Mappa di comunità

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BIENO

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SAMONE

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Coe de ravo

“Coe de ravo” è il nomignolo degli abitanti di Bieno (anche “Polenta seca ma balare” e “Bienati”). Bieno è situato ai piedi delle Cime di Rava e costituisce una finestra del Tesino sulla Valsugana e insieme un antico borgo, legato alla storia e alla cultura dei commercianti girovaghi. È famoso anche per i suoi esperti scalpellini che estraevano granito dalle cave di Rava. Un turismo stagionale integra oggi l’economia artigianale e in parte industriale dell’attigua Valsugana. Punto di partenza per alcune delle più belle escursioni nel Lagorai, Bieno è ubicato in un’amena posizione nel digradante pianoro fra le valli del Lusùmina e del Chiéppena, che nascono nel sottogruppo granitico di Rava. Pur non appartenendo al Tesino in senso stretto, rappresenta la porta naturale dell’altopiano. Il nucleo urbano sorge a 815 metri sul livello del mare, su un panoramico gradino di origine morenica noto come “il balconcino della Valsugana”. DA VEDERE: la chiesa parrocchiale di San Biagio, il parco fluviale, il tiglio di maso Weiss, il mulino Melchiori, la passeggiata Lasta Castrozze.

IVANO FRACENA L’Ecomuseo della Valsugana - dalle sorgenti di Rava al Brenta, è stato istituito nel 2012 dai comuni di Bieno, Ivano Fracena, Ospedaletto, Samone, Scurelle, Spera, Strigno e Villa Agnedo allo scopo di recuperare, testimoniare e valorizzare la memoria storica, la cultura materiale e immateriale, le relazioni fra ambiente naturale e ambiente antropizzato che hanno caratterizzato la formazione e l’evoluzione del paesaggio della Valsugana orientale compreso nel gruppo di Rava - Lagorai, delimitato a ovest dal torrente Maso e a sud dal fiume Brenta. Ha come ente capofila il Comune di Strigno e si avvale della collaborazione del circolo Croxarie. Ha sede presso la Biblioteca comunale Albano Tomaselli di Strigno. Tra i progetti più importanti seguiti dall’Ecomuseo vanno citati Istantanee di comunità, l’archivio fotografico storico disponibile online all’indirizzo www. flickr.com/photos/ecovalsugana, la biblioteca digitale dell’Ecomuseo (www.ecovalsugana.net) con i testi di carattere storico ed etnografico relativi alla Valsugana orientale, la Piccola scuola dei saperi popolari presso l’Antica Latteria sociale di Tomaselli, Sacre dimore (la guida e le visite guidate presso le chiese dell’antico pievado), il progetto di valorizzazione della Fondazione De Bellat per quanto riguarda il compendio delle Spagolle a Castelnuovo e il mercato contadino di Strigno. L’Ecomuseo è stato ufficialmente riconosciuto dalla Provincia autonoma di Trento con delibera di giunta n. 2260 del 19 ottobre 2012 ed è compreso nella Rete degli ecomusei del Trentino.

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Vanàti e Gadèri

Gli abitanti di Ivano sono conosciuti come “Vanati” (anche “Ivanati” e “Savoiardi”). Quelli di Fracena come “Gadèri” (anche “Frazenàti”). Il comune di Ivano Fracena, uno dei più piccoli della provincia di Trento, si trova a un’altitudine di circa 452 metri ed è suddiviso tra il centro abitato di Ivano, che si raccoglie ai piedi dell’omonimo castello, e quello di Fracena, situato alla base del monte Lefre. Questo piccolo comune oltre il torrente Chieppena affida la propria immagine all’omonimo castello che domina la Valsugana dall’alto della collina sulla quale si erge. Il Castello di Ivano si dice per tradizione di origine templare anche se ciò non è provato da resti murari, mentre è evidente la sua costruzione impostata su fondazioni medievali a guardia della romana Via Claudia Augusta. Il primo documento storico risale al 1187 d.C. e riguarda i Signori di Ivano, famiglia conosciuta e stimata che già abitava l’omonimo castello, oggi rinomato centro culturale. DA VEDERE: Castel Ivano, l’eremo di San Vendemiano, il vecchio poligono di tiro, la via dei Tesini, la “calchera”, il monte Lefre.

