Investire Today - La buona banca

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Martedì 30 Giugno 2020

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SPECIALE CREDITO Finanza pubblica / Cassa depositi e prestiti, Invitalia, Sace e Simest in campo per le imprese Popolari e Bcc / Parola d’ordine, territori

- da pag 8 a pag.13 - alle pagg. 4 e 6

Il factoring / Un settore

in penombra che cresce e produce - a pag 19

LE RAGIONI DEI BANCHIERI

lo Stato al 90 o all’80%, deve pronunciarsi discrezionalmente sull’affidabilità di quel Stavolta non è colpa loro. debitore, è costretto a prenQualche ritardo, ma tanto lavoro nel dopo-Covid: come farne tesoro dersi una grande responsaStavolta prendersela con le banche è ingeneroso. Sono bilità Sa perfettamente che state tirate in ballo dal governo non come canali – sul concetto di “garanzia statale” sui prestiti che quell’azienda è in crisi, altrimenti non chiederebbe naturali per i finanziamenti delle imprese ma co- le banche avrebbero dovuto erogare alle imprese l’agevolazione. Ma cosa succederà se, a scadenza, munque “sostituti di sussidio”, gli istituti di credito, messe in ginocchio da tre mesi di lockdown qua- quel debitore si rivelerà insolvente e al suo posto da uno Stato sostanzialmente in bolletta, incapace si totale e da una ripresa che sta faticosamente sarà lo Stato a dover rimborsare la banca? Chi gadi erogare direttamente altri fondi oltre a quelli muovendo i primi passi, il governo ha costretto le rantirà quest’ultima contro la possibilità che lo – sacrosanti e irrinunciabili – della Cassa integra- banche non soltanto a fare i doppi turni ma anche Stato le contesti di aver riconosciuto un merito di zione, diversamente da quanto hanno potuto fare ad accollarsi una serie di rischi senza precedenti, a credito inesistente? la Germania ed alcuni altri Paesi europi più ricchi tutt’oggi oggetto di dibattito e polemica. E ancora: se un debitore, nonostante i finanziamendel nostro. Innanzitutto il rischio del merito di credito: se un ti ricevuti con garanzia pubblica, fallirà, come sarà Puntando tutto – soprattutto sul piano mediatico istituto, prima di erogare un prestito garantito dalcontinua a pagina 2 >  DI SERGIO LUCIANO

EDITORIALE Schema Draghi, se non ora quando?  DI ANTONIO QUAGLIO

“Le banche devono rapidamente prestare fondi a costo zero alle imprese in grado di (prepared to) salvare posti di lavoro. Poiché in questa prospettiva le banche opereranno come agenzie pubbliche (a vehicle for public policy) il capitale di cui avranno necessità per svolgere questo compito dev’essere messo a disposizione del governo sotto forma di garanzie statali su tutte le linee di credito suppplementari (additional). Nessuna normativa o regolamentazione aggiuntiva dovrebbero ostacolare la creazione nei bilanci bancari di ogni spazio necessario a questo fine. Ancora, il costo di queste garanzie non dovrebbe essere basato sul rischio di credito dell’impresa che ne beneficia ma dovrebbe essere zero, senza riguardo al costo del finanziamento per il governo che presta tali garanzie”. L’intervento pubblicato sul Financial Times dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi, Mario

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«Anche noi banche, in prima linea»

contro il Covid-19. Al contempo credo sia giusto dire che le banche italiane hanno svolto negli ultimi mesi e tuttora svolgono un lavoro insostituibile.

DI ANGELO CURIOSI

Come si convive con la pandemia, dal punto di osservazione delle banche? «Con impegno e fatica», risponde il direttore generale dell’Associazione Bancaria Italiana, Giovanni Sabatini. «Ma anche con consapevolezza, con attenzione, con senso di responsabilità. Il mondo bancario sta concorrendo al massimo, assieme alle moltissime altre componenti della società italiana direttamente impegnate nella gestione dell’emergenza, nell’affrontare una situazione che non ha precedenti nella

GIOVANNI SABATINI

storia della Repubblica.

In prima linea, insomma. Si è giustamente affermato e scritto che gli operatori sanitari sono stati gli eroi della fase più acuta di diffusione

dell’epidemia. Indubbiamente a medici, infermieri e al personale sanitario va rivolto il più convinto ringraziamento per l’impegno profuso, purtroppo in molti casi a prezzo della vita, nel combattere in prima linea

Le banche hanno fatto le banche. Le banche hanno assicurato il funzionamento di una infrastruttura portante dell’economia. Le banche hanno sempre garantito l’operatività quotidiana alle imprese e alle famiglie italiane, senza soluzione di continuità, sia in presenza - nel rispetto degli irrinunciabili protocolli di sicurezza, costruttivamente condivisi con le Organizzazioni sindacali di categoria - sia da remoto con ogni forma di assistenza a distanza. Colleghe e colleghi delle banche, cui va il nostro ringraziamento, hanno offerto una testimonianza di vero e proprio civismo. A maggior ragione se si considera l’impegno straordinario che ha progressivamente impegnato gli istituti, divenuti il canale principale per trasferire liquidità alle imprese, dando attuazione ai provvedimenti normativi. continua a pagina 2 >


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Martedì 30 Giugno 2020

PRIMA DI TUTTO LA TENUTA SOCIALE Intervista al direttore generale dell’Associazione Bancaria Italiana Giovanni Sabatini

continua da pagina 1> Lei fa riferimento alle norme per il sostegno e il riavvio delle attività? Le banche si sono impegnate in maniera sostanziale per essere parte della soluzione del problema. Oggi più che mai c’è un forte e convergente interesse verso la ripresa, che vuol dire sostenere imprese e famiglie, far ripartire l’economia. C’è stato e c’è il massimo impegno a far fronte a questa situazione eccezionale. I dati in costante crescita sulle moratorie e sui finanziamenti garantiti sono una risposta. Sulla base della rilevazione della Banca d’Italia al 10 giugno sono giunte oltre 2,5milioni di domande o comunicazioni di moratoria su prestiti per 266 miliardi. Anche i finanziamenti a fronte di garanzie dello Stato crescono di giorno in giorno. Le garanzie permettono un effetto moltiplicativo delle risorse.

C’è stata un po’ di polemica sui finanziamenti con garanzia dello Stato? Le iniziali difficoltà sono state ampiamente superate. I dati dicono che siamo di fronte ad aumenti continui, soprattutto sul segmento dei prestiti fino a 25.000 euro. Un lavoro senza sosta, anche sabato e domenica, sin da quando in piena quarantena si sono velocizzate le procedure grazie alla possibilità di immettere in modo massivo, e non per pratica singola, come avveniva all’inizio.

DI SERGIO LUCIANO

continua da pagina 1> mai possibile per la banca finanziatrice ristorarsi del suo credito senza, con ciò, incorrere in una sorta di bancarotta preferenziale – rimborsata solo lei e non tutti gli altri creditori? E ancora: secondo i primi calcoli, questa pioggia di finanziamenti non basterà – ed è chiaro, a pensarci bene – a rimettere

GIOVANNI SABATINI CON ANTONIO PATUELLI

“ Oggi più che mai c’è un forte e convergente interesse verso la ripresa, che vuol dire sostenere imprese e famiglie, far ripartire l’economia Per le banche si tratta di uno sforzo massimo a supporto del tessuto imprenditoriale e della tenuta sociale del Paese in questa fase di emergenza. In più, abbiamo illustrato con un’immediata circolare alle banche le principali modifiche apportate con la legge di conversione: tra le varie misure, è stata introdotta la possibilità per finanziamenti superiori a 25.000 euro di avvalersi di un preammortamento fino a 24 mesi. Per i finanziamenti fino a 25.000 euro con garanzia dello Stato del 100 per cento ne è stata allungata la durata da 6 a 10 anni e l’importo massimo del finanziamento è stato innalzato a 30.000 euro. Ha peraltro finalmente trovato riconoscimento lo strumento dell’autocertificazione. An-

in pista tutte le aziende oggi in crisi. Quindi le banche comunque ci rimetteranno quelle quote, sia pur minoritarie, del 10 o del 20% non coperte dallo Stato. Per un totale – secondo l’European banking authority – di 184 miliardi d’impieghi a rischio per le sole banche italiane, con un conto di perdite da Npl (non

che in questo caso, le modifiche introdotte ai termini dei finanziamenti con la garanzia dello Stato, prima di essere pienamente in vigore, necessitano dell’autorizzazione della Commissione europea e di chiarimenti operativi, di adeguamenti della modulistica e delle procedure informatiche da parte del Fondo di garanzia per le PMI nonché degli adeguamenti delle procedure organizzative e informatiche delle banche. Rispetto a questi ultimi adempimenti l’ABI in seno alla Task Force promossa dal Ministero dell’Economia si sta già adoperando per individuare le semplificazioni possibili. Ma non c’è il rischio che tutta la liquidità che sta arrivando alle

performing loans, debiti persi) di ben 12 miliardi di euro. Da coprire con circa 10 miliardi di accantonamenti extra. Insomma: la crisi ha colpito le banche due volte: direttamente, perché tutta la loro attività caratteristica ha risentito della gelata dell’economia; e indirettamente, per questo enorme rischio aggiuntivo che si

imprese, pur indispensabile per affrontare l’attuale emergenza, si trasformi in nuovi consistenti flussi di crediti deteriorati? Chiaramente, molto dipenderà dalla futura evoluzione della pandemia e dalle altre variabili ad essa connesse non di natura economica. Le drastiche misure di contenimento, pur imprescindibili per contenere la diffusione del virus, hanno comportato severe conseguenze per l’economia italiana, con inevitabili impatti sul Pil del 2020. Il progressivo allentamento delle misure restrittive e l’attuazione delle importanti azioni adottate a livello nazionale e comunitario, incluse le misure introdotte dalla Bce che già dispiegano i loro effetti, potranno limitare nel tempo e nell’entità le ricadute della crisi sanitaria sull’economia. Dalla nostra prospettiva appare fondamentale nella fase di emergenza garantire liquidità a famiglie e imprese e nella fase della ripresa adottare tutte le misure che consentano il recupero della competitività delle imprese a cominciare dalla loro. In contemporanea sarà necessario che la flessibilità temporanea

ANDREA ENRIA

devono accollare. Certo: a fronte di questo nei nostri istituti sono affluiti i maggiori risparmi di una popolazione cauta come quella italiana, e il settore del risparmio gestito, che in buona parte alle banche fa capo, se n’è govato. Ma a fronte di queste, le banche si sentono esposte più di prima al rischio sul debito pubbilco, che

nell’applicazione delle regole bancarie garantita dalle autorità di regolamentazione e vigilanza sia confermata per un congruo periodo di tempo. In ogni caso l’attuale livello delle sofferenze nette, la componente maggiormente rischiosa dei crediti deteriorati, si attesta su livelli decisamente bassi, pari a 26,5 miliardi a marzo 2020, dato più aggiornato disponibile. Tale valore riflette gli ingenti sforzi operati dal settore negli ultimi due anni, intervallo in cui il totale delle sofferenze nette si è praticamente dimezzato. Anche in rapporto agli impieghi le sofferenze nette fanno oggi segnare un valore più che contenuto: l’1,53% dei prestiti totali. A rilevare, peraltro, non è solo la ridotta consistenza delle sofferenze nette ma anche le premesse che hanno condotto a questo risultato: i progressi conseguiti dalle banche negli ultimi anni in termini di efficienza, capitalizzazione e redditività rendono oggi il settore adeguatamente predisposto, anche in termini di know-how, per assorbire una possibile risalita dei crediti deteriorati nel prossimo futuro. La pandemia ha reso evidente il rilievo del digitale. Il settore bancario ha sempre rivolto una grande attenzione al tema dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione con il risultato di un’offerta di servizi e strumenti ormai all’avanguardia. Con le restrizioni al tempo della quarantena, inoltre, abbiamo

sta crescendo (arriverà nell’ordine del 170% del Pil) ed è esposto alle incertezze politiche sull’atteggiamento di alcuni partiti verso l’euro, e sulle sue ripercussioni sullo spread. Insomma, una volta un posto in banca poteva essere considerato un punto d’arrivo per chiunque. Oggi assai meno: per certi versi è un posto in trin-

cea. Per lo meno, andando in banca, le aziende tengano conto di trovarsi di fronte a interlocutori con pochi margini di manovra e particolarmente sensibili ai bilanci in regola, meglio se certificati, e ai business-plan convincenti. A patto di saperli scrivere come si deve, cosa che non sempre le aziende riescono a fare.


Martedì 30 Giugno 2020

LA SEDE DELLA BANCA D’ITALIA

assicurato i servizi bancari grazie all’utilizzo da parte dei clienti di tutti i canali telematici a disposizione. Allo stesso tempo, nello stesso periodo abbiamo annunciato, come frutto di un lavoro di ricerca e organizzazione, la piena operatività per decine di banche di una blockchain di settore. La digitalizzazione delle banche italiane, soprattutto come fattore di competitività, è una realtà che si rafforza costantemente, tanto che i consumatori possono gestire le principali attività da casa e senza andare in banca. Più in generale la situazione emergenziale ha evidenziato la necessità di velocizzare la digitalizzazione di ampi settori, sia nel mondo pubblico che in quello privato. L’Abi e banche sono all’avanguardia di questo processo. Ripartenza vuol anche dire riprendere temi come la sostenibilità che anche l’Europa ha molto a cuore. Con le Comunicazioni dell’11 dicembre 2019 “Il Green Deal europeo” e del 14 gennaio 2020 “Sustainable Europe Investment Plan (SEIP) - European Green Deal Investment Plan”, la Commissione ha ribadito la volontà già espressa nel 2018 di procedere nel percorso di “trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse.”

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LA SEDE DELLA BCE

L’Unione Europea ha realizzato un lessico comune – la Tassonomia delle attività economiche ecosostenibili -, che consentirà agli investitori di reindirizzare gli investimenti verso progetti e imprese che possano fornire un contributo rilevante per la mitigazione del rischio di cambiamento climatico e l’aumento della resilienza del tessuto sociale e produttivo a tale cambiamento, in parte già manifesto. La Tassonomia andrà poi a comprendere anche altri obiettivi ambientali e sociali e si prefigura come un punto di riferimento potenzialmente importante anche per riflessioni su come eventualmente estendere il riorientamento dei flussi economici anche nel contesto del mondo dei crediti alle imprese. Il quadro è profondamente cambiato con l’emergenza Coronavirus L’irrompere della pandemia COVID-19 ha temporaneamente modificato le priorità perché la necessità di garantire la sopravvivenza del nostro tessuto produttivo prevale su qualsiasi altra,

IGNAZIO VISCO

CHRISTINE LAGARDE

pur importante, esigenza (l’ineluttabile primum vivere). Ma nella fase della ripresa, grazie anche alle nuove e ingenti risorse immesse dalle istituzioni europee, occorre cogliere l’opportunità per accelerare la realizzazione delle due “transizioni gemelle”: la transizione al digitale e la transizione ad una economia sostenibile sotto i profili ambientali, sociali e di governance. Lei è stato per due mandati Chairman del Comitato esecutivo della Federazione bancaria europea e ora presiede lo Steering Committee for Financing Growth. Da questa prospettiva sovranazionale quali sono i

“ Alla politica monetaria comune si affianca una capacità di politica economica comune dotata di strumenti comuni prossimi passi? Questa volta l’Europa ha dimostrato di aver appreso la lezione della Grande Crisi Finanziaria e tutte le istituzioni europee si sono mosse con tempestività. In particolare la Commissione Europea ha proposto un pacchetto di misure che comprende quattro strumenti principali:la creazione di un meccanismo temporaneo di sostegno alle misure contro la disoccupazione degli Stati membri (SURE). La creazione, da parte dalla BEI, di un fondo di garanzia paneuropeo (pan-European guarantee fund). La possibilità di ricorre in modo “flessibile” alle linee di credito messe a disposizione dal

ROBERTO GUALTIERI

MES per un ammontare totale di 240 miliardi di euro. La creazione di un Fondo per la ripresa (Recovery Fund). Quest’ultima misura, sulla quale il negoziato è ancora aperto, mi sembra però una svolta fondamentale verso una maggiore integrazione. Per la prima volta la politica economica e la politica di bilancio europee sono dotate di una autonoma “potenza di fuoco”. Fino ad oggi tutto l’onere di interventi comuni a livello europeo era affidato alla politica monetaria della BCE e più volte il Presidente Draghi e poi la Presidente Lagarde avevano sottolineato come la politica monetaria avesse bisogno di essere affiancata da altri strumenti di politica fiscale. Oggi alla politica monetaria comune si affianca una capacità di politica economica comune dotata di strumenti comuni. E queste misure vanno proprio nel senso auspicato anche dal Governatore Visco nelle sue recenti Considerazioni Finali: “un’ azione forte e coordinata potrà proteggere e contribuire a rilanciare la capacità produttiva e l’occupazione di tutta l’economia europea”.


