. Un quindi, dovrebbe essere a somma zero e, deciso stupore però lo genera il rumor che qualora dovesse avanzare una quantità di Economy può riportare dopo aver sentito difondi strutturali, questa verrebbe dirottata

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FINANZIARE L’IMPRESA

verso R&D nel senso più lato, ovvero anche per attività di innovazione di prodotto e di processo, senza più le rigidità che hanno contraddistinto il rapporto recente con l’Agenzia delle Entrate. «In tema di ricerca e sviluppo – ci spiega Giuseppe Capriuolo, partner di Rsm – le linee guida del governo sono già note da questa legge di Bilancio: fissando un’aliquota di beneficio ridotta per gli strumenti, le fatture di fornitori esterni e i costi dei materiali (prima non ammessi) impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, ha avviato un percorso che condurrà all’ampliamento delle fattispecie agevolabili includendovi anche le attività di mera innovazione. L’autentica IL GOVERNO VUOLE SPOSTARE GLI INVESTIMENTI AGEVOLABILI VERSO LE PMI, DIROTTANDO FONDI DAI VECCHI CAPITOLI DI SPESA

novità, invece, è rappresentata dal fatto che il governo vuole spostare gli investimenti agevolabili verso le pmi, dirottando fondi che precedentemente erano stati destinati all’iperammortamento, misura largamente usata dalle grandi aziende. Se, quindi, a una prima analisi si potrebbe anche pensare che le modifiche normative possano determinare un calo degli acquisti di macchinari e macchine utensili, aderendo ad una accezione più estesa di ricerca e sviluppo sarebbe plausibile vedere inseriti tra gli investimenti agevolabili anche tutti i beni acquistati nell’ambito di un complessivo programma di innovazione delle pmi». Quest’ultima eventualità non appare così lontana: i più recenti macchinari, infatti, spesso e volentieri si avvalgono della manifattura additiva, ovvero la stampa 3D, che permette di abbattere in maniera clamorosa i costi di produzione e realizzazione tramite la creazione di prototipi funzionanti che possono mostrare una sorta di “anteprima” dei prodotti che andranno poi realizzati. Alla base della scelta del governo, una duplice necessità: da un lato includere le piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il

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95% dell’intero tessuto imprenditoriale, in un meccanismo di incentivi che finora ha portato benefici soprattutto alle aziende con maggiore tradizione e maggiore capacità di spesa. Dall’altra perché – con un tipico malcostume italiano – gli incentivi di Industria 4.0 sono stati a volte impiegati per l’acquisto di beni che poco avevano a che fare con l’innovazione ma che in alcuni casi erano poco più che caldaie a condensazione per le abitazioni domestiche. Da notare, infine, che la Nuova Sabatini è stata rinnovata e rifinanziata.

GIUSEPPE CAPRIUOLO, PARTNER DI RSM

Il patent box Altra novità significativa di queste settimane riguarda il patent box, ovvero lo sfruttamento e la detassazione degli utili derivanti da beni immateriali, come anche know-how, software e brevetti. Un recente provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, infatti, ha indicato come operare e, soprattutto, cosa debba contenere il set documentale minimo necessario per accedere al regime del “patent box penalty protection”. «Un provvedimento di questo tipo – prosegue Capriuolo - è molto importante perché da quest’anno, anche in caso di utilizzo diretto dell’Ip, non

SARÀ PIÙ SEMPLICE ACCEDERE AI FONDI PER IL PATENT-BOX E SI RIDURRÀ IL RISCHIO DI SANZIONI


sarà più obbligatorio attivare la procedura di ruling con l’Agenzia delle Entrate ma si potrà procedere in maniera autonoma alla determinazione dei benefici, potendo scongiurare oltretutto il rischio di eventuali sanzioni in caso di contestazione da parte dell’amministrazione finanziaria delle modalità di calcolo del reddito agevolabile».

La formazione 4.0

La seconda “gamba” del pacchetto Calenda prevedeva di puntare in modo diretto sulla formazione delle nuove leve e sulla riqualificazione del personale aziendale. Una necessità che si sarebbe dovuta declinare in diverse modalità: gli Its (gli Istituti Tecnici Superiori che forniscono una valida alternativa all’università con la creazione di figure professionali come gli addetti di fabbrica con competenze avanzate) che formano ogni anno 12.000 studenti contro gli 800mila della Germania e i 530mila della Francia; i competence center e i digital innovation hub, strutture in partenariato tra pubblico e privato in cui creare nuovi lavoratori. Al momento, però, la procedura di trasformazione delle competenze procede un po’ a rilento. «Si può prevedere al momento – prosegue il partner di RSM – che anche nella prossima Legge di Bilancio verrà confermato il credito per la formazione 4.0, grazie al quale le aziende che attuano piani di sviluppo delle competenze aziendali in materie 4.0 hanno diritto a un tax credit tra il 30 e il 50% (a seconda delle dimensioni) con un tetto massimo di 300.000 euro. Tra poche settimane, con la ripresa definitiva dell’attività di governo, potremo capirne di più».

Il credito d’imposta del Mezzogiorno

Se Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno letteralmente fatto la parte del leone nell’attribuzione degli incentivi di Industria 4.0, calamitando poco meno del 70% dei 10 miliardi complessivi messi a disposizione, la latenza del Sud non può essere attribuita esclusivamente a un deficit strutturale di aziende manifatturiere. «Si è ovviamente notata una grandissima differenza tra Setten-

trione e Meridione. Oltre alle ovvie ragioni di una maggiore vigoria della ripresa al Nord, garantita da un comparto manifatturiero sicuramente più strutturato e internazionale, c’è un altro “segreto” – conclude Capriuolo – che parzialmente giustifica le differenze di impiego dell’incentivo tra le due aree del nostro paese: al Sud è disponibile, fino al 31 dicembre di quest’anno, il “credito d’imposta per investimenti al Mezzogiorno” che, in luogo dello sgravio IRES garantito dall’iperammortamento, permette di compensare in F24, direttamente in un’unica soluzione, un contributo che arriva fino al 45% del costo di acquisto dei beni strumentali agevolabili. Il problema grave, però, è che non si parla minimamente di un rinnovo di questa formula di incentivi, e questa è una cosa davvero preoccupante: questo provvedimento ha agevolato, e molto, il Meridione».

LE MACCHINE UTENSILI IN ITALIA Il piano Industria 4.0 ha messo in campo circa 10 miliardi impiegati per macchinari e attrezzature. Il 96% dei beneficiari, a cui corrisponde il 66% degli investimenti incentivati, è composto da imprese con meno di 250 dipendenti (il tetto convenzionale che separa le pmi dalle grandi aziende). Il 35% degli investimenti 4.0 è riferibile a imprese con meno di 50 addetti. L’80% degli incentivi è stato destinato a imprese del manifatturiero. Se, infine, si considera la questione su base territoriale, l’86% degli investimenti è stato concentrato nel Nord Italia, con la Lombardia (35%) davanti a Veneto (17%) ed Emilia Romagna (16%). Unica regione del sud che ha mostrato un po’ di dinamismo è

la Sicilia, con il 3% degli investimenti agevolati complessivi. Se si considerano i dati relativi alle sole macchine utensili, il centro studi di Ucimu (l’associazione di categoria dei costruttori di questi dispositivi) ha registrato nel 2018 un mercato che ha raggiunto i 6,77 miliardi di euro, in aumento dell’11,3% rispetto all’anno precedente, con un aumento sia del mercato interno che dell’export. Un risultato commendevole che però è stato prontamente smentito dai dati del 2019. Nel secondo trimestre di quest’anno, infatti, l’indice Ucimu degli ordinativi delle macchine utensili ha segnato un calo del 31,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno

precedente. Il mercato interno è crollato del 43%, mentre l’export è sceso del 28,5%. « Il calo degli ordini interni –afferma Massimo Carboniero, presidente di Ucimu – dimostra che il mercato domestico, dopo il grande shock positivo provocato dai provvedimenti 4.0, sta tornando alle sue dimensioni fisiologiche ma, sebbene ci aspettassimo un cambio di passo, questo processo di normalizzazione è risultato, nei primi mesi dell’anno, particolarmente repentino, anche a causa della mancanza di chiarezza sull’operatività delle misure per la competitività che il governo avrebbe dovuto mettere a disposizione delle pmi fin da subito».

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FINANZIARE L’IMPRESA

«Il vero digital entrepreneur non inventa nulla: copia» Quando si punta su Internet, è meglio guardare ai business model che funzionano e replicarli in scala. Come fa la tedesca Rocket. E come fa Marco Valta, l’under 40 con più di 90 investimenti nel settore di Marco Scotti SE PAROLE COME EXIT, SECONDARY, EVALUATION O CAP TABLE SONO PER VOI ANCORA SCONOSCIUTE. Ma soprattutto se il mondo del

venture capital e dei business angel rimane un universo ammantato di mistero, Marco Valta è il Virgilio giusto per iniziare a muovere i primi passi in questo settore. Laureato all’Università di Trieste in economia internazionale e con un master a Berkeley in private equity e venture capital, non c’erano molti dubbi su quale potesse essere il ruolo di Valta una volta entrato nel mondo del lavoro: il digital entrepreneur, che può essere tradotto con imprenditore esperto di nuove tecnologie. Al momento sono oltre 90 gli investimenti portati avanti da questo under-40 che ha iniziato da qualche tempo a frequentare assiduamente la Silicon Valley, mecca della new economy. Dal punto di vista imprenditoriale, invece, è stato il fondatore di Virail, un sito web specializzato nella ricerca di offerte, promozioni e tariffe ferroviarie low cost in Italia e all’estero. Valta, lei ha una doppia anima: investitore e imprenditore. Ce le vuole raccontare meglio? Partiamo dalla seconda. Quando ho realizzato ViRail, insieme ai miei soci abbiamo avuto ben chiaro che avremmo dovuto presentare un prodotto fatto e finito, dal coding fino alla vendita del servizio. E soprattutto dovevamo

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tenere conto di dove ci stavamo muovendo, cioè l’Europa, che ha un ecosistema meno florido rispetto a quello degli Stati Uniti. Per questo abbiamo avuto un approccio meno rischioso, in cui abbiamo guardato a modelli di business esistenti, cercando di migliorarli. Non sarà un caso se in giro non si vedono Instagram o Facebook, mentre i modelli di successo sono quelli che riescono a reinventare i marketplace, che nella mia accezione sono luoghi che mettono in comunicazione chi offre un servizio e chi lo riceve, come nel caso di Uber o AirBnb. ZALANDO È NATA IN GERMANIA DAI TRE FRATELLI SAMWER CHE HANNO COPIATO UN BUSINESS GIÀ ESISTENTE NEGLI STATI UNITI

Un esempio di realtà europea che ha operato in questo modo? Rocket Internet. Si tratta di una società fondata dai tre fratelli Samwer in Germania che annovera tra i suoi brand Zalando. Nel 2014 ha completato anche l’Ipo e il suo prodotto di riferimento, appunto Zalando, ha copiato un business model americano che già esisteva. La scelta dei Samwer è stata quella di focalizzarsi su business model funzionanti e di replicarli in scala. Ed è una scelta che ho adottato anche io nella mia carriera di imprenditore. Il problema, quando si punta su internet, è che manca anche un pizzico di cultura. Nel senso che

troppo spesso si pensa che avviare un’attività di questo tipo significhi aprire un sito, ma bisogna confrontarsi con i problemi tipici dell’offline, come le scorte o lo stoccaggio delle merci, avendo a disposizione una platea potenzialmente sterminata. Credo soprattutto che sia opportuno puntare su quei canali di vendita di beni e servizi che sono passati da un mondo offline a uno online. Ad esempio? Ad esempio il mondo delle agenzie di viaggio: fino a dieci anni fa ce n’era una a ogni angolo di strada, oggi sono praticamente sparite. Non è un caso che uno dei nostri primi progetti sia stato proprio una app che permettesse di vendere i biglietti online, andando incontro a nuove esigenze emerse. E questa convinzione mi ha accompagnato anche nella mia attività di investitore, cercando di trovare business model che fossero già validati nel mondo offline ma che si stessero progressivamente spostando verso l’online con il progresso tecnologico. Come sceglie le realtà su cui puntare? Prima di tutto, guardo all’imprenditore che realizza il progetto. L’identikit perfetto è quello di qualcuno che ha già operato nel comparto, che ha già chiuso qualche “exit” e che ora si sta concentrando su una nuova idea. Preferisco poi lanciarmi in imprese ancora “in seed” o “early stage”, ovvero nella fase iniziale della loro curva di sviluppo. Per quanto riguarda


invece la zona in cui mi muovo, da qualche anno ho iniziato a “frequentare” gli Stati Uniti e lì ho trovato un terreno molto fertile, tanto che il 50% dei miei investimenti è allocato lì. Ho provato con i diversi veicoli di cui faccio parte – e con cui ho concluso fino a qui oltre 90 investimenti – a muovermi anche nei mercati emergenti come Brasile e Russia, ma dopo un iniziale crescita esponenziale, sono rimasti vittime di eccessive turbolenze legate a eventi socio-politici. Condizioni che ci hanno convinto a uscire rapidamente da lì. Quindi non punta su realtà più mature? È naturale che in una asset allocation che si rispetti bisogna mettere dei capitali anche su investimenti più sicuri, che richiedono però un esborso decisamente più elevato. Ma se per en-

trare nelle aziende giovani e in rampa di lancio denti della Silicon Valley che si ritrovano con serve una buona dose di fiuto, per mettere una stipendi ancora relativamente bassi ma con chip su quelle più avanzate serve una grande una quantità di stock option accumulate negli capacità di analisi sulle metriche, sui business anni. E poi c’è un ultimo dettaglio: bisogna saplan, sui kpi raggiunti. E poi c’è da dire che se pere quando uscire. Se le valutazioni iniziano a si ritarda troppo l’ingresso si rischia di essere decollare in maniera esponenziale, ma l’azienostacolati da investitori primari strutturati che da non è supportata da un buon business plan non vogliono “condividere” il capitale con altri e da fondamentali solidi, si rischia il disastro. soggetti. Le è mai successo di prendere una “fregaVeniamo all’exit: è l’obiettivo di ogni suo tura”? investimento o di ogni iniziativa imprendiSì, negli Stati Uniti, ho investito due milioni in toriale? una società che aveva tassi di crescita incrediSe mi pone questa dobili. Il problema è che SECONDO MARCO VALTA I POTENZIALI manda da imprendia mano a mano che UNICORNI ITALIANI POTREBBERO tore, la risposta è no. la valutazione saliva, ESSERE BENDING SPOONS, PRIMA.IT, Non ho mai pensato di questo processo non MOTORK, FACILE.IT E VIRAIL fare trading e non ho veniva accompagnato mai avviato un progetto con l’idea di venderlo da un analogo incremento dei fondamentali. una volta messo in rampa di lancio. Per quanto Così, nonostante questa società avesse un variguarda gli investitori, invece, il discorso è ben lore nominale di oltre un miliardo, in realtà diverso: dal momento che il venture capital non era in grado di mantenere le metriche del non è l’asset class più sicura che ci sia, si posbusiness plan. E gli investitori hanno scelto di sono verificare una serie di condizioni per cui uscire prima che fosse troppo tardi. L’azienda è abbandonare la società non sia una scelta sbafallita e io ho perso il mio investimento. gliata. Ad esempio, perché si aprono opportuA volte però le fregature arrivano dall’enità di secondary, ovvero di acquisto di quote sterno, come nel caso di Snapchat… direttamente da possessori di quote senza Io ho investito in Snapchat in una fase preceaumenti di capitale ulteriori. Oppure, un altro dente alla quotazione in borsa. In quel caso, motivo per vendere è il caso di alcuni dipenInstagram non aveva ancora dato agli utenti la possibilità di pubblicare le stories, e Snapchat era un prodotto geniale che si stava diffondendo a macchia d’olio. Ho fatto un investimento non early stage ma che mi ha dato grande soddisfazione perché in sede di Ipo ho venduto le mie quote. Anche questa è una mia regola: se c’è una quotazione in borsa si vende, io non ho la competenza necessaria per portare avanti investimenti sui mercati. In conclusione, vede potenziali “unicorni” in Italia? Satispay, che può continuare a crescere. Bending Spoons, Prima.it, Soldo, MotorK, Facile.it. E poi ViRail, anche se non sta a me dirlo.

MEGLIO PUNTARE SU IMPRESE ANCORA “IN SEED” O “EARLY STAGE”

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FINANZIARE L’IMPRESA

LA MECCANICA GUIDA LA CRESCITA DEL SISTEMA ITALIA Settore meccanico - Pmi affidabili classificate per performance Classifica Ragione sociale

Nsa Economy Ranking

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NORD-EST NORD-OVEST SUD

ochi ma buoni. Anzi: tanti e pure bravi. Sono gli imprenditori (e le imprenditrici) che guidano la crescita dell’industria italiana. Che vede in alcuni comparti meno imprese, ma sempre più qualificate e competitive a livello internazionale. Ed è il settore della meccanica, compresa quella di precisione, che ci distingue nel mondo e guida la crescita dell’industria italiana. Secondo le stime di Confindustria, nonostante le incertezze frenino parte dell’economia, il settore quest’anno metterà a segno un +1% grazie ad aziende sane e affidabili, come dimostrano le elaborazioni del gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è un mediatore creditizio specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Il rank è calcolato sull’analisi dei bilanci, del 2017, regolarmente depositati. L’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione di nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’Indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle PMI italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute delle imprese italiane, suddiviso per area geografica.