OSPEDALETTO Rane gosi

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Gli abitanti di Ospedaletto sono conosciuti come “rane” o “gosi” (anche Ospedalòti). Durante il Medioevo sorsero, lungo le più importanti vie di comunicazione, numerosi ostelli per permettere il riposo ai numerosi viandanti e pellegrini. Questi ospizi erano retti da ordini religiosi o da congregazioni cavalleresco-ospedaliere. Tali luoghi, per l’ospitalità che offrivano, erano detti ospizi o anche ospedali, non nel senso odierno di edifici ove ricoverare gli ammalati, ma nel senso di ospitare qualcuno. Di qui il nome di Ospedaletto, ubicato sul percorso che dal Veneto portava ai Paesi del nord. La prima menzione dell’ospizio di Ospedaletto risale al 1190, e si suppone fosse retto da monaci benedettini. Sul versante orientale del Monte Lefre si trova una struttura naturale nota come Ponte dell’Orco. Si tratta di un ponte naturale, formato da due giganteschi piloni di roccia, sopra i quali è collocato un altro grande masso dolomitico. La formazione di questo monumento naturale è legata a un’antica leggenda: un pecoraio, trovandosi impossibilitato nel passare da un versante all’altro della montagna, strinse un patto con il diavolo, che costruì per lui il ponte di roccia. DA VEDERE: Il Ponte dell’Orco, le grotte della Bigonda, il santuario della Madonna della Rocchetta, il parco lungo il Brenta.

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Bògheli

Gli abitanti di Samone sono conosciuti come “Bogheli” (anche “Samonàti”). Nel verde anfiteatro ai piedi del Monte Cima, l’abitato di Samone è circondato da secolari castagni e boschi misti di conifere e costituisce la base di partenza per molte escursioni nel Lagorai. Protetto a nord dal Monte Cima, contenuto a est dal Col dei Lini e a ovest dal Col dei Boli, offre un microclima ideale in qualunque stagione, con inverni tiepidi e soleggiati ed estati asciutte e fresche. La piacevolezza della temperatura, la tranquillità dei luoghi e la posizione dominante che offre piacevoli scorci sulla vallata invitano a esplorare i percorsi panoramici con possibilità di circuiti che si dipartono dal paese. Grazie alla ottimale situazione climatica e alla favorevole posizione geografica, da sempre l’economia di Samone si fonda sull’agricoltura. In passato, oltre all’allevamento zootecnico familiare e alla bachicoltura, si coltivavano mele, pere spadone, marroni, uve, graspati di pregiata qualità e destinati ai mercati nazionali ed esteri. Sul Monte Cima sopravvivono numerose testimonianze della Prima Guerra Mondiale. Qui il 26 maggio 1916 venne combattuta una grande battaglia riportata in prima pagina dalla Domenica del Corriere in una rievocazione artistica di Achille Beltrame. DA VEDERE: le chiese di San Giuseppe e San Donato, il capitello ai Trisoti, la ex cava di quarzo e i luoghi della battaglia di Monte Cima, il Sasso della Guardia con vista panoramica sulla Valsugana, il parco dei Laresoti.

SCURELLE

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Gosèri

Gli abitanti di Scurelle sono chiamati “gosèri” (anche Scurelàti). Scurelle si trova in una splendida collocazione naturale, in una delle anse più ampie dell’intera Valsugana, in posizione interamente pianeggiante ai piedi della collina che sale dolcemente fra prati e castagneti fino alle pendici di Monte Cima. Definito da sempre “ La Nizza della Valsugana” proprio per la sua fortunata posizione, si ritiene che il centro abitato sia sorto in epoca molto antica; nelle sue vicinanze furono infatti trovati frammenti di vasi riconducibili al V° secolo a.C. Il paese era dominato dal “Castelliere” o “Castellare”, fortificazione difensiva e di controllo nelle cui vicinanze passava un’importante via di comunicazione ritenuta da numerosi studi storici la Via Claudia Augusta Altinate. Vanta una fra le più antiche carte di regola della Valsugana, lo statuto del paese, redatta nel 1552 per disciplinare la vita sociale e tutelare gli interessi pubblici e privati. Scurelle è uno dei principali centri industriali e artigianali della Valsugana orientale. Ha ospitato opifici e industrie storiche sorte lungo la roggia, come il Lanificio Dalsasso e “la cartiera”, tuttora in attività. Di grande pregio naturalistico il territorio montano della Val Campelle, meta dell’alpeggio in malga e di escursioni nel cuore del Lagorai. DA VEDERE: la cartiera, il lanificio e la roggia industriale, l’officina Rigotti, l’uccellanda di caccia dei baroni Buffa, la fontana secentesca di casa Micheli, le chiese di Santa Maria Maddalena e San Valentino, le malghe di Val Campelle.

