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RIDER, LA VITA APPESA A UN ALGORITMO

"Basta con il lavoro a cottimo. Non si può morire per una consegna".

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di Gerardo Bombonato - già presidente Ordine giornalisti Emilia-Romagna

Non sappiamo se lo sciopero dei rider, promosso un mese fa dalla Cgil dopo la morte di Sebastian Galassi, avrà un seguito, ma certo è una denuncia pesantissima che non può finire nel nulla.

Per la gravità in sè, certo, ma anche per le modalità con cui la tragedia è stata (se involontaria, non importa) trattata. Una beffa ignobile. Sebastian Galassi, 26 anni, studiava grafica e web design, giocava a calcio, era fidanzato con Valentina, e la sera e nei week end lavorava come rider. Consegnava pizze per conto di una multinazionale da un capo all'altro di Firenze. Come quel maledetto sabato quando col suo scooter, durante una consegna, si è schiantato contro un Land Rover. Di chi è la colpa, non importa. È il terzo rider che muore in Toscana (ma altrove non è diverso). Dopo la tragedia lo scherno. Con un freddo

sms sull'app (di quelli preimpostati e automatici) la multinazionale Glovo lo informava

che il rapporto di lavoro era terminato. Licenziato per non aver portato a termine la consegna. Da morto. Successivamente la Glovo si è scusata con la famiglia, ma resta il fatto. Disumano, inaccettabile, crudele. Ecco, la tragedia della morte di Sebastian sta tutta in quel messaggio automatico inviato dell'algoritmo di Glovo.

Ma la storia dice molto sulla scarsa sicurezza del lavoro e ancor di più sulla precarietà del lavoro dei rider. Che corrono da una parte all'altra per effettuare più consegne possibile nel minor tempo possibile. Per essere, alla fine, premiati da un... algoritmo, che ti assegna punteggi e nuove consegne a seconda della velocità con la quale lavori. Questo è il "cottimo": orari massacranti, salari bassi e salute a rischio. Se ti fermi un giorno cali nel ranking dell'algoritmo. Se poi hai una famiglia il problema aumenta.

Intanto i morti fioccano: 6 quest'anno

e almeno 2 nel 2021.

Più le decine di incidenti quotidiani. Vi sembra troppo usare la parola: strage? Urge un intervento legislativo, come in Spagna dove Glovo è stata condannata a pagare 79 milioni perché i suoi rider sono stati considerati lavoratori dipendenti.

E in Italia? Tragedie a parte, si scivola nel ridicolo: da noi I rider producono cibo, ma sono inquadrati come addetti alle pulizie...

Si va avanti, quando ci sono, a sentenze di tribunale. Ma la politica fa finta di nulla..

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