CENTRO

P

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

PAOLINO BACCI S.R.L. Cascina (PI) GALILEO TP PROCESS EQUIPMENT S.R.L. Scandicci (FI) GIANNESCHI PUMPS AND BLOWERS S.R.L. Camaiore (LU) FERBO S.R.L. Lunano (PU) SAIM SERVICE SRL Fondi (LT) PAUSELLI S.R.L. Città di Castello (PG) TALAMONTI S.R.L. Sant’Elpidio a Mare (FM) OMAC ENOSOLUZIONI S.R.L. Corridonia (MC) FO.IN. IMPIANTI INDUSTRIALI S.R.L. Ascoli Piceno (AP) PAMEC S.R.L. Porcari (LU) LIEBHERR-ITALIA S.P.A. Monfalcone (GO) SIR S.P.A. Modena (MO) RATIONAL ITALIA S.R.L. Venezia (VE) DECORAL SYSTEM S.R.L. Arcole (VR) OFFICINA BOCEDI SRL Scandiano (RE) COGES S.P.A. Schio (VI) AAVID THERMALLOY S.R.L.Bologna (BO) LEUCO - S.P.A. Reggio nell’Emilia (RE) TOREX S.P.A. San Prospero (MO) IDROMEC S.P.A. Mozzecane (VR) STAUBLI ITALIA S.P.A. Carate Brianza (MB) VALMET S.P.A. Milano (MI) MAINA ORGANI DI TRASMISSIONE SPA Torino (TO) SELMI S.R.L. Santa Vittoria d’Alba (CN) FLSMIDTH MILANO S.R.L. Milano (MI) COLMEC S.P.A. Busto Arsizio (VA) ELMAG S.P.A.Monza (MB) RHEAVENDORS SERVICES S.P.A.Como (CO) GAGGIA S.P.A.Milano (MI) NEOPERL ITALIA S.R.L. Cressa (NO) LA.ME.S. - SOCIETA’ PER AZIONI Vallata (AV) G.G.A. S.R.L. Ortona (CH) PROMOVE - S.R.L. Molfetta (BA) D.M. CUS S.R.L. Atessa (CH) BLU-TEC S.R.L. Trecase (NA) STEFANO FERRARA FORNI S.R.L. Quarto (NA) RENT DEMOLITION S.R.L. Bisceglie (BT) L’EUROCOMES SRL Tito (PZ) COMASUD S.R.L. Castellalto (TE) C.I.M.I.D. S.R.L. San Salvo (CH)

Fatturato 34.141.179 € 12.962.328 € 10.616.614 € 7.607.433 € 3.853.240 € 3.662.411 € 3.072.300 € 3.065.111 € 2.700.236 € 2.684.801 € 35.639.000 € 33.346.798 € 27.246.321 € 19.801.343 € 19.023.632 € 18.695.723 € 18.386.482 € 18.053.192 € 17.737.530 € 16.690.299 € 40.561.003 € 34.565.184 € 31.453.169 € 27.598.520 € 24.799.927 € 21.144.895 € 19.828.232 € 19.713.535 € 18.326.072 € 16.795.364 € 36.713.872 € 8.100.508 € 4.390.686 € 2.592.545 € 2.212.878 € 1.874.036 € 1.716.509 € 1.396.164 € 1.377.937 € 1.077.197 €




DALL’EXPO ALL’APP, IL GIRO DEL MONDO SI FA MANGIANDO

DA SINISTRA: SALVATORE, PASQUALE, GIUSEPPE ESPOSITO

APPROFONDIMENTI

È la napoletana Ep fondata da Pasquale Esposito che ha “nutrito” gli atleti delle Universiadi, ma anche i giovani accorsi a Cracovia da Papa Francesco

74 ANDAF IL GLOBAL RISK MANAGEMENT E IL RUOLO CENTRALE DEI CFO

75 CONFPROFESSIONI LA RIFORMA FISCALE CHE SERVE ALLA CRESCITA

76 LIUC LARGO AI GIOVANI NELLE FAMILY COMPANY

77 AIFI LA CORSA ALLA BORSA FA IL SALTO DIMENSIONALE

78 FONARCOM DIGITAL TRANSFORMATION LA SFIDA SI VINCE CON IL VOUCHER

79 AITI E ORA UNA “PRASSI” UNI CODIFICA IL RUOLO DEL TESORIERE

di Alfonso Ruffo

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n’App per gestire 20mila pasti differenti per stili alimentari, intolleranze, esigenze religiose e diete specifiche è stata la carta vincente della napoletana Ep per dar da mangiare a tutti gli atleti convenuti nel capoluogo campano per disputare le Universiadi. Una sfida al limite dell’impossibile – i pasti venivano prenotati di sera via smartphone, confezionati di notte e distribuiti il giorno dopo nei siti e negli orari richiesti – e vinta alla grande con i complimenti stupiti del comitato organizzatore. Ep sta Esposito Pasquale, il fondatore dell’impresa di catering e ristorazione alla quale collaborano attivamente i tre figli Salvatore, Giovanna e Giuseppe(nella foto). Quest’ultimo si è trasferito a Dubai dove ha fondato una società sussidiaria che conta già 450 dipendenti. Da quella postazione privilegiata Ep sarà protagonista nella confezione e distribuzione dei pasti anche all’Expo del 2020 dove la diversificazione del proL’AUTORE ALFONSO RUFFO

dotto sarà massima e si dovrà far ricorso a tutta l’esperienza accumulata in tanti anni di lavoro. L’azienda napoletana è stata in prima linea anche all’Expo 2015 con il format Ecco Pizza & Pasta che mette insieme due tra i termini più conosciuti al mondo e che, soprattutto, non hanno bisogno di essere tradotti per essere compresi. L’anno successivo la Ep si è cimentata a Cracovia, in Polonia, con la XXXI Giornata mondiale della Gioventù presieduta da Papa Francesco nella cittadella santa dedicata a Giovanni Paolo II. In quell’occasione il totale dei pasti serviti in una settimana ha raggiunto quota 220mila. Oggi questa realtà che coniuga la migliore tradizione gastronomica partenopea – attenta alla qualità delle materie prime e alla cura dell’esecuzione – fattura oltre 50 milioni e dà lavoro a circa 2.100 persone comprese le 450 impegnate negli Emirati Arabi Uniti. Ma il giro d’affari è destinato a salire presto a 60 milioni per via dell’acquisizione di due società, la Turrini e la City Service, introdotte nel mercato delle imprese private. Un settore nel quale la Ep ha deciso di puntare con decisione per diversificare il suo impegno.

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in collaborazione con ANDAF

Global Risk Management: le nuove minacce per l’azienda che i Cfo possono anticipare Dalle prospettive economiche negative alla pirateria informatica: l’analisi delle fonti di rischio dei prossimi anni serve a pianificare gli interventi per proteggere l’azienda. E il ruolo del Chief financial officer diventa centrale di Marco Bogni

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a capacità di risposta delle aziende ai rischi globali è sempre più influenzata dalla crisi della cooperazione internazionale e anche il CFO deve fare fronte ad una diversa complessità per la gestione di tali rischi. È questo uno dei principali messaggi contenuti nel Global Risks Report 2019, realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Marsh & McLennan Companies e Zurich Insurance Group, che offre una panoramica sui rischi a più elevata probabilità di accadimento e con maggiore impatto potenziale per i prossimi dieci anni. Il report

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evidenzia come la capacità di risposta delle aziende sia messa in difficoltà dalle prospettive economiche negative e dalle crescenti tensioni geopolitiche che secondo l’85% degli intervistati si esemplifica in un maggiore rischio di “scontri politici tra le grandi potenze” atteso nel corso di quest’anno. Il Global Risks Report 2019 pone principalmente l’accento su due temi che risultano ormai ricorrenti: le minacce cyber e le minacce legate all’ambiente. Il rischio cyber, già indicato tra i più importanti dal Report 2002, rappresenta oggi una minaccia consolidata per le aziende che non è più possibile sottovalutare; un attacco cyber può avere impatti rilevanti: violazione dei dati personali e danni reputazionali possono esporre a conseguenti importanti perdite finanziarie. Andrea Bono, Am-

ministratore Delegato di Marsh S.p.A., ha commentato: “gli attacchi cyber e il furto di dati si mantengono anche quest’anno nella top 5 dei rischi maggiormente probabili diventando ancora più gravi se interconnessi con altre tipologie di rischio: è il caso degli attacchi su vasta scala a infrastrutture critiche, un’eventualità che si posiziona al secondo posto tra i più rilevanti rischi interconnessi. Gli attacchi cyber non sono tuttavia gli unici a rientrare nella categoria delle “vulnerabilità tecnologiche”: la maggior parte delle aziende si aspetta per quest’anno un aumento dei rischi legati alle fake news e ai furti d’identità digitale, mentre il 60% degli intervistati teme una riduzione della sfera della privacy personale, a vantaggio di governi e aziende”. Sul fronte ambientale, tra i rischi più

rilevanti in termini di probabilità e di impatto rientrano le cinque minacce evidenziate nel report: perdita di biodiversità, eventi meteorologici estremi, mancata attuazione di adeguate misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, disastri causati dall'uomo, calamità naturali. Il tema del cambiamento climatico, collegato all’attività umana e agli effetti di quest’ultima sul pianeta, spicca tra i rischi più rilevanti così come la dipendenza dalle tecnologie cibernetiche, legata alla sempre maggiore interconnessione tra persone, cose e organizzazioni; la polarizzazione all’interno della società, soprattutto su temi sensibili come le convinzioni politiche e religiose, completa il podio. Al quarto posto troviamo l’aggravarsi delle disparità economiche nei diversi paesi e regioni del mondo; chiude la top 5 il sentimento nazionalista che coinvolge sia i cittadini che i loro leader, con rilevanti conseguenze nella gestione delle relazioni politiche ed economiche”. Anche quest’anno il Global Risks Report 2019 fornisce spunti interessanti al CFO per la gestione dei nuovi rischi per l’azienda con un outlook completo sulle minacce correnti e su quelle attese nei prossimi anni, siano esse sulla tecnologia o sull’ambiente, o sugli individui, con riferimento particolare ai problemi psicologici e all’aumento del divario sociale, al peggioramento delle condizioni di vita, al timore di guerre e attentati che influenzeranno il sistema globale ma anche lo scenario competitivo delle imprese.


in collaborazione con CONFPROFESSIONI

Riforma fiscale? Sì, ma per la crescita del tessuto produttivo Al tavolo di Palazzo Chigi, Confprofessioni insiste sul taglio delle tasse, sulla semplificazione degli adempimenti e sul rapporto più equo tra fisco e contribuente. Il presidente Stella: «Ridurre il cuneo fiscale. E sulla flat tax estendere il regime anche ai soci di Stp e studi associati» di Giovanni Francavilla

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lat tax secca al 15% sui redditi familiari fino a 55 mila euro o riduzione degli scaglioni Irpef? Taglio del cuneo fiscale o salario minimo? Il taglio delle tasse è in cima ai pensieri del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che insieme al ministro dell'Economia Giovanni Tria è al lavoro per trovare uno spiraglio tra il rispetto dei vincoli di finanza pubblica, un Pil che cresce al ritmo dello 0,1% e, all'orizzonte, lo spettro dell'aumento delle aliquote Iva. A cavallo tra luglio e agosto il premier Conte ha riunito intorno al tavolo della Sala Verde di Palazzo Chigi, i massimi rappresentanti delle parti sociali per mettere a fuoco le principali linee d'intervento della prossima manovra di Bilancio, a cominciare appunto dal processo di riforma delle imposte sui redditi e di semplificazione fiscale. Non sarà facile trovare la quadra, anche perché l'insieme del sistema produttivo del Paese invoca un deciso cambio di passo che il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha così sintetizzato davanti al premier Conte (nella foto, il saluto tra i due): «La manovra di

finanza pubblica per il 2020 dovrà essere caratterizzata da misure in grado di scuotere e rinvigorire il tessuto produttivo del Paese. Se la manovra per il 2019 ha prevalentemente mirato a sostenere le fasce deboli della popolazione, con provvedimenti quali il reddito di cittadinanza e “quota 100”, si tratta ora di indicare la strategia di crescita per un Paese il cui Pil è fermo a causa delle difficoltà e del peso imposti dal contesto normativo e burocratico, dal carico fiscale, e dall’arretratezza delle infrastrutture in cui imprese e professionisti sono chiamati ad operare».Avanti, dunque, con una riforma fiscale per la crescita. Come? Confprofessioni giudica positiva l'estensione della tassa piatta a tutti i contribuenti, restano però da risolvere alcuni nodi che imbrigliano gli investimenti, la produttività e l’occupazione delle strutture professionali. Stella ha infatti ricordato come «l'attuale disciplina prevede l’incompatibilità tra regimi flat e partecipazione a associazioni professionali o STP (società tra professionisti)». Il tema è molto caldo tra i liberi professionisti e le partite Iva, che

cominciano a guardare la flat tax come una gabbia dorata. «Bisogna completare il percorso già impostato lo scorso anno - ha insistito il presidente di Confprofessioni - e consentire ai professionisti che esercitano la propria attività in studi associati e società tra professionisti di accedere alla tassa piatta». L'altra leva per la crescita (su cui convergono, quasi all'unisono, tutte le forze sociali) è il taglio del cuneo fiscale. «Ma bisogna agire sia sulle aliquote di imposta - ha commentato Stella – come pure sul sistema delle deduzioni e detrazioni, in modo da concentrare i benefici sulle fasce più basse dei redditi». In sostanza, l'idea lanciata da Confprofessioni sul tavolo del Governo è quella di snellire gli oneri deducibili e detraibili, suddividendoli in “fasce” per dare priorità a quelli che hanno un maggior impatto sociale, come le spese mediche e quelle per l'abitazione principale da riconoscere a tutti i contribuenti, fissando dei limiti per le altre tipologie di oneri. Più intricato appare, invece, il terzo punto sollevato da Confprofessioni al tavolo di Conte sulla ri-

forma fiscale. Se effettivamente ci potranno essere margini per alleggerire il carico fiscale di famiglie, imprese e professionisti, la strada verso la semplificazione degli adempimenti tributari è ancora più ripida, come dimostra l'introduzione dei nuovi ISA. Al di là di uno snellimento delle regole e degli adempimenti, insieme al miglioramento della lavorazione delle informazioni disponibili, Stella mette il dito nella piaga del calendario fiscale (che deve avere una propria stabilità) e del potere interpretativo dell’amministrazione finanziaria (che va essere ricondotto al fisiologico ruolo di interprete delle norme). E per dare un'idea del livello di complessità del fisco italiano, il presidente di Confprofessioni ha ricordato come «il modello 730, teoricamente il modello “semplificato” per eccellenza, oggi consta di oltre 100 pagine di istruzione e soprattutto di una circolare esplicativa, annualmente aggiornata, che si attesta a circa 350 pagine di spiegazioni». Se queste sono le premesse, il traguardo della semplificazione fiscale è molto lontano.

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APPROFONDIMENTI

Largo ai giovani: il capitalismo famigliare in movimento Nuovi modelli a cui tendere, apertura sistematica ai contributi esterni, ricerca di un punto di equilibrio tra gli interessi della famiglia e gli obiettivi dell'impresa: ecco i tre pilastri che reggono il family business di Federico Visconti *

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e imprese famigliari soffrono, combattono e non mollano. Le condizioni di contesto ne hanno messo a dura prova il Dna, ma la realtà appare in movimento, anche grazie a giovani imprenditori competenti, determinati, sensibili all’innovazione. Girando per i territori, immergendosi nelle filiere produttive, varcando i cancelli delle aziende si entra in contatto con una classe di giovani imprenditori caratterizzata da un forte senso di attaccamento all’azienda tanto quanto da una lettura razionale del business. Interpretazione di ruolo up-to-date, al contempo imprenditoriale e manageriale, che apre sprazzi di luce attorno ad un problema, quello del family business, molto discusso e poco affrontato. Mancheranno (?!) i riscontri statistici, ma in molte vicende imprenditoriali soffia un vento a favore, quello del “largo ai giovani…. meritevoli”. Tre pilastri del fenomeno. Innanzitutto la gestione dei processi innovativi. È evidente che la stagione che vivono le Pmi non è quella delle sintesi imprenditoriali facili. Sul tavolo degli imprenditori c’è il business model a cui tendere nel medio periodo, con annessi e connessi, a cominciare dai vincoli derivanti

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dalla dimensione. Mestiere difficile, quello del visionario! Se già non è facile concepire il breve periodo, figurarsi il medio/lungo, che rappresenta l’ambito elettivo delle scelte di investimento, non ultime quelle in materia di digitalizzazione e di sostenibilità. In tale contesto, i giovani lanciano messaggi incoraggianti: allocano risorse alla R&S, proteggono la proprietà intellettuale, lavorano in logica di project management, fanno benchmarking sui business models emergenti… IN ITALIA IL CAMBIAMENTO HA VITA DURA: BEN VENGANO I GIOVANI CHE SI METTONO IN GIOCO, CHE GUARDANO AVANTI, CHE HANNO IL CORAGGIO DI AGIRE

In secondo luogo, l’apertura sistematica ai contributi esterni. In molte vicende aziendali prende forma un modello di collaborazione imperniato sul valore strategico della conoscenza e sulla cross fertilization del knowhow e delle idee progettuali. Tempi moderni, espressione di una fase storica in cui gli imprenditori sono sempre più sollecitati a lavorare condividendo risorse e attività con nuovi partners, dalle Università ai concorrenti. Va in scena la sharing entrepreneurship. Per interpretarne le possibili pièce, servono attori con la mente sgombra, aperti al nuovo, preparati sulle soft skill. In terzo luogo, la ricerca di un modello

* FEDERICO VISCONTI, RETTORE DELLA LIUC

istituzionale coerente con la portata delle sfide competitive. Il vento del cambiamento soffia nelle direzioni appena sintetizzate anche perché i giovani imprenditori sanno muoversi attorno ad un nuovo punto di equilibrio tra interessi della famiglia e obiettivi dell’impresa. È il risultato di un percorso che ha profonde radici nella tradizione della famiglia ma che al tempo stesso intercetta il nuovo che avanza, innestandovi valori imprenditoriali e idee di sviluppo degne del terzo millennio. Non è un caso che, nei modelli emergenti, le tematiche di governance stiano più sulla scrivania che nel cassetto. Non è nemmeno un caso che molti giovani imprenditori siano disponibili a manovrare l’assetto del capitale e a rafforzare la governance inserendo manager esterni. Il buon management non ha età e deduzioni alla “avanti tutta con i giovani imprenditori” sarebbero fuori luogo. Ciò premesso, la palla va colta al balzo. In Italia, il cambiamento ha vita dura: maestri di retorica, fatichiamo a scaricare a terra le necessarie azioni, rinviandole sine die e rischiando di venire travolti dagli eventi. Ben vengano allora quei giovani imprenditori che si mettono in gioco, che guardano avanti, che hanno il coraggio di decidere e di agire. Meritano attenzione, stima e fiducia.