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Martedì Mercoledì 301Giugno Aprile 2020

LE BCC, ALLEATE DEL TERRITORIO

Il ruolo delle banche di credito cooperativo secondo Mauro Pastore, direttore generale di Iccrea Banca 

rale, le destinazioni turistiche, per offrire soluzioni innovative e digitali per la gestione attenta ed efficace del flusso di prenotazioni. Ma un conto è finanziare e coprire le spese fisse per alcuni mesi, altro è capire che dinamiche avrà la stagione turistica. Occorre che si abbia chiarezza e, immagino, serviranno molte più risorse per riattivare le imprese in una fase successiva.

DI LUIGI ORESCANO

«Tutte le Banche di Credito Cooperativo in Italia sono banche di comunità e il compito di ogni BCC è di avere un’attenzione profonda verso il benessere economico e sociale di un territorio. Se quel territorio ha delle esigenze e vive delle difficoltà, queste si ripercuotono su ogni BCC, e viceversa. Ecco perché da parte delle Banche del Gruppo Iccrea lo sforzo è stato massimo, durante l’emergenza, e passati i primi giorni di estrema complessità per tutti per accedere alle garanzie pubbliche, visto anche l’alto numero delle richieste, le BCC hanno fatto arrivare al territorio aiuti in maniera importante»: queste le prime parole di Mauro Pastore, Direttore Generale di Iccrea Banca dall’estate del 2019 e con cui ci siamo confrontati su quanto hanno vissuto i diversi territori italiani in questa drammatica fase dell’economia nazionale, dal lockdown che ha interrotto le attività produttive al difficile momento della ripresa, tutta in salita. Iccrea Banca, per intenderci, è la Capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, il maggiore gruppo bancario cooperativo italiano, costituito da 136 Banche di Credito Cooperativo insieme ad altre società bancarie, finanziarie e strumentali controllate da Iccrea Banca. Si tratta del terzo gruppo bancario italiano per numero di sportelli, 2.600 in 1.759 comuni italiani, e il quarto per attivi con oltre 151 miliardi di euro. Il Gruppo conta inoltre 90,7 miliardi di euro di impieghi lordi e una raccolta pari a 105 miliardi di euro, con più di 4 milioni di clienti e 800.000 soci (dati al 30 giugno 2019). Ed è stato, dall’inizio di questa profonda emergenza, uno dei principali interlocutori per le piccole e medie imprese, spina dorsale dell’economia reale italiana. Direttore Pastore, com’è andato il supporto alle Pmi da parte delle BCC del Gruppo Iccrea durante questa fase di emergenza? Questa crisi, come sappiamo, è stata straordinaria e ha toccato soprattutto una fascia di imprenditoria che, in larga parte, è rappresentata dai nostri clienti, ossia le piccole e medie imprese. E la nostra risposta, una volta che si sono anche sbloccate le procedure per ricevere le garanzie, è stata all’altezza, anche per via del ruolo che ogni BCC svol-

MAURO PASTORE, DIRETTORE GENERALE DI ICCREA BANCA

“Le Banche di Credito Cooperativo sono banche di comunità e il loro compito è di avere un’attenzione profonda verso il benessere del territorio. Le difficoltà delle une si ripercuotono sull’altro e viceversa” ge nelle comunità. Alla data del 5 giugno scorso, tra finanziamenti inferiori e superiori ai 25 mila euro, il Gruppo ha ricevuto più di 77 mila domande. Solo questo numero dà l’idea della mole di lavoro e di responsabilità che tutto il Gruppo ha dovuto affrontare e a cui, in tempi brevi, è riuscito a dare adeguate risposte.

E come si è tradotta in numeri questa riposta? L’ammontare erogato è stato pari a 1 miliardo e 925 milioni di euro (pari a circa il 67% delle richieste pervenute), dove suddividiamo tra 971 milioni per i finanziamenti fino a 25 mila euro e anticipi sulla Cassa Integrazione, e 324 milioni di euro per le richieste sopra i 25 mila euro. I destinatari di questi finanziamenti, come immaginiamo, sono principalmente le piccole e medie imprese italiane, le clienti principali delle BCC su tutto il territorio nazionale. Qual è stato il contributo che Iccrea, in quanto Capogruppo, ha dato in questa fase? Iccrea Banca si è affiancata alle Banche di Credito Cooperativo invitandole ad avere un approccio consulenziale oltre che di mera assistenza, perché il nostro ruolo non è solo quello di fare finanza locale ma di supportare l’imprenditore, valutando insieme a lui le sue pro-

spettive di sviluppo e competitività. Mettersi al fianco di un imprenditore, oggi più che mai, diventa fondamentale per affrontare al meglio questa emergenza, e comprendere in che modo l’impresa possa riprendere la sua vita aziendale da oggi fino ai prossimi mesi.

Che effetto avrà la crisi sulle BCC? È indubbio che nel 2020 l’intero sistema economico italiano genererà minori ricavi e, anche per le BCC, verosimilmente ci sarà la diminuzione della vendita dei servizi e l’aumento degli accantonamenti per crediti anomali. Siamo però convinti che noi continueremo a fare la nostra parte e a dare un contributo per attutire lo shock, specialmente per il filo che ci lega indissolubilmente con la comunità che ogni nostra banca serve. Il settore che risentirà di più del blocco è il turismo. Un danno enorme per il paese e soprattutto per il Mezzogiorno. Cosa state facendo a riguardo? Il turismo rappresenta il 12% degli impieghi del Gruppo Iccrea sul territorio. Siamo molto vicini al settore, perché è un business tipicamente locale e che coinvolge anche volumi importanti di indotto. Noi però non vogliamo fermarci agli impieghi ma, ad esempio, abbiamo sottoscritto anche accordi con operatori terzi per aiutare gli alberghi e, in gene-

In questa fase abbiamo riscontrato non solo il tema della liquidità ma anche una forte attenzione al territorio sotto forma di solidarietà. Come si è comportato il Gruppo in questo senso? Le BCC del Gruppo hanno donato finora circa 8 milioni di euro alle proprie comunità e al territorio. Bisognava dare risposte puntuali a beneficio di ospedali e le strutture sanitarie del territorio, ma anche verso Fondazioni e Associazioni del terzo settore. Su questo, l’impegno di tutto il Gruppo è stato straordinario e immediato oltre che, mi si lasci dire, quasi ‘automatico’, visto il ruolo e la particolare vicinanza di ogni BCC al territorio. E per il personale e le famiglie quali misure avete messo in campo? Abbiamo lanciato una polizza assicurativa che offre garanzie e servizi assicurativi aggiuntivi dedicati a tutti i dipendenti, ai soci delle BCC under 71 o a entrambe le categorie, con la possibilità di poter estendere la copertura anche ai nuclei familiari. I soci, le famiglie e le Pmi rimarranno sempre gli interlocutori fondamentali per ogni BCC e, come Gruppo Iccrea, sia durante la fase di emergenza, sia per quelli che saranno i momenti futuri, non faremo mancare il nostro contributo e la nostra esperienza di banche locali.

Investire Today

è un supplemento al numero di luglio 2020 di Investire Editore Economy Group Srl Piazza Borromeo 1 20123 – Milano Direttore responsabile Sergio Luciano Caporedattore Marco Muffato Articoli di Angelo Curiosi, Marina Marinetti, Luigi Orescano, Davide Passoni, Riccardo Venturi



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Martedì 30 giugno 2020

Abbiamo dato ossigeno all’economia reale per ridurre i danni della crisi L’emergenza richiede tempestività nei soccorsi. Un’esigenza ben chiara alle Banche Popolari, che hanno già accolto l’87 per cento delle domande di finanziamento sopra la soglia dei 25mila euro. Intervista con Giuseppe De Lucia Lumeno  DI SERGIO LUCIANO

«La rapidità, come in ogni emergenza, è una condizione vitale. Forse nella situazione economica attuale lo è ancor di più». Il segretario generale di Assopopolari Giuseppe De Lucia Lumeno (nella foto), ha ben presente che il soccorso richiede tempestività. E le Banche Popolari, di fronte all’emergenza, non si sono fatte trovare impreparate.

Sembra una corsa contro il tempo per tentare di salvare il salvabile. L’erogazione dei prestiti garantiti dallo Stato, in tutto o in parte dallo Stato, previsti dal decreto “Liquidità”, si è aggiunta ai primissimi interventi in favore delle aziende, del commercio e delle famiglie, come le aperture di nuove linee di credito o le donazioni a favore di enti ospedalieri: misure prese autonomamente già a inizio marzo, ai primi segnali della crisi. Il blocco di tre mesi ha messo a secco l’intero sistema. La sopravvivenza delle imprese, in questa fase, dipende dalla disponibilità di liquidità. Le Banche Popolari sono riuscite

ad assicurare rapidamente ossigeno al sistema produttivo italiano come richiesto dai decreti del Governo. Hanno accolto, fino ad ora, il 65% delle domande di prestito al di sotto dei 25mila euro, l’87% di quelle al di sopra di questa soglia e il 97% delle domande di moratoria. La crisi precedente non era ancora stata superata. Con il lockdown il motore del Paese si è quasi fermato innestando una spirale micidiale in un mondo già sofferente che aveva dimenticato i bisogni delle persone, delle famiglie e delle aziende che devono lottare quotidianamente e con gran fatica per sopravvivere. L’economia finanziaria si era separata da quella reale e quest’ultima era stata sacrificata. L’Italia, con la sua struttura basata sulle Pmi, è uno dei Paesi più penalizzati da questa tendenza. Senza rimettere al centro l’economia reale non andiamo da nessuna parte. Un segnale positivo viene dal risparmio: le nuove emissioni di titoli di Stato stanno avendo un discreto successo. La generosità degli italiani e la loro fiducia nel futuro vengono

confermati ancora una volta: un grande patrimonio da non disperdere. Utilizzare il risparmio per finanziare le spese dei provvedimenti del governo e pianificare le politiche di rilancio della nostra economia è un ottimo modo per iniziare la “ricostruzione”. Spesso le crisi, anche le più pesanti, possono trasformarsi in occasioni perché consentono di rilevare segnali che alla fine si generalizzano e che, se rapidamente e correttamente individuati, possono diventare opportunità. In questi mesi siamo stati indotti a riflettere e a guardare cose che ordinariamente non siamo in grado di vedere. Assopopolari propone un “nuovo piano Marshall europeo”. Abbiamo soltanto voluto offrire un contributo perché sollecitati da più parti. L’Ufficio Studi della nostra Associazione, ha redatto uno studio per l’uscita dalla crisi a livello europeo che sia la più rapida possibile e che garantisca benefici per tutti. Il Piano Marshall è la cosa che più si avvicina a quello di cui c’è bisogno. Naturalmente quello del 1947 è un impianto che poi va plasmato alla realtà europea di

“L’economia finanziaria si era da molto tempo separata da quella reale, che era stata gravemente sacrificata. L’Italia, basata sulle Piccole e medie imprese, è stato uno dei Paesi più penalizzati da questa tendenza” questa nuova fase. Attraverso una specifica agenzia europea con il compito di immettere sul mercato titoli con garanzia europea acquistabili sia da soggetti privati che istituzioni pubbliche si potrebbero finanziare investimenti pubblici in modo da dare impulso al Pil senza indebolire il percorso di rientro dal deficit. Il successo delle emissioni di questi giorni ci conferma che sarebbe una

strada percorribile. Le Banche Popolari ancora una volta “in prima linea”. Le Banche Popolari sono la prima banca delle Pmi in Italia perché sono imprese cooperative e, come tali, sinonimo di solidarietà, legame con le comunità e i territori. Il modello cooperativo rappresenterà il vaccino che il mondo moderno sta cercando: agire localmente e rimettere al centro l’economia reale.

Numerosissime banche della categoria hanno donato fondi e prestato assistenza ai territori colpiti dal Covid-19

LA LUNGA LISTA DELLA SOLIDARIETÀ  DALLA REDAZIONE

Lo dicono i fatti: le banche popolari e del territorio, grazie alla loro presenza diffusa, alla prossimità, al modello operativo basato sul relationship banking e alla loro simbiosi con le comunità, sono rapidamente intervenute in misura significativa attraverso una serie di strumenti di sostegno ed anche una serie di iniziativa di pura solidarietà. Innanzitutto aderendo tutte lla moratoria dei mutui e

prevedendo varie forme di sostegno alla liquidità delle Pmi. Ecco alcuni esempi, a titolo indicativo e non esaustivo. In Lombardia si sono distinte la Popolare di Sondrio che ha anticipato la Cig per i lavoratori fino a 1400 euro per dieci mesi, e la Banca Valsabbina con contributi provinciali in conto interessi e dfonando 300 mila euto alle strutture ospedaliere bresciane. In Friuli la Popolare di Cividale ha aderito alla raccolta fondi promossa da Con-

findustria.I n veneto la Popolare Etica ha previsto una linea i creditom per fabbisogni di liquidità della durata massima di 36 mesi con piano di decurtazione trimestrale e preammoartamento pari a sei mesi. In Emilia Romagna la Banca di Piacenza ha stanziato 100 milioni per aiutare le imprese predisponendo in particolare il finanziamento “Finanzienda breve termine tasso fisso bullet”, con durata sei mesi allo 0,90%. E ancora in Toscana la Popolare di Cortona ha esteso a tutti i

titolari di finanziamenti la possibilità di richiedere 9mesi di sospensiione delle rate, la Popolare del Lazio ha messo a disposizione 200 milioni per supportare famiglie e imprese, la Popolare di Fondi ha anticipato il pagamento delle pensioni ai clienti, in Campania la Banca di credito popolare ha anticipato la Cig per 1400 euro paranetrati a 9 settimane a zero ore, e molti altri istituti nel resto d’Italia hanno dimostrato altrettanta concreata solidarietà.



