scenari
DAL TOTEM Ai GAS
una soluzione che soddisfa tutti di Remo Canale
L’accordo Volkswagen-Bliklicht per la produzione, l’installazione e la gestione di microcogeneratori ricavati dal motore di un’automobile (un vecchio progetto della Fiat) fa risparmiare, fa bene all’ambiente e salva l’occupazione. 70 igiene urbana igiene urbana ottobre-dicembre 2014
Giulio Meneghello ha già presentato un anno e mezzo fa su Quale Energia l’accordo tra Volkswagen e Blicklicht: la prima fornisce impianti di microcogenerazione prodotti riconvertendo uno stabilimento di produzione di automobili; la seconda li installa presso i suoi clienti sostituendo le forniture precedenti di energia elettrica e combustibile per riscaldamento; il tutto all’interno di un accordo di programma tra le due società e di uno tra la seconda e gli utenti. Questa soluzione produce benefici ambientali (perché il potenziale energetico del combustibile, che è pur sempre fossile – ma, in differenti versioni, può essere sostituito anche con biogas o biofuel - è sfruttato al 94-98 per cento), vantaggi economici (sia per gli utenti, che risparmiano sulla loro bolletta energetica, che per la società energetica, che apre un nuovo business) ed occupazionali (per l’industria automobilistica che accresce l’utilizzo degli impianti). Inoltre, grazie alle smart grid, in un contesto di utilizzo diffuso di fonti rinnovabili intermittenti, queste possono trovare in una rete di impianti a combustione il loro necessario complemento. E’ chiaro – scriveva più di un anno fa Meneghello - che nell’era della smart grid e della generazione diffusa la cogenerazione potrebbe giocare un ruolo nuovo: metti un centinaio di migliaia di micro-centrali a gas, o ancor meglio a biogas, capaci di dare assieme calore ed elettricità in maniera super-
efficiente. Collocale nelle cantine di altrettante case e condomini e rendile capaci di essere gestite in remoto, coordinandosi nella rete intelligente per dare energia in maniera flessibile, sostituendo la produzione centralizzata dei vecchi impianti e compensando la non programmabilità di eolico e fotovoltaico. Aggiungi che questi micro-cogeneratori sono progettati a partire da motori d’automobili e che vengono dunque realizzati da un’industria, quella dell’auto che ha urgente bisogno di reinventarsi. Iniziato a venir messo in pratica dal 2009 ora è entrato in una nuova fase: i ‘ZuhauseKraftwerke’ (“centrale elettrica a casa”), micro-cogeneratori a gas che si vogliono installare ad Amburgo in grandi quantità (100mila) per creare una sorta di centrale virtuale diffusa da 2.000 MW. L’idea di un microcogeneratore da installare in condomini, piccole unità produttive, palazzi per uffici, centri commerciali, alberghi e ospedali (tutte utenze che hanno bisogno di elettricità, riscaldamento e raffrescamento, valorizzando in pieno il potenziale energetico di questi impianti) non è nuova. Era stata messa a punto quarant’anni fa dalla Fiat (in
un contesto in cui le energie rinnovabili, e soprattutto le fonti intermittenti, non costituivano ancora un problema e le smart grid erano di là dal venir anche solo concepite) per promuovere un sistema energetico diffuso che riducesse drasticamente la dispersione termica connessa alla generazione realizzata nei grandi impianti termoelettrici. Ma il progetto, giunto alla sua fase di realizzazione – si chiamava Totem e ne erano state vendute alcune centinaia di esemplari – era stato poi ceduto ed era infine naufragato nel fallimento dell’azienda che l’aveva rilevato. Ma oggi potrebbe dare sollievo alla crisi di mercato che ha svuotato gran parte degli stabilimenti Fiat. E infatti, aggiunge, Meneghello, avrebbe senso se anche la nostra Fiat riprendesse in mano il vecchio Totem, ovviamente aggiornato? Chissà se quando hanno abbandonato il progetto Totem, nel 1982, i vertici Fiat immaginavano che 30 anni dopo Volkswagen lo avrebbe ripreso in mano. Oggi, aggiunge, le potenzialità di un prodotto come il Totem sarebbero certo maggiori per una serie di motivi: le tecnologie impiegate per realizzarlo – ad esempio le centraline