La corsa alla Borsa fa il salto dimensionale Nel primo semestre 2019 nei mercati europei sono state realizzate 53 Ipo, che hanno raccolto in totale 12,1 miliardi di euro, dei quali 2,1 a Piazza Affari con otto quotazioni. E le Pmi guardano sempre di più all'Aim

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resce la voglia di Borsa. Il mercato lo chiede e anche gli ultimi strumenti pensati per le Pmi spingono verso la quotazione in Borsa: le società quotate all’Aim, il segmento dedicato alle aziende di piccole e medie dimensioni che puntano ad accelerare i progetti di crescita e internazionalizzazione, aumentano costantemente e rapidamente di numero, come si vede anche dal rapporto annuale pubblicato recentemente da PwC, “Ipo Watch Europe“. Il fenomeno non è solo italiano e il report lo sottolinea: nel primo semestre 2019

nei mercati europei sono state realizzate 53 Ipo che hanno raccolto in totale 12,1 miliardi. La maggiore la troviamo in Italia con Nexi SpA, per un valore di 2,056 miliardi di euro, Network International Holdings plc (1,414 miliardi), Stadler Rail AG (1,351 miliardi), Traton SE (1,350 miliardi), e Trainline Plc (1,227 miliardi). Tra le varie Borse, quella che ha realizzato il numero maggiore di ingressi sul mercato è Londra, con 16 Ipo per un controvalore pari al 42% della raccolta europea. La Borsa italiana non sfigura, con le sue 8 quotazioni a Piazza Affari e una raccolta di 2,1 miliardi

di euro, grazie anche a Nexi. Quali sono le aziende che si quotano? Il settore più dinamico nel primo semestre 2019 resta quello finanziario con 5,2 miliardi pari (Il 43% della raccolta europea). Secondo Mara Biscaro, associate partner Capital Markets & Accounting Advisory di PwC, «Il mercato delle Ipo in Europa rimane incerto, anche se alcune recenti importanti novità, quali le nomine europee, il venir meno della procedura di infrazione in Italia e alcuni segnali di distensione nei rapporti Usa-Cina, dovrebbero aver rimosso alcune delle incertezze che possono aver rallentato alcuni progetti di Ipo». In Italia si discute molto di come far ricadere positivamente sull’economia reale la liquidità in circolazione: finanza alternativa come il private equity, il venture capital e il private debt, in questi anni hanno permesso a molte aziende di fare il salto dimensionale e generazionale preparandosi poi a un ingresso in Borsa con tutte le carte in regola. La linea tracciata, a vedere i risultati, sembra quella giusta, occorre continuare con le politiche di investimento finalizzate alla creazione di un nuovo tessuto finanziario che diriga gli investimenti per crescere e far crescere l’economia del Paese e il territorio tutto.

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Numeri di nuove quotazioni in Borsa

Valore delle quotazioni in milioni di dollari

Le nuove quotazioni in Borsa in Europa


APPROFONDIMENTI

Digital transformation, la sfida si vince con il voucher Fonarcom, il fondo interprofessionale costituito da Cifa e Confsal, mette a disposizione 500mila euro per la formazione dei dirigenti delle aziende aderenti: una nuova opportunità per le imprese italiane di Luigi Orescano

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a rivoluzione digitale sta segnando so per le imprese. una forte discontinuità in tutti proLa sfida alla trasformazione riguarda da cessi organizzativi aziendali. vicino il livello dirigenziale, cui fa capo la Traghettare un’azienda verso il nuovo ecocapacità di governare i processi e di strutsistema digitale significa essenzialmente turare in un composito gioco di squadra trasformarne l’organizzazione. Ma per generazioni diverse e competenze diverse. piegare questa trasformazione alla qualità In questo quadro, la formazione può risule all’innovazione, occorre intervenire anzitare un valore aggiunto per l’azienda, non tutto sulle competenze, sulla manutenziosolo per il suo valore intrinseco, ma anche ne di quelle acquisite e sull’acquisizione di per la sua funzione di cordone ombelicaquelle nuove (nuovi talenti da accogliere). le nella dialettica interna, concorrendo Ed è appunto di competenze che si occuallo scambio tra l’agilità e la velocità dei pa con alti standard giovani digitali e l’equalitativi Fonar- LA FORMAZIONE PUÒ ESSERE UN VALORE sperienza dei meno AGGIUNTO ANCHE PER LA SUA FUNZIONE com, il fondo intergiovani. In questo DI CERNIERA TRA I NATIVI DIGITALI professionale cosenso, la formazione E LE GENERAZIONI PRECEDENTI stituito dalle parti può risultare un disociali Cifa e Confsal e presieduto da Anspositivo anti conflitti. drea Cafà: non poteva non entrare nel mePorta frutto, dunque, l’impegno che i fonrito delle nuove esigenze del mondo delle di interprofessionali profondono a favore imprese connesse al digitale. della formazione continua. E lo sta facendo in un modo insieme conSoprattutto se questo impegno, come pricreto e atipico: con dei voucher di nuova vilegia il fondo Fonarcom, si rivolge a tutte concezione. Ma andiamo con ordine. le aziende che sentano la necessità di riorL’Italia, com’è noto, presenta ancora oggi ganizzare la propria struttura per vincere un forte ritardo digitale rispetto agli altri la sfida della trasformazione digitale. paesi europei e ai paesi più avanzati nel E dunque Fonarcom ha deciso di offrire mondo. un’ulteriore opportunità formativa, tra l’alTra i vari strumenti messi in campo per tro, a costo zero per le aziende. Con l’avviaccorciare le distanze, il più performante so 06/2019, il fondo ha stanziato 500mila si è rivelato senza dubbio la formazione: il euro per la formazione del personale diripiù pervasivo, il più veloce, il meno costogente delle aziende che aderiscono. Scopo

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ANDREA CAFÀ

del contributo è favorire l’incremento delle conoscenze dei dirigenti, anche per quelli che sono a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Per la richiesta è prevista la modalità “a sportello”, fino all’esaurimento delle risorse. Il voucher aziendale consente all’impresa di richiedere al fondo un contributo, fino al 100%. Si va dai 7.000 euro per la formazione di un singolo dirigente, nel limite complessivo di 14.000 euro nel caso di un’azienda beneficiaria con meno di 5 dirigenti, e si giunge a un massimo di 35.000 euro per un’azienda con 21 o più dirigenti. Le tematiche affrontate sono riconducibili alla formazione continua per la sicurezza e la prevenzione nei luoghi di lavoro (esclusa la sicurezza normata); a quella per l’innovazione e l’impiego di tecnologie moderne a fini organizzativi e produttivi e, infine, a quella per l’internazionalizzazione, con particolare attenzione a una visione europeistica del mercato del lavoro e degli ambienti produttivi, così da garantire un’effettiva capacità di posizionamento nei contesti internazionali. Le aziende possono rivolgersi all’assistenza tecnica del fondo che provvederà a guidarle per la richiesta e la presentazione dei piani formativi. I termini scadono a fine gennaio 2020.


E adesso una «prassi» Uni qualifica il ruolo del tesoriere Gli sforzi dell'Associazione italiana tesorieri d'impresa per definire la best practice operativa ora si sono tradotti in un documento ufficiale: la prassi 63 del 18 luglio 2019, a tutela delle Piccole e medie imprese dalla redazione

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attività finanziaria in azienda è da sempre al centro di innumerevoli evoluzioni che nel tempo sono riuscite a portarla in una posizione sempre più centrale nella gestione aziendale. Il culmine di questo lungo percorso è stato raggiunto attraverso il Decreto Legislativo 12.01.2019 n. 14 pubblicato il 14.02.2019, che ha voluto portare una importante variazione nella gestione della crisi d’impresa. È stato eliminato il termine “fallimento” e più nel dettaglio si è voluto definire bene quale fosse il percorso che in qualche modo potesse evitare il default di una azienda e quindi ridurre il rischio prescrivendo un aumento del controllo soprattutto finanziario nella gestione quotidiana. Alcuni reputano questa nuova normativa penalizzante nei confronti delle Pmi ma non delle grandi aziende, soprattutto se quotate. Il decreto (articolo 13) definisce quali debbano essere gli indicatori della crisi che vengono identificati così: “gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, rapportati alle specifiche caratteristiche dell’impresa e dell’attività imprenditoriale svolta dal debitore …“ e ancora quelli “rilevabili attraverso appositi indici che diano evidenza della sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi e delle prospettive di continuità aziendale” ,

e più avanti “sono indici significativi quelli che misurano la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare”. Nel comma due, poi, si specifica che “il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, tenuto conto delle migliori prassi nazionali … elabora con cadenza almeno triennale… gli indici di cui al comma 1”. È proprio in questo punto che Aiti - l’Associazione Italiana Tesorieri d’Impresa (ente AITI HA VOLUTO PORTARE IL SUO CONTRIBUTO NELL'INDICAZIONE DI QUANTO SI DEBBA FARE PER EVITARE SITUAZIONI DI CRISI FINANZIARIA

no profit) - ha voluto portare il suo modesto contributo in questo processo che indubbiamente è un grande passo avanti nel controllo, ma anche nell’indicazione di quanto si debba fare con il dovuto anticipo per scongiurare situazioni di crisi finanziaria. I tesorieri in genere svolgono tutta una serie di attività per tenere sotto controllo la gestione puntuale giornaliera, la Centrale Rischi, e dunque la completa visione della situazione finanziaria che al culmine sfocia nella pianificazione a breve, medio e a lungo termine: di fatto va ad ottemperare almeno in parte a quanto indicato nell’ar-

FABRIZIO MASINELLI, PRESIDENTE DI AITI

ticolo 13. Se, come detto, questa è già una attività consueta della Tesoreria, è anche vero che nelle Pmi e soprattutto nelle piccole aziende, spesso la figura del tesoriere è coperta da un contabile amministrativo che in qualche caso ha bisogno di “suggerimenti” per poter eseguire un controllo del processo finanziario adeguato (e spesso oltre ai suggerimenti ha la necessità di avvalersi di sistemi che permettano un controllo puntuale senza un notevole dispendio di tempo). E dunque, immediatamente dopo la pubblicazione del decreto legge, Aiti appunto ha iniziato il percorso di definizione di una prassi Uni sull’Attività di tesoreria, sui requisiti del profilo professionale di tesoriere e sugli indirizzi operativi per la valutazione di conformità. Con questo documento si è voluto ripercorrere quelle che sono le attività “core” della tesoreria e le modalità per evaderle in modo corretto, applicando le regole tipiche di una best practice nel settore. Il documento ufficiale (Prassi UNI N.63:2019 del 18 Luglio 2019) definisce nell’ordine sia la gestione di tutti i flussi finanziari, le autonomie nella predisposizione delle operazione di copertura rischi finanziari, la pianificazione, la gestione del passivo e anche la lotta contro il Cyber Crime.

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TALENT SHOW

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CI PIACE LA BORSA È UN RISCHIO CHE VAL LA PENA DI CORRERE La polemica tra il fondo Quintessential e la blue-chip Bio-On non metta in dubbio l’utilità del mercato Aim

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gorilla sono mortali, Socrate è mortale, Socrate è un gorilla”: il sillogismo paradossale è quello che qualcuno ha iniziato ad applicare all’Aim, il mercato azionario delle piccole e medie imprese che è stato l’unico, da un paio d’anni a questa parte, ad avvicinare un bel numero (ad oggi 122) di medie e anche piccole imprese al mercato dei capitali, permettendo la loro quotazione con modalità e costi semplificate e ridotti. Per questo l’Aim ci piace. Ma il “gorilla mortale” della prima parte di questa torrida estate ha avuto il nome di Bio-On, una società di biotecnologie che è da anni una blue-chip del mercatino e che è finita travolta da una polemica promossa dal fondo Quintessential, il quale ha mosso alla gestione dell’azienda una serie di rilievi pesantissimi, sui quali ha peraltro avuto risposte di varia forza e persuasività corroborate dadenunce e querele. Ma ammesso – e non concesso – che BioOn o qualsiasi altra quotata all’Aim abbia qualche pecca, ciò non toglie che l’Aim funziona e va semmai sviluppato. Certo, i controlli preventivi sull’ammissione alle contrattazioni dei titoli e anche quelli successivi sulla gestione delle aziende quotate sono meno rigidi e approfonditi di quelli previsti per il mercato maggiore, ma la storia ha ampiamente dimostrato che neanche quelli sono garanzia blindata della correttezza delle gestioni. Se la Borsa è considerata un investimento di rischio, non è un caso. Può far guadagnare molto, ma talvolta vi si può incappare in un buco. Però, e comunque, la Borsa – e l’Aim - servono, eccome, al nostro strano Paese sempre a corto di capitali. Non confondiamo i gorilla con Socrate.

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I controlli preventivi non sono infallibili e un singolo cigno nero (ammesso e non concesso) non toglie forza al mercato Opporsi al 5G solo sulla base di un sospetto è rischioso di per sé perchè nuoce allo sviluppo

o ritenuto di applicare il principio di precauzione”, dice Raffaello Carmelo Ripoli, sindaco di Scanzano Jonico, un difensore civico strenuamente avverso a tutti i pericoli di aggressione ecologica che un pianeta cinico e baro sembra accanito a riversare sul suo Comune. Stavolta – dopo le battaglie vincenti contro discariche e trivelle varie – Ripoli se la prende col 5G. È stato il primo Sindaco, ma è matematico che verrà imitato da molti, a dire “no” all’installazione di antenne per il 5G, la nuova tecnologia radiotrasmittente a banda larga che, stando ai tecnici, può abilitare funzioni di qualche utilità sociale come la telemedicina o la guida autonoma. Ebbene, Ripoli dice no perché non si sa ancora con certezza se il 5G sia nocivo o meno alla salute. E a nulla valgono i tanti “macchè” già accumulatisi su quest’ipotesi. Intendiamoci: niente di più facile che queste luce verdi degli esperti – ultimo in ordine di tempo l’autorevolissimo Maurizio Decina, del Politecnico di Milano – siano, come dire?, influenzate dal big business che sta montando sul 5G: almeno, se Ripoli sospetta una cosa del genere lo si può capire. Non si può invece capire che si dica no a una tecnologia in via di rapidissima diffusione in tutto il mondo per un sospetto. Dal momento che viviamo senza danni apparenti (la vita media si allunga!) da decenni immersi nei campi magnetici del 4G che, per esempio, secondo lo stesso Decina, sono più dannosi... Ma tant’è. È l’Italia del no, a prescindere. E adesso il Codacons, di solito attento a impegnarsi in battaglie giuste, dà retta a Ripoli e coinvolge le Procure... Ci manca solo che l’Italia perda il treno del 5G...Del resto, sarebbe un treno veloce pure questo.

NON CI PIACE A FURIA DI NO L’ITALIA RISCHIA DI SCENDERE DA OGNI TRENO Il caso del sindaco di Scanzano Jonico, che si oppone all’installazione delle antenne 5G sul territorio comunale



QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Il pieno o il treno ora si pagano con il Ticket Mobilité La Loi d’orientation des mobilités approvata dall’Assemblea nazionale francese introduce uno strumento per pagare le spese per la mobilità quotidiana che verrà pagato dallo Stato e dai datori di lavoro di Giuseppe Corsentino

PAGARE IL PIENO DI BENZINA O DI GASOLIO. SALDARE IL CONTO DAL MECCANICO O DAL CARROZZIERE. VERSARE IL CANONE DI NOLEGGIO DI UNA “VOITURE PARTAGÉE”, UN’AUTO CONDIVISA CON UN COLLEGA DI LAVORO.

