GSA Igiene Urbana 04-14

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scenari

Riciclo rifiuti

le grandi potenzialità dell’industria del riciclo di Marco Catino

Uno studio del Ministero dell’Ambiente ipotizza due scenari: entrambi prospettano un quadro positivo in termini di valore aggiunto e occupazione. 68 igiene urbana igiene urbana ottobre-dicembre 2014

“In uno scenario realistico di sviluppo la filiera del riciclo rifiuti potrà creare entro il 2020 circa 90.000 nuovi posti di lavoro”. L’incoraggiante dato emerge da uno studio promosso dal Ministero dell’Ambiente - e realizzato dal Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) in collaborazione con Althesys - sull’occupazione nel settore del riciclo, che analizza le possibili ricadute occupazionali determinate dal raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, che fissano al 50% il riciclo dei rifiuti urbani e domestici. Il risultato più significativo della ricerca evidenzia come la creazione della cosiddetta “società del riciclo” possa avere effetti rilevanti sulla crescita economica e industriale del nostro Paese ed essere un fattore strategico per la creazione di nuova occupazione. Lo studio parte dal presupposto che l’attuale situazione della gestione dei rifiuti urbani nei Paesi dell’UE è molto eterogenea: lo smaltimento in discarica resta anco­ra, in molti Stati, il sistema prevalente, con un valore medio europeo del conferimento pari al 34,25% e picchi superiori all’80%. C’è tuttavia un gruppo di Paesi che è riuscito a limitare questa forma di smaltimento al di sotto del 5%. Questo grup­p o si contraddistingue però per un maggior ricorso all’incenerimento (con e senza recu­pero energetico), che pesa tra il 35% della Germania e il 52% di Svezia e Danimarca. L’analisi del Conai restituisce l’immagine di un’Europa a tre diverse ve-

Fig.1 La gestione dei rifiuti urbani nel 2012

locità, dove coesistono Paesi con ottime performance ambientali, caratterizzate da mix di gestione dei rifiuti che vanno nella direzione degli obiettivi comunitari, e Paesi meno avanzati, dipendenti per lo più dalle discariche e dove l’industria del riciclo è poco svi­l uppata o quasi inesistente. Per questi paesi il raggiungi­mento degli obiettivi fissati per il 2020 appare, allo stato attuale, piuttosto irrealistico. Nel mezzo, infine, c’è una serie di Paesi che, pur non essendo ancora ai livelli dei migliori e nonostante la permanenza di criticità, potrebbe, attraverso interventi mirati, raggiungere i target europei. La situazione dell’Italia risulta pa­radigmatica di quella europea, con la coesistenza di eccellenze (il riciclo degli imballaggi) e criticità (vedi la forte disomogeneità dei risultati a livello territoriale). Dopo aver definito il quadro attuale e alla luce degli obiettivi europei, il Rapporto ipotizza due possibili scenari che si potrebbero determinare di qui al 2020. Il primo (“scenario teorico”) prevede che tutti i Paesi europei raggiunga­n o gli obiettivi: almeno il 50% di riciclo dei rifiuti urbani e l’azzeramento del ricorso alla discarica. Il secondo (“scenario prudente”) tiene conto delle differenti situa­zioni di partenza e

valuta in modo più realistico il fabbisogno di infrastrutture per le va­rie opzioni di trattamento. Un obiettivo unico di riciclo per tutti i Paesi sembra infatti ina­deguato, considerando le differenti strutture industriali, la diversa composizione dei rifiuti urbani prodotta (la quantità di organico è molto più alta nei Paesi del Sud) e le disparate condizioni climatiche (quelle del Nord Europa consentono il recupero di calore dalla combustione dei rifiuti in misura assai superiore a quelle del Sud). Secondo lo “scenario teorico”, l’aumento delle quantità avviate a riciclo nell’UE al 2020 sarebbe di 44,8 milioni di tonnellate, mentre la maggior quantità di rifiuti avviati a compostaggio sarebbe di 22,5 milioni. Il ricorso alla discarica si ridurrebbe di 71 milioni di tonnellate e le quantità di rifiuti termovalorizzati crescerebbero quindi di 37,5 milioni. Nello “scenario prudente”, invece, l’aumento del riciclo e del trattamento del materiale organico sarebbe rispettivamente di 21,2 e 10,8 milioni di tonnellate, mentre il ricorso alla disca­rica si ridurrebbe di 25 milioni. Il fabbisogno di nuova capacità di termovalorizzazione sarebbe di 22,3 milioni di tonnellate. Questi scenari costituiscono la base per valutare ricadute economiche e occupa-


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