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ITALIANE ALL’ESTERO, SFORZI TRIPLICATI

Per superare la crisi Simest ha potenziato le risorse a disposizione delle imprese che internazionalizzano  DI DAVIDE PASSONI

Il sistema produttivo è nazionale, il mercato è internazionale. Così, nell’ambito delle misure del Gruppo Cassa depositi e prestiti per superare la crisi post-Covid, c’è anche un potenziamento senza precedenti dei Finanziamenti agevolati di Simest, società che con Sacesi occupa di sostenere le imprese italiane nel loro processo di internazionalizzazione. Complice la normativa d’urgenza emanata dal Governo per far fronte al brusco rallentamento dell’economia italiana causato dalla pandemia, è stato fortemente potenziato il Fondo 394/81 che Simest gestisce per conto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale erogando risorse finanziarie alle aziende italiane che operano anche all’estero, soprattutto Pmi. Un potenziamento in termini di risorse - 900 milioni di euro a disposizione, pari a tre volte quelle erogate da Simest nel 2019 – ma anche di opportunità, che riesce a rispondere tempestivamente alle esigenze contingenti delle imprese, in cerca di liquidità immediata e a basso costo per superare il momento difficile e ripartire. La velocità è assicurata dall’esenzione – già operativa e valida per tutto il 2020 – della prestazione delle garanzie per accedere ai finanziamenti: senza l’ulteriore passaggio, le aziende riescono a ottenere la liquidità entro 30-40 giorni dalla presentazione della domanda. Il tutto avviene telematicamente attraverso il Portale commerciale che raggruppa i prodotti di Simest e di Sace per l’export e per l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Il basso costo è solo uno dei punti di forza dei finanziamenti Simest che presentano tassi agevolati vicini allo zero (pari a giugno allo 0,078% annuo). A breve chi si rivolgerà a Simest per intraprendere o rafforzare un percorso di internazionalizzazione potrà ottenere la metà del

MAURO ALFONSO, AMMINISTRATORE DELEGATO DI SIMEST

Le aziende riescono a ottenere la liquidità entro 30-40 giorni dalla presentazione della domanda. La velocità è assicurata dall’esenzione della prestazione delle garanzie per accedere ai finanziamenti

PASQUALE SALZANO, PRESIDENTE DI SIMEST

finanziamento richiesto a fondo perduto. Quest’ultima misura sarà operativa dopo l’ultimo benestare dell’UE, ma la società del Gruppo Cdp si è nel frattempo attivata per assicurare già da metà giugno l’applicazione della misura sulla quota a fondo perduto fino al 40%, con un limite massimo di 100 mila euro. Il potenziamento dei finanziamenti Simest per l’internazionalizzazione delle imprese italiane passa, inoltre, per l’ampliamento del raggio di azione dello strumento: sfruttando il favorevole quadro europeo in materia

di aiuti di stato, si potranno – sempre entro l’estate - richiedere risorse per finanziare spese relative a progetti anche in Paesi intra UE, finora esclusi dal perimetro di intervento, ma destinatari del 50% dell’export italiano e fondamentali in questa fase di regionalizzazione del commercio e di probabile riorganizzazione delle filiere produttive. Infine, verranno aumentati (e in qualche caso raddoppiati) gli importi massimi richiedibili per ognuna delle sette tipologie di Finanziamento e sarà ampliata la tipologia di

spese e di imprese finanziabili. Poi c’è lo strumento “Patrimonializzazione”, dedicato alle imprese che esportano ed è l’unico senza il vincolo della destinazione d’uso. È stato trasformato in una vera e propria iniezione di liquidità a medio-lungo termine (6 anni) per una platea di imprese molto ampia. Basta aver esportato negli ultimi 2 anni il 20% del fatturato o nell’ultimo anno il 35% e si potranno ottenere da Simest fino a 800mila euro, il doppio rispetto all’importo massimo precedente. E lo potranno fare non solo le Pmi, cui era originariamente destinato, ma la possibilità di accesso a questo finanziamento viene allargata anche alle MidCap. Quello di Fiere, Mostre e Missioni di Sistema è un ulteriore capitolo di intervento: la partecipazione a eventi internazionali è per l’impresa un modo efficace per farsi conoscere all’estero e le novità in arrivo fungeranno da booster per il comparto fieristico italiano. Il finanziamento coprirà fino a 150mila euro (rispetto ai precedenti 100mila euro) le spese preventivate per area espositiva, spese logistiche, spese promozionali e spese per consulenze connesse alla partecipazione a fiere/mostre internazionali, incluse le missioni di sistema promosse da Mise e Maeci e organizzate da Ice Agenzia, Confindustria e altre istituzioni e associazioni di categoria. Soprattutto, sarà possibile finanziare le spese di partecipazione non solo di fiere all’estero, ma anche di fiere internazionali in Italia. Inoltre, finora riservato alle sole Pmi, il finanziamento viene aperto anche alle MidCap e alle Grandi imprese. E ancora: Studi di Fattibilità è un finanziamento per valutare un investimento oltre frontiera attraverso la redazione di studi di fattibilità collegati a investimenti produttivi o commerciali all’estero. Diverrà finanziabile anche il personale interno, e inoltre l’importo massimo finanziabile passerà da 150mila euro

a 200mila euro per studi collegati a investimenti commerciali e da 300mila a 350mila euro per quelli collegati a investimenti produttivi. Inserimento Mercati Esteri è invece il finanziamento pensato per le imprese che vogliono espandere commercialmente il proprio business, realizzando oltre frontiera un ufficio, show room, negozio o corner o centro di assistenza post vendita, con le relative attività promozionali. In questo caso l’importo massimo richiedibile dall’impresa sale da 2,5 milioni a 4 milioni di euro e vengono ampliate le tipologie di spese finanziabili. Con Assistenza Tecnica Simest finanzia fino a 300mila euro anche le spese per personale, viaggi, soggiorni e consulenze, sostenute per l’avviamento di un programma di formazione all’estero. Qui la novità è l’estensione della finanziabilità anche alle spese di assistenza post vendita legate ad un contratto di fornitura. Inoltre con lo strumento Temporary Export Manager l’impresa si può rivolgere a Simest anche per coprire i costi (fino a 150mila euro) per l’inserimento temporaneo in azienda di figure professionali specializzate, i cosiddetti Temporary Export Manager (Tem). Per rendere lo strumento utile al processo di innovazione delle aziende viene ampliato il concetto di Temporary Export Manager ad altre figure manageriali temporanee con incarichi finalizzati all’internazionalizzazione (es. “Digital Marketing Manager” e “Innovation Manager”). Infine, l’E-Commerce: con questo strumento le aziende possono sfruttare le potenzialità del commercio elettronico. Simest le finanzia per coprire le spese relative o alla realizzazione di una piattaforma informatica finalizzata all’e-commerce o all’adesione ad un marketplace fornito da soggetti terzi. L’importo massimo finanziabile sale nel primo caso da 300mila a 450mila euro, nel secondo da 200 a 300mila euro.



10 Martedì 30 Giugno 2020

SACE, CORSIA VELOCE PER LA RIPRESA

La società assicurativo-finanziaria a capitale pubblico si è distinta per efficienza nei finanziamenti  DI ARTURO STELLA

Sono oltre quarant’anni che la Sace, la società assicurativo-finanziaria italiana a controllo statale specializzata nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale soprattutto all’estero, era conosciuta e stimata tra gli addeti ai lavori ma non al grande pubblico. Eppure agiva competitivamente attraverso un’ampia gamma di strumenti e soluzioni a supporto della competitività in Italia e nel mondo. Ebbene, la risposta governativa al durissimo colpo inferto dal Covid-19 all’economia del Paese l’ha proiettata alla ribalta. Da partner di riferimento che era per le imprese italiane che esportano e crescono nei mercati esteri, formando con Simest il polo dell’export e dell’internazionalizzazione, è diventata uno snodo essenziale nel rapporto tra lo Stato e il sistema bancario per facilitare con le sue garanzie finanziarie l’accesso al credito delle aziende, con un ruolo rafforzato dalle misure straordinarie previste dal Decreto Liquidità. Con un portafoglio di opera-

miche e d’impresa danneggiate dall’emergenza Covid-19. Per il rilascio delle garanzie a favore delle banche Sace ha sviluppato il portale dedicato “Garanzia Italia”, un percorso digitale che permette di ricevere e gestire online le richieste degli istituti di credito – già accreditati o che ne fanno richiesta – e di effettuare i controlli di conformità sui documenti.

L’andamento Ad oggi, secondo gli ultimi dati disponibili (15 giugno), le garanzie rilasciate in tempi brevi da Sace nell’ambito di Garanzia Italia hanno raggiunto quota 680 milioni di euro. Nel dettaglio, Sace ha processato ed emesso, entro 48 ore dalla loro ricezione, 69 richieste di garanzia ricevute dagli istituti di credito (sono oltre 200 le banche accreditate al portale) a supporto delle imprese. Dal Nord al Sud, dalla componentistica auto all’agroalimentare, passando per l’abbigliamento, l’assistenza sociale e la ristorazione collettiva: il quadro delle aziende che hanno beneficiato delle garanzie è molto diversificato sia dal

PIERFRANCESCO LATINI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI SACE

zioni assicurate e investimenti garantiti pari a 134 miliardi di euro, Sace serve oltre 23mila aziende, soprattutto Pmi, supportandone la crescita in Italia e in circa 200 mercati esteri, con un ventaglio diversificato di prodotti e servizi assicurativo-finanziari. Vediamoli.

Garanzia Italia Garanzia Italia è lo strumento straordinario previsto dal Decreto 23/2020 “Liquidità” per sostenere, attraverso la garanzia di Sace e la controgaranzia dello Stato, l’erogazione di finanziamenti alle attività econo-

punto di vista geografico che da quello settoriale (cfr. Tabella a fine nota). Come testimoniano le storie di alcune di queste imprese, l’operatività di Sace nell’ambito di Garanzia Italia rappresenta un sostegno fondamentale al tessuto industriale e imprenditoriale italiano, in prospettiva della ripartenza dell’intera economia nazionale.

Le testimonianze delle imprese Rinascente, ha ottenuto un finanziamento di 35 milioni di euro erogato da Intesa Sanpaolo. La liquidità verrà destinata al pagamento dei fornitori e al

RODOLFO ERRORE, PRESIDENTE DI SACE

capitale circolante. ariella Elia, Chief Financial Officer di Rinascente, ha dichiarato: “Ringraziamo Sace per il supporto in questo periodo e la celerità nel fornire risposte e chiarimenti. Questo primo finanziamento è stato determinante per poter pagare tutti i nostri fornitori italiani di piccole e medie dimensioni e ha permesso, quindi, di sostenere la filiera produttiva della moda, fortemente penalizzata in questo periodo”. Pastificio Di Martino, azienda campana leader nel settore del food & beverage, ha ottenuto

lo shock subito dalla filiera produttiva a seguito della diffusione del Covid-19”. Ciro Paone, azienda moda campana famosa in tutto il mondo come proprietaria del marchio di abiti da uomo Kiton, ha ottenuto un finanziamento di 3 milioni di euro erogato da Iccrea BancaImpresa. La liquidità verrà utilizzata per garantire la continuità dei flussi di cassa e il sostenimento delle spese del personale dell’azienda. Maria Giovanna Paone, Vice Presidente di Kiton Ciro Paone: “L’emergenza Covid-19

un finanziamento di 10 milioni di euro erogato da UniCredit. La liquidità sarà destinata al capitale circolante. Giuseppe Di Martino, titolare del pastificio di, ha voluto ringraziare Sace “per questo finanziamento e per la celerità dell’operazione che ci permetterà di continuare ad implementare i nostri piani di sviluppo e di crescita. È anche un bel segnale per il Paese che il primo finanziamento della banca con garanzia Sace nell’ambito del Decreto Liquidità vada ad una impresa del Sud. Grazie a questa operazione potremo assorbire al meglio

per la Kiton è stato motivo di preoccupazione fin dall’inizio. Già da fine gennaio le misure di lockdown hanno portato alla chiusura dei nostri negozi collocati in Cina e in Corea del Sud e poi, successivamente, in Giappone. Quando anche in Europa ci siamo attivati subito per recuperare finanza straordinaria e con tutta la documentazione preparata insieme a Sace siamo riusciti a ottenere la liquidità di cui avevamo bisogno. I finanziamenti sono arrivati in modo abbastanza veloce e siamo soddisfatti del sostegno ricevuto”.

Per il rilascio delle garanzie a favore delle banche Sace ha sviluppato il portale dedicato “Garanzia Italia”, un percorso digitale che permette di ricevere e gestire online le richieste degli istituti di credito - già accreditati o che ne fanno richiesta e di controllare la conformità dei documenti

“L’azienda, da sempre in prima linea nel sostegno all’export, è diventata uno snodo essenziale nel rapporto tra lo Stato e il sistema bancario per facilitare con le sue garanzie finanziarie l’accesso al credito delle aziende” Industrie Ilpea, azienda lombarda leader nella progettazione e realizzazione di componenti in materiali plastici, magnetici ed in gomma, con Garanzia Italia ha ottenuto due finanziamenti, di 5 e 4 milioni di euro, erogati rispettivamente da Crédit Agricole Italia e UniCredit. La liquidità verrà utilizzata per sostenere il circolante, i costi del personale e gli investimenti negli stabilimenti italiani e per il pagamento dei fornitori. Paolo Cittadini e Claudio Talamona, Presidente e Amministratore Delegato di Industrie Ilpea, dicono che “la collaborazione con Sace si è rivelata un valore aggiunto e ha permesso di chiudere in tempi rapidi e con modalità efficienti una nuova operazione di credito, importante per il rafforzamento del profilo di liquidità aziendale dovendo affrontare periodi di elevata incertezza”. Breton, azienda veneta leader nella produzione di macchine per la lavorazione della pietra naturale, dei metalli e di impianti per la pietra composita ha ottenuto un finanziamento di 25 milioni di euro erogato da Intesa Sanpaolo. La liquidità verrà utilizzata per sostenere il costo del personale e il circolante e per finanziare gli investimenti. Così Luca Toncelli, Presidente di Breton: “Grazie alla garanzia concessa da Sace stiamo facendo fronte agli sfasamenti della finanza e possiamo sostenere l’ordinaria gestione dell’azienda. Siamo arrivati velocemente alla conclusione del contratto e l’erogazione è stata velocissima”.


