GESTIONE
COMUNITÀ ENERGETICHE
Farsi l’energia da sè di Andrea Ambrosetti
36 igiene urbana igiene urbana gennaio-marzo 2020
In Italia la nazionalizzazione dell’energia elettrica della metà del secolo scorso e una serie di barriere burocratiche hanno ostacolato lo sviluppo di cooperative che in altri paesi europei sono fiorenti. Ma la situazione è destinata a cambiare. La definizione di comunità energetica, nella sua accezione più ampia, comprende qualsiasi forma di aggregazione e condivisione delle responsabilità, nonché dei benefici, che si possono ottenere dalla realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica. Il presente articolo illustra lo stato dell’arte di queste nuove figure giuridiche che influenzeranno nei prossimi anni il mercato dell’energia.
Al via le comunità energetiche Il pacchetto normativo “Clean energy for all europeans” – rafforzato dalla Direttiva (UE) sull’efficienza energetica 2018/844 del 30 maggio, che sostiene “lo sviluppo di un sistema energetico sostenibile, competitivo, sicuro e decarbonizzato, attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra del 40 per cento entro il 2030” – offre la possibilità, per cittadini, imprese ed enti locali degli Stati membri, di produrre, consumare, immagazzinare e vendere energia ottenuta da fonti rinnovabili, istallando sistemi di stoccaggio senza pagare oneri, canoni o imposte di alcun genere. La misura si riferisce a impianti di piccola scala al di sotto dei 25 kW di potenza. In questo modo si aprirebbe la strada alla nascita di vere e proprie comunità energetiche sul territorio nazionale. In particolare, attraverso la nuova normativa in
materia di governance energetica, si chiede agli Stati membri di valutare gli ostacoli esistenti all’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, al fine di garantire che tutti i potenziali consumatori possano aderire alle comunità energetiche. A questo proposito, la normativa regola le possibili forme di aggregazione (società, associazioni, fondazioni, cooperative) e le politiche di supporto (finanziamenti agevolati, campagne di sensibilizzazione sui benefici economici e ambientali, incentivi economici per gli abitanti delle zone interessate, obbligo per i produttori di energia di consentire la partecipazione delle comunità locali alla proprietà degli impianti). Secondo il rapporto “The Potential for Energy Citizens in the European Union”, redatto dall’istituto di ricerca ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF), Friends of the Earth Europe e REScoop.eu., entro il 2050 la metà dei cittadini (prosumers e/o energy citizen) europei potrebbe produrre, ma anche gestire, la propria energia prodotta essenzialmente da fonti rinnovabili. Il
rapporto stima che le comunità energetiche potrebbero arrivare a coprire il 45 per cento della domanda totale dell’Ue entro il 2050. Il progetto REScoop Plus, finanziato nell’ambito di Horizon 2020, ha permesso una migliore comprensione di come i consumatori modificano il loro comportamento nel consumo di energia quando si uniscono in una cooperativa di energia rinnovabile, così detta REScoop. Un nuovo toolbox online offre strumenti di coaching per ridurre il consumo personale. REScoop Plus ha coinvolto più di 175.000 persone per migliorare la loro conoscenza dell’efficienze energetica e il progetto ha consentito di risparmiare 29 GWh per anno. Il progetto non solo ha riscontrato l’evidenza statistica che i cittadini risparmiano energia dopo essere divenuti membri di una cooperativa, ma anche che più tempo restano tali e più sono disposti a impegnarsi in misure di risparmio di energia e a investire nell’energia rinnovabile. In Europa oggi esistono più di 2.400 cooperative energetiche, che contano più di 650.000 membri.