SPERA

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Porchi rodoli

“Porchi” e “Rodoli” sono i nomignoli degli abitanti di Spera (anche “Speràti”). Alle falde del monte Cima, sullo sperone morenico delimitato dai torrenti Maso e Chieppena, interamente rivolto verso sud, il paese di Spera vanta una lunga vocazione turistica. Sorge a 556 metri sul livello del mare. Anche se la coltivazione delle castagne, che portarono a Spera una certa fama, è ora più ristretta, è ancora possibile ammirare ampi castagneti e alcune piante monumentali dalla circonferenza di sei metri e più. Gli anziani

del paese assicurano che le dolci castagne di Spera erano apprezzate alla tavola dell’imperatore Francesco Giuseppe. È possibile percorrere la Strada del castagno, un sentiero attrezzato che si sviluppa lungo una serie di comuni della zona storicamente interessati dalla presenza di questa pianta. Già da tempo, tuttavia, la sua coltivazione è stata in gran parte sostituita, prima da quella delle pere, successivamente dalle mele e, da alcuni anni, da quella dei piccoli frutti (mirtilli e lamponi). DA VEDERE: le chiese dell’Assunta e di Santa Apollonia, la Strada del castagno, la colonia estiva e la chiesetta di San Bartolomeo in Primalunetta, le testimonianze della Grande guerra sul Croz di Primalunetta.

STRIGNO

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Pàiti

Gli abitanti di Strigno sono conosciuti come “Pàiti” (anche “Famai orbi”, “Strignàti”). Strigno è un antico villaggio posto ai piedi dei colli Penile e Trenti, sulla destra orografica del torrente Chieppena. Vi transita la strada militare romana Claudia Augusta Altinate che collegava l’Adriatico col Danubio attraverso il passo Resia. Ricostruito dopo l’incendio del 1550 e spesso disastrato dalle piene del torrente Cinaga (nel 1649, 1851, 1924, 1966) che taglia l’abitato da nord a sud, è stato quasi interamente distrutto nel corso della prima guerra mondiale. Dal 1027 al 1786 faceva parte della Diocesi di Feltre e per cinque secoli della Giurisdizione di Ivano (fino al 1830). Elevato al rango di borgata nell’Ottocento, divenne sede di uffici governativi propri di capoluogo di circondario: Imperial Regio Giudizio Distrettuale, Ufficio del Registro, Ufficio Imposte e sede di Guarnigione Militare. Il clima di Strigno è mite e vi prosperano i frutteti. All’inizio del Ventesimo secolo era particolarmente rinomato il vino delle Sogiane, che si mesceva alla Corte Imperiale di Vienna. Verso l’Austria venivano poi esportate le castagne prodotte sul territorio. Centro importante per tutti i paesi del circondario e via di accesso all’altopiano del Tesino, annoverava mulini, segherie, officine, distillerie, fabbriche tessili, un fiorente artigianato di bottài, lattonieri, fabbri, maniscalchi, carrài, ramieri (parolòti), materassai, tessitori, una buona industria serica (con dodici filande), una fabbrica di merletti, un laboratorio di oggetti religiosi che inviava i suoi prodotti sino a Pompei e a Gerusalemme. DA VEDERE: piazza Municipio con l’affresco di San Sebastiano, la chiesetta di Loreto e la parrocchiale dell’Immacolata, le strade del legno e del castagno, l’Antica Latteria Sociale e i presunti resti del castello di Strigno a Tomaselli, i parchi Sogiane, Zelò e Penile.

VILLA AGNEDO Spirangolài e Muli

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Gli abitanti di Villa sono detti Spirangolài, ma anche Spirangole, Tavàni, Liteganti, Vilàti. Quelli di Agnedo Muli (anche Gnesòti). Villa costituisce assieme ad Agnedo il Comune di Villa Agnedo. Si trova abbastanza distante dal fiume Brenta, al limite orientale della “Piana del Maso”, in una zona pianeggiante e aperta formata da terreno alluvionale. Fra gli edifici notevoli del paese va menzionata villa Franceschini, l’imponente casa cinquecentesca situata al centro di Villa, che dapprima appartenne alla nobile famiglia Genetti, poi a Don Giuseppe Grazioli. A quest’ultimo si deve in particolare la realizzazione, lungo tutto il perimetro della proprietà, di un’alta e grossa muraglia, eretta al fine di proteggere la villa e il parco circostante dalle devastazioni delle alluvioni del Chieppena. La villa divenne infine proprietà della famiglia Franceschini. Agnedo si trova più vicino al Brenta, ai piedi del dosso sul quale sorge il castello di Ivano, a ovest di una grande marocca (le Margére) che franò dalla sovrastante parete del Monte Lefre dopo l’ultima glaciazione. DA VEDERE: la chiesa dei santi Fabiano e Sebastiano, villa Franceschini a Villa; villa Prati, il ciclo ligneo “Metamorfosi della strega” in municipio, la fucina Zanghellini, l’oasi faunistica, la chiesa della Madonna della Mercede e le trincee sull’Ortigara ad Agnedo.

