Upf project ecorl crisi degli asini further reading 1

Page 1

www.nonconimieisoldi.org/cosa-non-va-nella-finanza/la-finanza-da-i-numeri/

di Andrea Baranes, 29 settembre 2015

Dal 2008 a oggi, i salvataggi e gli interventi a favore del sistema bancario potrebbero essere costati oltre 4.000 miliardi di dollari. Il condizionale è d’obbligo per la difficoltà di conoscere la cifra esatta, sia del costo netto, sia dell’impegno complessivo. Già nel 2011 gli studi che cercavano di stimare quanti soldi le autorità statunitensi avessero messo a disposizione variavano tra i 7.700 miliardi e i 29.000 miliardi di dollari. Anche dopo la crisi e i salvataggi pubblici, la finanza ha continuato ad accaparrarsi una quota spropositata di profitti. Il settore finanziario negli ultimi anni ha rappresentato circa il 7% del PIL statunitense, ma ha assorbito il 29% dei profitti. Come vengono realizzati tali profitti? Un operatore finanziario su quattro negli USA e uno su tre in Gran Bretagna dichiara che commetterebbe un delitto per fare soldi se fosse sicuro di non essere preso; circa il 20% segnala che è necessario violare la legge per avere successo; il 28% è stato testimone o ha sentito parlare di pratiche illegali sul posto di lavoro. In soli tre anni, tra gennaio 2012 e dicembre 2014, le istituzioni finanziarie hanno dovuto pagare 139 miliardi di dollari di sanzioni alle autorità statunitensi. A inizio 2013 la HSBC è sotto accusa per una vicenda di rapporti con regimi dittatoriali e “stati canaglia”, nonché legami con alcuni cartelli della droga messicani. La banca patteggia una multa di 1,9 miliardi di dollari per chiudere ogni procedimento a suo carico. La stessa HSBC è stata al centro dello scandalo SwissLeaks, con l’accusa di avere aiutato decine di migliaia di facoltosi clienti ad aprire conti correnti cifrati per nascondere i propri soldi in giro per il pianeta. Douglas Flint, a capo della HSBC, ha dichiarato nel 2014 che un eccesso di regolamentazione delle banche sarebbe nocivo e potrebbe ostacolare la crescita. Il Libor e l’Euribor sono i tassi di riferimento a cui sono legati una quantità innumerevole di prestiti. Chi ha un mutuo a tasso variabile paga una rata che solitamente dipende da uno di questi tassi. Complessivamente, si stima che oltre 500.000miliardi di strumenti finanziari siano legati al valore del Libor. Molti dei più importanti gruppi bancari del pianeta sono stati messi sotto inchiesta con l’accusa di avere manipolato il Libor, l’Euribor o entrambi. Tra le banche coinvolte: Deutsche


Bank, Citigroup, HSBC, JP Morgan, Lloyds, Royal Bank of Scotland, Credit Suisse, UBS e diverse altre. Molte di queste hanno pagato una multa, e con il patteggiamento la vicenda non è più penalmente perseguibile. Come viene calcolato il Libor, e da quale autorità? Non viene calcolato, viene comunicato, dalle stesse banche che lo usano. Una ventina di banche segnala alle autorità qual è il tasso di interesse che pensa di applicare per prestare al sistema bancario. Vengono tolti il tasso più alto e quello più basso, si fa la media ed ecco il Libor. Le banche hanno quindi la possibilità di determinare e singolarmente di influenzare il valore di questo tasso, mentre erogano mutui e prestiti ed emettono strumenti finanziari che si basano sul suo valore. A maggio 2015, JPMorgan, Citigroup, Barclays, Royal Bank of Scotland e UBS pagano una multa di 5,6miliardi di dollari per manipolazione del mercato dei cambi. Gli impegati delle diverse banche coinvolte in questa manipolazione si scambiavano informazioni in chat online in cui si auto-definivano “il cartello”. In una sessione, uno dei partecipanti scriveva che “se non stai barando, non ci stai nemmeno provando”. La truffa sarebbe andata avanti dal 2007 al 2013, ovvero negli anni successivi alla bolla dei subprime e mentre il sistema bancario riceveva migliaia di miliardi di soldi pubblici in piani di salvataggio e altre misure. Il mercato dei cambi ha superato i 5.000 miliardi di dollari al giorno, a fronte di un importexport di beni e servizi, che è inferiore ai 100 miliardi di dollari al giorno. In altre parole oltre il 98% delle operazioni in valuta non è legato all’import-export, ma è speculazione finanziaria. Oltre il 98%. Più dei due terzi delle operazioni realizzate a Wall Street sono realizzate da computer senza nessun intervento umano, operando ad alta frequenza (high frequency trading) per guadagnare su minime oscillazioni dei prezzi. A inizio 2015 una ditta che pone cavi transoceanici tra l’Europa e gli USA ha speso 300 milioni di dollari per velocizzare i tempi di trasmissione dei segnali di meno di 3 millesimi di secondo. La concorrenza con altre ditte è spietata, tra antenne di dimensioni superiori a quanto autorizzato e ripetitori piazzati senza alcuna autorizzazione. Per limitare gli scambi ad alta frequenza, la speculazione e l’instabilità sui mercati, a febbraio 2013, dopo anni di discussioni e studi, la Commissione Europea ha presentato una bozza di Direttiva per una tassa sulle transazioni finanziarie. Dopo oltre due anni la proposta è ancora in discussione tra le istituzioni europee. Nel solo 2013, la JP Morgan ha pagato 3,68 miliardi di dollari di multe per chiudere varie vertenze e accuse di pratiche illecite che spaziavano dal mercato dell’elettricità alle carte di credito dei correntisti. La stessa JP Morgan è stata al centro dello scandalo della “balena londinese”, nome in codice dato a un trader della City, alle dipendenze della banca, che ha causato un buco di oltre 6 miliardi di dollari con scommesse sui derivati. Dalle inchieste, sembra che per alcune delle scommesse portate avanti, la controparte della JP Morgan fosse… La JP Morgan. Alcuni operatori della banca avrebbero raccolto le scommesse in derivati piazzati dalla balena londinese, a capo dell’ufficio investimenti della stessa banca. Sempre nel 2013 è stata stimata in 11 miliardi di dollari la somma che la JP Morgan potrebbe dovere pagare per chiudere le indagini sui mutui. “JP Morgan, la più grande banca americana per asset, potrebbe conquistare un altro primato, questa volta indesiderato: l’istituto più indagato e sanzionato degli Stati Uniti”. Nello stesso 2013 il settore europeo di ricerca della JP Morgan pubblica uno studio sulle cause della crisi e su cosa andrebbe fatto. Ecco l’analisi: “nel corso del tempo è diventato chiaro che ci sono anche problemi di natura politica. Nei Paesi del Sud, le Costituzioni e le forme politiche applicate in seguito alla caduta del fascismo, hanno una serie di caratteristiche che