Da gennaio le spese per la mobilità quotidiana, quelle sostenute per coprire il tragitto quotidiano casa-ufficio, i francesi potranno pagarle (in parte, si capisce) come fanno da anni per il pranzo o lo spuntino al bar: con un ticket. È il nuovo Ticket Mobilité pagato dal datore di lavoro e integrato da un contributo pubblico a seconda dello stato dei trasporti sul territorio. Eccola, la grande novità della Lom, la Loi d’orientation des mobilités, approvata in prima lettura dal Senato prima della pausa estiva e ora, in via definitiva, dall’Assemblea nazionale. Il Ticket Mobilité è la risposta del governo a quella che era stata una delle prime richieste dei Gilet gialli quando, a novembre del 2018, erano scesi in piazza per protestare contro l’introduzione della famosa tax carbone che avrebbe fatto salire il prezzo dei carburanti. Lo slogan, urlato per mesi, era quasi una sintesi di tutti i rancori della Francia profonda, che si considera dimenticata dalle élites: «Non ci interessa la fine del mondo, ci interessa la fine del mese». Con il corollario: «A Parigi hanno il metrò - 14 linee metropolitane, in effetti, ndr -, noi abbiamo solo la bagnole - cioè la propria automobile, ndr - per andare a lavorare». In una parola, la bagnole del 70% dei francesi che vanno al lavoro in auto (dati dell’Insee, l’Istat nazionale) simbolo dell’abbandono a fronte dei servizi pubblici riservati a pochi privilegiati (i

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parigini la cui vita, infatti, è scandita nel proverbio popolare, dalla triade Metro-Boulot-Dodò, metropolitana-ufficio-sonno). La Lom, la legge sulla mobilità sostenibile, è stata la risposta. Mette in campo una serie di contributi e defiscalizzazioni per alleggerire i costi di trasporto per le famiglie a reddito medio-basso. È vero che la tax carbone è stata, per il momento, sospesa (con effetti negativi in termini di minore gettito fiscale), ma è molto probabile, anche se nessun politico lo dice, che essa venga reintrodotta, magari con modalità diverse, perché solo la leva fiscale è in grado di portare il Paese a quella neutralité carbone scritta nei trattati internazionali e nelle leggi sulla transizione ecologica come ha ricordato nel suo primo rapporto consegnato all’Eliseo a luglio dall’Alto Consiglio per il Clima, l’organismo indipendente voluto e insediato dallo stesso Macron. Se tutto ciò è vero, che la lotta all’inquinamento comincia con le tasse - lo confermano tutti gli economisti anche quelli meno “verdi” - restava aperto il problema di ridurre il costo della mobilità casa-lavoro. Lo fa ora la legge firmata dalla ministra dei trasporti Elisabeth Borne. Vediamo come. Intanto con un forfait mobilité di 400 euro l’anno (200 se il datore di lavoro è un soggetto pubblico) che sarà a sua volta defiscalizzato. Il datore di lavoro potrà, inoltre, integrare il forfait mobilité con altri contributi aziendali destinati al pagamento degli abbonamenti per il trasporto pubblico (treni, autobus), all’acquisto di una bicicletta o alla ricarica di un’auto elettrica (ma solo nel caso in cui non ci

siano servizi di trasporto pubblico sul territorio). Ma eccoci alla novità: tutti questi contributi aziendali aggiuntivi al forfait mobilité possono diventare il Ticket Mobilité di cui si parlava all’inizio. Il nuovo “buono” sarà erogato con le stesse modalità del classico Ticket Restaurant, cioè a seguito di trattative sindacali sul salario. Le grandi aziende si stanno preparando. Soprattutto quelle con molti dipendenti e sedi distaccate. Per esempio, Ikea. Il responsabile dell’impatto ambientale della catena svedese spiega a Economy che il Plan mobilité dei vari siti è già pronto e sarà discusso con i sindacati a partire da gennaio 2020 quando entrerà in vigore la Lom. A sua volta si sta preparando anche l’azienda che gestisce i Ticket Restaurant, il colosso francese Edenred (presente anche in Italia), nato dalla costola del gruppo Accor, gigante dell’hotellerie, 830mila clienti, 47 milioni di pasti e 28 miliardi di fatturato). «Il nostro Ticket Mobilité permetterà di pagare il pieno o la ricarica elettrica ,ma anche l’abbonamento ai servizi di trasporto. Sarà semplice da usare e spendibile in migliaia di punti vendita», annuncia il direttore generale Julien Tanguy. I francesi si muovono e qualcun altro - Stato o azienda - paga.



PRIVATE BANKER

Solo la politica monetaria salverà l'Italia dal ristagno Al ritmo di crescita previsto (lo 0,9% l'anno prossimo) non ce la faremo nemmeno nel 2024 a recuperare il terreno perduto dal 2007. Così l'unica via è forzare i tassi sottozero come sta facendo da tempo il Giappone di Ugo Bertone

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he cosa ci prepara l’autunno? Niente di buono, a giudicare dai segnali in arrivo dall’economia reale. Il prodotto interno lordo segna il passo, anzi ristagna: il termine meglio definisce il disagio di lungo periodo del Paese che stenta a recuperare il terreno perduto dal 2007, l’ultimo anno di crescita. L’obiettivo, a leggere le stime del Fondo Monetario è, al contrario, sempre più lontano: al ritmo di crescita previsto (+0,9% l’anno prossimo) non ce la faremo nemmeno nel 2024. Insomma diciassette anni bruciati. Anche la situazione internazionale non promette niente di buono: l’economia tedesca è al centro di una complessa ristrutturazione, complicata dal rallentamento dell’industria dell’auto, grande cliente della manifattura italiana. Un bel guaio perché, come nota Fabiano Schivardi della Luiss, «l’Italia conta su una base di imprese di medie dimensioni eccellenti quando si tratta di produrre, assai meno a proprio agio quando si tratta di disegnare nuovi prodotti o sviluppare innovazione in campo digitale», un limite che trae L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

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alimento anche dalla debolezza delle basi finanziarie che rendono problematici gli investimenti più impegnativi, quelli con un ritorno a lungo termine. L’elenco dei possibili guai può proseguire ancora. Limitiamoci a segnalare l’aspetto più pericoloso: il rischio di caduta dell’occupazione, che finora ha registrato dati incoraggianti, forse irripetibili vista la stagnazione generale. Bastano queste poche righe per capire l’urgenza degli interventi che la Bce di Mario Draghi sta mettendo a punto per consegnarli a Christine Lagarde, cui toccherà dal primo novembre il difficile compito di rimettere in moto la macchina della crescita. Per paradosso, a facilitare il compito dell’ex direttrice generale del Fondo Monetario sarà la gravità della situazione: difficile scaricare la responsabilità della crisi sui soliti italiani, stavolta. Ma non facciamoci illusioni: ci vorrà tempo per convincere i “falchi” tedeschi a rompere il salvadanaio rimettendo in circuito i miliardi accumulati con il surplus della bilancia commerciale che a questo punto rischia di soffocare la stessa economia d’oltre Reno. In attesa che vedano la luce interventi strutturali e per loro natura lenti sarà necessario però fare ricorso ancora una volta alla politica monetaria anche a costo di forzare i tassi sottozero come sta facendo da tempo il Giappone. Con risultati

CHRISTINE LAGARDE

modesti, sul fronte della crescita, ma tutt’altro che disprezzabili sul fronte del lavoro: il tasso di disoccupazione, in costante discesa, è oggi al 2,3%, con effetti paradossali. Ormai si pensa a prolungare l’età lavorativa oltre i 70 anni per ovviare ai “buchi” nel mercato nonostante una sofferta apertura all’immigrazione. Certo, non sarà questa la prima conseguenza collaterale della nuova onda di Quantitative Easing che innaffierà l’economia, evitando una caduta altrimenti catastrofica. Ma per altri aspetti la lezione di Tokyo va letta con grande attenzione. A partire dall’andamento dei mercati. Il Quantitative easing, il tasso di sconto negativo e gli acquisti dello Stato in Borsa a piene mani (oggi il 4,7 per cento del mercato risponde al ministero del Tesoro) attraverso gli Etf non hanno provocato, come era lecito attendersi, la corsa del listino azionario. Semmai, nota uno studio della Bank of Japan, hanno frenato il rapporto prezzo/utili delle azioni, in calo dal 2010 ad oggi. In parallelo, è sceso il ricorso alla Borsa da parte delle società, che preferiscono far ricorso al debito, assai più conveniente dell’emissione di nuovo capitale (con effetto diluitivo sulla maggioranza). Anche per questo l’indice Nikkei non ha preso il volo così come non l’ha fatto l’inflazione. Non aspettiamoci che accada diversamente in Piazza Affari.


SHORT STORIES

Un periodico in inglese

Nasce It’s un «ponte» con gli Emirati

Sarà presentato il 24 settembre a Milano il nuovo mensile creato da Economy in partnership con Efg Si chiama “It’s – discover Italy” ed è l’ultimo nato della famiglia Economy Group: un periodico cartaceo in lingua inglese, integrato da una ricca edizione digitale, che verrà stampato e distribuito negli Emirati Arabi Uniti dal prossimo mese di novembre con cadenza inizialmente bimestrale per poi diventare mensile durante l’Expo 2020 di Dubai, e cioè fra il 20 ottobre 2020 e il 10 aprile 2021.

“It’s” è un progetto editoriale internazionale che nasce dalla convinzione che il made in Italy sia un fenomeno globale capace di esprimersi a livelli culturali e relazionali ancora più alti di quanto già si veda e più ricchi di implicazioni culturali e perfino diplomatiche, per avvicinare su interessi comuni i diversi mondi del business. Nasce per gli Emirati ma ha l’ambizione di potersi poi espandere anche in altre piazze attente al made in Italy. Si rivolge dunque alla business community emiratina, per ora, con l’intento di mettere nella miglior comunicazione possibile le due comunità, quella italiana di chi esporta ed importa con gli Emirati, e quella emiratina, che la interfaccia. It’s nasce da un’idea di Economy Group e di Efg Consulting, la società di consulenza strategica guidata da Giovanni Bozzetti (nella foto a sinistra), imprenditore ed ex assessore del Comune di Milano e della Regione Lombardia, che sarà presidente del comitato scientifico della rivista. Sarà realizzata in stretta collaborazione con diverse entità governative degli Uae

Immobiliare

È nata da poco più di un anno ma ha già la fame e la voglia di affermarsi come uno dei player più importanti nell’immobiliare: è Solobellecase, un portale che ha deciso di rivolgere la propria attenzione esclusivamente verso immobili di pregio sia nelle grandi città (soprattutto Milano e Roma) sia nelle principali località di villeggiatura. Il fondatore, Umberto Botti, ha una lunghissima esperienza nel comparto e ha capito rapidamente che una grossa mano, in un mercato che -

A MILANO TORNA CONTANIMAZIONI

Il 27 settembre negli spazi Assolombarda una giornata sul tema dell’identità

(nella foto a sinistra, il ministro Al Mansouri) e verrà diffuso attraverso una rete di punti fisici qualificatissimi negli Emirati oltre che in allegato ad una primaria testata giornalistica internazionale, molto diffusa negli Emirati. Il 24 settembre prossimo It’s avrà il suo battesimo pubblico a Milano in un evento ad inviti in occasione del Business Forum per le Pmi organizzato dal ministero dell’Economia degli Emirati che vi parteciperà con 30 aziende per creare partnership, di joint-venture e di importexport tra i due paesi.

Statistica

Solobellecase: social al servizio del real estate Inaugurato nealla sede di Le Village Crédit Agricole Milano con Iconium Blockchain Ventures

Management

Imprese, fino al 16 settembre il censimento Milano esclusa - rimane ancora asfittico poteva venire dai social network. Così, Instagram e Facebook sono diventati i veicoli d’elezione per raccontare alle persone le case in vendita, che spesso e volentieri sono immobili da sogno. Ma con una novità: l’engagement, cioè il tasso di raggiungimento dei target potenziali, studiato da un pool di esperti, permette di ottenere risultati molto commendevoli sia per quanto riguarda le interazioni, sia per quello che concerne le trattative vere e proprie. Un ruolo importante, infine, è svolto dalle agenzie, che sono selezionate attentamente in tutto il territorio italiano.

L’Istat prosegue nella rilevazione statistica delle aziende italiane selezionate nel campione Ultime settimane prima della chiusura del Censimento permanente delle imprese. Le circa 280 mila aziende del campione coinvolte nella rilevazione statistica – che chiuderà i battenti il 16 settembre - stanno difatti continuando a rispondere al questionario on line, la cui compilazione è richiesta alle sole imprese selezionate nel campione, che possono accedere

Tutto pronto per la nuova edizione di ContAnimazioni, l’innovativo evento sul modello del TedX che dal 2017 riunisce sullo stesso palcoscenico imprenditori, studiosi, artisti, professionisti e ospiti nazionali e internazionali provenienti da mondi diversi per discutere e approfondire un tema di interesse sociale e professionale, analizzandolo da differenti punti di vista, che quest’anno sarà quello dell’“Identità”. L’edizione 2019, infatti, si intitola “Identità, il coraggio di ri-conoscersi” e si terrà il prossimo 27 settembre, dalle ore 9.00 alle 16.00.

al portale Statistica & Imprese utilizzando le credenziali ricevute dall’Istat. È previsto l’obbligo di risposta. Come sempre, i dati acquisiti attraverso la rilevazione saranno coperti dal segreto d’ufficio e dal segreto statistico. Particolarmente efficace si sta rivelando la partnership con le associazioni di categoria a supporto della rilevazione che - in aggiunta alla campagna multimediale radio, web e social media - ha contribuito a moltiplicare l’attenzione attorno al Censimento permanente delle imprese. «I cambiamenti strutturali che sta sperimentando il nostro sistema produttivo riguardano sia aspetti tecnologici, organizzativi, di mercato e di impiego di capitale umano, sia sfide su responsabilità ambientale, sociale e per lo sviluppo locale» sottolinea

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STORY-LEARNING,

QUELLA MARCIA IN PIÙ CHIAMATA "CULTURA DEL RISCHIO"

La foto d'apertura di questo servizio ha un valore particolare: rappresenta un team manageriale che si sente davvero squadra. Eccone i nomi, da sinistra. Federico Bassi, director di Pca Consultative Broker Spa; Giovanni Roncaglia, global business & reinsurance manager di Pca Consultative Broker Spa; Stefano Colondri, cfo di Pca Consultative Broker Spa; Claudio Robbiano, marketing and communication manager di Pca Consultative Broker Spa; Maurizio Castelli, ceo Augustas Risk Services Spa; Fabio Covello, director di Pca Consultative Broker Spa. Al centro, Roberto Armana, president and ceo di Pac Consultative Broker Spa.

Coprire tutte le esigenze delle aziende clienti sulla gestione dei rischi puntando sull'offerta disgiunta dei servizi di risk consulting e di brokeraggio: ecco l'innovazione «Global Risk» di Pca - Consultative broker e Augustas Risk Services, società del gruppo Gavio

IL BROKER CHE FA SQUADRA

di Angelo Curiosi

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he credibilità avrebbe un medico che operano in Italia. che prescrivesse ai suoi pazienti «Sì, abbiamo sempre puntato sull’offerta disempre e solo i farmaci di una stessgiunta dei servizi di risk consulting, quindi sa azienda farmaceutica? E che credibilità la consulenza pura, e dei servizi di brokepuò avere un broker assicurativo – e sono raggio», spiega Roberto Armana, presidente tanti! – che pretenda di essere un buon coned amministratore delegato di Pca Consulsulente ma poi viva tive Broker che, insieCONSULENZA E BROKERAGGIO: delle sole provvigioni me ad Augustas Spa, PCA CONSULTATIVE BROKER E AUGUSTAS commerciali che gli rappresenta il Gavio RISK SERVICES ORA OPERANO SOTTO pagano le compagnie L'EGIDA DI GAVIO GLOBAL RISK SOLUTIONS Global Risk Solutions, di cui vende le polizuna nuova realtà in ze? Ben poca, agli occhi del cliente attento e grado di coprire a 360° tutte le esigenze deldiffidente. C’è però un’azienda assicurativa le aziende in tema di gestione dei rischi. Una italiana che ha puntato proprio a superare squadra che ha appena avviato una fase di questa evidente contraddizione, darsi una ulteriore sviluppo, formalizzando in modo fisionomia diversa ed affermarsi sul merancora più nitido l’organizzazione nella cato, fino a entrare nella top-ten dei broker quale ha articolato la propria offerta.

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STORY-LEARNING

Roberto Armana, presidente ed amministratore delegato di Pca Consultative Broker

«Effettivamente abbiamo sempre lavorato sui due ambiti distinti, da due anni li abbiamo configurati con due dipartimenti diversi e dalla primavera scorsa appunto con due diverse società: Pca Spa e Augustas Spa, entrambe sotto l’egida del Gruppo Gavio», prosegue il presidente di Pca, Armana. «Quindi oggi proponiamo al mercato due offerte fra loro indipendenti, che offrono servizi e prodotti acquistabili congiuntamente o disgiuntamente. A scelta del cliente. Consulenza sul rischio e gestione del rischio possono essere interessanti sia comprate insieme che distinte. Con noi». Insomma: vendere è una cosa, consigliare un’altra. «La nostra clientela – spiega ArmaServices offre consulenza di risk managena – è fatta di aziende operanti nel mondo ment, proponendo ai propri clienti, la valucorporate, con ditazione dei loro rischi SI PASSA CON MODULARITÀ mensioni ed esigenze basandosi sui più DAL RISK MANAGEMENT OPERATIVO tali per cui devono moderni ed efficaci ALL'ENTERPRISE RISK MANAGEMENT avere il senso della standard internaA SECONDA DELLE ESIGENZE complessità nella zionali. Si passa dal gestione dei rischi. Hanno bisogno di conrisk management operativo, all’Enterprise sulenza, addirittura di formazione nell’amRisk Management, a seconda delle esigenze bito del risk management». Augustas Risk e della modularità che il cliente preferisce

La neutralità del consulente specialistico è un valore che fa la differenza nell'efficienza delle scelte del cliente

È

un'antica e mai risolta diatriba quella circa il valore dell'indipendenza, o meglio della neutralità, del consulente rispetto alle scelte che suggerisce al suo cliente: una questione che attiene sicuramente al mondo del brokeraggio assicurativo, che nel caso del sistema del Gruppo Gavio rappresentato in queste pagine è stata brillantemente e innovativa-

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mente gestita; ma attiene, a ben vedere, a tanti mondi diversi. Quello del risparmio gestito rispetto alla neutralità delle banche, il cui venir meno è stato clamorosamente nocivo in alcuni recenti casi italiani; ma anche altri ambiti non economici ma ancor più delicati, come la cura della salute: non sono stati pochi, purtroppo, i casi di scelte sanitarie rivelate-

si inquinate da interessi privati a suggerire, anzi prescrivere, ai pazienti questa o quella soluzione come se fosse la migliore essendo invece solo vantaggiosa per chi firmava la prescrizione. Ben venga dunque la riaffermazione del valore della neutralità del consulente. E complimenti a chi sa farne la propria bandiera. (s.l.)