LA MAPPA DI COMUNITà

Attraverso la mappa di comunità gli abitanti di un luogo hanno la possibilità di rappresentare il patrimonio, il paesaggio, i saperi in cui si riconoscono e che desiderano trasmettere alle nuove generazioni. Evidenzia il modo in cui la comunità locale vede, percepisce, attribuisce valore al proprio territorio, alle sue memorie, alle sue trasformazioni, alla sua realtà attuale e a come vorrebbe che fosse in futuro. Viene in tal modo esplicitato un concetto “nuovo” di territorio, che non è solo il luogo in cui si vive e si lavora, ma che pure conserva la storia degli uomini che lo hanno abitato e trasformato in passato, i segni che lo hanno caratterizzato. Un luogo include memorie, spesso collettive, azioni e relazioni, valori e fatti numerosi e complessi che a volte sono più vicini alla gente che non alla geografia, ai sentimenti che non all’estensione territoriale. La nostra mappa individua nell’acqua (l’albero dell’acqua) il proprio tratto identificativo, l’elemento centrale per l’economia e la vita stesse della comunità: dai numerosi torrenti che discendono il Lagorai al Brenta che li accoglie nel fondovalle. A ciò si uniscono, traendo spunto da un’anonima filastrocca bislacca, i nomignoli nei quali i paesani si riconoscono da sempre, con una notevole dose di autoironia, capaci di mettere in luce vizi e virtù ma soprattutto conoscenza reciproca e legami profondi. Completano la mappa i segni di un’economia rurale ancora viva e orgogliosamente legata alle proprie radici contadine, dalle quali attingere il senso profondo di una secolare simbiosi dell’uomo con il territorio.

IL TERRITORIO

Il territorio oggetto della mappa è quello storicamente definito dalla Giurisdizione di Ivano e dal pievado di Strigno. Del pievado facevano parte Ivano, Fracena, Strigno, Spera, Villa, Agnedo, Samone, Ospedaletto, Scurelle e Bieno. Sede del pievado (sorto circa all’inizio del ‘200) fu dapprima Castel Ivano con la sua chiesetta probabilmente privata; dal 1419 questa venne trasferita a Strigno, ormai divenuto centro amministrativo della zona e capoluogo della giurisdizione. ®

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Chiamando dal proprio cellulare il numero risponderà il sistema TellMe.

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La voce guida inviterà a digitare il codice numerico riportato sul bene di cui si vuole ascoltare le informazioni. NB: Al primo accesso verrà chiesto di selezionare la lingua desiderata tra quelle disponibili. * Il servizio è gratuito, il costo della telefonata locale è in base al tuo piano tariffario.

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Spirangolai

Paiti Goseri

Brusacristi Masaroi Marteroti bruti fioi Magnacrauti Ronzegneri Gabanoti Trozeneri Bocoli Telvedesorati Robalampade Telvati e Goseri Scurelati Magnamanse Borghesani coi Olati Lampi Nani Cuchi Gosi Castarnovati Carzaneri Ciuciaovi Famai orbi i Strignati Gioi Zingheni i Bienati Porchi rodoli Sperati e Bogheli Samonati Pu Grignati Zocolanti che Vilati Liteganti Muli Gnesati Gnesoti Rane Gosi Ospedaloti Temoli marzi Tedoti Quei d’Ivan Vanati e Gaderi Frazenati Valsuganoti brava zente core grando e vizi gnente!

Filastrocca bislacca

Gaderi

Pàiti: abitanti di Strigno (anche Famai orbi, Strignàti)

Porchi o ròdoli: abitanti di Spera (anche Speràti)

Rospi: abitanti dell’omonima contrada (cantòn) di Samone

Rane gosi: abitanti di Ospedaletto (anche Ospedalòti)

Gosèri: abitanti di Scurelle (anche Scurelàti)

Gadèri: abitanti di Fracena, nel Comune di Ivano Fracena (anche Frazenàti) Muli: abitanti di Agnedo, nel Comune di Villa Agnedo (anche Gnesòti) Spirangolài: abitanti di Villa, nel Comune di Villa Agnedo (anche Spirangole, Tavàni, Liteganti, Vilàti) Brentaròi: abitanti di Oltrebrenta, nel Comune di Villa Agnedo

Vanàti: abitanti di Ivano, nel Comune di Ivano Fracena (anche Savoiardi) Pezarei: abitanti di Casetta, frazione di Bieno (anche Casetòti) Bògheli: abitanti di Samone (anche Samonàti)

Cavìci: abitanti di Tomaselli, frazione di Strigno (anche Tomaselàti)

Brentaroi

Vanati

Coe de ravo

Muli Rane gosi

Pezarei

Coe de ravo: abitanti di Bieno (anche Polenta seca ma balare, Bienàti)

Legenda

Valsugana dalla sorgente al fiume

Porchi o rodoli

Rospi Cavici

Bogheli


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