sembrano essere inadatte a una maggiore integrazione nella regione”. E ancora, “le Costituzioni tendono a mostrare una forte influenza socialista, che riflette la forza politica che i partiti di sinistra avevano guadagnato dopo la sconfitta del fascismo”. A partire da questa anlisi il documento prosegue segnalando che “Le carenze di questa eredità politica sono state rese evidenti dalla crisi” e denuncia tra gli altri problemi come i sistemi politici della periferia mostrino una “tutela costituzionale dei diritti del lavoro” e “il diritto di protestare in caso di cambiamenti politici sgraditi dello status quo”. I Credit Default Swap o CDS sono strumenti che permettono di assicurarsi contro un fallimento: se acquisto delle obbligazioni di un’impresa e temo che questa possa non rimborsarmi i titoli, posso stipulare un CDS con una controparte, che in cambio di una commissione, si assume il rischio del fallimento. Nell’economia reale non posso ovviamente assicurare qualcosa che non sia mio, ad esempio fare una polizza furto e incendio sull’auto del vicino e magari sperare che qualcuno la rubi per guadagnare. Una cosa del genere può invece avvenire nel mondo finanziario. Compro un CDS contro il fallimento della Grecia, e lo pago una certa cifra. Se la situazione peggiora, sale il rischio di fallimento e, di conseguenza, costa di più assicurarsi ovvero costa di più stipulare un CDS. Io lo avevo acquistato a un prezzo inferiore e posso adesso rivenderlo sul mercato al nuovo valore, realizzando un profitto. I CDS sono apparsi per la prima volta nel 1997, grazie all’introduzione di apposite regole sul funzionamento dei mercati finanziari. Dieci anni dopo, nel 2007 il loro volume era pari a 62.000 miliardi di dollari, una cifra pari al PIL del pianeta. Sono strumenti a disposizione in particolare dei fondi di investimento più speculativi e riservati agli investitori con maggiori disponibilità, quali gli hedge fund, che possono così scommettere sul fallimento della Grecia per realizzare un profitto finanziario, ma esasperando instabilità e problemi nei Paesi coinvolti. Una ricerca di pochi anni fa mostrava come per la maggior parte delle banche europee la quasi totalità dei derivati non abbia alcuna finalità di copertura, ma sia pura speculazione. Per Deutsche Bank parliamo del 99%, per Credit Suisse il 99,5%, per UBS e Barclays un rotondo 100%. Lo scorso anno i primi 25 manager di hedge fund del mondo hanno portato a casa poco meno di 14 miliardi di dollari. Quello più pagato si è preso 1,3 miliardi di dollari, circa 100 milioni di euro al mese. Al di là di illegalità e crimini diventati la norma, al di là di banche troppo grandi per fallire e persino troppo grandi per essere condannate, al di là della gigantesca zona grigia di operazioni al limite della legalità, diversi studi, anche del FMI, segnalano come molti Paesi potrebbero oggi trovarsi in una situazione in cui c’è “troppa finanza”: un settore finanziario eccessivo non solo non darebbe più un contributo alla crescita economica, ma avrebbe effetti negativi per l’economia. Il sistema bancario ombra, costituito da una moltitudine di società che si comportano e svolgono il ruolo delle banche ma non sono sottoposte a regolamentazione o sorveglianza bancaria, ha raggiunto una dimensione simile a quella del sistema “ufficiale”. E’ difficile dare delle cifre esatte, visto che non esiste nemmeno una definizione univoca, e molte operazioni avvengono al di fuori di qualsiasi controllo o trasparenza. Secondo il Financial Stability Board, una stima a fine 2013 era di circa 75.000 miliardi di dollari. Il debito pubblico greco è meno dello 0,5% di questa cifra. Si potrebbe continuare con evasione fiscale, riciclaggio, speculazione sul cibo e le materie prime, manipolazione del mercato dei metalli, truffe ai danni della clientela, presenza nei paradisi fiscali, ecc… Tutte le banche coinvolte fino a oggi in tali scandali, truffe e crimini hanno patteggiato per chiudere i processi e/o ricevuto dei permessi speciali (waiver) dalle autorità per proseguire come se nulla fosse successo. Spesso le multe ricevute sono unicamente una frazione dei profitti realizzati con le attività illecite. A pagare non sono i banchieri o gli amministratori, ma le banche che scaricano tali costi a bilancio, sui clienti e gli azionisti. In queste condizioni, qual è l’incentivo a cambiare comportamento?


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.