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12 Martedì 30 Giugno 2020 2020

LA CURA ANTI-COVID PER LE IMPRESE

Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, è impegnata su diversi fronti per contrastare l’emergenza 

DI DAVIDE PASSONI

«Puoi portare un cammello alla fonte, ma non puoi costringerlo a bere», dice un antico proverbio arabo. Se volessimo paragonare il cammello a un’impresa e la fonte al soggetto che le eroga la liquidità necessaria per portare avanti il business, in questo momento il cammello berrebbe senza farsi pregare. Proprio perché la sete è tanta e le fonti, per quanto numerose, o sono difficili da raggiungere o sono meno ricche d’acqua di quanto si pensi avvicinandosi a esse. Ecco perché, alla luce della crisi innescata dalla pandemia di Coronavirus che ha messo in ginocchio una parte consistente del tessuto imprenditoriale italiano, si rafforza il ruolo chiave di un soggetto come Invitalia, in grado di dare impulso alla crescita economica del Paese grazie alla gestione di una pluralità di misure di sostegno al credito. L’Agenzia nazionale per lo sviluppo è infatti impegnata su diversi fronti e con diversi mezzi, non solo creditizi, per contrastare l’emergenza Covid-19 sotto il profilo economico e produttivo. Un esempio sono gli incentivi #Curaitalia, rivolti alle imprese che hanno ingrandito o riconvertito gli impianti per produrre mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, oltre ad attrezzature medicali per la cura dei pazienti. Partita il 26 marzo scorso con una dotazione di 50 milioni di euro, la misura ha fornito liquidità alle aziende attraverso finanziamenti agevolati, che si sono trasformati in contributi a fondo perduto in base alla velocità degli investimenti. In questo modo ha dato impulso a una produzione nazionale per diminuire la dipendenza dalle importazioni e assicurare una costante disponibilità per un lungo arco di tempo. Sempre in tema di tutela sanitaria e di protezione individuale, Invitalia ha aiutato le imprese che hanno investito sulla sicurezza per pro-

A SINISTRA ANDREA VIERO, A DESTRA DOMENICO ARCURI

Con i contributi di Impresa Sicura, previsti dal decreto “Cura Italia” e messi a disposizione dall’11 maggio, Invitalia ha rimborsato le aziende che hanno acquistato dispositivi di protezione, grazie a uno stanziamento di 50 milioni di euro da fondi Inail teggersi dal virus e per non fermare la propria attività neanche nei momenti più critici dell’emergenza, consentendo al Paese di ricevere i prodotti e i servizi necessari al suo funzionamento. Con i contributi di Impresa Sicura, previsti dal decreto “Cura Italia” e messi a disposizione dall’11 maggio, Invitalia ha infatti rimborsato le aziende che hanno acquistato dispositivi di protezione, grazie a uno stanziamento di 50 milioni di euro da fondi Inail: con questo ha ripagato fino al 100% il costo sostenuto dalle imprese per dotarsi degli strumenti necessari a garantire la sicurezza sanitaria del proprio personale. Il sostegno di Invitalia, molto consistente verso le realtà produttive delle aree del nord del Paese maggiormente colpite dalla pandemia, non ha però dimenticato il tessuto produttivo meridionale, meno esposto al Covid-19 ma strutturalmente più debole. Grazie al decreto “Rilancio”, le imprese finanziate con gli incentivi di Resto al Sud possono ottenere un ulteriore contributo a fondo perduto,

a copertura del fabbisogno di circolante, di 15mila euro per le attività svolte in forma individuale e fino a un massimo di 40mila euro per quelle esercitate in forma di società (10mila euro per ciascun socio). Rafforza l’intervento l’iniziativa “#PiùForti con Resto al Sud”, le cui agevolazioni ora finanziano, oltre alla nascita di nuove imprese, anche i progetti di riconversione e diversificazione di attività già esistenti, per favorire la ripartenza degli imprenditori che devono adeguarsi al nuovo scenario economico. E poiché le nuove imprese sono spesso startup innovative, il decreto “Rilancio” ha rifinanziato con 100 milioni di euro per il 2020 Smart&Start Italia, il più importante incentivo pubblico per la nascita e il consolidamento delle startup innovative. È stato inoltre esteso il contributo a fondo perduto, pari al 30% del mutuo, per le startup innovative del Cratere sismico Centro Italia. Per le startup innovative, dal 15 giugno è attivo anche il nuovo incentivo “Voucher 3i - Investire in Innovazio-

ne”, che finanzia l’acquisto di servizi di consulenza per la brevettazione, per supportare le imprese nella registrazione di un brevetto per invenzione industriale. L’agevolazione, promossa dal ministero dello Sviluppo Economico e gestita da Invitalia, ha una dotazione finanziaria di 19,5 milioni di euro per il triennio 20192021.Dal piccolo al grande, non dobbiamo dimenticare che anche multinazionali e grandi imprese stanno soffrendo. Ecco perché il Contratto di Sviluppo, gestito da Invitalia per favorire gli investimenti di grandi aziende e di multinazionali, è stato rafforzato anche in prospettiva anti-Covid. Il ministro dello Sviluppo Economico ha stabilito con una direttiva che i 400 milioni

Le agevolazioni di #PiùForti con Resto al Sud finanziano, oltre alla nascita di nuove imprese, anche i progetti di riconversione e diversificazione di attività già esistenti, per favorire la ripartenza degli imprenditori che devono adeguarsi al nuovo scenario

di euro stanziati dal decreto “Cura Italia” per i Contratti di Sviluppo siano destinati al finanziamento di programmi strategici e innovativi, con priorità agli investimenti per la produzione di dispositivi sanitari e di materiale biomedicale utili a fronteggiare l’emergenza; 200 milioni sono destinati alle nuove domande per lo sviluppo del settore biomedicale e della telemedicina, risorse che si aggiungono ai 200 milioni già previsti nella legge di bilancio, per un ammontare complessivo di 600 milioni. L’azione di Invitalia non poteva poi prescindere dall’utilizzo del Fondo di garanzia per le Pmi, per sostenere imprese e i professionisti. Lo strumento, gestito da Mediocredito Centrale, società interamente controllata da Invitalia, è stato rinnovato e potenziato dal decreto “Liquidità”, che ha semplificato le procedure di accesso, incrementato le coperture della garanzia e ampliato la platea dei beneficiari. Nel dettaglio, sui piccoli prestiti fino a 30mila euro il Fondo copre ora il 100% dei finanziamenti con durata massima di 10 anni senza che sia effettuata, per la concessione della garanzia, la valutazione del merito di credito del beneficiario; tra i destinatari del Fondo, inoltre, in aggiunta alle Pmi e ai professionisti ci sono ora broker, agenti di assicurazione ed enti del terzo settore, compresi gli enti religiosi civilmente riconosciuti che esercitano l’attività di impresa o commerciale. Infine, oltre al sistema di Incentivi, Invitalia va incontro alle attività in difficoltà sospendendo le rate dei mutui per le imprese da essa finanziate, in accordo con il ministero dello Sviluppo Economico e con il ministero del Lavoro, e in coerenza con il decreto “Cura Italia”. Il provvedimento è rivolto alle Pmi che hanno ottenuto le agevolazioni dell’Agenzia e che hanno potuto chiedere la sospensione dei pagamenti attraverso una dilazione del piano di rimborso.


Martedì 30 giugno 2020

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IMPRESE, C’È UN’ALTERNATIVA TARGATA CDP Minibond, finanziamenti e fondi di credito diversificati: ecco gli strumenti di Cassa depositi e Prestiti  DI ANGELO CURIOSI

Forse non tutti sanno che Cassa Depositi e Prestiti, la SpA controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che gestisce il risparmio postale, affianca le medie imprese nell’approccio al mercato della finanza alternativa. Grazie alla duplice veste di anchor investor e di Istituto Nazionale di Promozione, Cdp fa da centro di gravità attraendo altri investitori istituzionali sulle operazioni e supportando il percorso di avvicinamento da parte delle imprese a nuovi canali di finanziamento complementari al canale bancario. Un esempio? HI CrescItalia PMI Fund, specializzato in finanziamenti di medio-lungo termine a Pmi italiane, che ha come caratteristica principale la presenza, sui minibond sottoscritti e sui finanziamenti concessi, della garanzia rilasciata dal Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi per un ammontare pari all’85% del capitale investito. Poi ci sono i basket bond: soddisfano le necessità di finanziamento a medio-lungo termine delle imprese e si basano sull’emissione di un titolo garantito da un pool di obbligazioni emesse da Pmi e Mid Cap Italiane. In queste operazioni Cdp agisce nel ruolo di anchor investor, grazie alla partnership con la piattaforma Elite di Borsa Italiana. Per supportare l’internaziona-

lizzazione delle imprese italiane, invece, c’è il programma di emissioni obbligazionarie da 500 milioni di euro Export Basket Bond Programme, lanciato da Cdp in collaborazione con Banca Finint. Ma non basta: grazie ai finanziamenti agevolati per l’innovazione (in particolare il Fondo Rotativo Imprese, con i suoi 6 miliardi di euro di dotazione) Cdp, in collaborazione con il settore bancario, mette a disposizione di start-up innovative, imprese di ogni dimensione, centri di ricerca con personalità giuridica una provvista di medio-lungo termine per sostenere gli investimenti in sostenibilità, digitale, contratti di filiera, imprese sociali. La parte di finanziamento agevolato copre di norma il 50% del finanziamento e raggiunge il valore massimo del 90% nei programmi di ricerca, sviluppo e innovazione. La parte restan-

Cassa Depositi e Prestiti fa da centro di gravità attraendo altri investitori istituzionali sulle operazioni e supportando il percorso di avvicinamento da parte delle imprese a nuovi canali di finanziamento complementari al canale bancario te del finanziamento è concessa a tasso di mercato da una banca. Inoltre, è possibile richiedere un ulteriore contributo a fondo perduto al Ministero competente, che può arrivare a coprire fino al 100% delle spese. La durata del finanziamento non può superare i 15 anni, comprensivi del periodo di preammortamento (di massimo 4 anni). E per investimenti almeno pari a 30 milioni di euro, Cdp può attivare la partnership con la Banca Europea per gli Investimenti (Bei). Anche per quanto riguarda l’in-

GIOVANNI GORNO TEMPINI, ELISABETTA CASELLATI, FABRIZIO PALERMO

ternazionalizzazione extra Ue Cdp mette a disposizione finanziamenti agevolati per studi di fattibilità, apertura di una sedi commerciali, attività promozionali, formazione in loco di personale operativo, partecipazione a fiere, mostre e missioni di sistema. E per eventuali (e transitorie) esigenze di cassa, Cassa Depositi e Prestiti accorda linee di credito revolving con durata predefinita sia di breve che di medio lungo termine preferibilmente in pool con il sistema bancario. La Revolving Credit Facility si riduce in occasione di ogni utilizzo ma si ripristina automaticamente in occasione di ogni rimborso all’interno del periodo di disponibilità. Alle Piccole e medie imprese (ma anche micro) è dedicata Liquidità Banche: il plafond beni strumentali finanzia fino a 5 cinque anni da un minimo di 20mila euro a un massimo di 4 milioni di euro. La Pmi presenta via Pec la domanda di finanziamento (fino al 100% dell’investimento) e di contributo ad uno degli istituti aderenti. La provvista di Cdp viene eroga-

ta alla Pmi, in unica soluzione, entro 30 giorni dalla stipula del contratto di finanziamento e, in caso di leasing finanziario, entro 30 giorni dalla data di consegna del bene, ovvero alla data di collaudo se successiva. E per le imprese che decidono fare rete, il Plafond Reti e Filiere mette a disposizione 500 milioni di euro. I finanziamenti non possono superare unitariamente l’importo di 12,5 milioni di euro e si richiedono presso una delle banche aderenti. A partire da marzo 2020, inoltre, Cdp ha messo a disposizione una dotazione di 3 miliardi di euro della Piattaforma Imprese con l’obiettivo di limitare gli impatti economici del Covid-19. Si tratta di risorse erogabili a medio lungo termine con durata massima di 6 anni assistiti dalla Garanzia Italia (pari al 25% del fatturato 2019 o al doppio dei costi del personale), o, con Liquidità Breve Termine (questo il nome del prodotto), finanziamenti connessi ad esigenze temporanee di liquidità o di capitale circolante, concessi preferibilmente in cofinanziamento con il sistema bancario con quota Cdp tra i 5 e i 50 milioni di euro e durata fino a 18 mesi a imprese con fatturato annuo maggiore di 50 milioni di euro e presenza di un danno da emergenza Covid-19, dimostrabile, pari almeno ad una riduzione del fatturato del 10%.


301Giugno 14 Martedì Mercoledì Aprile 2020 2020  DI DAVIDE PASSONI

Dietro a una grande impresa c’è sempre un esercito di piccoli fornitori, che ne costituiscono il motore, la filiera, e che sono la vera ossatura del nostro sistema economico. In un momento come quello attuale, il rapporto di filiera può diventare un abilitatore per l’accesso al credito: facendo leva sulla capo filiera, si dà credito e supporto alle Pmi che da sole avrebbero difficoltà ad accedervi». Bastano due frasi ad Anna Roscio, responsabile direzione Sales and Marketing Imprese per la divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, per delineare genesi e obiettivi del Programma Sviluppo Filiere, che supporta la crescita Pmi appartenenti alle filiere strategiche del made in Italy. «L’attenzione alle filiere viene da lontano. Il programma, lanciato nel 2015, era stato concepito considerando il nostro sistema produttivo, polarizzato tra poche grandi imprese molto focalizzate sul made in Italy e una pletora di Pmi, laboratori artigiani e simili, loro fornitori. Il programma guarda alla filiera intera, sia come specializzazione settoriale, sia come catena di fornitura strategica, costituita da un capo filiera sotto cui stanno le piccole imprese. Il programma prevede di responsabilizzare reciprocamente la capo filiera e i fornitori, veicolando alle Pmi il valore e l’importanza della grande azienda nei confronti della filiera stessa. La capo filiera indica i fornitori strategici, con cui condivide informazioni anche di carattere industriale, e crea quindi un vero e proprio con-

COI VALORI A FATTOR COMUNE LA FILIERA SI FA GRANDE IMPRESA Responsabilizzare reciprocamente la capo filiera e i fornitori, veicolando i valori della grande azienda, anche per l’accesso al credito: il Programma Sviluppo Filiere di Intesa Sanpaolo

Attraverso il confirming si lavora sui buyer con un credito per smobilizzare pro soluto le fatture immediatamente ANNA ROSCIO

tratto di filiera che consente di traslare sulla catena dei fornitori la sua maggior forza. Nel tempo abbiamo fatto evolvere il programma inserendo uno strumento di gestione del circolante, il Confirming; attraverso di esso lavoriamo sui buyer con un credito di fornitura, consentendo ai fornitori di smobilizzare pro soluto le fatture nei confronti dei buyer stessi con un meccanismo molto semplice e immediato, anticipando la liquidità al fornitore passando attraverso i buyer. A oggi abbiamo stipulato circa 680 contratti di filiera, cui sono associati 17mila fornitori». Il reciproco sostegno tra i componenti di

una filiera è una chiave per superare il momento complesso che le imprese si trovano oggi a vivere: «In un contesto come quello attuale - conferma Roscio - abbiamo avvertito che le Pmi sono i soggetti più in difficoltà nell’affrontare e superare la crisi: abbiamo pensato di fare leva sulle grandi aziende per sostenere l’intero tessuto economico e produttivo. Vanno in questo senso operazioni che abbiamo effettuato con aziende come Gucci, Venchi o il Gruppo Merlo». Un’esperienza che ha aiutato Intesa Sanpaolo a gestire meglio la crisi in corso? «Ci siamo dovuti adattare, ma ci ha

aiutato l’aver preso ciò che di buono avevamo fatto in passato per le imprese e l’averlo contestualizzato e migliorato in una situazione di difficoltà mai vista, con un livello di richiesta e supporto che non ha precedenti nella nostra storia aziendale e nazionale». Provando a superare l’incapacità cronica delle aziende italiane a fare sistema, anche nei momenti più complessi: «Responsabilizzare una capo filiera che porti il valore sulla catena dei fornitori aiuta a fare sistema ed è un atto di maturità anche da parte dei leader della filiera stessa - prosegue Roscio -; essi devono comprendere che

Dove lo Stato non riesce a far fronte agli squilibri sociali cresce il ruolo delle istituzioni private e della “banca d’impatto” Per fronteggiare l’emergenza della pandemia, Intesa Sanpaolo ha donato alla sanità italiana, tramite la Protezione Civile, 100 milioni, ora interamente assegnati. «Abbiamo scelto di sottoscrivere un protocollo d’intesa con la Protezione Civile perché abbiamo messo a disposizione un ammontare di risorse importante - dice Paolo Bonassi, responsabile direzione Strategic Support di Intesa Sanpaolo (nella foto) : era fondamentale avere un partner che lo facesse arrivare dove davvero serviva, dettando le priorità. I 100 milioni non sono stati erogati in un’unica soluzione, ma sulla base di interventi concordati di volta in volta con la Protezione Civile, che ha stabilito tempi, importi e beneficiari. Oltre ai 100 milioni, ne sono stati donati altri 6, di cui 1 dal Ceo Carlo Messina e 5 da 21 top manager. Inoltre, attraverso la nostra piattaforma For Funding sono stati raccolti oltre 2,2 milioni, 1 dei quali destinato al San Matteo di Pavia per la ricerca sul Covid-19». La pandemia è stata l’acceleratore di un processo che per Intesa Sanpaolo è iniziato da diversi anni e conferma il fatto che le istituzioni private non possono esimersi dal supportare la collettività durante emergenze come quella attuale. «È sem

pre più chiaro come lo Stato da solo non può far fronte agli squilibri sociali, ambientali o sanitari. Cresce dunque il ruolo delle istituzioni private, che guardano oltre il profitto e cercano di capire che impatto possono avere sulla società. Nel settore finanziario si parla di impact bank, banca d’impatto, che non è solo ricerca del profitto ma di redditività sostenibile nel tempo, di azioni che creino valore di lungo periodo per la banca, per le persone, per i clienti, per i territori in cui lavora, per l’ambiente. La donazione alla sanità è una conseguenza di questo impegno». Fare buona banca si può, anche in un contesto così sfidante? «Sì - conclude Bonassi -, l’importante è essere un gruppo che genera profitto ed essere solidi patrimonialmente. Fare buona banca e fare profitto sono concetti collegati».