SE GESTISCO BENE I MIEI RISCHI AZIENDALI GARANTISCO CONTINUITÀ E PROFITTABILITÀ ALL'AZIENDA adottare. Una volta adottata una adeguata matrice dei rischi, l’azienda si può affidare a Pca che, ai propri clienti offre soluzioni di intermediazione sia in campo nazionale che internazionale. Al centro, l’idea che la cultura del rischio sia un valore irrinunciabile, oggi, per le aziende che vogliano crescere. «Dev’essere considerata anche dal punto di vista strategico come un fattore competitivo per la propria attività», osserva Roberto Armana: «Se gestisco bene i miei rischi aziendali, garantisco continuità e profittabilità all’azienda stessa. Se comprendo che tutto quel che faccio comporta un rischio, se ne misuro correttamente la dimensione e la trasversalità, sono un imprenditore di successo. Se invece mi affido soltanto all’intuizione mi colloco in una posizione di rischio patologica». Nascendo nell’ambito di un gruppo leader nelle costruzioni, Pca e Augustas hanno una storica specializzazione nel mondo delle grandi infrastrutture: sono leader a livello nazionale e godono di una straordinaria visibilità a livello internazionale, grazie all’esperienza maturata negli anni assicurando grandi progetti in ogni angolo del mondo. A ciò aggiungono una forte specializzazione


in numerosi altri ambiti merceologici, come REGIONE trasporti, logistica, concessioni, grande diValle D'Aosta stribuzione, alimentare, tessile, ambiente. Piemonte Inoltre, hanno nel dna aziendale la consapeLiguria volezza che sottovalutare il fattore-rischio Lombardia può comportare danni gravissimi: «In sinTOTALE Nord-Ovest tesi: la cultura del rischio di un’azienda è Veneto un fattore competitivo – ripete Armana - Le aziende che lo hanno capito hanno succesTrentino Alto Adige so, le altre rischiano molto di più. E in Italia Friuli Venezia Giulia molte medie aziende sono sprovviste della Emilia Romagna benchè minima cultura del rischio. Noi le TOTALE Nord-Est aiutiamo a formarsela». Toscana Ma in concreto, cosa significa per una media Marche azienda sviluppare una “cultura del rischio” Umbria e gestirlo di conseguenza? «Significa – spieLazio ga Armana - fare una mappatura dei propri TOTALE Centro rischi e un assessment che li definisca con Abruzzo chiarezza, meglio se con l’aiuto di un qualiMolise ficato advisor esterno che guardi all’azienda Puglia con occhi più neutrali. Fatta questa mapBasilicata patura, si passa alla scelta delle soluzioni migliori per prevenire che quei rischi si Campania concretizzino e, comunque, coprirne il loro Calabria eventuale costo». Cultura del rischio – per TOTALE Sud azzardare un paragone – significa revisioSicilia nare periodicamente i freni dell’auto, e non Sardegna soltanto assicurarla. Un bravo broker aiuta TOTALE Isole a scegliere la polizza più vantaggiosa; un TOTALE ITALIA consulente assicurativo sa anche capire la potenza frenante dei freni e la loro efficienBrokerslink, attivo in 100 Paesi con 20 miza rispetto al peso e alla velocità dell’auto, liardi di premi e Surety Alliance, network e misurare di conseguenza il rischio di un ultraspecialistico operante nel mondo delincidente. le fideiussioni assicurative. Grazie a queste «Invece, di regola, almeno in Italia – osserva due alleanze, si azzera il gap che potrebbe Armana – la mappatura e l’assessment dei patire rispetto ai colossi mondiali del brokerischi sono considerati poco interessanti, ci raggio. «Brokerslink si concentra solo sul PURTROPPO IN ITALIA LA MAPPATURA copre sia le attività trasferimento del riE L'ASSESSMENT DEI RISCHI SONO pure di brokeraggio schio, e l’unico driver CONSIDERATI POCO INTERESSANTI che tutte le specialiè il prezzo. Una logica E L'UNICO DRIVER RIMANE IL PREZZO zed resources, cioè il sbagliata». risk consulting, le attività legali, l’assistenDetto ciò, Pca e Augustas sono in grado di za», spiega ancora Roberto Armana. offrire il meglio sia nella consulenza che nel «È un’alleanza che ci pone alla pari con brokeraggio. chiunque nel mondo. E poi, in realtà, le diLa forza internazionale di Pca Consultive mensioni in sé e per sé non sono l’unico Broker si basa sulle alleanze sancite negli valore: la flessibilità, la qualità dell’offerta e ultimi dieci anni con due grandi network:

BROKER 12 416 305 1.348 2.081 423 95 116 320 954 342 81 62 929 1.414 69 16 192 33 554 60 924 281 56 337 5.710

% SUL TOTALE BROKER 0,21 7,29 5,34 23,61 36,44 7,41 1,66 2,03 5,60 16,71 5,99 1,42 1,09 16,27 24,76 1,21 0,28 3,36 0,58 9,70 1,05 16,18 4,92 0,98 5,90 100,00

la forte presenza internazionale si possono trovare anche in broker dalle dimensioni più modeste ma, nel contempo, dotate di tutte le caratteristiche per competere con successo». C’è poi un altro dettaglio, in realtà molto incisivo: la dimensione globale e la cultura della solidità che distinguono il gruppo Gavio. «Pca e Augustas si ispirano alla stessa scala di valori che hanno contraddistinto il successo del nostro gruppo. Solidità, profittabilità, attenzione al cliente, reputazione. Sia per i nostri clienti che per tutte le compagnie di assicurazione, questi elementi sono estremamente rilevanti per garantirsi rapporti di lungo periodo, alle migliori condizioni».

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Il business caldo del controllo del freddo Quello del gruppo italiano Carel è stato il miglior collocamento azionario del 2018. I suoi sistemi di controllo degli impianti di refrigerazione consentono risparmi del 30% sui consumi di Riccardo Venturi

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li impianti di condizionamento e refrigerazione consumano il 17% dell’energia elettrica a livello globale. I sistemi di controllo di questi impianti sono in grado di abbattere i consumi di oltre il 30%. Così si spiega il successo dell’italiana Carel, che progetta, produce e commercializza da oltre 40 anni soluzioni avanzate di controllo degli impianti, investendo in modo massiccio in R&S. Carel si è quotata in Borsa nel giugno dell’anno scorso e le sue azioni valgono circa il 40% in più rispetto alla quotazione iniziale. Il gruppo è stato premiato con l’Equity Capital Markets Award per aver realizzato il miglior collocamento azionario in Italia nel corso del 2018. «Gli investitori, per la maggior parte esteri e di lungo termine, hanno molto apprezzato la nostra storia di innovazione e di forte presenza

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internazionale» dice il Ceo di Carel Francesco Nalini (nella foto), «la nostra leadership nella nicchia della refrigerazione e condizionamento, con le preoccupazioni crescenti per la sua sostenibilità ambientale». Il primo trimestre dell’anno si è chiuso con ricavi consolidati pari a 80 milioni, in crescita del 19,5% rispetto ai primi tre mesi del 2018, e un utile netto di 8,9 milioni (+ 8,4%). Carel ha sei stabilimenti in Europa, di cui quattro in Italia, uno in Germania e uno in Croazia; un altro è negli Stati Uniti, uno in Brasile e l’ultimo è stato inaugurato lo scorso 16 luglio nell’area di Suzhou, uno dei distretti tecnologici più innovativi della Cina. All’interno degli oltre 15mila metri quadrati del nuovo complesso, il triplo del precedente, una parte importante sarà dedicata all’area R&S, con circa 50 risorse

dedicate. «La Cina è sempre più un paese dove non solo produrre, nonostante l’aumento del costo del lavoro e i dazi, perché le infrastrutture, i servizi, le subforniture rimangono attrattivi» spiega Nalini, «ma anche e sempre più all’avanguardia per fare ricerca, perché si è molto sviluppata in termini di competenze ingegneristiche. Inoltre il governo cinese sta affrontando in modo deciso il problema dell’inquinamento, e si sta spostando su soluzioni all’insegna di una maggiore sostenibilità anche in tema di refrigerazione e condizionamento». I sistemi di controllo Carel sono frutto dell’unione tra hardware e software, con algoritmi termodinamici sviluppati internamente, tecnologie meccaniche e sempre più Iot e analisi di dati in cloud anche con l’intelligenza artificiale. Il gruppo italiano investe ogni anno circa il 6% del fatturato in R&S. «Ci lavorano circa 200 persone, quasi tutte tra Italia e Cina» rimarca il Ceo, «La R&S è suddivisa in centri di competenze: hardware, software, meccanica, termodinamica, Iot. Abbiamo una scuola di formazione interna sulle diverse tecnologie». La strategia di internazionalizzazione di Carel si sviluppa su più fronti: «Il primo è la rete commerciale, con 23 filiali commerciali dirette dove lavorano 420 dipendenti, la maggior parte all’estero, esperti dal punto di vista tecnologico» sottolinea Nalini, «il processo di vendita di sistemi di controllo come i nostri è lungo e complesso, per questo abbiamo creato una rete commerciale molto estesa anche acquisendo partner, come per esempio nel 2017 in Polonia con Alpaco, nel 2018 rilevando il 100% della nostra filiale giapponese e aprendo nuovi uffici a Singapore e in Marocco, quest’anno con una nuova filiale in Ucraina gestita dalla stessa Alpaco». Poi c’è l’aspetto produttivo, con la scelta di avere stabilimenti in diversi paesi del mondo anche per contrastare i rischi legati ai dazi. Infine il M&A: «Guardiamo alla possibile acquisizione di concorrenti situati in altre aree geografiche, che ci permettano crescere più velocemente» aggiunge il Ceo di Carel, «è quel che abbiamo fatto l’anno scorso con Idromatic, azienda attiva nel settore dell’umidificazione molto forte nei paesi di lingua tedesca».


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DATEMI UNA GIFT CARD E VI SOLLEVERÒ LA BANCA Valorizzare la relazione con i clienti per generare marginalità aggiuntive: Epipoli ha trasformato la gift card in una vera e propria categoria merceologica. Come negli Usa, dove viene chiamata “branded currency” di Sergio Luciano

C’

è un fintech che irrompe sul mondo bancario con la brutalità della “disruption” digitale, svuotando le filiali, rendendo superflui tanti servizi di sportello e dunque impoverendo il business (e il personale) del credito; ma c’è anche un Fintech che invece sta iniziando a dare linfa nuova alle banche. Che le sta aiutando, forse salvando. Questo fintech “buono” ha un’identità tutta italiana, e un nome speciale, che riconduce a un genio dell’umanità, nato a Siracusa nella notte dei tempi: si chiama Epipoli, come il quartiere siracusano dove nacque Archimede, il supremo matematico celebre per il suo “Eureka!” (“Ho trovato!”) e per il principio di base dell’idrostatica (“Un corpo immerso in un liquido…”). Perché proprio a Epipoli è nato, un paio di millenni GAETANO GIANNETTO (CON LA CAMICIA BIANCA). GLI ALTRI, DA SINISTRA: LORENZO CAMPEOTTO, PINA PANUNZIO E LAURA PEZZOLI dopo, un signore sorridente e cordiale, ma a modo suo nipotino di Archimede per la vivacità le opportunità d’acquisto vantaggiose che posmentale che ha sempre profuso nella sua vita di natura. «Insomma le banche – analizza l’imsono poi essere utilizzate presso le strutture imprenditore: Gaetano Giannetto. prenditore – offrendo ai consumatori una nuoche le hanno emesse, online o analogicamente «Stiamo offrendo alle banche la possibilità di va famiglia di servizi bancari, li ingaggiano sia nei negozi». valorizzare le loro filiali e lo spazio confortesui grandi brand nazionali che su quelli locali, Già: la gift card. È la “leva per risollevare il vole che offrono ai clienti, dando nuove ragiosfruttando il presidio del territorio offerto dalle mondo” bancario – tanto per citare ancora ni per attrarli e trattenerli» spiega Giannetto, loro filiali e garantito dalle nostre partnership Archimede - con cui Giannetto ha cominciato nella nuova sede milanese del suo gruppo, che con decine e decine di migliaia di punti vendita! la sua attuale avventura d’impresa, nel 2006, comprende Epipoli e Groupalia, il marchio anAttiviamo un meccanismo di ‘give back to the introducendo per la ch’esso italiano leader community’, per cui se il cliente percepisce di DA IKEA A TRENITALIA, DA IP prima volta in Italia nel “social shopping”, avere, con le gift card, un beneficio significativo, A CARREFOUR: LA PIATTAFORMA queste carte che negli cioè le vendite online alimenta un’economia circolare locale e non i WHITE LABEL GIFT CARD DI EPIPOLI Stati Uniti sviluppano che sposano la filosofia soliti portali globali di ecommerce che stanno CONTA OLTRE 100 MERCHANT oggi vendite per 650 dell’acquisto di gruppo cancellando l’ecodiversità dei territori». miliardi di dollari, mentre da noi il giro d’affari con quella del couponing. «Abbiamo trasforQuasi un manifesto di sostenibilità economica, che transita nella piattaforma hi-tech di Epimato le gift card in una vera e propria categoquasi una sfida ai titani del web: ma del resto, poli si aggira sui 200 milioni di valore… («ma ria merceologica che mettiamo a disposizione non fu sempre Archimede a inventare gli specin dieci anni arriveremo a 2 miliardi», prevede delle aziende per valorizzare la relazione con chi ustori che liberarono Siracusa dall’assedio l’imprenditore). i propri clienti e per generare marginalità agdei titani di allora, le triremi romane? Dunque in molte filiali Bper fanno bella mogiuntive. Nei portali di alto traffico, nell’home «Le banche devono rispettare le regole strinstra di sé le gift card di Epipoli, per molti dei banking e nelle filiali collochiamo la sezione genti della direttiva Psd2 sui pagamenti digitali merchant convenzionati, oltre 300, già rappredigitale e i nostri espositori fisici di gift-card», e fatalmente lasciano spazio ai nuovi concorsentati in 60 mila punti vendita di varissima prosegue, «per offrire ai clienti la scelta tra milrenti non bancari. Con il nostro supporto, inve-

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ce, mettono a frutto la loro presenza fisica sul territorio che i nuovi intermediari fintech non avranno mai!», sottolinea ancora Giannetto: «Un altro accordo importante in tal senso l’abbiamo sottoscritto con Sparkasse: nella loro home banking abbiamo inserito la nostra piattaforma white label gift-card (in questo momento vengono offerte carte vengono offerte carte dei principali grandi merchant, da Ikea a Trenitalia, da Ip a Carrefour, ndr) e naturalmente questa opportunità può agevolmente collegarsi, in banca, con finanziamenti personali che aiutano chi voglia fare acquisti attraverso le gift card». Ma non basta. Dopo l’ingresso nell’azionariato Epipoli del fondo Bregal che nel maggio scorso ha sottoscritto un aumento di capitale acquisendo il 30%, il business combinato Epipoli-Groupalia è salito di oltre il 60% rispetto all’aggregato del 2018. E Giannetto, con il suo team, non smette mai di studiare e lanciare nuovi filoni di offerta. «Sì, perché siamo certi che le gift card possano incrociare virtuosamente le opportunità rappresentate da tanti altri ambiti di servizi finanziari alla persona. Per esempio il welfare aziendale». Già: i servizi a valore aggiunto per il personale dipendente hanno ormai preso piede nelle grandi aziende, che si avvalgono di fornitori a loro volta grandi o grandissimi. I processi di concentrazione sono costanti: il co-

LA GIFT CARD È UNA SORTA DI MONETA PRIVATA PER LE AZIENDE losso francese Edenred ha acquisito Easywelfare, Zucchetti ha acquisito DoubleYou… «Ma oggi questi nuovi servizi stanno prendendo piede anche nelle piccole e medie imprese. Noi quindi, grazie alla possibilità di integrare la nostra piattaforma fintech di gift card con il social shopping di Groupalia, ci proponiamo come un hub molto avanzato dove, trattandosi di servizi welfare, il pagatore ultimo è l’azienda, e non il consumatore diretto. Abbiamo sviluppato una piattaforma che permette di ampliare il catalogo che i player che gestiscono i programmi di Welfare offrono alle aziende, consentendo loro di migliorare l’offerta grazie alle giuste logiche di marketing e agli analytics». Anche qui, dopo due anni dal “matrimonio”, la complementarietà tra Epipoli e Groupalia sta dando ottimi frutti. Groupalia costruisce soluzioni “su misura” ed è specializzata nel marketing di territorio, Epipoli ha una piattaforma efficientissima ed è specializzata nelle soluzioni di engagement che vedono nelle gift card il punto di atterraggio, e i partner continuano ad affluire quotidianamente. «Ormai la logica del marketing business to business, per gli scambi tra aziende», spiega Giannetto, «va unita a quella del marketing business to consumer, cioè le vendite al dettaglio e le relative analisi. Le nostre piattaforme, MyGiftCard di Epipoli

e Groupalia, unificano queste logiche ponendo al centro il consumatore che può sia usare in proprio la gift card che utilizzare quella offertagli dalla sua azienda come servizio welfare. Negli Stati Uniti, che è il mercato di riferimento per questi servizi, tutti i settori utilizzano le gift card, nessuno escluso, neanche il fashion…E noi vogliamo aiutare tutte le aziende italiane, anche quelle del fast-fashion, a emettere questa sorta di moneta privata, la branded currency come viene definita negli USA, che è la gift card e trovare nuovi canali distributivi. È un passaggio che dovrebbero fare tutte le aziende, anzi è un vero nuovo modello culturale su cui stiamo investendo dal 2006, che con soddisfazione oggi vediamo attrarre anche centinaia di piccole e medie imprese le quali, digitalizzandosi e utilizzando le gift card, offrono i loro prodotti su una scala distributiva superiore rispetto al classico ecommerce…». Giannetto pensa a quell’80% di italiani che ancora non usano le gift-card e spesso ancora non ne conoscono le potenzialità: e li sta raggiungendo anche con spot televisivi, per attrarli ad una nuova forma di consumo intelligente: «Mi piacerebbe che questo servizio – conclude Gaetano Giannetto – diventasse un’area di investimento formativo pubblico. Le nostre carte sono al servizio della famiglia, dalle paghette per i ragazzi al controllo delle spese di casa per i genitori, e possono anche aiutare i tanti soggetti non-bancarizzati a utilizzare meglio il denaro, oltretutto riducendo la circolazione eccessiva del contante, un’altra anomalia italiana».

