TERZA PAGINA
Apparentemente entrambe le soluzioni trattate nell’articolo contribuiscono a ridurre la massa dei rifiuti e a combattere l’obsolescenza programmata. Ma potrebbero imboccare direzioni opposte.
Responsabilità estesa o manutenzione? di Guido Viale
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er gran parte del secolo scorso - da quando il presidente di General Motors, Alfred Sloan, con continue variazioni dei modelli, aveva surclassato Henry Ford, che le auto le voleva tutte uguali e tutte nere - e fino ad ora, il meccanismo di sostegno di vendite, produzione, crescita e profitto è stato l’obsolescenza programmata, cioè la produzione di “beni” destinati a durare sempre meno: o perché si guastano presto, o perché “superati” da qualche innovazione spesso insignificante, o perché “passati di moda” per le loro caratteristiche estetiche.
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GSA IGIENE URBANA
È un meccanismo che per oltre un secolo ha alimentato “l’economia dello scarto”, ovvero una produzione crescente di rifiuti difficili da “smaltire” e impossibili da riciclare, perché l’interesse esclusivo di chi metteva e mette in circolazione i prodotti che li generano è quello di sostituirli al più presto con altri di nuova produzione. A rendere inefficace il meccanismo dell’obsolescenza programmata possono essere solo la durata del prodotto (cioè la sua robustezza), la sua riparabilità (facilità di smontarlo e di reperire pezzi di ricambio) e la sua ag-
giornabilità (con nuove componenti per tenere il passo con le innovazioni effettive). Questo approccio, che mira a ridurre gli aspetti più frenetici del consumismo, ha cominciato a trovare una sua applicazione nella legislazione di alcuni Paesi. Per esempio, una legge francese entrata in vigore dal 1° gennaio di quest’anno prescrive, per tutti i prodotti tecnologicamente complessi, una etichetta in cui siano riportati, con un punteggio da 1 a 10, indicazioni verificabili su durata, riparabilità e robustezza. Così, almeno, si sa che cosa si sta comprando. APRILE-GIUGNO 2021