il loro successo dipende anche dai fornitori, la cui sostenibilità finanziaria è un valore a cui essi stessi possono contribuire. È un modo per mettere a fattor comune i valori della filiera e il legame intrinseco che unisce chi ne fa parte. Stiamo notando che la crisi ha portato una maggiore sensibilità su questi temi e una maggiore comprensione del fatto che l’essere uniti a livello di sistema consente a tutti gli attori dell’economia reale di vincere». Un’economia reale di cui fanno parte anche le banche, chiamate a un nuovo impegno: «Il nostro è un ruolo non solo di erogazione del credito, ma un ruolo chiave a sostegno del Paese. È lo spirito con cui Intesa Sanpaolo opera verso le imprese, per le quali ragioniamo in termini di accompagnamento, di partnership, di vicinanza, perché il credito diventa uno strumento per la crescita delle Pmi e per sostenere il Paese e la sua economia. Vogliamo essere promotori dello sviluppo delle imprese, presentando soluzioni e consulenza al di là del prodotto bancario o finanziario. Non esiste una banca solida senza un sistema produttivo solido, è una dualità che si alimenta reciprocamente». Eppure, nella gestione iniziale della crisi le banche sono state oggetto di critiche, a volte anche ingenerose: «Ci possono stare, in un momento di difficoltà è naturale, basta che poi tutto si appiani e si lavori pensando al risultato - commenta Roscio -. Il Governo ha preso decisioni giuste e importanti, che hanno dato ossigeno alle imprese; poi ci sono tempi di adattamento e di avvio fisiologici, su cui ha impattato l’enorme mole di richieste di credito. E poi il lockdown c’è stato anche per noi, che abbiamo tenuto le filiali aperte ma a regime ridotto. Adesso stiamo studiando con attenzione il Dl rilancio, con le misure collegate al settore energetico e al cosiddetto Ecobonus, che riteniamo uno strumento importantissimo a sostegno di una filiera chiave come quella dell’edilizia e al quale cercheremo di dare una soluzione finanziaria adeguata. La sinergia tra pubblico e privato a sostegno del Paese dovrebbe caratterizzare anche l’accompagnamento alla ripresa: questo è il nostro auspicio».


Martedì 30 Giugno 2020

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«LIBERTÀ E SICUREZZA ANCHE NEL CREDITO» Banca Mediolanum ha oggi un portafoglio crediti che supera i 10 miliardi. Gianluca Bosisio spiega perchè 

DI SERGIO LUCIANO

Con un portafoglio crediti che oramai supera i 10 miliardi di euro, Banca Mediolanum non può più essere considerata una banca dedicata unicamente alla gestione del risparmio: “Infatti, fare credito è una sfida che abbiamo deciso di affrontare da molti anni, ed è stata un fattore di impegno ma anche di crescita per la rete di vendita”, spiega Gianluca Bosisio, direttore generale dell’istituto: “E direi che siamo l’unica rete, non solo in Italia ma anche in Europa, ad aver raggiunto questi volumi nel credito”.

Bosisio, complimenti: di questi tempi erogare credito è una benemerenza. Ma perché questa scelta? E dove volete arrivare? E’ una scelta fatta per molte ragioni, che confermiamo con convinzione e che ci può portare molto più avanti. Un book da 10 miliardi è tanto, ma meno di quel che potrebbe essere se rapportiamo ad esso il numero dei nostri conti. Vede, il concetto tradizionale, secondo il quale s’indebitava solo chi non aveva soldi, è ormai superato dai fatti e dalla cultura economica delle persone. Oggi sostanzialmente chi chiede credito è spesso anche un cliente ben patrimonializzato. Che, invece di disinvestire dalle sue linee di risparmio, preferisce, per far fronte a una spesa, avere del buon credito rateizzato mantenendo il suo quantitativo preferito di risparmio investito. Il vostro cliente-tipo è la famiglia? Prevalentemente. Il nostro modo di offrire consulenza pone al centro la risposta ai bisogni delle famiglie, quindi non solo risparmio e non solo credito ma protezione del risparmio che c’è e del tuo futuro. L’approccio di una volta era schematico: “Dammi i tuoi risparmi e parliamo di quanto possono rendere”. Ebbene, è un approccio vecchio, non funziona più, oggi

GIANLUCA BOSISIO DI BANCA MEDIOLANUM

le persone sono interessate a costruire la difesa del proprio risparmio familiare anche rispetto a imprevisti gravi, com’è stato il Covid-19, o quelli che possono manifestarsi sul fronte del lavoro… e quindi oggi noi non possiamo limitarci a parlare di come chi si rivolge a noi può investire i suoi soldi. Consideri inoltre che quest’approccio nuovo coinvolge non solo clienti che svolgono un lavoro dipendente ma anche imprenditori, che noi affianchiamo nella gestione di tematiche specifiche che riguardano le loro aziende, e che – conoscendoli bene, conoscendone le capacità e i comportamenti nel tempo – possiamo aiutare con una grande appropriatezza e conservando dei ratio nel credito molto buoni… Quest’approccio focalizzato sulle famiglie si amplierà anche al mondo delle imprese? Resteremo focalizzati sulla clientela familiare, ma prestando una grande attenzione – per la normale attività di credito - anche agli imprenditori nei loro interessi privati, individuali. Lei poi sa che abbiamo aperto da poco tempo anche una direzione specifica di investment banking sulle grandi operazioni di ristrutturazioni aziendali e ristrutturazione debito, per dare la possibilità alle singole società di trovare la strada giusta per ingrandirsi, fare operazioni di fusioni o acquisizioni m&a. Insomma

cerchiamo, sia direttamente che indirettamente, di far arrivare il nostro sostegno all’economia italiana. Non ultimo, attraverso i Pir, strumenti che permettono al cliente un’ottimizzazione fiscale importante che convoglia risorse verso le Pmi e dà un contributo finanziario alla ripartenza dell’Italia e al posizionamento che le spetta…

Che ruolo avete svolto nelle ultime settimane rispetto ai finanziamenti garantiti dallo Stato per rispondere al Covid-19? Abbiamo fatto molte cose. Prima che si attivassero a livello governativo le varie misure di sostegno avevamo comunque lanciato nuovi prodotti a condizioni specifiche per tutta la nostra clientela, con tassi molto bassi e con i preammortamenti (la fase in cui non si rimborsa il capitale dei prestiti ma solo gli interessi, ndr). Iniziare a pagare dopo il terzo mese ha aiutato moltissimo la clientela. Del resto i nostri mutui già contemplano la possibilità, per i clienti, di chiedere una sospensione delle rate. Poi, quando sono state varate le misure statali, ci siamo attivati con molta determinazione dedicando a quella forma di finanziamenti una task-force operativa. E’ stato complesso? Il tema più complesso è stato quello burocratico, le persone hanno incontrato molte difficoltà nella compilazione

Il direttore generale dell’Istituto fondato e presieduto da Ennio Doris illustra la filosofia aziendale nell’approccio all’erogazione del credito a famiglie e imprese. di questi moduli, abbiamo messo le nostre strutture a disposizione dei clienti. E in generale non credo proprio che si possano imputare alle banche i ritardi che pure si sono registrati. Tirando le somme, quale filosofia applicate all’offerta di servizi e soluzioni per un imprenditore, sia a titolo privato che per la sua impresa? La mia sintesi è: libertà e sicurezza. Le nostre due parole chiave. Da sempre. La visione del nostro presidente risale al ’97, creare una banca senza sportelli… Era un momento in cui le filiali bancarie si compravano a 2 miliardi l’una! Definirle “le cabine telefoniche” del credito, cioè qualcosa che sarebbe stato soppiantato dalle nuove tecnologie, è stato a dir poco anticipatore. Ebbene: la libertà significa anche scegliere quando e se operare in filiale, senza mai risentire della decisione di operare da remoto. E poi la sicurezza: quella che deriva dalla solidità della nostra banca, un fattore di garanzia in un mondo pieno di tensioni e cambiamenti. E naturalmente la base di tutto, la consulenza, cioè la certezza di ottenere sempre risposte a 360 gradi. Come le vogliamo in campo medico, così anche in quello finanziario.

Eravate già molto digitalizzati, dopo il lockdown...di più? Avere familiarità con la digitalizzazione è diverso che

diventare digitali. Ho visto alcuni competitor che hanno dovuto inventarsi nuove operatività ma poi avevano i clienti in fila davanti alle filiali… Noi siamo digitali a 360 gradi, lo conferma anche il successo dei nostri eventi, tutti contraddistinti da una grandissima partecipazione. Ma questo non deve distrarci dalla consapevolezza che una relazione va sempre coltivata e mantenuta. Dopo il Covid, poi, la digitalizzazione dovrà essere sempre più parte integrante del rapporto con la clientela e, tra noi, con lo smart working. Dunque la profezia di Ennio Doris sul declino delle filiali fisiche si sta avverando… Quando il presidente l’ha fatta, quella previsione, le città erano piene di filiali bancarie e di cabine telefoniche. Queste ultime oggi non ci sono più. E le filiali bancarie continuano a ridursi di numero. Anche la consulenza puoi riceverla in formato digitale… e limitare gli incontri fisici alle occasioni più impegnative… Oggi anche i clienti si sono aperti di buon grado alla relazione digitale.

Concludiamo con lo smart-working. Quanto ne resterà? Per noi ha rappresentato un maggiore utilizzo della digitalizzazione ma non un cambiamento dei processi che coprivamo già tutti al 100% in modalità digitale. Penso che anche in futuro utilizzeremo la nuova modalità di relazione in modo più costante, non torneremo all’assetto precedente. Certo, doseremo e gestiremo il cambiamento con gradualità e prudenza, ma come minimo avremo un 20-30% di smart-working permanente… il che, oltretutto, significa ridurre il traffico e l’inquinamento. La digitalizzazione ha dato continuità all’attività aziendale. Oggi il 95% delle nostre persone dice di non aver subito contraccolpi nel cambiare la sede d’attività dall’ufficio a casa. Dunque, la rivoluzione c’è stata e non si tornerà indietro!


16 Martedì 30 Giugno 2020

Unicredit, il supporto a imprese e famiglie non è (solo) quello stabilito per decreto  DI RICCARDO VENTURI

Tutela della salute di clienti e dipendenti e sostegno immediato alle economie dei territori. Sono gli obiettivi di UniCredit dall’inizio della pandemia da coronavirus, che ha portato la banca a innovare rapidamente il modello di business. Già qualche settimana prima che esplodesse in Italia, l’evidenza dell’epidemia arrivata dalla sede di Shanghai ha fatto scattare subito un piano di emergenza. Proprio la velocità di reazione è stata determinante per evitare il diffondersi dei contagi. Affrontando difficoltà logistiche non banali, l’istituto bancario è riuscito ad avere 18 milioni di mascherine, guanti e gel disinfettanti per i dipendenti, oltre a 26 mila schermi in plexiglass. In pochi giorni UniCredit ha abilitato allo smart working tutti i 4mila dipendenti che lavorano a Piazza Gae Aulenti, a Milano, oltre a quelli attivi presso gli altri grandi stabili del gruppo. Anche l’attività delle filiali è stata rapidamente rivoluzionata: la maggior parte è stata chiusa, ma assicurando servizi su appuntamento e tutta l’operatività da remoto. È stato così lanciato il nuovo servizio multicanale di prenotazione UBook, disponibile sul sito www.unicredit.it, per gestire gli appuntamenti in filiale. In circa 3 settimane sono stati oltre 365mila gli appuntamenti, e le prenotazioni dal sito di UniCredit sono in aumento. In due settimane la rete per il lavoro a distanza di UniCredit, che prima sosteneva 4mila persone, è stata potenziata fino a poterne reggere 60mila su 80 mila dipendenti. Anche il 90% dei dipendenti impiegati nei 7 poli del Contact Center sparsi per l’Italia sono abilitati tuttora a lavorare in smart working. Da un punto di vista tecnologico, per sup-

portare il lavoro da remoto è stata aumentata la capacità della VPN da 4k a 60k utenti. Oggi il gruppo sta usando più laptop, 67mila, che desktop, 40mila. I numeri confermano una tendenza: la digitalizzazione del lavoro bancario era già in corso, l’emergenza ha portato a un importante salto in avanti. La banca ha aumentato in maniera significativa il supporto ai clienti rafforzando i servizi digitali, inclusa la possibilità di offrire consulenza da remoto, sia su prodotti di base che su quelli più evoluti come gli investimenti e i finanziamenti alle piccole imprese. Grazie alla firma digitale non è necessario recarsi fisicamente in filiale, e il numero dei consulenti da remoto è stato raddoppiato. I clienti UniCredit stanno accogliendo con favore le novità. Nel primo trimestre, il numero degli utenti attivi sul mobile banking è cresciuto del 27% anno su anno, a livello di gruppo. Le vendite tramite canali digitali sono cresciute del 15%. Il tutto con la massima attenzione alla sicurezza: l’aumento dell’utilizzo dei canali digitali ha comportato anche maggiori rischi informatici. Per questo sono stati implementati controlli aggiuntivi e azioni correttive specifiche, e adottate diverse contromisure. Una task force antifrode assicura

Nel primo trimestre 2020 il numero degli utenti attivi sul mobile banking del Gruppo Unicredit è cresciuto del 27% e le vendite tramite canali digitali del 15%

uno stretto monitoraggio degli eventi rilevanti, e i controlli di prevenzione della perdita di dati sono stati migliorati. In termini di Cyber Defense, il Security Operation Center monitora attentamente soglie specifiche e sono stati definiti appositi KPI per analizzare eventi relativi a spam, rilevamento di malware, phishing e intelligence relativi a Covid-19. Le novità introdotte hanno permesso a UniCredit di essere pienamente operativa nel sostegno all’economia italiana, famiglie e imprese. Con il decreto Liquidità la banca ha previsto nuove soluzioni, non solo per i finanziamenti fino a 30 mila euro, ma anche per quelli fino a 800 mila e 5 milioni di euro garantiti dal Fondo centrale di garanzia e da Sace. Il gruppo ha già erogato più di 1,3 miliardi di euro a circa 60 mila aziende italiane che hanno presentato le richieste per un finanziamento fino a 25 mila euro con garanzia dello Stato. È stato rafforzato e accelerato il processo per i finanziamenti richiesti, anticipando l’erogazione in attesa di ricevere la garanzia da parte del Fondo centrale. Il numero di richieste è 60-70 volte superiore a quello abituale; per garantire che l’aiuto arrivi a chi ne ha bisogno, sono state destinate 500 persone in più a questa specifica attività. Oggi il processo di gestione delle richieste è al 100% da remoto, senza necessità di recarsi in banca, nel rispetto della sicurezza dei nostri colleghi e dei nostri clienti. Le operazioni sono state molto velocizzate; in alcuni casi le somme sono state erogate lo stesso giorno in cui è stata ricevuta la richiesta. In generale il tempo medio di erogazione è sceso a 2-4 giorni dalla presentazione della domanda completa. UniCredit è stata la prima banca a erogare un prestito con il programma “Garanzia Italia” di