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STORY-LEARNING

Verona si prepara a diventare il gateway dei porti italiani L’interporto Quadrante Europa si trova all’intersezione tra l’asse del Brennero e il corridoio mediterraneo. E ora punta sull’intermodalità con un piano che coinvolge tutti gli attori della logistica di Paola Belli

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spirare a divenire il gateway dei to Quadrante Europa di Verona e partner quali porti italiani, raccogliendo merci da Regione Veneto, Rete Ferroviaria Italiana e quest’ultimi e distribuendole in tutAutorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico ta Europa e viceversa, puntando sull’idea che Settentrionale, verrà ulteriormente potenziato un interporto non può ragionare come infrail cosiddetto “ultimo miglio” di tre infrastruttustruttura a sé stante ma insieme al sistema re regionali di interesse comunitario, Interpordei trasporti locale e nazionale, ai porti, e alla ti di Verona e Padova e Porto di Venezia, tutti rete ferroviaria, come nodi Core della Rete elemento di sviluppo IL PRESIDENTE MATTEO GASPARATO: «OGGI TEN-T. In particolaLA “GALASSIA QUADRANTE EUROPA” futuro per tutti, porre, la Regione Veneto tando i porti italiani OPERA AVENDO IN MENTE QUALI SARANNO realizzerà il Piano ReGLI SVILUPPI FUTURI DEI TRASPORTI a servire mercati sino gionale dei Trasporad oggi mai approcciati ed inserendo gli inti; l’Interporto Quadrante Europa di Verona terporti in catene logistico-intermodali globali progetterà, di concerto con Rete Ferroviaria che sino ad oggi non li avevano minimamente Italiana, il nuovo terminal 750m adattandolo coinvolti, il tutto via ferrovia, in un’ottica di allo standard comunitario e implementerà una sempre maggiore sostenibilità del trasporto. È serie di interventi sulla rete viabilistica di serla strategia dell’interporto Quadrante Europa vizio al nuovo terminal, collegata anche agli indi Verona, che all’intersezione tra i Corridoi terventi dell’Alta Velocità ferroviaria; sul nodo Scandinavo-Mediterraneo (Asse del Brennedi Padova Rete Ferroviaria Italiana progetterà ro) e Mediterraneo (Asse Est-Ovest) è uno a livello preliminare un collegamento di ultimo snodo fondamentale per il traffico merci sulla miglio tra la linea Padova-Mestre e l’Interpordirettrice Nord-Sud, ma anche Est-Ovest. Nel to; infine l’Autorità di Sistema Portuale del Mar 2018 all’interporto Quadrante Europa di VeroAdriatico Settentrionale presenterà la progetna sono transitate circa 28 milioni di tonneltazione di un ponte ferroviario per collegare la late di merci, di cui ben 8 milioni via treno, la parte occidentale della rete portuale alla stamaggior parte dei quali intermodali. Sono stati lavorati qui circa 16.000 treni (15.911 treni), una media di 54 treni/giorno, che hanno sviluppato un traffico che fanno del Quadrante Europa il primo Interporto italiano. Ma non basta: con l’approvazione del progetto “Veneto Intermodal”, presentato da un consorzio di attori regionali e nazionali di primo livello, con capofila Consorzio ZAI Interpor-

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zione ferroviaria di Marghera Scalo. «Oggi la “galassia Quadrante Europa” opera avendo in mente quali potranno essere gli sviluppi futuri del settore del trasporto ferroviario e intermodale», commenta il presidente Matteo Gasparato (nella foto). «Siamo consci di quello che potrà succedere tra qualche anno soprattutto con i potenziamenti infrastrutturali ferroviari sull’Asse Est-Ovest e l’apertura del tunnel di base del Brennero e delle tratte di accesso a Sud, da Fortezza fino a Verona e riteniamo di affrontare i temi “intermodalità” e “sostenibilità” in un’ottica integrata con le migliori tecnologie. Non ci limitiamo quindi a gestire la quotidianità “subendo” il traffico ma adottiamo un approccio “proattivo” guardando alla pianificazione europea, nazionale e regionale delle infrastrutture ed inserendoci in questo percorso al fine di promuovere la massima sostenibilità del trasporto merci e promuovendo in prima persona nuovi servizi merci. Verona è pronta a giocare un ruolo da leader tra i terminal intermodali europei in pieno accordo con la Commissione Europea, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e le istituzioni regionali e locali. In questo quadro abbiamo visto approvato un progetto che ammonta complessivamente a 4 milioni di euro, con un valore per il territorio veronese di due milioni, con un contributo del 50%».


IL PAESE CHE CRESCE STORY-LEARNING

INVESTIMENTO DA 1,3 MILIONI PER WETAXI

WETAXI È LA APP CHE CONSENTE DI CHIAMARE TAXI E DI CONDIVIDERLI

Aumento di capitale e nuove garanzie da Mediocredito Italiano Gli investitori credono nella nuova mobilità urbana: Wetaxi, la startup che ha creato l’applicazione che trasforma il servizio di trasporto urbano garantito dai taxi, annuncia un round di investimento dal valore complessivo di 1,3 milioni di euro. Nel dettaglio, 700.000 euro provengono dall’aumento di capitale sottoscritto da business angels e family offices, mentre i restanti 600.000 euro sono finanziati da Mediocredito Italiano spa (gruppo Intesa Sanpaolo). Con l’aumento di capitale,

Wetaxi accoglie in particolar modo due nuovi soci: il primo è Maider Srl, società di private equity e venture capital guidata da Andrea Marangione, lead investor dell’operazione, che ha coinvolto diversi investitori tramite un proprio veicolo, We Invest S.r.l.. Il secondo nuovo socio di Wetaxi è Grimmer S.s., veicolo di RSM Studio Palea di Torino, primario studio commercialistico italiano attivo nel settore del private equity e delle start-up, membro del network internazionale RSM.

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IL GRUPPO EBANO CONSOLIDA LA CRESCITA E PUNTA SUL PIANO DI ACQUISIZIONI

IL NUMERO UNO DEL GRUPPO EBANO CARLO ROBIGLIO

La holding fondata da Carlo Robiglio raggiunge i 18 milioni di fatturato aggregato Circa 18 milioni di fatturato aggregato con una crescita negli ultimi 6 anni dell’800%, 8 società controllate, 15 partnership produttive, più di 250 dipendenti e collaboratori, una clientela media annuale che ormai supera le seimila unità per il solo business della formazione a distanza e un piano di crescita per linee interne ed esterne con investimenti nel solo 2018 di 700 mila euro. Sono questi alcuni dei numeri dell’andamento del Gruppo Ebano che lancia il piano triennale di acquisizioni. L’azienda fondata e presieduta

dall’imprenditore Carlo Robiglio è tra i leader in Italia sulla formazione a distanza ed opera anche nell’editoria, nella comunicazione e nel marketing caratterizzando tutta l’offerta per il suo approccio innovativo. Tra i punti di forza c’è la controllata Cef Publishing, realtà che opera nella progettazione, realizzazione ed erogazione di corsi professionali attraverso modalità Fad (formazione a distanza) ed e-learning, in ambiti come il socio assistenziale, l’animal care, il food, l’estetica e il benessere.

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MIROGLIO RINNOVA LOGO E IMMAGINE COORDINATA

IL NUOVO LOGO DI MIROGLIO

Il gruppo piemontese pronto a “cambiare faccia” Nuova immagine coordinata per il Gruppo Miroglio, storica azienda del settore tessile e della moda femminile con sede ad Alba. L’azienda ha infatti rinnovato la propria identità visiva corporate, attraverso un’immagine più attuale, contemporanea, in linea con la nuova “anima” del Gruppo, un’azienda caratterizzata da una solida cultura industriale, con lo sguardo rivolto al futuro e una visione internazionale. Il primo elemento di novità è il logo, dove la “M”, efficace sintesi visiva del nuovo marchio, si ispira al movimento del

tessuto all’interno dei cilindri per la stampa, espressione di una realtà dinamica e in continua evoluzione. Il colore scelto è il blu, il colore dell’inchiostro, del disegno, della stampa, da sempre presente nel logo aziendale oggi rivisitato con una nuova declinazione cromatica che rimanda al lapislazzuli, pietra preziosa utilizzata dai più importanti artisti e pittori nel corso dei secoli. Unica eccezione cromatica il logo di Miroglio Fashion, che mantiene il bianco e nero per valorizzare al meglio le identità dei singoli brand.

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DOMANDE &OFFERTE Se siete convinti che la scelta vincente sia sempre quella di puntare al top di gamma perché "il lusso non conosce crisi", potreste ricredervi scoprendo la strategia (vincente) di Festina Group, che invece ha puntato alla fascia media. Allargando la base della clientela e incrementando gli utili. Una formula che vale nel settore delle lancette ma che, se messa in pratica in maniera efficace, può diventare vincente anche per qualsiasi altra categoria merceologica.

100 DOCUMENTARI LA SETTIMA ARTE FA TAPPA A MILANO

101 PRESTIAMOCI E ORA IL SOCIAL LENDING LANCIA L'OPZIONE CASA

IL RAPPORTO QUALITÀ-PREZZO TIENE IL POLSO DEL MERCATO Posizionare il brand nella corretta fascia significa conquistare una fetta importante di clientela. Lo dimostra il caso di Festina, che nonostante la crisi è riuscita a incrementare gli utili del 27% puntando su orologi di qualità di Davide Passoni

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l prodotto giusto, sul mercato giusto, non si ha un’attenzione forte alla qualità del al giusto prezzo. Una formula banaprodotto, come l’abbiamo noi. Un’attenzione le ma non scontata per far crescere che porta il cliente ad avere un percepito di il proprio business, anche e soprattutto nei valore più alto rispetto a quello che hanno almomenti congiunturalmente sfavorevoli. Una tri brand omologhi e rispetto ai 129 euro che formula applicata alla lettera, nel 2018, da si pagano per mettersi al polso uno di nostri Festina Italia, filiale di migliori orologi. A volLA MAGGIOR PARTE DEI SEGNATEMPO Festina Group, capate mettiamo il prezCHE FESTINA HA IN ASSORTIMENTO ce di far salire l’utile zo in comunicazione RICADE NELLA FASCIA DI PREZZO dopo le imposte di perché altrimenti il COMPRESA TRA I 75 E I 200 EURO quasi il 30% rispetto cliente pensa che l’oall’esercizio precedente, in un anno non farologio costi di più». È l’analisi di Paolo Gacile per il mercato orologiero globale né per limberti, direttore generale di Festina Italia. quello nazionale. Una formula che vale nel Manager di lunga esperienza nel settore del settore delle lancette ma che, se messa in pralusso e dell’orologeria, ha ricoperto posizioni tica in maniera efficace, diventa vincente per di responsabilità in Cartier, in Binda Italia e in qualsiasi categoria merceologica, fatte salve Morellato e dal 2016 guida la filiale locale del le peculiarità dell’orologeria. «Essere su una gruppo spagnolo. Non a caso, la maggior parte fascia di prezzo aggressiva, però, non basta se dei segnatempo che Festina Group ha in assor-

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DOMANDE&OFFERTE DOMANDE&OFFERTE

timento ricade in tre delle cinque fasce prezzo (75-100 €, 150-175 €, 175-200 €) che nel 2018 hanno fatto segnare un incremento sia in termini di volumi sia in termini di valore, secondo il report annuale sul mercato italiano dell’orologeria stilato da Assorologi. Mettiamoci anche la capacità di incontrare i gusti del consumatore nostrano e il +27% dell’utile 2018 (a fronte di un fatturato stabile a +0,6%) è presto spiegato. «Ho avuto la fortuna di lavorare in passato in diversi gruppi orologieri e ritengo che il rapporto qualità-prezzo che hanno i nostri orologi non l’abbiano altri in Italia. Aggiungo un concetto. Una volta la torta del mercato aveva una circonferenza di 50 cm e la fetta di Festina Group era di 8 cm; oggi la torta misura 25 cm e Festina vale sempre 8 cm: il gruppo, in sostanza, mantiene i suoi volumi aumentando le quote di mercato». Come dimostrano i dati 2018. Abbiamo mantenuto il fatturato globale con una leggera crescita. Abbiamo registrato una piccola flessione del marchio Calypso ma siamo cresciuti molto con il marchio Lotus, inteso come orologi e gioielli in acciaio e argento. Era un marchio che in Italia fatturava 900mila euro nel 2015 e nel 2019 chiuderà a quasi 3 milioni; i suoi volumi si sono fatti interessanti grazie anche a una distribuzione migliorata. Il tutto mantenendo i numeri di Festina, che ormai è un marchio consolidato in Italia, capace di vendere di più rispetto a marchi italiani: ciò significa che il lavoro fatto in passato è stato proficuo. Il marchio Jaguar, infine, per quanto pesi in maniera minima sul fatturato globale, è cresciuto del 24%. Previsioni per il 2019? Prevedo una chiusura in linea con quella del 2018 a livello di fatturati globali, con un’ulteriore crescita di Lotus. L’unica incognita che ho è legata al marchio Festina perché uno dei nostri partner distributori, Stroili,

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quest’anno ha un contratto a livello centralizzato per il brand e non a livello Italia, per cui la mia governance su alcuni aspetti è un po’ minore rispetto a quella del 2018. Detto questo, chiudere come lo scorso anno è il mio obiettivo e spero di raggiungerlo. Sul normal trade, che a noi dà tantissimo, abbiamo chiuso il primo semestre a +2% rispetto al 2018; sono duemila punti vendita che mi danno dati molto significativi sull’andamento dei marchi. Quali sono i pregi e i difetti del mercato italiano, a suo avviso? In molti parlano oggi di crisi del mercato. Io PAOLO GALIMBERTI, DIRETTORE GENERALE DI FESTINA ITALIA preferisco dire che c’è una tendenza all’ac- IL PREGIO DELL'ITALIA È CHE VI È ANCORA mo produrre i mobili UNA CAPILLARITÀ DI PUNTI VENDITA quisto diversa da anche per Francia quella del passato. Il LOCALI RISPETTO ALLE GRANDI CATENE, e Germania. L’altra E INSIEME CUBANO VALORI IMPORTANTI concetto dell’oroloè un’operazione di gio come regalo resiste solo al Sud. Il pregio marketing e comunicazione di un paio di anni dell’Italia è che, rispetto ad altre nazioni, vi è fa, una promozione per cui chi comprava un ancora un’enorme capillarità di punti vendita orologio Festina per almeno 99 euro aveva in locali rispetto alle grandi catene: messe insieregalo tre esperienze di benessere. Un’operame cubano un volume importante. Il difetto zione pensata specialmente per la clientela è che, essendoci una grande difficoltà di sell femminile, proposta alla casa madre, autorizout su tutti i marchi, oggi i rivenditori fanno a zata, che ha funzionato e ha portato anche alla gara ad avere sconti anziché inserire in assorcrescita della clientela donna, un obiettivo che timento nuovi marchi da far ruotare. mi era stato richiesto. Siccome ha funzionato, Quanta libertà di manovra c’è nel lavorare l’anno successivo è stata proposta in Francia, in un gruppo internazionale? Belgio, Germania e ancora in Italia, pagata diSiamo una multinazionale e seguiarettamente da Festina Group. mo le direttive dell’headquarter a Alcuni grandi gruppi hanno puntato molto livello di marketing e di prodotto, sugli smartwatch. Voi? ma ci viene data una grossa liberIl caso degli orologi connessi e degli smartwatà per proporre operazioni locali, tch è emblematico di come affrontare corretche in caso di successo sono tamente i cambi di tendenza. È fondamentale poi riproposte a livello euroarrivare al momento giusto, non troppo in peo. Cito due esempi. Uno anticipo né troppo in ritardo. Devi esserci, è la creazione di mobili ma non è il business principale oggi. Magari espositivi a marchio Festilo sarà tra 10 anni, quando i Millennials, atna, mai realizzati da nestuali consumatori principali di smartwatch, suno prima di Festina Italia. saranno cresciuti. Festina Group ha acquisito Due anni e mezzo fa segnalai gli asset del marchio svedese Kronaby e dal in Spagna che alcuni concorrenti 2020 comincerà a commercializzarlo con una puntavano su questo, rischiando distribuzione selettiva; inoltre, porterà la tecdi farci perdere spazi di vendita. nologia di connessione allo smartphone sugli Proposi un progetto, mi diedero orologi Jaguar, Festina e Lotus. Esserci ora è l’ok per farlo realizzare in Italia e funzionale a non trovarsi in ritardo domani, funzionò così bene che oggi facciainvestirci troppo può essere pericoloso.


Crema


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LA SETTIMA ARTE FA TAPPA A MILANO Dal giornalismo investigativo alla Crispr, dalle neuroscienze all’immigrazione: appuntamento dal 12 al 15 settembre con il Festival internazionale del documentario “Visioni dal mondo, immagini dalla realtà” di Marina Marinetti

FRANCESCO BIZZARRI FONDATORE/DIRETTORE VISIONI DAL MONDO

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itizen investigative journalism e notizie manipolate, la correzione mirata di una sequenza di Dna, le neuroscienze, i diritti civili delle donne, l’immigrazione: sono alcuni dei temi trattati, narrati e approfonditi dal cinema del reale con le anteprime al 5° Festival internazionale del documentario
“Visioni dal mondo, immagini dalla realtà”, organizzato dalla società di produzione Frankieshowbiz con la direzione artistica di Fabrizio Grosoli, a Milano (Teatro Litta e Museo nazionale scienza e tecnologia Leonardo da Vinci), che si conferma uno degli eventi principali della seconda edizione del programma promosso dal Comune di Milano Milano MovieWeek dedicata alla settima arte, il cinema e l’audiovisivo, dal 12 al 15 settembre. «L’obiettivo del nostro Festival è quello di supportare il settore, sia nei confronti del pubblico che nei confronti degli addetti ai lavori», spiega a Economy Francesco Bizzarri, Fondatore e

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Direttore del Festival internazionale del documentario “Visioni dal mondo, immagini dalla realtà”. «La nostra sezione business Visioni Incontra, infatti, che si tiene nei primi due giorni del Festival, il 12 e il 13 settembre, ha l’obiettivo di creare una vetrina unica dedicata al cinema documentario di qualità dove i team selezionati hanno la possibilità di presentare in venti minuti il proprio progetto a un esclusivo pubblico di professionisti dell’audiovisivo. Durante le due giornate di “Visioni incontra” verranno presentati i progetti, nelle ultime fasi di sviluppo e finanziamento, che concorreranno al Premio “Visioni incontra, migliore progetto documentario”». Il Festival (che ha come sponsor Bnl Gruppo Bnp Paribas e Pirelli) conterà su ospiti come Martina Colombari, Lorenza Indovina, Matilde Gioli, Pernille Rose Grønkjær, Erik Gandini, Wilma Labate, masterclass e eventi speciali, in grado di raccontare la realtà e le grandi te-

matiche sociali con delle vere e proprie opere d’arte, inoltre ha la collaborazione dell’Istituto Luce Cinecittà, di Lombardia film commission, di Doc/it - Associazione documentaristi italiani, di Hot Docs, il contributo di Image Building, con un approfondimento su Lampoon, per “Visioni incontra” il supporto di Edi, Effetti Digitali Italiani , e il supporto delle migliori scuole e facoltà di cinema milanesi. Tra i titoli internazionali in concorso, il Festival prevede in anteprima nazionale la proiezione di “Bellingcat - Truth in a post-truth world”, scritto e diretto da Hans Pool, sul collettivo ‘citizen investigative journalism’, conosciuto, appunto, come Bellingcat; “Hunting for Hedonia” il film documentario della regista danese Pernille Rose Grønkjær sulla Deep brain stimulation (Dbs), il rivoluzionario strumento utilizzato dalle neuroscienze per alleviare malattie mentali e sull’impatto che potrebbe avere sull’identità umana e sul senso di se stessi; “Human nature”, di Adam Bolt, co-sceneggiatore del film premio Oscar “Inside Job”, prodotto dal grande giornalista americano Dan Rather, sulla Crispr, la correzione mirata di una sequenza di Dna. Per il programma completo: www.visionidalmondo.it


Daniele Loro, ad di Prestiamoci spa

A PROPOSITO DI PRESTIAMOCI

E ora il social lending lancia l’opzione casa Il notaio, l’agente immobiliare, la ristrutturazione, gli arredi: per fare fronte alle spese immediate, in attesa del mutuo, Prestiamoci offre Presticasa. Che oltre alla liquidità, consente di usufruire del bonus fiscale

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he si tratti di molti o pochi metri quadri, l’acquisto dell’abitazione è per il 90% degli italiani in testa alle priorità, come testimoniano i dati di CasaDoxa 2019. Peccato che, nell’attesa di ricevere il mutuo dalla banca, si debba far fronte ai costi per gli arredi, la ristrutturazione, il notaio, l’agente immobiliare e molto altro per realizzare la casa dei sogni. Secondo le analisi di Prestiamoci, la prima piattaforma italiana di social lending, oltre il 50% di coloro che accendono un mutuo per l’acquisto di una casa, nei tre mesi successivi a questa richiesta, si attiva per chiedere un ulteriore prestito proprio per far fronte alle prime spese strettamente collegate all’acquisto dell’immobile. «Succede più spesso di quanto si crede che una volta acceso il mutuo ci si renda conto di dover affrontare spese accessorie, magari non previste», spiega a Economy Daniele Loro, amministratore delegato di Prestiamoci. Così, la piattaforma di social lending

ha sviluppato Presticasa, il prestito personale dedicato a coloro che hanno acquistato casa e sono in procinto di arredarla, ristrutturarla o si trovano a dover affrontare nuove spese. «Il nostro prodotto», continua Loro, «è nato per soddisfare questa necessità senza il bisogno di richiedere ulteriori ipoteche o garanzie a copertura del prestito, proponendo una soluzione con un finanziamento non bancario legato al mercato del peer to peer landing, una novità assoluta all’interno di questo business in continua crescita. Un prodotto che si inserisce a pieno titolo nello spirito social del P2P lending in quanto diretto a supportare i nuclei familiari in un’importante fase del loro progetto di vita». Presticasa nasce per migliorare la liquidità a breve del cliente: a partire dalla data di delibera del mutuo, ed entro 60 giorni dal rogito, il cliente può rivolgersi a Prestiamoci per ottenere un prestito fino a 18.000 euro con tassi dal 3.90% al 6,57%, semplicemente presentando i

Prestiamoci S.p.A. è una società finanziaria autorizzata da Banca d’Italia ex art 106 Tub che gestisce l’omonimo market place di prestiti personali fra privati a cui prende parte finanziando i prestiti erogati a fianco dei propri clienti prestatori. Con tassi di crescita a tre cifre Prestiamoci ha oggi (dati riferiti a maggio 2019) circa 3200 clienti, ha erogato quasi 21 milioni di euro ed è la prima piattaforma Italiana nel comparto consumer, circa la decima in Europa continentale. Prestiamoci, nell’ottobre del 2018, ha avviato un’operazione di cartolarizzazione di prestiti personali di cui una porzione relativa al portafoglio che aveva in carico, una porzione di prestiti erogati negli ultimi sei mesi ed un’ultima parte di prestiti che erogherà nel prossimo futuro. In dettaglio, l’operazione comprenderà crediti fino a 25 milioni di euro in 18 mesi. Prestiamoci ha ottenuto dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza il sigillo di qualità come migliore offerta in Italia per i prestiti del Social Lending, conseguendo il livello Top: il bollino di “Top Condizioni” nel Social Lending, con valutazione “ottima” per tre anni di seguito.

documenti di delibera della Banca e la certificazione dell’avvenuta stipula. Potrà restituire il prestito in 48, 54, 60, 66 o 72 mesi con un piano di rimborso a rate fisse e costanti. Ottenuta la liquidità necessaria ed effettuate le spese, si potrà accedere anche alle agevolazioni previste dal Bonus Ristrutturazione 2019.

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UN SORSO DI RELAX FRA I COLLI TREVIGIANI PIACERI Chi l’ha detto che una volta imboccata una strada, si debba per forza andare diritto, senza fare deviazioni? Anzi, tutto quello che è nuovo e diverso arricchisce. Il business (come nel caso dell’hospitality, una delle branche in cui si cimenta una storica cantina come la trevigiana Villa Sandi), ma anche il morale. Provare (piacere) per credere.

108 WHISKY FUMO, TORBA E BREZZA MARINA FANNO INTENSO IL DRAM DI ISLAY

110 MOTORI SKODA KODIAQ, IL SUV CHE VA DRITTO AL SODO

114 LE RAGIONI DEL GOSSIP

Villa Sandi è stata tra le prime cantine in Italia ad aprire le porte a visitatori e appassionati. Oggi offre ospitalità con una serie di strutture ricettive ricavate in casolari tra vigneti e antichi borghi di Vincenzo Petraglia

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n fatturato (nel 2018) di 93,9 milioni viticoltura sostenibile sono valsi a Villa Sandi euro (nel 2014 gravitava intorno di la certificazione Biodiversity Friend per i ai 62 milioni), con un incremento rivigneti di proprietà attraverso le buone praspetto al 2017 dell’8,6%. Numeri importanti tiche nella loro conduzione, trasferite anche che descrivono il buono stato di salute di Villa ai conferitori, e per l’implementazione delle Sandi, una delle realtà imprenditoriali più solienergie rinnovabili. All’interno della proprietà de e dinamiche dell’area del Prosecco, che sta di Crocetta del Montello, per fare un esempio, ampliando sempre di più il suo business con pannelli fotovoltaici e una centrale idroeletuna politica di espansione e diversificazione trica soddisfano il 40% dell’intero fabbisogno del business che pasenergetico. DALLE ENERGIE RINNOVABILI sa anche attraverso Al fatturato 2018 hanALL’EXPORT IN CINA: ECCO COME hospitality e brand exno contribuito per il UN BUSINESS TRADIZIONALE tension, che sta dando 40% le vendite realizSI RINNOVA GUARDANDO AL FUTURO parecchie soddisfaziozate in Italia, che hanni al gruppo che fa capo alla famiglia Moretti no fatto registrare un incremento dell’8%, e Polegato (quella che controlla anche Geox per il 60% le esportazioni, con ben 104 paesi e Diadora, seguite dal fratello e dal nipote di raggiunti. Quelle verso i paesi europei sono Giancarlo, presidente di Villa Sandi). L’aziencresciute del 2% mentre quelle verso il resto da vitivinicola che ha come quartier generale del mondo hanno segnato un’impennata del la tenuta di Crocetta del Montello, nel Trevi20,1% rispetto al 2017, con i maggiori incregiano ha destinato nel 2018 agli investimenti menti registrati in paesi quali Usa, Canada, 8,9 milioni di euro, vale a dire poco meno del Australia, Russia, Sudamerica, Messico in 10% del fatturato totale. Fra questi, quelli in testa, e Nuova Zelanda. «La prossima frontie-

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E POI IL PIACERE...

A destra, il presidente di Villa Sandi Giancarlo Moretti Polegato

ra», spiega Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi, «è la Cina, con la quale stiamo già investendo in politiche commerciali. Si tratta di un mercato enorme e dalle potenzialità incredibili, il problema però è che i cinesi conoscono l’Italia più per il fashion che per il cibo ed il vino e non è, dunque, un caso che il nostro paese occupi soltanto il quinto posto nel mercato vinicolo cinese dopo Australia, Francia, Cile e Spagna. I francesi hanno dalla loro anche le grandi catene distributive con cui veicolano i propri prodotti nazionali. Noi abbiamo Eataly, che esporta e fa conoscere nel mondo le nostre eccellenze, ma rispetto a questi colossi si tratta di qualcosa di piuttosto limitato. L’unico modo per emergere è unirsi, fare rete, metterti insieme, un po’ come proprio il Prosecco ha dimostrato con la costituzione del consorzio di tutela che lo ha fatto conoscere e apprezzare in tutto il mondo». Una logica che è alla base dell’Italian Signature Wines Academy (Iswa), attraverso cui i Moretti Polegato hanno fatto rete con altre sette famiglie storiche italiane del vino: Allegrini, Frescobaldi, Fontanafredda, Arnaldo Caprai, Planeta, Masciarelli, Feudi di San Gregorio, Planeta. Un’alleanza strategica nata nel 2014 con l’obiettivo di fare sistema nella promozione all’estero, ma anche di essere una vera e propria Accademia del vino per diffondere la cultura vinicola italiana attraverso iniziative di formazione e di aggiornamento. Fra le etichette di punta di Villa Sandi che puntualmente ricevono premi e riconoscimenti, Cartizze Vigna La Rivetta, il Fresco Prosecco Doc, il Prosecco superiore Docg Valdobbiadene, la Riserva metodo classico Amalia Moretti “Opere Trevigiane”, il Merlot Doc del Montello e dei Colli Asolani “Còrpore”, rosso con affinamento in barrique dalla personalità decisa. Un campionario di eccel-

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lenze che si sta arricchendo di ulteriori perle. Lo scorso aprile la famiglia veneta ha, infatti, acquisito la Tenuta Borgo Conventi, storica azienda vitivinicola friuliana fondata nel 1975 che sorge a Farra d’Isonzo: 30 ettari di vigneti fra le cui varietà spiccano quelle autoctone del Friulano, della Ribolla Gialla, del Refosco dal Peduncolo Rosso e dello Schioppettino. Il potenziale della tenuta è di 300350 mila bottiglie l’anno. «La nostra azienda», sottolinea Giancarlo Moretti Polegato, «ha sempre investito nella qualità, producendo vini senza nuocere al territorio e alle persone che ci abitano e questa nostra attenzione ci sta premiando». Il territorio, d’altronde, in cui è localizzata la massima parte della produzione di Villa Sandi abbraccia le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, dichiarate proprio di recente dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. «Un riconoscimento», spiega Moretti Polegato, «che premia il lavoro dei vignaioli, autentici architetti del paesaggio che col loro lavoro e cura delle vigne hanno plasmato questo territorio. Ciò apre tutta una serie di nuovi scenari ed opportunità, a partire dal turismo enogastromico, dove il vino può trasformarsi in un veicolo straordinario di promozione del territorio e viceversa. Da noi si prevede

un milione di turisti all’anno». Villa Sandi è stata tra le prime aziende in Italia ad aprire le porte delle proprie cantine agli appassionati e ai visitatori e a inserire il vino nelle attività di promozione e valorizzazione del territorio. Da vent’anni quella che è diventata simbolo dell’azienda e fulcro della tenuta di Crocetta di Montello, la villa di scuola palladiana risalente al 1622, è infatti aperta al pubblico con visite guidate, insieme con quele ai vigneti e alle suggestive cantine sotterranee del 1700 che si sviluppano con oltre un chilometro e mezzo di affascinanti e freschi cunicoli che offrono la temperatura e l’umidità ideali per la maturazione e l’invecchiamento dei vini. Svariati investimenti sono poi stati fatti per aprire strutture ricettive: a partire da Locanda Sandi, aperta dodici anni fa in una casa colonica con sei camere e cucina tipica, più una depandance ricavata in un vecchio casolare della “La Rivetta”, nel cuore del Cartizze. Anche la tenuta Borgo Conventi ospita sei stanze, mentre nelle Botteghe del vino si possono fare degustazioni e acquisti. L’ex Filanda di Valdobbiadene, restaurata dopo vent’anni di chiusura e anch’essa destinata all’ospitalità, è diventata sede della Scuola Dieffe, un istituto che forma addetti alla ristorazione e alla ricezione.


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E POI IL PIACERE...

CULTURA, E NON SOLO DEL BERE «Troppo di tutto è male, ma troppo buon whisky è appena sufficiente», ed è soltanto una delle infinite citazioni,questa di Mark Twain, che la letteratura mondiale, e soprattutto quella americana, regalano sull’alcolico biondo che ha accompagnato la creazione di tante immortali opere di narrativa e di poesia. Poi, certo: occorre bere con moderazione, ricordando che l’eccesso

di alcol, sotto qualunque forma, è una dipendenza delle più gravi. Ma dentro alcuni distillati, e sicuramente nel whisky più che in altri, è racchiuso un tale senso di vita, di cultura, di storia e di passione che sarebbe oscurantista pretendere di cancellarlo solo perchè l’abuso di alcol nuoce. Inoltre, il whisky ha in tutto il mondo centinaia di migliaia di cultori e di collezionisti raffinati e competenti,

che perpetuano come un’arte iniziatica la valorizzazione del meglio di queste produzioni che sono spesso ancora artigianali. E dunque Economy ha deciso, in tandem con il Whisky Club Italia, di cominciare da questo numero un viaggio nella cultura del whisky e di quanto ruota intorno ad esso. Un viaggio approfondito e appassionato che incuriosirà e conquisterà molti lettori. (s.l.)

Torba, fumo e brezza marina si mescolano nei dram di Islay La più meridionale delle Ebridi scozzesi ospita distillerie del calibro di Laphroaig, Lagavulin, Ardbeg, Bowmore e Caol Ila. Tradizioni secolari e spirito di adattamento rendono unico il whisky che nasce sull’isola di Claudio Riva *

I

l carattere dello Scotch whisky è da sempre considerato più ruvido rispetto a quello di tutti gli altri distillati di cereali che vengono prodotti in altri luoghi del pianeta. La responsabilità viene attribuita all’uso di fumo di torba, presente sempre anche se spesso in piccole quantità. Perché il fumo viene coinvolto nella produzione del whisky scozzese e perché proprio di torba? La torba è l’unico combustibile naturale da sempre presente in Scozia. Oggi abbiamo anche il petrolio del mare del Nord, ma potendo tornare indietro anche solo di un secolo que-

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sta alternativa non era disponibile. Il legno era merce rara, le foreste che oggi i turisti possono vedere durante il loro pellegrinare tra le vallate scozzesi (le glen) sono tutte wood farm, foreste impiantate dall’uomo in era recente per la produzione di legname ad uso civile ed industriale. In passato l’unica fonte di approvvigionamento di legno proveniva dal mare, dal legno delle navi coinvolte in drammatici naufragi lungo le pericolose e frastagliate coste scozzesi. La torba nasce in zone paludose dove il materiale organico di origine vegetale (erba, foglie, arbusti, alghe se si è vicini al mare) si accumula nel terreno mantenendo le sue naturali proprietà di combustione senza dare origine, come accade alle nostre latitudini, all’humus. Le torbiere crescono ad un ritmo di 1 mm all’anno e da sempre sono state usate dall’uomo, che con non poca fatica le lavorava a filari per estrarre “panetti” di torba che venivano

lasciati ad asciugare all’aria aperta per qualche settimana, trasformandosi in blocchi rigidi di terreno che potevano essere buttati sul camino e produrre fuoco, calore e – mantenendo un tasso di umidità elevato – anche una quantità elevata di fumo. Ok, ma cosa ha a che fare tutto questo con il whisky? La materia prima utilizzata per produrre i single malt scozzesi è l’orzo, che viene messo in infusione e in fermentazione per produrre una birra che verrà poi distillata come whisky. Ma gli zuccheri contenuti nell’orzo sono catene di amidi troppo complesse che non possono essere lavorate dai lieviti e che quindi non potranno mai essere utilizzate per produrre alcol. L’orzo deve essere maltato, un procedimento naturale che stimola la nascita dei germogli in ogni chicco di orzo e che trasforma gli amidi in zuccheri più semplici che costituiranno alimento per la nascente pian-


che produrre una birra affumicata e un whisky affumicato. Ancora oggi si legge su molti testi che la responsabilità dell’anima torbata dello scotch whisky è da ricercarsi nella sua acqua. L’acqua di sorgente, risalendo, attraversa profondi strati di torba e ne viene contaminata, dando origine a vivaci torrenti con tonalità marrone e rossastra. Ebbene, questo è falso: questa torba si perde durante la distillazione e l’unica torba che può cedere aromi è quella che viene bruciata. Se si prende in mano un pezzo di torba che sta seccando in una torbiera semplicemente non ha aromi. Poi, nella seconda metà del 1800, la Scozia viene dotata di una capillare rete ferroviaria che consente al carbone inglese, più economico perché estratto con metodi industriali, di arrivare presso ogni tina. Perfetto, questo è quello che ci serve per distilleria. E il passare dal fuoco di torba al fuopoter far fermentare il cereale, ma si deve co di carbone è stato una scelta obbligata e ha porre termine immediatamente alla vita del avuto come effetto collaterale la produzione germoglio, che altrimenti ruberebbe al procesdi whisky sempre più morbidi. Cioè potendo so produttivo zuccheri e quindi alcol. L’uomo assaggiare lo scotch di 150 anni fa, lo avremrealizza questo stop investendo la tonnellata di mo trovato sempre torbato. Le prime ferrovie orzo con dell’aria calda, non caldissima, giusto sono arrivate nella zona centrale della Scozia il necessario per far seccare i germogli. Così si che oggi viene chiamata Speyside, il villaggio di ottiene il malto di orzo, Craigellachie è stato il DALLE BOTTI, PER TRASPIRAZIONE, che è base di partenza primo reale nodo ferPARTE DEL WHISKY EVAPORA: per birra e whisky. E roviario che collegava POETICAMENTE VIENE CHIAMATA nella Scozia del XVIII il Nord della Scozia LA PARTE DEGLI ANGELI, ANGEL’S SHARE e XIX secolo, nel mocon il Sud e l’Est con mento in cui si aveva necessità di asciugare l’Ovest. Attorno a questo villaggio è nato lo l’orzo l’unico combustibile a cui ci si poteva stile moderno dello Scotch whisky, il mancato appellare era proprio la torba, che sì produuso della torba ha portato ad un carattere semceva il calore necessario per fermare la germipre più “da pasticceria” con prevalenti note di nazione, ma anche una quantità imbarazzante vaniglia, miele e frutta. Qui si trovano le distildi fumo acre che investiva e contaminava la lerie Glenlivet, Glen Grant, Macallan e Glenfidmateria prima, che a questo punto non poteva dich, tutte distillerie che hanno basato le loro