JEAN PIERRE MUSTIER

Alle Pmi UniCredit ha offerto la possibilità di richiedere finanziamenti aggiuntivi, pari ad almeno il 10% dell’accordato Sace, 10 milioni di euro erogati a favore del pastificio Di Martino, cui è seguito quello da 100 milioni siglato da Ovs con un pool di banche italiane, guidato da UniCredit, prima operazione completata attraverso la procedura specifica prevista dal cosiddetto decreto Liquidità, relativa ai finanziamenti in favore di imprese di grandi dimensioni, con oltre 5mila dipendenti in Italia o con un valore del fatturato superiore agli 1,5 miliardi di euro. Alle Pmi UniCredit ha offerto la possibilità di richiedere finanziamenti aggiuntivi, pari ad almeno il 10% dell’accordato in essere, attraverso la rinegoziazione e/o il consolidamento del debito e con la garanzia del Fondo centrale di garanzia e per tutte le altre imprese, in aggiunta alle misure previste dal decreto Cura Italia e dalla moratoria Abi. Il gruppo bancario ha inoltre offerto la sospensione del rimborso della quota capitale delle rate dei finanziamenti a medio-lungo termine per 3-6 mesi, con possibilità di proroga fino a un massimo di 12 mesi, la concessione di linee di credito di liquidità con durata sino a 6 mesi, la proroga delle linee di import fino a 120 giorni. Per le famiglie la banca ha previsto una moratoria UniCredit (sospensione fino a 12 mesi del pagamento della quota capitale

delle rate dei mutui), applicato la moratoria governativa (sospensione del pagamento delle rate del mutuo prima casa per un massimo di 18 mesi) e la moratoria Abi (sospensione delle rate di prestiti personali, finanziamenti chirografari e mutui ipotecari). Infine, recentemente è stato sottoscritto un accordo tra Abi e associazioni dei consumatori a cui UniCredit ha aderito, che prevede la possibilità di sospendere il pagamento dei prestiti chirografari, fino a 12 rate. Al 7 giugno il gruppo aveva concesso in Italia 186mila moratorie per un volume di circa 22 miliardi (famiglie, imprese e incluso il leasing). Sono state numerose le iniziative UniCredit di sostegno alle comunità e alle persone nella lotta contro il coronavirus. L’ultima in ordine di tempo è quella dello scorso 10 giugno, quando sono stati donati 20 ventilatori (macchine respiratorie invasive) a 4 strutture sanitarie della Regione Emilia Romagna da utilizzare nei reparti di terapia intensiva. La prima risale al 2 marzo, quando UniCredit e UniCredit Foundation hanno donato 2 milioni di euro alla Protezione Civile in Italia per l’acquisto di mascherine, materiale sanitario e attrezzature mediche, oltre a fornire gratuitamente tutti i servizi bancari necessari per sostenere queste attività.


PRIVATE BANKING DAL 1973 Banca Euromobiliare, firma storica della finanza italiana, è la boutique finanziaria del Gruppo Credem, focalizzata nella gestione degli investimenti e nell’advisory di alta gamma per imprenditori, investitori istituzionali, professionisti e clientela private.

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18 Martedì 30 Giugno 2020

Rapidità ed efficienza per fornire liquidità alle Pmi italiane colpite dalla pandemia Ecco la formula Ubi  DI DAVIDE PASSONI

«Il dialogo costante con le aziende del territorio ci permette di riscontrare in primo luogo un bisogno che definirei intangibile, ossia l’avere un orizzonte con qualche certezza, un percorso definito da seguire». Basterebbero queste poche parole di Frederik Geertman, vice direttore generale e chief commercial officer di Ubi Banca, per individuare la molla che ha spinto uno dei più grandi gruppi bancari italiani a mettere fin dalla prima ora liquidità, progettualità e competenze al servizio del tessuto imprenditoriale del Paese, duramente provato dalla pandemia di Covid-19. Una pandemia che, per usare un gergo calcistico, ha fatto “saltare gli schemi”, cogliendo impreparate le istituzioni, il sistema sanitario, le imprese. Tra queste ultime vi sono gli istituti di credito, finiti sul banco degli imputati per presunte lentezze, farraginosità delle procedure ed esasperazioni burocratiche che avrebbero rallentato l’erogazione di liquidità alle imprese nella fase più drammatica dell’emergenza. Una percezione sostanzialmente errata. Fin dal primo momento, infatti, le banche si sono messe al servizio della clientela e, nonostante il caos che ha caratterizzato i passaggi dei diversi decreti governativi emanati per far fronte all’emergenza, hanno fatto tutto quanto in loro potere per agevolarla. In quanto aziende, hanno procedure e organizzazioni da seguire per portare avanti le pratiche e non si poteva pensare che stravolgessero il loro modo di operare, anche di fronte a un’ondata così forte e così straordinaria. «Anche le banche sono imprese, alle prese con l’emergenza sanitaria - dice ancora Geertman -. Affrontano questo shock con una solidità maggiore rispetto al 2008, quando è esplosa la crisi finanziaria globale, sia dal punto di vista della qualità del credito, sia dal punto di vista del capitale. Le banche non sono tutte uguali, ma negli ultimi anni i principali operatori bancari italiani hanno fatto progressi nel rafforzamento patrimoniale, rispettando pienamente i più stringenti requisiti richiesti dalle autorità. Il punto centrale è saper gestire il credito, anche negli anni che precedono difficoltà nell’economia». La prova più evidente delle parole del vice direttore generale di Ubi Banca viene proprio dall’impegno del Gruppo, che fin dall’1 aprile, nel pieno della crisi, ha avviato il progetto “Rilancio Italia”, un piano del valore complessivo fino a 10 miliardi di euro a sostegno di imprese, famiglie e Terzo settore nel difficile periodo attuale. Un piano che si basa sulla capacità di Ubi di fornire rapidamente liquidità al tessuto delle imprese: «È un sostegno concreto al

FREDERIK GEERTMAN, VICE DIRETTORE GENERALE UBI BANCA

sistema produttivo italiano e alle famiglie per favorirne sostenibilità finanziaria e tenuta sociale - aggiunge Geertman -. Abbiamo dedicato particolare attenzione alle aree industriali che rappresentano il cuore produttivo italiano e uno dei pilastri europei. Il programma prevede, per esempio, nuova finanza per avere maggiore liquidità, la possibilità di conversione dei fidi accordati in fidi di cassa temporanea, la sospensione del rimborso dei finanziamenti e il sostegno alla digitalizzazione. Siamo partiti tempestivamente con tutte le misure e abbiamo oggi una posizione di leadership nel sistema bancario italiano nell’erogazione dei finanziamenti fino a 25mila euro, garantiti dallo Stato». “Rilancio Italia” ha dunque l’obiettivo di supportare tanto le imprese quanto le famiglie. Per queste ultime sono previste una moratoria sul pagamento dei finanziamenti personali in essere per chi ha subito la perdita o una riduzione del lavoro; la sospensione del mutuo prima casa per le categorie previste dal decreto Cura Italia e alle condizioni dello stesso; lo

Il progetto «Rilancio Italia» è stato un sostegno concreto al sistema produttivo italiano e alle famiglie per favorirne sostenibilità e tenuta sociale.

storno di canoni e commissioni alla clientela privata che adotta sistemi digitali di interazione con la banca per effettuare le principali operazioni; la possibilità di ottenere un anticipo sulla cassa integrazione in deroga. Le imprese possono invece godere degli strumenti che Geertman ha sintetizzato nelle sue parole. Nel quadro di questo sforzo, il gruppo UBI Banca ha confermato di giocare un ruolo preminente nell’ambito dei crediti garantiti dallo Stato fino a 25mila euro previsti dal Decreto Liquidità: a fine giugno, infatti, l’erogato ammonta già a 1 miliardo di euro. Del resto, non appena le dimensioni della pandemia e dell’impatto che avrebbe potuto avere sull’economia sono state evidenti (erano i primi di marzo), Ubi Banca si è resa disponibile a valutare l’applicazione di misure a sostegno delle aziende colpite dall’emergenza, adottando provvedimenti che contrastassero il rallentamento dell’economia e favorissero le imprese nei rapporti con le banche nel pieno della fase critica. Il gruppo si è messo a disposizione non soltanto delle imprese operanti nelle Regioni maggiormente colpite dall’emergenza, ma di tutte le aziende

attive sul territorio nazionale, purché interessate da conseguenze direttamente riconducibili alla pandemia. Una prospettiva nazionale che però, nella difficoltà del momento, non ha dimenticato le radici territoriali di Ubi Banca, che affondano nelle zone a maggior vocazione produttiva d’Italia, come Bergamo e Brescia, tra le più colpite dal Coronavirus. Negli stessi giorni in cui si rendeva disponibile a una moratoria sul pagamento delle rate dei finanziamenti alle imprese, il Gruppo stanziava anche un’erogazione liberale di 5 milioni destinati a finanziare enti e operatori attivi nella gestione dell’emergenza Covid-19. Le erogazioni, avvenute in collaborazione con le Fondazioni di Territorio collegate alla banca, hanno interessato le aree di presenza dell’istituto, con particolare riguardo per la Lombardia e per le province di Bergamo e Brescia, cui sono state donate anche due ambulanze. Le donazioni sono state destinate a istituti ospedalieri e centri di ricerca impegnati nelle iniziative di contenimento della diffusione del virus e nel sostegno ai malati e alle comunità toccate dalla pandemia. La decisione di intervenire in modo tempestivo e cospicuo a sostegno del sistema sanitario è stata in qualche modo naturale per il Gruppo Ubi Banca, caratterizzato da una forte attenzione al sociale. L’istituto ha costituito nel 2011 Ubi Comunità, un’area strategica che ha al proprio interno una divisione dedicata al Terzo Settore e una al mondo degli enti pubblici, dei sistemi associativi e delle altre realtà economiche: ”Il Terzo settore in Italia - continua Geertman - non solo è economicamente molto rilevante ma rappresenta anche un collante sociale importante. Per questo le misure del programma Rilancio Italia sono dedicate anche a questo comparto. Ed è un settore in cui registriamo molta attività di nuova imprenditoria cui dedichiamo, per esempio, bandi come Welfare che Impresa o Foundamenta: i finalisti vengono seguiti e affidati ad acceleratori e le migliori realtà vengono finanziate a tasso zero dalla nostra banca. Non si tratta di beneficienza ma di supporto a modelli di business economicamente sostenibili che hanno la capacità di impattare molto positivamente le comunità cui si rivolgono”. Di fronte all’incertezza del momento “possiamo ripartire dal patrimonio di competenze, marchi e proprietà intellettuale che gli imprenditori hanno costruito negli ultimi anni, anche come risposta alla crisi del 2008 - conclude Geertman-: sono punti di forza che sostengono la competitività e consentono di reagire al contesto avverso. Vanno protetti e noi vogliamo aiutare le imprese a trovarsi pronte, anticipando i tempi e fornendo loro gli strumenti più idonei per affrontare la nuova fase”.


Martedì 30 Giugno 2020

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ANCHE IL FACTORING IN «GARANZIA ITALIA»

Tutte le proposte di Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori del settore, per sostenere le imprese

In piena emergenza le società di factoring concedono dilazioni di pagamento alle imprese che si trovano nella condizione contingente di non poter pagare i propri debiti commerciali in conseguenza della pandemia

 DI RICCARDO VENTURI

L’industria del factoring rivendica un ruolo centrale a sostegno della liquidità delle imprese nella crisi da pandemia. E chiede al governo di rimuovere gli ostacoli che impediscono di esprimere al meglio le potenzialità del settore. «Un contesto normativo che faciliti la cessione dei crediti, e che almeno la consenta dove ancora non è possibile», ha affermato il presidente Fausto Galmarini (nella foto) nella sua relazione all’assemblea annuale di Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori del settore, «potrebbe consentire all’industria del factoring, che è sempre stata a fianco delle imprese anche nelle situazioni di crisi, di dare un contributo ancora maggiore al rilancio dell’economia e del Paese». Un risultato importante è stato annunciato da Assifact, insieme a Sace, venerdì 26 giugno: si tratta dell’avvio dell’operatività anche per il factoring di “Garanzia Italia”, lo strumento previsto dal Decreto Legge Liquidità per sostenere, attraverso la garanzia di Sace e la controgaranzia dello Stato, la continuità operativa e la ripartenza delle attività economiche e d’impresa danneggiate dall’emergenza Covid-19. In sede di conversione in legge, infatti, le operazioni di factoring – attraverso cui le imprese cedono i propri crediti commerciali a banche o società specializzate che provvedono alla loro gestione e riscossione e concedono anticipazioni sui crediti stessi – si sono affiancate a quelle di finanziamento previste dal Decreto come interventi a sostegno della liquidità delle imprese che possono beneficiare delle garanzie di Stato. In particolare, tra le operazioni che rientrano nel perimetro di Garanzia Italia vi sono: la cessione di crediti pro solvendo (salvo buon fine), sia spot che revolving; gli anticipi a favore delle aziende su futuri crediti commerciali che derivano da contratti di fornitura, commesse o appalti; altre operazioni in cui l’azienda incarica la società di factoring

di pagare a scadenza per suo conto i crediti relativi alle fatture emesse nei suoi confronti dai fornitori, previa conferma della regolarità delle forniture da parte dell’azienda stessa. Le linee di credito, inoltre, dovranno essere destinate a sostenere attività in Italia, tra cui capitale circolante e investimenti. Sace e Assifact hanno definito e concordato i termini e le condizioni che disciplinano il rilascio delle garanzie da parte di Sace a beneficio delle società di factoring. Il rilascio delle garanzie avverrà online attraverso il portale dedicato Garanzia Italia sviluppato da Sace, dove le banche e le società di factoring – una volta ultimata la

ha introdotto per le operazioni di cessione dei crediti pro solvendo anche a quelle pro soluto, in cui il rischio di insolvenza del debitore è trasferito alla società di factoring. Inoltre per Assifact si devono includere nella garanzia Sace anche le società di factoring cosiddette captive, che fanno le medesime operazioni ma non sono più intermediari finanziari dalla riforma del 2010 perché operano nell’ambito esclusivo di filiere produttive - con il factoring captive, in sostanza, le imprese fornitrici possono beneficiare di una più agevole erogazione di liquidità. Ancora, abrogare la disposizione del decreto che per i

propria istruttoria e deliberato l’affidamento - potranno inserire le proprie richieste e ottenere le relative garanzie, controgarantite dallo Stato, in tempi brevissimi. In vista del dibattito per la conversione in legge del prossimo Decreto Rilancio, Assifact ha presentato diverse ulteriori proposte. Prima di tutto, estendere la garanzia Sace, che il Decreto Liquidità

pagamenti degli enti sanitari introduce il blocco o la sospensione delle azioni esecutive e l’impignorabilità delle rimesse finanziarie traferite dalle Regioni alle aziende del proprio servizio sanitario. Secondo Assifact si tratta di una misura «notoriamente incostituzionale e lesiva della parità delle parti, in sfavore delle imprese e degli altri creditori, nonché sproporziona-