fortune su un gusto più dolce e che riusciva a coinvolgere sempre più consumatori. Ma la ferrovia sulle isole non è mai arrivata, e qui l’uso della torba è rimasto prevalente per molto più tempo, al punto da avere sempre più caratterizzato lo stile del “whisky di mare” rispetto a quello del “whisky di terra”. Quando l’arte della distillazione è uscita dalle fattorie e si è industrializzata si è capito facilmente che produrre whisky sulla terraferma era assai più conveniente rispetto alle isole, isole che hanno reagito esasperando l’uso della torba per creare uno stile unico e non ripetibile nelle Highland scozzesi. Nasceva così il carattere del whisky di Islay, la più meridionale delle Ebridi scozzesi, isola che ospita distillerie del calibro di Laphroaig, Lagavulin, Ardbeg, Bowmore e Caol Ila. La quantità di torba presente nel malto d’orzo si può misurare con un esame di laboratorio che restituisce un numero espresso in ppm (parti per milione). Considerando le espressioni standard, la distilleria che usa il malto più torbato è Ardbeg (55 ppm), seguita da Laphroaig (45 ppm) e dal duo Lagavulin – Caol Ila (35 ppm). La maturazione di whisky sulle isole ha un piacevole effetto collaterale. Dalle botti, per traspirazione, parte del whisky evapora; poeticamente viene chiamata la parte degli angeli (angel’s share). Nella botte può così entrare l’aria dell’ecosistema in cui viene lasciata maturare per 10, 15 anni, e l’aria di Islay è maledettamente salmastra. Al carattere affumicato dei whisky isolani si aggiungono così note di brezza marina, di alga e medicinali che rendono il gusto di questi whisky unico. Un dram (un bicchierino) di whisky di Islay lo può solo amare o odiare, nessuna via di mezzo. * fondatore di Whisky Club Italia

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E POI IL PIACERE MOTORI

Il Suv senza fronzoli che bada solo al sodo Skoda Kodiaq è perfetto per le famiglie, ma anche per chi per passione, magari sportiva, viaggia portandosi borse e attrezzi ingombranti nel bagagliaio. Senza per questo rinunciare alle prestazioni e al comfort di Franco Oppedisano

S

e fosse una canzone sarebbe “Grande, grande, grande” di Mina. Se fosse una cena al ristorante avrebbe un menù degustazione nel quale le portate non finiscono mai. Se fosse una persona sarebbe una di quelle che badano solo al sodo, senza fronzoli, ma piena di qualità. Skoda Kodiaq è così: spazioso, comodo, intelligente. Lungo quasi 4,7 metri e largo poco più di due compreso gli specchietti retrovisori, ha un motore da due litri a gasolio, 150 o 190 cavalli, un cambio manuale o automatico Dsg a sette rapporti, la trazione anteriore o le quattro ruote motrici. Quello che colpisce di più è, comunque, lo spazio interno che gli permette di avere anche una versione a sette posti. il bagaglio, il più grande della categoria, ha una capacità che va dai 720

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a 2.065 litri con divano posteriore abbattuto e, quando è presente a bordo il sedile del passeggero anteriore con schienale abbattibile, può ospitare oggetti lunghi fino a 2,8 metri. La lunghezza interna dell’abitacolo è pari a quasi 1,8 metri, con un metro e mezzo abbondante di spazio libero a livello dei gomiti sia nel vano anteriore e posteriore. E lo spazio per la testa sempre superiore al metro. Poi ci sono particolari che distinguono una Skoda dalle altre marche: due portaombrelli nelle partire anteriori, un bloccaporte elettrico per le porte posteriori, che impedisce ai bambini a bordo di aprire da soli, un pacchetto Riposo che comprende coperte con la relativa custodia e due appoggiatesta reclinabili, che si aprono lateralmente per evitare che la testa si pieghi di lato.

Negli schienali dei sedili anteriori sono inseriti tavolini ribaltabili, ci sono una miriade di vaschette cassettoni e portaoggetti e un raschietto per il ghiaccio nello sportellino del tappo del serbatoio che misura anche lo spessore del battistrada delle gomme. E potremmo andare avanti ancora per un pezzo raccontando la dotazione elettronica, come lo SmartLink “allin-one” per l’integrazione di Apple CarPlay, Android Auto, MirrorLinkTMe SmartGate, ampiamente sufficiente per una famiglia, o quella di sicurezza, come il Il Front Assist con funzione di frenata di emergenza city, installato di serie, che restano di alto livello. Insomma un grande Suv perfetto per una famiglia o per chi per passione, magari sportiva deve portare borse e attrezzi ingombranti nel bagagliaio. Tutto, dicevamo perfetto, tranne il nome. Kodiaq si ispira al nome degli orsi che vivono su un’isola, situata davanti la costa dell’Alaska, dovrebbe associarsi all’abbraccio protettivo di un grosso e caldo plantigrado e la grafia del nome è una riverenza alla lingua della popolazione indigena, gli Aleuti. Ebbene, non sappiamo quanti Aleuti abbiamo un Suv Skoda né quanti europei abbiano mai sentito parlare dell’orso in questione, ma un nome più semplice, orecchiabile e magari scrivibile senza avere alcun dubbio, forse, avrebbe potuto giovare alle vendite e alla notorietà dell’auto.


GLI EQUIPAGGIAMENTI OPZIONALI CON AUDI SONO ON DEMAND

LA CRIPTOVALUTA DI JAGUAR LAND ROVER Un piccolo passo per l’automotive che potrebbe trasformarsi in un grande passo per l’umanità. Finalmente il principio “io ti do delle informazioni e tu mi dai dei soldi” comincia a essere introdotto. Per carità non sto parlando di Google, di Facebook o di Amazon che continuano ad utilizzare ogni genere di informazione che forniamo loro gratis per guadagnare una montagna di soldi, ma soltanto, si fa per dire, di Jaguar Land Rover che sta sperimentando presso il Centro di Software Engineering di Shannon, nella Repubblica d’Irlanda, una tecnologia chiamata “Smart Wallett” che permette, visto che siamo tutti anglofili, di “Earn as you drive”, ovvero guadagnare mentre stai guidando. L’auto dotata di questa tecnologia segnala automaticamente alle autorità, o ai provider dei servizi di navigazione, informazioni utili come

gli ingorghi di traffico o le buche pericolose del manto stradale e in cambio il conducente acquisisce crediti che potranno essere impiegati per pagare caffè, pedaggi autostradali, parcheggi o la ricarica dei veicoli elettrici. “Smart Wallet” fa uso della più recente tecnologia di criptovaluta e Jaguar Land Rover ha stretto una partnership con la Fondazione IOTA per controllare le tecnologie “distributed ledger” che consentono di emettere e ricevere i pagamenti senza dover pagare alcuna commissione. «Le tecnologie dei

veicoli connessi che stiamo sviluppando» ha dichiarato Nick Rogers, executive director of Product engineering di Jaguar Land Rover «trasformeranno la vostra Jaguar o Land Rover in un terzo spazio, accanto alla vostra casa e al vostro ufficio. In futuro, un veicolo elettrico potrà dirigersi autonomamente verso una stazione di ricarica, effettuarla e pagare il relativo importo, mentre il proprietario, partecipando all’economia condivisa, potrà essere premiato per la condivisione di dati utili, come le segnalazioni di ingorghi».

La notizia è che Audi ha deciso di dare la possibilità di usare gli optional che non sono stati acquistati insieme all’auto per un periodo di tempo limitato. Naturalmente a pagamento. A Ingolstadt le chiamano functions on demand (Fod) e mirano a portare nell’automotive la logica degli smartphone dove, a fronte di un apparecchio standard, è possibile attivare – anche per periodi limitati – app e funzioni in linea con i desideri dell’utente, rendendo ogni device “su misura”. Per ora le Fod sono limitate a qualche optional per l’A4 e la e-tron, l’auto elettrica del marchio. Nel primo caso, è l’Audi smartphone interface che replica l’ambiente Apple CarPlay o Android Auto sul display Mmi. Quanto a e-tron, lato illuminazione l’offerta delle Fod include la funzione Matrix dei proiettori a Led con indicatori di direzione dinamici, o l’accesso alla funzionalità luci estese, che include quelle adattive e da autostrada, le cornering lights, l’illuminazione degli incroci e gli indicatori di direzione dinamici. Quanto all’infotainment, è possibile opzionare l’Audi smartphone interface, mentre nell’ambito dei sistemi di assistenza alla guida è attivabile il park assist per la gestione automatica delle manovre. I prezzi variano in funzione del periodo di attivazione: si va dal 5% del valore di un equivalente equipaggiamento opzionale acquistato in sede di configurazione originale, qualora si opti per un mese di servizio, al 15% per sei mesi e al 30% per un anno, sino al 55% e 80% per, rispettivamente, due e tre anni, mentre per l’opzione lifetime costa il 50% in più dell’optional comprato con l’auto.

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E POI IL PIACERE... MOTORI

in collaborazione con Autoappassionati.it

CLASSE A 45 AMG: LA NUOVA ARRIVA A 421 CV Dopo la entry level della gamma AMG, la Classe A 35, Mercedes ha presentato la nuova AMG A 45. Rispetto ai 381 CV dello scorso modello, la nuova sale a 387 CV e, nella versione S, arriva a 421 CV e 500 Nm, valore più alto mai raggiunto da un 2.0 quattro cilindri, con una potenza specifica di 211 CV/l e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi. Nuovo è anche il cambio, il doppia frizione 8G SPEEDSHIFT DCT AMG a otto marce con

funzione Race Start, mentre di serie viene montata la trazione 4Matic+ che introduce l’AMG Torque Control,

con tanto di Drift Mode. Tanta cattiveria a livello estetico, con i 12 listelli verticali di AMG GT R, il caratteristico “Shark Nose”, cerchi da 18 o da 19 pollici e un evidente spoiler posteriore. Completano il pacchetto l’impianto frenante che arriva a 6 pistoncini e due doppi terminali di scarico. Per quanto riguarda l’assetto, le sospensioni attive Ride Control AMG permettono al guidatore di scegliere tra 3 regolazioni, dal comfort alla sportività.

JEEP GLADIATOR: IL PICK-UP BY JEEP

In arrivo in Europa entro la fine del 2020, la Jeep Gladiator segna il ritorno del Marchio ai pick-up che hanno contribuito a farne la storia. Evoluzione della formula Wrangler con 79 cm di lunghezza in più, aggiunge alle capacità all-terrain dell’icona Jeep i pneumatici off-road da 32”. Partendo dalla tipica griglia a sette feritoie, la Gladiator allarga lo spazio tra ciascuna di queste per migliorare le capacità di aspirazione e raffreddamento, conferma fari anteriori, posteriori e fendinebbia a LED. L’ampio portellone posteriore dà il benvenuto al cassone di carico, lungo 152 centimetri. L’abitacolo della Gladiator ricalca

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fedelmente quanto già visto sull’ultima Wrangler, mentre il nuovo motore sarà l’EcoDiesel V6 da 3,0 litri, unica motorizzazione per l’Europa, abbinato a un cambio automatico a 8 marce. Capacità di guado di oltre 70 cm, di traino pari a 2.722 kg e di carico massimo pari a 725 kg, si aggiungono ai sistemi di guida integrale con tecnologia Command-Trac e 4x4 RockTrac.

PEUGEOT 2008: LA SECONDA GENERAZIONE CAMBIA TUTTO Con una parentela stretta con la 208 di ultima generazione, sia fuori sia dentro, Peugeot presenta la nuova 2008, il crossover compatto della Casa francese il cui arrivo è previsto per il primo trimestre 2020. Esteticamente cambia molto con l’arrivo di un nuovo frontale, composto da una calandra possente, da un cofano scolpito da diverse nervature e da luci diurne a led che corrono verticali con l’ormai noto artiglio. I cerchi sono da 18” di serie, mentre dietro attira l’attenzione la fascia nera brillante ereditata da 3008 e 5008. Dentro il Peugeot i-Cockpit 3D, poi, innalza l’esperienza tecnologica, grazie anche al touchscreen da 10 pollici al centro della plancia e al nuovo head-up display digital 3D. Tre livelli di potenza per il motore benzina PureTech 1.2 (100, 130 e 155 CV) e due per il Diesel BlueHDi (100 e 130 CV). Per la prima volta sarà a listino anche la Peugeot e-2008, una versione completamente elettrica da oltre 300 km di autonomia e una potenza di 136 CV.


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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

NON SOLO RUSSI E SCEICCHI, NELL’ESTATE DEL LUSSO CAPRI BATTE LA COSTA SMERALDA Per soggiornare nella suite migliore del Capri Palace da 15mila euro a notte c’è una lista d’attesa di due mesi. Merito di una strategia di marketing (quella di Ermanno Zanini) che punta sulla valorizzazione del territorio L’ESTATE DEL LUSSO SI PUÒ

tutt’uno con Anacapri. Giù

del calibro di Sharon Stone o

must have. Questa è la stagione

SINTETIZZARE IN UNA FRASE

restano le istituzioni come

Naomi Watts. Ma Capri diventa

dei gioielli Chantecler (Ilaria Tatò

CLAMOROSA: CAPRI BATTE LA

il Quisisana o Anema e core

contemporaneamente meta di

fa incetta di bijoux nella boutique

COSTA SMERALDA 1 A 0. Non

piuttosto che i ristoranti Paolino

matrimoni da copertina. Il 26

a due passi dal Quisisana) e

è solo una questione di cifre –

alla limonaia e Aurora, mentre

agosto si sono sposati Giuditta

delle borse di jeans con il logo

anche se l’isola ha realizzato

su ad Anacapri il Capri Palace

Nitti e l’avvocato barese Sergio

Capri, vendute in tutti i colori e

una performance di tutto

da solo vince su tutto il resto.

Marasciulo con cerimonia al

dimensioni. Tra i riti consolidati

rispetto con un incremento

l’aperitivo in piazzetta e la pizza

medio delle presenze del 20 per

all’acqua. Molto chic andare

cento - ma dipende soprattutto

in barca a Nerano dal mitico

dall’aver indovinato la strategia

Peppino, dove si rifugiano Luca

di marketing. Infatti, se in

Cordero di Montezemolo, Diego

Sardegna hanno continuato

Della Valle, Simona Ventura e

a puntare sostanzialmente

perfino Diletta Leotta, la sexy

su due mercati (innanzitutto

conduttrice sportiva tv.

quello russo e poi il Middle East)

E la Costa Smeralda? Mai

a Capri l’offerta è diventata

come adesso è meta di russi

più articolata e dunque resta

che sbarcano da barche

dedicata anche alla clientela

favolose e organizzano party

europea ed italiana. «Oggi

tout champagne, spesso al

l’hotellerie di lusso a 5 stelle

Cala di Volpe o al Pitrizza.

non può limitarsi ad offrire un

«Accontentare clienti di questo

albergo sontuoso e basta»,

genere è facile», commenta

sottolinea Ermanno Zanini,

Ermanno Zanini, «è più

general manager del Capri

complesso offrire cultura,

Palace: «Noi abbiamo puntato sull’offerta culturale rivalutando

IN SENSO ORARIO: ERMANNO ZANINI, SHARON STONE, LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO E DILETTA LEOTTA

servizi e qualità nello stesso momento, come facciamo noi». I

il territorio. La prima cosa

L’atout dell’hotel di Zanini è

roof top del Luna. La sera prima

prezzi? In Sardegna più costoso

che faremo sarà la piazza di

la possibilità di diversificare.

Ilaria Tatò ha aperto le porte

resta il Pitrizza, seguito dal

Anacapri, perché sempre gli

Beauty farm con trattamenti

della sua magione per una festa

Cala di Volpe e dal Romazzino,

hotel di fascia alta devono

sofisticati e modernissimi,

in rosa dedicata a Barbie e a

mentre a Capri la suite più

essere inseriti in un contesto

mare, piscina e la cucina di

Ken. Nell’isola sono di casa la

ambita è proprio quella di Zanini.

adeguato». Zanini questa estate

Andrea Migliaccio, 39 anni e 2

conduttrice Veronica Maya e

Costa 15mila euro a notte, ha la

ha lanciato alla grande il Riccio

stelle Michelin nel ristorante

il marito, il chirurgo plastico

piscina privata e il maggiordomo

Beach proponendo il combinato

L’olivo. A luglio sono arrivati

Marco Moraci, ma anche Elena

on demand h24. Per averla

disposto di una cucina stellata

gli habitué come Christian

Aceto di Capriglia, sposata con

mettetevi in fila. Esiste una lista

e di un mare super attrezzato.

de Sica e la moglie, mentre

un altro chirurgo dei vip: Camillo

d’attesa di almeno 2 mesi. È lo

Così, l’isola vola e diventa

in agosto sbarcano le celebs

d’Antonio. Ogni estate ha i suoi

status symbol, bellezza.

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