Il factoring può vantare come fattore distintivo l’alta qualità del credito: il 4% di esposizioni deteriorate contro il 6,7% del settore bancario e soltanto l’1,83% di sofferenze

ta e controintuitiva rispetto agli obiettivi e tale da favorire possibili comportamenti opportunistici degli enti a ulteriore svantaggio dei legittimi creditori»; inoltre per l’associazione che riunisce gli operatori del factoring non si devono reintrodurre le disposizioni che condizionano e impediscono la cessione dei crediti vantati verso il Servizio Sanitario Nazionale. Al governo Assifact propone anche una serie di semplificazioni strutturali, burocratiche e operative, che renderebbero le operazioni di cessione dei crediti più veloci ed efficaci senza determinare costi a carico della finanza pubblica. Tra le proposte, la possibilità di cedere a banche e società di factoring (con relativa anticipazione degli importi) i crediti vantati nei confronti dell’Inps dalle imprese che hanno anticipato ai dipendenti della Cassa integrazione, e la creazione di una piattaforma digitale per la cessione dei crediti, con la collaborazione di tutti i soggetti interessati, che consentirebbe di snellire tutte le operazioni. Assifact rappresenta un settore che negli ultimi dieci anni ha più che raddoppiato il volume d’affari, da 118 miliardi del 2009 a 255,5 del 2019, con tasso medio annuo di crescita del 7,2%. Dopo aver chiuso il 2019 a +6,44% sull’anno precedente,

il factoring italiano (35 mila imprese clienti, 9,03% del mercato mondiale, 13,33% di quello europeo) ha iniziato in positivo il 2020 (+1,68% a gennaio, + 1,18% a febbraio) per subire il primo impatto del Coronavirus a marzo (-0,45%) e rallentare in misura più marcata ad aprile (-5,53%). Anche in ottica di sistema il factoring può vantare come fattore distintivo la qualità del credito, che resta alta: il 4% di esposizioni deteriorate nel 2019 contro il 6,7% del settore bancario, e soltanto l’1,83% di sofferenze, un’incidenza al livello minimo degli ultimi anni, molto inferiore al 3,5% del sistema bancario nel suo complesso. Per i flussi finanziari delle imprese che provano a ripartire in uno scenario fortemente segnato dall’emergenza Covid-19 il factoring si conferma ancora una volta uno straordinario strumento di sostegno, soprattutto nelle fasi più difficili dell’economia reale. Forti tensioni economiche e di liquidità, cali di fatturato, ritardi nei pagamenti e negli incassi di crediti e debiti commerciali, ingenti esposizioni nei confronti della Pubblica Amministrazione (in particolare le aziende fornitrici della Sanità), anticipi della Cassa integrazione: le società di factoring, che in Italia muovono ogni anno oltre 250 miliardi di euro, pari al 14% del Pil, si stanno impegnando nei confronti dei clienti al di là di quanto previsto dai provvedimenti del governo per il sistema produttivo. Proprio in piena emergenza Covid-19 le società di factoring, ha sottolineato il presidente Galmarini, «concedono dilazioni di pagamento, valutate caso per caso, alle imprese che si trovano nella condizione contingente di non poter pagare i propri debiti commerciali in conseguenza della pandemia». Per questo, mentre si impegna direttamente sul campo di propria iniziativa, l’industria del factoring chiede al governo di completare il quadro delle misure a sostegno della liquidità delle imprese.


20 Martedì 30 Giugno 2020

SPECIALIZZARSI PER CAMBIARE MARCIA Minibond, Aim, gestione dei crediti fiscali, reverse factoring: l’offerta a 360° di Banca Valsabbina

E con i decreti dell’emergenza post-Covid-19 come vi siete attrezzati? Be’, abbiamo gestito la domanda affrontata dal governo con i decreti Cura Italia e Liquidità, eravamo attrezzati per gestire al meglio le numerose richieste pervenute anche grazie alla partnership con Nsa.

DI SERGIO LUCIANO

“A far la buona banca non sono le dimensioni né la forma societaria, ma le cose che quella banca sa fare”, dice pacato Marco Bonetti, vicedirettore generale della Banca Valsabbina. Lo guardi, poi dai una scorsa ai numeri fondamentali di questa media banca di provincia, e un’altra alla rassegna stampa che l’ha vista protagonista negli ultimi mesi. E ti viene da pensare che l’Italia è un Paese straordinario ma strano, dove a far notizia è una grossa popolare in crisi nera, a Bari; ma a meritare notizia sarebbe assai più una banca popolare come questa, annidata sulle prealpi bresciane, a Vestone, dieci chilometri dal Lago d’Idro, terra di buon vino e tanta piccola e media impresa, territorio locomotore di quell’Italia che non si ferma mai, e che tira la carretta per tutti. “Semplicemente possiamo dire che dopo la crisi del 2008-2009, accusata soprattutto tre anni più tardi, tra il 2011 e il 2012, abbiamo cambiato marcia”, spiega Bonetti. “Abbiamo iniziato a ragionare sulle nuove strategie ed a fare un sano de-risk, smaltendo crediti deteriorati fino a dimezzarli e salendo al 15,77% di Tier Total (il parametro di solidità patrimoniale degli istituti di credito, ndr)”. Lo dice, Bonetti, come se niente fosse. E invece è tanto.

Bene, ma anche altre banche si sono risistemate a dovere. Voi però avete anche innovato molto nell’offerta di servizi. Ha fatto scalpore che abbiate acquistato pochi mesi fa il controllo unitamente ad Arkios di Integrae, una Sim specializzata in quotazione di piccole imprese all’Aim, ne ha fatte una quarantina e sono tutte andate bene…Dove volete arrivare? Le spiego, ma andiamo con ordine. Innanzitutto: la banca è nata nel 1898, abbiamo 122 anni. E 40 mila soci. Molti dei quali piccoli e medi imprenditori. Il nostro target. Durante la ristrutturazione dell’attivo, dopo le crisi, ab-

DA SINISTRA IL PRESIDENTE RENATO BARBIERI, IL DG TONINO FORNARI E IL VICE DG MARCO BONETTI

biamo capito che dovevamo accelerare sui servizi cosiddetti accessori, che ci avrebbero permesso di restare nel nostro core-business, cioè erogare credito, ma in modo innovativo. Chiaro?

Insomma, mica tanto. Lo dicono tutti, ma non tutti lo fanno. Voi sì. Lo dimostrano i numeri… Indubbiamente i numeri ci gratificano, ma non ci bastano. Abbiamo una raccolta diretta di quasi 3,9 miliardi e di oltre 2 è quella indiretta. E abbiamo fatto 3,1 miliardi di impieghi alla clientela, con un utile di 20,3 milioni di euro. E per sostenere al meglio anche le imprese sottocapitalizzate purchè sane e dinamiche abbiamo fatto anche un accordo con la Nsa di Brescia, cioè la più grande società di mediazione creditizia italiana (con cui Economy ha una partnership sui dati, ndr) che è specializzata nell’erogare finanziamenti con la garanzia statale per le Pmi erogata dal Mediocredito centrale. E che sviluppo avete dato all’i-

“ Un’altra grande opportunità dovrebbe giungere dall’ecobonus e dal gran volume di crediti fiscali negoziabili che ne deriveranno

“ Non è sano, per le imprese, dipendere esclusivamente dal sistema bancario. Ora forniamo agli imprenditori un servizio a tutto tondo che porta a noi e ai nostri clienti risultati particolarmente positivi” stituto, con questo strumento? È stata un’intuizione felice perché abbiamo facilitato a molti clienti l’accesso al credito senza accrescere il rischio e quindi non solo abbiamo consolidato la nostra posizione sui territori a noi cari, in provincia di Brescia, ma siamo anche usciti dai confini e dal 2016 in poi ci siamo espansi in Lombardia ed Emilia arrivando anche in Piemonte, mentre per quanto riguarda Veneto, dove eravamo entrati con l’acquisizione del Credito Veronese nel 2011, abbiamo esteso la nostra presenza anche a Padova, Treviso e Vicenza. Abbiamo anche preso 7 sportelli da Hypo Albe Adria Bank.

Ma cos’altro avete offerto ai vostri clienti, per crescere così tanto? Ci siamo resi conto che questi servizi nuovi per le imprese e gli imprenditori diventavano una vera chiave di volta per riqualificare la nostra identità sul mercato, sviluppando i canali alterativi a quelli tradizionali dell’industria creditizia. Per esempio abbiamo iniziato a smobilizzare i crediti vantati dalle Pmi verso la Pubblica amministrazione. Ma non bastava.

In che senso? Nel senso che non è sano, per le imprese, dipendere esclusivamente dal sistema bancario. Abbiamo acquisito consapevolezza che il mercato della finanza aziendale stava cambiando ed abbiamo iniziato a fare gli arranger di minibond partecipando nel contempo anche a collocamenti sul mercato secondario, un mercato ormai consistente; e da un anno e mezzo abbiamo anche iniziato a partecipare alla quotazione sull’Aim, fino a decidere di acquisire Integrae. Ora forniamo agli imprenditori un servizio a 360 gradi e con risultati particolarmente positivi, anche grazie alle facilitazioni fiscali date dal legislatore a queste nuove formule di investimento che consentono alle aziende di avere una diversificazione delle fonti di finanziamento e quindi una maggiore indipendenza finanziaria. Le risorse economiche che le imprese raccolgono con un minibond o all’Aim possono essere poi utilizzate per fare acquisizioni, fusioni o investimenti, e noi con Integrae e con la consulenza di Arkios possiamo essere sempre al loro fianco.

La collaborazione con Nsa è stata importante? Lo è stata e lo è, consideri che con loro nel 2019 abbiamo anche iniziato a fare prestiti on-line ai professionisti, attraverso Prestipro, per accentuare la capacità di lavoro multicanale della banca e nel corso dell’emergenza Covid-19 abbiamo sviluppato sempre con Nsa la possibilità di concedere finanziamenti garantiti dallo Stato alle Pmi con una procedura completamente digitale. Sempre in ambito Pmi dal 2016 acquistiamo crediti verso la PA attraverso service qualificati. Per non parlare del reverse factoring appena concordato per facilitare la realizzazione di un’importante infrastruttura nel nord-est, semplificando lo smobilizzo dei crediti dei fornitori. Nel 2019 abbiamo anche avviato un canale di provvista on-line dedicato esclusivamente alle persone fisiche, si chiama Twist ed è un conto dedicato sia ai servizi tradizionali che alla raccolta: ebbene, in meno di un anno abbiamo raccolto 100 milioni di euro che saranno la base per sviluppare questa clientela esclusivamente digitale. Insomma, vi siete reinventati? In un certo senso sì, per diversificare e stare meglio sul mercato, internalizzando il minimo indispensabile di tutte queste nuove attività. Adesso guardiamo a quest’altra grande opportunità che dovrebbe giungere dall’ecobonus e dal gran volume di crediti fiscali negoziabili che ne deriveranno: anche in questo caso abbiamo in corso uno studio avanzato per essere tra i protagonisti di questo nuovo mercato che sta per aprirsi.


Martedì 30 Giugno 2020

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Grazie ai confidi il sistema ritrova la liquidità perduta Disintermediando le banche, i consorzi di garanzia collettiva dei fidi sono l’hub della finanza d’impresa. ConfidiSystema! ne associa oltre 55mila di ogni dimensione  DI DAVIDE PASSONI

Molti forse ricorderanno il titolo di un film cult degli Anni ’80, “Cercasi Susan disperatamente”. Ecco, sostituite “Susan” con “liquidità” e avrete il film (drammatico) che sta interpretando oggi gran parte delle imprese italiane. Tra quanti mettono a disposizione competenze e risorse per provare a riscrivere il copione del film, impegnandosi per arrivare a un lieto fine, vi è ConfidiSystema!, che associa oltre 55mila imprese di tutte le dimensioni residenti prevalentemente in Lombardia, anche se da tempo ha allargato il suo raggio di azione all’intero Paese. Confidi Systema! ha l’obiettivo di diventare un hub della finanza d’impresa rivolto al segmento delle Pmi, perché la costruzione di un mercato della finanza d’impresa diversificato ed efficiente è una delle più importanti leve per lo sviluppo del Paese. Specialmente in un momento complesso come quello attuale. «Il quadro normativo si è fatto definitivo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Liquidità - conferma il direttore generale Andrea Bianchi -. Confidi Systema! ha fin da subito concretizzato tutte le previsioni a garanzia delle imprese, elevando laddove possibile al 100% l’intervento e mettendo in opera una significativa campagna di abbattimento dei prezzi. Abbiamo affiancato all’attività tradizionale di rilascio delle garanzie un’attività di prestiti diretti alle imprese, che nel mese di aprile ha quasi monopolizzato la nostra azione: in questo modo abbiamo sterilizzato la fase molto difficile - che pare ora rientrata - in cui le banche hanno avuto

difficoltà a sostenere l’onda portata dal Covid-19. Abbiamo lavorato per farci sentire vicini alle imprese, con una disponibilità totale verso di loro, tanto come prossimità al territorio quanto all’interno della rete più ampia in cui ci muoviamo, quella delle associazioni - Confindustria, Confartigianato, Confagricoltura». Una vicinanza che, nella più grande crisi economica del Dopoguerra, è fondamentale: «Mai come oggi la funzione dei confidi è importante - dice Alessandro Spada, presidente di Confidi Systema! -; possiamo essere la cinghia di trasmissione più efficace per trasferire al mondo produttivo le misure messe in campo dal Governo. A differenza delle banche, i confidi sono strutturati proprio per questo tipo di operazioni. In questo momento abbiamo numerose pratiche da seguire e supportare; se il nostro coinvolgimento fosse stato più ampio fin dall’inizio, forse avremmo

reso la vita più facile alle imprese e molto probabilmente anche alle banche». Facendo risparmiare a tutti tempo e fatica: «Gli aiuti deliberati dal Governo, che pareva dovessero arrivare immediatamente nella disponibilità delle imprese, hanno avuto invece percorsi molto complessi, in alcuni casi poco veloci, in altri estremamente lenti. Ciò che abbiamo fatto è stato cercare di spiegare al Governo come l’azione dei confidi avrebbe potuto essere più efficace, mostrare come, se fossero state innalzate le soglie di operatività, saremmo stati in grado di supportare meglio le aziende; purtroppo, da questo punto di vista, l’esecutivo ha limitato il nostro apporto al minimo indispensabile». Spada mette però da parte ogni ipotesi di malafede: «Il Governo si è mosso spesso in modo particolare in questa crisi, con spunti iniziali buoni, ma passaggi successivi carenti di interrelazioni concrete; penso che l’atteggiamento sia

“ Possiamo essere la cinghia di trasmissione più efficace per trasferire al mondo produttivo le misure del Governo a sostegno della liquidità e della ripresa”

ANDREA BIANCHI

ALESSANDRO SPADA

stato dettato non tanto da una preclusione nei nostri confronti, quanto da una scarsa conoscenza dei confidi e dei risultati che hanno ottenuto negli anni: sono state scelte strade in apparenza più semplici, che si sono però rivelate complesse». Oltre alle aziende, ne hanno risentito anche le banche, sottoposte a un fuoco incrociato di critiche nelle prime fasi dell’emergenza: «Le banche sono aziende e come tali hanno le loro procedure e organizzazioni per portare avanti le pratiche - prosegue Spada -; non si poteva pensare che stravolgessero il modo di operare, anche di fronte a un’ondata così forte e così straordinaria. Il sistema ne ha sofferto e gli istituti di credito hanno subito critiche a mio avviso a volte ingiuste. Se fossero stati alzati i limiti di operatività diretta dei confidi, avremmo avuto la possibilità di essere davvero vicini alle imprese in un momento di emergenza, oltretutto con un’organizzazione come la nostra che giornalmente porta avanti questa attività di screening e studio. Attraverso Confidi Systema! esaminiamo settimanalmente migliaia di pratiche di aziende di tutte le dimensioni, per cercare di sopperire a problemi di bassa capitalizzazione, mancanza di circolante, o a una situazione temporanea di tensione finanziaria, per aiutarle in momenti critici attraverso i finanziamenti che garantiamo in accordo a una procedura di valutazione molto stretta, che negli anni ha portato ottimi risultati». I numeri dicono che, per arrivare al lieto fine di cui scrivevamo all’inizio, la strada è lunga e ripida. Confidi Systema! prova ad alzare lo sguardo ol-

tre i tornanti per capire dove le imprese possono prendere le energie per alzarsi sui pedali della ripresa e scattare come Pantani sul Mortirolo: «In questo momento le aziende sono concentrate sulla fase di ripartenza e il sistema imprenditoriale registra una perdita di produzione importante - conclude Spada -: solo in Lombardia è stata del -30% a marzo, del -45% ad aprile e circa del -30% a maggio. Grazie ai finanziamenti e alla sospensione dei pagamenti di alcune imposte, le aziende ora provano a recuperare quote di mercato e a ripristinare i livelli di produzione. Spero che le recenti aperture verso l’estero possano ricostruire le catene del valore. Il timore che abbiamo è però sull’autunno. Ora di allora, se i mercati continueranno ad avere una domanda bassa e la cassa integrazione straordinaria non sarà più estesa, molte aziende rischieranno di entrare in sofferenza». «Quello che chiediamo», conclude Spada, «è una sospensione delle tasse e dei pagamenti anche per i prossimi mesi e una ripresa forte degli investimenti. Il Paese ha tante opere che devono essere realizzate: mettiamo in circolo capitali che producano lavoro. Penso sia a opere infrastrutturali sia digitali, perché dopo mesi di smart working ci siamo resi conto che tante parti del Paese hanno bisogno di forti investimenti in banda larga. Ci aspettiamo che misure simili possano generare lavoro e diano la possibilità alle aziende di riprendersi. Infine, chiediamo con forza che lo Stato paghi i debiti verso i privati, ricostituendo per le imprese la liquidità venuta a mancare non per colpa loro».


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Martedì 30 Giugno 2020

Un presente solido e forte per programmare il futuro Crédit Agricole Italia è stato tra i primi istituti a firmare un protocollo con Sace per il sostegno alle imprese 

DI LUIGI ORESCANO

Programmare il futuro potendo contare sulla tranquillità del presente: nascono con questo obiettivo le misure recentemente messe in campo da Crédit Agricole Italia (nella foto, l’amministratore delegato Giampiero Maioli mentre riceve dal presidente della Repubblica l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, ndr) per sostenere le famiglie e le imprese, all’interno di un contesto economico complesso, ma dove emerge ancora più forte la necessità di guardare con fiducia alla ripresa economica. Fin dalla prima fase dell’emergenza, il Gruppo si è schierato al fianco delle aziende e delle famiglie, per sostenere la ripartenza economica, privilegiando la filiera del “made in Italy” e le sue storiche imprese, garantendo immediatamente numerose iniziative di sostegno. A dimostrazione concreta della prossimità al territorio e alle aziende, lo stanziamento di un plafond da 10 miliardi di euro: un intervento con cui è stato possibile attuare un massiccio piano di finanziamenti, moratorie su mutui e leasing e liquidità. Crédit Agricole si colloca tra i primi istituti che hanno firmato il protocollo con Sace, partner consolidato con cui da anni supporta le aziende del “Made in Italy” nei progetti di internazionalizzazione. Sace Garanzia Italia è stato fin da subito reso disponibile presso la rete commerciale, grazie ad un importante lavoro da parte delle squadre al centro per rendere operativa in pochi giorni la convenzione. La Banca sta accogliendo alcune richieste dalle imprese clienti, affiancandole con un processo snello e tempesti-

vo. Sono state numerose le operazioni finalizzate proprio con Sace (l’ultima in ordine di tempo con Missoni). Durante la fase emergenziale la Banca è stata in grado di garantire l’operatività in filiale su tutti i territori, fondamentali per numerose attività e soprattutto per non fare mai venire meno la relazione umana tra gestore e cliente, da sempre al centro dell’operatività del Gruppo. Il contesto emergenziale ha sicuramente favorito e accelerato quell’importante percorso di digitalizzazione già avviato dal Gruppo nel corso degli ultimi anni, grazie al quale la Banca è riuscita immediatamente a strutturare processi interni snelli e veloci, per essere nei fatti al fianco delle aziende e delle loro necessità finanziarie. Crédit Agricole sta investendo sull’innovazione tecnologica-digitale 15 miliardi di euro in tre anni. L’istituto è convinto che questo mix di tecnologia e umano sarà vincente, dove la crisi di oggi sta facendo esplodere la necessità di innovazione accompagnata da competenza umana, sono andati a crearsi tre pilastri a livello globale: innovazione tecnologica, capitale umano e sostenibilità. E oggi, dopo questa situazione, su questi tre pilastri bisogna investire ancora di più. Trarre il meglio dalla digitalizzazione, senza dimenticare l’importanza delle relazioni sociali, significa anche utilizzare e valorizzare al meglio i propri strumenti, ne è un esempio il portale di crowdfunding di Crédit Agricole Italia, CrowdForLife, attraverso cui sono state lanciate numerose iniziative di raccolta fondi per Ospedali e Associazioni impegnate nella lotta contro il Coronavirus. Tra queste iniziative “Il Tempo della Gentilezza”, a sostegno della Croce Ros-

sa Italiana, che ha visto raccogliere 500 mila euro, a garantire oltre 150 mila servizi, in supporto dei più vulnerabili da un punto di vista sociale e con un’attenzione particolare per le persone anziane. Sempre in supporto alla Croce Rossa, nel marzo scorso il Gruppo ha inoltre donato 1 milione di euro, congiuntamente a tutte le società del Gruppo Crédit Agricole in Italia: Agos, Crédit Agricole Italia, Amundi, Ca Vita e Ca Assicurazioni, insieme alle altre entità Ca Corporate & Investment Bank, Caci, Caceis, Eurofactor, Ca FriulAdria, Ca Leasing e Indosuez Wealth Management Italia. Grazie a questi fondi la Croce Rossa Italiana ha potuto acquistare tutto il materiale occorrente per un ospedale da campo, strumenti elettromedicali, tre autocarri con cella frigorifero, oltre all’acquisto di autoambulanze e veicoli speciali per il trasporto in emergenza, più di 120 letti ospedalieri e altri strumenti fondamentali per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e farsi trovare pronti anche per il futuro. Il sostegno al territorio si è articolato anche, grazie all’importante rete di contatti con imprese e privati che Crédit Agricole Italia ha saputo valorizzare e mettere in contatto, ne è un esempio inoltre l’acquisto delle 82 macchine per la ventilazione assistita o di monitoraggio, insieme ad altre attrezzature mediche, donate a numerosi ospedali del territorio che ne avevano urgente necessità (Parma, Piacenza, Reggio Emilia, La Spezia, Fucecchio, Rimini e Cesena) in sinergia con le Fondazioni azioniste (Cariparma, Piacenza e Vigevano, Carispezia, San Miniato, Lugo), non azioniste (Cesena, Rimini, Faenza) e con aziende del

A dimostrazione concreta della prossimità al territorio e alle aziende, Credit Agricole Italia ha stanziato un plafond da 10 miliardi di euro: un intervento con cui è stato possibile attuare un grande piano di finanziamenti, moratorie su mutui e leasing e liquidità territorio (come Finice). L’ultimo intervento in ordine temporale è stato pensato per le famiglie, senza dimenticare tutti i soggetti che ruotano attorno al comparto immobiliare. Si tratta di Mutuo Crédit Agricole, che permette di acquistare casa e di iniziare a pagare le rate fino a 12 mesi dopo la stipula. Una novità a cui si aggiunge l’opzione SaltaRata, che consente di saltare una rata all’anno per tutta la durata del mutuo. Il mutuo coniuga sicurezza e flessibilità per le famiglie ed è pensato anche per sostenere tutte quelle eccellenze italiane che lavorano a stretto contatto con il mercato immobiliare e che dalla sua ripresa potranno trarre giovamento. Fedele al soprannome di “Banque Verte”, il mutuo di Crédit Agricole prevede anche vantaggi per tutti coloro che scelgono la sostenibilità. È infatti pre-

visto uno spread scontato di 10 bps se il cliente acquista un immobile in classe energetica A o B o ristruttura migliorando la prestazione energetica di due classi o del 30%. Ancora, vi è la possibilità di sottoscrivere un prestito personale fino a 10 mila euro con Agos (società di credito al consumo di Crédit Agricole in Italia) da utilizzare, ad esempio, per interventi di efficientamento energetico. Crédit Agricole Italia riconferma il suo impegno a sostegno del tessuto economico e sociale italiano. Lo fa rimanendo fedele alla sua identità, ovvero quella di banca universale di prossimità attenta ai bisogni dei clienti e dei territori nonché alle tematiche legate alla sostenibilità. Tutto questo oggi si traduce in un mutuo che aiuterà le famiglie italiane a progettare il proprio futuro con maggior serenità.


Martedì 30 giugno 2020

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SCHEMA DRAGHI, ISTRUZIONI PER L’USO Dalla teoria alla pratica c’è di mezzo la politica. Che con i decreti si è mossa in ordine sparso

Il decreto Liquidità ha scaricato i nuovi problemi dell’economia reale e della sua governance su un settore bancario in transizione, lasciando però a banchieri e bancari un margine non piccolo di rischio finanziario e legale

 DI ANTONIO QUAGLIO

continua da pagina 1 > Mario Draghi, la sera del 25 marzo scorso, fa già parte della storia finanziaria della crisi-Covid. Fin da quel giorno lo “schema Draghi” ha fatto da piattaforma per la faticosa costruzione di una strategia comunitaria di contrasto finanziario al pesante riflesso recessivo da Covid. L’accesso straordinario al Mes o il progetto di Recovery Fund sono stati via via modellati direttamente sulla raccomandazione del banchiere centrale, ben visibile già nella titolazione del suo op-ed su FT: “più alti livelli di debito pubblico” appaiono ineludibili per “accompagnare la cancellazione del debito privato” delle imprese. E la leva operativa immediatamente disponibile ed efficace per il soccorso pubblico alle imprese in apnea finanziaria viene subito identificata da Draghi nelle rete consolidata e “granulare” del sistema bancario continentale: “Le banche, in particolare, si estendono capillarmente nel sistema economico e sono in grado di creare moneta istantanea consentendo prelievi di cassa o aprendo linee di credito”. Alla matrice sintetica dello “schema Draghi” (garanzia pubblica per il finanziamento di soccorso alle imprese attraverso il temporaneo utilizzo “pubblico” di un sistema bancario privato, di mercato) si è rigidamente ispirato anche il Decreto Liquidità. Che però, dopo due mesi di rodaggio, stenta ancora a decollare. Ministri e sistema bancario si rimpallano le accuse mosse dalle organizzazioni imprenditoriali. L’eccesso di burocraticità contestato dalle aziende si mescola con l’incertezza delle tutele legali lamentate dal sistema bancario. Se lo Stato per primo ostacola il sistema bancario cui chiede una sorta di “noleggio” dei servizi di contatto finanziario qualificato con le imprese, è ovvio che lo schema non potrà funzio-

nare. Ma non è la sola criticità sull’interfaccia fra politiche pubbliche e mercato creditizio. Nello schema Draghi, val la pena di sottolinearlo, la “liquidità dall’elicottero” non è riservata a tutti; e neppure a tutte le imprese. Queste “non dovrebbero accedere alla liquidità soltanto perché il credito è a buon mercato”. Ci saranno d’altronde molte imprese che si dimostreranno capaci di fronteggiare la crisi solo “per un periodo breve”, accumulando perdite che “comprometteranno la loro capacità di investire”. E queste aziende - nota subito Draghi - potranno restare competitive nel medio periodo, nel mondo post-virus, solo se potrà essere infine

nomia, naturalmente “a patto che sia contenuto l’azzardo morale” nel selezionare le imprese da sostenere strutturalmente. Il secondo orizzonte sarebbe invece tendenzialmente meno costoso per le finanze pubbliche, anche se ovviamente al prezzo di una minore azione di supporto alle imprese. Come si misura il decreto liquidità italiano con lo “schema Draghi”? È evidente anzitutto - per il sistema-Italia - la difficoltà di definire tuttora la flessibilità di indebitamento in equilibrio con una stima di costo finanziario di contrasto alla crisi manifatturiera. La Germania ha potuto fin dai primi giorni mettere sul tavolo con certezza centina-

“cancellato” il debito contratto per coprire le perdite sofferte nell’emergenza. A questo punto lo schema individua due percorsi di “exit” macro-finanziaria: o lo Stato compensa direttamente le perdite oppure le imprese deboli vengono fatte fallire e scatteranno le garanzie pubbliche per le insolvenze. Il primo percorso - sottolinea Draghi - si presenta preferibile per il rilancio dell’eco-

ia di miliardi di euro; l’Italia no. Mostra di conseguenza sezioni mancanti od opacità anche lo specifico “contratto d’agenzia” abbozzato fra Tesoro e banche italiane. A queste ultime - forse non diversamente da molti medici e infermieri - viene chiesto di decidere loro quali imprese vanno salvate e quali no. Il decreto offre un tentativo di soluzione, ma lascia a banchieri e bancari un margine

Le banche si estendono capillarmente nel sistema economico e sono in grado di creare moneta istantanea consentendo prelievi di cassa o aprendo linee di credito

non piccolo di rischio finanziario e legale. Manca, soprattutto, a monte un criterio di politica economica che individui i settori sui quali governo e parti sociali vogliono puntare nella Ricostruzione. Solo così - evidentemente - può essere soddisfatta l’”equazione Draghi”: massimizzare l’effetto-ripresa, contenendo sul piano industriale “l’azzardo (morale)” di finanziare un’impresa, minimizzando infine il costo per le finanze pubbliche. È su questo piano che emerge un netto disallineamento del Decreto Liquidità di aprile rispetto al Decreto Cura Italia di marzo e anche al Decreto Rilancio di maggio. Il primo, in particolare, non ha mostrato alcuna attenzione a lasciare nelle casse aziendali dosi di liquidità. Il decreto - per molti versi - ha dunque chiamato il sistema bancario a sostenere (formalmente come agente del governo) settori dell’economia per il quale il governo ha finora invece fatto poco (al netto della controversa azione della commissione Colao). Lo “schema Draghi” aveva una forza e una coerenza ben diverse: una volontà di agganciare la Ricostruzione alla ripresa delle imprese; una volontà e capacità di indebitare il Paese in modo controllato e una condivisione con il sistema bancario di linee-guida politico-economiche molto più

che amministrative-legali. Nella specifica impasse del Decreto Liquidità non sembra mancare una questione più profonda: quello del possibile ingresso dello Stato nel capitale delle imprese attraverso nuovi “fondi sovrani” attivati dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il sistema bancario italiano odierno è il risultato di una trentennio di privatizzazioni, internazionalizzazioni, fusioni e acquisizioni. I campioni nazionali (Intesa, UniCredit, Ubi, Banco Bpm) sono tutti public company quotate. Poli di primo livello come BnpBnl o Credit Agricole Cariparma non sono più a controllo italiano. Un gruppo come Mps è tuttora nazionalizzato dopo il più grave di una serie non piccola di dissesti. Il progetto di aggregazione lanciato da Intesa su Ubi - già prima dell’emergenza-virus - ha segnalato una spinta al riassetto bancassicurativo che la Fase Nuova sembra rendere più pressante ma anche più incerta. È su questo settore bancario in transizione che il Decreto Liquidità è sembrato in fondo scaricare i nuovi problemi dell’economia reale e della sua governance. I principali player (privati) dei mercati finanziari globalizzati - di cui Draghi è stato uno dei principali profeti dovrebbero ora agire come “agenzie di politiche pubbliche”. È una svolta di cui i mercati hanno per ora assaggiato il taglio dei dividendi bancari ordinato in corsa da governi e authority. Ma mai come oggi anche i “poteri pubblici” appaiono in cerca d’autore: certamente in Europa. Chi è responsabili di cosa, con quali strumenti a disposizione? La polemica politico-intellettuale dell’ultimo Draghi in Bce si è non a caso focalizzata sulla pericolosa assenza di una politica fiscale comune. In un mondo che si va ri-nazionalizzando e ri-statalizzando, non è sorprendente che governi e banche fatichino molto a collaborare. Ma non può essere un decreto a sciolgere o tagliare i nodi.



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